nr. 10 / Dic. 2013
Lavoratori senior in azienda: un patrimonio da valorizzare
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Sommario
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Dicembre 2013 Strong opinion Editoriale Contromano Il Tema Ospite Ospite Ospite
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Ospite Biblioteca liberale Sì al risanamento S. Gottardo Attualità
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Attualità Attualità Attualità Attualità Attualità Attualità Formazione Eventi Eventi Eventi Eventi Switzerland Global Enterprise Commercio estero Fiere internazionali Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci
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nr. 10 / Dic. 2013
Vittoria della ragione Fra diritti popolari e instabilità Le riforme fiscali di cui il Ticino ha bisogno Lavoratori anziani: un patrimonio da valorizzare Un concetto di pensionamento flessibile, verso la riforma del sistema pensionistico 2020 Un collaboratore anziano è una risorsa per l’azienda, non un costo Un senior è un valore inestimabile per l’esperienza, ma… le PMI non richiedono profili di over 55enni Per le nuove generazioni occorrerà ripensare il sistema pensionistico Per l’euro un terribile gioco dell’oca Evitiamo un’alternativa pasticciata e precaria! Non smarriamo la via maestra, miglioriamo il nostro sistema economico: considerazioni dopo il NO all’iniziativa 1:12 La penuria di alloggi non è una fatalità I fattori di successo del lavoro flessibile Fiscalità nazionale e cantonale, competitività e proposte di riforme L’ingegneria, la formazione professionale e universitaria e l’avvenire “Reinventare” opportunità per l’industria manifatturiera in Svizzera Arcobaleno: il trasporto pubblico in un’app Ma si può davvero imparare a comunicare meglio? Save the date - La giornata dell’export 2014: febbraio 2014 Soluzioni alla mobilità aziendale Agiamo insieme! Le opportunità date dall’accordo di libero scambio con la Cina Novità sul commercio estero Accordi di libero scambio: strumento indispensabile per l’economia Svizzera I prossimi appuntamenti Fontana Sotheby ‘s International Realty Business Lab Boutique Sagl COOP Regione Ostschweiz-Ticino Luisoni Consulenze SA Cippà Trasporti SA ARGOR-HERAEUS SA Famax Tech Sagl Gruppo Sicurezza SA F&B Trading
Impressum Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano Redattrice responsabile: Lisa Pantini Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Lisa Pantini, Mercedes Galan, Gianluca Pagani e Stefania Micheletti
Lavoratori senior in azienda: un patrimonio da valorizzare nr. 10 / Dic. 2013
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Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch
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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti
VITTORIA DELLA RAGIONE
È andata bene. Questa volta il popolo ha bocciato con ampio margine l’iniziativa 1-12 ponendo un primo importante ostacolo alla marcia forzata verso la neutralizzazione dell’economia di mercato ad opera di una parte consistente della sinistra svizzera. Ma era solo il primo di una serie di passi per la difesa dei diritti liberali contenuti nella Costituzione che sancisce la libertà economica e quella sindacale. Purtroppo la strada è ancora lunga per mantenere quell’equilibrio fra liberalismo e socialità tipicamente svizzero che ha reso questo Paese uno dei più benestanti e stabili tra le democrazie occidentali benché oggi sotto accusa per essersi venduto, così la sinistra, al neoliberalismo. In un recente articolo, il Presidente Leverat (PSS), sviluppa una tesi interessante volta a dimostrare come la crisi tutt’ora in atto sia figlia delle teorie neoliberiste degli anni ‘70, oggi a suo dire, più attuali che mai. Forse non ricorda che prima degli anni ‘70 i Paesi occidentali erano sprofondati in una fase economica recessiva chiamata stagflazione, un neologismo coniato per indicare livelli di inflazione inquietanti collegati a stagnazione economica cioè zero crescita. L’erronea, ottusa e ideologica interpretazione delle teorie keynesiane nell’uso della spesa pubblica, applicata a problemi strutturali (quindi di lungo periodo) e non congiunturali per cui era stata concepita, provocò un aumento spropositato dell’intervenzionismo statale che ridusse al lumicino economia privata, mercato e concorrenza. Il troppo Stato fermò l’economia gelando la crescita mentre pericolosi automatismi tipo scala mobile creavano una spirale inflazionistica inarrestabile. Il tanto vituperato neoliberismo fu la reazione inevitabile a quel disastro che negli anni ‘60 mise per strada milioni di disoccupati creando povertà e ingiustizia. La medicina furono le privatizzazioni e le liberalizzazioni che rimisero in sesto la macchina economica. I responsabili, Reagan e Thatcher sono ancora oggi considerati dalla sinistra causa di tutti i mali che secondo loro ci affliggono. Detto questo la sua proposta concreta è quella di una maggior democratizzazione delle grandi aziende per esempio introducendo modelli di cogestione come in Germania e Austria, partendo dal principio che dal diritto alla proprietà privata non deriva necessariamente il diritto al possesso di conglomerati multinazionali divenuti vere e proprie istituzioni non controllabili democraticamente e in mano a un ristretto gruppo di manager con enorme potere su milioni di persone. Democratizzare significa decentralizzare, dare voce agli stakeholder (fornitori, dipendenti, ecc. ), scopo ultimo la riduzione delle diseguaglianze e maggior pari opportunità per tutti. È alla riduzione delle disparità sociali che mirava l’iniziativa 1-12 e che verranno del salario minimo e della reintroduzione della tassa di successione. Questo in sintesi il Leverat pensiero di cui spero di aver rispettato lo spirito.
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Gli argomenti, svolti in modo ineccepibile sono il frutto di una visione pragmatica e di sinistra del mondo economico che va quindi cambiato. Come Marx sostiene che la filosofia non deve interpretare il mondo ma cambiarlo. Nel progetto di democratizzazione dell’impresa, seppur accattivante, si intravede il principio della collettivizzazione. È il conflitto tra individuo, l’ordine spontaneo da una parte e il collettivismo con l’ordine imposto dall’altra. Pur con tutta la comprensione per le diseguaglianze amplificate dalla crisi, non mi pare si viva in uno Stato in cui la socialità sia trascurata, dove la povertà, l’ingiustizia, l’ineguaglianza siano neglette o peggio ignorate. La ricchezza prodotta quest’anno con un 2% di crescita del PIL è di buon auspicio per gli istituti sociali. La disoccupazione, la più bassa in Europa, diminuirà ulteriormente. Non c’è inflazione. E così via. Siamo sicuri che parliamo dello stesso Paese? Perché se la risposta è sì allora qualche perplessità ce l’avrei. In un economia in cui lo Stato ha una quota misurata al PIL del 50%, parlare di libero mercato e neoliberalismo è comico. In Svizzera c’è mezza economia di mercato. L’altra metà è lo Stato che ci educa alla scelta del “giusto” mezzo di trasporto rincarando il traffico individuale per finanziare quello pubblico, ci indica quale sia l’energia giusta per noi e i nostri figli, controlla praticamente tutti i media elettronici del Paese, ci consiglia in materia alimentare per non pesare sulla sanità pubblica e quant’altro. Si chiama paternalismo statale e la differenza con il socialismo non la vedo. Il socialismo promette giustizia, equità, eguaglianza, ti libera dal rischi, ti coccola facendoti da protettore premuroso purché tu accetti limitazioni delle libertà individuali e la confisca dei tuoi beni. Cos’è l’iniziativa per reintrodurre a livello federale la tassa di successione se non un’espropriazione? Cos’è l’iniziativa sul salario minimo di 4’000.- per tutti se non una limitazione della libertà individuale di contrattazione? Quando il mercato sbaglia, è sempre colpa del sistema e bisogna cambiare. Quando sbaglia lo Stato? Non ha importanza, è stata uni incresciosa fatalità, non succederà più. I contrasti tra democrazia e capitalismo, tra Stato e mercato, tra politica ed economia si concretizzano nel conflitto fra individualismo e collettivismo. Bisogna conviverci. Siamo guidati da uomini e gli uomini sbagliano. Che siano manager privati o governanti, politici e burocrati statali poco importa. Non c’è ragione alcuna perché gli uomini dello Stato siano più avveduti, più dotti, meno fallibili dei privati: sono solo più numerosi, hanno responsabilità collettive, deleghe imprecise e non hanno concorrenza. Il mercato non applica misure coercitive. Non potrebbe abolire la democrazia usando metodi democratici. Lo Stato, come ci insegna la storia, invece può.
Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti
FRA DIRITTI POPOLARI E INSTABILITÀ
La difficile campagna di votazione sull’iniziativa 1:12 è appena terminata e già parte la successiva che il 9 febbraio 2014 metterà sul tavolo due argomenti importanti come quello del finanziamento dell’infrastruttura ferroviaria e l’iniziativa dell’UDC sull’immigrazione di massa. Sul primo questa volta non sembra esservi il rischio delle solite guerre di religione sulla contrapposizione fra strada e ferrovia, il che è già buona cosa. Sul secondo tornerà invece sul tavolo la questione dei rapporti fra Svizzera e Unione Europea, visto che in caso di accettazione dell’iniziativa è possibile che venga rimesso in discussione l’Accordo sulla libera circolazione delle persone e quindi tutto il pacchetto dei bilaterali. Ma al di là delle posizioni sui singoli oggetti in votazione, è legittimo chiedersi se così tante consultazioni ravvicinate su argomenti fondamentali per il nostro Paese non siano troppe. Argomento non nuovo ma molto impopolare perché sfiora il tema della limitazione dei diritti popolari e il popolo, nessuno lo nega, da noi ha sempre ragione (o perlomeno ha sempre l’ultima parola). Eppure è giusto discuterne, non tanto nell’ottica di una riduzione dei diritti del cittadino, ma ad esempio riflettendo sull’utilizzo che viene fatto delle iniziative popolari a livello politico. Se esse fino a qualche tempo fa servivano da utilissimo strumento di pressione per arrivare a proposte concertate fra le varie forze, ultimamente, grazie o a causa del successo popolare di alcune di queste iniziative, sono sempre più spesso utilizzate come strumento di marketing politico-partitico e più raramente ritirate nel caso di presentazione di un controprogetto. Tutto legittimo e a volte utile, per carità.
elvetico, cioè quello della stabilità istituzionale, politica e giuridica. Una stabilità messa a dura prova negli ultimi mesi da diversi oggetti accettati dal popolo, come la limitazione delle residenze secondarie, l’accettazione dell’iniziativa Minder e la revisione della legge federale sulla pianificazione territoriale. Non è purtroppo un caso che proprio questi argomenti siano estremamente complessi da concretizzare nelle relative ordinanze d’applicazione, creando incertezze giuridiche degne di altre realtà che usano disinvoltamente strumenti inaccettabili come quello della retroattività. Non si tratta pertanto di escludere il popolo da decisioni importanti, anzi. Piuttosto è necessario che la politica prenda coscienza del fatto che il sacrosanto dibattito democratico probabilmente ha anche qualche limite e che un uso disinvolto di determinati strumenti, come quello straordinario dell’iniziativa popolare, può avere effetti contrari a quelli ricercati. Non a caso nel contesto internazionale ci si interroga sempre di più su cosa spinga la Svizzera a voler rimettere sistematicamente in discussione una struttura che funziona, trasmettendo l’immagine di un’inusuale instabilità che purtroppo ha già effetti negativi sul potere d’attrazione della piazza economica elvetica. Vi è una perniciosa confusione tra le normali esigenze di adattamento e le spinte rivoluzionarie (apertamente dichiarate come programma politico dei giovani socialisti svizzeri) e vi intercorre una notevole differenza. Chi non la coglie non punisce solo i presunti colpevoli di ipotetici problemi, ma fa soffrire tutto il Paese.
Ma è innegabile che vi sia un effetto di incertezza latente che stride con uno dei pilastri del sistema
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Contromano di Alessio Del Grande
LE RIFORME FISCALI DI CUI IL TICINO HA BISOGNO Poche settimane fa il Parlamento ha deciso di aumentare per il 2014 da 300 mila franchi a 400 mila la base del reddito minimo imponibile per i cosiddetti globalisti, ossia quei ricchi stranieri che vivono in Ticino, senza però esercitare un’attività lucrativa. Il bello è che già nel 2013 questo imponibile era stato aumentato da 200 mila a 300mila franchi, quindi nel giro appena di un anno è raddoppiato. Esigenze di cassa per il Cantone. Non riuscendo a comprimere le uscite, con una radicale ristrutturazione della spesa pubblica, e dato fondo all’aumento delle tasse causali, si incrementano le entrate (8 milioni in più per il Cantone e 5,7 per i Comuni) mazziando per bene i globalisti. Convinti che essi pur di restare in Ticino pagheranno senza fare tante storie, dimenticando però che solitamente i globalisti, come altre categorie di veri ricchi, sono loro a decidere dove, come e quanto farsi tassare. Ma il fisco non è solo usato solo come un bazooka per colpire in alto, lo si vuole usare anche in basso per ramazzare nuove entrate con la poll tax. Difatti, tra le misure previste dalla mitica road map sul risanamento finanziario è anche prevista l’introduzione del famigerato “testatico” cantonale, una tassa personale che, a prescindere, dovrebbero pagare tutti. Secondo il Governo, il pagamento di questo tributo servirebbe pure responsabilizzare quanti a causa dei redditi insufficienti, oggi non pagano un ghello d’imposte. Che in Ticino su poco meno di 190 mila contribuenti ci siano più di 45 mila persone esentasse, perché avrebbero redditi al di sotto dell’imponibile, è certamente un assurdo. Tuttavia, non ci pare proprio che quella scelta dal Governo sia la soluzione migliore per responsabilizzarle di più sul bene comune. Purtroppo decenni di forsennata politica assistenziale, spacciata per protezione sociale, hanno provocato un contagioso processo di deresponsabilizzazione, con inquietanti risvolti di vero e proprio parassitismo su cui sono rimasti inascoltati tanti allarmi. Un assistenzialismo fuori controllo che ha bruciato, peraltro, ingenti risorse finanziarie, sottraendo così mezzi di sostegno a chi ha veramente bisogno, per sussidiare migliaia di furbetti che pensano di vivere meglio grazie alla cieca generosità di mamma stato. Ma questo discorso ci porterebbe lontano, alla necessità di una modernizzazione del Welfare State per far sì che esso non serva solo a perpetuare la dipendenza dall’aiuto pubblico, ma diventi uno strumento di promozione individuale. Prospettiva assai lontana in Ticino, Cantone dove oltre un terzo della popolazione riceve bene o male una qualche forma di sostegno economico dallo stato, che ora scopre il fisco anche come mezzo per una nuova pedagogia sociale.
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Tra l’ulteriore stretta per i globalisti, tasse causali e testatico, di fiscalità si continua a parlare solo in termini di entrate. C’è da sperare almeno che si arrivi veramente al condono fiscale cantonale, ora che c’è l’accordo tra i partiti, esclusi, ovviamente, i socialisti. Se l’amnistia andasse davvero in porto sarebbe un piccolo passo avanti per smuovere le acque morte della politica fiscale che nel giro di un decennio hanno fatto precipitare il Ticino dai primi posti al di sotto della ventesima posizione nella classifica dell’attrattività fiscale intercantonale. Ecco perché è più che mai urgente mettere in cantiere le riforme suggerite dalla Camera di commercio e il pacchetto di sgravi proposto dal PLRT. Le misure proposte dalla Cc-Ti, presentate in occasione della giornata dell’economia, che si è tenuta il 21 novembre scorso, vogliono anche aprire un dibattito sulla struttura fiscale del Cantone, alla luce del nuovo contesto nazionale ed internazionale. Non si tratta perciò di semplici riduzioni di aliquote, ma proposte concrete per una riforma fiscale a sostegno delle imprese e delle persone fisiche. Come, ad esempio, la possibilità di intervenire sull’imposizione fiscale degli investimenti aziendali per favorire la ricerca e lo sviluppo, oppure sulle doppie imposizioni per sostanza e reddito, considerato anche che molti Cantoni hanno eliminato, o fortemente ridotto, l’imposta sulla sostanza. O ancora la defiscalizzazione dei proventi originati dallo sfruttamento di brevetti e diritti di autore che potrebbe contribuire a rendere più attrattivo il Ticino per molte imprese che oggi operano in altri Cantoni. È augurabile che anche sul pacchetto di sgravi elaborato dal PLRT si riesca a ragionare a mente fredda, senza pregiudiziali ideologiche o rivalità partitiche, visto che si tratta di un pacchetto ben equilibrato e scaglionato nel tempo. Un alleggerimento che sul Cantone avrà un impatto di 96 milioni di franchi, 73 per i Comuni, da concretizzare dal 2015 al 2018. Il pacchetto prevede la riduzione dell’imposta per le persone fisiche di almeno il 3%; la diminuzione di quella sulla sostanza dal 3,5 per mille al 2,5 per i patrimoni al di sopra di un milione e mezzo di franchi, e la riduzione graduale dell’aliquota dell’imposizione sull’utile delle persone giuridiche dal 9 percento al 7,5 percento. Con questo pacchetto i liberali radicali hanno finalmente ripreso l’iniziativa in campo fiscale, a dieci anni esatti dall’ultima riforma portata avanti dall’ex Ministro delle finanze Marina Masoni. Ora serve solo tutta la determinazione necessaria per portarlo avanti, costruendo le opportune alleanze in Parlamento.
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Il tema di Alessio del Grande
LAVORATORI ANZIANI: UN PATRIMONIO DA VALORIZZARE
Quando sul finire degli anni ‘40 del secolo scorso venne introdotta in Svizzera l’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS), la maggioranza della popolazione non arrivava all’età del pensionamento, fissata a 65 anni per gli uomini. All’epoca solo pochi fortunati riuscivano a godersi qualche anno di pensione e in buona salute. Solitamente si moriva prima. Dal 1950 ad oggi la speranza di vita nel nostro Paese si è allungata di tredici anni, superando, sia per le donne che per gli uomini, gli ottanta anni. Grazie alla crescita economica e sociale, ad un’alimentazione più equilibrata e in particolare agli sviluppi della medicina e del sistema sanitario, ora si vive non solo molto più a lungo, ma anche in migliori condizione fisiche e psichiche, prima inimmaginabili. Ciò rappresenta indubbiamente un grande risultato. Ma c’è, purtroppo, il risvolto della medaglia: l’allungamento dell’aspettativa di vita significa pure progressivo invecchiamento della popolazione. Fenomeno questo acuito da un allarmante calo della natalità, basta pensare che in Svizzera il tasso di fecondità per donna è attualmente di un 1,5 figli; nel 1964 era di 2,7. Popolazione sempre più vecchia e meno nascite sono ormai sono i due fattori che stanno ipotecando il futuro di tutti i Paesi avanzati. Nel corso del ventesimo secolo la struttura della popolazione svizzera si è trasformata radicalmente: la quota dei giovani sotto i 20 anni è scesa dal 40,7% del 1900 al 21% del 2009, mentre quella dei 64enni in su è aumentata, nello stesso arco di tempo, dal 5,8% al 16,9%, All’interno di quest’ultima fascia risulta particolarmente accentuato l’incremento delle persone con più di 80 anni, balzato dallo 0,5% al 4,8%. Tralasciando di parlare qui di altri effetti diretti, quali i costi sanitari crescenti o di quelli per una politica dell’alloggio e dei servizi più a misura della terza e quarta età, la conseguenza immediata dell’invecchiamento demografico è che aumenta sempre più la percentuale di quanti percepiscono la pensione, mentre diminuisce a vista d’occhio la popolazione attiva. Uno scarto che in Svizzera
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come negli altri Paesi è compensato, sebbene solo in parte, dall’immigrazione. L’invecchiamento sempre più esteso, inevitabilmente si ripercuote sul sistema dell’AVS, come ha avvertito il Consigliere federale Berset, presentando la sua riforma previdenziale. Già ora a finanziare la rendita di un pensionato sono 3,7 persone attive, nel giro di un quindicennio saranno soltanto due e per il 2040 si calcola un pensionato per 1,6 persone attive. Uno scenario che prefigura un rapporto non più sostenibile per le casse previdenziali. Considerato anche il fatto che oggi, come ha sottolineato una recente analisi del Credit Suissse, l’età effettiva di pensionamento si aggira in media attorno ai 63,5 anni (quindi al di sotto del limite legale), per cui una persona può passare in pensione un ventennio circa della sua vita. Dunque, si va in pensione quando si è ancora in forze e si ha magari pure voglia, almeno nelle attività meno usuranti, di continuare a lavorare. Difatti, attualmente in Svizzera la cosiddetta “aspettativa di vita priva di disabilità” è di 73,7 anni per gli uomini e di 76,8 per le donne e, come ricorda l’analisi del CS, il rilevamento sulla forza lavoro evidenzia che una parte non indifferente di lavoratori sarebbe disposta a lavorare oltre l’età di pensionamento legale. C’è da notare che negli ultimi anni, a parte talune situazioni di forte crisi aziendale, sta venendo meno la tendenza ad incentivare i prepensionamenti. Anzi, secondo uno studio dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, il numero delle persone che esercitano un’attività lucrativa oltre l’età pensionabile è in costante aumento: tra il 2008 e i 2011 era pari in media di oltre un terzo. C’è, quindi un potenziale notevole di dipendenti che vorrebbero lavorare più a lungo e che, per esperienza, competenze e capacità operative, rappresenta per qualsiasi impresa un capitale umano non indifferente. Una recente indagine demoscopica di una società di recruiting tra i manager italiani, ha evidenziato
che oltre la metà del campione intervistato pensa di continuare l’attività dopo la pensione, come consulente per lo stesso datore di lavoro, oppure come formatore o temporary manager per altre aziende. A motivare questa scelta non ci sono ragioni economiche, ma il bisogno di trasmettere un know how acquisito in decenni di attività o il desiderio di lanciarsi in una nuova avventura professionale. Insomma, si ha ancora voglia di fare. Una voglia che non riguarda solo manager e alti dirigenti, anche nelle fasce intermedie e quelle basse di molte professioni c’è ormai la consapevolezza che nel lavoro si potrebbe ancora dare molto, sebbene sia scoccata l’ora “legale” della pensione. Qualche settimana fa la SSR, la Società svizzera di radiotelevisione, ha deciso di aumentare da 62 a 65 anni l’età di pensionamento dei funzionari dirigenti e, inoltre, di comune accordo il rapporto di lavoro può essere prolungato sino ai 70 anni. Le imprese soprattutto oggi hanno bisogno dell’esperienza degli anziani che rappresentano un vero e proprio capitale aziendale. Non per nulla molte realtà produttive hanno finito una sorta di “passerella” verso un’altra età per il pensionamento che funzioni anche da staffetta tra anziani e giovani, con i primi che fanno da tutore ai nuovi assunti. Ma con il loro carico di oneri sociali, i dipendenti anziani per un’impresa costano molto di più di un giovane. Ecco perché se si vuole davvero non sprecare questo patrimonio di competenze e di disponibilità a lavorare oltre l’età del pensionamento, occorre innanzitutto alleggerire con degli sgravi mirati questo carico di costi.
