FW 2023/24
UNA VITA, UN INNO
ALL’ELEGANZA SENZA TEMPO.
Celebriamo il nostro amato Maestro Cesare.
Lo celebriamo con un suggestivo viaggio, attraverso quelle che erano alcune tra le sue grandi passioni: la sua amata sartoria, prima d’ogni cosa; l’arte, in ogni sua forma, come grande musa ispiratrice; la sua Napoli, con la sua bellezza senza tempo
Uomo autentico, genio visionario, da tutti riconosciuto tra i più grandi e ultimo, vero, grande Maestro d’Arte della scuola sartoriale partenopea. Prima del grande genio, prima del grande Maestro dell’alta sartoria partenopea, celebrato in tutto il mondo, però, l’uomo. Autentico, passionale, generoso, ironico, umile nella sua grandezza, devoto anzitutto alla sua famiglia e poi alla sua arte, la sua amata arte dell’ago e del filo. Un vero padre, straordinario per i suoi figli così come per ciascuno dei suoi sarti. Decine e decine di giovani artigiani napoletani che, grazie ai suoi insegnamenti, hanno potuto apprendere i segreti di questo affascinante, nobile, mestiere d’arte.
Erede naturale di Vincenzo Attolini, suo padre, creatore ad inizio anni Trenta dell’ormai mitica giacca destrutturata alla napoletana. In assoluto, il più abile dei modellisti, dicono in moltissimi, capace sì di perfezionare e attualizzare la mitica giacca creata da suo padre ma, soprattutto, di disegnare e cucire decine di innovativi, unici, modelli. Un patrimonio incommensurabile, custodito oggi e per le generazioni future, da Massimiliano e Giuseppe Attolini e dai suoi sarti.
“Mio padre Vincenzo osò mettere in discussione il modello inglese, portando a termine una vera e propria rivoluzione, riuscì cioè a rendere la giacca morbida e leggera come una camicia o un cardigan apportando numerose altre innovazioni tecniche. Io ho semplicemente messo a frutto i suoi insegnamenti rendendo la giacca di volta in volta sempre più adatta allo stile di vita contemporaneo". Così, con parole semplici, raccontava la sua arte Cesare Attolini. Tra i sei figli di Vincenzo, il più talentuoso e colui che sin da giovanissimo lo affiancò in sartoria, apprendendone le abili tecniche del taglio dei tessuti ed i segreti di modellatura e costruzione di quella giacca, tanto unica quanto innovativa, che dagli anni Sessanta in poi ha continuato a mietere nuovi ed entusiastici proseliti in tutto il mondo.
A soli ventidue anni lasciò la mitica sartoria del padre di Via Vetriera per raggiungere Torino e dirigere una delle più prestigiose sartorie dell’epoca. Qui riuscì a dar vita, per primo e con un enorme successo commerciale, ad una linea caratterizzata dal connubio perfetto fra le tecniche lavorative artigianali, apprese grazie al lavoro fianco a fianco con il padre e maestro, con quelle seriali, all’epoca dominanti. Organizzando processi e spazi pur tenendo intatto e autentico il saper fare sartoriale. Nel suo modello, all’epoca a dir poco avveniristico, ogni sarto inizia ad eseguire una fase manuale della costruzione della giacca, specializzandosi profondamente e, allo stesso tempo, preservando l’autenticità della lavorazione manuale. Una vera rivoluzione nel mondo della sartoria. Proprio come nel 1930, fece suo padre Vincenzo, Cesare scrive un nuovo capitolo dell’arte sartoriale. Ancora una volta un’intuizione acuta, visto che questo sarà di lì in poi il metodo produttivo adottato da moltissime aziende del made in Italy e non solo.
"Ho sempre avuto un precetto, inculcatomi da mio padre fin da ragazzo: fare sempre seriamente il mio lavoro, senza cercare facili scorciatoie o scendere a compromessi che possono anche premiarti nel breve periodo ma nel lungo ti presentano sempre il conto", amava ripetere costantemente, con l’intenzione di lasciare in eredità il più importante degli insegnamenti.
