#cheauto! Giugno 2019

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#cheauto

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NESSUNA SPERANZA? quando l’auto fa spettacolo

Nr.

37

Giugno 2019

novità

SKODA SCALA

test

JEEP COMPASS


#cheauto quando l’auto fa spettacolo

Nr.

37

Giugno 2019

checosac’è #chefoto

6

#cheroba 16 • Ho visto cose... - VIDEO

#chebella 28 • Pronti a stupirvi!

#chemacchina 36 • Jeep Compass - VIDEO • DS 7 Crossback - VIDEO

#cheleggenda 64 • Porsche 917, animo ribelle - VIDEO



#checorse 76 • Nessuna speranza?

#chefuoristrada 88 • Il fascino del passato • La nuova frontiera - VIDEO

#cheamerica 106 • Milk 500

#chenovità 112 • SKODA Scala

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#cheauto Periodico mensile digitale Via Pesa del Lino 2B 20900 MONZA info@cheautomagazine.com www.cheautomagazine.com Periodico non soggetto all’obbligo di registrazione ai sensi dell’art. 3-bis del Decreto Legge 103/2012

Pubblicazione online ILLIUM LLC (DANIA BEACH – FL – USA)

Direttore Responsabile e Editore Vittorio Gargiulo Responsabile redazione USA Niccolò Gargiulo Collaboratori Alessandro Camorali (stile & design) John Close (sport) Marco Cortesi Gian Maria Gabbiani (test) Salvo Venuti (off road) Grafica e Impaginazione Diego Galbiati

TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Tutti i materiali e i contenuti presenti in questa pubblicazione inclusi testi, fotografie, illustrazioni, video sono protetti da copyright e/o altri diritti di proprietà intellettuale. I materiali e i contenuti presenti su questo periodico si intendono pubblicati per un utilizzo personale e non commerciale del lettore. Il lettore accetta e garantisce di non copiare e/o distribuire integralmente o parzialmente i contenuti di questo periodico o di effettuarne un utilizzo commerciale. Il lettore accetta inoltre di non riprodurre, distribuire, mostrare, modificare, adattare, tradurre e derivare altri prodotti dal quanto pubblicato in questo periodico.



chefoto Domenica 12 maggio piÚ di 4.000 visitatori hanno goduto del bell’evento Bicester Heritage, organizzato dal sito Petrolicious. Oltre 200 incredibili automobili (tra cui questa stupenda Jaguar) hanno fatto bella mostra di sÊ dentro e attorno gli antichi hangar della RAF, ora restaurati e sede del Bicester Heritage Technical Site



chefoto Dal 15 al 18 maggio la rievocazione della Mille Miglia ancora una volta ha portato entusiasmo e bellezza a spasso per l’Italia. La “Corsa più bella del mondo” si è confermata un crogiuolo di passione, in cui si incrociano tradizione e innovazione, unite da un fascino senza tempo, che coinvolge e riesce ad entusiasmare vecchie e nuove generazioni. Nella foto una magnifica Bugatti



chefoto


La nuova Mazda 3 è senza dubbio una delle vetture più interessanti del suo segmento sotto molti punti di vista, non ultimo l’ammiratissimo design esterno. A sottolinearne linee e fascino il portfolio fotografico che le è stato dedicato dal fotografo britannico Rankin, uno dei più apprezzati virtuosi dell’obiettivo della nuova generazione

FRONT PAGE


chefoto Il Drifting è una specialità sempre più apprezzata dagli appassionati di motor sport e dai… fotografi, che spesso trovano ottimi spunti durante le esibizioni di campioni come il britannico “Baggsy” Biagioni, qui al volante della sua Nissan in quel di Silverstone a fine maggio Foto Monster Media – Nikos Katikis



chefoto Al recente Concorso d’Eleganza di Villa d’Este, BMW ha presentato la “Garmisch”, uno splendido concept del 1970 fedelmente ricostruito sul progetto originale. Presentato 52 anni or sono al Salone di Ginevra (e poi misteriosamente svanito nel nulla), questo concept si deve alla matita di Marcello Gandini, uno dei migliori designer italiani di sempre

#ca



cheroba

HO VISTO

COSE…


CITROEN 19_19 CONCEPT CHIAMATO 19-19 PER RAMMENTARE IL CENTENARIO DELLA CASA E DECISAMENTE PROIETTATO AL FUTURO, QUESTO CONCEPT ALZA L’ASTICELLA DEL COMFORT E PRESENTA TECNOLOGIE ALL’AVANGUARDIA. LA VETTURA È 100% ELETTRICA E SI SPINGE ADDIRITTURA OLTRE LA GUIDA AUTONOMA, PER OFFRIRE AI PASSEGGERI UN INTERLOCUTORE VIRTUALE E (PARE) ASSAI SVEGLIO E INTELLIGENTE


ho visto cose...


“Nell’

anno del suo centenario, Citroën proietta nel futuro due elementi del suo DNA che ancora oggi decretano il successo della sua gamma: l’audacia dello stile e il comfort del 21° secolo, attraverso 4 posti dotati ognuno del proprio universo, una motorizzazione 100% elettrica, un Personal Assistant e tecnologie di guida autonoma”. Xavier Peugeot, Direttore Prodotto Citroën, si è espresso così per annunciare l’arrivo di questo concept decisamente innovativo. Potrà piacere o meno, potrà essere apprezzato o messo in discussione ma certamente Citroen 19_19 Concept non è un veicolo che passerà inosservato. In sintesi: un oggetto tecnologico al servizio del comfort. Il design di 19_19 Concept trae ispirazione prevalentemente dal mondo dell’aeronautica. Caratterizzato da una silhouette totalmente inedita, forte, magnetica: una cabina sospesa, interamente vetrata, ruote sovradimensionate e un sottoscocca tecnico, che mostra la modalità di propulsione elettrica e le sospensioni. Inoltre la capsula vetrata dell’abitacolo è visibile sotto il doppio cofano, e scopre l’abitacolo: dall’interno i passeggeri possono vedere la strada che scorre sotto i loro piedi. Il design della cabina vetrata è ispirato al mondo dell’aeronautica e lateralmente sembrano accennate le basi di due ali d’aereo, trasmettendo sensazioni di robustezza, ampiezza. 19_19 Concept integra un doppio cofano trasparente, con un condotto d’aria inviata verso il parabrezza per favorire l’aerodinamica del veicolo. Il cofano superiore molto corto funge da alettone e da supporto alla firma luminosa. La parte posteriore è in sintonia con il frontale e ne riprende le caratteristiche: portellone posteriore come una bolla,


ho visto cose... Con la sua plancia essenziale, 19_19 Concept mostra tutte le informazioni di guida non su un visore digitale o un quadro strumenti di fronte al conducente, ma nel campo visivo del conducente, grazie a un sistema evoluto di Head up Display che utilizza il parabrezza, come su un aereo da caccia, simile al sistema disponibile su C6. La visualizzazione attraverso il parabrezza aiuta il conducente con dispositivi di realtà aumentata, per informazioni piÚ pertinenti nel momento migliore, come le indicazioni di navigazione prese direttamente sulla strada, con delle frecce in corrispondenza della strada, per rendere piÚ chiaramente visibile l’itinerario, le strade senza uscita o i pericoli da evitare


sottoscocca aerodinamico, firma luminosa. In omaggio ad alcuni modelli iconici della Marca come Ami 6, CX e le recenti C5 e C6, 19_19 Concept propone un lunotto posteriore concavo. Sulla fiancata è inserito un pannello nero, completamente integrato nella porta anteriore, che funge da interfaccia d’accoglienza quando ci si avvicina al veicolo. Come un assistente personale, la vettura riconosce il conducente, lo accoglie e interagisce con lui attraverso il pannello nero integrato in ogni porta, Per certi 19_19 versi richiama il comfort di un tappeto volante, visto che sembra volare al di sopra della strada, ma colpisce per la lunghezza del passo di 3,10 m, che permette di alloggiare una serie di batterie fuori dal comune. Sul tetto dalle linee essenziali sono collocati due sistemi di rilevazione radar. Non sono integrati nella struttura, ma volutamente esposti e messi in evidenza, a ricordare la parte posteriore di un aereo. Generalmente tenuti nascosti, gli elementi tecnici e i dettagli tecnologici del concept vengono messi in mostra, valorizzati da diodi luminosi che segnalano l’attivazione dei vari organi preposti alla propulsione elettrica o i dispositivi di guida autonoma. Il sottoscocca di 19_19 Concept è totalmente carenato e mostra tre strisce colorate, a ricordare il tricolore francese. Tutti gli elementi tecnici sono neri, con lavorazione opaca e lucida. 19_19 Concept offre un abitacolo che diventa un vero salotto mobile. Per i passeggeri diventa in qualche modo la continuazione della propria casa, un’estensione che permette di viaggiare comodi a bordo del veicolo come a casa propria, in totale tranquillità, calma e silenzio.


ho visto cose... Le ruote sono state studiate e sviluppate in collaborazione con Goodyear. Sovradimensionate (30â€? e 930 mm di diametro) e dotate di pneumatici 255/30 R30, queste ruote sono fuori dal comune anche per la loro progettazione. Solitamente una ruota è formata da un cerchio e da uno pneumatico, mentre per 19_19 Concept i tecnici Goodyear hanno raccolto la sfida di creare una continuitĂ perfetta tra gomma e cerchio. Lo pneumatico e il cerchio sembrano formare un oggetto unico: la gomma si prolunga sui cerchi per creare un insieme perfettamente integrato per il massimo comfort acustico. Posizionati sopra alle ruote i passaruota sono ben staccati dalla scocca ma contemporaneamente sembrano integrati alle ruote stesse