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Con noi per nuovi orizzonti
Ospite Intervista di Lisa Pantini con l’Avv. Carlo Marazza, Direttore dell’Istituto delle assicurazioni sociali
UN CONCETTO DI PENSIONAMENTO FLESSIBILE, VERSO LA RIFORMA DEL SISTEMA PENSIONISTICO 2020 Carlo Marazza
Qual è la situazione attuale del sistema pensionistico svizzero e quali i problemi futuri?
“Dalle grandi crisi nascono grandi idee. La nascita dell’AVS va annoverata fra gli eventi svizzeri del 20esimo secolo. Con essa si è sviluppata la nostra sicurezza sociale. Nel 1948 la Svizzera contava 4.6 mio di abitanti, 430’000 beneficiari AVS e la speranza di vita a 65 anni era di 12 anni per gli uomini e 14 per le donne. Oggi la Svizzera conta 8 mio di abitanti, 2.3 mio beneficiari AVS (compresi gli stranieri residenti all’estero che hanno lavorato in Svizzera) e la speranza di vita a 65 anni è di 19 anni per gli uomini e 22 per le donne. Inoltre, la spesa per le prestazioni di sicurezza sociale era di 1.8 miliardi (9.6% del PIL) appena dopo la seconda guerra mondiale. Oggi è invece di 141.7 miliardi (24% del PIL). La visione che sorregge la nostra previdenza vecchiaia superstiti e invalidità deve poggiare sulla durabilità del sistema, sul suo continuo adeguamento e sulla sua sostenibilità finanziaria. Essa è il risultato dei rapporti di forza e della mediazione fra i vari interessi sociali economici e finanziari, ritenuto che le relative decisioni parlamentari sono generalmente legittimate anche da quelle popolari. Ciò rafforza la condivisione delle scelte, che in questo campo sono sempre importanti, e consolida il nostro sistema pensionistico di successo, di cui non si può più fare a meno”.
Alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione, quali possibili soluzioni si possono prospettare per non indebolire la rete previdenziale?
“L’evoluzione demografica, caratterizzata dall’aumento della speranza di vita e dalla denatalità, è evidentemente una sfida per i sistemi pensionistici. Non bisogna però dimenticare altre sfide, rappresentate dalla crescita economica, dall’andamento dei mercati finanziari e dall’evoluzione del mercato del lavoro sempre più flessibile. A questo proposito va sottolineato che la flessibilità è un valore positivo, che può essere accompagnato dal rischio di una maggiore precarietà. Tutto ciò interessa e influenza i sistemi di sicurezza sociale. L’idea è quella di consolidare l’età di pensionamento flessibile, con un’età di riferimento a 65 anni e la possibilità di un pensionamento individuale fra 62 e 70 anni. L’AVS è molto solidale. Che ne è quindi del contratto fra le generazioni, visto che la solidarietà intergenerazionale fra giovani ed anziani è molto forte nell’AVS. È necessaria anche una maggiore solidarietà fra i pensionati o meno (solidarietà intragenerazionale), ritenuto che sono diventati una fascia
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della popolazione che economicamente sta bene? La previdenza professionale è invece confrontata con l’evoluzione dei mercati finanziari e con una tendenziale diminuzione del rendimento dei capitali. Che ne è del grado di sicurezza delle pensioni future? Fino a che punto si potrà usufruire dei meccanismi tecnici di aggiustamento (aliquote di conversione e tassi d’interessi minimi) senza ledere il contratto sociale che sostiene la previdenza professionale obbligatoria? L’intervento tecnico è necessario. Bisogna però essere consapevoli che il solo intervento tecnico rischia di aumentare la pressione sui sistemi di base (l’AVS e soprattutto le prestazioni complementari finanziate dal contribuente e in buona misura dai Cantoni). Carriere professionali più flessibili necessitano risposte più flessibili anche nel secondo pilastro. Anche l’aliquota unica per i salariati svincolata dall’età è un argomento che va affrontato, se vogliamo essere coerenti con un maggior sostegno dell’attività lavorativa con l‘aumento dell’età. Le prestazioni complementari, infine, che impediscono la povertà delle persone anziane liberandole quindi da questo rischio (risposta alla precarietà economica), sono confrontate vieppiù con la perdita dell’autonomia a seguito dell’incremento della speranza di vita (quarta età) e la conseguente precarietà sanitaria. La riforma 2020 del nostro sistema pensionistico, oltre all’AVS e alla previdenza professionale, deve quindi anche considerare le prestazioni complementari all’AVS/AI”.
C’è un’«età giusta» per andare in pensione?
“Al cittadino va garantita la massima libertà per poter decidere con cognizione di causa. L’età della pensione è un tema molto sensibile. Per questo parlare di un’età di riferimento tecnica (attuariale), che serve per calcolare la rendita, è meglio (il Consiglio federale propone 65 anni per uomini e donne). L’argomento politico è invece l’età di pensionamento flessibile”.
Per chi ne ha la possibilità è consigliabile affidarsi anche ad un sistema previdenziale privato? In Ticino in che misura si ricorre al terzo pilastro?
“Il terzo pilastro riveste un ruolo importante, soprattutto in prospettiva futura. L’educazione finanziaria è un argomento rilevante che valorizza la responsabilità del singolo (del cittadino) e che consente di essere messi nelle condizioni per potersi assumersi i propri obblighi e pensare in tempo al proprio futuro pensionistico. In Ticino, per vari motivi, si ricorre in misura inferiore rispetto al resto della Svizzera al terzo pilastro”.
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VEICOLI AZIENDALI
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Ing. Franz Bernasconi, Presidente Precicast SA, Novazzano
UN COLLABORATORE ANZIANO È UNA RISORSA PER L’AZIENDA, NON UN COSTO Franz Bernasconi
Cosa rappresenta oggi l’esperienza di un collaboratore anziano per un’azienda?
“L’esperienza accumulata da un buon collaboratore di lunga data costituisce un patrimonio aziendale importante, non sempre facilmente e rapidamente sostituibile. La conservazione di questo patrimonio non può essere assicurata che attraverso la trasmissione pianificata del bagaglio di know-how dei collaboratori anziani ai colleghi più giovani. La perdita di specifica esperienza legata a figure di aziendali di rilievo e che dispongono di elevate conoscenze professionali, costituisce poi un serio problema che comporta rischi e costi anche molto elevati”.
Come valuta il momento di andare in pensione?
“Non esistono a mio parere criteri di valutazione «universali». Ogni caso ha le sue caratteristiche che vanno considerate tenendo conto di condizioni quadro assai diverse. Un semplice operaio o impiegato –ad esempio- che ha da tempo pianificato una tranquilla vita da pensionato è bene che non prolunghi eccessivamente le sue attese. Altri che ancora traggono soddisfazione dalla propria attività lavorativa meritano invece di poterla prolungare definendone – ove fosse possibile- delle nuove, più appropriate modalità. A certe condizioni il «pensionamento flessibile» può costituire quindi la soluzione ottimale sia per l’azienda che per il collaboratore nella fase finale della sua vita lavorativa”.
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L’esperienza degli anziani e la forza dei giovani. È possibile in un’ impresa valorizzare entrambe queste qualità?
“Non è un obiettivo facilmente realizzabile ma possibile e costantemente da perseguire. Sono richieste la buona volontà e l’intelligenza di tutti ma il risultato dell’esercizio è determinante per la continuità e la crescita dell’azienda e – come già rilevato- per la conservazione del suo patrimonio di know-how”.
Assumere anziani per un’azienda è soprattutto un problema di costi?
“In un’economia globalizzata come quella nella quale stiamo vivendo, il problema dei costi, della competitività è di vitale importanza. Una serie di disposizioni legali e sociali hanno rincarato la prestazione lavorativa di una persona anziana così da fargli generalmente preferire –a parità di altre condizioni – l’impiego di giovani. Un «anziano» che volesse entrare in azienda disponendo di un bagaglio interessante di conoscenze ed esperienza lavorativa – magari specificatamente richieste – può invece rivelarsi un ottimo investimento: si pensi per esempio al suo potenziale formativo per i colleghi più giovani”.
Ospite Intervista di Lisa Pantini con Emanuela Capra, Direttrice Luisoni Consulenze SA
UN SENIOR È UN VALORE INESTIMABILE PER L’ESPERIENZA, MA… LE PMI NON RICHIEDONO PROFILI DI OVER 55ENNI Emanuela Capra
Le aziende richiedono oggi collaboratori di una certa età o già vicini alla pensione? E che tipo di profili si richiedono? “Attualmente in Ticino, se focalizziamo la richiesta sulle aziende private, non vi è nessun incremento nell’assunzione di personale over 55. Vi sono sporadiche richieste per profili di «consulenti esterni» in ambito aziendale, amministrativo per progetti ad hoc. In questo caso la principale richiesta riguarda l’esperienza consolidata in anni di attività professionale e si può attingere anche a personale adulto”. Un ultrasessantenne rappresenta ancora una risorsa aziendale o è solo un costo eccessivo? “Comunemente viene considerato un costo eccessivo, anche se alcune aziende medio-piccole stanno riscoprendo il valore dell’esperienza, soprattutto in tempi di crisi come quelli attuali, dove la teoria da sola non basta per mantenere la «giusta rotta»… Il valore dell’esperienza non ha pari”. Ha ancora senso oggi andare in pensione a 65-67 anni? “L’aspettativa di vita continua a migliorare ed il pensionamento a 67 anni è oggi già una realtà in alcuni Paesi confinanti. A mio parere ognuno dovrebbe avere libera scelta di aderire o meno al
pensionamento, l’importante è fissare un limite minimo di contribuzione. Penso che 40 anni di lavoro possono essere pochi o tanti, dipende dal tipo di lavoro. Se un sessantacinquenne ha l’energia e la motivazione per continuare ben venga, altrettanto se si arriva a 65 anni con la voglia sacrosanta di smettere di lavorare. È importante ed opportuno pensare da subito ad una previdenza complementare perché quella statale sarà sempre meno sufficiente a coprire il fabbisogno vitale. Un’adeguata copertura privata potrà permetterci un reddito accettabile in caso di quiescenza”. Sul costo di un sessantenne incidono parecchio gli onori sociali per cui le imprese sono spesso costrette a rinunciare alla sua esperienza. Non crede che un’adeguata riduzione di questi oneri possa incoraggiare le aziende a non privarsi questa esperienza? “Penso proprio di sì, se il costo del lavoro non dipendesse dall’età del dipendenti, diverse aziende non dovrebbero privarsi di personale «maturo». Come già accennato, in tempi di crisi l’esperienza del personale rappresenta un grande valore aggiunto. Un 50enne di oggi può essere paragonato in termini di energia e motivazione ad un 40enne di 15/20 anni fa”.
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Prof. Giuliano Bonoli, IDHEAP - Swiss Graduate School of Public Administration, Losanna
PER LE NUOVE GENERAZIONI OCCORRERÀ RIPENSARE IL SISTEMA PENSIONISTICO Giuliano Bonoli
In tutta Europa i sistemi pensionistici sono sottoposti alla pressione dell’invecchiamento della popolazione, che futuro c’è per la previdenza pubblica? “È chiaro che visti i problemi di invecchiamento demografico a di finanze pubbliche, le prossime generazioni di pensionati non potranno usufruire della protezione sociale elevata alla quale siamo stati abituati. Bisognerà lavorare più a lungo e inventare nuovi modi di combinare lavoro a tempo parziale e pensione”.
Se gli ultrasessantenni continuano a lavorare ci sono inevitabilmente meno posti di lavoro per i giovani, come risolvere questo problema? “Questo è vero solo in parte. Il mercato del lavoro non è una quantità fissa. Il lavoro degli uni può anche creare lavoro per gli altri. Una persona attiva ha più tendenza ad acquistare servizi come la preparazione di pasti, servizi di pulizia e lavanderia, trasporti, ecc.”.
Ovunque si discute sull’innalzamento dell’età della pensione, alcuni Paesi la stanno progressivamente elevando, ma in generale c ’è un’«età giusta» per andare in pensione? “Penso che la legge dovrebbe lasciare un massimo di libertà, perché le preferenze delle persone possono essere diverse. Inoltre, è importante facilitare l’accesso a pensioni a tempo parziale”.
Che importanza avranno in futuro le assicurazioni previdenziali private? “Visto l’abbassamento tendenziale delle pensioni pubbliche è sicuro che coloro che ne hanno la possibilità si rivolgeranno sempre più verso soluzioni previdenziali private. Questo darà luogo a forti disuguaglianze che probabilmente andranno ad amplificare quelle che già si osservano sul mercato del lavoro”.
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Biblioteca liberale di Alessio del Grande
PER L’EURO UN TERRIBILE GIOCO DELL’OCA L’euroscetticismo vanta ormai una sterminata letteratura. Altrettanto vasta è la pubblicistica sulla moneta unica europea che ha accentuato i toni critici soprattutto con lo scoppio della crisi finanziaria e l’emersione del debito sovrano che ha rischiato di mandare in bancarotta alcuni Stati. In questo profluvio di saggi, documenti e articoli, merita un’attenta lettura, anche per la ben documentata analisi critica, il recente volume “Il tramonto dell’euro” di Albero Bagnai, (Imprimatur editore), dal significativo sottotitolo: “Come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazie e benessere in Europa”. Bagnai, Docente di politica economica, non risparmia colpi per demolire quello che definisce il “luogocomunismo” con cui si è contrabbandato il grande sogno dell’UE. Come piccone usa i dati economici dell’ultimo mezzo secolo, quelli precedenti e posteriori all’euro, per incardinare la tesi centrale del suo libro: l’aver imposto con l’euro il tasso di cambio fisso ha determinato l’accumularsi di tensioni che non si sono potute scaricare gradualmente nel tempo, attraverso quelli che erano i tradizionali aggiustamenti di cambio, prima dell’avvento della moneta unica. Questa insostenibile rigidità del cambio è stata una delle cause del dissesto economico e finanziario di tanti Paesi che, pur essendo molto diversi per struttura produttiva, lingua, cultura, occupazione, consumi, import-export e livelli di benessere, si sono ritrovati tutti imprigionati nella stessa camicia di forza della moneta unica. Bagnai innanzitutto sgombra il campo dalla vulgata corrente che la crisi finanziaria e l’acuirsi del debito sovrano di alcuni Paesi siano stati provocati dalla grande speculazione internazionale. Per l’economista, la storia secondo cui la colpa sarebbe solo della speculazione cattiva è un po’ ingenua: “L’idea che la crisi sia il risultato dell’azione lucida, unitaria e coerente di un unico organismo malvagio (eventualmente ramificato in filiali), oltre ad essere poco credibile, è anche intrinsecamente reazionaria, perché fornisce una visione consolatoria della realtà, che dice poco sulle reali motivazioni che conducono i mercati a fallire”. L’impianto dell’analisi di Bagnai, muove da un articolo di Robert Mundell pubblicato nel 1961 dall’American Economic Review, sulle aree valutarie ottimali, che l’autore sintetizza efficacemente: “Quando Paesi strutturalmente diversi decidono di aggiogarsi sotto una moneta unica, se sorgono problemi, come una recessione mondiale, bisogna che nel Paese in maggiore difficoltà i lavoratori accettino di farsi tagliare i salari, o magari di emigrare in cerca di lavoro. Altrimenti la moneta unica collasserà”. Né più né meno di quello che sta succedendo in molti Paesi, dalla Grecia all’Italia, dalla Spagna al Portogallo. Persino nella stessa potente Germania, con l’avvertenza, però, che qui con molta lungimiranza si erano previsti taluni effetti indesiderati dell’euro. “La Germania ha implementato una riforma del mercato del lavoro che ha determinato – ricorda Bagnai – attraverso la precarizzazione e la sottoccupazione di milioni di tedeschi, un crollo dei salari reali pro capite di circa il 6 percento dal 2003 al 2009, con ovvie ricadute sulla competitività di prezzo dei prodotti tedeschi. Che la ‘moderazione salariale’ sia stato un ingrediente fondamentale del successo tedesco è anche questo un dato placidamente riconosciuto dagli stessi esponenti del governo tedesco”. Una precarizzazione del lavoro che in Germania ha già allarmato gli esperti di politiche sociali, ma che ha permesso ai Governi della Merkel, come oggi accusano altri Paesi, di far lievitare l’export, di ricavare grandi vantaggi in liquidità con gli
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scarti dello spread e di aver drogato col credito facile le gracili economie del Sud Europa. Il ragionato allarme di Mundell era stato successivamente sottolineato da un altro famoso economista, Dornbusch, il quale aveva avvertito che trasferendo il peso dell’aggiustamento del cambio al mercato del lavoro, l’euro avrebbe condannato l’Europa a recessione e disoccupazione, mettendo alle corde molte nazioni. Alla radice del devastante impatto dell’euro, secondo Bagnai, c’è una ragione molto semplice: il fatto che l’Europa non era affatto un Optimum Currency Area (Oca), ossia quella che gli studiosi di economia monetaria definiscono un’area valutaria ottimale, con un insieme di Paesi che possono dotarsi senza problemi di una moneta unica. Per questo il sogno europeo per le popolazioni di molti Stati si è trasformato in incubo. “L’Unione monetaria è la forma più estrema di rigidità del tasso di cambio – nota – e la rigidità del cambio rende più pesanti i costi degli aggiustamenti macroeconomici soprattutto per i Paesi in deficit”. Una rigidità che, oltre ad aver scardinato i principi liberali del mercato della moneta, sottraendola alla legge della domanda e dell’offerta, ha avuto conseguenze deleterie per gli stati con un’economia più fragile e gravi conseguenze sul benessere delle loro popolazioni. L’euro ha, inoltre, incrinato pericolosamente la speranza per i popoli del Vecchio Continente di una comune Casa Europea. Scrive Bagnai: “L’idea che la moneta unica possa costruire una comune identità è tragicamente smentita dai fatti: i risentimenti nazionalistici che l’euro sta destando nel Paesi europei del Nord e del Sud sono sotto gli occhi di tutti. Ma quello che non si vuole capire è che, esattamente al contrario di quanto ci ripetono le anime belle, lo stesso processo di adesione all’euro è stato in larga parte gestito incanalando le pulsioni nazionalistiche dei cittadini della periferia, per i quali l’euro era innanzitutto uno status symbol, il segno che anche loro ce l’avevano fatta a entrare nel club di quelli più bravi, di quelli alti, biondi e produttivi. Pulsioni insensate che sono state sfruttate da classi politiche particolarmente disposte a giocare sporco, pur di raggiungere i propri obiettivi”. Per Bagnai l’integrazione economica resta un valore da perseguire, ma cambiando però completamente percorso. Ritornando a quello indicato dagli economisti sin dagli anni Cinquanta, dunque: “Abolita l’aberrante integrazione monetaria, ricominciare dall’integrazione delle economie reali, cioè dei mercati del lavoro, dei sistemi previdenziali, dei sistemi educativi, mantenendo fra le economie nazionali quei normali presidi dati dall’autonomia delle politiche fiscali, monetarie e valutarie”.
Titolo: Il tramonto dell’Euro
Autore: Alberto Bagnai Editore: Imprimatur
Si` al Risanamento S. Got tardo
EVITIAMO UN’ALTERNATIVA PASTICCIATA E PRECARIA! La galleria autostradale del San Gottardo è in funzione da oltre 30 anni e deve essere completamente risanata. Per questo motivo diciamo SÌ alla costruzione di una nuova galleria di risanamento senza aumento di capacità, come proposto dal Consiglio Federale, con buon senso e lungimiranza
«Uno slittamento della realizzazione dei progetti regionali è fuori discussione. I mezzi finanziari per l’esercizio, la manutenzione e la costruzione del tunnel di risanamento proverrebbero dal finanziamento speciale del traffico stradale “FSTS”. Non c’è concorrenza con il programma di completamento delle strade nazionali o con le misure volte all’eliminazione dei problemi di capacità, che dipendono invece dal fondo infrastrutturale.»
