#cheauto quando l’auto fa spettacolo
Nr.
09
€ 0,00
Dicembre 2016
Range Rover
e la magica Norvegia
Hyundai IONIQ Rally INCAS Baja 1000 Vanquish ZAGATO
#cheauto quando l’auto fa spettacolo
Nr.
09
Dicembre 2016
checosac’è #chedire? 4
• Guida autonoma
#chefoto
7
#cheroba
16
• Jonas e la Range
#chebella 34 • Meravigliosa creatura
#chemacchina 46 • Hyundai Ioniq - VIDEO
#chestoria 62 • Rally Incas: la Chevy di Fangio • Pininfarina d’Oriente
#checorse 92 • Un giorno nel deserto
#cheleggenda 100 • Wow!
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chedire
GUIDA AUTONOMA di Vittorio Gargiulo
Nel
1955 General Motors presento’ al pubblico la Firebird II, un prototipo il cui scopo era principalmente di valutare la validita’ della motorizzazione a turbina a gas e di testare un’infinita’ di tecnologie da utilizzare in un futuro piu’ o meno prossimo. La Firebird era un concentrato di trovate e accorgimenti “futuribili” quali i fari orientabili, la chiave magnetica, il controllo remoto del portellone del bagagliaio, i sedili reclinabili, le cinture riavvolgibili, il frigorifero e gli schermi di bordo e persino una telecamera posteriore che permetteva di sostituire lo specchietto retrovisore con un piccolo monitor. Ma la tecnologia piu’ succosa era il “controllo elettronico di guida” che permetteva al veicolo di “dialogare” autonomamente con una “torre di controllo” e/o con le strade cablate che sin da allora erano sull’agenda dei piu’ visionari ingegneri. Oggi che la guida autonoma e’ dietro l’angolo la Firebird II (che vedete nella fotografia) ci fa forse sorridere ma resta a nostro parere una pietra miliare del progresso automobilistico. Facciamo adesso un salto di oltre sessant’anni. Policy Network è un istituto di ricerca internazionale indipendente che esegue analisi settoriali e promuove idee e soluzioni normative per le principali sfide sociali dei Paesi Occidentali. Nissan Europa ha recentemente commissionato a Policy Network una ricerca sui veicoli a guida autonoma, focalizzando la ricerca principalmente su Italia, Germania, Spagna, Regno Unito, Francia e Norvegia. L’analisi aveva lo scopo principale di esaminare le opportunità sociali ed economiche offerte dalla transizione alla guida autonoma sulle strade europee. Il report di Policy Network (che pone l’accento sulle azioni che i governi dovrebbero attuare per far fronte alle sfide poste da un futuro a guida autonoma) rivela che i veicoli a guida autonoma incrementeranno dello 0,15% il tasso di crescita annuo europeo nei prossimi decenni e in virtu’ di cio’ il PIL europeo crescera’ del 5,3% nel 2050 rispetto ai valori attuali. Nel 2050, i veicoli a guida autonoma avranno contribuito ad un aumento del PIL del vecchio continente per un totale di 17 trilioni di euro. In merito a tutto cio’ Paul Willcox, Presidente di Nissan Europa, ha dichiarato: “Questo report indipendente ci rivela che è in corso una rivoluzione sociale ed economica.
Indica che la guida autonoma sarà determinante non solo per l’industria automobilistica ma per tutte le economie e le società europee, ribadendo l’esigenza di una leadership decisionale a tutti i livelli della pubblica amministrazione. Riteniamo che per realizzare le potenzialità delle nuove tecnologie, i governi e le città d’Europa debbano tenere presenti i dati di questo report, lavorare in stretta collaborazione con le case automobilistiche e ricoprire un ruolo chiave nella diffusione della guida autonoma.” A margine di questa ricerca Nissan ha commissionato anche un sondaggio (ottobre 2016) per esaminare l’attitudine dei cittadini di quei sei Paesi rispetto al futuro della mobilità. In totale, sono state intervistate circa 6000 persone e i risultati ci devono far riflettere: • il 58% degli intervistati ritiene che una maggiore mobilità sia il principale vantaggio dei veicoli a guida autonoma • oltre la metà degli intervistati (52%) ritiene che la guida autonoma contribuirà a ridurre il numero di incidenti provocati da errori umani • il 56% pensa che i principali vantaggi per la salute saranno la riduzione degli incidenti e la riduzione dei livelli di stress • non sorprende che il 50% degli intervistati ritenga che il principale vantaggio dei veicoli autonomi sarà poter fare altro durante il viaggio • infine il 23% si dichiara intenzionato ad acquistare un’auto a guida autonoma nei prossimi 5 anni Da tutto cio’ emerge in maniera evidente che sia l’industria che i consumatori stanno accelerando: se da un lato la ricerca galoppa le valutazioni degli automobilisti paiono mettersi in pari rapidamente, creando di qui a pochi anni un domanda concreta di questi nuovi prodotti. Tutto bene quindi? Forse, perche’ l’anello debole della catena potrebbe rivelarsi il ritardo che governi e amministratori sembrano gia’ accumulare. I veicoli a guida autonoma necessitano di strutture nuove e aggiornate… e non stiamo pensando a strade cablate e intelligenti (arriveranno anche queste… ma con calma). Per il momento, per i primi passi che muoveranno le nostre auto a guida semi o totalmente autonoma c’e’ bisogno pero’ di rinfrescare e semplificare tutta la segnaletica e magari unificarne i simboli e i colori perlomeno a livello europeo.
