08-NOV-2020 Estratto da pag. 32
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-5
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-4
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-31
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 16
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 5
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 4
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-14
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-30
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 5
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3043
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 3
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3043
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-13
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 4
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3043
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-2
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
3043
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-2
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08-NOV-2020 Estratto da pag. 28
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6566
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08-NOV-2020 Estratto da pag. 36
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6566
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08-NOV-2020 Estratto da pag. 36
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08-NOV-2020 Estratto da pag. 36
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6566
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08-NOV-2020 Estratto da pag. 36
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 32
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
6566
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 32
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 32
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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-12
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 8
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 7
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 12
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3043
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 12
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-24
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-24
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 8-8
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-10
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-2
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3043
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-2
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 4
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3043
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 11
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 11
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 3
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3043
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3043
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11-NOV-2020 Estratto da pag. 8
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3043
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3043
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11-NOV-2020 Estratto da pag. 29
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6566
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11-NOV-2020 Estratto da pag. 1-23
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3043
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11-NOV-2020 Estratto da pag. 1-23
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11-NOV-2020 Estratto da pag. 39
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11-NOV-2020 Estratto da pag. 39
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11-NOV-2020 Estratto da pag. 39
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6566
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 1-19
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3043
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 13
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15-NOV-2020 Estratto da pag. 13
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REGIONE
DOMENICA 15 NOVEMBRE 2020 LA NUOVA
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l’epidemia di citrobacter
Verona, il reparto di Terapia intensiva pediatrica dell’Ospedale della donna e del bambino. Sopra a destra la protesta delle mamme, sotto il direttore generale Francesco Cobello
Batterio killer dei neonati Il ministero: Cobello sapeva Il manager si era chiamato fuori e aveva sospeso tre quadri intermedi Ma gli ispettori richiamano il direttore generale: «Mancanza di governance» Enrico Ferro / VERONA
«Il direttore generale era informato già dal 6 dicembre 2019 della presenza di almeno un caso, quello della neonata trasferita al Gaslini. A riguardo si rappresenta che l’organizzazione complessiva dell’ospedale e i meccanismi di funzionamento sono compiti, non delegabili, della direzione generale». Epidemia da Citrobacter Koseri all’ospedale Borgo Trento di Verona, gli ispettori del Ministero della Salute ridefiniscono il quadro delle responsabilità e chiamano in causa il direttore generale Francesco Cobello, il quale lo scorso mese di settembre
aveva provveduto a sospendere tre quadri intermedi: Chiara Bovo direttore sanitario, Giovanna Ghirlanda direttore medico Paolo Biban direttore della Pediatria. CONSIDERAZIONI E CRITICITÀ
Scrivono i tecnici inviati dal ministro Roberto Speranza: «Le criticità riscontrate, a parere della commissione ispettiva, sono ascrivibili, in prima istanza, alla mancanza di una forte governance della struttura sanitaria da parte dei vertici della Direzione aziendale nelle sue diverse espressioni». Una mancanza tale «da non favorire la definizione di un pia-
Attenzioni e complimenti, poi richiesta di soldi
“Love bombing” su Facebook raggirata una cinquantenne LA STORIA
I
Carabinieri di San Bonifacio hanno denunciato quattro giovani, di età compresa tra i 20 ed i 28 anni, tutti originari della Costa D'Avorio, che tramite la cosiddetta tecnica del “love bombing” attuata attraverso Facebook, erano riusciti a truffare una 50enne di San Bonifacio, ottenendo bonifici a loro favore, per un totale
di oltre 61mila euro. La truffa risale allo scorso maggio, ma ora si cono concluse le indagini dei militari dell'Arma. Il “love bombing” è una vera e propria strategia di adescamento e manipolazione utilizzata dal truffatore e finalizzata a far sentire «unica» la vittima, coprendola di attenzioni, complimenti e dimostrazioni di apprezzamento, da qui il nome di “bombardamento d'amore”: inizia con una richie-
no chiaro di integrazione tra le diverse strutture aziendali che si occupano di infezioni correlate all’assistenza e, conseguentemente, di mettere in atto le dovute e immediate azioni di contenimento e miglioramento».
sulla base del rischio, preveda l’eventuale installazione dei filtri antibatterici». C’è poi una consulenza dell’ingegner Arrigo Tagliaro che elenca tutte le carenze tecniche agli impianti idrici, con relative soluzioni.
MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI
COMUNICAZIONE
Un capitolo rilevante è quello che riguarda la manutenzione degli impianti, visto che proprio l’ispezione regionale aveva dimostrato come il batterio si fosse annidato nelle risacche d’acqua dei rubinetti del reparto di Terapia intensiva neonatale e Terapia intensiva pediatrica. «Si evidenzia la necessità di predisporre un piano che,
C’è anche un paragrafo dedicato alla comunicazione, che chiama in causa i rapporti e le modalità con cui il personale ha mantenuto i contatti con i genitori dei neonati morti. E anche in questo caso il quadro è fosco. «Il ruolo della comunicazione da parte del personale competente con i genitori dei piccoli degenti deve essere va-
sta di amicizia inviata sul social network alla vittima da un profilo fittizio concretizzandosi, nel quotidiano, con piccoli gesti, che vanno dal messaggio del buongiorno, sino a finte dichiarazioni d'amore. Successivamente, consolidata la relazione, fase che può durare anche mesi, e ottenuta la fiducia della vittima, gli interlocutori si riveleranno subdoli manipolatori, richiedendo con le motivazioni più disparate, o rappresentando problemi finanziari e di salute, come nel caso scoperto dai Carabinieri di San Bonifacio, l'elargizione di somme di denaro, confidando nella ritrosia e nell'imbarazzo della vittima nel confidarsi con qualcuno. —
lorizzato e migliorato» scrivono gli ispettori. «Ogni qualvolta accade un evento caratterizzato da aperto contrasto tra professionisti/azienda da un lato e utenti dall’altro, appare lecito ogni sforzo per migliorare gli aspetti comunicativi». Invece hanno colpito nel vivo le immagini di Francesca Frezza, madre di Nina, che cercava invano un contatto con il personale in procinto di entrare in servizio nel reparto. Il muro comunicativo alzato dal personale che si è sentito messo sotto accusa, ha contribuito ad aumentare la tensione a dismisura. Ma gli ispettori del Ministero parlano anche di “seconda vittima”, indicando i professionisti che lavoravano in reparto e che si sono trovati sotto accusa, arrivando a consigliare supporto psicologico per gli operatori sanitari implicati. Insomma tutto sembra rientrare nell’alveo di quel vuoto di governance che chiama in causa direttamente il direttore generale Cobello, il cui mandato scadrà il 31 dicembre prossimo e che, tra l’altro, è uno dei fedelissimi del governatore Luca Zaia. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
l’inchiesta
Scandalo a Verona: quattro bimbi morti e oltre 90 infetti La Procura di Verona ha aperto un’inchiesta sulle morti da Citrobacter koseri all’ospedale Borgo Trento di Verona. Una prima indagine era stata aperta in seguito alle denunce presentate da Francesca Frezza, la madre di Nina, neonata morta dopo sette mesi di vita vissuti tra atroci sofferenze. La relazione della commissione ispettiva regionale ha certificato la catena di omissioni. Si parla di 4 neonati deceduti, 9 rimasti cerebrolesi e quasi un centinaio infettati dal batterio. Gli accertamenti sono stati affidati ai carabinieri del Nas di Padova con l’ipotesi di reato di responsabilità colposa per morte e lesioni, commessi in ambito sanitario (articolo 590 sexies del codice penale). «Il punto nodale dell’inchiesta è capire se esista un nesso di causalità tra le criticità riscontrate dalla commissione regionale e le morti e le lesioni dei neonati», spiega il procuratore di Verona Angela Barbaglio.
