#cheauto quando l’auto fa spettacolo
Nr.
34
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Marzo 2019
SUZUKI JIMNY
amore a prima vista
Honda CR-V Nissan IMS Citroën C5 aircross Audi A4 Allroad Campionato TCR il fuoristrada in Italia una Cupra sui Pirenei
#cheauto quando l’auto fa spettacolo
Nr.
34
Marzo 2019
checosac’è #chefoto
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#cheroba 18 • Questi sono “fuori”… - VIDEO
#chemacchina 28 • Suzuki Jimny • Honda CR-V - VIDEO
#chebella 56 • Nissan IMs - VIDEO
#chestoria 68 • DR: il grande rilancio - VIDEO • A qualcuno piace freddo • Cupra dei Pirenei - VIDEO
#checorse 98 • TRC pronti al via!
#cheleggenda 108 • L’Alfa dimenticata
#cheamerica 116 • Come un razzo!
#chenovità 118 • Citroën C5 Aircross
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#cheauto Periodico mensile digitale Via Pesa del Lino 2B 20900 MONZA info@cheautomagazine.com www.cheautomagazine.com Periodico non soggetto all’obbligo di registrazione ai sensi dell’art. 3-bis del Decreto Legge 103/2012
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Direttore Responsabile e Editore Vittorio Gargiulo Responsabile redazione USA Niccolò Gargiulo Collaboratori Andrea Brambilla Alessandro Camorali (stile & design) John Close (sport) Marco Cortesi Gian Maria Gabbiani (test) Salvo Venuti (off road) Grafica e Impaginazione Diego Galbiati
TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Tutti i materiali e i contenuti presenti in questa pubblicazione inclusi testi, fotografie, illustrazioni, video sono protetti da copyright e/o altri diritti di proprietà intellettuale. I materiali e i contenuti presenti su questo periodico si intendono pubblicati per un utilizzo personale e non commerciale del lettore. Il lettore accetta e garantisce di non copiare e/o distribuire integralmente o parzialmente i contenuti di questo periodico o di effettuarne un utilizzo commerciale. Il lettore accetta inoltre di non riprodurre, distribuire, mostrare, modificare, adattare, tradurre e derivare altri prodotti dal quanto pubblicato in questo periodico.
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Il piÚ grande dei suv Seat, il Tarraco conta su uno dei sistemi di trazione integrale piÚ sicuri ed efficienti del mercato, chiamato 4Drive. Questo sistema di trazione multidisco di ultima generazione si serve di azionamento idraulico e controllo elettronico per trasmettere potenza alle ruote in modo controllato, massimizzando la trazione. E messo alla frusta sulle sabbie del deserto del Marocco ha mostrato tutta la sua efficacia. D’altra parte il mercato nordafricano rappresenta una delle regioni chiave nella strategia di globalizzazione di SEAT
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FRONT PAGE
Dopo le prime schermaglie durante i test di febbraio a Barcellona (a cui si riferisce quella bella immagine di Bottas) l’attenzione di tutti i fans di Formula 1 è ora concentrata sul Gran Premio d’Australia che, il 17 marzo, aprirà l’ennesima caccia al titolo detenuto da Hamilton e Mercedes Fotografia Monster Energy - Wolfgang Wilhelm
chefoto Basato su di un van Mercedes V-Class questa lussuosa dimora su ruote ĂŠ tutto un fiorire di pelle, radica e legni pregiati. Non mancano calici di cristallo purissimo (alloggiati in uno dei frigoriferi siponibili), Apple Tv ed ogni altra diavoleria disponibile al mondo. Il prezzo? Circa 133.000 euro
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E’ in pieno svolgimento il Super Trofeo Lamborghini Middle East 2019, che si svolge tra i circuiti di Dubai e Abu Dhabi. Per molte squadre è un modo per prepararsi alla stagione Europea ma, in realtà, si tratta soprattutto una furbissima azione di promozione messa in atto da Lamborghini in un mercato importantissimo per il Toro di Sant’Agata
chefoto Toyota ha festeggiato la prima vittoria nel Mondiale Rally 2019 grazie al dominio di Ott Tänak in Svezia (per la Yaris si è trattato del terzo successo in terra scandinava). I piloti hanno affrontato condizioni difficili durante tutto il fine settimana, con temperature più alte del solito che hanno fatto sciogliere il ghiaccio e la neve. Tänak è ora in testa alla classifica generale del mondiale
chefoto Nata da una stretta cooperazione tra Aston Martin e red Bull Avanced Technologies la Valkyrie è nata con le stimmate della hypercar a tutto tondo… ma evidentemente ciò non bastava né alla casa inglese né ai suoi clienti (150 in tutto). E allora ecco arrivare l’opzione AMR Track Performance Pack, che offre nuove componenti aerodinamiche per il muso, freni in titanio con dischi autoventilanti in carbonio, sospensioni mirate per un uso in pista e nuore ruote in magnesio. Infinite le opzioni di personalizzazione riguardanti finiture varie e i colori, dai nomi perlomeno “curiosi”: Slipstream Green, Liquid Petroleum, Ethanol Silver and Maximum Orange
#ca
cheroba
45 ANNI DI AUTENTICA PASSIONE
Questi sono “fuori”… COSTITUITA IL 24 NOVEMBRE 1973, LA FEDERAZIONE ITALIANA FUORISTRADA, NEL CORSO DI OLTRE QUARANTACINQUE ANNI, HA PERMESSO L’EVOLVERSI DEL FUORISTRADA SPORTIVO E TURISTICO, RAPPRESENTANDO UN PUNTO DI RIFERIMENTO SICURO PER TUTTI GLI APPASSIONATI
di Salvo Venuti
questi sono “fuori”…
La Marco Pacini, presidente della Federazione Italiana Fuoristrada
WWW.FIF4X4.IT
mattina del 6 gennaio 1972 a Maggiora, faceva un freddo cane. Ma nonostante la Befana e il termometro lo sconsigliassero, in parecchi avevano risposto al richiamo di quella passionaccia che stava contagiando molti. A quell’epoca Maggiora, nei pressi di Novara, era un po’ la capitale del fuoristrada nel Nord d’Italia. Li era già sorta una vera pista di quello che allora ci chiamava “autocross” e li si ritrovavano spesso i semplici appassionati di fuoristrada. I pionieri “duri e puri” di un’attività che stava conquistando sempre più proseliti in Piemonte e Lombardia. Ma per meglio comprendere cosa stava avvenendo quel mattino a Maggiora occorre fare un passo indietro di una decina d’anni. Nel corso dei primi anni 60 molti appassionati di motori scoprirono che il veicolo fuoristrada, oltre ad essere un mezzo costruito per le forze armate e utilissimo per lavorare in particolari territori, poteva diventare il veicolo ideale per evadere dalle città, lungo percorsi inaccessibili alle vetture tradizionali. L’interesse per questo mondo (fatto di uomini prima ancora che di macchine) rapidamente sfociò in vera passione e fu così che numerosi gruppi di amici, dopo serate passate a parlare di questo o quel “passaggio” difficoltoso, oppure a modificare le auto sperando di migliorarne le prestazioni, decisero di costituire alcuni club, che rappresentavano l’ufficializzazione di una comunità che andava crescendo. Si costituirono così, ad esempio, il Cross Car Club a Torino, l’A.F.S. Associazione
questi sono “fuori”…
Amici del Fuoristrada a Genova, il Panzer a Prato o il Club Nazionale Fuoristrada a Bologna. Il periodo delle gite in fuoristrada era destinato a durare nel tempo, ma era anche naturale che qualcuno si dimostrasse più bravo di altri ad arrampicarsi con il proprio veicolo lungo una salita o a superare una buca o, ancora, arrivasse con qualche ora di anticipo al rifugio sulla cima della montagna. In questi casi c’era sempre qualcuno che prendeva nota di ciò che era accaduto, attribuendo a ogni partecipante un simbolico punteggio… e fu così che, di gita in gita, di raduno in raduno, la strada che avrebbe condotto alla competizione venne definitivamente tracciata. La passione cresceva, l’Italia si stava dimostrando terreno assai fertile per il fuoristrada ma, con il diffondersi e l’intensificarsi dell’attività, presto si avvertì la necessità di mettere un po’ di ordine, di creare, per esempio, un calendario nazionale che perlomeno evitasse il fenomeno degli eventi concomitanti e sopperisse alla totale mancanza d’informazioni su raduni e manifestazioni che, sempre più, cominciavano a essere organizzate. Fu per questi motivi che quel che il 6 gennaio 1972 divenne una data importante. Era il giorno del “1° Minirally d’inverno” di Maggiora, e in quel giorno cominciò a prendere forma l’intenzione di fondare un ente comune che raccogliesse tutti club italiani e li federasse fra loro, la Federazione Italiana Fuoristrada (F.I.F.). Iniziò così un lungo cammino indirizzato verso la tutela e la promozione dell’off road e, allo stesso tempo, verso l’organizzazione e l’armonizzazione della pratica fuoristradistica.