Fabio Abate, Consigliere agli Stati, PLR
«La soluzione proposta dal Consiglio Federale, ovvero la realizzazione di un secondo tubo senza aumento della capacità di transito, centra diversi obiettivi: migliora sensibilmente la sicurezza, rende più fluida la mobilità e semplifica la futura manutenzione delle gallerie. Ma in particolare evita la chiusura del più diretto collegamento tra il nord e il sud delle Alpi per 1000 giorni, con le intuibili pesantissime ripercussioni dal profilo economico e turistico per il nostro Cantone.» Marco Borradori, Sindaco di Lugano, Lega
«Una seconda galleria, così come concepita, non aumenterà la capacità stradale, ossequiando in tal modo i principi della Costituzione, e metterà fine a ben 17 chilometri di temibile e rischioso traffico veicolare bidirezionale sotto il massiccio del San Gottardo. Aumenterà dunque la sicurezza. Inoltre, la creazione di un nuovo tubo non cestinerà l’obiettivo di trasferire il traffico merci dalla strada alla ferrovia».
Marco Chiesa, Gran Consigliere, UDC
COMITATO SÌ ALLA GALLERIA DI RISANAMENTO AL SAN GOTTARDO - SVIZZERA ITALIANA c/o Cc-Ti - Corso Elvezia 16 - 6900 Lugano - Tel. +41 91 911 51 24 info@risanamentosangottardo.ch – ccp: 65-160007-7 Scarica il video informativo: www.risanamentosangottardo.ch
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Attualita` di Cassia Casagrande, collaboratrice di economiesuisse per la Svizzera italiana
NON SMARRIAMO LA VIA MAESTRA, MIGLIORIAMO IL NOSTRO SISTEMA ECONOMICO: CONSIDERAZIONI DOPO IL NO ALL’INIZIATIVA 1:12
Lo scorso 24 novembre il 65% dei cittadini svizzeri ha detto NO all’iniziativa 1:12, respingendo in modo chiaro un’ingerenza eccessiva e nefasta dello Stato all’interno del mercato del lavoro. Il diktat salariale che i giovani socialisti volevano imporre avrebbe difatti comportato delle conseguenze negative per tutti: aumento delle imposte e dei contributi sociali, nuovi vincoli burocratici per le imprese, come pure l’esternalizzazione e la soppressione di alcuni impieghi. Il netto risultato di questa votazione ha quindi dimostrato che - nonostante i forti malcontenti recentemente suscitati da alcuni clamorosi casi di abusi salariali - gli svizzeri prediligono la razionalità all’emozione. La popolazione ha infatti scelto di continuare a seguire la via del partenariato sociale, del mercato del lavoro liberale, come pure della responsabilizzazione dei cittadini e più in particolare dei dirigenti d’impresa. Il sostegno dei votanti alle condizioni quadro oggi in vigore non significa che queste non siano perfettibili. Al contrario alcuni dei loro limiti sono da affrontare urgentemente. Ciò è invece da intendere come il riconoscimento dell’importanza di non stravolgere un modello economico - basato sui principi di libertà, doveri, impegno personale e solidarietà - che fino ad oggi è stato alla base della forte occupazione, competitività economica e benessere del nostro paese. La votazione del 24 novembre scorso ha quindi palesato in modo indiscusso la volontà popolare. Malgrado ciò, presto si tornerà a votare su temi simili. Infatti, l’iniziativa 1:12 fa parte di un “pacchetto” di proposte popolari lanciate nel corso degli ultimi mesi da sindacati e socialisti (reddito minimo di 4’000 franchi e reddito di 2’500 franchi per tutti) - che in nome di un’auspicata maggior giustizia sociale, mirano ad erodere i pilastri liberali sui quali è costruito il sistema economico svizzero. Al di là del condivisibile ideale morale, qualora adottate queste iniziative avrebbero effetti perversi e disastrosi sull’economia nazionale.
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Ad esempio, l’introduzione di un salario minimo di 4’000 franchi comporterebbe un’ingerenza statale in un tema che oggi non è di sua diretta competenza e distruggerebbe i naturali incentivi all’imprenditoria andando paradossalmente a colpire ingiustamente proprio le fasce più fragili dell’economia. A subire le pesanti conseguenze, non sarebbero i tanto criticati top manager i quali non avrebbero particolari problemi ad eludere le nuove condizioni restrittive. Ad essere in primis negativamente toccati sarebbero invece le persone a basso reddito che rischierebbero di perdere facilmente il loro impiego. Infatti, alla luce del salario minimo, numerosi titolari d’azienda sarebbero tentati di trasferire o di razionalizzare gli impieghi che richiedono basse qualifiche. Inoltre, l’introduzione di questo minimo salariale complicherebbe l’entrata nel mercato del lavoro delle persone alla ricerca di un primo impiego facendo così aumentare il lavoro nero. Ad essere maggiormente minacciati sarebbero i posti di lavoro nelle regioni e nei settori già in difficoltà. In aggiunta, l’introduzione del salario minimo significherebbe la fine del partenariato sociale e del dinamismo del mercato del lavoro svizzero che permette ad ogni azienda di ottimizzare la sua situazione, modulando la sua struttura sulla base di fattori diversi. I difensori di questa iniziativa intaccherebbero così una delle prerogative del successo economico svizzero: la flessibilità delle sue imprese. Infine, come comprovano alcune statistiche internazionali, l’apparato sociale svizzero è performante e riesce ad ovviare in gran parte agli squilibri naturali del sistema, intervenendo in primo luogo attraverso una capillare e solida ridistribuzione della ricchezza, perseguendo in questo modo l’auspicato ideale di giustizia sociale. Proprio per questo motivo è importante continuare sulla via del successo finora intrapresa, apportando ovviamente le giuste migliorie, ma senza smarrire il cammino, come invece vogliono indurci a fare queste differenti iniziative.
At tualita` di Marco Salvi e Patrik Schellenbauer, Avenir Suisse
LA PENURIA DI ALLOGGI NON È UNA FATALITÀ La penuria è onnipresente sul mercato dell’alloggio. Tocca soprattutto le agglomerazioni e si rivela particolarmente severa nei quartieri del centro città. Coloro che cercano un alloggio in centro sanno quanto una tale impresa può essere difficile. Si finisce per abituarsi alla situazione e accettare così la penuria di alloggi come una fatalità. Ma il mercato immobiliare non è nient’altro che il riflesso dell’offerta e della domanda, come anche delle regolamentazioni
La domanda di alloggi è in primo luogo determinata da due fattori, la demografia e l’evoluzione del reddito. In generale si considera che l’aumento dell’1 % della popolazione o dei redditi provochi un aumento dell’1 % della domanda di alloggi. La crescita demografica provocata dall’immigrazione è oggi al centro delle discussioni. Essa si fissa all’1,5 % annuo nell’agglomerato di Zurigo e aggrava, senza dubbio, la penuria di alloggi. Ciò è dimostrato dal grafico: negli anni 2000 l’evoluzione dei redditi e della demografia contribuivano in parti quasi uguali alla crescita della domanda. A partire dal 2010 invece l’aumento medio annuo della popolazione dell’1 % supera di due volte quello del reddito pro capite. Va però ricordato che su un più lungo termine la domanda è stata sostenuta soprattutto dall’aumento dei redditi. Fra il 1970 e il 2013 la domanda di alloggi è cresciuta in media dell’1,7 % l’anno, ciò che si spiega per due terzi con un aumento dei redditi. Tale aumento è stato accompagnato da nuove esigenze in materia di spazio e confort. Gli anni ottanta appaiono ai giorni nostri come un decennio eccezionale: la domanda è cresciuta due volte più velocemente rispetto a oggi, provocando una bolla immobiliare risolta soltanto con una correzione dolorosa e una crescita in sordina durante buona parte degli anni novanta.
Un razionamento pericoloso
La regolamentazione ha contribuito al razionamento degli alloggi e alla segmentazione sempre più profonda del mercato fra i vecchi immobili (con affitti contenuti) e quelli appena messi in locazione. Dopo circa 10-15 anni la differenza di affitto tra questi due segmenti di mercato può tranquillamente raggiungere il 30 % nei centri urbani. A subirne gli effetti sono le famiglie mobili e gli ultimi arrivati sul mercato dell’alloggio, ovvero principalmente le giovani generazioni. Queste categorie devono ridurre di molto le loro esigenze a causa dell’elevato costo degli alloggi disponibili sul mercato. I locatari di lunga data subiscono per contro un altro tipo di pressione: si ritrovano con un domicilio troppo grande e male adattato alle proprie esigenze. Essi non hanno però interesse a spostarsi altrove poiché un nuovo appartamento più piccolo risulterebbe più caro di quello attuale. Il parco dei vecchi alloggi non è allora pienamente sfruttato. Una terza forma di razionamento concerne principalmente le città, dove grazie a sostegni importanti degli enti pubblici sussiste un parco alloggi sovvenzionato con affitti molto vantaggiosi. La forte domanda per questo tipo di oggetti si traduce in lunghe liste d’attesa, in criteri di attribuzione selettivi (e poco trasparenti) e nell’apparizione di un mercato grigio di sotto-locazioni.
Il circolo vizioso della regolamentazione
La forte domanda provoca un ulteriore rafforzamento della regolamentazione. Da alcuni anni una pratica corrente per molti investitori istituzionali era di compensare la diminuzione dei proventi degli appartamenti affittati da lungo tempo – dovuta alla diminuzione dei tassi di interesse – con un aumento dell’affitto al cambio di locatario. Per
colmare questa «lacuna», il canton Zurigo reintrodurrà da novembre 2013 l’obbligo di comunicare il vecchio affitto al nuovo locatario. Se quest’ultimo dovesse giudicare l’aumento «eccessivo», potrà fare ricorso contro il proprietario anche dopo la firma del contratto. Qualora l’aumento superasse il 10% spetterà a quest’ultimo provarne la conformità, ciò che in pratica si rivela spesso molto complicato. Il proprietario potrebbe reagire allora concludendo soltanto contratti di locazione a durata limitata, fintanto che il pericolo di un’azione in giustizia del nuovo locatario sembra allontanato. Se una tale pratica dovesse estendersi, è probabile che questo tipo di contratto sarebbe presto o tardi regolamentato ulteriormente o addirittura vietato. Nell’ambito della politica dell’alloggio, la strada che porta all’inferno è lastricata di buone intenzioni. La regolamentazione della domanda non allieva in modo durevole la penuria degli alloggi, ma conduce in fin dei conti a un razionamento dei bisogni. Sarebbe molto più saggio sviluppare l’offerta, in primo luogo con delle politiche mirate di densificazione dei centri urbani.
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At tualita` di Mauro Feller, Rappresentante Swisscom per il Ticino
I FATTORI DI SUCCESSO DEL LAVORO FLESSIBILE Da Starbucks, in treno o a casa, il lavoro flessibile è diventato una realtà per molti professionisti. La generazione affine alla tecnologia dei digital native non può più neanche lontanamente immaginare una giornata intera passata in ufficio (dalle 9.00 alle 17.00). Questa situazione rappresenta una vera sfida per lo Human Resource Management: con i modelli di lavoro flessibile è spesso sotto esame anche la cultura dirigenziale dell’azienda Il lavoro mobile, a prescindere dal luogo in cui venga svolto, sostituisce sempre più la postazione fissa di lavoro. Il lavoro flessibile è diventato una realtà per molti professionisti. La generazione affine alla tecnologia dei digital native non può più neanche lontanamente immaginare una giornata intera passata in ufficio (dalle 9.00 alle 17.00). Ciò si traduce per le aziende in molteplici possibilità, quali ad esempio l’aumento della propria attrattiva sul mercato del lavoro nei confronti di personale efficiente e ben qualificato. La flessibilizzazione degli orari e dei luoghi di lavoro rappresenta però anche una sfida per la cultura aziendale e per quella dirigenziale. Di fatto, molte aziende si sono già adeguate alle mutate esigenze dei collaboratori, e i rigidi orari di lavoro o gli obblighi di presenza appartengono ormai al passato. I collaboratori organizzano il proprio orario lavorativo sempre più in modo autonomo e flessibile, d’accordo con i loro superiori. Una flessibilità di questo genere richiede tuttavia anche un nuovo tipo di cultura dirigenziale, ovvero una cultura che non perda mai di vista l’equilibrio tra vita privata e lavoro e che affronti i rischi di una reperibilità continua.
La formula magica per l’equilibrio individuale tra vita privata e lavoro
Con i modelli di lavoro flessibile, le aziende prendono sempre più in considerazione i progetti di vita individuali o i cambiamenti delle situazioni dei propri collaboratori. È evidente che una giovane professionista abbia priorità differenti da quelle di una dirigente cinquantacinquenne. I giovani genitori si aspettano, ad esempio, di poter conciliare famiglia e lavoro: Home Office e orari di lavoro flessibili consentono loro di organizzare la loro coesistenza in modo tale da avere ancora tempo da dedicare alla famiglia. I modelli di lavoro flessibile offrono un certo equilibrio tra lavoro e vita privata, promuovono il cosiddetto concetto di Life Balance, aumentando altresì la motivazione dei collaboratori.
Efficienti, perché senza vincoli geografici
Anche la tecnologia ha contribuito a questo cambiamento: le video o teleconferenze permettono di risparmiarsi inutili ore di viaggio e consentono di lavorare insieme, in modo efficiente e da qualsiasi luogo, tramite soluzioni di comunicazione e collaborazione come UCC (Unified Communications & Collaboration) – indubbi vantaggi cui i collaboratori di tante aziende non vogliono più rinunciare. Proprio chi è spesso in viaggio apprezza le ore trascorse in treno, perché può utilizzarle in modo produttivo per lavorare indisturbato e concentrato.
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Le regole creano i giusti limiti
L’accesso mobile a tutti i dati dall’esterno assottiglia però i confini tra lavoro e tempo libero, ancor di più se i collaboratori utilizzano un solo apparecchio sia per il lavoro che per la vita privata, dal quale organizzano le loro attività. In questo caso, saltano all’occhio anche i rischi di una reperibilità continua. I dirigenti devono preoccuparsi della protezione dei propri collaboratori e sensibilizzarli in merito ai fattori di successo delle forme di lavoro flessibile. Regole chiare nei team possono creare i giusti limiti per proteggersi dalla reperibilità continua. Anche semplici trucchi tecnici possono aiutare in tal senso: per non creare aspettative sul fatto che si sia disponibili durante il fine settimana, è possibile programmare le e-mail in modo tale che non vengano inviate prima del lunedì mattina, anche se sono state scritte nel weekend. In questo modo, i superiori mandano i giusti segnali.
Fiducia e responsabilità individuale
Nei i fattori chiave per il successo del lavoro flessibile e mobile rientra anche una cultura che sia caratterizzata dalla fiducia da parte dei superiori e che promuova la responsabilità individuale dei collaboratori. Ai dirigenti è richiesto di lasciar perdere i controlli e di fidarsi dei collaboratori. Nel DNA di un’azienda dovrebbe essere tangibile che solo i risultati costituiscono l’essenza della prestazione, non il mero orario di lavoro o la presenza. Ai dirigenti spetta ancora una volta il compito di provvedere al necessario equilibrio tra libertà individuale e gioco di squadra, per sfruttare appieno le occasioni offerte dal lavoro flessibile.
At tualita`
FISCALITÀ NAZIONALE E CANTONALE, COMPETITIVITÀ E PROPOSTE DI RIFORME La 4a Giornata dell’economia cantonale dedicata alla fiscalità si è svolta lo scorso 21 novembre
L’edizione 2013 della Giornata dell’economia cantonale, organizzata dalle principali associazioni economiche ticinesi in stretta collaborazione con economiesuisse, è dedicata alla fiscalità, non solo perché si tratta di un tema comunque sempre importante e a tratti anche molto controverso, ma soprattutto perché la Svizzera si trova confrontata a situazioni che potrebbero segnare svolte epocali in ambito fiscale sia per la Confederazione sia per i Cantoni. Le pressioni internazionali, la ricerca dell’equilibro nelle possibili soluzioni abbozzate nel contesto della riforma III delle imprese, la nostra competitività sul piano internazionale e la concorrenza fiscale fra i Cantoni sono temi di stretta attualità e che occorre affrontare in modo costruttivo. Proprio per gli sviluppi a livello globale, non si può prescindere da un’attenta analisi e da possibili scenari di soluzione per la piazza economica svizzera, punto di partenza ormai imprescindibile anche per riforme fiscali a livello cantonale. Le proposte di riforme strutturali della fiscalità cantonale presentate in occasione della Giornata dell’economia cantonale tengono pertanto conto del contesto internazionale, dei possibili scenari futuri della fiscalità elvetica e in parte di quanto già messo in atto da altri Cantoni. Vi è la chiara volontà di staccarsi dal semplice discorso concernente gli sgravi fiscali, oggetto più di paralizzanti discussioni ideologiche che di veri e propri dibattiti sostanziali, per proporre piuttosto nuovi strumenti che possano dare alla struttura fiscale ticinese un impulso decisivo per recuperare competitività nell’ambito nazionale e in quello internazionale. La piazza economica svizzera in generale e quella ticinese in particolare sono confrontate a importanti sfide in materia di fiscalità. La concorrenza per attirare imprese si è ulteriormente rafforzata con la crisi dell’indebitamento che affligge molti Stati europei. E anche garantire condizioni fiscali interessanti per le aziende già presenti sul territorio diventa sempre più complesso. Giusto pertanto porsi la domanda se la Svizzera e il Ticino siano ancora in grado di giocare un ruolo di primo piano e quindi di fare della fiscalità un vantaggio competitivo decisivo. Rispondere a tale domanda non è facile, vista la complessità della materia e del contesto internazionale, ma marciare sul posto senza abbozzare nuove idee sarebbe molto pericoloso. Lo dimostra il fatto che l’immobilismo del Ticino in ambito fiscale ci è costato la perdita di molte posizioni nella graduatoria dei Cantoni elvetici più attrattivi. Negli ultimi anni, le discussioni sulla fiscalità sono sempre state monopolizzate dal tema degli sgravi con semplice taglio delle aliquote. Con il risultato che ogni possibile misura è rimasta vittima di scontri soprattutto ideologici, che hanno di fatto bloccato tutto. Per cercare di uscire da questa impasse, le associazioni economiche hanno pertanto scelto di intraprendere una nuova via, che
sarà forse lunga e tortuosa, ma che propone un nuovo approccio, molto costruttivo. Non a caso si parla di riforme fiscali strutturali, che implicano quindi l’adozione di nuovi strumenti di imposizione. Si tratta di un primo passo per certi versi preliminare di un lavoro che verrà condotto con regolarità nei prossimi mesi con ulteriori approfondimenti e concrete proposte di modifiche di legge. Il primo “pacchetto” valuta possibili aree di miglioramento fiscale non limitate, come già sottolineate, a mere riduzioni di aliquote. L’analisi poggia su elementi comparativi con le normative previste da altri Cantoni e da altri Stati. Punto di partenza è il confronto tra le aliquote massime per le persone fisiche e giuridiche e vi sono proposte sia per le persone fisiche (tre) che per quelle giuridiche (quattro). Pur essendo le associazioni economiche più direttamente toccate dall’imposizione delle persone giuridiche, non si può oggi prescindere da valutazioni anche dell’onere fiscale delle persone fisiche, visto che spesso i due aspetti sono indissolubilmente legati, non solo per la competitività in generale, ma anche molto concretamente per varie figure imprenditoriali. Il lavoro di analisi ha comunque tenuto conto del fatto che nel campo della fiscalità occorre soddisfare esigenze (quasi) antitetiche quali la necessità di un certo gettito fiscale, l’esigenza di essere competitivi, il rispetto dei principi costituzionali e gli obblighi internazionali. In sostanza le misure proposte sono le seguenti: Per le persone fisiche: 1. La possibilità di dedurre (come in tutti gli altri Cantoni) gli accantonamenti per spese di ricerca e sviluppo 2. L a limitazione dell’imposta sulla sostanza a. Sia limitando la doppia imposizione economica b. Sia introducendo un tetto massimo al prelievo combinato di imposta sul reddito e sulla sostanza Per le persone giuridiche: 3. L icence box 4. Computo dell’imposta sul capitale sull’imposta sull’utile 5. Aliquota differenziata per utili destinati a prodotti innovativi, al risparmio di energia e alla protezione dell’ambiente 6. Imposizione limitata degli investimenti collettivi di capitale a possesso fondiario diretto Tutti i punti saranno condivisi anche con l’autorità fiscale cantonale, in modo da poterne esaminare i vari aspetti tecnici, in vista dei già menzionati approfondimenti che porteranno alla formulazione di concrete proposte di revisione della legge tributaria cantonale. La relativa documentazione è scaricabile all’indirizzo: www.cc-ti.ch.
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At tualita` Intervista di Lisa Pantini con Mauro Dell’Ambrogio, Segretario di Stato, Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca DEFR, Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione SEFRI
L’INGEGNERIA, LA FORMAZIONE PROFESSIONALE E UNIVERSITARIA E L’AVVENIRE Mauro Dell’Ambrogio
Mauro Dell’Ambrogio. Dopo il dottorato in giurisprudenza all’Università di Zurigo e i brevetti di avvocato e notaio, ha assunto dal 1979 al 1999 funzioni pubbliche nel Cantone Ticino: pretore, comandante della polizia cantonale, segretario generale del dipartimento dell’istruzione e della cultura, capo progetto per la creazione e segretario generale dell’Università della Svizzera Italiana (USI). Dopo quattro anni alla direzione di un gruppo di cliniche private italo-svizzero e altri quattro alla direzione della Scuola universitaria professionale della Svizzera Italiana (SUPSI), dal 2008 è Segretario di Stato. Tra le molte funzioni a titolo accessorio è stato sindaco di Giubiasco per dodici anni, deputato al Gran Consiglio ticinese a più riprese dal 1979 al 2007 e per otto anni presidente dell’Azienda elettrica ticinese.
