MARKET ROAD N. 152

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AREE DI SERVIZIO - CAR CARE - CAR WASH - CONVENIENCE STORE - ENERGIA - ENERGIE ALTERNATIVE - OIL - SICUREZZA - VIABILITÀ

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Sommario numero 152

SICUREZZA DISTRIBUTORI

SICUREZZA DISTRIBUTORI

SICUREZZA DISTRIBUTORI

I dati

Intervista a Maurizio Micheli, Presidente Figisc

Intervista a Martino Landi, Presidente Faib Confesercenti

Pagina 24

Pagina 28

FOCUS BATTERIE Pagina 40

MERCATO Indagine sul consumatore dell’autolavaggio Pagina 44

Pagina 20

DOSSIER AUTOLAVAGGI SELF SERVICE Pagina 34

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pag. 9 Editoriale

fatturazione elettronica

pag. 10 News

pag. 56 Scenari E-mobility Report

pag. 50 Scenari - Evoluzione della rete carburanti

pag. 60 La vetrina del chimico

pag. 52 Eventi - Convegno Unione Petrolifera sulla

pag. 62 Dalle aziende


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anno XVII - numero 152 Per abbonamenti: abbonamenti@edizionitecniche.it

E.T. SRL Edizioni Tecniche Direzione, Redazione, Amministrazione Via Quasimodo 1, 20068 Peschiera Borromeo - Milano Tel. 0266984880 - Fax. 0266988427

Consulente editoriale Sergio Galimberti Direttore responsabile Camilla Galimberti camilla.galimberti@edizionitecniche.it Redazione redazione.ferramenta@edizionitecniche.it Collaboratori Giusi Berri, Filippo Bossola, Anna Capogna, Chiara Caputi, Michele Dematteis, Antonietta Donia, Marco Guidi, Fiammetta La Guidara, Duilio Lui, Elisa Maranzana, Vincenzo Marchi, Mario Noremi, Alessandro Ribaldi, Anna Simone, Carlo Tagliagambe, Marilena Del Fatti Per Car Wash Edoardo Favagrossa, Gianni Meschi, Stefano Rodolfi

Relazioni Esterne e Ufficio Traffico Rossella Bianchi Tel. 02-66988424 Abbonamento annuo Italia: euro 40,00 Arretrati: euro 16,00 Resto Europa + resto del mondo: euro 100,00 sul c/c postale n. 21059209

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Impaginazione Laura Longoni

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editoriale di Camilla Galimberti

FATTURAZIONE ELETTRONICA: SIAMO AGLI SGOCCIOLI La fatturazione elettronica è uno degli ultimi temi caldi per il settore petrolifero. Sicuramente è uno strumento particolarmente importante in quanto si inserisce nel quadro più ampio di misure introdotte dalle Leggi di Bilancio per la lotta all’illegalità nel settore petrolifero attraverso una serie di misure volte a tracciare, sia in termini fisici che finanziari, tutte le cessioni lungo la filiera dei carburanti non solo per reprimere, ma soprattutto per prevenire le frodi. È importante che questa manovra oltre ad essere estesa a tutti i prodotti e a tutti i consumatori professionali, venga integrata con le altre misure già avviate o da avviare possibilmente in tempi brevi. Questa fatturazione elettronica ha impegnato molto, soprattutto l’Unione Petrolifera che ha voluto trasformarla, molto intelligentemente, da obbligo ad opportunità collaborando sin da subito con l’Agenzia delle Entrate e per condividere tutto il lavoro fatto sin dall’entrata in vigore di questa legge (luglio 2017) anche con le sue consociate che operano in settori diversi. Ci continuano a dire che la fattura elettronica non sia un documento fiscale, ma un momento organizzativo da cui possono scaturire significativi benefici per coloro che sposteranno il focus dall’adempimento fiscale ai processi interni e di relazione. Digitalizzare interi processi lavorativi può portare benefici monetizzabili, che oscillano tra i 25 euro fino a 65 euro per singolo ciclo, ben superiori a quelli ottenibili dalla sola dematerializzazione di un documento. L’intero Paese beneficerà degli effetti conseguenti all’introduzione dell’obbligo della fattura elettronica B2b per i soggetti residenti: da una diminuzione dell’evasione IVA a un recupero di posizioni nella classifica europea, che ci vede al 25esimo posto su 28 per diffusione del digitale. Sarà così o è solo un metodo per tenerci più sotto controllo?

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news

Appuntamento in pillole con la sicurezza, le fiere del settore, le novità prodotto

Faib Confesercenti: la fuga dei grandi marchi mette in crisi la rete “Negli ultimi sette anni hanno chiuso circa quattromila pompe colorate. E altri 10mila, quasi la metà della rete, sono già senza contratto o precari, a causa della sistematica violazione delle leggi sull’affidamento degli impianti da parte di chi eredita le reti dei grandi marchi. Una situazione che ha dato vita ad una contrattazione tanto di fantasia quanto illegale, fino al caporalato petrolifero, come dimostra la sentenza contro Petrolifera Adriatica. Bisogna intervenire per riportare ordine nel settore: è a rischio il lavoro di oltre 10mila operatori”. Queste le parole scelte da Martino Landi, presidente di Faib Confesercenti, per lanciare l’allarme sul futuro della rete in occasione dell’assemblea organizzativa dell’associazione svoltasi a Roma lo scorso 23 ottobre. Sempre in occasione dell’assemblea, la Faib ha presentato il Rapporto 2018 che fotografa lo stato della rete di distribuzione carburanti in Italia e conferma il processo di disgregazione subito dal settore. Tra il 2010 e 2017 i punti vendita colorati cioè convenzionati con un marchio – sono passati da 21 mila a 16.667, con una riduzione del 21%. <negli ultimi dieci anni sono diminuiti in modo ancora più drastico gli operatori indipendenti che espongono marchi delle

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compagnie petrolifere (-31%) e anche gli impianti delle compagnie petrolifere (-17%). Si allarga, invece, la zona grigia delle pompe bianche che dal 2010 a oggi ha fatto registrare un aumento del +138%, e il passaggio da 1.780 unità a oltre 4 mila. Il 41% dei punti vendita sono stazioni di servizio e anche se in valore assoluto si sono ridotte, il loro peso non è cambiato. A cornice di questo quadro


cresce anche l’allarme illegalità su tutta la rete, che ormai investe tutti i passaggi nodali della filiera. Dall’arrivo sulla rete di distribuzione di prodotti di provenienza opaca, fatta di triangolazioni nell’area mediterranea e dei Balcani, con conseguente elusione degli obblighi fiscali in evasione di accise ed iva, all’immissione di prodotti carburanti di qualità scadente, fino alla sistematizzazione dell’abuso del riscaldamento del prodotto soggetto a cali fisiologici, i cui costi vengono ribaltati sulla distribuzione finale. Inoltre, cresce la pressione della criminalità, che trova sulla rete carburanti crescenti motivi di attrazione dovuti alla massa monetaria circolante. La situazione della rete è tale da non poter più essere ignorato, come ha sottolineato Landi, auspicando un cambio di direzione del Governo che “dopo un primo intervento rapido e positivo sulla fatturazione elettronica, non ha più rivolto la sua attenzione al settore. Bisogna eliminare disparità e abusi prevedendo un costo di distribuzione o margine medio di settore. E chiaramente non si può pretendere legalità quando si pratica con regolarità la violazione normativa in materia di affidamento degli impianti. La legalità non è una margherita da sfogliare”, ha avvertito il presidente Faib secondo cui “occorre smettere di oberare una categoria ultra-controllata di oneri e pesi amministrativi, come la fattura elettronica, che nulla aggiungono alla lotta all’evasione. Piuttosto andrebbero rafforzate le misure di sorveglianza in fase di ingresso dei prodotti petroliferi nel paese. La nostra proposta rimane quella di rendere coerente con i margini del settore i costi delle transazioni elettroniche accollando a ciascuno, Stato, compagnie e gestori, in quota parte, il costo dei pagamenti elettronici che presumibilmente aumenteranno con l’introduzione della fattura elettronica e con la maggiore propensione dei consumatori ad utilizzare strumenti innovativi di pagamento”. Per rilanciare la rete occorre “che i propositi di taglio alle accise manifestati dal Governo si realizzino in breve. Ma occorre anche rilanciare il Fondo indennizzi e il Fondo a sostegno dei gestori espulsi dal settore, strumento imprescindibile di governo del comparto. Occorre inoltre aprire le porte anche alla rimodulazione commerciale dell’offerta carburanti- per il duplice effetto concorrenziale e ambientale- puntando esclusivamente sui prodotti premium di benzina e gasolio e liberando così slot meno inquinanti, come gpl, metano ed

energia elettrica: i gestori devono trasformarsi in operatori dell’energia. Solo così le fonti energetiche alternative prenderanno quota nella mobilità italiana”, ha concluso Landi.

Sintesi 2017 64.128

addetti

20.900

impianti di cui

8.659

stazioni di servizio

4.924

stazioni di rifornimento

2.645

chioschi e punti isolati

4.233

pompe bianche

439

impianti autostradali

38,5

milioni di autovetture

1,6

abitanti per autovettura

12,5

milioni di altri veicoli

14,9

miliardi di litri venduti solo sulla rete (benzina e gasolio)

21,2

miliardi di spesa annua complessiva sulla rete per benzina e gasolio 834 euro a famiglia l’anno

13,5

miliardi di Iva e Accisa riscosse dallo Stato solo sulla rete (benzina e gasolio)

Fonte: Rapporto Faib 2018

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news

Appuntamento in pillole con la sicurezza, le fiere del settore, le novità prodotto

UP: nasce il Gruppo strategico “Carburanti ed Energie Alternative per la Mobilità” Con un comunicato emesso lo scorso 17 ottobre Unione Petrolifera ha annunciato la costituzione del Gruppo Strategico denominato “Carburanti ed Energie Alternative per la Mobilità” che avrà il compito di sviluppare il tema dell’evoluzione delle infrastrutture di produzione, stoccaggio e distribuzione del settore - che oggi sono ancora dedicate prevalentemente ai prodotti petroliferi - verso infrastrutture al servizio di tutte le energie per la mobilità. Nel comunicato Up chiarisce che “il Gruppo nasce con l’idea di promuovere la conoscenza delle potenzialità dei carburanti alternativi, delle tecnologie e delle normative che regolano le attività delle singole filiere, mettendo a fattore comune tutta una serie di elementi di analisi sulle possibili evoluzioni e confrontandosi con gli altri stakeholder per avere un quadro conoscitivo il più ampio possibile. Ciò permetterà, da un lato, di acquisire gli elementi conoscitivi utili per contribuire proattivamente al dibattito pubblico sul tema, dall’altro, di fornire alle Aziende associate gli elementi necessari alla definizione di autonome scelte per un’evoluzione verso una filiera di “Energie per la Mobilità”. La composizione del nuovo Gruppo e il calendario dei lavori verranno efiniti nel corso di queste settimane.

Fiamm Energy Technology e Asso Ricambi confermano la partnership L’azienda vicentina rappresentata da Nicolò Gasparin (Executive Vice President Sales & Marketing Mobility Power Solutions) e Giancarlo Brentegani (Direttore Commerciale Aftermarket Italia) ed il Consorzio Asso Ricambi, rappresentato dal proprio Presidente Adele De Paulis e dal proprio Direttore Generale Giampiero Pizza hanno scelto l’ultima edizione di Automechanika (Francoforte, 11 - 15 Settembre) per rinnovare la partnership che da molti anni li vede alleati nel promuovere il reciproco sviluppo dei propri business. I ricambisti di Asso Ricambi potranno infatti fare affidamento sul portafoglio prodotti e marchi dell’azienda vicentina, che di recente è entrata nell’orbita del gruppo Hitachi, per la crescita delle vendite. Da sinistra: Nicolò Gasparin, Executive Vice President Sales & Marketing Mobility Power Solutions di Fiamm Energy, Adele De Paulis, Presidente del Consorzio Asso Ricambi, Giampiero Pizza, Direttore generale del Consorzio Asso Ricambi e Giancarlo Brentegani, Direttore Commerciale Aftermarket Italia di Fiamm Energy

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Fatturazione elettronica: è on line la Guida dell’Agenzia delle entrate Mancano ormai poche settimane al 1° gennaio 2019, data a partire dalla quale tutte le fatture emesse, a seguito di cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate tra soggetti residenti o stabiliti in Italia, potranno essere solo fatture elettroniche. L’obbligo è stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2018 e vale sia nel caso in cui la cessione del bene o la prestazione di servizio è effettuata tra due operatori Iva (operazioni B2B), sia nel caso in cui la cessione/prestazione è effettuata da un operatore Iva verso un consumatore finale (operazioni B2C). Per agevolare gli utenti l’Agenzia delle Entrate ha reso disponibile sul proprio sito - www.agenziaentrate.gov. it - la guida “La fatturazione elettronica e i servizi gratuiti dell’Agenzie delle Entrate” che offre tutte le indicazioni su come predisporre, inviare e ricevere la e-fattura e presenta tutti i servizi messi a disposizione dall’Agenzia stessa. Sul sito www.agenziaentrate.gov.it è anche pubblicato il provvedimento n. 89757 del 30 aprile 2018 nel quale sono definite le regole per predisporre, trasmettere, ricevere e conservare le fatture elettroniche.

Biemmedue sarà main sponsor della Asd Cheratese 190 L’azienda di Chierasco (Cn) che produce generatori di aria calda, macchine per la pulizia e deumidificatori, annuncia che sarà main sponsor della Asd Cheratese 190 per la stagione 2018 - 2019. In Piemonte Biemmedue genera una parte consistente dei propri volumi d’affari grazie anche ad una fitta rete di agenti monomandatari che garantiscono un servizio di vendita e di post-vendita efficiente e professionale. La sponsorizzazione nasce dalla volontà di continuare a rafforzare la posizione di leadership conquistata sul mercato regionale e consentirà all’azienda di esporre il proprio marchio sulle maglie dei nerostellati impegnati quest’anno nel campionato di Eccellenza (girone B) e di avere una elevata visibilità, in tutte le partite interne giocate all’Emilio Roella, grazie all’installazione di cartelloni fissi lungo tutto il terreno di gioco, backdrop per le interviste, ed in tutte le comunicazioni ed i documenti ufficiali emessi dalla società calcistica.

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news Japanparts, Ashika e Japko: immagini dei prodotti a 360 gradi nei cataloghi elettronici Japanparts Group comunica che nei cataloghi elettronici Japanparts, Ashika e Japko sono ora disponibili immagini a 360° dei prodotti. Questa nuova funzione, disponibile per un numero sempre crescente di referenze, consente agli utenti di identificare in modo più rapido e preciso il ricambio evitando i rischi di errori nelle ordinazioni. Le nuove immagini a 360 gradi permettono infatti all’utente di ruotare e ingrandire le diverse prospettive del ricambio. La funzione è particolarmente utile quando

Appuntamento in pillole con la sicurezza, le fiere del settore, le novità prodotto si vuole confrontare l’immagine del catalogo con un componente appena rimosso dal veicolo. I cataloghi interattivi offerti da Japanparts Group per tutte e tre le sue linee di prodotto (Japanparts. it, Ashika.it, Japko. it) consentono di effettuare la ricerca in base al codice del ricambio Japanparts Group, o il codice competitor o il codice OEM del costruttore, in base al modello di autovettura o in base al motore. Inoltre per i clienti è disponibile all’interno dell’area riservata il servizio esclusivo di ricerca per targa o per numero di telaio.

Bosch entra nel business del car sharing con i furgoni elettrici Il mercato del car sharing continua a crescere grazie soprattutto agli utenti che vivono nelle grandi città. Tanto che Frost & Sullivan stime che entro il 2025 potrà contare su circa 36 milioni di utenti nel mondo. Si inserisce in questo contesto l’annuncio del nuovo servizio di sharing per i furgoni elettrici messo a punto da Bosch. In collaborazione con toom, parte del gruppo tedesco Rewe operante nella grande distribuzione, l’azienda metterà a disposizione il servizio presso i negozi per il fai-da-te, laddove è maggiore la domanda di mezzi che possano trasportare articoli voluminosi e pesanti. “Bosch vuole crescere con i servizi digitali per la mobilità urbana. Quello relativo allo sharing di furgoni elettrici ha un enorme potenziale di crescita” ha dichiarato Rainer Kallenbach, presidente della divisione Connected Mobility Solutions di Bosch. Con più di 330 punti vendita, toom è uno dei più importanti canali nel settore del fai-da-te per il restyling della casa. A partire da dicembre 2018, i clienti di alcuni negozi selezionati potranno prenotare direttamente un furgone elettrico sul posto con pochi clic e portare comodamente a casa parquet e mattonelle, piante da terrazzo e latte di vernice. In Germania un’automobile condivisa su dieci ha un motore elettrico. Per i progetti Coup e il servizio di van sharing, Bosch ha scelto esclusivamente veicoli ad alimentazione elettrica. “L’utilizzo di mezzi 100% elettrici è la soluzione ideale per la mobilità urbana, sia per le consegne nel centro cittadino sia per gli spostamenti individuali nelle grandi città” ha proseguito Kallenbach. Il servizio di van sharing sarà disponibile inizialmente in Germania nei negozi di Berlino, Francoforte, Lipsia, Troisdorf e Friburgo. Qui sono già state predisposte stazioni di carica per i furgoni elettrici di StreetScooter. Bosch fornisce i componenti dei sistemi di propulsione per questi veicoli. Se il nuovo servizio di sharing risulterà vincente, Bosch prevede di ampliarlo anche ad altri partner, come negozi di arredamento, supermercati o megastore di elettronica.