Grazie Maestro, sarai sempre con noi tra i banchi della tua amata sartoria.
We celebrate our beloved Maestro Cesare. We celebrate him with an evocative journey through what were some of his great passions: first and foremost his beloved tailor’s shop, then art, in all its forms, his great inspiring muse, and finally, his Naples, with its timeless beauty. A sincere man, a visionary genius, recognised by all as one of the greatest and the last, true, great Master of Art of the Neapolitan school of tailoring. But before the great genius, before the great Master of Neapolitan haute couture celebrated worldwide, however, the man himself. Sincere, passionate, generous, ironic, humble in his greatness, devoted above all to his family and then to his art, his beloved art of needle and thread. A true extraordinary father to his children as well as to each of his tailors. Dozens and dozens of young Neapolitan artisans who, thanks to his teachings, learnt the secrets of this fascinating noble craft.
A LIFETIME, AN ODE TO TIMELESS ELEGANCE.
He is the natural heir of his father, Vincenzo Attolini, the creator in the early 1930s of the now legendary Neapolitan-style unstructured jacket. By far the most skilful patternmaker, many say, capable not only of perfecting and updating the legendary jacket created by his father but, above all, of designing and sewing dozens of innovative, unique models. An immeasurable heritage, preserved today and for future generations, by Massimiliano and Giuseppe Attolini and his tailors. "My father Vincenzo dared to question the English model and brought about a true revolution, managing in other words to make the jacket as soft and light as a shirt or a cardigan, introducing numerous other technical innovations. I simply put his teachings to good use by making each version of the jacket more suitable for contemporary lifestyles.” These are the simple words that Cesare Attolini used to describe his art. Of Vincenzo's six children, he was the most talented and the one who, from a very young age, worked alongside him in the tailor's shop, learning the skilful techniques of fabric cutting and the secrets of shaping and constructing that jacket, as unique as it is innovative, which from the Sixties onwards has continued to reap enthusiastic new fans all over the world.
When he was only twenty-two years old, he left his father's legendary tailor's shop in Via Vetriera to go to Turin and manage one of the most prestigious tailor's shops of the time. Here, with enormous commercial success, he was the first to conceive a line characterised by the perfect combination of craftsmanship techniques, learnt working side by side with his father and master, and the serial techniques that were dominant at the time. Organising processes and spaces while keeping his sartorial knowhow intact and authentic. With his pattern, futuristic to say the least for its time, each tailor begins with a manual phase of the jacket construction, in-depth specialisation that at the same time preserves the authenticity of manual workmanship. A true revolution in the world of tailoring. Just as his father Vincenzo did in 1930, Cesare wrote a new chapter in the art of tailoring.Acute intuition once again, given that this was to be the production method adopted from then on by many companies, not only in Italy.
"I have always had this precept, instilled in me by my father since I was a boy: always take my work seriously, without looking for easy shortcuts or compromises that may reward you in the short term but will always make you pay for it in the long run,” he loved to repeat constantly, with the aim of handing down to me the most important of teachings.
Thank you Maestro, you will always be with us at the desks of your beloved tailor's shop.
LA SUA AMATA SARTORIA
HIS BELOVED SARTORIA
Non c’era luogo, oltre quello degli affetti familiari, che amasse di più.
Una seconda casa, la sua sartoria, dove era consuetudine arrivasse per primo al mattino e restasse fino a tarda sera, tra una chiacchiera e l’altra con alcuni dei suoi più fidati collaboratori, esaminando scrupolosamente giacca per giacca, abito per abito, cappotto per cappotto, il lavoro fatto durante il giorno.
