#cheauto! Febbraio 2017

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#cheauto quando l’auto fa spettacolo

Nr.

11

€ 0,00

Febbraio 2017

Toyota C-HR

creatura urbana

Citroën C3 Kia Stinger GT Winter Marathon Nissan Vmotion 2.0


#cheauto quando l’auto fa spettacolo

Nr.

11

Febbraio 2017

checosac’è #chedire? 5

• Ferrari: tutto male…anzi no

#chefoto #cheroba

7 16

• Creatura urbana - VIDEO • Nella gola del Furlo - VIDEO

#chebella 42 • Griffato Nissan

#chemacchina 56 • Citroën C3: casual chic - VIDEO

#chestoria 72 • Kia Stinger GT - VIDEO

#checorse 84 • USA vs EU • WTCC vs TCR: l’ultimo round?

#cheleggenda 102 • FCA Heritage: passato che guarda al futuro • Brividi da Winter Marathon

Foto copertina: Jon Verhoeft



La Ferrari 488 GT3 trionfatrice qualche settimana fa nella 12 Oe di Bathurst (Australia) con Vilander, Lowndes e Whincup foto Ferrari Media


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chedire

Ferrari: tutto male… anzi no di Vittorio Gargiulo

La

Ferrari sta vivendo in questi ultimi anni uno dei peggiori digiuni della sua storia in Formula 1. L’ultimo titolo risale al (Raikkonen) 2007 e ci si sta avvicinando a passi veloci ai record di magra (da Surtees 64 a Lauda 75 e Scheckter 79 - Schumacher 2000). Orbene, nonostante questo periodo nerissimo nella massima formula, il Cavallino Rampante mette a segno, anno dopo anno, interessantissimi record di vendita e di fatturato. Cosa significa questa apparente distonia? Anzitutto che lo scudetto” giallo/nero non ha perso lucentezza né prestigio né appeal presso i facoltosi clienti che se lo possono permettere. L’offerta commerciale è molto migliorata e si è via via posizionata al meglio. Inoltre alcune iniziative molto azzeccate, come l’attività in pista per i clienti, il Ferrari Challenge, la produzione “bespoke” per dirla come piace oggi (che poi significa vetture realizzate su misura), danno il loro buon contributo a far lievitare le entrate… che peraltro la Formula 1 stessa non fa mancare. Ma non basta. In pista Ferrari ha continuato a vincere con discreta continuità e abbondanza con le vetture GT. Dal Mondiale Endurance ai vari campionati continentali e nazionali Ferrari ha continuato a primeggiare qua e là nel mondo riempiendo di orgoglio gli affezionati clienti e sapendone conquistare di nuovi. Che dire del recente successo alla 12 Ore di Bathurst? Si tratta di una classica Endurance australiana, una delle gare più difficili del mondo che si è disputata a inizio febbraio sul tracciato di Mount Panorama, nel Nuovo Galles del Sud e che la Ferrari ha fatto sua per la seconda volta grazie alla brillantissima prestazione del proprio pilota Toni Vilander affiancato dagli australiani nativi di Melbourne, Craig Lowndes e Jamie

Whincup, che si sono alternati al volante della 488 GT3 del team Maranello Motorsport. In Australia questa corsa vanta un prestigio e una popolarità immensa il che, per il Cavallino, si tradurrà inevitabilmente in un miglioramento della percezione di qualità delle proprie Gran Turismo e in maggiore attenzione da parte della potenziale clientela. Proprio nei giorni in cui la 488 GT3 trionfava nel Nuovo Galles del Sud la Ferrari ha “sprintato” a Piazza Affari. La pubblicazione dei lusinghieri dati del bilancio 2016 (utile netto pari a 400 milioni, il 38% in più del 2015) ha dato boost alle quotazioni. Nel 2016 il Cavallino Rampante ha messo a bilancio ricavi netti pari a 3,1 miliardi di euro, in crescita dell’8,8% e le consegne totali hanno raggiunto le 8.014 unità, con un aumento di 350 unità (+4,6%). Tutte le regioni hanno fornito un contributo positivo. All’interno dell’area EMEA (Europa e Medio Oriente), che ha registrato un’espansione dell’8%, Italia, Germania e Francia sono cresciute addirittura a doppia cifra. Per il 2017 la Ferrari stima 8.400 consegne a fronte di ricavi netti di oltre 3,3 miliardi. Musica per le orecchie di Marchionne e di tutti gli investitori che ci hanno creduto… ma qui scatta la domanda: e la Formula 1? E’ evidente che sconfitte dietro sconfitte non intaccano i successi di mercato, mentre i successi in GT male certo non fanno, anzi. Forse è il momento in cui qualche riflessione andrebbe fatta e, in un momento di chiara disaffezione del pubblico nei confronti del “circus”, un rinnovato pensierino alle gare di durata potrebbe avere una sua logica.


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chefoto Una particolare fusione di oro massiccio è l’incredibile particolarità di due Roll Royce Phantom che faranno parte della flotta di 30 Phantom a disposizione della clientela dell’hotel THE 13 di Macao


chefoto Jordan Taylor, Ricky Taylor, Max Angelelli e Jeff Gordon hanno vinto la recente 24 Ore di Daytona con la nuovissima Cadillac Dpi-V.R (vettura progettata e prodotta dalla italianissima Dallara). In particolare per l’italiano Angelelli (alla seconda vittoria dopo il 2005) questo successo ha avuto un sapore particolare, essendo la 24 Ore l’ultima corsa di una lunghissima carriera



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Durante la settimana della moda di Parigi la nuova Porsche Panamera si è ritagliata un ruolo da protagonista per l’obiettivo del famoso fotografo Marcus Hoffmann, che l’ha messa al centro di uno stupendo servizio per il sito DriveTribe



chefoto Una Fiat Tipo assolutamente di serie ha recentemente completato in 133 giorni un lunghissimo e affascinante viaggio di 41.000 chilometri (la stessa distanza della circonferenza terrestre). Questa epica impresa ha visto alla guida del veicolo il giornalista Okan Altan che ha attraversato ben 22 nazioni, toccando 122 cittĂ



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Inverno duro in Europa quest’anno, lo testimonia questa incredibile immagine di Sebastien Ogier lanciato, con la sua Fiesta WRC, verso la vittoria sulle strade del Rally di Montecarlo dello scorso gennaio

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cheroba

CREATURA

URBANA


“C-HR è un modello che consente al brand di entrare di diritto, e in grande stile, nel segmento dei crossover compatti. Il pioniere di una nuova direzione stilistica sviluppato per tracciare nuove frontiere nel segmento. Per questo abbiamo deciso di renderlo unico e donargli una forte personalità ed originalità.” Kazuhiko Isawa, Chief Designer C-HR


creatura urbana



creatura urbana


Fedele

alle cara t t e r i stiche del prototipo originale (che suscitò grande interesse già al Salone di Parigi 2014), Toyota C-HR colpisce per le linee decise che testimoniano la dedizione dei designer alla creazione di uno stile esclusivo. Questa Toyota si rivolge ad un target di clienti ben definito: guidato dalle emozioni, desideroso di diventare pioniere di nuovi prodotti ed esperienze. Stile e qualità rappresentano elementi fondamentali durante le scelte d’acquisto e l’auto rappresenta quasi un’estensione della propria personalità. È da questi clienti che Hiroyuki Koba, Chief Engineer del progetto, ha tratto l’ispirazione che ha portato a delineare le diverse caratteristiche della vettura, il suo stile e gli eccezionali livelli di qualità. Ed è proprio per sottolineare l’aspetto “emozionale” del design ed il prepotente spirito urbano di questo nuovo modello che Toyota, durante lo scorso autunno, ha deciso di celebrarne il lancio coinvolgendo alcuni dei migliori fotografi d’Europa. Questa particolare collaborazione ha evidenziato, se ancora ce n’era bisogno, la forte personalità della Toyota C-HR attraverso 24 fotografie degli “instagrammers” e fotografi che hanno preso parte al progetto.