Quale crede sia l’avvenire dell’ingegneria quale disciplina integrandola nel sistema della formazione professionale e universitaria?
Lo scorso 17 ottobre è intervenuto per il convegno organizzato dalla SUPSI, di cui è stato Direttore in passato, per i 20 anni del Dipartimento di ingegneria elettronica. Cominciamo parlando dell’ingegneria: quale è lo scenario attuale per l’ingegnere in Ticino ed in Svizzera?
Consideriamo oggi l’anno zero nel quale nasce un bambino. Passando ad un discorso più ampio, quali sono le professioni che di cui ci sarà bisogno in Svizzera quando egli avrà 15/20 anni e si troverà a dover scegliere cosa fare del suo futuro professionale?
“Una professione con una storia e un prestigio come poche altre, che in Svizzera è stata opportunamente insegnata sia nei Politecnici federali, sia in scuole d’ingegneria diventate poi parte di scuole universitarie professionali (SUP), della quale tutti abbiamo bisogno, e che ha esteso i propri confini: ingegneria informatica, ambientale, della logistica ecc.. In Ticino il settore dell’edilizia ha un po’ storicamente monopolizzato la professione, perché l’edilizia era uno dei pochi settori con un peso strutturale. Mio padre era ingegnere agronomo e ha vissuto nel corso della sua vita professionale la perdita di peso dell’agricoltura nell’economia ticinese. La creazione dei dipartimenti di informatica ed elettronica presso la Scuola Tecnica Superiore, diventata poi SUPSI, è stato un coraggioso atto di riconoscimento da parte del Ticino che altri settori economici avrebbero guadagnato d’importanza. Le professioni evolvono con l’evoluzione dei settori economici”.
Si dice che manchino ingegneri (un po’ in tutti gli ambiti). È vero?
“Viene lamentata in Svizzera, e in Europa in generale, una generale penuria di personale qualificato nei settori tecnici, e di ingegneri in particolare. Il problema non è tanto la mancanza di persone formate in questo settore, ma la concorrenza sul mercato del lavoro per le persone altamente qualificate in generale. Ingegneri e altri laureati dei Politecnici federali sono stati impiegati a centinaia nel settore della finanza, quando esso era all’apice, e mancavano per questo altrove. Si aggiunge il fatto che l’industria, dove particolarmente si lamenta la mancanza d’ingegneri, è esposta alla concorrenza internazionale e difficilmente può competere, per retribuzioni e sicurezza dell’impiego, con il servizio pubblico e altri settori economici meglio protetti. Questo spiega anche la mancanza di personale femminile, che tendenzialmente cerca la sicurezza più di quello maschile, ed è meno disponibile a professioni che comportano il rischio di trasferimenti, magari all’estero”.
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“Di ingegneri ci sarà sempre bisogno, e continueranno ad esserci. Con tutte la variazioni, piuttosto specializzati o generalisti. Il termine è storicamente connesso con le discipline tecniche, ma cos’è altro un buon giurista, se non un «ingegnere» delle regole di convivenza e dei conflitti che ne derivano; o un medico, se non un «ingegnere» della salute? Acquisire le basi scientifiche e concettuali, sapere dove trovare e come usare le conoscenze necessarie, riconoscere i problemi e saperli risolvere. Questo sarà sempre il nocciolo di ogni formazione professionale e universitaria”.
“Impossibile da prevedere. In ogni caso gli individui, informandosi e valutando le proprie attitudini, finiscono col scegliere meglio di quando potrebbe fare lo Stato scegliendo per loro e «canalizzandoli» nei percorsi formativi, in base a presunti bisogni futuri. La messa a disposizione di posti di tirocinio è il migliore e più efficace strumento per connettere il desideri individuali con le possibilità del mercato del lavoro. Nello studio bisogna tendenzialmente evitare le mode e essere anticiclici: in una fase in cui tanti (per esempio) studiano psicologia o scienze politiche, conviene piuttosto scegliere – premesso che vi sia interesse e passione – teologia o letteratura cinese: dieci o vent’anni dopo si disporrà di competenze di nicchia che possono costituire un vantaggio concorrenziale. Nella vita diventa ben presto molto più importante quel che si è fatto e si è disposti a fare, piuttosto che quel che si è studiato, ma una formazione di base profilata può tornare improvvisamente utile. Non nuoce ribadire poi il sempre valido consiglio di imparare le lingue ed avere fatto esperienza altrove in giovane età: per i Ticinesi almeno nella Svizzera interna”.
In quale sistema scolastico si troverà?
“Il sistema svizzero di formazione ha conosciuto importanti modifiche negli ultimi due decenni: la creazione delle scuole universitarie professionali, l’introduzione della maturità professionale, la riforma di Bologna nelle formazioni universitarie, l’unificazione dei diversi tipi di maturità, il potenziamento della formazione professionale terziaria. Ogni riforma porta con sé malattie infantili; siamo e saremo per lungo tempo ancora in una fase di correzione e aggiustamento. Non sono da attendersi rivoluzioni. Anzi, il sistema svizzero fondato sull’equivalenza delle due vie formative: scolastica a tempo pieno o professionale parzialmente in azienda, è oggi considerato un modello di successo internazionalmente; difficile peraltro da imitare. Preservare il modello di base e costantemente adattarlo, questa è la sfida e nel contempo la previsione. Le nuove tecnologie della comunicazione rappresentano di per sé un enorme potenziale.
Ma la qualità dei docenti-educatori nella scuola, di docentiprofessionisti nel settore professionale e di docenti-ricercatori nel settore universitario resta fondamentale”.
finite. Anzi: la vera professionalità ha sempre una componente di saper guardare oltre e fare altro. Solo così si resta innovativi e capaci di cambiamento”.
Quali passi devono compiere e come devono agire l’economia e le imprese per sostenere il nostro sistema scolastico-professionale?
Abbiamo l’orgoglio, quali Ticinesi, di avere un rappresentante del nostro Cantone in testa alla Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione. Quali input riceve dal Ticino? Se ne aspetta di più? Se sì, di quale tipo?
“Fondamentale è la messa a disposizione di posti d’apprendistato. Nulla deve essere trascurato per assicurare in qualità e quantità il futuro della nostra formazione professionale. Analogo ha da essere ed è l’impegno per la collaborazione con le scuole universitarie: in particolare mettersi a disposizione per lavori di diploma o tesi, o per stage. Nulla di meglio per uno studente che imparare confrontandosi con problemi reali e attuali. La messa a disposizione di docenti specializzati a tempo parziale è pure molto importante. È parte di quel sistema di milizia che fa la forza del nostro Paese. Non tutto ha da essere professionalizzato in funzioni a tempo pieno e carriere prede-
“Sono al servizio della Confederazione e non degli interessi ticinesi. Anche se evidentemente posso costituire una fonte per contatti e informazioni privilegiate, nella misura in cui il Ticino o la Svizzera italiana vogliono farne uso. Più che di input parlerei di output. Il Ticino ha fatto passi di rilevanza storica negli ultimi due decenni, nel campo dell’educazione superiore e della ricerca. Ancora è presto per percepirne tutto l’impatto. Bisogna profittare di questa fase ancora un po’ pioniera, per essere innovativi ed osare. È questo il mio invito e augurio”.
BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO! LA VOSTRA CC-TI
Attualita`
“REINVENTARE” OPPORTUNITÀ PER L’INDUSTRIA MANIFATTURIERA IN SVIZZERA Luciano Monga, Partner responsabile dei servizi all’industria per Deloitte in Ticino
Basandosi sul parere di diversi esperti di settore, Deloitte, multinazionale presente anche a Lugano, attiva nei servizi di revisione e di consulenza, ha analizzato la capacità di innovazione, le opportunità e le sfide del settore manifatturiero svizzero
Se ne è parlato martedì 5 novembre, nel corso della conferenza dedicata al settore manifatturiero, nata dalla collaborazione fra Deloitte e AITI, dove, alla presenza di un parterre di rappresentanti dell’industria manifatturiera ticinese, sono stati presentati due recenti studi di settore condotti e pubblicati da Deloitte (scaricabili dal sito www.deloitte.ch). I temi emersi sono stati poi spunto di discussione per la tavola rotonda che è seguita, alla quale hanno partecipato Walter Alpini, Direttore di Ambrosetti Ruote SA, Federico Fumagalli, General Manager di Mikron SA Agno, Antonio Gonzalez, CEO di Trasfor SA, e Giacomo Orlandi, Direttore di Ilapak International SA.
innovativa. E inoltre, processi di innovazione sempre più rapidi, maggiore tendenza all’internazionalizzazione della ricerca & sviluppo, in alcuni casi anche della produzione, nuove forme di innovazione: sono queste alcune delle sfide che l’industria manifatturiera svizzera deve affrontare per mantenere la propria competitività”.
Come possono far fronte a queste sfide le imprese? Ne parliamo con Luciano Monga, Partner responsabile dell’industria manifatturiera presso Deloitte a Lugano.
Signor Monga, qual è il quadro generale dell’industria manifatturiera svizzera?
“In termini di competizione e innovazione, la Svizzera è tuttora considerata leader. Dai risultati dei nostri studi emergono tuttavia degli spunti di riflessione, ad esempio la difficoltà a reclutare personale valido in ambito ricerca e sviluppo, la necessità di ottimizzare la collaborazione fra università e imprese e il miglioramento nella gestione dell’implementazione dell’innovazione”.
Quali sono in particolare le sfide maggiori che sta affrontando questo comparto industriale in Svizzera?
“Le pressioni subite da questa industria negli ultimi anni hanno permesso a paesi stranieri con costi produttivi inferiori di guadagnare terreno in termini di qualità e capacità
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“Nel nostro studio, offriamo delle possibili risposte ai temi principali con cui si trovano confrontate le imprese manifatturiere, ad esempio: come gestire i sempre più corti cicli innovativi, come innovare con le proprie risorse esistenti, come semplificare il processo di gestione della ricerca e sviluppo, come reclutare, motivare e ritenere personale nella R&S e molto altro”.
Rispetto ai risultati emersi dai vostri studi, qual è la situazione in Ticino?
“I relatori intervenuti alla conferenza hanno convenuto sulla criticità di portare sul mercato il più velocemente possibile le innovazioni come pure sul coinvolgimento e lo sviluppo delle risorse umane, in quanto veri differenziatori di competitività. Ancora una volta, posso affermare che anche in Ticino è presente un’industria vivace e dinamica, rappresentata da solide realtà”.
At tualita`
ARCOBALENO: IL TRASPORTO PUBBLICO IN UN’APP
Ricercare gli orari, consultare i piani zona e calcolare la tariffa ideale in un click: è arrivata la nuova App di Arcobaleno, con tante informazioni utili per muoversi con i mezzi pubblici nel Ticino e nel Moesano Grazie alla nuova App di Arcobaleno da oggi è possibile ricercare gli orari “per fermata” e, con la modalità in “realtà aumentata”, identificare tutti i mezzi in partenza, semplicemente direzionando il proprio apparecchio mobile verso la fermata desiderata. L’App consente inoltre di accedere direttamente al piano delle zone (disponibile nella versione biglietti e abbonamenti) e di visualizzare il filmato che illustra il funzionamento del sistema zona-tempo. Accedendo al calcolatore tariffale l’utente può calcolare in tempo reale le zone da acquistare e il costo del biglietto o dell’abbonamento. Ad ulteriore supporto dell’utenza, l’App propone il simulatore del distributore di biglietti, per provare comodamente sul proprio apparecchio le principali funzionalità dei distributori Arcobaleno. L’applicazione è stata sviluppata per rendere facilmente fruibili le informazioni e i prodotti Arcobaleno e può essere scaricata gratuitamente dall’Apple Store o da Google play. Maggiori informazioni su www.arcobaleno.ch/app. Comunità tariffale Ticino e Moesano Viale Stazione 33 6500 Bellinzona Tel. +41 91 835 48 70 info@arcobaleno.ch
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Formazione di Lisa Pantini
MA SI PUÒ DAVVERO IMPARARE A COMUNICARE MEGLIO? La comunicazione è una delle principali attività umane. Comunichiamo con segni, parole, gesti, con la voce, con gli occhi, con i silenzi, … È una disciplina complessa che viene studiata e analizzata da differenti punti di vista nei quali si intersecano sociologia, semiotica, psicologia, linguistica, marketing, ecc.. Questo per quanto attiene lo studio “scientifico” e rigoroso delle discipline riguardanti la comunicazione. Ognuno di noi comunica. Lo facciamo al mattino con i nostri cari, salutando nostro marito che va al lavoro, baciando i figli che escono di casa per andare a scuola. Lo facciamo vestendoci in un determinato modo, con una scelta più o meno consapevole dei colori e di ciò che indossiamo. Comunichiamo camminando per strada, comunichiamo con un “buongiorno, come sta oggi?” rivolto alla cameriera del bar abituale dove ci fermiamo a fare colazione prima di arrivare in ufficio, comunichiamo con i colleghi e con i clienti. La vita è comunicazione. La comunicazione ci serve in numerosi ambiti professionali e privati, ed è un atout imprescindibile. Spesso anche chi sa comunicare meglio ha bisogno di fermarsi e riflettere su sé stesso, per affinare le proprie tecniche comunicative, diciamo. E comunicare, in questo contesto, non significa solo parlare. Ma anche ascoltare, partecipare, fare parte di. Nel contesto professionale imparare a comunicare aiuta sicuramente nell’interazione quotidiana con i clienti, con i colleghi, con il proprio capo, ma non solo. In questo senso la comunicazione non timbra il cartellino alle 17.30 e si ferma sulla soglia dell’ufficio, perché lei resta lì. Fa parte del nostro “io” e ci segue a casa, nelle nostre relazioni personali, amicali, amorose e familiari. La comunicazione assertiva è una tecnica che permette di imparare ad esprimere in modo chiaro le proprie opinioni. Ciò evidentemente contribuisce in maniera preponderante nella gestione costruttiva e “felice”, oserei dire, di tutte le nostre relazioni interpersonali. Saper comunicare non significa avere per forza una laurea, aver studiato, essere un quadro o un dirigente. Chiunque può essere o divenire un buon comunicatore. Anche la persona più schiva e introversa che mi sta leggendo, e magari sorride, perché ha capito che parlo di lei. Saper comunicare bene è un esercizio che porta frutti. Una persona assertiva sa esprimere i propri diritti, è disponibile al com-
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promesso perché riconosce la situazione di vincita da entrambe le parti, e non colpevolizza i propri interlocutori. All’assertività si possono contrapporre l’aggressività e la passività. Nel primo caso, un individuo che comunica in modo aggressivo si connota perché è concentrato sui propri bisogni, adottando spesso un comportamento ostile, svalutando gli altri. Al contrario una persona passiva si sottomette agli interlocutori e fatica ad esprimere le proprie necessità, essendo anche fortemente influenzabile nelle relazioni. Chiariamo subito che non esiste una persona con un profilo giusto e uno sbagliato. Imparare a comunicare meglio può essere un valido supporto nelle nostre relazioni e interazioni giornaliere, ma non è un dovere. L’assertività richiede principalmente 3 requisiti: autoconsapevolezza, autostima e autonomia. Lavorando su sé stessi, prendendosi un momento per auto analizzarsi, è possibile capire meglio chi siamo e come ci muoviamo. Perché l’assertività è un vantaggio per chi la usa? Permette di ascoltare attivamente, di saper criticare senza pregiudizi, senza colpevolizzare la persona, ma focalizzarsi sul comportamento errato, e parallelamente saper rispondere alle critiche senza soccombere. La comunicazione assertiva è un esempio dei corsi che la vostra Cc-Ti eroga. Questo nello specifico si è tenuto il 9 ottobre, nelle nostre sale corsi al 6° piano di Corso Elvezia 16 a Lugano. La brillante relatrice che ha intrattenuto e illustrato le tecniche di comunicazione assertiva ai partecipanti è NathaNathalie Luisoni lie Luisoni, laureata in Scienze della comunicazione, contitolare di Formamentis Sagl. Per trovare maggiori informazioni su tutti i corsi che eroghiamo, con il calendario aggiornato e i prossimi in programma, basta visitare il nostro sito web: www. cc-ti.ch.
Eventi
SAVE THE DATE - LA GIORNATA DELL’EXPORT 2014: FEBBRAIO 2014 Dopo il successo delle precedenti edizioni (2012 e 2013), tornerà anche il prossimo anno l’appuntamento con la Giornata dell’export in Ticino, appuntamento da non mancare per aggiornarsi sulle ultime news del settore. La prossima edizione si terrà nel mese di febbraio 2014, seguiranno maggiori informazioni. Seguite direttamente gli aggiornamenti dei nostri eventi sul nostro sito: visitate periodicamente www.cc-ti.ch! Il commercio con l’estero si manifesta chiaramente nelle attività d’esportazione delle aziende e nella loro crescente volontà di internazionalizzarsi. Ma, purtroppo, non si tratta di un’operazione facile, priva di rischi e alla portata di tutti. Questo perché diventa sempre più difficile muoversi in un contesto globale costituito da molteplici fonti di informazione, situazioni di incertezza tra partner commerciali (solvibilità e affidabilità), problematiche contrattuali complesse, novità legislative quotidiane, accordi internazionali compositi e imprevedibili, rischi politici, doganali e di spedizione, ecc.. In questo ambito, la Cc-Ti, quale piattaforma dell’export nel nostro Cantone, gioca un ruolo importante nella formazione specifica e pratica, nell’informazione su temi d’attualità, nella consulenza ad hoc per gli associati e nella creazione di contatti con l’estero. Tutto ciò viene svolto regolarmente e puntualmente innanzitutto grazie alla fondamentale collaborazione con Switzerland Global Enterprise, e naturalmente anche grazie a diversi partner pubblici (Dogane, DFE, SECO, ecc.) e privati che cooperano con la Cc-Ti nel migliore dei modi nel sostegno alle aziende. La giornata dell’export mira a sensibilizzare sia l’opinione pubblica sia le aziende sull’importanza dell’internazionalizzazione delle attività economiche per un Paese come la Svizzera, molto aperto al contesto economico globale. L’edizione 2014 si focalizzerà sulla tematica degli accordi di libero scambio, e vedrà presenti relatori di spicco che interverranno nel corso della giornata. Maggiori dettagli seguiranno a breve sul nostro sito Internet www.cc-ti.ch e tramite la newsletter export.
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Eventi
SOLUZIONI ALLA MOBILITÀ AZIENDALE La mobilità in azienda è un tema che riguarda tutti: non solo le aziende, non solo gli utenti ed i lavoratori, ma l’intera economia. Nel Business Breakfast dello scorso 28 ottobre, abbiamo potuto ascoltare interessanti relazioni che hanno messo in luce come un’ottimizzazione della mobilità aziendale, con l’introduzione di misure a sostegno della stessa («car pooling», la navetta aziendale, l’abbonamento ai trasporti pubblici, ecc.), porti innumerevoli benefici.
IL MOBILITY MANAGEMENT E L’ATTIVITÀ DI INCENTIVAZIONE ALLA MOBILITÀ AZIENDALE DEL CANTONE TICINO Intervista di Lisa Pantini con Martino Colombo, Sezione della mobilità del Dipartimento del territorio Martino Colombo
In che cosa consiste il mobility management e come è possibile ottimizzare gli spostamenti aziendali? “Il mobility management consiste nell’insieme delle attività che vengono svolte all’interno di un’azienda allo scopo di razionalizzare gli spostamenti generati dall’azienda stessa (tragitti pendolari casa-lavoro-casa e trasferte professionali) con particolare attenzione a quelli svolti con il trasporto individuale motorizzato. Il punto di partenza di questo processo è la conoscenza puntuale dei flussi e della domanda di mobilità che induce l’azienda. Sulla base dell’analisi dei dati, rilevati tramite un sondaggio ai dipendenti, dell’offerta di mobilità esistente nel luogo in cui è ubicata l’azienda e di specifiche esigenze dell’azienda, sono definite le misure del piano di mobilità aziendale che mirano a ridurre l’uso dell’auto. Grazie all’attuazione di queste misure e all’introduzione di incentivi, i dipendenti possono infatti modificare la loro scelta di modo di trasporto a favore di mezzi più rispettosi dell’ambiente. La messa a disposizione di una flotta aziendale svincola ad esempio il dipendente che deve muoversi per lavoro durante la giornata dall’uso dell’auto per gli spostamenti pendolari. Grazie all’introduzione di un piano di mobilità aziendale la ditta può risparmiare in diversi ambiti: sulle spese per le trasferte, sui costi di gestione dei posteggi, ecc.. Inoltre può destinare le superfici che prima erano occu-
pate dalle auto posteggiate per ampliare gli stabili dell’azienda o per altre attività produttive redditizie”. Quali sono le misure promosse dal Cantone in collaborazione anche con altri partner istituzionali? “Il Cantone finanzia innanzitutto, con importanti risorse (1.1 milioni di fr. per il quadriennio 2012-2015), l’abbonamento ai trasporti pubblici Arcobaleno aziendale. Si tratta di un abbonamento annuale personale scontato che viene offerto ai dipendenti di aziende che stipulano un contratto con la Comunità tariffale Ticino e Moesano e che si impegnano ad ordinare un minimo di cinque abbonamenti e a sussidiarne una parte. Il contributo del Cantone, che va fino ad un massimo del 15% del costo delle abbonamento valido per le zone tra il domicilio e il luogo di lavoro, è pari al sussidio versato dall’azienda. Il Cantone sostiene poi la campagna informativa per il car pooling «Condividi l’auto» e mette a disposizione delle aziende delle aree riservate sulla piattaforma Internet www.liberalauto. ch. Non da ultimo il Cantone, in collaborazione con i Comuni, realizza infrastrutture a favore della mobilità lenta (mobilità ciclabile e pedonale) e assiste le aziende nell’attuazione del piano di mobilità aziendale (sondaggio gratuito e accompagnamento e consulenza nelle varie fasi del progetto)”.