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[La scheda

Favagrossa

Siamo i numeri 1 per qualità e innovazione Efficacia, affidabilità e delicatezza: queste sono le caratteristiche che hanno reso l’azienda leader nel campo delle spazzole per autolavaggio Per decenni, il prodotto di riferimento di Favagrossa sono state le spazzole in filo tradizionale, poi l’avvento del Carlite ha rivoluzionato il mondo dell’autolavaggio grazie a prestazioni e ad una delicatezza di lavaggio uniche. Questa spazzola in materiale espanso è coperta con diversi brevetti internazionali e si è rapidamente imposta sul mercato. Ad oggi più di 80.000 impianti sono stati equipaggiati con le spazzole Carlite e milioni di auto vengono quotidianamente lavate con questo materiale. Il reparto di ricerca e sviluppo della Favagrossa è da sempre impegnato nello sviluppo di materiali e soluzioni innovative. Prima fra tutte F-ace, che unisce un’elevatissima forza lavante a una delicatezza impareggiabile. Questa spazzola, top di gamma della Favagrossa, riprende tutte le migliorie del Carlite (frange rastremate, struttura a “coppelle”, morbidezza del tocco) e le porta ad un livello superiore, grazie all’impiego di microfibra di altissima qualità. Gli effetti sono molteplici: estrema forza lavante, silenziosità, incredibile durata ed affidabilità, oltre alla riduzione del consumo di acqua, energia e detergenti. Lo sviluppo ha riguardato anche Carlite tramite continue evoluzioni, mirate a migliorarne le già incredibili performance. Frange extra-sottili, setolature a densità differenziate, struttura a spirale e nuovi design brevettati per garantire parametri sempre più elevati di delicatezza, efficacia, affidabilità e silenziosità. Come valida alternativa al filo tradizionale, l’azienda ha introdotto la spazzola Filok. I suoi filamenti, larghi e piatti, posseggono una leggerezza senza precedenti e grazie alla loro conformazione assicurano una migliore distribuzione di acqua e shampoo sulla carrozzeria, garantendo un’eccezionale forza pulente. Infine, nei lavaruote, l’azienda ha recentemente introdotto i dischi brevettati Twister che, grazie alla particolare inclinazione delle setole e all’utilizzo di fibre di lunghezza e densità diversificate, penetrano efficacemente nelle fessure dei cerchioni, garantendo risultati di lavaggio impecca-

bili anche sullo sporco più ostinato, evitando ai gestori laboriose rifiniture manuali. Sono dotati di fissaggio universale, adattabili ad ogni tipo di impianto, e predisposti per l’impego dell’alta pressione. Il catalogo Favagrossa comprende inoltre setole in Filato Tradizionale, in Feltro Sintetico, spazzole per asciugatura Drytex, sistemi lavaruote, lavafiancate e ludicagomme, cortine mitter, la nuova linea di prodotti chimici Cleaning Line dedicata alla pulizia, alla cura e alla manutenzione periodica delle spazzole e tante altre soluzioni personalizzate: un vasto range di prodotti per altrettante filosofie di lavaggio. Per informazioni: www.favagrossa.com

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news

Appuntamento in pillole con la sicurezza, le fiere del settore, le novità prodotto

Va al Dkv Box Europe il premio “Logistico dell’Anno” per l’innovazione tecnologica Il nuovo dispositivo per il pagamento pedaggi europeo Dkv Box Europe di Dkv Euro Service, uno dei principali fornitori di servizi nel settore della logistica e dei trasporti ricevuto una menzione speciale al “Premio Logistico dell’Anno” 2018 per l’innovativa tecnologia radio ibrida (GNSS/DSRC/Bluetooth) che permette all’’OBU di essere compatibile con 9 sistemi di pagamenti di pedaggio europei rilevati elettronicamente (BE, DE, AT, FR, ES, PT, IT e a breve anche PL e HU) oltre che per le sue funzionalità avanzate e user-friendly. Tra le altre a convincere la giuria di Assologistica sono state funzionalità come il sistema ‘plug and play’ (in alternativa alimentazione a corrente continua), l’impostazione manuale degli assi direttamente sul display dell’OBU, la gestione dei veicoli e dei paesi direttamente over-the-air per l’attivazione / disattivazione dei paesi (aggiornamento automatico in tempo reale dei paesi), la gestione del parco veicolare (aggiornamento numero di assi, classe euro, upload dei documenti etc) in tempo reale e tutto completamente online (ma con possibilità di supporto di un agente in caso di problemi) e la fatturazione unica riepilogativa.

Al VTM di Torino va in scena il futuro della mobilità Si svolgerà il 27 e 28 novembre alle Ogr di Torino la prima edizione dei Vehicle & Transportation Technology Innovation Meetings. Esperti e operatori da tutto il mondo si ritroveranno nel capoluogo piemontese per discutere le rivoluzioni in corso nel settore della mobilità. L’evento si articolerà in una serie di conferenze, workshop e incontri commerciali tra i più importanti operatori internazionali del comparto, per fare luce su quali saranno le rivoluzioni dei prossimi anni nel modo in cui i cittadini del mondo si muovono. Nella prima giornata, martedì 27 novembre, il programma prevede una serie di conferenze sui temi di maggiore impatto sociale e tecnologico per la mobilità di domani: dalle auto a guida assistita o autonoma per la sicurezza stradale, ai mezzi elettrici e ibridi a basso impatto ambientale, dalle nuove infrastrutture e servizi intelligenti alle tecnologie legate alla raccolta dei dati e alla digitalizzazione. Particolarmente ricco il panel di relatori della giornata di conferenze, con i rappresentanti delle massime realtà industriali del mondo che si confronteranno e illustreranno i propri progetti. La seconda giornata, mercoledì 28 novembre, sarà dedicata al BtoB. VTM sarà infatti anche l’occasione per far conoscere a buyer internazionali le competenze e le specializzazioni che le pmi torinesi, della filiera automotive e non solo, hanno da offrire in vista di questa radicale trasformazione del settore, che è già partita. Promotori locali dell’evento sono la Regione Piemonte e la Camera di Commercio di Torino in collaborazione con la società specializzata ABE - Advanced Business Events e in cooperazione con Ceipiemonte. Alla realizzazione dell’iniziativa collaborano, inoltre, Anfia, Amma, Api Torino, Confindustria Piemonte e Unione Industriale Torino ed è attivamente coinvolto il mondo accademico torinese - Politecnico di Torino e Università di Torino - nonché i Poli di Innovazione ed Intesa Sanpaolo Innovation Hub che sarà tra i sostenitori dell’iniziativa. La conferenza stampa di presentazione dell’evento

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Diego Comella, nuovo Country Manager per l’Italia di RS Components RS Components (RS), distributore multicanale globale di prodotti di elettronica, automazione e manutenzione, ha nominato Diego Comella Country Manager per l’Italia. Comella, in RS dal 2014, ha precedentemente ricoperto il ruolo di Finance Business Partner Southern Europe fino allo scorso marzo, quando è diventato Head of Commercial Italy e, da settembre 2018, Country Manager. Comella vanta un’esperienza ventennale in importanti ruoli manageriali, ha lavorato dal 2000 al 2005 a Dublino in differenti settori, dai servizi alla produzione, in diverse aziende multinazionali tra le quali Symantec e Lastminute.com. In qualità di Country Manager Italy, Comella dovrà guidare il team italiano verso il consolidamento dell’obiettivo aziendale di diventare punto di riferimento e prima scelta per clienti e fornitori. RS da diversi anni si sta impegnando per potenziare il proprio supporto ai clienti, affiancandoli lungo tutto il loro percorso d’acquisto e postvendita, allineando nel contempo la propria strategia con i fornitori e

soddisfando i bisogni di entrambe le parti. Comella seguirà inoltre da vicino lo sviluppo della strategia mirata al riposizionamento di RS come distributore di MRO oltre che di automazione ed elettronica, alla specializzazione dei servizi tecnici per offrire ai clienti soluzioni innovative, all’utilizzo del data science per anticipare i bisogni dei clienti offrendo un servizio proattivo e personalizzato. Commentando la sua nomina, Comella ha affermato: “Sono entusiasta per questa nuova sfida professionale. Sarà importante per RS stabilire nuove partnership puntando alle specificità e alle eccellenze del mercato locale per poter ampliare e differenziare la nostra offerta di servizi e prodotti. La nostra essenza digitale e la centralità dei clienti e fornitori, ci permetteranno di rafforzarci sul territorio italiano e rimanere al passo con i nuovi trend tecnologici.”

I nuovi Cda di IAS e Groupauto Italia Le Assemblee dei Soci Groupauto e IAS tenutesi a Milano lo scorso 20 settembre hanno rinnovato i CDA delle rispettive organizzazioni. Il CDA Groupauto passa da 6 a 7 consiglieri con l’ingresso di Adam Aiyoub della società ADR di Roma. Il CDA IAS vede, invece, l’ingresso di Karin Rivella della società D.R. di Torino, Arturo Sanfelici della società Sabaricambi di Reggio Emilia e Adam Aiyoub per un totale di 6 consiglieri. Nella stessa occasione è anche stato nominato il nuovo presidente nella persona di Luigi di Maggio della società Sire di Padova. Le nuove nomine hanno rinforzato le due organizzazioni che hanno subito iniziato a lavorare agli sviluppi futuri del gruppo. Il Consiglio d’Amministrazione di Groupauto Italia è così composto: Riccardo Califano (Presidente), Domenico De Vivo, della Società Aldo Romeo di Napoli, Luigi Di Maggio della Società Sire di Padova, Karin Rivella della Società DR di Torino, Arturo Sanfelici della Società Sabaricambi di Reggio Emilia, Adam Aiyoub della società ADR di Roma, e Ruggero Semola. Il Consiglio d’Amministrazione di IAS è così composto: Luigi Di Maggio (Presidente), Riccardo Califano, Domenico De Vivo, Karin Rivella, Arturo Sanfelici e Adam Aiyoub.

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news

Appuntamento in pillole con la sicurezza, le fiere del settore, le novità prodotto

Automechanika 2018: l’affluenza è da record “La 25esima edizione è stata il più grande evento internazionale nella storia di Automechanika Francoforte. Tutte le aree dell’aftermarket automobilistico (industria, vendita al dettaglio e workshop) hanno rappresentato i megatrend del settore che spaziano dalle macchine connesse a quelle che usano energia pulita offrendo un numero elevatissimo di innovazioni ai professionisti presenti in fiera”. Questo il bilancio di Automechanika 2018 stilato da Detlef Braun, membro del Comitato esecutivo di Messe Frankfurt. La fiera biennale leader nel mondo delle attrezzatture per officine, ricambi, accessori, management e servizi dell’industria automotive e dell’aftermarket ha chiuso i battenti lo scorso 15 settembre facendo registrare un’affluenza record di visitatori confermandosi come uno degli eventi di riferimento per il settore a livello mondiale. Sono stati circa 136.000 visitatori - oltre 10mila quelli che partecipavano per la prima volta - provenienti da 181 paesi che hanno preso visione delle proposte presentate dagli oltre 5mila espositori. A rendere questo risultato ancora più eclatante è il fatto che, a quanto si apprende dal comunicato conclusivo emesso dagli organizzatori, una percentuale decisamente elevata - pari all’82% - dei 4843 espositori ha dichiarato di aver raggiunto i propri obiettivi. L’Italia si è confermata come uno dei Paesi protagonisti. Il nostro Paese

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è stato infatti il terzo, dopo Germania e Cina, per numero di aziende espositrici e il secondo, subito dopo la Germania, per numero di visitatori. La focalizzazione sull’innovazione trova conferma anche nel numero elevatissimo - sono state complessivamente 120 - di candidature agli Automechanika Innovation Awards che per 2/3 sono state avanzate da aziende non della Germania.


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l’Italia sotto la lente d’ingrandimento di

30 ANNI CON LE FERRAMENTA

Tutti i protagonisti della filiera

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Sicurezza dei distributori carburante]

L’elevata presenza di contante attira la criminalità organizzata Ancora oggi due terzi dell’incasso di un distributore di carburante sono costituiti da contante. E questo fa sì che questi impianti godano di un’indesiderata quanto costosa - in termini di risorse ma anche di rischi per l’incolumità delle persone - attenzione della criminalità organizzata. La fotografia del fenomeno così come emerge dal Rapporto stilato da Ossif e Abi Per quanto ristretta e puramente evocativa la rassegna stampa che vi proponiamo in apertura di questo servizio risponde perfettamente al nostro obiettivo di rappresentare con immediatezza la situazione con la quale non da oggi si trovano a convivere gli esercenti dei distributori di carburante e il personale che li affianca nella gestione delle stazioni di servizio. Una situazione che, soprattutto da qualche anno a questa parte, insieme al posto di lavoro li vede condividere uno stato di insicurezza generato dalla consapevolezza di essere diventati uno dei bersagli preferiti per la microcriminalità e anche per la delinquenza organizzata. Tanto è vero che in documento redatto in occasione dell’Audizione svoltasi lo scorso 11 settembre presso la Commissione Giustizia Faib Confesercenti afferma che “l’attività di vendita carburanti, [..omissis..], si caratterizza come una

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esposizione al pericolo che aumenta in determinate circostanze; come quelle che si realizzano sugli impianti a più alto erogato, lungo le grandi arterie e sulla viabilità veloce o nei punti isolati e nelle aree disagiate”. Il numero e la continuità degli attacchi ai distributori di carburanti ha indotto Figisc e Faib Confesercenti - come vedremo anche nelle interviste che pubblichiamo nelle pagine a seguire - a lanciare in diverse occasioni l’allarme e a promuovere iniziative atte a sensibilizzare il Governo, i ministeri e tutti gli organismi coinvolti oltre che gli stessi gestori sulla necessità di affrontare con la massima urgenza la questione della sicurezza dei distributori di carburante con l’obiettivo di individuare soluzioni efficaci e contemporaneamente sostenibili per ridurre il fenomeno degli attacchi di origine criminosa.


Le dimensioni del fenomeno Il documento di riferimento per ricostruire l’andamento dei reati ai danni dei distributori di carburante è il Rapporto Intersettoriale sulla Criminalità Predatoria 2017 Rapine e furti in Banca e in altri settori esposti: Poste, Tabaccherie, Farmacie, Distribuzione Moderna, Esercizi commerciali, Distributori di carburante, Trasporto Valori realizzato da OSSIF, il Centro di Ricerca dell’ABI sulla Sicurezza Anticrimine, ha avviato nel 2008, in collaborazione con il Servizio Analisi Criminale del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno. Il rapporto è giunto alla sua ottava edizione e focalizza l’attenzione sui dati del 2016 comparandoli, ove possibile, con la situazione degli anni precedenti. In media gli eventi criminosi subiti dai distributori di carburanti comportano un danno inferiore ai 10mila euro. Purtroppo, questa cifra può salire significativamente anche fino a raggiungere e anche a superare i 50mila euro quando, come accade ad esempio nel caso di attacchi agli accettatori di contante nelle aree self service, sono coinvolte le attrezzature di piazzale. Il primo dato che emerge dal Rapporto Ossif è che per le stazioni carburante il 2016 è stato caratterizzato da un significativo calo delle rapine a cui, però, ha fatto da contraltare un altrettanto importante incremento dei furti. Complessivamente nel 2016 i distributori di carburante italiani hanno subito 294 rapine. Il calo rispetto al 2015 è stato del 17,2% che sale al 50% se si raffronta il dato del 2016 con quello del 2012 quando le rapine furono 586. Questa flessione viene rispecchiata anche dall’indice di rischio che tra il 2015 e il 2016 è passato da 1,7 a 1,4 rapine ogni 100 distributori.

Fonte: elaborazioni su dati OSSIF e Ministero dell’Interno - Tratto da “Rapporto Intersettoriale sulla Criminalità Predatoria 2017 Rapine e furti in Banca e in altri settori esposti: Poste, Tabaccherie, Farmacie, Distribuzione Moderna, Esercizi commerciali, Distributori di carburante, Trasporto Valori” 2017 - OSSIF - Abi

Ben diverso è stato l’andamento dei furti. In particolare, a suscitare un particolare allarme è l’elevato numero di eventi che riguardano i furti di contante attraverso rapine o furti/attacchi agli accettatori (cd. OPT Outdoor Payment Terminal) di banconote. Questi attacchi vengono perpetrati con tecniche diverse che, però, si osserva sempre nell’indagine Ossif, sono tutte tipiche della criminalità organizzata. A esporre agli attacchi i terminali di pagamento è il fatto che si trovano nelle aree self service, sono in funzione H24 anche in orari non presidiati, assicurano un’elevata redditività e una immediata disponibilità di contante che per sua stessa natura è anonimo. Secondo il Rapporto Ossif nel 2016 che cita dati forniti da Unione Petrolifera e riferiti ai 10.480 impianti delle aziende associate, nel 2016 si sono registrati 1.297 furti con un incremento rispetto all’anno precedente del 6,5% e del 43% rispetto ai 431 del 2012. Appare conseguentemente in aumento anche il livello di rischio che nel 2016 è stato pari a 12,3 attacchi ogni 100 distributori. Per capire l’entità del problema basti pensare che nel 2012 questo indice di rischio era 7,5.

Fonte: elaborazioni su dati OSSIF e Ministero dell’Interno - Tratto da “Rapporto Intersettoriale sulla Criminalità Predatoria 2017 Rapine e furti in Banca e in altri settori esposti: Poste, Tabaccherie, Farmacie, Distribuzione Moderna, Esercizi commerciali, Distributori di carburante, Trasporto Valori” 2017 - OSSIF - Abi

L’analisi della ripartizione per regione assegna la maglia nera alla Puglia che il Rapporto identifica come regione con il più elevato indice di rischio e che si è attestata a 26,8 attacchi ogni 100 distributori. Un numero decisamente inferiore a quello del 2015 quando la regione registrò 15,6 attacchi ogni 100 distributori. Seguono il Lazio, dove l’indice di rischio è passato da 16,5 a 20,8 furti ogni 100 distributori, le Marche (da 6,2 a 14), l’Emilia-Romagna (da 16,4 a 13,3). Infine Trentino Alto Adige e Sicilia si attestano sul 12,3, che è l’indice medio nazionale.