questi sono “fuori”…
Oggi, nel terzo millennio, i club affiliati sono nel frattempo diventati circa 230 e anche il numero degli iscritti è cresciuto in maniera importante (ora i soci sono oltre 9000) con entrambi i dati in continua crescita. Oggi la F.I.F. è una realtà sempre più forte, una grande e dinamica Federazione di club che ha saputo evolversi e modernizzarsi, pur rimanendo saldamente nel solco della propria tradizione, ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro alla ricerca di nuovi progetti da mettere in cantiere. Ma la pratica di una vera e propria disciplina non può non considerare la necessità di avviare i neofiti attraverso dei corsi di formazione, e allora ecco nascere, oltre trentacinque anni fa, la Scuola Federale, fiore all’occhiello della FIF. Quasi 200 istruttori dislocati in tutto il territorio nazionale, con un coordinamento, regionale e nazionale, garantito dalla Commissione Scuola e dal Responsabile della Scuola Federale. L’obiettivo della Scuola Federale è la formazione alla guida di veicoli fuoristrada e a trazione integrale, atta a garantire la sicurezza personale e dei veicoli stessi, senza mai dimenticare il rispetto per la natura e il territorio. Tutto ciò è realizzato attraverso l’organizzazione di corsi specifici in funzione delle diverse esigenze, ludiche, professionali o agonistiche. La Scuola della F.I.F. ha avuto, e ha tuttora, il privilegio di formare personale appartenente alla Polizia di Stato, al Corpo Forestale dello Stato, all’Aeronautica Militare, alle Amministrazioni Pubbliche, oltre a un nutrito elenco di dipendenti di aziende di primaria
questi sono “fuori”…
importanza. Inoltre la Scuola Federale collabora all’organizzazione di eventi, presentazioni di prodotti e di tutto quanto possa essere legato all’attività outdoor e di fuoristrada, l’industria Automotive e non solo. Attualmente, ad esempio, collabora strettamente con un’icona del mondo del fuoristrada, quale Toyota e, in virtù di ciò, tutti gli istruttori di guida off road della Toyota Driving Academy appartengono dalla Federazione Italiana Fuoristrada. Ovviamente non poteva mancare un Settore Sportivo, dedicato alle competizioni, un settore in continua evoluzione e crescita, tutto ciò grazie anche alla convenzione con ACI SPORT, peraltro unica a livello nazionale. Al momento la F.I.F. ha pubblicato i calendari sportivi 2019 di due campionati italiani, Trial 4x4 e Velocità Fuoristrada, e ben cinque trofei, fra i quali il nuovissimo Trofeo Interregionale Extreme, che per il momento ha a calendario cinque gare che si svolgeranno tra Calabria e Sicilia… ma già si vocifera della rinascita del Campionato Italiano di Fuoristrada Estremo. Infine, quasi a onorarne le origini, è giusto menzionare il Settore Storico della F.I.F.. Il Registro Italiano Fuoristrada Storici è nato qualche anno fa, dall’idea di alcuni soci che hanno intuito la necessità di creare una sezione che si assumesse il dovere di tutelare, conservare e trasmettere le caratteristiche progettuali e tecniche dei veicoli che hanno fatto la storia del “fuoristradismo”… tra i quali anche alcuni di quelli che presero un gran freddo quel giorno dell’Epifania del 1972, a Maggiora…
#ca
chemacchina
AMORE A PR Nuovo Suzuki Jimny
Il nuovo Jimny è caratterizzato da una grande funzionalità e praticità. Rinnovato nell’estetica e nella meccanica, mantiene lo spirito dei suoi predecessori e unisce una bellezza funzionale ad una tecnologia 4x4 in grado di affascinare davvero
RIMA VISTA
amore a prima vista
E
arrivò il giorno in cui i primi prototipi della LJ10 furono portati su lunghe spiagge, per un confronto diretto con le più grandi e potenti fuoristrada di allora. Si narra che, laddove i 4x4 “senior” restavano insabbiati, la leggerissima LJ10 Suzuki (quello era il nome del progetto) letteralmente volava; era il 1969 ed erano da poco iniziati i collaudi del nuovo piccolo fuoristrada Suzuki. Gli stessi ingegneri di Hamamatsu restarono estasiati dalle prestazioni della “piccolina”, prestazioni raggiunte soprattutto in virtù della sua estrema leggerezza; la LJ10 pesava infatti solo 360 chilogrammi, per un passo inferiore ai due metri. Del resto non si trattava dei primi exploit: la LJ10 se l’era cavata benone anche nei test di caduta da un metro e nelle massacranti prove di resistenza sulle sabbie vulcaniche del monte Fuji.
Quando l’anno dopo il piccolo fuoristrada arrivò sul mercato, il mondo si rese conto di come l’idea di base del progetto (un veicolo piccolo, leggero ma al contempo robusto) era stata brillantemente concretizzata… talmente bene che, per risparmiare peso, le portiere alla fine furono prodotte in semplice tela e i posti a sedere erano solo tre, in quanto al posto del quarto sedile doveva necessariamente trovare posto la ruota di scorta. Tra le caratteristiche distintive c’erano anche un telaio a traliccio, le marce ridotte e gli assali rigidi, (tre caratteristiche tramandate poi nel tempo) mentre il motore di 360 centimetri cubici era in grado di sviluppare 25 cavalli, un valore che oggi fa quasi tenerezza... Il successo, manco a dirlo, fu immediato. Ma in inverno, in molte aree del Giappone fa un freddo cane e così, un paio di anni dopo, arrivò l’evoluzione LJ20, dotata di un più efficace impianto di riscaldamento nonché del raffreddamento ad acqua. Per completare l’opera fu introdotta anche un a versione a carrozzeria chiusa. Il prodotto era quindi maturo per l’esportazione e Suzuki decise di affrontare i mercati del Sud America, Medio Oriente e Oceania con il nuovo LJ50, spinto da un tre cilindri due tempi raffreddato ad acqua da 550cc.
Fu poi nel 1977 che fece il suo debutto la versione LJ80, che montava un nuovo quattro cilindri a 4 tempi, raffreddato a liquido da 800cc che erogava 41 cavalli. Il Suzuki LJ80 fu in assoluto il primo propulsore a 4 tempi della casa di Hamamatsu. La seconda generazione Jimny, introdotta nel 1981, viene da taluni considerata la capostipite dei moderni SUV. E cioè la prima fuoristrada ad affermarsi sulla scena internazionale come un fenomeno di tendenza e a essere apprezzata anche per un utilizzo urbano/extraurbano e non solo specialistico. Quel successo fu poi replicato dalla terza generazione, lanciata nel 1998, la cui evoluzione garantì un livello di comfort decisamente superiore. Gli esterni vennero ridisegnati con una carrozzeria dalle forme maggiormente arrotondate, mantenendo però i tratti tipici del Jimny, come la griglia con feritoie verticali. In venti anni la terza generazione di Jimny è stata apprezzata da ben 918.000 clienti nel mondo intero. Oggi il lancio del la nuova serie dimostra quanto sia ancora attuale la filosofia progettuale originaria, fondata su concretezza e performance senza compromessi, che fanno di Jimny un campione di praticità, libertà e spirito di avventura.
amore a prima vista
Questa
Suzuki è un’automobile che trasmette concretezza sin dal primo sguardo. Il telaio a traliccio offre una base solida per le componenti delle sospensioni nella guida in fuoristrada; sono state infatti realizzate una nuova traversa ad X e altre due trasversali, il tutto per ottenere ulteriore robustezza e una rigidità torsionale più elevata. L’ampio angolo di attacco di 37°, quello di dosso da 28° e l’angolo di uscita di 49° consentono a Jimny di superare i più severi ostacoli o pendenze, senza toccare il fondo o la carrozzeria della vettura. Le sospensioni ad assali rigidi danno il meglio nella guida in fuoristrada: quando una ruota è spinta verso l’alto da un ostacolo, la ruota opposta viene premuta verso il basso, fornendo un livello di grip più elevato. Rispetto al passato Jimny offre comunque una guida più confortevole e stabile anche su strada. Inoltre un nuovo ammortizzatore di sterzo minimizza le vibrazioni sul volante e i contraccolpi in fuoristrada. Jimny è dotato di un sistema 4WD inseribile con marce ridotte. Si può agire in modo molto semplice sulla leva dedicata e passare in un attimo tra le modalità 2H (marce alte e due ruote motrici), 4H (marce alte con 4x4 inserito) e 4L (4x4 con marce ridotte). Rispetto alla modalità 4H la modalità 4L è in grado di trasferire maggiore coppia alle ruote, per una trazione migliore su pendenze elevate e terreni difficili.
Suzuki Motor Corporation è uno dei principali costruttori mondiali di automobili, motocicli e motori fuoribordo. Nel settore automobilistico è attualmente all’8° posto nella classifica mondiale di vendite (fonte JATO) con oltre 3 milioni di vetture prodotte all’anno. L’Azienda nasce nel 1909 da un’idea imprenditoriale di Michio Suzuki che,nella cittadina di Hamamatsu, diede vita ad uno stabilimento per la produzione di telai tessili. Nel 1920 l’Azienda venne profondamente riorganizzata e infine nel 1954 divenne Suzuki Motor Corporation. Nel 1955 nacque la prima automobile Suzulight, seguita nel 1970 da Jimny. Da allora l’attività industriale ha proseguito un cammino di crescita, anche nei settori dei motocicli e dei motori marini fuoribordo
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Without brake LSD
With brake LSD Quando due ruote diagonalmente opposte perdono trazione, il sistema di controllo di trazione LSD frena automaticamente le ruote che stanno slittando per ridistribuire la coppia alle altre due, permettendo al veicolo di riguadagnare trazione. Questo sistema permette a Jimny di districarsi sulle superfici più scivolose e su strade accidentate con condizioni differenti tra le diverse ruote
Il motore ha una cilindrata di 1.5l e fornisce un’ottima coppia in particolare ai bassi regimi, migliorando le performance in fuoristrada. Nonostante la cilindrata maggiore, ha dimensioni complessive compatte rispetto al precedente propulsore 1,3l, con una riduzione del peso del 15%. La sua curva di erogazione si adatta perfettamente tanto ai rapporti del cambio manuale a cinque marce quanto a quelli dell’automatico a quattro marce (offerto con sovrapprezzo di 1.500 Euro). La trasmissione manuale 5 marce ha rapporti ottimizzati per il nuovo motore e offre maggiore efficienza sul lato consumi. Anche la trasmissione automatica a 4 marce è completamente nuova. Le linee semplici, rigorose, robuste e funzionali: a loro modo molto belle e attraenti. La carrozzeria, marcatamente squadrata, migliora la percezione degli ingombri. I montanti anteriori più verticali e il cofano a conchiglia piatto aumentano la visibilità dal sedile del guidatore, mentre la linea di cintura, con scalino nella parte frontale dei finestrini, contribuisce a migliorare la visibilità laterale nella zona cruciale del passaruota anteriore. La griglia frontale, caratterizzata dai cinque elementi verticali, sottolinea i tipici fari circolari con indicatori di direzione separati (come sulla prima generazione di Jimny del 1970). Gradevoli i cerchi in lega scuri da 15”, molto grintosi e tipicamente off-road. A completamento delle finiture esterne da segnalare le canaline sul bordo del tetto,
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che impediscono l’ingresso di acqua, fango o neve nell’abitacolo con le portiere aperte. Otto i colori disponibili, inclusi due nuovi colori sviluppati esclusivamente per il nuovo Jimny: il “Giallo Kinetic”, ad alta visibilità, pensato per spiccare in condizioni climatiche avverse o nei luoghi di lavoro, e il “Verde Amazzonia”, una tonalità a bassa visibilità, perfetta per moderare l’impatto visivo sull’ambiente naturale. La guida in fuoristrada non permette disattenzioni e nel nuovo Jimny non esiste nulla che possa distrarre dalla guida. Gli interni neri sono semplici ma razionali, i comandi sono progettati per essere utilizzati in maniera efficace ed immediata (anche indossando i guanti, cosa che accade spesso se si va in montagna. Ogni dettaglio è realizzato con cura e pensato per il fuoristrada più impegnativo. Il colore dominante è il nero mentre le linee orizzontali create dal pannello strumenti e quelle verticali della console centrale hanno la funzione di aiutare il conducente a percepire l’inclinazione della vettura quando si affrontano terreni accidentati e montuosi. Tutto ciò che circonda guidatore e passeggero è costruito per un uso professionale. Il pannello strumenti e tutta l’area circostante hanno una superficie ruvida, antigraffio, antimacchia ed estremamente resistente. Maniglie e comandi sono facili e veloci da raggiungere ed utilizzare, anche se si stanno percorrendo terreni accidentati. Il quadro strumenti è sempre illuminato per poter essere costantemente leggibile anche in fuoristrada,
Suzuki Jimny ha vinto, in Giappone, il Good Design Gold Award 2018. Si tratta dell’ambito premio del Ministero dell’Economia giapponese che, istituito nel lontano 1957, viene assegnato al prodotto che si distingue per l’eccezionalità del suo design e la sua capacità di influire positivamente sulla società e di migliorare la vita di chi lo utilizza
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quando si passa spesso da zone illuminate a zone in ombra. Per un funzionamento più intuitivo del sistema audio sono di serie un Display Touch 7’’ multimediale, Bluetooth® e connettività multistandard (Carplay, Android auto, Mirror Link).
