RASSEGNA STAMPA DELL'8 DICEMBRE 2020

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ATTUALITÀ

MARTEDÌ 8 DICEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

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Coronavirus: l’emergenza in Italia Piemonte, Lombardia, Liguria e Veneto chiedono di rivedere il divieto di spostamento Il coordinatore dell’Anci protesta: «Decisione semplicistica, a Roma non capiscono»

Appello al governo: «Salvate il Natale dei piccoli comuni» IL CASO Niccolò Carratelli /ROMA

S

milano

Festa privata con tamponi rapidi Decine di ragazzi vanno al party Voleva dimostrare che «è possibile organizzare una festa privata in tutta sicurezza», ora rischia seri guai con la giustizia. Potrebbe essere indagato per epidemia colposa il dj milanese di 48 anni che ha organizzato un maxi-party con musica, sballo e servizio di tamponi rapidi

per 63 giovani ospiti, in una cascina alla periferia Sud di Milano. Quella di Milano non è l’unica festa organizzata nonostante le norme che impongono il distanziamento e impediscono assembramenti. Nei giorni scorsi son state segnalate feste Erasmus anche a Roma.

ne è più economico. Tutto questo con una semplice autocertificazione. Se devo andare a passare le feste con genitori, nonni o figli che sono in un altro comune o altra regione posso andare? Se sono persone non autosufficienti che necessitano di assistenza sì, in qualunque momento con autocertificazione. Altrimenti no, salvo non si trovino dove ho la residenza o il mio domicilio. Ma in questo caso prima del 7 gennaio non potrò tornare al luogo di partenza. E se per motivi di lavoro o altro mi trovo fuori dal mio domicilio o abitazione di residenza posso rientrarvi in qualsiasi momento? Sì, ma sempre viaggiando fuori dalle ore del coprifuoco, ossia dalle 22 alle 5 (le 7 del primo dell’anno). Una volta rincasati però non ci si potrà più

alvate il Natale dei piccoli Comuni. Lo chiedono a gran voce molti sindaci e alcuni presidenti di Regione, convinti che ci siano i margini per correggere l’ultimo decreto del governo. La decisione di vietare gli spostamenti tra comuni, anche minuscoli, nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno è senza dubbio la più contestata tra le misure “festive” anti Covid. C’è chi ha scritto direttamente a Palazzo Chigi per chiedere un ripensamento. Per ultimo, ieri, il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, che ricorda come l’88% dei Comuni piemontesi abbia meno di 5mila abitanti: «Chi ci vive non riesce a comprendere perché sia impossibile spostarsi di pochi chilometri per raggiungere i propri cari e celebrare il Natale in famiglia», spiega nella sua lettera a Giuseppe Conte. E sostiene che si possa consentire, senza rischi sanitari, il ricongiungimento familiare «nel raggio della stessa vallata alpina o appenninica e all’interno di omogenee aree geografiche». La stessa questione, non a caso, è stata sollevata, dagli altri governatori del Nord, tutti di centrodestra: dal presidente della Lombardia, Attilio Fontana, a quello dal Veneto, Luca Zaia, fino a quello della Liguria, Giovanni Toti. Vorrebbero gestire loro, in autonomia, le eventuali restrizioni a livello locale durante le festività. E, nelle prossime due settimane, potrebbero alimentare lo scontro politico su questo terre-

muovere se non per motivi di lavoro, salute, studio o «situazioni di necessità». Quali sono le situazioni di necessità che giustificano lo spostamento? Per esempio, andare all’ufficio postale o a fare la spesa se questi e altri servizi autorizzati dal decreto non si trovano nel proprio comune. Quando è possibile raggiungere la seconda casa? Se si abita in una regione gialla è possibile sempre, purché non si trovi fuori dai confini regionali. Se si risiede in fascia arancione si possono raggiungere solo le seconde case nel proprio comune. Fuori da questi confini si possono raggiungere qualora sia necessario «porre rimedio a situazioni sopravvenute e imprevedibili, quali crolli, rottura di impianti idraulici e simili e comunque secondo tempistiche e modalità strettamente funzio-