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Sicurezza dei distributori carburante] Il modus operandi Il Rapporto Ossif contiene anche alcune indicazioni circa le modalità con cui vengono condotti gli attacchi. Stante quanto fin qui affermato non sorprende che la criminalità organizzata scelga di agire prevalentemente durante il week end o nelle ore notturne (particolarmente tra le 23 e le 2 di notte) e neppure che l’attacco venga perpetrato procedendo allo sradicamento delle apparecchiature o in alternativa al taglio o smontaggio del lettore di bancono-

Riduzione del contante: il Progetto Zero Contante di Unione Petrolifera In concomitanza con Banche e Sicurezza, svoltosi a Milano lo scorso maggio e organizzato da Abi ha preso il via la campagna informativa del Progetto Zero Contanti che vede l’Associazione Bancaria e l’Unione Petrolifera alleati nel promuovere l’uso ella moneta elettronica nelle stazioni di rifornimento. Il Progetto, che è stato lanciato nel settembre 2017, ha come intento quello di sensibilizzare gestori e consumatori sui vantaggi derivanti dall’uso delle carte di credito nelle stazioni di rifornimento modo da eliminare o, comunque, limitare al massimo il contante sulla rete. Come è noto, le aziende associate ad Unione Petrolifera (UP) hanno la proprietà di oltre 10 mila stazioni di servizio, pari a circa la metà del totale attivo in Italia. UP ha calcolato che erano in contanti 23 dei circa 38 miliardi di euro - pari a circa il 60% del totale e al 6% di tutti i contanti spesi nel nostro Paese - incassati nel 2016 sulla rete di distribuzione carburanti italiana. Con una media di 88 operazioni annue per abitante effettuate con strumenti alternativi al contante l’Italia è ben al di sotto delle 220 operazioni che costituiscono la media europea. Tra gli elementi che contribuiscono a garantire al nostro Paese la posizione di fanalino di coda un ruolo fondamentale spetta alla convinzione condivisa da clienti ed esercenti che il costo del contante sia nullo a differenza di quanto accade per le carte di credito che sono soggette al pagamento di una commissione. Nel documento di presentazione del Progetto Zero Contanti si osserva che “in realtà il contante ha significativi costi diretti e indiretti. Il costo diretto della gestione del contante è stimato per circa 9,5 miliardi di euro annui. In particolare gli esercenti e i consumatori sopportano oltre 5 miliardi dei costi legati, per gli esercenti, ad attività di trasporto, gestione, sicurezza e assicurazioni e, per i consumatori, ai

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te e in una seconda fase all’aspirazione o cattura del denaro ivi contenuto. Nel rapporto si rileva che il 2016 ha visto una particolare intensificazione degli eventi in cui si è proceduto al taglio del lettore e si osserva che ”i colpi sono effettuati da criminalità organizzata ad alta efficacia operativa (l’asportazione dell’OPT [Putdoor Payment Terminal - Ndr.] avviene nel giro di pochi minuti) e si riscontra un’asimmetria tra il bottino (migliaia di euro) e il danno alle apparecchiature (decine di migliaia di euro).

sistemi di videosorveglianza quando presenti “non hanno avuto alcun effetto deterrente né la registrazione ha concorso in maniera determinante all’identificazione dei criminali” e si osserva che “il principale scopo delle telecamere è stato quello di comprendere la dinamica degli eventi, testimoniando adattabilità, sfrontatezza ed efficienza nelle modalità di attacco messe in pratica da bande organizzate anche consistenti (10 - 12 elementi).

Le misure di contrasto adottate Interessante anche le indicazioni contenute nel rapporto sulle misure che vengono normalmente adottate dalle stazioni di carburante per provare a contrastare questi fenomeni. Misure che sono sia di tipo comportamentale sia tecnologico. Le prime prevedono ad esempio la collaborazione con le Forze dell’Ordine e la messa a punto di procedure volte a limitare la quantità del contante contenuto nelle OPT ma anche presente nelle casse della stazione di servizio. Appartengono alle seconde la blindatura degli accettatori o l’inserimento di sistemi di allarme aggiuntivi. Da rilevare che il Rapporto evidenzia che i tempi/oneri di prelievo e deposito, nonché a furti e smarrimenti. Il costo per il sistema bancario è invece legato alle attività di trasporto, conteggio e gestione”. Nello stesso documento Up individua i vantaggi per lo Stato, gli esercenti e i gestori legati all’incremento della quota dei pagamenti elettronici sulla rete: “- contribuiscono alla lotta dell’evasione fiscale, in quanto il pagamento diventa tracciabile; - aumentano la sicurezza per utenti ed esercenti; l’uso del contante, infatti, comporta maggiori rischi di furti e rapine; le carte, potendo essere bloccate ed essendo tracciabili, permettono di risalire a chi le utilizza indebitamente; - ostacolano le attività criminali; proprio perché non tracciabile, il denaro è il mezzo di pagamento preferito da parte della criminalità organizzata per riciclare somme di denaro ricavate in modo illecito; - rendono trasparente il rapporto con l’esercente; la spesa documentata rende più agevole eventuali contestazioni commerciali; - sono veloci, comodi e consentono il controllo delle proprie spese; non occorre controllare il resto eliminando possibilità di errori, è possibile verificare in ogni momento lo stato delle proprie spese, non si è esposti ai rischi né ai tempi collegati al prelievo di contanti”. Senza contare che dal 1 luglio scorso gli esercenti possono usufruire della misura introdotta dalla legge di bilancio 2018 che prevede un credito d’imposta pari al 50% delle commissioni sulle vendite di carburante effettuate con carte di credito.

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Sicurezza dei distributori carburante]

Superamento del contante? Sì, ma a costi sostenibili per i gestori L’adozione di sistemi di pagamento alternativi al contante consentirebbe di abbattere il rischio di furti e rapine. A rendere tutto complicato, però, sono i costi legati all’uso dei Pos. Costi che come ribadisce in questa intervista Maurizio Micheli, presidente di Figisc - Federazione Italiana Gestori Impianti Carburanti Stradali sono tali da risultare fuori portata per la maggior parte dei gestori L’audizione al Senato presso la Commissione Giustizia svoltasi lo scorso 11 settembre ha visto Figisc-Confcommercio ribadire la propria “grande preoccupazione per l’oramai fisiologica sequela di rapine presso le stazioni carburanti, che sono diventate dei veri e propri bancomat per i criminali”, chiedere con forza un inasprimento delle pene in considerazione del sempre più elevato livello di violenza che caratterizza gli assalti e auspicare un’urgente individuazione delle soluzioni atte a consentire “ai nostri operatori e ai loro familiari e collaboratori, di operare con tranquillità senza temere, come avviene oggi con il calare della sera, l’arrivo di bande criminali pronte a tutto”, come ha osservato in una nota il Presidente della Federazione Maurizio Micheli. A onor del vero non è la prima volta che Figisc, insieme alle altre associazioni di categoria, lancia l’allarme sulla sicurezza delle stazioni di carburante sollecitando un più deciso e risolutivo intervento degli organismi preposti. Nell’intervista che segue il suo presidente Maurizio Micheli fa il punto sul fenomeno degli

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attacchi di orgine criminale e affronta il tema delle misure da adottare per mettere tutti i gestori nella condizione di svolgere in sicurezza la propria professione. Le stazioni di carburante sono nel mirino della criminalità organizzata. Quale lettura dà Figisc del fenomeno e quali sono le contromisure che secondo voi si rendono necessarie? Il numero delle rapine e dei furti subiti dalle stazioni carburanti è tale da giustificare la richiesta di urgenti misure di contrasto. È il prezzo molto elevato che stiamo pagando per il fatto che da noi, a differenza di quanto accade all’estero, il contante continua ad essere la forma di pagamento più utilizzata. Come abbiamo ribadito in diverse occasioni, consideriamo essenziale che anche i nostri gestori vengano messi nella effettiva possibilità di aumentare sensibilmente l’uso della carta di credito per il pagamento delle erogazioni di carburante. Più che la revisione della legge sulla legittima difesa, che pure ha il merito di sollevare i nostri gestori dal rischio di dover affrontare anche lunghi e incerti iter giudiziari per aver provato a difendersi, è proprio l’adozione di forme di pagamento elettroniche a garantire loro la possibilità di lavorare con la dovuta serenità. A inizio anno in una nota congiunta con FaibFegica avete sollevato il problema del costo eccessivo delle commissioni legate all’uso di

Foto CC Michael Coghlan

Carte di credito/debito. Questo resta ancora oggi il principale ostacolo? Purtroppo, la commissione che le banche chiedono per ogni rifornimento pagato con una carta di credito resta elevata e in qualche caso, addirittura superiore al loro stesso ricavo che, come è noto, si aggira mediamente intorno al 2,5%. La richiesta di una commissione è sicuramente giustificata per gli esercizi commerciali che applicano un ricarico ben superiore, diciamo almeno del 50%, ma certamente non nel

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Sicurezza dei distributori carburante] caso dei distributori di carburante che lavorano con marginalità tanto basse da rendere concreto il rischio che il pagamento della commissione finisca per compromettere il guadagno del gestore. Per questo in sede di Commissione al Senato lo scorso 11 settembre una delle richieste avanzate da Figisc al Governo è che si faccia parte in modo da aiutarci a risolvere questo problema. Abbiamo dato il nostro contributo nel rendere tracciabili le spese di carburante sostenute da tutte le attività commerciali, che, come è noto, dallo scorso luglio possono recuperare l’Iva solo per i prelievi di carburante pagati con carta di credito. Lo abbiamo fatto perché non solo siamo favorevoli a ridurre la circolazione del contante, ma siamo anche convinti che questa sia la prima, e forse la più importante, azione di contrasto contro gli assalti della criminalità. Consideriamo, però, una condizione irrinunciabile che tutto questo avvenga senza che venga compromessa la possibilità dei gestori di continuare ad operare sul mercato senza ulteriori rinunce sul fronte degli utili . In teoria, in questa vostra richiesta dovreste trovare la strada spianata, visto che il passaggio dal contante a forme di pagamento elettronico viene auspicato ormai da più parti e da diverso tempo… In un primo momento le nostre richieste avevano portato alla concessione di un credito d’imposta che però si è rivelato sostanzialmente inutile in quanto le banche hanno subito aumentato le commissioni riportandoci al problema iniziale. Considero tutto questo grave, perché questa è una questione da affrontare e risolvere con la

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massima urgenza. Infatti, è proprio l’elevata presenza di contante a rendere appetibili agli occhi della criminalità organizzata gli impianti, che ormai sono dei veri e propri bersagli. Si vanno moltiplicando i casi in cui gli accettatori di banconote delle aree self service vengono letteralmente portati via o, comunque, danneggiati. Ancora più preoccupante è che spesso il gestore viene pedinato mentre sta andando a depositare l’incasso in banca. Cito queste situazioni perché le ritengo emblematiche del fatto che creare i presupposti per promuovere e diffondere il pagamento con carta di credito o di debito è essenziale se si vuole debellare il fenomeno e ridurre i rischi per i gestori. Occorrerebbe forse anche investire di più nell’adozione di adeguati sistemi di sicurezza. A partire dall’impianto di videosorveglianza… In Commissione si è parlato anche di questo. L’impianto di videosorveglianza è una delle soluzioni possibili, visto che l’esperienza ci ha dimostrato che l’effetto deterrente delle telecamere viene vanificato dal fatto che i malavitosi, una volta che si sono resi conto della loro presenza, si presentano con il volto coperto. Sul piano della deterrenza un altro strumento di contrasto molto efficace potrebbe essere quello di dotarsi di casseforti di sicurezza e, anche, di avvalersi di un istituto di vigilanza per il servizio di ritiro del contante presso la stazione di servizio. A questo proposito però le criticità da superare sono soprattutto due. La prima è che le attrezzature della stazione carburante sono di proprietà della compagnia petrolifera. La seconda è che in entrambi i casi si tratta di investimenti al di fuori della portata di molti gestori a causa dei già citati esigui livelli di marginalità. Nei sette anni trascorsi da quando ho assunto la presidenza di Figisc - Confcommercio abbiamo aperto molti tavoli con le Compagnie Petrolifere per parlare dell’adozione di adeguati sistemi


di sicurezza e per valutare la loro disponibilità a stipulare delle convenzioni su larga scala con aziende della vigilanza in modo da rendere il costo del servizio accessibile anche ai nostri gestori. Purtroppo, almeno fino ad oggi, nonostante i numerosi incontri non è stato possibile approdare a risultati concreti. Come Figisc abbiamo anche valutato la possibilità di attivare delle convenzioni a livello locale, ma ci siamo scontrati con alcune criticità come, ad esempio, il fatto che i gestori utilizzano banche diverse. Vengono segnalati anche molti casi di furto di carburante da destinare al mercato dell’illegale… La sua domanda introduce una questione che danneggia innanzitutto i tanti gestori, la maggior parte, che operano con correttezza sul mercato e versano regolarmente le imposte dovute. Le frodi sul carburante sono purtroppo un fenomeno dilagante. È recente la notizia del sequestro a opera della Guardia di Finanza di beni per oltre 55 milioni di euro e di 29 milioni di litri di carburante a una società attiva nel commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi che avrebbe frodato lo Stato acquistando carburante in modo da usufruire indebitamente della sospensione delle accise e dell’Iva. Segnalo che su questo fronte appare sospetto il dilagare di depositi privati e che andrebbero attivati dei controlli per escludere che vengano utilizzati per veicolare sul mercato carburante di provenienza illecita o acquistato usufruendo senza averne titolo di agevolazioni fiscali. Non è raro imbattersi in impianti, anche con bandiera bianca, che applicano dei prezzi che andrebbero considerati quantomeno da verificare. Non fosse altro che per il fatto che sono addirittura inferiori all’indice Platts, che è il riferimento di acquisto utilizzato nel nostro settore. In questi casi chiedersi “come fanno” non è sbagliato. Anzi. Le stime parlano di un 20 o anche di un 25% di prodotto che entra illegalmente nel nostro Paese comportando perdite importanti per noi, ma anche

per l’Erario in termini di mancata riscossione di imposte. Come Figisc abbiamo presentato numerose denunce e partecipato a diversi tavoli costituiti presso il Ministero con l’obiettivo di ottenere norme più stringenti e sanzioni più efficaci nel ridurre l’incidenza di un fenomeno che compromette i volumi di vendita delle stazioni di servizio che agiscono nell’ambito della legalità e, devo dire, che finalmente pare che qualcosa si stia muovendo. Su questo fronte penso che potrebbe essere utile anche andare ad ampliare l’ambito di attività dell’Osservatorio prezzi. Oggi la sua funzione è quella di raccogliere le variazioni di prezzo segnalate dai gestori, ma in futuro potrebbe anche messo nelle condizioni di attivare specifiche azioni di controllo quando viene informato di situazioni di particolari ed evidenti anomalie nel prezzo. Dovrebbe cioè essere incaricato di procedere a verificare dove e a quali condizioni è stato acquistato il carburante e se sono stati assolti tutti gli obblighi sul fronte, ad esempio, delle imposte da pagare. Consideriamo importante che in presenza di vendite a prezzi inferiori al Platts o comunque incomprensibili vengano automaticamente attivati dei controlli. Tanto più che in molti casi questi prezzi vengono praticati per la vendita servita. Il che significa anche procedere a verificare la regolarità dei contratti della mano d’opera utilizzata.

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Sicurezza dei distributori carburante]

La sfida è mettere il gestore nella condizione di investire per la sicurezza sua e del cliente

A complicare la risposta alla crescente domanda di sicurezza della categoria sono l’esiguità dei margini, che rende qualsiasi investimento di difficile attuazione, e il fatto che nella quasi totalità dei casi chi gestisce l’impianto non è il titolare dell’Autorizzazione. Intervista a Martino Landi, presidente di Faib Confesercenti che spiega come la Federazione sta operando per superare questi ostacoli Una situazione drammatica, che vede i gestori carburanti italiani esposti a una criminalità che agisce con violenza, arroganza e destrezza e, sempre più spesso in elusione dei sistemi di sicurezza, dalle telecamere alle casse temporizzate, e concentra i propri attacchi nelle giornate post festive caratterizzate dalla presenza di incassi più consistenti. Questo in sintesi lo scenario descritto da Faib Cobfesercenti alla Commissione Giustizia nel corso dell’audizione svoltasi al Senato lo scorso 11 settembre e dedicata al tema della legittima difesa e dell’inasprimento delle pene. Dal punto di vista della Federazione quella della legittima difesa è una questione estremamente delicata perché, da un lato, si vuole evitare di far passare il messaggio che l’unica strada è difendersi da soli e dall’altro si sottolinea che è comunque inaccettabile che, in caso di autodifesa, un gestore si trovi nella assai poco piacevole condizione di passare dalla parte della ragione - essersi visto costretto a difendersi da un’aggressione - a quella del torto. Market Road ha chiesto a Martino Landi, presidente di Faib Confesercenti di illustrare come andrebbe affrontata la spinosa questione della sicurezza delle stazioni di servizio dal punto di vita della sua Federazione.

