#cheauto quando l’auto fa spettacolo
Nr.
19
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Novembre 2017
L’ULTIMA FOLLIA DI
KEN BLOCK
TUTTO SU KIA STONIC RENAULT KOLEOS LAND ROVER DISCOVERY
#cheauto quando l’auto fa spettacolo
Nr.
19
Novembre 2017
checosac’è #chedire?
5
• Il dado è tratto
#chefoto
6
• VIDEO
#cheroba
18
• L’ultima follia di Ken Block VIDEO • Kia Stonic: la scultura orientale VIDEO
#chestoria 38 • Discovery di lotta e di governo VIDEO • L’incompiuta
#chebella 60 • Una Bentely DOC
checosac’è #cheleggenda 70 • La grande bellezza VIDEO
#checorse 84 • GT vs Mondo Reale • Peugeot Sport: l’accendiamo?
#chemacchina 102 • Renault Koleos: battezzata da Aristotele
#cheauto Periodico mensile digitale automobilistico Via Pesa del Lino 2B 20900 MONZA info@cheautomagazine.com www.cheautomagazine.com
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Il dado è tratto di Vittorio Gargiulo
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giorni scorsi a Padova si è svolta una sontuosa edizione di Auto e Moto d’Epoca, da anni una delle manifestazione più importanti d’Europa tra quelle dedicate alle vetture storiche e #cheauto! pubblicherà un ampio reportage sulla kermesse patavina nel numero di dicembre. Oggi invece vogliamo partire da Padova per una veloce analisi del mercato delle auto elettriche e più in generale degli autoveicoli cosiddetti “green”. A giudicare da quanto visto a Padova verrebbe da dire che il dado ormai è tratto e la direzione ben segnata. Numerose case (Tesla ovviamente, ma anche Volkswagen, Smart e persino Porsche) anno approfittato di Auto e Moto d’Epoca per presentare modelli elettrici e per farli provare al pubblico. Elegantemente tutto ciò è stato presentato come la conseguenza di un’eredità ricca di tecnologia e storia… più semplicemente a noi è parso un modo diretto di intercettare una grande folla di utenti (scettici) e far provare loro le ultime novità elettriche.
FRONT PAGE
Pochi giorni prima, a Milano, il consueto #FORUMAutoMotive aveva dedicato in toto le sue analisi alla mobilità elettrica: “A mancare - aveva dichiarato Pierluigi Bonora, promotore del convegno - continua a essere (perlomeno in Italia) la volontà delle istituzioni di sostenere lo sviluppo e la diffusione dell’auto elettrica come invece accade in altri Paesi. Importante è la creazione di un forte sistema-filiera europeo che produca componenti per questi modelli e risponda puntualmente all’evoluzione tecnologica del settore. Da risolvere resta anche il problema del ciclo produttivo che, a monte, presenta problemi di carattere ecologico. Tutto ciò senza dimenticare le altre motorizzazioni green e i progressi fatti dai costruttori per quanto ri-
guarda le motorizzazioni tradizionali, che presentano un ulteriore importante taglio delle emissioni”. Personalmente vorremmo dare il giusto peso anche al pensiero di Sergio Marchionne, che resta invece critico nei confronti dell’elettrico… forse anche perché FCA è molto indietro nello specifico. Marchionne sostiene che non è tutto verde ciò che luccica, che per caricare le batterie si utilizzano fiumi di energie prodotti con centrali termiche (che bruciano petrolio). Ineccepibile. A ciò, aggiungiamo noi, si somma il non piccolo problema dello smaltimento delle batterie medesime. E’ pur vero, come annunciato a Milano, che tra il 2005 e il 2016 il numero di veicoli a motore elettrico e ibridi elettrici plug-in è cresciuto ad un tasso medio annuo del 94% in termini di produzione e del 72% in termini di nuove immatricolazioni. La Cina domina (quasi 649.000 autoveicoli circolanti al 2016) mentre la Norvegia batte tutti in termini di penetrazione, con il 5,11% del parco circolante. In Italia siamo indietro ma la crescita c’è ed è particolarmente significativa per il parco auto, con 9.820 autoveicoli circolanti nel 2016 (+60% rispetto al 2015). Ma per cavalcare con successo questa vera rivoluzione vanno adottate rapidamente politiche volte a sostenere la domanda, la filiera industriale e la rete di ricarica. Ad oggi in Italia sono state installate più di 3.500 stazioni di ricarica, con tecnologia Enel, ma la buona notizia è che dal 1° ottobre Enel ha reso fruibili, nell’ambito del progetto EVA+, i primi 30 punti di ricarica Fast Recharge Plus sulla la tratta Roma-Milano. C’è una colonnina ogni 60 km circa che consente di fare un “pieno” di energia in 20 minuti. Oltre a ciò va sottolineato che Enel intende installare nei prossimi tre anni un numero di colonnine che varia tra le 7.000 e le 12.000 unità.
chefoto
Splendida. Che c’è di meglio di una splendida Porsche Macan GTS, una splendida modella, lo splendido paesaggio della Lombardia in autunno, il tutto condito dalla nuova collezione di Escada? Il servizio completo, realizzato da Marcus Hoffmann, è pubblicato dal sito drivetribe.com
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FRONT PAGE
La nuova DB11 Volante è l’ultima nata della grande dinastia Aston Martin aperte. Spinta dal poderoso motore 4 litri, V8 doppio turbo, capace di oltre 500 cavalli e dotata di un cambio a 8 rapporti, questa nuova bellissima creatura sarà in vendita dalla primavera 2018 ad un prezzo, indicativo, di 199.000 Euro
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L’ex Formula 1 Scott Speed ha vinto anche quest’anno il campionato Global Rallycross (in pratica il campionato USA) al volante di una Volkswagen Beetle grazie al secondo posto nell’ultima gara, finita alle spalle del compagno di team Tanner Foust. La squadra in questa stagione ha portato a casa ben nove successi in dodici round disputati
chefoto
Volvo e la cinese Geely Holding (proprietaria dell’azienda svedese) hanno annunciato un massiccio investimento (circa 640 milioni di Euro) per il lancio del nuovo brand Polestar e dei primi tre modelli. Polestar sarà il marchio del gruppo dedicato alle vetture ad altre prestazioni elettriche e ibride. Il primo modello, svelato pochi giorni or sono, sarà un coupé ibrido chiamato Polestar 1 e sarà sul mercato a metà 2019 forte di una potenza attorno ai 600 cavalli!
chefoto
Il sito Carfection ha recentemente riunito ben 12 BAC Mono, una vera monoposto, omologata per la normale circolazione, realizzata a liverpool in Gran Bretagna. Ne è scaturito uno spettacolare video di una decina di minuti che vi invitiamo a visionare
chefoto Lewis Hamilton festeggia con Usain Bolt (‌e alla maniera di Usain Bolt) la sua perentoria vittoria al Gran Premio degli USA, svoltosi a Austin (Texas) il 22 ottobre Fotografia Monster Media
#ca
cheroba
Il nuovo video sulla salita Pikes Peak
L’ULTIMA FOLLIA DI
KEN BLOCK
Climbkhana, la nuova serie di video creati da Ken Block, ha il non facile compito di replicare il successo di Gymkhana, la serie virale che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Climbkhana ci portarà a vivere le emozioni di una guida “asfalto e terra” sulle salite più spettacolari del pianeta
l’ultima follia di ken block
Benvenuti nel meraviglioso mondo di Climbkhana! Ovvero: lo sfizio di aggiungere un po’ di salita (climb) allo spettacolo già consolidato della serie video Gymkhana.
Nasce così nuova serie di video creati dal pilota Ken Block, che ha il non facile compito di replicare il successo globale di Gymkhana, la serie virale che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Climbkhana ci portarà a vivere le emozioni di una guida su asfalto e terra sulle strade più spettacolari del pianeta e per il debutto Ken Block ha deciso di affrontare una delle salite
più famose del pianeta: la Pikes Peak in Colorado. Questa strada, che vede sfidarsi ogni anno i coraggiosi piloti iscritti alla Pikes Peak International Hill Climb, è conosciuta anche come la seconda competizione motoristica più vecchia d’America, seconda solo alla 500 Miglia di Indianapolis. Questa velocissima e lunghissima salita, tra l’altro, è anche il “tracciato” che ha visto il debutto di Ken Block nelle gare automobilistiche ormai parecchi anni or sono: “Guardando la TV da ragazzo sono incappato un paio di volte nella Pikes Peak International Hill Climb – ha detto Block – La gara dava l’idea di qualcosa di epico e da subito ho cominciato a sognare di poter correre in quel luogo. Ci riuscii nel 2005 nel Gruppo N, con una vettura da rally poco potente e per niente adatta ad affrontare l’aria rarefatta di quelle altitudini! Per via dei pochi cavalli a disposizione non fu una grande esperienza ma mi innamorai del percorso e della montagna, e ho sempre sognato di poterci tornare nel modo giusto. Aver “attaccato” quel tracciato come facevo nei filmati Gymkhana, e averlo fatto a bordo della Hoonicorn con 1400 cavalli è stato veramente come realizzare un sogno!” A Ken Block è stata concessa un’opportunità unica e rara. La strada solitamente
Il Team Ford Performance ha recentemente presentato in una serie di 5 video dedicata al Progetto e allo sviluppo della Ford Focus RS RX per il Mondiale Rallycross FIA 2017(piloti Ken Block e Andreas Bakkerud). La video series, seguendo lo sviluppo dell’auto su strada e su pista, ha accompagnato il Team Ford Performance, che insieme al Team M-Sport e alla Hoonigan Racing Division ha lavorato per 9 mesi all’ottimizzazione della’auto
l’ultima follia di ken block
chiude al traffico un solo week end all’anno per lo svolgersi della competizione in salita ma il nostro eroe è riuscito a ottenere un permesso speciale che gli ha inoltre consentito di trasformare la Pikes Peak nel suo parco giochi personale.