Un posto di blocco dei carabinieri per vigilare sugli spostamenti

no, anche a colpi di ordinanze. Del resto, sul tema è intervenuto personalmente Matteo Salvini: «Poter uscire dal proprio comune entro un raggio di 50 km sarebbe una misura di buon senso – ha twittato il leader della Lega - Il Natale non è un lusso per ricchi: sì alla prudenza, ma no alla prigione». Anche un gruppo di sindaci leghisti della provincia di Brescia ha scritto a Conte per attaccare una «scelta superficiale che rischia di trasformarsi in una discriminazione ai danni di una cospicua parte della popolazione». Parliamo di più di 12 milioni di italiani. Sono quelli che vivono nei Comuni sotto i 5mila abitanti, che poi sono i due terzi del totale. I cui sindaci «amministrano più della

nali a sopperire a tali situazioni». Insomma se si va per riparare una tubatura e poi si resta da Natale a Capodanno la sanzione ci sta tutta. Si può uscire di casa dopo le 22 per gettare i rifiuti? Sì, ma limitandosi allo spostamento casa-cassonetto dei rifiuti. E durante il coprifuoco posso portare fuori il cane? Solo a fare i bisogni e restando vicino all’isolato. Come posso continuare a praticare sport? Negli orari consentiti si può fare footing o andare in bici. Palestre e piscine restano chiuse, ma si può fare sport nei circoli sportivi, anche in comuni e regioni limitrofi. L’attività si deve però svolgere all’aperto. I mercatini di Natale si faranno? No, perché sono assimilati alle fiere e quindi vietati. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

metà del territorio nazionale», sottolinea Massimo Castelli, sindaco di Cerignale, in provincia di Piacenza, e coordinatore nazionale dei piccoli comuni dell’Anci: «Poche persone distribuite in un territorio molto ampio, da noi il distanziamento è spesso una condizione di vita, a prescindere dal Covid – ironizza – per questo una misura del genere è anacronistica e semplicistica, a Roma non si rendono conto delle enormi differenze tra Comuni grandi e piccoli». L’esempio ricorrente è quello che paragona i milioni di romani o milanesi, autorizzati a spostarsi per parecchi chilometri all’interno dei loro confini comunali, alle poche decine di abitanti di una frazione di un paesino di

montagna, a cui viene negata la visita ai parenti, che magari abitano a 800 metri di distanza, ma in un’altra frazione di un altro comune. Senza dimenticare l’impatto su ristoranti e bar, che a Natale Santo Stefano possono restare aperti a pranzo, ma solo per una risicata clientela di residenti. Castelli ha ricevuto molte telefonate dai colleghi e appelli a farsi sentire con il governo, che per ora ha previsto deroghe al divieto solo per raggiungere anziani soli o persone non autosufficienti. «Al momento non si pensa ad allentamenti più generalizzati per i comuni sotto i 5mila abitanti», fanno sapere dallo staff del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia. La mediazione è affidata al presidente dell’Anci, Antonio Decaro, con l’obiettivo di definire ulteriori eccezioni o un diverso criterio, su base chilometrica. «Un supplemento di riflessione è doveroso, c’è tempo per ritarare questo provvedimento – dice Castelli – si potrebbe aprire agli spostamenti solo per il giorno di Natale, che è la festa più sentita dalle famiglie: tenere i figli lontani dai genitori sarebbe una sconfitta nella battaglia al virus». I sindaci, inoltre, non nascondono le inevitabili difficoltà che si presenteranno sul fronte dei controlli, da predisporre “in comuni che si intersecano gli uni con gli altri, dove i confini sono relativi – spiega ancora Castelli – e ci si conosce un po’ tutti: la vedo difficile che le nostre polizie municipali si mettano a fare multe alle persone perché percorrono uno o due chilometri per andare a trovare i nonni”. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

passo indietro in germania

Il presidente della Baviera dichiara lo stato di calamità: «È necessario» «Non è quello che desideriamo, ma è necessario». Il presidente della Baviera, Markus Söder, ha dichiarato lo stato di «calamità naturale», annullando l’ammorbidimento delle regole anticovid, previsto per Natale e Capodanno, concordato recentemente a livello federale. Le misure prevedono il divieto di uscire di casa se non per «buoni motivi», indicazione difficile da interpretare, e infatti il governo di Monaco di Baviera ha incluso negli esempi casi tipo «lavoro, visite mediche, shopping di Natale, visita agli ami-