IN BREVE Altopiano di Asiago Badanti: evase tasse per 830 mila euro
Il decesso a Rovigo Cade da un silos muore a 23 anni
Cgia di Mestre Governatori e sindaci non pagano i debiti Usl
La Guardia di Finanza di Vicenza ha denunciato 27 colf e badanti sconosciute al fisco, con la contestuale ricostruzione di redditi sottratti pari a 830.000 euro. Si tratta di donne originarie di Paesi dell'Est europeo ( Romania, Ucraina e Russia) che, seppur regolarmente assunte dai rispettivi datori di lavoro, hanno omesso di dichiarare i redditi percepiti e di versare l'Irpef all'Erario relativi alle annualità d’imposta sinora scadute. —
Un operaio di 23anni albanese, residente a Zevio (Verona), Sajmir Thartori, è morto all’ospedale di Rovigo in seguito alle lesioni riportate in un incidente sul lavoro, di cui era rimasto vittima giovedì. Il giovane era caduto da un'altezza di 8 metri mentre stava lavorando all’installazione di un essiccatoio in un’azienda agricola di Sant’Apollinare, frazione di Rovigo. Delle indagini si occupa il servizio di prevenzione e sicurezza (Spisal). —
Dei 12 miliardi di euro messi a disposizione dal governo Conte per consentire alle Asl, alle Regioni e ai Comuni di pagare i debiti commerciali scaduti il 31 dicembre 2019, poco più di 2 miliardi sono stati richiesti alla Cassa Depositi e Prestiti per saldare i propri creditori. Il rischio che la situazione regredisca ulteriormente è alquanto probabile: l’allarme arriva dal coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre Paolo Zabeo. —
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Domenica 15 Novembre 2020 Corriere del Veneto
VE
Il virus
La seconda ondata
LE CITTÀ
Il primo sabato dopo l’ordinanza regionale anti-struscio. Fermate le persone senza acquisti, sanzioni ai negozi di media e grande distribuzione VENEZIA E’ andato a segno a me-
tà l’appello lanciato dal governatore Luca Zaia: «In questo primo weekend post ordinanza confido in un atto di responsabilità da parte dei veneti. Non andate ad affollare i centri storici, proprio per disincentivare lo struscio e gli assembramenti ho chiuso la media e grande distribuzione di sabato e domenica e i negozi al dettaglio la domenica. Fate un sacrificio, perché se ci cambiano area di rischio da gialla in arancione, ci chiudono i confini comunali». Non ha fatto breccia al cento per cento nemmeno la proverbiale gentilezza del professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità: «Se nell’ultima settimana la curva del contagio da Covid-19 ha subìto una decelerazione significativa lo si deve alle nuove misure introdotte dal governo e dalle ordinanze regionali». La verità è che ieri di gente nei centri storici e nelle piazze del Veneto ce n’era, forse un po’ meno del solito ma c’era, no-
I diktat
Locali chiusi alle 18 coprifuoco alle 22
Centri storici e piazze blindate Bar pieni, multe alle bancarelle
nostante il divieto di passeggiata se non finalizzata agli acquisti, «finti» dai più. Uno degli ultimi sei sabati prima di Natale è apparso diverso più per i presidi delle forze dell’ordine, per il transennamento dei mercati e la comparsa di punti di igienizzazione delle mani, anche se poi l’annunciato florilegio di sanzioni non si è visto. A Padova ne sono state elevate dodici, da 400 euro: al «Bar da Romeo», sotto il Salone, che dovrà pure stare chiuso cinque giorni perché a un unico tavolo ha sistemato gruppi di 6/8 persone; stesso doppio provvedimento per sei bancarelle del Prato della Valle, colpevoli di aver esposto la merce in modo tale da provocare assembramenti; mentre la sola multa è stata elevata a cinque minorenni seduti sul muretto di piazza Duomo senza ma-
scherina. A Treviso il «sabato di festa» è costato caro a tre clienti di un kebab, che dovranno pagare sempre 400 euro per aver mangiato in piedi, nonostante l’ordinanza firmata da Zaia imponga la consumazione al tavolo a partire dalle 15. Le forze dell’ordine hanno inoltre identificato 50 persone che non hanno saputo giustificare la loro presenza nel centro città. Il comandante della polizia locale, Andrea Gallo, rivela però che dall’esame delle tele-
camere sparse per il cuore della città è emerso un 60% di presenze in meno. Passeggio ridotto pure tra le vie del centro storico di Verona, per la cintura di 17 postazioni di blocco allestite dalla polizia municipale, con una quarantina di uomini impegnati nell’operazione anti-struscio. Chi aveva una valida motivazione, cioè lo shopping, è potuto passare, chi era semplicemente a zonzo ha dovuto cambiare destinazione. Le uniche tre sanzioni da 400
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Andrea Gallo (vigili) Le telecamere di sorveglianza hanno registrato un 60% in meno di presenze
L’intervista
RanieriGuerra(Oms) «IlVenetohainvestito sugliospedali,ecco perchérestagiallo» «Non è finito niente» aveva ammonito lo scorso mese di giugno il professor Ranieri Guerra, veronese, direttore vicario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Lui era tra quelli che la seconda ondata l’avevano prevista, ma…: «Ho preso martellate anche da tanti miei colleghi per aver paragonato questa pandemia alla Spagnola. Chiaro che le condizioni storiche e sociali siano diverse, e siamo in grado di affrontarla meglio, ma le dinamiche di diffusione del virus sono le stesse. I decessi sono inferiori ad allora, ma ci sono e non sono pochi purtroppo». Professor Guerra, il mondo della scienza si è molto diviso in questi mesi sugli effetti della pandemia, anche gli scienziati hanno sbagliato qualcosa?
I commercianti Il centro non è chiuso, attenzione: sono vietate le passeggiate, non lo shopping
«Nel mondo scientifico c’è stata tanta confusione, amplificata da un certo tipo di stampa a caccia del titolone. Meglio dire “non lo sappiamo“, piuttosto che avventurarsi in diagnosi non conclusive». Il presidente del Veneto Zaia ha detto che «siamo tornati alla prima fase». D’accordo? «I numeri son quelli, è innegabile. La curva sta rallentando; segnale da ascrivere ai due Dpcm di fine ottobre. Aspetto ora di vedere tra una settimana i nuovi numeri. Di fatto, molti ricoveri di paucisintomatici sono ricoveri sociali, persone anziane e sole, che potrebbero essere trattati a domicilio senza affannare i reparti di medicina interna. Occorre però una rete di medicina generale adeguatamente supportata, attrezzata ed equipaggiata» Nella prima ondata il Veneto è stato preso a modello. Ora è zona gialla, su che basi? «Il Veneto ha potenziato gli ospedali, investito sulle terapie intensive e sulla mobilizzazione della medicina generale. Il Veneto ha una capacità d’integrazione tra ospedale e territorio, che altre regioni non hanno. Zaia ha fatto in pieno il suo dovere, sorretto da una precedente integrazione sociosanitaria definita da una legge regionale di molti anni fa». Zaia vara nuove ordinanze più stringenti
euro sono state elevate a un negozio cinese e a «Bricoman», perché punti vendita con superficie superiore a 250 metri quadri e quindi tenuti a chiudere nel weekend come tutti gli esercizi di media e grande distribuzione. Multato anche un ambulante al mercato dello stadio per mancato rispetto del protocollo, che impone transenne, gel mani, un’entrata e un’uscita. A Vicenza normale afflusso, con varchi presidiati da polizia, carabinieri, Guardia di Finanza e vigili, ma bar pieni. L’unica violazione è stata però contestata a due militari della base americana e a un loro amico, che nella notte hanno violato il coprifuoco per andare a casa di conoscenti e una volta scoperti sono fuggiti calandosi dalla finestra. Multa di 400 euro a tutti. A Bassano via vai sotto controllo, ma sanzio-
nati e costretti a chiudere per cinque giorni due supermarket cinesi e un bar rimasto aperto dopo le 18. A Rovigo meno gente per strada ma molta nei negozi, forse anche a causa della circolazione in centro dell’auto della Protezione civile che, come ai tempi del lockdown, ricorda l’obbligo di mascherina, distanziamento sociale e igiene delle mani, oltre alle nuove misure restrittive. Nella notte sono state multate tre persone che hanno violato il coprifuoco, in vigore dalle 22 alle 5. A Venezia e Mestre nessuna multa, le forze dell’ordine hanno presidiato le zone della movida e i mercati. Folla però nei supermercati. Appello dei commercianti: «E’ vietato passeggiare in centro, non lo shopping». M.N.M.
