L'Amore incondizionato - Carla DIANI

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L’AMORE INCONDIZIONATO COME ACCEDERE ALL’AMORE INCONDIZIONATO In Un Approccio Empirico

CARLA DIANI

LUMH Libera Università di Studi Psicologici Empirici M H FAIP Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia


1-0 L’AMORE INCONDIZIONAT0 L’amore incondizionato1* è il sentimento che l’uomo è in grado di provare o ancora meglio è quella condizione che l’uomo è in grado di sperimentare quando la sua mente, le sue emozioni sono libere da tutte le sovrastrutture e i condizionamenti che la famiglia, la società e l’individuo stesso hanno costruito. Quando si vive nel qui e ora, quando la serenità, la felicità, non vengono dall’esterno ma da dentro di noi, quando quello che proviamo scaturisce dal nostro sé dalla nostra parte più profonda della nostra anima. La tendenza naturale dell’uomo è quella di esplorare la vita, di goderne; noi siamo sintonizzati sull’amore, l’istinto di avere rapporti con gli altri e di amarli è primordiale. L’amore incondizionato è alla base di ogni moto universale, è un catalizzatore che permea ogni singolo momento della nostra esistenza dalla nascita alla morte. “Ho amato

e “Sono stato amato” è ciò che ci chiederemo gli ultimi

attimi della nostra vita ed è quello che darà un valore alla nostra vita. L’amore incondizionato

presuppone un’anima in pace vale a dire una

condizione di equilibrio interiore, uno stato autentico e quindi una qualità naturale e non alterata dell’essere. Solo in questa condizione si accede ad ogni sfumatura della gamma espressiva delle emozioni senza la prevalenza di uno stato emotivo particolare. Si potrà sperimentare attraverso il proprio sentire la rabbia, la paura, ma anche tutte le strategie dell’amore e che fanno giungere alla gioia di vivere.

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* I termini ”amore incondizionato” e “amore” sono usati in modo equivalente perché amore può essere chiamato solo quel sentimento che non pone condizioni e fluisce indipendentemente dalle condizioni in cui si trova l’oggetto d’amore. Tende inoltre alla funzionalità della situazione, vale a dire al bene dell’amato ed è sempre libero da esigenze e manipolazioni.

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Questa condizione originaria di equilibrio è possibile se l’essere dai primissimi anni di vita, compreso il periodo di gestazione nel ventre materno, sperimenta un ambiente armonioso, in caso contrario l’anima perde la sua naturale connessione con l’amore incondizionato perché gli squilibri si interpongono e sbarrano la via ad una naturale condizione di armonia. Il sistema personale dell’individuo si è allontanato dal sistema empirico cioè da un essere oggettivo che comprende la luce e l’ombra, il bene e il male, che va al di là delle convinzioni personali, che ha le sue regole, contiene diritti e obblighi, risponde al principio di causa-effetto, ha come fine la funzionalità e tende ad uno stato di eccellenza che è un tutt’uno con l’amore. E’ comunque possibile sperimentare l’amore incondizionato se intraprendiamo un percorso di pulizia profonda, ristrutturazione, evoluzione personale. Un processo mentale-emotivo-spirituale su di sé che porti ad una conoscenza non solo cerebrale, ma che coinvolga soprattutto il sentire del modo in cui funzionano gli esseri umani e consenta di divenire anzi di ritornare persone in equilibrio in uno stato interiore armonico, in pace con se stesse e con ciò che le circonda per accedere a una serenità naturale a prescindere dalle circostanze esterne. Essere in questo equilibrio permette di sintonizzarsi con l’amore sperimentando pienezza e senso d’appagamento in uno stato luminoso e fluttuante.

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CARATTERISTICHE

CHE

NON

APPARTENGONO

ALL’AMORE INCONDIZIONATO

A - Senso di colpa Il senso di colpa è sentirsi a disagio a causa di un atto che infrange il proprio sistema di valori, per aver ferito una persona o essere venuti meno a un patto o a una legge. Il senso di colpa riguarda il comportamento: vuol dire sentirsi male per ciò che si è fatto, oppure per ciò che si è omesso di fare, ma che andava fatto. Come la maggior parte delle emozioni, anche il senso di colpa, entro un certo limite, può essere utile per guidarci nei rapporti con noi stessi e con gli altri, segnalandoci

che

la

nostra

coscienza

è

funzionante

e

rappresenta

un’opportunità per poter crescere ed evolversi, un compagno di strada fedele ed inevitabile. Buona parte di questo senso di colpa positivo e funzionale arriva all’uomo quando, diventando adulto, perde l’innocenza del fanciullo e abbandona prima idealmente poi spesso anche materialmente il nido famigliare. Chi non prova mai senso di colpa o rimorso, non ha effettuato questo distacco o ha sicuramente problemi ad un livello profondo. Quando è utile e costruttivo, il senso di colpa viene definito “sano”; lo utilizziamo per vivere in società, per risolvere conflitti interpersonali, per correggere i nostri errori, per migliorare i nostri rapporti. Quando invece insidia la nostra serenità d’animo fino a compromettere le nostre relazioni, si definisce “malsano”. Il sano senso di colpa si trasforma passando per vari livelli in rimorso, rimpianto o rammarico, si insinua nel nostro percepire gli eventi, altera lo stato emotivo ed obbliga le nostre azioni.

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E’ facile capire come in una situazione di questo tipo sia ben difficile provare per il prossimo qualcosa che assomigli a un interscambio, a un donarsi libero e consapevole. Non appartiene all’amore tutto quello che facciamo perché dobbiamo farlo, perché sentiamo di avere un obbligo, una colpa. Quando avvertiamo il senso di colpa compare sempre il demerito che attiva la sensazione della perdita dell’amore. Questa inquietante condizione oltre a non lasciarci esprimere liberamente crea anche il fenomeno del subappalto. Il senso di avvilimento, di fallimento, di non adeguatezza è troppo doloroso e porta l’essere a spostare la colpa al proprio esterno attribuendola a un motivo ad di fuori di sé. Per uscire indenni da situazioni che richiederebbero una precisa presa di coscienza si attribuisce agli altri, agli eventi la colpa sottraendosi dalla possibilità di vedere le cause reali e negandosi l’opportunità d’affrontare le proprie responsabilità.

B - Vergogna La vergogna è quel senso di disagio o sofferenza che proviamo nel renderci conto che una parte di noi è difettosa, cattiva, incompleta, inadeguata o fallimentare. Entro certi limiti tutti proviamo vergogna, è un sentimento universale tra gli esseri umani, ma quando supera certe soglie tenderà ad accumularsi fino ad arrivare a livelli a volte invalidanti. Oltre a farci sentire difettosi e inadeguati, la vergogna ci fa credere d’essere trasparenti agli occhi degli altri alimentando la paura che tutti possano vedere i nostri difetti oltre la facciata. La vergogna nasce quasi sempre dai messaggi che figure di riferimento significative ci hanno trasmesso in tenera età facendoci credere che noi, le

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nostre emozioni i nostri bisogni non fossero accettabili. Succede così che ci identifichiamo nei giudizi negativi che hanno dato di noi alte persone, a loro volta perse nei propri disagi, e fornite per leggere la vita di parametri distorti. Avvenuta l’identificazione ci avviciniamo a dinamiche d’ombra, escludiamo questa parte che non ci piace relegandola nel nostro inconscio e operando con questo processo un suo consolidamento. Importante è riconoscere e elaborare la vergogna per non mascherarla sotto altre

emozioni

quali

rabbia,

perfezionismo,

controllo,

isolamento,

comportamenti compulsivi. La vergogna non risolta porta a gravi disagi che non permettono di provare accettazione per se stessi e per gli altri, caratteristica peculiare dell’amore.

C - Bisogno Per il bambino soddisfare i propri bisogni è la prima esigenza per garantirsi la sopravivenza e poi uno sviluppo psico-fisico adeguato. Per l’uomo adulto invece, entrare nello schema dei bisogni è una modalità non naturale che lo pone sempre in uno stato di richiesta o in una posizione di difesa, dove riversa le sue problematiche irrisolte sugli altri e cerca di compensare i suoi vuoti servendosi del prossimo. L’individuo entra nel ruolo della vittima, incolpando gli altri delle proprie mancanze subendo la vita in posizione passiva o diversamente entra nel ruolo di carnefice affrontando la vita con aggressività concentrandosi sulle strategie di vendetta. Questi due ruoli, spesso assunti entrambi e alternativamente dalla persona, comportano un porsi nella vita come colui che prende senza riserve sfociando in un forte egoismo e portando un forte sbilanciamento.

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In seguito il soggetto perde la cognizione di cosa ha generato tali strategie e questo lo porta a sottrarsi alle proprie responsabilità: inizia ad attribuire colpe all’esterno e a parlare di destino e/o sfortuna. Tutto questo porta molto lontano da un’ armonia personale e da buoni rapporti interpersonali qualità che non possono prescindere da una buona armonia tra il dare e il ricevere. Soltanto chi ha acquisito il proprio potere personale, un buon equilibrio interiore è in grado di affrontare il peso delle proprie responsabilità, di entrare nel ruolo dell’adulto e compiere quel passaggio che lo fa uscire dallo stato del bisogno. Solo da quel momento può applicare strategie d’apertura e concepire l’amore in modo consapevole. Dove regna il bisogno non esiste lo stato d’ amore, poiché l’amore è la forza diametralmente opposta a questo fenomeno morboso.

D - Paura La paura è una intensa emozione derivata dalla percezione di un pericolo. E’ una delle emozioni primarie, comune sia alla specie umana, sia a molte specie animali, che è governata prevalentemente dall’istinto e ha come obiettivo la sopravvivenza dell’individuo scatenandosi

ogniqualvolta si presenti un

possibile rischio per la propria incolumità. Ha come principali reazioni istintive l’intensificazione delle funzioni

fisico-

cognitive, la difficoltà di concentrazione, la fuga, la ricerca di aiuto, la perdita totale di controllo come avviene nella sua forma più intensa, il panico. Possiamo considerarla come un sistema d’allarme che ci avvisa quando qualcosa non funziona. Se per il corpo fisico l’allarme più forte è il dolore per la sfera emozionale è la paura.

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La paura non ha più una funzione sana e vitale quando non è scatenata dalla percezione di un reale pericolo, bensì dal timore che si possano verificare situazioni, apparentemente normalissime, ma che sono vissute dal soggetto in modo distorto. In questo senso la paura perde la sua funzione primaria, legata alla conservazione della specie, diventa invece l’espressione di uno stato di disagio dando vita a malinconia, ansia, angoscia, senso di inadeguatezza e mancanza di autostima, accompagnati spesso da stati di depressione. Ci comunica che il debito personale dell’individuo, cioè il suo arretrato, le sue ferite emotive sono talmente forti che la paura è la compagna costante del suo sentire e del suo agire anche quando le situazioni non sono realmente minacciose. Solo in assenza di debito o qualora sia stato riscattato, sarà possibile non percepire l’offesa, la provocazione, la mancanza di rispetto, in sintesi: un pericolo per la nostra sfera personale laddove pericolo non c’è. Solo allora la persona non metterà in atto strategie di aggressività o di chiusura, la sua percezione emotiva, il suo sentire non sarà alterato e potrà interagire con i propri simili e con le cose del mondo con strategie d’amore.

E - Rabbia Anche la rabbia, strettamente connessa con la paura, non appartiene all’amore incondizionato. Come la paura anch’essa fa parte delle emozioni primarie dell’uomo ed è indispensabile al vivere, perché rappresenta una sana forza energetica che permette la reazione a tutto quello che mette a rischio l’incolumità dell’uomo o semplicemente viene avvertito come un’ingiustizia.

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Perde la sua funzione sana e vitale quando la sensazione di doversi difendere non è in sintonia con la situazione reale, ma da essa prescinde diventando solo un’esigenza personale per esprimere un’energia in eccesso. Capita spesso infatti che si percepisca, indipendente dalla carica energetica della situazione, sempre e comunque l’esigenza di difendersi e che si sia in attacco con sentimenti di ira che facilmente sfociano nella violenza. Chi si trova in questa situazione emotiva obbligata, chi ha questa emozione guida in ogni suo fare, è nella stessa situazione di chi percepisce prevalentemente un sentimento di paura. La difficoltà a cautelarsi, il senso di inadeguatezza hanno la stessa origine di chi sente sempre il bisogno di difendersi, di sfoderare continuamente aggressività e ira. Sono la paura e la rabbia le facce della stessa medaglia, entrambe segnalano che l’espressione del singolo non è guidata dalla realtà esterna, ma da quella interna personale. Si tratta di un sentire alterato e di strategie disarmoniche che fanno interpretare le situazioni in base al bisogno personale, all’energia prevalente in eccesso che è in stretto rapporto con le proprie carenze emotive.

F - Non scaturisce dall’esterno L’amore proviene sempre dal nostro profondo e per rafforzare questo concetto vorrei raccontare una fiaba dei Toltechi, uomini di conoscenza del Messico meridionale.

