#cheauto! Aprile 2016

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#cheauto quando l’auto fa spettacolo

Nr.

02

€ 0,00

Aprile 2016

PROVA A PRENDERMI

il folle record di Michelle Rodriguez star di Fast and Furious

Subaru Forester


#cheauto quando l’auto fa spettacolo

Nr.

02

Aprile 2016

checosac’è #chedire? 5 #chefoto

7

#cheroba

20

• Prova a prendermi - VIDEO • Un’auto da meditazione

#chebella 40 • Idrogenia - VIDEO

#chemacchina 54 • Subaru Forester

#checorse 74 • Pechito • Pronto intervento

#chestoria 94 • Missione compiuta

#cheleggenda 107 • Una lungo cammino... - VIDEO • Smarrita... e ritrovata



Higgins e Drew durante il recente Rally 100 Acre Wood

Trefe


?

chedire

Il talento di Mr. Higgins di Vittorio Gargiulo

eglwys

... provate a pronunciarlo! Trefeglwys è’ un villaggio vicino a Llanidloes, nella Contea di Powys. Non stiamo scherzando… e neppure abbiamo scovato un capitolo inedito di una saga troll o di qualche Signore di Anelli & Torri. Questo filotto di nomi illeggibili ci porta dritto nel Wales (da noi meglio conosciuto come Galles), a casa di Mr. David Higgins che risulta proprietario di un paio di record difficilmente battibili. Primo fra tutti riuscire a farsi prendere sul serio dicendo di essere nato e cresciuto a Trefeglwys, vicino a Llanidloes, nella Contea di Powys. Lui, David, ci è riuscito e all’età di 21 anni (è nato del 1972) già si aggiudicava il suo primo titolo rallistico, vincendo il Peugeot Challenge delle sue parti. David ha poi vinto molto altro, in patria e fuori, sino a giungere in pianta stabile nel 2011 nel campionato USA Rally (che già aveva vinto di passaggio nel 2002 e 2003) quale pilota ufficiale Subaru. Da allora l’uomo di Tref… ecc. non ha ancora staccato il piede dall’acceleratore, vincendo in sequenza i titoli 2011, 12, 13, 14 e 15. E per non farsi mancare nulla, proprio nel 2015 David nostro (ottimamente coadiuvato dal navigatore Craig Drew) ha compiuto il capolavoro: in 28 anni di storia del campionato nessuno era mai riuscito a vincere tutte (ma proprio tutte!) le gare in programma. Ebbene lui ci è riuscito!

Onore al talento di Mr. Higgins. Ma la storia, le corse e la vita non si fermano perché il Campionato Rally USA 2016, sempre con la fida Subaru WRX STI, è già cominciato. E qui la saga del Nord Europa si mescola con le favole e i cartoons americani dato che irrompe sulla scena nientemeno che “Winnie the Pooh”. Infatti il primo rally del 2016, corso a metà marzo, si chiama 100 Acre Wood e si corre sui monti di Ozark, in Missouri, noti proprio per essere casa del simpatico orsacchiotto. Tant’è vero che tutte le avventure di Winnie si svolgono in un luogo che si chiama “il bosco dei centro acri”, a cui si sono evidentemente ispirati gli organizzatori del rally. Orbene a Winnie non andava proprio giù di far vincere un gallese (talentuoso, ok, ma pur sempre cittadino del Regno Unito) sui propri sentieri e così questa volta è toccato a Travis Pastrana, al volante, manco a dirlo, di una Subaru.Per la cronaca stiamo parlando proprio di quel Travis Alan Pastrana di Annapolis (Maryland) passato alle cronache per essere probabilmente il più multitasking pilota della storia. Eroe vincente del SuperCross, del free style, autore di alcuni degli zompi più audaci e pazzeschi della storia delle motociclette, Pastrana ha anche calcato le scene NASCAR e ora si è permesso di mettere dietro Mr. Higgins. Evidentemente anche nel Maryland il talento si spreca.


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chefoto Conosciuta come una delle strade più bagnate del Regno Unito, la Holy Island Road è stata recentemente palcoscenico di una sfida davvero inusuale. Per dimostrare la qualità delle sue gomme da pioggia Dunlop ha chiesto al Campione del Mondo di wakeboard Nick Davies di farsi trainare per oltre un chilometro durante l’alta marea che abitualmente sommerge la strada


chefoto Non solo corse ma anche‌ salto in alto nel campionato Stadium Super Trucks organizzato da Robby Gordon. Ex pilota Indy e NASCAR, Robby Gordon negli ultimi anni si è dedicato in special modo alla Dakar e a questa serie da lui stesso promossa negli USA e in Australia



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chefoto Nico Rosberg assorto e pensieroso prima del via del Gran Premio di Australia

Photo Mercedes Amg Petronas Formula One Team


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Borković tocca Comini e I due coinvolgono nell’incidente Vernay e Gleason, costringendoli al ritiro. E’ accaduto il 2 aprile sul circuito di Sakhir, in Bahrain, durante la prima prova del Campionato TCR


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Sam Bird a bordo della monoposto del team DS Virgin Racing durante la gara di Long Beach (California, 3 aprile) del Campionato di Formula E



chefoto La Mini All4 Racing di Yazeed Al Rajhi (Saudi Arabia)and Timo Gottschalk (Germania) impegnata in un difficile passaggio nel corso della tappa del 5 aprile dell’Abu Dhabi Desert Challenge



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La magia delle velocità sul tri-ovale di Phoenix (Arizona – USA) durante la gara Indycar del 3 aprile Photo Indycar – Chris Owens


#ca


cheroba


Michelle Rodriguez si fa prendere la mano in autostrada

Per la serie “non ci facciamo mancare niente” la star di “Fast and Furious” ha spinto una Jaguar F-TYPE SVR fino a 324 kmh su una autostrada nel deserto del Nevada (USA)… ovviamente chiusa al traffico durante il tentativo


prova a prendermi

Non

provateci! Uno: non avete a disposizione una Jaguar F-TYPE SVR (la più veloce Jaguar stradale mai prodotta). Due: non avete il curriculum “Fast and Furious” della mora Michelle Rodriguez… e neppure avete oltre 13 milioni di fans sulla vostra bacheca Facebook. Tre: al capo dei Vigili Urbani del vostro paese non passa neppure per l’anticamera del cervello di chiudere al traffico la circonvallazione per lasciarvi divertire. Quindi limitiamoci tutti a sorridere quando Hollywood decide di mescolare fantasia e realtà, finzione cinematografica e vera adrenalina: un bel mix da vedere e non toccare.