L’ESPERIENZA DI SCHINDLER ELETTRONICA SA Intervista di Lisa Pantini con Marzio Corda, Reparto formazione apprendisti, Schindler Elettronica SA
Marzio Corda
Come viene sostenuto da Schindler Elettronica SA il progetto della mobilità sostenibile? Con quali iniziative? “Per capire meglio la nostra situazione occorre premettere che la nostra azienda si trova in una zona del Comune di Locarno che ha destinazioni diverse oltre a quella industriale quali il centro balnerare, il porto, lo stadio, le varie infrastrut-
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ture turistiche e residenziali. La nostra azienda conta 440 collaboratori e per la situazione descritta sopra non disponiamo di parcheggi auto aziendali. Dobbiamo dunque utilizzare dei parcheggi pubblici del Comune di Locarno. Il problema è che vi è una grande penuria di posti auto e dunque per noi un concetto diverso di mobilità è necessario, non solo per ridurre il carico ambientale. Il progetto di mobilità in azienda viene
sostenuto attraverso diverse forme quali: - Mobilità lenta: tramite la divulgazione del materiale informativo preparato dal Dipartimento del territorio, - Siamo in attesa di poter usufruire della possibilità di una rete di Bike Sharing pubblica che dovrebbe essere operativa nei prossimi anni. - Trasporto pubblico: si dà la possibilità ai collaboratori di pianificare gli orari di lavoro in funzione del trasporto pubblico e mettendo a disposizione un contributo aziendale del 30% sull’abbonamento annuale in collaborazione con la Comunità Tariffale Arcobaleno. - Carpooling: mediante la messa a disposizione di una piattaforma Intranet aziendale per la gestione della condivisione dell’automobile tra dipendenti e la messa a disposizione di parcheggi «Car pooling» da parte del Comune di Locarno. L’iniziativa forse più innovativa è stata la costituzione di un «Fondo mobilità», frutto del lavoro di un gruppo di progetto costituito da collaboratori dell’azienda. Il concetto può essere riassunto in questi punti: - Per l’occupazione dei loro parcheggi il Comune di Locarno mette a disposizione una serie di tagliandi annuali facendo pagare un forfait all’azienda. L’azienda contribuisce nella maggior parte della spesa, riducendo così notevolmente il contributo del collaboratore al suo acquisto. - Da quest’anno abbiamo un accordo con il Comune di Locarno che ci permette di pagare l’85% di questo forfait. Il 15% è versato in un «Fondo mobilità» aziendale. Se viene dimostrato che viene svolta un’effettiva riduzione dei posti auto utilizzati, il 15% a fine anno potrà essere non versato. - Questo fondo è anche alimentato dai collaboratori che scelgono volontariamente di non acquistare il tagliando annuale, pagando un ticket posteggio settimanale. Nelle settimane che non si acquista il ticket, significa che non viene utilizzata la propria autovettura e dunque si è scelto un modo alternativo di muoversi. Questa scelta è «premiata» con un importo
che viene prelevato dal «Fondo mobilità», corrispondente ad ogni settimana di mancato uso dell’automobile. - Eventuali eccedenze nel fondo verranno utilizzate per altre iniziative di mobilità, come per esempio l’acquisto di biciclette elettriche da mettere a disposizione ai collaboratori. Il 25% dei collaboratori ha scelto di aderire al «Fondo mobilità» e il sistema sta raccogliendo i loro favori”. Quali benefici ha portato l’attuazione di un piano di mobilità sostenibile? “Ne sta portando 3: - Una diminuzione del carico ambientale, stimato a 5’500 Kg di mancate emissioni di CO2, in sintonia con gli obiettivi del progetto LOSEMOS in collaborazione con il Comune di Locarno. - Un minor fabbisogno di posti auto da richiedere al Comune di Locarno. - Una maggiore consapevolezza in ognuno di noi che è possibile cambiare abitudini nel muoversi, procurandosi dei vantaggi”.
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Eventi
AGIAMO INSIEME! Sono stati consegnati lo scorso 18 novembre presso l’Auditorium BancaStato a Bellinzona i riconoscimenti alle aziende che si sono distinte per la reintegrazione professionale di collaboratori che hanno subito un danno alla salute
Evento organizzato da:
L’evento, promosso dalla collaborazione tra l’Istituto delle assicurazioni sociali e la Camera di Commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino – giunto alla seconda edizione – è nato nel 2012 allo scopo di promuovere il reinserimento professionale in Ticino.
Il saluto dell’On. Paolo Beltraminelli, Consigliere di Stato e Direttore del DSS
Durante la serata sono state premiate tre aziende che si sono distinte sul territorio ticinese nella reintegrazione professionale di persone che soffrono di un danno alla salute, permettendo loro di (ri)trovare un percorso professionale. Sono stati altresì premiati i collaboratori stessi che, con volontà e perseveranza, si sono sforzati di superare la condizione invalidante per continuare a fornire un contributo attivo, valido e concreto all’azienda.
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L’intervento di Antonio Salmina, Direttore della ditta Salmina & Ferrari SA (azienda distintasi nel 2012)
La consegna del riconoscimento alla Helsinn Healthcare SA. Da sin. troviamo: il Dott. Luigi Caletti, Helsinn Healthcare SA; l’Avv. Monica Maestri, Direttrice UAI; la Signora Attilia Bartolomei, Helsinn Healthcare SA e Julie Arlin, che ha moderato la serata dello scorso 18 novembre
Il Signor Remo Semmeler, Titolare di Roll-Star 86 Sagl riceve il riconoscimento dalle mani dell’Avv. Carlo Marazza, Direttore IAS
Le imprese che si sono distinte: • Bianchi & Co. SA, Novazzano • Helsinn Healthcare SA, Pambio-Noranco • Roll-Star 86 Sagl, Sementina Da sin.: Enzo Cantelli e Massimiliano Egloff, dell’azienda Bianchi & Co. SA di Novazzano, terza azienda distintasi, con Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti e Julie Arlin
Una foto di gruppo a conclusione della serata del 18.11.13. Da sin.: Avv. C. Marazza, E. Cantelli, A. Bartolomei, M. Egloff, L. Caletti, L. Albertoni e davanti R. Semmeler
Rendendo maggiormente visibili gli sforzi intrapresi da molti datori di lavoro ticinesi che, dando prova di grande sensibilità ed in collaborazione con l’UAI, affrontano con successo l’inserimento di persone all’interno della propria azienda, il progetto Agiamo Insieme vuole sensibilizzare la società sulle sinergie costruttive che possono crearsi tra Stato ed economia, rinforzando il principio del reinserimento e non del versamento di una rendita quando non necessario.
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Eventi
LE OPPORTUNITÀ DATE DALL’ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO CON LA CINA Davanti ad un folto pubblico di interessati, lo scorso 7 novembre abbiamo potuto apprendere quali nuove opportunità e quali impulsi darà all’export ed alle PMI svizzere e ticinesi l’accordo di libero scambio con la Cina, firmato il 6 luglio 2013. Il testo, sottoscritto dal Consigliere federale Schneider- Ammann e dal Ministro cinese del commercio Gao Hucheng, dovrà ancora essere ratificato dai due Stati. Si tratta di un accordo bilaterale che apre le porte della seconda potenza economica mondiale alle aziende elvetiche. La Svizzera negli ultimi anni ha creato una rete di 26 accordi con 35 partner non appartenenti all’Unione Europea (UE) e quello con la Cina è l’ultimo trattato in ordine cronologico stipulato bilateralmente. L’ALS conferisce all’economia svizzera un vantaggio concorrenziale nei confronti dei Paesi che non dispongono di un tale accordo con la Repubblica popolare. Durante l’incontro del 7 novembre, organizzato in collaborazione con l’Amministrazione Federale delle Dogane e con Switzerland
Global Enterprise, sono intervenuti Alain Graf, Head of Swiss Business Hub China, Pechino e Meinrad Müller, Sostituto capo per gli accordi di libero scambio; Direzione generale delle dogane, Berna.
Il rendimento è la nostra priorità è la sicurezza. Sono tante le svolte della vita. La nostra previdenza si adegua.
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PROSSIME GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO 2014 • SUD-EST ASIATICO: giovedì 13 marzo 2014 • FRANCIA: martedì 18 marzo 2014 • COREA DEL SUD: lunedì 24 marzo 2014 • AFRICA DEL SUD (REGIONE): martedì 25 marzo 2014 • POLONIA: giovedì 7 aprile 2014 • STATI DEL GOLFO: martedì 15 aprile 2014 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale gratuito con i consulenti di Switzerland Global Enterprise e con i collaboratori degli Swiss Business Hub all’estero. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con Switzerland Global Enterprise e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@S-GE.COM, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.
Innovazione e il ruolo dello Stato
Nessun paese è più innovativo della Svizzera. Il nostro Paese è infatti ai vertici delle varie classifiche mondiali sull’innovazione. Questa situazione non deve cambiare! La capacità innovativa è oggigiorno uno dei fattori più importanti nella competitività internazionale. La rivista della Segreteria di Stato dell’economia SECO “La Vie économique” / “Die Volkswirtschaft”, dedica la sua ultima edizione alla performance della Svizzera e illustra come conservare la capacità d’innovare. La Vie économique: L’innovation et le rôle de l’Etat www.dievolkswirtschaft.ch/fr/current-edition
Svizzera-Giappone: innovazione nella cooperazione
Alla fine di ottobre, Svizzera e Giappone hanno firmato un accordo per rafforzare la loro cooperazione attuale basata sulla scienza. Secondo informazione della Commissione per la tecnologia e l’innovazione CTI, commissione competente da parte Svizzera, sono previsti workshop comuni per le aziende e per altre parti, attive nel settore dell’innovazione, nonché misure per un accesso semplificato a partenariati bilaterali e a fondi statali. La CTI firma una convenzione fra Svizzera e Giappone per la promozione dell’innovazione basata sulla scienza www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=50753
Studio Deloitte: innovazione reinventata
Uno studio Deloitte mostra che la Svizzera si afferma continuamente come piazza manifatturiera più innovativa al mondo. Da tale studio, intitolato “Innovation – Neu erfunden“ (innovazione reinventata), si evince che non bastano sempli-
cemente buone idee di prodotto e di vendita, bensì strutture di base della cultura dell’innovazione devono essere analizzate sempre più con uno sguardo critico, ridefinite e indirizzate ai bisogni e alle tendenze moderne. Innovation reinvented www.deloitte.com/view/en_CH/ch/industries/manufacturing/ challenges/innovation/da45181059971410VgnVCM20000033 56f70aRCRD.htm?lgtog=lgtog
Accordo di libero scambio AELS-CCG: l’entrata in vigore è imminente
L’accordo di libero scambio, ratificato nel 2009, tra i Paesi dell’AELS e i Paesi arabi riuniti del Consiglio di cooperazione del Golfo CCG, dovrebbe entrare subito in vigore, come comunicato dallo Swiss Business Hub GCC. Il 27 ottobre, gli Emirati arabi uniti (EAU) hanno ratificato l’accordo di libero scambio, per ultimi. Con la ratifica dell’accordo da parte degli EAU nulla ostacola più la sua entrata in vigore e l’attuazione. Gli ultimi passi della procedura consistono, secondo lo SBH GCC, unicamente in formalità. In tal senso, manca ancora una conferma presso il segretariato del CCG e deve essere rispettato un termine d’attesa della durata minima di un mese per il periodo transitorio. L’accordo di libero scambio tra i Paesi dell’AELS, Svizzera, Liechtenstein, Islanda e Norvegia e tra gli Stati membri del CCG, Bahrain, Katar, Kuwait, Oman, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, include inoltre il commercio di prodotti industriali e prodotti agricoli trasformati, il commercio di servizi, appalti pubblici, la tutela della proprietà intellettuale e la concorrenza. Il commercio di prodotti agricoli non trasformati è regolato da accordi complementari conclusi bilateralmente. Secondo la SECO, con l’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio, i dazi sulle esportazioni di prodotti industriali nei paesi del CCG dovrebbero diminuire da subito del 90% delle voci di tariffa e di un ulteriore 6% entro cinque anni. Le disposizioni
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sul commercio dei servizi prevedono condizioni migliori rispetto a quelle previste dall’OMC. Sui mercati d’accesso, nonché in materia di tutela della proprietà intellettuale, l’accordo si orienta ugualmente a quello relativo dell’OMC. AELS - Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) www.seco.admin.ch/themen/00513/00586/00593/03282/index.html?lang=it
E-Commerce in Italia: crescita continua
L’E-Commerce italiano sembra non aver risentito molto della crisi diffusa e continua a brillare con cifre d’affari in crescita. Sono già più di 14 milioni gli italiani a fare shopping online e secondo le stime, quest’anno, si spenderanno circa 11,2 miliardi di EUR, cifra che rappresenta un aumento del 17% rispetto all’anno scorso. I maggiori fatturati nell’E-Commerce si registrano nel settore del turismo, a seguire, nel settore dell’abbigliamento e dell’informatica. L’ulteriore distribuzione di Tablet e Smartphone andrà ad alimentare l’utilizzo dei servizi E-Commerce anche in Italia.
Spagna: migliorate le condizioni quadro per aziende e investitori
La Spagna vuole essere una piazza economica più attrattiva e si è così dotata di una nuova legge, entrata in vigore a fine settembre, a sostegno delle aziende e della loro internazionalizzazione. La legge è volta a migliorare le condizioni quadro per le aziende e gli investitori attivi in Spagna. Tra le misure promosse figurano: • permesso di soggiorno e dimora facilitato (“Golden visa”) per gli investitori (a determinate condizioni) • introduzione della società a responsabilità limitata quale nuova forma giuridica • adattamento del diritto fallimentare per renderlo più favorevole alle aziende (es. responsabilità personale limitata) • riduzione dei contributi previdenziali e fiscali (dal 1° gennaio 2014, le PMI devono pagare l’IVA dovuta allo Stato dal 1° gennaio 2014, solo quando la relativa fattura è stata pagata dal cliente) • creazione di punti di informazione per le imprese che desiderano operare in Spagna • riduzione dell’onere amministrativo nella fase di lancio e di realizzazione di progetti di investimento • supporto per il finanziamento di progetti di investimento Advoc: Spain: New legal rules brought in by the “Entrepreneur’s Act” www.advoc.com/view-news/Spain’3A+New+legal+rules+brou ght+in+by+the+’E2’80’9CEntrepreneur’E2’80’99s+Act’E2’8 0’9D/ Ashurst Madrid: Amendments to the Spanish Insolvency Act introduced by Law 14/2013, of 27 September, on support for entrepreneurs w w w.jdsupra.com /legalnews /spanish-insolvency-lawamendment-refina-59027/ Finanzen.ch: Spain Approves Immigration Residency Visa for 500,000 Euro Property Investment www.prnewswire.com/news-releases/spain-approves-immigration-residency-visa-for-500000-euro-property-investment-225850701.html
Il Portogallo vuole diminuire l’imposta sulle società
Il governo portoghese ha annunciato una diminuzione dell’imposta sulle società passando dal 25 al 23%. La nuova aliquota sarà valida a partire dal prossimo anno e in seguito sarà ridotta
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gradualmente, entro il 2016, di altri 6 punti percentuali fino a raggiungere il 17%. La proposta del governo non dovrebbe affatto incontrare opposizione maggiore dei membri della coalizione in carica, rappresentata in Parlamento. Inoltre, anche l’UE e il FMI, da cui dipende il Portogallo, Paese colpito a livello finanziario, hanno segnalato la loro approvazione a patto che le misure di risparmio del Paese non vengano con ciò danneggiate. Il governo si auspica che le imposte ridotte possano attirare più aziende nel Paese e che portino a maggiori investimenti. Nel complesso ciò dovrebbe avere un influsso positivo sul prelievo fiscale e rimpinguare le casse dello stato. Portugal to lower corporate tax rate next year to 23% vs 25% http://online.wsj.com/article/BT-CO-20131014-704194.html
Ampliamento della linea metropolitana di Praga per 1 miliardo di euro
Le basi per l’ampliamento della linea metropolitana di Praga sono state poste. Mancano ora solamente i contributi UE. Se dovessero, come auspicato, essere approvati il prossimo anno, il progetto miliardario potrà essere realizzato entro il 2022, come dichiarato dalla giunta comunale della città di Praga. Nell’ampliamento della linea metropolitana si tratta di realizzare una quarta linea, la linea D, che dovrà alleggerire la già presente linea C e servire il quartiere sud di Praga altamente popolato. La tratta pianificata comprende più di 10 km e sei stazioni da Pankrac a Pisnice. Praga sta considerando anche di prolungare la linea D da Pankrac in direzione nord verso il centro città, fino a piazza Namesti Miru.