Esisteva un uomo che amava profondamente la sua donna, non le chiedeva nulla, non aveva bisogno che si occupasse di lui, non sentiva la necessità di incolparla dei suoi problemi. Insieme stavano bene e in armonia. Rispettava il

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suo modo di pensare e lei non lo metteva mai in imbarazzo. Non si sentiva geloso quando lei era con altri e non invidiava i suoi successi. La donna provava per lui gli stessi sentimenti, l’amore fra di loro cresceva sempre di più. Continuavano a rispettarsi e a sostenersi, anche le cose più semplici li facevano gioire, perché si amavano ed erano felici. Il cuore dell'uomo era così pieno d'amore che una notte accadde un grande miracolo. Era intento a guardare le stelle, ne vide una bellissima. Il suo amore era così forte che la stella scese dal cielo e finì nelle sue mani. Quindi accadde un altro miracolo: la sua anima si fuse con la stella. Andò subito dalla donna per mettere la stella nelle sue mani. Non appena lo fece, lei ebbe un momento di dubbio: quell'amore era troppo forte. Non appena quel pensiero le attraversò la mente, la stella le cadde di mano e si ruppe in un milione di pezzi. Ora c'è un vecchio che gira per il mondo giurando che l'amore non esiste. Mentre in una casa c'è una donna anziana che aspetta un uomo, versando lacrime amare per il paradiso che aveva tenuto tra le mani, perdendolo in un momento di dubbio. Di chi fu l'errore? Cosa non funzionò? Fu l'uomo a sbagliare, pensando di poter dare alla donna la sua anima e il suo amore. Il suo amore era la stella, e l'errore fu quello di mettere la stella nelle mani della donna. L’amore e la felicità che ne scaturisce non vengono mai dal di fuori. L'uomo era felice per tutto l'amore che proveniva da se stesso. La donna era felice per tutto l'amore che proveniva da lei. Ma appena lui la rese responsabile della propria felicità, lei ruppe la stella, perché non poteva farsi carico della felicità di un altro essere e non poteva essere responsabile del suo amore. Se prendete il vostro amore e la vostra felicità e le mettete nelle mani di un'altra persona, prima o poi quella persona le distruggerà perché non può essere responsabile dell’amore che proviamo per lei. Se l’amore invece vive

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dentro di voi, come un fiume che sgorga dalla foce, non sarà mai soggetto ad accadimenti esterni e condizionato a nulla.

G - Esclusione L’universo, il sistema empirico, tende all’equilibrio e all’unità, di ogni persona, situazione, cosa, comprende tutto ciò che è ed anche il suo opposto, non solo la parte che risplende, ma anche il lato più scomodo e meno desiderabile, il famoso “rovescio della medaglia”. L’uomo è composto da una parte di luce e da una parate d’ombra. Entrambe contengono le forze energetiche indispensabili al nostro vivere e sono strettamente collegate al nostro sesso biologico. Nel lato luce troviamo le strategie più propense alla vita prima fra tutte l’amore, nell’ombra incontriamo la paura, la cattiveria, l’invidia, l’aggressività, la violenza. Entrambe ci compongono, da esse nasce la forza vitale e da un buon bilanciamento di entrambe dipende il nostro equilibrio personale. L’uomo ha invece una tendenza spiccata ad escludere tutto quello che non gli piace e che giudica negativo. In questo modo allontana e rinnega la parte ombra di sé, senza rendersi conto che questa gli appartiene nella stesa misura della parte luce e particolarmente gli compete perché gli fa da specchio per il proprio vissuto non risolto. Succede così che parti vitali quali la rabbia, la colpa, la tristezza, il dolore e la paura, vengono rimosse giornalmente creando un consolidamento delle stesse e un’estromissione dell’uomo dal flusso vitale. Solo l’accettazione del nostro lato oscuro, cioè dare un posto a tutto quello di noi che definiamo male ma ci appartiene profondamente, può portare a quell’equilibrio che permette di sperimentare con verità il bene.

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Solo l’aver toccato e integrato l’ombra, l’essersi avvicinati e poi allontanati dalle strategie di chiusura può portare all’accettazione di sé e dei propri limiti, a vedere le cose come stanno e ad impossessarsi della spinta vitale per poter operare nel bene. Senza una consapevole integrazione c’è ben poco pregio nelle virtù e poca colpa nei vizi. Solo un atto di separazione è contemplato e produttivo: lasciare andare parte del bagaglio famigliare assimilato quando è colmo di sovrastrutture e non permette di essere autentici. Diversamente tutto tende all’inclusione e solo l’accettazione della paura, del dolore, della morte che è il principio guida dell’ombra, ci fanno realmente avvicinare alla vita ed al suo splendore, nonché finalmente all’amore.

H - Inconsapevolezza dell’agire Ci sono nella nostra società occidentale una serie di convinzioni profondamente errate che sono però diventate inconsapevolmente moti dell’agire. Questo vale per la cultura consumistica, basata sull’apparenza e sull’illusione che portano l’uomo a confrontarsi continuamente con modelli esasperati di bellezza, efficienza, competizione. Principi errati che guidano le nostre azioni sono anche la tendenza al perfezionismo, l’arrivismo più sfrenato, l’ipercriticità. Non si tratta di azioni calcolate o premeditate che esprimono un’intenzione cattiva, ma di automatismi acquisiti e inconsci, comunemente considerati normali anzi auspicabili, ma che portano a un operato alterato con conseguenze devastanti.

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Così l’uomo inconsapevolmente compie atti che si allontanano dalle strategie d’amore e provocano danni profondi e difficili da recuperare. E’ il caso di chi in campo politico o sociale, trova legittimo mettere il bene individuale al di sopra del bene collettivo, di chi pensa di avere il diritto di fare ciò che vuole e si esprime sempre come meglio crede. Alle convinzioni sociali errate, quelle che appartengono all’uomo in quanto membro della società, occorre aggiungere quelle personali. Così c’è, per esempio, chi scambiando l’egoismo con l’amore manipola i propri cari, figli, partner, genitori per ottenere ciò che desidera e soddisfare i propri bisogni senza curarsi di quelli degli altri o chi adopera la sindrome del salvatore proteggendo i bisognosi i deboli ma senza incentivarli ad uscire dalla situazione difficile o infine chi pensa che la gente è cattiva ed è meglio sempre diffidare di tutti. Si potrebbero elencare molti comportamenti disarmonici che nascono da matrici sociali e/o personali errate, tutte caratterizzate da una inconsapevolezza dell’agire. Questa inconsapevolezza però non mitiga in nessun modo l’effetto di ogni atto che viene ugualmente registrato con dolore da chi lo subisce e porta il protagonista lontano da strategie vitali armoniche, da strategie d’amore.

I - Compensazione L’amore incondizionato ha come presupposto inderogabile che l’uomo si muova nella vita in base ad un sentire pulito che gli permetta di essere collegato con l’autenticità delle emozioni. Occorre che percepisca la vera natura di ogni cosa, l’originaria carica energetica di ogni situazione o che perlomeno sia vicino a questa dimensione di lucidità.

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Purtroppo il nostro equilibrio personale non è quasi mai armonioso, perché abbiamo ricevuto cose di cui non avevamo bisogno o perché ce ne sono mancate altre che erano indispensabili per una sana crescita. La mancanza di equilibrio ci fa sentire a disagio, incompleti, insofferenti anzi sofferenti. Ci perdiamo così in emozioni surrogate che hanno una parvenza di nutrimento compensando in modo fittizio le nostre mancanze. Ognuno riempie i propri buchi emotivi in vario modo: con una costante attività lavorativa, con stimoli forti e divertimenti, con una vita frenetica piena di impegni, con la presenza di altre persone, con l’esigenza di un avita mondana. Possono rivelare

strategie di rimozione sia il raggiungimento di importanti

successi professionali, sia il progetto famiglia, perché i figli sono, per un periodo limitato, in grado di riempire il vuoto interiore. Lo stesso scopo si prefigge, anche se in modo meno evidente, l’impegno sociale e il volontariato che creano

un nutrimento sicuramente più profondo, ma

comunque non completo se anziché nascere da una libera scelta, trovano impulso da un’esigenza di vuoto. Queste strategie, nascendo dalla necessità di coprire il grande dolore che scaturisce dal nostro arretrato personale e dalle nostre ferite emotive, sono così potenti da essere integrate e confuse con il proprio carattere e la propria personalità. Si vive le proprie strategie di compensazione identificandosi con esse. Se, per esempio, la natura dei nostri disagi ci obbliga a comportamenti rabbiosi saremo portati, invece di risalire alla fonte, di affermare “Sono fatto così, questo è il mio carattere!” perdendoci nell’inganno. Il processo di compensazione, se non viene smascherato, porta l’uomo a percepire e poi a esprimersi solo attraverso emozioni fasulle che nascono dalla

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sofferenza e in questa lo obbligano a rimanere facendola aumentare in modo esponenziale. Si rimane lontani dal vero e certamente da noi stessi. Si rischia che il proprio agire non sia azione, ma reazione compensativa, si rischia di vivere una vita che non appartiene alla nostra vera natura.

L - L’Io disarmonico L’Io, chiamato anche ego, rappresenta quella parte dell’uomo che organizza e gestisce sia gli stimoli ambientali, sia le relazioni ed è deputata a percepire sé stessa, le altre persone, la realtà in genere. E’ quell’istanza che crea la spinta indispensabile per ogni suo fare e crea l’energia perché esso possa essere e interagire. Rappresenta la spinta vitale che conferisce all’uomo un posto nel mondo e in quest’ultimo gli consente di muoversi con consapevolezza e responsabilità. Tutto questo avviene quando l’essere ha avuto la possibilità di crescere e svilupparsi in modo armonico, viceversa se è stato nutrito con una qualità d’amore inadeguata, la spinta egoica riporta un’alterazione con conseguenti gravi problematiche. Così chi possiede un ego ipotrofico e non è riuscito a crearsi il suo spazio accontentandosi delle briciole del vivere e rifiutando le sfide della società, sarà colmo di amarezza, impotenza, sconfitta, rabbia. Chi invece con un ego ipertrofico non sa accedere a nulla che non sia se stesso, insegue valori apparenti quali, il potere e l’autorealizzazione a tutti i costi e avrà, dopo aver appagato i suoi bisogni alterati, un senso di vuoto e insoddisfazione profondi.

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Sia l’Io poco sviluppato come quello senza confine, che hanno alla base un debito sistemico ingente, non possono che portare sempre più lontano dall’equilibrio, accumulando giorno dopo giorno sempre più problematiche. In particolare, in questa epoca di iper-trofia mentale, l’Io ipertrofico è incoraggiato e considerato un valore, il suo avere esigenze insaziabili, il non conoscere limite per il raggiungimento delle proprie mete egoistiche che non comprendono mai l’altro, è ritenuto normale. Solo un sano Io che ha un giusto nutrimento, che sa sviluppare ambizioni di qualità superiore a quelle predette sarà in grado di accedere all’amore. Afferma questo concetto il detto di saggezza orientale “Dove c’è io e mio non c’è Dio” intendendo per Dio non la dimensione religiosa, ma strategie di piena apertura, di armonia con il creato che portano obbligatoriamente all’amore incondizionato.

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CARATTERISTICHE

PECULIARI

DELL’AMORE

INCONDIZIONATO

A - L’amore incondizionato come armonia tra il Sistema personale e il Sistema empirico Il sistema personale è il mondo interiore dell’uomo composto dai parametri e dai valori che ha appreso durante la vita, in particolare nei primi anni dell’infanzia. Comprende il suo carattere, le convinzioni più profonde, i modi di porsi, vale a dire le sue strategie vitali nei confronti degli altri e di se stesso. Questo complesso sistema una volta formato si autodifende, perché l’uomo tenderà a conservare ciò che ha creato e che è il suo metro per leggere tutto ciò che esiste. Ciascuna forma vitale si muove in un ambito emotivo circoscritto che diventa la sua realtà. Ciò che sente, vede o percepisce diventa vero per lui, è l’unica verità inconfutabile anche se non corrisponde al vero, ma si tratta di una versione personalizzata della realtà che non collima con la realtà. Il sistema empirico2* è qualcosa di più ampio respiro che, strettamente legato al fare, include tutto ciò che è comprendendo la luce e l’ombra, il bene e il male, l’adeguato e l’inadeguato, risponde al criterio della funzionalità e non prevede giudizio. Di conseguenza ogni ruolo dell’uomo, come ogni rapporto e situazione, ha esigenze, regole, valori ben precisi che sono inderogabili per il loro buon funzionamento e sono perciò oggettivi, perché dati dall’avvenimento e non dalla persona. Indipendentemente dalle convinzioni soggettive, dagli 2

* I termini “sistema empirico” “ordine empirico”, ”ordine sistemico” sono utilizzati in modo equivalente intendendo l’armonia naturale a cui giungono naturalmente tutte le situazioni e i rapporti quando vengono rispettati i principi del sistema stesso.

