#cheauto quando l’auto fa spettacolo
Nr.
33
Febbraio 2019
tutto sulla KIA STINGER
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#cheauto quando l’auto fa spettacolo
Nr.
33
Febbraio 2019
checosac’è #chefoto VIDEO
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#cheroba 18 • L’impronta
#chemacchina 24 • Jeep Renegade • Kia Stinger - VIDEO • Renault Clio Moschino
#chebella 68 • Bella senz’anima
#checorse 78 • 24 ore Daytona
#chestoria 88 • Evoluzione Infiniti • Lambostang Tractorri
#cheleggenda 108 • Fiat 500: il design democratico - VIDEO
#cheamerica 116 • Auto che parlano
#cheauto Periodico mensile digitale automobilistico Via Pesa del Lino 2B 20900 MONZA info@cheautomagazine.com www.cheautomagazine.com
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I clienti americani di Kia possono ora godere di questa maxi-suv che a noi europei è preclusa. Si chiama Telluride ed è spinta da un potente 6 cilindri a V di 3.8 litri, capace di 291 cavalli. La Telluride offre un interno di gran lusso per un numero di occupanti che può arrivare sino a otto
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E’ la più potente Ford di ogni epoca! La versione 2020 della Mustang Shelby GT500 arriverà in autunno con gli oltre 700 cavalli (!!!) del suo V8 turbo da 5.2 litri. Se la cava in meno di 11 secondi sul quarto di miglio (misura classica delle gare drag, pari a poco più di 400 metri) e Ford la annuncia come la migliore Mustang di sempre anche per quanto riguarda stabilità e frenata
FRONT PAGE
chefoto L’offensiva elettrica della Volkswagen procede a pieno regime. A tal fine la compagnia tedesca sta investendo circa 700 milioni di Euro nello stabilimento di Chattanooga (USA, Tennessee). Laggiù verrà prodotta una nuova generazione di auto elettriche, basate sulla piattaforma modulare MEB, per i mercati dell’America Settentrionale
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Sebastien Ogier e Julien Ingrassia durante la prova speciale di Gap nel recente Rally di Montecarlo. I due francesi, dopo aver vinto negli anni scorsi con Volkswagen e Ford, hanno dato seguito al loro percorso trionfale portando al primo posto Citroen. Ma Hyundai e Toyota si sono mostrate estremamente competitive e il mondiale 2019 promette scintille Foto Jaanus Ree/Red Bull Content Pool
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Anche se piÚ breve che in passato e tutta corsa all’interno dei confini peruviani, anche la Dakar 2019 non ha mancato di emozionare e appassionare i fans di tutto il mondo Foto Eric Vargiolu DPPI Red Bull Content Pool
chefoto Dai e dai alla fine Toyota è riuscita a vincere la Dakar. E’ toccato a Nasser Al-Attiyah (espertissimo pilota del Qatar, al terzo successo personale) di portare al successo il super-pick-up Toyota Gazoo Racing. Un successo netto e chiaro sin dalle prime fasi, con lo squadrone Mini sempre alle spalle e l’unica Peugeot in gara (la privata di Loeb) vittima di parecchi guai Foto Flavien DuhamelRed Bull Content Pool
#ca
cheroba
Sulle nuove Hyundai la tecnologia per leggere le impronte digitali
L’IMPRONTA PER ATTIVARE L’APERTURA CENTRALIZZATA IL PROPRIETARIO DELL’AUTO ORA DEVE SOLO APPOGGIARE IL PROPRIO DITO SULLA MANIGLIA DELLA PORTIERA. LE IMPRONTE DIGITALI VERRANNO ANALIZZATE E RICONOSCIUTE SBLOCCANDO COSÌ LE PORTIERE di Niccolò Gargiulo
l’impronta
La
corsa alle tecnologie più evolute per consentire a conduttore e passeggeri di godere del viaggio in maniera sempre più confortevole e pratica ci regala soluzioni particolari e a volte, dobbiamo ammetterlo, decisamente superflue. Non è così con la “Smart Fingerprint Technology” presentata da Hyundai, una tecnologia utile per aprire e avviare la propria vettura, che farà presto il suo debutto sul SUV Santa Fe.
dificando automaticamente alcune configurazioni quali la posizione del sedile, l’angolo degli specchietti retrovisori e le preferenze del sistema multimediale di intrattenimento. A tal proposito Albert Biermann, Capo della divisione ricerca e sviluppo della casa Coreana precisa: “In futuro prevediamo di espandere l’uso di questa tecnologia, per applicarla anche ad altre configurazioni della vettura quali la posizione del volante e la temperatura del climatizzatore”.
Per attivare l’apertura centralizzata il proprietario dell’auto non deve far altro che appoggiare il proprio dito sul sensore presente sulla maniglia della portiera. Le impronte digitali vengono analizzate e trasmesse al computer di controllo del sistema ubicato all’interno della vettura che, riconoscendole, sblocca le portiere in un brevissimo istante. Il guidatore può inoltre avviare il motore con lo stesso sistema, appoggiando un dito al pulsante di accensione anch’esso dotato di scanner per le impronte digitali. Il sistema fornisce al conducente anche un’esperienza di guida personalizzata, ricordandosi le preferenze di chi guida (associandole alle impronte digitali dei vai conducenti) e mo-
Hyundai ha anche voluto affrontare in profondità le problematiche di sicurezza relative a tale tecnologia. I sensori utilizzano infatti anche un sistema di riconoscimento degli impulsi elettrici rilasciati dal polpastrello, rendendo in questo modo pressoché impossibile aprire la vettura con un set di impronte digitali contraffatte. Hyundai indica che solo in un caso su 50.000 si potrebbe verificare un errore nel sistema, rendendolo così molto più “inviolabile” rispetto ad un sistema di apertura con chiave, anche se chiave smart. Il sistema verrà inoltre costantemente aggiornato da Hyundai, con l’obiettivo di aumentare sempre più il livello di sicurezza, a fronte di nuovi sviluppi di suddetta tecnologia.
l’impronta
Hyundai è swempre più impegnata sul fronte agonistico. Aumenta l’impegno dei rally (con l’assunzione del pluri-campione Loeb) e aumenta anche l’impegno in pista, nella classe turismo TCR. Dopo aver vinto il mondiale con la la i30 guidata dal nostro Gabriele Tarquini ora la casa Coreana ha omologato una versione TCR anche della Veloster, per farla gareggiare in alcuni mercati ove la i30 non è presente. E’ il caso degli Stati Uniti, ove le Veloster N TCR correranno nel Michelin Pilot Challenge, gestite dal team Bryan Herta Autosport. L’auto (al cui sviluppo ha contribuito Tarquini stesso) sviluppa circa 350 cavalli e se la vedrà in pista con Honda Civic Type R TCR, Volkswagen GTI TCR, and the Audi RS3 LMS TCR
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chemacchina
La dinastia Jeep non tradisce
JEEP, MELFI, IT
TALIA
Con la nuova Renegade debutta una gamma di motori sviluppata per garantire massima efficienza nei consumi e ottime prestazioni. Nella Renegade sono presenti tutti i tratti iconici del brand Jeep: la naturale attitudine off road convive con un’anima urbana e un design originale e piacevole
jeep, melfi, italia
L’
operazione Husky ebbe inizio il 9 luglio del 1943. Husky era il nome in codice che gli Alleati avevano riservato all’invasione della Sicilia, da cui furono gettate le basi per la lenta risalita della penisola, poi comunemente conosciuta come Campagna d’Italia. Quella del “43 fu un’estate tragica per il nostro Paese, contrassegnata dalla caduta del regime fascista, dall’armistizio e dal susseguente passaggio del Regno d’Italia sul fronte alleato. Ma, come i libri di storia ci insegnano, la risalita degli alleati lungo la penisola fu lunga e sanguinosa ed anche i piccoli paesi di Melfi e di Pomigliano, oggi sedi di importanti insediamenti FCA, ne furono duramente toccati. Accadde il 26 settembre 1943 (pochi giorni prima il generale Clark aveva dato inizio alla serie di sbarchi sulla costa della Campania), quando le formazioni aeree alleate
bombardarono pesantemente le linee tedesche, arroccate tra Benevento, Foggia, Sarno e, appunto, Pomigliano e Melfi. Fu nei giorni seguenti a quei bombardamenti che gli abitanti di quelle aree fecero la conoscenza con una strana automobile in dotazione all’esercito Statunitense: si chiamava Willys e giocava un ruolo importantissimo nell’organizzazione militare USA. Ma per capire meglio come accadde che oltre 600.000 (!) Willys divennero assolute protagoniste della Seconda Guerra Mondiale occorre fare un passo indietro. Nel corso dell’estate del 1940 le Forze Armate americane informarono le case automobilistiche di essere alla ricerca di un “veicolo leggero da ricognizione” che potesse prendere il posto delle motociclette. L’esercito invitò così molte decine di costruttori a sviluppare un
veicolo che rispondesse ad un lungo elenco di requisiti tecnici tra i quali: • Capacità di carico di circa 270 kg. • Passo inferiore a 190 cm. • Altezza inferiore a 90 cm. • Motore in grado assicurare una velocità di circa 80 km/h • Carrozzeria di forma rettangolare • Trazione integrale e riduttore a due velocità • Parabrezza ripiegabile, tre sedili, fari oscurabili • Massa complessiva inferiore a 590 kg. Inizialmente, Willys-Overland e American Bantam Car Manufacturing Company furono le uniche a dimostrarsi interessate al progetto, ma ad esse si aggiunse ben presto anche Ford Motor Company. Le tre case produttrici entrarono così in competizione per aggiudicarsi l’incarico governativo e costruirono alcuni prototipi a tempo di record. Addirittura
Bantam in solo 49 giorni arrivò alla realizzazione del primo esemplare. Delmar G. Roos progettò il Willys Quad mentre Ford realizzò il modello GP (General Purpose), noto come “Pygmy”, equipaggiato con un motore agricolo Ford/Ferguson riadattato. Dopo la consegna all’Esercito dei primi prototipi fu autorizzata la costruzione di una piccola serie (70 esemplari) e, nel novembre 1940 a Camp Holabird, nel Maryland, l’esercito prese possesso di questi veicoli. Ognuno di questi tre progetti andava oltre il peso richiesto di 590 kg.; ma ben presto fu chiaro che si trattava di un limite troppo basso e questa specifica venne modificata per la successiva fornituradefinitiva. Nel marzo 1941 le Forze Armate passarono alla fase successiva: Bantam doveva costruire 1.500 esemplari del Model 40 BRC, Ford ulteriori 1.500 di una versione modificata e migliorata del Pygmy GP e Willys 1.500
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del suo Quad. I collaudi che seguirono portarono l’Esercito a scegliere Willys come principale casa costruttrice… e l’epopea della Jeep ebbe così inizio. A quel punto la maggior parte delle Bantam e delle Ford GP già prodotte venne spedita in Gran Bretagna e in Russia, nell’ambito del programma “lend-lease” e in Inghilterra il veicolo Ford divenne famoso come “Blitz Buggy”.