Ma torniamo alla nostra Michelle, un peperino da San Antonio (Texas - USA) che ha voluto dimostrare agli spettatori di “Fast and Furious” che in macchina ci sa andare per davvero e, fosse per lei, gli stuntmen andrebbero ad ingrossare le schiere dei disoccupati. Teatro di questo record 2016 (per la verità molto cinematografico) è stato l’autostrada del deserto del Nevada, già teatro della Silver State Classic Challenge, una di quelle gare un po’ clandestine un po’ autentiche, un po’ vere e un po’ finte che si corre dal 1988 ma che trae ispirazione dalle gare stradali dei tempi di Elvis. Diciamo la verità, quelle sfide a stelle&strisce semi-clandestine anni 50/60 ci hanno sem-


pre molto intrigato per (nell’ordine): le strade polverose, le Corvette tirate a lucido (nonostante la polvere), i chili di brillantina, i giubbotti in pelle e un rock & roll elementare quanto coinvolgente. In quei casi more e bionde, dopo aver depredato gli store di Las Vegas di ogni possibile tipo di lacca e/o chewing gum (e aver abbondantemente abusato di entrambe) si limitavano a dare il via e a cinguettando sino al rientro del loro eroe impomatato, impolverato, assetato di CocaCola e appiccicosi bacetti in CinemaScope. Di certo la State Route 318 è molto dritta e quindi molto veloce. E pertanto la nostra Mi-

chelle, senza lacca ma con una bella scorta di chewing gum, ha potuto fare quello che di solito non si può: spingere al massimo. Risultato qualcosa più di 324 chilometri orari! Poi, come ogni vero pilota a fine gara, la Rodriguez ha voluto metterci a parte di seriosissime considerazioni: “Guidare questo bolide è qualcosa di folle! Ho battuto il mio record personale di velocità con questa bellissima Jaguar F-TYPE SVR superando i 324 chilometri all’ora. La macchina si è comportata benissimo e le mie correzioni sono risultate minime. Ero super-concentrata e credo di aver reagito nella maniera giusta attimo per attimo. Non avrei mai creduto di poter raggiungere una tale velocità se non seduta di


prova a prendermi

fianco ad un pilota professionista, invece l’ho fatto e… ragazzi, è stata un’emozione incredibile! Avevo sempre desiderato capire come sarebbe stato andare più veloce, più veloce di quanto non avessi mai fatto… ma sarebbe impossibile sperimentarlo in un altro luogo e in tutta sicurezza e la sicurezza per me viene prima di ogni cosa. Questa prestazione mi ha confermato che sono in grado di raggiungere il mio limite, andare così forte ti carica anche di una grande responsabilità ma l’esperienza vissuta con questa auto è stata più gratificante di qualsiasi altra esperienza mai provata”. Venendo a fatti più tecnici e concreti va sot-

tolineato che la F-TYPE SVR è un modello sviluppato da Jaguar Land Rover Special Vehicle Operations con lo scopo di essere più leggera, scattante, veloce e potente pur rimanendo una vettura utilizzabile ogni giorno. Mr. John Edwards, direttore di Jaguar Land Rover Special Vehicle Operations, ne parla così: “Arrivare a migliorare la già eccellente F-TYPE era una grande sfida. Ogni aspetto riguardante la maneggevolezza, il design, le performance e persino il suono doveva essere spinto ad un livello superiore ed è quanto oggi offre la F-TYPE SVR. E’ una vera supercar da oltre 300 chilometri orari ma in fondo resta una bella macchina da guidare ogni giorno”.



prova a prendermi



prova a prendermi

La F-TYPE SVR è la prima Jaguar siglata SVR ed è la F-TYPE più veloce mai realizzata. Raggiunge da ferma i 100 chilometri orari in solo 3,5 secondi e vanta, nella versione coupé, una velocità massima di oltre 320 orari. In Gran Bretagna la coupé viene venduta a 110.000 Sterline (circa 140.000 euro) e la cabriolet a 115.000.


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cheroba


un’inconsueta proposta di Toyota

Un’auto da meditazione Toyota ha presentato alla Design Week di Milano una realizzazione che vuole sfidare l’abitudine a considerare le concept car solo come un concentrato di tecnologie d’avanguardia. Setsuna rilancia invece il concetto di un’automobile da amare, coccolare e conservare nel tempo


un’auto da meditazione

Un

calendario perpetuo, che segna ore, giorni e anni è la chiave di lettura di Setsuna, una proposta a suo modo rivoluzionaria di Toyota, presentata alla design Week di Milano. Una graziosa piccola automobile costruita in legno, con cura e amore artigianale a sottolineare che l’automobile può ancora essere un oggetto da amare, a cui affezionarsi per anni e generazioni… e generazioni. Anche il logo scelto per Setsuna evoca il passare del tempo, l’accumularsi di momenti, lo scorrere della vita in un continuum che si riavvolge e si svolge giorno per giorno. Il legno. Materiale vivo che cambia aspetto e colore con il tempo. Possiamo parlare di un’automobile compagna di vita che invecchia “bene” assieme a noi e ce lo mostra? Forse. Certamente questa Setsuna è una vettura che invita alla riflessione e, al pari della cugina Lexus IS Origami del 2015 (interamente realizzata in cartone), è una figlia autentica della cultura Nipponica. Ma non pensiate ad un oggetto da esposizione, ad una automobile-scultura da ammirare soltanto: Setsuna è una vera auto, che presenta anche contenuti tecnici interessanti, ovviamente commisurati alle sue caratteristiche di base.

I legni di cui è costituita, ad esempio, sono stati scelti soprattutto in funzione delle prestazioni richieste: più rigido il legname della scocca, più elastico ed esteticamente piacevole quello della carrozzeria. La laccatura di alcuni dei dettagli esteticamente più significativi ha seguito metodi artigianali, con un risultato di altissimo pregio, e quei pochi elementi metallici presenti, in alluminio, ben si combinano con i legni e contribuiscono ad offrire un design complessivo piacevole e rilassante. Tutti gli ottantasei panelli che compongono Setsuna sono velocemente sostituibili: il legno invecchia e può ammalarsi ma possiamo sostituirlo con un pannello identico con operazioni semplici e veloci. E nel caso di Setsuna si tratta di un vero trapianto di organo più che della banale sostituzione di una componente. Si diceva che Setsuna è una vera vettura, funzionante al 100%, ma oggi non può ovviamente circolare sulle nostre strade. E’ un concept che vuole soprattutto indurre a una riflessione e riaccendere quel rapporto di passione e relazione quasi “affettiva” con la propria automobile… anche se la tentazione di farci un giretto, credeteci, è proprio forte!



un’auto da meditazione

Non è la prima volta che il gruppo Toyota si confronta con la manualità e la tradizione Nipponica. Lo scorso anno un team di ingegneri diede forma ad una Lexus IS realizzata con 1.700 pannelli di cartone riciclato e modellato con le tecniche di stampa in 3D. Un chiaro omaggio alla tradizione dell’Origami con la differenza che la vettura, spinta da un piccolo motore elettrico, era in grado di muoversi. Unica controindicazione…. ovviamente la pioggia!