“Ho corso la Pikes Peak per 16 anni e pensavo di averne viste di tutte i colori – ha dichiarato Zwart – ma vedere il talento di Ken in mostra su questa montagna, e partecipare attivamente alla direzione del film, è stato qualcosa di veramente fantastico.”
Per quanto riguarda la produzione del filmato Block si è ancora una volta affidato al suo amico e partner di Hoonigan, Brian Scotto, che ha diretto il video. Jeff Zwart, otto volte vincitore della Pikes Peak International Hill Climb e direttore di Radical Media, si è anch’esso unito al progetto con il suo ineguagliabile contributo di conoscenze specifiche della location.
Block era pienamente consapevole che per affrontare lo sbalzo di altitudine della Pikes Peak avrebbe avuto bisogno di più cavalli per la sua Ford Mustang Hoonicorn RTR del 1965. E’ nata così la Hoonicorn V2. Un mostro bi-turbo a etanolo da 1400 cavalli, scaricati su quattro gomme Toyo R888R. Sfortunatamente costruire motori così estremi apre la porta al rischio di problemi meccanici e, in aggiunta a giornate di meteo non favorevole, la produzione ha dovuto subire qualche ritardo anche per alcuni guai alla vettura. Ma alla fine Ken era entusiasta: “La vettura è pazzesca! Credo francamente che volesse uccidermi! Prima di aggiungere il doppio turbo già era stata la vettura più divertente che abbia mai guidato... Adesso è ancora più divertente da guidare ma il consumo delle gomme è troppo rapido. Portare questa bestia su questa strada così pericolosa forse non è stata la più grande idea della mia vita. Sono felice di poter dire di essere ancora tutto intero dopo aver guidato la più potente vettura a trazione integrale del mondo”.
l’ultima follia di ken block
l’ultima follia di ken block
Proprio nei giorni in cui i click hanno cominciato a piovere sul primo video di Climkhana, Ken Block ha annunciato che lascerà a fine stagione il Mondiale Rallycross FIA (ove gareggia con una Ford Focus RS) per tornare a privilegiare l’attività degli Stati Uniti. Un vero peccato, perchè Block probabilmente non è il pilota più veloce della galassia… ma è uno showman nato, che fa divertire come pochissimi altri e vanta anche in Europa schiere infinite di fans
#ca
cheroba
La Scultura Orientale
Stonic, l’urban corssover secondo Kia
Con l’arrivo di Stonic, Kia entra autorevolmente nel settore delle “urban crossover”. Il design particolarmente scolpito e distintivo è l’aspetto che più di ogni altro colpisce… soprattutto se calato in un vero museo a cielo aperto come il Labirinto della Masone
la scultura orientale
Era
il 1977 quando lo scrittore argentino Jorge Luis Borges confidò a Franco Maria Ricci di essere da sempre affascinato dal simbolo del labirinto, visto anche come metafora della condizione umana. Franco Maria Ricci, editore, designer, collezionista d’arte e bibliofilo tra i più noti al mondo, non dimenticò mai quella conversazione ed anzi, promise allo scrittore e a se stesso che, prima o poi, avrebbe realizzato un grande e meraviglioso labirinto. Oggi quella promessa è una realtà, si chiama Labirinto della Masone ed è un posto assolutamente incredibile. Sorge a Fontanellato (tra Parma e Reggio Emilia), cittadina che grazie al suo splendido centro storico, alla Rocca Sanvitale e agli affreschi di Parmigianino, racchiude in sé uno straordinario patrimonio artistico e ha saputo affermarsi anche per la buona cucina. Il labirinto (ispirato alle forme del “labirinto romano”) è un dedalo definito da filari di bambù disteso su otto ettari di terreno, progettato da Franco Maria Ricci affiancato dagli architetti Pier Carlo Bontempi, che ha eseguito i sorprendenti edifici, e Davide Dutto che ha progettato la geometria del parco. All’interno vi si trova anche una originalissima cappella a forma di piramide, la biblioteca e il museo. Ma il Labirinto ospita anche la sede della casa editrice Franco Maria Ricci e infine non dimentica gli eccelsi primati gastronomici locali.
la scultura orientale
Ebbene, cosa centra tutto ciò con un’automobile? In un luogo consacrato all’arte, al bello, alle forme scolpite può sembrare blasfemo parlare di un’automobile. Coreana per di più. Eppure affrontare ed osservare questa piccola Kia come una scultura è un esercizio che ci può stare, specie se ricordiamo quanto erano lontane dal gusto europeo (e italiano soprattutto) le vetture orientali solo un paio di decenni or sono. Kia, più della zia Hyundai e più di molte altre firme del “far east”, ha iniziato parecchi anni or sono un viaggio nel design, un percorso che ha portato a forme via via più piacevoli e decisamente “scolpite”, come in questo caso. Ecco perché questa nuova Stonic non è fuori luogo nel Labirinto, all’ombra del gigantesco cavaliere in bronzo dello scultore messicano Javier Marin. Se poi è vero, come è vero, che poco meno del 50% delle automobili vendute in Italia sono scelte in base al design, appare chiaro come la decisione di Kia di puntare forte sull’estetica sia una fatto importante, soprattutto nel nostro mercato. Il gusto europeo ha infatti guidato lo sviluppo del design di Stonic con l’obiettivo di creare un urban crossover glamour ed elegante anche nel look. Ma più che elegante noi lo chiameremmo “scolpito”, delineato in modo netto, originale quanto basta e senza dubbio accattivante.
La nuova e moderna griglia “tiger nose”, le modanature laterali, gli skid plate e i profili sul tetto sottolineano la personalità di Stonic e ne definiscono il design. Nella parte anteriore linee parallele corrono dal cofano verso il posteriore e le superfici scolpite contrastano con il profilo netto della mascherina, dei gruppi ottici e delle prese d’aria. La larghezza di 1760 mm è esaltata dall’andamento avvolgente dei fari e dal design delle luci a LED mentre, a sua volta, il montante del parabrezza arretrato conferisce un’aria sportiva e definisce l’abitacolo che poggia sui robusti passaruota (sottolineando il lungo passo di 2580 mm). Oltretutto questa impostazione rende possibile massimizzare lo spazio abitabile rispetto alla lunghezza totale contenuta in 4.140 mm. Ispirata alla concept Kia Provo, presentata a Ginevra nel 2013, Nuova Kia Stonic verrà proposta con diverse combinazioni di tinte bi-color. La soluzione “two-tone” dona un particolare appeal all’auto, grazie ai giochi cromatici di tetto, specchietti e montante posteriore che, per ribadire il concetto di “scultura”, ricorda le linee del fly di uno yacht. I clienti potranno scegliere fra 23 combinazioni possibili (8 tinte base, 5 tinte tetto/specchietti), assieme alla disponibilità di cerchi in lega da 15 o 17 pollici. Dal canto loro gli interni di Kia Stonic sono coerenti con lo stile degli esterni e combinano linee nette con superfici morbide e raccordate. Nella plancia il pannello verniciato sul lato passeggero riprende il motivo della griglia
© MAURO DAVOLI
la scultura orientale
a naso di tigre mentre le bocchette laterali richiamano la forma dei gruppi ottici. La linea orizzontale che segna la plancia esalta la sensazione di larghezza: leggermente angolata verso il posto guida, ospita lo schermo “floating” da 7 pollici con comandi “touch”. Il volante “D-Shape” e la base piana della Il cuore della gamma di motorizzazioni di Kia Stonic è rappresentato dal leggero e compatto tre cilindri 1.0 T-GDI (Turbocharged Gasoline Direct Injection), che abbina potenza (120 CV, coppia massima 172 Nm) a carattere sportivo ed efficienza. Disponibili anche due quattro cilindri aspirati MPI (Multi-Point Injection): 1.2 litri con 84 CV e 122 Nm di coppia e il 1.4 litri con 100 CV e 133 Nm. di coppia. I consumi più bassi sono appannaggio invece del 1.6 diesel da 110 CV. I cambi sono tutti manuali a 6 rapporti (fatta eccezione per il motore 1,2 litri destinato ai neopatentati che ne ha 5) ma nel prossimo futuro è previsto il lancio di un cambio automatico a doppia frizione con 7 rapporti.