Con una serie di modifiche e di migliorie il Willys Quad rapidamente divenne il modello MA e più tardi il modello MB… ma per l’Esercito americano, e per il mondo intero, divenne invece noto come Jeep.
Secondo alcuni, questo nome deriva dalla sigla “GP”, che nel gergo militare era l’abbreviazione di “General Purpose”. Altri sostengono invece che il veicolo prendesse il nome da “Eugene the Jeep”, un noto personaggio dei fumetti di Braccio di Ferro. Qualunque sia la sua vera origine, la parola Jeep è entrata prima nel vocabolario americano, e poi in quello internazionale. Il modello Willys MA aveva il cambio sul piantone dello sterzo, aperture nella parte inferiore delle fiancate, due strumenti circolari sul cruscotto e la leva del freno a mano sul lato sinistro. La Willys si impegnò a fondo per abbassare il peso a 980 kg.e rispettare le nuove specifiche dell’Esercito. I pezzi e rimossi dal modello MA per raggiungere questo obiettivo furono poi utilizzati sulla successiva generazione MB, che pesava appena 181 kg. in più. Willys-Overland produsse per l’Esercito americano più di 368.000 veicoli, ai quali si aggiunsero altri 277.000 veicoli prodotti su licenza da Ford. In totale oltre 600mila Jeep! Al termine del conflitto, Willys registrò il nome “Jeep” e decise di convertirlo in un fuoristrada adatto all’impiego nelle aziende agricole: nasceva così la Universal Jeep per uso civile. E da allora il successo di queste strepitose fuoristrada ha attraversato i decenni e i continenti, sino a tornare nel sud Italia, a Melfi, proprio dove oltre 70 anni prima avevano percorso i primi metri sul suolo europeo.
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Dal
2014 Jeep Renegade è il primo SUV Jeep prodotto in uno stabilimento in Italia, a Melfi. In un segmento piuttosto affollato Renegade ha saputo conquistarsi uno spazio importante grazie alle proverbiali caratteristiche off road del brand Jeep e grazie ad un’anima più urbana, vocata all’utilizzo cittadino. In virtù di ciò Renegade si è dimostrato il il modello che, più di ogni altro, ha portato il marchio Jeep a stabilire record di vendite in Europa. Nell’estate del 2018 la gamma Jeep Renegade si è sensibilmente rinnovato soprattutto sul fronte motorizzazioni, offrendo ora la nuova famiglia di propulsori a benzina turbo a tre e a quattro cilindri (da 1 litro, 120 CV e 190 Nm e 1,3 litri da 150 e 180 CV e 270 Nm). Le nuove motorizzazioni sono interamente realizzate in lega d’alluminio, che assicura la massima leggerezza: il propulsore a tre cilindri pesa 93 kg. Il basamento cilindri, sviluppato in collaborazione con Teksid, è realizzato in lega d’alluminio pressofuso ad alta pressione e, per migliorarne la robustezza strutturale, è stata adottata una camicia in ghisa da 1,8 mm, rivestita esternamente in alluminio. La testata presenta 4 valvole per cilindro e un singolo albero a camme; la struttura con camera di combustione compatta e i condotti di aspirazione “high-tumble” garantiscono la turbolenza dell’aria e una durata di combustione ridotta con una propagazione regolare della fiamma. A ciò si aggiunge l’esclusiva tecnologia MultiAir, che sui nuovi motori debutta nella sua terza generazione, garantendo ulteriore efficienza termica e controllo della detonazione.
Jeep Renegade è stato il primo veicolo FCA sviluppato in collaborazione da progettisti italiani e americani e il primo modello, nella storia del marchio, ad essere costruito in Italia, presso lo stabilimento SATA di Melfi, in Basilicata. La Renegade è stata anche il primo modello globale del marchio: viene prodotta in tre continenti, oltre all’Europa, in Cina a Guangzhou e in Brasile a Pernambuco. Nel 2017, con oltre 73.200 immatricolazioni, Renegade si è affermato come il SUV più venduto del marchio Jeep, sia nel panorama europeo sia nei principali mercati EU:, Italia, Francia, Spagna, Germania e UK. In Italia il modello ha totalizzato 37.600 immatricolazioni nel 2017
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Abbiamo provato la versione Trailhawk, l’allestimento pensato per la guida off-road, su un tracciato fuoristrada davvero impegnativo e dobbiamo dire che Renegade se l’è cavata benissimo: ha davvero poco da invidiare ai fratelli maggiori della famiglia Jeep. Con le sue sospensioni a ruote indipendenti, in grado di offrire un’articolazione massima delle ruote pari a 205 mm, e un’altezza da terra di 210 mm, Jeep Renegade Trailhawk trasmette tranquillità anche in situazioni complesse e si candida ad essere il miglior fuoristrada della categoria. Su questa versione, inoltre, il Selec-Terrain integra la modalità “Rock” per massimizzare la trazione sulla ruota in grado di garantire la maggiore presa
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In pratica, la tecnologia MultiAir III consente di ridurre il rapporto di compressione reale, controllando il fenomeno della detonazione e migliorando sostanzialmente i consumi di carburante anche quando il motore eroga una potenza elevata. Tutti questi avanzatissimi sistemi permettono alla nuova famiglia di motori Renegade di risparmiare circa il 20% di carburante rispetto ai predecessori. Sul fronte Diesel ora Renegade è offerto con due motori MultiJet di seconda generazione. Un 1,6 litri da 120 CV e un 2 litri da 140 o 170 CV. Entrambe queste motorizzazioni presentano il sistema “SCR on filter” che favorisce la riduzione delle emissioni NOx tramite l’iniezione di AdBlue e l’intrappolamento e riduzione del PM (particolato). La gamma motori è abbinabile a trasmissioni manuali a 6 marce, automatica DDCT (Dual Dry ClutchTransmission) a 6 marce e a automatica a 9 marce per garantire maggiore comfort e fluidità di guida. La nuova Renegade è disponibile in configurazione a 2 e 4 ruote motrici ed è dotata di due sistemi di trazione, con dispositivo di disconnessione dell’asse posteriore, controllo della trazione Selec-Terrain, dispositivi Hill Start Assist e Hill Descent Control. Due i sistemi 4x4 avanzati, Jeep Active Drive e Jeep Active Drive Low, che assicurano buone prestazioni in qualsiasi condizione di utilizzo. Integrano il Jeep Selec-Terrain con quattro impostazioni: Auto, modalità predefinita con disconnessione dell’asse posteriore; Snow, modalità 4WD calibrata per ridurre il sovrasterzo; Sand e Mud, modalità 4WD che massimizzano la trazione a bassa velocità su terreni sabbiosi e fangosi.
Infine l’Hill-Descent Control (HDC), che consente una discesa progressiva e controllata su terreni dissestati o scivolosi senza che il conducente debba agire sul pedale del freno. La nuova Jeep Renegade nasce dotata di numerosi e avanzati sistemi di sicurezza, offerti di serie o a richiesta, compresi 6 airbag di serie e ESC (controllo elettronico di stabilità) con ERM (sistema elettronico antiribaltamento). Lo stile di Jeep Renegade è oggi ancor più distintivo, grazie a importanti aggiornamenti sul frontale, grazie a interventi mirati sul paraurti anteriore che, nello specifico, sfoggia nuovi fari anteriori e fari fendinebbia oltre a un nuovo design dell’iconica griglia a sette feritoie. Gli aggiornamenti coinvolgono anche la zona posteriore, dove spiccano i nuovi gruppi ottici con illuminazione a LED, disponibili a richiesta su Limited e Trailhawk. I fanali sono un elemento chiave per il design della parte posteriore del veicolo grazie al caratteristico design a X. Nuovo anche il design dei cerchi, che conferiscono alla Renegade un aspetto esclusivo e aumentano ulteriormente le infinite possibilità di personalizzazione offerte del modello, che propone infatti sette diversi tipi di cerchi, con dimensioni da 16”, 17”, 18” e 19” Gli interni presentano un look rinnovato e gradevolmente moderno. Buona l’attenzione ai dettagli come pure la qualità dei materiali; la consolle centrale dispone ora di un nuovo spazio per lo smartphone, nuovi porta bicchieri e ulteriori scomparti come la tasca per custodire device e altri piccoli accessori. Nuova anche la posizione della porta USB aggiuntiva (ora nella parte posteriore del bracciolo centrale e più facilmente accessibile anche
La Renegade può essere equipaggiata con UconnectTM 5”, UconnectTM 7” e UconnectTM 8,4” NAV, che includono touchscreen e caratteristiche di facile utilizzo. Con il sistema UconnectTM il conducente ha la possibilità di comandare il climatizzatore, l’impianto audio e molto altro direttamente dal display. I nuovi sistemi UconnectTM 7” o 8,4” NAV si avvalgono inoltre di uno schermo full-color-tattile ad alta definizione, che migliora significativamente l’interfaccia utente, offrendo anche lo zoom regolabile con un movimento delle dita. Tra le funzioni del nuovo sistema UconnectTM ci sono anche la chiamata e la navigazione in vivavoce e il riconoscimento vocale dei messaggi. La navigazione UconnectTM con è standard su UconnectTM 8,4” NAV e consiste in un intuitivo sistema di comandi vocali che consente ai clienti Jeep di enunciare semplicemente l’indirizzo e avviare la navigazione
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ai passeggeri dei sedili posteriori) offerta di serie a partire dalla versione Longitude. L’aggiornamento stilistico ha toccato anche le finiture delle cornici di radio, bocchette di areazione, tunnel centrale e altoparlanti, come pure il pannello strumenti, ampio e orizzontale, con un punto focale centrale e i dettagli trapezoidali. Nel corso di una lungo test abbiamo potuto “misurare” in prima persona se e in che misura Renegade mantiene le promesse. Dobbiamo subito premettere che questo piccolo SUV sorprende per quanto siano accoglienti e ben rifiniti gli interni. Buona l’abitabilità, funzionali i comandi e la disposizione di tasche e cassetti, lo spazio non manca di certo. A nostro parere è invece un po’ scarsino il bagagliaio (ad esempio, a parità di lunghezza la cugina 500 L ha un piano di carico maggiore). Una lunghezza totale di qualche centimetro superiore avrebbe aumentato la capacità senza peraltro rovinare il riuscito design. Una nota di plauso va invece ai nuovi fari, la cui resa è ottima. L’auto è ben insonorizzata ma un certo fastidio lo creano i fruscii aerodinamici quando la velocità di marcia aumenta. Sul fronte motori (abbiamo provato il modello a benzina da 150 cv) nulla da dire, prestazioni brillantissime e consumi mediamente bassi; al contrario ogni tanto il cambio automatico ci è parso un po’ esitante nel trovare il giusto rapporto. Infine nulla da dire su stereo (preciso) e sospensioni, tanto che il comfort in marcia è promosso a pieni voti. In Italia la nuova Jeep Renegade è disponibile in una gamma composta da quattro allestimenti: Sport, Longitude, Limited e Trailhawk.