Suzuki è da oltre sei anni Main Partner della Federazione Italiana Sport del Ghiaccio e da settembre 2016 anche della Federazione Ciclistica Italiana. Inoltre dal 2015 Suzuki è anche Main Sponsor del Torino Football Club. Ma Suzuki è vicina anche agli sport dilettantistici e ai praticanti che vivono con impegno e dedizione la loro passione. Attraverso il progetto “Suzuki è sport”, l’Azienda dona 40.000 Euro a favore di quindici associazioni sportive dilettantistiche di calcio, ciclismo, ghiaccio, canottaggio e motociclismo
Lo spazio di carico posteriore può essere facilmente ampliato abbattendo i sedili e creando così un volume di 377 litri, ben 53 in più del vecchio Jimny. La superficie è completamente piatta fino ai bordi laterali, mentre i sedili sono stati accuratamente progettati per favorire salita e discesa dalla vettura. A beneficio della flessibilità e dell’ottimizzazione degli spazi sono state anche previste cinque sedi vite per ogni lato, sotto i finestrini posteriori, oltre a quattro sedi per ganci ai bordi del vano di carico. Abbiamo lasciato per ultimi gli apparati di sicurezza, ora ampiamente presenti anche sulla Jimny. Ad esempio, con il sistema “attentofrena”, nel momento in cui rileva una potenziale collisione l’auto può, a seconda della situazione, allertare il pilota, renderne più incisiva la frenata o frenare autonomamente. Non mancano i sistemi “guidadritto” e il “restasveglio”, che aiutano il guidatore a mantenere l’attenzione evitando involontarie deviazioni dalla corsia di marcia. Di serie anche il sistema “nontiabbaglio”, che commuta automaticamente i fari tra abbaglianti e anabbaglianti. Da parte sua il sistema “occhioallimite” monitora i segnali stradali presenti sulla strada.
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Quando rileva segnali come i limiti di velocità o i divieti di sorpasso, li mostra nel quadro strumenti per aiutare il guidatore a ricordare quali segnali siano validi in quel tratto. Altre tecnologie di sicurezza presenti sono Hill Hold Control e Hill Descent Control, l’ Emergency Stop Signal, il sistema d’assorbimento impatto TECT, 6 air bag e le aree d’ assorbimento urto pedoni Alla prova dei fatti la Jimny si dimostra un’ottima “arrampicatrice”. Nel senso che va a nozze con percorsi off road anche impegnativi, scoscesi, viscidi e… chi più ne ha più ne metta. La posizione di guida molto alta facilita le operazioni in ogni frangente e il Descent Hill Control toglie d’impaccio nelle discese più ripide e scivolose. Davvero eccellente lontana dall’asfalto. Ma anche in città la posizione di guida alta aiuta; inoltre l’auto è lunga meno di tre metri e mezzo e si dimostra agile e maneggevole. Ovviamente su percorsi extraurbani Jimny mostra i suoi lati deboli. Il comfort in marcia è nel complesso accettabile ma la rumorosità rimane abbastanza elevata. Permane un certo rollio in curva (crediamo dovuto più all’altezza della vettura che alla taratura delle sospensioni) ma ciò che può mettere in reale imbarazzo, perlomeno nei primi chilometri, è la grande demoltiplicazione dello sterzo. Ottima per i sentieri, in strada comporta una sensazione di “leggerezza” a cui consegue poca precisione negli inserimenti.
caratteristiche tecniche prinicipali
1.5 5MT
1.5 4AT
DIMENSIONI
Lunghezza inclusa ruota di scorta
3.645 mm
Lunghezza esclusa ruota di scorta
3.480 mm
Larghezza
1.645 mm
Altezza
1.720 mm
Interasse
2.250 mm
Carreggiata anteriore
1.395 mm
Carreggiata posteriore
1.405 mm
Altezza minima da terra
210 mm
Raggio minimo di sterzata
4,9 m
Angolo di attacco
37°
Angolo di dosso
28°
Angolo di uscita
49°
Spazio bagagliaio (volume massimo)
830 l
Spazio bagagliaio (sedili post. posiz.normale)
85 l
PESO
Peso in ordine di marcia con conducente
1.165 kg
1.185 kg
Peso complessivo
1.435 kg
1.435 kg
Peso rimorchiabile
1.300 kg
1.300 kg
MOTORE
Tipo motore
Cilindri
4
Valvole
16
Cilindrata
1.462 cm3
Alesaggio per corsa
74.0 × 85.0 mm
Rapporto di compressione
10.0 +/- 0.4
Potenza massima [kW (CV)]
75 (102) a 6.000 giri/min
Coppia massima [Nm]
130 a 4.000 giri/min
PRESTAZIONI E CONSUMI Velocità massima
K15B
145 km/h
140 km/h
NEDC - Consumo ciclo urbano
7,7 l/100km
8,4 l/100km
NEDC - Consumo ciclo extra-urbano
6,2 l/100km
6,9 l/100km
NEDC - Consumo ciclo combinato
6,8 l/100km
7,5 l/100km
WLTP - Consumo ciclo combinato
7,9-8,0 l/100km
8,8 l/100km
NEDC - Emissioni CO2
154 g/km
170 g/km
WLTP - Emissioni CO2
178-181 g/km
198 g/km
Direttiva
TRASMISSIONE
Tipo trasmissione
Euro 6d
TELAIO
Freni anteriori
a disco
Freni posteriori
a tamburo
Sospensioni anteriori Assale rigido a 3 punti di ancoraggio
Sospensioni posteriori Assale rigido a 3 punti di ancoraggio
Pneumatici
195/80 R15 96S
Cerchi
Cerchi 15x5 1/2J
Manuale
CAPACITA’
Posti totali
4
Capacità serbatoio carburante
40 l
Automatica
#ca
chemacchina
La preferita del sig. Rossi
Nella storia Honda le automobili per la famiglia sono sempre andate a braccetto con i super bolidi per le piste. E anche oggi il successo della Honda CR-V arriva nel momento in cui la casa giapponese sta giocando un ruolo da protagonista nel rilancio della Indycar Series di Marco Cortesi Fotografie Indycar di Joe Skibinski
la preferita del sig. Rossi
Alexander
Rossi è uno dei nomi più in crescita in un mondo, quello dell’Indycar Series, che sta recuperando consensi in modo importante. Giovane talento americano, anche se dalle chiare origini italiane, Rossi è arrivato nel campionato quasi in punta di piedi, ma ora si sta imponendo come grande e meritato protagonista. E’ lui il volto principale di casa Honda nella categoria, e non potrebbe che essere così. Rossi è noto per essere un grande estimatore delle vetture giapponesi, tanto da aver più volte esaltato le doti della sua Pilot, la “sorella maggiore” della CR-V, non importata in Italia. Anche dal punto sportivo, Rossi ha incrociato il proprio destino con quello della Honda, e ne è ora uno dei punti fermi.
Pochi mesi dopo il suo esordio nella categoria nel 2016, esordio per altro non particolarmente facile, Rossi centrò un incredibile successo alla mitica 500 Miglia di Indianapolis. Ebbe bisogno di un’enorme dose di fortuna, ma anche di una gran capacità di guidare in modo efficiente, sapendo al contempo risparmiare carburante. Non avendo niente da perdere, rientrò appena possibile ai box nelle fasi finali, riempiendo un serbatoio che sarebbe appena bastato per arrivare alla fine e gestendo il suo ritmo nella speranza che tutti gli altri si dovessero fermare. A dargli l’idea, prima della gara, proprio una situazione in cui si era trovato con la sua Pilot, che aveva fatto arrivare a destinazione restando praticamente a secco. Una storia che sembra fatta apposta per far innamorare un ufficio marketing. Al successivo rinnovo contrattuale, Honda decise così di sostenere Rossi, quasi imponendolo, e lui ha poi ampiamente ricompensato la casa Nipponica. Lo scorso anno il californiano ha mostrato una crescita costante e continua, nonostante a 27 anni suonati non
sia più sicuramente un ragazzino, specie per gli standard del motorsport moderno. Rossi è migliorato in tutto. Partenze, sorpassi, gestione della gara, aggressività, giro secco. Dopo aver tentato la scalata alla Formula 1 ed essersi dovuto fermare, rientrando negli USA con il poco budget che gli rimaneva, Rossi si è imposto con forza, volontà e qualità, come punto fermo di una serie che, pur lontana dagli anni d’oro, mette a segno continui dati positivi. Decisivo il debutto delle nuove bellissime vetture della categoria, realizzate come sempre dall’italiana Dallara, ma per la prima volta votate, oltre che alla performance, anche all’impatto estetico. Dopo averci creduto, Honda e Chevrolet, i due fornitori di motori, sono ora pronti a raccogliere i frutti della loro perseveranza. Nel 2018, i nipponici hanno visto Rossi lottare (e perdere) il titolo contro un altro loro portacolori, Scott Dixon, nume tutelare della categoria. Ora ci aspetta un 2019 tutto da godere: in pista con le sfide Indycar e in strada con la bella CR-V.