Non c’era luogo dove si sentisse più a suo agio, tra tessuti, forbici, ago, filo, cartamodelli, metro, gesso, matite, riga e squadra. Insieme alla sua seconda, vastissima, famiglia, composta da generazioni e generazioni di sarti, che spesso ha sostenuto nella crescita umana, oltre che professionale. Come fosse, per tutti loro, un secondo padre. Lo si poteva vedere camminare tra i banchi,
dispensando suggerimenti, alzando il morale con una battuta, indicando come migliorare un dettaglio o come eseguire al meglio una fase di lavoro, sedendosi accanto ad un sarto per istruirlo su un nuovo modello che aveva appena messo a punto, prendere in mano ago e filo per supportare chi ne avesse bisogno. Il Maestro Cesare era ossessionato dal perfezionismo, la sua profondissima conoscenza e maestria non era mai abbastanza, a sentir parlare lui, e infatti la sfida con se stesso non è mai terminata, fino all’ultimo giorno in cui ha varcato la soglia del suo laboratorio di eleganza senza tempo. Qui, a Casalnuovo, dove ha perfezionato la giacca destrutturata, creata da suo papà Vincenzo, e dove ha realizzato decine e decine di nuovi, innovativi, esclusivi, modelli che oggi compongono un patrimonio incommensurabile e ineguagliabile.
Apart from his family home, there was no place he loved more.
His tailor’s shop was his second home, in fact, where hewouldarrivefirstthinginthemorningandstayuntil late in the evening, chatting with some of his most trusted collaborators as he scrupulously examined jackets, suits and coats, one after another, checking theday’swork.
Nowhereelsedidhefeelmoreatease,surroundedby fabric, scissors, needles and thread, paper patterns, tapemeasures,chalk,pencils,rulersandsetsquares. Together with his second huge family, made up of generationsandgenerationsoftailors,whomheoften supported in their human, as well as professional, growth.Likeasecondfather,forallofthem. He could be seen walking among the tables, handing out suggestions, raising morale with a joke, showing
how to improve a detail or how best to carry out a particular phase of work, sitting beside a tailor to instruct him on a new model he had just perfected, picking up needle and thread to lend a hand to those who needed it. Maestro Cesare was obsessive perfectionist, his in-depth knowledge and skills were never enough, as far as he was concerned, and he never lowered his personal bar, right to the very last day he crossed the threshold of his timelessly elegant tailor’s shop. Here, in Casalnuovo, where he perfected the unstructured jacket, created by his father Vincenzo, and where he has created dozens and dozens of new, innovative, exclusive models that today make up an immeasurable, unparalleled heritage.
NAPOLI, DOVE TUTTO HA AVUTO INIZIO
NAPOLI, WHERE IT ALL BEGUN
Cesare era proprio come Napoli: ironico, gioioso, mai banale, umile, nobile e geniale allo stesso tempo. Amava profondamente la sua città e la amava così com’era, perché, con tutte le sue contraddizioni, era per lui espressione di una grande bellezza, una bellezza senza tempo. Ne amava il lato più povero e quello più elegante, quello più antico e quello più moderno, le sue viscere così come il mare, la sua decadenza e la sua ricercata raffinatezza. Perché, come amava dire, Napoli ha una sua eleganza, un’idea di eleganza unica, tutta sua perchè frutto di una miscellanea di culture, succedutesi lungo i secoli attraverso le differenti dominazioni straniere, stratificatesi e
sedimentatesi nell’humus cittadino. Ecco perché nelle prossime pagine celebreremo Partenope, in un viaggio attraverso alcune delle sue bellezze senza tempo: l’unica al mondo, sorprendente, Napoli Sotterranea; il suo centro storico, Patrimonio dell’Umanità, dove ovunque v’è un’opera d’arte e architettura antica; la sontuosa Piazza del Plebiscito; una dei palazzi più straordinari della città, in cui risiede una stupefacente Fondazione d’arte contemporanea, Casa Morra; il meraviglioso Teatro San Carlo e la sfarzosa dirimpettaia Galleria Umberto I; la Reggia di Capodimonte, che ospita una delle più importanti pinacoteche d’Europa.