Sono di serie su tutta la gamma i sistemi Lane Sense Departure Warning-Plus e l’Intelligent Speed Assist dotato di Traffic Sign Recognition. Il sistema Lane Sense Departure Warning-Plus utilizza il sensore ottico della telecamera per stabilire la posizione su strada della vettura. In caso di cambio di corsia non intenzionale, il Lane Keeping Assist fornisce un’azione correttiva riportando il veicolo nella corsia attuale. Il dispositivo Traffic Sign Recognition è in grado di riconoscere i segnali stradali, tra cui i limiti di velocità, e darne notifica al conducente tramite messaggi di alert sul quadro strumenti. In combinazione con l’Intelligent Speed Assist è possibile adattarsi ai limiti che il TSR ha identificato
jeep, melfi, italia
caratteristiche tecniche prinicipali MOTORE
1.3 benzina T4 1332cc DDCT_150hp
N° di cilindri, disposizione
4 - linea
Cilindrata (cm3)
1332
Valvole per cilindro
4
Rapporto di compressione
10.5:1
Potenza massima kW a giri/min
110 kW a 5500 giri/min
Coppia max Nm a giri/min
270 Nm a 1850 giri/min
CAMBIO Automatico
Doppia frizione a 6 marce
PRESTAZIONI Accelerazione: 0-100 km/h (s)
9,4
Velocità max (km/h)
196
CONSUMI ED EMISSIONI Normativa emissioni
Euro 6d
Ciclo combinato (l/100km)
6,2 -6,4
Ciclo extra urbano (l/100km)
5,6 – 5,8
Ciclo urbano (l/100km)
7,2 – 7,3
Emissioni di CO2 (g/km)
141 - 144
PESO E DIMENSIONI Peso a vuoto (kg)
1320
Altezza (mm)
1667
Larghezza (mm)
1805
Lunghezza (mm)
4236
Passo (mm)
2570
Altezza da terra – ant./post. (mm) 131 / 161
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chemacchina
Kia ha già in mente come sarà il futuro della mobilità dopo la guida autonoma… nel frattempo ci propone le concretissime emozioni dei 370 cavalli della Stinger 3.3T-GDI GT AWD. Disegnata a Francoforte e sviluppata al Nürburgring, la Stinger presenta una gamma motori completa: 2.2 diesel, 2.0 e 3.3 V6 a benzina
dei Sensi
LA REGINA
Kia Stinger 3.3T-GDI GT AWD
la regina dei sensi
Secondo
Wikipedia, la “futurologia ha come obiettivo una sistematica esplorazione dei futuri possibili, probabili e preferibili”. Tutto molto bello, ma francamente non sappiamo se la futurologia possa essere considerata a tutti gli effetti una disciplina scientifica piuttosto che un esercizio filosofico/sociologico; fatto sta che oggi i “futurologi” esistono e lottano insieme a noi. Si tratta di persone che hanno saputo far salire i propri pensieri dal livello “fantasticare” (chi non lo ha mai fatto alzi la mano) al livello accademico di un’esplorazione, di un disegno, quanto più dettagliato possibile, di cosa ci aspetta domani… o dopodomani. Nel nostro caso non siamo a conoscenza se ai piani alti di Kia abbiano chiesto o meno la consulenza di eminenti futurologi, ma è assodato che la casa Coreana abbia fatto il salto doppio, passando di botto dall’oggi al domani della guida autonoma e subito al dopodomani della guida sensoriale. A Las Vegas, in occasione del CES (la fiera delle tecnologie del futuro), Kia ha recentemente dato un concreto assaggio di come i consumatori potranno fruire della mobilità dopo che le auto a guida autonoma avranno conquistato le nostre strade e saranno ormai la norma. Al centro di questa visione del futuro (in verità ancora remoto), Kia immagina un abitacolo dove le emozioni e i gesti del conducente (che però sarà difficile chiamare ancora così) la faranno da padrone. Il sistema R.E.A.D. (Real-time Emotion Adaptive Driving System) è infatti capace di modificare la configurazione dell’abitacolo di una
vettura a seconda dello stato emotivo del conducente, attraverso sensori di riconoscimento dei segnali biometrici che agiscono dopo aver analizzato l’espressione del conducente e prendendo in considerazione altri fattori quali, ad esempio, il battito cardiaco. Il sistema agisce in tempo reale, modificando svariate impostazioni e funzioni all’interno della vettura, consentendo così un’esperienza di viaggio unica e piacevole. L’intelligenza artificiale del sistema R.E.A.D. è inoltre capace di imparare i comportamenti del proprietario della vettura, creando così un profilo di base dal quale far partire l’esperienza sensoriale prima di ogni tragitto. Ad integrare il sistema R.E.A.D. vi sarà poi la tecnologia V-Touch, che sfrutta una telecamera 3D per consentire al consumatore di controllare tutte le funzionalità del mezzo attraverso i gesti delle mani e con lo sguardo. I sedili del sistema R.E.A.D. sono un altro importante “attore”, capace di interagire con i sensi dei passeggeri. Le poltrone infatti emettono lievi vibrazioni a seconda della musica che si sta ascoltando oppure possono essere utilizzate per godersi uno strepitoso massaggio e si integrano infine con i sistemi di sicurezza della vettura, emettendo segnali in caso di pericolo. Bene, tutto ciò dopodomani. Oggi a sentire le vibrazioni del poderoso 6 cilindri della Kia Stinger c’è ancora il vecchio “fondoschiena” di chi guida. Con la Stinger le emozioni dei passeggeri ancora non dettano i ritmi del viaggio… si limitano a esserne, generosamente, compagne di strada. Provare per credere.
la regina dei sensi
Stinger
è il modello di produzione più potente e prestazionale mai realizzato da Kia ed è il frutto della elaborazione del concetto “gran turismo”: vetture sportive ed eleganti, pensate per muoversi con classe, velocemente e con uno straordinario piacere di guida. Il primo esempio era stato il prototipo GT, presentato nel 2011, ma la denominazione Stinger è ripresa dal concept sportivo GT4 Stinger, esposto al Salone di Detroit nel 2014, di cui l’auto riprende l’anima prestazionale e il gusto della raffinatezza tecnologica. In Kia amano dire che lo stile di Singer vede prevalere un’eleganza atletica. Dal frontale slanciato, alle fiancate tese, fino alle spalle pronunciate, la Stinger esprime forza ed eleganza, aiutata dal cofano imponente e dal posteriore pronunciato. Le dimensioni sono estremamente generose (4.830 millimetri di lunghezza e 1.870 mm di larghezza) a tutto vantaggio della abitabilità e delle possibilità di carico. Le carreggiate larghe, assieme agli incavi che segnano le fiancate sottolineano lo slancio della silhouette, mentre altri elementi funzionali, come le prese d’aria anteriori, il fondo carenato con diffusore posteriore e le fessure dei passaruota, migliorano l’efficienza aerodinamica. La caratteristica griglia “tigernose” è incastonata fra i due elaborati gruppi ottici a LED mentre la parte inferiore della coda ospita quattro terminali di scarico a sezione ovale. La decisa e continua ricerca di “sportività” a nostro parere ha però portato anche a soluzioni eccessive e non del tutto riuscite (ci riferiamo alle finiture “brunite” di specchietti,
“Una vera gran turismo - sottolinea il Chief Designer di Kia Motors Europe Gregory Guillaume - non è solo questione di potenza, di sportività estrema e di una linea vistosa; piuttosto è questione di stile, comfort e raffinatezza. La Stinger non è fatta solo per viaggiare più veloci ma per farlo con piacere e passione.”