la preferita del sig. Rossi
Negli USA, come da tradizione, la gamma di SUV e crossover dei vari costruttori offre moltissime opzioni. Dopotutto si tratta del mercato d’elezione per questa tipologia di vetture, che di fatto le ha inventate. Per la Honda la base è l’HR-V, considerata laggiù quasi un’utilitaria, mentre la CR-V si pone come la porta d’accesso alla mentalità Honda nei SUV. Poco più grande (20 centimetri in più), la Pilot è vista come il miglior compromesso per la famiglia o… per i piloti Indycar come Alexandser Rossi. Ha invece dabuttato da poco la nuova Passport che, pur essendo basata sulla Pilot (e quindi sulla Accord), è votata maggiormente alla vita all’aria aperta e all’offroad
Si
propone con equilibrio la quinta generazione della Honda CR-V, SUV medio della casa del Sol Levante. Esteticamente, la versione si ispira chiaramente a quella precedente, che aveva retto benissimo il passare degli anni gettando le basi del moderno linguaggio stilistico Honda. A onor del vero, va detto che per gli USA, che dettano un po’ gli standard nel settore, la CR-V rappresenta un SUV piccolo, tanto che presenta in listino ben due alternative di dimensioni maggiori, ed è basato sulla piattaforma Compact Global che ha esordito con la Civic. All’esterno i richiami alla precedente versione sono tanti, in particolare all’anteriore, con i fari appuntiti ed il cofano “a coperchio”. Paraurti e mascherina sono stati resi più aggressivi, rispondendo anche all’evoluzione del family feeling, mentre ha molto in comune con la quarta serie anche la fiancata, col terzo finestrino che punta verso l’alto. E’ stato nettamente modernizzato il posteriore, con fanali a sviluppo orizzontale e verticale, che incorniciano il lunotto, mentre il portatarga è stato spostato in basso, lasciando spazio libero sul portellone. Sotto il cofano, nella versione non ibrida, un 1.5 della nuova Serie L a benzina, già visto proprio sulla Civic, presentato in due
la preferita del sig. Rossi
tagli di potenza, da 173 o 193 cavalli. Quest’ultimo, che abbiamo avuto modo di provare a lungo, è accoppiato a un cambio CVT. Con la quinta generazione ha anche debuttato una versione ibrida, interessante per la versatilità e le molteplici modalità d’uso (inclusa una quasi da range-extender). Il commento sul powertrain della CR-V si può riassumere così. Se solo dieci anni fa qualcuno ci avesse detto che avremmo avuto tra le mani un fuoristrada a benzina con quattro ruote motrici, cambio automatico, quasi 200 cavalli, e che avrebbe fatto 11/12 chilometri “veri” con un litro… beh, l’avremmo preso per pazzo! La motorizzazione della CR-V top di gamma ben rappresenta tutto il lavoro di affinamento e miglioramento che il mondo dell’automotive è riuscito a portare avanti sui motori a benzina. Una tecnologia che sembrava al limite dello sviluppo, destinata a soccombere al diesel, ha invece dimostrato, con i giusti investimenti e la volontà di fare ricerca, di avere ancora tantissimo margine. I consumi, certo, non sono bassi in assoluto, ma tutt’altro che lontani da quelli di un diesel di caratteristiche equivalenti. Il 1.5, che in questa variante arriva a ben 130 cv/litro, esprime prestazioni ottime per il tipo di vettura, rendendo l’esperienza di
Dal punto di vista dei prezzi, la CR-V si pone sui livelli della concorrenza offrendo però una buona varietà di tecnologie (benzina o ibrido, niente diesel), potenze e prezzi. Col 1.5 da 173 cavalli, nella versione 2WD con cambio manuale, si parte da meno di 30.000€, mentre per la versione 4WD si passa a 34.300€ per un allestimento che include anche il navigatore satellitare. La versione da 193 cavalli parte da 36.700€ mentre l’equipaggiamento top sfora i 40.000€ ma comprende anche gli interni in pelle con regolazione elettrica e il tetto panoramico apribile. Per quanto riguarda la versione ibrida si parte da 33.600€
la preferita del sig. Rossi
guida piacevole soprattutto sul lato erogazione, linearità e progressione. Anche il cambio a variazione continua di rapporto è fluido e pronto, anche se sconta un po’ di fastidioso “effetto scooter”. Poco male: ciò che conta veramente è il feeling di funzionalità indubbiamente presente. Dal punto di vista tecnologico, la vettura oggetto del nostro test ha tutto ciò che ci si può aspettare dalla tecnologia verso gli anni 2020, a partire da un sistema di avviso per la frenata d’emergenza molto ben settato, unito a cruise control adattativo, damage mitigation, e a un sistema di mantenimento della corsia che si pone ai vertici assoluti in quanto progressivo e non eccessivamente invasivo (di serie su tutte le versioni). L’informatica di bordo è completa e comprende l’integrazione con Apple CarPlay e Android Auto. Nell’utilizzo col sistema Honda, paga un’attivazione piuttosto laboriosa, con un touchscreen dai pulsanti virtuali piuttosto piccoli, anche per operazioni semplici come quelle della radio: se si deve “smanettare”, specie nel traffico, è meglio fermarsi. E’ eccellente invece dal punto di vista della sicurezza attiva il sistema HUD, che sia per le informazioni di marcia che per quelle del navigatore riduce al minimo i tempi di lettura e la necessità di rimettere a fuoco.
Il nuovo CR-V è anche disponibile con propulsione ibrida. Ci pensa la tecnologia i-MMD (intelligent Multi-Mode Drive) composta da due motori elettrici, una unità di controllo dell’energia, un motore a benzina a ciclo Atkinson, una batteria agli ioni di litio e un’innovativa trasmissione a componenti fisse capace di offrire elevati livelli di efficienza e reattività. La propulsione elettrico-benzina è in grado di portare CR-V Hybrid da 0 a 100 km/h in 8,8 secondi in versione FWD e in 9,2 secondi in versione AWD. La velocità massima è di 180 km/h. Le versioni di CR-V Hybrid a trazione anteriore vantano emissioni di CO2 di 120 g/km (NEDC correlato) e un consumo di carburante medio di 5,3 l/100 km. Le versioni di CR-V Hybrid a trazione integrale vantano emissioni di CO2 di 126 g/km (NEDC correlati) ed un consumo di carburante medio di 5,5 l/100 km
la preferita del sig. Rossi
Grazie ad un programma completo di ingegneria e design, il nuovo Honda CR-V vanta il telaio più resistente e sofisticato di sempre. Il 9% del telaio è stato realizzato con acciaio ad altissima resistenza stampato a caldo per rafforzare le aree più esposte in caso di collisione, riducendo al tempo stesso il peso complessivo. La combinazione di acciaio ad alta resistenza da 780 MPa, 980 MPa, e 1500 MPa passa al 36%, dal 10% del modello precedente. L’unione di materiali di qualità superiore e sofisticati processi ingegneristici ha inoltre portato ad un aumento della resistenza alla flessione del 35% ed alla torsione del 25%. Il processo di assemblaggio della carrozzeria utilizza un’innovativa tecnica di giunzione ad alta efficienza che si concentra innanzitutto sull’assemblaggio della struttura interna, per poi proseguire con quella esterna ed infine i giunti
L’interno poi è tipicamente Honda. Chi ha avuto una moto della casa di Hamamatsu apprezzerà una qualità costruttiva spesso sottovalutata nel confronto con le vetture tedesche ma universalmente riconosciuta invece sulle due ruote. I materiali, anche quelli meno “ricchi”, sono accoppiati bene, generando una sensazione di solidità, e anche il design, pur con la sua sobria razionalità, lascia piacevolmente impressionati per la personalità che riesce a tirare fuori, anche grazie alle azzeccate scelte di colore e feel. Infine i sedili, comodi, con regolazioni efficaci che completano l’esperienza di guida ritagliandola sulle proprie esigenze. La sensazione generale che si prova su strada è la risultante di tutte queste componenti. La quantità giusta di cavalli, una trasmissione fluida, un interno razionale e piacevole, sistemi di guida ben pensati e un assetto adeguato. Essendo un SUV, non ci si può certo aspettare un handling sportivo, ma a patto di lavorare nei limiti posti dalla tipologia di vettura, il comportamento è estremamente preciso, non frustrante per l’appassionato della guida come accade con altre concorrenti. Fare strada non pesa e non stressa, e non si può non apprezzare la “rotondità” generale dell’esperienza.
la preferita del sig. Rossi
caratteristiche tecniche prinicipali
TURBO VTEC da 1.5 litri (6MT)
TURBO VTEC da 1.5 litri (CVT)
4 valvole per cilindro
4 valvole per cilindro
Potenza massima (motore) - kW/CV
Trazione anteriore:
127 kW/173 CV
Trazione integrale:142kW/193 CV
Trazione integrale:127 kW/173 CV
a 5.600 giri/min
a 5.600 giri/min
Coppia massima - Nm
Trazione anteriore:220 Nm
Trazione integrale:220 Nm
a giri/min
1900-5000 giri/min (6MT) 2000-5000 giri/min (CVT)
Sospensione Anteriore
MacPherson Strut
Sospensione Posteriore
Multi-Link
Freni Anteriori
A disco forato
Freni Posteriori
Disco pieno
Lunghezza totale - mm
4.600
Larghezza totale (icon specchietti) - mm
2.117,2
Altezza totale - mm
Trazione anteriore:1,679/Trazione integrale:1.689
Passo - mm
Trazione anteriore:2,662/Trazione integrale:2.663
Altezza libera dal suolo - mm
Trazione anteriore:191 mm
Trazione integrale:201 mm
Spazio bagagli (metodo VDA) - litri
5 posti, sedili posteriori abbattuti:1.756
Spazio bagagliaio - litri
5 posti:561
(metodo VDA; tutti i sedili sollevati)
7 posti:150
Peso bordo - kg
Traz. anteriore: 1.501-1.523 kg
Trazione integrale:1.598-1.667kg
Trazione integrale:1.573-1.642
(5 posti), 1.665-1.705kg (7 posti)
(5 posti), 1.640-1.680 (7 posti)
Capacità del serbatoio - litri
57 litri
Cerchi
17x7,5J 4x4 (trazione anteriore)
18x7,5J (trazione integrale)
AW 18x7,5J 4x4 (trazione anteriore/integrale)
19x7,5J (trazione integrale)
19x7,5J 4x4 (trazione integrale)
Pneumatici
235/65R17 (trazione anteriore)
235/60R18
235/60R18 (trazione anteriore/integrale)
235/55R19
235/55R19 (trazione integrale)
Velocità massima km/h
Trazione anteriore:210km/h
Trazione integrale: 208km/h
Accelerazione 0-100 km/h
Trazione anteriore:9,2 - 9,3 sec
Trazione integrale: 9,3-9,8
Trazione integrale:243Nm
Trazione integrale:200km/h Trazione integrale:10,0 sec
La Federazione Italiana Rugby e Honda Italia hanno di recente ufficializzato un accordo in base al quale la Casa automobilistica nipponica diviene Sponsor Ufficiale della Nazionale Italiana Rugby per il 2019. Il Rugby, che attrae sempre di più giovani ed appassionati in tutta Italia, ha il merito di promuovere uno stile di vita sano sia dentro che fuori l’ambito sportivo. E il Torneo Sei Nazioni rappresenta un’ottima occasione per far apprezzare al pubblico il nuovo Honda CR-V Hybrid. Il primo passo verso l’obiettivo di Honda di commercializzare, entro il 2025, oltre il 70% della gamma con propulsori alternativi.
#ca
chebella
Concept Nissan IMs
PROMOSSA! La strada verso l’innovazione elettrica passa anche attraverso un’evoluzione del design. Presentato poche settimane or sono al Salone dell’Automobile di Detroit, il concept Nissan IMs rappresenta un riuscito studio di “berlina sportiva di lusso”, con piattaforma e sistema propulsivo sviluppati nell’ambito della Nissan IntelligentMobility di Alessandro Camorali
promossa
ALESSANDRO CAMORALI, che dal mese scorso ha iniziato a collaborare con #cheauto!, è uno dei più apprezzati designer “automotive” italiani. Nel 2002 entra in Stile Bertone e nel 2007 arriva a conseguire la qualifica di Team Leader di progetto, in occasione della collaborazione con Ferrari per gli interni della California. In seguito lavora brevemente per INOVO Design, presso “Officine 83” del centro stile Fiat, con il compito di gestire un giovane team di lavoro mentre nel 2008 inizia l’avventura da consulente presso il nascente Ufficio Stile Ferrari, dove partecipa alla rivisitazione del modello Ferrari 599 GTB, nella versione estrema 599xx, e della sua gemella stradale omologata 599 GTO. Collabora inoltre alla definizione degli interni della Ferrari 458 Italia e degli esterni della Ferrari FF. Nel 2010, rientrato a Torino, collabora soprattutto con Pininfarina, sia in veste di modellatore virtuale che come formatore nella riqualificazione di risorse aziendali. E’ di quel periodo la scelta di dedicare parte del suo tempo all’insegnamento, presso il CEMI (Centro Europeo Modellismo Industriale) e presso lo IAAD (Istituto di Arte Applicata e Design). Nel 2013 apre infine il centro stile CAMAL, decidendo di dare una sede fisica alla sua forte creatività ed esperienza.