ci (non più di una famiglia e non più di cinque persone), sport all’aria aperta, visita agli anziani, motivi di studio o religiosi». In sostanza, si ritorna alla scorsa primavera come libertà di movimento, con qualche concessione in più. E considerando che i divieti nel Paese non stanno facendo scendere la curva dei contagi, la cancelliera Angela Merkel si è detta favorevole alla stretta bavarese. In settimana, riunione con i Länder per nuove misure restrittive prima di Natale in tutta la Germania.


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Primo Piano

Martedì 8 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

Il virus a Nordest LA GIORNATA VENEZIA Da primo della classe a fanalino di coda? Da giorni il Veneto è al primo posto in Italia per il numero di nuovi contagiati, tanto da superare perfino la Lombardia. Dati, però, che il presidente della Regione Luca Zaia invita a leggere con attenzione: «Non si devono guardare i numeri assoluti, perché i veri dati sono due: la percentuale di tamponi fatti da una Regione in rapporto ai suoi abitanti e la percentuale di positivi sui tamponi eseguiti». E proprio quest’ultimo dato è a detta di Zaia tranquillizzante: «Siamo al 6,93% di positivi sui “tamponati”, non è una incidenza alta». Il virus però continua a circolare ed è per questo che il governatore - che peraltro si dice pronto a vaccinarsi: «Farò il vaccino anti-Covid quando toccherà a me, non ho remore» - non esclude una nuova ordinanza con misure restrittive: «Ci preoccupano gli assembramenti».

Covid, in Veneto 103 morti e nuovo record di contagi Zaia: pronto a vaccinarmi Il governatore: «Abbiamo fatto 4 milioni `«La pressione sugli ospedali è visibile» di tamponi, per questo ci sono tanti positivi» E non si escludono altre misure restrittive `

Protesta Concorso bloccato, manifestazioni in tutta Italia

LA POLEMICA A tenere banco è l’aumento dei contagi in Veneto. Anche ieri 2.747 nuovi casi in un bollettino che narra di altri 103 morti. Va detto che nel rapporto positivi su tamponati, il Veneto considera sia i tamponi molecolari che quelli rapidi. Finora in tutta la regione ne sono stati eseguiti più di 4 milioni: 2.894.641 molecolari e 1.157.826 rapidi. La proporzione positivi su tamponi effettuati riferita ieri da Zaia è del 6,93 per cento. Altre percentuali decisamente più alte che rimbalzano dalla capitale - addirittura il quadruplo - non tengono conto dei test rapidi. Ieri sono stati eseguiti 10.036 tamponi molecolari con un aumento dello 0,35% rispetto al giorno precedente e 22.860 test antigenici (cioè i tamponi rapidi) con un aumento dell’1,98%. L’aumento percentuale nell’ultima settimana è stato del 3,55% per i molecolari (+10.036 il valore assoluto) e del 19,3% per i test antigenici (+22.860). «Se risultano 73mila positivi è perché facciamo un contact tracing forte, ma in Veneto il virus non si blocca come si sperava», ammette il presidente Zaia. Al momento non è stato diffuso il dato della percentuale di cittadini veneti sottoposti a tampone. I 4 milioni di test finora eseguiti riguardano infatti spesso le

IL CASO TREVISO Su 136 ospiti della casa di riposo Guizzo Marseille di Volpago del Montello, nel trevigiano, 94 hanno contratto il Covid. Oltre una ventina gli operatori contagiati, tre i decessi fra i residenti. E domani i negativi verranno trasferiti, in buona parte a quanto pare, all’Israa di Treviso, che avrebbe espresso la propria disponibilità. Intanto, anche all’Umberto primo di Montebelluna è scoppiato un focolaio: 47 ospiti, per ora tutti asintomatici, sono risultati positivi al test rapido e si attende l’esito del molecolare. A preoccupare, alla Guizzo Marseille, la velocità di diffusione del virus. In un paio di giorni il numero di positivi, fra i 136 ospiti, è passato da 27 (dato di sabato) a 94 (numero fornito ieri) mentre rimane pressoché stabile quello degli operatori contagiati. Un’esplosione del genere in così pochi giorni ha dato adito a sospetti e accuse. Lo stesso direttore generale dell’usl 2 Francesco Benazzi afferma: «La questione, alla Guizzo Marseille, avrebbe dovuto essere gestita meglio da parte dei vertici dell’Istituto, individuando pri-