la regina dei sensi
prese d’aria, ecc.) o addirittura incomprensibili, quali i finti sfoghi d’aria sull’imponente cofano. All’interno la plancia mostra un andamento orizzontale con la parte centrale suddivisa in due zone; il posto guida è invece caratterizzato da un singolo elemento che incorpora il cruscotto nel quale si combinano elementi analogici e digitali. Gli strumenti sono incorniciati in argento con lancette rosse e fra loro uno schermo TFT a colori propone le indicazioni accessorie come temperature, e dati di viaggio, ma anche… tempi sul giro e il valore delle accelerazioni laterali (giochini da utilizzare ovviamente solo in pista). Molto utile, al centro della consolle, una piattaforma per la ricarica wireless degli smartphone e dei tablet. Le griglie della climatizzazione di ispirazione aeronautica hanno la finitura satinata che accompagna tutti i dettagli dell’abitacolo. In generale la percezione è di buona qualità con l’anima sportiva che prevale nettamente su quella elegante (del resto era un dichiarato obiettivo dei progettisti). Il comfort comunque è di ottimo livello: il passo lungo mette a disposizione dei passeggeri molto spazio nei posti anteriori ma la limitata altezza rende invece meno confortevoli i posti dietro. I sedili anteriori sportivi avvolgono bene e possono essere foderati in pelle nappa e incorporare cuscini pneumatici regolabili. Nella Stinger il gruppo propulsore è collocato longitudinalmente e consiste in tre soluzioni tutte sovralimentate con turbocompressore, ciascuna caratterizzata da alte prestazioni e livelli di potenza e di coppia al top. Specificatamente per il mercato europeo è stato previsto
A beneficio delle lunghe percorrenze, il concetto Kia di gran turismo prevede la disponibilità di un sistema audio di alta qualità che nella edizione base è composto da sei altoparlanti, l’ultima evoluzione del sistema UVO e touchscreen da sette pollici per il controllo delle funzioni. Nella versione superiore l’impianto audio dispone di amplificatore esterno e 9 altoparlanti, mentre al top si trova il sistema Harman/Kardon® da 720 watt con schermo da 8 pollici, 15 altoparlanti, i subwoofer integrati sotto i sedili e la logica Clari-Fi™ per il miglioramento della qualità dei file riprodotti
la regina dei sensi
un quattro cilindri 2.2 turbodiesel, accreditato di 200 CV a 3800 giri/min con la coppia massima di 441 Nm, costantemente disponibile nell’intervallo fra 1750 e 2750 giri/min. In questa versione Kia Stinger è in grado di raggiungere i 225 km/h e di accelerare da 0 a 100 km/h in soli 8,5 secondi. Eroga invece 255 CV a 6200 giri/min la più piccola delle motorizzazioni a benzina. Si tratta di un 4 cilindri con coppia massima di 353 Nm fra 1400 e 4000 giri/min. Al vertice della gamma si colloca il 6 cilindri a V 3300 biturbo con la potenza massima di 370 CV a 6000 giri/min e la straordinaria coppia di 510 Nm disponibile da soli 1300 giri/min. Questa versione è in grado di raggiungere i 270 km/h e accelera da 0 a 100 km/h in 5,1 secondi. Interessante il cambio automatico a controllo elettronico a 8 rapporti, che grazie al sistema CPA (Centrifugal Pendulum Absorber) nel convertitore di coppia riesce ad annullare le vibrazioni torsionali sull’albero e le relative rumorosità. Il controllo elettronico prevede fino a 5 modalità di azionamento della farfalla e dei cambi marcia (collegate con altre tarature come sterzo e ammortizzatori) che costituiscono il Drive Mode Select. I cambi marcia possono avvenire automaticamente ovvero azionati attraverso le leve al volante. Da non sottovalutare è anche il fatto che la Stinger è la prima Kia a disporre di trazione posteriore e integrale. Nella versione a quattro ruote motrici AWD la ripartizione della motricità avviene attraverso il sistema DTVC (Dynamic Torque Vectoring Control) che agisce in funzione dei comandi di guida e delle condizioni di aderenza e regola automaticamente la coppia trasmessa ai due assali.
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Le versioni a trazione posteriore dispongono invece di differenziale autobloccante. Avendo avuto la possibilità di impostare il progetto dal foglio bianco, i tecnici Kia hanno potuto immaginare e realizzare una piattaforma di assoluta qualità. La scocca, realizzata per il 55% con acciai speciali ad alta resistenza, garantisce alla Stinger ottime doti dinamiche e allo stesso tempo l’altissima rigidità favorisce l’assenza di vibrazioni e la silenziosità. All’avantreno lo schema McPherson è stato ottimizzato con l’obiettivo di una superiroe precisione di guida mentre al retrotreno lo schema multilink assicura grande maneggevolezza e controllo della stabilità. La vettura diesel 2.2 è fornita di cerchi da 17 pollici con pneumatici 225/50R17 mentre con il 2.0 a benzina sono utilizzati cerchi da 18 pollici con pneumatici 225/45R18. La versione V6 3.300 utilizza invece cerchi da 19 pollici con pneumatici 225/40R19 anteriori e 255/35R19 posteriori. Di serie sulla V6 freni Brembo® con dischi ventilati (340 e 350 mm), pinze anteriori a quattro pistoncini e posteriori a due pistoncini. Con il 2.0 a benzina i dischi ventilati sono a 345 e 330 mm, mentre con il diesel 2.2 ci sono dischi ventilati da 320 anteriori e dischi solidi da 325 mm posteriori. Abbiamo avuto modo di provare la versione top, con il generoso V6 da 370 cavalli. Per strada la Stinger non tradisce, è divertente e la potenza regala prestazioni da vera sportiva, anche grazie ad un cambio davvero efficace. E’ agile nonostante le dimensioni (ovviamente nel misto stretto di soffre un po’), ben bilanciata e anche la frenata è promossa nonostante gli oltre 1.900 chili di peso. Tutto ciò con un livello di comfort più che apprezzabile.
Per la prima volta in una Kia è possibile variare la taratura degli ammortizzatori con un sistema di controllo elettronico delle sospensioni, il Dynamic Stability Damping Control. Grazie al DSDC il pilota può regolare l’assetto, per accentuare l’agilità nel misto o la stabilità, semplicemente irrigidendo gli ammortizzatori posteriori rispetto agli anteriori o viceversa. Il sistema prevede cinque differenti regolazioni: Personal, Eco, Sport, Comfort e Smart, che influiscono in modo corrispondente anche sulla taratura del servosterzo elettrico
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Naturalmente se si spinge i consumi non sono da city car (pur restando in un range accettabile) ma non è l’economia di esercizio che si cerca con una vettura di questo genere. Al volante l’unica perplessità è relativa ad un sensibile ritardo di risposta del turbo in modalità “comfort”. E’ difficile accelerare dolcemente, senza premere a fondo sul pedale… ma è un difettuccio che scompare se si passa in modalità Sport. In termini di comfort e sicurezza la Stinger garantisce una più che buona dotazione. Ad esempio, per superare i problemi derivati dalla possibile stanchezza o distrazione del pilota, c’è il sistema DAA (Driver Attention Alert) che controlla diverse funzioni e segnala la necessità di fare una sosta per evitare rischi. Altri dispositivi particolarmente efficaci sono l’FCA (Forward Collision Assistance) che integra l’AEB (Autonomous Emergency Braking) con la capacità di riconoscere pedoni e altri ostacoli. L’ASCC (Advanced Smart Cruise Control) regola automaticamente la distanza di sicurezza dal veicolo che precede e adegua la velocità fino all’arresto… ma è piuttosto brusco nelle accelerazioni. Il sistema LKA (Lane Keep Assist) controlla la marcia in corsia, mentre l’RCTA (Rear Cross Traffic Alert) avverte della presenza di altri veicoli nell’angolo morto della visuale del pilota. Allo stesso modo il sistema RCTA verifica l’area invisibile in uscita da un parcheggio e segnala la presenza di veicoli in avvicinamento. Infine il sistema HUD (Head-Up Display) a colori riproduce sul parabrezza tutte le informazioni utili alla guida. I prezzi al pubblico partono da 49.000 euro sino a 57.000 euro per la versione top di gamma.
caratteristiche tecniche prinicipali
Motori
Motore 2.2 CRDi
Motore 3.3 T-GDI
Cambio Cambio automatico a 8 rapporti
Cambio automatico a 8 rapporti
Tipo di motore Turbo con 4 cilindri in linea
Twin-turbo V6
Trazione
Trazione posteriore
Trazione integrale
Trazione integrale
Tipo di carburante
Diesel
Benzina
Cilindrata (cc)
2.199
3.342
Potenza max. (ps/rpm)
200 / 3.800
Coppia max. (Nm / rpm)
440 / 1.750 – 2.750
370 / 6.000 510 / 1.300 - 4.500
Prestazioni 0-100 km/h (secondi)
7,6
4,9
80-120 km/h (secondi)
5,9
3,3
Velocità massima (km/h)
230
270
CO2
18”
18”
19”
CO2 ciclo combinato (l/100km)
147
169
244
Consumo (ciclo urbano) (l/100km)
6,6
7,9
14,2
Consumo (ciclo extraurbano) (l/100km)
4,9
5,5
8,5
Consumo (ciclo combinato)
5,6
6,4
10,6
1.778
1.849
1.909
Capacità di carico Peso base in ordine di marcia (max) (kg)
Capacità di traino (con freni) (kg)
1.500
Capacità di traino (senza freni) (kg)
750
Capacità bagagliaio (sedili in posizione/abbattuti)
406/1.114
Capacità serbatoio combustibile
60
Dimensioni Lunghezza complessiva (mm) 4.830 Larghezza complessiva (mm) 1.870 Altezza complessiva (mm) 1,400 Battistrada pneumatici (mm) Davanti 18”: 1.596 / 19”: 1.596 - Dietro 18”: 1.647 / 19”: 1.619
ca
chemacchina
Renault Clio Moschino
GUIDATA DAL VULCANICO DIRETTORE CREATIVO JEREMY SCOTT, MOSCHINO SI È RILANCIATA DOPO ANNI DIFFICILI MISCHIANDO ANIME DIVERSE. UN PO’ COME RENAULT CLIO CHE, NEL SUO PERCORSO, DIVENTA SEMPRE PIÙ MATURA E... INDIPENDENTE
di Marco Cortesi
maison renault
Il
bello di Moschino, in termini di brand e prodotti, è che ha diverse anime in grado di mischiarsi tra loro con commistioni di variogrado e per tutti i gusti. C’è l’abito da sera e c’è l’abbigliamento “di rottura” in vero stile pop art, ma c’è anche molto… in mezzo. E’ un mix di stili che si declina in modi diversi, permettendo al pop di diventare elegante e viceversa, magari anche grazie un tocco naif. Non sorprende quindi che la collaborazione tra Renault ed il marchio fondato negli anni ‘80 da Franco Moschino sia così forte, e che coinvolga Clio, il prodotto più rappresentativo della losanga, nonché vettura straniera più venduta in Italia dal 2013.Clio vanta infatti tratti in comune con quelli della casa di moda, in particolare con l’ultima generazione che si propone sempre di più come auto per tutte le occasioni.
Da sempre vettura da città capace di essere declinata in varie forme, persino piccola supercar, la Clio ha via via assunto tante sfaccettature, coprendo una clientela sempre più grande. Ad esempio, la quarta incarnazione del modello, con le sue linee muscolose, si è resa estremamente più attraente per il pubblico maschile, anche quello più “intransigente”. Inoltre, l’aumento delle dimensioni l’ha fatta diventare sempre più gradita alle piccole famiglie, anche come unica auto, e il miglioramento della qualità, in particolare con le versioni più sfiziose, l’ha portata a diventare un’alternativa possibile per le “piccole” premium. Direttore creativo e personaggio di spicco del fashion brand italiano, Jeremy Scott ha pensato la “sua” Clio proprio affrontando questo bilanciamento tra pop ed eleganza. E c’è anche da sottolineare che con Jeremy Scott la maison Moschino, che dalla scomparsa prematura del suo fondatore negli anni “90 non si era forse mai ripresa, ha affrontato
dal 2010 un prepotente rilancio d’immagine, culturale e di vendite, tornando a occupare un posto di grande influenza. E’ pur vero che la Clio non ha alcun bisogno di rilanci, però è innegabile come l’aumento della concorrenza, il miglioramento tecnologico e la spinta verso il “premium” abbiano reso il suo segmento il ring di un confronto assai competitivo, quasi feroce, nel quale gli errori si pagano a caro prezzo e con margini ridotti. Un po’ come quello del “fashion”. E proprio nei settori così competitivi è indispensabile trovare personalità, pur restando alla portata di un ampio ventaglio di persone. In altre parole: “glamour” ma accessibile a tutti.