La
Nissan IMS rappresenta abbastanza bene la ricerca di identità che oggi ogni casa automobilistica si sforza di conferire alle proprie vetture ibride o elettriche. Stiamo vivendo infatti un’epoca di svolta non solo in termini di motorizzazioni ma anche, soprattutto aggiungerei, in termini stilistici. Gli interni delle vetture sono diventati protagonisti del cambiamento per il futuro della guida autonoma mentre gli esterni sono stati lasciati, almeno nella fase iniziale, in secondo piano e trattati come semplici involucri anonimi. Ora ogni casa automobilistica sta correndo ai ripari, cercando il proprio stile “elettrico” ma risulta difficile essere originali e concreti allo stesso tempo. Nissan ha da tempo sdoganato l’originalità per molte vetture della propria storia e la IMS non fa eccezione. La linea del concept tende ad ingannare, può sembrare una berlina ma anche un suv, a tratti elegante ma anche sportiva. Una dicotomia di forme che, intervallando volumi morbidi a tagli netti e spigoli vivi, aiuta a creare un aspetto fresco e futurista . Forse è ancora tanto showcar, ma in alcuni dettagli del volume è da apprezzare la cura data alle singole aree.
promossa
Alfonso Albaisa, Senior Vice President Global Design di Nissan, ha dichiarato: “I progressi compiuti nelle tecnologie EV e nella guida autonoma hanno permesso ai nostri designer di rompere gli schemi delle vetture tradizionali per crearne una completamente nuova. IMs sfida i limiti progettuali delle berline con un approccio che eleva lo status della categoria sia in termini di look che di funzionalitĂ â€?
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Il frontale è pulito, lavorato come fogli di alluminio privi di spessore soprattutto nelle due derive orizzontali dei parafanghi, molto d’impatto, anche sul posteriore. Il gruppo calandra ingloba i proiettori con un elemento trasparente che si ripete anche sul retro. Questo dettaglio, fresco e ben eseguito, risulta in armonia con l’idea della vettura. L’apertura delle portiere a libro è ben disegnata e non la fa sembrare una berlina mentre gli interni iniziano dalle ossature porte (ben disegnate) e sono moderni quanto l’esterno. La plancia, i monitor e l’hud display sopra la cloche (molto bella e curata) sono da astronave spaziale, mentre i sedili avvolgenti ricordano delle poltrone futuristiche e sono ben interpretati. Il contrasto generato dai materiali del pavimento e dei sedili con quelli delle parti tecniche (e delle pannellature laterali) è ben riuscito e di sicuro impatto estetico, soprattutto di notte! Infine una nota sui cerchi a tre razze, che vantano un bel disegno e con i giochi di colore risultano molto tridimensionali. Nel complesso credo che con pochi interventi sia possibile portare molti di questi concetti su una prossima vettura di serie, senza perdere al contempo il linguaggio e la qualità di questa showcar.
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IMs è equipaggiato con il sistema di connessione al mondo virtuale “Invisibleto-Visible”. Si tratta di un’interfaccia 3D in cui mondo reale e virtuale convergono e che consente agli occupanti di vedere quello che altrimenti rimarrebbe “nascosto”. La chiave è la tecnologia OmniSensing: i sensori di IMs rilevano i dati provenienti dal mondo reale, li raccolgono e li rappresentano in una realtà virtuale, che prende corpo davanti agli occhi dei passeggeri sotto forma di un’appassionante esperienza multidimensionale. Si potrà guardare oltre le curve, visualizzare informazioni sugli ingorghi stradali e impostare percorsi alternativi. Attraverso la realtà aumentata, si potrà anche godere della compagnia di un “passeggero” virtuale, che si materializzerà a bordo sotto forma di avatar tridimensionale.
promossa
La vettura è mossa da due motori elettrici, uno anteriore e uno posteriore, alimentati da una batteria da 115 kWh a ricarica rapida, che eroga 489 CV (360 kW) di potenza e 800 Nm di coppia. Con un’autonomia stimata di 622 km con una sola carica, IMs garantisce percorrenze al pari di tutto rispetto. Il propulsore adotta un sistema a trazione integrale, che offre una distribuzione ottimale dei pesi fra anteriore e posteriore e un’ottima tenuta di strada. Le sospensioni pneumatiche si adeguano alla situazione per garantire un assetto in curva il più “piatto” possibile
caratteristiche tecniche prinicipali Configurazione: Motore: Batteria: Ruote/Pneumatici: Passo: Lunghezza: Altezza: Larghezza:
Doppio motore, trazione integrale, batterie in posizione ribassata Due motori elettrici (anteriore e posteriore) da 489 CV (360 kW) di potenza e 800 Nm di coppia Batteria da 115 kWh con autonomia stimata di circa 600 km Cerchi in lega di alluminio 22x10”, pneumatici Michelin 255/40R22. 2.900 mm (114”) 4.845 mm (190”) 1.500 mm (59”) 1.900 mm (74”)
#ca
chestoria
UNA INTERESSANTE AVVENTURA IMPRENDITORIALE
DR
il grande
RILANCIO
PASSIONE PER LE AUTO, CONOSCENZA DEL MERCATO E CAPACITÀ IMPRENDITORIALE, STANNO IMPONENDO DR ALL’ATTENZIONE DEL MERCATO. LA NUOVA GAMMA DI SUV LANCIATA NEL 2017 PROPONE BUONE SOLUZIONE TECNICHE A COSTI PIÙ CHE ABBORDABILI
dr il grande rilancio
DR ha intrapreso un cammino eco friendly già 10 anni fa. Grazie alla collaborazione con BRC la DR6 viene offerta in versione “bi-fuel” con un sovrapprezzo di solo 1.000 euro. Il serbatoio del GPL della DR6, alloggiato sotto il pianale del bagagliaio, senza inficiarne il volume di carico, ha una capacità effettiva di 70 lt., che uniti ai 55 lt. del serbatoio benzina, consentono all’auto di percorrere più di 1.400 km con un pieno
Il
sig. Massimo Di Risio, va detto subito, non è un tipo comune. Ereditata dal padre, gentleman driver degli anni 60, la passione per le automobili, non appena maggiorenne si dedica alle corse, gareggiando sui principali circuiti internazionali e portando a casa un buon bottino di coppe e trofei. Siamo ormai negli anni “90 e, terminata la carriera da pilota, Di Risio crea una scuderia automobilistica, la DR Sportequipe, con la quale continua a raccogliere successi, portando in pista quali Ferrari, Porsche e Saleen. Parallelamente all’attività in pista Di Risio non aveva mai smesso di coltivare l’attività imprenditoriale legata alla distribuzione di automobili, iniziata nel 1985 con la concessione del marchio Lancia. A quel brand se ne aggiungono in rapida successione molti altri, così da creare, su una superficie di 11.000 mq., il primo department store in Europa: la Città dell’Auto. In sintesi la più grande offerta di automobili possibile, che spaziava dalle super car alle citycar. Un modello imprenditoriale ed organizzativo senza precedenti che è diventa una “casehistory” nel mondo automotive. Nel 1994 la DR Automobiles Groupe decide di varcare i confini nazionali attraverso lo sviluppo dell’import ed export di flotte di automobili e, aggiunge ulteriori 560.000 mq. agli 11.000 mq della Città dell’Auto, riesce a gestire direttamente tutti i processi logistici.
Tutto ciò consente di sviluppare un modello di business estremamente efficiente e performante, che porta a vendere oltre 20.000 auto all’anno con un fatturato di oltre 250 milioni di euro. Nel 2000 poi inizia quella che potremmo chiamare “campagna d’Asia”. Coerentemente con le esigenze di un mercato divenuto sempre più globale, la DR Automobile Group indirizza la propria ricerca di prodotti verso l’oriente, fatto che ben presto sfocia in una partnership industriale con il colosso Chery, da cui nasce il progetto di costruire automobili a marchio DR. La casa automobilistica DR rappresenta quindi la naturale evoluzione di un’attività imprenditoriale che non aveva mai smesso di crescere. Il processo che porta alla realizzazione delle automobili DR si basa sulla collaborazione tra il centro ricerca italiano e quello del partner cinese Chery, da cui derivano la DR3 e la DR6. Dal 2017 poi, il progetto di DR si è arricchito di una nuova partnership industriale, quella con il colosso automobilistico cinese Jac, che nel 2016 ha prodotto circa mezzo milione di automobili, di cui circa 350.000 per il mercato interno. Da questa collaborazione è nata la DR4. Le auto vengono prodotte in Cina sulle specifiche italiane e poi completate nello stabilimento di Macchia di Isernia, in Abruzzo, con il montaggio di alcuni componenti ed i collaudi finali.