Il coronavirus si porta via la partigiana Menapace IL LUTTO

Anche a Padova il flashmob dei giovani medici Protesta ieri a Padova dei laureati in medicina per i ritardi nell’assegnazione delle borse di specializzazione. Il flashmob che si è svolto in tutta Italia ha coinvolto 24mila giovani medici che il 22 settembre hanno affrontato i test per accedere a uno dei 14mila posti di specializzazione disponibili in tutta Italia. Per una serie di ricorsi legali legati ai test selettivi non sono ancora state date le assegnazioni e i medici sono di fatto inutilizzati.

stesse persone che devono essere controllate e ricontrollate dopo essere risultate positive. La Regione intanto ha commissionato uno studio all’Università di Padova per valutare la diffusione del Covid-19 nella popolazione: sarà un campione rappresen-

2.747 6,93

I casi positivi al Covid La percentuale riscontrati ieri in Veneto di positivi sul numero Il dato più alto in Italia di tamponi effettuati

Focolaio in casa di riposo ben 94 malati su 136 ospiti Lanzarin convoca i sindacati ma i casi e gestendo meglio l’isolamento dei positivi». Il sindaco di Volpago Paolo Guizzo, però, difende la struttura: «Credo che il fatto che finora non si siano verificati casi rappresenti la dimostrazione che la gestione in questi mesi è stata accurata. Purtroppo il virus è subdolo e contagiosissimo. Inoltre tenere sotto controllo gli anziani, magari allettati, è relativamente semplice. Il problema del contagio sta però riguardando anche molti ospiti del Centro psichiatrico Salzani adiacente alla Guizzo Marseille e caratterizzato da un’unica gestione e in quel caso è meno agevole l’isolamento». Sul fatto che lo stesso ci sia stato, però, il sindaco non ha dubbi: «La struttura, data l’ultimazione di un’ala al piano terra, si presta benissimo alla suddivisione in più parti fra loro senza contatto. Quando le positività sono emerse, gli ospiti positivi sono

BOLZANO Mai chiamarla ex partigiana. «Sono rimasta partigiana tutta la vita, perché esserlo è una scelta di vita», amava dire Lidia Menapace, esponente di spicco del movimento pacifista e femminista, morta a Bolzano di Covid all’età di 96 anni. «Scompare con Lidia Brisca Menapace una figura particolarmente intensa di intellettuale e dirigente politica espressione del dibattito autentico che ha attraversato il Novecento», così il ricordo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Da alcuni giorni Menapace era ricoverata per Covid nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Bolzano. Il

TREVISO La casa di riposo Guizzo Marseille di Volpago del Montello dove si sono ammalati di coronavirus 94 anziani su 136, contagiati anche venti operatori socio assistenziali

PREOCCUPANO LE SITUAZIONI DELLE STRUTTURE DI VOLPAGO DEL MONTELLO E DI MONTEBELLUNA

stati trasferiti nell’ala appena ultimata al piano terra». A Montebelluna la situazione è in evoluzione. Dice il presidente della casa di riposo Umberto I Giovanni Gasparetto: «Per massima precauzione verso residenti e operatori, la struttura fin dalla giornata di domenica è stata

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tativo, ha detto Zaia, che terrà conto di tutto il territorio veneto.