A fine novembre 2016 “instagrammers” e fotografi da tutta Europa si sono dati appuntamento a Madrid per dar vita ad una collaborazione unica, con il compito di catturare la nuova Toyota C-HR in un ambiente urbano, in particolare attraverso l’uso dei riflessi così come suggerito dalla campagna promozionale europea lanciata recentemente da Toyoya. Nel corso di 24 ore i fotografi hanno percorso le strade di Madrid a bordo del C-HR alla ricerca dello scatto perfetto. Il risultato sono state 24 immagini, ciascuna capace di catturare il design della vettura in modo personale e creativo. Diciannove partecipanti da tredici paesi europei hanno preso parte all’iniziativa, ognuno scelto accuratamente per il proprio approccio individuale e creativo al linguaggio visivo. La sfida principale per questi artisti è stata di rimanere fedeli al loro stile personale, sfruttando le poche indicazioni a loro date, in modo da creare un portfolio ricco ed emozionante. Da Febbraio la mostra di 24 fotografie sarà presente, insieme alla Toyota C-HR, a Le Rendez-Vous Toyota, il principale showroom europeo della casa giapponese sugli Champs Elysees di Parigi.


creatura urbana


Il carattere unico della C-HR esprime anche la straordinaria flessibilità dell’architettura TNGA (Toyota New Global Architecture), che ha offerto agli ingegneri la possibilità di sviluppare al meglio il design, la trasmissione e la dinamica di guida della nuova vettura, portando una ventata di aria fresca in un segmento che soffre sempre più il problema della generalizzazione dei prodotti. L’auto è disponibile anche la versione Business (per i clienti flotte) che alle dotazione della versione Active aggiunge: sedile guidatore con supporto lombare, sedili anteriori riscaldati, navigatore satellitare Toyota Touch 2 With Go e sensori di parcheggio (optional)


creatura urbana Toyota C-HR sta avendo un ruolo fondamentale nell’accelerare la crescita dell’ibrido Toyota, contribuendo alla costruttore giapponese di raggiungere, entro il 2019, un mix di ibrido pari al 70% delle immatricolazioni dell’intera gamma. C-HR è oggi disponibile in due motorizzazioni: • Full Hybrid di ultima generazione: lo stesso della Prius IV, che abbina un motore 1.8l benzina ad una unità elettrica, per complessivi 90 kW/122 CV, con emissioni di CO2 di soli 86g/km e consumi pari a 3,8l/100 km nel ciclo combinato. • 1.2 turbo benzina 2 e 4 ruote motrici: da 116 CV/85 kW e 185 Nm di coppia (già presente sulla gamma Auris), un’unità che offrirà emissioni di 134 g/km e consumi a partire da 5,9 l/100 km nel ciclo combinato. Entrambe le motorizzazioni sono disponibili esclusivamente con cambio automatico (E-CVT per l’Hybrid, CVT per il 1.2 turbo) Foto Juan Luis Vásquez


Foto Morten Frolich


creatura urbana



creatura urbana

C-HR è OGGI disponibile nelle versioni: • Active con: cerchi in lega da 17”, fendinebbia, Smart entry, Toyota Safety Sense Plus, Toyota Touch da 8”, Telecamera posteriore, DAB, clima automatico bi-zona, Sensori pioggia e Crepuscolare. • Style con: cerchi in lega specifici da 18”, livrea metallizzata bi-colore, vetri oscurati, sedili riscaldati con regolazione lombare, rifiniture specifiche Electric Blue. • Lounge con: cerchi in lega bruniti da 18” a 10 doppie razze, vetri oscurati, vernice metallizzata, assistenza al parcheggio SIPA, Tecnologia Nanoe, Sedili riscaldati in pelle/tessuto con regolazione lombare, Rifiniture interne Fashion Brown


Foto Simon Jessop

Foto Jon Verhoeft


Foto Simon Jessop

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Foto Gus Nwanya-Aliyu

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cheroba

Peugeot 3008


NELLA GOLA DEL FURLO Per quanto potessero già esistere generi di conforto, ai tempi degli Etruschi o degli antichi Romani viaggiare era sempre e comunque un’esperienza avventurosa e per certi versi pericolosa… Ovviamente nulla di paragonabile a ciò che oggi la Peugeot 3008 mette a disposizione del viaggiatore che si inerpichi per queste suggestive strade


nella gola del furlo

Il

pensiero va agli antichi viandanti che percorrevano, nel 76 DC, il tracciato originario della Via Flaminia, intimoriti dalla impervia gola, dalle alte rocce, dallo spumeggiante fiume Candigliano e, poi, estasiati dall’opera voluta da Vespasiano per valicare uno dei tratti piĂš impervi della dorsale appenninica ed abbreviare, seppur di poco, il viaggio e le fatiche di quei lunghi cammini a piedi o a cavallo. La storia ed una targa ricorda tutto ciò e racconta che la Galleria Piccola del Furlo (Forulus l’antica dizione) fu addirittura opera preromanica di popolazioni umbre o etrusche.


Viaggiare, oggi, significa soprattutto raggiungere una meta, che sia lavoro o di svago, immersi nell’abitacolo confortevole di un moderno autoveicolo come 3008, dove tutte le funzioni di bordo sono studiate affinché il tempo passato in auto sia un’esperienza coinvolgente, da condividere con il proprio mondo. Dall’entertainment al controllo del veicolo e delle condizioni di marcia, l’emozione della guida è amplificata dalla tecnologia disponibile in una integrazione uomo-automobile definibile di tecnica adattiva. La Peugeot 3008 percorre quei pochi chilometri della via Flaminia in un soffio. L’ampia superficie vetrata, il grande tetto panoramico offrono la stessa prospettiva di chi nei secoli ha percorso a piedi questa strada. Una im-

mersione totale nel viaggio ma, oggi, il confort del SUV di punta della gamma Peugeot garantisce esperienza uniche. Centro di controllo di ogni funzione durante la marcia e per il confort di bordo è l’ iCockpit di nuova generazione. Dalla navigazione al setup per la funzione di massaggio dei passeggeri, dalla climatizzazione al telefono, tutto passa di qui… Il diametro ridotto del volante lascia spazio nella plancia ai grandi schermi alla strumentazione e allo schermo centrale di otto pollici, che calamitano l’attenzione per il design e la grafica, per le dimensioni e le informazioni che trasferiscono al conducente ed ai passeggeri.


nella gola del furlo

Sei tasti si protendono dalla plancia offrendo il controllo di ogni desiderio: il setup tecnico, il telefono, la temperatura di bordo, la navigazione, la profumazione, l’illuminazione e la musica di sottofondo al viaggio, diffusa dall’impianto audio Focal. Con Peugeot 3008 il relax è totale anche grazie all’assistenza(quasi complicità) di tutti quei dispositivi di ausilio e controllo della guida che con 3008 sono riuniti sotto il nome di ADAS, Advanced Driver Assistance Systems. Peugeot 3008 è a suo agio su ogni terreno. Valorizzando il nuovo Advanced Grip Control s’affrontano anche percorsi di vero fuoristrada ed in tutte le condizioni della dinamica di marcia.


Peugeot 3008 è una proposta altrettanto articolata per la gamma di motori. Pure Tech Turbo con potenza di 130 CV e THP con 165 CV. Blue HDi da 120 fino a 180 CV. Tutte con dispositivo Stop&Start per il contenimento delle emissioni e la riduzione dei consumi. Disponibile il cambio automatico EAT6, con palette al volante. Dai tempi di Vespasiano tanta acqua è passata nel Candigliano che solca in profondità la Gola del Furlo e la magnificenza delle rocce a picco sul fiume, le pareti scoscese, impervie, battute dai venti, oggi sono ammirate dal viandante in tutt’altro confort di viaggio.

Il design esterno della nuova Peugeot 3008 è molto potente. Adotta tutti i codici tipici della famiglia dei SUV e sorprende per la forza della sua espressività e la grande coerenza dei suoi tratti. Le proporzioni sono perfette, il disegno è ispirato. Il profilo elegante è sottolineato dalle finiture dei bordi dei vetri e dei pannelli laterali posteriori in acciaio inox. Con la modanatura in acciaio inox che percorre il padiglione fino allo spoiler posteriore, delimitando in modo fluido e raffinato le superfici vetrate. Così sottolineata, la linea di cintura della carrozzeria svela proporzioni che le conferiscono un aspetto meno alto e più dinamico della maggior parte delle sue concorrenti. Con i passaruota allargati, i cerchi da 19’’, le sottili barre al tetto profilate in allumino e il monogramma GT in rame sul parafango anteriore, il profilo della vettura è davvero accattivante


nella gola del furlo

L’applicazione Free2Move è stata pensata da Peugeot per facilitare le esigenze di mobilità degli utenti. Offre un accesso centralizzato ai servizi di numerosi operatori di carsharing attraverso un’unica applicazione, che riunisce così vari tipi di soluzioni di trasporto. In tal modo l’utente può visualizzare su un unico schermo tutti i veicoli disponibili nelle vicinanze, per spostarsi in auto, scooter o bicicletta. Può confrontare prezzi, ubicazione dei veicoli e caratteristiche dei mezzi di trasporto disponibili in car-sharing (marca, numero di posti a bordo, tipo di energia) per un utilizzo immediato o per una prenotazione