Come in un salotto, dove troviamo un divanetto, una chaise-longue, dei pouf, poltrone da lettura, mobili di separazione. L’abitacolo di 19_19 Concept è composto da forme geometriche pure e leggibili, senza troppi “fronzoli”. I colori caldi e profondi, con una base di blu e rosso, offrono una resa cromatica che varia tra il blu, il rosso e il viola grazie alla lavorazione in 3D. Lo stesso materiale tessile è presente in tutto l’abitacolo, a livelli diversi, dal pavimento al padiglione del tetto. Ogni posto nell’abitacolo è trattato per offrire un’esperienza personalizzata; ogni passeggero può quindi scegliere la propria esperienza di viaggio. Il viaggio non viene più visto come una costrizione, ma un piacere: nell’auto ci si sente a casa. Il tempo in cui il conducente aveva il posto principale nell’abitacolo è ormai lontano: ora tutti i passeggeri hanno a disposizione un posto speciale, per soddisfare i desideri di tutti e scegliere il proprio comfort: leggere un libro, giocare a un video gioco, ordinare del cibo, ascoltare o condividere musica, guardare un film… e magari anche guidare! Il posto del conducente è studiato per la guida, una guida super intuitiva, con comandi semplificati. Per rendere la guida piacevole e confortevole, il sedile del conducente prevede una struttura essenziale e protettiva, su cui poggia il sedile ultra confortevole, soffice e avvolgente. Il sedile, dallo stile moderno, è cavo a livello dello schienale e dell’appoggiatesta, che invece è sovradimensionato e offre un sistema audio integrato. La plancia di 19_19 Concept è flottante e traforata, per consentire un’ampia visuale verso l’esterno, e ospita nella parte inferiore una zona vetrata totalmente trasparente. Dall’abitacolo è quindi visibile il funzionamento delle sospensioni e la strada che scorre sotto alla plancia, e questo dà la sensazione di


ho visto cose...


sorvolare la strada, come in un elicottero. Oltre al volante, la plancia essenziale valorizza il Personal Assistant, cilindrico e animato, che scorre verticalmente sopra e sotto la plancia, in base alla modalità di guida prescelta. Il Personal Assistant entra in contatto in modo naturale con il conducente e i passeggeri, e diventa parte integrante dell’abitacolo, come un quinto passeggero. L’abitacolo si fa ricordare anche per l’assenza di touch screen o pulsanti. Il Personal Assistant gestisce tutte le interazioni a bordo e, per facilitarne l’utilizzo, anticipa le necessità degli occupanti, e propone delle azioni ancora prima che il desiderio venga espresso. Riduce al massimo il numero di interazioni degli occupanti con il veicolo di cui, in realtà, è il centro nevralgico. Il Personal Assistant, proattivo e predittivo, può proporre alternative al percorso iniziale, una deviazione per visitare un punto d’interesse precedentemente cercato in Internet, una pausa in un luogo vicino particolarmente piacevole, oppure un ristorante rinomato nelle vicinanze. Le posizioni sulla plancia del Personal Assistant sono due. Quando il conducente sta guidando, il Personal Assistant si trova in basso, sotto la plancia, in modalità di assistenza: resta attivo e proattivo, ma non agisce sulla guida. Invece, in modalità autonoma, il volante rientra così come la pedaliera e il Personal Assistant scorre al di sopra della plancia per assumere il controllo dell’auto. Diventa quindi il supervisore e libera la zona di proiezione sotto alla plancia a vantaggio del conducente, che diventa passeggero a bordo di un veicolo in modalità autonoma. In questo abitacolo dedicato al comfort dei passeggeri anche l’acustica è particolarmente curata, per mettere a disposizione di ogni passeggero una propria zona riservata, una vera e propria “bolla acustica”.


ho visto cose... DIMENSIONI • Lunghezza: 4.655 mm • Larghezza: 2.240 mm • Altezza: 1.600 mm • Passo: 3.100 mm • Diametro delle ruote: 913 mm • Pneumatici Goodyear: 255/30 R30


Da sempre, in casa Citroën, le sospensioni hanno un ruolo essenziale nell’ammortizzamento, nella tenuta di strada e nel comfort globale del veicolo. Degno erede della XantiaActiva, questo concept propone sospensioni intelligenti ed è in grado di mantenere l’abitacolo orizzontale anche in curva. L’obiettivo finale è dare ai passeggeri la sensazione di essere totalmente isolati e di sorvolare la strada, senza sobbalzi, disturbi e rumori provenienti dall’esterno. Le ruote e gli pneumatici sono altri elementi fondamentali che contribuiscono al comfort. Questi specialissimi pneumatici GoodYear sono predittivi, perché “sentono” la strada e le condizioni meteorologiche, grazie a un sistema di captatori intelligenti, che assistono i sistemi di controllo della guida autonoma permettendo così a 19_19 Concept di determinare la modalità di guida ottimale. Come detto 19_19 è dotato di tecnologie di guida autonoma avanzate e può controllare e gestire la guida in modo automatico. Se invece il conducente vuole riprendere a guidare, perché l’infrastruttura stradale lo richiede o semplicemente perché vuole divertirsi al volante, sono presenti tutti gli elementi per facilitare la guida e renderla più sicura e serena. Infine analizziamo la propulsione 100% elettrica. Potente e veloce, 19_19 Concept scatta da 0 a 100 in 5 secondi e garantisce una velocità massima di 200 km/h. Con le batterie da 100 kWh, la trazione a quattro ruote motrici combina due motori (uno anteriore e uno posteriore) e sviluppa una coppia di 800 Nm, per una potenza di 340 kW e un’autonomia di 800 km, secondo il protocollo WLTP. Per migliorare la fluidità e il comfort d’utilizzo, 19_19 Concept beneficia di una ricarica ultra rapida, basti pensare che 600 km di autonomia sono recuperati in 20 minuti soltanto.

#ca


chebella

Il colore protagonista

pronti a stupirvi!


Mai come oggi il colore è diventato protagonista del look di un’automobile. I designer ci giocano, lo sfruttano e lo utilizzano per creare forme nelle forme, riflessi e ombre che contribuiscono ad arricchire la forma “fisica” di un’auto di Alessandro Camorali (titolare di Camal Studio e docente IAAD)


pronti a stupirvi!

Ogni

designer sa che, prima o poi, dovrà fare i conti con lui... Non temete, non si tratta di scomodare i piani alti, ma semplicemente di decidere un colore! Sto parlando di come spesso gli sforzi di un team nel realizzare un prodotto di alto livello possano essere ridimensionati dalla scelta sbagliata del colore con cui presentarlo. Se poi il prodotto in questione è una showcar o un’automobile di produzione, tutto si eleva all’ennesima potenza! Il sottoscritto, che ha venduto automobili in concessionaria prima di disegnarle, vi può garantire che alcune tonalità sono più “appetibili” di altre e possono cambiare (e di molto!) il valore del vostro usato o, in caso del nuovo, far propendere verso l’acquisto di uno o l’altro modello. So che sembrerà impossibile ma ci sono persone che scelgono un’auto solo perché attirate da quel particolare colore! Quindi nel processo di stile, nella fase di creazione di un nuovo modello da presentare la componente cromatica ha un peso importante, diventando una nota dolente per chi deve prendere la fatidica decisone. Vi sarete accorti che la maggior parte dei disegni o dei modelli presentati in fisico o sul web tendono a giocare su fantasiose tonalità e finiture su base di grigio. Questo colore infatti è perfetto per non rischiare nulla, si riescono a leggere bene i volumi, i teorici e le riflessioni delle forme. Un modo per valorizzare il lavoro didattico senza corromperlo con acuti di tonalità pe-


ricolose. Il lavoro del designer però si deve occupare anche di questo. Come ogni stilista delle passerelle dei modo anche il car designer deve capire le mode, i gusti e i colori del momento.

sa o su una RR Cullinam. Invece da più moltissimi anni a questa parte invece il bianco sta riscuotendo successo ed è divenuto un colore sempre presente (e sovente dominante) tra tutte le case automobilistiche!

Ad esempio, fino agli anni ‘80 il bianco era un colore scelto per i veicoli commerciali o da lavoro, un colore facile da ritoccare in caso di urti e da ricoprire con scritte e loghi. Nessuno si sarebbe mai immaginato che sarebbe stato utilizzato su una Ferrari Testaros-

Per nostra fortuna però i colori stanno tornando, l’impulso delle vetture elettriche e dei segmenti nuovi come quelli dei crossover stanno portando un nuovo arcobaleno di novità. Oggi nei centri stile si pensa ai contrasti cromatici e, quando si vuole valorizzare un


pronti a stupirvi!

volume, si sceglie un colore forte, un colore sportivo o elegante ma comunque d’impatto. I contrasti sono ben accolti così come gli abbinamenti tra più materiali in tonalità native. Negli anni “90 avevamo colori primari, arricchiti da metallizzati al limite del glitterato, mentre oggi riusciamo a trovare tonalità intermedie, o pastello, ma dal forte carattere distintivo. Ma la moda del momento si chiama opaco! Se ricordate era una finitura di carrozzeria ricercata e ostentata dai maghi del garage, dalle auto al limite della legalità piene di alettoni e spoiler. Viceversa oggi la troviamo di serie nel catalogo Fiat per la 500 o la 500x, giusto per fare un esempio… o in vetture sperimentali come il vistoso concept Lexus LC 500h Matte Prototype, protagonista in queste pagine. Ormai questa finitura del colore (che in concreto consiste in uno stato protettivo del 20% meno lucido del solito) dona una sensazione non più di “esagerato” ma quasi di “raffinato”. Quindi ora possiamo anche colorare di un bel verde pistacchio una AMG GT, basta che sia opaca! Personalmente sono d’accordo nello sperimentare e credo che parte della creazione di stile passi dal colore scelto per gli esterni e per gli interni di una vettura. I contrasti tra le plastiche o le cromature, le parti lucidate o satinate servono come contorno al fondo della tela, che non può essere grigia. Oggi, citando nuovamente l’avvento delle vetture elettriche, devo riconoscere un nuovo modo di intendere il colore, la valorizzazione


dello stesso attraverso l’utilizzo di motivi, trame o grafiche tridimensionali. Ormai un volume risulta essere troppo vuoto se privato delle aperture necessarie alle vecchie vetture, quindi si gioca a spezzare il colore con varianti dello stesso attraverso luci e ombre create dai dettagli. È finito inoltre il tempo dei colori spenti negli interni, di quelle plasticacce nere o peggio ancora in finta pelle o finto legno. Era dagli anni ‘70 che non si vedevano così tanti materiali e componenti verniciate in un interno.

Si scelgono accoppiamenti e contrasti degni di una maison di alta moda, si prediligono materiali ecosostenibili e lasciati al naturale. Le tonalità sono calde ed eleganti nel caso delle Volvo, hi-tech e sportive nelle Mercedes, jeans e scarpe da ginnastica per Fiat. Io stesso quando disegno un’auto la immagino già di un colore e solitamente preferisco stupire piuttosto che annoiare, perché ricordatevi che il grigio, il nero e il bianco sono facili da scegliere...


pronti a stupirvi!