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chefoto Timmy Hansen con la sua Peugeot 208 durante l’ultimo round del Mondiale Rallycross 2016 disputatasi a Rosario (Argentina) il 27 novembre Fotografia Red Bull Content Pool
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Valentino Rossi saluta il “suo” pubblico al termine della vittoriosa cavalcata nel Rally Monza Show del 1° dicembre Fotografia Monster Energy – Tino Martino
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Da pochi giorni e’ stata svelata a Tokio la Ferrari J50, una serie speciale limitata a dieci esemplari, nata per commemorare i cinquant’anni del Cavallino nella Terra del Sol Levante. La vettura, basata sulla 488 Spider, monta una speciale versione da 690 cavalli del tradizionale V8 da 3.9 litri
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La Dodge Challenger GT 2017 sta per passare alla storia quale prima “muscle car� americana dodata di trazione integrale
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Una concitata fase di uno degli ultimi round del campionato National Autograss Sport Association, che si corre su mini-ovali in Gran Bretagna. Le classi ammesse sono 11 a partire dalle Mini da un litro (nella foto) sino a monoposto appositamente progettate e spinte da potentissimi V8 americani
#ca
cheroba
Land Rover ha lavorato a stretto contatto con l’agenzia Magnum Photos per immortalare alcuni dei paesaggi piÚ spettacolari del nostro pianeta
JONAS E LA RANGE
In questo servizio abbiamo raccolto alcune delle straordinarie immagini catturate da Jonas Bendiksen per la prima serie di opere chiamate “Ultimate Vistas�. Le fotografie sono state realizzate immortalando una Range Rover all’interno di incredibili scorci norvegesi
jonas e la range
Dal
giorno del suo debutto, che sconvolse il settore delle automobili di lusso quasi mezzo secolo fa, Range Rover ha fatto registrare più di un milione di vendite e siede al vertice della famiglia Land Rover. La prima Range Rover arrivo’ nel 1970 e nel corso di quattro generazioni questa lussuosa SUV si è affermata come uno dei maggiori punti di riferimento della categoria, rappresentando il massimo in termini di design, comfort e guidabilità in tutte le condizioni. Per lanciare la serie di opere “Ultimate Vistas”, la casa inglese si e’ valsa del fotografo norvegese Jonas Bendiksen, che ha deciso di catturare i paesaggi del suo paese d’origine, la Norvegia. Jonas e il suo equipaggio hanno iniziato il loro viaggio nell’ambiente urbano e decisamente contemporaneo di Oslo, esplorando le architetture innovative della città. Il team ha poi viaggiato in direzione nord-ovest attraversando le montagne Dovre e affrontando gli impervi tornanti del Trollstigen. L’intera spedizione ha viaggiato su una Range Rover TDV6 Autobiography di serie, che ha trasportato Jonas, il suo equipaggio e tutte le attrezzature lungo questa avventura. Importante e’ stato il supporto della tecnologia intelligente “Terrain Response 2”, che seleziona automaticamente la modalità di guida in relazione al terreno, ottimizzando le impostazioni del veicolo per affrontare le varie condizioni e superfici e che ha permesso a Jonas e i suoi di raggiungere luoghi al limite dell’accessibilità, lontani da sentieri battuti Il viaggio e’ quindi proseguito tra gli altopiani innevati e gli ampi fiordi di Geiranger,
così come attraverso la città in stile Art Nouveau di Ålesund. Le opere di Jonas sono comparse su riviste del calibro di Newsweek, Sunday Times Magazine e National Geographic. E’ conosciuto per i suoi reportage sulla vita nei luoghi più sperduti del pianeta, nonché per catturare la bellezza della natura più estrema, facendo di lui il fotografo perfetto per i paesaggi spettacolari della Norvegia. “Ho trascorso tutta la mia vita a caccia dello scatto perfetto – ha dichiarato Jonas - ma gran parte della soddisfazione arriva proprio dall’esplorazione e dalla ricerca. La fotografia è per me un linguaggio, un modo in cui posso esprimere me stesso, ed è diventato il modo attraverso cui guardo il mondo. Amo guidare, posso fermarmi ovunque e catturare l’attimo in uno scatto e Range Rover è stata il partner perfetto in questo senso”. La Norvegia è formata da più di 50.000 isole e ha una costa di 83 mila chilometri tra fiordi, baie e insenature. Pochi posti in Europa hanno una densità di popolazione tanto bassa quanto questop Stato Scandinavo e di conseguenza la vita a distanza è radicata nella mente di tutti gli abitanti. Ma la Norvegia è anche sede di alcune delle architetture moderne di maggior pregio nel mondo, con un conseguente contrasto mozzafiato tra ambienti remoti e solitari e ambienti urbani popolosi. Le future “location” per le opere Ultimate Vistas includeranno Stati Uniti e Cina e se volete dare un’occhiata alla collezione completa date un’occhiata qui: http://media.landrover.com/en
jonas e la range
Il ponte a valle della cascata di Stigfossen, a metĂ della famosa strada Trollstigen
La prima neve di ottobre sulla vetta Dalsnibba nella regione Møre og Romsdal
La vista da Flydalsjuvet. Si intravede il villaggio di Geiranger che si affaccia sull’omonimo fiordo
jonas e la range
La strada innevata verso la vetta Dalsnibba costeggia il lago Djupvatnet
jonas e la range
Gli istanti prima del tramonto sopra Trollstigen, lungo la strada per Ă…ndalsnes
Le grandi montagne della regione Møre og Romsdal riflesse nel lago Eidsvatnet
La famosa strada di Trollstigen verso il passo di Ă…ndalsnes
jonas e la range
Lo Juvet Landscape Hotel a Valldal, un’incredibile struttura all’interno del bosco
jonas e la range
jonas e la range
jonas e la range
ca
chebella
Aston Martin lancia la Vanquish Zagato in serie limitata
Meravigliosa Creatura Zagato e Aston Martin hanno annunciato alcuni mesi or sono l’avvio della produzione in serie limitata della Vanquish Zagato Coupé, l’ultimo modello della lunga partnership tra i due storici marchi sportivi dell’automobile. La Vanquish Zagato era stata presentata al Concorso d’Eleganza Villa d’Este dello scorso maggio in forma di V-Max concept. Oltre a esprimere straordinarie qualità dinamiche, la Vanquish Zagato ostenta il meglio dell’esclusività su misura proprie di Aston Martin
meravigliosa creatura
Grazie
a un interesse senza precedenti da parte del pubblico, una serie strettamente limitata a 99 esemplari della Vanquish Zagato Coupé sarà allestita su ordinazione presso lo stabilimento Aston Martin di Gaydon. Questa splendida vettura è il quinto modello Coupé (prodotto e venduto) nato da una collaborazione che abbraccia oltre 50 anni e unisce la proverbiale qualità dinamica e costruttiva Aston Martin con le riconoscibili e sensuali forme Zagato. La collaborazione tra le due aziende è iniziata con la DB4 GT Zagato da competizione del 1960 (oggi valutata oltre 15 milioni di dollari) ed è proseguita con la V8 Vantage Zagato (1986, 50 esemplari), la DB7 Vantage Zagato (2002, 99 esemplari) e la V12 Vantage Zagato stradale (2012, 101 esemplari). La Vanquish Zagato è una nuova straordinaria componente di questa dinastia: una GT che amalgama la raffinatezza e il potenziale Aston Martin con i dettami del design Zagato, nato dalle corse ed evoluto nei decenni fino a oggi in uno stile, di impostazione razionalista e funzionalista, il cui carattere non è mai cambiato dalla fondazione del 1919. Il motore 12 cilindri aspirato della Vanquish è stato potenziato fino al raggiungimento di 600 Cv, che consentono un’accelerazione 0-100 km/h in 3,5 secondi. Questa capacità aggiuntiva di performance, unita all’assetto specifico, hanno portato alla determinazione di caratteristiche dinamiche specifiche per questo modello.