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Quali sono le misure che ritenete necessarie per consentire ai gestori di esercitare la propria professione in condizioni di normalità? La situazione attuale è che la quasi totalità dei gestori carburanti italiani nel corso della propria carriera ha subito una rapina, un furto o, comunque, è stato vittima di un evento di natura criminosa. Questo è il tema che, ogni volta che ne ha l’opportunità, Faib propone alle istituzioni e a tutti gli enti preposti. Purtroppo, devo riconoscere, che, nonostante il nostro impegno, questa battaglia non ha ancora sortito i risultati auspicati, anche se negli ultimi anni qualche piccolo miglioramento c’è stato. Misure come l’obbligo di dotarsi di un impianto di videosorveglianza contribuiscono sicuramente a scoraggiare la malavita. Detto questo, resta il fatto che siamo ancora molto esposti e che per questo continuiamo ad essere molto preoccupati. Come abbiamo fatto notare nel corso dell’audizione al Senato, la revisione della norma sulla legittima difesa ha il merito di impedire che il gestore venga punito per essersi difeso. Il nostro obiettivo, però, non è tutelare la sicurezza della nostra categoria facendo in modo che si armi. Anzi, cerchiamo di formare i gestori su come reagire in caso di rapine e il primo consiglio che diamo è proprio quello di accondiscendere alle richieste del malavitoso che hanno davanti. I distributori sono ormai quasi più a rischio delle agenzie bancarie. Dipende solo dalla concentrazione di contante? Dalla presenza di contante, ma anche dalle caratteristiche delle nostre strutture. Nel tempo le banche hanno provveduto a dotare le proprie filiali di vari dispositivi, ad esempio le bussole agli ingressi, che hanno esercitato un forte effetto deterrente nei confronti della criminalità. La situazione dei distributori carburanti è tale da rendere impossibile l’adozione di queste misure di sicurezza. Le nostre sono strutture che per loro stessa natura devono facilitare l’accesso e l’uscita dei veicoli, il gestore svolge la propria attività all’aperto e nelle isole dove è previsto il servizio, il personale ha in tasca il contante incassato dal cliente che utilizza anche per dare il resto. Rispetto alle banche, i furti che subiamo noi coinvolgono in genere cifre più contenute e questo anche perché da tempo come Federazione consigliamo ai gestori di limitare al massimo l’entità del contante presente. Soprattutto se si

considera che, di solito, i chioschi e la rimessa del gestore non sono blindati e che, quando è presente una cassaforte, è quasi sempre stata acquistata dal gestore a proprie spese. Come è noto, i gestori non sono quasi mai i proprietari delle strutture. La metà degli oltre 22mila distributori esistenti è di proprietà delle compagnie petrolifere. In prospettiva questa percentuale tenderà a ridimensionarsi. Le compagnie petrolifere stanno infatti abbandonando il mercato della distribuzione, che in questa fase di crisi è diventato molto meno redditizio rispetto a qualche anno fa. Per questo preferiscono affidare la conduzione della distribuzione ai retisti privati riservando a sé l’estrazione, la raffinazione e i processi a redditività più alta. Questo significa che gli investimenti in sicurezza sono di competenza del titolare dell’autorizzazione o della compagnia petrolifera. Mi pare di capire che spesso questi investimenti non vengono fatti… Purtroppo su questo fronte riscontriamo alcune difficoltà, anche se l’entrata in vigore della norma che impone a tutti gli impianti di nuova costruzione di prevdere un sistema di videosorveglianza e altri accorgimenti rappresenta un passo in avanti nella direzione della tutela del nostro incasso, ma ancor prima dell’incolumità del gestore e anche degli stessi clienti. I nuovi impianti rappresentano una piccola percentuale del parco esistente e, quindi, sono ancora molti quelli che sono del tutto sprovvisti di dotazioni

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Sicurezza dei distributori carburante] di sicurezza. Stimo che approssimativamente il 50% degli impianti si è dotato di un sistema di videosorveglianza. Pur essendo i più esposti al rischio i più indifesi sono proprio i chioschi disposti lungo le strade e sui marciapiedi che, spesso, non hanno neppure la pensilina. Una maggiore consapevolezza del rischio porterebbe a valutare con più attenzione opzioni come la videosorveglianza, le casseforti temporizzate e la copertura assicurativa contro furti e rapine che, a differenza del resto, è in capo ai gestori. E questo anche se è un dato di fatto che il vero ostacolo è quello dei costi da sostenere rispetto alla compatibilità dei margini che offre questo settore. Come è noto, la marginalità dei gestori è irrisoria e si attesta intorno al 2%. Per tutte queste ragioni sono convinto che una maggiore diffusione dei sistemi di pagamento elettronico è lo strumento principe per abbattere il rischio rapine e furti nei distributori e garantire l’incolumità dei gestori, ma anche dei clienti che si servono delle aree self service negli orari in cui l’impianto non è presidiato. È proprio nelle ore notturne che si concentrano gli attacchi agli accettatori di banconote delle aree self service che, di solito, vengono estirpati e portati altrove in modo da poter prelevare con como-

Foto CC Andy Atzert

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do l’incasso in essi custodito. Questi furti danneggiano sia il titolare dell’autorizzazione - cui spetta l’acquisto dell’accettatore - sia il gestore che non solo perde l’incasso, ma è anche tenuto a rifondere Iva e accise - che sono pari a circa il 70% del prezzo del carburante - dovute allo Stato e ha già provveduto a pagare il carburante alla compagnia petrolifera. Rispetto ad altri eventi criminosi, questi furti non comportano rischi per l’incolumità del gestore e dei suoi dipendenti. La nostra principale preoccupazione è che spesso furti e rapine hanno esiti drammatici, come riporta fedelmente la cronaca e come ho avuto modo di sperimentare in prima persona in qualità di rappresentante sindacale. La mia esperienza è che hi ha subito una rapina conserva un ricordo indelebile del fatto anche quando ne è uscito incolume. E anche questo è un danno che nessuno può ripagare. Uno dei principali ostacoli che si frappongono all’adozione della moneta elettronica sono i costi che essa comporta per il gestore. Cosa sta facendo Faib a questo proposito? Come Federazione siamo favorevoli all’incentivazione della moneta elettronica. Ma, come Lei ha giustamente osservato, su questo fronte la


vera questione è che, purtroppo, i nostri margini non ci consentono di sostenere le commissioni che dobbiamo riconoscere ai servizi interbancari titolari delle carte. Commissioni che ci portano via almeno il 40% del margine. Nella situazione attuale, che vede la moneta elettronica incidere per il 30% circa sul nostro volume d’affari, questi costi sono ancora sostenibili, ma non lo sarebbero più nel caso in cui la moneta elettronica diventasse il sistema di pagamento prevalente. Quello delle commissioni non è l’unica questione sulla quale stiamo lavorando. Come Faib chiediamo agli organi competenti e anche alle assicurazioni di considerare che il gestore è esposto a un rischio elevato anche nel tragitto che compie per andare a depositare il denaro in banca. Anche in questo caso il problema è nella limitata capacità di investire per implementare sistemi atti a garantire livelli di protezione più elevata. Penso ad esempio alla possibilità di dotare gli accettatori di denaro delle aree self service di un sistema penumatico che aspira il denaro e lo consegna a un caveau. Sarebbe un ottimo deterrente contro la piaga dei furti. Qualcosa di simile ai sistemi utilizzati in alcuni supermercati? Esattamente. La differenza, però, è che per loro il costo di investimento si ammortizza facilmente, mentre per le stazioni di servizio, specie quelle più piccole, rientrare delle spese sostenute è molto più difficile. In alcuni casi il valore dell’investimento è paragonabile o addirittura superiore a quello dell’impianto.

In Commissione avete chiesto misure come il sollevare il gestore dal versamento delle accise per gli incassi rubati o sgravi fiscali sugli investimenti in sicurezza? Le soluzioni da Lei individuate sono difficilmente applicabili in un momento come l’attuale dove la priorità è mantenere i conti in equilibrio. Una delle nostre richieste riguarda la copertura assicurativa. Non solo stipulare una polizza contro furti e rapine è costoso, ma succede anche che se per caso l’impianto assicurato subisce due furti in tempi piuttosto ravvicinati, l’assicurazione non rifonde più i danni. Ne consegue che al momento siamo anche scoperti

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Sicurezza dei distributori carburante] anche sotto questo punto di vista. Il nostro auspicio è che lo Stato e le altre parti coinvolte - le compagnie petrolifere o i titolari dell’autorizzazione - prevedessero delle forme di garanzia e partecipazione alla spesa per le polizze assicurative. Purtroppo, come ho già detto, i tempi non sono favorevoli e la patata bollente resta in mano al gestore anche perché in caso di furto e rapina Stato e compagnie hanno già incassato quanto a loro dovuto. Pensate che possa essere d’aiuto un più puntuale presidio delle Forze dell’ordine sul territorio? Avevamo salutato con grande favore la decisione di rendere obbligatorio il carabiniere di quartiere in quanto eravamo convinti che avesse un’importante funzione di deterrenza. Proprio per questo motivo auspichiamo il rafforzamento del controllo e del presidio delle Forze dell’ordine. Abbiamo chiesto anche che la videosorveglianza e i sistemi di antifurto dei distributori siano collegati alle Forze dell’Ordine in modo da far scattare immediatamente i controlli in caso di allarme. Al momento sono ancora poche le stazioni di servizio - in genere sono quelle di nuova costruzione - dotate di impianto di allarme e di videosorveglianza collegato direttamente alle loro centrali. Il problema ancora una volta è di costi, ma non solo. Il primo ostacolo è

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che il gestore non può intervenire in strutture di cui non è proprietario, il secondo è che, anche se potesse, non ha le risorse per dotarsi di questi sistemi di sicurezza. Anche all’estero la rete di distributori carburanti affronta un’emergenza sicurezza come quella italiana o la maggiore diffusione della moneta elettronica fa da deterrente? Indubbiamente all’estero la moneta elettronica è più diffusa e questo contribuisce a ridurre l’esposizione al rischio. La verità è che in Italia ci confrontiamo con una realtà che è completamente diversa da quella europea e del resto del mondo. Il nostro Paese conta oltre 22 mila distributori di carburante, mentre se guardiamo a Paesi confinanti col nostro vediamo che le stazioni di servizio sono circa la metà e, soprattutto, sono concepite come centri polifunzionali strutturati per offrire servizi di vari tipo. I chioschi sui marciapiedi sono una particolarità tutta italiana nata dalla particolare configurazione del nostro Paese. Servono a garantire il servizio anche nei più piccoli e decentrati degli otto mila comuni italiani. Rappresentano un valore che non vogliamo mettere in discussione. Il nostro obiettivo non è infatti desertificare il territorio, ma avere la forza per investire in modo da garantire la sicurezza dell’operatore, ma anche dei suoi clienti.


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Dossier Autolavaggi Self-Service]

Flessibilità al servizio dei nuovi modelli di consumo

La quantità e la qualità delle dotazioni e la possibilità di configurare diversi programmi di lavaggio sono due tra i principali elementi che contribuiscono ad attirare e talvolta anche a fidelizzare la clientela dell’autolavaggio Il crescente interesse per gli impianti self service - apprezzati perché consentono di garantire alla clientela una disponibilità H24 del servizio - sta alimentando l’ottimismo delle aziende del settore che, anche basandosi sui risultati ottenuti nei primi 9 mesi, prevedono di chiudere

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l’anno con un significativo incremento del proprio giro di affari. Thomas Unglert, Area Sales Manager di Otto Christ AG si aspetta che il mercato italiano nei prossimi mesi premierà le novità proposte dalla sua azienda. “Prevediamo di chiudere l’anno con un incremento significa-


tivo rispetto al 2017 e siamo molto soddisfatti dell’andamento della domanda dei nostri prodotti che da un paio di anni appare in crescita. Sono sicuro che anche nel 2019, grazie ai nuovi prodotti che abbiamo presentato nell’anno in corso, saremo in grado di confermare questo trend”. Prevede una crescita a due cifre per questo tipo di impianti Patricia Masià, Italia manager di Istobal. “Nell’anno in corso le nostre vendite nella gamma di autolavaggi self-service hanno continuato a crescere, con un incremento che è stato pari a più del 50% rispetto al 2017. La nostra rete commerciale sta facendo un ottimo lavoro assumendo sempre di più un ruolo da protagonista nel mercato con i nostri impianti di lavaggio a pressione self-service. Per la verità negli ultimi anni abbiamo registrato una crescita che sta a dimostrare che ci stiamo progressivamente consolidando in questa linea di business, analogamente a quanto siamo riusciti a ottenere in Italia con le nostre linee di portali e tunnel di lavaggio automatico”. A sostenere la domanda è anche l’attività di up-grade degli impianti esistenti. “Negli ultimi quattro anni”, dichiara a questo propósito Riccardo Ponza, Target Group Manager Automotive & Transport di Kärcher, “vi è stata un’accelerazione attribuibile alla necessità di sostituire molti impianti datati o poco efficienti. Solo nel 2017, Kärcher ha installato diverse nuove unità su tutto il territorio nazionale e possiamo confermare che stiamo crescendo in modo proporzionale al mercato. Prevediamo, dunque, un trend in crescita anche per i prossimi anni”.

criteri di qualità tecnica dei motori, dei sistemi di trattamento dell’acqua, della distribuzione degli impianti in sala tecnica. Al momento di scegliere un autolavaggio self-service il mercato italiano tiene in considerazione molteplici fattori: l’offerta di differenti pistole e lance, la flessibilità nella configurazione dei programmi di lavaggio o la qualità del prodotto chimico. Attualmente, si può osservare la tendenza a completare le piste di lavaggio con un numero sempre maggiore di optional destinati a migliorare l’esperienza dell’utente e a rendere piacevole il lavaggio del veicolo”. E proprio l’evoluzione del cliente è il fattore che spinge alcuni operatori a investire per acquistare nuovi impianti, come rileva Riccardo Ponza: “la nostra azienda è strutturata per lavorare su diversi target group, raggiungendo allo stesso modo le Aree di Servizio, il settore Automotive e i “Lavaggisti Puri”. Ultimamente, sono proprio questi imprenditori a essere particolarmente attivi, dando vita a impianti sempre più ampi per rispondere alle esigenze sempre più diversifiKärcher: CWB 3 offre maggiore larghezza a livello di specchietti e ruote e tre diverse altezze di lavaggio. Klean!Star regola la spazzola del tetto ed è in grado di rifornire le spazzole con acqua di recupero da utilizzare nella seconda fase di lavaggio.

Il cliente è esigente e chiede qualità La scelta del fornitore di un impianto self service tiene conto di diversi parametri. Accanto all’affidabilità, che per tutti è una conditio sine qua non, uno dei requisiti considerato più importante è la capacità di offrire livelli di configurabilità e funzionalità tali da consentire al lavaggista di caratterizzare e distinguere al meglio la propria offerta rispetto ai competitor e, forse ancor prima, di soddisfare le sempre più articolate esigenze di una clientela che dimostra di avere le idee sempre più chiare su cosa può legittimamente aspettarsi da un impianto di questo tipo. “La maggior parte dei nostri clienti sono privati”, dichiara Patricia Masià, “e richiedono impianti che soddisfino esigenti

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Dossier Autolavaggi Self-Service] cate espresse dagli automobilisti”. Si concentra sulla necessità di consentire al proprio di differenziarsi per essere più competitivo nei confronti degli altri presenti sul territorio Thomas Unglert, che osserva “Le nostre piste self-service Christ si rivolgono a operatori interessati a realizzare un centro di lavaggio di prima qualità e che si distingue per le qualità estetiche, ma anche per i programmi e i servizi particolari offerti. In questo momento la tendenza è quella di realizzare autolavaggi che, oltre a un risultato di lavaggio molto buono, offrono al cliente una esperienza particolare. E proprio questo sta guidando la domanda dei nostri prodotti”. Parliamo di costi e dei tempi di ammortamento Ma quanto costa realizzare un impianto selfservice e, soprattutto, quali sono i tempi entro i quali questo investimento viene in media recuperato? La risposta a questa domanda non può essere netta per tante ragioni, la varietà delle dotazioni che possono o meno essere inserite, le caratteristiche del mercato nel territorio in cui si trova l’impianto e altro. Tuttavia, l’indicazione che pare di cogliere dalle risposte fornite dai produttori è che a fare la differenza è non tanto l’entità dell’investimento quanto piuttosto la capacità di leggere le caratteristiche del mercato, in termini di caratteristiche della domanda, ma anche di livello dell’offerta dei competitor che si dovranno affrontare. “Parliamo senz’altro di impianti tecnologicamente avanzati e che richiedono un investimento

Istobal: ISTOBAL n’joypack30 è ideale per autolavaggi a 1 pista ed è disponibile di serie con tre programmi che possono essere ampliati fino a 5: schiuma attiva con spazzola e risciacquo super con acqua demineralizzata

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iniziale non trascurabile”, riconosce Riccardo Ponza. “D’altra parte, e il mercato lo dimostra, questo tipo di servizi è molto richiesto, quindi la domanda è molto forte e genera introiti che consentono l’ammortizzazione dell’investimento iniziale in tempi contenuti e senza particolari problemi. Ovvio, poi, che il periodo di ammortamento dipende da numerosi fattori, come, ad esempio, l’area geografica o l’incidenza dei costi fissi a livello locale, così come la configurazione dell’impianto prescelto”. Su quest’ultimo aspetto si focalizza in particolare Patricia Masià. “Il recupero dell’investimento dipende molto da come è equipaggiata la pista. Risulta evidente”, afferma, “che le piste di lavaggio che dispongono di optional come la pistola di schiuma o che hanno complementi per facilitare, ad esempio, il lavaggio di moto e biciclette, ammortizzano i costi in molto meno tempo, perché sono quelle più utilizzate dagli utenti. I tradizionali autolavaggi che dispongono solo delle classiche pistola e spazzola impiegano più tempo ad ammortizzare, e da ciò ne deriva che la tendenza sia quella di disporre di piste di lavaggio dotate delle più recenti attrezzature e tecnologie per attrarre un numero maggiore e più eterogeneo di clienti”. Energia, acqua e detergenti, queste sono le principali voci nella lista dei costi di gestione di un impianto self service. E su queste voci, o meglio sulla progressiva riduzione della loro incidenza si stanno concentrando le aziende del settore che in questo sono stimolate anche dalla necessità di offrire soluzioni a basso impatto ambientale in ottemperanza a normative sempre più stringenti e, soprattutto, a una maggiore attenzione degli utilizzatori. A questo scopo utilizzano le tecnologie più innovative oggi disponibili. Tra queste Riccardo Ponza di Kärcher cita in primo luogo “l’elettronica moderna e aggiornata che incide positivamente sulla gestione delle risorse sia energiche che di detergenza. Gli stessi programmi e i movimenti più razionali delle macchine consentono all’impianto di essere meno “energivoro” e più efficiente rispetto al passato. A ciò si aggiungono, anche, la funzione stand-by e i sistemi di depurazione delle acque che garantiscono l’utilizzo di questo importante elemento praticamente in modo illimitato”. I primi risultati concreti dell’attività di ricerca delle aziende sono già


zione di ultima generazione e molto efficienti, uso esclusivo di tecnologia Led per l’illuminazione e di componenti di prima qualità con una longevità aumentata, la possibilità offerta come optional di dotare le pompe di alta pressione con inverter che permettono di ridurre la prestazione (e, quindi, il consumo elettrico) in certi programmi. Infine, XXL-Bubblegun, la schiuma a bassa pressione che riduce i costi di operazione in una percentuale che varia dal 75 all’85% rispetto alla tecnologia ad alta pressione”.