plancia concedono ampio spazio di movimento per le ginocchia, da non dimenticare infatti che Stonic offre un più che buona abitabilità in rapporto alle dimensioni esterne e abbattendo i sedili posteriori lo spazio disponibile sale a un totale di 1155 litri. Per chiudere ricordiamo che Stonic offre anche avanzate tecnologie a dispsizione dei passeggeri, a partire dalla completa integrazione dello smartphone e delle sue funzioni nel sistema di bordo. Lo schermo principale da 7 pollici è compatibile con i sistemi Apple CarPlay™ e Android Auto™ e le varie funzioni sono attivabili col sistema vocale o con quello pinch-and-swipe tipico dei touch screen più evoluti. E sotto il vestito? La struttura di base di Stonic si basa su una scocca costituita prevalentemente di acciai speciali ad alta e altissima resistenza, la cui elevata rigidezza è alla base della capacità di assorbire gli urti in caso di incidente e anche di un comportamento stradale preciso e di una grande silenziosità. L’attenzione dei tecnici si è molto concentrata sulle sospensioni, sviluppate per ottenere un comportamento agile e dinamico. Il rollio è stato ridotto al minimo e lo sterzo è stato reso più rapido degli standard della categoria, mentre il ridotto sbalzo frontale contribuisce ad avere una bassa inerzia nell’inserimento in curva dell’anteriore. Stonic è oggi in vendita in Italia in tre versioni (Urban, Style, Energy), con prezzi che partono da Euro 16.250 sino ad un massimo di 22.750.
la scultura orientale
Il contributo dell’elettronica si manifesta attraverso l’adozione dei più evoluti sistemi di assistenza alla guida che influiscono sulla guidabilità come sulla sicurezza attiva quali l’ESC (Electronic Stability Control) e il VSM (Vehicle Stability Management). Tra i tanti dispositivi in dotazione ci piace ricordare anche l’AEB (Autonomus Emergency Braking System) con riconoscimento pedonale, il Torque Vectoring by Braking (gestione della frenata per controllare il sottosterzo) e il Cornering Brake Control (frenata selettiva della ruota interna per facilitare il mantenimento della traiettoria).
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UNA DINASTIA DI SUCCESSO
DISCOVERY
di lotta e di governo
Discovery è da sempre sinonimo di fuoristrada declinato in modo confortevole e lussuoso: il vero SUV. L’ultima versione è, se possibile, ancora più accogliente da un lato e muscolosa dall’altro. Provare per credere…
discovery di lotta e di governo
Si
un servizio sull’ultima versione della Discovery non è esercizio semplice. Si potrebbe partire dicendo che, alla sua quinta generazione, Discovery è una vettura senza rivali per la famiglia, in grado di ospitare fino a sette passeggeri. E di farlo nel lusso più estremo garantendo il massimo del comfort, altissimi standard di sicurezza e un’affidabilità ormai leggendaria. Certo, si potrebbe aprire così, ma si rischierebbe di dimenticare che in fondo Discovery è, a pieno diritto, membro del Casato Land Rover, divenuto famoso nel mondo per saper sgobbare nelle situazioni ambientali più impervie e per fare sfoggio, quando serve, di forza tremenda e inarrestabile. Tutte queste belle cose, le importanti qualità dinamiche e ad una facilità di guida sorprendente, abbiamo potuto verificarle di persona… e quindi, da dove partire? In realtà fin dal 1948 Land Rover produce autentici 4x4, caratterizzati da una ampia gamma di capacità e che nel corse dei deceni hanno saputo aggiungere quintali di lusso e una spolverata di sano glamour al concetto iniziale di “fuoristrada”. Potremmo dire che Discovery è un’automobile di “lotta e di governo”, che lotta senza risparmiarsi in condizioni estreme ma sa pure governare al meglio le quotidiane esigenze di un normale utilizzo stradale. E a tal proposito ci sono due recenti episodi che crediamo valga la pena conoscere.
discovery di lotta e di governo
Tutte le versioni dell’ultima Discovery montano il sistema di infotainment Touch Pro, con l’eccezionale interfaccia touchscreen da 10” sulla consolle centrale. La connettività digitale è arricchita dall’introduzione del Wi-Fi 4G, più veloce e in grado di offrire una connessione in movimento ad un massimo di otto dispositivi. L’Head-up display di seconda generazione è dotato di un display a colori e annovera maggiori funzioni; può proiettare sul parabrezza, di fronte al guidatore, anche le informazioni del sistema 4x4 e del navigatore. Per la prima volta sulla Discovery è disponibile la ionizzazione dell’aria in cabina, che migliora la qualità dell’aria nell’abitacolo
La prima di queste due storie ci porta in Australia, lungo i 16 chilometri della Lassiter Highway, nel Northern Territory. Laggiù è abbastanza usuale vedere incredibili convogli che fanno apparire i nostri TIR poco più che furgoni. Essendo una terra sconfinata e in larga parte pianeggiante, in Australia esistono strade e autostrade assolutamente dritte, con pochi e impercettibili cambi di direzione. Questa caratteristica ha portato alla nascita dei cosiddetti “road train”, veri e propri treni su gomma, composti da una o più motrici alle quali vengono agganciati parecchi rimorchi. Uno spettacolo davvero impressionante. Ebbene, un paio di mesi or sono, una Land Rover Discovery è riuscita a trainare un road train lungo circa 100 metri per 110 tonnellate di peso! In realtà in Australia i road train hanno normalmente solo quattro rimorchi e sono consentiti d’abitudine per il trasporto di carburante, minerali e bestiame fra le varie comunità rurali. La loro lunghezza massima è strettamente limitata dal Codice a 53,5 metri, cosicché Land Rover ha dovuto richiedere uno speciale permesso per agganciare alla Discovery ben sette rimorchi… senza dimenticare una motrice da 12 tonnellate, necessaria per azionare i freni dei rimorchi stessi. La Discovery TD6 ufficialmente garantisce un peso massimo rimorchiabile pari a 3.500 kg, ma lungo una sezione della Lassiter Highway, chiusa al traffico, grazie al suo
Servizio fotografico realizzato presso Hotel Vanvitelli, Caserta
discovery di lotta e di governo
diesel 3 litri da 258 CV e alla trazione integrale è riuscita a trainare il road train per 16 chilometri. La Discovery in questione montava una trasmissione automatica standard, a 8 rapporti, con il normale sistema di trazione integrale. Sul road train erano inoltre state caricate 10 tonnellate di zavorra, per raggiungere l’obiettivo delle 110 tonnellate. “All’inizio, quando Land Rover mi ha contattato, non credevo che il veicolo potesse farcela – ha dichiarato John Bilato, Managing Director di G&S Transport, che era alla guida della vettura – perciò sono rimasto sorpreso dalla facilità con la quale la Discovery ha trainato le 110 tonnellate del road train. La dolcezza dei cambi di marcia, sotto un tale carico, è stata veramente impressionante.” Interessante anche il commento di Quentin Spottiswoode, Product Engineer di Land Rover: “La capacità di traino è da sempre una parte rilevante del nostro DNA ma il traino di una motrice e sette rimorchi, vincendo la resistenza al rotolamento di così tante ruote, rappresenta una grande impresa. Ci aspettavamo che il veicolo si comportasse bene, ma ha superato il test a vele spiegate raggiungendo i 44 km/h lungo i 16 km del percorso.” Con 600 Nm di coppia la Discovery TD6 è ben equipaggiata per il traino pesante. Il monoturbo 3 litri da 258 CV presenta una ricircolazione dei gas di scarico a bassa pressione ed una pompa olio a doppio stadio,
discovery di lotta e di governo
che potenziano reattività ed efficienza. Di conseguenza, il modello diesel fa registrare emissioni di CO2 pari a soli 189 g/km e un consumo di 7,2 litri per 100 km.