un’auto da meditazione

I sedili di Setsuna meritano un discorso a parte. Sin dalla scelta del legname l’obiettivo era di “cullare” i passeggeri, con un senso di comfort molto “caldo e gentile”. Alcune parti sono state coperte e rifinite in pelle e ogni componente tende ad “abbracciare” i passeggeri



un’auto da meditazione

principali specifiche tecniche Lunghezza m. 3,030 Larghezza m. 1,480 Altezza m. 0,970 Passo m. 1,700 Posti 2 Motore Elettrico


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chebella

Prestazioni straordinarie nel pieno rispetto dell’ambiente

IDROGEN IDROGENIA


NIA Si chiama H2 Speed ed è la visione innovativa di Pininfarina di un’auto da pista ad alte performance basata su una rivoluzionaria tecnologia a idrogeno già sperimentata in maniera consistente da GreenGT, società che dal 2008 progetta, sviluppa e realizza sistemi di propulsione puliti e sostenibili


idrogenia



idrogenia

A

metà strada tra il prototipo da competizione e la supercar di produzione, H2 Speed è la prima auto da pista a idrogeno ad alte prestazioni al mondo. Non a caso il suo nome sposa la formula dell’idrogeno gassoso, H2, alla parola inglese Speed. Scolpita dall’aerodinamica, che ne accresce l’efficienza, H2 Speed coniuga le sensazionali prestazioni alla raffinatezza delle linee e delle forme, integrate in un design dal forte impatto emozionale che abbraccia saldamente il driver ed esprime al meglio i valori del DNA Pininfarina: purezza, eleganza, innovazione espressi attraverso la passione che da sempre pervade il mondo delle auto ad alte prestazioni. H2 Speed è una vettura nata per le alte prestazioni. Nel suo layout, all’insegna dell’essenzialità e della razionalità, tutti gli elementi

sono studiati per distribuire correttamente i pesi e riuscire così a scaricare a terra la potenza e l’enorme coppia del sistema Full Power Hydrogen. La forma sinuosa e tridimensionale nasce con naturalezza da un inconsueto processo di stile in cui il vincolo più importante - i due grandi serbatoi laterali dell’idrogeno - diventa un’opportunità. Per non appesantire la fiancata della vettura, le bombole idrogeno sono carenate anziché essere inglobate nel volume della carrozzeria, ma restano visibili attraverso una finestra nella parte posteriore della carenatura, laddove è facilmente raggiungibile il bocchettone per il refill di carburante. Forma e funzione si fondono, nel concept H2 Speed, dando vita ad un design degli esterni che evidenzia in ogni dettaglio la sportività e le performance. Linee e volumi tratteggiano una scultura tanto potente quanto affascinante. Pur partendo dai tradizionali spunti stilistici delle vetture sportive, H2 Speed presenta al designer una doppia sfida: disegnare una vettura su un telaio in carbonio e su un’impostazione meccanica dalle proporzioni estreme (lunghezza 4700, altezza 1087, larghezza 2000, passo 2900) e, al tempo stesso, vestire il sistema GreenGT Full Power Hydrogen, una tecnologia innovativa che offre, in termini di architettura del veicolo, quell’originalità da cui scaturisce un prodotto unico ed esclusivo.



idrogenia


Il cofano motore presenta una deriva verticale con la funzione di dirigere i flussi verso la parte posteriore; a questo elemento è ancorato un grande alettone che ha il compito di creare portanza e schiacciare a terra tutta la potenza generata dal motore elettrico. Sempre sul cofano motore, nascono dal disegno stesso due prese aria per i radiatori preposti al raffreddamento del motore elettrico.


idrogenia

La tecnologia GreenGT non è il risultato concreto di un programma di sviluppo e test che dura da anni e che trova la sua massima espressione attraverso il concept H2 Speed. GreenGT propone una tecnologia ‘Full Hydrogen Power’, un potente gruppo motopropulsore “elettrico-idrogeno” fuel cell. Il risultato è una vettura a zero emissioni in grado di raggiungere i 300 km/h rilasciando nell’atmosfera solo vapore acqueo. Grazie ad una potenza massima di 503 cavalli, il motore consente di accelerare da 0 a 100 km/h in 3,4 secondi. Notevole la rapidità di rifornimento, sconosciuta alle elettriche tradizionali: il pieno di idrogeno può essere fatto in soli 3 minuti.



idrogenia

La tridimensionalitĂ , data dalla forte sciancratura della fiancata, è fortemente visibile nelle linee in pianta della vettura. La composizione geometrica del disegno dall’alto è particolarmente affascinante: la vettura sembra costituita da due corpi triangolari che si intersecano dando vita ai parafanghi anteriori e posteriori.



idrogenia


#ca


chemacchina Subaru Forester 2016

Evoluzione di u


un successo


evoluzione di un successo

Rifacendosi alla storiella di pagina 5 parrebbe scontato dire che le Subaru sono automobili molto performanti ma che bisogna anche essere dotati di gran talento per tiriarne fuori il meglio.

Nulla di più errato. Abbiamo avuto modo di provare una Subaru Forester Sport Style Lineartronic (spinta dal motore turbo Diesel da 148 cavalli) in lungo e in largo, in autostrada come su sterrati anche abbastanza impegnativi e possiamo affermare che la Forester si guida facilmente e mantiene tutte le promesse grazie alle sue caratteristiche tecniche d’avanguardia, alla cui base stanno il motore boxer e la trazione integrale permanente Symmetrical AWD. In una giornata che “più pioggia non si può”


abbiamo anche sfidato le salite del campo motocross del Ciglione (accanto all’aeroporto di Malpensa). Equipaggiata con pneumatici stradali, n un mare di fango denso e scivoloso la Forester ci ha semplicemente portato dove volevamo. Ci pensa il sistema X-MODE, che intervenendo su motore, cambio, trazione integrale AWD ed altri componenti, incrementa la capacità di controllo del pilota su fondi viscidi o dissestati. Il sistema si attiva con la semplice pressione di un tasto posto sulla consolle centrale. Al sistema X-MODE è abbinato l’Hill Descent Control (HDC) che stabilizza la velocità della vettura in salita o discesa, consentendo al pilota di concentrarsi unicamente sulla direzione di marcia.