sugli assembramenti, basterà a scongiurare l’arancione o il rosso? «Ha fatto bene a stringere i controlli sugli assembramenti. Assembramenti suicidi, mi lasci Ranieri Guerra dire. Lo abbiamo ripetuto in tutti i modi: mi spiace dover dire che mi sarei aspettato maggior disciplina. Nessuno è contento di ricorrere alle costrizioni, ma di fronte alle scene viste nei weekend, si rendono necessarie. È un virus che colpisce la socialità, ed è molto difficile contenerlo» C’è ancora qualcosa di sconosciuto rispetto alla diffusione del contagio? «Il virus è sempre quello, ma oggi è più contagioso. È un agente microbiologico con cui bisogna andare molto cauti. Non abbiamo conoscenze sul suo modo di comportarsi: assistiamo all’evidenziarsi col tempo di danni rilevanti su pazienti che non hanno avuto grossi problemi da un punto di vista clinico. È un segnale preoccupante. Ci sono poi casi di
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L’ultimo decreto Conte impone per le regioni nella zona gialla il coprifuoco dalle 22 alle 5, la chiusura di bar e ristoranti alle 18, con possibilità di asporto fino alle 22. Chiusi invece teatri, mostre, cinema, palestre, piscine, sale giochi, scommesse e Bingo
Niente «struscio» solo compere L’ordinanza firmata nei giorni scorsi dal governatore Luca Zaia impone per i locali il servizio solo al tavolo a partire dalle 15 e vieta di frequentare i centri storici solo per passeggiare. Ci si può andare per acquistare, così da evitare assembramenti
Ipermercati chiusi sabato e domenica Il decreto Conte chiude i centri commerciali al sabato e alla domenica. L’ordinanza Zaia impone lo stesso diktat ai negozi di media e grande distribuzione e chiude tutti gli esercizi la domenica, tranne farmacie, supermercati e alimentari
predisposizione di natura genetica». Capitolo medicina territoriale: il vero tallone d’Achille… «I tempi sono cambiati. Ci siamo vantati di gestire l’ultimo sistema universalistico al mondo con il 6% di spesa pubblica, contro quasi il doppio della Germania. Il sistema del primo presidio, la sanità di base, ha scontato 15 anni di tagli ed è ridotto all’osso al 4% del bilancio sanitario. Questo governo ha ora intrapreso una strada diversa, ma ci vorrà molto tempo prima di ottimizzare le risorse» L’annuncio dell’arrivo del vaccino è la luce in fondo al tunnel? «Ci attende un lavoro gigantesco dal punto di vista logistico. Giusto che il Governo lo abbia affidato al Commissario Arcuri, che bene ha gestito la questione delle mascherine e dei respiratori» Professore, qual è il messaggio che arriva al mondo da questa tragedia? «Il virus ha colpito le debolezze dell’organismo ma anche del sistema sociale. Dobbiamo cambiare paradigma: non si possono misurare i progressi delle nazioni solo sul Pil, spero possa nascere un modello di sviluppo diverso dal passato. Ma non sono molto ottimista» Lorenzo Fabiano
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PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Domenica 15 Novembre 2020
E I DIVIETI
3 VE
A Padova i controlli più ferrei, a Venezia quelli più morbidi A Treviso le telecamere hanno stimato arrivi in consistente calo
● L’editoriale
La pandemia degli eroi e dei disertori
A
SEGUE DALLA PRIMA
nche a rischio della pelle, li ha guariti. Nessuno è stato trasportato al pronto soccorso da ambulanze a sirene urlanti, in attesa di essere - o non essere accolto e curato, sommerso o salvato da una malattia potenzialmente letale, ma ciascuno è restato nel proprio ambiente, sotto la guida di quel medico che non li ha mai abbandonati né costretti a andarsene di casa dopo aver salutato a malapena i propri cari. Ma quanti sono i medici di base come lui, e quanti coloro che non si fanno trovare nemmeno al telefono? Naturalmente ci sono pure i sanitari che tornano in corsia dopo il pensionamento rischiando anch’essi la vita. Ci sono i volontari che fan la spesa a chi è precettato a «stare a casa». Ci sono gli amici che telefonano spesso a chi è solo e impaurito e al telefono può sfogarsi, magari troppo: quelli insomma che praticano il
Il viaggio di Andrea Priante
Chi è
● Antonella Viola, 51 anni è immunologa e direttrice scientifica dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza di Padova. inoltre è ordinario di Patologia generale al Dipartimento di Scienze Biomediche. ● E’ stata membro del comitato scientifico dell’Associazio ne Italiana Ricerca sul Cancro (AIRC) e il Consiglio Europeo della Ricerca le ha assegnato l’«Erc Advanced Grant 2014», considerato una sorta di Oscar della scienza, per il suo progetto «Steps» che investiga sulle molecole causa del cancro
PADOVA La musica arriva da un piccolo altoparlante posato sul porfido. Now it’s time to sing along, suggerisce la canzone, ma si sbaglia: non è il momento di cantare insieme. «Farlo in mezzo alla strada e senza mascherina... Così non va bene». Nelle vie dello shopping, camminando da Piazza Garibaldi verso la sede dell’Università di Padova, l’immunologa Antonella Viola si guarda intorno e, ogni tanto, scuote la testa. Mentre l’artista di strada intona le prime strofe di «Everybody Hurts», la direttrice scientifica della Città della Speranza la osserva con attenzione: «Indossa la visiera ma non è abbastanza: cantare è l’azione che comporta la maggior produzione di goccioline di saliva. Se qualcuno le si avvicinasse troppo, magari per infilare una moneta nel suo cappello, potrebbe contagiarsi». Nel giorno in cui entra in vigore l’ordinanza regionale che trasforma il Veneto in «zona gialla plus», come l’hanno già ribattezzata, osservare la città con gli occhi di una scienziata diventa un esercizio utile (anche) per capire quanto possa essere insidioso il Covid 19. Scordatevi la ressa dello scorso weekend: le vie dello shopping ieri pomeriggio apparivano svuotate. In compenso si incontrano di continuo vigili urbani e poliziotti, a conferma dell’intensificazione dei controlli annunciata dal sottosegretario Achille Variati. «Si sarebbe dovuto agire prima» assicura Viola. «Il giro di vite contro chi non rispetta le regole di distanziamento avrebbe dovuto anticipare la seconda ondata di contagi, non esserne la conseguenza. Ad ogni modo è giusto intervenire perché non siamo ancora al punto di non ritorno e il virus si può arginare». C’è da dire che i padovani
precetto cristiano di sopportare pazientemente. Infine coloro che approfittano delle chiusure più o meno forzate per leggere, studiare una lingua straniera, inventare giochi per i più piccini o trovare parole per consolare chi sente calare energie e speranze. L’elenco positivo non finisce qui. Ma che dire di coloro che invece profittano della tragedia per sfogare i peggiori istinti politici o privati, per far emergere violenza fisica o psicologica? Che dire di chi si scatena in risse furibonde per futili motivi, o spudoratamente ostenta di non indossare la mascherina, diffondendo negativismi idioti? Che dire di quanti sfoggiano giudizi razzisti contro chi non è come loro: ebrei (ancora!), omosessuali, anziani che «rubano la vita» ai giovani anziché affrettarsi a tirare le cuoia? E perfino di qualche scriteriato camice bianco di discutibile sensibilità che, di fronte a un malato di coronavirus, gli
chiede di contare fino a dieci, per capire se sa ancora contare? L’episodio reale, narrato dal protagonista (medico in pensione per sua fortuna dotato di senso dell’umorismo) è stato vissuto nel pronto soccorso di un ospedale lombardo, dove il malato era stato prima abbandonato ventiquattr’ore senza mangiare né bere. In conclusione, se di conclusione si può parlare, il covid, come altre epidemie, come le guerre, le disgrazie naturali o provocate dagli uomini, può farci migliorare o peggiorare, far affiorare gratitudine o ingratitudine, coraggio o paura, stupidità o violenza. Ne è prova la valenza simbolica di narrazioni letterarie come la peste di Camus o quella narrata da Manzoni, in grado di suscitare il coinvolgimento dei lettori di ogni tempo. Quando ci sei dentro, non ti preme uscirne migliore o peggiore. Ma uscirne. Gabriella Imperatori
A spasso con la scienziata «Fumo, baci e spritz ecco quali sono gli errori e dove rischiamo di più»
Antonella Viola: «Ma oggi ho visto più disciplina del solito»
In centro Sopra, Antonella Viola davanti al Caffè Pedrocchi. Sotto, tra le bancarelle di Piazza dei Signori
sembrano aver capito che non è più tempo di scherzare: i passanti indossano la mascherina, anche i pochi che si aggirano tra le bancarelle in Piazza della Frutta. «Si possono comprare i prodotti esposti, senza timore. Ricordiamoci però che il virus resiste sugli oggetti, anche se per pochi minuti, e quindi è meglio evitare di mangiare frutta e verdura senza prima lavarla». In piazza Erbe si accede al mercato da un unico ingresso per escludere gli assembramenti. «Così è più sicuro», annuisce l’immunologa. In pochi minuti si raggiunge il «Tito Livio», uno dei licei storici della città del Santo. Proprio in queste ore Viola sta ultimando (con il collega Enrico Bucci) un dossier per la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. «Vogliamo dimostrare una volta per tutte che gli studenti non sono il motore del virus: i dati ci dicono che all’interno degli istituti la diffusione del contagio è la stessa che si registra all’esterno. Quindi chiudere i licei sarebbe sbagliato, oltre che diseducativo. Semmai occorre lavorare per rendere le scuole sicure, garantendo mascherine e distanziamento, ma anche quei test rapidi che in alcune situazioni sono utilissimi perché ci permettono di escludere la presenza di focolai nelle classi». Viola ha un figlio di diciannove anni. «Si è diplomato in pieno lockdown e mi rattrista l’idea che abbia dovuto rinunciare al ricordo di quel grande rito collettivo
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che ha sempre rappresentato l’ultimo anno delle superiori». In piazza dei Signori cinque amici abbassano la mascherina per fumare. Intanto scherzano, chiacchierano del più e del meno, una ragazza li abbraccia uno dopo l’altro. «È tutto sbagliato: se uno di loro ha il coronavirus è possibile che l’intero gruppo torni a casa infettato. Finché non ci metteremo in testa che certi atteggiamenti sono sbagliati, questa pandemia non passerà. Inoltre, fossi un politico vieterei il fumo nei luoghi pubblici, anche all’aperto». In una boutique di via San Clemente entra una comitiva di sette persone e le commesse non fanno una piega. «Sbagliato: si rischiano assembramenti». Ma per il resto, basta osservare la desolazione che regna oltre le vetrine del centro, per capire che un sabato così non lo si augura al più antipatico dei negozianti. «C’è davvero poca gente in giro. La Regione ha fatto bene a vietare le passeggiate nei centri storici e nelle località turistiche». Il Caffè Pedrocchi è a pochi minuti. C’è il tempo per incrociare una coppia di adolescenti che si bacia. «In tanti mi scrivono chiedendomi se sia pericoloso proseguire un rapporto sentimentale che non preveda la convivenza. Credo non si debba rinunciare alle relazioni affettive o alla sessualità, sono aspetti troppo importanti delle nostre vite. Ecco, magari in questo periodo limiterei i rapporti occasionali...». Alle 16 le sedie dello storico caffé del centro di Padova sono tutte occupate. Con la chiusura alle 18, per l’aperitivo si gioca d’anticipo e le nuove regole vietano di allontanarsi dai tavolini. Anche qui, i clienti sembrano attenti e abbassano la mascherina solo quando il cameriere serve lo spritz. «Direi che è andata bene conclude Viola - la gran parte dei padovani sembra consapevole del fatto che la situazione è molto seria. E ora non ci resta che osservare la curva dei contagi». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO
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a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
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DOMENICA 15 NOVEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
Coronavirus: le reazioni nel Bellunese
Vuoto al mattino, poi arrivano i giovani Il centro di Belluno alle prese con gli effetti della nuova ordinanza di Zaia. Solo al pomeriggio c’è stato un buon afflusso
BELLUNO
Vuoto alla mattina, pieno al pomeriggio, soprattutto dopo le 16. È la fotografia del centro di Belluno nel primo giorno di applicazione della nuova ordinanza di Zaia, senza il mercato del sabato che riempie di solito fino alle 14 le piazze e i locali della città. C’era pochissima gente al primo mattino, qualcosa di più verso mezzogiorno. Poi il vuoto fino alle 16, quando sono cominciati ad arrivare i giovani. Molte le pattuglie di polizia, carabinieri, guardia di finanza e vigili urbani, che hanno presidiato il centro. Molti i negozi chiusi, anche in maniera inaspettata, come Acqua & Sapone, sotto Porta Dojona. Davanti al cartello che indica la chiusura per l’intero week end molti si sono chiesti perchè, visto che le profumerie erano invece aperte. Chiusi Ovs, Stimm (ex banca d’Italia), Bluedress, Coin Casa, solo per citarne alcuni. Assenti anche il banchetto di frutta e verdura di piazza del Mercato, come pure i furgoni del formaggio e del pesce in piazza Duomo. Tanti dunque i motivi per non arrivare in centro a Bellu-
no ieri mattina. Per non parlare poi delle disposizioni dell’ordinanza che invitano a non frequentare luoghi affollati del centro storico, cioè a non fare lo struscio sul Liston. Il pomeriggio, invece, è arrivato un po’ di movimento: tutti pieni i tavolini dei bar che si affacciano sulla piazza, nessuno in piedi dentro i locali. Anche in serata c’erano pattuglie di polizia e vigili urbani a controllare il movimento. I baristi assicurano che i clienti si sono comportati be-
Consistente la presenza delle forze dell’ordine per tutta la giornata Una veduta del Liston
ne, hanno rispettato le regole. E c’è stato un po’ di lavoro dopo una mattinata invece estremamente fiacca. Si sono viste code di auto in ingresso in piazza dei Martiri, in cerca di un parcheggio, come pure lungo via dei Dendrofori verso Lambioi. Alle 18 naturalmente tutto chiuso e ancora meno occasioni per essere nel salotto buono di Belluno.