Jamie Oliver è un fenomeno mondiale nel campo della cucina e delle campagne per una sana alimentazione. Dopo la scuola iniziò la carriera di chef presso il River Café, dove fu scoperto da una società di produzione televisiva: nacque così la trasmissione Naked Chef. Nel 2001 Jamie lasciò la trasmissione per aprire il primo dei suoi 15 ristoranti a Londra, seguito da altri, in Cornovaglia ed Olanda. Pochi anni dopo diresse una campagna a favore della qualità delle mense scolastiche britanniche, apportando enormi cambiamenti al sistema. La sua Food Foundation lavora ovunque per portare i propri programmi di educazione alimentare nelle scuole di ogni livello. Le campagne di Jamie tutt’ora mirano a rivoluzionare l’alimentazione delle persone e delle loro famiglie
Ma, come detto, Discovery non è solo forza bruta, è anche lusso e comfort e ciò ci porta alla seconda storia, a dir poco sorprendente, che ci parla di puro divertimento e famiglie numerose. Per incontrare mr. Jamie Oliver, protagonista di questa seconda sfida, dobbiamo però spostarci in Gran Bretagna. Jamie è un rinomato chef, proprietario di ristoranti di successo, scrittore e divulgatore del mangiare bene. Ok, lo sappiamo, per noi italiani parlare di cucina con un inglese può sembrare quasi un insulto… ma in questo caso vale proprio la pena andare a scoprire cosa ha combinato mr. Oliver. La divisione Special Vehicle Operations (SVO) di Jaguar Land Rover si è infatti prestata alla realizzazione di un’idea di Jamie: realizzare una super-cucina su quattro ruote, dotata di una attrezzatura completa, che comprende tra l’altro anche slow cooker, barbecue, oliera, gelatiera e zangola, per fare il burro in movimento. Il risultato è veramente incredibile se pensiamo che questa Discovery è in grado di deliziarci anche con un tostapane nella consolle centrale e un girarrosto pilotato dalla presa di forza. Altre caratteristiche ingegnose comprendono una pentola slow cooker posta
discovery di lotta e di governo
vicino al motore, una macchina per la pasta, un piano di cottura a gas ed un piano di lavoro e da pranzo estraibile. Senza dimenticare un orto d’erbe aromatiche ed un portaspezie ai finestrini posteriori. Racconta Jaime Oliver: “Ho affidato a Land Rover un’impresa pazzesca, la creazione di un’impensabile cucina su ruote. Ho sognato in grande e chiesto molto, ma quello che hanno fatto è sbalorditivo. Non potevo credere che avrebbero veramente messo una slow cooker vicino al motore e il contenitore dell’olio nel bagagliaio, ma l’hanno fatto. Ora questa Discovery è meravigliosa, su misura per me e per la mia famiglia.” David Fairbairn della SVO ha così commentato l’impresa: “Noi del Team non avremmo mai pensato che qualcuno ci chiedesse di realizzare delle ruote per fare il burro, ma è stato divertentissimo lavorare alle idee di Jamie e riuscire a realizzarle. Lui voleva vedere fin dove era possibile spingere i limiti di versatilità del veicolo e noi abbiamo accettato la sfida. La Discovery è sempre al fianco dei nostri clienti nelle avventure di ogni giorno, e con questo veicolo abbiamo voluto offrire a Jamie ed alla sua famiglia la possibilità di cucinare ovunque.” E con 2.500 litri di bagagliaio e gli ingegnosi portaoggetti a disposizione, la versatile Discovery a sette posti era il veicolo perfetto per questa sfida.
discovery di lotta e di governo
scheda tecnica
Ingenium Ingenium TDV6 Si6 TD4 180PS4WD SD4 240PS4WD 258PS4WD 340PS4WD Automatic Automatic Automatic Automatic
MOTORE
4 cilindri in linea common rail diesel, 16 valvole
Cilindrata
1998.68cc 1998.68cc 2993cc
2995cc
Potenza massima
180PS (132kW) @ 4000rpm
240PS (177kW) @ 4000rpm
258PS (190kW) @ 3750rpm
340PS (250kW) @ 6500rpm
Coppia Massima
430Nm (317lb ft) @ 1500rpm
500Nm (368lb ft) @ 1500rpm
600Nm (443lb ft) @ 1750-2250rpm
450Nm (332lb ft) @ 3500-5000rpm
4 cilindri in linea common rail diesel, 16 valvole
V6 common rail diesel, 24 valvole
V6 benzina, 24 valvole
Euro standard EU6 EU6 EU5 EU5 Transmission
ZF (8HP45) 8-speed automatic
ZF (8HP70) 8-speed automatic
ZF (8HP70) 8-speed automatic
ZF (8HP45) 8-speed automatic
Capacità serbatoio carburante 77 77 85 89 Freni
Anteriore: dischi ventilati da 360mm / Posteriore: dischi ventilati da 350mm
Sterzo
Electric Power Assisted Steering (EPAS) rack and pinion
Trazione
Integrale permanente
CERCHI E PNEUMATICI Cerchi
7.5 x 19” 7.5 x 20” (Aero wheel) 8.5 x 20” 9.5 x 21” 9.5 x 22”
7.5 x 19” 7.5 x 20” (Aero wheel) 8.5 x 20” 9.5 x 21” 9.5 x 22”
7.5 x 19” 8.5 x 20” 9.5 x 21” 9.5 x 22”
7.5 x 19” 8.5 x 20” 9.5 x 21” 9.5 x 22”
Pneumatici
235/65R19 255/60R19 235/60R20 255/55R20 275/45R21 285/40R22
DIMENSIONI (MM)
Lunghezza: 4970 Altezza: 1846 Larghezza con specchietti chiusi: 2073 Larghezza con specchietti aperti: 2220 Passo: 2923 Carreggiata anteriore: 1692 Carreggiata posteriore: 1686
PRESTAZIONI 0-100km/h (secondi) 10.5 8.3 8.1 7.1 80-120km/h (secondi) 8.2 6.0 6.0 4.6 Velocità massima 189km/h 207km/h 209km/h 215km/h Consumo (EU urbano)
7.1L/100km)
7.6L/100km)
8.3L/100km)
14.2L/100km)
Consumo (EU extra urbano)
5.4L/100km)
5.5L/100km)
6.5L/100km)
9.3L/100km)
Consumo (EU combinato)
6.0L/100km)
6.3L/100km)
7.2L/100km)
10.9L/100km)
Emissioni CO2
159g/km 165g/km 189g/km 254g/km
PESO (A vuoto - kg)
2099
2109
2223
2148
Queste in sintesi le dotazioni della Discovery di Jamie Oliver Slow Cooker Orto di erbe aromatiche
Capienza 4,7 litri Capacità 8 piantine
Portaspezie
Per 11 vasetti di spezie
Cassetto portaspezie Set olio/aceto
Per 5 vasetti di spezie piccanti Due contenitori da 500 ml
Piano di lavoro da cucina ripiegabile e scorrevole Macinasale e macinapepe Zangole
Largo 1 m, alto 1,5 m, con 2 fuochi a gas e lavello Selezionabile dal comando del cambio: 3 zangole da 5 litri
Gelatiera
Una, da 5 litri
Tostapane Integrato Cassetto portamarmellate Girarrosto e macchina per la pasta
Per due fette 3 vasetti e un coltello Lunghezza 1,6 metri in posizione estesa
Mortaio con pestello
Altezza 150 mm, diametro 76 mm
Barbecue Land Rover ispirato alla griglia
Doppia griglia da montare sulla struttura metallica pieghevole
Montata nel vano motore Accessibilità dall’esterno: dal finestrino posteriore destro Accessibilità dall’esterno: dal finestrino posteriore sinistro Integrato nel piano di lavoro estraibile Azionamento tramite la leva delle frecce, contenitori nel portellone Struttura in alluminio, rivestimento in pelle e superficie impiallacciata Ricavato dal comando originale del veicolo Corpo in alluminio lavorato montato sulle ruote, recipiente stazionario contrappesato e paletta sul dado ruota Corpo in alluminio lavorato montato sulla ruota, recipiente stazionario contrappesato e paletta sul dado ruota Nella consolle centrale Dietro il controllo climatizzatore Girarrosto e macchina per la pasta montate frontalmente, con presa di forza dietro il distintivo Land Rover; per 3 polli, o 1 tacchino / coscio d’agnello / maialino Accessori da cucina in alluminio, pestello appesantito Accessorio da cucina; griglia ispirata a quella della Land Rover, racchiusa in una tanica da 25 litri modificata
#ca
chestoria
L’incompiuta Con la produzione di una serie limitata di Shelby Cobra Daytona Coupe big-block, Shelby American porterà alla conclusione il progetto “Arma Segreta”, concepito da Carroll Shelby per la 24 Ore di Le Mans del 1964. La prima delle sei vetture in alluminio (presentata in agosto durante il Monterey Car Week) è stata costruita seguendo le specifiche originarie degli anni sessanta di Niccolò Gargiulo
Il Ritorno della Shelby Cobra Daytona Coupe
l’incompiuta
Nel
1964, Carroll Shelby chiese al rinomato costruttore John Ohlsen di allungare il telaio di una delle sei Daytona Coupe per sostituire il motore Ford 289 con un big-block di ispirazione NASCAR. Questo particolare prototipo doveva essere la vera ”Arma Segreta” di Shelby per la 24 Ore di Le Mans del 1964. Bob Bondurant, uno dei piloti collaudatori del progetto big-block, ebbe a dichiarare che l’incredibile coppia motore di quella Cobra gli consentiva di compiere sgommate e di mettere di traverso la vettura in ogni marcia e arrivò anche a ipotizzare che quella Shelby avrebbe potuto superare i 320 km/h a Le Mans. Infatti, con un peso di 997 kg, un’aerodinamica eccellente e con la potenza del motore big-block, la vettura sarebbe stata, almeno sulla carta, incredibilmente competitiva. Ma il destino beffardo si mise di traverso, frustrando le aspettative del costruttore americano. Il camion che stava trasportando la CSX2286 a Le Mans fu infatti coinvolto in un incidente nel quale la vettura rimase gravemente danneggiata e non fu possibile ripararla in tempo per partecipare alla classica francese. Per farla breve, questa particolare configurazione di Shelby non fu in grado di compiere nemmeno un giro di pista e venne riadattata alla configurazione small-block da Shelby American. Dan Gurney e Allen Grant guidarono la CSX2286 a Le Mans con il motore meno potente l’anno seguente, senza però terminare la gara.
