Charta Sporca n. 3

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NUMERO III - GENNAIO/FEBBRAIO 2012

E ora... pubblicità! di Stefano Tieri Ne siamo sommersi, bombardati: tremila proiettili al giorno tra televisione, giornali, internet, radio, cartelloni e volantini assortiti. Col “libero” (dove libertà è sapersi vendere) mercato, di cui è colonna portante, forma un legame indissolubile; è il vincolo che oggi porta al successo, per quanto effimero e labile. Il prezzo però è alto, non solo in termini economici: ogni contratto (io ti pago, tu mi pubblicizzi; io ti pubblicizzo, tu fai lo stesso) è un vincolo, certo un accordo, ma di natura restrittiva, specie per un giornale (che sia di informazione o di cultura, qui poco importa). Ogni giornale che ospita una pubblicità diviene tacitamente sottomesso all’inserzionista, e ciò impedisce ai giornalisti che vi lavorano di trattare in senso genuinamente critico quell’azienda, quel prodotto, e – più in grande – quel sistema. Perché, se la pubblicità è «l’eucarestia di quella grande messa pagana che è il consumismo» (“Miseria umana della pubblicità”, Gruppo MARCUSE), già solo l’accettarla è sufficiente per compromettersi, svalutarsi, essere risucchiati dal meccanismo clientelare di cui è artefice e da cui è ardua impresa svincolarsi. È per questo motivo che sulle nostre pagine non troverete pubblicità di alcun genere, né vi capiterà di incorrere in réclame di Charta Sporca su altri giornali. Detto questo, ora un po’ di pubblicità su ciò che

intendiamo quest’anno:

organizzare abbiamo

“Con la cultura non si mangia”, ce l'hanno ripetuto fino alla noia. E così oggi possiamo solo incassare l'ennesima sferzata all'Università Pubblica, che vedrà decrescere ulteriormente l'offerta didattica e, ciò che ci preoccupa maggiormente, le opportunità di studio (guardare all’ interateneo per le lauree magistrali in Lettere e Filosofia, la possibile soppressione dell'Erdisu e la scomparsa di prospettive lavorative nel campo della ricerca e dell'insegnamento). L'Università sarà affare per pochi eletti, altro che democrazia! E la domanda sorge spontanea: quale futuro per l'Università se, da luogo libero ed aperto di cultura, diverrà agenzia di formazione dell'elité tecnocratica? A voi lasciamo il grave compito di dare una risposta. Con una preoccupazione: oggi usciamo con il primo numero del 2012, ma non c'è niente che ci ricordi che dal medioevo sono passati mille anni. ottenuto i fondi richiesti all’Università degli studi di Trieste, pertanto usciremo – mensilmente – durante tutto il 2012. Stiamo organizzando, inoltre, delle conferenze d’ambito culturale, sulle quali vi renderemo partecipi appena avremo fissato le prime date. Come anticipazione possiamo però dirvi che, a fianco di nomi affermati nel panorama culturale triestino (e non), faranno capolino anche figure molto più giovani e meno note, a cui vogliamo dare spazio per far conoscere il proprio lavoro, impegno e coraggio. Perché di coraggio, quando – nel 2012 – si decide di impegnare il proprio prezioso e produttivo tempo a scrivere un Canzoniere che, si sa,

non dà le stesse opportunità lavorative di uno stage con la Impregilo, ce ne vuole davvero tanto. «Il tempo è denaro», scriveva Benjamin Franklin tre secoli fa: recepita questa massima l’uomo non è stato più libero del proprio tempo, ed è il tempo – il denaro – che ha finito per possedere l’uomo. Sostituire questo dogma con «il tempo sei tu» forse porterà a qualche ritardo agli appuntamenti, a dovute scuse nei confronti di importanti manager svizzeri (mi si permetta un’ulteriore ironia: che sia davvero un caso che i proverbialmente puntuali siano anche i proverbialmente banchieri?), ma gioverà alla vostra salute. Assicurato.

I

Lilligrafia


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