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DONNE

NELL’INDUSTRIA E NELL’ARTIGIANATO

La parità femminile

nel mondo del lavoro: una conquista recente.

In Italia alla fine del Novecento il 95% delle aziende è a carattere familiare; qui di norma operano le donne in una condizione di subalternità. Non si deve dimenticare che nel 1865 (fino al 1919) viene introdotto il codice Pisanelli, che sottopone le donne sposate all’autorità maritale nelle questioni economiche e giuridiche. Una condizione che disincentiva l’iniziativa individuale femminile, anche se, in realtà, da secoli le mogli (in assenza dei mariti) e le vedove gestiscono attività imprenditoriali. Sia pure in controluce, il loro contributo è determinante, sia nella conduzione delle aziende familiari, svolta congiuntamente con i coniugi, sia attraverso il finanziamento delle imprese operato da mogli benestanti con la loro dote o i loro patrimoni. Durante le due guerre mondiali le donne acquisiscono una inedita visibilità, sostituendo gli uomini in molte funzioni produttive. Nonostante la retorica del regime fascista le raffiguri secondo gli stereotipi tradizionali di moglie e madre, il numero delle donne proprietarie nel comparto manifatturiero si irrobustisce, soprattutto nei settori tradizionali (moda, cibo, turismo).

Varie leggi nel corso degli anni Settanta sanciscono la parità dei sessi in ambito familiare, ma si deve attendere la legge n. 125/1991 per raggiungere la parità di genere sui luoghi di lavoro. Intanto, il cammino delle donne tra il XX e il XXI secolo non si arresta: emergono imprenditrici e manager che dimostrano sempre più capacità e competenze di rilievo.

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