Cesare was just like Naples: simultaneously ironic, joyful, humble, noble, brilliant and never banal. He deeplylovedhiscity,exactlyasitwas,because,despite all its contradictions, it was for him an expression of greatbeauty,timelessbeauty.
He loved all its sides: poorer and more elegant, older and more modern, its deepest soul and its sea, its decadence and its sophisticated refinement. Because, as he was fond of saying, Naples has its own elegance, an idea of elegance that is unique to this city, because it is the result of a melting pot of cultures, one after another down through the centuries under all the different foreign dominations, stratified and sedimented in the its humus.
That is why the next few pages are a celebration of Naples, a journey through some of its timeless beauties: unique astonishing Underground Naples; the old city centre, a World Heritage Site, with works of art and ancient architecture everywhere; sumptuous Piazza del Plebiscito; one of the city's most extraordinary palaces, home to an astonishing contemporary art foundation, Casa Morra; the wonderful San Carlo Theatre and lavish Galleria UmbertoIopposite;theCapodimonteRoyalPalace, which houses one of the most important art galleries inEurope.
L’ARTE: UNA PASSIONE, LA SUA MUSA ISPIRATRICE
ART: A PASSION, HIS INSPIRING MUSE
La Fondazione Morra nasce con lo scopo di promuovere e organizzare la ricerca, la realizzazione e la divulgazione della cultura delle comunicazioni visive, richiamando con forza le finalità sociali che vedono nella promozione culturale l’orizzonte di senso da seguire per rivalutare le aree a forte degrado sociale.
Istituita nel 1992 come Fondazione Morra – Istituto di Scienze delle Comunicazioni Visive, è oggi un attivo centro culturale con sede a Casa Morra.
Archivi d’Arte Contemporanea, nel Palazzo Cassano Ayerbo D’Aragona, che accoglie parte dell’ampia collezione, presentata annualmente secondo nuovi allestimenti e combinazioni, riproposizioni e dialoghi che seguono la direttiva del progetto Il Gioco dell’Oca. 100 anni di mostre, pianificato da Giuseppe Morra a partire dal 2016, anno di inaugurazione del nuovo spazio.
Casa Morra è lo spazio museale creato da Giuseppe Morra a Napoli nel Palazzo Cassano Ayerbo D’Aragona, un complesso di 4.200 mq che sarà gradualmente ristrutturato per accogliere l’ampia collezione Morra: oltre 2000 opere presentate
con percorsi tematici e focus su artisti. Un attraversamento nella storia dell’arte contemporanea e nei fondamentali movimenti come Gutai, Happening, Fluxus, Azionismo Viennese, Living Theatre, Poesia Visiva sino alle ricerche più avanzate italiane e straniere. Prosegue così la grande avventura del mecenate napoletano che qui sistemerà la sua ampia collezione, frutto di oltre quarant’anni di presenza attiva nello scenario internazionale dell’arte. Non si propone come spazio statico di esposizione di opere, bensì come archivio di arte contemporanea, luogo dinamico in grado di stimolare la riflessione e la ricerca in relazione alla società e la sua evoluzione. Una “casa delle idee” in cui il passato si fonde nel presente e nel futuro, sino a sfidare il tempo con una programmazione definita sino al 2116. Morra ha infatti pianificato 100 anni di mostre, attraverso il meccanismo del gioco dell’oca fatto di rimandi, attraversamenti e ritorni. Cicli espositivi regolati dall’alchimia dei numeri 3 e 7 che coincidono di volta in volta con il numero di artisti presentati o la quantità di opere e sequenze di mostre.
The Morra Foundation was set up to promote and organise research, production and dissemination of visualcommunication,firmlyinlinewithitssocialaims of promoting culture as direction to be followed in ordertore-evaluateareasofseveresocialdecay.
Established in 1992 as the Morra FoundationInstitute of Visual Communication Sciences, it is today an active cultural centre based in Casa Morra.