foto Istobal

stati implementati nelle soluzioni oggi in commercio. “Negli ultimi anni”, assicura Patricia Masià di Istobal, “abbiamo sviluppato numerose tecnologie per aumentare l’efficienza e il rispetto per l’ambiente nei sistemi di lavaggio a pressione. Per fare un esempio, l’inclusione di variatori di frequenza ci permette di regolare la velocità dei motori con un risparmio del 32% nel consumo di energia. Disponiamo anche del sistema brevettato di alta pressione intelligente Smartpulse con il quale si ottiene un risparmio aggiuntivo del 5% di energia, o del sistema brevettato di iniezione di prodotto chimico con microvalvole che lo iniettano soltanto quando la pista è attiva e con un dosaggio specifico a seconda delle necessità di ciascuna pista. Inoltre, recentemente, abbiamo anche lanciato un generatore di acqua calda ad aerotermia per le nostre piste di lavaggio con cui si ottiene un risparmio energetico del 75% rispetto alla caldaia elettrica, e del 60%, rispetto alla caldaia a gas o gasolio. Questo sistema sostenibile ed efficiente riduce, inoltre, la manutenzione dell’impianto ed ha un minore impatto ambientale utilizzando energia di origine rinnovabile ed efficiente, senza combustione né emissione di fumi. Per quanto riguarda la riduzione nel consumo d’acqua, abbiamo ottenuto un 33% di risparmio d’acqua nelle piste grazie al funzionamento a bassa pressione e bassa portata in determinati programmi, senza alterare la qualità del lavaggio”. Anche Otto Christ ha messo a punto diverse soluzioni atte a ottenere importanti risparmi sul fronte dei consumi di energia, acqua e detergenti. Thomas Unglert le elenca in questo modo “Riscaldamenti a condensa-

Il servizio è una componente imprescindibile dell’affidabilità Il blocco dell’impianto è l’evento da scongiurare ad ogni costo. Su questo fronte la qualità degli impianti e il servizio post vendita possono essere considerate le due facce di una stessa medaglia. Thomas Unglert, Area Sales Manager di Otto Christ AG spiega che un fiore all’occhiello della sua azienda è “l’assistenza tecnica tramite i concessionari Christ che offrono un servizio di prima qualità. È anche possibile dotare gli impianti con sistemi di ac-

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Dossier Autolavaggi Self-Service] ceso remoto che permettono a visualizzare lo status attuale dell’impianto, i numeri di lavaggi e il giro d’affari oppure anche di intervenire e d’impostare tutte le configurazioni dell’impianto tramite internet”. In caso di problemi, il fattore tempo è l’elemento che fa la differenza. E non solo per il lavaggista. “Il nostro servizio tecnico e di manutenzione è fondamentale per generare fiducia e per ottenere che il cliente si senta assistito potendo contare su un impianto sempre operativo e disponibile. L’equipe tecnica sa perfettamente che un autolavaggio self-service fermo smette di generare introiti al nostro cliente. Pertanto, il suo obiettivo è risolvere i problemi nel minor tempo possibile. Infatti”, sottolinea Patricia Masià, Italia Manager di Istobal “una parte delle seconde vendite che si realizzano a uno stesso cliente dipendono molto da un buon intervento dei nostri tecnici. Attraverso la nostra rete di distribuzione in Italia, siamo capaci di offrire assistenza in tutto il territorio. La nostra politica è lavorare con concessionari che offrano il pack completo di servizio commerciale e tecnico per potere così offrire la risposta migliore e più rapida alle necessità del cliente finale. Offriamo anche pack di manutenzione preventiva che ci permettono Otto Christ: Il lavatappettini “Car-Mat” offre due programmi per tappetini e tappeti di gomma. La custodia in acciaio inox verniciato a polveri è molto resistente. Può essere integrato nelle piste in self-service Christ e gestito dal pannello centrale

di avere un maggiore controllo del buon funzionamento dell’installazione”. Ritiene che la chiave di volta per garantire continuità di funzionamento all’impianto sia la manutenzione preventiva anche Riccardo Ponza, di Kärcher. “Al di là della manutenzione straordinaria che, in realtà, è dovuta soprattutto a danneggiamenti attribuibili a cause esterne, Kärcher propone un vantaggioso pacchetto di tagliandi utili a minimizzare qualunque tipo di problema, evitando costosi fermi macchina. È buona norma, dunque, e lo suggeriamo sempre, affidarsi alla manutenzione programmata, unico strumento per decuplicare la vita dell’impianto”. Cosa c’è di nuovo sul mercato “Negli ultimi anni Istobal ha sviluppato un grande numero di accessori per rendere più comodo, gradevole e divertente il lavaggio in pista, e per offrire alle installazioni la possibilità di distinguersi dal resto di autolavaggi e attrarre nuovi clienti come, per esempio, motociclisti e ciclisti. Così”, spiega Patricia Masià entrando nel merito, “abbiamo lanciato supporti per casco e giacca, per collocare facilmente la moto e la bicicletta, luci per facilitare il lavaggio notturno, fragranze in pista, e persino la pistola bambini, la pistola regolatrice di pressione e la pistola di schiuma. Quest’ultimo accessorio sta ricevendo un’ottima accoglienza in Italia, insieme alla flessibilità che offriamo nella configurazione dei programmi. Le nostre novità di rilievo sono l’autolavaggio self-service multipista n’joyavant, che offre le massime prestazioni, varietà di programmi

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e flessibilità per adattarsi alle necessità specifiche del cliente, gli autolavaggi self-service monopista Istobal n’joypack30 che sono ideali quando lo spazio è limitato, non rinunciano a offrire le migliori prestazioni e richiedono investimenti ridotti”. Torna sul tema dei costi di gestione Riccardo Ponza di Kärcher quando sottolinea che “il nuovo portale della linea Kärcher CWB 3 concilia performance di livello con bassi costi di gestione: offre maggiore larghezza a livello di specchietti e ruote e tre diverse altezze di lavaggio. Klean!Star regola la spazzola del tetto ed è in grado di rifornire le spazzole con acqua di recupero da utilizzare nella seconda fase di lavaggio. L’unità di alta pressione standard per il lavaggio delle ruote può essere montata successivamente con un’opzione che pulisce anche le parti superiori del veicolo tramite un tubo ad alta pressione”. Thomas Unglert di Otto Christ AG si mostra assolutamente convinto delle potenzialità dell’app “Christ Wash App” che consente agli

utenti di un impianto self Service di scegliere la pista di lavaggio, attivarla e ricaricarla direttamente dal telefonino e di pagare con carta di credito. È un sistema molto innovativo e comodo per gestire un impianto in self-service a costi veramente molti bassi. Questa app è anche disponibile per i portali. Permette di aumentare in modo significativo il fatturato anche il sistema ”XL-Bubblegun” che rende disponibili 3 programmi - una schiuma molta densa, una cera schiumata e una cera polish - che vengono applicati con una pistola che funziona con bassa pressione e aria compressa. Infine, “Skip-XS” la nuova monopista presentata ad Automechanika in settembre. Questo armadio tecnico è molto compatto e offre la tecnologia di prima qualità delle piste più grandi. Per l’utente il vantaggio più evidente è il pannello con display multicolore e pulsanti di programmi illuminati. Dotato con lancia di alta pressione, spazzola e, come optional, anche di sistema osmosi, riscaldamento, ecc.”.

foto Otto Christ

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Focus Batterie]

Soluzioni specifiche per un mercato in grande evoluzione Siamo appena all’inizio, ma basta un’occhiata ai dati sulle vendite di auto elettriche ed auto ibride per capire che nei prossimi anni questo processo di trasformazione del parco auto subirà una vera e propria accelerazione. Il rapporto Electric Vehicle Outlook (EVO) pubblicato da New Energy Finance di Bloomberg (BNEF) calcola che nel 2040 i veicoli elettrici costituiranno il 33% del circolante e rappresenteranno il 55% delle vendite di auto nuove. In questa sede questo dato interessa per il fatto che il processo di elettrificazione del mercato globale dei veicoli a quattro ruote impatta e viene a sua volta influenzato dalle dinamiche in atto in un comparto ad esso strettamente collegato come quello delle batterie. Vedremo. Nel frattempo è da rilevare che la transizione verso una mobilità più sostenibile presenta anche altri aspetti. Le sempre più stringenti normative a cui sono obbligate a sottostare le case automobilistiche è all’origine dell’arrivo sul mercato di automobili che utilizzano tecnologie come il sistema Start&stop o il sistema di recupero dell’energia in frenata (Brake Energy Recuperation) per abbattere i livelli di emissione. L’arrivo di queste nuove tecnologie ha dato l’impulso a una nuova generazione di batterie capaci di soddisfarne le esigenze specifiche. segue a pag 42

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[La scheda

Gys: caricabatteria GysFlash 30.12 PL Grazie a un continuo up grade la gamma di caricabatterie dedicati

alla tecnologia litio proposta dal produttore francese assicura risposte mirate alle diverse esigenze del mercato Gys amplia la gamma GysFlash e lancia il caricabatteria multifunzioni GysFlash 30.12 PL progettato per ricaricare le batterie 12 V di piombo (gel, AGM, liquido, calcio, etc.) e Litio (LFP04) che mantiene il design compatto e sicuro che identifica questa gamma. Come gli altri caricabatteria della linea GysFlash 30.12 PL garantisce un tempo di ricarica ottimale e un mantenimento della carica al 100%, grazie all’analisi permanente dello stato della batteria, fase dopo fase, e all’aggiustamento in tempo reale dei parametri. Dispone di 2 distinti programmi di carica intelligenti: - Pb (Piombo) - per la carica delle batterie Piombo 12V da 15 Ah a 375 Ah che offre una curva di ricarica specifica in 7 tappe senza sorveglianza - LFePO4 - destinata alla carica di batterie LitioFerro Fosfato da 7 Ah a 375 Ah che adotta una curva di carica evoluta in 8 step e la tecnologia EBS (Equalizing Battery System) per garantire il perfetto equilibrio delle cellule della batteria. Inoltre, la funzione «UVP Wake up» permette di riattivare una batteria in protezione per scarica profonda e di lanciare automaticamente la carica. Un altro plus offerto da GysFlash 30.12 PL è il mantenimento di carica ottimizzato. Può, infatti, rimanere sempre collegato durante l’inverno, perché in caso di interruzione di corrente, si attiva la funzione «Auto Restart» con memorizzazione delle regolazioni. Due le modalità di funzionamento offerte da GysFlash 30.12: - Showroom - Permette di alimentare in tutta sicurezza i veicoli in esposizione nelle concessionarie auto. Assicura alla batteria una compensazione di corrente fino a 30 A quando si utilizzano gli accessori elettrici di un veicolo dimostrativo e durante la fase diagnostica - Supply- il caricabatterie si trasforma in sorgente di energia stabilizzata e conserva la memoria del veicolo durante una sostituzione di batteria. Gys definisce questo caricabatterie come “ultrasicuro” in quanto:

- preserva l’elettronica di bordo del veicolo grazie al Sistema anti-scintilla e alla protezione contro i corto-circuiti, le inversioni di polarità e i sovraccarichi; - attiva lo Standby automatico se la batteria è scollegata ; - include un sensore di temperatura integrato per evitare qualsiasi surriscaldamento dell’elettronica interna - l’interfaccia semplificata evitarerrate manipolazioni. GysFlash Lithium, una gamma in continua evoluzione A inizio anno la gamma GysFlash aveva registrato l’inserimento del caricabatteria GysFlash Lithium 1.12, che dispone di un’unica corrente da 1 A, sufficientemente performante per ricaricare capacità comprese tra 0,5 e 20 Ah e del caricabatteria GysFlash Lithium 6.12 caratterizzato dalle 2 fasi di carica da 4 A e 6 A e destinato alle batterie da 1,2 a 125 Ah. Essendo inoltre più potente, GysFlash Lithium 6.12 garantisce una carica più rapida a parità di capacità (da 2 a 3 ore per una batteria 10 Ah contro le circa 11 ore di GysFlash Lithium 1.12,). A completare l’offerta il caricabatteria GysFlash 4.12 raccomandato per la ricarica di batterie da moto, jet ski, gokart e per carichi leggeri da 12 V.

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Focus Batterie] IL PUNTO DI VISTA DI Colzani Spa Soddisfiamo le esigenze del parco circolante Intervista a Luigi Colzani Ceo di Colzani Spa - Seregno (MB) Quali batterie veicolate nel canale delle stazioni di servizio e delle officine di autoriparazione?

La gamma di Batterie per avviamento auto che distribuiamo per il canale stazione di servizio è Highcar. É composta da sette modelli che coprono il 90% del parco circolante. (45ah, 50Ah, 60Ah, 70Ah, 80Ah, 90Ah 100Ah), godono di garanzia di 2 anni e vengono fornite già cariche e pronte all’uso.

Quali sono a suo giudizio le sfide e le opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica delle batterie stesse e anche degli autoveicoli?

Oggi il mercato delle auto nuove è quasi completamente composto da vetture con sistema

Start&Stop, Questo sistema fa in modo che il motore dell’auto, per esempio a semaforo rosso, si arresti e riparta non appena si preme sull’acceleratore. Per questo tipo di vetture, occorre una batteria speciale che garantisca almeno 30.000 cicli di avviamento. Per soddisfare questa richiesta oggi proponiamo la nuova linea Start&Stop appositamente studiata per questo nuovo mercato. La gamma è composta da 3 amperaggi (60Ah, 72Ah e 80Ah) che coprono la quasi totalità del parco circolante. Quale tipo di supporto offrite al canale di vendita?

Le batterie sono coperte con una garanzia di 2 anni e vengono fornite già cariche pronte all’uso. Inoltre, la nostra società copre con agenzie tutte le regioni italiane, per facilitare il servizio e distribuzione.

Colzani - La linea Start&Stop è studiata per le auto con sistema Start&Stop ed è composta da 3 amperaggi (60Ah, 72Ah e 80Ah) che coprono la quasi totalità del parco circolante

Colzani - Le batterie per avviamento auto Highcar vengono proposte in sette modelli che coprono il 90% del parco circolante (45ah, 50Ah, 60Ah, 70Ah, 80Ah, 90Ah 100Ah)

IL PUNTO DI VISTA DI GYS Anche il caricabatteria diventa intelligente Intervista a Massimo Coro, Managing Director di Gys Italia Su quale prodotto state puntando in questo momento nel segmento batterie e caricabatterie?

Il nostro prodotto di punta è GysFlash, una gamma di caricabatterie intelligenti al servizio della batteria che è frutto di numerosi anni d’esperienza e rappresenta l‘ultima innovazione di Gys in questo mondo. È stata progettata per rispondere alla corretta manutenzione delle batterie di avviamento. Gli 8 caricabatterie 6 V, 12 V e 24

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V che costituiscono la gamma sono in grado di generare una curva di carica ottimale in 8 fasi. Sono perfetti per le batterie decisamente scariche, solfatate o non sollecitate per lunghi periodi e forniscono l’energia capace di raddoppiare, a volte, anche di triplicare la loro longevità.

Come siete strutturati per affrontare le sfide e le opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica delle batterie e anche degli autoveicoli?

L’ampiezza della gamma e le tecnologie all’avanguardia, al passo con le nuove esigenze dei costruttori di veicoli e fabbricanti di batterie, in-


seriscono Gys tra i maggiori produttori di riferimento per il mercato dell’autovettura, dei mezzi pesanti e delle moto. Nei nostri due centri di ricerca operano circa 60 ingegneri specializzati in varie discipline, dalla meccanica all’elettronica, che sono costantemente impegnati nella messa a punto di sistemi innovativi. Inoltre, grazie agli impianti di produzione di ultima generazione tecnologica e di elevate capacità produttive di cui dispone, la nostra azienda è in grado di proporre prodotti professionali particolarmente competitivi e accessibili a tutti, dai professionisti a qualsiasi utilizzatore. Il servizio di supporto nella scelta dei prodotti più adatti e l’assistenza pre e post vendita fa di Gys un partner imprescindibile. Quali sono le esigenze che più di altre caratterizzano le esigenze e le aspettative di questo target? L’af-

fidabilità del prodotto e anche dell’azienda produttrice è uno dei primi requisiti di questo come di tutti gli utilizzatori. Molto importante è anche saper proporre soluzioni innovative nelle tecnologie e caratterizzate da un ottimale rapporto qualità/prezzo. Alcuni utenti, e tra questi il professionale, dispongono infatti delle competenze atte a consentire loro di valutare in modo corretto le caratteristiche della batteria e/o del caricabatterie. In questo caso a essere vincente non è il prezzo più basso, ma quello percepito come più in linea con le prestazioni offerte dalla batteria o dal caricabatteria.

Quale tipo di supporto offrite al canale di vendita?

La nostra azienda opera su tutti i mercati tramite grossisti e distributori specializzati nei nostri prodotti. A tutti offriamo supporti di informazione, formazione e addestramento al corretto uso dei nostri prodotti. L’attività viene svolta tramite una nostra presenza diretta presso le loro sedi di lavoro o anche affiancandoli presso i loro clienti. Il nostro sito web www.gys.fr mette a disposizione dei nostri clienti/partner molte informazioni tecniche e video dimostrativi ed esplicativi dell’uso dei nostri prodotti. In aggiunta i nostri distributori possono usufruire gratuitamente di un programma di supporto marketing per la creazione personalizzata di offerte dei nostri prodotti, con accesso tramite il loro codice cliente. Questo programma permette loro di velocizzare la comunicazione con i propri clienti e di ripescare in automatico tutte le informazioni utili alla realizzazione di una offerta (codici, immagini prodotto, descrizioni, ecc..).

Infine, quale novità state proponendo o andrete a proporre al mercato in questo segmento?