Uno degli esempi più clamorosi dell’uso di nuove tonalità nella verniciatura delle automobili è il concept Lexus LC 500h Matte Prototype, presentato di recente al Salone di Barcellona. Il colore si chiama Space Orange e, secondo quanto comunicato da Lexus, si ispira alle tonalità riscontrabili in un tramonto particolarmente infuocato. Da notare che il Space Orange è stato ampiamente utilizzato anche negli interni, quale elemento di contrasto sul pannello della strumentazione, sul volante e sulle finiture delle portiere


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chemacchina

JEEP COMPASS

La Jeep Compass unisce una tecnologia intuitiva, e un’ampia gamma di sistemi di assistenza alla guida, alle note capacità dinamiche (anche off-road) del marchio Jeep. Il design, distintivo e moderno, è gradevole e senza eccessi e la vettura appare facile e piacevole da guidare in ogni situazione

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la precisione del compasso

Chi

non ha mai tenuto tra le dita un compasso alzi la mano! Tutti, chi con entusiasmo chi con noia, durante le ore di geometria, a scuola, abbiamo sperimentato l’uso di questo semplice e al contempo affascinante strumento per il disegno geometrico. E c’è poi chi, nella carriera professionale, ne ha fatto uno strumento di uso quotidiano, sposandone i principi di esattezza e precisione. In uso sin dalla civiltà greca (si deve in gran parte ai greci la definizione delle regole di base delle geometria moderna) il compasso è uno strumento che, come tutti sappiamo, serve a disegnare circonferenze… e lo fa con grande… “facilità” unita ad una precisione assoluta. E proprio la grande precisione e la facilità di guida sono le doti che maggiormente ci hanno impressionato durante un breve test con la Jeep Compass. Non troppo ingombrante (è lunga 4394 millimetri), la Compass è ben insonorizzata e davvero molto confortevole in ogni condizio-

ne. Inoltre sulla versione Limited la dotazione di serie include dispositivi utili e “preziosi”, come i fari bi-xeno, il cruise control adattivo, l’avviso di uscita dalla corsia, il navigatore e la radio Dab. E c’è poi da aggiungere che i comandi sono ben posizionati e intuitivi quanto basta. La guida è assolutamente piacevole e il 1.6 turbodiesel da 120 CV (della versione Limited del nostro test) spinge bene, senza peraltro mai eccedere nei consumi. Per completare un pacchetto che garantisce ottime capacità dinamiche (e una guida mai stressante) non vanno dimenticati la trazione anteriore e l’ottimo cambio manuale, che giocano egregiamente il loro ruolo. Per sintetizzare: la Compass mette immediatamente a proprio agio anche chi vi sale per la prima volta. Se la cava bene sia nel traffico (lo sterzo è preciso e leggero) che fuori città, anche se forse le sospensioni sono un filo troppo “morbidone” per un veicolo che diretto discendente di veri fuoristrada. Pur senza le quattro ruote motrici (riservate alle versioni più potenti) la Compass si muove agevolmente anche sullo sconnesso grazie soprattutto alla generosa distanza da terra, dettaglio assai importante e sul quale cascano male alcune rivali. Un difetto lo abbiamo invece riscontrato sul fronte bagagliaio, non eccessivamente capace. Da sottolineare infine che nei test di valutazione della sicurezza (Euro NCAP) questa Jeep “cinque stelle” ovvero il massimo punteggio. Un’analisi più dettagliata di questo piccolo suv non può non partire dallo stile, autenticamente Jeep, distintivo e moderno.


Le capacità off-road di tutte le versioni Compass sono garantite da due avanzati e intelligenti sistemi 4x4 full-time: Jeep Active Drive e Jeep Active Drive Low, quest’ultimo con un rapporto di riduzione di 20:1. Ciascun sistema è in grado di inviare il 100% della coppia disponibile a qualsiasi ruota se necessario. Entrambi sono dotati del dispositivo Jeep Selec-Terrain, che offre diverse modalità (Auto, Snow, Sand e Mud) per garantire le massime prestazioni 4x4 su qualunque superficie, in strada o in fuoristrada e in qualsiasi condizione climatica. La Jeep Compass è inoltre dotata di un interessante dispositivo di disconnessione dell’assale posteriore e di un’unità di trasmissione della potenza (PTU) per ridurre ulteriormente i consumi sui modelli con configurazione 4x4


la precisione del compasso


La Compass Trailhawk si fregia del famoso badge “Trail Rated”, che viene assegnato solo dopo aver superato una serie di test su alcuni dei percorsi più impegnative del pianeta. Tra le dotazioni spicca l’avanzato Jeep Active Drive Low, il sistema 4x4 che entra automaticamente in funzione quando si rende necessaria la trazione integrale e vanta un rapporto di riduzione di 20:1. Se necessario il sistema è in grado di inviare il 100% della coppia disponibile a qualsiasi ruota, oltre ad essere dotato del dispositivo Jeep Selec-Terrain che offre diverse modalità (Auto, Snow, Sand, Mud e l’esclusiva modalità Rock) per garantire le massime prestazioni su qualunque superficie. Le capacità off-road sono inoltre garantite anche dall’adozione del dispositivo di disconnessione dell’assale posteriore. Infine, la Jeep Compass Trailhawk presenta un’altezza da terra aumentata di circa 2,5 cm (dunque pari a 21,6 cm), piastre di protezione sottoscocca, gancio di traino posteriore, pneumatici 225/60 R17 All Season, angolo di attacco di 30gradi, un angolo di dosso di 24,4 gradi e di uscita di 33,6 gradi


la precisione del compasso

La Compass è immediatamente riconoscibile come una Jeep grazie a elementi di design che appartengono alla tradizione del marchio, come la griglia a sette feritoie o i passaruota trapezoidali. La linea del tetto e i parafanghi muscolari delineano l’inconfondibile profilo della vettura. L’esclusiva modanatura dei cristalli laterali, contraddistinta da un riuscito elemento che gira tutto intorno anche alla parte posteriore del veicolo aggiunge un tocco di eleganza. Un’altra caratteristica distintiva di Compass è rappresentata dai fari posteriori con inserti a LED dalla forma rettangolare e allungata, che si inseriscono nella struttura del portellone conferendo al veicolo un aspetto al tempo stesso elegante e sportivo. Positiva la possibilità di avere (sulla versione Limited) il portellone posteriore ad apertura elettrica. Cinque sono i cerchi disponibili: in lega da 16”, da 17”, da 18”(di serie su Limited) o da 19” (a richiesta su Limited). La Jeep Compass è disponibile in diverse livree (anche con il tetto a contrasto Gloss Black su Limited): Redline, Laser Blue (solo su Limited), Billet Silver, Granite Crystal, Diamond Black,

Pearl White (vernice tri-strato disponibile solo su Limited), Bright White, Olive Green, Spitfire Orange e Jazz Blue. All’interno la Jeep Compass offre materiali e dettagli di pregio. La plancia trapezoidale è un elemento caratteristico del marchio Jeep e ospita inoltre i display touchscreen da 7,0” o 8,4” del sistema Uconnect. Nella consolle centrale sono perfettamente integrati gli elementi funzionali tra cui il cambio, i comandi del sistema Selec-Terrain, il freno di stazionamento elettronico, i comandi del sistema Stop&Start, le prese di ricarica e connettività multimediale e infine i comandi di volume e climatizzatore. Il quadro strumenti è ben curato ed è dotato di display a LED da 3,5” o 7”. Il display da 7” a colori, di serie sulla Limited, visualizza informazioni che il guidatore può configurare facilmente mentre è alla guida. La Compass propone tre nuovi sistemi Uconnect (UConnect 7.0 e 8.4NAV), con funzioni di comunicazione, intrattenimento e navigazione. I sistemi Uconnect 7.0 (di serie su Longitude) o 8.4NAV (di serie su Limited) si avvalgono di uno schermo tattile capacitivo ad alta definizione e comprendono le nuove funzioni Apple CarPlay e Android Auto per il telefono vivavoce, la navigazione (solo su Uconnect 8.4 NAV) e il voice text. Queste consentiranno ai clienti di integrare i sistemi di controllo vocale del loro telefono oltre ad assicurare un’ampia gamma di funzioni di infotainment. La versione Limited presenta come optional anche il navigatore Uconnect 8.4 provvisto di Jeep Skills, un’applicazione intuitiva che offre indici specifici per la guida in fuoristrada,



la precisione del compasso

consentendo così al guidatore di monitorare la performance del veicolo su fondi sterrati. Pregevoli gli aspetti che condizionano la dinamica della vettura. A partire dall’architettura del telaio, dalle sospensioni completamente indipendenti, dal sistema con montanti anteriori e posteriori dotato di valvola FSD (Frequency Selective Damping) per finire con il servosterzo elettrico… tutto si combina per garantire un’eccellente dinamica di guida su strada. Progettati e fabbricati con utilizzo di acciaio alto-resistenziale e adesivi strutturali, il telaio e la struttura della scocca superiore sono realizzati come un’unica unità e offrono una struttura rigida ed efficiente. La Jeep Compass è offerta in cinque diverse combinazioni di propulsori, tra cui una motorizzazione a benzina con 2 livelli di potenza e due diesel con tre livelli di potenze, oltre a due trasmissioni, un’automatica a nove rapporti e una manuale a sei rapporti. La motorizzazione a benzina comprende un MultiAir2 Turbo da 1,4 litri con 140 CV a 5.000 giri/min e 230 Nm di coppia a 1.750 giri/min, abbinato al

cambio manuale a sei marce e alla configurazione 4x2 e un 1,4 litri 170 CV a 5.000 giri/ min e 250 Nm di coppia a 2500 giri/min, 4x4 con cambio automatico a 9 rapporti. La gamma di motorizzazioni diesel comprende l’efficiente MultiJet II da 1,6 litri, 120 CV a 3.750 giri/min e 320 Nm di coppia a 1.750 giri/min, abbinato al cambio manuale a sei marce e alla configurazione 4x2, oppure un MultiJet II da 2,0 litri da 140 CV a 4.000 giri/min (con il cambio automatico a nove marce) e da 140 CV a 3.750 giri/min (con il cambio manuale a sei marce). Entrambe le opzioni di potenza producono 350 Nm di coppia a 1.750 giri/min e sono disponibili nella configurazione 4x4. Completano l’offerta una versione più potente del MultiJet II da 2,0 litri, in grado di erogare 170 CV a 3750 giri e coppia di 380 mm a 1750 giri in combinazione con il cambio automatico a nove marce, e la configurazione 4x4. La sicurezza del guidatore e del passeggero sono stati elementi centrali nello sviluppo della nuova Jeep Compass, che offre più di 70 sistemi di sicurezza attiva e passiva tra cui Forward Collision Warning-Plus, LaneSense Departure Warning-Plus (entrambi disponibili di serie in Europa sull’intera gamma), Blind-spot Monitoring e Rear Cross Path detection (telecamera posteriore per la retromarcia ParkView con griglia dinamica), Park Assist automatico perpendicolare e parallelo, Adaptive Cruise Control, controllo elettronico della stabilità con sistema antiribaltamento e gli airbag frontali, laterali e a tendina.


