TicinoBusiness Marzo 2014

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Nr. 2 Marzo 2014

Il boomerang del salario minimo


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Nr. 2 Marzo 2014 Strong opinion 4 C’era una volta l’EFTA EDITORE :

Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano REDAT TRICE RESPONSA BILE :

Lisa Pantini COMITATO REDA ZION A LE :

Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Lisa Pantini, Mercedes Galan, Gianluca Pagani e Stefania Micheletti FOTO DI COPERTIN A :

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Ticino Business è pubblicato in 10 numeri annuali

Nr. 2 Marzo 2014

Il boomerang del salario minimo

Editoriale 6 Brutta aria di caccia alle streghe... Contromano 7 Per la Svizzera si apre una partita difficile Il tema 8 Il salario minimo è un boomerang contro i lavoratori poco qualificati, i giovani e contro l’economia Ospite 11 Il salario minimo è un ostacolo piazzato davanti ad un atleta: solo chi è capace di saltare più in alto continua la sua carriera 13 In un settore vivace come quello della moda, il salario minimo avrebbe effetti devastanti 15 Più che sui salari minimi, puntiamo sul Contratti collettivi di lavoro! 16 Il contratto collettivo è uno strumento prioritario per regolare i salari Biblioteca liberale 17 Veri e falsi liberali: come distinguerli Sì al risanamento S. Gottardo 18 Una soluzione lungimirante Attualità 19 Ma all’Italia non regaliamo nulla 21 Paura e malcontento sono stati determinanti, non la sovrappopolazione 23 Social Media e Social Business, un male necessario? No, semplicemente un’opportunità per la vostra azienda 25 Vogliamo ottenere l’effetto “WOW, lo voglio fare anch‘io!” 28 Affari e occupazione nel settore bancario ticinese Eventi 30 La giornata dell’export dedicata agli Accordi di Libero Scambio 34 Missione economica della Cc-Ti in Turchia, 28-30.4.2014 Formazione 35 Corsi proposti dalla Cc-Ti Commercio estero 36 Switzerland Global Enterprise 40 Export formalities: un nuovo seminario per specialisti dell’export Fiere internazionali e missioni economiche 41 I prossimi appuntamenti Vita dei soci 42 Fontana Sotheby ‘s International Realty 44 BPS (Suisse) SA 45 Archivstore Sagl 46 Funicolare Lugano-Paradiso Monte San Salvatore SA 47 Formamentis Sagl 48 L’autoconsumo dell’energia di origine fotovoltaica nell’impresa Il caso della Argor-Heraeus SA di Mendrisio 50 Creditreform Infocredit Ticino SA – Gruppo Assicom 52 Polus SA 54 a·pennello sagl 55 TipØffset Molino Nuovo Sagl 56 Gruppo Sicurezza SA 57 Luisoni Consulenze SA


Strong opinion

C’era una volta l’EFTA di Franco Ambrosetti, Presidente Cc-Ti

La

popolazione sviz- Cambiamo sistema. zera ha espresso il suo voto sull’iniziativa per Radicalmente. La frenare l’immigrazione ac- Svizzera ha bisogno cettandola con una maggioranza risicata dello 0,3%. In di una zona di libero Ticino invece la maggioran- scambio come l’Europa za dei sì raggiunge quasi il 70%. Piaccia o no in de- vorrebbe stipulare con mocrazia prima si discute, gli USA. Riesumare magari si litiga poi si vota. E il risultato vale per tutti l’EFTA, l’Associazione vincitori e vinti. Ma sempre Europea di Libero in democrazia non è vietato nessun voto. Anche l’Inghilterra è tieo inopportuno permettere a Scambio tutt’ora viva pidamente dalla nostra parte, loro votechi, come me, appartiene al anche se dormiente, ranno nel 2017 cioè quando noi avremo 49,7% dell’elettorato perdencapito come fare a combinare continte, di esprimere perplessità potrebbe essere una via genti e libera circolazione che è un po’ sulla bontà della decisione di uscita da perseguire come introdurre la castità nelle case di uscita dalle urne. Non potolleranza. Intanto Bruxelles fa la voce tendo sperare nella genegrossa, minaccia di sospendere i prorosità dei vincitori viste le grammi di ricerca e di scambio di stucritiche e gli attacchi personali che ci sono piovuti denti Erasmus. Certo, il Signor Erasmus, che inseaddosso a mo’ di resa dei conti tra tifoserie sporti- gnava i principi di tolleranza e libertà all’università ve, mi auguro solo di non finire in mutande o come di Basilea nel diciassettesimo secolo, non avrebbe roditore sul prossimo manifesto dei trionfatori. mai immaginato che proprio ai suoi allievi sarebbe Come si suol dire, ride bene chi ride ultimo, sempre capitata un giorno una tale fregatura... Molti dei che ci sia da ridere. Le reazioni al voto sono mol- promotori dell’iniziativa sostengono, legittimamento variegate. Da sinistra si propone di applicare la te, che la Svizzera non è membro della Comunità legge solo dove è stata approvata, altri propongono Europea, è uno Stato sovrano sicché l’Europa deve di regolare le quote secondo la percentuale di sì. Il accettare le decisioni democraticamente approvate Ticino avrebbe quindi il contingente più esiguo di dal nostro popolo. Estendendo il pensiero ne conseimmigrati originando esultanti fanfare, ricchi pre- gue che anche gli USA dovrebbero accettare questa mi e cotillon per i sostenitori del sì e funerali spet- visione. Piuttosto improbabile... Ricordo una bartrali di prima classe per gli operatori economici. zelletta in cui Mussolini in piena guerra telefona Per fortuna a tranquillizzarci è stato il Presidente a Hitler e dice: - “Adolf, ho avuto un’idea geniale” Burkhalter che con calma serafica ha detto “non e Hitler “Quale?” “domani mattina invadiamo la è la fine del mondo”, alla quale francamente non Svizzera!” E Hitler “Sehr Gut! E domani pomerigavevamo mai pensato convinti che di fine bastasse gio cosa facciamo?”quella possibile delle già tormentate relazioni con C’è una grande verità in questa storiella, la Svizl’EU. Sempre per sdrammatizzare Oswald Grübel, zera è un grande Paese ma non è un Paese granex UBS e CS, sostiene che la Germania voterebbe de. Pensare che una burocrazia in sovrannumero, come noi. Confortante affermazione e magra conso- cocciuta, autoreferenziale e potente come quella di lazione visto che la Germania non ha in previsione Bruxelles possa accettare di rinunciare a uno dei

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principi fondanti del suo ordinamento, la libera circolazione delle persone, è veramente illusorio. Forse anche ingenuo. La forza contrattuale di un Paese si basa su due elementi essenziali che sono il cardine di una politica estera: la forza economica e la forza militare. Con la prima, possiamo competere. Con la seconda, no. L’effetto più preoccupante è l’incertezza che deriva dall’accettazione dell’iniziativa. Abbiamo tre anni per mettere in vigore la legge di applicazione. Ma se il tentativo di rimediare fallisse, se veramente dovesse spezzarsi la corda, cerchiamo un alternativa. Cambiamo sistema. Radicalmente. La Svizzera ha bisogno di una zona di libero scambio come l’Europa vorrebbe stipulare con gli USA. Riesumare l’EFTA, l’Associazione Europea di Libero Scambio

tutt’ora viva anche se dormiente, potrebbe essere una via di uscita da perseguire. Sarebbe un cambio di marcia, un obiettivo che se raggiunto ci risolverebbe molti problemi primo fra tutti l’incompatibilità evidente tra la nostra democrazia diretta e il funzionamento dell’EU. Inghilterra, Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Portogallo, Islanda e Svizzera erano i magnifici 8 dell’EFTA. Determinante sarà la Gran Bretagna che attende il voto e solo con essa i Paesi scandinavi potrebbero ipotizzare di staccarsi dall’EU in favore di una rinata EFTA. Certo, è una sfida ardua e visionaria. La sua riuscita dipende da molti fattori ma soprattutto dalla determinazione, dalla volontà e dal talento negoziale delle persone delegate a questa “mission impossible”. Ticino Business | 5


Editoriale

Brutta aria di caccia

alle streghe... di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

Dopo

la votazione dello scorso 9 febbraio che ha portato all’accettazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, il mondo economico ticinese ha “osato” chiedere di essere coinvolto nei lavori a livello cantonale e federale che dovranno portare all’elaborazione del nuovo sistema di contingenti per gli stranieri. Dico “osato” perché subito vi è stata una levata di scudi da parte di un numero non inconsistente di attori del panorama politico nostrano, che vorrebbero negarci anche il minimo diritto di parola, secondo le migliori abitudini degli Stati totalitari. Da rilevare che, contrariamente a quanto dicono quelli che non sanno accettare le sconfitte, che cercano le responsabilità solo presso gli altri o che vogliono stravincere, non abbiamo chiesto di avere potere decisionale sulla definizione del nuovo sistema, ma semplicemente di esercitare un sacrosanto diritto previsto nel nostro sistema, cioè quello di essere consultati e di poter contribuire alla definizione di uno strumento che toccherà profondamente gli equilibri economici. Tanto che richieste simili formulate da miei colleghi degli altri Cantoni sono state accolte con favore da tutti, preoccupati dalla possibilità di un sistema calato dall’alto e poco consono alle reali esigenze dei Cantoni. Ma tant’è, ormai sappiamo che il nostro Cantone è purtroppo in preda a un pericoloso nervosismo che taglia ogni possibilità di discussione sui fatti e purtroppo si è scatenata una caccia alle streghe senza precedenti per individuare i colpevoli del netto voto a favore dell’iniziativa dell’UDC. A parte il fatto che parlare di colpevoli in un sistema di democrazia diretta mi pare fuori luogo, questo serve a poco ai fini della ricerca di soluzioni praticabili. Ma soprattutto va sottolineato che nessuno è indenne da responsabilità, più o meno importanti, e scaricare tutto sulle aziende è troppo facile. Non si tratta di applicare il principio secondo cui “se tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole”, ma l’esame di coscienza su quanto avvenuto il 9 febbraio deve essere collettivo, nessuno escluso. Dall’ente pubblico che fa capo ad operatori stranieri quando non vi è la necessità di farlo, ai sindacati che invece di utilizzare le vie ordinarie per

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denunciare gli abusi (commissione tripartita, commissioni paritetiche ecc.) prediligono troppo spesso la via dei media creando ulteriore scompiglio e insicurezza. Senza dimenticare i privati cittadini che fanno ampio ricorso ai temuti padroncini italiani, salvo poi lamentarsi per il traffico e perché magari qualche azienda ticinese non assume più apprendisti. E via discorrendo. In questo panorama, se qualcuno crede ancora minimamente al libero mercato e al fatto che la ricchezza così facile da distribuire deve anche esser prodotta (indovinate da chi...), allora non si possono non coinvolgere le associazioni economiche nei lavori per definire la politica di immigrazione del nostro Paese. La ricerca dell’equilibrio fra l’indispensabile rispetto del nuovo articolo costituzionale, gli interessi dei Cantoni e quelli delle rispettive realtà imprenditoriali richiede calma e competenze. Da parte del Consiglio di Stato e del Consiglio federale vi sono stati segnali di apertura confortanti ai fini di una discussione costruttiva, sempre nel rispetto di quello che ha voluto il popolo. E intanto alle porte c’è già la prossima votazione cruciale, quella sul salario minimo a livello nazionale di 4’000 franchi, altro attacco alla libertà imprenditoriale, allo Stato liberale e alle strutture federaliste, concetti purtroppo considerati desueti da chi vuole sempre maggiori ingerenze statali, secondo abitudini di Paesi che conosciamo bene e che non sono certo esempi di virtù. Si parla spesso di mettere paletti per arginare gli abusi, veri o presunti. Il problema spesso però non sono i paletti, ma chi li mette e come. E in questo contesto essere mossi dalla volontà di farla pagare a qualcuno può essere devastante.


Contromano

Per la Svizzera si apre

una partita difficile di Alessio del Grande

Ad

un mese dal voto del 9 febbraio, l’unica cosa certa è la più totale incertezza su cosa ne sarà degli accordi bilaterali con l’UE e come verranno decisi e gestiti i contingenti per la manodopera estera. Un’incertezza che condizionerà pesantemente l’economia nazionale, nelle strategie produttive e d’investimento, nei tre anni necessari per concretizzare con un’apposita legge l’iniziativa UDC. Per intanto l’effetto immediato di questa iniziativa è di aver scardinato la certezza del sistema degli accordi bilaterali, che hanno comportato non pochi vantaggi per la Svizzera, senza sapere, al momento, quali possibilità reali ci saranno per rinegoziare con Bruxelles e su che basi arrivare ad nuova intesa. L’UE in queste settimane ha ribadito che la libera circolazione non è un principio negoziabile e tra le prime reazioni ci sono stati il congelamento del trattato istituzionale sull’insieme degli accordi e della trattativa sull’elettricità, poi, a caldo, con lo stop svizzero alla libera circolazione per la Croazia, anche il congelamento delle intese per i programmi di ricerca e per Erasmus. A rischio ci sono oltre due miliardi di franchi di fondi europei di cui beneficiano le università e i centri d’eccellenza svizzeri, più la possibilità per i giovani di partecipare agli scambi per gli studenti tra i vari Paesi europei. Ma in gioco c’è soprattutto l’attrattività della piazza scientifica svizzera per i ricercatori e gli scienziati di tutto il mondo, ossia quell’intelligenza cosmopolita che sinora ha contribuito non poco a proiettare la Confederazione ai vertici delle classifiche internazionali dell’innovazione e della competitività tecnologica. Sono i segnali di un irrigidimento di Bruxelles che potrebbe innescare quella famosa “clausola ghigliottina”, che porterebbe alla decadenza dei bilaterali. Pericolo non del tutto ipotetico, se si pensa alla determinazione con cui in questi anni l’Ue ha messo sotto pressione la Svizzera per il segreto bancario, sino a ridurlo al simulacro di quella che si riteneva una prerogativa nazionale irrinunciabile quanto inviolabile. Non sarà facile trovare le basi per un nuovo ne-

goziato con l’Europa. Eppure bisogna in qualche modo arrivarci. I vantaggi conseguiti sino ad oggi dal nostro Paese grazie ai trattati bilaterali sono enormi e quantificabili; quello che invece potrà succedere senza questi accordi è tutto da vedere. Ci sarà da vedere quale accesso sarà riservato alla Svizzera su un mercato di 500 milioni di consumatori, se si riuscirà ancora a guadagnare un franco su tre del nostro commercio estero con l’export nei Per intanto l’effetto Paesi UE, se si riuscirà a immediato di questa mantenere quei 565 mila nuovi posti di lavori creati iniziativa è di aver dal 2002 nella Confederascardinato la certezza zione grazie ai bilaterali. Si dovrà pure vedere se si ri- del sistema degli accordi uscirà a mantenere l’elimibilaterali, che hanno nazione di quegli ostacoli tecnici all’export elvetico comportato non pochi che hanno fatto risparmiare vantaggi per la Svizzera alle nostre imprese mezzo miliardo di franchi all’anno. Viene naturale chiedersi come si sarebbe votato il 9 febbraio se la scelta sottoposta al popolo fosse stata sul mantenere o meno i bilaterali, anziché sull’ iniziativa contro l’immigrazione di massa, il cui obiettivo non dichiarato era proprio quello di far saltare gli accordi con Bruxelles. A parte i nodi da sciogliere con l’UE, non meno problematiche appaiono oggi la definizione e la gestione dei contingenti che si dovranno applicare alla manodopera estera. Le associazioni imprenditoriali si augurano che si riuscirà a ridurre al minimo un eventuale impatto negativo sulla nostra economia, e che siano, perciò, applicati in maniera moderata e non burocratica. Ma non sarà facile scongiurare gli effetti perversi di un sistema che inevitabilmente irrigidirà il mercato del lavoro e la necessaria flessibilità delle imprese nel gestire le loro risorse in contesti economici sempre più competitivi e soggetti a repentini cambiamenti. Ticino Business | 7


Il tema

Il salario minimo è un boomerang contro i lavoratori poco qualificati, i giovani e contro l’economia di Alessio del Grande

Il

18 maggio si andrà a votare sull’iniziativa dell’Unione Sindacale Svizzera “Per la protezione di salari equi” altrimenti detta del salario minimo. Un salario minimo fissato per legge a 22 franchi all’ora, che corrispondono ad uno stipendio mensile di 4’000 franchi per un impiego a tempo pieno. Nelle intenzioni dell’USS e della sinistra con questa misura si rafforzerebbe il principio dell’equità retributiva, si combatterebbero il fenomeno dei working poor e del dumping salariale e, inoltre, ci sarebbero anche delle ricadute positive per l’occupazione. In realtà, il salario minimo è un boo... il salario minimo si merang che andrebbe a colritorcerà innanzitutto pire proprio quelle fasce di lavoratori meno protette e, contro quelle fasce della nello stesso tempo, darebpopolazione più deboli, be un pericoloso strappo a lavoratori senza qualifica, quel principio della libera contrattazione tra le parti disoccupati di lunga sociali, su cui si sono basadurata e giovani al primo ti sino ad oggi nel nostro Paese, e con successo, la impiego, per i quali politica salariale e il generale benessere economico. diventerà più difficile I 4’000 mila franchi al mese trovare un impiego... sarebbero il salario minimo legale più elevato al mondo, (anche considerando il potere di acquisto), un importo che non tiene affatto conto delle differenze retributive e dei prezzi tra le diverse regioni del Paese, né tanto meno della specificità dei singoli settori economici. Molte piccole e medie imprese industriali, così come tante aziende dell’agricoltura, del turismo o del piccolo commercio non sarebbero, 8 | Ticino Business

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infatti, in grado di versare una retribuzione che peserebbe eccessivamente sui loro bilanci. Uno dei primi effetti di questa “equità” invocata dall’USS potrebbe essere un ricorso maggiore all’automazione soprattutto in quei processi lavorativi che richiedono molta manodopera, ma anche il trasferimento di imprese in regioni economicamente più forti, se non fuori dai confini nazionali, con un conseguente aumento della disoccupazione. Contrariamente a quanto sostengono i promotori dell’iniziativa, a fare le spese di questa misura saranno proprio i lavoratori poco qualificati, poiché ad essi i datori di lavoro, visto il costo salariale, preferirebbero dipendenti più qualificati e produttivi, per cui per i primi si limiterà fortemente l’accesso al mercato del lavoro. E saranno colpiti pure quanti si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro (per loro l’iniziativa non prevede alcuna eccezione), perché al termine della loro formazione si troveranno a confrontarsi, con un’uguale base retributiva, con candidati allo stesso impiego ma già formati e con maggiore esperienza. Altra conseguenza da mettere in conto sarà l’aumento dei prezzi di beni e servizi nelle attività che non si possono delocalizzare, si pensi ad esempio all’agricoltura e


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all’industria turistica, che dovranno compensare in qualche modo il maggior costo della manodopera oppure ricorrere al lavoro nero. Ed è proprio questa la scappatoia individuata da numerosi studi che hanno sottolineato una forte correlazione tra un salario minimo elevato e il lavoro nero, con una più marcata diffusione di quest’ultimo. Dunque, il salario minimo si ritorcerà innanzitutto contro quelle fasce della popolazione più deboli, lavoratori senza qualifica, disoccupati di lunga durata e giovani al primo impiego, per i quali diventerà più difficile trovare un impiego, e più in generale si danneggerà la concorrenzialità del nostro sistema economico nel suo complesso. Uno dei punti forza del mercato del lavoro svizzero è il dialogo tra imprese, dipendenti e partner sociali, ma con l’iniziativa dell’USS questo dialogo viene pesantemente rimesso in discussione, imponendo allo Stato d’intervenire nella politica salariale delle aziende. Terreno da sempre riservato, da quando è stata firmata la pace del lavoro, alla libera contrattazione tra le parti sociali. Se il nostro Paese, a differenza di tanti altri Stati europei, ha resistito più che bene alla crisi economica internazionale, ciò lo si deve anche ad un’organizzazione del mercato del lavoro fondata su negoziati decentralizzati tra partner sociali. Un dialogo che ha permesso sinora di trovare soluzioni adeguate caso per caso, tenendo quindi conto dei problemi e delle necessità delle singole realtà produttive. A disastrare il mercato del lavoro di tanti Paesi, con il terrificante corollario di un costante aumento della disoccupazione di massa, in particolare giovanile, è stata proprio un’eccessiva regolamentazione impo-

sta dall’alto. Che ha finito col Forse non si è ben capito precludere l’impiego ai giovani e ai lavoratori a bassa qua- quale pericoloso impatto lifica, e incentivato pure il ri- può avere tutto ciò sulla corso massivo al lavoro nero. L’iniziativa dell’USS è, però, libertà economica e sulla solo un’ ulteriore tappa di libertà d’impresa quella visione dirigistica e statalista dell’economia che da più parti sta muovendo all’attacco di quei principi di libertà economica a cui sino adesso si è ispirata la Svizzera. Dal tetto massimo del 20% per le abitazioni secondarie all’iniziativa Minder, contro le cosiddette “retribuzioni abusive”, a quella dell’UDC per fermare “l’immigrazione di massa” che ci riporterà al vecchio sistema dei contingenti regolati dallo Stato, al salario minimo da imporre con un articolo di legge. In tutte queste iniziative, al di là degli schieramenti politici che le sostengono, c’è una matrice comune: lo statalismo, il ricorso all’intervento dello stato che di volta in volta si connota, e si giustifica, con le ragioni della tutela ambientale, della giustizia retributiva, della protezione della manodopera locale o dell’equità sociale e salariale. Così è lo Stato che decide quante case di vacanza si possono costruire nei Cantoni e per legge si fissa anche la retribuzione di manager e dirigenti delle grandi imprese svizzere, e sarà sempre lo Stato, grazie all’iniziativa UDC, a pianificare, fissare ed erogare la manodopera estera necessaria alle aziende e, come si chiede da sinistra, a stabilire pure una soglia salariale minima. Forse non si è ben capito quale pericoloso impatto Ticino Business | 9


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può avere tutto ciò sulla libertà economica e sulla libertà d’impresa. Forse non si è ancora capito perché mai una grande impresa debba restare in Svizzera non disponendo più della libertà di decidere come e quanto pagare i suoi dirigenti che magari riesce a fatica a strappare alla concorrenza internazionale, priva della libertà di gestire la manodopera estera secondo le sue esigenze produttive e per di più costretta a retribuire i lavori meno qualificati col salario mimino più alto del mondo. Come se non bastasse, ad avvelenare il clima economico ci sono in corso d’opera anche altre iniziative federali come quella che vuole tassare le successioni, che non solo indebolirebbe le imprese familiari, ma potrebbe far scappare dalla Svizzera grandi patrimoni, o quella che vuole abolire la tassazione forfait per i globalisti. L’impressione, purtroppo, è che la Svizzera stia dando di sé l’immagine di un Paese in cui la libertà d’impresa si fa sempre più difficile, e dove sta diventando altrettanto difficile produrre ricchezza o, semplicemente, vivere da ricchi.