Le nuove Daytona Coupe big-block rispettano le specifiche della vettura modificata da Ohlsen, e si basano su un telaio in alluminio allungato di 762 mm per accomodare il potente big-block 427 (fornito da Shelby Engine Company) e saranno disponibili per essere verniciate con qualsiasi livrea da corsa. Insieme al motore da 550 cavalli verrà montata una trasmissione a quattro marce assolutamente fedele ai canoni dell’epoca. Il numero di serie CSX2000 verrà assegnato a ogni esemplare per ottenere la registrazione ufficiale nel Shelby Registry. “Si tratta di un’incredibile opportunità di diventare proprietari di un vero e proprio esemplare da collezione” - ha detto Gary Patterson, presidente di Shelby American - allo stesso modo delle sei vetture small-block costruite negli anni sessanta, queste Daytona Coupe 427 rappresentano un indelebile tributo ad un’altra innovativa vettura da corsa Shelby, che avrebbe sicuramente colto il mondo delle corse di sorpresa. Queste Coupe rappresentano veramente, fin nell’ultimo dei dettagli, quella “’Arma Segreta” che Carroll Shelby concepì nel 1964”. La CSX2603 ha debuttato in agosto a Laguna Seca in alluminio cromato, con due strisce bianche ad accompagnare una singola fascia blu, con il numero 4 ad adornare la fiancata… proprio nella livrea prevista per la CSX2286 in occasione della 24 ore di Le Mans del 1964.
l’incompiuta
l’incompiuta
Joe Conway, amministratore delegato di Carroll Shelby International e di Shelby American ha dichiarato: “Ci stiamo occupando di questa “questione in sospeso” a nome di Carroll Shelby. Il progetto ha assunto nel corso del tempo diverse denominazioni e fu noto per un periodo come “la vettura che mai fu”, non avendo mai partecipato a competizioni motoristiche. Ci stiamo impegnando a completare questa impresa portando alla luce sei esemplari di Daytona Coupé da corsa, lo stesso numero di vetture small-block che furono costruite negli anni sessanta”
ca
Nuova Bentley Continental GT
FRONT PAGE
Ancora una volta la Casa Britannica alza l’asticella e ci propone un’automobile straordinaria. La nuova Continental GT è una grandiosa testimone del lusso e design britannico. Le nuove forme aerodinamiche contribuiscono al design della nuova vettura di Niccolò Gargiulo
aeroscultura
Il
DNA alla base della nuova Continental GT può essere ritracciato nei sei decenni a partire dal 1952, quando nacque la R-Type Continental. Lo spirito della R-Type Continental venne fatto rivivere nel 2003 quando Bentley decise di lanciare la prima Continental GT. Fu la vettura che definì un nuovo segmento: il Luxury Grand Tourer. Le tre linee che caratterizzarono la R-Type (della fiancata e del tetto) sono oggi parte integrante della Continental GT e danno vita ad una vettura moderna, capace però anche di riportarci alle sue origini. Vi è una innata bellezza nella forme geometriche perfette, ripetute in tutti i dettagli della nuova Continental GT. La nuove finiture ‘Cotes de Geneve’ della plancia, ispirate dalla meccanica di precisione degli orologi di lusso (una prima assoluta nel mondo dell’automobile), sono scolpite su alluminio spesso 6 mm. Ogni striscia di 5 mm viene incisa con precisione, con un angolo leggermente inclinato per garantire il senso di tridimensionalità della superficie. La precisione delle linee geometriche rende l’auto unica ma altrettanto riconoscibile: dalla griglia anteriore ai passaruota posteriori, la nuova GT si fa riconoscere indubbiamente come una Bentley. Attingendo al mondo degli aerei, Bentley ha impiegato la tecnologia Superforming che venne impiegata per costruire aeroplani che hanno segnato la storia dell’aviazione e che, consentendo di lavorare l’alluminio a 500 gradi centigradi, e che ha garantito ai designer l’opportunità di creare forme complesse, linee più nette e profonde e “scolpire” una vettura più muscolare, dotata di forme atletiche, potenti ma allo stesso tempo aggraziate.
aeroscultura
Quando un cristallo perfettamente intarsiato viene guardato in controluce ogni sfaccettatura riflette la luce in modo unico, evidenziandone la tridimensionalità. La lavorazione del cristallo è stata infatti presa come ispirazione per il design dei fari anteriori della Continental GT, che catturano la luce come fossero diamanti. I proiettori utilizzano la più aggiornata tecnologia LED matrix, ma è il design dei gruppi ottici a fare da padrone. Il risultato finale assomiglia ad una gemma illuminata, un effetto a sua volta amplificato quando la sequenza opzionale di ‘benvenuto’ accende gradatamente i fari mentre ci si avvicina alla vettura
aeroscultura
La Continental GT è infatti la prima vettura di produzione con l’intera fiancata creata grazie alla tecnologia Superforming. Un marchio di fabbrica di tutte le Bentley recenti è l’accostamento e l’integrazione di materiali sofisticati con la più moderna tecnologia. Mantenendo questa filosofia, Bentley ha dotato l’interno della nuova Continental GT di una console centrale a tre lati, che ruotano a seconda della funzione richiesta del guidatore. A prima vista non sembrano essere presenti display, ma all’accensione della vettura il meccanismo centrale ruota per rivelare il touch screen più grande mai installato su una Bentley, con un display a retina da 12,3 pollici. Sul terzo lato della console sono presenti tre eleganti quadranti analogici: il termometro esterno, la bussola e il cronometro. Una presentazione molto “teatrale” che senza dubbio accresce l’esperienza emozionale all’interno dell’abitacolo. Anche per quanto concerne le finiture sono state esplorate nuove strade. Bentley ha infatti raggiunto un nuovo livello di qualità con l’utilizzo di pelle e legno all’interno della vettura con un’inedita configurazione creata dagli esperti artigiani della sede Bentley di Crewe. Ci sono voluti ben diciotto mesi di lavoro per trovare la giusta combinazione di cuciture e ricami per rendere la nuova Bentley Continental GT ancora più esclusiva. E a conferma dell’impegno della casa inglese a creare un prodotto di altissima qualità artigianale viene in aiuto un’altra interessante statistica: servono un migliaio di persone che impiegano circa 100 ore di lavoro a testa per completare ogni Continental GT.
aeroscultura
#ca
cheleggenda
A Caserta tra ricordi ed emozioni
La Grande Bellezza
La Coppa dei Borbone e la rievocazione “Circuito Automobilistico� hanno portato numerose e meravigliose auto storiche nel regale scenario della Reggia di Caserta Fotografie di Achille Cortellessa
la grande bellezza
Ricordi
ed emozioni: con le auto storiche esposte come opere d’arte e la Reggia di Caserta a fare da quinta, la Coppa dei Borbone 2017 ha saputo vincere la sua duplice sfida. L’edizione 2017 della Coppa, alla quale hanno partecipato decine di equipaggi giunti da tutta Italia, è stata anche l’occasione per rievocare, con un diverso animo, la diciottesima edizione del Circuito Automobilistico di Caserta, disputatasi nel 1967. Quella fu infatti l’ultima edizione della gara (la cui prima edizione risaliva al 1928), funestata da un tragico incidente multiplo in cui persero la vita ben tre piloti. Proprio a causa di quell’incidente nel 1967 non venne effettuata la premiazione ma quest’anno, al termine della manifestazione organizzata dall’Automobile Club di Caserta e Aci Storico, il pilota di Formula 3 Antonio Maglione, nativo di Napoli e romano d’adozione, è stato proclamato vincitore di quella gara di 50 anni fa.