Archives of Contemporary Art, in the Palazzo Cassano Ayerbo D'Aragona, which houses part of theextensivecollection,presentedannuallywithnew arrangements and combinations, restatements and dialogues that follow the directive of the project Il Gioco dell'Oca (Game of the Goose). 100 years of exhibitions,plannedandstartedin2016byGiuseppe Morra,theyearthenewspacewasinaugurated.
Casa Morra is the museum created by Giuseppe Morra in Naples in Palazzo Cassano Ayerbo D'Aragona, a 4,200 m2 complex that was gradually renovated to house the extensive Morra collection: more than 2,000 works presented by theme and focusing on individual artists. A journey through the history of contemporary art and fundamental
movements such as Gutai, Happening, Fluxus, Viennese Actionism, Living Theatre, and Visual Poetry, right up to the most advanced Italian and foreign studies. Thus continued the great venture of this Neapolitan patron of the arts who housed his extensivecollectionhere,theresultofoverfortyyears ofactivityontheinternationalartscene.CasaMorra was never intended to be a static exhibition space, butratheranarchiveofcontemporaryart,adynamic location able to stimulate reflection and research into societyanditsevolution.A'houseofideas'wherethe pastmergesintothepresentandfuture,defyingtime even thanks to a programme mapped out until 2116. Morra in fact planned 100 years of exhibitions using the mechanism of the old Game of the Goose board game with all its cross-references, crossovers and backtracking. Exhibition cycles ruled by the alchemy of the numbers 3 and 7 that each time coincide with the number of artists or the amount of works and sequencesintheexhibitions.
IL SAN CARLO, TEATRO DI INFINITA BELLEZZA
THE SAN CARLO, THEATRE OF ENDLESS BEAUTY
Accanto a Piazza del Plebiscito, simbolo della città di Napoli, sorge il tempio lirico italiano, con una data di nascita che anticipa di 41 anni la Scala di Milano e di 55 la Fenice di Venezia. Il Teatro di San Carlo è stato costruito nel 1737, per volontà del Re Carlo III di Borbone, fortemente intenzionato a dare alla città un nuovo teatro che rappresentasse il potere regio. Il progetto è affidato all'architetto Giovanni Antonio Medrano, Colonnello Brigadiere spagnolo di stanza a Napoli, e ad Angelo Carasale, già direttore del San Bartolomeo, il quale completa la “real fabrica” in circa otto mesi con una spesa di 75 mila ducati. Il disegno di Medrano prevedeva una sala lunga 28,6 metri e larga 22,5 metri, con 184 palchi, compresi quelli di proscenio, disposti in sei ordini, più un palco reale capace di ospitare dieci persone, per un totale di 1379 posti.
L'inaugurazione, avvenuta la sera del 4 novembre, giorno onomastico del sovrano, sfoggia l'Achille in Sciro di Pietro Metastasio, con musica di Domenico Sarro e “due balli per intermezzo” creati da Francesco Aquilante; le scene sono di Pietro Righini. Come era usanza dell'epoca, Achille è interpretato da una donna, Vittoria Tesi, detta «la Moretta», con accanto la prima donna soprano Anna Peruzzi, detta «la Parrucchierina» e il tenore Angelo Amorevoli.
Nella notte del 13 febbraio del 1816, un incendio devasta l'edificio del Massimo napoletano. Rimangono intatti soltanto i muri perimetrali e il corpo aggiunto. La ricostruzione, compiuta nell’arco di nove mesi, è diretta dall’architetto e scenografo
Antonio Niccolini, che ripropone a grandi linee la sala del 1812. L’architetto toscano ne conserva, infatti, l'impianto a ferro di cavallo e la configurazione del boccascena, sebbene allargato e ornato nella superficie interna dal bassorilievo raffigurante “Il Tempo e le Ore”, ancor oggi esistente. Al centro del soffitto la tela con Apollo che presenta a Minerva i più grandi poeti del mondo dipinto da Antonio, Giuseppe e Giovanni Cammarano, riprendendo il soggetto delle precedenti edizioni. Il sipario completa l'arredo fisso della sala: più volte ridipinto da Giuseppe Cammarano, è sostituito nel 1854 dall'attuale esemplare dovuto a Giuseppe Mancinelli e Salvatore Fergola, raffigurante un «simbolico Parnaso» con ottanta poeti e musicisti. Ma la fabbrica del Teatro non può dirsi completa senza menzionare la facciata laterale realizzata su progetto di Francesco Gavaudan e Pietro Gesuè a seguito dell'abbattimento dell'ultimo baluardo del Palazzo Vecchio (1838-42).