La frontiera ibrida per Compass si sta concretizzando attraverso batterie ricaricabili da una presa di corrente elettrica esterna e dunque capaci di immagazzinare un notevole quantitativo di energia. Questa scelta consente l’adozione di motori elettrici più potenti, per un’autonomia in full electric di circa 50 chilometri e una velocità massima di circa 130 km/h. La componente elettrica lavora in sinergia con nuovi propulsori turbo benzina da 1300 cm3, aumentando l’efficienza complessiva e la potenza. Infatti l’azione simultanea del motore a combustione interna e del motore elettrico esprime sino a 240 CV di potenza massima. Compass ibrida è inoltre estremamente silenziosa e rispettosa dell’ambiente con emissioni di CO2 inferiori ai 50g/km. Infine sottolineiamo che con la nuova tecnologia di trazione elettrica integrale (eAWD), la trazione all’assale posteriore non viene fornita tramite albero di trasmissione ma con motore elettrico dedicato. Questo permette di svincolare i due assi e gestire la coppia erogata in maniera indipendente e migliore rispetto ad un sistema meccanico


la precisione del compasso

La versione Compass “S” è stata disegnata per esaltarne il look sportivo e metropolitano con particolari specifici ed una dotazione completa. Da notare i nuovi cerchi da 19” specifici Low Gloss Granite Crystal; la medesima finitura su tutti i badge (“4x4”, “Jeep” e “S”), la griglia frontale, le cornici dei fari, gli inserti dei paraurti e modanatura dei cristalli laterali oltre al bicolore con tetto gloss black. All’interno pelle nera con impunture in tinta tungsteno e cornice della consolle centrale Gun Metal anodizzato. Inoltre i fari BiXenon, gli abbaglianti automatici, il portellone ad apertura elettrica, l’Adaptive Cruise Control, il sistema audio Beats e i sedili a regolazione elettrica a 8 posizioni. La nuova serie S di Jeep Compass è già disponbile da qualche mese negli showroom europei di Jeep



la precisione del compasso


caratteristiche tecniche prinicipali

Carburante Motorizzazione Cilindrata (Cm3)

Gasolio

Benzina

1.6 Multijet 2.0 Multijet Multijet Diesel 1.4 Mair2 120 CV MTX a 140 CV MTX a 140 CV ATX a 170 CV ATX a 2,0 l 1.956 cc 170 CV 140 CV MTX a trazione anteriore trazione integrale trazione integrale trazione integrale AT 4X4 Trailhawk trazione anteriore 1598

1956

1956

1956

1956

1368

79,5x80,5

83x90,4

83x90,4

83x90,4

83 x90,4

72 x 84

16

16

16

16

16

16

Euro 6

Euro 6

Euro 6

Euro 6

Euro 6

Euro 6

CV di potenza

120/3750

140/3750

140/4000

170/3750

170/3750

140/5000

Kw di potenza

88/3750

103/3750

103/4000

125/3750

125/3750

103/5000

Coppia (Nm)

320/1750

350/1750

350/1750

380/1750

380/1750

230/1750

Cambio

manuale, a 6 rapporti

manuale, a 6 rapporti

automatico, a 9 rapporti

automatico, a 9 rapporti

automatico, a 9 rapporti

manuale, a 6 rapporti

Trazione anteriore

4x4 con sistema di disconnessione

Emissioni di CO2 ciclo combinato (g/km)

128

159

166

166

175

155

Consumo di carburante ciclo combinato (l/100 km)

4,4

5,2

5,7

5,7

6,6

6,2

Consumo di carburante ciclo extraurbano (l/100 km)

4

4,7

5,1

5,1

5,9

5,2

5,1

6,1

6,3

6,3

7,8

6 ,8

Lunghezza (mm)

4394

4394

4394

4394

4398

4394

Larghezza (mm)

1819

1819

1819

1819

1819

1819

Altezza (mm)

1629

1644

1644

1644

1660

1629

Passo (mm)

2636

2636

2636

2636

2636

2636

Angolo di attacco (gradi)

15,8

16,8

16,8

16,8

-

15,8

Altezza da terra (mm)

198

198

198

198

216

198

406,4

406,4

406,4

406,4

-

406,4

Prestazioni (0-100 km/h) (s)

11

10,1

9,9

9,5

9,5

9,9

VelocitĂ max (km/h)

185

190

190

196

184

192

Peso (kg)

1505

1615

1615

1615

1810

1505

1069-691-605

1069-691-605

Alesaggio x corsa (mm) Valvole Classe Emissioni Euro

Sistema di trazione

Consumo di carburante ciclo urbano (l/100 km)

ProfonditĂ di guado (mm)

Dimensioni bagagliaio (LxHxPmm) 1069-691-605

4x4 con sistema 4x4 con sistema di disconnessione di disconnessione -

1069-691-605

Trazione anteriore

1069-691-605

#ca


chemacchina

LA DIVA DS 7 Crossback Rivoli


Presentata nel 2017, DS 7 CROSSBACK esprime a pieno titolo la vocazione di un marchio che vuole stupire con l’utilizzo di nuove tecnologie (alcune tendenti alla guida autonoma) e con uno stile “forte”, che rimanda alla lussuosa avanguardia dell’Alta Moda di Parigi


la diva

Il

mese di giugno e’ un mese importante per DS, e’ il mese che vide la mitica berlina protagonista, 44 anni or sono, di un’impresa davvero epica. Ma per capire appieno il valore di quell’impresa vale la pena fare un passo indietro. La DS, a partire dal 1955, fu costruita in circa un milione e mezzo di esemplari sino al 24 aprile del 1975, quando l’ultima berlina lasciò le catene di montaggio della storica fabbrica parigina sul quai de Javel. Ma la primavera del “75 resta nella storia di DS anche per un altra, incredibile, storia. L’idea iscrivere una DS al terribile Rally del Marocco di quell’anno ai piu’ era parsa un’azzardo. Un rally durissimo per un’auto del 1975, figurarsi per una vettura che aveva gia’ 20 anni di onorata carriera alle spalle e che, per di piu’, era ormai fuori produzione. Invece, ancora oggi stupisce il fatto che il lunghissimo palmarès sportivo della DS si arricchì di un’ultima vittoria importante, proprio tre mesi dopo la fine della produzione, quando una DS23 ben guidata da Jean Deschazenaux, si aggiudicò il primo posto nella classifica generale “turismo di serie” in Marocco. Dopo il prologo di 296 km da Casablan-

ca a Rabat, le due lunghe tappe RabatMarrakech (1.982km) e Marrakech-Agadir (1.805km) costituivano il “pezzo forte” dell’edizione ‘75 del Rally, tra pietraie e deserti, sotto al sole africano. Le berline francesi avevano già dimostrato le loro qualità tanto sui percorsi gelati del Rally di Montecarlo quanto sui percorsi torridi dell’East-African Safari, vincendo più volte in queste e tante altre manifestazioni… ma con vent’anni di carriera sul groppone nessuno aveva osato immaginare che l’ammiraglia Citroën ce l’avrebbe fatta. Invece l’impossibile avvenne. Alla partenza erano in 105, tra cui la DS 23 dell’equipaggio Deschazeaux-Plassard, che per altro non era un esemplare nuovo ma una vettura (strettamente di serie) già impiegata in altre competizioni. Tra gli avversari taluni avevano motori da quasi 200 cavalli, un esercito di meccanici, disponevano di camion-officina, aerei e persino elicotteri. Alla fine della gara, la DS 23 di Deschazeaux era tra le 15 vetture che riuscirono a tagliare il traguardo, classificandosi prima tra quelle di serie e quarta in classifica assoluta. Il fatto che quest’auto di serie, priva di assistenza (Marlene Cotton, capo della scuderia, dava consigli al pilota da Parigi… per telefono!) sconcertò gli altri costruttori al punto che chiesero ai giudici di gara di verificare la vettura, che fu smontata pezzo per pezzo, solo per confermare che si trattava effettivamente di un’auto di serie… e neanche tanto nuova! Così Jean Deschazeaux, che aveva donato la prima vittoria sportiva alla SM proprio al Rally del Marocco del 1971, quattro anni dopo regalò l’ultima alla DS. Un’uscita di scena da vera diva!



la diva

Presentata al salone di Ginevra 2017, DS 7 CROSSBACK esprime a pieno titolo la vocazione di un marchio che vuole stupire con l’utilizzo di nuove tecnologie e con uno stile “forte”, che rimanda alla lussuosa avanguardia dell’Alta Moda di Parigi. L’opera di seduzione è totale e sin dalla scelta di motori DS punta ad interpretare il nuovo linguaggio che il pubblico più esigente chiede a gran voce. Al centro dell’offerta motoristica di DS 7 CROSSBACK i tecnologici propulsori a benzina di classe PureTech ed i Diesel BlueHDi, tanto amati per l’esuberante coppia e la consistente economia d’esercizio. In tutti i casi, si tratta di motori omologati nel severo ciclo WLTP ed in linea con le più recenti Norme Euro 6.2. Oggi DS 7 CROSSBACK propone anche il 1.2 PureTech 130 cavalli abbinato al cambio manuale a 6 rapporti, che garantisce 96 kW di potenza, emissioni di CO2 pari a 124 g/ km e consumi nel ciclo misto di 5,4 L/100 Km. A questo motore si affianca il Diesel 1.5 da 130 CV, ora disponibile anche con cambio automatico EAT8, molto apprezzato dai clienti. Inalterata la potenza di 96 kW, la soglia

di emissioni a 105 g/km di CO2 e consumi nel ciclo misto di 4 L/100 Km. Da parte sua il nuovo cambio elettrico EAT8 garantisce un comfort d’utilizzo eccezionale, grazie a un inserimento delle marce fluido e silenzioso. L’EAT8 può beneficiare anche della funzione Advanced Traction Control, per migliorare la motricità in condizioni di aderenza ridotte. Da segnalare assolutamente il DS ACTIVE SCAN SUSPENSION, grazie al quale vengono analizzate accelerazione, velocità, angolo volante e le informazioni fornite da una telecamera situata nel parabrezza, che analizza il profilo del manto stradale fino a 20 metri più avanti, per garantire sempre il massimo del comfort e della stabilità attraverso la regolazione indipendente dei 4 ammortizzatori. Abbiamo detto in apertura che DS 7 CROSSBACK è un mix unico di tecnologia ed eleganza anche grazie ai nuovi sistemi di assistenza alla guida, a partire dai DS ACTIVE LED VISION, che adatta automaticamente il fascio di luce alla strada e alla velocità o il DS DRIVER ATTENTION MONITORING, che attiva automaticamente un segnale acustico e di allarme sul quadro strumenti


Marchio francese creato a Parigi, DS nasce ufficialmente il 1° giugno 2014, con l’obiettivo di rinnovare il premium francese.