Ieri in piazza dei Martiri molta meno gente del solito
Secondo le prime notizie arrivate dalla questura, ieri tutto è filato liscio, non ci sono state sanzioni e c’è stato un buon rispetto della ordinanza di Zaia. Oggi vedremo come andrà. A Cortina è stato un sabato vuoto, senza passeggio lungo Corso Italia. La Cooperativa è rimasta chiusa, lo sarà anche oggi, anche perchè il settore
alimentare è in corso di ristrutturazione e dovrebbe riaprire per Natale. E il resto dei reparti rientra tra quelli che non possono aprire nel fine settimana. Ma novembre, a Cortina, non fa testo: è il mese più vuoto di turisti. Anche la scorsa settimana erano affollate le località più in quota, non il centro del paese. I rifugi ancora aperti e i relativi parcheggi nelle vicinanze erano pieni, ma solo quelli. Ieri lamentavano perdite i locali aperti in Nevegal, piuttosto numerosi data la stagione, che hanno avuto pochi clienti. Il tempo nella mattinata non era dei più limpidi, una cappa di nuvole che forse ha scoraggiato gli escursionisti. Oltre all’incertezza su quello che si può o non si può fare. Affluenze come sempre sostenute nei supermercati dove però la possibilità di acquistare generi non alimentari è stata bloccata una volta arrivati alle casse. Ma non è accaduto ovunque, a dire il vero, come testimoniano dei post sui social. Prima giornata ok, oggi si capirà se l’ordinanza anti ammassamenti ha avuto effetto. — MA.CO.
centri commerciali
La coda per la spesa all’ipermercato Mega ma solo di alimentari Al Veneggia c’è anche qualche altro negozio aperto Il supermercato lavora all’Emisfero, chiuso tutto il resto La coda per entrare all’ipermercato Mega BELLUNO
Parcheggi pieni fuori, saracinesche abbassate dentro. Visti dall’esterno, ieri mattina i centri commerciali Emisfero e Veneggia non sembravano per niente diversi da qualsiasi altro sabato. Tante le macchine posteggiate, con i bagagliai pronti a ospitare la spesa per il fine settimana o addirittura per tutto il mese. In via Tonegutti, tra la Motorizzazione civile e l’aeroporto, c’era anche l’immancabile ragazzo di colore ben vestito, a caccia di offerte, in cambio del parcheggio del carrello. Ma una volta igienizzate le mani, cambia quasi tutto per l’ultima ordinanza del governatore Luca Zaia. Passati i giochi a forma di animali per i bambini e il distributore automatico di gratta e vinci, l’unico negozio aperto
è il supermercato. E nemmeno tutto, perché si possono comprare soltanto generi alimentari. Unica concessione i giornali e la parafarmacia. Tutto il resto è chiuso: Piazza Italia, che pure propone degli sconti al 50 per cento e poi Geographical, Oro Fino, Wind3, L.B. Idee regalo e il bar, che da sempre è collegato al supermarket. Il clima è sereno e per la guardia giurata della Civis non ci sono problemi di gestione della situazione. Qualcuno in più per le cassiere, che comunque sono sempre protette dai plexiglass e da un orario di apertura ridotto di mezz’ora, dal lunedì al sabato: «Abbiamo avuto molti clienti», sottolinea l’addetta al banco informazioni, «quello che si raccomandava è che un solo componente del nucleo familiare venisse e fare
la spesa, purtroppo questo non succede sempre». Al Centro acquisti Veneggia, c’è la coda per entrare al Mega e anche qui tocca a una guardia giurata occuparsene. Le regole sono le stesse dell’Emisfero, la differenza è che c’è qualche altro negozio aperto, perché fornisce dei servizi: al piano terra Ottica Claudio Bottegal, Erboristeria Mondo Verde e pizzeria Pizza Bel e al primo Mario parrucchiere. Gli altri esercizi hanno le porte chiuse: Pittarosso, Sorelle Ramonda, Geotoys, Yamamay, Expert, Bolle di Sapone, Fotosprint, White and Co. e Queen Sun. Nessun contrattempo nemmeno qui, salvo che «continuiamo a vedere qualche anziano, che si presenta più volte al giorno e non dovrebbe essere così». — GIGI SOSSO
nei comuni
CENCENIGHE
Cencenighe, sì al mercato Fonzaso rinvia al 23
Il mercato del sabato di Cencenighe si è svolto in maniera regolare, come da protocollo già utilizzato in primavera. C’erano i volontari a controllare che fossero mantenute le distanze, che non si creassero affollamenti e altre situazioni a rischio. Per qualcuno che si è subito attrezzato e ha consentito di tenere regolarmente il mercato, c’è chi invece ha deciso di rimandarlo. È il caso del Comune di Fonzaso che ha deciso di sospendere il mercato per la giornata di domani, mentre tornerà regolare il 23 novembre, ma non sulla piazza bensì nel parcheggio dietro il municipio. Ovviamente se non ci saranno altre restrizioni. —
Il mercato di ieri a Cencenighe
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DOMENICA 15 NOVEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
Coronavirus: il rischio sanitario deremo la validazione scientifica all’Istituto superiore di sanità». Ancora: «Abbiamo riservato 100 mila tamponi rapidi ai medici di famiglia, partner preziosi nell’emergenza». Ciò detto, Zaia si imbizzarrisce con il cronista reo di sollecitare lumi circa un articolo di Repubblica che segnala il riesame di circa duecento degenze “pauci e asintomatiche” disposto dal direttore generale nell’Azienda ospedaliera di Padova al presumibile scopo di accelerare il turnover dei posti letto, eliminando eventuali ricoveri inappropriati: «È un monitoraggio doveroso di benefici e costi, si cerca ad ogni costo lo scandalo, abbiamo accertato che quei pazienti rappresentano casi sociali e patologie pregresse con virus sopravvenuto perciò il loro ricovero prosegue», la replica risentita. Drive in per i tamponi agli automobilisti nel Trevigiano, la sanità veneta punta a rafforzare il numero e l’attività dei Covid Point nel territorio
È record di tamponi: 53 mila Domani 5 mila test fai-da-te L’algoritmo: il picco d’infezioni entro 48 ore, quello dei ricoveri tra una settimana Zaia rafforza il circuito dei Covid Point mentre l’indice del contagio Rt cala a 1,29 Filippo Tosatto / VENEZIA
Paradossi. Nelle ventiquattr’ore che scandiscono l’apice di ricoveri e decessi, l’indice di contagio del Veneto (un marker cruciale nella classificazione del rischio e delle conseguenti restrizioni) scende a 1,29 certificando, al momento almeno, la permanenza in fascia gialla a fronte delle tinte arancioni e rosse comuni a gran parte del Paese. Ciò avviene grazie ad una combinazione di fattori scientifici che prescindono da logiche politiche d’appartenenza e buoni uffici trasversali; non stupisce allora che Roberto Speranza, il ministro di sinistra che regge la salute e ha l’ultima parola in tema di classificazione, abbia “retrocesso” le regioni “amiche” - Emilia Romagna, To-
scana, Campania - preservando invece la roccaforte leghista di Luca Zaia. GLI INDICATORI DEL RISCHIO
Nel concreto. Il tasso di infezione risponde al rapporto tra tamponi somministrati e positivi rintracciati: ebbene, nella giornata di ieri la sanità nostrana ha eseguito 53.298 test, tra molecolari e antigenici, un autentico record che consente di abbattere, in percentuale, la pur ragguardevole massa di contagi. Confortanti gli indicatori relativi al tracciamento dei contatti positivi e ai tempi di presa in carico/dimissione dei pazienti mentre il cruciale tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva (elevati “in corsa” a quota mille) si attesta al 22%, consentendo così margini di manovra
Il Friuli ritira l’ordinanza, l’Emilia la conferma
Fedriga fa la voce grossa «Zona arancione ingiusta» LA POLEMICA
l Friuli protesta per il declassamento nella “zona arancione” con divieto di spostamento tra i comuni, mentre l’Emilia Romagna che ha subito la stessa penalizzazione conferma i provvedimenti adottati in sintonia con il Veneto. Il presidente Bonaccini fa sapere che al provvedimento che contiene misure più restrittive per evitare as-
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Massimiliano Fedriga
altrove sconosciuti. Tant’è: se questi sono i conigli nel cilindro, ben si comprende perché i prossimi step convergano unanimi nel rafforzamento della profilassi.