La nuova Subaru Forester MY16 non è pertanto un SUV destinato solo a fare “passerella” ma si rileva una buona fuoristradista, un ottimo compromesso. E’ comunque una vettura in grado di ben destreggiarsi anche nel traffico cittadino e di accompagnarvi in lunghi viaggi autostradali con famiglia al seguito e relativa massiccia dose di bagagli. Anche in autostrada la Forester mostra buon talento: silenziosa, confortevole e brillante quanto basta. Se dobbiamo trovarle un difetto lasciateci dire che il design non ci pare all’altezza dei contenuti di questa. Piuttosto datato lo stile della Forester non spicca per personalità…. ma una volta al volante questa Jap di personalità e offre in quantità industriale.


evoluzione di un successo

dati tecnici SCHEDA TECNICAprincipali BENZINA Symmetrical AWD (All-Wheel Drive)

2.0i FREE 6MT

MOTORE

2.0i STYLE

6MT

Lin

Motore Benzina a 4 cilindri orizzontali contrapposti, 4 tempi

Tipo Alesaggio/Corsa Cilindrata Rapporto di compressione Sistema di alimentazione Capacità serbatoio PRESTAZIONI Potenza max (DIN) Coppia max Velocità max Accelerazione (0-100 km/h) Consumo carburante*1 Emissioni CO2*1 TRASMISSIONE

mm cc lit.

Urbano Extra-urbano Combinato Urbano Extra-urbano Combinato

DOHC 16 valvole 84,0×90,0 1995 10,5 Iniezione sequenziale multipoint (indiretta) 60

kW (CV)/gmin Nm (kgfm)/gmin km/h sec. lit./100 km lit./100 km lit./100 km g/km g/km g/km

Tipo AWD

110 (150) /6.200 198 (20,2) /4.200

190 10,6 8,5 6,0 6,9 197 140 160

Differenziale centrale abbinato a giunto viscoso LSD

DIMENSIONI E PESI Lunghezza Larghezza Altezza compresi i mancorrenti Passo Carreggiata

Ant Post

Altezza minima da terra (a peso o in o.d.m.) Capacità di carico*2 Peso in o.d.m. CAMBIO Rapporti del cambio D (Lineartronic) TELAIO Sterzo

Sospensioni Freni Dimensioni pneumatico/ruota

Ant Post Ant Post

mm mm mm mm mm mm mm lit. kg

or

1485

1491 ー

192 11,8 8,1 5,5 6,5 188 129 150

Sistema AWD con rip

4595*1 1795 1735 2640 1545 1550 220 1592 /1573*3 1528 3,581-0,570

Servosterzo elettrico applicato al pignone della Montanti MacPherson Doppio braccio oscillante Freni a disco ventilati

225/60R17, 17×7"J

Freni a disco 225/60R17, 17×7"J


neartronic

2.0XT

DIESEL Symmetrical AWD (All-Wheel Drive)

2.0D STYLE

Motore Benzina a 4 cilindri rizzontali contrapposti, 4 tempi, turbocompresso

6MT

partizione attiva della coppia

1624

DOHC 16 valvole 86,0×86,0 1998 15,2 Sistema Common Rail (autoaccensione) 60

190 7,1 4,9 5,7 183 128 148

108 (148) /3.600 350 (35,7) /1.600-2.400 7,3 5,0 5,9 189 131 152

1580

1591 ー

a guida

188

9,9

Differenziale centrale abbinato a giunto viscoso LSD

3,505-0,544

Freni a disco ventilati 225/55R18, 18×7"J

2.0D SPORT UNLIMITED

Lineartronic

Motore Diesel a 4 cilindri orizzontali contrapposti, 4 tempi, turbocompresso

86,0×86,0 1998 10,6 Iniezione diretta di benzina 177 (241) /5.600 350 (35,7) / 2.400-3.600 221 7,5 11,2 7,0 8,5 260 161 197

2.0D SPORT STYLE

4595*3 1795 1735 2640 1545 1550 220 1592 /1573*3

7,5 5,5 6,3 195 145 165 Sistema AWD con ripartizione attiva della coppia

1645

1645 3,505-0,544

Servosterzo elettrico applicato al pignone della guida

225/60R17, 17×7"J

Montanti MacPherson Doppio braccio oscillante Freni a disco ventilati Freni a disco ventilati 225/55R18, 18×7"J


evoluzione di un successo

La nuova Forester MY16 ha mantenuto la calandra motore esagonale, caratteristica distintiva della produzione Subaru: il logo è posto in posizione ben visibile, sostenuto da due profili cromati. Mentre la griglia, con elementi disegnati a forma di ala, contribuisce a dare continuità stilistica con il gruppo fari e accresce la “presenza” frontale come si conviene a questo SUV. A dare importanza alla vista laterale pensano i nuovi cerchi in lega leggera da 18”, bicolore alluminio/nero, che assieme ai pneumatici 225/55R18, rendono bene il concetto di sportività unita a solidità di appoggio al terreno in ogni situazione.



evoluzione di un successo


Gli interventi e le migliorie riservate all’abitacolo della nuova Subaru Forester le garantiscono un look piÚ lussuoso e confortevole, sia nelle versioni con rivestimenti in tessuto, che per quelle con gli interni in pelle naturale. Tutte le aree che piÚ spesso sono toccate dal pilota o dai passeggeri sono ora rivestite da materiale ottimamente rifinito e piacevole al tatto, si tratti delle maniglie di appiglio sulle porte o dei piloncini posti ai lati della consolle centrale, nella zona di fronte alla leva del cambio. Il piacere di viaggiare a bordo della nuova Subaru Forester si accompagna ad un sistema di intrattenimento e comunicazione di alto livello. Il sistema Subaru Starlink e il grande schermo a cristalli liquidi da 7�, touchscreen, posto al centro della consolle centrale, consentono al pilota ed al passeggero anteriore di interagire con il sistema audio, il navigatore satellitare, il telefono cellulare.


evoluzione di un successo


La Forester dispone di due motorizzazioni a benzina ed una diesel, tutte conformi alla normativa Euro 6. Il quattro cilindri boxer 2.0i alimentato a benzina, aspirato, ad iniezione sequenziale multipoint da 2.0L, DOHC con doppio variatore di fase AVCS, basamento e testate in alluminio, erogante una potenza di 110kW (150CV) a 6.200 giri/min. ed una coppia max. di 196Nm a 4.200 giri/min. Il quattro cilindri boxer 2.0XT, alimentato a benzina, turbocompresso ad iniezione diretta da 2.0L, DOHC con doppio variatore di fase AVCS, basamento e testate in alluminio, erogante una potenza di 177kW (241CV) a 5.600 giri/min. ed una coppia max. di 350Nm da 2.400 a 3.600 giri/min. Il quattro cilindri boxer 2.0D, alimentato a gasolio turbocompresso con sistema di iniezione Common Rail, da 2.0L, con basamento e testate in alluminio, erogante 110kW (150CV) a 3.600 giri/min. ed una coppia di 350Nm da 1.600 a 2.400 giri/min.