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chebella

Nissan Vmotion 2.0

griffato NISSAN


Creato per mostrare al pubblico il dinamico e futuristico nuovo design per le berline, questo concept ci mostra l’evoluzione del design frontale “V-motion�, visibile oggi su molte Nissan


griffato Nissan

Nissan

ha recentemente presentato Vmotion 2.0, un nuovo concept che ci mostra la direzione presa dalla marca giapponese per quanto riguarda il design delle berline e la tecnologia Intelligent Mobility. Una combinazione di stile, design creativo, comfort, tecnologia e ampi spazi rendono unica l’esperienza della mobilità per le persone a bordo. Nissan Vmotion 2.0 rappresenta inoltre l’evoluzione del design frontale “V-Motion”, presente su molti modelli della gamma attuale, quali il crossover Murano e la quattroporte sportiva Maxima. Vmotion 2.0 è un passo in avanti nella progettazione, capace di creare uno spazio tridimensionale intelligente che caratterizza il volume e l’architettura del veicolo e infatti la griglia V-motion è integrata nella fusoliera principale, consentendo un disegno nitido ma estremamente espressivo delle superfici, accentuando le linee che percorrono sinuosamente tutta la vettura. A fornire un chiaro indizio sul futuro di “Nissan Intelligent Mobility” (la roadmap intrapresa da Nissan per un futuro a emissioni zero e senza incidenti mortali) il logo Nissan si illumina quando il veicolo è in modalità ProPILOT, una tecnologia concepita per fornire guida autonoma di supporto sulle strade urbane e agli incroci.



griffato Nissan

Infine anche lunotto posteriore ricurvo e il montante C forniscono l’impressione di un’aerodinamica moderna ed efficiente con il posteriore che mostra classe e solidità. La silhouette della vettura è caratterizzata da un “tettuccio galleggiante”, con una linea che scorre senza interruzioni dal montante anteriore fino al baule. Una finitura in carbonio con sottili fili d’argento da’ inoltre risalto al tettuccio. Un passo allungato consente a questa automobile di avere un abitacolo assai ampio grazie al corpo vettura costruito in base al design “Emotional Geometry”. Se gli ormai famosi fari posteriori a boomerang mettono in evidenza l’ampiezza della vettura, in maniera simile alla griglia anteriore, il diffusore posteriore si illumina quanto l’auto si trova in modalità ProPILOT. Da sottolineare poi che il corpo della Vmotion 2.0 è ricoperto di una vernice argento con sfumature in rame; questa stratificazione dei colori consente di cogliere leggere sfumature in base alla luce e alla posizione di chi osserva. Shiro Nakamura, vice presidente a capo del team di creativi, ha dichiarato in merito: “Il rame è un colore che sta emergendo in molti settori, inclusa la moda, prodotti di alto consumo e architettura degli interni. Abbiamo voluto introdurre sfumature e accenni al rame



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durante la miscelazione con altri metalli quali l’argento satinato e il cromo”. Le portiere della Vmotion 2.0 si aprono in opposizione, creando così un ampio spazio privo del montante centrale. Il design del cruscotto segue il tema “Gliding Wings”, che integra gli strumenti ed il sistema di intrattenimento in un unico schermo, mentre per quanto riguarda i sedili posteriori, i passeggeri possono godere di schermi più piccoli comunque in grado di trasmettere tutte le informazioni e l’intrattenimento come sul display anteriore. Particolare il volante, progettato affinché sia il conducente che il passeggero possano vedere chiaramente il display lungo il cruscotto. Grazie al suo design unico l’abitacolo offre il massimo del comfort, soprattutto quando l’auto è in modalità ProPILOT. Il display centrale è in realtà un touch screen con accesso a tutte le funzioni di intrattenimento e i materiali utilizzati all’interno della vettura trasmettono un senso di lusso e raffinatezza, come l’uso di legno zebrato sul pavimento e a ricoprire la parte interna delle portiere. Sulla Vmotion 2.0 sono disponibili altoparlanti Bose UltraNearfield con una nuova tecnologia di gestione del suono, che consente di modificare diversi parametri per generare un’esperienza a 360 gradi assolutamente meravigliosa.



griffato Nissan

Vmotion 2.0è stata premiata con il “EyesOn Design 2017” nella categoria Best Concept Vehicle. 4Il prototipo ha vinto anche nella categoria Best Innovative Use of Color, Graphics and Materials. Il verdetto è stato reso noto durante la cerimonia di premiazione di EyesOn Design, al Salone di Detroit 2017 (gennaio), dopo appena un giorno dal debutto mondiale del veicolo. I premi EyesOn Design, uno dei maggiori riconoscimenti nel design dei trasporti, vengono assegnati da una giuria di esperti provenienti da tutto il mondo, che selezionano i migliori prototipi e veicoli di serie tra quelli presentati per la prima volta in assoluto al Salone di Detroit



griffato Nissan



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DIMENSIONI Lunghezza: 4860 mm Larghezza (senza specchietti retrovisori): 1890mm Altezza: 1380mm Passo: 2850mm


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chemacchina

casual chic

Nuova CitroĂŤn C3


La nuova CITROËN C3 si riconosce immediatamente per il design audace, di carattere e fortemente personalizzabile. Berlina versatile lontana dagli stereotipi offre un’immagine capace di trasmettere energia e simpatia


casual chic

Flaminio

La DS, vera icona dell’eleganza a quattro ruote, disegnata dall’italiano Bertoni negli anni 50

Bertoni nacque a Masnago, nei pressi di Varese, nel 1918 ma fu alla corte di Parigi che riuscì a sviluppare il suo genio creativo e divenire così uno dei più acclamati stilisti della storia dell’automobile. A Bertoni (scomparso prematuramente nel 1964) si devono infatti alcune delle più importanti Citroën del secolo scorso, quali la mitica Traction Avant, la 2CV e la DS, vera icona di eleganza applicata alle quattro ruote. Noi italiani da sempre ci vantiamo (a ragione) di avere visto nascere e crescere una scuola di design automobilistico senza pari al mondo, ma in questo caso dobbiamo ammettere di esserci lasciati scappare un vero genio. Pure se il talento artistico di Bertoni era germogliato nel nostro Paese la maturazione avvenne tutta in Francia, tutta merito di casa Citroën. Da allora in avanti ogni Citroën mostra chiaramente il dna di un design d’avanguardia, mai banale, spesso di rottura e la Nuova C3 non sfugge a questa regola: da vera Citroën, offre una silhouette unica e immediatamente riconoscibile. Il frontale rialzato e carismatico trasmette sensazioni di robustezza, in continuità con la linea di luce della scocca, che equilibra in orizzontale la silhouette. Questo assetto conferisce una sensazione di forza all’auto.



casual chic

Le forme fluide e le fiancate energiche ispirano dinamismo e potenza. Il look essenziale, le forme omogenee ma non aggressive sono sottolineate da elementi grafici forti. Energica e moderna, Nuova C3 si impone, semplicemente. La forma luminosa dei fari, che denotano l’appartenenza a Citroën, solleva lo sguardo dell’auto e rafforza la percezione di altezza del cofano. Gli Chevron, con il doppio profilo cromato, arrivano fino alle luci a LED, a sottolineare tutta l’ampiezza dell’auto. Il design dei fari è arrotondato e tecnologico. Nella parte inferiore il paraurti è in plastica non verniciata, per proteggere la vettura, rialzare la percezione del frontale e mostrare la vocazione all’avventura. La vista laterale sottolinea il tetto flottante, sostenuto da montanti del parabrezza neri. Le curve tese del tetto rendono dinamica la silhouette. Il lavoro fatto sulla proporzione tra lamiera e vetro valorizza il lato protettivo dell’auto. La linea delle guarnizioni orizzontali dei vetri segue la linea del cofano, volutamente rialzata. Questo equilibrio nella silhouette conferisce un look posato e sereno. Le superfici sono fluide, prive di aggressività, e arrivano a coprire le ruote che propongono il diametro più grande del mercato (640mm), potenziando il ca-



casual chic

Gli Airbump®, reale firma grafica, proteggono la carrozzeria e rafforzano lo stile del veicolo. La loro superficie antigraffio cattura l’aria e funge da paraurti. Il materiale usato, il poliuretano termoplastico alifatico, resiste alle aggressioni quotidiane: sole, acqua, invecchiamento, graffi. Gli Airbump® sono composti da 6 capsule che contengono aria, e sono collocati nella parte inferiore della porta, particolarmente vulnerabile in città. Gli Airbump® sono movimentati da un profilo colorato, bianco o rosso, in base al colore del tetto