la grande bellezza
“Avevamo un conto aperto con questa triste pagina casertana che speriamo di aver alleggerito in qualche modo attraverso ricordi ed emozioni” ha dichiarato Antonello Salzano, presidente AC, a margine della manifestazione durante la quale è stata svelata anche una targa nel tratto di strada in cui avvenne il tragico incidente. Una cerimonia toccante, svoltasi alla presenza di Beatrice e Daniela Russo, figlie del pilota Geki Russo che perse la vita in quella maledetta domenica del “67.
foto VG
La Coppa dei Borbone, che si è riconfermata una delle manifestazioni per auto d’epoca più riuscite e attraenti della penisola, ha fatto tappa anche a Capua, Pietramelara e San Leucio, per poi concludersi con la premiazione del Concorso d’Eleganza e della gara di regolarità, che si è svolta domenica 24 settembre davanti alla Reggia di Caserta. All’evento hanno partecipato numerosissime e rare vetture ante-guerra, dell’immediato dopo-guerra, degli anni ‘60 e ‘70.
la grande bellezza
foto VG
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la grande bellezza
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la grande bellezza
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la grande bellezza
I PREMIATI Categoria Best of Show 1° n° 2 – Sante Cesari Alfa Romeo 1750 GS Zagato del 1931 2° n° 5 - Alessandro Brozzetti OM 665 SS del 1930 3° n° 11 - Giuliano Bensi Cisitalia 202 del 1947 Premio Gentleman Driver 2017 n° 24 – Paolo Mazzotto Lancia Aurelia B20 GT III Serie del 1953 Miglior Equipaggio proveniente dall’estero n° 35 – Marino Valenzise Alfa Romeo Giulia SS del 1963 Categoria Vettura anni 70 n° 39 - Francesco Maria Caristo Maserati Ghibli SS del 1970 Premio del Pubblico n° 16 – Nicola Sculco Maserati 200 S del 1956 Premio del Presidente dell’Aci Caserta n° 14 – Vittorio Giampiccolo Jaguar XK 140 OTS del 1955 Premio auto più particolare n° 8 – Giorgio Onori Morgan Super Sport del 1938
#ca
checorse
CORTESIe di Marco Cortesi
FOTO © FERRARI
GT v
LE COMPETIZIONI A RUOTE COPERTE SONO A UN BIVIO
vs MONDO REALE Il motorsport affronta il “new normal” e, in particolare nel mondo delle gare Gran Turismo, c’è chi vince, chi perde e chi guarda al futuro
gt vs mondo reale
Il
mondo delle competizioni a ruote coperte è a un bivio. Sembra aver scoperto di colpo che non c’è spazio per tutti… e i diversi campionati che sembravano il vero stato dell’arte del motorsport si sono trovati, non senza che qualcuno avesse lanciato l’allarme tra lo stridere delle cicale, a dover fare i conti con una realtà brutale. Che non ci fossero più tanti soldi da spendere allegramente come nei ruggenti anni pre-crisi, quello si era capito, ma mai come oggi le corse automobilistiche si erano trovate a fare i conti con un’infornata di vita reale: vuoi avere successo? Vuoi sponsor, budget e costruttori? Devi proporre un prodotto credibile e di alto livello che giustifichi l’in-
René Rast, vincitore con la Audi RS5 del ampionato DTM 2017
vestimento in termini di immagine, business, risultati. Non solo un’idea. Per alcuni versi si è trattato di una rivoluzione perfino auspicabile. Basti guardare l’esempio del Mondiale Endurance e delle sue super LMP1. Sono inaccettabili budget da 200 milioni di euro? In Formula 1 il ritorno mediatico li giustifica, in particolare con la battaglia Ferrari-Mercedes più accesa che mai. Viceversa nella classe riservata alle barchette ibride non è bastato proporre una tecnologia alla moda: il seguito è migliorato, ma non ha raggiunto valori di eccellenza, anche per via dei pochi partecipanti. Ergo: no, 200 milioni non erano e non sono accettabili.
E, come nel mondo reale dietro l’angolo ci sono teenager che su YouTube hanno più utili di grandi aziende, anche il motorsport ha avuto il suo golden boy che, con investimenti limitati, è riuscito a offrire un ritorno positivo cannibalizzando tutti: la Formula E. Nel mezzo, tanti campionati e categorie affrontano la sfida dell’economia del “new normal” e un pubblico che, nel frattempo si è parecchio evoluto. In particolare la situazione è variegata nelle serie Gran Turismo: c’è chi vince e chi perde. Tra i primi sicuramente è la classe GTE, con vetture (poco) derivate dalle sportive di serie. Anche in questo caso, le prestazioni sono altissime e i budget non particolarmente
bassi, ma il ritorno si è rivelato più che sufficiente. Le GTE, Ferrari 458, Ford GT, Corvette, Aston Martin, Porsche e compagnia, riescono a correre in Europa e USA con le stesse regole, prendendo parte a tutte le gare più storiche del panorama dell’endurance (Daytona, Sebring, Le Mans…), portando grande visibilità ai rispettivi costruttori e affascinando gli amanti delle supercar oltre a molti spettatori casuali. In più l’elemento più importante: le gare sono spettacolari, con tutte le vetture spesso separate da distacchi nell’ordine del mezzo secondo soltanto. Non giri ma decimi. Non stupisce pertanto che siano arrivate nuove adesioni. Nel 2018 arriverà BMW
Seguitissima in Giappone la serie Super GT vede sfidarsi da sempre (e con gran dovizia di messi) Honda, Nissan e Lexus
gt vs mondo reale
Dopo aver calcato con successo la scena della classe GT3 (dove si sfidano tutti i grandi marchi Gran Turismo) BMW ha annunciato che nel 2018 arriverà nel mondiale con un’inedita M8 GTE
gt vs mondo reale
con la sua M8 e ci sono diversi player da lungo tempo alla finestra come McLaren ed il gruppo VW, tramite Lamborghini. Non è tutto rose e fiori, viste le polemiche contro alcune case, ree di aver realizzato i modelli stradali ampiamente sottocosto solo per omologare delle “astronavi” da corsa. Ma è storia vecchia, e di esempi ce ne sono sempre stati. Straordinari sono anche i risultati del Super GT giapponese. La categoria di punta del panorama nipponico ha scelto di investire tutto sullo show. Niente paddock di lusso e hospitality faraoniche. Solo prestazioni altissime, sfide accese, piloti che diventano eroi agli occhi dei fan. Ne conseguono numeri televisivi altissimi e
tribune piene: nel mondo reale di cui abbiamo parlato, anche questi dati contano. Dove invece le megastrutture spopolano è il DTM. Con un pubblico comunque presente, ma non in grado di sostenere gli investimenti, la serie tedesca è vicinissima al baratro: uno dei tre costruttori presenti (Mercedes) ha staccato la spina, lasciando per il 2019 la prospettiva di uno schieramento misero da 12-14 vetture. Ma come avvenuto per il WEC, la disperazione è la principale forma di motivazione a scendere a miti consigli. L’ITR, organizzatore della serie, ha prontamente rivalutato i piani di convergenza regolamentare con la serie GT giapponese, tanto che una Lexus e una Nissan, guidate ri-
La costosa classe LMP1 sta vivendo un rapidissimo declino. Dopo l’abbandono di Audi a fine 2016 è arrivato ora il ritiro di Porsche. Resta solo Toyota (nella foto segue una Porsche) ma la cosa non è ancora del tutto sicura
spettivamente dall’ex F.1 Heikki Kovalainen e dal pluricampione Ronnie Quintarelli, si sono perfino esibite, andando fortissimo, nella finale DTM di Hockenheim. Ma anche se il DTM adotterà i motori turbo, ciò non rende automaticamente rosee le aspettative: si tratta di una serie simile al Super GT ma senza la competizione tra gommisti a tenere tutti sul filo, senza le insidie della durata, senza una seconda classe che riempie lo schieramento, senza rifornimenti e cambi pilota e, soprattutto, con giochi di squadra smaccati e sfacciati, che tolgono gran parte del fascino alla competizione. In altre parole: il problema per il DTM non è di tecnica quanto di filosofia sportiva, o mancanza di essa.
Per converso, tutti devono confrontarsi invece con un mondo, quello della GT3 internazionale, creato dalla SRO di Stephane Ratel, che è in pieno boom tanto che, dal prossimo anno, si è deciso di limitare la partecipazione delle case ufficiali. Tutto ciò per andare incontro ai piloti dilettanti, i “gentleman” sui quali il businessman transalpino ha fatto fortuna e che riempiono gran parte degli schieramenti. Nel frattempo, ci si chiede dove potranno finire le risorse di Mercedes e VW, dato che la Formula E da sola non è in grado di compensare, se non in piccola parte, il personale e l’engineering liberati da WEC e DTM. Risorse che aumenteranno ulteriormente con la scelta del monomotore per la serie che sostituirà la Formula 3 e la unirà alla GP3 Series. FOTO DREW GIBSON
Anche Ford ha scelto la classe GT per gareggiare nelle classiche Endurance, andando a sfidare gli “europei” Porsche e Ferrari sul loro terreno
gt vs mondo reale
Anche Aston Martin, tra alti e bassi, è sempre presente nel WEC da parecchi anni
#ca
checorse
Una scelta strategica per Peugeot Sport
L’accendiamo? Campione del Mondo a squadre nel 2015, vice-campione nel 2016: mentre il campionato del 2017 è in pieno svolgimento Peugeot Sport annuncia un aumentato impegno nel Campionato del Mondo Rallycross
l’accendiamo?