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Le trasmissioni disponibili, per il quattro cilindri aspirato 2.0i a benzina e il quattro cilindri diesel 2.0D, sono un cambio manuale 6 marce o in opzione l’innovativo cambio automatico a variazione continua CVT Lineartronic. Per il quattro cilindri a benzina turbocompresso 2.0XT è disponibile il solo cambio automatico CVT Lineartronic. Le trasmissioni manuali a 6 marce sono accoppiate alla trazione integrale permanente Symmetrical AWD con differenziale centrale viscoso a slittamento limitato LSD che ripartisce automaticamente la coppia motrice tra le ruote anteriori e posteriori, al 50% all’avantreno e 50% al retrotreno, massimizzando la trazione e assicurando una grande stabilità e guidabilità. In abbinamento al cambio automatico a variazione continua CVT Lineartronic, viene proposta invece la trazione integrale permanente Symmetrical AWD nella versione a ripartizione attiva della coppia. In condizioni normali la ripartizione è al 60% all’avantreno ed al 40% al retrotreno ma, in situazioni critiche, il sistema interviene in tempo reale modificando queste percentuali. Se il pilota desidera che la vettura acceleri più brillantemente e preme il pedale dell’acceleratore oltre il 65% della sua corsa, la gestione elettronica del cambio Lineartronic passa ad una specifica configurazione che privilegia l’accelerazione, la sportività ed il piacere di guida.


evoluzione di un successo

Quattro potenti freni a disco assicurano decelerazioni consistenti anche nelle frenate su fondi particolarmente scivolosi, l’ABS con l’EBD (ripartitore della forza frenante in funzione del carico), appositamente tarato per operare con la trazione integrale permanente AWD, evita pericolosi bloccaggi delle ruote, mantenendo inalterata la guidabilità della vettura. Nelle frenate di emergenza l’azione dell’ABS e dell’EBD è integrata dal Brake Assist e dal Brake Override. Non manca il controllo di stabilità VDC, anch’esso opportunamente tarato per “lavorare” congiuntamente alla trazione integrale.



evoluzione di un successo


Principio alla base della progettazione Subaru è la struttura di rinforzo ad anello che avvolge l’intero abitacolo: tetto, porte, montanti, pavimento. In caso di collisione, queste strutture dissipano e deviano le forze d’urto, con il contributo di materiali ad alta resistenza, accortamente disposti, garantendo rigidezza e robustezza senza penalizzare il peso della vettura. Il motore boxer, per la sua stessa architettura, che consente di posizionarlo in basso e l’insieme della linea di trasmissione, in caso di urto frontale sono progettati per scivolare sotto l’abitacolo, evitando danni indiretti ai passeggeri.


evoluzione di un successo


Sulla nuova Forester è stata irrigidita la struttura inferiore di collegamento tra la sospensione anteriore destra e sinistra. L’insieme di queste modifiche hanno come effetto un miglioramento della tenuta di strada ed uno sterzo più reattivo ai comandi del pilota. Analoghi interventi hanno interessato la sospensione posteriore per bilanciarne la risposta con quella anteriore: molle e ammortizzatori modificati, come il medesimo gruppo anteriore. Per migliorare la stabilità nella guida in rettilineo e in curva, è stato ottimizzato sia l’allineamento delle ruote posteriori che l’angolo di camber, a beneficio di una impronta a terra migliore e più costante.


evoluzione di un successo


La nuova Forester è offerta in 4 versionio a benzina e 4 versioni Diesel con prezzi a partire da 27.990 Euro sino ai 41.990 della versione top a benzina. La versionetop della gamma Diesel costa invece 40.590 Euro.

#ca


checorse

Intervista a tutto campo con l’argentino capace, da due anni a questa parte, di imporre la sua legge nel Campionato Mondiale Turismo

PE CHI TO

di Vittorio Gargiulo


Situata

nel mezzo dell’Argentina, ai piedi della catena montuosa della Sierras Chicas e bagnata dal fiume Suquia, Cordoba conta oggi più di un milione e trecentomila abitanti. Conosciuta come una delle più antiche e importanti città argentine Cordoba offre un innumerevole elenco di monumenti storici e la sua provincia è famosa in tutto il Sud America per la bellezza dei suoi paesaggi straordinari paesaggi montani. E un ragazzo appassionato di motori e di corse automobilistiche che vive circondato dai monti d’abitudine si appassiona ai rally… ma non è stato così nel caso del nostro eroe. Nato e cresciuto vicino a Cordoba, a Rio Tercero, Jose Maria Lopez si è innamorato di motori e volocità sin da piccolo, quando all’età di otto anni provo per la prima volta un kart. Da quel momento Lopez ha pensato solo e unicamente alle corse in pista. E sin qui è tutto chiaro tranne una cosa… il suo singolare soprannome “Pechito” “Per noi il calcio è lo sport più importante – dice subito Lopez – e quando una squadra non sta giocando bene la folla spesso grida ai calciatori “pecho frio” (letteralmente “petto freddo”, in sostanza “rammollito” n.d.r.). Mio padre aveva una grandissima passione per le corse e quando gareggiava da gentleman driver spesso lasciava il lavoro per gestire team e organizzare gare. In una occasione accadde che i rapporti con altri organizzatori non fossero di più felici così lui piantò tutto e tutti e se ne andò e lasciando il circuito disse “Son todo uno pecho frio”. Da quella volta


pechito

tutti iniziarono a chiamarlo “Pecho” e diconseguenza io divenni “Pechito”… ma state ben sicuri: io non sono un pechio frio!”. Cosa significa esattamente per un argentino diventare Campione del Mondo? “Personalmente credo significhi moltissimo e d’altra parte è il massimo che si possibile ottenere in questo sport. Per me è stato molto importante: tornare a correre in Europa, con il team ufficiale Citroen e vincere il titolo! Dopo Juan Manuel Fangio e Carlos Reutemann gli argentini non avevano più avuto l’opportunità di essere al top del motorsport e pensate che da noi l’automobilismo è molto popolare, secondo soltanto al calcio. Naturalmente il WTCC non è la Formula 1 ma è comunque un Campionato del Mondo FIA e penso che adesso l’Argentina è tornata davvero nel grande giro”. E adesso tu sei diventato molto popolare… “Devo dire che anche prima ero abbastanza conosciuto perché, come detto, il motorsport è molto popolare dai noi. Ma ora si può affermare che sono considerato un piccolo eroe nazionale, perché gli argentini si stringono attorno alla loro bandiera nello sport e io li rappresento nel mondo”. Quando hai cominciato a correre? E a quel tempo cosa immaginavi e sognavi per la tua carriera? “La prima volta che ho corso in kart avevo solo setti anni! All’inizio ero l’obiettivo era la Formula 1, era il mio sogno. Sono