dr il grande rilancio
Il processo di assemblaggio nello stabilimento italiano è caratterizzato da un elevato livello di flessibilità, in quanto ogni stazione di assemblaggio è stata realizzata in modo che, per quanto possibile, non abbia vincoli di attrezzamento e impiantistica legati a specifiche operazioni o a specifici modelli. Dopo aver prodotto e commercializzato il suv DR5, la citycar DR1, il monovolume DR2 ed il piccolo crossover DR Citycross (circa 15.000 immatricolazioni dal 2008 al 2016), DR ha lanciato nel 2017 un’intera nuova gamma di automobili. Oggi, dopo aver rilanciato e consolidato la propria presenza sul mercato italiano (circa 100 Concessionari e 200 centri di assistenza), DR è partita alla conquista di nuovi mercati. Già presente dalla fine del 2018 in Spagna (Madrid e Barcellona), DR ora punta alla Germania, Francia e Paesi Bassi. Questo approdo al mercato europeo avviene attraverso una nuova gamma di suv: DR3, DR4, e DR6. La DR3 si contraddistingue per la sua linea sportiva, da piccolo coupé e monta un motore 4 cilindri 1.5 da 106 cv per un prezzo di €15.000. La DR4 invece, lunga 4,32 metri, offre un motore 1.6 da 120 cv e si caratterizza per la spaziosità dell’abitacolo (costa €17.000). Infine la DR6 rappresenta il top di gamma: un’automobile di 4,5 metri, assai performante, con un motore turbo da 150 cv, adatta per i lunghi viaggi ma anche per l’utilizzo
quotidiano, arriva sul mercato a partire da €20.000. In perfetta filosofia DR, sono tutte auto sono full optional di serie: dal tetto apribile all’infotainment (con funzione smartphone mirroring), passando per i cerchi in lega, il climatizzatore, gli interni in pelle, i sensori di parcheggio, telecamera posteriore e addirittura 4 telecamere con visione a 360 gradi nella DR4, insomma… non manca davvero nulla. Grazie ad un costante sviluppo tecnologico i nuovi sono suv appaiono completi anche sul fronte della sicurezza attiva e passiva: antibloccaggio ABS, ripartitore elettronico di frenata EBD, controllo della trazione ASR, assistenza partenza in salita HHC, frenata assistita EBA, controllo dinamico del veicolo ESP disinseribile, sistema di monitoraggio automatico pressione pneumatici TPMS. Il tutto sostenuto da una polita commerciale particolarmente aggressiva, che garantisce prezzi finali decisamente competitivi e un ottimo rapporto qualità-prezzo. Tutti i modelli sono disponibili anche con alimentazione bi-fuel, sia GPL che metano, grazie alla partnership con BRC (leader di settore), con la quale oramai DR ha consolidato una collaborazione decennale. Questa scelta ecofriendly oggi risulta essere estremamente premiante in quanto i blocchi recentemente previsti, non solo in Italia ma in molte regioni europee, penalizzano sempre più i vecchi diesel. Ma oltre al bi-fuel nei piani di DR c’è anche l’elettrico… restate sintonizzati…
dr il grande rilancio
Sullo sfondo della Roma “felliniana” di Villa Borghese e via Veneto, e di quella imperiale rappresentata dal Colosseo, si muove la DR6 guidata da Alena Seredova, nuova testimonial del marchio DR. La campagna pubblicitaria prevede la programmazione di spot di 30” in televisione (reti Rai in prime time) ed un extended version di 60” sul web e sui social, oltre che di un 30” radiofonico, andato in onda su Radio Italia e Radio Capital nella settimana sanremese. Prodotto da Dinamo con la regia di Paolo Marchione, lo spot vede una DR6 GPL full optional che, in barba ai divieti imposti al traffico, attraversa tranquillamente il centro città
#ca
chestoria
A QUALCUNO PIACE FREDDO
CON L’AUDI A4 ALLROAD QUATTRO AL GP ICE RACE
LA TRASFERTA VERSO IL GP ICE RACE IN AUSTRIA SI È DIMOSTRATA LA PALESTRA IDEALE PER TESTARE A FONDO LA BELLA AUDI A4 ALLROAD 2.0 TDI QUATTRO S TRONIC 190CV. A ZELL AM SEE, NONOSTANTE TEMPERATURE ABBONDANTEMENTE SOTTO LO ZERO, MIGLIAIA DI APPASSIONATI HANNO GODUTO DI UNO SPETTACOLO INCONSUETO E INDIMENTICABILE
a qualcuno piace freddo
Verso
fine gennaio uno spettacolare cielo azzurro ha salutato il ritorno dell’iconico GP Ice Race, nella cittadina di Zell am See, in Austria. Nonostante la temperatura abbondantemente sotto lo zero, migliaia di appassionati hanno goduto di uno spettacolo iper-adrenalinico, che ha visto 130 piloti portare in gara straordinarie vetture moderne e storiche. “Mai ci saremmo aspettati un così grande successo quando abbiamo deciso di riportare in vita la famosa corsa sul ghiaccio di Zell amSee, che era stata protagonista del calendario delle competizioni motoristiche dal 1937 al 1974” ha dichiarato Ferdinand Porsche in persona. L’evento ha attirato numerose celebrità, piloti di pista e di rally tra i quali il due volte campione del mondo rally Walter Rohrl, Hans-Joachim Stuck, Mark Webber e Wolfgang Porsche, capo del consiglio di amministrazione di Porsche. A lato della competizione vera e propria il pubblico austriaco ha potuto anche ammirare vetture rare e storiche in esposizione. Molto ammirato il modernissimo prototipo Volkswagen ID. R. (vettura detentrice del record
a qualcuno piace freddo
Alla fine di gennaio, il primo SUV Audi integralmente elettrico ha dominato i tracciati dove i migliori sciatori del mondo si contendono il trofeo dell’Hahnenkamm. Audi e-tron, appositamente preparata, ha risalito la “Mausefalle” lungo la leggendaria pista “Streif” di Kitzbühel. Con una pendenza massima dell’85%, è il tratto più ripido della leggendaria discesa libera austriaca. La vettura era stata ovviamente appositamente preparata (503 cavalli nel complesso dei tre propulsori) e allestita per l’impresa, portata a termine dal Campione del Mondo di Rallycross Mattias Ekstrom
della leggendaria salita PikesPeak) ma gli occhi di molti si sono inumiditi non solo per il freddo ma per la Auto Union Typ C del 1938, illustrata nei minimi dettagli dall’ex pilota di Formula 1 Hans Stuck. Si è fatta parecchio notare anche la Porsche 550 Spyder soprannominata “James Dean”, che fu iscritta nella Ice Race di sessanta anni fa e fu poi di proprietà del fondatore della marca tedesca Ferry Porsche, come d’altro canto era appartenuta a Porsche anche una bellissima una Alfa Romeo 8C 2900, anch’essa in esposizione. Per la cronaca registriamo che la categoria R5 delle (auto da rally) ha visto (dopo una serrata battaglia) il successo del campione WRC2 Jan Kopecky (Skoda Fabia R5) davanti al compagno di squadra Julian Wagner e al francese Romain Dumas, alla guida della Volkswagen Polo GTI R5. Nella categoria buggy Josef Vogel si è assicurato la vittoria assoluta davanti a Sepp Martin, mentre nella categoria riservata alle vetture turismo/rally a due ruote motrici l’ha spuntata il campione di rally austriaco Kris Rosenberger che ha battuto Ferdi Stuck, entrambi alla guida di una KTM X-Bow).
a qualcuno piace freddo
Un’immagine da urlo! Un trio di Audi a loro modo leggendarie; Daniel Abt al volante della Audi e-tron FE04 (vettura campione in Formula E), Rene’ Rast a bordo della sua Audi RS 5 DTM e Walter Rohrl su una storica Audi Sport Quattro. “E’ stato un bellissimo weekend dall’atmosfera unica e con un pubblico fantastico” ha detto Daniel Abt a fine giornata. “Era la prima volta che guidavo la vettura di Formula E sul ghiaccio. Che sensazione! E’ stato molto divertente sbandare e scivolare sulla pista circondato dagli spettatori. Spero che l’evento si possa ripetere anche l’anno prossimo”
E
per una bella missione MFC (massimo freddo consentito…) niente di meglio che di una bella e robusta Audi 4 Allroad. Già sul mercato già da un paio di stagioni la Audi A4 allroad quattro si distingue per un look deciso, contraddistinto da un frontale decisamente sportiveggiante, con proiettori dal caratteristico design, un paraurti imponente e prese d’aria che sottolineano ulteriormente il carattere dinamico della vettura. Accattivanti le motorizzazioni; i propulsori TFSI e TDI sviluppano livelli di potenza compresi tra 150 e 272 CV che ben supportano la trazione integrale della vettura. Tre le trasmissioni disponibili: un cambio manuale a sei marce, il cambio S tronic a sette rapporti oppure il tiptronic a otto rapporti. L’assetto rialzato e i cerchi maggiorati aggiungono 34 mm all’altezza libera dal suolo rispetto ad A4 Avant. Come alternativa all’assetto di serie è offerto un assetto con regolazione degli ammortizzatori, le cui impostazioni base possono essere selezionate dal conducente tramite il sistema Audi drive select grazie alla semplice pressione di un pulsante. Il sistema di controllo della dinamica di marcia Audi drive select dispone, per la marcia su strade non asfaltate, di una modalità offroad
a qualcuno piace freddo
Il parere del nostro pilota-tester Gian Maria Gabbiani: “La A4 Allroad soddisfa al meglio guidatori di ogni statura e offre una posizione di guida molto comoda ma allo stesso tempo permette di “ancorarsi” al sedile quasi come una vettura da corsa. Ho guidato questa allroad in ogni tipologia di strada e ciò che mi ha impressionato di più è la grande maneggevolezza. Nei curvoni in autostrada sia ha un leggero accenno di rollio ma poi la vettura si stabilizza e trasferisce sicurezza e direzionalità. Passando dall’asfalto al manto nevoso mi sono reso conto che la vettura , pur avendo un peso importante, si comporta in modo sincero rispondendo ad ogni sollecitazione. Mi ha davvero impressionato. Il motore TDI S tronic da 190 cavalli ha un’erogazione molto fluida tanto che a volte ti dimentichi di cambiare… se sei in modalità semi-automatica. I quasi 200 cv si sentono tutti e quando cerchi potenza la trovi all’istante. Un motore presente in tutti i regimi di rotazione, davvero appagnte. Si nota subito che il cambio è stato studiato per una vettura da viaggio, morbido e senza strappi ma personalmente avrei preferito che in modalità sportiva fosse leggermente più veloce. Per il resto il cambio automatico interpreta l’erogazione del motore al meglio, senza mai innescare rapporti sbagliati. Guidarla a lungo sulla neve mi ha permesso di provare diverse frenate (compresa quella di emergenza) e, salvo a velocità elevate, la vettura non si è mai scomposta e si è sempre arrestata in spazi ridotti grazie ai sistemi di sicurezza attivi. Mi sono permesso anche di disattivare il controllo di stabilità per capire la differenza: la macchina è ben bilanciata ma mi sono reso conto che gli ausili aiutano di più di quanto immaginassi, poiché lavorano ma senza essere invasivi in modo eccessivo. Questa Audi è un’automobile che mi sento di consigliare a chi va in montagna ma scarta l’opzione fuoristrada o SUV”
a qualcuno piace freddo
A prendere parte alla GP Ice Race vi era anche una particolare e leggerissima vettura, a trazione posteriore. Si tratta della cosiddetta “Fetzenflieger”, nata dall’ingegno del pilota Otto Mathé nel 1952. Con un peso di soli 490 Kg, questa compatta vettura è spinta da un motore Porsche 1,5 litri da 130 cavalli
oltre alle note modalità comfort, auto, dynamic, efficiency e individual (quest’ultima solo in combinazione con il sistema di navigazione). La nuova Audi A4 allroad quattro monta di serie cerchi in lega di alluminio da 17 pollici con design a razze multiple, ma su richiesta sono disponibili varianti da 17, 18 e 19 pollici. I dischi freno autoventilanti sull’assale anteriore hanno un diametro che può arrivare fino a 338 millimetri. Da parte sua la capacità del vano bagagli è di 505 litri e può raggiungere i 1.510 litri con schienale sedile posteriore abbassato e carico fino al tetto. L’eccellente qualità degli interni viene esaltata dall’estrema spaziosità e dalle numerose opzioni di infotainment high-end. Interessanti l’Audi virtual cockpit, disponibile a richiesta, e la logica di comando MMI. I numerosi servizi Audi connect e Audi smartphone garantiscono soluzioni di ultimissima generazione per l’infotainment on-line e il collegamento di device mobili. Da segnalare inoltre il Bang & Olufsen Sound System, che include ben 19 altoparlanti. Molti i sistemi di assistenza alla guida e di sicurezza; tra questi spiccano l’avviso di uscita, l’assistente al traffico trasversale posteriore e l’adaptive cruise control con funzione Stop&Go e assistente al traffico.