meravigliosa creatura
Lo stile della Vanquish Zagato è pressoché identico a quello della versione V-Max Concept presentata a Villa d’Este nel maggio scorso. Le proporzioni rimangono tipicamente Aston Martin e la carrozzeria è realizzata interamente in fibra di carbonio e caratterizzata dalla presenza di limitate linee di giuntura per effetto di pannellature di grandi dimensioni. Altre nuove specifiche del design includono nuove luci posteriori di forma tonda che evocano la forma di un classico posteriore Zagato. Esse utilizzano lo stesso stile con lame a LED già presente sulla Aston Martin Vulcan mentre gli specchi laterali sono molto simili a quelli sviluppati per la One-77. La coda scultorea della Vanquish Zagato evoca il profilo aerodinamico della DB11, con spoiler retrattile e apertura posteriore per un facile accesso al vano bagagli. Minigonne in fibra di carbonio corrono attorno a tutta la parte bassa della carrozzeria per creare una linea pronunciata che dal frontale raggiunge la coda, dove le superfici curvilinee abbracciano quattro terminali di scarico.
La grande superficie vetrata circonda la carrozzeria come una visiera, accentuando la sua personalità aggressiva. Una nuova evoluzione della classica modanatura anteriore Aston Martin parte dall’arco ruota anteriore fino alla porta, esattamente come sulla DB11 e sulla CC-100. Sul passaruota posteriore una linea tagliente crea il volume del fianco e incontra la linea discendente del tetto. Il tetto presenta l’iconica forma a doppia gobba, che continua plasmando il lunotto posteriore. Nota per essere una firma del design Zagato dai primi Anni 50, nacque allora dalla necessità di ricavare spazio per il casco del pilota con minimo impatto sul profilo aerodinamico. L’abitacolo della Vanquish Zagato esprime la raffinata tradizione dell’artigianalità Aston Martin, ricca di dettagli esclusivi. La fibra di carbonio con trama a spina di pesce è accoppiata a bronzo anodizzato e brunito e (optional) pelle anilina. Questo conferisce a plancia, prese d’aria e comandi una qualità di inarrivabile livello. La Vanquish Zagato si identifica anche per il motivo a “Z” delle impunture di sedili e pannelli porta. Lo stesso elemento è impresso sui poggiatesta e sul tunnel centrale. La Vanquish Zagato rappresenta quindi un rimportante nuovo capitolo nella storia dei due brand, un’esclusiva GT sportiva che come ogni Aston Martin è caratterizzata da grande ricercatezza e da un’immagine iconica. L’inizio delle consegne è previsto per il primo trimestre 2017.
meravigliosa creatura
meravigliosa creatura
Quasi in contemporanea con la Zagato, Aston Martin ha lanciato la nuova Vanquish S, dotata anch’essa del dodici cilindri da 600 cavalli e rinnovata in alcuni organi essenziali quali scocca e sospensioni. Il cambio Touchtronic III a otto velocità è stato migliorato All’esterno si nota un nuovo pacchetto aereodinamico caratterizzato da dettagli in carbonio mentreall’interno la nuova pelle Bridge of Weir Caithness dona un tocco di classe decisamente superiore. Per chi se la può permettere (costerà all’incirca 295.000 Euro) le consegne iniziano in questo ultimo mese del 2016… affrettatevi...
meravigliosa creatura
#ca
chemacchina
DAL LAGO SALATO DI BONNEVILLE ALL’HINTERLAND MILANESE…
Utilizzando ossido di azoto e un’aerodinamica speciale Hyundai Engineering ha spinto la IONIQ a stabilire il nuovo record mondiale di velocita’ per la categoria ibrida di produzione. Utilizzando una guida accorta e rilassata la nuova arrivata di Casa Hyundai ha invece spinto noi verso un inaspettato record di risparmio
2 i
RECORD
i due record
Record 1, esterno, Utah (USA), distesa del lago salato di Bonneville. Siamo in novembre e, in una mattinata limpida come solo le mattinate di Bonneville sanno essere in novembre, un prototipo ibrido di Hyundai IONIQ (sviluppato
dalla Hyundai Motor America Engineering and Quality) prova, con successo, ad ottenere il record di velocitĂ per le vetture ibride di produzione, superando i 256 chilometri orari, con una picco massimo a 261.
“Non potremmo essere più orgogliosi di aver stabilito il record FIA per le vetture ibride di produzione con la nostra IONIQ - ha dichiarato Mike O’Brien, vice presidente Corporate Planning & Product Hyundai USA - il nostro team di ingegneri ha davvero dato il massimo, spingendo al limite per diventare il nuovo punto di riferimento del segmento, dimostrando l’efficacia di IONIQ e della sua piattaforma. Crediamo che questo sarà il primo di molti riconoscimenti per IONIQ”.
Questa coreana ti sfida infatti a guidare “green”, ad andarci dolce sui pedali, ad assecondare la sua indole risparmiosa… e se la assecondi ti premia subito, facendoti viaggiare in modalita’ elettrica per lunghissimi tratti del tuo percorso urbano ed extraurbano. Certamente, quando serve, la spinta del propulsore elettrico (sommata a quello termico) sa essere generosa, permettendo ripartenze di tutto rispetto, da fare invidia a molti, specie quando inseriamo la modalita’ Sport.
Il team di Hyundai Motor America Engineering and Quality ha condotto lo sviluppo di questa importante impresa: “Un ruolo chiave del team di ingegneri di Hyundai negli Stati Uniti è quello di testare a fondo tutti i prototipi delle vetture al fine di assicurare che possano eccedere le aspettative dei nostri clienti. - ha dichiarato Mircea Gradu, direttore del team - Durante i test della IONIQ, il personale addetto alla qualità del prodotto è rimasto così colpito dai risultati da domandarsi se non fosse il caso di alzare l’asticella delle aspettative. Così è nata l’idea per il record di velocità a Bonneville”.