Abbiamo ampliato la gamma dei caricabatterie dedicati alla tecnologia al Litio GysFlash Litium inserendo due nuovi modelli destinati alle batterie al Litio 12 V (LiFePO4). Si tratta di GysFlash Lithium 1.12 e GysFlash Lithium 6.12. Sono frutto della collaborazione con i più importanti produttori di batterie per auto, moto e camper e offrono una curva di carica particolarmente innovativa: tra le 8 tappe di carica è stata sviluppata la fase di bilanciamento delle cellule che si armonizza con il sistema di gestione integrato “BMS” della batteria al litio. Una particolarità esclusiva di Gys che porta un notevole vantaggio alla durata di vita delle batterie. Nuovo è anche il caricabatteria multifunzioni GysFlash 30.12 PL progettato per ricaricare le batterie 12 V di piombo (gel, AGM, liquido, calcio, etc.) e Litio (LFP04) che dispone di 2 distinti programmi di carica intelligenti: Pb (Piombo), specifico per la carica delle batterie Piombo 12V da 15 Ah a 375 Ah che offre una curva di ricarica specifica in 7 tappe senza sorveglianza, e LFePO4 che è destinato alla carica di batterie Litio-Ferro Fosfato da 7 Ah a 375 Ah e adotta una curva di carica evoluta in 8 step e la tecnologia EBS (Equalizing Battery System) per garantire il perfetto equilibrio delle cellule della batteria. Gys - Il caricabatterie Gysflash 6.12 è concepito per ricaricare le batterie 12V di tutti i tipi di automobili, city car, moto, moto d’acqua e dispone di una curva di carica intelligente in 8 tappe

Gys - il caricabatterie GysFlash 1.12 Lithium (1 A) è specificatamente progettato per ricaricare e mantenere le batterie 12 V Litio-Ferro Fosfato (LiFePO4)

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Mercato]

Il lavaggio auto è affare da professionisti

Per gli italiani, ma non solo 2 italiani su 3 utilizzano esclusivamente impianti professionali per lavare la propria auto. E non stupisce, visto che il lavaggio è considerato come una parte essenziale delle attività di manutenzione del proprio veicolo

In un periodo caratterizzato da grandi cambiamenti in tutti gli ambiti, il legame tra gli italiani e la propria auto continua a mantenersi strettissimo. Stando al Rapporto Censis Michelin 2018 pubblicato lo scorso ottobre, i nostri connazionali continuano a preferire l’automobile per i propri spostamenti. A farlo sono 65 su 100. Non meraviglia, quindi, che siano in molti ad essere disponibili a investire per preservare dall’ingiuria del tempo e dell’uso le caratteristiche estetiche del proprio

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autoveicolo. Si inserisce in questo contesto un dato emerso dall’indagine “2017 European Car Wash Consumer Study” dell’International Carwash Association (ICA) che per la prima volta analizza il mercato Europeo. Lo studio ha preso in esame sei Paesi. Oltre all’Italia, gli altri sono Germania, Francia, Olanda, Svezia e Polonia Una delle conclusioni a cui si arriva leggendolo è che uno degli aspetti nel quale si concretizza questa passione degli italiani è quello del lavaggio auto, che viene considerato


FRANCIA Concentrazione più elevata di consumatori che usano esclusivamente autolavaggi professionali

GERMANIA

ITALIA

OLANDA

SVEZIA

Concentrazione più elevata di consumatori che utilizzano esclusivamente il lavaggio Fai da Te

Concentrazione più elevata di consumatori che utilizzano il lavaggio professionale e anche il Fai da Te

Elevata considerazione del’importanza e della necessità del lavaggio

Bassa considerazione del’importanza e della necessità del lavaggio

Elevata convinzione dei benefici legati all’uso del lavaggio professionale

 

Bassa convinzione dei benefici legati all’uso del lavaggio professionale Un lavaggio sicuro e rispettoso dell’ambiente aumenta la frequenza del lavaggio

POLONIA

 

Più elevata concentrazione di un numero illimitato di aderenti a programmi di lavaggio

Più elevata concentrazione di utenti che hanno ricevuto offerte o comunicazioni on line legate da un autolavaggio

FONTE: “2017 European Car Wash Consumer Study” - International Carwash Association (ICA)

dai più come parte integrante ed essenziale della manutenzione del veicolo e, fatto ancor più interessante per chi opera nel settore dell’autolavaggio, come un’attività per la quale avvalersi di professionisti. Nel 2016 la percentuale degli italiani che ha lavato almeno una volta la propria automobile è stata del 96%. Una cifra che è risultata superiore alla media evidenziata nei sei Paesi analizzati che nel 2016 è stata pari al 90%. Suona come una conferma della fiducia riposta dai nostri connazionali negli impianti di autolavaggio il fatto che 2 italiani su 3 si siano avvalsi esclusivamente dei loro servizi per lavare la propria automobile. Nel nostro Paese il fai da te è molto meno apprezzato che nel resto dei Paesi che compongono il campione analizzato. Solo il 5% degli intervistati ha dichiarato di utilizzarlo

come unico metodo di lavaggio, Una percentuale che si pone nettamente al di sotto del 9% che costituisce la media dei 6 Paesi analizzati da ICA e che è appena di un punto superiore a quella espressa da Germania e Polonia. La preferenza va al lavaggio professionale La propensione ad avvalersi degli impianti di autolavaggio professionale è molto elevata in tutti e sei i Paesi analizzati nel rapporto Ica. In quest’area la percentuale di coloro che hanno dichiarato di usufruire esclusivamente dei servizi degli autolavaggi professionali è del 74%. Tra tutti la Germania è quella che conta la più alta incidenza di consumatori (83%) che si rivolgono esclusivamente a loro per il lavaggio della propria automobile. Il Paese dove si preferisce lavare a casa il proprio veicolo è l’O-

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Mercato]

landa dove questa modalità è l’unica utilizzata dal 21% del campione analizzato. Un’analisi più approfondita del 16% di utenti che hanno dichiarato di lavare la propria automobile sia a casa sia in un autolavaggio ha, ad esempio, permesso di stabilire che la maggior parte pari a una percentuale del 66% - ha riconosciuto di rivolgersi in prevalenza al lavaggio professionale. Questa preferenza è la diretta conseguenza della elevata reputazione di cui gode il lavaggio professionale. L’86% dei consumatori intervistati nei sei Paesi ha dichiarato di apprezzarlo perché risulta meno faticoso del lavaggio domestico, l’85% per il fatto che lavare la propria automobile in un car wash garantisce un risparmio di tempo e l’83% ritiene che sia anche più pratico e comodo e il 66% che garantisce risultati di qualità più elevata. Contribuiscono alla elevata considerazione per l’offerta professionale anche le performance che è in grado di garantire a livello di sicurezza e di sostenibilità ambientale. Oltre la metà del campione analizzato ha rivelato di considerarlo più sicuro (66%). La percentuale di coloro che attribuiscono al lavaggio professionale il pregio di essere più rispettoso dell’ambiente di quello casalingo è del 70%. Molto elevata la percentuale di un 62% di coloro che sono convinti che, rispetto al lavaggio fai da te, quello

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professionale dimostra una maggiore efficacia nel limitare i consumi di acqua. A fronte di tanto entusiasmo, colpisce il fatto che nei sei Paesi considerati ogni consumatore utilizza gli impianti di autolavaggio 10.5 volte l’anno. La tipologia di impianto car wash più utilizzata risulta essere quella Full Service che viene indicata dal 25% degli utenti. Da segnalare che nel rapporto Ica si sostiene che uno dei motivi all’origine dell’apprezzamento per le soluzioni Full Service è la qualità dell’esperienza di utilizzo offerta che viene considerata più emozionante ed accattivante. Tanto che questo segmento di consumatori è quello che si mostra più convinto nell’inserire il lavaggio tra le attività di manutenzione routinaria. Lo fa ben il 79%. Il Paese dove gli impianti Full Service risultano più popolari è l’Italia. La percentuale di chi afferma di utilizzarlo spesso è del 30%. Più o meno il doppio di quella rilevata in Polonia (16%) e in Germania (15%). Il nostro Paese si caratterizza anche per l’elevato indice di apprezzamento per il lavaggio manuale che raccoglie il43% delle preferenze. Per dare un’idea di quanto su questo fronte il nostro Paese appaia muoversi in controtendenza, basta dire che la Polonia che si trova in seconda posizione, si ferma a un 27%. Le preferenze accordati dagli italiani per altre soluzioni di lavaggio sono molto più contenute. Per dare un’idea gli impianti di tipo jet. A loro vanno le preferenze dell’11% dei consumatori italiani intervistati. Meno della metà del 31% della Polonia che è il Paese dove risultano più popolari. Nel delineare questo target di utenti Ica sottolinea che ben l’89% ritiene che siano più comodi rispetto al lavaggio domestico e l’85% che garantiscano anche una maggiore velocità di esecuzione. Non solo, questi sono gli utenti che lavano con maggior frequenza la propria automobile. Il 70% ha dichiarato di farlo almeno una volta ogni due mesi. L’andamento della domanda stimola l’offerta Al riguardo l’ultimo dato disponibile è quello reso noto dall’Osservatorio Autopromotec che si avvale di dati di fonte Cerved. Tra il 2011 e il 2016 l’incremento delle imprese di autolavaggio è stato abbastanza sostenuto e pari al 30,4%. Le 1.597 le nuove imprese aperte in


REGIONI

2011 unità

2016 unità

var.% 2011-20

LAZIO

480

975

103,10%

TRENTINO ALTO ADIGE

31

47

51,60%

VENETO

256

360

40,60%

FRIULI VENEZIA GIULIA

64

86

34,40%

SICILIA

589

780

32,40%

LIGURIA

80

105

31,30%

EMILIA ROMAGNA

312

406

30,10%

UMBRIA

73

94

28,80%

LOMBARDIA

635

811

27,70%

PIEMONTE

375

478

27,50%

TOSCANA

242

308

27,30%

MOLISE

53

64

20,80%

PUGLIA

400

472

18,00%

ABRUZZO

151

173

14,60%

CAMPANIA

700

800

14,30%

CALABRIA

345

385

11,60%

MARCHE

148

163

10,10%

SARDEGNA

198

216

9,10%

VALLE D’AOSTA

13

14

7,70%

BASILICATA

103

108

4,9

FONTE: Elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec su dati Cerved

questo lasso di tempo hanno portato il totale a 6.845 unità dalle 5.248 registrate nel 2011. Come mostra la tabella pubblicata in queste pagine, in testa alla graduatoria delle regioni in crescita negli ultimi sei anni c’è il Lazio (+103,1%), seguito dal Trentino Alto Adige (+51,6%) e dal Veneto (+40,6%). In coda alla graduatoria troviamo invece la Sardegna (+9,1%), la Valle d’Aosta (+7,7%) e la Basilicata (+4,9%). La regione in cui al 2016 è presente il maggior numero di autolavaggi è il Lazio (975), seguito da Lombardia (811), Campania (800) e Sicilia (780). In totale, queste quattro regioni ospitano quasi la metà di tutte le imprese di autolavaggio del Paese. A sostenere la crescita dovrebbe contribuire anche la reattività dimostrata dalle aziende del settore nel mettere a punto soluzioni atte a rispondere alla domanda di economicità, alla crescente sensibilità verso il tema della salvaguardia di una risorsa preziosa come l’acqua e, più in generale, di una riduzione dell’impatto ambientale degli impianti. Infine, va in questa direzione anche la disponibilità a implementare soluzioni volte a garantire la redditività dell’impianto e, anche, a promuovere la fidelizzazione del cliente finale.

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Mercato] La formula lavaggio illimitato è quella che offre maggiori opportunità I comportamenti e gli orientamenti evidenziati dai consumatori portano Ica a individuare nell’incremento della frequenza dei lavaggi e nella formula Lavaggi Illimitati due importanti opportunità che non sono ancora state ben colte. Questa affermazione vale soprattutto per la formula Lavaggi Illimitati. Ica rileva che solo il 21% del campione ha dichiarato che l’autolavaggio di cui si serve gli ha proposto un programma Lavaggi Illimitati. Il fatto che il il 60% di questi clienti abbia deciso di aderirvi porta Ica a sottolineare la necessità che gli impianti si attivino per implementare e proporre questa formula in modo da poter contare su una platea più ampia di clienti e da garantirsi una più elevata redditività, visto che una delle caratteristiche di questa formula è che, nonostante induca il cliente a una frequenza di lavaggio compresa tra 1 e 3 lavaggi

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mensili, il tasso di sottoutilizzo è ancora molto elevato. Gli investimenti in digital marketing aumentano la frequenza di lavaggio Offre molti spunti la parte della ricerca Ica nella quale l’incremento della frequenza di


STRUMENTO

RICEVUTO

UTILIZZATO

Email

47%

29%

Facebook

49%

34%

Sito web

29%

20%

Banner

23%

9%

Motore di ricerca (Google/Yahoo/Bing)

27%

19%

Twitter

27%

16%

WhatsApp

12%

6%

1 volta al mese

30%

26%

Più volte al mese

13%

21%

Una volta a settimana o più

3%

6%

FREQUENZA

FONTE: “2017 European Car Wash Consumer Study” - International Carwash Association (ICA)

lavaggio e la notorietà dell’impianto viene messo in relazione con la qualità e la quantità degli investimenti in digital marketing. Su questo fronte esistono enormi margini di miglioramento per i lavaggisti di tutti e sei i Paesi analizzati. Ica rileva infatti che solo il 15% dei rispondenti ha dichiarato di aver ricevuto una comunicazione o una promozione dal proprio autolavaggio attraverso uno strumento di comunicazione digitale. Analogamente a quanto accade anche in altri mercati, quando vengono portate avanti queste attività di marketing si basano prevalentemente sull’utilizzo dell’email (47) e di Facebook (49%).

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Scenari]

Distributori carburanti: una rete e un mercato in grande trasformazione

Più che la tanto spesso evocata razionalizzazione, negli ultimi anni a rivoluzionare la rete sono stati fattori come il calo della presenza delle Compagnie Petrolifere, il fiorire di impianti indipendenti e la necessità di soddisfare le nuove esigenze derivanti dall’avvento di una mobilità più sostenibile La rete dei distributori carburanti è stata interessata negli ultimi anni da una profonda trasformazione. La tendenza delle compagnie petrolifere a ridurre il proprio impegno, la conseguente crescita degli indipendenti e l’impatto di normative come la Direttiva Defi (Directive Alternative Fuel Initiative) stanno ridisegnando la mappa degli operatori e riformulando il concetto stesso di distributore di carburante. La rete di distribuzione dei carburanti in Italia Stando ai dati elaborati dall’Osservatorio prezzi carburanti del Ministero dello Sviluppo Economico a ottobre 2017 gli impianti registrati erano 20.328. Anche se, negli ultimi anni il loro numero si è ridotto di circa il 10%, questo dato testimonia del permanere di un’anomalia tutta italiana che vede il nostro Paese distinguersi rispetto al resto d’Europa per l’elevato numero di impianti di distribuzione carburante. Un numero a cui hanno certo contribuito la particolare conformazione geografica dell’Italia e la presenza di

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circa 8mila Comuni, che è anche all’origine di particolarità tutte nostrane come, ad esempio, il permanere dei chioschi su marciapiede. Tenendo conto di questo e nonostante il calo del 40% degli ultimi trent’anni, il loro numero appare ancora sovradimensionato rispetto alle effettive necessità. Tanto più se si tiene conto della riduzione progressiva dell’erogato medio, che negli ultimi dieci anni che è stata pari al -20% sulla rete stradale e al -58% sulle autostrade, e che appare destinata a proseguire. La fotografia della rete di distributori carburanti scattata dall’Osservatorio Prezzi Carburanti evidenzia che a ottobre dello scorso anno le pompe colorate erano 15.490 pari a circa i 2/3 del totale, le pompe bianche generiche erano 3.047, le pompe indipendenti con loghi personalizzati 1.695 e gli impianti appartenenti alle insegne della Grande distribuzione Organizzata 96. Il confronto con il 2015 è emblematico della metamorfosi in atto. Tre anni fa gli impianti colorati erano 15.635, le pompe bianche “generiche” senza logo 2.792, le pom-


pe indipendenti con logo personalizzato 1.003 e quelle appartenenti alla Gdo soltanto 59. Il cambiamento è evidente e anche piuttosto importante nei trend ed è caratterizzato dal passaggio da un contesto che vedeva una netta predominanza degli impianti con marchi di compagnie petrolifere all’attuale situazione in cui il 50% del comparto è in mano agli indipendenti, tra grande distribuzione, pompe bianche e privati, e il peso del self service è in costante aumento. A sostenere la diffusione dei self service contribuisce sicuramente il fatto che propongono il carburante a un prezzo che può essere anche di 30 centesimi al litro inferiore rispetto al servito. Per questo motivo il 70% degli italiani, che in questo come in altri settori mostrano di orientare la scelta del punto vendita dove effettuare i propri acquisti avendo il prezzo come parametro guida, li utilizza abitualmente per rifornirsi di carburante. Il dato si riferisce alla media nazionale, ma è indicativo il fatto che in alcune aree del nostro paese questa percentuale sale significativamente fino a raggiungere anche l’85%. La riorganizzazione della rete è figlia di tanti fattori. Il primo è che da qualche anno a questa parte le società petrolifere stanno limitando la loro presenza nella rete distributiva in quanto preferiscono concentrarsi su altri business come l’estrazione o la raffinazione che garantiscono loro una maggiore redditività. Che questa sia la tendenza trova conferma proprio nel dato relativo all’incidenza delle diverse categorie sul totale mercato contenuto nell’Osservatorio prezzi carburanti. Nel giro di un solo anno i 15.490 impianti «colorati» (marchi di compagnie verticalmente integrate) sono calati di due punti percentuale passando dal 78,7 al 76,2%. Un altro elemento che caratterizza la metamorfosi in corso è il peso crescente degli impianti non convenzionati con le compagnie petrolifere. Nel 2007 erano circa 1.200, mentre nel 2017 il loro numero appare letteralmente triplicato, visto che hanno superato i 4.800. Nello stesso periodo è aumentata di circa il 2% anche l’incidenza delle pompe indipendenti con logo personalizzato che nel 2017 rappresentavano l’8,3% del totale impianti esistenti e quasi il 38% del totale delle pompe bianche. Come è noto nel febbraio 2015, prendendo atto della crescente diffusione delle pompe bianche e con l’obiettivo di dare evidenza alle nuove bandiere anche sugli strumenti di consultazione per i consumatori, come ad esem-