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La
Clio è un monolite nella storia recente dell’automobile. È la vettura che, tra le prime, ha saputo andare oltre al concetto di utilitaria, pur rimanendo davvero un’auto per tutti. Per la sua quarta generazione però, il balzo in avanti è stato notevole, in particolare dal punto di vista estetico. La linea è tutt’ora tra le più belle che si ricordino nel mondo delle “piccole”; oggi la vettura sembra più grande, credibile e aggressiva che in passato. Le linee sono scavate e muscolose, sportive, con i gruppi ottici ben proporzionati e uniti nella calandra da un design “a freccia”. Le portiere posteriori con maniglia integrata nel montante e la forma del padiglione a “coca cola” fanno il resto. Sembra incredibile che si tratti di un design rimasto quasi inalterato per sette anni. Anzi, ora che sta per arrivare la nuova generazione, viene da pensare “Ma è appena uscita!”. Le personalizzazioni Moschino, nell’accop-
piamento “Black Gold” sono eleganti e non invasive, tutte realizzate con adesivi, anche sui cerchi da 17 pollici diamantati con finitura nero lucido. L’interno è moderno e razionale e, anche se a livello di materiali forse paga un po’ dazio rispetto alle più recenti sfidanti tedesche, la robustezza è una dote tutt’altro che da sottovalutare, sia per la plancia che per i sedili. I materiali pregiati, quando si ha che che fare con hobby e bambini, sono un’arma a doppio taglio, mentre l’intelligenza del design torna sempre utile. Come per l’esterno, le personalizzazioni Moschino sono discrete e tutte adesive. Conferiscono un “tocco” in più, particolare e personale, senza risultare pesanti o oppressive. Dal punto di vista dell’infotainment, il pacchetto dell’esemplare che abbiamo avuto in prova è completo e comprende anche navigatore (il sistema Renault è uno dei pochi rimasti che segnala anche gli autovelox) e radio digitale DAB.
Paradossalmente, la Clio col suo motore da 75 cavalli si trova molto a suo agio in pista, o meglio in un kartodromo, nel nostro caso la Pista South Milano di Ottobiano. Con la coppia delle marce più basse esce bene dalle curve e, non essendoci bisogno di particolari allunghi, non viene penalizzata troppo dalla poca cavalleria, permettendo di apprezzarne appieno le doti telaistiche. Buono a sapersi: sempre meglio sfogare la voglia di emozione in pista, anziché in strada, un messaggio particolarmente utile per giovani e neopatentati
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Nato nei sobborghi di Kansas City, Missouri, Jeremy Scott è l’emblema di chi per affermare la propria personalità ha lottato. Preso di mira per tutta la sua giovinezza perché, nel sud degli Stati Uniti, osava sognare di diventare uno stilista, Scott ha forzato il proprio destino prendendo il volo, direzione Parigi, e affrontando una dura gavetta che l’ha perfino portato a dormire per strada e nelle stazioni della “metro”. A salvarlo, come in tanti altri casi, un momento da “sliding doors”, quando un PR di Jean Paul Gautier gli offrì un lavoro impressionato dal suo... taglio di capelli auto-realizzato. Tra stile personale e cultura della decadenza anni “80, Scott trovò poi fortuna passando anche in Adidas e creando le scarpe “alate” che sono tutt’ora uno dei prodotti più riconoscibili, anche se non proprio discreti, del marchio tedesco
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Manca, per la scelta di un sistema proprietario, l’integrazione con Apple Car e Android Auto, che però crediamo sarà sicuramente implementata nel futuro con la nuova versione. Su strada la vettura lascia ben impressionati per la sincerità delle reazioni e la facilità di guida; del resto le doti della Clio non vanno scoperte oggi e sono ben note. Pur non essendo sicuramente una sportiva, sa essere precisa e onesta anche quando le si chiede più dinamismo. Le sospensioni, nonostante siano piuttosto morbide, non portano a un eccessivo coricamento e lo sterzo è reattivo, puntuale, fornendo un feedback preciso per interpretare la traiettoria in curva. Anche il cambio è piacevole e preciso, una bella sorpresa. Per quanto riguarda il motore, il TCe 0.9 litri turbo non fa mistero di essere votato alla città. Nelle prime tre marce e ai regimi mediobassi fornisce una bella spinta, con la coppia necessaria per destreggiarsi nel traffico o al semaforo. Nelle strade di grande scorrimen-
to e in autostrada però soffre un pochino, e spesso ci si trova col piede sull’acceleratore a fondo corsa nel tentativo di guadagnare inerzia. La macchina comunque sta in strada bene e non disdegna i viaggi lunghi, rappresentando una soluzione interessante non solo per i neopatentati, ai quali è mirata. Tuttavia, la versione un po’ più “pepata” da 90cv rimane forse un compromesso migliore per chi intende usarla anche in ambito extraurbano, magari sostituendo una “media”. Anche i consumi, che sono comunque ragionevoli, si equivalgono tra 75 e 90 cavalli, dimostrando che a volte un po’ di potenza in più non guasta neanche per… risparmiare. Con una dotazione completa (che comprende anche gli utilissimi sensori di parcheggio con telecamera per la retromarcia) la Clio Moschino parte da 14.400€ per la versione da 75 cavalli, che diventano 14.900€ per la 90 cavalli. Stesse potenze per le versioni diesel, da 16.700€ (75cv) e 17.200€ (90cv).
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Elisabeth Leriche, Advertising & CRM Manager Renault Italia, ha così commentato il lancio di Clio Moschino: Da sempre Clio rappresenta per Renault un’icona di stile e seduzione. Oltre a confermarsi l’auto straniera più venduta in Italia, Renault Clio corrobora il legame con la moda per il quinto anno consecutivo. Infatti, dopo Costume National e la collaborazione con l’Istituto Marangoni di Milano per il lancio di Clio Duel, abbiamo scelto il brand di alta moda Moschino, in quanto emblema di contemporaneità, stile e passione, grazie al quale continuare una tradizione di co-marketing nel campo del fashion. Con la nascita di Clio Duel, avevamo già iniziato un progressivo ringiovanimento del target di comunicazione che si è dimostrato sempre più interessato all’acquisto della vettura. La chiave del successo di quest’ultima partnership non si fonda esclusivamente sull’ideazione di personalizzazioni inedite e firmate dal Direttore Artistico di Moschino, Jeremy Scott, ma sulla creazione di una campagna di lancio che ha abbracciato molteplici cluster e nuovi universi creativi. Con Moschino abbiamo voluto, infatti, avviare un progetto con una grande forza comunicativa rivolto ad un pubblico sempre più giovane, avvicinandoci di più anche al target femminile, costantemente connesso e più vicino al mondo della moda. Adottando una comunicazione “cross mediale” a 360°, sia offline che online, siamo riusciti a consolidare maggiormente non solo l’awareness sul prodotto, ma anche ad ottenere notevoli performance, grazie a messaggi specifici per ogni cliente o prospect intercettato. Abbiamo messo al centro i nostri consumatori e adottato uno storytelling fortemente personalizzato in ambito “in market” e “out of market”
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Nel 2018, il Gruppo Renault ha registrato a livello globale 3.884.295 veicoli venduti, di cui 2.532.567 (-5,2%) per Renault e 700.798 (+7,0%) per Dacia. Le vendite di Lada crescono del 18,7% con 398.282 immatricolazioni, mentre quelle di Renault Samsung Motors sono in calo del14,9%, con 84.954 unità. Jinbei e Huasong hanno venduto 165.603veicoli. Nel segmento dei veicoli elettrici i volumi di vendita nel mondo crescono del 36,6% (oltre 49.600 unità), con un’accelerazione nel 2° semestre (+62,1%); Renault è leader in Europa con una quota di mercato del 22,2%. grazie ai volumi di ZOE che segnano un incremento del 26,1%(39.458veicoli) e quelli di Kangoo Z.E. del 105,1% (8.747veicoli). In generale in Europa, le immatricolazioni sono stabili (+0,5%) in un mercato che segna +0,2%. La crescita del Gruppo è principalmente imperniata sul segmento B (Clio, Captur, Sandero) e su Nuovo Duster. Clio resta il secondo veicolo più venduto in Europa e Captur il primo crossover della categoria
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Lincon Continental 2019
bella senz’anima
Questa “edizione limitata� non convince appieno. Tra timidi richiami al passato e chiari riferimenti alle limousine inglesi di oggi, la Continental 2019 mette in mostra un bruttissimo montante centrale che vanifica la scelta dell’apertura a libro delle portiere di Alessandro Camorali
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Da ALESSANDRO CAMORALI, che dal mese scorso ha iniziato a collaborare con #cheauto!, è uno dei più apprezzati designer “automotive” italiani. Nel 2002 entra in Stile Bertone e nel 2007 arriva a conseguire la qualifica di Team Leader di progetto, in occasione della collaborazione con Ferrari per gli interni della California. In seguito lavora brevemente per INOVO Design, presso “Officine 83” del centro stile Fiat, con il compito di gestire un giovane team di lavoro mentre nel 2008 inizia l’avventura da consulente presso il nascente Ufficio Stile Ferrari, dove partecipa alla rivisitazione del modello Ferrari 599 GTB, nella versione estrema 599xx, e della sua gemella stradale omologata 599 GTO. Collabora inoltre alla definizione degli interni della Ferrari 458 Italia e degli esterni della Ferrari FF. Nel 2010, rientrato a Torino, collabora soprattutto con Pininfarina, sia in veste di modellatore virtuale che come formatore nella riqualificazione di risorse aziendali. E’ di quel periodo la scelta di dedicare parte del suo tempo all’insegnamento, presso il CEMI (Centro Europeo Modellismo Industriale) e presso lo IAAD (Istituto di Arte Applicata e Design). Nel 2013 apre infine il centro stile CAMAL, decidendo di dare una sede fisica alla sua forte creatività ed esperienza.
pochissimo apparsa sulle scene, la Lincoln Continental 80th Anniversary non mi sembra un vero richiamo al passato ma un esperimento poco riuscito, perché male interpretato. Le linee esterne e le finiture interne possono ricordare una elegante vettura inglese ma la mancanza di cura per i dettagli tradisce le origini statunitensi. Le linee della vettura di ispirazione degli anni “60 erano invece più nette in sviluppo orizzontale e terminavano con due linee verticali nell’anteriore e nel posteriore, ciò donava un senso di “monoliticità” all’insieme, scomparso nell’auto di oggi. Lo stile della Contenental 2019 invece vuole copiare le nobili cugine inglesi senza trovare un vero richiamo al proprio heritage. La linea dell’auto appare infatti classica e sinuosa, con trattamenti da livello premium che strizzano l’occhio alle cugine inglesi ma è pur vero che la compattezza e la pulizia dei volumi conferiscono alla Continental un percepito di solidità e di “hand made” molto apprezzato dagli americani. Il posteriore ha una buona discesa tra lunotto e baule, con un accenno di spoiler ed un muscolo in fiancata, che conferiscono una certa sportività… più Bentley che Rolls se dovessimo trovarne un collegamento. Da parte sua il frontale appare ancora troppo “americano” ed è carente di qualità e ricercatezza del dettaglio. I cerchioni multirazze ricordano i raggi delle vecchie ruote Borrani ma interpretate in chiave moderna. Mancano un po’ di tridimensionalità ma hanno il compito di non distogliere troppo lo sguardo dalla vettura e in fondo riescono ad impreziosire la figura dell’auto.