sembramenti e contagi si affiancheranno le indicazioni previste dalla fascia arancione attiva da oggi. Chi alza la voce invece è il governatore friulano Massimiliano Fedriga che, dopo aver ritirato l’ordinanza condivisa con Zaia e Bonaccini, lamenta come le decisioni arrivino «senza interlocuzione preventiva» con la Regione. «Penso che serva serietà nella leale collaborazione istituzionale», ha affermato Fedriga, che chiederà una riunione urgente della Conferenza delle Regioni di cui sarà presto presidente e portavoce. Il coro di protesta si allarga. «Veneto un vaso di ferro tra due vasi di coccio? Non invochiamo certo manine invisibili, né entriamo nel merito di va-
Uno sguardo al week end, prova del fuoco della nuova ordinanza: «Né minacce né pressioni sulle forze dell’ordine, i cittadini sappiano soltanto che il giallo non è un premio alla lotteria, tantomeno una polizza sul futuro. Non siamo i primi della classe, il Friuli e l’Emilia sono tutt’altro che sanità diroccate ma l’algoritmo è impietoso, corriamo tutti sul filo del rasoio e in presenza di comportamenti irresponsabili, l’arancione è dietro l’angolo. Ribadisco l’invito all’uso ossessivo della mascherina e ad evitare gli assembramenti, principale veicolo di infezione». L’ELENCO DELLE DONAZIONI
LA POLEMICA SULLE DEGENZE
«Abbiamo rivisto e incrementato la rete dei Covid Point cui si accede con prescrizione medica, ogni Ulss dovrà garantirne almeno uno attivo h 24 e altri aperti dalle 7 alle 19, l’offerta complessivamente funziona ma, stante la mole delle prestazioni, qua e là si segnalano code e disservizi che intendiamo superare», le parole del governatore; «In settimana poi sarà avviata la sperimentazione di 5 mila test fai-da-te messi a punto dal dottor Rigoli, l’Oms si è già pronunciata favorevolmente al riguardo, ora chie-
UNO SGUARDO AL WEEK END
GOVERNATORE DEL VENETO LUCA ZAIA NEL CORSO DEL BRIEFING QUOTIDIANO A MARGHERA
Il governatore: la fascia gialla non è un premio né una polizza Chiedo senso civico o ci ritroveremo presto in lockdown lutazioni tecniche propedeutiche a decisioni governative, ma è insolito che di tre regioni che avevano dati simili, tanto da adottare un’ordinanza congiunta, due (Friuli ed Emilia) siano state retrocesse in zona arancione, mentre il Veneto è rimasto in zona gialla. I 21 indicatori giustificheranno queste scelte, e allora il nostro sarà solo banale complottismo destinato a dissolversi» scrive il senatore di FI Franco Dal Mas. Replica il gruppo regionale M5s. «Ancora una volta il presidente del Fvg attacca le scelte del Governo, dimenticandosi però che sono basate su evidenze scientifiche avallate dalle Regioni e rese disponibili da tempo dal Ministero sulla base dei dati settimanali». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Che altro? A Palazzo Balbi una commissione di manager curerà l’elenco nominale e la destinazione dei 58 milioni di donazioni private al fondo solidale mentre alla Protezione civile il fatidico modello matematico aggiorna le previsioni: il picco dei contagi è atteso nell’arco di quarantott’ore, quello dei ricoveri seguirà. fisiologicamente di una settimana. Non si tratterà di una cuspide, piuttosto di una curva “a campana” e verso la fine di novembre, volente deo, avrà inizio la sospirata discesa. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
il presidente CiaMBetti
«Bonus e App senza voti contrari Bel segnale» VENEZIA
«La legislatura è iniziata con l’approvazione di due leggi emblematiche e di grande valore morale: con la prima è riconosciuto anche ai professori universitari, ai ricercatori e agli specializzandi in medicina giunti agli ultimi due anni, il premio economico ai sanitari impegnati nel fronteggiare l’emergenza Covid. Il secondo è il via libera all’App Zero Covid Veneto, uno strumento di monitoraggio medico, teso ad alleggerire il lavoro di assistenza e controllo dei pazienti positivi in isolamento fiduciario o in quarantena». Il presidente del consiglio, Roberto Ciambetti, commenta l’esito della prima seduta operativa di Palazzo Ferro-Fini convinto che «queste due leggi epsrimano l’impegno profuso da tutta l’assemblea e dall’intera struttura regionale nella lotta alla pandemia e la vicinanza concreta a chi si trova in prima linea a combattere una malattia che potrà essere sconfitta e superata solo grazie ad un inedito sforzo collettivo che veda protagonista l’intero tessuto sociale». Il bonus è stato approvato all’unanimità e l’avvio della nuova app con il sì di maggioranza e l’astensione delle opposizioni: «In entrambi i casi non c’è stato un voto contrario e anche questo è un segnale da non sottostimare», commenta Ciambetti «la seduta si è svolta in modalità telematica, con quasi tutti i consiglieri presenti a palazzo ma divisi tra aula e uffici per permettere il rispetto delle distanze. Quattro consiglieri, invece, sono stati autorizzati, per motivi medico-sanitari, a partecipare da casa alla seduta. Grazie alla disponibilità di tutti, i lavori si sono svolti senza intoppi, avanti così». —
proCedura rapida
Sì delle Dogane di Como ai test cinesi per il Veneto MILANO
I funzionari dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli di Como hanno proceduto allo sdoganamento con la procedura di svincolo diretto, rendendone quindi più veloce la consegna, di 279. 800 test antigenici rapidi FIA e di 30 analizzatori Point Of Care Testing. La merce, prodotta in Cina, è stata importata da un noto distributore nazionale specializzato del setto-
re, risultato aggiudicatario di una più ampia fornitura di test rapidi e relativi strumenti di analisi dell’antigene specifico del Covid da destinare alla Regione Veneto. Continua incessante – spiegano le Dogane – l’impegno dei funzionari delle Dogane e Monopoli volto ad assicurare la rapida disponibilità degli strumenti per far fronte all’emergenza sanitaria internazionale. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Coronavirus: le reazioni nel Bellunese l’intervista
Messner: «In montagna andateci pure ma rispettare le regole, o addio Natale» L’alpinista altoatesino apprezza l’ordinanza di Zaia e considera indispensabile la zona rossa decisa da Kompatscher Francesco Dal Mas / BELLUNO
«Non vogliamo rinunciare al Natale? Rinunciamo, allora, ai comportamenti cafoni: non andiamo a camminare in montagna in gruppo e portiamo la mascherina, a portata di bocca e di naso, anche quando si cammina». Chi parla è Reinhold Messner, un grande alpinista ma anche un grande esploratore, che sul monte Rite, sopra Cibiana, gestisce il “Museo fra le nuvole”. Una passeggiata sul Rite, dove è ancora aperto il rifugio, oggi la farebbe? «Certo. Non la vieta neppure l’ordinanza di Zaia, che ho trovato correttissima. Il divieto riguarda gli assembramenti». Non è esagerato? «No, anch’io ho visto immagini poco rassicuranti dello scorso fine settimana. In montagna si può salire, ma in due, congiunti. Qualche amico si vuole aggiungere? Ma a debita distanza, senza fare gruppo». Lei, in tante sue imprese, era refrattario all’uso della mascherina… «Quella dell’ossigeno, in quei casi. No, adesso la protezione la porto sempre, a meno che non mi trovi in casa. Anche nelle escursioni in quota è opportuno averla a portata di bocca e di naso, in
modo da tirarla su se si incrocia qualche escursionista. La stagione è avanti, ma constato con piacere che molti camminano in montagna». Lei ha fatto l’esperienza della quarantena. «Sì, in primavera, durante il primo lockdown. L’ho fatta a Monaco, di ritorno da una missione in Africa. Credetemi, è stata dura, anche se sopporto l’isolamento con quanta più serenità possibile». È dura anche la stretta che Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Bolzano, ha dato all’Alto
«La situazione sanitaria è difficile e ancora di più lo sarà quella economica» Adige, senza peraltro chissà quali proteste. «La zona rossa, almeno da noi, era ed è indispensabile – anzi, andava introdotta prima –, se vogliamo tentare di aprire a Natale. Voi in Veneto, con Zaia, non siete stati da meno, anche se fino ad oggi non avete avuto bisogno della clausura totale. Ritengo, tuttavia, che sarà difficile uscirne presto» . Il Natale, insomma, lo trascorreremo solo in famiglia, senza amici?