Nuovi studi di S-GE: Polonia, UK, Turchia, grandi investimenti per una gestione dei rifiuti ecologica
Con l’accumulo di rifiuti crescono anche i problemi legati allo smaltimento. Negli ultimi anni, Polonia, UK e Turchia hanno incrementato ulteriormente gli sforzi per l’eliminazione e il riciclo dei rifiuti, tuttavia tali Paesi sono ancora lontani dal raggiungimento di quanto prefissato. Tre recenti studi di mercato di Switzerland Global Enterprise mostrano quali sono gli investimenti ancora necessari nei tre Paesi, per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, nonché come le aziende svizzere possano crearsi opportunità commerciali. Studio di mercato S-GE: rapporto sul settore dei rifiuti in UK www.s-ge.com/svizzera/export/it/blog/rapporto-di-mercatos-ge-rapporto-sul-settore-dei-rifiuti-uk-sulla-strada-versoun%E2%80%99economia-cir Studio di mercato S-GE: gestione dei rifiuti in Polonia www.s-ge.com/svizzera/export/it/blog/rapporto-di-mercato-sge-gestione-dei-rifiuti-polonia Studio di mercato S-GE: gestione dei rifiuti in Turchia www.s-ge.com/svizzera/export/it/blog/rapporto-di-mercato-sge-gestione-dei-rifiuti-turchia
Il Qatar investe massicciamente
Il Qatar - il paese più ricco al mondo – nel 2022 accoglierà i Campionati del mondo di calcio. Questo avvenimento sportivo ha obbligato il Paese ad investire nella costruzione e nell’ampliamento dei suoi impianti sportivi e della sua infrastruttura. E lo fa in grande stile. Secondo Ruedi Büchi, Senior Consultant per il Medio Oriente presso Switzerland Global Enterprise (S-GE), le svizzere possono trarre profitto da questi investimenti. Maggiori ragguagli nell’intervista a radio SRF 4. Intervista a radio SFR4: il Qatar investe nel calcio e in altri sport www.s-ge.com/svizzera/export/it/blog/il-qatar-investe-massicciamente
Arabia Saudita: nuovi indirizzi per inoltrare le domande di visto
In Svizzera, i visti per un soggiorno in Arabia Saudita, secondo una comunicazione dell’Ambasciata saudita a Berna, devono ora essere richiesti presso il Visa Service Center, VFS TsHell (Facilitating) Company. VFS Tashell International www.vfstasheel.com/VFSTasheel/opsys/auth/login
Oman: investimenti miliardari per due centri medici
Il Sultanato dell’Oman sta investendo massicciamente nello sviluppo della sua offerta sanitaria. I due progetti chiave sono le “Medical Cities” a Salalah e a Muscat: i lavori di costruzione della prima stanno per essere avviati, mentre la seconda è ancora in fase di pianificazione. Entro la fine dell’anno dovrebbero essere pubblicati i primi bandi di concorso relativi all’International Medical City a Salalah. Nel 2016, al termine della prima fase di costruzione potranno così essere resi operativi i primi impianti. Il progetto è valutato a 1 miliardo di dollari e prevede tra l’altro la costruzione di un ospedale con 530 posti letto nonché dei centri di trapianto, dialisi, riabilitazione e diagnostici. 2,5 miliardi di dollari saranno invece dedicati alla pianificazione della costruzione dell‘International Medical City a Muscat, che prevede la costruzione di 5 ospedali per un totale di 2’000 posti letto nonché diversi centri di formazione e di ricerca, come pure dei laboratori. International medical city www.imc-oman.com/ Phase 1 of 1 $bn Oman medical city to open in 2016 www.arabianbusiness.com/phase-1-of-1bn-oman-medical-cityopen-in-2016-519052.html
Messico: l’industria aeronautica prende il volo
Dal 2002, l’industria aeronautica in Messico registra una crescita del 20% l’anno. Si tratta soprattutto della produzione e del montaggio di pezzi, ma i servizi di riparazione e di manutenzione stanno prendendo sempre più piede. I subfornitori che puntano sulla qualità hanno buone possibilità di imporsi sul mercato. Lo Swiss Business Hub Mexico e l’Ambasciata svizzera in loco hanno appena pubblicato un rapporto in merito. Messico: l’industria aeronautica prende il volo www.s-ge.com/it/blog/messico-l%E2%80%99industria-aeronautica-prende-il-volo
Messico: le tecnologie pulite si posizionano bene
In Messico, la quota parte di energie rinnovabili nel consumo totale è del 22%, percentuale superiore a quella registrata in Svizzera. Essa dovrebbe persino aumentare al 40% entro il 2040. Per raggiungere quest’obiettivo ambizioso, saranno necessari investimenti massicci, ma il potenziale di sviluppo delle energie solare ed eolica è gigantesco. Lo Swiss Business Hub Mexico e l’Ambasciata svizzera hanno appena pubblicato un rapporto sul futuro delle tecnologie verdi in Messico che evidenzia le opportunità d’affari che si profilano per le aziende elvetiche. Messico: le tecnologie pulite si posizionano bene www.s-ge.com/it/blog/messico-le-tecnologie-pulite-si-posizionano-bene
Malesia: un tunnel sotterraneo e una nuova città per Penang
L’isola high-tech turistica di Penang, situata nello stretto di
Malacca, verrà collegata alla terraferma malese attraverso un tunnel sotterraneo di 6,5 chilometri. Il tunnel sotterraneo fa parte di un vasto sviluppo della rete di trasporto stradale sovraccarica su cui l’isola Penang, appartenente all’omonimo stato federale malese, ha chiaramente guadagnato importanza negli ultimi anni sia come piazza per l’industria internazionale high-tech, sia come destinazione turistica. Nei prossimi cinque-dodici anni, oltre al tunnel stradale di 6,5 km, costruito 15 metri sotto il fondo marino, che attraverserà lo stretto di Malacca anch’esso a 15 metri di profondità, andranno ad aggiungersi altresì una circonvallazione, una via veloce, nonché una strada di collegamento (a nord dell’isola) della lunghezza totale di 20 km. Di conseguenza si creerà nuovo spazio per abitazioni e attività commerciali che permetterà nuovamente il proseguimento e la concretizzazione della seconda fase del progetto di sviluppo urbano Seri Tanjung Pinang (segnatamente circa 12’000 abitazioni). Penang inks deals for 6.5km undersea tunnel www.theconstructionindex.co.uk/news/view/penang-inks-dealsfor-65km-undersea-tunnel Highlight STP Phase 2 making headway www.theedgemalaysia.com/in-the-edge-financial-dailytoday/249482-highlight-stp-phase-2-making-headway.html
Doing Business 2014: dove le PMI trovano le migliori condizioni quadro
Ogni anno, la Banca Mondiale pubblica la classifica «Doing Business» delle sedi aziendali più interessanti, dei Paesi con le migliori condizioni quadro per il successo di piccole e medie imprese. Singapore, Hong Kong e la Nuova Zelanda sono ai vertici della classifica attuale. Oltre alla Russia e all’Ucraina, nove nazioni africane a sud del Sahara hanno guadagnato più terreno. Nella top ten, oltre ai tre capolista, si sono posizionati anche USA, Danimarca, Malesia, Corea del sud, Georgia, Norvegia e Gran Bretagna. La Svizzera, come sempre nella classifica «Doing Business» della Banca mondiale, si colloca in fondo, attualmente al 29° posto. Ciò è dovuto al fatto che l’avvio di imprese in Svizzera in rapporto ad altri Paesi è sottoposto a richieste più severe, inoltre, le concessioni edilizie sul posto non sono facili da ottenere. Diversamente dalla Svizzera, la quale nel 2013 non ha migliorato la sua posizione, Russia e Ucraina hanno implementato le loro condizioni quadro per le aziende, tanto che ora detengono un posto assicurato nel secondo terzo della tabella (Russia: 98°, Ucraina 112° su un totale di 189 Paesi). Le Filippine e il Guatemala vantano anch’essi buoni progressi, tuttavia è soprattutto la regione dell’Africa subsahariana a primeggiare, con nove Paesi presenti nella top 20 delle nazioni con maggiore progresso rispetto l’anno precedente. Tra questi vi è il Ruanda, al 32° posto, ancora prima di esso si collocano il Sudafrica, la Tunisia e il Botswana (tutti inseriti nel primo terzo della tabella), miglior Paese classificato dell’Africa, nonché il Burundi, Djibouti, Gabon e la Costa d’Avorio. • Insediare un’azienda: il Paese in cui è più semplice e più veloce installare un’azienda è la Nuova Zelanda. Poco tempo e poca fatica anche per quanto riguarda l’installazione di un’azienda in Canda, Singapore, Australia e Hong Kong. I Paesi in cui è più difficile sono Myanmar, Eritrea e Haiti. La Grecia ha registrato i progressi maggiori per quando riguarda le condizioni quadro d’installazione di aziende rispetto all’anno precedente. • Concessioni edilizie: un’azienda situata ad Hong Kong ottiene più facilmente una concessione edilizia. Anche in Georgia, Singapore, Bahrain e negli Emirati Arabi Uniti non vi sono quasi ostacoli. Molto difficile invece è in Eritrea, Libia
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e Albania. L’Ucraina ha registrato i maggiori progressi nelle concezioni edilizie. • Allacciamento alla corrente: in Islanda, i tempi di attesa per l’allacciamento alla corrente sono i più brevi. Ciò avviene molto velocemente anche in Corea del sud, Germania, Emirati Arabi Uniti e a Hong Kong. Lunghi tempi d’attesa sono soprattutto in Libia, in Guinea Bissau e in Madagascar. La Russia è stata la nazione ad accorciare maggiormente i tempi d’attesa. • Registrazione della proprietà: la Georgia è il Paese in cui è possibile registrare la proprietà più rapidamente. Una registrazione veloce è possibile anche in Nuova Zelanda, in Bielorussia, negli Emirati Arabi Uniti e in Armenia. Fanalini di coda sono Micronesia, Isole Marshall e Timor-Leste. L’anno scorso, la Malesia è stata la nazione migliore a perfezionare la registrazione delle proprietà. • Concessione di crediti: si ottiene più facilmente un credito in Malesia e in Gran Bretagna, nonché in Sud Africa, Australia e Georgia. I Paesi in cui è più difficile sono Palau, Tagikistan e Madagascar. Rispetto all’anno precedente, è stata la Cambogia a compiere il progresso migliore nella concessione di crediti. • Tutela degli investimenti: in Nuova Zelanda gli investimenti sono meglio tutelati. Anche a Singapore, Hong Kong, Malesia e Canada vi è una tutela eccellente. Al contrario, essa è carente soprattutto in Afghanistan, Libia e Laos. In Kosovo è invece nettamente migliorata. • Imposte: le condizioni quadro fiscali più interessanti sono applicate negli Emirati Arabi Uniti. Anche Qatar, Arabia Saudita, Singapore e Hong Kong offrono molto in tal senso. All’altro capo della classifica troviamo: il Ciad, la Repubblica centrafricana e il Venezuela. In rapporto al 2013, la Liberia è diventata la nazione più vantaggiosa dal punto di vista fiscale. • Commercio internazionale: il traffico commerciale transfrontaliero funziona al meglio a Singapore e ad Hong Kong. A seguire, la Corea del Sud, gli Emirati Arabi Uniti e la Malesia. Le maggiori restrizioni nel commercio transfrontaliero sono in Uzbekistan, Tagikistan e nel Sudan del Sud. Il Sudafrica è stato il Paese che ha fatto più progressi. • Applicazione del contratto: in Lussemburgo vi sono le condizioni migliori per stipulare i contratti. Buoni risultati sono stati raggiunti anche da Corea del sud, Islanda, Norvegia e Germania. La Polonia ha conseguito il progresso migliore per questo criterio. Grandi difficoltà per l’implementazione dei contratti si sono registrate a Timor-Leste, Myanmar e in Angola. • Regolamento d‘insolvenza: il Giappone dispone del miglior regolamento d’insolvenza. Si posizionano bene anche Norvegia, Finlandia, Singapore e Paesi Bassi. La Polonia ha conseguito il miglior progresso in questo punto. Eritrea, Repubblica centrale d’Africa e Zimbabwe non hanno una buona reputazione a tale proposito. Doing Business 2014 www.doingbusiness.org/
Indice di prosperità: i paesi più ricchi a confronto
Il benessere globale ha ripreso a crescere per la prima volta dal 2009. Questo è il principale risultato del Legatum Prosperity Index aggiornato, al cui vertice, nel 2013, vi erano Norvegia, Svizzera e Canada. A fianco dei 3 Paesi capolista, nella top ten troviamo anche Svezia, Nuova Zelanda, Danimarca, Australia, Finlandia, Paesi Bassi e Lussemburgo. Sono 142 i Paesi presenti nella classifica. Ai primi posti dominano le nazioni europee, 14 di esse rientrano tra le top 20, insieme ad altri rappresentanti continentali: il Canada e gli Usa per l’America, Australia
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e Nuova Zelanda per l’Oceania, Singapore e Hongkong per l’Asia. Il Paese africano meglio posizionato, il Botswana, si colloca al 72° posto. In America Latina tra le posizioni migliori abbiamo l’Uruguay al 30° posto, il Costa Rica 31° e il Cile 35°. I Paesi limitrofi della Svizzera, si collocano tra i migliori venti, ad eccezione dell’Italia: Germania 14°, Austria 15°, Francia 20°, Italia 32°. Il Giappone classificandosi 21°, resta appena escluso dai top 20. I Paesi BRICS hanno ancora un grande distacco: Brasile 46°, Cina 51°, Russia 61°, Sud Africa 77° e India 106°. Nel Prosperity Index dell’Istituto Legatum, il benessere di un Paese non viene misurato solo in base al credito, bensì anche al benessere comune. Ad esempio, sul livello di formazione, sulla sicurezza o sulla libertà personale dei suoi abitanti. • Se si considera unicamente l’aspetto economico, Norvegia e Svizzera si posizionano al primo e risp. al secondo posto. A seguire troviamo Singapore terza, poi in fila Canada, Giappone, Svezia, Cina, Malesia, Germania e Australia. • Per quanto riguarda l’imprenditorialità, i Paesi Scandinavi primeggiano: Svezia, Danimarca e Finlandia occupano i primi tre posti. Norvegia e Islanda sono rispettivamente sesta e settima. La top ten è completata da Svizzera 4°, Lussemburgo 5°, Paesi Bassi 8°, Gran Bretagna 9° e Hong Kong 10°. • La Governance (buongoverno) domina in Svizzera. Degni di medaglia sono anche Nuova Zelanda e Danimarca, a seguire Svezia, Finlandia, Lussemburgo, Australia, Canada, Gran Bretagna e Paesi Bassi. • Nella formazione, Nuova Zelanda, Australia e Canada sono in testa. Ottimi voti sono stati ottenuti anche da Norvegia, Usa, Finlandia, Corea del Sud, Spania, Slovenia e Taiwan. • In ambito sanitario, Lussemburgo, Usa e Svizzera risultano essere i Paesi migliori. Si posizionano a seguire: Germania, Norvegia, Giappone, Paesi Bassi, Francia, Austria e Belgio. • Le condizioni di sicurezza sono migliori a Hong Kong, in Islanda e Svezia. Anche Finlandia, Irlanda, Norvegia, Canada, Danimarca, Taiwan, Lussemburgo e Svizzera hanno poco da temere in merito alla sicurezza. • La maggior importanza alla libertà personale viene attribuita a Canada, Norvegia e Australia. A godere di un buon grado di libertà personale sono tuttavia anche Svezia, Nuova Zelanda, Islanda, Lussemburgo, Irlanda, Danimarca e Uruguay. • Norvegia, Nuova Zelanda e Danimarca sono i Paesi con il più alto capitale sociale (reti sociali, norme, e valori). Un buon posizionamento è anche quello di Australia, Paesi Bassi, Canada, Finlandia, Svizzera, Usa e Svezia. Legatum Prosperity Index www.prosperity.com/#!/
Switzerland Global Enterprise Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@s-ge.com www.s-ge.com
Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Switzerland-GE per la Svizzera italiana e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti
ACCORDI DI LIBERO SCAMBIO: STRUMENTO INDISPENSABILE PER L’ECONOMIA SVIZZERA
Monica Zurfluh
Marco Passalia
Ad oggi la Svizzera ha siglato oltre 30 accordi di libero scambio (ALS), tra cui la Convenzione dell’Associazione economica di libero scambio (AELS) e l’ALS con l’Unione Europea (UE). Tra gli ultimi in ordine di tempo, è importante citare la firma del trattato bilaterale Svizzera-Cina, che dovrebbe entrare in vigore nel corso del 2014. Nel frattempo la Confederazione continua la strada dei trattati, sia bilaterali sia in seno all’AELS, con vari partner tra cui Algeria, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Malesia, Russia (con Bielorussia e Kazakistan), Tailandia e Vietnam. La Svizzera è un Paese dall’economia ad orientamento fortemente internazionale e altamente integrato nell’economia mondiale. Gli scambi commerciali e gli investimenti internazionali sono determinanti per la nostra prosperità ed è quindi fondamentale continuare a sostenere le aziende nell’accesso ai mercati esteri anche e soprattutto attraverso la creazione di nuovi partenariati commerciali con mercati emergenti. Ma quanto sono importanti gli ALS per l’economia elvetica? Gli accordi di libero scambio, secondo la SECO (maggiori dettagli: www.seco.admin.ch/themen/00513/00515/01330/ index.html?lang=it), ad eccezione del trattato con l’UE, coprono il 22,6% delle esportazioni svizzere totali, il che corrisponde al 51% delle esportazioni del nostro Paese verso mercati al di fuori dell’Unione Europea. Le cifre dimostrano come gli ALS con partner esterni all’UE forniscono un migliore accesso al mercato con oltre 2 miliardi di consumatori e un prodotto interno lordo (PIL) superiore ai 22’000 miliardi di franchi. Gli accordi di libero scambio portano quindi un notevole aumento degli affari commerciali: nel 2011 ad esempio, le importazioni svizzere da partner legati ad un ALS ammontavano all’83%, mentre le esportazioni verso tali Paesi si attestavano al 71%. Da un’analisi della SECO, effettuata tra il 1988 e il 2008, è emerso come il commercio estero internazionale della Svizzera (ovvero la somma di tutte le esportazioni e le importazioni) sia aumentato, annualmente, di circa il 5,7%. Il nostro Paese, grazie agli ALS, ha avuto una crescita
molto più rapida delle esportazioni: il commercio con i partner degli ALS, nei primi quattro anni dall’entrata in vigore dei rispettivi trattati, è aumentato di oltre il 10% all’anno. I flussi commerciali con i Paesi con i quali è stato concluso un accordo risulta quindi nettamente superiore rispetto alle transazioni con Paesi terzi. Le agevolazioni legate alla riduzione o all’eliminazione dei dazi doganali verso i Paesi con cui la Svizzera ha stipulato un trattato sono stati apprezzati da numerose imprese elvetiche che hanno poi saputo cogliere diverse opportunità di business all’estero. Le cifre del 2008 indicano che l’economia d’esportazione elvetica ha risparmiato circa 420 milioni di franchi grazie ai vari trattati siglati negli anni e alle conseguenti riduzioni dei dazi. I benefici degli ALS non toccano esclusivamente le aziende esportatrici, ma, al di qua della nostra frontiera, anche i consumatori possono vantare prezzi più convenienti e una vasta scelta di prodotti provenienti da Paesi partner. Le materie prime, poco disponibili sul territorio elvetico, sono – grazie ai trattati internazionali – molto più accessibili per le nostre aziende che possono così produrre a prezzi più vantaggiosi. I vantaggi degli ALS non sono quindi “solo” riconducibili a minori dazi doganali nelle esportazioni, ma completano tutta una serie di servizi che rendono più competitivo anche il nostro mercato interno. Infine, vi sono ripercussioni positive anche sugli investimenti diretti della Svizzera. La SECO ha infatti analizzato i dati tra il 1988 e il 2007: in questo periodo i flussi di capitale complessivi dalla nostra Confederazione verso i Paesi partner sono stati di oltre 23 miliardi di franchi, ovvero il 5% dell’intero volume delle esportazioni di capitale della Svizzera. Negli anni 1988-2007 l’ammontare degli investimenti diretti svizzeri all’estero è cresciuto in media del 12,6%, mentre l’aumento del capitale nei Paesi partner nei quattro anni successivi all’entrata in vigore dei rispettivi ALS è lievitato in media del 18%. L’analisi della SECO non è entrata nello specifico dell’ALS con l’Unione europea. Quest’ultimo è invece stato al centro dell’attenzione di un recente studio di Switzerland Global Enterprise (S-GE), dove è emerso che nel 2012 l’ALS con l’UE nel solo settore industriale ha generato risparmi sui dazi per un importo pari a quasi un miliardo di franchi. La strada degli ALS deve quindi proseguire in questa direzione favorevole all’economia elvetica e ricordiamo che la Confederazione è in fase di discussione con diversi Paesi e nuovi mercati summenzionati. Per completare la discussione, questa tematica sarà approfondita durante la tradizionale Giornata dell’Export 2014 che si svolgerà nella prima settimana di febbraio. Vi aspettiamo numerosi a questo evento i cui dettagli saranno resi noti a breve sui siti Internet della Cc-Ti e di S-GE.