Fonte: L’osservatorio Prezzi e Carburanti: i loghi e le reti, Orietta Maizza, Ministero dello Sviluppo Economico

pio il sito e le App, il Ministero dello Sviluppo Economico ha dato facoltà agli indipendenti di personalizzare i loghi delle loro pompe. In un primo momento questa opzione era stata limitata ai soggetti che avessero almeno 15 impianti sul territorio nazionale, ma a partire dal 25 maggio 2015 è stata estesa a tutte le pompe. Tutto questo ha portato a una proliferazione dei marchi - a ottobre 2017 le bandiere censite erano 156 - che è in qualche misura figlia e insieme parte integrante di una rete distributiva che appare per certi aspetti confusa e, ancora una volta, estremamente frammentata. L’analisi del numero di «marchi» per classi di numerosità di impianti dell’Osservatorio prezzi carburante è illuminante. Per ovvi motivi sono state prese in considerazione esclusivamente le pompe colorate, le pompe indipendenti con un proprio logo e quelle che fanno capo alla Gdo. Circa il 25% dei marchi, pari a 40 a ottobre dello scorso anno risultava avere un solo impianto, mentre erano 39 quelli che ne possedevano da 2 a 5. Suonano come una conferma dell’estrema frammentazione della rete facente capo agli indipendenti con proprio logo anche altri due dati: i marchi che avevano oltre mille impianti erano solo 6 e addirittura soltanto 2 quelli che operavano sul territorio con un numero di impianti compreso tra 200 e 300. L’impatto della direttiva Dafi Un altro elemento destinato ad impattare la riorganizzazione del settore è che dal gennaio 2017 è in vigore la direttiva DAFI (Directive Alternative

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Scenari]

Fonte: L’osservatorio Prezzi e Carburanti: i loghi e le reti, Orietta Maizza, Ministero dello Sviluppo Economico

Fuel Initiative) varata nel 2014 dal Parlamento Europeo, La direttiva si propone di ridurre al minimo la dipendenza dal petrolio e di attenuare l’impatto ambientale nel settore dei trasporti e di promuovere lo sviluppo di un mercato ampio di combustibili alternativi per il trasporto, che sono individuati in elettricità, gas naturale e idrogeno. A questo scopo stabilisce quali devono essere i requisiti minimi per la costruzione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, inclusi i punti di ricarica per veicoli elettrici e i punti di rifornimento di gas naturale (GNL e GNC) e idrogeno e fissa le specifiche tecniche comuni per tali punti di ricarica e di rifornimento, e i requisiti concernenti le informazioni agli utenti. Per l’elettricità, attraverso i rispettivi quadri strategici nazionali gli Stati membri garantiscono la creazione, entro il 31 dicembre 2020, di punti di ricarica accessibili al pubblico in modo da assicurare le condizioni atte a consentire ai veicoli elettrici di ricolare negli agglomerati urbani/suburbani e in zone densamente popolate o nelle reti stabilite tra Stati membri. Il numero di tali punti di ricarica deve essere stabilito tenendo conto di vari fattori tra cui, ad esempio, il numero stimato di veicoli elettrici che saranno immatricolati entro la fine del 2020 indicato nei rispettivi quadri strategici nazionali. La direttiva rimanda a non prima del 2025 la creazione di punti di rifornimento di idrogeno, mentre per il gas naturale, la rete di rifornimento per il trasporto marittimo dovrà essere sviluppata per il 2030. Dal punto di vista della riorganizzazione della rete appare rilevante

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quanto prescritto dall’articolo 18 del D.Lgs. 16 dicembre 2016, n. 257 con il quale è stata recepita la Direttiva Dafi. L’articolo stabilisce infatti che, in caso di autorizzazione alla realizzazione di nuovi impianti di distribuzione carburanti o di ristrutturazione totale degli impianti di distribuzione carburanti esistenti, le regioni prevedono l’obbligo di dotarsi di infrastrutture di ricarica elettrica di potenza elevata nonché di rifornimento di GNC o GNL anche in esclusiva modalità self service. Siamo ormai prossimi anche a una scadenza che coinvolge gli impianti di distribuzione di carburanti stradali già esistenti al 31 dicembre 2015, che hanno erogato nel corso del 2015 un quantitativo di benzina e gasolio superiore a 10 milioni di litri e che si trovano nel territorio di una delle province i cui capoluoghi hanno superato il limite delle concentrazioni di PM10 per almeno 2 anni su 6 nel periodo che va dal 2009 al 2014. La legge prevede infatti l’obbligo di presentare entro il 31 dicembre 2018 un progetto per dotarsi di infrastrutture di ricarica elettrica e di distribuzione di GNC o GNL. Infrastrutture che dovranno realizzare entro ventiquattro mesi dalla data di presentazione del progetto stesso. Inoltre, gli impianti di distribuzione carburanti stradali esistenti al 31 dicembre 2017, che erogano nel corso del 2017 un quantitativo di benzina e gasolio superiore a 5 milioni di litri e che si trovano nel territorio di una delle province i cui capoluoghi hanno superato il limite delle emissioni di PM10 per almeno 2 anni su 6 negli anni dal 2009 al 2014, le regioni hanno tempo fino al 31 dicembre 2020 per ottemperare all’obbligo di presentare un progetto per dotarsi di infrastrutture di ricarica elettrica e di distribuzione di GNC o GNL, che come nel caso precedente dovrà essere realizzato entro i successivi 24 mesi. Fonte: L’osservatorio Prezzi e Carburanti: i loghi e le reti, Orietta Maizza, Ministero dello Sviluppo Economico


EVENTI]

Fatturazione elettronica: il punto di Unione Petrolifera Con l’avvio della fatturazione elettronica per la cessione di benzina e gasolio per il trasporto il settore ha fatto da apripista a tutti gli altri per i quali l’obbligo entrerà in vigore a partire dal 1 gennaio 2019. E questo è stato uno dei motivi di interesse del convegno organizzato da Unione Petrolifera a Roma Sono passati ormai tre mesi dal 1 luglio data a partire dalla quale la fatturazione elettronica per la cessione di benzina e gasolio autotrazione è diventata obbligatoria. Un lasso di tempo che Unione Petrolifera ha giudicato sufficiente per provare a fare il punto su quanto fatto e sull’esperienza delle proprie associate in modo da offrire un primo quadro in vista dell’esten-

sione dell’obbligo a tutti gli altri settori (lubrificanti, jet fuel per gli aerei, bunker per le navi, gpl, bitumi…) che prenderà il via dal 1 gennaio 2019. E proprio questo è uno degli obiettivi coi quali UP ha organizzato il convegno “Fatturazione elettronica nei carburanti: da obbligo ad opportunità’” che si è svolto a Roma lo scorso 25 ottobre.

Tratto dalla relazione “La fatturazione elettronica strumento di sviluppo del sistema imprese” presentata da Claudio Rorato, Direttore dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2B del Politecnico di Milano al convegno Fatturazione elettronica nei carburanti: da obbligo ad opportunità’” organizzato da Unione Petrolifera a Roma lo scorso 25 ottobre

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EVENTI]

Tratto dalla relazione “La fatturazione elettronica strumento di sviluppo del sistema imprese” presentata da Eugenio Sbariggia, responsabile dell’Ufficio Normativa tributaria di Unione Petrolifera al convegno “Fatturazione elettronica nei carburanti: da obbligo ad opportunità’” organizzato da Unione Petrolifera a Roma lo scorso 25 ottobre

Nella visione di Unione Petrolifera la fatturazione elettronica rappresenta uno strumento particolarmente importante in quanto si inserisce nel quadro delle misure introdotte dalla Legge di Bilancio per la lotta all’illegalità nel settore petrolifero che viene favorita dalla forte

Tratto dalla relazione “La fatturazione elettronica strumento di sviluppo del sistema imprese” presentata da Eugenio Sbariggia, responsabile dell’Ufficio Normativa tributaria di Unione Petrolifera al convegno “Fatturazione elettronica nei carburanti: da obbligo ad opportunità’” organizzato da Unione Petrolifera a Roma lo scorso 25 ottobre

incidenza della componente fiscale. “La fatturazione elettronica”, ha infatti tenuto a sottolineare il presidente di Unione Petrolifera Claudio Spinaci aprendo il convegno, “insieme

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alle altre misure introdotte con le ultime Leggi di Bilancio (Das Elettronico, corrispettivi telematici, pagamenti tracciati e Gps sulle autobotti) permetterà di tracciare, in termini sia fisici sia finanziari, tutte le cessioni lungo la filiera del carburante, non solo per reprimere, ma soprattutto per prevenire i fenomeni di illegalità”. I dati di fatturazione elettronica sono infatti considerati essenziali ai fini della creazione di un sistema di monitoraggio dei flussi commerciali che in qualche modo contribuisca anche ad agevolare l’analisi di rischio e ad accelerare e semplificare le attività di controllo. In particolare, la e-fattura rientra a pieno titolo, insieme alla digitalizzazione dei documenti di trasporto e corrispettivi e ai pagamenti tracciati, nel novero delle misure che aprono la strada all’acquisizione tempestiva e telematica della documentazione fiscale riducendo i tempi delle verifiche. Sul piano delle attività di contrasto alle frodi questo è un vantaggio fondamentale perché, come ha sottolineato Eugenio Sbariggia, responsabile dell’Ufficio Normativa tributaria di Unione Petrolifera, “tanto più è breve il tempo di reazione degli organi di controllo e tanto più efficace risulta essere la loro azione poiché si riduce il rischio di reiterazione del reato. Nel passato gli autori di frodi fiscali, confidando nella scarsa automazione dell’attività dei sistemi di controllo, hanno avuto modo di replicare ripetutamente comportamenti dolosi”. Anche se si riferiscono a un lasso di tempo relativamente breve, le esperienze maturate in questi tre mesi sono particolarmente rappresentative perché, anche a causa dell’elevata polverizzazione degli operatori, nel segmento benzina e gasolio per autotrazione l’incidenza delle frodi è particolarmente elevata. Come è noto, a seguito di una proroga specificatamente richiesta dei gestori, nel periodo considerato l’obbligo di fatturazione elettronica non ha riguardato la vendita al consumatore soggetto passivo Iva. Il bilancio dei primi tre mesi di attività Stando ai dati diffusi da Unione Petrolifera in occasione del convegno, nel trimestre luglio - settembre di quest’anno complessivamente sono stati venduti quasi 10 miliardi di litri di benzina e gasolio motori per un controvalore di oltre 15 miliardi di euro. L’importo complessi-


Le risorse investite dal settore Cinque milioni di euro Questa la cifra investita dalle aziende associate Unione Petrolifera nei sei mesi intercorsi tra il dicembre 2017, mese in cui è stata emanata la norma, e il 1 luglio 2018 che è la data dell’entrata in vigore dell’obbligo. Nella fase preparatoria e anche nei primi mesi di avvio le aziende hanno dovuto prevedere del personale dedicato specificatamente alla fatturazione elettronica. vo delle e-fatture emesse dall’intera filiera è, però, più elevato e viene stimato essere pari a oltre 25 miliardi di euro. Durante il convegno Unione petrolifera ha tenuto a sottolineare che, anche se come già detto, nel trimestre considerato i punti vendita erano esclusi dall’obbligo di fatturazione elettronica, circa 5mila impianti con i marchi delle sue aziende associate - pari a circa il 30% del totale - hanno deciso di anticipare la data del 1 gennaio e hanno comunque cominciato a rendere disponibile la e-fattura ai clienti che ne facevano richiesta, pur essendo esclusi dall’obbligo. In fase di avvio dell’e-fatturazione sono state riscontrate alcune difficoltà tecniche, che hanno ad esempio riguardato l’emissione di fatture in valuta o la gestione dei contratti di netting per i quali le compagnie petrolifere emettono fatture in nome e per conto del gestore del punto vendita che è il cendente. Queste difficoltà, però sono state rapidamente superate anche grazie alla stretta collaborazione con l’Agenzia delle Entrate. Come ha riconosciuto lo stesso Presidente di Unione Petrolifera è ancora presto per cogliere appieno i benefici in termini di efficienza e anche per valutare l’efficacia nella lotta all’illegalità, Nel primo caso, ha spiegato Spinaci, “bisognerà attendere che il sistema di fatturazione elettronica sia esteso a tutti i prodotti e a tutti i clienti professionali eliminando la necessità di mantenere attive entrambe le modalità, cartacea e digitale”. Sul fronte lotta all’illegalità Spinaci è convinto che “occorrerà sfruttare tutte le potenzialità del nuovo sistema che permetterà di potenziare iprocessi di controllo e di focalizzare, con appositi alert, l’attenzione sui soggetti più a rischio e sulle liquidazioni dell’Iva. La fatturazione elettronica dovrà quindi dialogare con gli altri strumenti per poter chiudere il “cerchio dei controlli”.

La e-fattura come opportunità per le aziende Il compito di fare il punto sulla fatturazione elettronica come momento organizzativo e come opportunità per le aziende sottoposte all’obbligo è spettato a Claudio Rorato, Direttore dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b del Politecnico di Milano. Nel suo intervento Rorato si è infatti concentrato sulle positive ricadute che essa può avere a livello di organizzazione interna. Affinché questo avvenga occorre però che le organizzazioni spostino il focus dall’adempimento fiscale ai processi interni e di relazione. “Digitalizzare interi processi lavorativi”, ha spiegato Rorato, “può portare benefici monetizzabili, che oscillano tra i 25 euro fino ai 65 euro per ogni ciclo, ben superiori a quelli ottenibili con la sola dematerializzazione di un documento”. A livello di processi interni, la fatturazione elettronica può, ad esempio, contribuire a rendere più efficienti i processi interni e anche a garantire un più puntuale controllo della marginalità aziendale. La lettura e la lavorazione incrociata delle informazioni contenute nel ‘corpo della fattura resa possibile dall’utilizzo di specifici applicativi aprirà la strada allo sviluppo di nuovi servizi per i clienti per migliorare, e faciliterà le attività di benchmark sulla competitività aziendale. Inoltre, attraverso la condivisione di più documenti in formato elettronico elaborabile (specifiche di prodotto, collaudi di prodotto, ordini, conferme d’ordine, documenti di trasporto, fatture) la collaborazione (elettronica) all’interno della supply chain fa un importante salto di qualità grazie alla velocità/qualità delle informazioni scambiate e impatta positivamente i processi decisionali tra i soggetti (fornitori, clienti, vettori, canali di distribuzione, …). “L’interconnessione migliorerà anche la fidelizzazione complessiva”, ha affermato al riguardo Rorato.

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Scenari]

E-Mobility Report

ecco i numeri dell’auto elettrica in Italia

I dati relativi al primo semestre dell’anno testimoniano che anche nel nostro paese questo settore sta cominciando ad evidenziare un crescente fermento. Lo si evince dall’E-Mobility Report 2018 presentato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano lo scorso settembre. Nel primo semestre di quest’anno sono state immatricolate 4.129 auto elettriche, un numero quasi pari a quello relativo all’intero 2017, quando ne furono vendute 4.827. L’incremento rispetto al pari periodo del 2017 è stato dell’87% ed evidenzia un’importante accelerazione rispetto allo scorso anno che pure vide il numero di auto elettriche vendute in Italia aumentare del +71% rispetto al 2016. Questi dati sono contenuti nell’E-Mobility Report 2018 presentato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano lo scorso settembre. Nel Rap-

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porto si osserva che, se da un lato, è innegabile che quelli appena citati sono numeri ancora piccoli che non riescono a portare l’Italia al pari con quanto sta accadendo in altri Paesi Europei, dall’altro essi sono emblematici di una tendenza che è all’origine della sensazione - secondo quanto si legge nel Rapporto - “diffusa e unanime negli operatori del settore che la mobilità elettrica sia tutt’altro che una moda elitaria per appassionati di sostenibilità e tecnologia” e che “nel complesso la mobilità elettrica stia diventando anche da noi una componente fondamentale del modo di vedere i trasporti del


futuro”, come ha commentato Vittorio Chiesa, Direttore dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano. Complessivamente i veicoli elettrici venduti in Italia nel 2017 non superano lo 0,24% del parco auto “nostrano” e portano il totale delle auto elettriche a poco meno di 13mila unità. Indicativo anche il fatto che delle 4.827 auto immatricolate lo scorso anno, 1.964 sono Full-electric (+40% rispetto al 2016). Le restanti 2.863 sono auto “plug in” (veicoli con la possibilità di ricarica associata ad un motore tradizionale) che hanno visto le loro vendite aumentare del 150% e che per la prima volta hanno superato le BEV (Veicoli Elettrici a Batteria). “Nell’ultimo anno il settore ha registrato una crescita significativa sia dal punto di vista dei volumi di vendite sia da quello infrastrutturale” ha proseguito Vittorio Chiesa, osservando che “come numeri assoluti siamo ancora lontani dai paesi più avanzati a livello europeo e globale. Le difficoltà da superare sono molte, come il costo ancora elevato dell’auto elettrica e una infrastruttura di ricarica che gli stessi utilizzatori considerano insufficiente e non ancora adatta ad

abilitare un utilizzo smart dell’auto elettrica”. L’aumento delle immatricolazioni è accompagnato anche da un’inversione di tendenza nel trend delle infrastrutture di ricarica che dopo alcuni anni di sostanziale stabilità evidenzia un incremento. A fine 2017 erano circa 2.750 i punti di ricarica pubblici (+750 sul 2016), di cui il 16% (443) high power, e circa 1.300 colonnine. Una delle criticità dell’infrastruttura di ricarica oggi esistente è che appare molto sbilanciata sul piano della distribuzione geografica, con il Sud che evidenzia le carenze più importanti e

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Scenari] Lo scenario mondiale ed europeo

In tema di E-mobility l’Italia continua ad evidenziare un forte divario rispetto ai Paesi più avanzati. Restando in Europa il nostro Paese nel 2017 ha pesato per meno del 2% nel mercato dei veicoli elettrici a fronte del 13% del totale delle immatricolazioni. Nel 2017 le auto elettriche vendute nel mondo sono state pari a 1,2 milioni di esemplari. Rispetto al 2016 l’incremento è stato del 57%. Le previsioni per il 2018 sono di arrivare a quasi 2 milioni. Il mercato più grande del mondo è quello della Cina dove lo scorso anno sono state vendute circa 580 mila auto elettriche (+72%) rispetto al 2016. In seconda posizione in quanto a dimensione del mercato troviamo l’Europa con quasi 290mila unità vendute e un tasso di crescita del 39% rispetto al 2016. Seguono gli Stati Uniti con 200mila auto vendute (+27%). Il primo mercato europeo è la Norvegia. I 62mila veicoli venduti lo scorso anno le garantiscono la terza posizione, dopo Cina e Usa per numero di immatricolazioni e, fatto ancora più rilevante, rappresentano ben il 39% del totale auto vendute all’interno del Paese. In seconda posizione troviamo la Germania che, però nel 2017 ha visto le immatricolazioni aumentare del 117% fino a toccare quota 55 mila. Seguono la Gran Bretagna (47mila immatricolazioni, in crescita del 47%) e la Francia (37mila con un +26%). Questi quattro Paesi da soli totalizzano ben il 70% del totale europeo.