Forte della sua eccezionale eredità

e animato dallo spirito di avant-garde, DS conserva i valori di innovazione e distinzione ereditati dalla DS del 1955. La Collection DS, studiata per una clientela che vuole esprimere la propria personalità, comprende DS 3, DS 3 CABRIO, DS 4, DS 4 CROSSBACK, DS 4S, DS 5, DS 5LS, DS 6, completata da DS 7 CROSSBACK. Il Marchio DS, distribuito nei DS Store e nei DS Salon, o nelle zone dedicate della rete Citroën, vanta anche un flagship, il DS WORLD PARIS


la diva



la diva qualora dovesse rivelare un’eventuale distrazione, a cui si aggiungono il sistema di sorveglianza dell’angolo morto, un sistema di frenata automatica d’emergenza e il riconoscimento della segnaletica stradale. Ma le tecnologie di assistenza alla guida di DS 7 CROSSBACK non si limitano ad aumentare la sicurezza. Alcune di esse volgono lo sguardo alla guida autonoma, permettendo di assistere il conducente, ad esempio, regolando la velocità in funzione del veicolo che precede e mantenendo l’auto in carreggiata con il DS CONNECT PILOT, o di vedere nella notte grazie alla telecamera ad infrarossi del DS NIGHT VISION, che rileva i pedoni e gli animali fino a 100 metri di distanza mostrando l’immagine nel quadro strumenti digitale. Capostipite della seconda generazione di modelli DS, DS 7 CROSSBACK esprime raffinatezza rivelando sin da subito la sua forte personalità, con il frontale DS Wings, gli spigoli vivi e le linee scolpite che esaltano le fiancate sinuose e le proporzioni generose, ideali per un SUV. L’ammiraglia DS si riconosce per il frontale verticale, in cui la griglia esagonale lavorata come i diamanti separa i futuristici gruppi ottici DS ACTIVE LED VISION in grado di adattarsi alle condizioni della strada e alla

velocità dell’auto regolando di conseguenza il fascio luminoso. In un connubio perfetto tra tecnologia e design, all’accensione i moduli LED dei proiettori anteriori prendono vita, illuminandosi di viola e ruotando di 180°, mentre al posteriore i fari DS 3D REAR LIGHTS con tecnologia 3D Full LED si frammentano in scaglie luminose incise a laser, in una lavorazione tridimensionale ispirata dal design innovativo della concept car DS E-TENSE. Il risultato è una firma luminosa distintiva e funzionale, sottolineata di giorno dalle luci diurne verticali e completata dagli indicatori di direzione a scorrimento. Il “tocco di classe” che richiama l’Alta Moda francese e’ ampiamente rilevabile (forse addirittura troppo) negli interni della vettura. Chic e moderno, l’abitacolo di DS 7 CROSSBACK riflette l’esperienza e il savoir-faire, tipicamente parigino, del team di artigiani DS Automobiles. E il risultato, per certi versi, risulta persino eccessivo, tendente al barocco. I materiali pregiati, la sensualità e l’altissima qualità sin nei minimi dettagli si fondono in un ambiente di classe, avvolgente e accogliente, che può essere personalizzato per soddisfare i gusti e i desideri di ciascun cliente, esaltandone l’individualità.


Il progetto della DS 19 aveva preso il via nel lontano 1938, quando l’allora direttore generale di Citroën, Pierre-Jules Boulanger, decise di dare un erede alla Traction Avant. Il lancio era previsto per gli anni ’40, ma la complessità della vettura e la Seconda guerra mondiale comportarono dieci anni di lavoro in più per l’equipe di progettisti capitanata dall’ingegner André Lefebvre. Per la DS19 Lefebvre concepì un telaio a piattaforma, assai leggero. Su tale piattaforma, fissò una scocca che offriva i punti di ancoraggio per gli elementi della carrozzeria, anch’essi leggeri e smontabili. Sulla DS il baricentro è sotto all’asse delle ruote, rendendo la vettura impossibile da ribaltare, se non ricorrendo a trampolini o altri artifici. Lefebvre volle i due terzi della massa della vettura sulle ruote anteriori, direzionali e motrici, e fece collocare tutti gli organi più pesanti dietro agli assali, per ridurre al minimo gli sbalzi anteriore e posteriore. Grazie alla sospensione idropneumatica, poi, era possibile alzare la vettura da terra sino a bloccare la sospensione. In tali condizioni, la DS19, grazie alla sua particolare ripartizione delle masse, poteva viaggiare anche con una ruota posteriore completamente rimossa.


la diva In omaggio a Parigi, casa natale di DS, le versioni speciali (dette “Ispirazioni”) prendono il nome di Bastille, Rivoli e Opera, a cui si aggiunge l’Ispirazione Performance Line per sottolineare lo spirito sportivo del SUV DS. Accomunate dal rispetto della tradizione artigianale e dall’estrema attenzione al dettaglio, le cinque ispirazioni propongono materiali pregiati e selezionati per i rivestimenti della plancia, dei pannelli porte, della console centrale e dei sedili. Tre i tipi di pellame utilizzati: una pelle goffrata e la nappa, dall’aspetto più liscio, ma anche l’Art Leather, una nappa patinata. Tutti dettagli, questi, impreziositi da lavorazioni prese in prestito dal mondo dell’alta orologeria e della moda, come le cuciture point perle delle sedute o la lavorazione guilloché Clous de Paris dei pulsanti nella console centrale, che ribadisce lo stretto legame tra DS Automobiles e gli orologi di lusso, sottolineato anche dall’esclusivo B.R.M Chronographes R180 che domina la plancia. Per parte sua il bagagliaio non e’ invece grande come ci si potrebbe aspettare. In questa analisi della DS7 CROSSBACK ricorre spesso la parola “comfort”. Ed e’ questa forse la caratteristica che piu’ resta impressa

dopo averla provata. La vettura sa essere anche veloce e brillante, ma potremmo affermare che tutto nella CROSSBACK tende soprattutto al massimo comfort. L’ottimo cambio automatico a otto marce assicura un’erogazione fluida e una progressione senza indecisioni: non ha mai reazioni troppo violente ma è preciso, tempestivo e puntuale quanto basta in ogni occasione. Tra l’altro, scegliendo l’impostazione Sport (tra le quattro offerte dal sistema Drive mode) si può anche ottenere una risposta più incisiva. La dinamica di guida rispecchia il talento della DS7, che privilegia il relax alla reattivita’, ciononostante lo sterzo assicura un buon feeling. E il merito è anche dell’assetto, che asseconda ottimamente le richieste di chi guida. Su tutti i tipi di terreno le sospensioni si rivelano efficaci e tuttocio’, in sinergia con l’eccellente insonorizzazione, contribuisce a trasformare l’abitacolo in un salotto clamorosamente comodo e accogliente. Riassumendo: la CROSSBACK certamente non e’ una vettura sportiva, la ricerca continua del comfort va a un po’ discapito di reattivita’ e agilita’ ma comunque l’auto non vi mette mai in imbarazzo, se non forse su terreni dissestati, ove e’ soprattutto la frenata a risentirne in lieve misura.


Un’altra abilità di DS Automobiles è rappresentata dalla lavorazione guilloché. Questa antica lavorazione, che risale al XVI secolo, consiste nel decorare la superficie di un materiale creando delle linee che si intersecano. Questa tecnica complessa, generalmente riservata all’orologeria di alta gamma, grazie a DS Automobiles è arrivata anche nel mondo dell’auto. La DS Rivoli Grigio Perla (dal nome della prestigiosa via parigina) presenta profili esterni cromati, ma anche comandi sotto al display centrale con inserti in cristallo, inserti della consolle centrale in alluminio a lavorazione guilloché, sedili elettrici rivestiti in pelle goffrata, tappetini e orologio B.R.M R180 (che ruota all’avvio del veicolo) e una nuova colorazione per i rivestimenti di portiere e cruscotto


la diva


caratteristiche tecniche prinicipali

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cheleggenda

50 anni di Porsche 917

ANIMO RIBELLE


L’era d’oro di Le Mans, Hollywood, Steve McQueen, Gulf, Martini…Porsche. Soprattutto Porsche. La 917 è una delle macchine più celebri della casa di Stoccarda e lo è per i suoi risultati sportivi, in parte, ma anche per la sua essenza e per tutto ciò che di collaterale da essa si è sprigionato di Marco Cortesi


animo ribelle

La Porsche 917 è entrata nella storia anche grazie alle sue livree. Quella rossa e bianca del primo trionfo, quella Martini vincitrice nel 1971, ma anche quella “psichedelica” con cui correva Helmut Marko o la “Gulf” di Steve McQueen. Senza dimenticare la “pink pig”, versione dall’aerodinamica sperimentale, tanto “cicciottella” da venire dipinta di rosa, con tanto di tagli del maiale disegnati. Ironia della sorte, fu proprio il peso della carrozzeria a mandarla in crisi, “friggendo” i freni. Ma va ricordata anche la versione Can-Am, con i celebri colori blu, rossi e gialli di Roger Penske e la scritta Porsche+Audi a rimarcare una sinergia che dura a tutt’oggi. E la “Famous 59”, bianca con striscia rossa e blu, del Brumos Racing del povero Peter Gregg e di Hurley Haywood.

Ribelle.