Reinhold Messner davanti al suo museo sul Monte Rite
«Per come sono i dati di oggi, è già molto se riusciremo a festeggiare il Natale con i nostri cari più vicini». Kompatscher ha ordinato il tampone di massa, nei prossimi giorni. Anche lei si sottoporrà a questa verifica? «L’ho già fatto e lo rifarò. Bisogna essere responsabili e mettersi a disposizione se vo-
gliamo garantire la salute pubblica. Kompatscher testerà 350 mila residenti. Non sono tutti, ma una parte consistente. Per incominciare va bene così». Il mondo dello sci è in fibrillazione. Salterà quasi sicuramente il ponte dell’Immacolata e di sant’Ambrogio. Chissà se sarà pronto per il 18 dicembre, data da
molti ipotizzati. Lei ha chiusi i suoi musei, 200 mila visitatori l’anno. È preoccupato per una possibile crisi economica? «Ritengo che sarà un grande problema tenere aperti gli alberghi e i ristoranti, in una situazione come questa. Abbiamo molti lutti e stiamo affrontando una situazione sanitaria più difficile ancora di
le passeggiate in montagna
Nevegal, un taglio anche del 90% Rispetto alla settimana scorsa c’è stato un vero crollo delle presenze, «anche senza motivo»
BELLUNO
Tutti a casa, o quasi. Dal Nevegal al Cansiglio, passando per le Tre Cime di Lavaredo e la Val Fiorentina. L’ordinanza del governatore Luca Zaia è stata presa alla lettera. Eccessivamente, secondo alcuni operatori. Tutti sono d’accordo nella guerra agli assembramenti: ma bar e ristoranti hanno registrato un taglio delle presenze tra il 60 e l’80%. Nicola Borella ha rilevato dal primo novembre la “Birreria Nevegal”. «Rispetto a sabato e a domenica scorsi – ci dice – la riduzione è stata di circa il 90%. Eppure abbiamo adottato tutte le precauzioni di sicurezza. Sinceramente debbo ammettere che non abbiamo fatturato neppure quanto basta per pagare il perso-
nale. Incrociamo le dita per domani (oggi per chi legge, OES)». Nonostante tutto, Nicola ci crede al Nevegal e al futuro della stazione. “La Casera” è un ristoro dal sito quanto meno invidiabile, lo testimoniano i numerosi (e distanziati) tavoli all’esterno. «Nulla a che vedere con gli ultimi fine settimana – annota Valentina, una dei titolari –, quando peraltro di gente ce n’era decisamente troppa». Giorgio Sitta, gestore de “La Grava” si trovava al piazzale del Nevegal verso le 11. «Ho contato 4 auto parcheggiate. Io ho avuto una dozzina di ospiti, dieci volte tanto sabato scorso. Siamo i primi, noi operatori, a tremare quando ci sono gli assembramenti, perché temiamo conseguenze. Ma il “terrorismo”
fatto in questi giorni è stato nocivo». Le seconde case? Sono numerose sull’Alpe, ma poche, in verità, sembravano aperte. L’agriturismo Faverghera ha disponibilità di tavoli solo su prenotazione. Per oggi ha organizzato 4 turni, l’ultimo dalle 15 in avanti. Chiuso, invece, l’Agriturismo le Ronce. «Questo fine settimana preferiamo tenere chiuso per precauzione, causa covid». Dall’altra parte della montagna c’è l’altopiano del Cansiglio. Nulla a che vedere con le 10 mila auto di domenica scorsa. Ieri, d’accordo, era sabato, ma assolutamente pochi avventori nei ristoranti. E dall’altra parte della provincia? Il piazzale del rifugio “Città di Fiume”, sotto il Pelmo, in Val Fiorentina, si è riempito all’inverosimile fin
Il rifugio Città di Fiume ieri mattina
dalle prime ore del mattino. La giornata, d’altra parte, prometteva tempo splendido. «In rifugio abbiamo avuto più ospiti di quelli che potremmo attendere in un mese come settembre, ma decisamente inferiori di numero alla massa dello scorso fine settimana – informa Mario
Fiorentini, il gestore –. La gran parte degli escursionisti è salita a passeggiare sulle montagne alle nostre spalle, un ambiente quanto mai sereno». Fiorentini ammette, dunque, che è stata interpretata alla lettera l’ordinanza di Zaia: nessun raggruppamento
quella del primo lockdown. Stiamo però anche correndo il rischio di perdere la capacità di sopravvivere economicamente e questo sarà un peso per molti italiani. Alcuni perderanno il lavoro. Dopo potremo anche pensare di aprire gli alberghi, ma senza clienti questo non potrà pagare i dipendenti. Proprio per questo invito alla massima responsabilità: non è indispensabile, ad esempio, fare gruppo all’aria aperta». Riesce ad immaginarsi il post covid? «Ritengo che saranno anni molto difficili perché lo Stato non percepirà più le tasse attese. Tanti immaginano un dopo virus dove tutto riprenderà come prima, ma si accorgeranno che non sarà così e che mancheranno i mezzi per sanarci velocemente. Noi dovremo imparare a rinunciare e dovremo ricominciare quasi come dopo la seconda guerra mondiale». Lei solitamente è un inguaribile ottimista. L’alpinismo, praticato come il suo ai massimi livelli, l’ha sempre portata guardare avanti con fiducia. Questa volta, invece? «Sono convinto che tutto ci farà tornare indietro di anni. Forse questo shock avrà i suoi lati positivi, ma per molte persone, questa economicamente sarà la fine». —
intorno ai ristori. Fiorentini, tra l’altro, ha recintato il rifugio in modo da controllare al meglio l’ingresso. Michela Torre gestisce il rifugio Belvedere, dall’altra parte della valle. «Domenica avevo aperto, ma considerati i rischi, ho deciso di richiudere – ci dice – e di andare a farmi una bella passeggiata». In solitudine? «Io sì, ma erano numerosi coloro che salivano in Mondeval». Lassù, alle Tre Cime di Lavaredo, la strada è ancora aperta. Ma ieri sono transitate una cinquantina di auto, un quinto di quelle di domenica scorsa. Andrea Poclener gestisce il casello d’ingresso. «Decisamente pochi i passaggi rispetto a quelli quotidiani degli ultimi tempi, tanti rispetto ad una stagione che avevamo programmato di chiudere prima a metà ottobre, poi a metà novembre e che forse potrebbe registrare una proroga». Secondo Poclener, i visitatori di ieri probabilmente intendevano fare l’ultima fuga prima del temuto lockdown. «Il giro delle Tre Cime è possibile, ma con estrema attenzione al ghiaccio nella parte nord» raccomanda. — F. D. M.
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Coronavirus: le misure nel Padovano Al tramonto la città si svuota e solo in pochi si concedono l’aperitivo Rispetto a sabato scorso qualcosa è cambiato: «Ora meglio chiudere»
Tra i bar che resistono con due ore di spritz «Un labirinto di regole così non ha più senso» IL RACCONTO
l weekend è arrivato, e la nuova ordinanza regionale creata per limitare gli assembramenti nei luoghi turistici e nei centri città, almeno a Padova, ha quanto meno ridotto le scene da “liberi tutti” della scorsa settimana. In generale, in molti hanno preferito evitare la passeggiata tra le piazze, e già dalla mattinata gli affollamenti sono stati cir-
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I gestori sono delusi «C’è molta meno gente e così non si rientra neppure dei costi vivi»
conti inizia a non avere molto senso restare aperti. E siamo in molti a pensare la stessa cosa». Nelle piazze il mercato del sabato occupa gli spazi altrimenti riservati ai plateatici, ma la sensazione, rispetto all’assalto della scorsa settimana, è la stessa: «È giusto che siano state prese delle misure, e che ci sia finalmente una responsabilizzazione», ammette Alessia Salvador, barista all’Angolo Breda in piazza della Frutta. «Ma arrivati a questo punto, con la poca gente che c’è, è lecito valutare se valga la pena rimanere aperti. Noi già domani (oggi, domenica, OES) abbiamo deciso di chiudere, visto che anche i negozi saranno chiusi».