pechito

arrivato vicino alla Formula 1 tra il 2006 e il 2010 e ho imparato molto da quel periodo della mia carriera. Forse, come si usa dire, non sono stato al posto giunto nel momento giusto. Forse ho fatto alcuni errori ma non mi rimprovero nulla di quel periodo e non mi rammarico di nulla. Si è trattato per me di una solida e buona esperienza”. E subito dopo sei stato vicino a chiudere la tua carriera… “Si, ci sono state alcuni stop imprevisti ma ogni piccola cosa accaduta ha contribuito a rendermi più forte. Ho capito molte cose delle corse e adesso apprezzo molto di più quanto accade e mi diverto molto di più facendo ciò che faccio. Perché quando sei giovane, quando sei all’inizio della carriera vedi ognuno come un “rivale” e se non sei abbastanza solido alcuni fatti possono diventare troppo pesanti da sopportare: risulta difficile comprendere appieno quanto sta accadendo e gioirne di conseguenza. Ora lo sto facendo: sono competitivo, non mi piace perdere e mi godo questa situazione”. Ora sei Campione del Mondo nella tua categoria: credi che sia il top della tua carriera oppure ti sei già posto altri obiettivi? “In linea generale nulla è mai abbastanza. Ma, come detto, voglio godermi questo momento e ora sono totalmente concentrato sulla stagione 2016”.



pechito

In questo ambito invece il tuo amico Sebastien Loeb è un esempio differente, con nuove sfide ogni anno… “Sebastien è certamente un modello, una fonte di ispirazione ma lui è unico. I non potrei fare tutte le cose che lui fa ma è chiaramente un esempio positivo, è capace di adattarsi ad ogni nuova sfida e situazione. In fondo penso che un pilota dovrebbe essere così”. Ma tu sei di Cordoba, non hai mai pensato alla Dakar che si corre in gran parte nella tua terra? “Essere un pilota di Cordoba e non essere un rallista è in effetti qualcosa di strano. Ho fatto alcuni test e mi è molto piaciuto ma alla fine preferisco la pista. I rally mi piacciono davvero ma mi piace anche essere competitivo e non penso che oggi lo potrei essere nei rally”. Vedi qualche giovane argentino che possa seguire i tuoi passi e avere una buona carriera internazionale? “Credo in Argentina ci siano moltissimi giovani buoni piloti. Ma il problema è che per noi è sempre stato difficile poter gareggiare all’estero e così tutto si riduce a correre in patria dove peraltro alcuni campionati nazionali sono molto competitivi. In alcuni casi può accadere, come ad esempio per Facundo Regalia che ha combattuto per il Campionato GP3, ma è comunque un percorso complicato perché l’automobilismo è un sport costoso e perlomeno al’inzio dei essere supportato in toto per poter mostrare il tuo potenziale”.


Nella gara di apertura del 2016, svoltasi sul circuito Paul Ricard il 3 aprile, la squadra Citroen ha ribadito la sua superiorità. Nonostante la pesante zavorra (80 kg.) Jose Maria Lopez ha vinto la corsa principalee ha lasciato il sud della Francia al comando della graduatoria iridata: “Ho preso alcuni rischi alla partenza e sono stato felice di ritrovarmi al primo posto, davanti al mio compagno Muller. La differenza di peso nei confronti degli avversari è davvero enorme e ciò ha permesso a Tiago Monteiro (Honda) di superare Yvan e recuperare terreno nei miei confronti. Gli ultimi giri sono stati “intensi”, le mie gomme erano alla fine e non è stato semplice restare in testa”.


pechito

Come vedi la stagione WTCC 2016 ora al via? Sembra proprio possa essere una stagione interessante, con nuove vetture e molti cambiamenti sul fronte piloti. Alcune regole sono cambiate, dobbiamo di conseguenza cambiare l’approccio al week end di gare e penso che lo spirito di squadra sarà quanto mai importante. Yvan (Muller n.d.r.) ed io abbiamo lavorato fianco a fianco per due stagioni e abbiamo costruito una relazione basata sul rispetto reciproco e sull’obiettivo di far vincere Citroen. Abbiamo lavorato e fatto progressi durante l’inverno ma è oggettivamente difficile far migliorare ulteriormente una vettura così vincente come la Citroen Elysée. Per noi ci sarà poi un’altra complicazione dovuta alla zavorra di 80 chilogrammi che dovremo imbarcare all’inizio del Campionato. Tutti si aspettano di vederci vincere ancora ma io penso invece che la competizione sarà più dura”. Ultima domanda: pensi che sia possibile l’amicizia nel paddock? E tra compagni di squadra? “E’ molto importante riuscire a tenere distinte le cose. Quando sei in pista gli altri piloti sono solo concorrenti che tu vuoi battere e basta. Anche i compagni di squadra sono rivali. Ma quando la gara è finita, quando sei lontano dalla pista tu puoi, annzi “devi”, avere relazioni amichevoli con i tuoi colleghi. Anche tra Muller e me ci sono state all’inizio alcune tensioni, ma poi abbiamo entrambi capito che dovevamo essere capaci di tenere i due piani separati e oggi le nostre relazioni sono eccellenti”.


#ca


checorse nde la sicurezza te n ri v so e ch m a vent’anni il te INDYCAR: compie

O T N O R P O T N E V INTER


Photo Indycar - Chris Jones

L’Holmatro Safety Team è composto da una squadra altamente addestrata con personale medico incaricato di sovraintendere a tutti gli aspetti riguardanti la sicurezza sui circuiti Indycar. Il team è presente in pista a tutte le gare della Indycar Series dal 1996


pronto intervento

Avete

presente una gara Indiycar? Quei pick up stracarichi di lampeggianti colorati? Quelli che un incidente ancora non si del tutto risolto e già sono in pista sul luogo del delitto? Bene, non è coreografia ma altissima professionalità e dedizione assoluta. Si chiamano Holmatro Safety Team, composto da 30 addetti alla sicurezza tra cui medici, un rianimatore, paramedici e personale antincendio. Ognuno di costoro ha in media venti anni di esperienza nel proprio settore di competenza e non mancano una gara che sia una dal 1966.

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Photo Indycar - Shawn Pay


Photo Indycar - Chris Jones

Il personale in pista d’abitudine è suddiviso in tre squadre. Quando si verifica un incidente, la prima squadra ad arrivare sul luogo è responsabile per la sicurezza del pilota e, se necessario, provvede ad estrarlo dalla monoposto. Il secondo team provvederà in seguito alla rimozione dei detriti e alla pulizia del luogo dell’incidente. La terza squadra invece, effettua un completo giro di pista per verificare se ci siano state perdite di fluidi o se ci siano detriti in altri luoghi della pista. Un lavoro sincronizzato che permette di tagliare i tempi e di riprendere al più presto la gara. Il team garantisce la sicurezza durante le gare grazie a quattro veicoli appositamente attrezzati. Questi variopinti pick-up trasportano attrezzature di salvataggio e sono equipaggiati con diversi sistemi tra cui telecamere a 360 gradi per riprendere il luogo dell’incidente e trasmettere immagini “live” in direzione gara. Il Safety Response Vehicle è un Honda Pilot SUV. Si tratta di una sorta di stazione di comando e comunicazione: dispone di un laptop wireless oltre ai monitor TV, ricevitore satellitare e radio satellitare XM.