rattere unico della vettura. Queste grandi ruote favoriscono il confort. Permettono di mantenere inalterata l’altezza della fiancata anche con 17’’, riempiendo i passaruota, che adottano profili con caratteristiche da crossover. La parte posteriore esalta la larghezza del veicolo. Le superfici lisce di Nuova C3 valorizzano i fari posteriori 3D, per un’identità unica e tecnologica. La zona di protezione inferiore garantisce robustezza nell’uso di tutti i giorni. Il monogramma « C3 » cambia; il 3 è nero con profilo cromato, in linea con gli chevron in nero lucido, sempre con profilo cromato, adottati sin da C4 Cactus. L’aerodinamica di Nuova C3 è stata studiata con cura particolare e, per arrivare a un SCx di 0,63m², tra le altre cose il tetto dell’auto è più basso di 4cm rispetto alla generazione precedente. Una sensazione “positiva” si percepisce subito quando si sale a bordo: cura dei colori, dei volumi e dei materiali, il tetto in vetro panoramico che inonda l’abitacolo di luce, grandi vani portaoggetti, spazi generosi e accoglienti. L’abitacolo presenta forme piene e morbide, elementi essenziali, con una plancia a sviluppo orizzontale che libera spazio a bordo per una larghezza utile per i passeggeri di 1379mm (+ 2cm rispetto alla generazione



casual chic

Per l’abitacolo sono disponibili 4 ambienti: • l’ambiente di serie propone un design essenziale, dalle predominanti note neutre, con impunture gialle • Metropolitan Grey si fonda sulla luminosità dell’abitacolo, con colori luminosi e materiali tessili caldi, che ricorrono anche sulla plancia • Urban Red gioca sul contrasto tra colori scuri e vivaci, per un abitacolo più dinamico. La plancia è rivestita, ornata da impunture e da un profilo rosso • Hype Colorado propone un volante bicolore abbinato a materiali valorizzanti

precedente). Anche nella zona posteriore, lo spazio per le gambe della seconda fila è più che sufficiente mentre una nota di merito va all’isolamento acustico dell’abitacolo che risulta davvero ottimo. Infine il bagagliaio di Nuova C3 offre un volume di quasi 300 l in linea con la categoria. Ma la vita a bordo è fatta anche anche di intuitività, interattività, rapidità. Nuova C3 integra tutti questi criteri, con uno schermo Touch Pad 7’’, vero centro di controllo dell’auto, che libera la plancia da comandi superflui e contiene tutte le funzioni in modo intuitivo. Una nervatura lungo la parte inferiore del display permette di appoggiare la mano, rendendo ottimale l’utilizzo. Dispone di 5 porte e 5 posti ma la Nuova C3 è pratica e compatta, con la lunghezza contenuta di 3,99m.. Questa francesina è inoltre particolarmente agile, con un diametro di sterzata di 10,7m, per muoversi con disinvoltura in città… ma non solo. La Nuova C3 presenta un’evoluzione dell’ammortizzatore applicata a una collaudata struttura di assale (Pseudo Mac Pherson con traversa deformabile) che permette di coniugare una tenuta di strada migliorata con un assorbimento delle sconnessioni ottimale, caratteristica tipicamente Citroën.



casual chic

Importante novità tecnologica, la telecamera ConnectedCAM Citroën™ è connessa e dotata di grandangolo 120°, risoluzione full HD da 2 milioni di pixel, GPS e memoria interna da 16 Gb. Integrata nella base del retrovisore centrale, registra quello che il conducente vede all’esterno, di fronte a lui, grazie a due funzioni principali: • il conducente può scattare una foto di quello che vede e condividerla sui social network, in totale sicurezza. Può anche registrare video della durata massima di 20 secondi e condividere la registrazione una volta fermato il veicolo • in caso di incidente la registrazione si attiva automaticamente e permette di memorizzare per un minuto e trenta secondi. Questo sistema può essere utile al conducente e rappresentare un elemento di prova

La Nuova C3 propone motorizzazioni di ultima generazione, benzina PureTech e Diesel BlueHDi, efficienti e parsimoniose. La C3 benzina è disponibile con cambio manuale sui motori a 3 cilindri PureTech 68, 82 e 110 (Stop & Start) e per il Diesel con cambio manuale sui motori BlueHDi 75 e 100 (Stop & Start) mentre tra poco arriverà anche una versione con cambio automatico EAT6. Abbiamo testato a lungo la versione con il motore TD da 100 cavalli. La vettura risponde bene, è immediata e reattiva in ogni situazione e la cavalleria si sente tutta… forse anche troppo, perché in situazioni di fondo particolarmente viscido, e nonostante l’utilizzo della funzione di anti-pattinamento, il sottosterzo aumenta in modo sensibile e l’auto va trattata con una certa attenzione.



casual chic


La Nuova C3 propone una gamma bicolore. Le tinte per la carrozzeria sono 9: Polar White, Night Black, Shark Grey, Arctic Steel, Ruby Red, Almond Green, Cobalt Blue, Orange Power e Soft Sand; abbinate a 3 tinte per il tetto (Onyx Black, Opal White, Sport Red), per dare vita a 36 combinazioni cromatiche differenti. La personalizzazione non si limita al bicolore. Tocchi colorati riprendono i colori del tetto, fino a formare un insieme omogeneo e aggiungere una nota di carattere a Nuova C3. Nella parte anteriore il colore del tetto ritorna sulle modanature dei fendinebbia. Nella fiancata i tratti colorati ritornano sugli AirbumpÂŽ, sulle calotte dei retrovisori o sul montante posteriore


CARATTERISTICHE TECNICHE

casual chic

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NUOVA CITROËN C3

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Scheda Tecnica Nuova Citroën C3

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CITROËN ITALIA S.P.A.: Capitale Sociale € 2.400.000 I.V. - Sede Sociale: Via Gattamelata, 41 - 20149 Milano

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Interessanti le dotazioni in tema di sicurezza. Tra le principali ricordiamo: • l’avviso di superamento involontario delle linee di carreggiata è di supporto a partire da 60km/h. Quando l’auto supera la riga bianca e l’indicatore di direzione non è attivato, il sistema emette un allarme sono e un allarme visivo • il sistema di sorveglianza dell’angolo morto indica con un pittogramma nei retrovisori la presenza di un veicolo nell’angolo morto

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NUOVA CITROËN C3

Nel 2017 la Citroën torna ufficialmente nel Mondiale Rally con la versione WRC della Nuova C3

41 - 20149 Milano

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Kia Stinger GT

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e r e d r o m a L’obiettivo dei designer Kia era quello di creare una vera berlina Gran Turismo e sembrano riusciti nell’intento, anche se la scelta del posizionamento in termini di prezzi sarà fondamentale. Con la Stinger GT Kia attacca il mercato con l’obiettivo di consolidare i progressi tecnici e di immagine già visti in Nord America di Marco Cortesi


pronti a mordere

C’era

una volta l’Asia. Quella che, in un vortice di crescita, badava piÚ ai numeri di produzione senza tanta attenzione alle linee, alla passione e alla cura dei dettagli. Quella che puntava a realizzare cose, non sogni. Chili di acciaio, non oggetti del desiderio.


Quella di oggi è invece una situazione completamente rovesciata. Mentre molti costruttori occidentali cullano il sogno dell’autoelettrodomestico, il marchio Kia è un brillante esempio di chi voglia di distinguersi e mettere in mostra gusto, emozione e percezione di qualità. Facendo ciò che nel gergo marketing viene detto “Personal Branding” e cioè rendersi unici e insostituibili. Finora, i risultati hanno premiato la scelta, in particolare oltreoceano. Grazie all’arrivo del modello Optima, portato sulle strade di tutt’America da migliaia di automobilisti, ma anche ben promosso in pista con le partecipazioni nelle competizioni turismo, Kia è riuscita ad affrancarsi completamente dagli stereotipi e viene vista dagli statunitensi come un prodotto alla pari, o poco diverso, rispetto a Volkswagen e Toyota. In Cina si è scelta la stessa strada, con il debutto della K3 nel Campionato Cinese Turismo (tra l’altro messa nelle mani del ticinese Alex Fontana) ed una contemporanea spinta sull’acceleratore in termini di prodotto. E in Europa? La risposta è stata data recentemente a Milano con il lancio europeo del primo modello “high class” della casa di Seul, la Stinger. Vista per la prima volta al NAIAS di Detroit, la vettura si basa sulla stessa piattaforma della futura Hyundai Genesis (vettura che nelle intenzioni dovrà andare all’attacco della BMW Series 3) e offre uno styling aggressivo ma anche molto ricercato. E, finalmente, con un nome azzeccato in pieno, e non è poco viste le difficoltà e i disastri del passato da parte dei creativi del sud est asiatico. “Realizzare vetture che abbiano personalità per noi è fondamentale – spiega il COO europeo