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Fiere internazionali
Hannover Messe - Research & Technology Hannover, 7-11 aprile 2014
Dal laboratorio direttamente al mercato: ecco il motto del salone Research & Technology. Esso svela come sono ricavati velocemente prodotti commerciabili da tecnologie futuristiche. Il binomio scienza-industria si riunisce a Hannover, permettendo agli espositori di presentare le proprie innovazioni – sia di prodotti sia di processi e materiali - e di scoprire quelle altrui: il settore industriale è confrontato a enormi sfide. Al fine di affrontare questioni complesse, come la continua integrazione dei processi industriali, la transizione verso le energie rinnovabili, l’uso efficiente delle risorse, la sostenibilità, la mobilità, la costruzione leggera e lo sviluppo di risorse alternative e di nuovi materiali, l’industria ha bisogno della scienza. Allo stesso tempo, i professionisti della R&S hanno bisogno di partner efficaci nell’industria e nel governo, al fine di commercializzare le loro innovazioni con successo. Research & Technology è l’unico evento in cui tutte le persone interessate si riuniscono nello stesso luogo allo stesso tempo. Gli espositori al salone comprendono infatti: start-up e spin-off, istituti di ricerca, università atenei scientifici, organizzazioni per la promozione dell’innovazione e del trasferimento di tecnologie e imprese. Lo SWISS Pavilion, ubicato in una posizione privilegiata nel padiglione 2, è organizzato in collaborazione con la Commissione per la tecnologia e l’innovazione (CTI), lo Swiss Technology Award, il Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS) e lo Swiss Business Hub Germany. Informazioni generali sulla fiera: www.hannovermesse.de Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.s-ge.com/switzerland/export/en/event/swiss-pavilion-research-technology-2014-hannover-messe
Bio International Convention 2014 San Diego, 23-26 giugno 2014
Bio International Convention rappresenta il principale evento per l’industria della biotecnologia, che attira i maggiori brand del biotech, offre una rete di networking e opportunità di partenariato, nonché fornisce spunti e ispirazioni sui trend più diffusi. La convention ospita inoltre il Bio Business Forum (One-onOne Partnering), ovvero centinaia di sessioni riguardanti le tendenze biotech, questioni politiche e innovazioni tecnologiche e la maggiore esibizione di tecnologia al mondo, la BIO Exibition. Questa convention avrà luogo al San Diego Convention center. Lo Swiss Pavilion beneficerà di una posizione eccellente nei pressi di uno degli ingressi, inoltre sarà adiacente agli altri padiglioni nazionali. Lo SWISS Pavillon sarà organizzato da Switzerland Global Enterprise (S-GE) in cooperazione con l’associazione Swiss Biotech (SBA). Esso occuperà una superficie di circa 75 m2 e offrirà i seguenti vantaggi: posizione interessante e vicinanza ad uno degli ingressi principali, design svizzero innovativo in grado di attirare l’attenzione, piattaforma ideale per presentare la vostra azienda, prodotti e servizi sotto l’egida dei marchi “Swiss Biotech” e “Switzerland”, inoltre infrastrutture efficienti e servizi professionali prima e dopo l’evento. Per la prima volta alla Bio, lo Swiss Pavillon presenterà la parete innovativa rappresentante la catena di valore dell’industria biotech svizzera. Informazioni generali sulla fiera: http://convention.bio.org/ Informazion sullo SWISS Pavillon www.s-ge.com/svizzera/export/it/event/swiss-pavilion-bio-international-convention-2014
Industria Biotech svizzera: innovazione e valore
Mini Swiss Pavillon Gulfood Manufacturing Dubai, 9-11 novembre 2014
L’industria alimentare del Medio Oriente sta crescendo. Il rapido aumento della popolazione, il boom nel settore della ristorazione e i mercati di riesportazione, nuove tendenze, gusti e prodotti diversificati e variati di consumatori esigenti…sono numerosi i fattori che accelerano gli investimenti nella filiera alimentare. L’insieme di essi porta comunque allo stesso risultato, ovvero all’aumento della domanda. Vista la costante richiesta di partecipazione di nuove aziende, il Dubai World Trade Centre ha deciso di riorganizzare la Gulfood, principale fiera del settore, dividendola in due sessioni: la Gulfood 2014 vera e propria e la Gulfood Manufacturing 2014. La tradizionale Gulfood avrà come temi fondamentali i settori del commercio al dettaglio, gastronomia, commercio e food service. Il suo profilo sarà adattato e la kermesse sarà rivolta ai prodotti finiti, agli alimenti confezionati, all’attrezzatura per catering e gastronomia. La Gulfood Manufacturing è invece dedicata agli ingredienti, ai processi e al packaging dell’industria alimentare e viene promossa con il motto “Mix, make, move food”. L’evento è collegato altresì alla logistica, occupandosi di temi quali la conservazione, il trasporto, la refrigerazione, la gestione del materiale e la filiera. S-GE propone un Mini SWISS Pavilion alla Gulfood Manufacturing, in collaborazione con lo Swiss Business Hub GCC, lo Swiss Business Council e Swissmem. Questo padiglione si rivolge a: food and beverage, industrie di lavorazione e di packaging, in più alle industrie lattiero-casearia, macinazione, panetteria, carni, pasta, snack, frutti di mare, legumi, nocciole, olio vegetale, succhi di frutta e soft drink. Inoltre, esso si indirizza alle industrie dei trasporti, insieme alla distribuzione e alla spedizione di merci, all’importazione ed esportazione, nonché alle industrie al dettaglio e all’ingrosso. Informazioni sul Mini SWISS Pavilion: www.s-ge.com/schweiz/export/de/event/mini-swiss-pavilion-gulfood-manufacturing-2014
INFORMAZIONI SUGLI “SWISS PAVILION”: WWW.S-GE.COM/FIERE
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Vita dei Soci
IMMOBILIARE FONTANA SA ACQUISISCE IL PRESTIGIOSO MARCHIO SOTHEBY’S INTERNATIONAL REALTY Il Direttore, Gianluca Righetti, è lieto di annunciare il rafforzamento dei propri servizi immobiliari di prestigio in Svizzera e all’estero con il lancio di Fontana Sotheby’s International Realty
Presente sul mercato sin dal lontano 1926, con sede a Lugano nella centralissima via Luvini 4, la storica Immobiliare Fontana SA è un vero e proprio riferimento nel panorama immobiliare ticinese. “In un mercato mutevole e impervio quale l’attuale, sono numerose le chiavi del nostro successo” afferma Righetti “correttezza, discrezione, esperienza, stabilità e tradizione su tutte. L’acquisto o la vendita di un immobile coinvolge spesso diversi aspetti personali, dei quali siamo sempre stati molto consapevoli; questa sensibilità ben rappresenta il valo-
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re aggiunto che, prima come Immobiliare Fontana e ora come Fontana Sotheby’s International Realty, siamo in grado di offrire.” Ispirandosi a valori quali trasparenza, cura, impegno e passione, Fontana Sotheby’s International Realty pone ogni singolo cliente al centro della propria attenzione, gli offre piena assistenza e ricerca la completa soddisfazione delle sue esigenze. Una certezza assoluta per venditori e acquirenti. “I nostri professionisti, un team altamente affiatato, competente e con esperienza pluriennale, spic-
cano per la conoscenza approfondita del mercato e delle sue dinamiche, come pure per l’utilizzo di procedure collaudate”. continua Righetti “Siamo una realtà specializzata nella compravendita, locazione e amministrazione di terreni, ville, case, appartamenti, immobili a reddito e commerciali. Il portafoglio immobiliare è vasto e la scelta di proposte nel Canton Ticino è interessante anche per i non residenti”. Fontana Sotheby’s International Realty opera in tutto il Canton Ticino, essenzialmente su due mercati di riferimento per la clientela locale e internazionale: nel Sottoceneri, Lugano e Lago Ceresio, nel Sopraceneri, Locarno, Ascona e Lago Maggiore. “La partnership con Sotheby’s International Realty” sottolinea Righetti “consolida la nostra leadership sul territorio e rafforza la presenza sui mercati internazionali. Una combinazione vincente!” “L’accordo con Immobiliare Fontana SA prosegue il nostro impegno a fornire l’accesso agli esclusivi servizi immobiliari della rete Sotheby’s International Realty nei paesi chiave di tutto il mondo” asserisce Philip White, Presidente e Chief Executive Officer, Sotheby‘s International Realty Affiliates LLC. “Questo rafforza la nostra presenza in Europa e ci permette l’ingresso nel famoso e attraente mercato svizzero vicino al confine italiano. Siamo molto lieti che la nostra clientela globale avrà ora accesso alle proposte di Fontana Sotheby’s International Realty in questa assolutamente meravigliosa regione del mondo”. Fondata nel 1976 per fornire ad agenti indipendenti un potente strumento per la promozione e il marketing di immobili di lusso, Sotheby’s International Realty nasce per collegare le migliori società
immobiliari indipendenti con la clientela più prestigiosa del mondo. Sotheby’s International Realty Affiliates LLC è controllata da Realogy Holdings Corp., quotata presso il New York Stock Exchange e indiscussa leader mondiale nel franchising immobiliare e nella fornitura di servizi di intermediazione immobiliare. Nel febbraio 2004, Realogy stipula un’alleanza strategica a lungo termine con Sotheby’s, la venerabile casa d’aste fondata nel 1744. L’accordo prevede la concessione di licenze a nome Sotheby’s International Realty e l’affiliazione solo a società di intermediazione e professionisti che soddisfano severi requisiti. Sotheby’s International Realty Affiliates LLC supporta i propri iscritti con una serie di servizi operativi di marketing, reclutamento, formazione e risorse per lo sviluppo del proprio business. Attualmente annovera più di 13.000 consulenti vendita localizzati presso 670 uffici in 49 paesi e territori di tutto il mondo. “Venite a visitarci presso la nostra sede in via Luvini 4 a Lugano e registratevi sul nostro sito Internet www.fontanasothebysrealty.com, valuteremo insieme le potenzialità della vostra proprietà e affiancheremo le vostre ricerche immobiliari” conclude Righetti. “Ogni casa è un oggetto unico, la risposta a un desiderio. Scegliete Fontana Sotheby’s International Realty”. Fontana Sotheby ‘s International Realty via Luvini 4 6900 Lugano Tel. +41 91 911 97 20 info@fontanasothebysrealty.com www.fontanasothebysrealty.com
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
DEL PERCHÉ IL TICINO HA BISOGNO DI NUOVE IDEE… E COME LE TROVA: ECCO BUSINESS LAB BOUTIQUE Vi apprestare a leggere un articolo che vi presenta una nuova concezione del fare impresa. Nata e concepita dal Dr. Flavio Audemars, Presidente di Audemars Holding, con la figlia Tanja Audemars - uscita dalla Bocconi e imprenditrice nell’ambito del marketing con la TCommunication Swiss SA, con sede nella stessa struttura -, Business Lab Boutique è la risposta per le PMI alla vita frenetica di oggi ed alle sempre più pressanti ed immediate necessità di risposte nel mondo degli affari, di cui ogni imprenditore ha bisogno
Un sostegno fattivo alle aziende, a quelle piccole realtà che, vuoi perché sono microimprese, o perché la loro struttura è snella e mobile, non necessitano di una grande sede fisica dove soggiornare e domiciliarsi. Ma che in ogni caso non vogliono rinunciare ad un ufficio o sede operativa fisica comoda, attrezzata e funzionale. “Gli affitti in centro a Lugano sono esorbitanti. Necessiterei solo di una postazione di lavoro, e non trovo soluzioni perché si sa che gli uffici e le scrivanie non si affittano camere come per gli hotel… Un ufficio è troppo impegnativo dal punto di vista finanziario. Però a volte serve pure la sala riunioni per un meeting importante per la firma del contratto che mi porterà un carico di lavoro notevole il prossimo anno. E poi c’è quella riunione con gli agenti. Mica possiamo
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farla in un bar… A volte servirebbe pure una segretaria per lo smistamento delle telefonate…” Ecco, la soluzione ai problemi che affannano l’imprenditore moderno è semplice, comoda e sicura. Una proposta a prezzi vantaggiosi senza gravare sugli investimenti iniziali di un recente avvio di una nuova realtà aziendale. Business Lab Boutique è un’oasi di innovazione nella propria concezione. Dall’ingegno del Dr. Flavio Audemars, Presidente di Audemars Holding e della figlia Tanja Audemars, titolare di TCommunication Swiss SA, nasce questa nuova struttura snella e versatile, ubicata a Cadempino, nello stabile Audemars Microtec di Via Ponteggia 2, nei pressi dello svincolo autostradale, facilmente raggiungibile perché posizionata nelle vicinanze del principale asse di
transito. Un luogo di lavoro ideale, concepito per abbinare al business ed alle necessità delle aziende moderne il benessere, un ambiente di design e un alta qualità di servizi per il successo delle attività innovative del Ticino. Business Lab Boutique è una società che mette a disposizione degli open space office per le imprese, e tutta una serie di servizi collaterali che completano l’offerta proposta, rendendola unica, innovativa e accattivante nel suo genere. In un ambiente design con rifiniture di elevata caratura abbinate ai più moderni ritrovati tecnologici, si incontrano idee, persone e nuove opportunità di sinergie, business e networking. Ufficio “fisico” dunque, secondo le esigenze, ma anche sostegno professionale grazie al segretariato multilingue, alle consulenze societarie, fiscali e finanziarie, ai servizi contabili, alle possibilità di archiviazione dei documenti, oppure una domiciliazione della società. Senza contare la possibilità di consulenze anche in ambito del marketing o della comunicazione, grazie alla presenza di TCommunication Swiss SA, che fa parte del gruppo delle offerte all’interno della struttura Audemars, ed è guidata da un membro della famiglia Audemars. Si tratta di una società specializzata in “unconventional advertising” e propone ad aziende pacchetti che vanno dalla creazione grafica dell’immagine a analisi di mercato o semplici operazioni di pubblicità. Un interessante pacchetto per imprese innovative. Perché si sa che l’innovazione e la creatività vanno sempre a braccetto.
15 ottobre 2013: inaugurazione di Business Lab Boutique a Cadempino. Da sin. il Dr. Flavio Audemars, con la moglie, Signora Renate Audemars e il Sindaco di Cadempino On. Marco Lehner
La proposta per gli imprenditori è interessante e si compone di: • Vari desk di lavoro disponibili a dipendenza delle esigenze del cliente, con numerosi servizi compresi (che vanno dalla copertura wi-fi, alla reception per accoglienza visitatori, lounge per incontri formali ed area relax con quotidiani e magazine, disponibilità della mensa aziendale “Trattoria La Monda”, coffee corner con bibite calde, fredde e snack, spogliatoi con armadi dedicati ad ogni postazione, area videosorvegliata con custode, possibile deposito di piccoli valori in cassaforte, ecc.) • Servizi a supporto dell’attività imprenditoriale: come la domiciliazione della società, la gestione del segretariato per le imprese (posta, telefono), il parcheggio, la sala meeting, oltre a numerose consulenze professionali, erogate da personale qualificato. Il tutto è combinato in una serie di pacchetti a dipendenza delle necessità del cliente. Ovviamente Business Lab Boutique è a completa disposizione per l’elaborazione di un offerta personalizzata ai bisogni del singolo imprenditore. Per maggiori informazioni: Business Lab Boutique Sagl Via Ponteggia 2, 6814 Cadempino Tel. +41 91 966 57 27 info@businesslabboutique.com www.businesslabboutique.com
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Vita dei Soci
APERTA LO SCORSO OTTOBRE LA NUOVA FILIALE DI MENDRISIO Venerdì 25 e sabato 26 ottobre Coop ha inaugurato il suo nuovo negozio di Mendrisio: 1’500 metri quadrati di superficie adibita alla vendita e 10’500 articoli in assortimento
Coop è presente a Mendrisio dal 1994. Dopo quasi vent’anni di attività sarebbe stato necessario modernizzare radicalmente le due vecchie filiali poiché non rispettavano più gli alti standard Coop e la superficie di vendita non era più sufficiente. Dopo un’approfondita analisi della situazione, Coop ha quindi optato per l’apertura di un nuovo e moderno supermercato, in posizione strategica e di facile accesso su una delle più importanti arterie della regione. I lavori di costruzione, effettuati da Piccadilly SA proprietaria dell’immobile, sono iniziati nell’ottobre del 2011, l’allestimento degli interni del nuovo supermercato nel luglio di quest’anno. L’investimento complessivo effettuato da Coop ha superato i cinque milioni di franchi. Con l’inaugurazione del nuovo negozio è stato dunque fatto un grande passo in avanti nell’ammodernamento della rete di vendita in Ticino. Coop si è impegnata in questo progetto per servire al meglio la popolazione della città e offrire a tutto il Mendrisiotto un nuovo punto vendita moderno e innovativo, situato in un luogo facilmente raggiungibile sia con i principali mezzi pubblici - stazione ferroviaria e fermate di bus e autopostali sono situate nel raggio di 2-300 metri - sia in auto, con una buona disponibilità di parcheggi. La nuova filiale è stata affidata a Nadia Castelletti, finora gerente del punto vendita di Mendrisio Centro, affiancata dalla vice gerente Monica Bonato e da un affiatato team composto da una trentina di impiegati, di cui 19 provenienti dalle due ex filiali e 11 nuovi collaboratori.
All’insegna della freschezza
Con la nuova struttura la clientela Coop di Mendrisio ha ora a disposizione 1’500 metri quadrati di spazio adibito alla vendita, quasi 300 in più rispetto alla superficie complessiva delle due precedenti filiali. In particolare, è la superficie dei prodotti freschi – a cominciare da quella dedicata ai convenience – a essere stata ingrandita. Tutto l’assortimento Coop è stato arricchito e adattato alle esigenze dei consumatori, e include ora ben 10’500 articoli. Anche il reparto vini con le sue 500 etichette è degno di particolare nota. È stata inoltre allestita un’ampia e attrezzata macelleria con banco a servizio di ultima generazione e zona pescheria. Gli avventori possono quindi fare una spesa variegata e completa, effettuando i loro acquisti velocemente – ben sei le casse allestite – e con la massima comodità. Pratica e spaziosa pure la zona chiosco, con vasta scelta di piante
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Nadia Castelletti, Gerente con Livio Bontognali, Responsabile Regione di Vendita Ostschweiz-Ticino
e fiori e l’area riciclaggio dove la clientela potrà riconsegnare PET, PE, batterie e lampadine. Da segnalare poi il servizio lavanderia. Mentre all’esterno sono a disposizione una settantina di agevoli parcheggi, dei quali 51 coperti, dove i clienti Coop potranno lasciare gratuitamente la loro autovettura per la prima ora.
Sostenibilità ambientale
Tutti gli impianti tecnici rispettano le più severe disposizioni ecologiche ed economiche di Coop, fra cui rientra l’impiego d’illuminazione al LED e d’impianti di refrigerazione CO2 neutrali e rispettosi dell’ambiente. Il negozio adotta quindi i più alti standard riguardo alla sostenibilità ambientale. Grazie a questa tecnologia all’avanguardia e ai sistemi d’illuminazione, refrigerazione e riscaldamento di ultima generazione è possibile ottenere un cospicuo risparmio energetico. Per maggiori informazioni COOP Regione Ostschweiz-Ticino Via Industria 6532 Castione Tel. +41 91 822 35 35 Fax. +41 91 822 35 36 www.coop.ch
Vita dei Soci di Cristina Robotti, Vice Direttrice – Senior Consultant Luisoni Consulenze SA
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Cristina Robotti
Teatro e azienda sono due luoghi in cui si sviluppano attività umane apparentemente diverse e lontane. Il teatro è il luogo della creatività e dell’invenzione dove gli attori recitano interpretando delle parti per un pubblico, talvolta gratuitamente. L’azienda al contrario è il luogo dove l’attività umana è lavoro è cioè un’azione finalizzata a ricavare un profitto economico. Eppure negli studi delle organizzazioni è sempre presente l’immagine del teatro e la metafora che ne deriva “dell’organizzazione come teatro”. Riflettendo più attentamente, in effetti i lavoratori sono simili ad attori che interpretano delle parti, dei ruoli precisi. La metafora teatrale qui presa in considerazione non rimane solamente un riferimento teorico. È infatti possibile usare in azienda le tecniche teatrali per rappresentare su un palcoscenico situazioni critiche quali conflitti o fasi di mutamento. Il teatro d’impresa è uno strumento di formazione e comunicazione nato in Canada negli anni ‘80 ad opera di Christian Poissonneau, e poi diffusosi rapidamente in Europa e negli Stati Uniti. Il teatro d’impresa , o “business theatre”, è una delle tecniche che il consulente può utilizzare per stimolare la riflessività e la creatività in azienda. Le rappresentazioni in sé non sono sufficienti e devono essere affiancate a workshop, focus group e ulteriori momenti di dialogo. Per realizzare una rappresentazione con finalità formative la prima cosa da fare è quella di elaborare un copione, dopo aver condotto un primo studio sull’azienda e scelto le questioni da mettere in rilievo. Degli attori professionisti recitano poi il copione, ma in alcuni casi il pubblico può partecipare e salire sul palcoscenico per intervenire. Per pubblico non si intendono necessariamente tutti i dipendenti dell’azienda, ma solamente un ristretto numero di persone appositamente scelte secondo le tematiche che vengono “drammatizzate”. Il teatro d’impresa può essere ritenuto uno strumento utile per stimolare la riflessività, per guardare se stessi “dall’esterno”, per fermarsi a pensare e analizzare criticamente quei comportamenti che, quasi automaticamente, mettiamo in atto nel lavoro. Il business theatre si applica efficacemente a interventi di formazione o comunicazione aziendale interna ed esterna, per esem-
pio per affrontare situazioni di cambiamento organizzativo, fusioni o scorpori aziendali. Il teatro ha l’enorme vantaggio di offrire una sorta di “zona franca”: in teatro si può dire o fare quasi tutto. Ed ecco che allora le famose cose che avremmo sempre voluto chiedere al capo, ma che mai avremmo osato riferirgli, in forma teatrale si riescono comunque a comunicare. Lo spazio scenico di rappresentazione funge da specchio che riflette i nostri pregi e difetti, sdrammatizzando la realtà proprio perché ce ne fa prendere coscienza e quando una cosa viene conosciuta, la si domina, o per lo meno, fa meno paura, favorendo così una crescita personale. L’individuo che riflette sui propri errori per apprendere da essi pena molta fatica; il teatro viene in aiuto offrendo la possibilità di sorridere dei propri errori, rendendo più tollerabile il lavoro di analisi nel processo formativo. Se poi non si è solo spettatori, ma ci si cimenta come parte attiva in un’improvvisazione teatrale, il partecipante riscopre la spontaneità e la libera espressione della propria natura. Ne consegue un accrescimento dell’ispirazione e dell’inventiva in una esperienza di condivisione. La curiosità, il divertimento e l’adozione di una modalità ludica di svolgimento dell’attività contribuiscono a creare un’atmosfera motivante e accogliente che invita a mettersi in gioco in prima persona sperimentando ruoli e comportamenti nuovi, aprendo la strada all’apprendimento. Il teatro d’impresa è quindi uno strumento di formazione che offre ai partecipanti la possibilità di riflettere sui propri comportamenti in una forma leggera, ma allo stesso tempo di grande impatto. Grazie a questa modalità è possibile aggirare le difese che i metodi di formazione tradizionali possono a volte suscitare, innescando così un processo attivo di interpretazione e ristrutturazione della realtà. Luisoni Consulenze SA Via Balestra 9 6900 Lugano Tel. +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch
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Vita dei Soci
CIPPÀ TRASPORTI: SPEDIZIONI DA PRIMATO EUROPEO
Roberta Cippà Cavadini
Cippà Trasporti è una delle due prime aziende in Ticino ad aver ottenuto la certificazione Authorized Economic Operator (AEO), l’organismo Europeo che sovrintende l’attività doganale in termini di pratiche e sicurezza. La qualifica di operatore economico autorizzato (“Authorised Economic Operator”, ovvero AEO) viene rilasciata alle persone ritenute affidabili in materia di sicurezza nella catena internazionale di fornitura. Gli AEO beneficiano di agevolazioni nell’ambito dei controlli rilevanti per la sicurezza. Questa qualifica è riconosciuta dagli Stati con i quali la Svizzera ha concluso un rispettivo accordo (al momento l’UE, prossimamente la Norvegia e in seguito il Giappone, gli Stati Uniti e la Cina)
www.cippatrasporti.ch
Cippà Trasporti, con sede a Chiasso e filiali sia in Ticino che in Italia, è un’azienda che dal 1967 si occupa di spedizioni e trasporti su gomma in tutta Europa, nonché Mare, Aereo e Trasporti Eccezionali. La qualità è da sempre uno requisiti che la caratterizza: nel 1996 ha conseguito la certificazione ISO 9001 e il 19 settembre 2013 ha ottenuto anche il D&B Switzerland Rating Certificate. La certificazione AEO è un attestato che ha una valenza sicuramente superiore perché ha due requisiti fondamentali diversi dalle certificazioni alle quali siamo ormai abituati da anni: • è il primo rilasciato da un’Autorità pubblica, oltretutto a livello Europeo; • comprova la stabilità e solvibilità finanziaria. “Certo”, sottolinea Roberta Cippà Cavadini, “sono molto orgogliosa della certificazione che abbiamo ottenuto, ci permetterà di fornire un ancora migliore servizio ai clienti. Per poterlo conseguire siamo stati sottoposti ad un audit ferreo sulle prescrizioni doganali, sistema contabile e logistico, sulla solvibilità finanziaria sana e sulla sicurezza. Il riconoscimento dimostra come i nostri 80 collaboratori si comportino quotidianamente con professionalità e serietà”.
