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A Flavio perché segua sempre i suoi sogni e ami la vita.
Chi di noi non ha mai recitato una filastrocca, magari per fare la conta o per memorizzare i giorni dei mesi dell’anno?
Questi testi in rima, costituiti da parole semplici, combinate in modo giocoso, caratterizzate da suoni ripetuti a ritmo cadenzato, fanno parte della nostra cultura e della nostra letteratura.
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A partire dai canti tramandati oralmente dagli aedi della Grecia classica, fino alla diffusione della scrittura, la tradizione orale era l’unica forma di trasmissione della cultura. La filastrocca si inserisce nel solco di questa tradizione, come forma di cultura popolare, per essere tramandata di generazione in generazione.
La brevità delle composizioni, con un linguaggio ritmato hanno facilitato, nella cultura popolare, soprattutto nel mondo contadino, la trasmissione di usanze, storie vissute ed anche superstizioni.
Oggi è un genere orientato soprattutto all’infanzia.
Gianni Rodari definisce le filastrocche dei “giocattoli sonori” in quanto rappresentano il modo migliore per guidare i bambini a familiarizzare con la lingua italiana attraverso il divertimento, in un processo continuo di crescita e di scoperta.
La filastrocca può rivelarsi uno strumento utile a sviluppare il lin- guaggio.
Oltre a contribuire allo sviluppo cognitivo del bambino, risulta importante sul piano emozionale perché consente di stabilire un rapporto di vicinanza, di piena disponibilità dell’adulto e rafforza quella relazione di supporto che rappresenta lo strumento indispensabile per accompagnare il bambino nel suo percorso di crescita.
Ho voluto raccogliere le filastrocche più conosciute anche per documentare tale patrimonio culturale. Mi sono così appassionata alla ricerca che ho voluto cimentarmi nella stesura di nuove filastrocche con il piacere di condividerle con il mio nipotino e con i bambini cui verranno lette con la speranza che potranno costituire un contributo e un ricordo piacevole.
Deanna Mannaioli
E uscimmo a riveder le stelle in un mondo nuovo illuminato dal tuo vagito
Ti ho atteso da sempre nel vento che accarezzava i miei pensieri.
Ti immaginavo nei tramonti infuocati di agosto, nell’alba che miete promesse a primavera, nelle notti gelide di solitudine.
Ti ho visto nello sguardo ingenuo di un bambino nell’abbraccio di una madre, nel passo di danza della luna che corteggia le stelle.
Ora sei qui e non mi stanco di guardarti, sorpresa, indugio, mentre dormi, assorta sul tuo sorriso di sogno.
Mi perdo nel tuo sguardo limpido dove sprofonda un attimo di eterno lontano dai confini del mondo a noi noto.
Mi tuffo nel limbo dei pensieri che liberi vagano all’infinito senza più barriere, In estasi, smarrita nell’eco che risuona fino a noi da stelle ai margini dell’universo.
Potrei fermare il tempo eclissare passato e futuro librarmi in volo di farfalle e percepire pienezza dei sensi senza veli né misteri.
Tu, piccolo, indifeso, sei parte di un disegno più grande di noi e il miracolo della vita si rinnova, una parte di me continua in te !
Lasciami ricamare il giorno di vecchi ricordi non per archiviare il passato nella nostalgia dei giorni ridenti ma per dare senso al futuro quando domani nelle ore pigre dei tuoi silenzi ne farai tesoro.
Declinerò il tempo per ogni nuova alba che ci vedrà insieme credere nella speranza sulla soglia aperta