La 917 è nata da una forzatura. Non ha mai vinto a Le Mans nel modo in cui doveva ma è diventata grande lontano da casa e, alla fine, si è perfino rifiutata di morire. Sviluppata approfittando di una concessione regolamentare, che aveva visto ridurre da 50 a 25 il numero di esemplari da costruire per ottenere l’omologazione CSI (l’equivalente di allora della FIA) la 917 era fatta per vincere…. con il primo motore 12 cilindri della storia Porsche. Era decisamente una Porsche di “rottura”, in quanto sino ad allora la Casa tedesca aveva regnato tra le cilindrate più piccole e, per la prima volta, andava a sfidare Ferrari e Porsche sul terreno delle 5 litri. E con una progettazione al limite delle regole tanto che, prima di autorizzarla a correre, gli organizzatori vollero vedere le 25 vetture completate e parcheggiate tutte insieme. Senza fare una piega, Ferdinand Piech, allora capo del motorsport di Weissach, obbedì, producendole (in perdita) e infilando tutti gli esemplari davanti alla sua factory per una foto che fece la storia. La 917 era pogettata per avere due configurazioni intercambiabili, una a coda corta, per le piste “normali”, e una a coda lunga per vincere Le Mans. Peccato che, sin dal primo test, la versione “low downforce” si



animo ribelle

rivelò assolutamente ingestibile. Per i piloti meno esperti non c’era scampo e, tragicamente, al povero John Woolfe ciò costò la vita. A Le Mans 1969 l’unica 917 superstite, dopo l’incidente di Woolfe e la rottura di un motore in qualifica, condusse a lungo la gara ma venne fermata dalla rottura del cambio. A vincere fu nientemeno che la Ford GT40, ormai arrivata al fine-fine-fine vita, ma capace di un’ultima zampata. Anche se si corse ai ripari, negli anni successivi, con test e sviluppi, la 917 “coda lunga” non riuscì mai a trionfare. Nella leggenda invece entrò, ribellandosi a un destino che non doveva essere il suo, la piccola “Kurzheck” a coda corta. Nel 1971, l’edizione con meno partecipanti all’arrivo nella storia della 24 Ore, la vettura a strisce rosse e bianche di Attwood e Herrmann riuscì a prevalere tra i soli sette superstiti, diventando leggendaria. Dodici mesi dopo fu la volta di Gijs van Lennep e Helmut Marko (si, proprio lui, l’attuale mentore dei giovani piloti Red Bull). Correva il 1971, l’anno di Steve McQueen e del film Le Mans e grazie alla 917, il mito Porsche diventò leggenda ma anche moda, attitudine, costume. Fuori da Le Mans il dominio nel Mondiale Prototipi fu totale: la 917K vinse quasi tutte le gare. Peccato che la pacchia durò solo due anni dato che l’autorità sportiva decise



animo ribelle



animo ribelle

Tra le tante 917, ce n’è una specialissima, che ha corso poco e con risultati scarsi. Ma ha una particolarità che la rende unica: è stradale. A volerla, il Conte Gregorio Rossi di Montelera, erede della dinastia Martini&Rossi, nonché “mente” delle sponsorizzazioni nell’endurance. Realizzarla fu dura. Non tanto per la costruzione, o per la realizzazione di un abitacolo “civile”, quanto per trovare qualche folle che concedesse l’omologazione. L’esemplare scelto, nato come muletto per le sperimentazioni dell’ABS, venne spedito negli USA e finalmente approvato. Oggi è ancora di proprietà della famiglia, si è vista a Goodwood nel 2009 e… non ha prezzo

di riservare il mondiale ai nuovi prototipo 3 litri… e fu una manna prima per la Ferrari (“72 e “73) poi per la Matra e infine per l’Alfa Romeo. Con i nuovi regolamenti per l’Europa, le attenzioni della Porsche si spostarono sulla CanAm americana, con la nascita alcune tra le più terribili “belve” mai viste in pista. La 917/10, da 850 cavalli, poi la 917/30, realizzata insieme all’Audi, che arrivò a 1.580 cavalli diventando la macchina da corsa più potente della storia. Alla 917 si legarono altri nomi, icone degli States come Mark Donohue, Brian Redman, Hurley Haywood. Il ritiro a fine 1974 non fu però l’ultimo atto. La 917 visse da “auto vecchia” fino al 1981. Dieci anni dopo la sua prima affermazione a Le Mans, una 917 tornò in pista col team Kremer, che la aggiornò “in casa” grazie a un buco regolamentare. A Le Mans, un problema la fermò in qualifica, mentre alla 1000 chilometri di Brands Hatch, una sospensione rotta impedì quella che sarebbe stata una vittoria inaudita, sensazionale. Nonostante il suo testardo rifiuto di abbandonare le scene, la 917 venne così, alla fine, consegnata alla storia. Grande grazie ai suoi risultati, ma soprattutto alla sua immagine, ai personaggi, alle forme, ai colori, alle leggende.



animo ribelle

Il museo Porsche si è vestito a festa per il cinquantenario della 917. A Stoccarda, è stata presentata la mostra “Colors of Speed - 50 Years of the 917” che vede protagoniste alcuni degli esemplari storici. La “numero 1” riportata alla configurazione iniziale, ma anche la vincitrice di Le Mans 1970, la Can-Am, la Pink Pig e la... Concept Study, incarnazione moderna, esercizio di stile e tecnico, tenuta gelosamente nel cassetto sin dal 2014


#ca


checorse

FERRARI GIÀ IN AFFANNO DOPO POCHI G.P. Fotografie: © Ferrari / Getty Images Red Bull Content Pool / Steven Tee © Daimler AG


Nessuna

speranza?

La stagione 2019 della Formula 1 è iniziata con un dominio da record per la Mercedes, che ha messo a segno una storica serie di doppiette. Al momento, il campionato si regge su una triade che comprende anche una Ferrari delusa dopo i positivi test, ma speranzosa con un grande Charles Leclerc, e la Red Bull, in cerca del salto di qualità di Marco Cortesi


nessuna speranza?

C’è

speranza per la Ferrari? Così su due piedi, no. Questa è la conversazione “tipo” che chi lavora nel motorsport affronta spesso quando ha a che fare con una persona non del settore. Ormai le speranze di titolo per i piloti di Maranello sono completamente ridimensionate, a meno di clamorosi crolli della Mercedes o errori ripetuti di entrambi i suoi piloti. Semplicemente, oltre ad avere quello che attualmente è il miglior pilota in circolazione, in Mercedes hanno lavorato bene su tutti i punti deboli dello scorso anno. Ad esempio, se nel 2018 c’era la velocità ma la Ferrari era superiore nella gestione delle gomme, ora la situazione sembra essersi ribaltata. Ma perché la Mercedes è ancora così superiore, nonostante l’inverno avesse prospettato un’inversione di tendenza? Come sempre, le ragioni, Hamilton a parte, sono diverse ed interconnesse. In primis, in Mercedes si è avuto, all’inizio dell’attuale ciclo regolamentare, un vantaggio talmente grande che ha permesso alla scuderia di gestire e ottimizzare il lavoro in tutte le stagioni successive, modulando al meglio le risorse e gli sforzi. Nel periodo in cui in Ferrari si cercava di recuperare, arrivando anche (si mormora) ad avere più cavalli, a Milton Keynes (sede Mercedes) si sono potute approfondire altre aree. Dover rimontare uno svantaggio rende tutto meno efficiente e lucido, anche la gestione. Dall’esterno aumenta la pressione e di pari passo aumentano investimenti per strade che poi si scoprono sbarrate… e aumenta lo stress per tutti. In particolare in un ambiente, come quello della Ferrari, politicamente difficile.



nessuna speranza?



nessuna speranza? UNA GESTIONE MANAGERIALE “CHIRURGICA” Viceversa la Mercedes adotta un modello vincente anche a livello dirigenziale. C’è un solo padrone, Toto Wolff, che muove le carte con autorevolezza, essendo non solo team principal, ma anche CEO di tutta l’operazione F.1 (in realtà, con la sua HWA, di tutti i programmi sportivi della Stella a tre punte). Il manager austriaco ha vinto la battaglia politica ed è in grado di “silenziare” le altre voci anche nei momenti di difficoltà. Gode, a ragione, di una fiducia praticamente sconfinata da parte della casa tedesca che gli delega in... “toto” la gestione. Risultato: sebbene sia sempre possibile incappare in una vettura “no”, sembra difficile pensare ad una Mercedes non favorita non solo per il 2019, ma anche per il 2020. Invece, dalla stagione successiva, potrebbe cambiare tutto, per via dei nuovi regolamenti: uno stravolgimento di filosofia importante, con parti in comune, ibrido con solo Kers e aerodinamica rinnovata. Ecco perché già da oggi si punta tantissimo sul 2021: la sfida è tutta lì. Anticipare, e magari condizionare, la definizione delle regole sarà fondamentale. Ammesso che si trovi l’accordo per fare tutto ciò di cui si è parlato. TUTTI GLI OCCHI SU CHARLES LECLERC Peraltro in Ferrari l’arma segreta è pronta, eccome. Si chiama Charles Leclerc. Il pilota monegasco è considerato un fenomeno assoluto da tutti coloro che hanno avuto la fortuna di lavorarci nelle categorie minori. Nonostante l’età vanta una maturità incredibile e una capacità innata di adattarsi ad ogni situazione, oltre alla velocità pura e alla solidità mentale. Nel suo percorso verso la Formula 1 ha superato anche Hamilton, e



nessuna speranza?



nessuna speranza? di gran lunga, tanto che, dopo la positiva gara in Bahrain, l’inglese è corso a complimentarsi…. Aveva riconosciuto qualcuno come lui. Senza nulla togliere a Vettel, Leclerc è giovane ed è speciale, qualcuno su cui puntare in ottica futura. Va detto che il tedesco è messo fin troppo sulla graticola, avendo commesso errori che sembrano invero più legati alla disperazione nel colmare il gap coi rivali che a veri svarioni suoi. Tuttavia oramai in Ferrari sembra logorato e si inizia a vociferare di cambiamenti importanti. RED BULL PRONTA A COLPIRE A TEMPO DEBITO Nel discorso di inizio 2019 si inserisce anche la Red Bull: difficile inquadrarla per via del motore Honda ancora un po’ “nel limbo” e del rapporto con le rivali. Gli austriaci comunque sembrano a loro volta guardare più alla scadenza del 2021 che all’anno in corso. Per adesso si tampona con le idee di Newey e con la classe di Max Verstappen, che non ha però la possibilità di sviluppare continuità (sua e a livello tecnico). Sicuramente, il rapporto con Honda è partito con il piede giusto. Anche se non si lotta per la vittoria, i tempi dei disastri in casa McLaren sono lontani e chissà cosa potrà accadere nel futuro a medio termine. Nel frattempo la speranza è che anche Pierre Gasly riesca a mettere insieme tutti gli elementi a sua disposizione e realizzare il suo potenziale. Il francese ha un talento strepitoso, e i risultati lo confermano (podio sfiorato con la Toro Rosso e titoli in Formula Renault e Formula 2). Per lui serve solo un po’ di adattamento ad una squadra con un umore notoriamente strano e non sempre sano, che spesso sembra pendere unicamente verso Verstappen. Starà a Gasly guadagnarsi la fiducia, “strappandola” anche all’olandese se sarà necessario.