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sforzi e dalla buona fede, occorre che la madre soddisfi molti dei bisogni primari del bambino per garantirgli uno sviluppo psico-fisico adeguato. Facilmente può mettere in atto

comportamenti scorretti nocendo a chi più tiene al mondo,

scambiando per esempio la dipendenza con l’amore, l’invasione con l’affetto, l’abbandono con il desiderio di rendere il figlio autonomo. Trattasi di valori reali privi di giudizio, lontani da scale morali, senza luogo e tempo, indipendenti dal periodo storico e dal contesto sociale, che prendono significato attraverso la loro posizione in opera nell’atto del fare. Esiste all’interno del sistema empirico una matrice di eccellenza, cioè un comportamento corretto oggettivo volto alla funzionalità, vale a dire alla sopravvivenza armonica della specie. Viviamo in un’epoca di spiccato individualismo, in cui l’uomo percepisce il diritto di tendere unicamente verso ciò che desidera. Si sente autorizzato, in assenza apparente di regole, di aderire unicamente a ciò che sente giusto e comodo rifiutando il resto. Tale concezione, però, è sempre personale e soggettiva e si discosta spesso sensibilmente dai valori reali ed empirici. Non esistono, almeno apparentemente, regole ed obblighi che possono costringere ad assumere responsabilità che

non si ritengono proprie. Il sistema empirico ci costringe

però ad assumere le nostre responsabilità. Nel caso di incoerenza tra la sfera della propria vita e la sfera empirica, la persona con probabilità metterà in atto atteggiamenti disarmonici e per quanto sia convinta di agire nel bene si allontanerà inesorabilmente da un vivere amorevole e dall’amore.

B - L’amore incondizionato come libero fluire Al di là delle regole che l’uomo si è creato, esiste un sistema empirico governato dal solo principio di causa ed effetto con primario criterio la funzionalità per

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determinare l’evoluzione di tutte le cose. L’ordine sistemico è onnicomprensivo, compone l’essenza stessa dell’universo e si esprime attraverso dinamiche puramente empiriche, cioè del fare. Questo ordine con le sue leggi e i suoi parametri regola i processi fisici e metafisici, quindi anche i moti dell’anima creando diritti e obblighi per l’uomo. Ha come principio cardine l’equilibrio naturale e quando l’uomo non infrange le sue regole è nel libero fluire, nel sistema e perciò in armonia con se stesso e l’universo. Poiché i valori che l’uomo mette in atto sono reali e non personali ed hanno un’elevata qualità, sarà possibile per il singolo accedere all’amicizia vera e non di convenienza, ad accordi sinceri e non solo per opportunismo, a relazioni affettive profonde e non di solo interesse materiale. Diretta conseguenza di questo operare nel libero fluire è la possibilità di attirare ed entrare in contatto solo con persone in sintonia con il suo fare. Sarà di conseguenza possibile accedere all’amore incondizionato: non temere il patos, l’affinità e l’unione, ma neppure dissolversi nei rapporti costruendo legami di dipendenza e manipolazione. Il sistema empirico riconosce il libero arbitrio, lascia la libertà di sbagliare e si limita a segnalare, creando situazioni di non armonia che possono raggiungere il grave disagio, quando i principi vengono infranti. Contrastare l’ordine significa perciò entrare in uno stato di stress e creare un debito sistemico. La psicologia empirica intende l’amore come condizione sistemica. L’uomo all’interno dell’ordine sistemico non perde il suo naturale e innato equilibrio psico-corporeo, raggiunge la serenità della mente e dell’anima e può sperimentare quel senso di appagamento e di pienezza che è l’amore. Essere in sintonia con l’ordine empirico significa essere sintonizzati con l’amore, perché è il suo moto principale, l’amore è alla base di ogni moto universale.

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L’amore in questa visione non è solo un’armonia psicofisica ed emotiva, ma coinvolge un’armonia dell’essere, nel senso più ampio delle creazione, cioè con tutto quello che ci circonda.

C - L’amore incondizionato presuppone l’amore per se stessi Indispensabile per avvicinarsi all’amore incondizionato è l’amore per se stessi. Dal nostro profondo non può fluire nulla se non abbiamo accettazione e amore per noi stessi. Le relazioni che abbiamo con le cose del mondo dipendono dalla relazione che abbiamo con noi stessi. E’ per questo indispensabile un grande rispetto per noi stessi, tanta gratitudine per il nostro corpo e la nostra mente, per divenire un insieme armonioso che coinvolge lo spirito. Questo è possibile se da bambini le figure genitoriali o chi per loro hanno soddisfatto i bisogni primari, le esigenze fondamentali dell’uomo. Il rapporto con se stessi dipende dalla qualità di protezione, sicurezza, contatto fisico, attenzione, partecipazione, accettazione, sostegno, nutrimento e amore che abbiamo ricevuto nei primi anni di vita . Spesso i bisogni primari sono stati così disattesi che il disprezzo per noi stessi ha preso il sopravvento. Se non è stato dato al bambino uno specchio, una cassa di risonanza dove vedere riconosciuta la propria validità come essere umano dotato di pensieri e sentimenti, la sfera mentale-emotiva-spirituale e a volte anche la crescita fisica vengono compromessi. Tutto dipende dalla quantità e soprattutto dalla qualità dell’amore con il quale siamo stati nutriti nei primi anni di vita. Dal rapporto con i nostri genitori e da come sono riusciti a rispondere al nostro diritto di essere amati, dipenderà ogni nostro futuro rapporto con l’amore e con le strategie di apertura.

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L’amore incondizionato è il sentimento che inizia sempre da se stessi, l’amore per se stessi è l’unica palestra per avvicinarsi poi anche all’amore per gli altri. Amare davvero e profondamente se stessi porta una tale ondata di buoni e forti sentimenti, una condizione d’armonia tale che investono tutta la nostra vita.

D - L’amore incondizionato necessita la capacità del sentire E’ possibile avvicinarsi ad una lettura reale di tutto ciò che è, allontanandosi da matrici personali soggettive, solo attraverso un mondo percettivo armonico. La mente, vale a dire l’insieme delle capacità razionali, tende a nutrire se stessa ed è al servizio dell’io, la parte dell’uomo concreta e pratica ma anche materiale, egocentrica e certamente arrogante pretendendo di accedere alla verità attraverso i soli mezzi intellettivi. Non è perciò in grado di decifrare valori di alto pregio quali l’onestà, l’integrità, la giustezza (ciò che è giusto), la sensibilità. Tanto meno può cogliere la profondità delle emozioni e tutte le loro sfumature. Occorre non certo eliminare la mente, cosa impossibile e cieca, ma certamente ridimensionarla per allontanarsi da una visione solo analitica. La fenomenologia del sentire permette all’uomo di avvicinarsi ai moti della coscienza, dell’anima e di ogni altra forma di percezioni sottili. Si potrà accedere all’essenza di ogni sentimento, persona o cosa solo se si avrà questa capacità che permette una comunicazione con la propria coscienza, la sola istanza in grado di riconoscere e comprendere il vero. Ogni situazione ha una carica energetica ben precisa che rivela ciò che la situazione realmente è e definisce la reazione ad essa da parte dell’uomo.

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Ogni situazione ha un operare, una reazione oggettiva, ha, entro una certa scala, emozioni obbligate già predeterminate e intrinseche che richiedono solo di essere espresse. Esiste sempre soltanto un’unica soluzione-reazione d’eccellenza per ogni avvenimento, anche se altre soluzioni affini possono essere accettabili. Esiste perciò anche un sentire assoluto che ci porta a percepire la carica energetica appropriata. Spesso si è dissociati da un sentire oggettivo e c’è chi al medesimo stimolo reagisce in modo calmo e serioso, chi in modo allegro e leggiadro, chi in modo teatrale e drammatico. Chi invece è sempre costretto ad alterarsi troppo, piangere o gioire fuori misura o chi reprime le proprie emozioni o per anestesia emotiva o per paura di svelare la propria identità. Apparentemente si potrebbe pensare che tutti questi atteggiamenti siano legittimi, mentre sono solo frutto di una visione dettata dalle paure, dalle aspettative, dalle proiezioni, vale a dire da un livello sensoriale alterato. Al di là delle nostre opinioni ogni cosa ha il giusto e lo sbagliato, ogni atto ha la moralità o l’immoralità, l’adeguato o l’inadeguato e sta al nostro sentire sapere cogliere il vero. Tutto questo altro non è che quello che in molte culture spirituali-mistiche viene definita “voce guida” ossia la capacità di sapere riconoscere il bene. Indispensabile è un piano sensoriale attivo e armonioso! Percepire l’amore incondizionato presuppone sia un’ampia apertura sensoriale che esclude l’aridità, l’anestesia emotiva, sia parametri emotivi puliti capaci di percepire i moti del vivere attraverso il loro vero significato.

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E - L’amore incondizionato come unione Molte discipline, e per fortuna sempre più spesso anche le mediche, considerano l’uomo composto non dal solo fisico, ma hanno di lui una visione molto più ampia. In particolare gli yogi considerano il corpo la sede dell’anima e su questo lavorano per poterla raggiungere attraverso la mente e le emozioni. L’uomo è un micro-cosmo formato da un ricco e profondo Sé individuale che come un sole irradia le sue emozioni e il suo corpo rendendolo unico e meraviglioso. Poiché il Sé è impersonale, permette di raggiungere il Sé universale, il macrocosmo dove il sole reale irradia tutta la terra e la vita. Il Sé individuale è distinto ma inscindibile dall’universale e diventano un tutt’uno formando l’Atman, termine sanscrito che indica l’essenza. In questa visione l’uomo, attraverso un lavoro di purificazione, riesce a raggiungere un’unione con il creato e in questa dimensione di espansione riesce a sperimentare l’amore incondizionato per gli altri e per tutto quello che è vivente. Per rafforzare questo concetto vorrei riportare questa riflessione-preghiera dell’artista argentino Alejandro Jodorowsky.

Io sono immortale semplicemente perché la morte è solo un concetto. Niente scompare, tutto cambia. Se accetto le mie incessanti trasformazioni, entro nell'eternità. Io sono infinito perché il mio corpo, polena dell'universo, non finisce con la mia pelle: si estende senza confini. Io so tutto perché non sono soltanto il mio intelletto ma anche il mio inconscio, costituito dall'energia oscura che sostiene i mondi, io non sono soltanto le dieci cellule cerebrali che adopero quotidianamente, sono anche i milioni di neuroni che compongono il mio cervello.

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Sono onnipotente quando smetto dì ripiegarmi su me stesso come individuo e mi identifico con l'umanità intera. Sono onnipotente perché, insieme a tutti gli esseri, faccio parte dell'unità: quello che succede nel luogo più remoto succede a me. Sono increato perché prima dì essere un organismo sono stato materia ignea, antimateria, energia, vacuità. La mia carne è costituita da residui dì stelle che hanno milioni dì anni. Sto nel cielo perché la mia terra è una nave che solca un universo che a sua volta attraversa innumerevoli altre dimensioni. Sono perfetto perché ho domato i miei ego facendo in modo che sì unissero alla perfezione del cosmo. Io sono tutto perché sono contemporaneamente io e gli altri.

Anche lo scienziato Albert Einstein pur partendo da posizioni diverse, prettamente scientifiche come la matematica, giunge al un importante concetto di unione e qui riporto una sua affermazione.

Ogni essere umano è parte di un tutto chiamato Universo. Egli sperimenta i suoi pensieri e i sentimenti come qualcosa di separato dal resto: una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è una specie di prigione. Il nostro compito deve essere quello di liberare noi stessi da questa prigione attraverso l’allargamento del nostro circolo di conoscenza e comprensione, sino ad includere tutte le creature viventi e l’interezza della natura bellezza.

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nella sua


F - L’amore è spazio del cuore Lo spazio del cuore è quello spazio interiore che permette all’essere umano di accogliere sé e ciò che lo circonda. L’ampiezza di questo spazio è direttamente proporzionale al potere personale e alla forza del proprio essere. Così come una bottiglia può accogliere liquido solo quando ha il suo interno vuoto, così l’uomo può farsi penetrare dal male e dal bene del mondo se il suo spazio dell’anima è ampio. Il vivere non consente quasi mai un’anima pura a priori ed è perciò indispensabile fare spazio elaborando tutto ciò che ci ha fatto soffrire e riempito di paura, rabbia, risentimenti, sensi di colpa. Per raggiungere tale scopo occorre prendere consapevolezza dei propri buchi emotivi, del proprio passato doloroso e scomodo. L’entità dello spazio interiore è collegata al dolore che abbiamo camuffato con strategie vitali alterate e di come, affrontandolo, riusciamo a liberarcene. Sarà perciò indispensabile aprirsi al dolore del proprio arretrato personale rielaborando quelle problematiche che sono state rimosse. Occorrerà rendersi disponibili al dolore con un atto di presenza e poi lasciarlo andare rinunciando all’arroganza di rimanervi attaccati. Tale processo necessita di un periodo adeguato che viene denominato lutto. In tale spazio-tempo si verifica un movimento naturale: la sospensione dell’anima, l’anima si distoglie dal libero fluire, dal flusso vitale, si stacca momentaneamente dall’amore, per potere accogliere lo stato doloroso e poi potere rientrare. Liberarsi dal dolore significa alleggerire il proprio arretrato personale ed aumentare così la capacità di contenimento, lo spazio del cuore e potere accedere all’amore.