I RICOVERI Se rigetta la narrazione di un Veneto con più positivi di tutte le altre regioni, Zaia ammette la pressione sugli ospedali: anche ieri 16 nuovi ricoveri in area non grave e 13 in terapia intensiva. «La pressione sugli ospedali c’è e in maniera visibile - ha detto Zaia -. Sono pieni, abbiamo raggiunto numeri importanti: abbiamo 572 terapie intensive occupate, tra Covid e non, che sono 50 in più rispetto a marzo, quando però avevamo il lockdown e quindi non avevamo i politraumatizzati e gli incidenti sul lavoro. Ma siamo ancora tra quelli bassi per le terapie intensive, abbiamo molte Regioni sopra la nostra. Siamo al 30,8% nelle intensive e al 43% negli altri reparti, contro soglie nazionali del 30% e del 40%. Non abbiamo numeri sballati». E ha ribadito che le terapie intensive possono arrivare a mille: «Per chi vuole vedere una a una dove sono dislocate, abbiamo un dossier perfino con le planimetrie dove i letti sono anche georeferenziati. Il fattore limitante, semmai, è il personale». Se il virus continua a circolare è ipotizzabile una nuova ordinanza con misure maggiormente restrittive? «Non lo escludo ha detto Zaia -. Siamo in un periodo difficile, che è quello del Natale, quindi quello delle compere e delle passeggiate per negozi. Dovremo evitare gli assembramenti e le occasioni di diffusione del virus. I cittadini devono collaborare, è vero che la maggioranza si comporta in maniera ineccepibile, ma c’è sempre qualcuno che pensa che il virus non esista».

LA TESTIMONIANZA Ieri intanto è rientrato al lavoro dopo 30 giorni di isolamento e convalescenza il consigliere regionale Giulio Centenaro, del gruppo Zaia Presidente, ricoverato per complicazioni respiratorie legate al Covid-19. «Ho potuto toccare con mano - ha raccontato - cosa significa avere questo virus così invasivo che ti toglie il respiro e non ti molla facilmente. Questa pandemia non è uno scherzo». E dopo 21 giorni a casa si è negativizzato l’assessore regionale al Bilancio Francesco Calzavara: «Passata anche questa», ha scritto su Facebook. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

suo ultimo intervento in piazza risale a un anno fa, quando il 13 dicembre, in una gelida serata, a Bolzano salì sul palco delle Sardine. «Quando le piazze si riempiono è sempre un buon segno», disse soddisfatta. Lidia Brisca era nata il 3 aprile 1924 a Novara. Da giovane era stata una staffetta: la partigiana “Bruna” in bicicletta portava messaggi e medicine ai ribelli piemontesi della Val d’Ossola. Appassionata di politica e femminismo, era arrivata a Bolzano nel 1952, per seguire il marito, il medico trentino Eugenio Menapace. Prima donna eletta in consiglio provinciale con la Dc, si era poi avvicinata al comunismo. Nel 2006 era stata eletta senatrice con Rifondazione.

messa in sicurezza: tutti i residenti sono stati isolati nei rispettivi nuclei, con le necessarie separazioni; sono stati creati i percorsi e il personale è stato organizzato con appositi turni, flussi di servizio, e tutte le altre misure previste dai protocolli dell’Umberto I, in collaborazione con

l’apposita task force dell’Usl 2». Intanto, però, in relazione alla situazione delle due case di riposo il sindaco di Montebelluna Elzo Severin commenta: «Credo che il dilagare del virus non dipenda solo dalla qualità della gestione delle positività, ma anche dalla virulenza del ceppo entrato nell’ambiente». Difficile spiegarlo, però, a chi fa i conti con i numeri. Cui corrispondono altrettante persone care.

L’INCONTRO Intanto l’assessore regionale alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, ha annunciato la costituzione di un tavolo con le organizzazioni sindacali per affrontare il problema della carenza di personale. Ed è intervenuta la Cgil, con il segretario Ivan Bernini: «La situazione oramai è del tutto fuori controllo: siamo in presenza di una vasta diffusione della pandemia tra ospiti e lavoratori, nonostante dalle direzioni ci venga confermato che i tamponi – quelli veloci, non quelli molecolari - venivano svolti regolarmente. In alcuni casi non vi sono nemmeno più le minime condizioni per assenza di personale nell’organizzare i turni di lavoro». Laura Bon © RIPRODUZIONE RISERVATA