#ca


chefuoristrada

IL FASCINO DEL PASSATO Le 4x4 che hanno fatto la storia


Quella dei veicoli a trazione integrale e’ una storia lunga e affascinante e oggi la conservazione e il restauro dei veicoli di un tempo sta diventando un’attività sempre più apprezzata dagli appassionati di Salvo Venuti


il fascino del passato

Quanti

giovani appassionati di fuoristrada conoscono le origini dei veicoli a trazione integrale? Probabilmente non molti. Pochi, pochissimi azzardiamo, non sanno che il primo veicolo a trazione integrale di cui si ha notizia fu ideato nel 1824 dagli inglesi Timothy Burstali e John Jill. In pratica si trattava di una carrozza a vapore che si muoveva su rotaia, progetto poi abbandonato per lo scoppio della caldaia. Nel 1900, ad opera di Ferdinand Porsche, fu costruita la Lohner-Porsche 4x4, spinta da quattro motori elettrici, uno per ruota, e soprannominata “La Toujours Contente”, soprannome attribuito in segno quasi di sfida al veicolo da gara pressoché simile, costruito da Camille Jenatzy, denominato “Jamais Contente”. Nel 1903, all’Esposizione Internazionale di Parigi, venne presentata dalla Spyker la 36/50 HP, realizzata nella fabbrica olandese dei fratelli Jacobus e Hendrik-Jan Spijker. Era la prima vettura a trazione integrale spinta da un solo motore a benzina sei cilindri da 8.681 centimetri cubici, fra l’altro anche la prima ad avere i freni sulle quattro ruote. Fra il 1904 e il 1940 furono costruiti tanti autocarri e autovetture 4x4, ma è nel 1941,



il fascino del passato

negli Stati Uniti, che fu costruita la vera progenitrice degli odierni fuoristrada, la Jeep Willis. Un veicolo leggero per il trasporto truppe delle forze armate americane, seguita a ruota, e sempre destinate all’impiego militare, dalle varie Gaz 67 (1943) 0vvero l’attuale UAZ, Land Rover 80 (1948), Alfa Romeo “Matta” (1951), Fiat Campagnola (1951), Nissan Patrol 4 wd 60 (1951), Toyota BJ (1951), Ford M151 (più conosciuta come M.U.T.T., del 1960) e Mercedes Classe G, costruita in collaborazione con la Steyr-Daimler-Puch a partire dal 1972. Dopo l’utilizzo in ambito bellico, gli autoveicoli da fuoristrada furono utilizzati per scopi lavorativo, sostituendo i carri o addirittura i trattori, ma il passo per il loro impiego per svago fu veramente breve e così, nei primi anni 80, nasce il “fuoristradismo” così come oggi lo conosciamo e intendiamo. Può tutto questo patrimonio storico non essere conservato e tramandato alle generazioni future? Certamente no, e così la Federazione Italiana Fuoristrada (costituita nel 1973 proprio da quegli appassionati che grazie a quelle automobili si avvicinarono al fuoristrada 4x4) si è sentita in dovere di costituire, qualche anno fa, il Registro Italiano Fuoristrada Veicoli



il fascino del passato

Se vuoi scoprire come iscrivere il tuo veicolo nel Registro Storico FIF o come procedere alla sua perizia, contatta il Consigliere Responsabile del Settore Storico FIF Riccardo Paoli (tel. 335-5259618 - riccardo.paoli@fif4x4.it) oppure i responsabili delle macro aree:

AREA NORD: Valle Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino A.A., Fr. Venezia G., Emilia Romagna. Gabriele Signorelli 349-2972457 lombardia@fif4x4.it AREA CENTRO: Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Lazio, Sardegna. Simone Bindi 347-6487090 simone.bindi62@gmail.com AREA SUD: Campania, Basilicata, Calabria. Giorgio De Cesare giorgiodecesare@libero.it Sicilia. Gaetano Confalone 349-4200573 sole-neve@hotmail.it



il fascino del passato

4×4 Storici dotati di riduttore. Una sezione che ha quale obiettivo quello di fornire, a tutti gli iscritti, indicazioni e consulenze per ogni tipo di problematica derivante dal restauro e dalla conservazione di questi veicoli che hanno fatto la storia del “fuoristradismo”. Il fine ultimo (oltre a quello di sfamare la passione) è quello di tutelare, conservare e trasmettere alle generazioni future le caratteristiche progettuali e tecniche di questi autoveicoli, favorendo la divulgazione dell’opera di collezionismo intrapresa dai loro proprietari e tutelando un patrimonio storico, industriale e culturale. Al fine di favorire la crescita di questo settore, la Sezione Storica della F.I.F. sta incoraggiando la formazione di uno specifico dipartimento all’interno dei Club affiliati, offrendo una serie di vantaggi derivanti dalla stipula di apposite convenzioni con autocarrozzerie, officine meccaniche e ricambisti, oltre all’accesso a prodotti assicurativi convenzionati con tariffe particolarmente convenienti. Questi i link alle pagine dedicate alle “storiche” sul sito della Federazione: https://www.fif4x4.it/settore-storico-registro-italiano-fuoristrada-storici/ https://www.fif4x4.it/assicurazione-fuoristrada-storici/

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LA NUOVA


Fuoristrada + camping= overlanding

A FRONTIERA Il fenomeno dell’Overlanding, che miscela la guida fuoristrada al campeggio, porta gli appassionati a cercare soluzioni sempre più estreme che uniscano la duttilità del veicolo al comfort. Nissan ora propone un ottimo veicolo che si fa notare anche per il prezzo low-cost

di Niccolò Gargiulo


la nuova frontiera

Articolo 1:

le passioni non devono costare una fortuna. Partendo da questo principio Nissan ha recentemente presentato Destination Frontier, un pezzo unico dedicato agli intenditori della guida estrema off-road e agli appassionati dell’overlanding, ovvero quel modo di passare le vacanze (o più semplicemente il tempo libero) dando libero sfogo alla passione per il fuoristrada. Realizzato grazie ad una serie di accessori e componenti non prodotti da Nissan. Il Destination Frontier non è un veicolo che sia possibile acquistare presso i concessionari della Casa del Sol Levante. Si tratta solo di un esercizio che i tecnici Nissan hanno voluto eseguire, quale esempio praticabile per che, dotato di pazienza e passione, voglia trasformare il proprio pick up in un mezzo adatto all’overlanding

Si tratta di un fenomeno relativamente nuovo che fonde la disciplina della guida fuoristrada con il campeggio, permettendo agli appassionati di raggiungere aree naturali selvagge e remote per poi passare la notte campeggiando immersi nella natura. E’ ovviamente necessaria un’automobile performante (ma davvero) e una buona attrezzatura da campeggio. Ne consegue che l’aumento vertiginoso dei devoti a questo modo di intendere l’off road ha indotto molte case a proporre accessori, sistemi o addirittura veicoli segnatamente pensati per questo utilizzo. Nissan Destination Frontier è uno di questi. Presentato al recente Overland Expo West di Flagstaff in Arizona, questo veicolo colpisce per il prezzo che si aggira attorno ai 40.000 dollari (poco sotto i 36.000 Euro), una cifra decisamente accattivante per chi desiderasse un mezzo così estremo e duttile che, solitamente, si ottiene dopo costosissime modifiche a pick-up o suv di alta gamma. “Destination Frontier stato creato per fare due cose – ha dichiarato Tiago Castro, direttore del reparto veicoli commerciali leggeri di Nissan North America – dimostrare la qualità e l’affidabilità del Nissan Frontier e rendere più accessibile, conveniente e “democratica” l’esperienza dell’Overlanding”. La base per questo veicolo “one-off” è un Frontier Crew Cab SV 4x4 Midnight Edition, con le modifiche più significative che riguardano l’altezza da terra e le protezioni a carrozzeria e trasmissione, per poter avere ottime probabilità di uscire indenni dai tracciati fuoristrada più ardui e impegnativi.



la nuova frontiera

Per prima cosa si notano le gomme NittoTrail Grappler, montate su ruote American Racing AX 201 che già forniscono un’elevata altezza dal suolo. Un ulteriore miglioramento di questo aspetto può essere ottenuto grazie al kit di sollevamento Nisstec 3-inch, che Partendo da un prezzo base di 19.000 dollari (all’incirca 17.000 Euro) il Nissan Frontier rimane uno dei pick-up più a buon mercato d’America. Con la versione Destination Frontier Nissan ha voluto dimostrarne la duttilità che molti appassionati cercano in questi modelli. Conosciuto come Navara in Italia e nel resto del mondo, il Nissan Frontier è offerto in tre versioni con la cabina King con una sola fila di sedili, e in ben cinque allestimenti con la cabina Crew e quattro porte, che comprendono le edizioni speciali Desert Runner e Midnight Edition

agisce sulle sospensioni facendo guadagnare fino a 7,5 cm. Per un ulteriore protezione del motore, della trasmissione e della carrozzeria, sono stati inoltre installati paraurti anteriore, predellini e lastre per il fondo realizzati da Hefty Fabworks. All’anteriore è stato montato anche un potente verricello WARN Industries… gancio e cavo sono a disposizione per uscire dalle situazioni più complicate, anche grazie alla generosa illuminazione garantita dai fari supplementari Baja Designs LP6 Pro Lights. Il prezzo (circa 40.000 dollari), relativamente basso per un mezzo del genere, non deve però trarre inganno gli appassionati. Con il fenomeno dell’Overlanding in costante crescita, soprattutto negli Stati Uniti, Nissan ha infatti voluto proporre una soluzione senza compromessi e dal comfort più elevato possibile per affrontare escursioni che si protraggono per più di una giornata. Perciò, a fianco della presenza nel veicolo di un frigo/freezer, di un tavolo pieghevole e di altre dotazioni da campeggio, il Destination Frontier è dotato di un letto Leitner Designs e di una tenda CVT Mt. Shasta, molto spaziosa ma per niente ingombrante una volta ripiegata e fissata sul tettuccio. Per quanto riguarda le prestazioni il Nissan Destination Frontier offre un’adeguata potenza grazie al motore 4 litri DOHC V6 da 261 cavalli e 380 Nm di coppia, appositamente messo a punto per dare il massimo in condizioni difficili. Con l’adeguato equipaggiamento si possono trainare fino a 3 tonnellate.


