Conversazione sul circolo culturale “primomaggio” Le origini, le motivazioni e la storia del “circolo culturale primomaggio” ripercorsi attraverso le parole del presidente Luigino Ciotti D: Quando e come è nato il “circolo primomaggio” e con quali obiettivi? Il circolo culturale “primomaggio” nasce alla fine del 1991, cioè alla fine dell’esperienza di Democrazia Proletaria, con lo scopo di tenere insieme compagni che avevano militato nella stessa formazione politica e che non intendevano andare a casa ma che - anzi - al di là delle diverse collocazioni che si erano venute a creare con tale cambiamento, intendevano svolgere ancora un ruolo. Lo strumento di aggregazione di questa nuova fase fu identificato in uno spazio culturale, con la volontà di muoversi su quel terreno per cercare di cambiare le condizioni di vita dell’esistente. In territori come il nostro, le sole questioni di natura economica non erano determinanti, c’era invece la necessità di un vero e proprio cambio di cultura. In zone in cui era ancora forte (pensiamo soprattutto ad Assisi) l’egemonia del pensiero cattolico e democristiano, democristiano più che cattolico, c’era la necessità di trovare mezzi culturali idonei a modificare la coscienza e la cultura della gente. Noi provenivamo da una forza politica che si rifaceva al mondo del lavoro, alle sue problematiche, al mondo operaio; e ci esprimevamo da molti anni attraverso un giornale locale che si chiamava ‘primomaggio’. Pensammo perciò di mantenere viva, anche per il futuro, quest’identità, chiamando questo nuovo circolo proprio ‘primomaggio’: un nome che indicava anche la collocazione di parte, ovvero dalla parte del mondo del lavoro e del cambiamento della società a misura dei lavoratori. Indicava sempre l’esigenza di acquisizione del potere da parte della classe operaia, ma con vedute più larghe, che facessero i conti anche con i limiti della cultura del movimento operaio, a volte economicista, di consumo del territorio e delle risorse, che spesso non capiva la valenza di alcune forme nuove del pensiero, della riflessione, della cultura, di nuove istanze giovanili che pure c’erano, di fermenti esistenti. Perciò noi, che comunque avevamo studiato e che vivevamo queste realtà culturali, ritenemmo che il circolo fosse lo strumento adatto per questo cambiamento. 11