Ma e’ sul mezzofondo urbano che la IONIQ da il meglio di se’: guidando con accortezza gli indicatori mostrano i livelli di energia che aumentano (grazie al recupero in decelerazione) mentre l’indicatore del carburante sembra finto. E incredibilmente l’indicatore dell’autonomia, in alcuni momenti, ti regala la sensuale emozione di vedere addirittura aumentare i chilometri a disposizione: prova superata e record personale battuto.
Record 2, esterno, Milano, periferia ovest. Siamo in novembre e, in un tardo pomeriggio grigio e frenetico come solo i tardo pomeriggi milanesi sanno essere in novembre, una IONIQ ibrida scivola silenziosa nel traffico. La guidiamo con la curiosita’ e l’attenzione che merita una vettura appena lanciata (a gran voce) nel mercato europeo con la promessa di essere una campionessa. E la IONIQ ci lancia immediatamente una interessante sfida.
i due record
La
nuova Hyundai IONIQ rappresenta la prima auto di serie al mondo che consente al cliente di scegliere fra tre differenti motorizzazioni a zero o basse emissioni: la si trova sul mercato infatti in una gamma composta da ibrida, elettrica e plug-in. IONIQ rappresenta una vera pietra miliare della strategia eco-sostenibile di Hyundai. La brand direction “New Thinking. New Possibilities” ha portato l’azienda a realizzare un’auto particolarmente originale, che va ad ampliare la gamma di veicoli a zero e basse emissioni, affiancandosi alla prima vettura elettrica alimentata ad idrogeno mai prodotta di serie, il C-SUV ix35 fuel cell. Sia la IONIQ ibrida che la IONIQ Plugin sono equipaggiate con il nuovo propulsore “Kappa”, un 1.6 benzina GDI 4 cilindri ad iniezione diretta che vanta un rendimento termico al vertice della categoria (40%) ed è in grado di erogare 105 CV e 147 Nm di coppia massima. Si tratta di un motore appositamente sviluppato per abbinarsi alla propulsione ibrida, collegato ad un inedito cambio a doppia frizione con sei rapporti, dal funzionamento estremamente fluido. Il motore elettrico addizionale permette anche una guida 100% elettrica. Significative, in tema di piacere di guida, la coppia istantaneamente disponibile e l’adozione delle sospensioni posteriori multi-link, che incidono positivamente su maneggevolezza e tenuta di strada.
i due record
Il motore elettrico della IONIQ in versione ibrida eroga 32 kW (43,5 CV) con una coppia massima di ben 170 Nm. Alimentato da una batteria con polimeri agli ioni di litio dalla capacità di 1,56 kWh (posizionata sotto i sedili posteriori), ottimizza il proprio contributo al propulsore termico durante la marcia, rigenerando rapidamente la carica necessaria. In combinazione con il motore 1.6 GDI, la IONIQ ibrida eroga una potenza massima di 103,6 kW (141 CV) e fino a 265 Nm di coppia massima, in grado di spingerla ad una velocità massima di 185 km/h, con consumi che partono da 3,4 litri per 100km ed emissioni di CO2 da 79 g/ km (ciclo combinato). I clienti che opteranno per la IONIQ plug-in potranno invece contare su oltre 50 chilometri (stimati) di silenziosa guida 100% elettrica, spinti dall’efficiente batteria di 8,9 kWh con polimeri agli ioni di litio. I 45kW (61 CV) del motore elettrico, sommati alla brillantezza del 4 cilindri 1.6 GDI che equipaggia la versione plug-in sono in grado di mantenere le emissioni di CO2 a 32 g/km. La versione 100% elettrica della IONIQ regala al proprietario una guida silenziosa e completamente elettrica mediante una batteria con polimeri agli ioni di litio da 28 kWh, per un’autonomia massima stimata ben superiore a 280 km e con consumi di 11,5 kWh per 100 km.
Disponibile istantaneamente, la coppia massima di 295 Nm viene erogata dal propulsore elettrico, forte di una potenza massima di 88 kW (120 CV) che, attraverso una trasmissione diretta, può spingere la vettura fino a 165 km/h. Il design della nuova IONIQ, simile per le tre versioni, vanta un coefficiente aerodinamico (CX) di 0,24, che la pone ai vertici della categoria, grazie ad una filante aerodinamica composta da superfici estremamente morbide. Forse agli occhi sofisticati ed educati di noi italiani il design non appare stratosferico, ma si tratta comunque di un’estetica abbastanza originale, che richiama il naturale flusso dell’aria e ne caratterizza volumi e struttura. Peraltro il design di IONIQ ha già vinto un prestigioso “Red Dot Design Award 2016” nella difficile categoria “veicoli” , diventando la sesta Hyundai a ricevere questo prestigioso riconoscimento negli ultimi tre anni. Particolari elementi distintivi di colore blu od argento (a seconda della colorazione esterna dell’auto scelta) caratterizzano la IONIQ ibrida e la versione Plug-in e sono inseriti sia all’esterno che all’interno dell’abitacolo, per un design coordinato. Nella IONIQ elettrica tali particolari sono realizzati in color rame, per sottolineare sia quanto la vettura sia 100% elettrica che per richiamare la classica colorazione dei cavi elettrici.