I Safety Truck 1, 2 e 3 sono Chevrolet Silverado 1500 Crew Cab. Safety 1 e 2 trasportano strumenti idraulici di soccorso Holmatro, seghe DeWalt 24-Volt, equipaggiamento antincendio, attrezzature mediche per il supporto vitale e più di 250 litri tra acqua e liquido estinguente. Safety 3 è attrezzato per il trasporto e lo spargimento di 135 Kg di prodotti atti ad assorbire eventuali liquidi dispersi. L’Holmatro Safety Team non è evidentemente l’unico apparato di sicurezza presente sulle piste di Indycar. Ogni organizzatore mette a disposizione personale e attrezzature di altissimo livello, ma la gestione e il coordinamento di tutto quanto riguarda gli interventi postincidente spettano agli uomini di Holmatro. Il Safety Team agisce seguendo protocolli stabiliti, frutto di anni di esperienza, che mettono al centro di ogni situazione la sicurezza del pilota, ed effettua costanti esercitazioni. Durante i weekend di gara, si riunisce quotidianamente con il personale di sicurezza della pista per revisionare procedure e correggere eventuali errori nella gestione della sicurezza dell’evento.


pronto intervento

Photo Indycar - Bret Kelley


Al lavoro in soccorso di Aleshin e Montoya a Toronto nel 2015 Photo Shawn Gritzmacher

Gli uomini Holmatro all’opera per aiutare Luca Filippi a Detroit 2015 Photo Indycar - Bret Kelley


pronto intervento


James Hinchcliffe e Takuma Sato (14) a muro durante le qualifiche a Phoenix‌. lavoro per il Safety Team Photo Induycar - Chris Jones


pronto intervento

Photo Indycar - Cris Owens


Photo Indycar - Chris Jones

#ca


chestoria

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Ninos 201 El Desierto de los

a t u i p m o c e n o i s s i m equipaggi a

e degli rt a p o n a v e c fa i in z tta di 18 o Ben 55 ragaz fl la li a u q i ra (t 4 eicoli 4x retato il c bordo di oltre 60 v e d o n n a h e h c ) e izzazion edizione Hyundai dell’organ p s a ll e d e n io iz d e icesima aiuti e to a rt o p successo della dod a h a n a v os�. La caro in N s lo e d o arocco, rt M ie s e in le o “El D u c s i d ro e un gran num a o c tti a id d le a ri ilometri. mate h c 0 0 .0 2 re lt o i d ercorso lungo un difficile p



missione compiuta

Questa

è una bella storia da raccontare. Una storia di solidarietà , di curiosità, di viaggi. Di uomini, bambini e… di automobili. “El Desierto de los Ninos” è un lungo e avventuroso viaggio che da dodici anni porta un gruppo di giovanissimi spagnoli nel cuore del Marocco, per portare aiuti e materiale alle scuole dei loro coetanei anche nel pieno del deserto africano. Ed è toccato proprio ai 55 bambini e ragazzini spagnoli che facevano parte della carovana il compito di consegnare fisicamente i materiali didattici alle scuole del Marocco che sono andati via via incontrando nel lungo percorso che nel mese di marzo da Tangeri, in sei tappe, ha portato sino a Erfoud la variopinta carovana. La prima tappa da Tangeri a Beni Mellal se è svolta quasi totalmente in autostrada ma già dal secondo giorno tutti hanno trovato materia da ricordare per la vita. La località da raggiungere era Boumalne Dades attraverso piste sterrate, passi a oltre 2.000 metri di altitudine, le spettacolari cascate di Ouzoud e il ponte naturale di Emnate. E c’è da dire che il meteo


ha dato una grande mano perché solo un’ora dopo il passaggio della carovana una intensa nevicata ha bloccato il passo dell’Atlas. E se nella terza giornata (destinazione Merzouga) a farla da padrone per quasi 140 chilometri è stata la sabbia (una forte tempesta ha regalato una indimenticabile esperienza ai nostri eroi) la quarta tappa, con partenza e arrivo a Merzouga, ha permesso di iniziare la consegna del materiale scolastico alle scuole della zona ma anche di concedersi un po’ di divertimento e di scuola guida sulle dune di Merzouga. La quinta tappa aveva come obiettivo Merzane, raggiunta da alcuni seguendo il letto di un fiume e da altri tagliando per le dune, mentre nel sesto giorno la carovana ha fatto tappa a Tammarkite e poi a Erfoud, dove l’Associazione Desierto de los Ninos possiede e gestisce una scuola per i bambini più sfortunati. L’avventura de “El Desierto de los Ninos” è stata tutto questo. Non solo solidarietà ma anche una esperienza di vita indimenticabile (e educativa) per i piccoli che l’hanno immaginata, voluta e realizzata.

Da ricordare anche che parallelamente alla consegna di materiale e aiuti ad ogni tappa il personale della Fondazione Alain Afflelou ha provveduto aeffettuare oltre 700 visite oculistiche ai piccoli delle scuole visitate e ai loro genitori, garantendo tra l’altro l’invio a breve di occhiali correttivi per chi ne avesse bisogno.


missione compiuta



missione compiuta



missione compiuta



missione compiuta


#ca



cheleggenda

. . . . . o n i m m a c o g n un lu

Il giro del mondo su una Ford Modello T del 1915 Pictures Š Ford Motor Company


un lungo cammino

A

Edam, nei Paesi Bassi, durante l’estate ogni mercoledì mattina si tiene nella piazza principale del paese un famosissimo mercato. Accade così da secoli, d’altra parte questa cittadina è famosa nel mondo proprio in virtù dell’omonimo formaggio. Ma proprio un mercoledì mattina dell’estate 2012 Dirk e Trudy Regter, una coppia di simpatici pensionati appassionati di auto storiche, maturò l’idea di intraprendere un viaggio intorno al mondo con la loro anzianotta Ford T del 1915… forse, chissà, per sfuggire all’ennesimo tsunami di “edam” o per andare a scoprire “fuori porta” altri prodotti caseari. La determinatissima e coraggiosa coppia ha finora coperto quasi 80.000 chilometri so-