A
sperarci di più erano stati i connazionali di ACO (Automobile Club de l’Ouest), che per rilanciare il “loro” Campionato del Mondo Endurance e garantire successo alla “loro” 24 ore avevano creduto, spinto e sgomitato per tornare ad avere Peugeot in pista. Ma così non è stato. Peugeot non ci sta e con il ritiro in sequenza stretta di Audi e Porsche ora resta soltanto (forse…) Toyota tra i grandi costruttori al via del WEC e di Le Mans. E proprio nei giorni in cui si scioglie la speranza/preghiera di una Peugeot nuovamente formato 24 Ore ecco giungere un annuncio importante dalla Casa del Leone, che nello sport continua a credere eccome, meglio però se con una bella dose di fango e polvere a scaldare l’ambiente.
Se da un lato Peugeot vuole continuare a giocare un ruolo da protagonista nei grandi Rally Raid (Dakar in primis) viene infatti confermato anche l’impegno nel Mondiale Rallycross, che gli addetti ai lavori chiamano per brevità WRX. La presenza della Peugeot 208 in queste competizioni non è una novità ed è
pienamente giustificata in un campionato così spettacolare e “giovane” che, oltretutto, offre una visibilità internazionale di grande rilievo sia in televisione che sul web. Il titolo 2017 è stato appannaggio della VW Polo dello svedese Kristofferson ma a nessuno è sfuggito che le grandi star in gara fossero Ken Block (Ford) e Sébastien Loeb, alfiere Peugeot con un curriculum che ci vorrebbe un libro intero per contenerlo: senza il minimo dubbio uno dei piloti più vincenti dell’intera storia delle corse a quattroruote. Le ambizioni mondiali e la visibilità del WRX sono perfettamente in linea con il piano di sviluppo commerciale di Peugeot nei paesi extraeuropei. Il calendario (le date 2018 saranno svelate fra poco) si articola oggi in 12 gare disputate in 3 continenti ma Peugeot Sport sta lavorando a stretto contatto con il promotore IMG per aggiungere nuovi appuntamenti negli altri continenti. Inoltre, nell’ambito del suo piano che punta a proporre l’80% dei modelli in versione elettrica entro il 2023, Peugeot è pronta ad accompagnare l’evoluzione della serie verso tecnologie di mobilità a impatto zero, grazie all’introduzione dell’interessante classe E-WRX per vetture a motorizzazione elettrica. E lo farà di nuovo con Sébastien Loeb, che ha annunciato di voler continuare l’avventura in un campionato in cui la concorrenza si intensifica di anno in anno: “La classe E-WRX offre una straordinaria opportunità di potermi tuffare in una nuova esperienza davvero “elettrizzante” ed essere ancora più vicino ai miei tifosi con il WRX. Sono impaziente di scoprire questa nuova frontiera sportiva”.
l’accendiamo?
Jean-Philippe Imparato, membro del management Peugeot Sport: “Peugeot vuole impegnarsi in una nuova sfida con l’idea di accompagnare la sua transizione energetica, ma anche per creare un legame forte ed esclusivo con i nuovi clienti e le nuove generazioni. Il campionato E-WRX risponde perfettamente a questa strategia. Il nostro ambasciatore Sébastien Loeb ci sosterrà in questa nuova avventura molto audace con l’obiettivo di vincere il titolo nel 2018. Per questo intensifichiamo gli sviluppi avviati da Peugeot Sport e valutiamo la gestione sportiva assicurata dal 2014 dalla famiglia Hansen”
l’accendiamo?
La Peugeot 208 GTi by Peugeot Sport mette in mostra il suo DNA sportivo già al primo sguardo grazie ad una personalizzazione estetica che di certo non la fa passare inosservata. Cerchi in lega da 18” di colore nero opaco che fanno intravedere l’impianto frenante maggiorato, codolini passaruota, calandra dal design specifico e totale assenza di cornici cromate. Al posteriore il trattamento by Peugeot Sport prosegue con un nuovo doppio scarico gemellato a sezione tonda e uno spoiler più pronunciato. Gli interni strizzano l’occhio al mondo delle competizioni grazie a sedili sportivi Peugeot Sport con poggiatesta integrato, rivestiti in morbida alcantara, TEP e tessuto. Al posto guida si nota la pedaliera sportiva e il volante di dimensioni ridotte rivestito in pelle traforata con impunture rosse
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chemacchina
RENAULT KOLEOS INITIALE PARISÂ
BATTEZZATA BATTEZZATA DA ARISTOTELE DA ARISTOTELE
Fotografia wikipedia https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=453584
E
Il nome scelto da Renault per la sua ammiraglia suv nasconde molti significati (alcuni sin troppo criptici) che svelano comunque una vettura sincera, comoda, sicura e molto spaziosa
battezzata da aristotele
Un
esercizio interessante spesso è quello di cercare di capire la genesi dei nomi delle automobili, ove spesso si dovrebbero nascondere valori e contenuti che le case cercano di comunicare. Nel caso della Koleos l’esercizio è quanto mai stimolante, perché battezzare un’automobile con un sostantivo greco antico è una sfida non da poco. Cerchiamo di capire: il nome Koleos prende spunto dalla parola francese coléoptère (coleottero), le cui radici greche fanno appunto riferimento a koleos (guaina, fodero) e pteron (ala). I coleotteri infatti presentano ali posteriori molto grandi e fragili, che sono protette da ali anteriori “rigide”, le quali non svolgono più la funzione del volo ma hanno semplicemente il compito di proteggere le ali posteriori e l’addome.
E’ questa una caratteristica identificativa e comune a tutti i coleotteri, dai più grandi ai più piccoli… come la coccinella della fotografia di apertura del nostro servizio. Pare addirittura che nell’antica Grecia il nome completo coleoptera, riferito agli insetti, fu coniato da Aristotele… ma se tiriamo in ballo un personaggio di questo calibro rischiamo di aprire scenari di ben altro peso, forse troppo impegnativi per un autoveicolo, quantunque sicuro e dinamico. Orbene, cosa centra tutto ciò con un suv? Secondo Renault questo nome evoca insieme potenza, vitalità, forza e robustezza: perché i coleotteri sono vitali e potenti (volano) e al contempo molto robusti, grazie alla corazza (koleos). Ma alla Regie hanno pensato che Aristotele non era sufficiente e, per complicare il nostro compito, hanno deciso che la versione top di gamma avrebbe dovuto chiamarsi Initiale Paris. Il riferimento a Parigi è quanto mai trasparente: città elegante, ricca di capolavori, capitale internazionale del lusso e dello stile. Ma è l’abbinamento con Initale che risulta un po’ più ostico. Cosa significa di preciso: la prima di una serie? La lettera inziale? L’originale? Quindi riassumendo abbiamo: Aristotele, un coleottero, Parigi con il suo stile… il tutto condito con “sauce” Initiale. Molto ambizioso e molto francese… verrebbe quasi da affermare che questa Renault è un’automobile che stimola la riflessione.
battezzata da aristotele
La cosa che colpisce maggiormente in questa vettura è il comfort e la qualità degli interni: grande spazio, poltrone comodissime, materiali raffinati, design ricercato, silenziosità in marcia. Con 289 mm di raggio alle ginocchia i sedili posteriori offrono un’eccellente abitabilità, garantita anche da un’altezza libera sopra la testa e da una larghezza alle spalle e ai gomiti che si collocano tra le più importanti della categoria. La Koleos vi accoglie in un vero salotto, dotato oltretutto di tutte le più recenti diavolerie votate a migliorare l’esperienza a bordo.