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Ospite

Il salario minimo è un ostacolo

piazzato davanti ad un atleta: solo chi è capace di saltare più in alto continua la sua carriera Intervista di Lisa Pantini con Paolo Pamini, Docente in Law & Economics al Politecnico di Zurigo e Ricercatore associato dell’Istituto Liberale di Zurigo

Da Minder all’iniziativa di gioventù socialista 1:12, dal salario minimo dell’USS ai salari differenziati per settore proposti da Verdi ticinesi, come giudica questa offensiva della sinistra sul fronte salariale? “Questa serie di offensive, tra le quali ricordiamo anche quella sull’imposta fe- ... aumento della derale di successione, ha non a caso una disoccupazione giovanile marcata coerenza interna. Esse provengono da un ristretto e ben definito gruppo e della precarietà per i di giovani socialisti. Va loro riconosciuta lavoratori poco formati... un’ammirevole capacità organizzativa che ha dribblato tutta la sinistra istituzionale. Nei contenuti, si tratta di posizioni coerentemente marxiste, basti confrontare il decalogo di proposte che Karl Marx e Friedrich struggerebbe generazione dopo generazione di Engels presentano alla fine del secondo capitolo de giovani (compresi i loro sogni famigliari infranti «Il Manifesto Comunista» del 1848. A mio avviso, in assenza di mezzi economici sufficienti). I motivi sono pertanto antitetiche a un ordine sociale basa- sono semplici. Il contratto di lavoro è il frutto di to sulla convivenza pacifica tra liberi cittadini nel una transazione volontaria tra il lavoratore e chi mutuo riconoscimento della proprietà privata, dei lo assume. Tra uomini liberi, nessuno è obbligato frutti del proprio lavoro e dell’autonomia contrat- a concludere tale accordo. Il limite massimo del tuale che ne discende. Va precisato che non appar- salario che un datore di lavoro è disposto a patengono al disegno di cui sopra l’iniziativa Minder gare è dato dalla produttività del dipendente. Al(relativa a temi di corporate governance e tesa a trimenti, il datore di lavoro fa bene a rinunciare dare più peso agli azionisti, pertanto non forzata- all’assunzione e a non gettar soldi dalla finestra. mente in contrasto con un ordine liberale) e la pro- Il salario minimo è pertanto simile ad un ostaposta di un salario di cittadinanza incondizionato, colo piazzato davanti ad un atleta: solo chi è caaddirittura avversato dalle cerchie marxiste che fo- pace di saltare più in alto dell’asticella continua calizzano la loro attenzione sul reddito da lavoro”. la sua carriera professionale. Gli altri si schiantano contro il muro, e professionalmente muoiono. Quali potrebbero essere gli effetti del salario Ora chiediamoci: se alziamo il salario minimo, minimo chiesto dall’USS sulla nostra economia chi sono i lavoratori (anche futuri) che ne fanno le e sul mercato del lavoro? spese? Tutti coloro i quali hanno una produttivi“Quelli che sia la teoria sia l’esperienza interna- tà insufficiente. Nel caso concreto, chiunque non zionale ripetutamente menzionano: aumento della sia capace di generare almeno 22 CHF/ora (come disoccupazione giovanile e della precarietà per i recita il nuovo art. 197 n. 8 Cost. in votazione il lavoratori poco formati, tendenzialmente stranie- 18 maggio 2014 e pubblicato nel decreto federale ri nel contesto svizzero. Pertanto, aumenterebbe FF 2013 8341) potrà dimenticare di essere assunla pressione sullo Stato sociale, a medio termine to senza sussidi. È verosimile che i giovani sensi deteriorerebbe l’intero tessuto sociale, e si di- za esperienza professionale (per alcuni di loro, Ticino Business | 11


pure senza la disciplina etica maturata in anni di esperienza lavorativa) o persone con bassa formazione saranno le vittime di tale disposizione. In fondo chiediamoci: se il salario minimo fosse davvero un promotore di benessere, perché crudelmente limitarlo a 4’000 CHF/mese, e non portarlo direttamente a 10’000 CHF/mese se non di più?” Si chiede sempre più l’intervento dello Stato per determinare i livelli salariali. Una richiesta che sta svuotando il principio della libera contrattazione tra le parti sociali, su cui si è fondata anche la libertà economica e la crescita nel nostro Paese. Come giudica questa tendenza? “Non si tratta assolutamente di una novità. La tendenza è negativa per chi si accinge ad entrare nel mondo del lavoro (giovani e lavoratori poco forSe alziamo il salario mati) e tutela i lavoratominimo, chi sono i ri attuali che grazie alla formazione e all’esperienlavoratori (anche futuri) za hanno già maturato che ne fanno le spese? una produttività superiore al salario minimo. Da Tutti coloro i quali sempre e ovunque, i sinhanno una produttività dacati hanno promosso l’introduzione e l’innalzainsufficiente mento di salari minimi. Si tratta di proposte assolutamente coerenti con il loro obiettivo di favorire i lavoratori sindacalizzati, di principio già con esperienza, proteggendoli dalla concorrenza dei nuovi lavoratori entranti

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(giovani e immigrati). La lotta di classe diventa pertanto quella tra chi è falciato dalla legislazione sul lavoro e chi ha la fortuna di essere già oltre lo steccato e non esser toccato da tali provvedimenti. Storicamente, gli Stati dove la permeabilità del sistema politico alle organizzazioni sindacali è stata maggiore hanno vissuto per primi le dinamiche sovra esposte. Ecco perché in Svizzera siamo in questo senso «in ritardo» rispetto alle socialdemocrazie europee che ci circondano”. Ma in Svizzera c’è davvero un problema di bassi salari o invece il vero problema sono i prezzi troppo elevati, risultato di talune distorsioni nel sistema della libera concorrenza? “Quello che realmente conta è il salario reale, ossia il potere d’acquisto ottenuto con un’ora di prestazione lavorativa. In Svizzera siamo ai massimi mondiali, come chiunque di noi si accorge quando viaggia all’estero. Il salario reale dipende direttamente dalla produttività del lavoro, che a sua volta dipende dalla formazione del lavoratore e dall’accumulo di capitale. In Svizzera, entrambi questi fattori sono molto alti. A titolo d’esempio, pensiamo solo ad un tornitore o fresatore diplomato capace di usare i macchinari di precisione (ossia il capitale reale) finanziati e messi a disposizione dall’imprenditore, e confrontiamolo con il suo povero collega in un Paese in via di sviluppo. I salari non sono alti perché i prezzi sono alti, bensì è vero proprio il contrario: la produttività del lavoro è alta, i salari pure, e la disponibilità a pagare i beni di consumo con loro”.


Ospite In un settore vivace come quello della moda,

il salario minimo avrebbe effetti devastanti Intervista di Lisa Pantini con Franco Cavadini, Presidente Ticinomoda Cosa rappresenta oggi e quali sono le Un «sì» dalle urne potenzialità del distretto della moda tiporterebbe ad un cinese? “Oggi il settore della moda in Ticino è un peggioramento del sistema comparto in evoluzione costante, arrivato a rappresentare altissime specificità, con una economico ticinese e specializzazione sul territorio, sia per mano- svizzero in genere, con dopera, come pure per peculiarità del mercato interno stesso, che lo rendono unico a conseguenze importanti livello internazionale. Abbiamo uno scenario come un aumento del davvero esclusivo, in una manciata di km2 troviamo moltissime aziende che hanno inse- lavoro nero, un incremento diato centri di eccellenza mondiali. Un com- della disoccupazione, la parto che è divenuto una vera e propria Fashion Valley, considerato, da tutti i punti di dislocazione probabile di vista, fondamentale per l’economia ticinese, molte aziende... con un forte contributo alla creazione del PIL cantonale, con circa 90 milioni di franchi di tasse pagate ogni anno. Nell’ultimo decennio il comparto si è sviluppato e strutturato con differen- (Iniziativa sui salari minimi)» in votazione; e non si ti imprese al di là ed al di qua della frontiera; questo fermerebbero al comparto moda, ma intaccherebbesviluppo ha indubbiamente portato vantaggi al no- ro tutta l’economia”. stro territorio sia in termine di manodopera specializzata, come pure di progresso dell’industria, della Più in generale quali effetti potrebbe avere logistica e dei servizi integrati”. sull’economia ticinese? “In questo senso un «sì» dalle urne porterebbe ad Come valuta per questo settore, che sta cono- un peggioramento del sistema economico ticinese scendo una nuova stagione, l’iniziativa popola- e svizzero in genere, con conseguenze importanti re per un salario minimo di 4’000 franchi? come un aumento del lavoro nero, un incremento “Il settore è indubbiamente in piena espansione, vi- della disoccupazione, la dislocazione probabile di vace e in fermento. Un’attività dinamica che si fon- molte aziende, che si vedrebbero costrette a chiudeda su una pace sociale negoziata e discussa con i re i battenti perché non più in grado di assumere sindacati. È stato stabilito un patto sociale fermo. personale e di mantenere i livelli salariali imposti”. La votazione del prossimo 18 maggio porterebbe dissesti e cancellerebbe con un unico colpo di spugna Pensa sia la soluzione giusta per combattere il quanto costruito in anni di pace sociale. Abbiamo dumping salariale? trovato numerose soluzioni di compromesso, che mi- “Questa iniziativa non è lo strumento per combatterano al bene per le aziende e per i lavoratori stessi. re il dumping salariale. Questo fenomeno si affronCi siamo sempre confrontati con un dialogo franco, ta con un’intesa comune tra le parti sociali (già in ottenendo due importanti risultati: 2 contratti col- essere nel settore della moda), che dialogano con un lettivi in essere, quello per la produzione e quello confronto sincero e con buon senso, per offrire delle per la logistica. Non possiamo pensare ai devastanti condizioni lavorative e salariali interessanti, come effetti che avrebbe sul nostro comparto l’accettazio- già esiste nei contratti collettivi che abbiamo in vigone dell’iniziativa «Per la protezione di salari equi re. Credo sia questa la strada da perseguire”. Ticino Business | 13


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14 | Ticino Business

06.01.2014 15:28:50


Ospite

Più che sui salari minimi,

puntiamo sui Contratti collettivi di lavoro! Intervista di Lisa Pantini con Gabriele Beltrami, Segretario Cantonale GastroTicino e Dir. Scuola Esercenti

Per il settore della ristorazione cosa si- La determinazione dei gnifica un salario minimo di 4’000 franchi? Che impatto avrà sugli esercizi pub- salari non è compito dello blici del Cantone? Stato, ma riguarda gli “Dobbiamo ricordare che tutti gli esercizi pubblici svizzeri, e non solo quelli che sono imprenditori, i lavoratori soci di GastroTicino o GastroSuisse, sotto- e le parti sociali stanno a un contratto collettivo nazionale di lavoro che, per esempio, stabilisce in 3’407 fr. il salario minimo di un lavapiatti, con salari crescenti per le altre categorie di collaboratori. Come ha ricordato di recente Gastro- “Il discorso è complesso perché tiene conto di costi Suisse, il salario minimo è un elemento fondamen- come gli affitti, le materie prime, imposte tasse, tale del Contratto collettivo di lavoro per l’industria ma soprattutto il personale che oggi incide per alberghiera e della ristorazione, che è uno dei più oltre il 45 percento dei costi. Un salario minimo importanti contratti collettivi di lavoro in Svizzera. fissato dallo Stato metterebbe in grosse difficoltà Non sono pertanto gradite né necessarie ingerenze le imprese del settore ricettivo, che più di altre dida parte dello Stato. La determinazione dei salari non pendono dai costi di produzione locali. Per essere è compito dello Stato, ma riguarda gli imprenditori, competitive a livello internazionale avrebbero peri lavoratori e le parti sociali. Un salario minimo im- tanto l’unica possibilità di ridurre il personale o posto dallo Stato comprometterebbe il sistema conso- aumentare i prezzi, il che non sarebbe nell’intereslidato di partenariato sociale. Per i diversi settori non se né dei lavoratori né dei clienti”. sarebbero più possibili soluzioni su misura e soprattutto sostenibili. Ciò pregiudicherebbe la competitivi- Ritiene proporzionato un salario minimo di tà di molte aziende mettendo a rischio numerosi posti 4’000 franchi anche per quei lavori senza alcuna di lavoro, minacciando il modello di successo svizze- qualifica richiesti negli esercizi pubblici? ro basato su un mercato del lavoro liberale”. “Come detto, le figure, pur con un ruolo importante, hanno già per contratto un salario di 3’407 fr. Pensa che basti un salario minimo fissato per Portare questo importo a 4’000, comporterebbe non legge per scongiurare il dumping salariale o esso solo un aggravio di costi insostenibile, ma farebbe invece rischia di favorire ancora di più il ricorso scattare verso l’alto i salari delle altre categorie, proalla manodopera frontaliera? vocando il collasso del settore. In Ticino negli ultimi “Il contratto collettivo, che pur comporta sacrifici 20 anni, notoriamente si sono sempre mantenuti i per i datori di lavoro, è già uno strumento che se prezzi di vendita relativamente bassi, se confrontati applicato nel giusto modo dovrebbe ridurre il dum- alla Svizzera centrale pur sapendo che il costo del ping salariale. E proprio per la presenza del contrat- personale è uguale. to collettivo, non possiamo parlare di un eventuale Con questo voglio dire che gli esercenti ticinesi maggior ricorso al frontalierato, perché i salari sot- hanno sempre (finora !!) avuto riguardo della potostanno alle norme fissate dalle parti”. sizione in cui viviamo e della situazione politica/ economica in cui ci troviamo. Oltre al CCNL voGli esercizi pubblici sono confrontati con un si- gliamo che sia il mercato e il merito a determinare stema di prezzi e di costi generali che già li pena- i salari, per poter come finora andare incontro ai lizza, dove bisognerebbe intervenire per ridurre nostri clienti, che sono il bene più prezioso del questo carico? nostro settore”. Ticino Business | 15


Ospite

Il contratto collettivo

è uno strumento prioritario per regolare i salari Intervista di Lisa Pantini con Meinrado Robbiani, Segretario cantonale dell’OCST

Come giudica l’iniziativa dell’USS per un salario minimo di 4.000 franchi? “L’iniziativa ha il pregio di portare alla ribalta il tema salariale, caduto nella morsa di acute contraddizioni e gravi distorsioni. Il contrasto urtante tra le retribuzioni di troppi manager e la persistenza di una fascia significativa di lavoratori poveri evidenzia la necessità di tornare con urgenza ad una maggiore equità salariale. Gli abusi e le situazioni di sfruttamento, che vanno proliferando all’ombra della libera circolazione, invocano poi una più diffusa Per le aziende già regolazione dei salari minimi. insediate occorre Spiace tuttavia che si sia dovuti giungere al lancio di una iniziaevitare di incorrere tiva popolare che postula un sain acuti contraccolpi lario minimo legale. Un padrooccupazionali e umani nato più disposto a valorizzare e promuovere la via contrattuale avrebbe reso superflua questa direzione di marcia”. Non c’è il rischio che fissata questa soglia dei 4’000 franchi in alcuni Cantoni dove la media delle retribuzioni è più elevata, il salario minimo stabilito per legge, eserciti una pressione verso il basso per determinate fasce di lavoratori, mentre in altre realtà possa precludere l’accesso al mercato del lavoro per la manodopera senza qualifiche? “La fissazione di una salario unico, indipendentemente dalla categoria e dal livello di qualifica come pure dalla regione, può effettivamente comportare qualche rischio. La via legale incorpora per sua stessa natura una inevitabile rigidità. Questo limite deve incitare a promuovere accordi contrattuali che, pur nel rispetto dei minimi di legge, sappiano conformarsi più compiutamente alle singole realtà. Non solo dal profilo salariale, in modo da meglio articolare le retribuzioni tenendo conto della funzione svolta e dei livelli di qualifica; anche da quello occupazionale, così da sostenere e agevolare l’inserimento nel mercato del lavoro delle persone professionalmente meno solide”. 16 | Ticino Business

La posizione dell’OCST in cosa si differenzia? “Per l’OCST è il contratto collettivo lo strumento prioritario per regolare i salari. La fissazione di un salario minimo a livello legale non viene però contrastata poiché la metà del mondo del lavoro sfugge oggi al dialogo tra le parti sociali e numerose categorie mostrano persino una esibita contrarietà all’indirizzo contrattuale. È però opportuno che la via legale rimanga subordinata a quella contrattuale. Anche qualora si opti per il salario legale, è cioè indispensabile che questo passo rientri in una politica attiva di promozione e diffusione dei contratti collettivi. Guardando poi alla nostra realtà locale, l’OCST chiede in particolare di considerare la posizione di quei comparti a minore valore aggiunto e a prevalente occupazione frontaliera, che andrebbero incontro a prevedibili difficoltà. Perlomeno per le aziende già insediate occorre evitare di incorrere in acuti contraccolpi occupazionali e umani”. Il salario minimo legale può combattere il fenomeno dei lavoratori poveri e del dumping salariale? “La situazione salariale è particolarmente precaria nel nostro Cantone. Già gravato da un ritardo endemico rispetto alle medie nazionali, il Ticino è oggi ampiamente esposto ai contraccolpi della libera circolazione. Vanno diffondendosi retribuzioni aberranti che hanno del resto già costretto ad introdurre salari minimi per il tramite di contratti normali di lavoro. Questo strumento è l’anticamera del salario minimo legale poiché pone un argine contro gli abusi laddove le parti sociali non sono in grado di farlo esse stesse. Da questo profilo il salario minimo legale può contribuire a combattere gli abusi più stridenti ed anche a contenere i salari bassi che sono sovente associati a condizioni di povertà”.


Biblioteca liberale

Veri e falsi liberali: come distinguerli di Alessio del Grande

Una

ricostruzione ragionata del pensiero autenticamente liberale, per depurarlo da tutti gli inquinamenti e dalle incrostazioni che ne hanno stravolto il significato originario. Un’analisi che usa come reagenti i valori fondanti del liberalismo: la libertà individuale e il principio della responsabilità personale, il primato della società sullo Stato, la tutela della proprietà e il mercato, la promozione dell’ordine spontaneo della libera iniziativa contro ogni visione dirigistica dell’economia e della società. Sono queste le discriminanti che adotta Carlo Lottieri nel suo saggio “Liberali e non” (Editrice la Scuola) per rileggere quattro secoli di cultura politica che, a partire dall’epoca moderna, è stata “egemonizzata più dagli avversari della libertà individuale che non dai suoi difensori”. Un’epoca che Lottieri definisce “statolatrica”, in cui “interventismo economico, positivismo giuridico ed egualitarismo sociale hanno operato congiuntamente per ampliare il potere pubblico e ridurre gli spazi di autonomia dei singoli e delle comunità”, culminando nella tragica esperienza dei totalitarismi del secolo scorso e nella costruzione di un Welfare State, quale emanazione di un rapporto di dipendenza sociale da un potere statuale sempre più invasivo. Per demistificare l’elaborazione di una teoria politica che si presenta come liberale, ma dai tratti, invece, profondamente illiberali e autoritari, Lottieri accoppia e confronta i grandi pensatori del passato per arrivare ai giorni nostri: Hobbes e Locke, Colbert e Smith, Montesquieu e Rousseau, Kant e Constant, Hegel e Rosmini, Marx e Tocqueville, Weber e Mises, Keynes e Hayek, Schmitt e Leoni. Passando da altri filosofi ed economisti, si spinge sino alla contemporaneità della nuova giustizia sociale di Rawls e della corrente libertaria, o meglio dell’anarco-capitalismo, di Rothbard. Un lungo excursus per un esame comparato di sistemi di pensiero da cui emerge anche la relazione tra democrazia e liberalismo, la loro contrapposizione nel diverso modo d’intendere il principio di eguaglianza e la volontà popolare. Ma le radici di una concezione illiberale della società che, attraverso successive rielaborazioni domina

ancora oggi, affondano soprattutto nel pensiero di Hobbes, il teorico dell’assolutismo, e di Rousseau le cui concezioni hanno improntato, come nota Lottieri, gli ultimi due secoli della storia occidentale. È il suo profondo “pessimismo antropologico”, la più totale sfiducia nell’ individuo, nella sua capacità di distinguere tra bene e male, che portano Hobbes a vedere nella libertà umana solo arbitrio e, dunque, la necessità di un potere assoluto, del Leviathan, in grado di trascendere i singoli, senza cui non ci sarebbero né ordine né sicurezza. Un assolutismo che troverà in Hegel il suo perfezionamento filosofico e ideologico. “Non è un caso - osserva Lottieri - che molte riletture del disastro novecentesco abbiano evocato l’immagine del potere hobbesiano”. Un potere a cui Locke, il padre del liberalismo classico, contrappone la visione di un ordine sociale che scaturisce, invece, proprio dalla libertà individuale, dagli scambi, dai contratti e dalla cooperazione. Ad inquinare, sino ai nostri giorni, il pensiero liberale e a distorcerne la prospettiva storica, è, però, soprattutto Rousseau con l’ ambigua teoria del “Contratto sociale”, che si può considerare sia la matrice vera del socialismo che della moderna democrazia statuale. La sua nozione di “volontà generale”, come fonte dell’ordine e della libertà, è una volontà che trascende gli individui. Dunque, la riproposizione di un assolutismo che, nella sua traduzione politica, avrà esiti inquietanti e che più di ogni altra teoria contribuirà ad erodere e discreditare il vero liberalismo.

Titolo: Liberali e non Percorsi di storia del pensiero politico Autore: Carlo Lottieri Editrice: La Scuola Ticino Business | 17


Sì al risanamento S. Gottardo

Il migliore rapporto

COSTI-BENEFICI La galleria autostradale del San Gottardo è il collegamento stradale più importante della Svizzera tra il Nord e il Sud delle Alpi. La popolazione svizzera, la sua economia e il suo turismo dipendono dal corretto funzionamento della connessione stradale. L’analisi dei pro e dei contro delle varianti dimostra che il tunnel di risanamento rappresenta la soluzione più appropriata. Per il Ticino, la galleria autostradale del San Gottardo è l’unico collegamento sicuro con il resto della Svizzera. La variante è una soluzione ponderata e funzionale per la gestione del traffico nel corso delle opere di risanamento.

Una soluzione

LUNGIMIRANTE L’investimento nella costruzione di un secondo tunnel e il risanamento di quello esistente ha un costo complessivo attorno ai 2,8 miliardi di franchi. L’alternativa della „Strada viaggiante“ (strada rotabile destinata al traffico pesante e agli autotreni) con stazioni di carico temporanee costa fino a 2 miliardi di franchi. Investire in una soluzione sostenibile è ripagante. La regolare manutenzione è facilitata, e l’affidabilità e la sicurezza di questo importante collegamento stradale notevolmente migliorata. Inoltre, per i successivi risanamenti non si pone più il problema della gestione del traffico. La costruzione e la messa in esercizio di una “Strada viaggiante”, al contrario, comporta costi elevati senza valore aggiunto: le stazioni di trasbordo, al termine dell’opera di risanamento, devono essere smantellate e il materiale rotabile venduto.