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G - L’amore incondizionato è responsabilità L’uomo vive spesso con diverse ferite che gli inducono una lettura del mondo personale-distorta. E’ perciò alterato, ma convive con le proprie alterazioni riconoscendole come naturali e insite nel suo carattere. Così c’è chi ha imparato a considerare normale stati enormi di paura, sfiducia, tristezza o chi invece convive abitualmente con livelli elevati di rabbia, critica, giudizio, aggressività. C’è però nel nostro profondo, a livello della coscienza, qualcosa che continuamente cerca di riportarci verso uno stato di equilibrio, ci segnala che siamo a disagio e cerca di farci affrontare le nostre responsabilità e riportarci verso l’autenticità del vivere. Diventare consapevoli del fatto che l’assetto emotivo dell’uomo, che costituisce la base di ogni suo fare, è spesso alterato rappresenta il primo passo verso la responsabilità. Assumersi la responsabilità del proprio vissuto, delle proprie emozioni è il più alto atto d’amore che possiamo compiere nei nostri confronti e di chi ci sta vicino nella vita. E’ perciò amore anche affrontare le responsabilità che sorgono dalle nostre azioni compiute o mancate, così come rendersi consapevoli del fatto che ogni atto ha un peso reale indipendentemente dalle buone o cattive intenzioni che hanno mosso l’agire. L’amore chiede responsabilità! E’ estremamente legato alla responsabilità!

H - L’amore incondizionato è dell’adulto Spesso ci si illude di amare tantissimo, se non addirittura troppo, senza rendersi conto che solo un livello di qualità corrisponde all’amore incondizionato.

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Se non si sono riscattate le proprie ferite emotive, se non si è ripulito il proprio bagaglio personale, allora non si è riusciti ad uscire dal ruolo del bambino che è in stato di dipendenza, che sottostà alle aspettative dei genitori ed è colmo di aspettative nei confronti del mondo. Il piccolo, e includiamo anche e soprattutto le persone in età che sono ancora in questa situazione, conosce soltanto l’amore cieco basato unicamente sui bisogni personali e sulle proiezioni infantili. L’adulto non cresciuto ha bisogno di dipendere dall’altro, cerca di perdersi nell’altro e quello che gli viene dato non sarà mai sufficiente per colmare i vuoti emotivi, le carenze affettive. Spesso si è convinti di essere in un rapporto d’amore con la A maiuscola mentre si è solo persi in se stessi, soddisfacendo le proprie esigenze senza neanche vedere l’altro per quello che è. L’amore si impara da grandi, è qualcosa al quale tendere coscienti dell’armonia che occorre possedere al proprio interno per riuscire ad avvicinarcisi. E’ un viaggio lungo ma meraviglioso che richiede impegno e responsabilità, che comporta necessariamente anche un viaggio in noi stessi e nel nostro passato e che dona una qualità superiore al nostro vivere.

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2-0

COME

ACCEDERE

ALL’AMORE

INCONDIZIONATO 2 - 1 PERCORSO DA INTRAPPRENDERE A - Siamo chiamati all’impegno L’anima è in pace, l’uomo è in uno stato di serenità, con un sentire pulito e raffinato quando è in uno stato di equilibrio interiore. Possiamo parlare di equilibrio interiore quando

il sistema personale, come

abbiamo in precedenza definito, è in linea con il sistema empirico, vale a dire in armonia con parametri e valori oggettivi. In questa stato l’uomo potrà cogliere l’esatta carica energetica delle cose e rispondere con reazioni in armonia per genere ed entità, il suo bagaglio personale sarà tale da non intromettersi

con l’essenza del vivere e potrà

veramente accedere all’amore incondizionato. Essere in questa autenticità prevede, per molti noi, avere riscattato il proprio arretrato personale, le proprie ferite emotive, cioè quello che nella psicologia empirica viene definito debito. Si sente quasi sempre un richiamo verso la pace interiore, verso la serenità, l’uomo è sempre alla ricerca di quell’armonia che chiama “felicità”. Sente il vuoto delle proprie carenze e si adopera tutta la vita per colmarle. Non è però facile invertire la rotta, rientrare nel flusso vitale, nel libero fluire e a volte la ricerca è senza criterio come quella del protagonista dell’ aneddoto popolare di seguito riportato.

Un uomo ha perso le chiavi di casa, disperato chiede aiuto per ritrovarle. Si mette con foga a cercare, insieme ai suoi amici, nel giardino di casa e dopo

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lunghe ore di ricerca inutile, alla domanda di dove esattamente avesse perso le chiavi lui, confessa che le ha smarrite in cantina. Ma lì c’è buio, la ricerca è troppo ardua, e più semplice setacciare il giardino, un luogo più accessibile , all’aperto e ben illuminato. Il percorso per arrivare all’autenticità è lungo e difficile perciò è facile perdersi percorrendo strade più facili ma fasulle. Non solo, se qualcuno prova ad indicarci vie nuove e lontane dallo sperimentato le resistenze sono così forti che può venire rifiutato se non addirittura osteggiato. Per rafforzare questo concetto si cita “Il mito della caverna” di Platone.

Degli uomini sono incatenati in una caverna fin da quando erano bambini. Questi uomini sono legati in modo che possano guardare solo di fronte a loro, verso il fondo della caverna. Fuori, proprio all'entrata della caverna, c'è un muro che costeggia una strada sulla quale delle persone trasportano degli oggetti tenendoli sulla testa: da dietro il muro spuntano solo gli oggetti che trasportano e non le persone. Dietro questi uomini arde un grande fuoco. Gli uomini legati non possono vedere altro che le ombre degli oggetti proiettate sul fondo della caverna e limitarsi a sentire l'eco delle voci che gli uomini dietro il muricciolo scambiano tra loro. Fuori dalla caverna vi è un mondo per noi normalissimo: piante, alberi, laghi, il sole, le stelle. Ma per gli uomini legati, le ombre e l'eco costituiscono non l'apparenza, bensì la sola vera realtà, proprio perché hanno fatto esperienza solo di questa. Ad un certo punto, però, uno di questi uomini riesce con grande fatica a liberarsi. Può ora guardare direttamente verso l’imboccatura della caverna e uscire. All’inizio i suoi occhi sono abbagliati dalla luce del fuoco ed egli prova dolore. Non vuole crede ai propri occhi. Poi, pian piano comincia a ragionare sul mondo esterno e prende coscienza della realtà che lo circonda. Solo allora, ricordandosi dei suoi compagni di prigionia e della

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loro conoscenza limitata, ritorna nella caverna per comunicare ai prigionieri la verità. Loro però non gli credono, e vedendolo barcollare per il repentino cambiamento dalla luce al buio, lo prendono per folle e pensano che non valga la pena di uscire dalla caverna. L’uomo rischia addirittura di essere ucciso quando cerca di liberarli per portarli in superficie. La maggioranza delle persone rifiuta, si disinteressa di capire la realtà, perché questo richiederebbe loro un grosso sforzo e comporterebbe un’ impegnativa presa di responsabilità. Per questi è meglio stare al buio della caverna nelle proprie convinzioni piuttosto che uscire fuori per cercare di comprendere una realtà spesso difficile e scomoda. Il nostro mondo, la nostra dimensione psicofisica-emotiva è così radicata che risulta difficile operare cambiamenti specie quando

questi

ultimi

in

un

primo

momento

provocano

una

forte

destabilizzazione.

B - Momento di consapevolezza obbligato Man mano che il debito per quantità e qualità aumenta e si consolida, l’anima non regge tanta disarmonia e dolore ed è costretta a chiudersi in se stessa. Il distacco dell’anima porta il singolo ad una forte separazione dall’amore e non potrà più accedere alle strategie d’apertura, ma solo a sentimenti surrogati. Sono di conseguenza attivate strategie di compensazione che avranno il duplice compito di non fargli percepire il dolore dato dalla mancanza d’amore e di fornirgli contemporaneamente qualcosa che assomigli ad un nutrimento affettivo. I buchi emotivi saranno riempiti con diverse strategie che nascendo da una esigenza così profonda, avranno tanta importanza e forza da essere integrate

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nel bagaglio personale fino a giungere a un processo di identificazione e perciò confuse con il proprio carattere e la propria personalità. Il debito a questo punto è camuffato e non più raggiungibile. Difficile è per l’uomo arrivare alle cause che hanno generato il suo debito, perché dovrebbe prendere coscienza che buona parte di sé è costruita su compensazioni ed è perciò fasulla. Non è facile ammettere di avere tante maschere e di muoversi come su un teatrino e di non vivere la vita ma, di mettere in scena per non sentire ciò che realmente è. Anche se il senso di incompletezza e disagio investe quasi tutti, solo quando gli effetti del debito diventano insostenibili non si potrà più far finta di niente e occorrerà affrontare l’arretrato personale. Nessuno ha la forza di poter contrastare il flusso d’amore mancante, nessuna strategia sarà mai sufficiente, ma solo quando gli squilibri saranno di elevata intensità ci si metterà in discussione. Sarà possibile affrontare il proprio arretrato solo una volta diventati grandi, quando si è entrati nel ruolo dell’adulto, si è persa l’innocenza del bambino e affrontata la separazione dalle figure genitoriali che si completa dopo l’adolescenza. Solo in questa fase sarà possibile affrontare le proprie responsabilità e fare spazio al dolore implicito in ogni lavoro psicologico. Ogni percorso di crescita personale comporta un lavoro cognitivo-emozionale per affrontare il proprio debito empirico, vale a dire l’arretrato personale, le ferite emotive, tutto quello che ha generato le convinzioni distorte su di noi e sul mondo. Affrontare il debito empirico significa anche operare sulle due parti essenziali che ci compongono: il lato luce e il lato ombra. Se nel primo troviamo le strategie di apertura, di amore, tutto quello di cui l’uomo va fiero, nel secondo sono presenti sentimenti apparentemente meno

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nobili quali paura, tristezza, rabbia, ma che sono ugualmente indispensabili al vivere. Il debito appartiene all’ombra e la personalizza perché sono le nostre distorsioni del sentire e del fare che determinano le nostre strategie non genuine. Ogni intervento sulle nostre problematiche non dissolve certo l’ombra, nostra parte vitale, ma gli fornisce un assetto diverso, gli elementi che la compongono entrano in un equilibrio naturale. L’ombra non sarà più preponderante e può creare una sana sinergia con la luce che ha a sua volta bisogno di una sana ombra per risplendere.

C - Rendersi responsabili Riscattare il proprio debito empirico e potersi allontanare dalle sofferenze che le disarmonie provocano, comporta come primo atto l’assunzione delle proprie responsabilità. Assumere le proprie responsabilità per poi evaderle, significa rinunciare all’innocenza, non pretendere questo stato che è del bambino, ma non è contemplato nella fase adulta. Occorre farsi carico dei propri errori, ammettere di avere fatto sbagli, affrontando la sensazione di perdita d’amore e di dolore che questa ammissione comporta. Occorre farsi carico delle proprie azioni compiute come di quelle mancate e comprendere che esse hanno un peso indipendentemente dalla nostra volontà vale a dire dalla buona o cattiva fede. Altra consapevolezza fondamentale è capire che non esiste la responsabilità plurima che non è possibile pensare di condividere le proprie colpe con altri per poterle alleggerire. L’ordine sistemico riconosce unicamente le responsabilità

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individuali, perché ciascuna persona coinvolta in un’azione è tenuta a farsene carico come se fosse stata l’unica. L’ordine non ha attenuanti o scuse, non ha giudizio, merito o demerito in quanto riconosce unicamente ciò che è, ammette la differenza tra un evento fortuito o premeditato ma comunque non proscioglie nessuno. Questo vale anche per il ruolo del carnefice e quello di vittima, perché per quanto l’abuso del carnefice possa recare sconforto e un senso di ingiustizia entrambe sono in una situazione dove l’uno dipende dall’altro e si rivelano cocreatori. L’assunzione di responsabilità richiede molto coraggio, perché non è facile allontanarsi dagli alibi, dagli appalti all’esterno che attribuiscono agli altri, alla sfortuna o alla casualità le nostre problematiche. Occorre ammettere che tutto nasce da ciò che non siamo riusciti ad affrontare e a risolvere e che siamo sempre noi gli artefici del nostro destino.

D - Rendersi disponibili al dolore L’esperienza del dolore appare per molti versi incomprensibile, inaccettabile e ingiusta con un potere distruttivo difficile da comprendere. Eppure in molti casi, essa rappresenta per il suo valore difensivo ed adattivo, qualcosa di assolutamente necessario per la sopravvivenza e per la vita. Anche nel caso di un percorso di crescita personale, affrontare una consistente quantità di sofferenza interiore diventa una tappa obbligata. Accettare le proprie responsabilità, ammettere che in ogni relazione abbiamo sempre una co-responsabiltà è per l’adulto (da questo momento con questa presa di coscienza non è più bambino), una tappa che lo mette in diretto contatto con il dolore che ne deriva.