Thomas A. Schmid, CEO (Chief Operating Officer) di Hyundai Motor Europe, ha dichiarato: “Hyundai ha già una dichiarata tradizione in ambito “green”, grazie ad una gamma che spazia dalla ix35 Fuel Cell (elettrica alimentata ad idrogeno) a diversi modelli in versioni ibride e plug-in (Sonata, etc). Ora, con il lancio europeo del nostro primo modello dedicato, IONIQ, desideriamo affermarci come l’unico costruttore al mondo che realizza in proprio automobili ibride, elettriche, plug-in ibridi ed a celle combustibili”
i due record
Le Bonneville Salt Flats sono distese di sale denso nella contea di Tooele County, nel nordovest dello Utah. La zona è quel che rimane del lago Bonneville (asciutto dal Pleistocene) ed è la più vasta delle molte distese salate a ovest del Great Salt Lake. L’area è conosciuta soprattutto per i record di velocità ottenuti alla “Bonneville Speedway” durante una settimana dedicata (in autunno). L’accesso è gratuito e i visitatori possono guidare liberamente sulle distese di sale
Una volta entrati nell’abitacolo l’esperienza del cliente si arricchisce: in tema di connectivity sono infatti disponibili Android Auto, Apple Car Play, i servizi Tom Tom Live (gratuiti per 7 anni) e la ricarica wireless del proprio smartphone. Inoltre il quadro strumenti da 7 pollici TFT inserito nella console centrale, che visualizza tutte le informazioni più importanti dei parametri della vettura, rende ancora piu’ “digitale” il viaggio con la IONIQ. Infine, in tema di sicurezza attiva IONIQ presenta un “pacchetto” d’assoluta avanguardia, fra cui spiccano l’AEB (Frenata Autonoma d’Emergenza), il Lane-Keep Assist System (LKAS), il controllo dell’angolo cieco (BSD), l’avviso traffico posteriore (Rear Cross Traffic Alert) e il cruise control adattivo (SCC). Tutte le Hyundai IONIQ distribuite in Italia usufruiscono di un ottimo “pacchetto” di servizi, composto da 5 anni di garanzia a chilometraggio illimitato (con 5 anni d’assistenza stradale e controlli gratuiti) oltre ad una garanzia di otto anni / 200.000 km sulle batteria ad alto voltaggio. Sia la IONIQ ibrida che la versione elettrica sono state lanciate sul mercato in questo autunno mentre la versione plug-in sarà invece distribuita in Italia nella primavera 2017. I prezzi della ibrida (IVA inclusa) vanno dai 24.900 Euro per la versione Classic, ai 26.500 della Comfort fino ai 29.000 della versione Style.
i due record
Per la IONIQ ibrida e plugin vi sono due scelte per gli interni: il nero (Lava Stone) ed il beige (Afternoon Breeze), con sedili in tessuto o pelle. Gli interni di colore nero si abbinano all’eleganza delle finiture blu, riprese lungo i bordi dei sedili e nella console, sotto la strumentazione e fra le manopole di controllo del climatizzatore. La medesima finitura circonda poi le bocchette centrali dell’aria, il navigatore, il pulsante d’avviamento e le bocchette esterne. Ulteriori accenti di colore blu si possono trovare anche nella parte inferiore del volante. Con gli interni beige, le finiture diventano di colore bianco
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Il team di sviluppo ha apportato una serie di modifiche particolari al prototipo ibrido della IONIQ per battere il record di velocita’ tra cui: • sistemi di aspirazione e di scarico a bassa restrizione con catalizzatore ritenuto • motore, trasmissione e unità elettronica di controllo del motore ricalibrati con limitatori rimossi • Nitrous Express monostadio a porta diretta, iniezione di azoto con sistema di alimentazione autonomi e controllabili dall’abitacolo • Sottoscocca e spoiler con modifiche aerodinamiche • sospensioni Progress Competition con molle ottimizzata e assetto ribassato a 100 millimetri
i due record
L’alluminio è stato sfruttato per cofano e nel portellone, per ridurre il peso di 12,4 kg rispetto all’acciaio solitamente utilizzato, senza alcun svantaggio in termini di rumore e vibrazioni. La strategia di riduzione del peso si è estesa anche alle zone meno in vista come il copri-carico del bagagliaio. In questo caso, grazie a un uso maggiore di componenti leggeri e di una costruzione più compatta, la stessa struttura copri-carico del bagagliaio della IONIQ è circa il 25% più leggera rispetto alla versione utilizzata sulle altre Hyundai
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chestoria VETERANE PROTAGONISTE DEL RALLY INCAS 2016
la CHEVY di FANGIO colpisce ancora
UNA CHEVROLET ‘FANGIO’ COUPE HA DOMINATO IL RALLY INCAS, UNA STRAORDINARIA AVVENTURA DI 27 GIORNI ORGANIZZATA DA E.R.A., CHE HA PORTATO I PROTAGONISTI ATTRAVERSO GLI SCENARI MOZZAFIATO DEL SUD AMERICA FOTOGRAFIE GERARD BROWN/ERA
la Chevy di Fangio colpisce ancora
In
una edizione del Rally Incas particolarmente dura, americani Chuck e Pam Lyford hanno sollevato il trofeo per la categoria Vintageant, ventisette giorni dopo essere partiti da Buenos Aires domenica 13 novembre ed aver attraversato alcune regioni di Argentina, Cile e Perù, concludendo la loro avventura a Lima il 9 dicembre. La coppia USA non è estranea al successo in questo tipo di competizioni, avendo vinto il Vintage Cape Horn Rally del 2013, nella Terra del Fuoco. A breve distanza dai Lyford sono giunte al traguardo finale le Bentley di Paul e Vincent Fairclough (una Derby del 1936) e di Graham e Marina Goodwin (una Super Sports del 1925). La categoria Classic (riservata alle vetture piu’ recenti) ha visto prevalere Joost Van Cauwenberg e Christine De Landtsheer con la loro Porsche 911 del 1973. Joost è riuscito finalmente a riscattarsi dopo le cocenti delusioni della Londra - Città del Capo 2012, della Road to Mandalay e della Pechino – Parigi 2016. Insieme alla moglie
IL TEDESCO CHRISTOPH LEY E L’AUSTRIACO ALFRED REICHHART CON UNA MERCEDES BENZ 220S PONTON DEL 1959
Christine, Joost è balzato in testa a inizio gara per poi mantenere la posizione e conquistare una meritata vittoria nonostante fosse la sua prima esperienza in Sud America. Richard Martin e Travis Cole si sono piazzati secondi su una Datsun 240Z del 1972 mentre il terzo posto nella categoria è stato ad appannaggio di Marco Halter e Claudia Engelhardt con una Ford Falcon del 1963. Circa quarantacinque equipaggi hanno gareggiano in questa edizione del Rally Incas, su percorsi mai utilizzati prima dagli organizzatori dell’Endurance Rally Association, tra cui la penisola Valdez e le impegnative Alte Ande. Il trofeo True Grit è andato a Ed e Janet Howle, capaci di condurre con estrema accortezza ed eleganza la loro Volkswagen Beetle Type 1 del 1967 in una Rally quanto lungo (ben 26 giorni!). Anton Gonnissen (pilota di una Bentley) e’ uno dei personaggi piu’ iconici di questa specialita’. Il “circus” dei rally-raid riservato alle veterane ha regole di comportamento tutte
LA BUICK DI BRIAN E COLIN SHIELDS (USA)
sue, improntate alla massima collaborazione e cooperazione tra Organizzatore e concorrenti e tra i concorrenti medesimi. Uno dei personaggi “iconici” di questa specialita’ e’ Anton Gonnissen (pilota di una Bentley) che a fine gara ha consegnato il premio Spirit of the Rally a sua moglie Inge, capace di tornare a competere dopo un terribile incidente alla Road to Mandalay. Gonnissen ha avuto parole di grande apprezzamento sullo specialissimo mondo dei veteran rally-raid, che sostiene e si prende cura dei partecipanti anche nei momenti difficili, un mondo al quale è un privilegio appartenere. Il direttore del Rally Fred Gallagher ha poi dichiarato: ”Il ritorno di una competizione ERA (Endurance Rally Association) in Sud America è stata un grande successo. I paesaggi che abbiamo attraversato sono mozzafiato e il rally è stato formidabile anche dal punto di vista della competitività. Complimenti a Joost, Christine, Chuck e Pam e speriamo di rivederli in azione presto. La prossima edizione del Rally Incas è infatti già prevista per il 2019”.