mo sopperire noi all’assenza delle forze dell’ordine – spiega Alberto Carturan della Yarda, locale fulcro della vita studentesca, in piazza Capitaniato – È un lavoro in più che fatichiamo a gestire. In generale lavorare in questa situazione è brutto: c’è grande confusione sulle regole, che cambiano ogni tre giorni e danno informazioni contraddittorie, come il fatto che non si possa passeggiare in centro, ma andare nei locali sì. Per di più diventa
Controlli a tappeto delle forze dell’ordine «Ma se non ci sono il compito spetta a noi»
INTENSI I CONTROLLI
coscritti alle aree di mercato, dove pure sono state molte le restrizioni in vigore da ieri. Ma in particolare non si è ripetuto il rito del tutti allo spritz. UNA SVOLTA CON LUCI E OMBRE
Le misure prese però sono commentate con luci e ombre da parte degli stessi baristi delle piazze. «Dalla settimana scorsa è cambiato tutto – racconta Juljana Lule del Caramel Cafè di piazza delle Erbe – C’è molta meno gente e facendo due
Il centro è pattugliato in maniera piuttosto intensa dalle forze dell’ordine, che monitorano la situazione assembramenti soprattutto in prossimità dei locali. Ci sono agenti a piedi della Locale, carabinieri e finanzieri tra le piazze e il Listòn, e una volante della Polizia in piazza dei Signori. Eppure, nonostante i controlli, gran parte della responsabilità sul rispetto delle norme ricade ancora sui gestori dei locali: «Siamo sempre in ansia perché dobbia-
ogni giorno meno conveniente restare aperti: lo facciamo per dare un segnale di presenza ai clienti, e per i nostri dipendenti, ma ci viene da pensare che a un certo punto sia meglio chiudere». COSÌ È DURA
Voci unanimi che ribadiscono quanto una situazione già difficile sia ormai diventata insostenibile. «Sabato scorso abbiamo lavorato parecchio tutto il giorno, oggi non c’era nes-
Controlli della polizia locale e della polizia nei bar del centro. In alto lo spritz in piazza delle Erbe (FOTO BIANCHI)
suno», dice Fation Ymeraj, il titolare del Gancino di piazza Duomo. Intorno alle 17 il dehor inizia a riempirsi, ma tra un’ora già si chiude: «Con un’ora e mezza di lavoro vero non ci si sta dentro coi costi. In tutto il resto della giornata avremo fatto quattro coperti. Saba-
i controlli dei vigili
Plateatico senza distanziamenti Locale stangato in piazza dei Frutti PADOVA
Sei banchetti in Prato della Valle e un bar sanzionati perché non rispettavano la normativa anti Covid. «Una netta minoranza che mi fa dire che i padovani hanno capito e si sono comportati molto bene», afferma l’assessore alla Sicurezza Diego Bonavina dopo essere uscito dalla centrale operativa della Polizia locale dove ha fatto il punto con il comandante Lorenzo Fontolan. Ai banchetti in Prato della Valle è stato contestato di non rispettare la normativa che impone il divieto di lasciare la merce toccata da altri clienti. Per loro, dopo che i vigili avevano
to scorso c’era più gente e almeno potevi sperare di compensare il poco lavoro del resto della settimana. Ma così diventa impossibile, quando ci sono da pagare affitto, fornitori, bollette, personale. Solo aprire il locale è già un costo; anche chiudendo avrei comunque la cor-
rente da pagare, ma sarei più tranquillo per i miei dipendenti, per l’affitto, per il cibo che compro e che rimane invenduto. Volete sapere cosa penso io? – taglia corto Ymeraj – Meglio che facciano chiudere tutti». —
meo da Devis al quale hanno contestato il mancato controllo del plateatico all’interno del quale non era garantito il distanziamento. Anche in questo caso multa di 400 euro e 5 giorni di sospensione. «Sono soddisfatto della giornata», aggiunge Bonavina, «il combinato tra il meteo che era ben diverso dalla scorsa settimana e le normative più stringenti hanno evitato di vedere le scene della scorsa settimana. Tutti avevano la mascheri-
cora una piccola minoranza che non vuole capire come ci si deve comportare in questa fase». Insieme al sindaco Sergio Giordani, che nel corso della giornata ha fatto sopralluoghi in diverse zone della città, è stato disposto anche il piano per oggi che, dopo l’ordinanza di Zaia, vedrà tutti i negozi chiusi. «Dovrebbe essere più facile», aggiunge l’assessore Bonavina, «comunque sia abbiamo in campo tutto il personale necessario per effettuare i controlli. Turni raddoppiati, le altre forze di polizia e il personale della Protezione civile a supporto. Sono convinto che anche oggi i padovani dimostreranno di aver preso coscienza della delicatezza della situazione». Dalle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza l’amministrazione comunale ha stimato che, rispetto a sabato scorso, ieri ci sarebbe stato il 40 per cento di presenze in meno. —
Sanzionati anche sei banchetti in Prato L’assessore Bonavina «La gente ora ha capito»
La Polizia locale al mercato in Prato. A destra Diego Bonavina
spiegato diverse volte la norma, sono state emesse sanzioni pari a 400 euro e la sospensione per cinque giorni. Analoga sanzione anche in piazza dei Frutti dove gli agenti della Polizia locale sono andati al bar Ro-
na tanto che non è stata elevata alcuna sanzione sotto questo aspetto. Abbiamo fatto un grande lavoro, in così pochi giorni, per permettere ai mercati di funzionare in sicurezza. Le sanzioni dimostrano che esiste an-
ROBERTO RAFASCHIERI
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PRIMO PIANO
DOMENICA 15 NOVEMBRE 2020 IL MATTINO
Coronavirus: le misure nel Padovano nessuna multa
Pattuglie sorvegliano il centro di Este ESTE
Sul territorio è intervenuta ieri mattina con un’operazione specifica anche la Guardia di Finanza di Cittadella: un negozio di abbigliamento e casalinghi di proprietà cinese a Campo San Martino è stato pizzicato a violare l’ordinanza regionale che prevede la chiusura delle grandi e medie strutture di vendita, compresi i parchi commerciali, a partire dal sabato. «L’intervento», spiega il capitano della Fiamme Gialle cittadellesi Luca Micheli, «si inserisce nel più ampio quadro dei controlli disposti dalla Prefettura per vigilare sul rispetto delle norme volte a prevenire la diffusione del contagio da Covid. Ci è giunta al 117 una chiamata e quindi abbiamo deciso di intervenire con una nostra pattuglia, che ha elevato una sanzione amministrativa nei confronti del titolare». Ovviamente il negozio è stato costretto a chiudere; i finanzieri hanno provveduto anche a sensibilizzare il sanzionato. «I controlli sono in corso», ribadisce il capitano, «da parte nostra abbiamo svolto una costante moral suasion, ora il prefetto mette al primo posto la tutela del bene collettivo e quindi si ridurrà al minimo la tolleranza per essere incisivi». —
Controlli serrati nel centro di Este in tutta la giornata di ieri per verificare il rispetto delle ordinanze emesse dall’amministrazione. Un cambio di rotta nel centro storico per contrastare gli assembramenti, mercato ridotto alla vendita dei soli beni alimentari, plateatico vietato sotto i portici e divieto di fumare nelle aree adiacenti ai pubblici esercizi e nei porticati, chiusura dei distributori automatici alle 18. Nessuna sanzione è stata emessa nella mattinata e nel pomeriggio di ieri, ma l’attenzione è stata altissima soprattutto verso i giovani. «Sembra che i ragazzi non capiscano quello che sta succedendo», spiega il sindaco Roberta Gallana «anche ieri nel tardo pomeriggio gruppetti di ragazzi si aggiravano nel centro. Mi chiedo se le famiglie sono al corrente che i giovani stanno assieme a persone non congiunte, con il rischio di portare dentro casa il virus». Il primo cittadino si dice comunque soddisfatta del risultato delle ordinanza anche grazie all’aumento dei controlli da parte della polizia locale e dei carabinieri. «Abbiamo notato già da venerdì sera una grande riduzione dell’afflusso di presenze nel centro, mentre ieri mattina al mercato c’erano solo le persone che realmente dovevano effettuare acquisti e grazie al divieto di sostare sotto i portici riusciamo a controllare meglio la situazione» continua il sindaco Gallana «continueremo a fare rigorosi controlli. Oggi presteremo la massima attenzione, perché la domenica resta il giorno più difficile a causa delle molte persone che giungono da fuori per una passeggiata in piazza o nei giardini». —
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GIADA ZANDONÀ
I controlli dei carabinieri e delle forze dell’ordine ieri a Cittadella. Tra venerdì e ieri multe per il mancato uso della mascherina e il non rispetto del coprifuoco (FOTO PIRAN)
Raffica di controlli nell’Alta scattano le prime multe Cittadella: sanzioni per il mancato uso di mascherine e violazione del coprifuoco Tolleranza per il divieto di fumo. Negozio cinese fuori legge chiuso dalla Gdf Silvia Bergamin / CITTADELLA
Raffiche di controlli nell’Alta Padovana, obbligo di rispettare i Dpcm, l’ordinanza di Luca Zaia e pure quella del sindaco di Cittadella Luca Pierobon che ha messo nel mirino i tabagisti che si abbassano la mascherina per fumare. Particolarmente intenso il lavoro svolto dai carabinieri della Compagnia della città murata guidata dal capitano Andrea Pezzo: i militari a partire dalla serata di venerdì e fino a stamattina hanno staccato diverse sanzioni, pizzicando chi non indossava il dispositivo di protezione individuale e chi non rispettava il coprifuoco. STOP AL FUMO
Nel centro storico cittadellese è in vigore pure lo stop al fumo nelle aree monumentali, alle fermate dei bus, in prossimità
delle scuole, in coda davanti ai negozi e agli uffici pubblici; l’imposizione si estende anche agli spalti e alle rive intorno alla cinta muraria e alle zone di sosta di veicoli e persone: per chi sgarra è prevista una multa di 150 euro. La polizia locale ieri si è mossa, tenendo d’occhio i frequentatori del centro, al momento nessuno ha violato le regole. Un inizio soft, come chiarisce Pierobon: «Se una persona ha la mascherina abbassata perché sta fumando, la invitiamo a indossarla correttamente; se poi, imperterrita, continua a fumare, verrà sanzionata». Il primo cittadino non vuole passare per un salutista, la questione è un’altra: «In questa fase chi fuma rischia di danneggiare gli altri e se stesso, per il futuro vedremo: il fumo è un problema dove ci sono assembramenti. Mi auguro, in generale,
Divieto di fumo, qualche giorno di tolleranza da parte dei vigili
che si butti il mozzicone nel cestino, abbiamo distribuito, anche sulla spinta dell’iniziativa di Striscia la notizia, posaceneri ovunque, ora ne regaleremo ai cittadellesi anche uno portatile, da conservare in tasca o in
borsa, non ci saranno più scuse e non ci dovranno più essere mozziconi gettati a terra». Nei prossimi giorni verrà sistemata anche una segnaletica ad hoc nei parchi giochi per ribadire un divieto di fumo già in vi-
gore da tempo. GDF NEI NEGOZI
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PRIMO PIANO
DOMENICA 15 NOVEMBRE 2020 IL PICCOLO
Coronavirus: la situazione in Friuli Venezia Giulia confindustria
«Via i dubbi»
Secondo il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti (nella foto) «bene ha fatto il governatore del Fvg Massimiliano Fedriga a chiedere un confronto diretto con il governo in conferenza Stato–Regioni per rendere trasparente, soprattutto alla cittadinanza, ciò che sino a oggi è apparso francamente opaco. Per fare chiarezza sui criteri che determinano l’appartenenza alle diverse aree in cui il Paese viene diviso».
confcommercio
«E l’invenduto?»