Lo scrittore Stendhal, all'inaugurazione del 12 gennaio 1817, neanche un anno dopo l'incendio che aveva devastato il Teatro, scrisse: “Non c'è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro ma ne dia la più pallida idea. Questa sala, ricostruita in trecento giorni, è un colpo di Stato. Essa garantisce al re, meglio della legge più perfetta, il favore popolare...Chi volesse farsi lapidare, non avrebbe che da trovarvi un difetto. Appena parlate di Ferdinando, vi dicono: 'ha ricostruito il San Carlo!'”.
Next to Piazza del Plebiscito, one of Naples’ landmarks, stands the Italian temple of opera, built 41 years before La Scala in Milan and 55 before La FeniceinVenice.BuildingoftheSanCarloTheatrein 1737wascommissionedbyKingCharlesofBourbon, resolute in his intention to give the city a new theatre that represented royal power. The project was entrusted to the architect Giovanni Antonio Medrano, a Spanish Colonel Brigadier stationed in Naples, and to Angelo Carasale, former director of San Bartolomeo, who completed the 'real fabrica' in about eight months at a cost of 75,000 ducats. Medrano's design envisaged a hall 28.6 metres long and 22.5 metres wide, fitted with 184 boxes, including the proscenium boxes, arranged in six tiers, plus a royal box for ten people, to give a total seating capacityof1,379.
The theatre was inaugurated on the evening of 4 November, the sovereign's name day, with a performance of Pietro Metastasio's Achille in Sciro, with music by Domenico Sarro, 'two intermezzo dances' choreographed by Francesco Aquilante and sets designed by Pietro Righini. As was customary at that time, Achilles was played by a woman, Vittoria Tesi,knownas'laMoretta',accompaniedbytheprima donna soprano Anna Peruzzi, aka 'la Parrucchierina', andtenorAngeloAmorevoli.
On the night of 13 February 1816, a fire almost completely destroyed the theatre, leaving only the perimeterwallsandaddedbodyintact.Reconstruction tookninemonthsandwassupervisedbythearchitect and stage designer Antonio Niccolini, who mainly
reproduced the hall of 1812. This Tuscan architect in factpreservedthehorseshoelayoutandproscenium configuration, enlarging it however and decorating theinsidewiththebas-reliefdepicting"Timeandthe Hours”, which still exists today. In the centre of the ceilingisthecanvaswithApollopresentingtheworld's greatest poets to Minerva, painted by Antonio, Giuseppe and Giovanni Cammarano and echoing the subject of the previous editions. The curtain completes the fixtures: repainted several times by GiuseppeCammarano,itwasreplacedin1854bythe present one by Giuseppe Mancinelli and Salvatore Fergola, depicting a 'symbolic Parnassus' with eighty poets and musicians. Construction of the theatre cannot, however, be said to be complete without mention of the side façade designed by Francesco Gavaudan and Pietro Gesuè following demolition of the last bastion of the Palazzo Vecchio (1838-42). ThewriterStendhal,attheinaugurationon12January 1817,notevenayearafterthefirethathaddevastated thetheatre,wrote:“Thereisnothing,inallofEurope, that not only comes close to this theatre but that evenvaguelyresemblesit.Thistheatre,rebuiltinthree hundreddays,isacoupd'état.Itguaranteestheking, better than the most perfect law, the favour of the people... Those wishing to be stoned to death should merely find fault with it. As soon as you mention Ferdinand,theysay:'herebuilttheSanCarlo!'"