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La prima Linconln Continental apparve nel 1939, disegnata dallo stilista Eugene T. Gregoire per Edsel Ford. Da allora un’interminabile elenco di lussuose limousine a contrassegnato la vita del brand americano. Con questa edizione limitata 2019 si ricorda in particolare la Continental degli anni sessanta (nella fotografia), che presentava l’originale soluzione di apertura delle porte cosiddetta “a libro”. La vettura sarà prodotta in 80 esemplari soltanto (per ricordare il primo esemplare del “39) e sarà disponibile per i fortunati clienti a partire dalla prossima estate
Gli interni sono classici ma non sorprendono per dettagli, mentre la scelta dei materiali e degli accessori audio/video rimangono legati ad una generazione ormai passata di automobili. Un ragionamento più approfondito lo merita la fiancata. La soluzione delle maniglia apertura porta ci introduce ad un periodo storico dove anche queste componenti erano pensate e disegnate per ogni vettura. D’abitudine le porte con apertura a libro sono pensate per aumentare la percezione dello spazio e comodità per l’ingresso in vettura. Anche in questo caso il fine era quello ma, per offrire l’impressione di lusso e innovazione, tra le due portiere non dovrebbe essere presente il montante B, che serve ovviamente ad irrigidire l’abitacolo. In questa Lincoln invece viene messo in evidenza… in tutta la sua bruttezza! Una soluzione con telaio irrigidito da vettura cabrio sarebbe stata preferibile e avrebbe risolto l’assenza di montante. In questi casi le auto dovrebbero essere disegnate fuori, dentro ma anche nel mezzo... come diceva uno dei miei maestri. Il montante B disegnato dall’ingegneria, senza un minimo di rifinitura estetica, vanifica la percezione di lusso e di cura del dettaglio. Sarebbe bastato rifinirlo con una copertura estetica, curarne i profili già in fase di progettazione o anche solo mascherarlo con una verniciatura a contrasto scura. Il lusso, in una berlina, è riuscire a nascondersi sotto le sembianze di una coupé. Le portiere con apertura a libro permettono di nascondere la seconda maniglia porta ma, come nelle coupé, dovrebbe scomparire il montante B, lasciando la vetratura laterale in piena continuità da chiusa e in apertura totale verso l’abitacolo quando abbassata.
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Questa soluzione di apertura portiere segna per Lincoln un clamoroso passo indietro rispetto al concept SUV Navigator. Per quell’auto si era adottata una scelta diversa per l’apertura porta, interpretando bene il senso di lusso e innovazione che mi aspetterei dal brand, pur anche in questo caso tradendo la propria storia a discapito di un chiaro riferimento alla Range Rover
#ca
checorse
American
Roulette
Photo Rolex-Stephan Cooper
La classica 24 Ore di Daytona 2019 è stata massacrata dal maltempo. Molte le sospensioni, lunghi i periodi di neutralizzazione e dopo 20 ore di effettiva competizione in pista l’hanno spuntata gli esperti veterani del team Cadillac Wayne Taylor Racing, che hanno così permesso a Fernando Alonso di aggiungere un nuovo trionfo alla sua incredibile carriera di Niccolo’Gargiulo Photo LAT/IMSA
american roulette
Anche
quest’anno la 24 ore di Daytona non ha deluso le aspettative di spettacolo. Per la prima volta nella storia di questa classica di durata, che tradizionalmente apre la stagione motoristica su pista, la direzione gara ha clamorosamente deciso di fermare la corsa in due distinte occasioni. Alle prime luci dell’alba la forte pioggia che ha colpito la Florida centrale ha reso le condizioni del tracciato impraticabili, soprattutto nelle zone di asfalto di transizione tra il circuito stradale e l’ovale NASCAR, dove ampie pozze e rivoli d’acqua hanno causato numerosi testacoda e incidenti. Si è tentato poi di riprendere la gara, ma è stata poi definitivamente decretata la fine della competizione, ancora a causa del maltempo, con circa due ora di anticipo.
La Cadillac del team Wayne Taylor Racing vincitrice in una drammatica 24 Ore
Come da tradizione a Daytona sia le classi prototipi che le classi GT sono state combattute fino alla fine, con le posizioni da podio distanziate da pochi secondi l’una dall’altra. La classifica finale non è però stata decisa dai sorpassi degli ultimi giri ma da una vera e propria lotteria causata dall’intensa pioggia. Il prototipo Cadillac numero 31 guidato da Felipe Nasr (insieme a Eric Curran e Pipo Derani) si trovava in testa, in una serrata battaglia
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Alessandro Pier Guidi, James Caldo, Davide Rigon e Miguel Molina si sono classificati secondi in GTLM con la Ferrari 488 GTE del team Risi Competizione
La Lamborghini Huracan GT3 prima nella classe GTD con Mirko Bortolotti, Christian Engelhart, Rik Breukers e Rolf Ineichen
con la Cadillac numero 10 del campione di Formula 1 Fernando Alonso. Proprio Alonso era nell’abitacolo per lo stint finale (dopo i turni veloci e costanti dei compagni Van Der Zande, Taylor e dell’ex Formula 1 Kamui Kobayashi) quando un dritto alla curva 1 di Nasr, pochi minuti prima dalla bandiera rossa, ha regalato la leadership della gara allo spagnolo, che era invece riuscito in qualche modo a gestire le proprie escursioni di pista senza perdere troppo terreno. L’ex pilota Ferrari, quando ancora si trovava in seconda posizione, aveva ripetutamente e vivacemente sollecitato la direzione gara ad interrompere la corsa, a causa delle pessime condizioni del circuito. E’ stato quindi in questo modo rocambolesco, e quasi inaspettato, che Alonso ha saputo aggiungere un altro importante trofeo al proprio palmares di vittorie, che tra l’altro include il trionfo lo scorso anno alla 24 ore di Le Mans. Ora per lui si profila la possibilità del Grande Slam… come direbbero nel tennis. Dopo il Mondiale F.1, la 24 Ore di Le Mans e quella di Daytona… adesso manca solo la 500 Miglia di Indianapolis… Terza classificata a Daytona la vettura schierata dal Team Penske, il prototipo Acura di Ricky Taylor, Helio Castroneves e Alexander Rossi (peraltro ultimi a classificarsi a pieni giri), anch’essi
Fernando Alonso e Felipe Nasr (anch’esso su prototipo Cadillac) in lotta sotto un’incessante pioggia poco prima della bandiera rossa che ha decretato la prematura fine della gara
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sopravvissuti al maltempo e alle vicissitudini tecniche che hanno invece colpito l’altra Acura Penske e le due Mazda, fortissime nelle qualifiche e durante le prime ore di gara. Similmente nella classe GTLM la BMW M8 GTE di Augusto Farfus, ColtonHerta, Connor De Philippi e PhilippEng si è ritrovata in testa alla bandiera rossa dopo numerosi cambi di posizione nelle ore del mattino, prevalendo sulla Ferrari 488 GTE di Alessandro Pier Guidi, James Calado, Davide Rigon e Miguel Molina e sulla Porsche 911 RSR di Earl Bamber, LaurensVanthoor e Mathieu Jaminet. Grande delusione della gara sono state le due Ford GT del Team Ganassi, entrambe giù dal podio di GTLM.
Una menzione per il prototipo ORECA del team DragonSpeed che nella risicata classe LMP2 (solo quattro vetture al via) ha conquistato la vittoria con Pastor Maldonado, Sebastian Saavedra, Ryan Cullen e Roberto Gonzalez
Anche in GTDè stata la roulette causata dalla pioggia a decretare i vincitori. La seconda vittoria consecutiva per Lamborghini è arrivata (a detta stessa dei piloti) grazie all’istinto di “sopravvivenza” di Christian Engelhardt, che durante la forte pioggia attorno a mezzogiorno è riuscito a tenere la vettura in pista al contrario dei suoi diretti avversari su Audi R8 (Drie sVanthoor, Daniel Morad, Christopher Mies e Ricky Feller) e Lexus RC (Townsend Bell, Aaron Telitz, Jeff Segal e Frank Montecalvo) classificatisi rispettivamente al secondo e terzo posto di classe.