COMITATO SÌ ALLA GALLERIA DI RISANAMENTO AL SAN GOTTARDO - SVIZZERA ITALIANA c/o Cc-Ti - Corso Elvezia 16 - 6900 Lugano - Tel. +41 91 911 51 24 info@risanamentosangottardo.ch – ccp: 65-160007-7 Scarica il video informativo: www.risanamentosangottardo.ch 18 | Ticino Business


Attualità

Ma all’Italia non regaliamo nulla di Angelo Geninazzi, Responsabile economiesuisse per la Svizzera italiana

La

decisione di stanziare 150 milioni a fondo perso per ampliare la volumetria delle gallerie sulla linea ferroviaria che costeggia il lago Maggiore in territorio italiano ha suscitato diversi legittimi interrogativi. Per certi versi, ha ragione chi ha storto il naso, anche se è interessante Per certi versi, ha ragione capire per quali motivi sarà la Svizzera a finanziare all’estero i lavori chi ha storto il naso, di adeguamento delle vie di accesso anche se è interessante alla galleria di base del San Gottardo, parte integrante del progetto Alp- capire per quali motivi transit. Andiamo però con calma. Correvano gli anni ‘90, quando le autorità e il popolo svizzero decisero di affrontare il «cantiere del secolo», la costruzione di una ferrovia di pianura. È stato questo un passo deciso a compimento della volontà - ribadita più volte in votazione popolare - di trasferire sempre più merci dalla strada alla ferrovia. Con le gallerie di base (Lötschberg da una parte, Gottardo

sarà la Svizzera a finanziare all’estero i lavori di adeguamento delle vie di accesso alla galleria di base del San Gottardo, parte integrante del progetto Alptransit

e Ceneri dall’altra) non vi saranno più dislivelli di rilievo sull’asse Milano-Rotterdam. In questo modo si potranno aumentare nettamente la capacità e la produttività del trasporto merci su ferrovia, riducendone i costi. In questo contesto è da leggersi anche la costruzione di un “corridoio a 4 metri”, grazie ai quali nei tunnel di base potranno circolare anche treni con semirimorchi alti 4 metri, finora a completo appannaggio della strada. Il popolo ha deciso che i miliardi (nel frattempo oltre 30!) andavano spesi in nome del trasferimento del traffico. Mancano ormai pochi anni all’apertura della galleria di base del Gottardo ed in Svizzera ci si è posti il problema dell’accesso a questa galleria. Infatti i rimorchi passeranno certamente nella galleria ferroviaria più lunga del mondo, concepita su misura, ma questo poco serve se le vie di accesso (da Milano e da Novara), rispettivamente le gallerie lungo queste vie, ostacolano come finora il passaggio di treni di nuova generazione. Una parte di queste vie d’accesso si trova, ed è questo il punto, su territorio italiano.

© Tiggy Gallery - Shutterstock

Ticino Business | 19


Non è opportuno puntare un’ennesima volta il dito sul mancato allacciamento ad una linea di «alta velocità» a Sud di Lugano

Non è opportuno puntare un’ennesima volta il dito sul mancato allacciamento ad una linea di «alta velocità» a sud di Lugano. Ma il problema del corridoio di 4 metri è lo stesso. La visione degli anni ‘90 è stata “elveticocentrica”, nessuno ha considerato che in Svizzera si snoda solo un piccolo tratto di assi internazionali che sempre di più sono nell’interesse dei trasportatori internazionali. I miliardi spesi per Alptransit non manifesteranno grandi effetti se i convogli non potranno circolare anche in Italia e in Germania. Resta la domanda: perché deve pagare la Svizzera? Le autorità italiane, sollecitate sul tema in occasione di alcuni convegni, hanno avuto gioco facile, ricordandoci che siamo noi Svizzeri che abbiamo – nella nostra autonomia – deciso il trasferimento del traffico e siamo sempre noi che abbiamo votato la costruzione di Alptransit per raggiungere l’obiettivo di trasferimento; non vi sono

quindi – da un punto di vista oggettivo – grandi argomenti per chiamare alla cassa gli italiani per uno sfizio tutto nostro. Purtroppo la verità è che – almeno questa volta – gli italiani hanno ragione. Nel frattempo la Svizzera ha capito di non essere l’ombelico del mondo. Ma in passato è capitato troppo spesso che le nostre politiche siano state proposte senza il coinvolgimento di attori che in verità ne avrebbero dovuto essere parte integrante, anche a livello finanziario. Male, perché poi capitano queste cose. Alptransit non doveva essere solo un progetto svizzero, ma un progetto su scala più ampia che in più ci avrebbe integrati nella rete europea ad alta velocita, dalla quale siamo tagliati fuori completamente. Restano due notizie positive: la prima riguarda proprio l’Italia, che si è detta disponibile a finanziare la tratta a sud di Chiasso. La seconda è l’approvazione da parte del Parlamento della figura di un Segretario di Stato per la politica dei trasporti. Oggi, come accade per ogni altra politica, anche questa ha una forte componente estera. Che i 150 milioni stanziati qualche giorno fa ce lo ricordino.

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Attualità

Paura e malcontento sono stati determinanti, non la sovrappopolazione di Patrik Schellenbauer, Avenir Suisse

La

battaglia attorno alla libera circolazione delle persone è finita e il polverone di emozioni e argomenti si dissolve lentamente. La Svizzera tornerà a un sistema di contingentamento della propria immigrazione, e il prezzo che l’Unione Europea le farà pagare per questo è ancora ignoto. Le prime analisi dei risultati della votazione popolare indicano un profondo «Röstigraben» (con il Ticino dalla parte dei germanofoni, non dei latini), accompagnato da una forte opposizione città-campagna. Queste costatazioni appaiono in

La battaglia attorno alla libera circolazione delle persone è finita e il polverone di emozioni e argomenti si dissolve lentamente

linea di massima a ogni votazione sulle relazioni della Svizzera con l’estero. Ma cosa si cela dietro tutto ciò? In campagna elettorale uno dei temi più ricorrenti in Svizzera interna è stato quello della sovrappopolazione e dello «stress da densità». Secondo alcuni, questa immagine era semplicemente l’altro lato della medaglia della li-

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bera circolazione delle persone: aumento dei prezzi degli alloggi, urbanizzazione sfrenata, ingorghi stradali, treni sovraffollati. Anche se questi problemi sono stati spesso esagerati e sono solo in parte riconducibili all’immigrazione è indiscutibile che la libera circolazione delle persone non abbia comportato soltanto dei vantaggi. Avenir Suisse ha però più volte rivelato che il saldo fra costi e benefici della libera circolazione delle persone sia stato a livello Svizzero nettamenAvenir Suisse ha più volte te positivo. La decisione dei votanti contro la libera rivelato che il saldo fra circolazione delle persone costi e benefici della libera non può quindi essere ridotta a un mero calcolo di circolazione delle persone vantaggi e svantaggi. Un’analisi preliminare a liè stato a livello svizzero vello Cantonale conferma i nettamente positivo dubbi di un‘interpretazione “economicistica”. Sull’asse orizzontale del grafico appare il saldo migratorio Cantonale nel periodo 2006-2012 (in per mille). Ad esempio, il Canton Appenzello Interno è cresciuto durante questi anni di 25 migranti ogni 1000 abitanti (= immigranti meno emigranti), il Canton Ginevra invece di 113. Sull’asse verticale è espressa la percentuale di voti a favore dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa. Il rapporto fra i due valori è chiaramente negativo: ovvero, i Cantoni con un saldo migratorio più basso hanno votato maggiormente a favore dell’iniziativa, mentre i Cantoni

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con un saldo migratorio più elevato si sono piuttosto espressi contro. Anche all’interno dei Cantoni ritroviamo lo stesso rapporto. Le aree maggiormente toccate dell’immigrazione (grandi città, paradisi di villeggiatura) hanno respinto l’iniziativa, mentre le altre l’hanno sostenuta, a volte in modo molto netto. Il Ticino rappresenta in questo caso un’eccezione, come si evince dal grafico. Nonostante una percentuale di migranti stranieri leggermente superiore alla media nazionale, il Cantone italofono è quello che si è espresso in modo più chiaro a favore dell’iniziativa. In altre parole: con la notevole eccezione del Ticino, la fine della libera circolazione delle persone è stata sancita laddove sovraffollamento e pressione salariale erano quasi completamente assenti. Il risultato di questa votazione è dunque da ricercare piuttosto nell’insicurezza e nel crescente e diffuso timore, innanzitutto all’interno del ceto medio. Tali preoccupazioni non sono certo campate in aria: pensiamo semplicemente all’evoluzione dei salari del ceto medio. Questo fenomeno ha poco a che vedere con la libera circolazione delle persone. Al contrario: è ben possibile che le dinamiche innescate dalla libera circolazione delle persone abbiano rallentato la flessione della domanda di mano d’opera qualificata. La rivolta trova sempre spazio nella democrazia diretta, ma è di solito scaricata su questioni di secondaria importanza. Le decisioni la cui portata tocca l’insieme del paese non sono solitamente strumentalizzate. Questa volta invece è stato diverso.


Attualità

Software Solutions

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Social Media e Social Business, un male necessario? No, semplicemente un’opportunità per la vostra azienda di Ferruccio Scorti e Marco Tronati, Sowre SA

Non

si parla d’altro, sembra che senza la parola “Social” tutto sia tradizionale, stereotipato, antico. Allo stesso tempo la S di Social si associa a Seccatura. Ancora cambiamenti, ancora rivoluzioni, ancora tecnologia. Non c’è pace da quando ha visto la luce il www (world wide web) e Internet ci ha invaso e infine quando nel 2003 sono nati i Social Network.

Come è successo per il mouse che, nel migliore dei casi veniva chiuso in un cassetto nell’attesa di diventare utile o annodato alla gamba della scrivania, impiccato e deriso come oggetto inutile, buono solo per giocare. Con i social network, social media, social business sembra ancora che si giochi soltanto

Niente pace. Né nella vita privata né in quella professionale, in quell’oasi dei nostri uffici, incontaminati e “arretrati” rispetto al contesto social personale. Come è successo per i PC che sono arrivati prima nelle nostre case e hanno dovuto aspettare anni per insediarsi all’interno delle aziende al posto dei terminali neri e verdi. Come è successo per il mouse che, nel migliore dei casi veniva chiuso in un cassetto nell’attesa di diventare utile o annodato alla gamba della scrivania, impiccato e deriso come oggetto inutile, buono solo per giocare. Giocare, appunto. Con i social network, social media, social business sembra ancora che si giochi soltanto. Un concetto decisamente riduttivo. Pensare al social come un gioco è come immaginare un PC senza freccina mobile, senza mouse, senza la possibilità di cliccare... un cambiamento è in atto. L’innovazione viaggia veloce, le nostre esigenze crescono e solo una visione miope può permettersi di non considerare le potenzialità delle nuove tecnologie per comunicare, diffondere conoscenza e informazioni. Concetti che, oggi, sono alla base di ogni business. Qualsiasi esso sia. Un’azienda non è social solo perché è presente in qualche Social Media o perché ottiene “Mi piace”

oppure ha fan o follower su Facebook, Twitter e Pinterest. La strategia social è molto più complessa e ambiziosa e coniuga due facce della stessa medaglia: Social Media e Social Business. Ma facciamo un piccolo passo indietro per occuparci delle definizioni. Quando si parla di Social Media, significa che stiamo parlando della natura dei canali, delle reti o delle piattaforme che facilitano la conversazione online. Invece, quando parliamo di Social Business, intendiamo una filosofia, un approccio, un nuovo modo di fare business in cui le nuove tecnologie facilitano, in modo più aperto, coinvolgente e collaborativo il lavoro di ogni giorno. Un’azienda, quindi, non è social solo perché vede nei Social Media un nuovo canale di comunicazione o un media pubblicitario per promuovere sé stessa o perché asseconda una nuova tendenza del mercato. Anche il Social Business non è un’azienda che “fa social”, ma un’azienda che “è social” e lo dimostra nell’approccio alla persona, considerandola come un essere umano con bisogni fisici, emozionali e spirituali. È un’azienda 3.0, secondo Philip Kotler. Un approccio nuovo favorito chiaramente dall’ondata tecnologica portata dall’avvento dei Social Media, in cui prevale un atteggiamento di ascolto, partecipazione e collaborazione. Spesso, parlando di strategie Social, si è troppo concentrati sui mezzi e poco sugli obiettivi. Si tratTicino Business | 23


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Un’azienda non è “social” solo perché è presente su qualche Social Media

ta di concetti che hanno stimolato e continuano a generare dibattiti e confusione, anche dopo anni di discussione. Molti manager, in effetti, considerano i Social Media una distrazione per giovani e bambini. Non capiscono l’impatto dei Social perché non hanno tempo, non ne colgono il valore o trovano difficile approcciarsi a tutti questi network e alle loro possibili combinazioni. Per tornare alle differenze tra Social Media e Social Business, è importante che anche gli esperti di Social imparino ad usare il linguaggio dei top manager. I manager ci ripetono che la loro priorità è focalizzarsi sugli obiettivi aziendali, creare opportunità e risolvere problemi. Non prendono decisioni basandosi sulla tecnologia o sulle nuove tendenze, mentre i consulenti e i Social Media Strategist mettono l’enfasi sui Social Media anziché sugli obiettivi aziendali. Non hanno forse ragione? Una Social Media Strategy definisce il modo in cui un’azienda può utilizzare i Social Network per contattare clienti e mettere in comunicazione i dipendenti. Una Social Business Strategy parte da una vision dell’azienda su come i Social Media migliorano le esperienze e le relazioni di clienti e dipendenti, e in base a questo allinea le iniziative Social con gli obiettivi e le opportunità dell’azienda. La tecnologia diventa così un supporto per una mission e uno scopo più ampi. Presentando il Social sotto questa luce, siamo certi che i dirigenti non potranno fare a meno di soste-

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nere ulteriori ricerche e programmi pilota sul Social, che in futuro potranno portare ad iniziative di maggior respiro. Dobbiamo partire dagli obiettivi aziendali, facendo in modo che i vari canali Social e le relative Community vengano valutati in base alle priorità già approvate dal management, consolidate all’interno della strategia aziendale e del modello di business, verificando che siano allineati agli obiettivi aziendali. Ci si basa quindi sugli elementi fondanti della strategia di business, per assegnare di volta in volta criteri diversi che possano contribuire al successo di ciascuna organizzazione con le sue specifiche necessità. Per alcune aziende l’obiettivo sarà aumentare le vendite, per altre migliorare la soddisfazione dei clienti, l’efficienza dei dipendenti, in altri casi si tratterà di rafforzare la brand reputation. Non è un gioco. All’interno dell’organizzazione il Social Business genera valore per l’azienda (in linea con gli obiettivi) e prende in considerazione le reali capacità delle persone ed esalta i talenti. Si tratta di condividere le esperienze dei propri collaboratori e le aspettative dei propri clienti, valorizzare la conoscenza aziendale attraverso il Social Business, per essere interconnessi e reattivi ai cambiamenti. In conclusione, appare chiaro che una vera Social Business Strategy utilizza i Social come canali principali, anche se non gli unici, per fornire un’esperienza (online, mobile e nel mondo reale) coerente, di qualità e in continua crescita, migliorando le relazioni con i propri clienti e l’organizzazione dei processi interni e dei propri dipendenti, generando valore per l’azienda.


Attualità

Vogliamo ottenere l‘effetto

“WOW,

lo voglio fare anch‘io!”

Nel 2014 per la prima volta verrà organizzato a Berna, dal 17 al 21 settembre, un Campionato delle Professioni Nazionale. Un megaevento, ancora più grande di un Campionato Mondiale delle Professioni Articolo tratto dalla rivista 60 anni di Campionati delle Professioni Swiss Skills, edizione di dicembre 2013, p. 17

«In

qualità di navigata donna delle aveva colto questo anniversario come un‘occasione SwissSkills già da anni desideravo per «innestare nel consiglio di amministrazione di un Campionato delle Professioni SwissSkills l‘idea di un Campionato delle ProfessioNazionale», racconta Christine Davatz-Höchner, De- ni Svizzero», e ora aggiunge orgogliosa: «Il terrelegata ufficiale di SwissSkills. La competente Av- no era fertile e il raccolto sarà il prossimo anno, vocato approdò 27 anni fa all‘Unione Svizzera delle ne sono estremamente felice». L‘avventura iniziò a Arti e dei Mestieri (USAM) e si dedicò totalmente allo metà 2010. SwissSkills presentò ad alcuni cantoni sconosciuto dossier della formazione professionale e ritenuti idonei la proposta di un Campionato Svizzeben presto ne divenne una fan entusiasta. I Campio- ro delle Professioni nazionale. Si raccolsero quattro nati delle Professioni si svolgevano già a quel tempo candidature interessanti che vennero valutate dal in alcuni settori professionali. Le associazioni pro- consiglio di fondazione di SwissSkills. fessionali tuttavia li organizzavano autonomamente e senza alcun supporto. Nel 1998 l’USAM lanciò Grati per l‘idea grandiosa un progetto per incentivare i Campionati e ricevette Grazie a un dossier estremamente convincente, Bersupporto finanziario dall‘allora ufficio federale per na ricevette l‘incarico. Christoph Erb, Direttore PMI la formazione professionale bernesi e presidente del Comitato e la tecnologia, di cui bene- SwissSkills Berna 2014 organizzativo afferma: «Per il diretficiarono le associazioni per sarà niente meno che «la i concorsi professionali. Dal 2003 i compiti di coordina- più grande vetrina della mento e di organizzazione formazione professionale furono assunti da SwissSkills. Tuttavia l‘esecuzio- del mondo». Nel luglio ne di concorsi delle profesdello scorso anno si sono sioni nazionali era ancora totalmente nelle mani delle svolte le World-Skills singole organizzazioni del a Lipsia, i Campionati mondo del lavoro. Una nuova era Il prossimo anno la nuova legge sulla formazione professionale compie 10 anni. Già ben cinque anni fa Christine Davatz- Höchner

Mondiali delle Professioni più grandi della storia, con un totale di 46 professioni in concorso

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tore della Pubblica Istruzione di Berna, il Direttore del Dipartimento di economia, la città di Berna e l‘associazione PMI bernesi fu chiaro fin dall‘inizio che si trattava di una grande opportunità. Sono grato alla fondazione SwissSkills per avere lanciato questa idea». Collaborando con il Comitato organizzativo composto da 13 persone, si metterà in vetrina, a livello nazionale, la formazione professionale posizionandola come una carriera interessante per i giovani. L‘evento sarà supportato da un patronato di alta levatura, presieduto dal Consigliere Federale Johann N. Schneider-Amman. Non mancherà inol-

Berna 2014 – un megaevento Le SwissSkills Berna 2014 non sono solo una premiere in Svizzera, ma anche «la più grande vetrina della formazione professionale del mondo». Circa 1’000 candidati e candidate da tutte le regioni della Svizzera si misureranno nelle 74 professioni a concorso. Altre 60 professioni saranno presentate in un‘altra forma sugli 80’000 m2 dell‘area fieristica BernExpo. Si attendono circa 200’000 visitatori, di cui 70’000 studenti. Confederazione, cantone Berna ed economia così come le associazioni investiranno circa 60 milioni di franchi in questo megaevento della formazione professionale svizzera.

www.swissskillsbern2014.ch

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tre la partecipazione di tutte le organizzazioni rilevanti dell‘economia e del mondo del lavoro bernesi, e delle più importanti organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro nazionali. Big, bigger, Berna 2014 Tutti si sono posti grandi obiettivi, infatti SwissSkills Berna 2014 sarà niente meno che «la più grande vetrina della formazione professionale del mondo». Solo a luglio di quest‘anno si sono svolte le WorldSkills a Lipsia, i Campionati Mondiali delle Professioni più grandi della storia, con un totale di 46 professioni in concorso. A Berna il prossimo anno si svolgeranno i Campionati Svizzeri per non meno di 74 professioni e sembra che verranno presentate altre 60 professioni in forma diversa. Christoph Erb sottolinea inoltre: «Particolarmente importante


per noi era la partecipazione delle organizzazioni del mondo del lavoro. In tal senso abbiamo di gran lunga superato gli obiettivi iniziali». A partire da ora quindi si svolgeranno regolarmente Campionati Svizzeri delle Professioni centralizzati? Erb a tale proposito mantiene un atteggiamento realista: «Attualmente ci concentriamo sul 2014. Se sarà un successo, cosa di cui non dubitiamo assolutamente, si potrà verificare la possibilità di una seconda edi-

zione dopo quattro, sei o otto anni. Organizzare i Campionati nazionali ogni due anni potrebbe essere troppo ambizioso in ragione dei costi elevati e dei tempi stretti». L‘obiettivo di questo megaevento lo descrive alla perfezione la delegata di SwissSkills e membro del comitato organizzativo dicendo: «Vogliamo ottenere l‘effetto «WOW, lo voglio fare anch‘io!», specialmente tra i giovani. Un evento geniale, a cui semplicemente non si può mancare!»

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Attualità

ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE

Affari e occupazione nel settore bancario ticinese Il Comitato esecutivo ABT, riunito lo scorso febbraio a Lugano, ha commentato la situazione della piazza bancaria ticinese alla luce degli ultimi dati congiunturali e occupazionali

Andamento affari L’indagine congiunturale svolta periodicamente dall’istituto KOF di Zurigo, in collaborazione con ABT e Ufficio cantonale di statistica, rileva che il 2013 è stato un anno di lenta ripresa. Se s’intravedono alcuni miglioramenti sul fronte della clientela svizzera, le prospettive che riguardano la clientela estera rimangono molto difficili. Le masse patrimoniali amministrate nel 2013 sono rimaste sostanzialmente stabili. Le commissioni di gestione e di negoziazione sono leggermente cresciute grazie all’andamento positivo dei mercati azionari. Le previsioni per il corrente anno Se s’intravedono alcuni rimangono molto prudenti. Il volume dei crediti miglioramenti sul fronte alla clientela ha registrato della clientela svizzera, le nel 2013 una sostanziale prospettive che riguardano tenta che dovrebbe proseguire nel 2014, anche se i la clientela estera margini sono sempre più esigui. Le banche contirimangono molto difficili nuano a erogare credito ipotecario e commerciale

a sostegno delle famiglie e delle aziende che operano sul territorio. I prestiti ipotecari delle banche in Ticino hanno raggiunto a fine 2012 la cifra globale di 39.5 miliardi di franchi. Le banche in attività nel Cantone a fine 2013 erano 53, tre in meno rispetto ad inizio anno, in seguito all’acquisizione di due istituti e alla chiusura di una piccola succursale internazionale. Occupazione Nel 2013 il numero degli effettivi in Ticino (calcolati su una base occupazionale a tempo pieno) impiegati dalle banche (6’330 unità) e dalle loro società controllate (601 unità) ha registrato un calo di 109 unità (-1.5% rispetto agli occupati a fine 2012), attestandosi a 6’931 unità. Rileviamo l’importanza economica e occupazionale crescente di tre realtà operative in Ticino vicine al mondo bancario: • ‘Aduno SA, Bedano: società che fornisce il supporto nell’accettazione delle carte di credito e di debito.

Occupazione: numero degli effettivi in Ticino

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13%

Provenienza del personale impiegato nel settore bancario

4%

83%

■ Svizzeri ■ Stranieri dom. CH ■ Stranieri dom. estero

• B-Source SA, Bioggio: società di servizi informatici per l’industria bancaria • PostFinance, che lo scorso anno ha ricevuto dalla FINMA l’autorizzazione bancaria.

getta a successive verifiche in sintonia con l’andamento degli affari. Questa situazione occupazionale s’inserisce in un contesto di generale consolidamento del settore bancario a livello internazionale.