Il primo prototipo di Kia GT presentato nel 2011


pronti a mordere

La KIA Optima protagonista negli USA sino al 2015 del Campionato Pirelli World Challenge

Michael Cole – “negli ultimi anni abbiamo già cambiato la percezione di Kia trasformandola da quello che era una scelta razionale e di budget. Offriamo design, grande qualità e alta tecnologia ad un livello che pochi si aspettano. Era arrivato il momento di un’auto emozionale che mettesse la ciliegina sulla torta. Per noi si tratta un ulteriore passo nel far riconoscere alle persone quanto entusiasmante sia il brand Kia. E voglio sottolineare che parliamo di un vettura sportiva non solo nello stile, ma anche nella guida.” L’obiettivo resta quello di un salto di qualità che in Europa rimane frenato dalle resistenze del mercato, oltre che da una grande impronta tradizionalista; “In Europa è sempre più difficile, per via della natura del mercato e dei consumatori. Il pubblico americano riesce facilmente a separare quella che è la qualità del prodotto dal brand che porta mentre nel vecchio continente accade in misura minore. Questo anche perché ci sono marchi locali di enorme tradizione che mantengono un’immagine forte. E’ una missione complicata, ma abbiamo dimostrato negli ultimi 10 anni che non è impossibile, quando mostri al consumatore opzioni di scelta razionali e opzioni di scelta emozionali”. E “scelta emozionale” è il secondo nome della Stinger. Una linea sicuramente sportiva, trazione posteriore o integrale, motori che partono dai 200 cavalli (diesel) fino ai 370 del V6 da 3.3 litri, la rendono “quel” genere di vettura per tentare il balzo finale. Purtroppo finora non ci sono in vista programmi sportivi in Europa, per i quali (detto per inciso) mancherebbero anche le opzioni, 24 ore del Nurburgring a parte.


Comunque, anche se tutti negano, alla domanda sul possibile innesto di un V8 per andare all’assalto della BMW M3 a tutti brillano gli occhi: la voglia di velocità è tanta da queste parti… ma per la pista ci si dovrà accontentare della Cee’d TCR realizzata semiprivatamente dal team Stard Engineering e già in fase di test.


pronti a mordere


A beneficio delle lunghe percorrenze, il concetto Kia di gran turismo prevede la disponibilità di un sistema audio di alta qualità che nella edizione base è composto da sei altoparlanti, l’ultima evoluzione del sistema UVO e touchscreen da sette pollici per il controllo delle funzioni. Nella versione superiore l’impianto audio dispone di amplificatore esterno e 9 altoparlanti, mentre al top si trova il sistema Harman/Kardon® da 720 watt con schermo da 8 pollici, 15 altoparlanti, i subwoofer integrati sotto i sedili e la logica Clari-Fi™ per il miglioramento della qualità dei file riprodotti


pronti a mordere


L’argomento riguardante il futuro della tecnologia diesel tocca un costruttore come Kia molto profondamente. Per il COO europeo Michael Cole si tratterà di mantenere un mix di prodotti che non vedrà la “fine del diesel” ma potrà essere rimodulato in conseguenza delle situazioni di mercato: “Tutte le tecnologie avranno un ruolo e quella di non sposare in toto una sola strada è stata una scelta deliberata. Crediamo che anche in futuro ci sarà un portafoglio di prodotti che i consumatori continueranno a scegliere per differenti ragioni. Per noi il diesel rimarrà una tecnologia importante anche se diventerà molto più costosa in termini di raggiungimento delle nuove soglie di emissioni. Negli ultimi mesi c’è stato un declino e crediamo che continuerà, ma non ci sarà alcun collasso e non credo che qualcuno dichiarerà la fine del diesel. Le tecnologie ibride e dell’elettrico si espanderanno ma non ci aspettiamo che le varie opzioni si soppiantino l’un l’altra”

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La parola ai piloti


FOTO MERCEDES AMG F.1

Non sono solo le uscite protezionistiche e un po’ strampalate a mettere a confronto due mondi… nel motorsport il modo di vivere e organizzare le corse automobilistiche è sempre stato molto diverso e nonostante molti tentativi di “contaminazione” ognuno è sempre rimasto sulle proprie posizioni di Niccolò Gargiulo


USA vs EU

FELIPE MASSA, IL CUI RITIRO DALLA FORMULA 1 È DURATO… POCHISSIMI GIORNI

FOTO GLENN DUMBA - WILLIAMS GP

CHRISTIAN FITTIPALDI FOTO CHRIS JONES - INDYCAR

LO SCOZZESE DAVID COULTHARD ANCHE DA EX-PILOTA CONTINUA A FREQUENTARE ASSIDUAMENTE I PADDOCK DI OGNI CONTINENTE FOTO RED BULL CONTENT POOL


Ora

che sul ponte di comando della Formula 1 sono arrivati gli Yankees in molti si aspettano cambiamenti rapidi e incisivi. Molto dipenderà dai rapporti che i nuovi proprietari di Liberty Media sapranno instaurare con la FIA e con i team più politicamente potenti (Ferrari e Mercedes su tutti). Da parte nostra crediamo che alcune cose cambieranno, forse non immediatamente ma cambieranno. E questa sterzata riguarderà differenti ambiti: regolamenti, rapporti con le squadre, business e gestione dell’evento con una maggiore attenzione allo spettacolo. In tal senso vale la pena sentire cosa ne pensano alcuni piloti (incontrati alla 24 Ore di Daytona e alla Race of Champions di Miami) che da una parte all’altra dell’oceano hanno potuto toccare con mano il differente approccio che Americani ed Europei hanno sul tema. Ad aprire la chiacchierata è Felipe Massa, che sta ovviamente vivendo un momento un po’ speciale per via del “mi ritiro- anzi no non mi ritiro”: “Secondo me la Formula 1 può imparare il modo di fare spettacolo. Il modo di creare una manifestazione valorizzando anche le cose al di fuori della pista. Sappiamo però che il ruolo della politica in Formula 1 ostacola un po’ il raggiungimento della perfezione. Secondo me è importantissimo capire come fanno negli Stati Uniti per quanto riguarda lo “show” e non solo nelle gare automobilistiche: sappiamo bene che anche durante le partite di basket o di football il pubblico è molto coinvolto. Vediamo cosa succederà ora

con una nuova società al comando della Formula 1… personalmente spero che molte si avviino nella direzione giusta.” Cambiamo discorso per un attimo, cosa vuoi dire ai tifosi dopo il ritiro – ritorno in Formula 1? “Ho vissuto dei momenti incredibili durante le ultime gare della passata stagione, soprattutto in Brasile. Non è stato facile decidere di tornare dopo quel finale di stagione davvero particolare. E’ difficile trovare un altro pilota nella storia che si sia trovato in una situazione simile; sono tornato per fare quello che amo… ho seguito il mio cuore e ringrazio i tifosi che mi hanno mandato tantissimi messaggi di incoraggiamento.” Secondo David Coulthard cosa può fare la Formula 1 per riavvicinarsi ai tifosi? “Per i tifosi è chiaramente difficile essere a ridosso della pista rispetto ad altre discipline sportive. Credo che la Formula 1 sia sempre stata apprezzata dagli amanti della tecnica, in quanto è una disciplina dove la tecnologia è molto importante. Il puro spettacolo in pista si può trovare in altre categorie come la NASCAR, anche se negli ultimi anni le gare di Formula 1 in notturna e i numerosi circuiti stradali hanno aiutato il contatto con i tifosi.” Il francese Sebastien Bourdais ha corso ad altissimo livello in entrambi i continenti: “E’ una maniera molto diversa di affrontare le corse automobilistiche. Negli Stati Uniti abbiamo i garage aperti dove c’è molta interazione con i tifosi, che possono vedere le vetture da


USA vs EU

CHRISTIAN FITTIPALDI IMPEGNATO A DAYTONA SULLA CADILLAC DPI CHE HA CONDIVISO CON JOAO BARBOSA E FILIPE ALBUQUERQUE

FOTO ©ROLEX/STEPHAN COOPER



USA vs EU

IL FRANCESE SEBASTIEN BOURDAIS (QUI CON LA SUA DALLARA INDY NEL 2016) È TRA I NON POCHI CHE HANNO GAREGGIATO SIA IN FORMULA 1 CHE IN FORMULA INDY