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Collegare con chiarezza la causa dei propri disagi non più all’esterno, ma mettersi in discussione analizzando il proprio modo di essere e il proprio vissuto, richiede molta energia e la capacità di affrontare lo smarrimento, la sofferenza conseguenti. Occorrerà rendesi disponibili al dolore e questo processo che avrà bisogno di tempo per permettere all’anima di accoglierlo e poi, una volta integrato, di lasciarlo andare, creerà quello che definiamo spazio del cuore. Nascerà dentro di noi quello spazio interiore che viene attivato attraverso l’esperienza personale e che permetterà, avendo accolto il proprio dolore personale, di accogliere quello degli altri senza fuggire. Quando si ha fatto i conti con i propri disagi e non si è più occupati ad ascoltare solo se stessi in modo ossessivo, si può accogliere veramente se stessi e gli altri. Per quanto sia appagante e fondamentale vivere esperienze gioiose, è innegabile

che

è

nella

sofferenza

e

nel

dolore

che

avvengono

le

consapevolezze, le elaborazioni e le integrazioni più profonde. Il fiore di loto per sbocciare deve avere le radici nella melma e sia poi nutrito dalla luce e dal calore del sole che può essere paragonato all’amore. Il dolore insieme alla malattia, al tradimento, alla violenza, alla prevaricazione, all’abbandono appartiene alla sfera dell’ombra. Nel regno dell’ombra regina è la morte, che rappresenta il punto più alto di queste dinamiche e costituisce l’antitesi naturale alla luce e ai suoi moti. La morte ha una spinta vitale pari a quella della vita, ha pari dignità e valore, dona un senso alla vita stessa. Per analogia comprendiamo come il dolore abbia un suo posto legittimo e richieda di essere accettato e onorato.

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Il confronto con i moti dell’ ombra costituisce per l’uomo un passaggio fondamentale della sua esistenza ed è indispensabile alla sua evoluzione e crescita. Ogni maturazione passa attraverso il confronto e l’integrazione della propria ombra e dal fatto di aver attraversato un passaggio di dolore.

E - Tre fasi e tre tappe Queste considerazioni

non ci devono fare desistere e allontanare da un

percorso di ristrutturazione che ci può aiutare ad avvicinare ad una dimensione del vivere armoniosa e ci permette di sperimentare veramente e con sincerità l’amore incondizionato. Ogni percorso di sviluppo personale è composto da tre fasi. La prima tappa da compiere è certamente quella di demolire tutto quello che è stato costruito su convinzioni e percezioni errate. E’ il momento di consapevolezza maggiore quando ci si rende conto delle maschere adottate, delle strategie di compensazione, delle dinamiche nascoste e con impegno e tenacia si prende da esse le distanze. Occorre poi la ristrutturazione, perché la prima fase che ci ha spogliato di numerosi punti di riferimento porta, insieme ad un’ingente quantità di sofferenza e dolore, anche una destabilizzazione e uno smarrimento profondi. Abbandonate le coordinate distorte del sistema personale occorre ora sostituirle con parametri armoniosi vicino a valori oggettivi in sintonia con i principi dell’ordine sistemico. Potremo così modificare noi e ciò che ci sta intorno: le relazioni, i rapporti affettivi.

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Sarebbe però un errore accontentarsi e rimanere in questo fase di evoluzione, perché ora è possibile esprimersi pienamente, muoversi in strategie di apertura, di espansione. E’ soprattutto in questa ultima fase che sarà possibile praticare con consapevolezza il bene, arricchire se stessi e chi ci sta vicino. L’amore è un’energia, uno stato che si manifesta grazie all’impegno e alla volontà di espandersi per alimentare la nostra crescita e comprende la dimensione fisica, mentale, emotiva e spirituale. Ogni percorso di crescita, oltre alle tre fasi precedentemente descritte, ha anche a mio avviso tre tappe di lavoro fondamentali: -

Il recupero delle radici;

-

Prendere coscienza e liberarsi della rabbia;

-

Creare equilibrio tre le energie yin e yang.

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2-2 CARATTERISTICHE DELLA PSICOLOGIA ESPERENZIALE

A - Utilizza una vasta gamma di conoscenze e discipline psicologiche La psicologia empirica ha come sua caratteristica la possibilità, anzi la necessità di utilizzare un’ampia gamma di discipline e conoscenze psicologiche. Chiede sostegno alle grandi personalità scientifiche, toccando le loro conoscenze e utilizzando le importanti innovazioni e scoperte mediche. Così S. Freud è sempre presente quando si fa psicanalisi raccontando, la propria storia al gruppo o ai facilitatori o quando attivando un forte coinvolgimento emotivo si riesce a far emergere prepotentemente l’inconscio e a portare alla luce vissuti profondi. Negli esercizi di bioenergetica, così fondamentali per lavorare con il corpo, le conoscenze di A. Lowen sono spesso utilizzate. Quando chiamiamo in campo le nostre responsabilità e su queste cerchiamo di operare per divenire adulti, importanti sono le conoscenze di E. Berne con la sua analisi transazionale. Nel campo famigliare e relazionale le Costellazioni Famigliari di B. Hellinger sono di grande aiuto, anzi indispensabili. Il cognitivismo ci viene in aiuto quando usiamo l’istanza logica per far nostri concetti che abbiamo sentito nel profondo. Anche il comportamentismo, che potrebbe sembrare superato, ci sostiene quando operiamo sulle emozioni con il pensiero positivo, la ripetizioni di frasi rassicuranti, la terapia dello specchio. Occorre poi non dimenticare le varie meditazioni classiche o dinamiche, la musicoterapica, lo psicodramma, la dottrina olistica, nonché l’approccio psicosomatico.

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Questi sono solo alcuni esempi delle metodologie utilizzate dalla

Psicologia

Empirica che ha l’obiettivo di favorire la fenomenologia del sentire e, osservando ciò che è, portare in superficie i moti interrotti dell’anima. Questo metodo di indagine ha al suo centro il concetto del fare, il diritto di sperimentare per comprendersi profondamente nel corpo e nell’anima. Affermare che alla conoscenza, all’obiettivo dell’equilibrio psico-fisico si giunge attraverso l’esperienza, da ciò che è pratico e fa riferimento agli accadimenti e fenomeni che giungono ai sensi, non significa non approfittare di ciò che i grandi hanno elaborato e possono offrire. Anzi, poter lavorare a tutto tondo permettendosi di sperimentare tante discipline, dona un grande arricchimento grazie al quale sarà più facile avvicinarsi all’equilibrio e ad un’atmosfera amorevole, ad una vita onorevole dove trova spazio l’amore incondizionato.

B - Metodi didattici Anche i metodi didattici sono molteplici per arrivare all’obiettivo predetto. Può essere usato il lavoro individuale sulla singola persona oppure il lavoro di gruppo. In ogni caso l’esercitazione pratica, esperenziale, corporea sarà sempre presente perché di questo si compone la psicologia esperenziale. Particolarmente importanti saranno i momenti di integrazione corporeo-emotivi che

permettono

una

nuova

consapevolezza

l’osservazione di se, il rilascio emotivo.

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corporea,

l’auto-ascolto,


2-3 RECUPERO DELLE RADICI

A - Considerazioni personali Mi sento cittadina del mondo e abbraccio idealmente tutti i luoghi della terra perché amo profondamente il territorio dove sono nata, Dovadola un paesino in provincia di Forlì. Ho vissuto e apprezzato ogni suo lembo di terreno collinare, la sua vegetazione, il suo fiume e tutte le persone e che in esso gravitavano. E’ grazie all’interiorizzazione del proprio territorio che si riesce a partire realmente o idealmente alla scoperta del mondo e si può arrivare lontano. Mi sento di amare le persone che popolano la terra e quelle che già se ne sono andate, perché ho una profonda accettazione, amore e rispetto per i miei nonni, i miei genitori, mio fratello e molte figure parentali. Li amo in quanto esseri che hanno condiviso con me buona parte della loro vita, i pensieri, i sentimenti, i respiri. Li amo indipendentemente da cosa ci ha riservato la vita o, meglio ancora, da cosa siamo stati in grado di attirare dalla vita e di come sono stati e sono i nostri rapporti interpersonali. Facciamo parte della stessa bolla, dello stesso pezzettino di universo. Così come la nostra anima non conosce luogo, tempo, spazio, così tutto ciò che ulteriormente ci compone può spaziare ed espandersi se partiamo da ciò che ci circonda: il luogo dove siamo nati, la nostra famiglia………….noi stessi. Qualcosa che si espande e si irradia parte sempre da un punto, così per noi il punto di partenza rimane sempre noi stessi. Partire da noi stessi significa partire soprattutto da quello che più ci sta particolarmente vicino e ha contribuito in modo preponderante a creare quello che siamo.

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I nostri genitori sono la prima cosa che vediamo appena apriamo gli occhi, nostra madre l’abbiamo percepita nei nove mesi di gestazione, con lei e la scintilla di vita di nostro padre siamo entrati in contatto dal momento del concepimento. Da quel momento siamo entrati in una bolla energetica che ha coinvolto figure parentali quali eventuali fratelli, nonni, zii, cugini. La nostra anima è entrata in contatto con queste anime e, soprattutto durante il processo della crescita, con quanto queste figure ci hanno insegnato e volontariamente o involontariamente trasmesso. La vita spesso non permette un’integrazione armoniosa con tutto questo

e

succede così che l’adulto rifiuti e fugga lontano dalla sua famiglia d’origine o ne rimanga incatenato invischiato senza crearsi una sua dimensione autonoma. In entrambi i casi l’equilibrio del singolo ne viene compromesso perché ha bisogno di staccarsi e diversificarsi, ma dopo aver integrato e dato la giusta dimensione ai membri della sua stirpe, nonché di continuare a ricevere in un moto perpetuo da essi nutrimento. Mai frase è stata così chiara e potente “senza radici non si vola !”.

B - Debito di base Il bambino ha per sua natura un sentire genuino, una naturale predisposizione all’armonia ed è sintonizzato con l’amore incondizionato. Potrebbe permanere in questa completezza ed essere nel libero fluire del sistema empirico se non fosse obbligato per vivere e crescere a sviluppare un suo sistema personale. Il sistema personale è il mondo interiore dell’uomo, composto dai parametri e dai valori che ha appreso nei primi anni di vita, comprende il suo carattere, le

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convinzioni più profonde, le sue strategie vitali nei confronti di se stesso, degli altri, della vita. Il sistema personale non è sempre portatore di valori reali, di un percepire pulito e con moti emotivi genuini, perché si forma attraverso il rapporto figliogenitore e da come questi riescono a soddisfare i suoi bisogni primari, primo fra i quali il bisogno-diritto di “essere amato”. La quantità e ancora di più la qualità dell’amore con il quale il piccolo sarà nutrito influenzerà l’andamento della sia vita e il suo rapporto futuro con le strategie di apertura e tutte le qualità armoniche. I genitori sono quasi sempre disposti a dare affetto ai propri figli ma anche incapaci, perché ne sono privi e, impossibile è donare quello che non si possiede. In molte famiglie l’arretrato personale di ognuno e l’equilibrio interpersonale sono tali che il bambino non riesce a fare un passo senza che i genitori lo invadano, riversando tutta lo loro ansia su di lui, scambiando paura per amore, in alte invece viene accudito a morte poiché gli arrivano solo gesti privi di forza pieni di smarrimento, sofferenza e bisogni personali che portano a scambiare il dolore per amore. A volte ancora il bambino sente di non essere mai abbastanza e che ha bisogno di guadagnarsi l’amore, sentendosi obbligato a sviluppare comportamenti riconducibili alla sindrome del “primo della classe”. Alcune figure genitoriali sono deboli dal punto di vista emotivo e talmente bisognose che tendono a strumentalizzare gli altri per soddisfare i propri bisogni, chiunque si trovi nelle immediate vicinanze, neonati e bambini compresi, verrà inconsciamente usato. Qui nascono le ferite, l’arretrato personale che in psicologia empirica viene chiamato debito. Questo genera tutte le convinzioni distorte su di noi e sul

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mondo e porterà a mettere in atto strategie di compensazione per coprire il grande dolore che nasce da una quantità e qualità d’amore inadeguate. Ogni famiglia ha un suo codice che determina cosa sia giusto o sbagliato, bene o male, morale o immorale e in base a questo obbliga a comportarsi indipendentemente che questi parametri si avvicinino o meno a valori oggettivi. Succede così che il figlio, con le sue carenze emotive e con le credenze distorte assimilate, inizia a muoversi ed operare nella vita acquistando man mano sempre più disarmonia ed aumentando inesorabilmente il suo debito.