La riduzione degli effettivi è inferiore alle attese e, come è consuetudine nel settore bancario, essa è avvenuta in larghissima misura attraverso la normale fluttuazione del personale (prepensionamenti compresi) e solo in minima parte tramite una risoluzione dei contratti di lavoro. A dimostrazione di ciò, i disoccupati del ramo bancario iscritti in Ticino nel 2013 erano in media 183 , in diminuzione rispetto alla media 2012 pari a 202 unità. Il tasso di disoccupazione del settore pari al 2.9% è nettamente inferiore a quello globale di fine 2013 pari al 4.9%. Il Distretto in cui il settore bancario è più presente rimane il Luganese (75%), seguito nell’ordine da Bellinzonese (9%), Mendrisiotto (8%), Locarnese (6%) e dalla Regione Tre Valli (2%). Per quel che riguarda la provenienza, il settore bancario rimane un ambito presidiato da personale indigeno. Infatti, gli impiegati di nazionalità svizzera appresentano l’83% degli occupati, gli stranieri con domicilio in Ticino sono il 13% mentre quelli con domicilio all’estero (frontalieri) sono il rimanente 4%. In questo senso gli effetti sull’occupazione della recente votazione federale dovrebbero rimanere contenuti nel settore bancario.

Rilevanza del settore finanziario Nonostante la crisi finanziaria internazionale, con un valore aggiunto lordo di CHF 62.3 miliardi quello finanziario si conferma uno dei comparti trainanti per l’economia svizzera. Confrontando il settore finanziario con altri rami di attività, risulta evidente che la produttività lavorativa (valore aggiunto lordo diviso per il numero di occupati) supera di gran lunga la media. Il 6.0% delle persone attive nella finanza genera il 10.5% del valore aggiunto lordo dell’intero apparato economico, ossia la produttività per occupato è quasi doppia rispetto alla media. In Ticino, secondo gli ultimi dati disponibili dell’Ufficio federale di statistica, l’apporto del ramo servizi finanziari (banche, gestori patrimoniali, assicurazioni) al Prodotto interno lordo cantonale è del 10.9%. Gli Nonostante la crisi occupati nei servizi finanziari in Ticino a fine 2010 finanziaria internazionale, erano 10’812, pari al 6.8% con un valore aggiunto dell’intera manodopera. Quindi anche nel nostro lordo di CHF 62.3 miliardi Cantone la produttività quello finanziario si per occupato del settore finanziario rimane alta conferma uno dei comparti e risulta quasi doppia ritrainanti per l’economia spetto alla media dell’economia ticinese. svizzera...

I motivi del calo occupazionale degli ultimi anni sono sostanzialmente i seguenti: • le incertezze legate agli accordi fiscali internazionali e la pressione sul segreto bancario • la nuova strategia del denaro dichiarato, non ancora definita • una continua erosione dei volumi amministrati e della redditività • la concentrazione sul core business e l’esternalizzazione dei servizi bancari (“outsourcing”): amministrazione esterna, logistica, informatica e altri servizi finanziari. Le previsioni sul fronte occupazionale espresse per il 2014 denotano un’evoluzione incerta che sarà sog-

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Eventi

La giornata dell’export dedicata agli Accordi di Libero Scambio Con un grande successo di pubblico si è svolta lo scorso 5 febbraio al Palazzo dei Congressi la Giornata dell’Export organizzata dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), in collaborazione con l’Amministrazione federale delle dogane, Switzerland Global Enterprise, Cippà Trasporti, Credit Suisse e Bisnode DB Schweiz AG. Ad oggi la Svizzera ha siglato 30 accordi di libero scambio (ALS), tra cui la Convenzione dell’Associazione europea di libero scambio (AELS) e l’ALS con l’Unione Europea (UE). Sono intervenuti Marco Passalia, Vice Direttore Cc-Ti; Pietro Poretti, Senior Legal Officer della Trade Relations Division dell’Associazione europea di libero scambio (AELS), Monica Zurfluh, Responsabile per la Svizzera italiana di Switzerland Global Enterprise; Giorgio Binda, Capo della Sezione Tariffa e Regimi doganali dell’Amministrazione federale delle Dogane (AFD) e Maurizio Nardi, Head of Supply Chain di Ginsana. Vi proponiamo, come di consueto, alcune riflessioni ed interviste su questo importante tema. Buona lettura!

La tendenza globale degli accordi di libero scambio di Pietro Poretti, Senior Legal Officer della Trade Relations Division dell’Associazione europea di libero scambio (AELS) Il numero di accordi di libero scambio è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi decenni. Secondo l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) ci sono attualmente circa 340 accordi di libero scambio in vigore. Circa il 35% del commercio mondiale di merci coinvolge Paesi membri dell’OMC legati tra di loro da accordi di libero scambio. In media i Paesi membri dell’OMC aderiscono a 13 accordi di libero scambio. La Svizzera si situa ben al di sopra di questa media con 28 accordi stipulati con 38 Paesi, oltre all’accordo di libero scambio del 1972 con l’Unione Europea. La Confederazione Elvetica ha concluso la stragrande maggioranza di questi accordi in seno all’Associazione Europea di Libero Scambio (AELS/ EFTA). Inoltre, durante l’ultimo decennio si nota una chiara tendenza a concludere accordi con Paesi geograficamente sempre più distanti. Lo sviluppo della rete di accordi di libero scambio della Svizzera riflette in pieno questa tendenza. Gli accordi di libero scambio integrano un numero crescente di temi che vanno oltre la riduzione o l’annullamento dei dazi e la cooperazione doganale. Ad esempio, accordi cosiddetti complessi o di seconda generazione regolano il commercio di servizi, l’accesso e la protezione di investimenti, la partecipazione agli appalti pubblici, la protezione della proprietà intellettuale, questioni legate a misure sanitarie e alla protezione dei consumatori, ecc.. Oltre a sviluppare ulteriormente ambiti già regolati dalla legislazione OMC, sempre più spesso gli accordi di libero scambio si spingo30 | Ticino Business

no verso aree dove l’OMC, per il momento, non ha legiferato, come la concorrenza o le questioni legate allo sviluppo sostenibile (norme sociali e ambientali). Questa tendenza riflette, almeno in parte, mutamenti nella catena di approvvigionamento e commercializzazione. Concepiti come strumenti per migliorare l’accesso al mercato, gli accordi di libero scambio tendono ad essere, sempre di più, pensati ed utilizzati anche per facilitare schemi di produzione che coinvolgono molteplici Paesi. Numericamente la storia degli accordi di libero scambio rappresenta un chiaro successo. Tra i motivi che hanno contribuito e che contribuiscono a tale successo si può citare lo stallo ormai decennale dei negoziati OMC, in particolare del ciclo di Doha lanciato nel 2001. Convergenza di idee, di obiettivi ed ambizioni rendono più facile la conclusione di accordi di libero scambio rispetto a negoziati che coinvolgono rappresentanti di 159 Paesi. Inoltre, motivazioni politiche e la necessità di evitare che i propri attori commerciali si trovino in una posizione di svantaggio rispetto ai concorrenti di altri Paesi, spesso creano un vero e proprio effetto domino, il quale contribuisce alla crescita della rete di accordi di libero scambio. È lecito pensare che la crescita della rete globale di accordi di libero scambio continuerà ad espandersi negli anni a venire. Moltissimi sono i negoziati in corso, nei contesti più diversi, da accordi tra Paesi


in via di sviluppo con scambi commerciali modesti ai grandi cantieri. Tra gli ultimi vale la pena menzionare i negoziati della Trans Pacific Partnership (TPP) che attualmente coinvolgono dodici Paesi (Australia, Brunei, Cile, Canada, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Stati Uniti e Vietnam) e della Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Per concludere, è importante

sottolineare come la sempre più intricata rete di accordi di libero scambio comporti anche dei costi e dei rischi per le imprese che intendono sfruttare a pieno i vantaggi offerti dagli accordi, in particolare per quanto riguarda l’uso corretto delle regole di origine. Un approccio globale, sotto l’egida di un OMC sempre più “universale”, permetterebbe di semplificare notevolmente un sistema che diventa via via più intricato e complesso da gestire.

Le potenzialità ed i benefici degli accordi di libero scambio Intervista di Lisa Pantini con Monica Zurfluh, Responsabile Svizzera Italiana, Switzerland Global Enterprise

Nell’ultimo anno si è sempre più parlato degli accordi di libero scambio (ALS), soprattutto in relazione a quello con la Cina. Gli ALS sono però diversi, e offrono indubbiamente molti vantaggi alle aziende. Ci può descrivere brevemente i contenuti e le potenzialità di questi strumenti? “Gli accordi di libero scambio mirano a garantire alle aziende elvetiche un accesso ai mercati internazionali il più possibile libero da ostacoli, favorendo la loro competitività nei confronti dei concorrenti esteri. La parte più importante degli ALS è volta a regolamentare la circolazione delle merci e, in particolare, a ridurre/sopprimere i dazi doganali nonché eliminare altre barriere non tariffarie (normative tecniche, sanitarie, ecc.). Non tutti i prodotti beneficiano però di sgravi: gli accordi definiscono chiaramente quali sono le tipologie di merci (o meglio: le voci di tariffa doganali), qual è l’ammontare di tali sgravi e quali specifiche condizioni devono essere rispettate per poterne beneficiare (vedi nozione di «prodotto originario»). Gli ALS regolamentano altresì la protezione della proprietà intellettuale, la protezione degli investimenti, il commercio dei servizi e l’apertura reciproca e ed effettiva agli appalti

pubblici. Gli ALS conclusi dalla Svizzera, inclusi l’accordo con l’UE e la Convenzione AELS, sono attualmente 30, per un totale di oltre 50 Nazioni con cui il nostro Paese intrattiene relazioni privilegiate. Se consideriamo che di questi 30, i 26 in vigore regolamentano ben il 75% delle esportazioni svizzere, possiamo facilmente capire l’importanza che tali trattati hanno per le aziende elvetiche attive a livello internazionale. Lei ha menzionato l’ALS con la Cina: secondo le stime della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), con l’entrata in vigore di tale accordo (a metà del 2014), la percentuale di export coperta da ALS salirà a ben l’80%. Un altro accordo di imminente entrata in vigore è anche quello con i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo, che consentirà una riduzione dei dazi sulle esportazioni in questa regione per ben il 90% delle voci di tariffa. Un ulteriore 6% sarà sgravato entro cinque anni. Questi dati parlano da sé. Infine, la Svizzera sta negoziando accordi anche con India, Unione doganale Russia-Bielorussia-Kazakistan e diversi Stati dell’ASEAN. Il potenziale offerto da questi strumenti è quindi enorme”. Quali sono dunque i benefici tangibili per le imprese? Come opera S-GE in questo ambito? “I benefici sono molteplici. Grazie agli ALS e al conseguente abbattimento dei costi (dazi, ostacoli non tariffari), i prodotti d’esportazione svizzeri diventano più competitivi; all’inverso, i fabbricanti elvetici beneficiano di prezzi più vantaggiosi per prodotti semi-finiti e le materie prime. Gli investimenti diretti beneficiano di un accesso liberalizzato al mercato, mentre gli investimenti già realizzati vengono Ticino Business | 31


protetti, con conseguente miglioramento della sicurezza giuridica ad esempio di succursali e filiali. In ambito di protezione della proprietà intellettuale, gli ALS contribuiscono alla lotta contro la contraffazione e la pirateria che, oltre ad avere gravi ripercussioni finanziarie per le aziende, costituiscono una minaccia diretta anche per i consumatori. Per quanto riguarda l’attività di S-GE: la problematica del «franco forte» ci ha spinto sempre di più a proporre alle aziende svizzere mercati alternativi, tra cui proprio quelli con cui negli ultimi anni sono stati conclusi degli ALS e quelli con i quali la negoziazione sta per essere concretizzata. Ecco quindi che forniamo

informazioni e consulenza, sollevando le opportunità commerciali che si presentano in questi Paesi. Abbiamo inoltre creato uno strumento online chiamato Trade4Free, che in pochi passi consente alle aziende di farsi un’idea dell’applicabilità degli ALS al proprio caso. Questo strumento non vuole però assolutamente sostituire la consulenza specifica del personale specializzato (dogane, Camera di commercio). Invito comunque i lettori di Ticino Business a testarlo e a darmi un feedback. S-GE fornisce altresì un accesso gratuito alla banca dati MendelOnline su dazi doganali, tasse all’importazione e formalità d’import in oltre 100 Paesi”.

Gli accordi di libero scambio e le implicazioni per le aziende elvetiche di Giorgio Binda, Capo della Sezione Tariffa e Regimi doganali, Amministrazione federale delle Dogane (AFD)

Gli accordi di libero scambio (ALS) hanno come obiettivo di garantire alle imprese svizzere un accesso ai mercati internazionali possibilmente privo di ostacoli e di discriminazioni rispetto a quello di cui beneficiano i loro principali concorrenti esteri. Ciò avviene, tra l’altro, grazie all’eliminazione totale o parziale dei dazi doganali. Tali preferenze tariffali vengono concesse dal Paese di destinazione della merce a mano delle prove dell’origine (Certificato di circolazione delle merci [CCM] EUR. 1 o EUR-MED, o dichiarazione d’origine in fattura) allestite dalla ditta esportatrice svizzera. Questi documenti possono essere stesi unicamente per le merci cosiddette “originarie”, vale a dire che adempiono le condizioni (regole d’origine) previste nell’accordo stipulato con il Paese di destinazione. Le regole d’origine sono definite in diversi modi (sotto forma di criteri di lavorazione, di percentuali massime di materiale d’origine terza rispetto al prezzo franco fabbrica del prodotto esportato o del cosiddetto “salto di voce”), dipendono dalla voce in cui la merce viene classificata nella tariffa doganale e, per la stessa voce di tariffa, possono variare da accordo ad accordo, con la conseguenza che lo stesso prodotto potrebbe essere considerato originario ai sensi dell’ALS concluso con il Paese X e non esserlo in base all’ALS concluso con il Paese Y. Fluttuazioni dei corsi del cambio, cambiamento dei fornitori dei materiali, rispettivamente dell’origine di quest’ultimi, modifiche dei prezzi di vendita, ecc. possono avere un’influenza determinante sull’origine di una merce. Pertanto, la sola produzione di una merce presso un’impresa svizzera non garantisce che quest’ultima possa essere considerata un prodotto originario della Svizzera ai sensi dell’ALS stipulato con un determinato Paese. Per stabilire l’origine di una merce, di regola si rendono neces32 | Ticino Business

sari accertamenti approfonditi che possono essere eseguiti unicamente da personale che dispone delle necessarie competenze. Come precedentemente menzionato, i Paesi di destinazione della merce concedono le preferenze tariffali a mano delle prove dell’origine allestite dalla ditta esportatrice svizzera. Visto che l’origine di una merce può essere verificata unicamente presso la ditta che ha steso questi documenti, gli ALS danno la possibilità alle autorità doganali del Paese di destinazione (che concede la preferenza) di trasmettere le prove dell’origine alle autorità doganali svizzere per il controllo. Controlli possono pure essere eseguiti autonomamente da parte della nostra amministrazione. Se l’esportatore svizzero non è in grado di comprovare l’origine preferenziale della merce, la dogana estera viene informata in tal senso. L’esportatore svizzero può essere multato in base al diritto svizzero; inoltre, se dispone dello statuto di esportatore autorizzato, gli può essere revocata la relativa autorizzazione. La dogana estera, a sua volta, riscuoterà posticipatamente i tributi presso il destinatario della merce, che potrebbe pure essere multato in base al diritto vigente nel suo Paese ed esercitare un diritto di rivalsa nei confronti del fornitore svizzero. È inoltre importante sapere che l’autorità doganale del Paese di destinazione può trasmettere per il controllo all’autorità doganale del Paese esportatore le prove dell’origine che sono state allestite durante gli ultimi tre anni. Per determinati ALS i termini sono anche più lunghi. Sovente una risposta negativa fa scaturire ulteriori controlli con la conseguenza che le ripercussioni, a livello finanziario e di immagine, dovute all’allestimento a torto di prove dell’origine, possono anche essere importanti. Conclusione: gli ALS rappresentano certamente del-


le opportunità e dei vantaggi. Il rilascio delle prove dell’origine deve però essere gestito con cognizione di causa. Una cattiva gestione può comportare delle pesanti ripercussioni sull’azienda esportatrice svizzera (oltre che su quella importatrice nel Paese di

destinazione). L’Amministrazione federale delle dogane sostiene (nell’ambito della formazione in stretta collaborazione con la Camera di commercio del Canton Ticino) le imprese nell’ambito della corretta applicazione degli ALS.

La testimonianza di un’azienda ticinese attiva nella produzione e nel commercio con l’estero Intervista di Lisa Pantini con Maurizio Nardi, Head of Supply Chain, Ginsana Per la vostra attività aziendale, quanto sono stati d’aiuto gli Accordo di Libero Scambio? In che modo essi influiscono e influiranno sullo sviluppo e sull’entrata in nuovi mercati? “Gli Accordi di Libero Scambio sono di fondamentale importanza per le nostre relazioni commerciali con i Paesi membri dell’Unione Europea. L’Europa è di fatto il primo mercato dove commercializzare i prodotti ideati e sviluppati nei nostri laboratori di ricerca e successivamente prodotti nei nostri impianti di Bioggio. Inoltre è il nostro primo mercato dove si effettuano acquisti di materiali componenti. Nel caso in cui gli interscambi fossero gravati da dazi eccessivi sarebbe un grave colpo per la nostra competitività su tale mercato. Per quanto riguarda l’espansione nei Paesi d’Oltremare gli ALS, pur non essendo il fattore critico sulla base del quale decidere l’entrata sul mercato specifico, sono un elemento importante per competere con i concorrenti locali. Pertanto seguiamo con molto interesse lo sviluppo e la conclusione di nuovi ALS, così come la revisione degli ALS più datati, poiché il successo dei nostri prodotti dipende anche dalla loro concorrenzialità in un mercato globale”. Quali difficoltà si incontrano operando con l’estero? “Le difficoltà sono varie: in parte specifiche del settore in cui operiamo, in parte dovute a condizioni generali che tutte le aziende aventi sedi produttive in Svizzera si trovano a dover affrontare. I nostri prodotti sono destinati ad accrescere il benessere delle persone, utilizzando ingredienti di origine naturale, secondo standard scientifici di sicurezza ed efficacia. Per questo motivo sono considerati a seconda delle autorità del Paese di destinazione, sia farmaci che integratori alimentari. Di conseguenza le normative che dobbiamo rispettare sono sempre le più restrittive, sia in termini di qualità richiesta che per quanto attiene la documentazione richiesta dalle varie amministrazioni sanitarie. Può sembrare strano ai non addetti ai lavori, ma talvolta le normative a cui deve sottostare un prodotto alimentare sono più restrittive di quelle dei medicinali tradizionali. A questo scopo le autorità elvetiche preposte a rilasciare le certificazioni necessarie alla commercializzazione dei nostri prodotti si sono sempre dimostra-

te disponibili a comprendere le specifiche difficoltà e ad aiutarci ad individuare la soluzione più appropriata, nel rispetto delle normative sia svizzere che internazionali. Difficoltà di carattere più generale sono l’eccessiva burocratizzazione delle procedure che in Svizzera sono gestite con molta agilità dalle varie amministrazioni della Confederazione. In questo senso gli ALS costituiscono una passo nella giusta direzione, in quanto consentono, nel rispetto dei criteri stabiliti, di usufruire di condizioni preferenziali per il dazio e più in generale di una considerazione favorevole da parte dei funzionari stranieri addetti agli sdoganamenti. In un mondo ideale gli ALS dovrebbero essere il più possibile uniformati, in termini di criteri, in modo da semplificare sia la gestione all’interno delle aziende, sia il lavoro di controllo e supporto da parte dei funzionari dell’Amministrazione Federale. L’esperienza fin qui sviluppata da Ginsana, può dunque essere sintetizzata in alcuni messaggi chiave: • gli accordi di libero scambio sono uno strumento che amplifica le possibilità commerciali: il supporto della nostra Direzione dogane di Lugano consente di risolvere gli eventuali problemi che saltuariamente occorrono, quali imposizioni di dazi improprie. • autorità sanitarie locali sempre più esigenti ed ormai allineate con le richieste di sicurezza ed efficacia dei prodotti farmaceutici dei Paesi Occidentali. Grande soddisfazione deriva dal fatto che clienti/ consumatori di molti Paesi del mondo riconoscono un particolare valore aggiunto per il marchio svizzero associato ai prodotti Ginsana, tuttora sinonimo di qualità e valore”. Ticino Business | 33


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Corsi proposti dalla Cc-Ti PROFESSIONE COMPRATORE Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Martedì 18 marzo 2014, dalle 9.00 alle 17.00 Programma • Caratteristiche del compratore professionale • Fasi dell’acquisto • Preparazione all’atto d’acquisto: oggetti negoziali, statistiche, fatti • Attuazione delle fasi dell’acquisto: le tecniche di trattativa • Segmentazione e rotazione dei fornitori • Porre obiezioni per aumentare valore • Tecniche di conclusione LE ASSICURAZIONI SOCIALI Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Programma Modulo 1 – Introduzione alle assicurazioni sociali Date: 13 e 20 marzo 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 2 – Aspetti contributivi delle assicurazioni sociali Data: 27 marzo 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 3 – Rendite di vecchiaia, superstiti e invalidità Data: 3 aprile 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 4 – Assicurazione contro la disoccupazione Data: 10 aprile 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 5 – Assicurazione invalidità Data: 17 aprile 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 6 – Assegni familiari Data: 8 maggio 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 7 – Indennità di perdita di guadagno per militare e maternità Data: 15 maggio 2014, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 8 – Assicurazioni infortuni Data: 5 giugno 2014, dalle 14.00 alle 17.30 L’ABC DELLE VOCI DI TARIFFA DOGANALI Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti Martedì 25 marzo 2014, dalle 13.30 alle 17.30 Programma • La voce di tariffa doganale ed il suo significato • Basi giuridiche della tariffa • Struttura e funzionamento di t@res (tariffa elettronica svizzera) • Il significato dei dati nel t@res (dazi, IVA, permessi, altri disposti di natura non doganale, ecc.) • Le voci di tariffa doganale nel mondo (TARIC e Worldtariff in pratica) • Esempi LA LEGGE SULL’ESECUZIONE E SUL FALLIMENTO Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti Mercoledì 26 marzo, 2,9,16 aprile 2014, dalle 16.00 alle 19.00 Programma • Nozioni generali • Specie d’esecuzione, foro, notifica degli atti esecutivi, domanda di esecuzione, precetto esecutivo, opposizione e rigetto dell’opposizione • Fallimento • Procedura, organi del fallimento, sospensione del fallimento, assemblee creditori, liquidazione, ripartizione