#ca
chestoria
Ateca sulla neve dei Pirenei
Grazie alla trazione integrale intelligente 4Drive e alla tecnologia per la regolazione dell’assetto, Cupra Ateca si scatena sulla neve e sul ghiaccio di Pas de la Casa, sui Pirenei
CUPRA
DEI PIRENEI
cupra dei pirenei
La
strada per arrampicarsi fino a Pas de la Casa è tra le più spettacolari e panoramiche
d’Europa. Situato sul confine tra la Francia e il Principato di Andorra, questo minuscolo villaggio è conosciuto soprattutto in virtù delle sue belle piste da sci, frequentate soprattutto dai vicini di casa francesi. Quale migliore percorso quindi per tetstare le capacità di Cupra Ateca? Dotata di un sistema di trazione intelligente, questo suv (che rappresenta il primo modello Cupra in assoluto) mette sul paitto anche una trazione integrale 4Drive di ultima generazione, capace di analizzare in tempo reale condizioni della strada, velocità della vettura, velocità di ciascuna ruota, direzione e stile o modalità di guida, e di fornire di conseguenza (in modo rapido e progressivo) la potenza necessaria a ciascuna delle ruote. Ottimizzato per operare nelle 6 modalità di guida disponibili (Comfort, Sport, Individual, Snow, Offroad e Cupra) il sistema 4Drive si avvale di una tecnologia di trazione multidisco di ultima generazione, ad azionamento idraulico e comando elettronico. Posizionato sull’asse posteriore, il sistema si trova all’estremità dell’albero motore di fronte al differenziale posteriore, una soluzione che migliora la distribuzione del peso, riduce l’inerzia e velocizza il tempo di reazione. Quando è inserito, il sistema 4Drive può adattare la ripartizione della coppia motrice tra gli assi, passando da un rapporto 50/50
Cupra è un brand ideato da Seat per affascinare e rispondere alle aspettative di appassionati di automobili alla ricerca di unicità, raffinatezza e prestazioni. I risultati del nuovo marchio non si sono fatti attendere, con 14.400 unità vendute nel 2018 (+40% rispetto all’anno precedente) a testimoniare il successo del nuovo marchio fin dalla sua creazione. Insieme al lancio di nuovi modelli, il Cupra manterrà vivo anche lo spirito che anima la Divisione Motorsport e Racing, partecipando a vari Campionati TCR nel mondo
cupra dei pirenei
tra asse anteriore e asse posteriore, fino al trasferimento istantaneo di tutta la potenza all’asse posteriore. La distribuzione della coppia può persino essere controllata tra le ruote sui due diversi lati della vettura grazie all’EDS, un ausilio elettronico che blocca la ruota che slitta trasferendo la forza a quella sul lato opposto, evitando così la perdita di coppia trasversale. Oltre a ciò, la sinergia fra tecnologie di assetto e sterzo progressivo permette alla Ateca di offrire non solo una guida superlativa, ma anche una connessione intuitiva tra auto e guidatore, mantenendo sempre una salda padronanza della strada sia nella marcia veloce in autostrada, sia nelle arrampicate offroad su neve e ghiaccio. Il propulsore turbocompresso a iniezione diretta da 1.984 cm3 eroga 300 CV fra i 5.300 e i 6.500 giri, a cui si aggiunge la notevole coppia di 400 Nm disponibile nell’ampio regime compreso fra i 2.000 e i 5.200 giri. Come conseguenza più eclatante registriamo una velocità massima superiroe ai 240 chilomentri orari, un dato di tutto rillievo nella categoria. Inoltre l’ottima integrazione tra il cambio DSG a 7 e la funzione “launch control” garantisce prestazioni fulminanti anche in accelerazione, ove alla Ateca bastano 5,2 secondi per passare da zero a 100 chilomentri orari. Ma è quando abbandona le comode strade asfaltate, per affrontare sterrati, fango o neve (come in questo caso) che la Cupra Ateca svela il suo vero carattere dinamico e atletico.
Al Salone di Ginevra il marchio ha presentato il concept Formentor, svelando così come intende raddoppiare le vendite entro i prossimi 3/5 anni. Con un design esterno molto “scolpito”, un abitacolo estremamente accogliente (e dotato di tecnologie all’avanguardia) e con un propulsore dalle prestazioni “importanti”, Cupra Formentor rappresenta una finestra sul futuro di questo marchio. Alejandro Mesonero-Romanos, Direttore Design, ha affermato: “I punti di forza del design di CUPRA Formentor sono la bellezza delle proporzioni, la potenza delle sue linee, l’eleganza delle superfici e la magnificenza dei colori. Credo fermamente che CUPRA Formentor sia un vero oggetto del desiderio”
cupra dei pirenei
Wayne Griffiths, CEO e membro del CdA di CUPRA, ha sottolineato che “l’attuale successo di CUPRA rispecchia chiaramente la popolarità riscossa dal marchio sul mercato”. Griffiths ha inoltre affermato che “i risultati di CUPRA stanno andando ben oltre le nostre aspettative. Desideriamo portare avanti il consolidamento di questo marchio speciale, che sta conquistando i più esigenti appassionati di automobili. Adesso è arrivato il momento di mettere le ali a CUPRA”
#ca
checorse
Pronti al via i campionati TCR
Operazione
BOP
Per gli uomini di TCR Series (l’organizzazione che sovraintende la categoria turismo TCR a livello mondiale) l’inverno è passato in fretta, alle prese con un complicato e impegnativo lavoro di studio e analisi tecnica di tutte le auto pronte a darsi battaglia
operazione bop
Fotografie di PHOTO 4, TCR-Jordi Rierola, Pinifarina, Massimo Garbin
BoP
Renault Mégane
, una breve sigla che nasconde molte, probabilmente la maggior parte, delle innumerevoli discussioni (accanitissime) che hanno animato i paddock di tutti i circuiti del mondo negli ultimi anni. BoP significa Balance of Performance (bilanciamento delle prestazioni) ed è la cosa che ha cominciato a togliere il sonno a parecchi operatori del settore (agli ingegneri come ai piloti, ai team manager, ai meccanici) più di venti anni fa. In quel periodo stava accadendo che l’arrembaggio di nuove tecnologie rendeva sempre più complicato rinchiudere in categorie omogenee automobili molto diverse tra loro. Ad esempio, l’avvento del turbo aveva totalmente scombussolato quella scala di valori che, fino a due minuti prima, con i motori aspirati, era semplicemente indicata dalla cilindrata, un valore semplice a accettato da tutti da mezzo secolo almeno. Ma come il turbo sono stati una miriade i fattori tecnici che hanno complicato la vita a coloro che dovevano redigere i regolamenti. E poi, in quello scenario tutto tecnico/sportivo, si insinuò prepotentemente anche un nuovo concetto di “spettacolo”. Ispirato agli sport USA (ma tuttora non ancora ben digerito dagli organizzatori extra United States), il pensiero che si faceva spazio era di garantire comunque alle corse battaglia sportiva,
operazione bop
adrenalina, spettacolo e, per esserne sicuri, era assolutamente necessario evitare che un modello di auto, un team o un pilota fossero eccessivamente “dominanti”. E quindi nacque il BoP.. e da quel momento le corse non furono più le stesse.
LADA Vesta Sport
Oggi il Balance of Performance è un dato di fatto digerito e presente in tutti, ma proprio tutti, i campionati a ruote coperte. Si è sviluppato in svariate formule e dimensioni ma si tratta pur sempre di cercare un equilibrio, un bilanciamento delle prestazioni in pista. E quindi per i campionati turismo del secondo millennio uno dei problemi esenziali è quello di riuscire ad applicare un buon BoP. La categoria TCR, che da qualche anno è divenuta il punto di riferimento di tutti i campionati per vetture turismo del globo (dal Campionato del Mondo all’ultimo dei campionati nazionali), ha avuto e ha un enorme successo anche perché applica in modo molto professionale e intelligente il principio del BoP e permette quindi a moltissimi modelli di scendere in pista fianco a fianco, con identiche (o quasi) possibilità di primeggiare. Durante i mesi invernali un super esperto team di ingegneri di TCR- Series (la società che ha “inventato” questa categoria) si impegna non poco per arrivare a offrire a tutti gli organizzatori (italiani compresi) una griglia di partenza quanto più omogenea possibile, studiando e provando tutte le automobili e applicando una serie di correttivi
Per quanto riguarda il campionato Italiano TCR Sprint, il programma delle manifestazioni conferma il format nella doppia gara da 25 minuti + 1 giro e il criterio di schieramento di gara 1, sulla base dei tempi delle prove ufficiali. A cambiare sarà invece il criterio di griglia di partenza di gara 2 che verrà stilato in base alla classifica delle prove ufficiali, con le prime otto posizioni invertite. Questo il calendario 2019: • 7 aprile Monza • 19 maggio Misano • 23 giugno Imola • 21 luglio Mugello • 1 settembre Imola • 15 settembre Vallelunga • 20 ottobre Monza
operazione bop
per bilanciarne la resa, senza peraltro stravolgerne il concetto tecnico che le contraddistingue. Il processo che ha portato al BoP 2019 è iniziato nel mese di gennaio presso la galleria del vento di Pininfarina a Grugliasco. Laggiù i tecnici TCR hanno “radiografato” ben 16 modelli di 12 differenti costruttori. Con un’altezza da terra fissa (80 millimetri) le auto sono state provate con diverse inclinazioni delle ali e sottoposte a lunghe sessioni riguardanti il coefficiente di penetrazione e il carico aerodinamico.
Cupra
Dopo l’aerodinamici è stata la volta dei motori i cui test, sono svolti presso l’emiliana ORAL Engineeering, si sono protratti per diversi giorni. Tutti i motori sono stati provati con accurati test dinamometrici, per misurarne con precisione potenza e curve di coppia. Fatto ciò, sono state provate 6 differenti mappature elettroniche su ciascun propulsore, per poter arrivare con le idee un po’ più chiare ai test veri e propri, in pista. Già perché, giri e rigira, un’auto da corsa va infine provata in pista. Va da sé che se l’obiettivo dei test è equilibrare le prestazioni, i test stessi devono essere il più “neutrali” possibile e quindi gestiti da un team dei tecnici “super partes” di TCR Series e condotti da un solo pilota, esperto e possibilmente non di parte. Quest’anno è stato nuovamente scelto il campione inglese in carica, Daniel Lloyd, che il 18
Alfa Romeo Giulietta Veloce
operazione bop
febbraio, sulla pista di Valencia, si è sciroppato molte centinaia di chilometri. Dato che le automobili già presenti nei campionati scorsi erano già ben conosciute e bilanciate a Lloyd è toccato provare le 5 “new entry” della stagione: Lynk&Co 03, Renault Mégane, Hyundai Veloster N, LADA Vesta Sport e Alfa Romeo Giulietta Veloce. Come vettura di riferimento il driver britannico ha utilizzato una Cupra, auto sino ad oggi tra le più competitive ad ogni latitudine. L’obiettivo delle prove era di definire parametri (soprattutto aerodinamica e mappature motore) che rendessero le varie auto non troppo più lente né troppo più veloci della Cupra. Hyundai Veloster N
Andrea Bellu, capo del dipartimenti tecnico di TCR a fine sessione ha spiegato: “Nella seconda parte della scorsa stagione avevamo raggiunto un ottimo BoP e da quello siamo ripartiti per questi test. Ora useremo tutti i dati raccolti nelle tre sessioni invernali (galleria, prove motori e test a valencia) per costruire il “puzzle” perfetto”. In marzo TCR pubblicherà i risultati di tutto questo incredibile lavoro e i parametri di BoP di ogni vettura, che dovranno essere applicati in tutti i campionati. Dopodiché, visti i risultati delle prime gare, il BoP potrà essere modificato durante la stagione, sia applicando le tabelle di compensazione/peso (in pratica zavorre), sia applicando altre misure di compensazione previste dai regolamenti sportivi di ciascun campionato TCR.