FOTO TIM HOLLE - INDYCAR

UNA DELLE CRITICHE ALLO SPETTACOLO DELLA FORMULA 1 SOSTIENE CHE PIT STOP E STRATEGIE TROPPO SPESSO FRUSTRANO L’AGGRESSIVITÀ DEI PILOTI


vicino e fare domande ai piloti. Penso che questo migliori molto il modo in cui il pubblico percepisce il nostro sport. In Europa stanno cercando di migliorare questo rapporto ma l’organizzazione è ancora molto diversa e l’accesso per il pubblico è molto limitato. Le vetture sono chiuse nei garage ed è tutto off-limits. E’ vero che ci sono i vari grid-walk e pit-walk ma non è lo stesso che vedere da vicino i meccanici lavorare sulle vetture e l’atmosfera generale è assai diversa. Proprio per questo motivo mi piace molto correre negli Stati Uniti, perché’ senza i tifosi noi non esisteremmo. Non credo ci siano lezioni da impartire a nessuno, ma a me personalmente piace molto il modello americano”. Ma l’ultima gara della scorsa stagione di Formula 1 ha offerto suspence sino all’ultimo metro … “Credo che la suspence sia dipesa soprattutto dalla condotta di Hamilton. Io penso che, a prescindere da quanto accaduto durante il corso della stagione, Hamilton abbia avuto tutto il diritto di affrontare la gara di Abu Dhabi in quel modo. Non si trattava solo di vincere la gara ma l’unico modo per mantenere il titolo iridato era di aver un certo margine di vantaggio su Rosberg. Ha fatto il possibile per mettere il compagno di squadra in difficoltà senza mettere in pericolo il risultato finale per la squadra, è stato sempre in controllo ed è stato tutto legittimo.” Christian Fittipaldi, un passato (remoto) in Formula 1 e un presente di successo nell’Endurance a Stelle e Strisce, ha idee molto chiare: “La Formula 1 per me è stata una bellissima

esperienza. Ho avuto l’opportunità di correre nella categoria con le vetture più tecnologicamente avanzate del mondo, ho conosciuto tanta gente fantastica ed è stato bello. Diciamo che dal punto di vista commerciale la Formula 1 viene “venduta” molto bene, è un pacchetto commerciale davvero completo. Ma per quanto mi riguarda apprezzato anche altre categorie e ho disputato grandi gare anche in altri campionati! Quello che sto cercando di dire è che molti si fanno travolgere dalla Formula 1, facendola diventare ragione di vita. Ma c’è una vita anche al di fuori della Formula 1.” E per i tifosi? Cosa si può fare? “Ci sono punti di vista contrastanti. Alcuni dicono che le gare siano noiose, ma non ci sono dubbi che la competitività sia molto alta e che la Formula 1 sia tuttora il top del motorsport. Ma ci sono gare incredibilmente competitive anche in altre categorie. Io ho personalmente imparato molto in America. Quando sono sbarcato qui nel 1995 avevo un po’ la mentalità europea, la mentalità da Formula 1 e dicevo che gli americani non ne sapevano molto di corse e che sarebbe stata un’esperienza facile per me. Ero completamente fuori strada! Gli americani conoscono bene le corse, fanno le cose con uno stile diverso ma sono appassionati e conoscitori. Il tutto è molto più rilassato ma dopo la bandiera verde non hanno niente da invidiare agli europei. Le gare sono molto combattute, qui è molto difficile avere successo ma sono oltremodo contento di aver trascorso gran parte della mia carriera negli Stati Uniti.”

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checorse

CORTESIe

WTCC VS TCR

di Marco Cortesi

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L’ULTIMO ROUND


Il mondo delle corse a ruote coperte è attraversato da una sfida interna alle competizioni turismo. Una battaglia interessante ma che rischia di far perdere rilevanza ad un intero movimento, con le nefaste conseguenze date dalla frammentazione


l’ultimo round?

Francois Ribeiro, attuale boss del Mondiale Tursimo (WTCC)

Dopo essere stato poco elegantemente rimpiazzato da Francois Ribeiro, Marcello Lotti ha creato un nuovo modo di intendere le gare turismo. Riuscirà ad averla vinta?

La

battaglia del turismo. Detta così sembra quasi una sfida a colpi di musei tra città d’arte, ma in realtà si tratta di un confronto che coinvolge una delle tipologie di corse automobilistiche più legate alla produzione in serie sia nella pratica, sia come percezione del pubblico. Due campionati e un confronto aperto del quale i non addetti ai lavori capiscono ben poco, orientando il proprio interesse altrove. Il Mondiale Turismo (WTCC, ovvero World Touring Car Championship), che gode della titolazione iridata concessa dalla Federazione Internazionale, vive momenti difficili, dopo una serie di decisioni forse po’ azzardate che hanno portato tanta antipatia ed un aumento di costi piuttosto marcato. Dall’altro lato della barricata, colui a cui il giocattolo era stato scippato e che, con tanta voglia di rivincita, si è inventato un regolamento per alcuni versi un po’ utopistico ma geniale nella sua linearità. Si tratta del TCR, serie internazionale sfociata anche nella creazione di numerosi campionati “locali”. Il patron del WTCC, Francois Ribeiro, ha voluto osare in termini di regolamento tecnico, aumentando costi e prestazioni. Il tutto per attirare un costruttore come Citroën che, investendo cifre insensate per tutti gli altri, ha ammazzato la serie. Il dominio è stato servito con l’argentino Pechito Lopez, che per tre anni di fila, pronti-via, ha salutato la truppa sin dalle prime gare. Peccato che col ritiro di Citroën, tornata ai rally, si sia aperta una voragine. Anche la russa Lada ha dato l’addio e, con le Chevrolet Cruze ormai quasi… d’antiquariato, resta solo una sparuta rappresentanza ufficiale Volvo. Tabula rasa.


Una Honda all’inseguimento di due Citroën. Con il ritiro della casa francese (le cui vetture saranno però ancora in pista nelle mani di team privati) la Honda (gestita dalla struttura italiana JAS) appare come la vettura da battere nel WTCC 2017

Realizzata da una struttura privata, l’Alfa Romeo Giulietta ha faticato contro le creazioni di Honda e Volkswagen, realizzate con collaborazione delle Case. Nel round di Macao, la vettura italiana di Romeo Ferraris è riuscita a ridurre un po’ le distanze


l’ultimo round? Stefano Comini e Jean-Karl Vernay con le loro Volkswagen Golf. La vettura tedesca, realizzata sulla stessa base della Seat Leon e della neonata Audi RS3, ha trionfato nel 2016 con lo svizzero al suo secondo titolo consecutivo

Dall’altra parte della barricata, Marcello Lotti, ex Direttore Esecutivo del Mondiale estromesso qualche anno fa dai nuovi proprietari di Discovery Channel in maniera clamorosa e… lasciatemelo dire, poco elegante. Lotti ha proposto una formula all’opposto, più vicina alla produzione, con vetture dai costi limitati e sempre esteticamente accattivanti. Alcune in realtà sono state “adattate” dai campionati

monomarca (ad esempio le Seat Leon), altre sono state realizzate all’uopo da strutture private (come l’Alfa Giulietta di casa Romeo Ferraris) o semi-ufficiali. Il risultato? Un successo clamoroso, con serie nazionali che spuntano come funghi e nuove marche che si affacciano. Ma anche un punto debole importante: il fatto che ben difficilmente dei privati o dei semi-privati, nonostante le agevolazioni del


Per rimpolpare uno schieramento che si preannuncia piuttosto scarno, il Mondiale Turismo ha deciso di ammettere al via, come “Serie B” vetture molto simili a quelle del TCR. Ma il gruppo Volkswagen ha già annunciato che non adatterà le proprie vetture al WTCC: eventuali partecipazioni saranno interamente private


l’ultimo round? La Russa Lada abbandona anch’essa il WTCC, senza peraltro aver lasciato un forte segno sul campionato nei quattro anni di presenza



l’ultimo round? caso, potranno risultare pienamente competitivi contro progetti realizzati con metodologie industriali dai colossi automobilistici. Il cruccio che già fu, ad esempio, della serie Superstars. Finora, il gruppo Volkswagen l’ha fatta da padrone, con Honda in scia e tutti gli altri su un altro pianeta. Ma è ancora presto per dire se sarà possibile, in futuro, trovare la quadratura o se gli squilibri diventeranno insostenibili: la categoria è ancora troppo giovane. Comunque la novità c’è, è stata recepita ed il colpo è andato a segno. La battaglia per il momento sembra volgere a favore di Lotti e del suo TCR. Per il momento però…. dato che alla Federazione Intrernazionale basterebbe davvero poco per “soffiare” la creatura e consegnarla agli arci-rivali cambiando i regolamenti. Una frase come “… da questo momento, le vetture costruite secondo il regolamento TCR sono le uniche ammesse a prendere parte al WTCC… ” sarebbe sufficiente a chiudere la questione con le cattive. O ad aprire una controversia di proporzioni ancora più ampie. Intanto, le case si interrogano sui propri impegni che, anche per via di questo “spezzatino”, hanno sempre meno valore a livello promozionale e di mercato, a conferma che le battaglie intestine fanno perdere peso a tutto il movimento. Incertezza e frammentazione allontanano gli stakeholders, inclusi sponsor e pubblico generalista, tanto più che, seppur con budget differenti, stiamo parlando di auto della stessa classe. Occorre presto una soluzione, pena la perdita di rilevanza mediatica dovuta alla frammentazione. Serve unità, o quantomeno una vittoria rapida e indolore. Chiunque sia il vincitore.