• Pignoramento • Procedura, oggetti mobiliari, oggetti immobiliari, rivendicazioni, requisizioni, vendita all’incanto • Procedure speciali • Concordato ordinario, concordato extra giudiziario, sequestro L’ALLESTIMENTO PRATICO DI ATTESTATI DI LAVORO Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Martedì 1 aprile 2014, dalle 9.00 alle 13.00 Programma • Le basi legali • I tipi di certificati • I contenuti • Le formulazioni • Codifiche e codici • La (chiave di) lettura • L’allestimento pratico LAVORARE CON MAGGIORE EFFICIENZA Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Martedì 8 aprile 2014, dalle 13.30 alle 17.30 Programma • Fattori che influenzano le prestazioni di una persona • Consigli per utilizzare al meglio il proprio tempo di lavoro • Strumenti di lavoro per migliorare la propria efficienza EXPORT FORMALITIES Lugano, room dott. G. Papa, at the Cc-Ti Wednesday 9 april 2014, from 9.00 to 17.00 Course contents • Important clarifications before shipping / understanding key documents (for example: export- / import-license, tax-exemption, letter of credit, certificate of origin, EORI-no., etc.) • Requirements for invoices in international trade • Understanding customs duties, taxes (VAT), customs clearance, intra community trading and mandatory announcements, declarations & certifications • Basics for limitation of liability (GC Spedlogswiss, CMR, Montreal-agreement, Hague-Visby-rules, …) / transport insurance & filing (transport order) • Modes of transport: truck, railroad, barge, air- / ocean freight, container & intermodal transportation; calculation of chargeable weights and freight costs; options and regulations in packaging • (Transport / customs) documents: sense, sourcing, filing, … and using them in combination with a letter of credit (for example: T1, T2, CIM, CMR, FCR, Carnet TIR, Carnet ATA, AWB, B/L) • AEO – Authorised Economic Operator

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Commercio estero Pagine a cura di

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PROSSIME GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO • COREA DEL SUD: lunedì 24 marzo 2014 • AFRICA DEL SUD (REGIONE): martedì 25 marzo 2014 • STATI DEL GOLFO: martedì 15 aprile 2014 • SPAGNA: martedì 6 maggio 2014 • GIAPPONE: martedì 13 maggio 2014 • INDIA: giovedì 15 maggio 2014 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale gratuito con i consulenti di Switzerland Global Enterprise e con i collaboratori degli Swiss Business Hub all’estero. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con Switzerland Global Enterprise e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! Contattateci al n. tel. +41 91 911 51 35 oppure tramite e-mail all’indirizzo: info.lugano@s-ge.com, saremo lieti di fissarvi un appuntamento

Commercio estero svizzero 2013: ancora oltre la soglia dei 200 miliardi Lo scorso anno, il commercio estero svizzero ha chiuso con un debole rialzo, tuttavia si muove sempre più verso un alto livello: la soglia dei 200 miliardi è stata nuovamente raggiunta. Dopo il 2008 e il 2012, per la terza volta si è verificato il sorpasso, nonostante una situazione più complicata. Ciò gioca ancora a favore del primato mondiale dell’industria svizzera dell’export e del suo posizionamento a livello di concorrenza globale. Rispetto all’anno precedente, sia le esportazioni, sia le importazioni hanno registrato un + 2% circa, risultato sicuramente positivo che fa ben sperare. Nelle statistiche, tuttavia, esso sembra essere meno convincente. Il motivo è il seguente: è stato cambiato il metodo di rilevamento nel segmento “energia elettrica”. Ciò ha alterato il tasso di crescita avendo ripercussioni sul complesso dei risultati del commercio estero svizzero. Esportazioni: tendenza crescente Le esportazioni sono salite solo dello 0,3%, raggiungendo CHF 201,2 miliardi. I prezzi delle merci d’esportazione sono cresciuti di un modesto 0,8%, il risultato è stato una crescita negativa reale dello 0,5%. Secondo una previsione ottimista, non è solamente la già citata “crescita reale” di circa il 2%, a non essere positiva, bensì anche lo sviluppo della crescita dell’export trimestrale. Nel primo trimestre 2013, le esportazioni sono diminuite rispetto al trimestre precedente ancora dello 0,7%, nel secondo trimestre addirittura dell’1,4%. In estate si è verificata l’inversione di tendenza. Il terzo trimestre ha registrato un +1,2% nelle esportazioni, mentre nel quarto trimestre si è addirittura indebolito di nuovo, chiudendo tuttavia ancora con un +0,3%. Le importazioni nel 2013 sono cresciute allo stesso 36 | Ticino Business

livello delle esportazioni, ovvero 0,3%, in totale di CHF 177,3 miliardi. In tal senso, i prezzi risultarono leggermente più alti, +2,1% rispetto alle esportazioni. La crescita reale delle importazioni è diminuita dell’1,8%. In definitiva, ciò ha segnato ancora una volta un surplus record di circa CHF 24 miliardi. Rami dell’export: il più a maggioranza Nel 2013, sette tra i nove rami più importanti dell’export hanno aumentato le loro vendite all’estero. Il ramo di maggior successo è stato quello dell’industria dei generi alimentari e voluttuari (+7,1%), non per ultimo anche grazie a una crescita salda del 17,1% delle esportazioni di caffè. Esso è seguito: dall’industria della plastica (+5,3%), la cui attività d’esportazione negli ultimi due anni registrava un profondo ribasso; dagli strumenti di precisione (+3,3%), qui si collocano soprattutto gli strumenti e le apparecchiature mediche con un +4,6%; dall’industria chimico-farmaceutica (+2,5%, dove la crescente domanda è stata trainata soprattutto dagli agrochimici (+ 6,8%) e dai farmaci (+ 3,6%); dall’industria dell’orologeria, la cui crescita delle esportazioni, ha visibilmente perso quota rispetto all’anno precedente (2013: 1,9%, 2012: 11%); dall’industria del metallo (+1,3%), rispetto all’anno scorso (-8,4%) ha raggiunto un aumento considerevole delle vendite all’estero; dall’industria dei macchinari e dell’elettronica (+ 0,1%), le attività di esportazione sono anch’esse migliorate (2012: -9,7%), anche grazie alla crescente domanda di macchinari tessili (+14,8%), nonché per pompe e compressori (+9,3%). Il commercio estero dell’industria tessile e dell’abbigliamento (-0,5%) e l’industria della carta e della grafica (-3,7%) hanno raggiunto risultati meno positivi, tuttavia entrambe le industrie sono riuscite a diminuire nettamente la recessione delle vendite rispetto all’anno precedente. Destinazioni export: Cina e USA quali motori della crescita Nel 2013, le vendite di merci d’esportazione svizzere in Europa sono state leggermente negative (-0,6%), in UE (-0,9%), nell’Eurozona (-1,3%) e in Asia (-1%). Questa perdita nelle vendite è stata bilanciata da una crescente domanda in Nord America (+4,8%) e America Latina (+6,4%), nonché in Africa (+6,7%). La vendita di prodotti svizzeri è aumentata al di sopra della media a livello europeo: in Portogallo (+32,5%), Irlanda (+18,7%), Slovacchia (+15,8%), Polonia (+11,8%) e in Belgio (+10,7%), oltre i confini europei, in Libia (+61,1%), Argentina (+49,8%), Egitto (+14,3%), Messico (+11,7%) e in Cina (+10,7%). In Germania, mercato d’esportazione svizzero più importante, la domanda di prodotti “made in Switzerland” è diminuita del 5,7%. Al contrario, gli USA e l’Italia, destinazioni d’esportazione svizzere al 2° e 3° posto, hanno registrato un aumento del 4,4%, rispettivamente dello 0,1%. In Turchia (+8,5%), in Canada (+7,8%), Arabia Saudita (+6,6%), Corea del Sud e Austria (rispettivamente +5,1%). Nel complesso anche il fatturato di Paesi di destinazione delle industrie d’esportazione svizzere, ben apprezzati, ha ottenuto una forte spinta. Commercio estero svizzero 2013 – livello alto, crescita bassa www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=51912


Commercio estero svizzero: alta tecnologia motore dell’esportazione La Svizzera è una nazione high tech, almeno per quanto riguarda le esportazioni. Ciò è quanto emerge dal comunicato dell’Amministrazione federale delle dogane. Il 24% del valore complessivo delle esportazioni deriva da prodotti di alta tecnologia. L’analisi delle quote di alta tecnologia sul totale dell’export mostra che solamente Cina, Singapore e Malesia vantano percentuali superiori a quella elvetica. In un confronto mondiale delle esportazioni high tech, la Svizzera ottiene una posizione sorprendentemente buona in cifre assolute. Sulla base di statistiche pubblicate dalla Banca Mondiale, essa si posiziona all’11° posto tra i maggiori subfornitori di alta tecnologia, con un valore delle esportazioni di 50 miliardi di dollari. Ai vertici della classifica troviamo Cina (457 miliardi di dollari), Germania (183 miliardi) e gli USA (145 miliardi). Tra il 2002 e il 2012 le esportazioni high tech sono aumentate annualmente del 4,7%, le esportazioni totali sono cresciute, nello stesso periodo, del 4% annuo. La crescita maggiore è stata registrata dai prodotti farmaceutici (+9,1%). Le importazioni high tech si sono sviluppate in modo meno dinamico (+3,3%), perciò l’alta tecnologia svizzera genera attualmente più dell’80% del surplus commerciale svizzero. Amministrazione federale delle dogane: alta tecnologia, macchina motrice dell’esportazione www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=51631 Collocazione delle maggiori libertà delle imprese In nessun altro Paese europeo come la Svizzera, le imprese godono di così tanto margine e possibilità di sviluppo, ciò è quanto ha constato la think tank statunitense, di matrice liberal economica, Heritage Foundation nel suo “indice di libertà economica 2014”. Nel confronto internazionale, le libertà delle imprese sono superiori soltanto ancora a Hong kong, Singapore e in Australia. L’economia trova condizioni quadro eccellenti anche in Nuova Zelanda e in Canada. Il Cile e le Mauritius sono i Paesi esotici, l’Irlanda e la Danimarca sono le altre due nazioni europee tra le prime dieci della classifica dei Paesi “nell’indice di libertà economica” aggiornato. La libertà economica si misura in base all’indice, attraverso i seguenti parametri: • Il diritto di proprietà, che in base a Heritage Foundation, in Nuova Zelanda detiene l’importanza maggiore. Subito dopo troviamo 18 Paesi, in cui i diritti di proprietà sono ancorati quasi allo stesso livello. Tra di essi vi sono Svizzera, Germania, Austria, Gran Bretagna, Canada, Singapore, Hong Kong, Svezia e Paesi Bassi. • Un basso tasso di corruzione. Il Paese in cui la corruzione è meno diffusa è la Nuova Zelanda. Danimarca, Finlandia, Svezia, Singapore, Norvegia e Svezia eccellono ugualmente, avendo bassi tassi di corruzione. • L’attività fiscale, che senza sorprendere risulta essere più alta sulla penisola araba. Bahrein, Qatar, Arabia Saudita, Oman e Kuwait sono in cima alla vetta. • Il campo d’azione aziendale (condizioni quadro commerciali), che dovrebbe essere possibilmente costituito da poche disposizioni. Esso offre ad Hong Kong le maggiori possibilità d’azione e di sviluppo. Anche la Danimarca, Singapore, la Nuova Zelanda e l’Australia ottengono un buon risultato. • Un mercato del lavoro aperto/un diritto del lavoro favorevole all’economia. Negli USA, il diritto del lavoro è il più liberale. Brunei Darussalam, Singapore, Hong Kong e la Danimarca dispongono ugualmente di un mercato del lavoro interessante per le aziende. • Una grande stabilità/sicurezza monetaria. Giappone, Nuova Zelanda, Svizzera e gli Emirati Arabi Uniti ot-

tengono il miglior risultato a fianco del Niger e della Repubblica Dominicana • La libertà commerciale, che ottiene i risultati migliori in Svizzera, Liechtenstein, Hong Kong, Singapore e Macao. • La libertà d’investimento. La più alta è in Lussemburgo, a seguire si collocano 11 Paesi, che attribuiscono circa la stessa importanza al diritto di effettuare investimenti, alla libertà di scelta degli investimenti e della loro protezione. Inoltre, Germania, Austria, Svezia, Gran Bretagna e i Paesi Bassi registrano un mercato finanziario ben funzionante, possibilmente con accesso libero ai crediti. Australia, Danimarca e Hong Kong ottengono i voti migliori. Index of economic freedom www.heritage.org/index/ L’UE aumenta i valori soglia per le commesse pubbliche Dal 1° gennaio 2014, per le commesse pubbliche nell’UE sono in vigore valori soglia leggermente superiori a quelli dell’anno scorso. I valori soglia sono suddivisi come segue: • per commesse di fornitura e di prestazioni di servizi delle autorità centrali del Governo: nuovo valore 134’000 euro, ( precedente 130’000 euro); • per altre commesse di fornitura e di prestazioni di servizi: nuovo valore 207’000 euro, (precedente 200’000); • per opere edilizie: nuovo 5’186’000, (precedente 5’000’000); • per commesse di fornitura e di prestazioni di servizi di singoli settori: nuovo valore 414’000 euro, (precedente 400’000); • per commesse di fornitura e di prestazioni di servizi in relazione a compiti di difesa e di sicurezza: nuovo valore 414’000 euro, (precedente 400’000). Valori soglia dell’UE www.eu-schwellenwerte.de/ L’UE proroga di un semestre il periodo di transizione per il passaggio alla SEPA L’area unica dei pagamenti in euro (SEPA = single Euro payment Area) non ha ancora fatto i progressi necessari affinché si potesse passare al tipo di pagamento SEPA, a partire dal 1° febbraio 2014. Ecco perché la Commissione Europea è stata costretta a concedere una proroga di un semestre, fino al 1° agosto 2014, al periodo di transizione. In altre parole: fino al 1° agosto 2014 saranno accettati ed evasi anche i pagamenti che non corrispondono allo standard SEPA. In tal senso si deve evitare che la catena dei pagamenti porti a interruzioni, che potrebbero causare, ad esempio, conseguenze negative per le piccole e medie imprese. SEPA è un’area unica di pagamento Europa a cui aderiscono in totale 33 Stati membri, tra di essi anche la Svizzera e il Liechtenstein, le cui transazioni di pagamento in euro senza contanti avvengono sia all’interno del Paese, sia verso l’estero, in modalità armonizzata secondo le stesse regole. Sepa www.sepa.ch/en/home.html Single Euro Payments Area (SEPA): Commission introduces an additional transition period of six months to ensure minimal disruption for consumers and businesses http://europa.eu/rapid/press-release_IP-14-6_en.htm SERV: Lituania riposizionata L’assicurazione svizzera contro i rischi delle esportazioni SERV ha riposizionato la Lituania nella sua lista dei Paesi, promuovendola dalla categoria dei Paesi (LK) 3 al Ticino Business | 37


livello LK2. Non si è trattato di una sorpresa, in considerazione della ripresa economica nel Baltico. Gli stati baltici sono stati i primi a superare la crisi economica europea e sono coloro che l’hanno superata meglio, uscendo rafforzati dalla recessione. Ora, si distinguono nuovamente attraverso una crescita economica dinamica, che va affermandosi in Europa. Ad esempio, il PIL nel 2013 in Lituania, è cresciuto del 3,4%, nel 2014 e 2015 ci si aspetta nuovamente una crescita del 3,4%, rispettivamente del 3,9%. Nel 2015, la Lituania vorrebbe inoltre aderire alla zona euro. Cover Practice for Countries and Banks www.serv-ch.com/en/deckungspolitik/cover-practice-forcountries-and-banks/ Le PMI bulgare in nuova veste Nei prossimi mesi si prevede di stanziare 80 milioni di euro per il risanamento e la modernizzazione di piccole e medie imprese di produzione in Bulgaria. Anche promotori svizzeri possono fornire il loro contributo. Le PMI bulgare non sono ancora al livello degli altri concorrenti dell’UE, per quanto riguarda la concorrenza e la produttività. Vi è ancora molta strada da fare e l’Ue aiuta volentieri fornendo incentivi specifici. La Confederazione contribuisce altresì fornendo aiuti all’ampliamento. Le imprese svizzere sono in tal senso invitate a partecipare ad appalti pubblici per la modernizzazione delle PMI bulgare. Al centro dell’attenzione sono impianti, strumenti e apparecchiature per la produzione di • prodotti chimici • prodotti farmaceutici di base • computer • apparecchiature elettroniche • macchine • veicoli a motore • veicoli trainanti e altre installazioni per il trasporto. Bulgarian-Swiss Chamber of Commerce: Renovation of technologies and equipment at Bulgarian SMEs www.s-ge.com/it/blog/le-pmi-bulgare-nuova-veste Regione MENA: 50 milioni per le energie rinnovabili Nei prossimi anni, saranno operati maggiori investimenti nelle energie rinnovabili, in Medio Oriente e in Nordafrica. Secondo uno studio recentemente pubblicato, entro il 2020, la cifra degli investimenti potrebbe raggiungere circa 50 miliardi di dollari. I piani più ambiziosi sono quelli dell’Arabia Saudita. L’energia solare diventa il nuovo fulcro, fino ad ora essa era stata ampiamente trascurata. Entro il 2020 si mira a raggiungere un aumento della produttività di 23’900 megawatt. Nell’intera Regione MENA si vogliono raggiungere 37’000 MW nello stesso periodo. Oltre all’Arabia Saudita, sono soprattutto gli Emirati Arabi Uniti, il Marocco, l’Algeria e l’Egitto ad aver annunciato grandi progetti. Anche in questi Paesi, la promozione dell’energia solare è al centro degli sforzi. Il grande potenziale di produzione nei Paesi MENA, ben soleggiati, ma anche i prezzi in ribasso del mercato fotovoltaico hanno chiaramente contribuito affinché l’energia solare acquisti interesse crescente in Nordafrica e in Medio Oriente. Tuttavia, l’energia eolica e idroelettrica non restano completamente inosservate, mentre invece l’energia nucleare non ha ancora preso piede nello spazio arabo. In tal senso, entro il 2032 l’Arabia Saudita ha annunciato investimenti della somma di 109 miliardi di dollari nelle energie alternative, inclusa quella nucleare. MENA To Invest $50bn In Solar Power Sector By 2020 http://gulfbusiness.com/2014/01/mena-invest-50bn-solarpower-sector-2020/ Solar Energy Investment in MENA Could Reach Approxi38 | Ticino Business

mately $50bn by End of decade www.mesia.com/solar-energy-investment-in-mena-couldreach-approximately-50bn-by-end-of-decade In vigore la convenzione contro la doppia imposizione con il Turkmenistan La convenzione contro la doppia imposizione tra la Svizzera e il Turkmenistan è entrata in vigore l’11 dicembre 2013 ed è applicabile dal 1° gennaio 2014. In tal senso, la Svizzera dispone ora di convenzioni con 86 Paesi per evitare la doppia imposizione. Link: Doppia imposizione: la riveduta Convenzione con l’Irlanda e la nuova Convenzione con il Turkmenistan sono in vigore La Svizzera e la Bulgaria parafano la riveduta Convenzione per evitare le doppie imposizioni www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msg-id=42419 Spinta per gli investimenti nell’agricoltura kazaca L’agricoltura in Kazakistan possiede un grande potenziale a maggese. Il 70% delle superfici del territorio vengono utilizzate per l’agricoltura. Tuttavia, essa contribuisce a meno del 10% del PIL. Per questo motivo, dovrebbero essere previste misure d’aiuto. Attraverso numerosi progetti d’investimento per il risanamento e la modernizzazione del settore agricolo, il Kazakistan non vuole soltanto aumentare la produttività agricola, bensì ne vuole promuovere la sua diversificazione. Il Kazakistan è uno dei maggiori granai del mondo. La coltura principale è il grano. La domanda è alta, non solo concernente il grano, bensì anche quella di prodotti agricoli. Cina e Russia hanno primariamente un crescente e continuo bisogno. In tal senso considerano il Kazakistan come Paese dalla grande produttività nel settore agricolo e fornitore di una più ampia gamma di prodotti. Il Kazakistan dipende così dal know how estero. Si presentano numerose opportunità commerciali, ad esempio nei più diversi settori, come illustra chiaramente la presentazione recentemente pubblicata dall’agenzia KazAgro in merito a 41 “Investment projects of Agricultural Sector”. I progetti vanno dalla produzione di un centro logistico per 488 USD, riguardano altresì la costruzione e l’allestimento di fabbriche e impianti per la lavorazione di materie prime, fino all’acquisto di veicoli, macchine, attrezzature o per lo sviluppo di infrastrutture per l’allevamento per l’industria lattiero-casearia. KazAgro National Management Holding JSC: Investment Projects of Agricultural Sector KazAgro National Management Holding JSC: Investment Opportunities in Agricultural Sector of Kazakhstan www.s-ge.com /svizzera/export/it/ blog/spinta-gliinvestimenti-nell%E2%80%99agricoltura-kazaca Cina: inasprimento delle norme d’importazione per i cosmetici A metà dicembre, la China Food and Drug Administration CFDA, ha reso noto in uno scritto che in Cina possono essere importati ancora solamente prodotti di cosmesi già in commercio nel loro Paese d’origine. In tal senso, la CFDA ha comunicato che non si tratta di un vero inasprimento delle norme d’importazione, bensì di un’esortazione al rispetto delle normative d’importazione vigenti. Si tratta chiaramente di un problema d’interpretazione. Di conseguenza, molti importatori sostengono che sarebbe sufficiente mettere sul mercato del Paese d’origine il prodotto da importare, secondo la possibilità prevista per legge. Molti hanno chiaramente interpretato che il prodotto debba veramente essere già in vendita prima di essere importato in Cina. Questa interpretazione erronea ha messo un freno alla