C - Campo famigliare In ogni sistema il singolo non è importante e non ha una dignità solo di per sé, ma in funzione di qualcosa di più grande, il sistema appunto. Così ogni famiglia ha un suo ordine, regole, emozioni, energie che vengono inconsciamente fatte proprie da ogni membro e assimilate nel profondo. Succede così che ognuno è strettamente collegato e responsabile per l’arretrato della sua famiglia. Il padre è responsabile di ciò che fa il figlio (anche il codice civile lo prevede), ma anche il figlio subirà le conseguenze sistemiche degli atti compiuti dal padre. Ciascuno ha la responsabilità della vita dell’altro, se uno si ammala o ha problematiche serie, anche i membri del nucleo saranno coinvolti e dovranno prendersi le proprie responsabilità. Il debito del singolo è strettamente collegato ai propri famigliari in un rapporto di co-responsabilità. In questo contesto si comprende facilmente come la consegna famigliare sia ampia e trasmessa la figlio in modo consapevole, ma anche a sua insaputa o addirittura contro la sua volontà quando questi la percepisca errata.

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Vengono

perciò

trasmesse

tutte

le

strategie

d’amore

armoniose

o

controsistemiche, gli indicatori attivi e passivi e così vedremo la paura o la rabbia divenire il principale modo di esprimersi dei figli che rispecchiano spesso i disagi dei genitori. Anche la carica primaria, vale a dire i principi del proprio sesso biologico, viene trasmessa dal genitore dello stesso sesso obbligandoci a far nostra quella che è di chi ci ha generato. Sarà di conseguenza possibile essere centrati nel proprio yin o yang integrato solo se i genitori possiedono una carica primaria sana e l’hanno trasmessa senza obbligare alle alterazioni. La consegna famigliare non si esaurisce in una generazione, perché ogni figlio si ritrova le armonie e le disarmonie della propria stirpe, ma anche quelle delle generazioni precedenti. Ciò che i genitori non sono riusciti ad affrontare viene subappaltato alla generazione successiva fino alla sua risoluzione, così accade che problematiche e distorsioni in attesa di una svolta, di un riscatto, passino di generazione in generazione, aumentando nel tempo la loro disarmonia. Normalmente il debito di base passa al figlio, attraverso le infrazioni dei suoi diritti empirici, durante l’infanzia e costituisce la base sulla quale si va a sommare il debito personale creato con le proprie azioni controsistemiche. Vi sono però anche debiti di base che passano da una generazione all’altra senza bisogno di attivazione, in modo autonomo, solo per il fatto di essere stati compiuti come gli omicidi, le violenze gravi, tutto ciò che interessa o sfiora la morte. E’ ciò che Bert Hellinger nelle sue Costellazioni Famigliari definisce “irretimento”, quando la vita del singolo è condizionata anche in modo pesante da destini e sentimenti che non gli apparterrebbero, ma sono dovuti a grovigli sistemici famigliari che possono essere risolti solo se portati alla luce.

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L’ultima parte della consegna famigliare si completa dopo la morte dei genitori, quando il figlio si sente pienamente investito del ruolo della successione e si avvicina sempre di più ai parametri della propria stirpe rafforzando il suo senso di appartenenza. Si comprende facilmente la potenza della consegna e l’importanza di alleggerirla al più presto di ciò che è distorto.

D - Consegna d’amore La consegna famigliare viene sempre raccolta dal figlio anche quando è particolarmente inquinata, perché viene percepita come atto d’amore. Il bambino accettandola riceve in cambio protezione, sicurezza, innocenza e un ruolo nella sua famiglia. Tutto questo accade sia quando la consegna famigliare è armonica sia quando è controsistemica; esistono famiglie sane, dove regna l’armonia, dove le persone hanno un buon equilibrio personale, sono anime evolute e riescono a trasmettere sani principi e amore reale. Purtroppo, esistono anche tante realtà compromesse, perché molto diffusi sono i disagi e gli squilibri. Il bisogno di nutrimento è talmente grande che il piccolo accetta qualsiasi cosa e viene indotto a percepire

come amore sentimenti quali la paura,

l’avvilimento, la rabbia che sente pulsare nei suoi genitori. Una volta poi operato l’imprinting sarà destinato a leggere e ricercare tali sentimenti credendo di inseguire l’amore. Quando il bagaglio consegnato

non è armonico inizia la sua integrazione

insieme a una buona dose di sofferenza e dolore. Il bambino e l’adolescente hanno per diritto l’innocenza, condizione

che

perdono però passate queste età biologiche, quando viene loro richiesta una precisa presa di responsabilità che comporta il passaggio nel ruolo di adulto.

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All’ adulto viene richiesto un atto di consapevolezza su questa consegna d’amore, questi ha più diritti, ma anche più doveri, le responsabilità e il senso di colpa fanno parte del suo stato e gli impongono la presa di coscienza del debito e l’operare per poterlo evadere. Le consegne famigliari non sono sempre inquinate, ma quando lo sono, occorre avere la lucidità di riconoscerlo, prenderne coscienza

e, per non rimanere

ancorati alla matrice distorta, ricollegarsi al dolore di allora e riprendere in mano il moto di amore interrotto.

E - Il riscatto Non è facile riuscire ad accettare la dura realtà, che i nostri genitori, senza rendersene conto e loro malgrado, ci hanno fatto del male, ci hanno reso paurosi, timorosi, deboli o hanno fatto esplodere la nostra rabbia creandoci vortici emotivi che hanno indirizzato la nostra vita su binari obbligati. Accettare tutto questo richiede molta forza, perché implica un risveglio e una maturazione che ha come tappa obbligata il rilascio della rabbia arretrata e una notevole dose di dolore che occorre elaborare e poi integrare. Questo passaggio che richiede tempo, pazienza e tenacia ci fa entrare in una nuova dimensione dove ci si allontana dall’amore cieco e dalle aspettative infantili nei confronti dei genitori. Potremo riuscire finalmente a vederli con i loro limiti, ma anche a comprendere la causa dei loro disagi, a capire che a loro volta sono stati nutriti in modo non adeguato e non hanno potuto trasmettere quello che non possedevano. Sappiamo che è possibile praticare il bene con consapevolezza solo quando si è preso coscienza del nostro lato ombra, di tutto quello di noi che non ci piace e che spesso è poco onorevole, ma ci appartiene nella stessa misura del lato luce.

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Per analogia vedere con lucidità il lato oscuro della consegna famigliare, ci permette di apprezzare tutto quello di buono che in essa c’è e di conseguenza di come quel poco che spesso abbiamo ricevuto corrisponde al tanto che le figure genitoriali sono stare in grado di dare. Avendo toccato il nostro dolore possiamo sentire il loro che, non comprendendo l’elaborazione e il riscatto che noi ci siamo permessi, continua a rimanere tale e inconsapevole. Dopo l’orgoglio di essere riusciti ad invertire la rotta, ad iniziare a riscattare il proprio debito e la propria stirpe cercando di consegnare a chi verrà dopo di noi un testimone un po’ più pulito, ci coglierà il desiderio di fare qualcosa per i nostri genitori. Qui incontreremo molti limiti, perché ci è concesso in questa vita di riscattare unicamente il nostro debito, ma l’amore che investirà la famiglia, il nostro modo di porci, porteranno certamente nuova energia che influenzerà positivamente tutta la famiglia. Riuscire a ristabilire l’equilibrio nella sfera energetica della nostra famiglia originaria reca grande beneficio a noi stessi, a tutti i famigliari e alle future generazioni. Questo passaggio, inoltre, ci avvicina a loro in modo intimo e sincero e potremo provare per loro un amore che non pone condizioni, un amore incondizionato che permette un nutrimento reciproco e che riusciremo poi ad indirizzare verso ciò che è intorno a noi. Per questo mi sento di affermare che l’amore è un sentimento adulto che non ci appartiene a priori, ma si impara e conquista con un vivere fruttuoso.

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2-4 PRENDERE COSCIENZA E LIBERARSI DELLA RABBIA Una tappa fondamentale in ogni percorso di ristrutturazione è il lavoro sulle emozioni. La psicologia empirica si concentra particolarmente sulle emozioni, ha come fine quello di ripulirle da tutti i condizionamenti che la vita di ognuno ha creato e cerca di riportare l’uomo verso un sentire pulito. Un sentire pulito avvicina naturalmente ad una visione oggettiva e allontana dalle sofferenze implicite di una dimensione personale che è quasi sempre alterata.

A - Mente Per arrivare a percezioni autentiche occorre, come prima cosa, riuscire a tacitare la mente. E’ questo un compito particolarmente difficile, perché la mente ha una parte preponderante nel nostro vivere. La nostra società incoraggia e premia atteggiamenti razionali e logici e tende a risolvere tutto con il controllo dell’intelletto. Questo squilibrio va a discapito della sfera emotiva, corporea e sensoriale che vengono considerate istanze di minore valore e portano l’uomo lontano da un vivere reale. La mente per sua natura tende a mentire e a piegarsi al volere dell’Io, quella parte di noi certamente pratica e funzionale, ma anche facilmente al servizio delle nostre esigenze egoistiche. La mente non conosce riposto, sempre elabora, potremmo paragonarla ad una scimmietta beccata da un’ape che salta continuamente tra i rami di un albero.

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E’ possibile tacitarla con varie tecniche. Ad esempio la visualizzazione che grazie alle immagini riesce a evocare dal profondo le sensazioni. Una leggera ipnosi è di grande aiuto, perché riesce allo stesso scopo ed è raggiungibile semplicemente con un forte coinvolgimento emotivo. Particolarmente efficace è la terapia di gruppo che, grazie alle condivisioni, fa entrare nel vissuto e nelle vibrazioni degli altri permettendo di agganciare in noi emozioni similari tacitando i processi mentali.

B - Corpo Nel lavoro sulle emozioni di particolare aiuto è il nostro corpo. Percepire il corpo è il punto di partenza per comprendere che siamo composti di una parte energetica materiale, che l’energia si fa più sottile quando arriviamo alla mente, al pensiero. Se si riesce ad aggirare la mente si giunge alle emozioni e poi a qualcosa di ancora più sottile e impalpabile che investe la spiritualità ed ognuno definisce come crede. Esercizi di bioenergetica, di yoga, il lavoro con il respiro possono essere di grande aiuto permettendo di rimanere nel qui e ora.

Il corpo riesce come

un’ancora a impedire la fuga della mente ed a evocare antiche emozioni che nel corpo e nelle sue posture si sono annidate. Si riuscirà a comprendere come una postura di apertura richiami certi sentimenti diametralmente opporti a quelli percepiti quando il corpo è chiuso e compresso. Sarà possibile sentire e poi

comprendere come una posizione che procura

fatica e affanno faccia leva sul sentimento della ribellione, della stizza, della rabbia o sfoci in sentimenti che richiamano prevalentemente stanchezza, abbandono, sottomissione.

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Ancora si comprenderà come il rilassamento di ogni parte del corpo induca la tranquillità interiore o che questa non sia possibile, perché la pace interiore è qualcosa che ancora non ci appartiene. Siamo quasi sempre persi in un vivere frenetico, il riuscire a percepire il nostro corpo, un arto, un organo, ci porta in una dimensione consapevole. Se poi con esercizi mirati riusciamo a concentrarci su di una parte del nostro fisico, possiamo sentire come questa si attivi, prenda spazio, come aumenti la circolazione e nasca una sensazione di espansione. Possiamo constatare la potenza, la forza della nostra corporeità e il potere di condizionamento che la nostra mente opera sulla materia. Pensiamo, per esempio, alle malattie psicosomatiche che coinvolgono gli organi e la loro funzionalità, patologie sempre più diffuse e di difficile risoluzione, perché la somministrazione di medicine tradizionali le intacca solo in minima parte. Questo canale di comunicazione ha due vie, come dal corpo si arriva alle emozioni da queste si raggiunge il corpo e tramite queste, opportunamente manipolate, si può ritornare al corpo e ottenere guarigioni di parti di esso. Anche i cinque sensi, se usati adeguatamente, possono aiutare a sviluppare una coscienza di sé più equilibrata spostando le nostre percezioni da canali distorti. Penso alla voce, alla difficoltà che spesso si ha nel parlare a proprio sostegno e soprattutto al nostro linguaggio tutto orientato ad attutire ed avvilire il nostro sentire. Usiamo con abitudine parole, frasi che mitigano i nostri slanci più genuini come per esempio: “Ti amo da morire”, “Senza questo o quello sarei perduto”, “Mi diverto da impazzire”, “Mi piace ma…..”

