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SCRITTRICI, POETESSE, GIORNALISTE

Che posto occupa la donna nella storia della letteratura del nostro Paese?

Quali, tra le professioni dello scrivere, le sono favorite?

Idealizzata o, con fortune alterne, simbolo del male, la figura femminile è l’oggetto-protagonista di poemi, romanzi, saggi, poesie. Punti di vista maschili, che hanno riempito milioni di pagine di storia della letteratura – dobbiamo ammetterlo – talora con risultati di sublime bellezza. Anzitutto va considerato che, prima dell’Unità, pochi hanno accesso alla scolarizzazione e anche dopo l’unificazione del Paese il processo di alfabetizzazione impiega decenni per affermarsi. Statisticamente, quindi, le donne in grado di scrivere per lungo tempo in Italia non sono numerose e appartengono, per lo più, a classi agiate e a un miliue culturalmente privilegiato. La professione di scrittrice, sia essa autrice di romanzi, poetessa o saggista, stenta ad essere riconosciuta, tanto meno valorizzata; poche le eccezioni, quale l’autodidatta Grazia Cosima Deledda (1871-1936) insignita del Nobel per la letteratura nel 1926. Da sottolineare, invece, che nel periodo considerato autrici di ottimi libri sono spesso le insegnanti, la cui qualità professionale è così eccellente da motivare la scrittura, quale strumento di realizzazione di sé e degli studi compiuti. Verona rispecchia l’andamento nazionale: molte le insegnanti autrici di opere ancora oggi oggetto di studi, alcune delle quali iscritte alla Società Letteraria, antico Gabinetto di lettura che ai primi del Novecento apre finalmente le porte alla presenza femminile.

Particolare dell’Edicola Treves, opera dello scultore Ettore Ximenes e all’architetto Augusto Guidini, riparto Ebraico, Cimitero Monumentale di Milano.

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