Le bellissime Volvo S60 saranno qeust’anno le uniche sfidanti “ufficiali” delle Honda

Dopo tre anni di dominio con la Citroën, il velocissimo argentino Jose Maria Lopez (detto Pechito) quest’anno saluta la compagnia e si accomoderà nel Mondiale Endurance con la Toyota

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cheleggenda

PASSATO


che guarda al

FUTURO

Al recente salone “Automotoretròâ€? di Torino ha debuttato il nuovo stand di FCA Heritage, la divisione del gruppo italoamericano dedita alla promozione dei brand attraverso la valorizzazione dei container di storia che Fiat, Alfa Romeo, Abarth e Lancia si portano appresso


passato che guarda al futuro

Presentata al Salone di Torino del novembre 1958, la versione definitiva della Flaminia Coupé fu prodotta a partire dal gennaio del 1959

A

capeggiare la divisione Heritage del gruppo c’è da qualche tempo Roberto Giolito, designer di lungo corso e grande successo, basti pensare che alla sua matita si deve la Nuova 500 che da una decina di anni tira la carretta FCA sul mercati di mezzo mondo. Nessuno meglio di Giolito potrebbe quindi sintetizzare il “momentum” vissuto dall’automobile (e dal design in particolare), a cavallo tra passato e guida autonoma, tra richiami retrò e “concept” avveniristiche. Le proposte futuribili di tutti i brand puntano molto sulla guida autonoma, su di un mezzo

che ci farà viaggiare sicuri ma non sarà più da guidare: in questa prospettiva di automobile “elettrodomestico” ci sarà ancora posto per lo “stile” come oggi lo intendiamo? La chiacchierata con il capo FCA Heritage parte da qui. “Nella mia carriera professionale mi sono sempre battuto per dare la giusta importanza al ruolo dello stilista nel processo produttivo. In questo particolare tipo di industria la parola “design” è più che corretta e non ha mai a che fare con la mera applicazione di stilemi bensì sottolinea il lato inventivo e creativo… e la capacità di anticipare idee che poi sappiamo impiegano anni a svilupparsi.


La Fiat Abarth 1000 Monoposto Record del 1960, frutto della collaborazione tra Fiat, Abarth, Pininfarina e Politecnico di Torino, presenta un’inedita struttura portante tubolare ed una carrozzeria frutto di accurati studi nella galleria del vento. Per dare dimostrazione di affidabilitĂ e potenza del nuovo bialbero di 1000 cc, Carlo Abarth decise di schierare la monoposto sulla pista di Monza dal 28 settembre al 1° ottobre del 1960, per raggiungere nuovi record nella classe internazionale G (da 751 a 1100 cm3). Alla guida si alternarono 9 piloti che stabilirono i nuovi primati internazionali delle 12 ore, delle 2000 miglia, delle 24 ore, dei 5000 km, delle 5000 miglia, delle 48 ore, dei 10.000 km. e delle delle 72 ore, durante le quali furono percorsi 13.441,4 km alla media di 186,687 km/h. La monoposto venne realizzata interamente nello stabilimento Abarth per quanto riguarda il telaio, il motore egli organi meccanici, mentre la carrozzeria venne allestita da Pininfarina


passato che guarda al futuro


Esemplare unico, il prototipo della 700 (1939), che avrebbe dovuto posizionarsi in un segmento compreso tra la 500 Topolino e la 1100

Quindi ai più pessimisti risponderei che ci saranno tempi di gran lunga migliori di quelli vissuti fino ad oggi… e sappiamo bene che la storia dell’auto è contrassegnata da vetture ”pietre miliari” che ancora oggi si fa fatica a considerare superate. Si sa che nell’innovazione dell’automobile bisogna tenere presente molti fattori che devono essere analizzati e sviluppati e che portano poi alla omologazione del veicolo. Se parliamo di futuro parliamo di guida “by wire”, come avviene oggi sugli aerei, gestita attraverso connessioni radio o, meglio, cavi elettrici. Sappiamo che questi temi sbloccheranno l’evoluzione dell’auto e la indirizzeranno”. Quindi il lavoro del designer dovrà adeguarsi e cambiare “No, e quei temi tecnici a cui mi riferivo porteranno in dote un design ancora più sorprendente. Se ci siamo meravigliati della 500 di Dante Giacosa (e il tema era la riduzione degli ingombri), se ci siamo meravigliati delle prime scocche autoportanti e delle prime trazioni anteriori io dico che continueremo a meravigliarci. Le automobili non devono solo essere mezzi di trasporto ma anche oggetti emozionali, che gratificano. L’automobile ha bisogno di idee per andare avanti e il lavoro degli stilisti sarà sempre in primo piano. Io sostengo che ingegneria, design e marketing strategico sono e saranno una triade che deve funzionare assieme, per creare nuovi scenari e dare vita a nuovi prodotti.”


passato che guarda al futuro

Questa Flaminia, prodotta nel 1960in esemplare unico, è stata concepita dal designer industriale Raymond Loewy, noto per l’iconica bottiglia in vetro della Coca Cola

Nella logica di comunicazione di FCA (e non solo) questa forte riscoperta del passato e dei valori della storia significa forse che c’è poco da comunicare riguardo a quanto viene proposto ai nostri giorni? “Al contrario! Chi ha un grande “heritage”, una forte storia non deve riferirsi ad essa solo per ricordarne i successi o copiare gli archetipi che ne hanno segnato l’evoluzione. Faccio un esempio che riguarda la mia vita professionale: il progetto della la Nuova 500 non ha ceduto neppure un secondo alla “attrazione fatale” di alcune soluzioni del modello originale che avrebbero potuto funzionare nella

Nuova. Quando tutto il mondo ci domandava sostanzialmente una “copia” della vettura originale siamo invece andati dritti verso l’adozione di una tipologia di automobile che sapevamo funzionare su altri modelli (porto come esempio il motore anteriore). La cosa che conta è che l’azienda sia consapevole del proprio “heritage” e ne tragga semplicemente vantaggio. Questo fatto non è compensativo dell’assenza di ideazione e innovazione, anzi. Non facciamoci abbagliare dalla comunicazione di poche righe in merito ad un apparato ibrido per dire che quella Casa è innova-


trice… la vera innovazione (quella su cui tutte le case si stanno tenendo pronte) sarà proprio quella delle infrastrutture, del rapporto uomomacchina. Sarà li che bisogna arrivare, al di la del piacere di guidare o meno. Ad esempio, oggi viviamo un momento di forte saturazione della fascinazione dei sistemi telematici: questo aspetto sembra irresistibile per gli utenti e sta creando una forte richiesta di ottimizzazione funzionale all’utilizzo di questi apparati” Una divisione totalmente votata all’heritage pertanto come si colloca nel Gruppo? “Noi ci occupiamo di auto storiche ma anche della cultura dei progetti che portiamo avanti. Viviamo nell’azienda e siamo consapevoli di questo ruolo proattivo dell’heritage, che non è mai distaccato dagli altri processi, non è mai solo nostalgia. Abitiamo dove abitano i quartieri generali dei brand che lavorano sulle automobili moderne e per noi è un’occasione unica di lavorare sul futuro anche come divisione storica”. Lo spazio espositivo di FCA Heritage merita a sua volta qualche riga. Lo stand ammirato a Torino tendeva a riprodurre un garage anni Cinquanta, costruito attraverso la citazione di oggetti e attrezzature che direttamente o indirettamente conducono al lavoro meccanico. Ogni marchio esponeva due auto d’epoca, secondo un criterio che prevede l’abbinamento di un modello di produzione standard accanto a un prototipo o a un esemplare unico legato alla vettura prodotta in serie. Una scelta che consente di individuare il fil rouge storico e tecnico che intercorre tra le due automobili e apprezzare allo stesso modo le vetture di serie e le rarità più eccezionali.