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Altra abitudine particolarmente diffusa è la lamentela continua, il lamentarsi come costante dell’esprimersi che allontana da un vivere vigoroso e obbliga ad un livello di esistenza vicino alla sopravvivenza. Anche il nostro udito è in grado, se allenato, di percepire prevalentemente vibrazioni alte selezionando quello che può entrare dentro di noi. Sarà suo compito escludere, per esempio, tutto il ciarpame su di noi e il mondo che può solo avvilirci e può, attutire anche l’inquinamento acustico concentrandosi su quello che è armonioso come la buona musica, il canto degli uccelli, i rumori della natura in genere. Anche lo sguardo può fuggire dalle brutture del mondo, che certamente necessitano un nostro atto di responsabilità e consapevolezza, ma può soffermarsi e indugiare, quando è il momento, sulle bellezze della vita, dal viso di un bambino al tramonto più sfavillante. Lavorare sulle emozioni tramite il corpo è una tappa fondamentale in ogni processo di sviluppo personale. C - Emozioni Raggiungendo le

nostre emozioni potremo

toccare le nostre sofferenze, le

paure e soprattutto renderci conto di quanta rabbia ci sia dentro ognuno di noi. E’ tanta e scaturisce fuori in modo straripante se si è più vicino a strategie yang, ma è tantissima anche se si è più vicino a strategie yin e non ci si da la possibilità di esprimerla rinnegandola e rimovendola. Nel primo caso il ruolo di carnefice farà esprimere aggressività e prepotenza, nel secondo il ruolo di vittima tramuterà l’energia trattenuta in debolezza, avvilimento e spesso depressione.

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Rendersi consapevoli della grande quantità di rabbia che alberga dentro di noi è il primo passo per comprendere molte delle strategie vitali intraprese nella nostra vita. La rabbia è sempre tanta, in ognuno di noi, perché è il principale sintomo, l’indicatore di “un moto di amore interrotto” e purtroppo la maggior parte degli esseri ha ricevuto durante la sua formazione una quantità e soprattutto una qualità d’amore inadeguati. Questo avviene nel caso in cui la condizione prevalente subita sia stata l’abbandono con mancanza d’amore o sia riconducibile a un’invasione emotiva con un eccesso soffocante. La rabbia è destinata a essere presente in quantità elevata, perché anche ogni situazione di paura genera sempre rabbia. La paura purtroppo, è innegabile, appartiene fortemente ad ogni essere ed è uno dei sentimenti prevalenti anche quando viene nascosta dietro alla spavalderia. In base al tipo di scompenso emotivo, in base alla natura del proprio debito, compaiono indicatori empirici, vale a dire moti emotivi prevalenti, che guidano il sentire e poi l’azione su binari prestabiliti, creando un vero e proprio vortice emotivo obbligato. C’è chi si sintonizzerà sui moti della rabbia con un tipo di espressione quasi sempre collerica e aggressiva e chi privilegerà la paura sconfinando sempre nel senso di inadeguatezza, nella malinconia, nell’ansia. L’emozione guida, che chiamiamo indicatore attivo, è un meccanismo compensativo per nascondere e camuffare gli indicatori passivi che a loro volta hanno un peso forse ancora più grande. Succede così che chi ha scelto la rabbia come moto prevalente, cerca di soffocare la paura, l’inquietudine, chi invece ha scelto la paura rinnega la propria forza rabbiosa, i propri rancori.

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E’ molto chiaro come sia indispensabile comprendere questi complessi meccanismi che solo un significativo lavoro sulle emozioni è in grado di smascherare e modificare. In particolare la rabbia è un’emozione primaria e come tale è collegata ad uno dei principali elementi: la terra. La rabbia viene espressa solo attraverso il corpo scaricandola a terra. La madre terra che ci sorregge, ancora una volta ci viene in aiuto accogliendo quello che per noi è diventato ingestibile. Il corpo ci aiuterà ad elaborare questa emozione che non conosce l’astrazione e che occorre fare risalire dalle viscere per esprimerla scaricandola all’esterno. Le

tecniche

corporee

di

autoascolto

permetteranno

l’elaborazione

e

l’integrazione emozionale, nonché il rilascio emotivo. Chi adotta strategie prevalentemente rabbiose, toccando fisicamente la propria rabbia potrà comprendere come questa sia una copertura delle problematiche che risiedono nelle vulnerabilità e nelle sofferenze che non si permette di sentire e potrà accedere a tutto il patrimonio della sfera yin. Chi è in strategie di paura e non si permette di esprimere la propria rabbia, dopo una prevedibile difficoltà iniziale, si renderà conto di come questo sentimento gli appartenga e di come una volta effettuato il contatto con questa energia, essa sia indispensabile per allontanarsi da strategie dimesse e passive impossessandosi del vigore che la vita richiede, affermando il proprio potere personale, facendo emergere il patrimonio yang. Questa compensazione armoniosa, questo bilanciamento tra le istanze yin e yang, sono il presupposto per raggiungere un equilibrio personale che ha come percorso obbligato il lavoro sulla rabbia e sulle emozioni in genere. Ogni scarica emozionale, ogni rilascio emotivo portano un sentire consapevole che

trascina

una

comprensione

intellettuale

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cognitiva

e

permette

di


riappropriarsi delle energie fino a quel momento impegnate in meccanismi di difesa. Il rilascio emotivo del proprio arretrato è però possibile solo creando un’alleanza con il potenziale della rabbia. Per accedere all’esuberanza, all’entusiasmo e alla spinta vitale elementi che rappresentano la parte luce dell’energia della rabbia, occorre accettare e fare propria anche la parte ombra che racchiude l’impetuosità, l’aggressività, la violenza. Un rapporto misurato ed equilibrato con la rabbia è indispensabile in ogni processo di crescita personale e in ogni vivere armonioso.

D - Rabbia-Paura Altro aspetto, che raggiunge sfogare la rabbia, è diminuire la paura perché sono emozioni strettamente collegate e diminuire la quantità di una opera un inevitabile calo anche dell’altra. La rabbia e la paura sono emozioni che scatenano strategie opposte, ma entrambe indicano un’infrazione dell’ordine, un consistente debito empirico che la coscienza segnala. Queste due emozioni primarie hanno perso la loro funzione di reazione istintiva ad uno stimolo esterno verso il quale, per la sopravvivenza, si renda necessaria una risposta immediata che non necessiti di processi cognitivi ed una elaborazione cosciente. Entrambe si sono trasformate in indicatori empirici attivi plasmando le percezioni e piegando le emozioni al bisogno personale, all’energia in eccesso. Quando troviamo la rabbia come indicatore empirico attivo sappiamo che la paura ha preso il ruolo di indicatore passivo e viceversa.

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Sfogare la rabbia provoca di conseguenza una diminuzione di entrambe queste emozioni collegate. Affrontare la rabbia la fa trasformare costringendo anche la paura a fare altrettanto come in una reazione a catena.

E - L’osservatore Il percorso intrapreso ci ha permesso di non essere più identificati con le nostre emozioni, con le nostre sofferenze, siamo riusciti a fare un passo indietro, a vederci dall’esterno. E’ questo un processo fondamentale in ogni percorso evolutivo perché ci permette di vedere, sentire che noi non siamo la nostra paura, la nostra rabbia, ma che queste sono solo energie che attraversano il nostro essere composto da molto di più. Oltre

a darci la consapevolezza della

nostra ricchezza,

il

processo

dell’osservatore ci permette, grazie alla non identificazione, di controllare le emotività e da queste non farci più gestire. E’ come se ci vedessimo dall’esterno, come in un processo di sdoppiamento che in questo caso è certamente benefico, impedendoci di “salire in giostra” cioè di cavalcare stati emotivi e situazioni dei quali riusciamo con chiarezza a vedere le disarmonie.

F - Amore - perdono Di particolare importanza è il rapporto amore-perdono. In ogni percorso di crescita, di guarigione personale si arriva a sentire intelligentemente ed a capire sentimentalmente, la confidenza assunta con le

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nostre

emozioni

ci

fa

comprendere

molto

e

certamente

che

siamo

profondamente arrabbiati con le persone significative della nostra vita. La psicologia, come la legge degli uomini, non ammette ignoranza e neppure contempla la colpa e il dolo, quando gli errori sono commessi i danni sono compiuti e a noi non spetta far finta di niente, dimenticare, condonare. La presa di coscienza della rabbia però, la sua elaborazione attraverso il rilascio emotivo ci portano in una nuova dimensione dove è possibile rapportarsi in modo diverso con chi, spesso inconsapevolmente, ci ha ferito. L’avere sgasato, l’aver alleggerito le compressioni, ci rende capaci di far fluire dal nostro profondo i traumi, le sofferenze e lasciarle andare unitamente alle persone che ce le hanno provocate. Solo in questo modo le ferite smettono di sanguinare e più leggeri e puliti si ha lo spazio per accogliere le persone importanti della nostra vita e amarle consapevolmente. L’amore incondizionato ha come presupposto il comprendere, l’accettare e il lasciare andare ad un livello profondo, processo possibile solo quando i rancori sono svaniti e hanno lasciato il posto al perdono.

G - Arrivare all’essenza Percepire le emozioni permette di arrivare all’essenza e di smascherare le strategie di compensazione facendoci vedere chiaramente che noi non siamo quei comportamenti che i buchi emotivi ci hanno costretto ad assumere. Come abbiamo costatato quanto la mente riesca a condizionare e modificare il corpo, per analogia possiamo prendere coscienza di quanto le convinzioni che abbiamo, su di noi e sulle cose della vita, siano determinanti per forgiare il nostro destino. Se il pensiero riesce a modificare la materia ha certamente una

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grandissima forza nel manipolare le nostre emozioni che ricadono a cascata sul nostro fare. Man mano che affrontiamo le nostre problematiche, che smascheriamo le compensazioni, che ci allontaniamo dai vortici emotivi obbligati e il debito si alleggerisce si innesca un processo di cambiamento. Prendendo in mano le fila della nostra vita ed elaborando le ferite del passato la carica emotiva del singolo cambia. Succede così che l’avvilimento lascia spazio a un nuovo slancio e la rabbia si trasforma in forza ponderata. Cambiano le strategie vitali e poichè queste le avevano identificate con il nostro carattere, anche la nostra personalità cambia. Cambia visibilmente il modo di percepire, esprimersi e comportarsi ma certamente non la natura profonda che finalmente ora è in grado di emergere e diventare protagonista. Ora, dopo un lungo lavoro, potremo avvicinarci a quello che siamo davvero. Potremo provare a rispondere alla domanda che da sempre l’uomo si pone “Chi sono davvero? A cosa voglio tendere?.” Il lavoro sulle emozioni, fra le quali primaria importanza rivestono la rabbia e la paura, ha la capacità di fornire gli strumenti per elaborare una risposta. Demolite le compensazioni, pulito il sentire, raggiunte le emozioni originarie, bilanciate le energie maschili e femminili, saremo in grado di avvicinarci al nostro nucleo, alla nostra parte più profonda e vera. Ora, solo in questo momento, potremo iniziare a percepire cosa davvero siamo, potremo essere collegati con l’amore e a esso tendere.

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2-5 CREARE EQUILIBRIO TRA LE ENERGIE YIN E YANG

A - Compensazione armonica come movimento esterno all’uomo Aprire gli occhi al modo significa entrare nella dualità: il primo atto con cui ci presentiamo alla vita, la respirazione, riassume in sé la legge di questa nostra esistenza. Non ci può essere inspirazione senza espirazione e viceversa, non c’è un buio infinito ma il buio ha già in sé il seme della luce che gli è legata in modo indissolubile. Là dove spesso si vorrebbe opposizione, in realtà c’è complementarietà. Tutta la realtà così è, un movimento tra coppie di poli opposti e complementari uno all’altro, una ritmica e armoniosa danza che si diffonde in tutto l’universo in un atto d’amore. Questa compensazione armoniosa avviene all’esterno dell’uomo, nell’universo, dove il principio femminile e quello maschile si bilanciano creando insieme un’unità funzionale e completa. La loro sinergia genera un tutt’uno, l’interazione tra i principi yin e quelli yang crea il movimento, la vita nelle trame del tempo e dello spazio. L’energia maschile (yang) si muove verso l’esterno a dar vita alla manifestazione e all’azione, riguarda ciò che è caldo, chiaro, secco in movimento. L’energia femminile (yin) è orientata verso l’interno, verso il contatto con l’interiorità e comprende ciò che è freddo, oscuro, umido, inerte. Così i giorni e le notti si alternano gradualmente, lo yang si amplifica con il progredite delle ore diurne e declina lentamente con il crepuscolo mentre la proporzione di yin aumenta. Allo stesso modo si compenetrano le stagioni nel corso della progressione dei mesi. Yin e yang non si escludono e il rapporto dell’uno rispetto all’altro varia. All’equinozio di primavera i due principi (il giorno

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e la notte, il freddo e il caldo) si equilibrano. Poi i giorni si allungano, lo yang comincia a crescere e raggiunge il suo apogeo con il solstizio d’estate. La durata del giorno diventa sempre più breve fino a riequilibrarsi con la notte all’equinozio d’autunno. Quindi tocca allo yin predominare fino alla notte del solstizio d’inverno, per poi decrescere e ritrovarsi in perfetto equilibrio con lo yan al momento dell’equinozio di primavera dell’anno seguente. Il principio trova la sua applicazione nell’attrazione fisica tra i due sessi biologici, l’attrazione tra il genere maschile e femminile, l’attrazione fra gli amanti che si attirano per la tensione vitale tra i loro poli empirici opposti. Solamente l’unione tra i due opposti è in grado di concepire nuova vita e di farla crescere. L’uomo e la donna, quando sono portatori sani dei propri codici, entrano in un rapporto compensativo armonioso che è in grado di raggiungere l’eccellenza. Quando sono in grado di riconoscere il proprio posto all’interno della coppia ognuno può esprimere pienamente i propri talenti insiti nell’essere maschi o femmine, le rispettive mancanze divengono funzionali all’unione e insieme potranno soddisfare i bisogni reciproci. Solo con un partner affettivo è possibile esprimere la nostra parte più maschile o femminile che è l’unica in grado di farci raggiungere uno stato di appagamento profondo. Non c’è comodità, libertà, divertimento che sia in grado di avvicinarsi a questa piena realizzazione e la convinzione delle persone single di essere felici e contente nasce da una non consapevolezza.