IV

Primo Piano

Martedì 8 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

Coronavirus, il commercio

Il mercato sul Corso torna “libero” Niente varchi presidiati nè percorsi protetti oggi tra i banchi `Nelle scorse settimane gli ambulanti si erano “tassati” L’appello dell’assessore: «Contagi in aumento, serve prudenza» per la sorveglianza anti-assembramento agli accessi `

COMMERCIO ROVIGO Gli occhi delle forze dell’Ordine, questa mattina, saranno puntati sul mercato che si svolgerà, come ogni martedì, lungo corso del Popolo. Oggi, però, il giorno festivo aumenterà di sicuro il flusso di persone che, meteo permettendo, si recheranno in centro per fare acquisti tra le bancarelle, con un rischio elevato di assembramenti che preoccupa non poco l’Amministrazione comunale.

ORDINANZA DECADUTA «Con la decadenza dell’ordinanza di Zaia sulle vendite all’aperto – spiega l’assessore al Commercio di Palazzo Nodari Patrizio Bernardinello – il mercato del martedì torna a svolgersi nelle modalità di settembre, dunque senza varchi e contingentamento delle persone presenti lungo il percorso delle bancarelle». L’ultima ordinanza regionale, infatti, aveva riportato in vigore, per quanto riguarda i mercati, le regole di marzo, tant’è che diversi sindaci della provincia avevano deciso, nelle ultime settimane, di limitare le presenze degli ambulanti solo ai banchi alimentari proprio per le enormi difficoltà a controllare i flussi in entrata e in uscita dall’area commerciale settimanale. Il Comune di Rovi-

go era stato infatti costretto, in un primo momento, a fare lo stesso: la decisione di bandire il mercato del martedì ai commercianti di abbigliamento aveva però innescato la protesta degli ambulanti esclusi. Questi ultimi, in seguito anche a una manifestazione pacifica andata in scena davanti al Comune, erano stati ascoltati dall’assessore al Commercio Patrizio Bernardinello, che li aveva dunque rassicurati sulla possibilità di partecipare, una volta organizzata la macchina dei volontari “controllori” dei varchi, ai successivi appuntamenti del martedì. Grazie alla collaborazione di Cofipo, la cooperativa che si occupa di organizzare la fiera d’ottobre, gli ambulanti sono dunque riusciti a tornare in centro il martedì. Non gratis però.

VIGILANZA A PAGAMENTO Ogni bancarella ha infatti dovuto accollarsi la spesa di 5 euro per pagare i volontari pre-

ANNULLATA LA CERIMONIA DELL’INFIORATA IN PIAZZA VITTORIO PER EVITARE RADUNI DI PERSONE

«L’invito che rivolgo alla cittadinanza – è l’appello dell’assessore Bernardinello – è quello di rispettare le regole e indossare tassativamente la mascherina. I contagi sono infatti in aumento anche i città, la situazione non è affatto tranquilla, quello che stiamo imparando dai contagi individuati in questo ultimo periodo è che l’unica cosa che ci salva dal virus è la prudenza. Chi abbassa la guardia anche solo per un’occasione, ora si contagia».

SALTA L’INFIORATA

VIA LE TRANSENNE Oggi i varchi di accesso al mercato non saranno presidiati dai volontari

senti ai varchi e lungo tutto il percorso del mercato con il compito di vigilare sugli assembramenti. Una cifra simbolica, che aveva però permesso agli ambulanti di scendere sul Corso il martedì, grazie all’aiuto di alcuni volontari reclutati dietro compenso. A titolo, invece, completamente gratuito, l’aiuto fornito dagli ex agenti di polizia in pensione, anch’essi impegnati a vigilare i varchi per evi-

tare assembramenti tra le bancarelle del mercato. Non avevano, invece, subito variazioni gli appuntamenti del sabato in Commenda e del giovedì in piazza Vittorio Emanuele II.

BANCARELLE LIBERE Ora, però, con lo stop alle regole dettate dalla Regione, il mercato torna libero anche il martedì, proprio in un giorno di festa in cui è previsto il dop-

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pio dei visitatori rispetto al consueto, vista anche la chiusura dei centri commerciali e delle medie strutture di vendita. A salvare la situazione evitando pericolosi assembramenti in centro durante lo svolgimento del mercato potrebbero essere però la pioggia, prevista in Polesine anche per la giornata di oggi.