La Ford GT di Ryan Briscoe, Richard Westbrook e Scott Dixon fuori dal podio per pochi decimi di secondo nella classe GTLM
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La 24 Ore di Daytona ha visto il ritorno alle competizioni negli Stati Uniti di Alex Zanardi. Il due volte campione Indycar ha gareggiato insieme a Chaz Mostert, Jesse Krohn e John Edwards su una BMW M8 GTE, preparata per consentirgli di affrontare la gara senza l’uso delle protesi alle gambe. Lo stesso Zanardi ha descritto l’operazione di cambio pilota come una danza, mentre ha paragonato il lavoro che ha dovuto compiere con le mani (i comandi di acceleratore e cambio erano sul volante, mentre una leva azionava i freni) ai frenetici movimenti del grande Jimi Hendrix. Problemi tecnici hanno però relegato nelle retrovie la GTLM del pilota italiano
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DALLA Q30… AL CONCEPT QX INSPIRATION
Evoluzione
INFINITI TROVARE IL FILO CONDUTTORE TRA IL NUOVO CONCEPT ELETTRICO QX INSPIRATION, PRESENTATO A DETROIT, E LA “TRADIZIONALE” Q30 SEMBRA DIFFICILE. ENTRAMBE PERÒ RAPPRESENTANO STESSI VALORI
di Marco Cortesi
evoluzione infiniti
Quello
in cui viviamo è un momento importante per comprendere come si evolverà il mondo dell’automobile nel futuro. Ma oltre al senso della solennità di un passaggio generazionale, c’è un grande fascino in tutto quanto sta (rapidamente) succedendo. Abbiamo la possibilità di osservare una situazione, una tecnologia, mutare forma e sostanza, trasformandosi da puro esercizio tecnico (o di sviluppo, come era solo dieci anni fa) in qualcosa di quotidiano e reale. Tutto ciò non solo richiede di adattare le tecnologie, rendendole consone alla vita di tutti i giorni, ma anche di studiare la forma, l’estetica, per plasmare nel senso più concreto l’immagine futura del settore. Il bilanciamento non è affatto facile da raggiungere e obbliga a valutare gli obiettivi e i risultati attesi. Si tratta di proporre qualcosa di radicalmente nuovo, che sottolinei il progresso tecnico e la rottura con quanto del passato non ci piace più, e nel contempo progettare prodotti che non spaventino il cliente, risultando troppo “di rottura”. Occorre “scolpire il volto” di una nuova epoca. Questo è stata la chiave di lettura di molti progetti presentati al recentissimo North American International Auto Show di Detroit; chiave a cui non è sfuggito Infiniti, un brand che ha saputo imporsi per il proprio design pulito, per vetture concrete ma allo stesso tempo raffinate e per la capacità di offrire degli ottimi compromessi tra stile, tecnologia e prestazioni.
evoluzione infiniti
Unico marchio dell’alleanza Renault-Nissan a non avere ancora presentato una full-electric di produzione, Infiniti ha fatto debuttare la QX Inspiration, un prototipo di SUV di medie dimensioni che prefigura l’elettrificazione come naturale e inevitabile prossimo passo. Il design del prototipo offre uno sguardo in anteprima sul piano della Casa, che ha annunciato di voler lanciare una gamma di veicoli elettrici ad alte prestazioni, caratterizzati da sicurezza, fascino e concretezza. E anche se, sulla carta, non potrebbero essere più diverse, la nuova arrivata e la “tradizionalissima” Q30 non hanno una filosofia agli antipodi, anzi. Berlina compatta dalle linee raffinate, fortemente caratterizzata sia esteriormente che all’interno, la Infiniti Q30 offre un vero ecosistema quotidiano che avvolge l’utilizzatore, assecondandolo con design, qualità stradali e sicurezza. La Q30 rappresenta per Infiniti la realizzazione odierna e concreta di “una dichiarazione d’intenti” per il futuro, la definizione della macchina “a tutto tondo”. Con la QX Inspiration, l’intenzione è più o meno la stessa, nell’ottica di un futuro non troppo lontano, anzi già quasi arrivato. Per Infiniti si apre una nuova era del design, appositamente ideato per esprimere la potenza e il carattere dei propulsori elettrici. La concept car introduce un precedente diretto per la realizzazione del primo veicolo elettrico di serie del brand, illustrando l’influenza esercitata da nuove tecnologie e architetture sul design moderno.
Il parere del nostro tester Gianmaria Gabbiani: “Dopo averla provata a lungo, soprattutto attraverso le alpi italiane e austriache, posso affermare che la Infiniti QX30 offre veramente un pacchetto completo. Sia esteticamente che all’interno presenta un ottimo design ma non perde di vista l’ergonomia e anche l’usabilità quotidiana. In altre parole, pur essendo piuttosto ricercata, non ha niente di fine a se stesso. Anche dal punto di vista delle doti stradali e dinamiche è promossa. Il fatto di avere qualche centimetro in più d’altezza non compromette la maneggevolezza, la tenuta di strada e tantomeno la frenata. Le doti della piattaforma condivisa con la Mercedes GLA sono note e anche quanto a motore le prestazioni della Q30 sono più che apprezzabili”
evoluzione infiniti
Gli interni rivelano tutto il potenziale delle nuove piattaforme. I motori elettrici sui due assi sono alimentati da un gruppo batteria ubicato sotto il pavimento, eliminando l’intrusione degli alberi motore o del tunnel di trasmissione; il risultato è un ambiente spazioso, pensato per favorire la distensione degli occupanti, che massimizza la superficie a disposizione di passeggeri e carico. I materiali sono assemblati e accoppiati manualmente secondo tecniche artigianali tradizionali, con una scelta ispirata alla tradizione giapponese. Se la tecnologia ricopre un ruolo centrale nella definizione dello spazio, orientato al comfort e alla distensione, la meticolosa scelta del design e i colori tenui dell’abitacolo riflettono la passione giapponese per la natura e l’artigianato. Si tratta della “pulizia mentale” che ha reso il Sol Levante un punto di riferimento assoluto. Tutto questo, senza nemmeno toccare il lato puramente meccanico, potenze e percorrenze: sulla QX Inspiration si bada a vivere il momento. Quasi a sottolineare la fine dell’epoca delle “ansie da percorrenza” e la voglia di vetture sempre più “normali”. Pian piano, l’avvento dell’elettrificazione, o comunque di un nuovo paradigma di mobilità, sta entrando nel quotidiano e non ci metterà ancora molto a diventare la realtà di tutti noi… ma fino a quel momento, vetture come la Q30 faranno del loro meglio per dimostrare di non essere sorpassate, datate e pronte alla pensione.
evoluzione infinitiÂ
A volte succede anche questo... non è andata proprio come ci si attendeva la presentazione dell’Infiniti QX Inspiration al Salone di Detroit. Per via di un problema tecnico la vettura infatti non è riuscita ad arrivare sul palcoscenico con le proprie... ruote, lasciando i presentatori un po’ imbarazzati, a condurre l’evento senza avere la protagonista al loro fianco. E’ il bello della diretta hanno commentato in molti. Comunque, nei giorni successivi, tutti i commenti della stampa presente sono stati estremamente positivi
#ca
Ecco a v
chestoria
LAMBO UNA CURIOSA CONTAMINAZIONE
Ecco a voi la
LAMBO-STANG
SI CHIAMA FORD LAMBORGHINI TRACTORRI CUSTOM COUPÉ 2009 ED È LA CONCRETIZZAZIONE DI UN INCUBO PER TUTTI I “PURISTI” CULTORI DELL’AUTOMOBILE: METÀ MUSTANG E METÀ LAMBORGHINI. E’ STATA REALIZZATA , MANCO A DIRLO, NEGLI STATI UNITI E PER OMAGGIARE LA MEMORIA DI FERRUCCIO LAMBORGHINI È STATA BATTEZZATA “TRACTORRI”, STORPIANDO L’ITALIANO “TRATTORI”
di Andrea Brambilla
voi la
O-STANG
ecco a voi la LAMBO-STANG
La super-asta Barret-Jackson di Scottsdale in nove giorni (12-20 gennaio) ha messo all’asta 1.800 auto. Queste, sommate alle altre 1.100 offerte da altre case d’asta portano l’offerta complessiva di Scottsdale a oltre 2.900 vetture: più di 320 vetture al giorno! Moltissime le auto offerte “senza prezzo di riserva”, come la Lambo-Stang del servizio, formula che fino a oggi si è dimostrata vincente soprattutto oltreoceano. Tantissime Ferrari presenti, a tenere alto il livello delle quotazioni anche in terra americana. Nella Top Ten delle più care in vendita al primo posto troviamo una Ferrari 250 GT Coupé Speciale del 1957 con un valore d’asta stimato di 11 - 13 milioni di dollari
Cosa
succede se si vuole fondere un’icona di stile made in Usa, come la Ford Mustang, con un’altra eccellenza del panorama automobilistico, questa volta italiana, come la Lamborghini Gallardo? Il risultato sarà un oggetto unico, fuori dagli schemi e senza mezze misure: o lo si odia o lo si ama. Si chiama Ford Lamborghini Tractorri Custom Coupé 2009 ed è stato il lotto n.1349 durante l’asta Barrett-Jackson Scottsdale 2019. L’evento Barret-Jackson è un punto di riferimento assoluto per i collezionisti USA (e non solo); si tratta di una mega asta che in nove giorni mette all’incanto ben 1800 auto tra le quali proprio la Ford Lamborghini Tractorri. Il mercato Usa delle auto storiche infatti viaggia a gonfie vele e il sole dell’Arizona è un ottimo richiamo per i numerosissimi collezionisti provenienti da tutto il mondo. Ma veniamo a questo oggetto davvero fuori dagli schemi, quasi misterioso: a una prima occhiata, soprattutto nella parte anteriore, sembra in tutto e per tutto una comune Mustang. Ma non fatevi trarre in inganno, sotto il cofano non troviamo un classico propulsore V8 Ford, anzi… sotto il cofano non c’è proprio niente(!)… perché il motore, Lamborghini, ed è stato alloggiato al retrotreno. La si potrebbe chiamare Lambo-Stang:
ecco a voi la LAMBO-STANG
ecco a voi la LAMBO-STANG
L’asta Barret-Jackson è da sempre un evento aperto alla beneficienza. Nel corso di questa 48a edizione sono stati raccolti ben 9.6 milioni di dollari (!!!) a beneficio di innumerevoli associazioni e fondazioni americane. A rendere più vivace la raccolta fondi (ben 13 lotti dell’asta sono stati interamente e generosamente donati) alcuni battitori d’eccezione, quali l’attore Gary Sinise, il cantante Alice Cooper, altissimi dirigenti di case auto e autentiche leggende della NASCAR come Richard “The King” Petty, Rusty Wallace, Kurt Busch e Jeff Gordon. La somma raccolta rappresenta un record per la casa d’aste che, nel complesso di 48 edizioni, ha saputo raccogliere 114 milioni di dollari per scopi benefici
l’auto dall’anima di supercar ma dall’aspetto casual, che, volente o nolente, già attira su di sé numerosi sguardi e commenti. Il frontale di questo “Frankestein” a quattro ruote è rimasto pressoché identico a quello di una comune Mustang GT del 2007, mentre è al posteriore che si nota il lavoro ingegneristico fatto per alloggiare il poderoso V10 5.0 litri da 552 cavalli con il suo cambio. Vista da dietro la Lambo-Stang è infatti molto simile ad una Gallardo tradizionale, grazie all’uso della stessa fanaleria e al medesimo cofano motore. Due anime distinte che rendono quest’auto un oggetto misterioso per i puristi dei due marchi (da sempre differenti sotto ogni aspetto) ma molto interessante per chi non ha paura di osare. Gli interni sono tutti firmati Lamborghini, compreso il cruscotto, la consolle centrale e il volante: se non la si osserva da fuori sembra proprio di essere a bordo di una Gallardo. Un altro vantaggio di questo pezzo unico è che i tagliandi potrete farli in Lamborghini, essendo tutta loro la meccanica. Ma, detto tra noi, per spendere di meno meglio andare in Ford! Non cercate però i sedili posteriori perché per far posto al V10 è stato necessario rimuovere le sedute. Ma non è solo il motore a portare la firma Lambo; anche l’impianto frenante,
ecco a voi la LAMBO-STANG
L’evento di Scottsdale non è famoso solo per l’asta di auto ma anche per una seconda asta, dedicata a ciò che viene comunemente chiamo “automobilia”. In questa settore sono stati venduti quest’anno ben 1.521 pezzi, per un ammontare complessivo di oltre 4 milioni di dollari. Il pezzo più costoso è stato questo carillo, costruito in Germania da Wilhelm Hennecke nel 1962, aggiudicato per il modico prezzo di 506.000 dollari
la trazione integrale e persino gli pneumatici vengono da Sant’Agata Bolognese. La Lambo-Stang è la concretizzazione di progetto molto dispendioso, e molto complesso nella realizzazione, che ha necessitato di tante ore di lavoro e di studio per essere portato a termine con successo. I creatori parlano di un investimento di oltre 700.000 dollari… francamente non ci sentiamo di giurare su questa cifra ma certamente non deve essere stata un passeggiata. Difficile capire se si tratti di una Ford con il motore Lamborghini oppure di una Gallardo vestita da Mustang. La cosa certa è che è molto raro far incontrare due filosofie così diametralmente opposte. L’esclusività del marchio italiano con la popolarità di un modello come la Mustang possono in effetti andare in contrasto, ma l’amore per le quattro ruote non ha confini. Il problema sarà capire a quali raduni si dovrà partecipare: quelli Ford o quelli Lamborghini? Chi ha avuto il portafoglio abbastanza gonfio per potersi aggiudicare la Lambo-Stang dovrà sicuramente avere tanta pazienza e voglia di rispondere ai curiosi che si fermeranno ad ammirare questa meravigliosa follia. Ad ogni modo ci rende veramente orgogliosi vedere che persino l’intoccabile Ford Mustang è stata “italianizzata” per darle maggior lustro: “Italians do it better!”.