Con il Rally Incas si conclude una stagione di grande attivita’ per ERA, con cinque eventi, compresa l’epica Pechino-Parigi, che hanno visto partecipare più di 300 vetture storiche. Il 2017 sarà un’annata altrettanto piena di eventi con il Flying Scotsman, Classic Safari e il nuovo Baltic Classic, eventi che hanno già fatto registrare il pieno di iscrizioni. Il Blue Train Challenge, aperto alle vetture dell’anteguerra e a tutti gli equipaggi classificabili per la Riviera Cup (per le vetture costruite tra il 1 Gennaio 1948 e il 31 Dicembre 1962), ripercorre l’era in cui i pionieri dell’automobile attraversavano la Francia dal canale di Inghilterra fino alla Costa Azzurra
la Chevy di Fangio colpisce ancora
LA CHEVROLET IMPALA (1960) DI LAYNE E LEN TREETER (CANADA)
la Chevy di Fangio colpisce ancora
la Chevy di Fangio colpisce ancora
LA CHEVY COUPE’ DEL 1938, VINCITIRICE CON GLI AMERICANI CHUCK E PAL LYFORD
la Chevy di Fangio colpisce ancora
TRE “NOBILI INGLESI”: LA JAGUAR NUMERO 38 DEI TEDESCHI HAMMELMANN – HENSCHEL; LA ROVER PB5 (1969) NUMERO 61 DEI BRITANNICI NASH – LISTER E LA SUNBEAM TALBOT 90 (1952) DEGLI AUSTRALIANI CHRIS E TIM CLEMONS
LA FORD FALCON COUPE’ (1963) DELL’EQUIPAGGIO SVIZZERO-TEDESCO HALTER – ENGELHARDT
DUE BELLISSIME BENTLEY: LA LE MANS DEL 1928 (NUMERO 70) DEI DANESI LARS E ANNETTE ROLNER E LA SPECIAL SPEED 8 DEL 1929 DEI BELGI ANTON GONNISSEN E INGE WILLEMEN
LA BELLISSIMA MORGAN PLUS 8 DEL 1969 DEGLI AUSTRALIANI PHILIP E LAURETTE MACWHIRTER
LA PORSCHE 911 DEL “65 DEGLI STATUNITENSI STAN GOLD E BRANT PARSONS E LA DATSUN 240Z DEL ’72 DELL’EQUIPAGGIO ANGLO-AMERICANO RICHARD MARTIN - TRAVIS COLE
la Chevy di Fangio colpisce ancora
GLI INGLESI PAUL CARTER E VINCENT FAIRCLOUGH CON UNA BENTLEY DERBY DEL 1936
la Chevy di Fangio colpisce ancora
L’EQUIPAGGIO LEEMPOEL (BELGIO) E BLAKE (GRAN BRETAGNA) IN GARA CON UNA PEUGEOT 504 COUPE’ DEL “72
DUE LE CITROEN ALL’ARRIVO, ENTRAMBE NELLE MANI DI EQUIPAGGI ELVETICI: LA DS 21 (1966) DI VANANTY – SPADINI E LA 11B TRACTION AVANT (1955) DI MARIO E CATHERINE ILLIEN
LA FORD 40 B TUDOR (1934) DEGLI AUSTRALIANI PAUL E MARIELLA KIRKHAM
la Chevy di Fangio colpisce ancora
UNO SPETTACOLARE GUADO DEI SUDAFRICANI EVERINGHAM - BENINGFIELD CON LA LORO BENTLEY R TYPE DEL “53
la Chevy di Fangio colpisce ancora
CLASSIFICHE FINALI VINTAGEANTS 1) Chuck e Pamela Lyford 2) Paul Carter - Vincent Fairclough 3) Graham e Marina Goodwin
1938 Chevrolet Fangio Coupe 1936 Bentley Derby 4 ¼ 1925 Bentley Super Sports
CLASSIC 1) Joost Van Cauwenberg - Christine De Landtsheer 1973 Porsche 911 2) Richard Martin - Travis Cole 1972 Datsun 240Z 3) Marco Halter - Claudia Engelhardt 1963 Ford Falcon Coupe CLASSE 1 1) Nigel Dowdling - Mary Antcliff
1934 Aston Martin MkII
CLASSE 2 1) Paul e Mariella Kirkham 2) Lars and Annette Rolner 2) Anton Gonnissen - Inge Willeman
1934 Ford 40B Tudor 1928 Bentley 4½ Le Mans 1929 Bentley Special Speed 8
CLASSE 3 1) Mark e Colin Winkleman 2) Stan Gold - Brant Parsons 3) Blair e Mary Healy
1968 Porsche 912 1965 Porsche 911 1964 Peugeot 404
CLASSE 4 1) Amin Hwaidak - Jens Jarzombek 2) Alan e Tina Beardshaw 3) David e Jo Roberts
1965 Ford Mustang 1965 Sunbeam Tiger 1968 Triumph TR250
- True Grit Award: Ed e Janet Howle, 1967 VW Type 1 Beetle - Spirit of the Rally: Inge Willemen, 1929 Bentley Special Speed 8
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chestoria Arriva la DX3 firmata Pininfarina
PINIFARINA
D’ORIENTE Al recente Salone dell’Auto di Guangzhou ha debuttato il secondo modello nato dalla collaborazione tra Pininfarina e South East Motor-SEM, il SUV compatto DX3. Insieme a SEM, Pininfarina ha elaborato una varietà di proposte progettuali per arrivare a creare una visione innovativa che rispondesse alle aspettative della clientela
pinifarina d’oriente
La
DX3, che unisce l’aspetto sportivo alle linee fluide ed eleganti tipiche di Pininfarina, costituisce la base per il futuro linguaggio di stile della serie DX. Infatti nei prossimi cinque anni SEM svilupperà assieme a Pininfarina diverse tipologie di SUV con l’obiettivo di formare un’intera famiglia di prodotti per la Cina. Il design della DX3 esprime vigore e slancio attraverso superfici dinamiche che ricordano l’acqua in movimento. Un design potente e muscolare con forme audaci e generose. Tutti questi elementi sono mescolati insieme in un unico flusso, come nella concezione artistica della Calligrafia Cinese, creando un design dal perfetto equilibrio tra vigore, sportività e potenza. Gli interni offrono una nuova esperienza a bordo. Il cruscotto ricorda il dinamismo di un aereo attraverso la forte identità delle prese d’aria. L’elevata precisione e la qualità dei dettagli interni, dal volante multifunzione al cambio in stile aeronautico all’ampio touch screen, offrono un’interazione intuitiva e un’esperienza di guida gioiosa per l’utente. Il risultato è un SUV giovane e alla moda che spinge in avanti l’espressione stilistica di SEM. DX3 è la prosecuzione delle attività di progettazione svolte sulla DX7, il primo SUV cinese con un tocco italiano, presentato ad Auto Shanghai 2015. Grazie al design Pininfarina, la DX7 ha fatto il pieno di riconoscimenti aggiudicandosi decine di premi, tra il quali il Red Dot China Good Design Award e il SUV of the Year 2015 nell’ambito dei “China Automotive Billboard Awards”. Da quando è entrata in produzione nel luglio 2015 la DX7 ha superato per più mesi consecutivi il tetto dei 10mila ordini mensili, conquistando rapidamente il mercato cinese