LE AFFASCINANTI VISCERE DELLA CITTÀ
THE FASCINATING BOWELS OF THE CITY
Napoli Sotterranea è uno stupefacente viaggio attraverso la storia di Napoli. È una tappa obbligatoria per comprenderne alcuni tratti salienti. Visitare questo substrato che sorregge la città di Napoli da circa 5000 anni, significa immergersi in un’esperienza unica ed emozionante. Non vuol dire solo compiere un viaggio lungo un tragitto a 40 metri di profondità tra cunicoli e cisterne: significa immergersi completamente nel percorso storico, lungo ben 2400 anni, che ha affrontato la città di Napoli ed i suoi abitanti, ammirando diversi reperti storici che spaziano dai resti dell’antico acquedotto greco-romano ai rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale. Un vero e proprio viaggio nel tempo da fare a piedi.
La prima Associazione dedicata allo studio di Napoli Sotterranea nasce alla fine degli anni ‘60 grazie ad un gruppo di appassionati professionisti: ha così inizio un programma esplorativo, geologico, speleologico, antropologico e archeologico di tutti i manufatti di estrazione artificiale e del sottosuolo della città. Uno degli obbiettivi dell’Associazione
era avere un percorso topografico-esplorativo sotterraneo, per conoscerne sia gli aspetti statici che conservativi e per valutare la sicurezza della città di Napoli, che secondo le fonti storiche poggia per un terzo sul “vuoto”.
Negli anni è nato un grande interesse dei media, affascinati dal mondo sotterraneo riportato in superficie, attraverso notevoli scoperte.
Alla fine degli anni ‘70, Enzo Albertini, attuale presidente dell’Associazione Napoli Sotterranea, dà vita ad un comitato per la valorizzazione e la rinascita del sottosuolo di Napoli, organizzando vere e proprie passeggiate in alcuni punti di interesse storico, antropologico e archeologico sotto la città. Queste escursioni si ripetono ogni settimana suscitando l’interesse di migliaia di persone. Televisioni e giornali locali e nazionali, definiscono il fenomeno come il primo caso di turismo sotterraneo. Da occasionali, le escursioni vengono organizzate con regolarità, con la creazione – alla fine degli anni ‘80 – di quella che oggi viene definita un’icona a livello internazionale.
Underground Naples is an amazing journey into the historyofNaples.Itisamust-seetounderstandsome of its salient features. Visiting this substratum, which has supported the city of Naples for some 5,000 years,isplungingintoauniqueexcitingexperience.It isnotjustajourneydown40metresthroughtunnels and cisterns: it is a full immersion into the 2,400year history of the city of Naples and its inhabitants, achancetoadmirevarioushistoricalartefactsranging from the remains of the ancient Greek-Roman aqueducttoair-raidsheltersfromtheSecondWorld War.Arealjourneythroughtimetravelledonfoot. The first Association dedicated to the study of Naples Underground was founded in the late 1960s by a group of professional enthusiasts, marking the start of an exploratory, geological, speleological, anthropological, and archaeological programme of all the artefacts in the city's underground. One of the Association's goals was to have an underground topographic-exploratory route, that would teach aboutbothstaticandconservationaspectsandassess the safety of the city of Naples, one third of which,
accordingtohistoricalsources,restson'nothing'. Over the years, the media became very interested, fascinated by the underground world brought to the surface in the form of remarkable discoveries.
At the end of the 1970s, Enzo Albertini, the current president of the Associazione Napoli Sotterranea, set up a committee to promote and revive the underground world of Naples, organising real walks to certain points of historical, anthropological, and archaeological interest beneath the city. These excursions were repeated every week, attracting the interest of thousands of people. Local and national television and newspapers described the phenomenon as the first case of underground tourism. The excursions went from being organised only occasionally to regular occurrence, with the creation, at the end of the 1980s, of what is now an international icon.