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B - Yin e yang La gamma delle espressioni empiriche, le energie che compongono la vita si dividono in forza yin e forza yang. E’ questo un concetto che troviamo nella maggior parte delle culture mondiali. Non si limita soltanto ai sessi, nei quali raggiunge uno stato di eccellenza, ma è un principio basilare di ogni moto universale. La materia, le dinamiche e le espressioni dell’universo vengono contenute da queste forze che sempre si inseguono compensandosi e integrandosi. Si sostengono e si valorizzano a vicenda alimentando uno la vitalità dell’altro compensando le carenze reciproche. Come nel mondo così è nell’uomo. Il codice yang appartiene al maschio che ha come principi guida: la forza rabbiosa con una propulsione verso l’esterno, la concretezza, la concettualità, la guida, l’autorità. Questa parte luce è sempre accompagnata dall’ombra che dona all’uomo il diritto ad essere spigoloso, brusco, prepotente, aggressivo. Il codice yin appartiene alla femmina che ha come principi guida: la forza incondizionata, l’accoglienza, la cura, la morbidezza, la dedizione nonché uno spiccato lato sensoriale, estetico e spirituale. La sua parte ombra gli permette di essere meno determinata, meno concettuale, le dà il diritto alla tristezza al timore e ad una certa dose di leggerezza e frivolezza.

C - Compensazione armonica come movimento interno all’uomo I codici predetti sono propri dei due sessi e stabiliscono i loro principi attivi. Questa legge di compensazione e armonia agisce anche nei moti interni dell’uomo. Così i principi yin e yang agiscono e si compensano anche all’interno dell’uomo.

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Esistono una parte maschile e una parte femminile interiore, insita nella natura dell’essere umano, che si compensano e sostengono in modo sinergico. I principi del proprio sesso biologico costituiscono la parte preponderante, formando la carica primaria che è bilanciata

e sostenuta dall’altra che

rappresenta la carica secondaria. Ogni donna porta in sé un patrimonio yin, inerente al suo sesso biologico, ma possiede una carica yang per poter muoversi nella vita in modo autosufficiente. Ogni maschio è portatore di una patrimonio yang ma ha bisogno di poter integrare la carica principale con quella yin per essere armonico. L’importanza delle doti yin e yang sono tali che, anche se in misura diversa, occorre siano presenti entrambe nell’individuo che non è completo e armonioso senza contenerle entrambe nel suo interno. Soltanto l’espressione e la sinergia di entrambe le due energie permetterà forza e equilibrio ad ogni essere maschio o femmina. L’uomo e la donna centrati nelle loro rispettive cariche primarie e secondarie rappresentano modelli d’eccellenza della loro specie, sono modelli sani non alterati capaci di poter entrare in relazioni autentiche e appaganti, di poter accedere all’amore incondizionato.

D - Compensazione disarmonica della carica primaria Se all’esterno la compensazione è sempre armonica, alla notte segue il giorno, alla primavera l’inverno in un susseguirsi costante, non è così per ciò che avviene all’interno dell’uomo. I codici yin e yang non sono sempre integrati nell’uomo in modo corretto.

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Capita spesso che il maschio rifiuti la propria forza aggressiva, il proprio diritto all’ombra in favore della dolcezza e della sensibilità rinnegando la propria carica primaria. Così come le donne non accettino il loro lato ombra che le vuole meno concettuali, determinate, vigorose in favore dell’efficienza, permettendo alla propria carica primaria di abdicare. Questo processo è particolarmente incoraggiato dalla cultura moderna che ha perso il concetto dell’inclusione, dell’accettazione di tutto quello che non brilla a prima vista. L’efficienza esasperata, l’arrivismo, l’inseguire modelli esteriori ed esasperati, il raggiungimento del successo a tutti i costi e il dio denaro hanno costretto l’essere ad allontanarsi da modelli maschili e femminili sani e centrati. Tappa fondamentale per ognuno è avvicinarsi e integrare la propria carica primaria spesso perduta e invertita con la secondaria. Sono moltissime le donne che non sono più centrate nel loro yin, anzi lo yang ha preso il sopravvento nel sentire e nell’agire concentrandosi d’altro canto su stili sofisticati, lo snobismo, l’eleganza e la raffinatezza fini a se stesse. Ugualmente per il maschio che non è più yang non permettendosi più la forza propulsiva e compensando con il potere, il controllo, la prepotenza. Ogni principio attivo yin o yang non applicato si trasforma in debito perché crea un capovolgimento capace di procurare profondi squilibri dai quali nasceranno distorsioni e disagi enormi. Lo squilibrio interiore di queste due forze procurerà gravi problematiche personali e non permetterà la scelta di un partner effettivo adeguato, perché per compensazione anche lui a sua volta non sarà centrato nella sua carica primaria.

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L’applicazione dei codici maschili e femminili è un diritto dovere, disattenderla provoca l’aumento e il consolidamento del proprio debito empirico, i disagi saranno destinati ad elevarsi all’ennesima potenza.

E - Compensazione disarmonica dell’assetto emotivo Indipendentemente dal proprio sesso biologico un altro sbilanciamento interiore che occorre affrontare e risolvere è quello tra le energie yin e yang del nostro assetto emotivo, del nostro sentire e fare. Quando l’essere è in equilibrio, quando percepisce se stesso e il mondo esterno con un sentire pulito, quando avverte la reale carica energetica di ogni cosa e agisce in armonia con essa, il maschio possiamo definirlo yang integrato e la femmina yin integrata. Quando non c’è integrazione entrambi, indipendentemente dal sesso, hanno un’alterazione yin o yang a seconda di ciò che il vortice emotivo disarmonico li porta a percepire come moto prevalente. Chi possiede un’alterazione yin con eccesso di questa energia ha la paura come moto prevalente, come indicatore sistemico attivo, gli indicatori passivi sono la rabbia e la forza perciò la parte maschile yang è più debole perché rinnegata e rimossa. (Vittima) Chi possiede un’alterazione yang ha l’aggressività come moto prevalente, come indicatore sistemico attivo e l’indicatore passivo è la paura che appartiene alla parte femminile che ha rinnegato e rimosso, perciò è la parte dell’energia femminile yin debole. (Carnefice) Le strategie vitali compensative intraprese, il vortice emotivo della propria vita, sono sempre collegate al tipo di ferite emotive del proprio vissuto, alla qualità del proprio debito.

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Normalmente chi nei primi anni di vita ha subito l’abbandono affettivo, ha sperimentato

sentimenti

di

paura

o

insicurezza,

non

ha

sviluppato

adeguatamente la sfera yang e si è trovato costretto ad adottare strategie vittimistiche. Chi invece ha subito un amore ossessivo, invasivo ha provato come emozione predominante la rabbia, ne ha risentito la sfera intimistica morbida yin e ha adottato strategie da carnefice. Man mano si prende coscienza delle strategie compensative disarmoniche, si analizza il proprio vissuto e si affrontano le propri sofferenze, i meccanismi adottati per tutta una vita si modificano. Succede così che chi aveva adottato il ruolo di vittima si trasforma in carnefice sperimentando prima il dolore per aver dovuto subire il mondo poi nella fase attiva la rabbia per la mancanza d’amore che sente intorno a sé. Per il carnefice il capovolgimento è meno palese, ma similare, perché anche lui si avvicinerà a ciò che aveva rimosso vale a dire le paure, gli sconforti, i dolori. L’indicatore passivo prende il sopravvento e la parte yin o yang carente emerge creando un bilanciamento e poi un avvicinamento a quello che sarà poi l’equilibrio. Altra conseguenza naturale e collegata di questo mutamento è l’avvicinamento alla propria carica primaria, così l’uomo si avvicina al suo patrimonio yang e la donna inizia a valorizzare le caratteristiche yin. Fare emergere gli indicatori passivi è una forte leva che permette una percezione corretta della vita, l’abbandono delle compensazioni, dissolve il vortice emotivo, crea le condizioni per recuperare il terreno perduto e avvicina alla propria carica primaria.

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2-6 STATO DI ECCELLENZA – AMORE INCONDIZIONATO Il recupero delle proprie radici, uno stato emotivo in equilibrio, l’essere centrati nella propria carica primaria maschile e femminile, porteranno ad un nuovo assetto che permetterà di accedere a relazioni autentiche e appaganti con se stessi, gli altri, la vita. Occorrerà non abbandonare mai questo lavoro, questo impegno che ci permette di sperimentare il libero fluire, la condizione di positività dove tutto ha un senso ed è percepito come pieno e soddisfacente, indipendentemente dagli eventi esterni. Questo stato non è scontato e non costituisce un diritto assoluto ma un punto d’arrivo che ha come via maestra la presa di responsabilità nei confronti del nostro passato e del nostro presente: vale a dire l’avere riscattato il nostro arretrato personale ed onorare giorno per giorno nel qui e ora tutto ciò che è. Il percorso di crescita personale ci permette di creare quello spazio del cuore, quello spazio interiore che ci fa realmente accogliere noi stessi e gli altri e ci avvicina a una dimensione di espansione che penso faccia parte della dimensione dove incontriamo anche la spiritualità. Siamo riusciti a conoscere e poi a integrare la nostra parte ombra impossessandoci della spinta vitale che in essa è racchiusa e grazie alle strategie negative scoperte e raggirate siamo in grado di accettare noi stessi e gli altri. Ora in questa nuova dimensione sarà possibile rimanere in equilibrio tra le istanze di chiusura e quelle di apertura e praticare con verità il bene e l’amore. Sperimentare

l’amore

incondizionato

significa

essere

diventati

persone

armoniose, in grado di vivere a pieno la loro esistenza lasciando un’impronta nel

- 63 -


cuore degli altri con l’esempio e con ciò che di vero e di importante hanno dato e ricevuto. Avere come obiettivo “il tendere all’amore incondizionato” dona un senso profondo alla propria vita.

- 64 -


SOMMARIO

1-0

L’AMORE INCONDIZIONATO 1-1

1-2

2-0 2-1

2-2

1

CARATTERISTICHE CHE NON APPARTENGONO ALL’AMORE INCONDIZIONATO

3

A - Senso di colpa

3

B – Vergogna

4

C – Bisogno

5

D – Paura

6

E – Rabbia

7

F - Non scaturisce dall’esterno

8

G - Esclusione

10

H - Inconsapevolezza dell’agire

11

I - Compensazione

12

L - L’Io disarmonico

14

CARATTERISTICHE PECULIARI DELL’AMORE INCONDIZIONATO

16

A - L’amore incondizionato come armonia tra il Sistema personale e il Sistema empirico

16

B - L’amore incondizionato come libero fluire

17

C - L’amore incondizionato presuppone l’amore per se stessi

19

D - L’amore incondizionato necessita la capacità del sentire

20

E - L’amore incondizionato come unione

22

F - L’amore è spazio del cuore

24

G - L’amore incondizionato è responsabilità

25

H L’amore incondizionato è dell’adulto

25

COME ACCEDERE ALL’AMORE INCONDIZIONATO

27

PERCORSO DA INTRAPPRENDERE

27

A - Siamo chiamati all’impegno

27

B Momento di consapevolezza obbligato

29

C - Rendersi responsabili

31

D - Rendersi disponibili al dolore

32

E - Tre fasi e tre tappe

34

CARATTERISTICHE DELLA PSICOLOGIA ESPERENZIALE

36

A - Utilizza una vasta gamma di conoscenze e discipline psicologiche

36

B - Metodi didattici

37

- 65 -


2-3

2-4

2-5

2-6

RECUPERO DELLE RADICI

38

A - Considerazioni personali

38

B - Debito di base

39

C - Campo famigliare

41

D - Consegna d’amore

43

E - Il riscatto

44

PRENDERE COSCIENZA E LIBERARSI DELLA RABBIA

46

A - Mente

46

B Corpo

47

C Emozioni

49

D Rabbia-Paura

52

E L’osservatore

53

F - Amore - perdono

53

G - Arrivare all’essenza

54

CREARE EQUILIBRIO TRA LE ENERGIE YIN E YANG

56

A - Compensazione armonica come movimento esterno all’uomo

56

B - Yin e yang

58

C - Compensazione armonica come movimento interno all’uomo

58

D - Compensazione disarmonica della carica primaria

59

E - Compensazione disarmonica dell’assetto emotivo

61

STATO DI ECCELLENZA – AMORE INCONDIZIONATO

- 66 -

63


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