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il Nord e il Centro caratterizzato da differenze anche importanti tra regione e regione. Il numero di punti di ricarica pubblici esistenti nel nostro Paese è compreso tra il 10% e il 20% delle altre nazioni. Una caratteristica che risulta ancora più significativa se si considera l’infrastruttura di ricarica in DC (corrente continua), che oggi rappresenta circa il 10% dei punti di ricarica complessivi, localizzati per quasi due terzi al Nord (63%), poco più di un quarto al Centro (28%) e meno di un decimo al Sud e Isole (9%). La maggior parte dei punti di ricarica (circa il 50%) si trova in ambito urbano ed è collocato su strada o in parcheggi pubblici. Il dato è in linea con la diffusione dei veicoli elettrici che è più elevato proprio nelle città. Il 45% delle installazioni è localizzata nei punti di interesse (45%), mentre solo il 5% si trova fuori dalle città, anche se la minore diffusione è compensata dalla maggiore velocità di ricarica. Le principali barriere all’acquisto Il Rapporto ha indagato anche le principali barriere all’acquisto presso coloro che si dichiarano potenzialmente interessati a comprare un’auto elettrica. Tre potenziali acquirenti su quattro ritengono il costo delle vetture ancora troppo elevato. La rete di ricarica pubblica è considerata adeguata solo dal 10% del campione, contro il 30% che la ritiene all’altezza solo in parte e il 60% che pensa non lo sia affatto. Infine, il 22% del campione indagato chiama in causa l’autonomia limitata. Contrariamente a quanto ci si potrebbe attendere, però, il prezzo è solamente il quarto fattore per importanza tra quelli riportati come rilevanti nella percezione di chi già utilizza un’auto elettrica. Quelli che riscuotono il maggior interesse sono l’affidabilità intesa come il fatto che le infrastrutture esistenti siano effettivamente funzionanti e la capillarità della rete di ricarica: oltre il 50% del campione ha assegnato il punteggio massimo a questi due fattori. Di minore interesse la possibilità di prenotazione e l’esistenza di una app. Nonostante la metà del campione ritenga i prezzi attuali troppo alti, il 70% sarebbe disposto a pagare di più se la ricarica fosse più veloce. Il Rapporto ha affrontato anche il tema del differenziale di costo di acquisto e di Total Cost of Ownership (i costi in cui incorre un mezzo di trasporto lungo la vita utile) esistente tra un’auto elettrica e una tradizionale. “Bisogna tuttavia considerare che i veicoli elettrici forniscono


Il ruolo degli incentivi L’analisi dei costi introduce il tema degli incentivi e della loro capacità di guidare, o almeno favorire, il rinnovamento del parco auto circo-

locale. Di solito prevedono non tanto incentivi diretti all’acquisto, quanto piuttosto una riduzione dei costi di circolazione dei veicoli, come l’esenzione completa dal pagamento del bollo nei primi cinque anni o anche, come nel caso della Lombardia, per tutta la durata della vita utile dell’auto. Le altre più ricorrenti forme di incentivazione riguardano l’accesso gratuito alle ZTL e la possibilità di parcheggiare gratuitamente nelle zone a pagamento. Non è un caso che i Paesi europei più rilevanti in termini di immatricolazioni di veicoli elettrici siano accomunati dall’adozione di incentivi, diretti sia all’acquisto sia all’uso e alla circolazione. In Norvegia, ad esempio, sono previsti incentivi diretti (riduzione del 25% dell’IVA al momento dell’acquisto) e indiretti (accesso gratuito o a prezzo agevolato a parcheggi, traghetti etc) e viene applicato un sistema di imposte che penalizza i veicoli più inquinanti. Tra gli elementi che stanno consentendo alla Germania di

lante. Nel Rapporto si osserva che difficilmente una nuova tecnologia riesce ad essere competitiva con quelle preesistenti nelle fasi iniziali e che gli incentivi, quando sono ben dimensionati, possono rappresentare un importante strumento di accompagnamento verso la competizione di mercato. Una delle ragioni che possono spiegare il diverso andamento delle vendite delle auto elettriche in Italia rispetto all’estero è proprio la mancanza di meccanismi di incentivazione. Dopo la fine degli incentivi statali diretti per l’acquisto di veicoli elettrici in vigore nel 2013 e nel 2014 - che prevedevano fino a 5mila euro di incentivi diretti all’acquisto - le uniche misure di sostegno rimaste sono decise a livello

recuperare il ritardo iniziale figura certamente un incentivo diretto all’acquisto pari a 4mila euro per un BEV e a 3mila per un PHEV oltre all’esenzione per 10 anni dal pagamento della tassa di circolazione. La Francia incentiva direttamente l’acquisto di un veicolo elettrico con 6mila euro e riconosce altri a 4mila euro per un BEV e a 2.500 per un PHEV comprati in sostituzione di un diesel vecchio di almeno 11 anni. La Gran Bretagna offre un incentivo diretto pari al 35% del prezzo di acquisto (per un massimo di 4.500 sterline, circa 5.100 euro, nel caso di un BEV e di circa 2.500 sterline (2.800 euro) per un PHEV) e riconosce anche una riduzione delle tasse annuali.

allestimenti superiori rispetto ai modelli base di quelli tradizionali “, ha sottolineato al riguardo Vittorio Chiesa. “In secondo luogo, un’auto elettrica comporta nel lungo periodo costi inferiori rispetto a quelle a combustione interna, legati a una minore usura dei componenti, a una spesa generalmente più bassa per il rifornimento e a riduzioni sulle imposte di possesso e circolazione”. L’analisi ha evidenziato che le auto elettriche sono maggiormente economiche, anche se ad oggi risulta pienamente competitivo solamente il caso in cui l’acquisto sia incentivato. Diverso il discorso per le flotte aziendali, potenzialmente già competitive, benché vi siano anche altre alimentazioni convenienti (ad esempio le ibride non plug in).

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Arexons: guarnizione siliconica grigia “seal grey gasket” Seal Grey Gasket è perfetta per la sigillatura in ambito automotive - comprese le auto di nuova generazione per i sistemi idraulici e dei radiatori e per l’ambito industriale, grazie all’ottima resistenza ad alte temperature (fino a +250°) e pressioni. Si tratta di una guarnizione siliconica RTV a reticolazione ossimica altamente adesiva che riempie i microspazi dovuti alle non perfette planarità e permette di sostituire tutti i tipi di guarnizioni preformate. Per questo è ideale per le applicazioni che richiedono flessibilità e adesione anche su materiali con differente dilatazione termica, adatta anche alla sigillatura e incollaggio duraturi di parti esterne, come fanaleria, e per la sigillatura di componenti elettronici e isolamento di contatti. Seal Grey Gasket è progettata per reticolare velocemente senza perdere volume e non è corrosiva: indicata per superfici in alluminio, acciaio, polyamide, PET, policarbonato, poliestere, vetro, ceramica. È resistente ai lubrificanti minerali e sintetici ed è Meko Free.

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Magigas: Twister Evo II Twister Evo II è l’additivo di nuova generazione acceleratore di combustione specifico per Moto e Scooter 2T e 4T. L’alto potere ottanico e l’abbattimento delle temperature di esercizio, abbinati ad una forte percentuale di ossigeno, rendono il mix benzina / Twister Evo. II insuperabile regalando rapide accelerazioni e, al contempo, una adeguata lubrificazione. La protezione è garantita dalla presenza di additivi capaci di resistere a carichi elevati, carichi che normalmente si registrano nelle sedi valvole e nelle altre zone della camera di scoppio soggette a importanti sollecitazioni. Questo additivo evita i problemi che talvolta insorgono all’avviamento, soprattutto nelle partenze a freddo e, con il suo utilizzo, tutti i residui formatisi nel sistema di iniezione vengono immediatamente sciolti. Per contro, il suo uso regolare previene i tanti piccoli o grandi guai ai quali il propulsore va incontro con il passare dei km impedendo, totalmente, la formazione di residui nell’impianto di alimentazione, qualsiasi incrostazione all’interno della camera di combustione o la corrosione in tutte le parti del motore che ne sono soggette. Uno dei vantaggi legati all’utilizzo regolare di questo additivo è che favorisce l’abbattimento delle opacità dei gas di scarico on ottimi risultati in sede di revisione. In vendita in flaconi da ½ litro.


Ciellegi: le soluzioni per il car care L’azienda specializzata nella produzione di detergenti professionali propone una gamma dedicata alla cura dell’auto. La Linea Lucida Gomme e Fascioni articolata nel nero gomme superconcentrato Nerone, nel nerogomme concentrato Black Lux, nel lucida fascioni idrorepellente Auto Lux AC 07 e nel nero gomme super concentrato ad alta diluibilità Nerò. Si compone di due prodotti la Linea Lavacerchi: Legalux, un detergente acido con un elevato potere detergente, decapante e disossidante, specifico per la pulizia di cisterne in acciaio-inox, sponde in alluminio, vagoni ferroviari, parti in acciaio inox e cerchi in lega, e Lavacerchi, un detergente super concentrato specifico per la pulizia profonda di: cerchi in lega, metallo e copricerchi in plastica. Infine, ecco la Linea Lavaesterni che trova i propri prodotti di punta in Ultralux, Terry, Ultralux Box e B300. Si tratta di monocomponenti super concentrati appositamente formulati per il prelavaggio in impianti automatici e manuali di vetture, autocarri, teloni, autobus, barche, cisterne, ecc. che, grazie alla loro particolare efficacia, rimuovono lo sporco più tenace dalle superfici senza dover spugnare o spazzolare e permettono di lavorare in sicurezza e di lasciare le carrozzerie protette e super brillanti.

Tit Europe: Velox Care Velox Care nasce come risposta alle esigenze create dalla presenza di acqua molto calcarea. Infatti, questo asciugatore brillantante per la cura rapida si caratterizza proprio per la speciale formula anticalcare. Rimuove senza fatica le macchie d’acqua più difficili ed è ideale per rinnovare la vernice e la cura di mantenimento dopo un lavaggio. Elimina le incrostazioni minori e lascia un’intensa brillantezza senza striature. Ottimo effetto beading.

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Dalle aziende]

Dac: Maranello, una linea completa per la cura dell’auto L’azienda di Viadana in provincia di Mantova presenta la gamma di prodotti per gli accessori auto del marchio Maranello Made in Red di cui è licenziataria e distributore unico ed ufficiale per tutto il mercato Europeo. Grazie alla formulazione con una miscela selezionata di tensioattivi e cere purissime, lo shampoo con cera autoasciugante pulisce rapidamente, protegge e lucida la carrozzeria per una finitura perfetta senza graffi ed è ideale per lavare, lucidare e asciugare la carrozzeria dell’auto in un’unica applicazione. La linea comprende anche Lucida Gomme, un liquido rinnovante per pneumatici che mantiene l’elasticità originale della gomma lasciando una finitura lucida e omogenea. Rappresenta la soluzione ideale per pulire e rinnovare il cruscotto e le superfici plastiche all’interno della vettura Lucida Cruscotti, un prodotto a base di sostanze lucidanti e protettive disciolte in acqua. Può essere utilizzato anche per i motocicli Lava Motori, un detergente studiato appositamente per il lavaggio esterno di tutti i motori e vani motore. Infine, tra gli altri detergenti che compongono la gamma si segnala Pulicerchi, un prodotto pronto all’uso indicato per ogni tipo di cerchio in lega e acciaio che elimina i residui oleosi e di catrame, fango e particolato derivante dall’usura delle pastiglie dei freni.

Eurodet: Evolution 2 e Pneurav Extra La gamma di prodotti per la pulizia e la cura di auto, moto e mezzi pesanti si arricchisce di due interessanti novità. La prima è Evolution 2, una cera biodegradabile priva di oli minerali indicata per impianti di lavaggio ad alta velocità. Il prodotto si distribuisce sulla vettura provocando la rottura dello strato d’acqua e lasciando la vernice asciutta e brillante. Con l’utilizzo di Evolution 2 si preserva la vernice dalle ossidazioni e i lavaggi successivi sono facilitati. La seconda novità è Pneurav Extra, il nero gomme concentrato e non appiccicoso che asciuga da sé da usare per ravvivare e lucidare i pneumatici. Evita le screpolature ed aumenta la durata della gomma ed è adatto anche per impianti automatici. Viene prodotto con glicerina e glucosio derivati dal mais.

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Favagrossa: soddisfazioni per i riscontri avuti a Francoforte Ad Automechanika l’azienda ha proposto numerose novità. Tra queste la linea “Tunnel Systems” specificatamente dedicata ai tunnel di autolavaggio e pensata per coprire ogni singola fase dal prelavaggio all’asciugatura. Presenta sistemi personalizzati Kamm lavaruote/ lavafiancate ed apposite cortine Mitter per la fase di prelavaggio, innovative spazzole in microfibra F-Ace Carlite Profile (sagomate su misura) per la fase di lavaggio vera e propria, spazzole Drytex per la fase di asciugatura e lucidatura dell’auto ed infine sistemi Tire Shiner per la rifinitura automatica degli pneumatici all’uscita dell’autolavaggio. Molto apprezzati anche i nuovissimi dischi lavaruote Twister che, grazie alla speciale inclinazione delle setole ed al design brevettato a fibre differenziate, assicurano un lavaggio decisamente più profondo ed efficace tra le razze dei cerchioni, garantendo risultati ottimali anche sullo sporco più ostinato. Per quanto riguarda i lavaggi industriali l’zienda ha presentato la fibra Favafil che, oltre ad un’estrema forza pulente, una lunga durata ed una maggiore affidabilità, assicura una delicatezza di lavaggio impensabile con altri tipi di spazzole tradizionali. Infine, è stata presentata anche la nuova linea di prodotti chimici dedicati alla pulizia, alla cura e alla manutenzione periodica delle spazzole, per massimizzarne la resa e la durata nel tempo e garantire risultati di lavaggio sempre al top.

Frescura: Waterless, Oxy e Polylux

Waterless è il primo detergente lucidante senza acqua. Pronto all’uso, con un’unica applicazione garantisce contemporaneamente azione detergente, effetto lucidante e rispetto dell’ambiente. Appositamente studiato per una applicazione a secco, è idoneo per l’utilizzo sia all’aperto sia in spazi chiusi, anche non attrezzati, e non richiede l’impiego di attrezzature specifiche. Oxy, invece, è un detergente a PH neutro che garantisce la decontaminazione da ruggine e ossido delle parti trattate. La presenza della nano particella C27, lo rende ottimo per la pulizia di tutte le tipologie di superfici e consente la veloce ed efficace rimozione in sicurezza, di ruggine e sporco dai materiali. La variazione cromatica da rosa a viola intenso permette di valutarne l’efficacia di azione del prodotto in fase di applicazione. Infine, con Polylux l’azienda presenta un trattamento schiumogeno lucidante per lavaggio con lancia schiuma e per impianti automatici provvisti di arco polish. L’esclusiva formulazione basata sulle più innovative nanotecnologie crea un film protettivo semipermanente che protegge carrozzeria e parti in plastica dagli agenti atmosferici e dai raggi UV. Grazie alla presenza della nano particella N42, i micropori della vernice vengono saturati, rendendo la superficie omogenea e straordinariamente brillante. L’effetto della rottura dell’acqua sulla carrozzeria, è dimostrazione visiva delle proprietà lucidanti di Polilux.

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Ma-Fra: Cristalbel e Cristalbel Artic Resistono anche alle temperature più rigide i liquidi lavavetri Cristalbel e Cristalbel Artic. Il primo è la soluzione ideale per detergere i vetri dell’auto, perché, grazie alla sua speciale formulazione, oltre ad assicurare una perfetta pulizia, elimina completamente i fastidiosi saltellamenti delle spazzole tergicristallo e i rumori che producono a contatto con il vetro. Inoltre, elimina smog e insetti senza lasciare strisce e aloni e la sua azione anticalcare mantiene pulito il circuito lavavetri, eliminando qualsiasi incrostazione e prevenendone la formazione. Cristalbel può essere utilizzato puro con temperature esterne di -20°C, diluito 1:1 con temperature esterne di -10°C e 1:3 in presenza di temperature fino a -5°C. La soluzione per i climi ancora più rigidi è Cristalbel Artic, che resiste fino a -70°C e può essere utilizzato anche come deghiacciante istantaneo, per rimuovere neve e ghiaccio da parabrezza e lunotto. Entrambi durante l’utilizzo all’interno dell’abitacolo un gradevole profumo e non vanno a intaccare eventuali trattamenti Anti-Rain applicati sul vetro.

Osram: lampade Night Breaker L’azienda incrementa l’intensità e il fascio luminoso dell’illuminazione auto con gli upgrade tecnici delle lampade Night Breaker Laser e Xenarc Night Breaker Laser. Grazie alla luminosità superiore alla media, queste potenti lampade illuminano molto meglio la strada, permettendo al conducente di vedere ed evitare in anticipo pericoli, ostacoli e gli altri utenti della strada. Con una luminosità fino al 200% superiore ai requisiti minimi legali, la lampada Xenarc Night Breaker Laser è la più performante della gamma Osram allo xeno. Questo prodotto vanta una distribuzione ottimizzata della luce, con il 20% di luce più bianca e un fascio luminoso fino a 250 metri di profondità. La Xenarc Night Breaker Laser è disponibile nelle versioni D1S, D2S, D3S, D4S. Per realizzare la nuova generazione di Night Breaker Laser, la versione alogena della Xenarc Night Breaker Laser, è stata utilizzata la tecnologia ad ablazione laser. Questa lampada, caratterizzata da una luminosità del 150% superiore ai requisiti minimi legali, è disponibile nelle versioni. H1, H3, H4, H7, H8, H11, HB3, HB4.

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