Il campionato italiano TCR DSG Endurance costituisce la grande novità della stagione targata ACI Sport per quanto riguarda le vetture turismo. La sua formula di due ore, con due soste obbligatorie, darà la possibilità di partecipare da soli, ma anche in due o in tre piloti, dividendo così le spese del campionato. E già si stanno formando diversi equipaggi in vista del primo round della stagione, previsto nel weekend del 6 e 7 aprile sul circuito di Monza
#ca
cheleggenda
ALFA ROMEO 750 COMPETIZIONE 1955
L’Alfa dimentica Automotoretrò e Automotoracing, le due rassegne che ogni anno si svolgono al Lingotto (Torino) a inizio febbraio, hanno permesso quest’anno di riscoprire un gioiello targato Abarth e Alfa Romeo
ata
l’Alfa dimenticata
In
una edizione di AutoMotoRetrò (Torino, febbraio) in gran parte dedicata al ricordo di Carlo Aabarth e della sua leggendaria epopea ha destato curiosità e attenzione la presenza di una stupenda Alfa Romeo, testimonianza più che mai concreta che Abarth ebbe un rapporto importante anche con la casa del Biscione. La storia della collaborazione tra Carlo Abarth e l’Alfa Romeo per la realizzazione della 750 Competizione (il nome/codice di questa bellissima automobile derivava dalla sigla della Giulietta, da cui tutto partì) rimase segreta per lungo tempo. Il progetto nacque con l’intenzione di realizzare una vettura di categoria Sport, basata sulla Giulietta, e di riaprire il capitolo competizioni dopo che l’Alfa aveva abbandonato la Formula1 all’indomani della vittoria nel campionato 1951 con Juan Manuel Fangio. Carlo Abarth, da sempre ammiratore dei motori Alfa Romeo, aveva già fornito in passato alla casa milanese dei kit di
l’Alfa dimenticata
Automotoretrò e Automotoracing, le due rassegne dedicate al motorismo d’epoca, al mondo delle corse e delle alte prestazioni si sono svolte a inizio febbraio Torino con un successo senza precedenti. Oltre 72.600 visitatori sono accorsi al Lingotto Fiere e all’Oval per ammirare pregiate berline d’epoca e bolidi da rally, le supercar più performanti e moto per ogni tipo di terreno e tracciato. I dealer presenti all’edizione 2019 confermano il bilancio positivo anche sul fronte commerciale: sono centinaia le trattative private andate a buon fine nei quattro giorni di fiera. Tra i modelli e i marchi più ricercati dominano le vetture simbolo del Made in Italy (Alfa Romeo, Lancia, Ferrari, Abarth e Maserati), in particolare di fascia media, tra i 20.000 e i 90.000 euro, con punte che hanno superato i 150.000 euro Fotografia Gallizzi-Grosso
l’Alfa dimenticata
trasformazione per alcune vetture di produzione e si era mostrato quanto mai desideroso di impegnarsi in un progetto del genere. Era il 1955 e Abarth accettò quindi con entusiasmo la sfida. In poco tempo realizzò un ottimo telaio, simile a quello della 207/A, mentre per la carrozzeria e lo stile si affidò alla sapiente esecuzione di Mario Boano. L’auto presentava un motore a 4 cilindri bialbero in lega leggera, con cilindrata incrementata a 1488 cm3 e con la particolarità della “doppia accensione”. Sebbene la vettura venne testata con successo e dimostrò buone qualità dinamiche, il progetto venne abbandonato quasi subito, in quanto l’Alfa Romeo decise di non rientrare nelle competizioni. La 750 Competizione, in mostra a Torino quest’anno, rappresenta quindi un esemplare unico, che si differenzia marcatamente nell’estetica rispetto alle altre vetture Alfa Romeo degli anni cinquanta… ma che indiscutibilmente trasuda passione e bellezza da ogni millimetro quadrato di rosso.
#ca
cheamerica Anche un’astronauta sulla Bugatti
Come un razzo! La Bugatti ha completato una serie di test di aerodinamica sulla pista degli Space Shuttle
di Niccolò Gargiulo
La Bugatti Chiron sfrutta ben 1500 cavalli motore per far registrare velocitĂ di punta superiori ai 400 km/h e uno scatto da 0 a 100 in soli 2,4 secondi
Quale
sito migliore del Kennedy Space Center in Florida (la base militare dalla quale vengono lanciati razzi e navicelle verso lo spazio) per portare a termine prove di velocità pura con un capolavoro dell’ingegneristica come la Bugatti Chiron? Evidentemente nessuno, visto che la casa francese ha recentemente fatto visita a Cape Canaveral per alcuni test sull’aerodinamica. I tecnici al lavoro sulla Chiron hanno potuto sfruttare la Shuttle Landing Facility (la ex pista di atterraggio dello Space Shuttle), non solo per la lunghezza del rettilineo ma anche per il fatto che si tratta di una delle distese di asfalto
più livellate e con meno imperfezioni del mondo. Il team Bugatti ha anche consentito all’ex astronauta JonMcBride di provare l’emozione di sfrecciare sulla Chiron sulla stessa pista dove fu protagonista del rientro e atterraggio dello Shuttle Challenger nel 1984. McBride (emozionatissimo!) ha commentato: “La Chiron è probabilmente alla pari di diversi velivoli che ho pilotato. Nella mia carriera ho provato accelerazioni notevoli ma non credo ci sia niente di meglio della sensazione che ho provato oggi”.
chenovità
Nuovo Citroën C5 Aircross
Una Citroën doc
Citroën prosegue la sua offensiva nel segmento dei SUV e lancia ora il nuovo C5 Aircross, che si distingue per design originale e un’offerta di personalizzazione con 30 combinazioni per gli esterni. Dotato di Sospensioni con Smorzatori Idraulici Progressivi propone un’ esperienza a bordo tipicamente Citroën
una Citroën doc
La
sensazione che resta attaccata alla pelle, dopo aver provato il nuovo Citroen C% Aircross è una sensazione di grande comfort. E tratta senza dubbio di uno dei suv più comodi e confortevoli oggi sul mercato. In linea con il programma Citroën Advanced Comfort®, C5 Aircross propone Sospensioni con Smorzatori Idraulici Progressivi® (Progressive Hydraulic Cushions®) e i sedili Advanced Comfort.
Il principio di funzionamento degli Smorzatori Idraulici Progressivi è semplice: mentre le sospensioni tradizionali sono composte da un ammortizzatore, da una molla e da uno smorzatore meccanico, queste sospensioni aggiungono due smorzatori idraulici alle due estremità: uno per l’estensione e l’altro per la compressione. In questo modo la sospensione è in grado di smorzare in modo eccellente le reazioni della vettura. Possiamo testimoniare (per averlo provato in varie situazioni) che questo tipo di sospensioni offre una capacità di ammortizzare le asperità della strada di altissimo livello. Il che, unito alla comodità dei sedili e ad un isolamento acustico a ”cinque stelle” (i vetri anteriori sono stratificati di doppio spessore con uno strato isolante) contribuisce a garantire un comfort reale di standard superiore. Lo stile di Nuovo SUV Citroën C5 Aircross è in linea con gli ultimi modelli Citroën e mette in mostra una personalità potente ma priva di aggressività. Le dimensioni (lunghezza 4,50 m, larghezza 1,84 m, altezza 1,67 m, distanza dal suolo 230 mm) lo posizionano al centro dei SUV del segmento C. Con l’assetto ben posizionato su ruote di grandi dimensioni (cerchi da 17’’, 18’’ e 19’’, dalle linee grafiche e dinamiche), questo nuovo modello gioca anche la carta della personalizzazione (sono ben le 30 combinazioni esterne possibili) per permettere ai Clienti di creare un’auto a propria immagine, quasi esclusiva.
Con un display digitale da 12,3’’ e un Touch Pad da 8’’ con schermo capacitivo, C5 Aircross dispone di 20 sistemi di assistenza alla guida di ultima generazione, come la tecnologia Highway Driver Assist, dispositivo di guida autonoma di livello 2, e 6 tecnologie di connettività all’avanguardia. Ultra connesso, propone la ricarica wireless per smartphone e la ConnectedCAM Citroën®. Dotato di motorizzazioni benzina e Diesel efficienti e performanti da 130 cv a 180 cv, e del nuovo cambio automatico EAT8, C5 Aircross sarà il primo modello Citroën a utilizzare la tecnologia Plug-in Hybrid PHEV, da inizio 2020
una Citroën doc
Basta aprire le portiere di C5 Aircross per avere un’idea di quanto sia confortevole: la posizione di guida rialzata fa sentire a proprio agio il conducente, che agisce in un abitacolo spazioso e ricercato, coerente con lo stile esterno. La plancia presenta un rivestimento in materiale termoformato che si estende su tutta la larghezza del veicolo, mentre la fascia colorata, sulla parte alta
degli schienali dei sedili, sottolinea la linea di cintura alla base della superficie vetrata laterale, per un ulteriore tocco di eleganza e distinzione. Infine va sottolineato che C5 Aircross offre un’ottima modularità, con 3 sedili posteriori individuali scorrevoli, ripiegabili a scomparsa e inclinabili, oltre a un bagagliaio da 580 litri a 720 litri, fino addirittura a 1.630 litri con sedili ripiegati.
caratteristiche tecniche prinicipali
Questa nuovo suv Citroen dispone di una gamma di motorizzazioni Euro 6.2 ultimissima generazione, abbinati a un cambio manuale a 6 rapporti o un cambio automatico EAT8 a 8 rapporti (quest’ultimo concepito e sviluppato in collaborazione con lo specialista giapponese Aisin).
Lunghezza: 4,50 m Larghezza: 1,86 m Altezza: 1,69 m (con barre del tetto) Passo: 2,73 m Distanza dal suolo: 230 mm Diametro delle ruote: 720 mm Volume del bagagliaio: da 580 L a 720 L e fino a 1.630 L con sedili ripiegati
Alla prova dei fatti, sia in città che su percorsi extra-urbani, questa trasmissione si rivela molto fluida, il convertitore di coppia flessibile procura grande comfort di guida e alla fine si ottiene un’ottima efficienza anche sul fronte dei consumi (ridotti fino al 7% rispetto al precedente cambio a 6 rapporti). Due le motorizzazioni a benzina: PureTech 130 S&S e PureTech 180 S&S EAT8. Tre invece quelle diesel: BlueHDi 130 S&S, BlueHDi 130 S&S EAT8 e BlueHDi 180 S&S EAT8. Segnaliamo infine che a partire da inizio 2020, questo sarà il primo veicolo Citroën ad adottare la catena di trazione Plug-In Hybrid PHEV.
Il Grip Control® (con Hill Assist Descent) garantisce una motricità rafforzata e intelligente su fondi difficili. Utilizza un sistema di antipattinamento, integrato nel calcolatore ESP, che gestisce il pattinamento delle ruote motrici anteriori e prevede varie modalità di adattamento al fondo stradale. La funzione Grip Control® si inserisce automaticamente in modalità Standard ma è sempre possibile selezionare una specifica modalità con il comando sulla console centrale: Sabbia, Fuoristrada, Neve ed ESP OFF. Da parte sua la funzione Hill Assist Descent mantiene il veicolo a velocità ridotta anche su forti pendenze. Conserva la traiettoria e riduce il rischio di perdere il controllo del veicolo in discesa, con marcia in avanti o in retromarcia
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