CAPODIMONTE, UNA REGGIA SENZA TEMPO
CAPODIMONTE, A TIMELESS PALACE
La Reggia di Capodimonte, voluta da Carlo di Borbone, fu costruita a partire dal 1738 per ospitare la collezione ereditata dalla madre Elisabetta Farnese. È stata residenza reale per tre dinastie: i Borbone, i sovrani francesi Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, e i Savoia dopo l'Unità di Italia. Nei secoli, la collezione si è arricchita con acquisti delle famiglie reali, opere provenienti da chiese e conventi napoletani e importanti doni da parte di collezionisti privati. Tra '700 e '800 Capodimonte divenne tappa obbligata del Grand Tour per i giovani aristocratici europei.
Dal 1957, Capodimonte è un museo aperto al pubblico con oltre 49mila opere d'arte, dal Duecento al Novecento, fino all'arte contemporanea; 126 gallerie espositive su tre
livelli, con capolavori di artisti di ogni scuola pittorica italiana (toscana, veneziana, emiliana, napoletana, romana) ma anche pittura fiamminga, francese, danese e tedesca. E poi le sculture, dai busti rinascimentali alle opere moderne, la raccolta grafica del Gabinetto dei disegni e delle stampe e gli oggetti preziosi delle Collezioni Borgia e De Ciccio. Nel percorso si attraversano ambienti sfarzosi, come la Sala della Culla e il Salone delle Feste, e luoghi privati come l'Alcova pompeiana. Molti sono i ritratti di famiglia, gli oggetti d’arte e di arredo e i prodotti di lusso delle manifatture borboniche quali porcellane, armi, sete e arazzi.
Building of the Royal Palace of Capodimonte, commissioned by King Charles of Bourbon, started in 1738 to house the collection inherited from his mother Elisabeth Farnese. It was the royal residence for three dynasties: the Bourbons, the French rulers JosephBonaparteandJoachimMurat,andtheSavoy familyaftertheUnificationofItaly.Overthecenturies, the collection was enriched with purchases by the royal families, works from Neapolitan churches and convents,andimportantgiftsfromprivatecollectors. Inthe18thand19thcenturies,Capodimontebecame anobligatorystopforyoungEuropeanaristocratson their Grand Tours.
Since 1957, Capodimonte has been a museum open to the public with more than 49,000 works of art, from the 13th to the 20th century, through
to contemporary art; 126 exhibition galleries on three levels, with masterpieces by artists from every Italian school of painting (Tuscan, Venetian, Emilian, Neapolitan, Roman) as well as Flemish, French, Danish, and German art. Then there are the sculptures,fromRenaissancebuststomodernworks, thegraphiccollectionintheCabinetofDrawingsand Prints and the valuable objects in the Borgia and De CiccioCollections.Thevisitgoesthroughsumptuous rooms, such as the Sala della Culla (Cradle Room) and the Salone delle Feste (Party Hall), and private places such as the Alcova pompeiana (Pompeian Alcove). There are many family portraits, objets d'art and furnishings and luxury items of Bourbon manufacture such as porcelain, weapons, silks, and tapestries.
A special thanks to: su concessione del MiC - Museo e Real Bosco di Capodimonte
Fondazione Teatro di San Carlo
Fondazione Morra
Casa Morra. Archivi d’Arte Contemporanea
Il percorso Ufficiale e Autorizzato dell’ Associazione Culturale Napoli Sotterranea. Piazza San Gaetano n. 68.
Palazzo Petrucci
Production design: Living Brands | www.livingbrands.it
Editing and copywriting: Francesco Antinolfi
Art Direction: Alessio Colzani
Shooting Production: Living Brands
Photography: Stefano Pasini
The use of all images and texts within this publication is subject to prior approval by Cesare Attolini S.p.A.
Printed in June 2023.
Garment colours may be subject to slight changes during photo shoots.
© Copyright 2023 Cesare Attolini