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ELENA SCHIAVI IN GAZZOLA
(Mantova 1914 – Negrar 2004)
Sin da giovane coltiva la vocazione artistica frequentando pittori mantovani, quali Arturo Cavicchini, dal quale apprende la grafica, e Alessandro Dal Prato, dal quale impara le tecniche dell’affresco, che poi insegna all’Accademia Cignaroli di Verona. Personalità di elevata caratura letteraria e artistica, originale e difficilmente ascrivibile a correnti predefinite, appena diciottenne esordisce alla Permanente di Milano nel 1932. Espone alla XXII Biennale di Venezia, 1940. Nel 1944 sposa Pietro Gazzola, architetto, studioso e maestro del restauro monumentale. Dagli anni Quaranta, la Schiavi si accosta all’encausto, tecnica pittorica di età greco-romana descritta da Plinio il Vecchio, che si basa sull’uso di colori a base di “cera punica” solubile a freddo, su cui pubblica nel 1961 il volume Il sale della terra, materia pittorica dell’antichità, per le edizioni Hoepli. Gli argomenti proposti dall’artista ancora oggi costituiscono un riferimento per gli studi in materia. Espone in Europa con importanti personali, nel 1957 a Parigi (Galerie de l’Institut), nel 1958 a Zurigo (Grapische Sammlung), nel 1959 a Monaco (Städtische Galerie), nel 1960 (Museo d’Arte moderna dell’Aja). In Italia è la Galleria dell’Obelisco di Roma a proporre una sua personale nel 1963. Nel 1981 Mantova le dedica una grande mostra antologica, nel Museo Civico di Palazzo Te.
(Verona 1934 – Roma 1996)
Nata a Verona, affianca il padre nella fonderia d’arte Brustolin, avviata nel 1926 da Rodolfo Brustolin. Madre di tre figli e imprenditrice in un ambito generalmente poco praticato dalle donne, ha saputo dare slancio all’impresa familiare valorizzando l’altissima qualità delle produzioni artistiche e consolidando la collaborazione con scultori di prestigio come Augusto Murer, Ugo Attardi, Cecco Bonanotte, Pericle Fazzini, Marcello Mascherini, Nag Arnoldi, Miguel Berrocal, Gino Bogoni, Mario Salazzari, Luciano Minguzzi. Tra le opere di quest’ultimo si può ricordare la porta del Bene e del Male di San Pietro in Vaticano, realizzata proprio sotto la sua conduzione. L’enorme prestigio internazionale dovuto alla perfezione dei lavori, porta Osanna a collaborare con artisti le cui opere trovano collocazione in Europa, in Australia e in Asia. Muore a 61 anni, stroncata da un infarto a Roma dove si trova per lavoro.