LE PRECAUZIONI

Proprio per evitare assembramenti, il sindaco Edoardo Gaffeo ha deciso di annullare la tradizionale cerimonia dell’infiorata prevista per il giorno dell’Immacolata. Una squadra dei Vigili del fuoco raggiungerà comunque, nel corso della giornata di oggi, il municipio per deporre una coroncina di fiori in omaggio alla Madonna. Per il momento, anche la possibilità data dall’ultimo Dpcm di tenere aperti i negozi fino alle 21 non sembra essere stata accolta con entusiasmo dai negozianti del centro. «Se bar e ristoranti sono chiusi - spiega un commerciante - già intorno alle 19 in centro non circola più nessuno. Chiudere alle 21, per certe zone della città, potrebbe diventare addirittura pericoloso». Roberta Merlin © RIPRODUZIONE RISERVATA


DAL 1887

il Quotidiano

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del NordEst

ANNO 134- N° 291

VENEZIA MESTRE

Martedì 8 Dicembre 2020

San Donà Rapinati in casa La Lega chiede l’esercito

Il personaggio Ghirotti il giornalista “assetato” di giustizia

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Mondiali Sorteggio felice per l’Italia: Svizzera, l’ostacolo principale

Favaro a pagina 16

Babbo a pagina XIX

www.gazzettino.it

L’Almanacco Barbanera 2021

Trani a pagina 19

Maltempo, nel Bellunese più piogge che nel 1966 `In Veneto danni

per 500 milioni. Ed è allerta fino a giovedì Si aggira sul mezzo miliardo di euro la conta dei danni in Veneto provocati dal maltempo dei giorni scorsi. La somma è stata quantificata dal presidente della Regione, Luca Zaia, che ieri è tornato a invitare i cittadini a evitare di andare a vedere i luoghi dove si sono verificati allagamenti e frane: «Abbiamo frane ciclopiche e strade chiuse, è solo una rottura di palle se venite lì.

Fatele altrove le storie di Instagram. Non abbiamo bisogno del turismo del macabro». Che si tratti di fenomeni eccezionali lo testimoniano i numeri: in alcune zone, a parità di durata di precipitazioni, è venuta giù più acqua che nell’alluvione del 2010 e più ancora della tempesta Vaia del 2018. E in alcune località come Seren del Grappa e Col Indes, nel Bellunese, in tre giorni le precipitazioni sono state persino superiori a quelle del 1966. Intanto oggi e domani sono previste altre precipitazioni: pioggia in basso e neve in montagna. Vanzan a pagina 2

CORTINA Sotto la neve

La montagna

Il record

La Val di Zoldo resta bloccata. 2mila senza luce

Barcis, 800 litri di pioggia per metro quadrato

Più di 100 persone evacuate, 2mila famiglie senza luce, Val di Zoldo bloccata, migliaia di metri cubi di materiale sulle strade. La neve ha messo in ginocchio la montagna bellunese

A Barcis, epicentro del maltempo nel Pordenonese, sono caduti quasi 800 litri d’acqua per ogni metro quadrato. Un’enormità. Che solo la diga di Ravedis ha evitato si trasformasse in un disastro.

Bonetti a pagina 3

Padovan a pagina 2

Veneto, il virus non si ferma Ieri record di casi e 103 morti. Zaia: «Perché facciamo più tamponi di tutti». Ma pensa a nuova ordinanza

`

La guida

Pene fino a 6 anni per chi viola regole e divieti Sul sito del governo sono state pubblicate le risposte ai molti dubbi del decreto Natale: dagli spostamenti, alla possibilità di andare in visita ai parenti in occasione delle festività di fine anno, fino alle sanzioni per chi viola regole e divieti. Che sono particolarmente gravi per le auto-dichiarazioni. In caso di controllo e di accertata falsità di quanto dichiarato scatta infatti il codice penale e qualora le autorità decidano di procedere, il reato contestato è “dichiarazioni mendaci a pubblico ufficiale”, punito con reclusione da 1 a 6 anni. Malfetano a pagina 8