«Ancora una volta il governo non ha tenuto conto degli sforzi di ristoratori e pubblici esercizi con un intervento che mortifica anche la programmazione di imprenditori che nel fine settimana avevano fatto gli ordini di merce che resterà invenduta». Giovanni Da Pozzo (nella foto), presidente di Confcommercio, considera confusa la decisione del governo di spostare il Fvg dalla zona gialla a quella arancione.
attività produttive
Aiuti ai balneari
«Scorrettezze da Roma» Fedriga ritira l’ordinanza e “convoca” le Regioni Il presidente Fvg contro l’esecutivo Conte dopo l’applicazione del mini-lockdown «Poca chiarezza. Ora un confronto». E straccia il provvedimento di 48 ore prima Piero Tallandini / TRIESTE
Ordinanza ritirata appena 48 ore dopo la firma. Un annuncio che suona come una vibrante protesta istituzionale quello del presidente della Regione Massimiliano Fedriga che ieri pomeriggio, in conferenza stampa, ha attaccato il governo dopo la decisione di far diventare il Friuli Venezia Giulia zona arancione. Nel mirino in particolare il ministro della Salute Roberto Speranza, che giovedì aveva dato il placet all’ordinanza concordata dalla stesso Fedriga con Zaia e Bonaccini, governatori di Veneto ed Emilia Romagna, che avrebbe evitato la chiusura totale degli esercizi pubblici. «Ora chiedo la riunione urgente della Conferenza delle Regioni, perché non possiamo andare avanti così. Visto che di fatto l’annullano, ritiro l’ordinanza, ma qui serve una leale collaborazione istituzionale», ha tuonato il governatore. Indirizzate verso Roma le accuse di un livello di trasparenza e correttezza insufficienti nelle scelte, a partire dai dati e dai parametri utilizzati. «Io non vedo chiarezza, il nostro gruppo di lavoro continua a non avere l’algoritmo con cui vengono calcolati i parametri – ha puntualizzato –. Abbiamo chiesto un confronto con gli altri gruppi di lavoro regionale, invece è stato inserito il pilota automatico. Ci chiedono collaborazione da Roma, ma poi sul territorio ci sono gli sgherri che raccontano menzogne. Se non c’è correttezza, almeno chi vuole usare parametri a giorni alterni o delega a un algoritmo le scelte che influisco-
IL GOVERNATORE MASSIMILIANO FEDRIGA CON IL VICE RICCARDO RICCARDI. FOTO SILVANO
«Alcuni numeri sono in miglioramento E il ministro Speranza aveva approvato il testo di giovedì...» Pd e M5s difendono le scelte del governo: «Dati scientifici e parametri per stabilire le risposte»
Il documento firmato da cinque primi cittadini
I “grandi” sindaci in rivolta: «Ingiustizia inaccettabile verso la nostra comunità» «Abbiamo approvato i criteri e le modalità di accesso ai contributi regionali a sostegno del settore turistico balneare introdotti con l'assestamento di bilancio di luglio». Lo ha annunciato ieri l'assessore regionale alle Attività produttive Sergio Emidio Bini (nella foto). È riconosciuto un contributo pari al 70% delle spese ammissibili e sostenute, fino ad un importo massimo concedibile di 15mila euro.
LA LETTERA APERTA TRIESTE
na lettera aperta per chiedere al governo e al ministro della Salute Roberto Speranza «di rivedere la scelta fatta e di riannodare il filo del dialogo in un rapporto costruttivo con la Regione e le autonomie
U
locali, attraverso il riconoscimento dell’ordinanza già concordata». Parte da qui la mobilitazione dei sindaci dei principali comuni del Friuli Venezia Giulia. A sottoscriverla sono i primi cittadini di Trieste, Gorizia, Monfalcone, Udine e Pordenone, Roberto Dipiazza (che ieri ha cercato più volte di contattare telefonicamente Speranza), Rodolfo Ziberna, Anna Cisint, Pietro Fontanini
no direttamente sulla vita dei nostri cittadini si prenda le responsabilità di ciò che fa. Ci dev’essere una valutazione politica. Abbiamo migliorato in una settimana metà dei parametri, l’Rt è sceso a 1,34, eppure siamo in arancione». «Ho ricevuto, come Zaia e Bonaccini, una chiamata di Speranza all’inizio di questa settimana – ha premesso Fedriga, affiancato dal vicegovernatore Riccardo Riccardi, in apertura della conferenza stampa – in cui segnalava che il nostro Rt rischiava di essere sopra l’1,5 e quindi se avessimo avuto qualche particolare dato in peggioramento avremmo corso il pericolo di andare in zona rossa. Ci siamo sentiti quindi
e Alessandro Ciriani, decisi a «farsi interpreti – si legge – dello sconcerto proprio e dei cittadini di fronte al decreto che ha collocato la regione nella fascia arancione. Questo provvedimento ha risvolti inaccettabili per la nostra comunità e contiene valutazioni contraddittorie rispetto alla realtà della situazione sanitaria». «È particolarmente grave – scrivono i sindaci – il fatto che il provvedimento sia stato assunto dopo che tre Regioni avevano concordato un percorso condiviso di limitazioni coerentemente con la situazione sanitaria, ma non si è consentito che questo percorso fosse applicato per produrre i risultati previsti. È stata calata dall’alto una decisione così rilevante senza alcuna preventi-
con i due governatori per concordare gli interventi di buon senso che abbiamo emanato giovedì con l’ordinanza». «Riteniamo che avesse un giusto equilibrio – ha rivendicato il governatore –, dando una risposta a una situazione oggettivamente pericolosa, siamo nel mezzo di una pandemia, ma tenendo conto delle esigenze di cittadini, imprese ed esercenti. Giovedì sera l’ordinanza ha avuto l’intesa dal ministro della Salute, con i dati del nostro gruppo di lavoro guidato dal professor Barbone che ci davano in miglioramento. Abbiamo emanato l’ordinanza con senso di responsabilità e collaborazione istituzionale col governo. Venerdì la ruota della
ROBERTO DIPIAZZA SINDACO DI TRIESTE
Uniti nell’iniziativa Dipiazza, Ziberna, Cisint, Fontanini e Ciriani: «I territori meritano rispetto»
fortuna si è mossa e ci ha messo in zona arancione». «Se il Governo aveva altri indicatori perché non ce lo ha detto quando stavamo predisponendo l’ordinanza?», ha aggiunto Fedriga, spiegando poi quali sono stati i due fattori decisivi tra i 21 parametri. «Non sono i numeri delle terapie intensive né dei posti disponibili, ma l’incremento percentuale di positivi sui nuovi tamponi che non può essere superiore al 20% rispetto alla settimana precedente. Come può pesare come se avessimo le terapie intensive piene? L’altro dato è su base mensile ed è sul tracciamento, ma altri numeri che abbiamo, sempre sul tracciamento, sono addirittura migliorati». A proposito di tracciamento, rispondendo a una domanda sulle lamentele di numerosi cittadini in isolamento che hanno atteso invano per giorni la chiamata delle aziende sanitarie, Riccardi ha ammesso le difficoltà: «Il problema ha una dimensione molto elevata rispetto alla prima ondata, impegnando e appesantendo le nostre strutture dei Dipartimenti. Il picco della prima fase era stato di 2.500 persone in isolamento, oggi siamo quasi a 9.000. Sappiamo che sono persone che hanno bisogno di aiuto, ma va sottolineato che il 75 per cento dei contagi avviene in ambito familiare e il tracciamento diventa molto complesso da seguire. Nel momento in cui riusciremo ad avere un coinvolgimento della Medicina Generale quest’ultima assumerà una funzione di filtro importante, sgravando i Dipartimenti». Tornando alla polemica sulla zona arancione, a ribattere a Fedriga hanno provveduto gli esponenti di Pd e M5s. «Fedriga non mostri stupore. Quando hanno fatto le ordinanze, i presidenti sapevano, e lo hanno dichiarato, che il Governo sarebbe intervenuto se le Regioni avessero ecceduto alcuni parametri», ha affermato il segretario regionale dem Cristiano Shaurli. «Ancora una volta Fedriga attacca le scelte del Governo, dimenticandosi però – la replica del gruppo pentastellato in Consiglio regionale – che sono basate su evidenze scientifiche avallate dalle stesse Regioni e rese disponibili da tempo dal Ministero sulla base dei dati settimanali». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
va relazione con territorio, Regione e autonomie locali. Un modo totalmente sbagliato di affrontare il rapporto fra le istituzioni e le comunità coinvolte perché non rispettoso del dovere di coinvolgimento dei territori e di una valutazione condivisa di dati e indici». «L’ordinanza che aveva visto convergere Fedriga e Speranza – si afferma – rappresentava un provvedimento mirato all’effettiva situazione sanitaria del Fvg, con un insieme di interventi adeguati alla finalità di rientro e contenimento della diffusione del virus. Aver bloccato la decisione già presa e concordata è un atto incomprensibile e inaccettabile di ingiustizia verso la nostra comunità». — P.T. © RIPRODUZIONE RISERVATA