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La certificazione permetterà di attestare lo status di affidabilità beneficiando di di agevolazioni nell’ambito dei controlli rilevanti per la sicurezza: in questo modo il lavoro sarà più snello. È nato un vero e proprio spirito di collaborazione fra le parti. La Cippà Trasporti è una delle due aziende in Ticino (l’altra è L.G.I.) che può vantarsi di poter ostentare la garanzia di serietà e affidabilità a livello Europeo offrendo dei tangibili vantaggi ai propri clienti. Cippà Trasporti SA Via M. Comacini 7 6830 Chiasso Tel. +41 91 695 17 77 Fax. +41 91 695 17 79 info@cippatrasporti.ch www.cippatrasporti.ch
Vita dei Soci Comunicato stampa
OPPORTUNITÀ D’ORO NELL’INDUSTRIA PER GLI STUDENTI SUPSI, Argor-Heraeus e AITI insieme per gli studenti: durante la “Giornata degli studenti 2013”, andata in scena giovedì 24 ottobre a Mendrisio presso lo stabilimento dell’azienda tra i leader mondiali nella lavorazione dei metalli preziosi, si è parlato alle studentesse e agli studenti dell’ultimo anno di Bachelor in Ingegneria del Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI delle opportunità professionali che il Ticino offre a chi intraprende un percorso di studi tecnici di alto profilo. Un premio di 3’000.- Frs. è stato anche consegnato allo studente distintosi per il lavoro di diploma che meglio ha saputo considerare aspetti di sostenibilità e innovazione. Il trend di studenti che scelgono l’insegnamento universitario tecnico professionale in Ticino come percorso di studi è in costante crescita, segno che anche nel nostro cantone vi sono realtà industriali che richiedono un lavoro altamente qualificato. Una di queste è certamente la Argor-Heraeus che annualmente accoglie gli studenti del Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI, con l’obiettivo di completarne la crescita formativa attraverso la visita degli impianti produttivi e il racconto dell’esperienza degli ingegneri che hanno già compiuto il “salto” scuola-azienda. Formazione tecnica e opportunità nell’industria sono temi fondamentali anche per AITI, che ha recentemente avviato il progetto “Industria? We like it” attraverso il quale l’associazione di riferimento del settore industriale ticinese si impegna a rendere consapevoli i ragazzi delle medie delle opportunità di carriera e formazione, come pure della storia e dell’importanza economica del settore industriale cantonale. È stato proprio il responsabile di questo progetto, Andrea Bertagni, membro della Direzione di AITI, che prendendo parola di fronte ai futuri ingegneri ha mostrato loro un quadro interessante per qualità e dimensioni del mercato del lavoro nell’industria, settore che in Ticino rappresenta il maggior datore di lavoro, nonché il principale generatore di valore in termini di PIL cantonale. Tra i momenti più importanti della giornata vi è stata la consegna da parte di Argor-Heraeus dell’assegno di 3’000 franchi a Nathan Koefer, neo laureato in Ingegneria informatica, per il miglior lavoro di diploma realizzato a conclusione del proprio ciclo triennale di studi. Il premio e la giornata si inseriscono nella collaborazione che Argor-Heraeus e SUPSI portano avanti da alcuni anni proprio per favorire i contatti tra industria e università e per dimostrare agli studenti come, anche a pochi chi-
lometri da casa, si possa mettere in pratica nel campo industriale quello che si è appreso nelle aule universitarie. ARGOR-HERAEUS SA Via Moree 14, 6850 Mendrisio Tel +41 91 640 53 53 Fax +41 91 646 80 82 www.argor.com
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
DOVE LE IDEE NON CONOSCONO LIMITI
Famax Tech Sagl è un’azienda che si propone di offrire alle imprese ticinesi una finestra sul mondo della tecnologia e dell’innovazione. Fondata da Fabio Riboni e Massimo Truffi, Famax Tech coniuga l’esperienza altamente qualificata dei soci fondatori con le più moderne innovazioni tecnologiche, messe al servizio del mondo delle PMI. Un nuovo partner fidato nel panorama aziendale ticinese: una società che lavora per le imprese, per offrire e costruire insieme a loro il successo dei propri prodotti e servizi. I soci fondatori, Riboni e Truffi, grazie alle loro esperienze pregresse possono oggi affiancare le PMI ed i loro uffici/ dipartimenti di ricerca e sviluppo per, parlando la stessa “lingua”, offrire loro una consulenza su diversi tipi di progetti e prodotti. Dopo molti anni di attività, essendo in possesso di un notevole bagaglio di competenze, Fabio e Massimo hanno unito le forze per proporre la loro conoscenza quale professionisti nella ricerca di soluzioni innovative applicate all’industria, ma non solo. Famax Tech offre alle aziende ticinesi, tre tipi di servizi: • un servizio di stampa in 3d con differenti tecnologie, che permette la produzione di prototipi e modelli preserie, in un ventaglio di settori differenti; • la consulenza e la fornitura di sistemi Safety & Security, con avanzati sistemi di sicurezza antincendio; • la ricerca continua di nuove tecnologie ed applicazioni e consulenza tecnologica. Vediamo nel dettaglio quali sono le potenzialità da sfruttare per queste tre attività. La stampa 3d un tempo era fantascienza, oggi è realtà. Ma non solo nei laboratori delle aziende americane o di
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super università che vediamo nei documentari alla TV. Una stampa in 3d permette di creare, al pari di una stampa lanciata con il computer su un foglio di normale carta (quello che facciamo tutti ogni giorno con i nostri pc e le nostre stampanti), che è bidimensionale e dunque piatta perché stampata con l’inchiostro su carta, una tridimensionale che nulla è se non la riproduzione reale di un disegno realizzato con un software di modellazione 3d. La stampante in questo caso deposita, strato dopo strato, il materiale per l’oggetto da realizzare, ed alla fine del processo anziché un foglio con l’immagine dello stesso, avremo in mano l’oggetto vero e proprio. Una spiegazione davvero semplicistica, me ne rendo conto, ma che serve a noi profani per capire come funziona effettivamente la stampa tridimensionale e le potenzialità che da essa ne derivano. Quali? Pensiamo ai costi che le PMI sostengono per la creazione di un prototipo o un modello di preserie. Non solo, aggiungiamo il tempo impiegato per la progettazione e la creazione del prototipo, che una volta progettato sulla “carta” deve essere prodotto (e non stampato in 3d!), assemblato, e se vi è una minima imperfezione nel modello di calcolo, il tutto va rifatto n volte. Non possiamo asserire che una stampa in 3d non debba essere rifatta in caso di problematiche sul prototipo: vi è però un innegabile risparmio di tempo e denaro che può essere impiegato in maniera differente. Famax Tech utilizza alcune tecniche per la stampa 3d che consentono la costruzione di prototipi complessi perfetti: grazie alla tecnica FDM (Fused Deposition Modeling) che esegue un deposito a strati di plastica fusa, alla SLS (Selective Laser Sintering) che utilizza polveri a base polimerica con svariati tipi di additivi (fibra di vetro, alluminio, carbonio, ecc.) ed alla DMSL (Direct Metal Laser Sintering), che è l’ultima frontiera della tecnologia di stampa tridimensionale, che polimerizza delle polveri metalliche con elevate caratteristiche meccaniche (materiali al titanio, cromocobalto, ecc.). Queste tecnologie si utilizzano per attività di engineering, co-design, sviluppo modelli in 3D, reverse-engineering, ecc. a supporto delle attività dei clienti che si affidano a Famax Tech. I settori d’applicazione delle tecnologie sono innumerevoli, eccone citati alcuni: aerospaziale, automobilistico, motociclistico, navale, militare, oggetti di largo consumo, elettrodomestici, design, medicale, odontoiatria, protesi, produzione, realizzazione di attrezzature, educational, ecc.. La seconda attività è quella di Safety & Security, che fornisce innovativi sistemi antincendio, di cui Famax Tech è esclusivista per la Svizzera. Questi tecnologicamente avanzati sistemi antincendio si avvalgono di tutte le migliori certificazioni mondiali (NASA, FAA, ecc.), impiegando la tecnologia aerosol, che garantisce ad oggi il massimo dell’affidabilità con il minimo di tempi di realizzazione e manutenzione.
Sappiamo quanto possa essere devastante un incendio sia nelle nostre abitazioni, quanto nelle aziende, nelle industrie e nei laboratori. Spesso un incidente del genere deturpa irrimediabilmente il lavoro di mesi, se non di anni. Non solo ne va della nostra attività, ma anche dell’infrastruttura (macchinari, stabile, ...). I sistemi di protezione conosciuti sono efficaci ma possono essere tossici e rovinare ineluttabilmente quanto resti di ciò che abbiamo salvato dal fuoco. Della serie che ciò che non è stato mangiato dalle fiamme, viene distrutto o rovinato dall’acqua, ad esempio. I sistemi antincendio ad aerosol funzionano in base ad un propellente solido (gas inerte) totalmente sicuro. Un sistema facilmente montabile e gestibile in qualsiasi ambiente, per il quale Famax Tech assiste e progetta la migliore soluzione per la protezione di ciò che vi sta a cuore. La consulenza offerta è a 360 gradi, e valuta i rischi ed i fattori che possono concorrere alla generazione di un eventuale danno della proprietà, assistendo poi il cliente nell’installazione dello stesso. Questo sistema è ideale non solo per le aziende e le industrie, ma anche per le case private, come pure per istituzioni, alberghi, ospedali, ecc. che possono trarre un beneficio importante per la sicurezza, al contempo portando avanti un investimento minimo in termini di mero costo, con una spesa sempre conveniente per installazione, costi d’esercizio e manutenzione. Le idee non conoscono davvero limiti per Famax Tech. È in fase di sviluppo, in collaborazione con la società Ultrasion di Barcellona, una novità che dovrebbe presto giungere anche in Ticino grazie a questa intraprendente realtà aziendale: la produzione di microcomponenti in plastica, utilizzando la tecnologia degli ultrasuoni usmTM (UltraSonic Moulding). Grazie ad un ottimo time to market, questa sorprendente tecnologia coniuga un bassissimo impatto ambientale con una vera e propria “rivoluzione” nel settore produttivo e manifatturiero. Restate sintonizzati, ne risentiremo presto parlare... Incuriositi? Un contatto diretto con Famax Tech è quello che ci vuole per lo sviluppo di nuove idee che faranno del bene alla vostra realtà imprenditoriale: Fabio Riboni e Massimo Truffi sono a vostra disposizione. Famax Tech Sagl Via Borghese 36, 6600 Locarno Nuova sede operativa: Centro Luserte, Via Luserte 2 6572 Quartino Tel. +41 91 751 85 76 Fax +41 91 751 88 22 info@famaxtech.ch www.famaxtech.ch
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Vita dei Soci di Lorenza Bernasconi, Marketing Manager di Gruppo Sicurezza
AFFRONTIAMO CON RINNOVATA ENERGIA IL FUTURO
Lorenza Bernasconi
È giunto il momento dei primi bilanci e degli obiettivi da impostare per il 2014. Com’è trascorso l’anno che sta per concludersi, quali sono i successi, i risultati raggiunti e gli obiettivi per l’anno venturo. L’anno in corso è stato contraddistinto dall’implementazione di opere prestigiose che hanno dimostrato l’importanza del territorio locale. Basti segnalare alcuni progetti quali, Splash&Spa di Rivera, Centro Termale di Locarno, la videosorveglianza del Borgo di Ascona, il nuovo centro logistico Bolliger&Tanzi. Non dimentichiamo le importanti soluzioni di sicurezza per aziende attive nel settore dei trasporti e della logistica. Abbiamo perseguito un obiettivo molto ambizioso, dimostrando che nella realtà economica della Svizzera Italiana esiste tecnologia di punta, know-how di elevato livello ed esecuzione di progetti secondo i principi di alta professionalità. Numerosi sono stati gli utenti che, annoverandoci la loro fiducia, hanno permesso al nostro Gruppo di crescere, confrontandoci quotidianamente con nuove tecnologie, consulenze all’avanguardia per rispondere ai criteri di flessibilità e di modernità dei prodotti selezionati. Forse anche merito della globalizzazione, il Cliente desidera essere costantemente sorpreso sia per l’eccellenza dei prodotti scelti, sia per l’elevata professionalità e competenza della consulenza elargita. Ora, come promesso, è giunto il tempo dei primi bilanci, elencando alcuni dati finalizzati ad illustrare in modo breve ma intuitivo il funzionamento di ogni settore del nostro Gruppo, presentandovi alcune tra le attività più significative: • 1’550 ore di formazione sono state elargite, • 52’000 telefonate in entrata hanno avuto una risposta, • Da 27 a 23 minuti è stato ridotto il tempo d’intervento in caso di allarme. • 60% dei veicoli rubati in Europa sono stati recuperati. • 1’378 appuntamenti per manutenzioni ordinarie sono state organizzate. • 10’658 segnali di allarmi sono stati gestiti dalla centrale operativa. • 77% di nuovi Clienti hanno sottoscritto un contratto presso la centrale operativa. • 15% del consumo di carta in meno, grazie ad importanti investimenti effettuati per la promozione di nuove tecnologie di comunicazione. • 25% del parco macchine è stato sostituito con veicoli a tecnologia ibrida per limitarne l’emissione di CO2 ed i relativi consumi. Nel 2014 il 30% di veicoli sarà rimpiazzato con furgoni ad emissione di gas metano. Un grande sforzo per ridurre le emissioni di gas nocivo e contribuire in modo attivo a migliorare l’ambiente. • 400 m2 di palestra con apparecchiature Tecnogym, usufruibile ogni giorno dalle 6.00 – 24.00, destinati a collaboratori desiderosi di praticare sport, riducendo stress e migliorando la qualità di vita. • 1.5 giorni è stata la media di assenze per malattie ed infortuni.
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• 4 nuovi collaboratori per rafforzare il nostro Gruppo, permettendoci di essere più vicini e reattivi alle richieste del Cliente. • 27001 è la certificazione europea alla quale ambiamo per il 2014, grazie al risultato positivo ottenuto con il rinnovo del certificato di qualità ISO 9001:IQnet.
Quali i progetti per il futuro?
Mireremo in modo incisivo sui valori inerenti la motivazione, l’appartenenza e la specializzazione delle risorse umane all’interno del nostro Gruppo. Svilupperemo il concetto d’intelligenza emotiva presentando delle formazioni che faciliteranno la gestione del Cliente rendendola più efficace e performante. Ci specializzeremo nella gestione integrata delle Risorse Umane per valorizzare in modo significativo il capitale umano e curare le eccellenze presenti nel nostro Gruppo. Ogni collaboratore deve sentirsi coinvolto e determinante all’ottimo funzionamento che inizia con il processo di acquisizione, passando dalla progettazione fino all’assistenza postvendita. Rafforzeremo maggiormente la sicurezza informatica, tramite seminari destinati a sensibilizzare e formare l’utente ad un utilizzo corretto degli strumenti a sua disposizione, comprendendone i vantaggi ed i limiti ad esso correlati, nell’eventualità di comportamenti non idonei. Simuleremo degli attacchi informatici per valutare il grado di reazione e l’efficacia degli strumenti in nostro possesso, analizzando la sostenibilità delle procedure e delle risorse coinvolte. Progettare il futuro senza guardare al passato sarebbe un esercizio effimero. Il nostro passato ci indica che i Clienti hanno creduto nella nostra politica aziendale, aiutandoci a perfezionarla, che hanno condiviso la nostra sensibilità nei confronti dell’ecologia e della riduzione dei consumi e che hanno approvato la nostra sensibilità nella gestione del Capitale Umano. Se – a fine 2013 – siamo in grado d’impostare con entusiasmo e progettualità l’inizio del 2014, è perché sappiamo guardare al passato e ringraziare tutti quelli che hanno voluto rinnovarci la fiducia, permettendoci di ben radicarci nella realtà e nel territorio della Svizzera Italiana da oltre 30 anni con un management dotato di competenze differenziate ma che persegue una missione unica: il miglioramento. Tale obiettivo diffondendosi a macchia d’olio, genera effetti positivi al capitale umano aziendale; di riflesso, ogni risorsa offre un contributo di valore inestimabile e differenziato, dando vita ad una sinfonia omogenea, forte ed intensa. Grazie, perché il nostro futuro sarà incentrato sul perfezionamento, raffinando e migliorando i nostri servizi per garantirvi la certezza di Sentirvi Sicuri! Gruppo Sicurezza SA Via Cantonale 20, 6942 Savosa Tel. +41 91 935 90 50 Fax +41 91 935 90 59 info@grupposicurezza.ch www.grupposicurezza.ch
Vita dei Soci di Lisa Pantini
APRIAMO LE PORTE ALL’INDIA: F&B TRADING SI PRESENTA
Filippo Beltrametti
Dell’India ci ricordiamo quello che il famosissimo film che ha sbancato i botteghini “The Millionaire” ci ha mostrato. Povertà, una cultura a noi sconosciuta, quella voglia di rivalsa che hanno gli indiani, che ci affascina, quell’orietaleggiante fascino della filosofia e della religione che si fondono (o scontrano?) con un’ignoranza (attenzione: leggasi ignoranza come mancanza di conoscenza approfondita, di colui che ignora, non di certo come stupidità o idiozia!) con cui a volte facciamo i conti. Un’economia tra le più grandi al mondo, con un incremento esponenziale del potere d’acquisto dei propri consumatori, con un ceto medio in crescita pari a quasi 300 milioni di persone: questa è l’India, che fa parte delle superpotenze in piena espansione. Insieme a Brasile e Cina ha un’economia che si sviluppa velocemente ed offre interessanti prospettive di crescita sia in termini di mercato, come pure nuove possibilità per investitori stranieri. Non solo, il rafforzamento della classe media all’interno del Paese contribuisce a presentare il mercato indiano come una vera e propria risorsa di cui in futuro sentiremo parlare spesso. È anche doveroso citare i numerosi problemi che caratterizzano ancora l’economia indiana: alti livelli di povertà in primis, analfabetismo, ecc., tematiche che forse, auspichiamo, il forte sviluppo economico riuscirà, almeno in parte, a migliorare o contrastare. F&B Trading nasce dall’esperienza personale di Filippo Beltrametti, primo bambino indiano ad essere adottato in Ticino. Nato nel 1960 a Puducherry, nell’Sud dell’India, viene adottato nel 1967 da una famiglia svizzera. Filippo Beltramentti fonda F&B Trading con lo scopo di perseguire
le relazioni commerciali tra i due Paesi che gli stanno più a cuore: quello d’origine, e quello d’adozione. Beltrametti vive tutta la sua vita in Svizzera, avendo sempre nel cuore la sua India. Nel 1977 inizia un apprendistato nel settore dell’ospitalità e dell’indu- stria alberghiera, lavorando successivamente anche come chef di rango. La sua voglia di apprendere e la sua sete di conoscenza e intraprendenza lo spingono a formarsi anche nel marketing e nell’amministrazione, studiando economia aziendale presso la SUPSI. Dopo numerose esperienze lavorative, e con un importante bagaglio di competenze, nel 2012 torna a Puducherry per un viaggio turistico. È in quel momento che nella sua mente comincia a formarsi l’idea di F&B Trading: un ponte di relazioni commerciali e turistiche tra Svizzera ed India. Nella sua azienda ha dunque inserito tutta la sua personalità e le sue passioni. Infatti le diverse attività di cui si occupa F&B Trading sono strettamente correlate alle esperienze personali del fondatore. F&B si avvale anche della collaborazione di prestigiosi partner, scelti sulla base della loro professionalità e delle loro specifiche competenze. La società si occupa di offrire dei pacchetti completi in termini di servizio, accompagnamento e sostegno a quelle imprese indiane che vogliono utilizzare e sfruttare il paesaggio svizzero ed alpino per girare delle scene di film o ambientare video musicali. È noto a tutti come Hollywood sia la Mecca mondiale del cinema statunitense e
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
non, nel mentre in India è fiorita una altrettanto imponente e potente industria cinematografica che negli anni si è fatta conoscere ed apprezzare sul mercato globale: Bollywood, affiancata da Gollywood, Kollywood e Tollywood (corrispondenti a differenti regioni indiane).
Infine F&B Trading dà la possibilità a cittadini indiani che vogliono sposarsi in Svizzera di realizzare il proprio sogno: l’organizzazione di una cerimonia in terra straniera richiede esperienza e un sostegno per tutte quelle pratiche burocratiche da espletare.
F&B aiuta e offre un servizio di accompagnamento ed assistenza a registi ed attori indiani, nel supporto della ricerca di locations in Svizzera dove girare pellicole e scene dei film in produzio-
F&B Trading si presenta quindi come un’azienda innovativa che si interfaccia con differenti ambiti, tutti legati da un enorme potenziale: la crescita e lo sviluppo di nuove vie di business, diverse
ne, operando parallelamente anche un’azione di sostegno dalla A alla Z per tutte le necessità degli ospiti indiani in arrivo, e sensibilizzando il mercato locale sulle necessità, i bisogni, le aspettative ed i desideri degli ospiti in Ticino. Sappiamo quanto sia importante la vocazione turistica del Cantone. F&B opera quasi da trait d’union tra l’India ed il Ticino.
opportunità di crescita e una possibilità di approfondimento ed arricchimento di nuove culture... così lontane, eppur così vicine...
Ma l’interessante attività di F&B Trading non si ferma di certo qui. Abbiamo accennato al fatto che il lavoro dell’azienda è basato sull’esperienze pregresse del fondatore. Tra le numerose attività di Filippo Beltrametti vi è stata anche quella di arbitro per l’Associazione Svizzera di Football, l’associazione calcistica svizzera. Da qui l’intento di poter convogliare gli interessi di sportivi indiani (soprattutto per il calcio ed il cricket) nell’organizzare in Svizzera campi d’allenamento, organizzando gli spostamenti dal punto di vista logistico, dei permessi e a livello di accoglienza, senza contare il supporto fattivo in loco.
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F&B Trading www.fbtrading.ch
Il team di F&B Trading
Cristina Mutterle, Chief Marketing and Communication Officer
Elisa Pestoni, Executive assistant