stenendo al contempo diversi progetti di solidarietà gestiti dall’organizzazione internazionale umanitaria per bambini: “SOS Children’s Villages”. Nel 2012, durante la prima parte di questa avventurosa sfida, la Ford Modello T ha viaggiato per 180 giorni, coprendo oltre 22.000 chilometri e portando Dirk e Trudy dalla loro città natale a Città del Capo in Sud Africa. Nel 2013 la coppia ha guidato per 6 mesi attraverso gli Stati Uniti e il Canada, attraversando 22 Stati nel corso di una tappa da 17.000 miglia mentre nel 2014 sono stati percorsi altri 26.000 chilometri in 180 giorni in Sud America. Purtroppo, il Modello T è stato poi coinvolto in un incidente al ritorno in Europa, tuttavia la coppia prevede di continuare il proprio viaggio nel corso del 2016 e 2017 attraverso la Nuova Zelanda, l’Australia, l’Indonesia e l’India, attraversando la catena dell’Himalaya per poi raggiungere la Cina, e la Mongolia e rientrare quindi in Olanda attraverso l’Europa centrale. Tra l’altro Dirk Regter, che ha ereditato la passione per le Ford d’epoca dal padre e dal nonno, era già stato proprietario di una Ford Modello T del 1923 e di una Ford Model A del 1928. Ford costruì ben 15.000.000 di Modello T tra il 1908 e il 1927 con la produzione che, iniziata negli Stati Uniti, si estese rapidamente in tutto il mondo con catene di assemblaggio in Danimarca, Germania, Irlanda, Spagna e a Trafford Park nel Regno Unito, introducendo il mondo delle quattro ruote alle masse anche grazie all’alta affidabilità della vettura e alla facilità di manutenzione. Viaggiare a bordo di un’auto centenaria, anche se leggendariamente affidabile come

la Model T, richiede una meticolosa attenzione a ogni aspetto tecnico e meccanico, operazione in questo caso facilitata dalla semplicità del design della T, che rende agevoli le operazioni di manutenzione e riparazione. La Ford T del coniugi Regter è alimentata da un motore a benzina da 3.0 litri ed è rimasta inalterata nel corso degli anni, fedele alla sua dotazione di serie e alle specifiche tecniche originali del 1915. La sola eccezione riguarda gli pneumatici più grandi, montati sulle ruote a raggi di legno, modifica necessaria per rendere i lunghi viaggi un po’ più confortevoli. “Al confine tra Sud Africa e Botswana abbiamo incontrato un contadino che aveva una vecchia Ford Modello T nel proprio capanno”, ha commentato Dirk. “Ci ​​ha regalato uno dei suoi pneumatici come dono per aiutarci nel nostro cammino. In Africa una delle ruote anteriori non ha retto alle sollecitazioni e abbiamo dovuto farla saldare dal fabbro di un piccolo paese… ma io sono abbastanza pratico di queste cose e mi bastano un cacciavite, un martello, un po’ di nastro adesivo, fascette e cinghie per viaggiare a lungo”.


un lungo cammino



un lungo cammino


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cheleggenda

smarrita...


Questa Alfa Romeo 8C 2300 del 1932 non vuole andare in pensione

e ritrovata


smarrita e ritrovata



smarrita e ritrovata


Beh,

credeteci! Anche se sembra inverosimile un esemplare di una delle più grandi e leggendarie vetture dell’anteguerra, una Alfa Romeo otto cilindri (il modello che ha vinto Le Mans quattro volte e la Mille Miglia per tre volte) è stata ritrovata soltanto cinque anni fa dopo essere scomparsa dalla circolazione per molti decenni. Ma ancora più sorprendente è sapere che il proprietario, che si sta avvicinando al secolo di vita, è la stessa persona che ricevette l’auto da suo padre nel 1937 come regalo per il suo ventunesimo compleanno. Una storia incredibile ma assolutamente vera! La vettura, telaio e motore numero 2211079, venne carrozzata in Francia e rappresenta l’unico “telaio corto” ad essere stato assemblato dallo specialista Figoni. L’Alfa fu completata in tempo affinché il primo proprietario, tale Signor Weinberg, potesse competere nella Parigi-Nizza nel marzo 1933, evento a cui partecipò anche nell’anno successivo. Secondo la documentazione francese esistente, la vettura passò poi al conte François de Bremond che nel maggio 1935 corse la salita del Grossglockner, finendo al quinto posto nella sua classe. Non è dato sapere se abbia preso parte ad altre competizioni ma è invece sicuro che nel mese di agosto del “37 la vettura venne venduta nuovamente. L’intermediario per quella vendita fu Luigi Chinetti, allora residente a Parigi, proprio colui che in seguito divenne il primo agente per la Ferrari in Nord America stabilendo la sua sede a Greenwich, Connecticut. La macchina passò quindi ad un giovane ragazzo appena laureato che, dopo averla ricevuta in regalo dal padre, ne rimase in

possesso per più di settant’anni. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’auto rimase nascosta per sfuggire alle “attenzioni” delle forze di occupazione, per poi essere utilizzata per alcuni anni prima di essere definitivamente parcheggiata. In tutto questo tempo la 8C 2300 è rimasta in ottimo stato, come ha potuto constatare il nuovo proprietario che l’ha acquistata da poco.

Un anno e mezzo or sono l’auto è stata portata dagli specialisti Blakeney Motorsport, nel Regno Unito, dove però non è stata restaurata nel vero senso del termine. Ha subito soltanto degli interventi di mantenimento e rispristino che hanno riguardato motore, alimentazione, freni, sterzo e impianto elettrico per poter circolare in sicurezza. Quindi non si tratta di una vettura restaurata ma di una arzilla Alfa Romeo che non ha mai smesso di vivere e non vuole saperne di andare in pensione!

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#cheauto quando l’auto fa spettacolo

ro e m u n o im s s ro p il te e rd e p non ONLINE il 16 MAGGIO!

#cheauto Periodico mensile digitale pubblicato da Doppiovù Press SAS Via G. Uberti 6 - Milano info@cheautomagazine.com www.cheautomagazine.com

Registrazione Tribunale Milano nr. 63 del 29/02/2016

Direttore Responsabile Vittorio Gargiulo Responsabile redazione USA Niccolò Gargiulo Grafica Diego Galbiati

Pubblicazione online ILLIUM llc. (Dania Beach - FL - Usa)

Seguiteci su facebook: Cheauto magazine TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Tutti i materiali e i contenuti presenti in questa pubblicazione inclusi testi, fotografie, illustrazioni, video sono protetti da copyright e/o altri diritti di proprietà intellettuale. I materiali e i contenuti presenti su questo periodico si intendono pubblicati per un utilizzo personale e non commerciale del lettore. Il lettore accetta e garantisce di non copiare e/o distribuire integralmente o parzialmente i contenuti di questo periodico o di effettuarne un utilizzo commerciale. Il lettore accetta inoltre di non riprodurre, distribuire, mostrare, modificare, adattare, tradurre e derivare altri prodotti dal quanto pubblicato in questo periodico.


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