Negli USA anche Volkswagen segue con attenzione il mercato dell’overlanding. Questo concept, basato sul suv Atlas SEL Premium, si chiama Atlas Basecamp, proprio perché vuole fungere anche da campo base per avventurose escursioni in bicicletta. Sulla meccanica di base (motore V6 di 3.6 litri da76 cavalli, cambio automatico a 8 rapporti, trazione integrale VW 4Motion con selezione Drive Mode) sono stati aggiunti rinforzi vari VW Accessories, un Body Kit Air Design, ruote specifiche, un lift kit H&R e due barre di luci led.Assieme all’Atla Volkswagen propone un carrello HIVE EX, capace di trasformarsi in pochi minuti in una confortevole dimora, dotata di letti, minicucina e persino… di una doccia


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cheamerica

Una stranissima tradizione

MILK 500 La più bizzarra delle tante tradizioni della 500 Miglia di Indianapolis è senz’altro quella che vede il vincitore celebrare la vittoria con una bottiglia di latte. Ecco spiegata questa strana consuetudine di Niccolò Gargiulo Fotografie Indycar



milk 500

Assistere

alla 500 Miglia di Indianapolis è senz’altro uno spettacolo unico al mondo! Gli appassionati di automobilismo che possono celebrare il “GreatestSpectacle in All Motorsport” (il più grande spettacolo di tutto il motorsport) anche buttando uno sguardo al passato delle corse, grazie agli organizzatori che ogni anno rispolverano tradizioni e consuetudini, alcune risalenti addirittura alla prima edizione di Indy ben 103 anni fa. Alcuni dei riti più riconoscibili riguardano il vincitore, che tipicamente bacia la striscia di mattonciniche segna la linea di partenza e arrivo (parte della pavimentazione originale della pista) e poi indossa una enorme corona di alloro e fiori, proprio come si faceva una volta… quando non vi era il problema di coprire gli sponsor sulla tuta del pilota. E poi arriva il latte … Si, perché a Indianapolis invece di brindare con lo champagne il trionfatore del giorno beve (o, più spesso, si versa addosso) del latte prodotto localmente. Louis Meyer con il suo meccanico prima della 500 Miglia del 1936, anno in cui iniziò ufficialmente la tradizione del “Winners Drink Milk” (i vincitori bevono latte)

Questa bizzarra tradizione risale al 1935, quando l’americano Louis Meyer, alla sua seconda di tre vittorie alla 500 Miglia, venne fotografato mentre sorseggiava una bevanda



milk 500

a base di latte al momento della premiazione. Meyer era infatti solito bere questo prodotto per rinfrescarsi al termine delle gare, un atto assolutamente innocente ma che divenne leggendario quando la fotografia fu vista da un dirigente dell’Associazione Nazionale del Latte USA, che vide l’opportunità di promuovere i prodotti caseari locali e le proprietà benefiche del latte attraverso quel gesto del vincitore della gara motoristica più importante d’America. Negli anni a venire si passò dalle bevande derivate al vero e proprio latte e, sebbene la consuetudine scomparve nei primi anni del secondo dopoguerra, dal 1956 tutti i vincitori di Indy hanno festeggiato con il latte “Made in USA”. Oggigiorno l’American DairyAssociation prepara tre bottiglie commemorative che, il giorno della gara, raggiungono Victory Lane scortate dalle moto della polizia con una vera e propria cerimonia in pompa magna. Ai piloti qualificati per la 500 Miglia viene chiesto anzitempo che tipo di latte desidererebbero bere in caso di vittoria: intero, scremato o parzialmente scremato. Statisticamente la stragrande maggioranza dei piloti sceglie il latte intero ed è stato così quest’anno anche per Simon Pagenaud, il primo francese a vincere a Indy, 99 anni dopo il successo di Gaston Chevrolet nel 1920.


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chenovità

Skoda Scala

SIMPLY SCALA


Forte di una nuova personalità, nuove tecnologie e un nuovo nome, Škoda Scala combina un nuovo linguaggio estetico a un elevato grado di funzionalità e a soluzioni di connettività di ultimissima generazione. Assieme a cinque motorizzazioni disponibili Scala offre grande spazio per passeggeri e bagagli


simply scala

La

scelta del nome dice tutto. Scala, come “salita”, come arrampicata ai vertici… ormai felicemente portata a termine. Nel senso che ormai Skoda non è più l’auto “economica”, che fa del prezzo basso l’arma da brandire nella battaglia commerciale. E’, al contrario, in grado di offrire contenuti, qualità e tecnologie di vertice. E nella nuova Scala questo fatto lo si percepisce da subito. E’ infatti la prima auto del brand a fregiarsi del nome Škoda a singole lettere sul portellone, al posto del tradizionale logo. Quasi a voler dichiarare a voce alta: “si, questa bella auto è proprio una Skoda”.

Škoda Scala vanta numerose soluzioni Simply Clever, che comprendono, per la prima volta in questo segmento, il portellone a comando elettrico con funzione Tip-to-Close e il gancio traino estraibile, sbloccabile elettricamente con la pressione di un tasto nel bagagliaio. Non mancano dotazioni ormai tradizionali per Škoda, come l’ombrello integrato nella portiera anteriore sinistra o il raschietto per il ghiaccio nello sportello del tappo del serbatoio

Anche i cerchi in lega fino a 18 pollici regalano un tocco di dinamismo ma è lo speciale lunotto allungato a sorprendere felicemente. Gli spazi sono abbondanti per passeggeri e bagagli. Il passo di 2.649 mm offre elevata abitabilità interna mentre la plancia è dotata di touchscreen centrale fino a 9,2” e presenta, analogamente ai pannelli delle porte anteriori, una superficie morbida e di alta qualità. Il parabrezza e il volante riscaldabili a richiesta accrescono ulteriormente il comforta bordo. Scala è iper-connessa, un vero godimento da questo punto di vista. Il Virtual Cockpit, disponibile a richiesta o di serie sulla versione Style, è dotato del display più ampio del segmento (10,25 pollici). I sistemi di infotainment di terza generazione presentano una diagonale dello schermo da 8 a 9,2 pollici. Il touchscreen indipendente risulta facilmente visibile sia dal conducente che dal passeggero anteriore. La eSIM integrata con collegamento LTE consente a Scala di essere sempre online. Grazie a una serie di nuovi servizi Škoda Connect, è possibile, per esempio, bloccare e sbloccare la vettura tramite il telefono cellulare e aggiornare il software del sistema di infotainment o le mappe di navigazione. Tra le novità si segnala anche la connettività Smartlink+ wireless che permette di connettere il proprio smartphone al sistema di bordo senza la necessità di utilizzare il cavetto. Scala è il primo modello Škoda basato sulla piattaforma MQB-A0 e presenta un eccellente coefficiente aerodinamico. Le tre motorizzazioni benzina 1.0 TSI o 1.5 TSI sono abbinate a un 1.6 TDI per una gamma di potenza



simply scala

che spazia da 95 a 150 CV. Nel corso del 2019 verrà introdotto anche il 1.0 G-TEC 90 CV (66 kW), alimentato a gas naturale. Naturalmente tutti i cinque motori turbo soddisfano la normativa sui gas di scarico Euro 6d TEMP. Sulla versione Sport è disponibile lo Sport Chassis Control, l’assetto ribassato di 15 mm con taratura degli ammortizzatori variabile in modalità Normal e Sport. Su strada la Scala si dimostra onesta e facile da condurre, ci si trova immediatamente a proprio agio anche se, per i nostri gusti, lo sterzo risulta un po’ troppo leggero. Ma passando in modalità Sport si irrigidisce notevolmente, con un sensibile milgioramento in termini di precisione controllo del veicolo. Oltre a una dotazione di sicurezza passiva che può arrivare fino a 9 airbag e alla tecnologia LED per i gruppi ottici, questa nuova Skoda vanta sistemi di assistenza attiva alla guida tipici dei segmenti superiori quali il Side Assistant (disponibile a richiesta) che è in grado di segnalare fino a una distanza di 70 metri i veicoli che si stanno avvicinando da dietro, o che sono in corrispondenza dell’angolo cieco. Il sistema Adaptive Cruise Control, utilizzabile fino a una velocità di 210 km/h, è di serie insieme al sistema di assistenza per il mantenimento della corsia e al Front Assistant, per l’assistenza radar sulla zona anteriore con funzione di frenata di emergenza alle basse velocità. Scala è equipaggiata di serie con gruppi ottici anteriori e posteriori in tecnologia LED, entrambi disponibili a richiesta in versione full LED, oltre ad essere la prima Škoda con indicatori di direzione posteriori dinamici.


Già verso la fine degli anni venti Skoda era una marca di successo in India. In quel periodo i grandi (e avventurosi) viaggi rappresentavano forse la miglior forma di pubblicità possibile, pertanto i dirigenti della casa boema decisero che una passeggiata da Praga a Praga, via Calcutta, avrebbe potuto dimostrare al mondo la qualità delle loro auto. Fu così che il 12 maggio 1934 7 Skoda Popular si incamminarono da Praga verso l’India, dove giunsero dopo aver attraversato i Balcani, la Turchia, e i paesi che oggi conosciamo come Siria e Iraq. Un equipaggio si permise anche una divagazione in Afghanistan. Giunta a Calcutta la carovana si diresse verso Bombay, ove le vetture furono imbarcate su un cargo alla volta di Trieste. Da li ripresero la via di Praga, ove giunsero il 10 settembre, dopo aver macinato più di 15.00 chilomentri, spesso in condizioni ambientali e climatiche più che problematiche


simply scala


caratteristiche tecniche prinicipali

Dimensioni: lunghezza

4.362 mm

larghezza

1.793 mm

altezza

1.471 mm

passo

2.649 mm

capacità bagagliaio:

467 – 1.410 litri

Motorizzazioni: Benzina

1.0 TSI 115 CV (85 kW) - manuale 6 rapp.

1.5 TSI 150 CV (110 kW) - DSG 7 rapp.

1.0 TSI 95 CV (70 kW) – manuale 5 rapporti

Diesel

1.6 TDI 115 CV (85 kW) – manuale 6 rapporti o DSG 7 rapporti

Metano

1.0 G-TEC 90 CV (66 kW) – manuale 6 rapporti (autunno 2019)

quanto costa

kW/CV Ambition Sport

Style

Benzina 1.0 TSI

70/95

€ 19.960

-

-

1.0 TSI

85/115

€ 21.760

€ 23.060

€ 23.860

1.5 TSI DSG

110/150

-

€ 25.960

€ 26.760

1.6 TDI

85/115

€ 24.060

€ 25.360

€ 26.160

1.6 TDI DSG

85/115

€ 25.560

€ 26.860

€ 27.660

Diesel

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