pinifarina d’oriente dei SUV. Tra l’altro la DX7 aveva già vinto, alla sua prima apparizione al Guangzhou Motor Show nel 2014, il premio “The most awaited local brand SUV “ attribuito da oltre 100 media e più di 50.000 visitatori. La cooperazione tra Pininfarina e SEM è iniziata nel 2012. Oggi, alla luce del successo commerciale della DX7, South East Motor ha annicniato che approfondirà la collaborazione con Pininfarina sviluppando nuovi prodotti di eccellenza per i consumatori cinesi. Allo stato attuale, Pininfarina e South East Motor sono già al lavoro sulla prossima generazione di nuovi modelli. A contribuire fattivamente al successo della collaborazione con South East Motor è il team della “Pininfarina Automotive Engineering Shanghai” nata nel 2010 con l’obiettivo di localizzare un satellite di sviluppo design a Shanghai, sito strategico dell’Automotive per l’area asiatica.
Oggi PAES è un consolidato avamposto di sviluppo commerciale e creazione design che, sotto la guida di Federico Viganò (General Manager) e Orazio Daldosso (Design Director) e la supervisione dall’Italia del Chief Creative Officer Fabio Filippini, può contare su un team multiculturale di 20 persone che conferiscono alla sede cinese di Pininfarina un forte carattere internazionale e una visione globale nella quotidiana sfida ad un mercato sempre più esigente. Del resto i dati del 2015 parlano chiaro: crescita del parco clienti, un fatturato nell’ordine di 3 milioni di euro (più che triplicato rispetto al 2014), oltre 20 progetti sviluppati di cui 7 in collaborazione con la sede italiana e 14 in autonomia, realizzazione di 20 modelli clay e 13 modelli CAS. Uno sviluppo che ha richiesto anche l’ampliamento degli uffici e il trasferimento nell’hub tecnologico di Auto City, sempre a Shanghai.
pinifarina d’oriente
Pininfarina è stata la prima casa di design italiana a fornire servizi di stile ed ingegneria ai costruttori automobilistici cinesi a partire dal 1996. Da allora, Pininfarina ha ampliato la sua gamma di attività sviluppando partnership con produttori come AviChina (Hafei), Chery, Changfeng, Brilliance, BAIC, JAC e altri, per i quali sono stati progettati veicoli di grande successo commerciale
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checorse
UN GIORNO N QUANDO IL GIOCO SI FA DURO‌
Con partenza e arrivo nel cuore della citta’ di Ensenada, lo spettacolare percorso della Baja 1000 ha tracciato un anello in senso antiorario attraverso la Baja California, in Messico. La gara (ben 1.390 chilometri) ha toccato entrambe le coste della penisola attraverso quattro checkpoint e 122 rilevamenti cronometrici virtuali. Un totale di 277 iscritti provenienti da 33 Stati americani e da altre 18 nazioni si sono dati battaglia per un giorno intero in uno dei luoghi piÚ inospitali del pianeta
NEL DESERTO by Niccolò Gargiulo
fotografie www.getsomephoto.com
un giorno nel deserto
Guidando
con accortezza e battendo un gruppo di avverarsi estremamente competitivi, Rob MacCachren (di Las Vegas, Stati Uniti) ha dato spettacolo coadiuvato dal connazionale Jason Voss ed e’ riuscito a conquistare la vittoria assoluta della 49ma edizione della SCORE Baja 1000, disputatasi in Messico a fine novembre. Si e’ trattato della terza vittoria consecutiva per MacCachren in questa sfida al deserto, un rally tra i più antichi, lunghi e ardui del mondo. La copia di Las Vegas ha saputo completare questa battaglia (fisicamente estenuante per i piloti ma altrettanto massacrante per le vetture) in 17 ore 12 minuti e 58 secondi, portando al traguardo la loro Ford
I componenti del team Rockstar Energy MacCachren Motorsports celebrano la vittoria assoluta alla 49ma SCORE Baja 1000
F-150 Rockstar Energy ad oltre 80 chilometri orari di media. Per vincere per il terzo anno consecutivo hanno dovuto battere 277 partecipanti divisi in molteplici categorie, tra auto, camion, buggy, quad e moto. Ben 31 erano gli iscritti nella loro categoria SCORE Trophy Truck, riservata a pickup capaci di produrre la considerevole potenza di 850 cavalli. Con la vittoria assoluta nella Baja 1000 2016, Rob MacCachren ha conquistato il suo 14° primato alla guida di uno SCORE Trophy Truck. MacCachren aveva aperto la sua tripletta nel 2014 con Jason Voss per proseguire poi nel 2015 con il solo McMillin. Alla quarta vittoria assoluta nella Baja 1000 (9° vittoria di categoria) MacCachren ha affrontato personalmente le prime 498 miglia della corsa, passando il volante al talentuoso Voss solo per l’ultima fase di gara. Per il secondo anno consecutivo il messicano Carlos ‘Apdaly’ Lopez, campione in carica del campionato nella categoria SCORE Trophy Truck, si è piazzato secondo con la RPM Racing Chevy Rally Truck in coppia con il padre Juan C. Lopez, con un tempo di 17 ore 39 minuti e 45 secondi ad una media di 48.38 miglia orarie. Terzi assoluti Troy Herbst e Ryan Arciero di Las Vegas su di un pickup Ford F-150, che hanno chiuso in 17 ore 42 minuti e 10 secondi ad una media di 48.27 miglia orarie.