La Fiat 1100 viene presentata nel 1939 e presenta il nuovo frontale “a spartivento”, già introdotto sulla Fiat 2800. La vettura resta in produzione sin dopo la guerra (1948) e viene costruita in oltre 74.000 esemplari


passato che guarda al futuro

Le linee pulite e tese della 2600 Sprint scaturirono dalla matita di Giorgio Giugiaro mentre il propulsore era un sei cilindri in linea bialbero da 2584 cm3, che con tre carburatori doppio corpo raggiungeva la potenza di 145 CV a 5900 giri/min, per una velocità massima di 197 km/h

Al sessantesimo compleanno della Flaminia (prodotta a partire dal 1957 ) era dedicata la coppia di vetture Lancia: l’affascinante Coupé Pininfarina del 1958 affiancata dalla Loraymo del 1960 (vettura personale del famoso designer franco-americano Raymond Loewy). La 2600 Sprint rappresenta l’alternativa Alfa Romeo alla Flaminia sul tema granturismo ad alte prestazioni anni Sessanta e alla versione carrozzata da Bertone nel 1962 fa da contraltare il prototipo della SZ (1963), realizzato da Zagato. In casa Fiat l’attenzione era concentrata sulle vetture utilitarie, come l’unico prototipo esistente dell’innovativa Fiat 700 del 1940,

vettura progettata da Dante Giacosa che avrebbe dovuto posizionarsi sul mercato in un segmento compreso tra la Fiat 500 Topolino e la Fiat 1100. Nel segno della sportività senza compromessi l’esposizione Abarth, con la 1000 Monoposto Record del 1960, che permise alla Casa dello Scorpione di conquistare ben otto record sul circuito di Monza, e la 1000 Bialbero, che ne ereditò il propulsore. L’esposizione Abarth ha anche voluto essere un tributo postumo alla figura di Mario Poltronieri, storica “voce” della Formula 1, che fece parte del team di piloti impegnati nella conquista dei record sul circuito lombardo.


Anche se la linea e le prestazioni della 1000 Bialbero (1963) sono quelle di auto da corsa, l’autotelaio e gran parte degli organi meccanici derivano dalla Fiat 600. La Bialbero infatti rappresentò in modo emblematico l’acutezza e l’abilità di Carlo Abarth nelle elaborazioni ed anche la bontà del progetto originale Fiat. La testata con due alberi a camme in testa – realizzata in collaborazione con l’Ing. Gioachino Colombo – fu installata da Abarth sul blocco cilindri della 600 senza necessità di particolari modifiche; il primo motore bialbero – con una cilindrata di 747 cc – fu presentato nel 1957. Nell’autunno 1960 debuttò la versione con cilindrata incrementata a 982 cc. e al Salone di Torino dello stesso anno la Abarth presentò la nuova berlinetta da corsa 1000 Bialbero, con carrozzeria Zagato. Cessata nel “61 la collaborazione tra Abarth e Zagato, nei tre anni successivi la vettura subì una serie di evoluzioni e da quel momento Carlo Abarth decise che sulle fiancate dei vari modelli fosse apposta la dicitura “Carrozzeria Abarth”. Questo esemplare è tra i modelli realizzati, a partire dal 1963, dalla carrozzeria Sibona & Basano, che eseguì un accurato restyling interessando principalmente il muso e la coda ed allargando i parafanghi per poter montare pneumatici più grossi. Le vetture così riviste permisero all’Abarth di conquistare il secondo Campionato Mondiale Costruttori GT consecutivo nella Classe 1000. Il quattro cilindri di quasi un litro di cilindrata, con una potenza di 104 CV a 8.000 giri/min, consente ancora oggi alla vettura di raggiungere una velocità massima di circa 220 km/h

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cheleggenda

brividi ... Ventinovesima edizione per la Winter Marathon


Di Pietra – Di Pietra con la loro Fiat 508C del 1938

L’edizione 2017 della Winter Marathon, gara di regolarità classica per auto storiche, ha riunito a fine gennaio appassionati e non a Madonna di Campiglio, ormai tradizionale palcoscenico di questa classica invernale Foto Pierpaolo Romano


brividi ...

Quest’

anno poca neve e tanto freddo per i coraggiosi di questa “classica” in notturna caratterizzata da un percorso rinnovato per oltre il 40%, che ha tra l’altro ricevuto ottimi commenti da parte dei partecipanti. Alla fine sono stati Alberto Aliverti e Alberto Maffi a trionfare in questa della ventinovesima e durissima edizione della Winter Marathon. Dopo il successo conquistato due anni fa i bergamaschi portacolori della Scuderia Franciacorta Motori, riuniti per l’occasione su Fiat 508 C del 1937, hanno conquistato il successo totalizzando 277 penalità e resistendo all’agguerrita concorrenza. Dopo oltre 445 chilometri di gara, 50 prove valide e ben 9 impegnativi passi dolomitici (fra i quali Pordoi, m. 2239, e Sella, m. 2240) al secondo posto è giunto l’equipaggio composto da Andrea Belometti ed Emanuele Peli su Fiat Siata 508 S Balilla Sport del 1932 e terzi classificati Luca Patron e Massimo Danilo Casale su Bentley 3 Litre del 1925, la vettura più anziana al via a madonna di Campiglio. A completare la top five al quarto posto Ezio Salviato e Maria Caterina Moglia su Lancia Aprilia del 1939 e, al quinto, i vincitori dello scorso anno Franco Spagnoli e Giuseppe Parisi sulla Fiat 520 Torpedo del 1928. L’evento era stato aperto nella serata di giovedì 19 dalla bella vittoria di Alessandro e Francesca Molgora nel Trofeo APT disputato sul laghetto ghiacciato, illuminato per l’occasione.

I due avevano prevalso in finale con la loro Triumph TR2 del 1954 sui compagni di scuderia Lorenzo e Mario Turelli (Lancia Aprilia, 1937) mentre il terzo gradino del podio era stato appannaggio di Domenico Battagliola e Catullo Luigi Branca (Fiat 508 S Balilla Sport, 1936). Venerdì 20 gennaio alle ore 14.00 è partita invece la “Marathon” vera e propria, che ha visto la maggior parte dei 106 partiti fare ritorno alle prime ore della mattina a testimonianza di un’edizione che ha registrato pochi abbandoni principalmente dovuti a noie meccaniche. Tra i tantissimi da segnalare la presenza di Miki Biasion, 2 volte Campione del Mondo Rally nel 1988 e 1989, per la prima volta al via della manifestazione sulla sua rara Lancia Fulvia Coupé 1.3 ‘Safari’ del 1976. Lo spettacolo è poi ripreso nel pomeriggio di sabato con i due trofei speciali sul lago ghiacciato, riservati il primo alle vetture anteguerra iscritte alla competizione (vinto per la terza volta da Francesco e Giuseppe Di Pietra su Fiat 508 C del 1938) e il secondo ai primi 32 classificati della gara notturna. Seguito da moltissime persone che hanno circondato per l’occasione le sponde del lago il Trofeo Eberhard è stato vinto da Belometti-Peli che nella finale hanno battuto Guido Barcella e Ombretta Ghidotti su Porsche 356 C Coupé del 1963; al terzo posto Spagnoli-Parisi.



brividi ... Aliverti e Maffi, su Fiat 508 C del 1937, vincitori quest’anno dopo il successo del 2015

Belometti e Peli alla guida di una Fiat SIAT 508 S Balilla Sport (1932), vincitori del Trofeo Eberhard

L’equipaggio Salviato – Moglia su Lancia Aprilia del 1939


Miki Biasion (navigato da Ciarallo) sulla sua Lancia Fulvia Coupé 1.3 S Safari del “76 DR Foto

La Fiat 508 S Balilla Sport (1936) di Battagliola – Branca


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Due Porsche: la 356 B Coupé del 1963 condotta da Furlan – Scaglia e la 911 di Peli – Donà del 1968

Fra le Scuderie successo della Loro Piana Classic Car Team, capace di piazzare 3 equipaggi nei primi 10 posti (Belometti-Peli al secondo, Patron-Casale al terzo e CanèRossi al decimo); a seguire Classic Team e Volvo Club. Gabriella Scarioni e Ornella Pietropaolo hanno invece fatto loro il Trofeo riservato agli equipaggi femminili, a bordo di una Porsche 356 B Coupé del 1960 mentre miglior equipaggio interamente straniero è risultato quello composto dagli svizzeri Manoel e Aurelie Jolly su Morris Mini Cooper Mk I del 1967


La splendida Alfa 1900 (1953) di Gandolfi – Savoldi

Con il numero 1 al via la preziosa Fiat 520 Torpedo (1928) di Spagnoli – Parisi

La “sempreverde” Giulietta Spider (1960) di Corazzari – Corazzari


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Patron e Casale con l’imponente Bentley 3 Litre del 1925

ca


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