In strada ha un comportamento molto rilassato e rilassante, che non mette mai in imbarazzo anche grazie ad un cambio CVT che garantisce una guida fluida. Dovendo esprimere una critica ci viene da dire che un po’ più di sprint in certe situazioni non guasterebbe, ma certamente non è questa la caratteristica che va cercando chi sceglie questo vero “incrociatore”. In compenso possiamo testimoniare che si tratta di un’auto parsimoniosa, con livelli di consumo davvero contenuti specie se si pensa che pesa la bellezza 2.300 chilogrammi
battezzata da aristotele
Koleos beneficia di una struttura di acciaio ad altissimo limite di elasticità per la culla motore e di acciaio ad altissima resistenza per la cellula centrale dell’abitacolo, che punta a proteggere l’abitacolo. L’equipaggiamento di sicurezza di serie comprende, in particolare, due airbag frontali che adattano il gonfiaggio in funzione della natura dell’urto e della posizione dell’occupante, due airbag laterali torace/ spalla sui sedili anteriori, due airbag a tendina, degli appoggiatesta anteriori e posteriori anti “colpo di frusta”, ganci Isofix sui sedili posteriori per seggiolini per bambini conformi alla norma i-Size e cinture di sicurezza dotate di pretensionatori con limitatore di carico per tutti i passeggeri
Koleos è un SUV nello stesso tempo alto di gamma e familiare, pieno di dettagli destinati a facilitare la vita degli utenti. Ad esempio il portellone posteriore è equipaggiato dell’intelligente sistema di apertura elettrica automatica: con le mani occupate e la card in tasca basta passare il piede sotto il paraurti per aprire il portellone. Per affrontare le temperature piÚ basse invece questa Renault propone, secondo le versioni, un volante riscaldato e un parabrezza equipaggiato con resistenze elettriche, per uno sbrinamento veloce e facile
battezzata da aristotele
Nel campo della sicurezza attiva, gli equipaggiamenti di base (antipattinamento, controllo di stabilità, ripartitore elettronico della frenata, assistenza alle partenze in salita, ecc.) sono rafforzati da un insieme di dispositivi di assistenza alla guida quali la frenata di emergenza attiva, l’alert per superamento della linea di carreggiata, il sensore dell’angolo morto, l’assistenza alle manovre di parcheggio anteriore, posteriore, laterale e l’Easy Park Assist (parcheggio automatico)
Due le motorizzazioni disponibili sulla nuova Koleos, entrambe diesel (4 cilindri, 16 valvole) e rispettose della normativa Euro6b: - dCi 130: CO2 120 g/km e consumi 4,6 l/100 km ciclo misto (livello ZEN); CO2 128 g/km e consumi 5,8 l/100 km ciclo misto (livello INTENS). - dCi 175 X-TRONIC (disponibile anche con trazione 4x4): CO2 146 g/km e consumi 5,5 l/100 km ciclo misto; CO2 156 g/km e consumi 5,9 l/100 km ciclo misto (versione 4x4) La vettura viene commercializzata in Italia a partire da 31.100 euro nella versione ZEN dCi 130. Sono previste nove tinte per l’esterno (tra cui il Nero Ametista esclusivo per Initiale Paris) e quattro tipi di cerchi: 17’’ Esquis grigio argento, 18’’ Taranis grigio argento, 18’’Argonaute diamantato, 19’’Proteus diamantato
battezzata da aristotele
Fin dal primo livello di equipaggiamento ZEN, Koleos dispone di ABS con assistenza alla frenata di emergenza, Cruise Control, sensori di parcheggio posteriori, Easy Access System, Radio digitale Arkamys con 8 altoparlanti, Bluetooth e comandi vocali con 2 prese USB e 1 jack, sistema di navigazione 3D integrato con Touchscreen da 7”, R-Link2 compatibile con Android Auto e Apple Carplay e Visio System (riconoscimento della segnaletica stradale e allarme superamento della carreggiata). Passando al livello INTENS, il look si arricchisce con i fari Full LED Pure Vision, i cerchi in lega da 18” Bitono e i Privacy Glass. Il livello INTENS dispone di serie di Easy Break, sensore di parcheggio anteriore e Parking Camera, sensore angolo morto e Touchscreen da 8,7”. Infine, il livello INITIALE PARIS, completa la dotazione con l’impianto BOSE da 12 altoparlanti, i cerchi in lega da 19” INITIALE PARIS, il portabagagli con apertura/chiusura mani libere, i sedili conducente e passeggero riscaldabili con regolazione elettrica e ventilati e le sellerie in pelle Nappa nera
battezzata da aristotele
La trasmissione integrale con tecnologia ALL MODE 4x4i assicura una costante sorveglianza dell’aderenza tra le ruote e il suolo, garantendo trazione in qualunque situazione ambientale. Nuovo KOLEOS presenta un comando manuale che consente al conducente di selezionare la modalità di trasmissione: “2WD”, “4WD AUTO” e “4WD LOCK”. In modalità “2WD”, Nuovo KOLEOS è configurato come trazione anteriore permanente, a tutto vantaggio dei consumi. In modalità “4WD AUTO”, il sistema ALL MODE 4x4-i sorveglia costantemente l’evoluzione delle condizioni di aderenza, elaborando le informazioni provenienti dai sensori, per garantire una ripartizione ideale della coppia motrice tra le ruote anteriori e posteriori, e inviare, se necessario, fino al 50% della coppia disponibile sulle ruote posteriori. Infine in condizioni di fuoristrada o di scarsa aderenza (neve, fango, terra, sabbia) e a velocità ridotta (fino a 40 km/h), il conducente può utilizzare la modalità “4WD LOCK”, bloccando la ripartizione 50/50 della coppia tra assali anteriori e posteriori
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La trasmissione automatica X-Tronic è stata progettata per migliorare il piacere di guida e ridurre i consumi rispetto a una trasmissione automatica tradizionale. Contrariamente alle precedenti trasmissioni CVT, la trasmissione X-Tronic di Nuovo KOLEOS (oltre a eliminare i vuoti di accelerazione) è in grado di riprodurre il comportamento delle trasmissioni automatiche multirapporti in presenza di forti accelerazioni. Grazie al rapporto di trasmissione variabile, la trasmissione X-Tronic propone un’infinità di rapporti e seleziona i punti di funzionamento ottimale del motore (a regime e sotto carico), a vantaggio del comfort e dell’acustica. Il conducente ha anche la possibilità di optare per la modalità sequenziale a 7 rapporti, per disporre del freno motore
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Sul fronte del design la Koleos rivendica un evidente family feeling con Talisman e Talisman Sporter, due modelli anch’essi nati dalla matita di Alexis Martot. Gli elementi comuni più visibili sono situati a livello del frontale, con la losanga Renault installata in posizione verticale su un’ampia calandra cromata. Le spalle atletiche e il lavoro realizzato sulle proporzioni, con sbalzi ridotti, caratterizzano a loro volta l’automobile mentre le dimensioni delle ruote (730 mm) e l’altezza contenuta a 1,68 metri tendono a enfatizzare il dinamismo del veicolo. «Nuovo KOLEOS completa il rinnovamento del design della gamma Renault – dichiara Laurens van den Acker, direttore del design – avviato nel 2012 con Clio. Per noi la sfida consisteva nell’immaginare un SUV allo stesso tempo elegante, dinamico e moderno. Per questo, non abbiamo cercato di attenuare le linee caratteristiche dei SUV, ma anzi, le abbiamo accentuate con linee orizzontali, tese e possenti, spalle atletiche e un’altezza dal suolo rialzata. In definitiva, Nuovo KOLEOS incarna una certa forza tranquilla: è un autentico SUV e un’autentica Renault»
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scheda tecnica DIMENSIONI
Lunghezza fuori tutto 4673 Passo 2705 Sbalzo anteriore 930 Sbalzo posteriore 1038 Carreggiata anteriore, cerchi in alluminio 17’’ 1591 Carreggiata posteriore, cerchi in alluminio 17’’ 1586 Larghezza fuori tutto con / senza retrovisori esterni /ripiegati 1843 / 2063 / 1864 Altezza a vuoto 1678 Altezza con portellone aperto a vuoto 2118
VERSIONE (Diesel)
ENERGY dCi 130 ENERGY dCi 175 Manuale 2WD X-TRONIC 2WD X-TRONIC 4WD MOTORE
MOTORE (Common Rail) Cilindrata (cm³) 1,598 Alesaggio x corsa (mm) 80 x 79.5 Numero di cilindri / di valvole Potenza massima maxi (Kw) 96 Coppia massima (Nm) 320 Regime potenza massima (g/min) 4000 Regime coppia massima (g/min) 2000 Stop & Start Si Distribuzione Catena TRASMISSIONE Manuale Capacità del serbatoio (l) 60
1,995 84 x 90 4/16 130 380 3750
X-TRONIC CAPACITÀ
SOSPENSIONI Tipo avantreno Tipo retrotreno
Tipo Mac Pherson Tipo Multibracci
RUOTE E PNEUMATICI Pneumatici di riferimento
Cerchi in lega 17’’ Pneumatici 225/65R17 102H Cerchi in lega 18’’ Pneumatici 225/60R18 100H Cerchi in lega 19’’ Pneumatici 225/55R19 99V
FRENI Anteriore: dischi ventilati (DV) 296 x 26 Posteriore: dischi pieni (DP) diametro (mm) / spessore (mm) 292 x 16
320 x 28
MASSE (kg) Massa a vuoto 1540 1660 1754 Massa Complessiva Totale 2153 2300 2300 Totale Treno 4153 3950 Massa con rimorchio frenato 2000 1650 Massa con rimorchio non frenato 750
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