CFDA. Diventa perciò obbligatorio controllare che siano esportati esclusivamente prodotti di cosmesi verso la Cina, già in commercio nel Paese d’origine e soprattutto che i prodotti con destinazione Cina dispongano della relativa certificazione, ovvero che essi possano essere già acquistati nel Paese d’origine. Swiss Business Hub China: China Reinforces the Requirement of Certification for Imported Cosmetic Products www.s-ge.com/svizzera/export/it/blog/cina-inasprimentodelle-norme-d%E2%80%99importazione-i-cosmetici Il Canada sempre più interessante per gli esportatori svizzeri Montreal, è la nuova sede dello Swiss Business Hub, il suo nuovo responsabile è Markus Reubi, il quale nell’intervista con export.news, la Newsletter dell’export di Switzerland Global Enterprise, conferma ciò he molti hanno sempre intuito, ovvero il Canada è la versione migliore degli USA. Il Canada è uno dei Paesi più amati del mondo, per molti è la destinazione dei sogni, in grado di offrire nuove prospettive, opportunità e possibilità. Questo vale anche per gli esportatori svizzeri? Markus Reubi: sì, senza dubbio. Il Canada, rappresenta per le aziende svizzere un mercato d’esportazione molto interessante in grado di riscuotere ancora maggiore successo e importanza. Nel 2012, le esportazioni di merci dalla Svizzera al Canada hanno registrato un aumento del 18%, raggiungendo un nuovo valore record di CHF 3,25 miliardi. Inoltre, in Canada la Svizzera rappresenta già oggi il 5° investitore diretto. In breve, il Canada rappresenta per la Svizzera il secondo partner commerciale più importante nel continente americano, dopo gli Usa. Ciò non sorprende, perché Canada e Svizzera hanno alcuni lati in comune dal punto di vista economico. Entrambi i Paesi hanno molto successo. Entrambi sono strettamente connessi, dal punto di vista economico e sociale, con i “grandi vicini”, ovvero l’UE sta alla Svizzera come gli Usa stanno al Canada. Ciò rappresenta una sfida e questo aspetto ha certamente contribuito alla somiglianza con la mentalità commerciale e lavorativa dei due Paesi. Nell’intento di raggiungere una diversificazione commerciale il più ampia possibile, sia dal punto di vista geografico, sia da quello dell’offerta delle prestazioni si presentano anche parallelismi nella strategia di politica economica esterna. Il Canada è senz’altro più di un Paese di confine con gli USA, ma potrà esserlo anche nel lungo termine? Con quali sfide si dovrà confrontare il Canada? Il rapporto economico dell’Ambasciata svizzera a Ottawa riassume le diverse sfide che il Canada deve affrontare. Oltra alla grande dipendenza dal settore energetico volatile, vi sono soprattutto problemi strutturali che ostacolano la crescita economica e la concorrenzialità del Paese. Sono da citare, ad esempio numerose regole protezionistiche nell’agricoltura, soprattutto nell’industria avicola e dei latticini, ma anche nel settore dei servizi, in particolare in quello bancario e delle telecomunicazioni. Inoltre, vi è la mancanza di innovazione in Canada, che deve essere rafforzata sul mercato del lavoro, grazie allo «skills mismatch», la discrepanza tra le capacità disponibili e di quelle richieste alle aziende è decisamente troppo grande. I problemi si presentano anche nel settore energetico. La promozione delle risorse naturali viene bloccata da un lato dai problemi derivanti dalle capacità limitate delle pipeline esistenti e dall’altro dalla pressione crescente a livello internazionale sulla politica climatica canadese. La dipendenza dal mercato USA non corrisponde a uno sviluppo sostenibile vantaggioso, bensì si tratta di un grande rischio, che il Canada non vuole correre. In tal senso, Ottawa come la Svizzera, punta soprattutto sugli accordi di libero scambio con altri Stati. In questo modo ci si auspica di avere una migliore diversificazione

nel commercio esterno e una crescita economica costante. Questa speranza è sicuramente legittima, perché il Canada è ben posizionato. Un grande vantaggio nel confronto internazionale è rappresentato dalle solide finanze statali. Perciò diamo per scontato che il governo resti fedele al concetto di Stato snello. Non è previsto un aumento delle imposte, tuttavia saranno intensificati i controlli volti a evitare la frode fiscale. Di conseguenza, il governo canadese prospetta per i prossimi sei anni un aumento delle entrate di 2,3 miliardi di dollari canadesi, cifra che corrisponde a circa 1,9 miliardi di CHF. Ciò crea nuove opportunità finanziarie, per accelerare modifiche strutturali e modernizzazioni nell’infrastruttura, ma anche nel mercato del lavoro, ad esempio nel quadro del programma di incentivi “Canada’s Economic Action Plan”. Nel 2012, “l’action plan” si è concentrato sul Canada occidentale e sul maggior utilizzo di risorse naturali, nel 2013, invece il focus è stato sul Canada orientale e sull’industria di produzione, in particolare sull’industria dell’auto. Questi investimenti provvedono a creare sempre nuove opportunità commerciali per gli esportatori svizzeri e per le aziende subfornitrici. Quali sono le particolarità del Canada? A cosa deve prestare attenzione un imprenditore che vuole insediarsi con successo in Canada? Può fornirci alcuni consigli particolari? Consigli generali vanno sempre presi con grande cautela. Una particolarità deriva sicuramente dalle lunghe distanze. Una differenza rilevante rispetto alla piccola Svizzera. In tal senso, in Canada occidentale, centrale e orientale si sono parzialmente sviluppate caratteristiche di mercato totalmente differenti. Per gli imprenditori svizzeri significa che per insediarsi in Canada è necessario concentrare su una regione particolare o fare i conti con alti costi di trasporto, nonché diverse culture, lingue, esigenze ed esigenze di consumo tra la parte orientale e quella occidentale. Con quali obiettivi e speranze inizia il suo incarico di responsabile dello Swiss Business Hub Canada? Per quale motivo la sede dell’Hub è stata spostata da Toronto a Montreal? In prima linea si tratterà di posizionare lo Swiss Business Hub in qualità di Hub indipendente in America del nord come ufficio al servizio delle PMI svizzere. Buone condizioni quadro, una situazione di mercato stabile e le relazioni sempre più strette la Svizzera e il Canada saranno sicuramente d’aiuto. L’ufficio dello Swiss Business Hub si trova ora a Montreal, nel Canada francofono. Switzerland Global Enterprise auspica che il nuovo punto d’appoggio a Montreal permetterà spunti proficui con uno sguardo all’interesse crescente delle aziende romande. Allo stesso tempo, la presenza e lo sviluppo della rete in tutti i restanti centri economici del Canada rimangono un obiettivo fondamentale dello SBH.

Switzerland Global Enterprise Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@s-ge.com www.s-ge.com

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Commercio estero

Export formalities: un nuovo seminario per specialisti dell’export

di Monica Zurfluh, Responsabile Switzerland-GE per la Svizzera italiana e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

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nternazionalizzare le proprie attività spinge le aziende verso nuove opportunità di vendita e margini di guadagno più interessanti, ma tutto ciò non avviene a costo a zero. Operare nel commercio con l’estero porta con sé oggi più che mai numerose complessità e rischi che possono essere superati unicamente con una buona preparazione del personale aziendale coinvolto nelle relazioni commerciali con partner esteri. Fornire agli addetti ai lavori gli strumenti adatti e più pratici per rispondere in tempi strettissimi alle esigenze di un mercato in continua evoluzione diventa quindi un’esigenza imprescindibile. In questo contesto gioca un ruolo fondamentale tutto ciò che ruota attorno al concetto di “formalità d’esportazione”, che comincia ben prima dell’atto stesso di spedizione e finisce dopo l’atto di consegna della merce. Prima di esportare i propri prodotti è importante conoscere l’altra parte contraente (il cliente) ed in particolare tutti quei documenti normalmente richiesti nel suo Paese per poter importare la merce; ciò indipendentemente dalla clausola di resa (Incoterms) utilizzata, perché in fin dei conti si tratta per lo più di documenti emessi dall’esportatore, sia che funga da speditore (commerciante estero su estero), sia da produttore. Si pensi dunque al certificato d’origine o al CCM EUR.1, alle eventuali licenze d’importazione, autorizzazioni per beni a duplice impiego (“dual-use”), ecc. Occorre anche sapere con quale mezzo di trasporto verrà spedita la merce, quale imballaggio è necessario utilizzare (anche in base alle prescrizioni del Paese di destinazione), quando avviene la consegna e/o il cambiamento del mezzo di trasporto e occorre quindi conoscere chi deve produrre quali documenti di trasporto secondo le esigenze proprie o del proprio cliente. A livello temporale ciò deve avvenire nella fase precedente la spedizione fornendo le corrette indicazioni al partner logistico (spedizioniere o trasportatore) in modo che i documenti rispecchino le proprie necessità. Inutile dire che è anche importante padroneggiare la tematica dei costi di

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trasporto nonché le polizze assicurative per coprirsi dai numerosi rischi legati ad una spedizione di merci all’estero. In questo contesto anche gli aspetti doganali ed i relativi tributi rappresentano una componente rilevante che deve essere padroneggiata dall’azienda esportatrice per evitare costi imprevisti o altri oneri burocratici non preventivati. Naturalmente, occorre anche sapere quali sono i regimi doganali che riguardano le proprie costellazioni commerciali imparando a distinguere i vari regimi d’esportazione, di immissione in libera pratica, di transito, di ammissione temporanea e di traffico di perfezionamento attivo/passivo. Inoltre, è importante sapere anche come funzionano in termini generali le procedure d’imposizione, le dichiarazioni d’esportazioni e le più attuali evoluzioni in forma elettronica. Tutte queste tematiche saranno trattate in un nuovo corso, intitolato “Export formalities”, che avrà luogo il prossimo 9 aprile 2014 presso la nostra sede (cfr. www.cc-ti.ch/post/services/export-formalities/). Tale corso è rivolto soprattutto a chi è già attivo nelle varie attività del commercio con l’estero e sarà tenuto in inglese affinché possa essere utilizzata la terminologia in vigore in ambito di spedizioni e che è ormai parte integrante del linguaggio quotidiano di chi lavora sui mercati globali.


Fiere internazionali e missioni economiche

Multi-sector fact finding mission to South Africa Sudafrica, 1-6 giugno 2014

Il Sudafrica è il Paese dall’economia maggiore in Africa ed è l’unico rappresentante africano nel G20. Occupando solo il 3% del continente africano, il Sudafrica contribuisce con un abbondante 40% alla produzione industriale ed è di gran lunga l’economia di libero mercato più avanzata del continente. Esso rappresenta un mercato chiave emergente per gli investitori globali con numerosissime opportunità per la Svizzera in quasi ogni settore dell’economia, nonché l’accesso al resto dei clienti africani, che superano gli 800 milioni. La Svizzera è un partner chiave per gli investimenti in Sudafrica, collocandosi al 7° posto tra gli investitori esteri diretti. Negli ultimi dieci anni ha investito circa 1,7 miliardi di CHF e creato più di 13’000 posti di lavoro in un’ampia gamma di settori, tra cui segnaliamo: settori industriali, servizi finanziari, metalli, macchine industriali, attrezzi e strumenti, alimentare e tabacco. Questo viaggio per imprenditori si focalizzerà sui settori cleantech, agroprocessing, componenti automotive, tecnologie mediche, infrastrutture ferroviarie, industrie di beni di consumo. Informazioni generali su Multi-sector fact finding mission to South Africa: www.s-ge.com/svizzera/export/it/event/multi-sector-factfinding-mission-south-africa

Fact finding trip – Food USA 2014 Stati Uniti, 30 giugno-4 luglio 2014

Switzerland Global Enterprise organizza un viaggio per imprenditori con un programma orientato alla prassi. Insieme ad altre imprese svizzere sarà possibile scoprire come un prodotto alimentare viene posizionato con efficacia e venduto negli USA. Il mercato americano è uno dei principali mercati alimentari. Nel 2011, l’industria degli alimenti confezionati ha registrato un fatturato di 331,86 miliardi di dollari, cifra che si avvicina al prodotto interno lordo della Svizzera. Nessun altro Paese offre una ricchezza e una varietà tale di alimenti. Con ciò, le imprese svizzere hanno buone opportunità per sviluppare un potenziale di fatturato, grazie a prodotti di nicchia posizionati al meglio e una strategia di mercato ben ponderata. I partecipanti otterranno sul posto una panoramica del mercato alimentare USA e conosceranno da vicino i recenti sviluppi dell’industria alimentare, visitando il Fancy Food Show, la principale fiera dei generi alimentari del Nord America. Informazioni generali sul fact finding trip food USA 2014: Alexandra Schaer-Schiller, Senior Consultant North America: alexandra.schaer@switzerland-ge.com

The Big 5 Show 2014

Dubai, 17-20 novembre 2014 La fiera annuale Big 5 Show si svolge da 30 anni ed è il più grande evento della costruzione e dei rami affini nella regione del Golfo (tecnica edile, macchinari, arredamento d’interni, climatizzazione, pulizia e manutenzione, gestione delle risorse idriche e naturali, bagni e ceramica, vetro, metallo, marmo e pietra). L’edizione precedente ha proposto anche due LEED workshop, la Green Building Conference, il conferimento dei premi Gaia, l’incontro Platinum Club e diversi seminari. Altre tre fiere correlate si svolgono contestualmente al Big 5: Middle East Concrete, PMV Live e FM Expo. Il volume dei progetti edili nella regione del Golfo continua a crescere e raggiunge attualmente quota 1’680 miliardi di dollari, secondo quanto indicato da BNC Network (un monitore online dei progetti con base negli Emirati Arabi Uniti). I governi degli Stati GCC rimangono determinati a investire per estendere l’infrastruttura e per incentivare le loro economie. L’edizione precedente del Big 5 Show vanta la partecipazione di 2’742 espositori provenienti da 57 Paesi. Il Big 5 rappresenta l’occasione ideale per presentare i propri prodotti e novità a un pubblico esigente. S-GE, Swiss Business Hub Gulf States e Swiss Business Council Dubai vi allestiscono il padiglione ufficiale SWISS Pavilion ubicato nella Zabeel Hall (zona adibita ai padiglioni nazionali).

K-2010: la principale fiera internazionale della plastica e della gomma

Informazioni generali sulla fiera: www.thebig5.ae/ Informazioni sullo Swiss Pavilion: www.s-ge.com/svizzera/export/it/blog/swiss-pavilion-big5-show

vilion”: li “Swiss Pa g u s i n io z a Inform om/fiere www.s-ge.c Ticino Business | 41


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Villa sul Lago di Lugano Questa

costruzione nasce dall’incontro tra due architetti, Marco Sangiorgio che opera in Canton Ticino e Angelo Pozzoli che opera a Como. Il primo si occupa sostanzialmente di architettura e il secondo invece di decorazione e arredamento. È proprio questa sinergia tra due figure complementari la chiave vincente di questa villa. Da una parte il rigore e la maniacale attenzione dei dettagli costruttivi dell’edificio e dall’altra la cura della distribuzione interna degli spazi e la scelta dei materiali impiegati oltre alle “atmosfere “ottenute con l’uso della luce. La costruzione si situa in territorio collinare, sopra la Città di Lugano, con splendida vista verso il lago e le montagne che

all’orizzonte caratterizzano il paesaggio. Il terreno è orientato a sud-est, con media pendenza; a monte troviamo la strada di accesso. L’analisi della situazione ha determinato la scelta di operare con un edificio ad angolo; da un lato si è voluto creare, parallelamente alla strada di accesso, un edificio minimalista in cemento armato faccia a vista, dall’altro un edificio a cannocchiale, perpendicolare al primo e ad esso innescato. L’angolo fra questi due corpi distinti determina la tensione progettuale caratteristica dell’opera, i muri in cemento armato del primo edificio scompaiono nel secondo e riappaiono al lato opposto della costruzione; i muri in pietra naturale del secondo edificio entrano all’interno del primo come a ribadire con forza questa volontà di resistenza della pietra. L’incastro fra questi due elementi è chiaro, netto e immediatamente riconoscibile ma non banale, bensì estremamente curato in tutti i particolari costruttivi sia all’esterno che all’interno dell’edificio, attraverso l’esecuzione di tagli utilizzando i serramenti, le opere in vetro, gli elementi di arredo, l’illuminazione. Dall’incrocio di questi due edifici nasce quindi una costruzione ad angolo, la quale verso il fronte più pregiato va a formare un terrazzo, posto sopra la zona piscina e SPA, aprendosi ulteriormente al piano inferiore verso l’ampio terreno antistante. La semplicità del disegno architettonico da cui siamo partiti ha ispirato l’utilizzo di soli 3 materiali. La pavimentazione è in tavole di rovere, di dimensioni

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140-170 x 1200-1800 x 16 mm, stratificate con finitura ad olii e cere e taglio sega, caratterizzate da fumigazione ammoniacale e da evidenti tracce di usura al fine di conferire al prodotto un effetto “vissuto”. Le finiture murali della scala sono in cementino, per realizzare questa particolare tecnica, occorre utilizzare un composto Terre&Colors, a base di cementi finissimi, granulati minerali, cellulose e ossidi coloranti naturali, che compongono la pasta di cemento. Quest’ultima mescolata a uno specifico legante liquido, produce una miscela cremosa che ne consente la facile stesura con apposite spatole metalliche. Un materiale nuovo, dalla verve molto artigianale, che personalizza subito l’ambiente e che, soprattutto, non è replicabile. Sembra quasi paradossale che il “comunissimo” cemento possa diventare elemento caratterizzante di uno stile. HD tratta, con questa tecnica, non solo pavimentazioni o pareti ma anche elementi di arredo che assumono, dopo la personalizzazione, un’identità più precisa e d’atmosfera. Terre&Colors, oltre ad essere raffinato, è molto resistente e facile da pulire, questo grazie al trattamento effettuato con resine protettive. Tutti i dettagli architettonici più significativi sono realizzati in pietra serena extraforte. Per la realizzazione del camino, delle pareti dei bagni e dei fondali della zona living è stata utilizzata una finitura “morbida” come la “sabbiata patinata” mentre per tutti i pavimenti dei terrazzi esterni la finitura scelta “bottonata” presenta un migliore grip. Molto interessante la posa flottante del pavimento dei terrazzi che sono stati realizzati con doghe di pietra montati a casellario di spessore cm 4 appoggiata su piedini regolabili. Questa scelta di posa ci ha consentito di avere allineamento tra il pavimento

dell’interno con il pavimento dell’esterno. La scala è l’elemento forse più importante e suggestivo della villa. Realizzata interamente in opera in cemento e cartongesso rifinito con “pastina di cemento nero” unisce i 3 livelli abitativi sviluppandosi in una zona a “tutta altezza” si tratta di una scala a “chiocciola” autoportante di diametro cm 300 per un’altezza di circa 10 mt. Il sistema di illuminazione scelto ha previsto l’unione tra faretti ad incasso e tagli lineari di faretti che scompaiono nel taglio stesso, il sistema 094 di Viabizzuno. A completare l’atmosfera suggestiva della villa sono previsti dei tagli perimetrali di luce diffusa a Led. Gli arredi della zona living e zona ingresso sono realizzati artigianalmente in castagno affumicato su disegno dell’architetto Pozzoli. La cucina è di Valcucine modello “Artematica” realizzata in vetro color fumo verniciato opaco e top in granito nero spazzolato e fiammato. Le porte interne sono di produzione Rimadesio modello “vela”con apertura bidirezionale realizzate in alluminio nero e vetro acidato grigio. Il salotto è in tessuto “Sofà” della Edra.

Fontana Sotheby’s International Realty via Luvini 4 6900 Lugano Tel. +41 91 911 97 20 info@fontanasothebysrealty.com www.fontanasothebysrealty.com

Villa privata su 3 livelli Progetto building / interior design: arch. Marco Sangiorgio / arch. Angelo Pozzoli Committente: Privato Realizzazione: 2011 Piano terra mq 298 / primo piano mq 204 / secondo piano mq 160 Garage mq 65 / terrazzi mq 239 / terreno mq 1.925 General contractor: Pozzoli progetti&servizi, via Borgo Vico 120, Como Interior design materials: BHC home experience - Como Fotografia: Giovanni De Sandre

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BPS (SUISSE) rinnova gli organi direttivi Nuove nomine del Consiglio di Amministrazione L’Assemblea degli azionisti della Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) nella sua seduta del 24 febbraio 2014 ha provveduto al rinnovo del Consiglio di Amministrazione. Gli avvicendamenti, come a suo tempo programmato, sono stati i seguenti: - Presidente del CdA: Dott. Mario Alberto Pedranzini, il quale riveste pure la carica di Consigliere Delegato e Direttore Generale della Capogruppo (nuovo) - Vice Presidente del CdA: Sig. Brunello Perucchi, già Presidente della Direzione Generale fino al 31.12.13 (nuovo) - Segretario: Avv. Plinio Bernardoni (rinnovo) - Membri: Sig. Giovanni Ruffini (rinnovo); Avv. Daniel Zuberbühler (nuovo) Lasciano la funzione: il Rag. Piero Melazzini, già Presidente del CdA di BPS (SUISSE) dalla sua fondazione e attuale Presidente del Consiglio d’Amministrazione della Capogruppo; il Sig. Flavio Pedrazzoli, già Vice Presidente del CdA, dal 1998 e il Sig. Kurt Spinnler, già Membro del CdA, dalla fondazione della Banca.

A sinistra: il CdA, da sin.: Brunello Perucchi, Plinio Bernardoni, Mario Alberto Pedranzini, Daniel Zuberbühler e Giovanni Ruffini A destra: la Direzione Generale, da sin.: Roberto Mastromarchi, Mauro Pedrazzetti, Mauro De Stefani e Paolo Camponovo

Rinnovi anche per la Direzione Generale I cambiamenti qui sopra menzionati fanno seguito a quelli che hanno interessato la Direzione Generale con effetto dal 1° gennaio 2014. Il Signor Brunello Perucchi, dopo oltre 14 anni al vertice dell’operativo aziendale, ha lasciato la funzione di Presidente della Direzione Generale passando il testimone al Signor Mauro De Stefani, già Vice Presidente della stessa. Contestualmente è stata rivista la composizione dell’intera Direzione Generale provvedendo altresì a cambiamenti organizzativi atti a meglio recepire le nuove politiche di sviluppo. 44 | Ticino Business

Presentiamo, qui di seguito, la nuova composizione della Direzione Generale: - Presidente della Direzione Generale: Mauro De Stefani - Vice Presidente della Direzione Generale: Mauro Pedrazzetti, Responsabile Divisione Crediti e Finanza - Membro della Direzione Generale: Paolo Camponovo, Responsabile Divisione Logistica - Membro della Direzione Generale: Roberto Mastromarchi, Responsabile Divisione Fronte Risultati dell’Esercizio 2013 L’Assemblea degli azionisti ha pure approvato il rapporto annuale dell’Esercizio 2013. I risultati sono giudicati positivamente in considerazione del contesto ancora difficile in cui sono maturati. Permangono infatti criticità legate al contesto economico e finanziario internazionale, al livello dei tassi d’interesse del franco svizzero e delle principali valute, alle problematiche relative alla cooperazione in ambito fiscale con i Paesi esteri e ai conseguenti costi amministrativi e regolamentari. La rete degli sportelli è stata parzialmente ridisegnata al fine di recepire nel settore “Retail” il cambiamento delle abitudini della clientela, sempre meno avvezza alla frequentazione fisica in banca. È una tendenza che ha conosciuto un’accelerazione dettata dall’utilizzo, ormai su larga scala, di strumenti informatici sofisticati. Questo “trend” ha indotto la Banca a perseguire la strategia della multicanalità, con il canale virtuale che assume, a partire da gennaio 2014, il rango di succursale con la denominazione di “Direct Banking”. Mentre le attività dell’agenzia di San Gallo sono state accorpate in quelle della succursale capozona di Zurigo, su Basilea si è provveduto invece a unificare più funzionalmente le risorse presso la principale succursale cittadina. Per contro, dopo un anno di presenza in Svizzera Romanda con un ufficio di rappresentanza a Neuchâtel, si è provveduto alla sua trasformazione con decorrenza gennaio 2014 in succursale. Per maggiori informazioni: Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) SA Via Luvini 2a 6900 Lugano Tel. +41 58 855 30 00 Fax +41 58 855 30 15 contact@bps-suisse.ch www.bps-suisse.ch


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ARCHIVSTORE: CARTA CANTA! Meno costi, più sicurezza ed un’organizzazione impeccabile

L’anno

nuovo è iniziato, è tempo di archiviare. L’archivio è un tassello importante della struttura aziendale ed è la sua memoria storica. La gestione di esso è quindi un’attività molto importante e non deve essere sottovalutata in quanto genera dei costi a volte anche notevoli. Ma non è finita. Può verificarsi l’esigenza di consultare un documento depositato in archivio, siete certi di trovarlo immediatamente? Molto spesso la risposta è no, e spesso il documento non trovato è proprio quello che serve con urgenza. Cosa fare in questi casi? La risposta è prevenire! In Ticino dall’ottobre 2011 esiste una società svizzera, moderna ed innovativa che ha fatto della cura e della gestione degli archivi il proprio punto focale, con privacy e sicurezza a livelli eccelsi. “Dal piccolo indipendente con l’ufficio presso la propria abitazione, alla grande azienda industriale passando da avvocati, fiduciarie, amministrazioni pubbliche, banche e immobiliari siamo in grado di offrire una soluzione personalizzata. Le scatole garantiscono un ottimo stoccaggio dei documenti e preservano l’integrità della carta, conservandola e proteggendola dalla polvere e dai raggi UV. Inoltre sono provviste di apposite fessure che le rendono pratiche in fase di trasporto e movimentazione. Nei casi di dati maggiormente sensibili, esse possono anche essere chiuse con uno speciale sigillo di sicurezza” afferma Mattia Fraschina, Gestore.

