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DONNE NELL’AGRICOLTURA
Nel mondo contadino, tradizionalmente, le donne operano in ambito familiare, dove svolgono un ruolo complementare agli uomini e polivalente: dalle attività orticole, all’allevamento di animali, alla raccolta dei prodotti dei campi, oltre alla cura della casa. Tali attività comportano una minore professionalizzazione e una scarsa visibilità del lavoro femminile. A partire dalla metà del XIX secolo, soprattutto nelle regioni settentrionali, prende avvio la grande impresa capitalistica, che si avvale in larga misura di braccianti. Anche le donne sono impiegate in attività estremamente gravose. Ricordiamo, tra le molte, le mondine, le tabacchine, le addette alla raccolta di frutta e ortaggi. La crescita industriale del paese e la meccanizzazione del secondo dopoguerra portano un massiccio esodo di manodopera dalle campagne e una riduzione del bracciantato.
Numerosi recenti studi evidenziano l’avvio di una nuova qualificazione del lavoro femminile in agricoltura. Le donne imprenditrici diventano più numerose e manifestano una particolare sensibilità per l’innovazione, sia nell’agricoltura sostenibile, sia nella ricerca della qualità.
In questo percorso, un ruolo di grande rilievo va attribuito alle pioniere della scienza agraria (dalla patologia vegetale, all’entomologia, all’economia...).
Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX sono varie le ricercatrici che operano in un settore prettamen te maschile, apportando preziosi contributi alla moderna agricoltura.