#ca
cheleggenda
il design
DEMOCRATICO
FIAT 500 ESPOSTA AL MOMA DI NEW YORK
Dopo l’acquisizione della Fiat 500 serie F da parte del MoMA di New York, avvenuta da più di un anno, la 500 viene per la prima volta esposta al pubblico all’interno della mostra “The Value of Good Design” che racconta la storia del design e si svolge, dal 10 febbraio al 27 maggio 2019, presso il famoso museo newyorkese
il design democratico
Alla
base del progetto della 500 c’era l’idea che il design di qualità debba essere accessibile a tutti. Peculiarità di quest’auto erano le linee funzionali e l’impiego di materiali intelligenti ed economici, fattori che ne hanno decretato un successo oggi neppure immaginabile. Del resto, lo sviluppo di auto affidabili ed economiche, come la Fiat 500, è stato fondamentale per la motorizzazione del continente europeo del dopoguerra. Attraverso il design e la sua centralità nella storia italiana
degli anni 50, la Fiat 500 incarna molti dei tratti tipici del design modernista dell’epoca, collegandolo ai temi esplorati dalle collezioni esposte al MoMA. «La 500 è un’icona di stile italiano mai passata di moda e che, nel corso dei decenni, ha conquistato innumerevoli fan in tutto il mondo, grazie ai suoi tratti inconfondibili e alla sua spiccata personalità - spiega Luca Napolitano, direttore EMEA Fiat e Abarth - sin dal 1957, Fiat 500 ha saputo regalare un tocco di colore e un sorriso alla quotidianità dei suoi clienti in ogni angolo del mondo, diventando ambasciatore del Bel Paese e affermandosi come icona riconosciuta di design e stile “made in Italy”» Il modello in mostra al MoMA è la 500 serie F, la 500 più famosa di sempre, prodotta tra il 1965 e il 1972. Se si contano le altre versioni (Sport, D, L, R) di prima generazione, tra il 1957 e il 1975 ne sono stati prodotti in totale più di quattro milioni di esemplari. Vera icona dell’Italia di quei tempi, la Nuova 500 era stata progettata da Dante Giacosa, progettista e ingegnere, e lanciata nel 1957. Entrato in Fiat nel 1927, Giacosa, nel corso dei suoi 43 anni di carriera, è stato l’ideatore di tanti dei più importanti progetti della casa torinese. Tra questi l’originale 500 “Topolino” e la successiva “Nuova” 500, city car compatta e con il motore sul retro, che era stata concepita come auto economica per la motorizzazione di massa.
il design democratico
L’intramontabile Fiat 500 continua a far parlare di sé registrando, nel suo undicesimo anno della sua nuova vita, il miglior risultato di sempre in Europa, con quasi 194.000 unità immatricolate nel 2018 (totale Fiat 500 e Abarth 500). Si tratta dell’ennesimo record conquistato dalla vettura più venduta del suo segmento, dove segna anche la sua seconda migliore quota di sempre con circa il 15%. La 500 è leader di vendita in 11 Paesi europei ed è sul podio in altri quattro. Tra i segreti del suo successo ci sono le oltre 30 serie speciali
il design democratico
Nonostante le dimensioni esterne ridotte, il design di Giacosa massimizzava il volume interno, riuscendo a creare uno spazio sorprendentemente ampio, tale da poter accogliere quattro passeggeri. Il tettuccio in tessuto pieghevole di serie conferiva a quest’auto economica un tocco di gran lusso, riducendo al contempo l’utilizzo dell’acciaio, materiale preziosissimo per l’epoca, necessario per la sua produzione. Come tutti sanno questo successo indiscusso è stato seguito, nel 2007, dal lancio della nuova generazione. La 500 odierna, proprio come la sua illustre antenata, ha immediata-
mente riscontrato grande successo in tutto il mondo, guadagnandosi numerosi premi, tra cui il “Car of the Year” e il “Compasso d’oro”. Caratterizzata dalla presenza di apparecchiature per la casa ed elettrodomestici, fino ad arrivare a ceramica, vetro, componenti elettronici, articoli sportivi, giocattoli e grafiche, la mostra “The Value of Good Design” (10 febbraio - 27 maggio, 2019) esplora il potenziale democratizzante del design. Si parte dalle iniziative “Good Design” del MoMA (dalla fine degli anni 30 fino agli anni 50) mettendo in risalto prodotti contemporanei dal design elegante e dal buon rapporto qualità-prezzo… proprio come la nostra Fiat 500, un perfetto esempio in ambito automotive. D’altra parte, in quegli anni, il concetto di “Good Design” si era diffuso ben oltre le iniziative del MoMA. I governi di entrambi i blocchi della Guerra Fredda l’avevano infatti utilizzato come strumento vitale per la ricostruzione socio-economica e per il progresso tecnologico negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. L’esposizione pone inoltre quesiti sul possibile significato che assume oggi il concetto di “Good Design”, ponendo anche l’interrogativo sui valori della metà del XX secolo e su come questi possano essere tradotti e ridefiniti per il pubblico degli anni 2000. I visitatori sono invitati a crearsi una propria opinione in merito, analizzando alcuni classici ancora in produzione e scoprendo come il MoMA, attraverso i suoi design store, continui a essere incubatore di nuovi prodotti e idee per il mercato internazionale.
#ca
cheamerica
Da Detroit arrivano le ultime evoluzioni tecnologiche per rendere le strade più sicure. Saranno le vetture stesse a “parlarsi” e a comunicare direttamente con le infrastrutture stradali
AUTO CHE PARLANO di Niccolò Gargiulo
auto che parlano
Il
desiderio di godere di strade sempre più sicure sta spingendo i costruttori ad investire ingenti somme in una “corsa” globale all’innovazione. E non parliamo soltanto delle tecnologie volte a ridurre le emissioni o ad aumentare comfort e intrattenimento di bordo, ma pure della ricerca che ha come obiettivo la trasformazione dei i veicoli comuni in vere e proprie macchine intelligenti. Ciò passa obbligatoriamente attraverso la creazione di un network di vetture e infrastrutture connesse fra di loro, capaci di affrontare le sfide della sicurezza su strade sempre più affollate da pedoni e da una miriade di altri mezzi e inside varie. Dagli USA arriva l’ultima invenzione a tal proposito grazie a Ford, che fa sapere di voler dotare tutte le proprie vetture del sistema di comunicazione C-V2X a partire dal 2022. C-V2X è una tecnologia di comunicazione wireless che, a detta stessa di Ford, “parla” e “ascolta” i veicoli e le infrastrutture similmente dotate di tale sistema. Comunicando attraverso i network 5G (in rapida costruzione in America), questa nuova tecnologia mette in comunicazione, e in stretta relazione digitale, le automobili con i sistemi di gestione del traffico (che a loro volta controllano i semafori intelligenti, già presenti su molte strade urbane negli Stati Uniti) che in tempo reale possono fornire agli automobilisti importanti informazioni sulla condizione delle strade, sul traffico e su cosa aspettarsi sul percorso che si intendeutilizzare. Perfino i cartelli stradali possono essere dotati di questa interessante tecnologia, diventando una sorta di “commissari di percorso”, che mantengo un occhio vigile
sull’intera rete di viabilità e allertano gli automobilisti sui pericoli o sulla condizione di lavori in corso. Anche le amministrazioni cittadine potranno beneficiare di tali sistemi in quanto informazioni sulle varie restrizioni, limiti di velocità e divieti potranno essere prontamente visualiz-
zate sugli schermi delle vetture, sopperendo alla mancanza di attenzione di una marea di automobilisti “sbadati”. A loro volta le vetture, comunicando tra di loro, aumenteranno il raggio di azione dei propri sensori, rendendo ancora più efficaci i
sistemi di sicurezza già abituali su molte vetture di oggi, che saranno così in grado di reagire ancora più prontamente, attivando con largo anticipo i propri avvisi di pericolo acustici e visivi e perfino di ingaggiare la frenata di emergenza automatica senza aspettare l’ultimo secondo utile.
#cheauto quando l’auto fa spettacolo
ro e m u n o im s s ro p il te e rd non pe
ONLINE IL 1° MARZO