Archivi e software gestionale “Gli archivi sono stati realizzati rispettando le norme RaSi, sono muniti di impianto antincendio e tutto lo stabile è protetto da un impianto di videosorveglianza oltre al servizio di custodia attivo 24 ore al giorno. Le oltre 10’000 scatole stoccabili nel nostro archivio, sono etichettate con codice a barre che ci permette di gestirle, rintracciarle e monitorarle in qualsiasi momento. Il software mostra in tempo reale lo stato delle scatole e redige uno storico completo di tutte le movimentazioni effettuate”. Come avere accesso ai documenti “Previo appuntamento i documenti possono essere consultati presso la sede a Cadempino. È disponibile un locale di oltre 15 mq appositamente dedicato, dove si possono visionare in privato i documenti ed eventualmente fare delle fotocopie. In alternativa le scatole possono essere consegnate direttamente a domicilio, con un tempo di consegna garantito entro 24 ore dalla richiesta”. Distruzione e smaltimento “In ogni momento è possibile ottimizzare la gestione dei documenti, eliminandoli in base alla pianificazione scadenziaria o in funzione delle proprie esigenze. Allo scopo di salvaguardare la sicurezza dei dati, anche nella fase di eliminazione offriamo il massimo livello di sicurezza grazie alla distruzione certificata”. Dimenticate le lunghe giornate trascorse in mezzo al disordine della carta, dimenticate i battibecchi fra i colleghi dovuti ai documenti smarriti, dimenticate gli scantinati umidi, poco accoglienti e, di questi tempi anche costosi. È possibile richiedere un preventivo anche online direttamente dal sito Internet: www.archivstore.ch Per concludere vi invitiamo a contattare Archivstore, in meno di una giornata è possibile effettuare un sopralluogo e ricevere un’offerta personalizzata in funzione delle proprie esigenze. Archivstore Sagl Document Storage & Management Via Ponteggia 2 6814 Cadempino Tel. +41 91 960 71 61 info@archivstore.ch www.archivstore.ch Ticino Business | 45


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Monte San Salvatore:

il “Pan di Zucchero” della Svizzera

Il monte

San Salvatore, che si erge dalle rive del Ceresio e forma l’inconfondibile sagoma nel panorama di Lugano, rappresenta una destinazione storica, ospitando il più antico impianto di risalita a carattere turistico in Ticino. Da ormai 124 anni turisti provenienti da ogni dove si recano in vetta con la funicolare per ammirare il maestoso panorama a 360 gradi. Dopo una operosa pausa invernale, che ci ha visto dinamicamente far fronte a costanti investimenti con opere di miglioria e interventi di manutenzione, il prossimo sabato 15 marzo e fino a domenica 3 novembre, saremo di nuovo in esercizio con le “rosse del San Salvatore” pronte a fare su e giù. Il nuovo anno è iniziato all’insegna di ulteriori stimoli e novità anche per la nostra Società. Per il 2014 il desiderio è di continuare a crescere confermando l’apprezzamento per una destinazione turistica conosciuta come il “pan di zucchero della Svizzera” e mèta apprezzata a due passi dalla città, per l’offerta diversificata presente in vetta. Mentre un tempo era frequentato a scopi religiosi, ai giorni nostri troviamo in vetta una destinazione turistica ambita da famiglie, scuole e associazioni ma molto frequentata anche da imprese locali e internazionali per riunioni, assemblee e banchetti di varia natura. Il Ristorante Vetta San Salvatore vanta una curata cucina regionale e mediterranea e accoglie gli ospiti nelle sue panoramiche veranda e terrazza. Curati ed eleganti, gli spazi del ristorante accol-

gono fino a 100/150 persone per le più diverse ricorrenze, a mezzogiorno durante tutta la stagione e la sera nei mesi estivi. Possibili aperture speciali serali su richiesta. Famiglie con bambini trovano una destinazione adatta alle loro aspettative e un piccolo parco giochi. La Società Funicolare San Salvatore propone un percorso espositivo permanente dedicato al manifesto turistico, che dalla stazione di arrivo si snoda sul cammino che porta fino in cima al monte. Il Museo San Salvatore ripercorre la storia dell’Arciconfraternita della Buona Morte e Orazione, proprietaria del cucuzzolo del monte, attraverso oggetti di notevole prestigio, raccolti nel corso dei secoli. Una mostra sulla geologia e la speleologia del monte e un’esposizione che illustra l’attività del centro di ricerca sui fulmini, presente in vetta fino al 1982, arricchiscono l’offerta culturale. La Funicolare circola da metà marzo a inizio novembre, con corse regolari ogni 30 minuti e trasporta in vetta in media 140/150’000 persone all’anno. La stazione di partenza si trova a soli 500 metri dall’uscita autostradale Lugano-Sud e a 5 minuti a piedi dalla stazione FFS di Paradiso, offre un comodo parcheggio e raggiunge la vetta con le vetture in soli 10 minuti. La Funicolare San Salvatore è pronta a iniziare la nuova stagione con ottimismo, certa che gli affezionati ospiti risponderanno positivamente alle iniziative proposte. Da subito a stuzzicare i palati un’offerta appositamente confezionata per festeggiare l’inizio di stagione. Infatti sabato 15 e domenica 16 marzo, il Ristorante Vetta proporrà un’offerta gastronomica con raclette a volontà, al prezzo forfettario di soli 37.- franchi, funicolare e pranzo compresi. Mercoledì 19 marzo festeggeremo la classica ricorrenza della Festa del Papà con un appetitoso menu di quattro portate a soli franchi 59.- funicolare e menu compresi. Per informazioni sempre aggiornate, consultate il nostro sito web. Funicolare Lugano-Paradiso Monte San Salvatore SA CP 442 6902 Lugano-Paradiso Tel. +41 91 985 28 28 www.montesansalvatore.ch info@montesansalvatore.ch

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I segreti della memoria “Scusa, so di conoscerti ma non ricordo il tuo nome...”, “Me l’avevi detto, ma al momento mi sfugge...”, “Ce l’ho sulla punta della lingua, eppure non riesco a tradurlo in parole!” di Anh Thu Nguyen, Master in Education & Training presso l’USI, contitolare di Formamentis Sagl

Quante

volte abbiamo pronunciato frasi come queste? Avere dei vuoti di memoria è una situazione nota a tutti. Purtroppo, se le dimenticanze saltuarie sono socialmente bene accette, le amnesie croniche rischiano di screditarci e, sul lungo termine, finiscono per catalogarci con definizioni poco lusinghiere: “Enrico è smemorato!”, “Silvia è svampita!”, “Claudio ha la testa fra le nuvole!”. È innegabile che frenesia, stress e ansia, variabili con cui siamo quotidianamente confrontati, contribuiscono a renderci, di giorno in giorno, sempre più stanchi e disattenti. Non mancano di conseguenza i momenti in cui la nostra memoria fa clamorosamente cilecca. Siamo dunque destinati a un degrado irreversibile delle nostre capacità mnemoniche? Fortunatamente la risposta è no! Tutti noi abbiamo a disposizione uno strumento - il cervello - dalle incredibili potenzialità, che il più delle volte non siamo in grado di sfruttare appieno. Assieme alla facoltà di ricordare, Madre Natura non ha provveduto a fornirci il famigerato “libretto delle istruzioni”! Spesso, quindi, attingiamo alle informazioni in modo improprio e ci convinciamo che le nostre abilità mnemoniche siano destinate a un lento ma inesorabile declino. Niente di più sbagliato: è fuor di dubbio che la memoria sia in parte influenzata da fattori di carattere genetico e dall’avanzare dell’età, ma è altrettanto vero che, identificandone i meccanismi di funzionamento, possiamo cavalcarne l’onda ed evitare la messa in atto di strategie poco concrete, dispendiose e inefficaci! Ecco quali sono i tre principi base della memoria: • Le immagini. Incontrare una persona per strada, riconoscerne il volto ma non rammentarne il nome. Una situazione del tutto comune, vero? Ciò accade perché il nostro cervello, per sua stessa natura, ricorda meglio le immagini delle parole. A titolo esemplificativo, basta pensare al fatto che ogni notte sogniamo e, nel fare questo, la nostra mente produce delle immagini. L’immaginazione è il punto di forza della memoria!

• Le associazioni. Un’altra caratteristica fondamentale del nostro cervello risiede nella capacità di associazione. È più semplice assimilare delle informazioni se queste sono collegate tra loro e/o a quanto già noto. Ricordiamo più Le nuove nozioni vengono così integrate nel proprio modello facilmente gli eventi mentale e sono reperibili più che toccano le corde agevolmente. Provate a creare delle associazioni tra i concetti del nostro cuore. da memorizzare, disponendoli Le emozioni in una sorta di catena in continua espansione. In futuro, vi amplificano i ricordi sarà più facile recuperare le in- e li rendono più formazioni di cui necessitate. • Le emozioni. Ricordiamo più vividi, favorendone facilmente gli eventi che tocca- la permanenza no le corde del nostro cuore. Le emozioni amplificano i ricordi e li rendono più vividi, favorendone la permanenza. Più un fatto è in grado di suscitare in noi delle sensazioni, più lo ricorderemo senza sforzo. Un esempio? Forse avete scordato cosa stavate facendo dieci giorni fa, ma probabilmente vi ricordate esattamente dove vi trovavate l’11 settembre del 2001. Sulla base di questi tre principi, oggigiorno i misteri della memoria sono stati esplorati in lungo e in largo: molteplici tecniche sono state sviluppate per consentire a chiunque di ricordare tutto (o quasi). Andremo ad approfondire queste competenze nei prossimi numeri. Ricordare non sarà più un privilegio per pochi! Formamentis Sagl Via Zurigo 5, 6900 Lugano info@formamentis.ch www.formamentis.ch Tel. +41 91 220 62 64 Ticino Business | 47


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L’autoconsumo dell’energia di origine fotovoltaica nell’impresa Il caso della Argor-Heraeus SA di Mendrisio di Daniele Albani, Argor-Heraeus SA e Nerio Cereghetti e Matteo Marzoli, Istituto sostenibilità applicata all’ambiente costruito (ISAAC), SUPSI

Introduzione In seguito alla forte crescita negli ultimi 10 anni, nel 2007 il CdA di Argor-Heraeus SA ha chiesto alla direzione di progettare l’espansione della propria produzione. L’azienda è quindi stata ampliata con la costruzione di un nuovo edificio sul territorio di Mendrisio, di cui è stata data notizia nel numero di Ticino Business di luglio+agosto 2013. A prescindere dal calcolo dei benefici economici derivanti L’autoconsumo può dalla vendita dell’energia rappresentare una prodotta, sin dall’inizio della progettazione si è delle soluzioni alle delineata la decisione di problematiche riguardanti predisporre la copertura per poter installare un la non programmabilità impianto fotovoltaico sul di alcune fonti rinnovabili tetto del nuovo stabile. Grazie al fatto che la posa (eolico e fotovoltaico), di un impianto fotovolche impongono un taico è economicamente sostenibile per l’azienda, ripensamento globale delle la direzione si è fortemenreti elettriche e la necessità te impegnata per realizzare il progetto, dimostrandi costruire grandi do l’impegno concreto di infrastrutture per Argor-Heraeus SA per la protezione dell’ambiente e lo stoccaggio dell’energia della sostenibilità. Il consumo di energia elettrica da parte dell’azienda raggiunge i 10 GWh all’anno con una potenza di base che supera costantemente i 240 kW anche durante i fine settimana. Questa condizione permette di sfruttare più del 90% della produzione fotovoltaica dell’impianto per autoconsumo. Il risparmio energetico conseguito permetterà di ammortizzare l’investimento di 800’000 CHF sull’arco di 25 anni ipotizzando un costo medio di acquisto dell’elettricità di 0.14 CHF/kWh nel periodo in esame (si consideri che il prezzo dell’energia attualmente acquistata è di circa 0.125 CHF/kWh) 48 | Ticino Business

Descrizione dell’impianto fotovoltaico Le dimensioni della copertura dell’edificio e gli elevati e costanti carichi elettrici di Argor-Heraeus SA hanno spinto verso l’installazione di un impianto fotovoltaico di potenza ragguardevole, pari a circa 274 kWp. La conformazione del tetto, ha portato alla suddivisione dell’impianto in due sezioni con caratteristiche di posa differenti. La prima sezione comprende circa il 70% della potenza complessivamente installata e presenta moduli fotovoltaici posati su due file. La seconda sezione presenta moduli fotovoltaici installati su strutture di sostegno posate su tetti piani. L’intero impianto è stato realizzato senza effettuare alcun foro, rispettando così l’impermeabilizzazione e l’isolamento termico dei differenti tetti. Il contributo SUPSI sulle scelte tecniche e sulla verifica dei moduli fotovoltaici Per quanto riguarda la scelta del fornitore dell’impianto fotovoltaico, in una prima fase Argor-Heraeus SA ha richiesto delle offerte ad alcuni potenziali fornitori. Successivamente, l’azienda si è appoggiata alla SUPSI per una valutazione tecnica superpartes delle offerte proposte. L’analisi, volta a scegliere il fornitore che potesse garantire la massima produzione di energia elettrica rispetto alla potenza di impianto installata (e quindi rispetto al costo dell’impianto) sulla vita utile dell’impianto stesso, si è basata essenzialmente sui seguenti aspetti: • qualità della progettazione e chiarezza delle scelte tecniche • potenziali ombreggiamenti sull’impianto fotovoltaico in base alla posa e agli ostacoli circostanti • qualità dei dettagli di installazione • posa “rispettosa” del tetto e dell’impermeabilizzazione (senza perforazioni) A seguito di tale analisi è stato redatto un report di valutazione delle offerte che ha permesso ad Argor-Heraeus SA di scegliere il proprio fornitore sul-


la base di criteri tecnici oggettivi. Una seconda fase della consulenza ha portato alla verifica della qualità dei moduli fotovoltaici. In particolare, tali verifiche si basano su: • la scelta di un campione dei moduli estratto dalla fornitura proposta al cliente, che sia statisticamente rappresentativo della fornitura stessa • su tale campione viene effettuata una fotografia ad elettroluminescenza, che consente di verificare l’integrità del modulo fotovoltaico, l’eventuale presenza di cricche nelle celle e, in tal caso, il loro effetto sulle prestazioni del modulo stesso • successivamente, viene effettuata una misura indoor della potenza dei moduli in condizioni di test standard, ed in condizioni di basso irraggiamento Analisi tecnico-economica dell’impianto La remunerazione dell’investimento non è stata la motivazione principale che ha spinto Argor-Heraeus SA all’installazione dell’impianto fotovoltaico. Pertanto, l’analisi tecnico economica è stata effettuata con l’intento di verificare la sostenibilità di massima dell’investimento. Al fine della valutazione della sostenibilità dell’impianto, gli aspetti principali di cui tener conto sono i seguenti: • il costo complessivo dell’impianto (installato nella primavera 2012), è stato pari a CHF 800’000 • la produzione iniziale annua stimata di energia elettrica è pari a 1200 kWh/kW, con un degrado dell’efficienza dei moduli di circa lo 0.5% e conseguente diminuzione della produzione • la manutenzione e la pulizia prevedono oneri complessivamente stimati in circa 9’000 CHF all’anno • il costo del denaro è stimato pari al 2% • il costo dell’energia elettrica è pari a circa 0.14 CHF/kWh • l’energia elettrica prodotta è utilizzata completamente all’interno della rete elettrica aziendale In seguito alla formulazione di tali ipotesi, si è verificato che l’impianto fotovoltaico è sostenibile e che il pay back period dell’impianto stesso è di circa 25 anni. Autoconsumo Di regola l’energia generata da un impianto fotovoltaico viene immessa nella rete pubblica. Attraverso l’autoconsumo di energia fotovoltaica, ogni impianto fotovoltaico contribuisce alla riduzione dell’energia prelevata dalla rete e aiuta a non gravare sulla rete pubblica. Il consumo di energia elettrica sul luogo della sua produzione consente inoltre di evitare perdite di trasporto.

L’autoconsumo di energia solare è interessante soprattutto per utenti attivi nell’ambito del commercio e dei servizi, in quanto in particolari condizioni è possibile utilizzare direttamente molto più del 30% dell’energia totale. Questa percentuale utilizzabile varia infatti di caso in caso. Per un’azienda i fattori di influenza sono in linea di massima gli stessi dell’ autoconsumo privato: il proprio fabbisogno energetico, la produzione di energia dell’impianto fotovoltaico, il profilo di consumo e la ripartizione temporale del fabbisogno energetico. La particolarità per gli utenti commerciali consiste, tuttavia, nel fatto che l’ampia fluttuazione di questi fattori rende quasi impossibile affermazioni generali relative alle quote di autoconsumo “tipiche”. In Ticino vi sono sicuramente diverse situazioni analoghe a quella della ditta Argor-Heraeus SA dove, oltre a elevati consumi, vi è anche un costante fabbisogno di energia elettrica durante i fine settimana e nei giorni festivi: supermercati con refrigerazione e congelazione; depuratori delle acque; parcheggi sotterranei; grandi alberghi; centri per il tempo libero; centri di calcolo / elaborazione dati; imprese a ciclo continuo; ospedali, ecc.. Conclusioni L’impianto fotovoltaico realizzato da Argor-Heraeus SA è un ottimo esempio di produzione di energia elettrica decentralizzata con autoconsumo che permette di non gravare sulla rete elettrica e di ridurre le perdite che derivano dal trasporto dell’energia. L’autoconsumo può rappresentare una delle soluzioni alle problematiche riguardanti la non programmabilità di alcune fonti rinnovabili (eolico e fotovoltaico), che impongono un ripensamento globale delle reti elettriche e la necessità di costruire grandi infrastrutture per lo stoccaggio dell’energia, come ad esempio bacini idroelettrici di pompaggio o la costruzione di accumulatori elettrochimici. Ticino Business | 49


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Creditreform Infocredit Ticino SA si consolida entrando a far parte del prestigioso Gruppo Assicom In un incontro con Giorgio Peterlin, Amministratore Delegato e Francesco Fraioli, Responsabile Commerciale di Creditreform Infocredit Ticino SA – Gruppo Assicom, abbiamo potuto tracciare un nuovo profilo della società ubicata nella nuova sede di Paradiso, che vi presentiamo con piacere sulle pagine di Ticino Business. Da luglio 2013 Creditreform Infocredit Ticino SA è entrata a fare parte del Gruppo Assicom, permettendo alla società un’evoluzione dei servizi ed una accresciuta professionalità nel presentarsi sul mercato ticinese di Lisa Pantini

Con

l’entrata nel luglio scorso di Creditre- Nuove sinergie nel settore della gestione del form Infocredit Ticino SA nel Gruppo credito: un servizio di assistenza alle imprese Assicom, una delle più grandi realtà italiane specia- con radici storiche ben delineate lizzate nella gestione del credito, la società svizzera Creditreform nasce nel lontano 1888, con la sede si è assicurata indubbi vantaggi, e può presentarsi storica svizzera sita a San Gallo. In Ticino la sosul mercato ticinese con una rafforzata immagine cietà si insedia nel 1995 con una sede a Lugano. e con un’ampia offerta consolidata. Un binomio che La struttura su territorio nazionale si compone di presenta innumerevoli vantaggi per le due realtà, 7 società riunite sotto il consorzio Creditreform, con Assicom che si ubicate nelle più grandi citespande ulteriormente … ha portato indubbi tà elvetiche: Basilea, Berna, sui mercati internaLosanna, Lucerna, San Galzionali, e Creditreform vantaggi all’azienda lo, Zurigo, e appunto LuInfocredit Ticino SA svizzera, che si presenta gano. 12’000 soci e clienti che può contare su un apprezzano questa offerta maggiore approfondi- sul mercato ticinese con e utilizzano la base di dati mento sul mercato ita- una rafforzata immagine internazionali per prendere liano ed un incremento decisioni sicure e fruttuose. di personale speciali- e con un’ampia offerta Creditreform impiega circa stico nella sede luga- consolidata 200 collaboratori in Svizzenese, passato da 5 ad ra e 4’350 nel mondo ed è 11 unità. presente in 20 Paesi europei. L’Unione Svizzera Creditreform si appoggia ad un network internazionale, composto da numerosi professionisti che con passione e competenza lavora per i propri soci.

Sopra: Giorgio Peterlin, a destra: Francesco Fraioli

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Assicom S.p.A., invece, è tra le più dinamiche realtà italiane specializzate nella gestione del credito. Nata alla fine degli anni ‘80 con un progetto innovativo nei servizi di gestione dei crediti commerciali, Assicom ha perseguito un costante sviluppo della propria offerta integrando informazioni commerciali ad elevato valore aggiunto con servizi completi di recupero crediti.