Rob MacCachren e Jason Voss, vincitori assoluti su un pickup Ford F-150
un giorno nel deserto
Ronny Wilson, vincitore nella categoria Class 1 e sedicesimo assoluto su Jimco-Chevy
Jamie Galles e Lence Jorgensen (Brenthel) secondi classificati nella categoria Class 1
Troy Herbst e Ryan Arciero, terzi assoluti su Ford F-150
Wayne Matlock (Polaris) secondo al traguardo nella categoria UTV Pro Forced Induction
un giorno nel deserto
“E’ proprio una bella sensazione - ha dichiarato Rob MacCachren - la mia prima vittoria assoluta nella SCORE Baja 1000 è arrivata nel 2007, una delle più grandi soddisfazioni di sempre. In questa edizione ci è capitata la giornata perfetta. Più di 80 persone hanno formato il team che ci ha aiutato in questa gara: 11 camion al seguito e quattro soste per rifornire carburante e tanta altra gente che ha fatto il tifo da casa. E’ stata una giornata davvero buona. A inizio gara abbiamo avuto una rottura all’alternatore che ci ha costretti ad una sosta imprevista, perdendo nove minuti dai primi. Tornati in gara in quarta posizione abbiamo fatto la nostra gara cominciando la rimonta. Intorno al miglio 475 il team Riviera (n° 3 Mark Post) e uno dei pickup Herbst (n° 91 Troy Herbst) erano ancora davanti a noi, ma entrambi dovevano ancora fermarsi per una sosta lasciandoci soli al comando. Ho passato il volante a Jason al miglio 498. Da lì in poi è rimasto saldamente in testa portandoci alla vittoria!”
Jason Voss e Rob MacCachren
La visibilità limitata è un fattore decisivo durante la notte nel deserto della Baja California
Levi Gikson e William Wallace su CanAm, iscritti alla categoria UTV Pro Forced Induction
un giorno nel deserto
Jamie Huerta Jr. and Bryan Hanson (Tag), terzi nella categoria Class 1
#ca
cheleggenda 1960 Chevrolet Engineering Research Vehicle 1
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Questa monoposto del 1960 servì all’ing. Arkus-Duntov (il papà della Chevrolet Corvette) quale base per collaudare alcune idee poi trasferite nella Corvette. Spinta da un motore di ben 6.180 cc. e dotata di un avanzato sistema di iniezione diretta Rochester, la CERV1 è una pietra miliare della storia ingegneristica di General Motors
1960 Chevrolet
Curiosa
questa piccola monoposto… oddio, piccola poi non tanto con quel popo’ di V8 da più di sei litri! Si tratta di uno dei pezzi più importanti della storia dell’auto made in USA e CERV1 è la sigla che sta a significare Chevrolet Engineering Research Vehicle 1.
1960 Chevrolet
Fu sviluppata tra il 1959 e il 1960 dall’ingegner Zora Arkus-Duntov (conosciuto come il padre della Corvette) come prototipo di monoposto da competizione a motore centrale. Duntov uitilizzò la CERV1 per verificare e collaudare alcune idee per la Corvette, la monoposto servì agli ingegneri per collaudare, ad esempio, carrozzeria, telaio e sospensioni. Duntov stesso la guidò in alcuni giri dimostrativi prima del Gran Premio di Formula 1 degli Stati Unite del 1960 e quella rimase la maggior esibizione “agonistica” della vettura, soprattutto a causa del divieto di gareggiare imposto dalla Casa a quei tempi. La macchina fu progettata da Larry Shinoda e Tony Lapine ed era originariamente spinta da un motore “small-block” V8 di 4.640 cc., capace di 350 cavalli e pesante solo 159 chilogrammi grazie all’estensivo utilizzo di alluminio e magnesio. La CERV1 presentava sospensioni indipendenti, un cambio manuale a quattro rapporti, freni a disco anteriori e freni a tamburo posteriori. Il carburante era contenuto in due serbatoi in gomma con una capacità totale di circa 75 litri e fu principalmente grazie a questa incredibile vettura che i tecnici svilupparono rapidamente un nuovo sistema di alimentazione a iniezione diretta. Qualche tempo dopo i primi collaudi Duntov, alla ricerca di maggiori prestazioni, sostituì il motore con uno da 6.180 cc. affiancato da una raffinata iniezione Rochester, ruote e pneumatici Indy Car. Shinoda dal canto suo ridisegnò parte della struttura, soprattutto per migliorare l’aerodinamica, e la monoposto fu così capace di superare i 330 kilometri orari. Di questa automobile esistono molti chilogrammi di documenti e di progetti e ancora oggi è riconosciuta come una pietra miliare della storia Chevrolet.
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#cheauto quando l’auto fa spettacolo
ero m u n o im s s ro p il te e rd e p n o n ONLINE il 16 GENNAIO! #cheauto Periodico mensile digitale pubblicato da Doppiovù Press SAS Via G. Uberti 6 - Milano info@cheautomagazine.com www.cheautomagazine.com
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