Nell’anno 2012, con l’ingresso nella compagine societaria di 21 Investimenti, società di private equity di Alessandro Benetton, è stato avviato un programma di ulteriore crescita sia in Italia che all’estero. La società conta oggi 9’000 clienti; la struttura si avvale di 200 dipendenti, 85 agenti, partnership con oltre 300 avvocati in Italia e 250 all’estero. Due società di consolidata esperienza e di respiro internazionale a tutela delle informazioni commerciali e del recupero crediti, con le quali qualsiasi realtà commerciale si confronta quotidianamente. Tipologie di clienti e offerta di servizi… con un occhio di riguardo alla vicina Penisola Non esiste una vera e propria tipizzazione del target clienti: purtroppo prima o poi a tutti capiterà di avere a che fare con clienti morosi. Grandi aziende e PMI, il ventaglio di settori in gioco è vasto, la società di Paradiso lavora sia con società, banche, istituzioni, che le conferiscono i loro mandati. L’offerta proposta permette agli associati di ottimizzare i guadagni, evitando le perdite. Creditreform Infocredit Ticino SA è sempre a disposizione al fianco dei propri soci quale partner affidabile con un assortimento di servizi che si compone, dalla A alla Z, di tutto quanto possa servirvi per l’ottimizzazione del flusso di informazioni e delle procedure di incasso. Rientrano dunque in questo comparto di servizi non solo il recupero crediti e la gestione dei debitori, ma anche un monitoraggio, un’acquisizione di informazioni e una prevenzione dei contatti con i quali si fanno abitualmente affari. La presenza e le nuove sinergie create con Assicom

L’ntegrazione dell’offerta con i servizi di Assicom permette inoltre di avere una visione maggiormente incisiva sul mercato italiano, con un accesso privilegiato e immediato alle informazioni commerciali di persone fisiche e giuridiche italiane. L’informazione è aggiornata e tempestiva, e viene offerta sia con soluzioni in tempo reale che on demand, sulla base delle specifiche esigenze di approfondimento del cliente. Recentemente i trend di Per ogni richiesta non si utilizzo hanno confermato rimanda a vecchie ipotetiche ricerche o dossier, ma che l’incremento delle i dati sono aggiornati “à richieste di informazioni la minute”, con notizie e informazioni aggiornate. commerciali ha contribuito Un innovativo portale web a ridurre le procedure permette un accessibilità completa alle informazioni di incasso, evidenziando commerciali ed alle nume- ancora una volta che rose prestazioni fornite. Recentemente i trend di prevenire ed essere utilizzo hanno conferma- informati, è decisamente to che l’incremento delle richieste di informazioni meglio che curare... commerciali ha contribuito a ridurre le procedure di incasso, evidenziando ancora una volta che prevenire ed essere informati, è decisamente meglio che curare... Da segnalare la novità introdotta nel novembre del 2013, in collaborazione con la compagnia assicurativa Zurigo, la possibilità di assicurare la perdita dei crediti su debitori. Un ulteriore servizio a conferma dell’efficienza di Creditreform Infocredit Ticino SA al vostro fianco per costruire insieme a voi il vostro successo. Per un contatto diretto è possibile rivolgersi a Giorgio Peterlin, Amministratore Delegato e Francesco Fraioli, Responsabile Commerciale di Creditreform Infocredit Ticino SA – Gruppo Assicom. Creditreform Infocredit Ticino SA – Gruppo Assicom Via Zorzi 41 CP 6565 6900 Paradiso Tel. +41 91 985 26 18 Fax +41 91 985 26 11 info@lugano.creditreform.ch www.creditreform.ch Ticino Business | 51


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Un’imprenditrice tra storia, cultura e real estate In un interessante incontro con Giovanna Staub, abbiamo potuto conoscere meglio il Centro Polus, che nel 2012 ha festeggiato il centenario, e l’attività di site manager del Monte San Giorgio, patrimonio dell’UNESCO. Una donna, due attività, un percorso professionale, tra le continue sollecitazioni del mondo del lavoro e l’essere imprenditrice oggi

di Lisa Pantini

Abbiamo

legano al nostro territorio e la passione che Giovanna mette nel proprio lavoro ad accomunare le due attività.

Con un bagaglio di esperienze pregresse ed una forte motivazione Giovanna Staub si occupa di due attività che, a primo acchito, non hanno molto a che vedere l’una con l’altra. La gestione del Centro Polus di Balerna e l’impiego quale site manager svizzera del Monte San Giorgio, patrimonio dell’UNESCO. Una sfida che Giovanna coniuga perfettamente con promettenti risultati. Dopo la formazione universitaria in economia aziendale, lavora nell’ambito bancario e nella gestione immobiliare con il Centro Polus. La nomina quale site manager del Monte San Giorgio arriva a marzo 2012 . Sono le potenzialità dei due siti, gli aspetti che li

Partiamo subito parlando del Centro Polus: un centenario festeggiato nel 2012, di cui si è ampiamente parlato, sia sui media, come pure sulle pagine di Ticino Business. Una riconversione negli anni da fabbrica di tabacchi, a centro polifunzionale con gestione ed affitto di spazi di varia metratura che ne fanno un agglomerato di innovazione, saperi ed imprese, il tutto permeato da una profonda radice storica. Un’area industriale che è stata ripensata come luogo di attrazione di aziende, che continua quindi a essere una fucina di attività per il benessere del territorio. Un esempio concreto e virtuoso di riuso funzionale, con un edificio che segue l’evoluzione dei tempi e che continua a rinnovarsi anche grazie ad appassionati e sapienti restauri. Oggi la Polus ospita numerose attività aziendali e grazie ai suoi spazi in continua evoluzione, può essere un partner di prim’ordine per quelle imprese che cercano uno spazio dove insediarsi. Un dialogo costante con il territorio che

mai pensato da piccoli al tipo di persona che avremmo voluto essere quando fossimo cresciuti ed al lavoro che avremmo voluto fare? Quanti sogni e quante infinite possibilità abbiamo avuto davanti per diventare ciò che oggi siamo? Le scelte, il nostro percorso, i nostri interessi ci hanno portato ad essere oggi dove siamo, come siamo e anche perché siamo.

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E l’attività del Monte San Giorgio? Per Giovanna è quasi un trait d’union che collima nella sua persona. Anche lì si parla della valorizzazione del territorio e della regione che, lo sappiamo bene, è di fondamentale importanza, al giorno d’oggi. E anche per il Monte San Giorgio parliamo della valorizzazione di un’area che è stata mondialmente riconosciuta per la sua importanza, che tra l’altro è sempre ubicata nel Mendrisiotto. Risale infatti al 2003 il momento in cui l’UNESCO attribuisce alla parte svizzera del Monte San Giorgio il pregio di fregiarsi del titolo di “patrimonio mondiale dell’umanità”. Alla vigilia dei dieci anni del riconoscimento, Giovanna viene nominata site manager svizzera. Il Monte San Giorgio, ricordiamolo, situato a cavallo tra il Cantone Ticino e la provincia di Varese, è da annoverare tra i più importanti giacimenti di fossili marini al mondo del Triassico medio (247-236 milioni di anni fa). A differenza di altri giacimenti di fama mondiale il Monte San Giorgio mostra almeno cinque diversi livelli, ciascuno dei quali può contenere più di un’associazione fossile. Questo particolare aspetto permette lo studio evolutivo, sull’arco di più milioni di anni, di determinati gruppi di organismi riferiti allo stesso ambiente. Da questi cinque livelli sono stati finora estratti oltre 20’000 fossili. Nel complesso, si contano circa 25 specie di rettili, 50 specie di pesci, più di 100 specie di invertebrati oltre a varie specie di vegetali, in particolare conifere. Gli scavi, gli studi, le scoperte e i progetti si susseguono con una buona collaborazione transfrontaliera (nel frattempo, nel 2010 anche la parte italiana viene iscritta nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO e il sito dichiarato transnazionale), con la supervisione dell’UNESCO, grazie alle attività di protezione, promozione e divulgazione

Foto copyright Enrico Cano/FMSG

viene potenziato e affermato ogni volta dagli eventi che si tengono nella splendida Sala Carlo Basilico: l’antico refettorio delle sigaraie è stato trasformato in un’affascinante location per convegni, ricevimenti ed eventi, dove la pavimentazione originale e le pareti decorate con pregevoli tempere murali degli anni ‘30 del pittore chiassese Carlo Basilico rappresentanti luoghi del “vecchio” Mendrisiotto, si offrono agli occhi ammirati dei cultori del bello. Si ritrova un forte radicamento alla regione proprio nella sala stessa, che è il luogo ideale per organizzare il vostro prossimo seminario, attività di team building, formazione o evento. La sala è stata rinnovata e rimodernata nel 2008 con interventi d’isolazione fonica, di tinteggiatura e con una nuova illuminazione.

Oggi la Polus ospita numerose attività aziendali e grazie ai suoi spazi in continua evoluzione, può essere un partner di prim’ordine per quelle imprese che cercano uno spazio dove insediarsi

svolta degli enti gestori e istituzionali preposti di qua e al di là del confine. Per la Svizzera si tratta della Fondazione del Monte San Giorgio di cui Giovanna è dipendente. Grazie alla realizzazione del nuovo Museo dei Fossili di Meride, l’attività di promozione e l’avvicinare la popolazione, i cittadini e le imprese a questi luoghi densi di scienza, storia e cultura, ora è possibile. Anche il Monte San Giorgio, area così importante del nostro territorio, ben si presta a piccoli eventi aziendali, attività formative e di team building, in una cornice inusuale e ricca di suggestione. Per informazioni: Tel. +41 91 640 00 80, info@montesangiorgio.org Giovanna Staub è un’imprenditrice di successo che ben coniuga in sé stessa la valorizzazione del territorio ticinese in tutte le sue sfaccettature, con due attività, che, superata l’impressione iniziale, così distanti non sono... Polus SA via Corti 5 6828 Balerna Tel. +41 91 683 35 05 Fax +41 91 683 35 06 polus@polus.ch www.polus.ch Ticino Business | 53


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L’eleganza a pennello Anche

l’eleganza e la raffinatezza per una serata di gala, un evento speciale, per sentirsi bene nei propri panni… Oppure è proprio la ricercatezza che entra in ufficio dalla porta principale. Non più solo business shirt per l’ufficio. La novità di a pennello Sagl, la rinomata azienda di Agno che produce camicie su misura è la raffinatezza della seta elasticizzata che conferisce un allure elegante e senza tempo, rendendo unica anche la più comune delle giornate in ufficio. Per tutte le donne manager, per chi si vuole coccolare con personalità ed unicità. Un pizzico di brio e quel tocco di classe in più che fanno la differenza, segneranno positivamente anche la più tediosa riunione con i clienti. La possibilità di personalizzazione è data ovviamente anche per questo tessuto, che grazie alle differenti opzioni (40 colori, collo, maniche lunghe/corte, …) garantisce modelli unici per ognuno di noi. La seta è un materiale di per sé strategico per morbidezza, lucentezza, resistenza ed eleganza, e con innumerevoli pregi, si tratta di una fibra robusta, che con un minimo spessore, le conferisce leggerezza e comodità. Non dimentichiamo poi gli altri rami dell’attività di Monica Emmemegger, titolare di a pennello Sagl di Agno, il servizio dedicato alle divise aziendali, sempre su misura, e al più classico dei classici: le camicie ... la raffinatezza della di cotone, in pregiato cotone seta elasticizzata che filato, per vestire qualunque occasione. Appagare chi la conferisce un allure indosserà, secondo i dettami elegante e senza tempo... della moda ma anche, e soprattutto i suoi gusti, desi-

deri e la sua conformazione fisica, valorizzandone i pregi e nascondendone i difetti: ogni camicia creata è unica, proprio come noi. Parliamo allora di “by a pennello”, un servizio pensato per clienti business quali strutture ospedaliere, banche ed hotel, ad esempio, dove il personale dipendente ha la necessità di vestire secondo un certo standard integrandosi con l’immagine aziendale della struttura stessa. Ecco dunque un lavoro accurato di creazione di divise, camicie, uniformi su misura. L’abbigliamento professionale personalizzato è il segno distintivo di qualsiasi moderna azienda, ed oggi più che mai segna e mette in evidenza l’attività svolta nella propria impresa. by a pennello, è la soluzione ideale per “vestire” il lavoro, con una consulenza mirata che valorizza le vostre richieste e le vostre peculiarità, unendola alla comodità dell’abbigliamento su misura alla praticità per chi dovrà indossarlo per lavorare ed alle richieste di una clientela esigente che vuole differenziarsi, vestendo con originalità, stile ed eleganza. Tra gli ultimi successi in questo comparto aziendale possiamo citare, oltre numerosi alberghi, cliniche, strutture ospedaliere, banche e personale di direzione, anche la flotta di una compagnia aerea di bandiera. Divisa, cotone o seta, ogni prodotto è costruito su misura e rispecchia le esigenze del cliente. Monica Emmenegger attende volentieri un vostro cenno per un appuntamento. a·pennello sagl Signora Monica Emmenegger World Trade Center Via Lugano 13 6982 Agno Tel. +41 91 996 21 58 info@apennello.ch www.apennello.ch

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sagl

tipoffsetmolinonuovo

Questioni di stampa

Una realtà dinamica e giovanile con una marcia in più di Lisa Pantini

TipØffset

Molino Nuovo è un’azienda a carattere famigliare, formata da un team giovane e dinamico gestita dai Fratelli Di Stefano. Un’esperienza acquisita in diversi anni di attività, un impegno costante e conoscenze aggiornate alle ultime novità, garantiscono ai clienti un servizio di consulenza ed un prodotto di alta qualità per qualsiasi tipo di stampa. Una storia radicata al territorio L’azienda TipØffset Molino Nuovo Sagl ha iniziato la propria attività il primo settembre 2005, quando i F.lli Di Stefano hanno rilevato l’allora Tipografia Vignola con sede in centro Lugano. Da sottolineare che, con grandi sforzi, si sono affiliati da subito alla Viscom, l’associazione svizzera per la comunicazione visiva, poiché i titolari credono fortemente nei vantaggi derivanti dall’essere presenti all’interno di una associazione di categoria i cui obbiettivi sono quelli di rafforzare la competitività e l’eccellenza del settore. Una piccola realtà che cerca sinergie con il comparto in cui opera, perché insieme si è più forti. Un’attenzione ai giovani Dal 2007 l’azienda è divenuta formatrice di tecnologi di stampa, attività curata personalmente da Christian Di Stefano, divenuto perito d’esami già nel 2003, e dal 2011 insegnante per i corsi interaziendali presso la SPAI di Bellinzona. Perché anche una piccola realtà può contribuire alla formazione dei giovani, investendo nel nostro futuro. Gli impianti Investire nella tecnologia per innovare il proprio prodotto è spesso una scelta coraggiosa, special-

mente quando la congiuntura economica suggerirebbe altrimenti. TipØffset Molino Nuovo però crede nel proprio lavoro e nelle proprie potenzialità ed è con questa consapevolezza che ha deciso il recente acquisto di una nuova Heidelberg DI46 QuickMaster formato 46 x 34 cm. Questa macchina di ultima generazione utilizza colori offset al silicone a secco e permette di incidere sui cilindri direttamente al laser la lastra utilizzata per stampare. Questo tipo di tecnologia assicura un grande risparmio in termini di tempo e di costi e, non da ultimo, di salvaguardia ambientale. Il team della TipØffset Molino Nuovo garantisce una stampa personalizzata sia in offset che in digitale. Contattate i Fratelli Di Stefano, senza impegno, per un’offerta! Il plus: grafica & web Il team della TipØffset Molino Nuovo può infine aiutarvi a individuare gli strumenti di comunicazione più efficaci per la promozione della vostra attività, dallo studio del brand alla creazione di campagne pubblicitarie o alla realizzazione di cataloghi. Si realizzano siti web su varie piattaforme per ogni necessità e budget, video promozionali e istituzionali nonché software per specifiche esigenze. TipØffset Molino Nuovo Sagl Via Mola 14 6900 Lugano Tel. +41 91 970 36 44 Fax +41 91 970 36 47 tmolinonuovo@gmail.com www.tmolinonuovo.ch Ticino Business | 55


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Sentirsi sicuri. Una certezza che va curata ogni giorno con passione, professionalità e discrezione di Lorenza Bernasconi, Marketing Manager Gruppo Sicurezza SA

Nel

vivere la sicurezza al quotidiano, è importante affidarsi a partner competenti, professionali, di lunga esperienza, presenti e consolidati sul territorio, ai quali potersi affidare senza indugi. Infatti, sarebbe estremamente riduttivo descrivere la sicurezza come una lista di apparecchiature. Il tutto gestito da personale che esegue l’installazione in qualche ora. La sicurezza intesa quale prodotto presente sugli scaffali e pronto all’uso, si rileva - a medio lungo termine - un presupposto non soddisfacente per chi ripone delle aspettative. Possiamo sostenere che il concetto di sicurezza si è evoluto con le nuove esigenze della società tramutandosi più simile ad un servizio. Il prodotto diventa dunque un mezzo per ottenere un risultato: sentirsi sicuri. Infatti, dal nostro osservatorio, rileviamo che la sicurezza si raggiunge quando si ha la certezza di vivere e di evolvere in una situazione protetta per i famigliari e per se stesso. Esattamente il contrario di ciò che stiamo vivendo in questi ultimi tempi: i media illustrano regolarmente situazioni legate ad eventi di furti, rapine, truffe e violenze perpetrati alla luce del giorno, dati riportati da statistiche ufficiali e che sottolineano un incremento di tali eventi. È pur vero che gli enti competenti vigilano ed implementano nuovi dispositivi destinati ad un controllo più capillare del territorio. Parallelamente, la tecnologia di sicurezza si è evoluta, ampliando la gamma di prodotti ma soprattutto di servizi ad essa correlati. Un esempio emblematico è caratterizzato dai sistemi di videosorveglianza che, oltre a registrare le immagini, possono essere dotati da applicazioni di riconoscimento del viso anche se mascherato da occhiali o cappello - o da analisi della merce acquistata nei supermercati per permettere la gestione automatizzata degli stock sventando tentativi di furto di merce direttamente dagli scaffali. La sicurezza si è tramutata in applicazioni e software per la gestione continua di dati destinati a produrre risultati concreti, oggettivi e significativi. La

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richiesta di sensori di movimento, sirene di allarme e rilevatori di movimento, ha dunque uno scopo solo se integrata con un’esigenza e supportata da tecnologie che rendono tali sensori “intelligenti” e che migliorano drasticamente la percezione di sicurezza. Il mondo occidentale ha saputo potenziare e sviluppare nuovi concetti di sicurezza volti a combattere questa nuova forma di criminalità. I sistemi di sicurezza hanno subito una rivoluzione divenendo intelligenti, perché dotati di sistemi di analisi che tracciano e descrivono in modo molto dettagliato e preciso abitudini e modi di vivere di soggetti sotto controllo costante, invisibile e discreto, senza limiti, efficace e funzionale nella gestione dei dati. Analisi di protocolli, di transazioni bancarie, di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Il tutto senza intralciare le regolari attività dell’individuo. La sicurezza esprime dunque capacità di cambiamento e di evoluzione rispondendo alle necessità di trasformazione e di nuove esigenze di controllo sociale, adattandosi al massimo rispetto della libertà individuale, per trasformarsi in un concetto più prossimo alla prevenzione che alla repressione, per sentirsi sicuri, sempre e ovunque.

Gruppo Sicurezza SA Via Cantonale 20 6942 Savosa Tel. +41 91 935 90 50 Fax +41 91 935 90 59 www.grupposicurezza.ch


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Desiderio e Volontà di Alessandra Bieri, Senior Consultant Luisoni Consulenze SA

Un

forte desiderio emerge dai resoconti di esperienze professionali trascorse dei nostri candidati. Successi e traguardi raggiunti, non più sufficientemente appaganti oppure ormai troppo lontani. Il desiderio parla di un’inclinazione naturale, pronta e desiderosa di essere coltivata ed espressa attraverso il lavoro, spesso sacrificata in funzione delle altre, solite, priorità professionali. Forte la consapevolezza degli uni e degli altri, datori di lavoro e lavoratori, che questa spinta naturale è la risorsa, economica e indispensabile, generata spontaneamente dall’individuo, ma spesso non evidente che va individuata, compresa, supportata e coinvolta, nonché aiutata ad esprimersi e certamente mai soffocata. “Se pensa al suo futuro professionale: a cosa pensa?” Il tono della conversazione cambia, percepisco necessità di sicurezza e timore per il futuro professionale. Le naturali inclinazioni sembrano soffocate dalle pressanti esigenze professionali e possibili quasi esclusivamente in un contesto diverso da quello lavorativo, assumendo funzione compensativa allo stesso. La sfida e l’obiettivo primario per le aziende è generare un equilibrio tra il core business, la funzionalità dell’apparato chiamato ad espletare il lavoro ed il grado di innovazione necessario all’azienda per affrontare il futuro. Tutto ciò passa necessariamente attraverso il desiderio e la volontà di chi è chiamato ad espletare il lavoro. Tale consapevolezza si traduce nell’impegno d’instillare a livello manageriale la cultura del talento ed a tramutarla da pensiero effimero ad azione concreta radicandola nell’operatività aziendale attraverso l’impiego complementare di vari strumenti: - umani: allineare il talento ai risultati favorendo l’identificazione della predisposizione naturale, l’identificazione con il progetto aziendale attraverso una comunicazione bidirezionale, investendo in formazione individuale, in azioni mirate a favore di un’operatività armoniosa e congiunta, nella pianificazione di carriera, nello smart working che potenzia la flessibilità individuale, sino a giungere alla possibilità di partecipazione aziendale; - non umani: soluzioni IT dedicate, alle quali viene chiesto di estrapolare dalla raccolta e comparazione di dati anagrafici e produttivi attinenti all’impiego

Forte la consapevolezza degli uni e degli altri, datori di lavoro e lavoratori, che questa spinta naturale è la risorsa, economica e indispensabile, generata spontaneamente dall’individuo...

della risorsa umana, la possibilità di creare una chiave di lettura, di individuare un nesso di causa effetto tra tipo e stato della risorsa umana e la generazione del risultato. L’obiettivo è di saper meglio pianificare le azioni future relative alla risorsa aziendale più complessa e spesso imprevedibile, in relazione al riconoscimento, all’acquisizione, all’impiego corretto e all’opportuna riconversione del talento in funzione delle nuove esigenze di mercato per minimizzare la perdita di competenza e competitività peculiari dell’azienda. Il talento nel mondo del lavoro ha un’accezione democratica, viene percepito come presente in ogni risorsa ed in ogni momento della vita professionale. Gli viene riconosciuta la possibilità di variare nel tempo e di essere presente negli ambiti più disparati. Viene cercato e promosso. I talenti progrediti professionalmente possono contare su numerose opportunità d’interazione con nuovi potenziali datori di lavoro, sono in crescita le offerte orientate ai “Passiv Suchende”, coloro che non hanno necessità di trovare un nuovo impiego, ma si rendono disponibili a valutare nuove opportunità professionali. Desiderio e volontà: il talento. Luisoni Consulenze SA Via Balestra 9 6900 Lugano Tel +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch Ticino Business | 57


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La “Vita dei Soci” su

L’opportunità di promozione gratuita per tutti i nostri soci!

Un nuovo prodotto? La recente apertura di una nuova filiale? Un traguardo importante come i 25, 50 o 100 anni di attività? O più semplicemente una presentazione della vostra attività sulle pagine del periodico ufficiale della Cc-Ti? La rubrica “Vita dei Soci” su Ticino Business, è pronta ad accogliere e pubblicare eventi, ricorrenze, presentazioni e promozioni! Si tratta di una promozione gratuita che iscrive nell’insieme dei mezzi di comunicazione che la Cc-Ti utilizza per informare e rafforzare i rapporti con il tessuto culturale ed economico. Ticino Business contiene articoli d’attualità mirati sull’evoluzione dell’economia, della politica economica e delle normative in genere. Interventi, opinioni e riflessioni a 360° su argomenti di attualità cantonale, svizzera e internazionale. Prese di posizione, dibattiti, argomentazioni, casi pratici, opinioni autorevoli.

Per maggiori informazioni su questa opportunità gratuita offerta a tutti i nostri soci, potete contattare la Signora Lisa Pantini allo +41 91 911 51 32 o via e-mail a pantini@cc-ti.ch. 58 | Ticino Business


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