Da primo della classe a fanalino di coda? Da giorni il Veneto è al primo posto in Italia per il numero di nuovi contagiati, tanto da superare perfino la Lombardia. Dati, però, che il presidente della Regione Luca Zaia invita a leggere con attenzione: «Non si devono guardare i numeri assoluti, perché i veri dati sono due: la percentuale di tamponi fatti da una Regione in rapporto ai suoi abitanti e la percentuale di positivi sui tamponi eseguiti». E proprio quest’ultimo dato è a detta di Zaia tranquillizzante: «Siamo al 6,93% di positivi sui “tamponati”, non è una incidenza alta». Il virus però continua a circolare ed è per questo che il governatore - che peraltro si dice pronto a vaccinarsi: «Farò il vaccino anti-Covid quando toccherà a me, non ho remore» - non esclude una nuova ordinanza con misure restrittive: «Ci preoccupano gli assembramenti». Vanzan a pagina 4

Il caso In tilt il sistema per incentivare l’uso delle carte di credito

La politica

Maggioranza nel caos Conte verso la verifica Non regge Giuseppe Conte, ed è costretto a piegarsi convocando per oggi un nuovo Consiglio dei ministri nel quale si discuterà del piani e di chi gestirà i miliardi del Next Generation Ue. Non regge più il governo, impantanato su ogni dossier - dal Mes al Recovery fund, passando per Alitalia e Autostrade - con una maggioranza incapace persino di trovare una sintesi sulla legge elettorale. Più che scricchiolii ieri a palazzo Chigi si sono avvertiti gravi segnali di cedimento e una paralisi impossibile ormai da nascondere, e che non possono non preoccupare Sergio Mattarella. Conti a pagina 7

Il commento

Non è tempo di manovre di Palazzo Alessandro Campi osa ha in testa esattamente Matteo Renzi? Vuole fare cadere il governo nato proprio grazie a un suo guizzo politico nell’estate del 2019? Oppure minaccia la crisi solo per avere più agibilità (e magari anche qualche incarico o poltrona) per il suo partitino ora che ci saranno tanti soldi da distribuire in grandi opere e grandi progetti? Esprime preoccupazioni per il Recovery Fund mentre in realtà ciò che lo preoccupa davvero è la futura legge elettorale? Continua a pagina 23

C La corsa (nel caos) alla App rimborsi OPERAZIONE CASHBACK Partenza a rilento per la App

Bisozzi a pagina 11

Maniero, altro processo adesso è per bancarotta Per l’ex boss della mafia, appena condannato a 4 anni per aver picchiato la ex moglie, all’orizzonte c’è un altro processo, stavolta per bancarotta fraudolenta, che vede implicato anche il figlio Alessandro. La vicenda riguarda Anyaquae, una società specializzata nella depurazione delle acque, fallita nel 2016. Per quel fallimento Maniero e figlio prima di portare i libri in Tribunale, avrebbero fratto sparire dei soldi, sottraendoli così ai creditori. Per bancarotta fraudolenta il codice prevede fino a 5 anni di galera. Dianese a pagina 12

Economia

Moncler “indossa” Stone Island per 1,15 miliardi La società guidata da Remo Ruffini con sede a Trebaseleghe ( Pd) ha acquisito il controllo di Sportwear company, a cui fa capo il marchio Stone Island per 1,15 miliardi. Franzese a pagina 14

REDAZIONE: via Torino 110 - 30172 Venezia Mestre - Tel. 041.665.111 ∆ *Il prezzo degli abbinamenti è aggiuntivo al prezzo de “Il Gazzettino” e fino ad esaurimento. La promozione è valida solo per l’area della provincia di edizione. Spedizione in abbonamento postale: DL 353/’03 (conv. in L. n. 46 del 27/02/04) art. 1 comma 1, VE ∆ “Calendario Barbanera 2021” + € 2,90 ∆ “Dolomiti. Passeggiate sulla neve” + € 7,90 ∆ “Agenda del Leone 2021” + € 8,80 ∆

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Il governo sui fondi europei: green economy e giù le tasse ai ceti medi

EX COMPAGNA MALTRATTATA CONFERMATI 4 ANNI A MANIERO

/ PAGINE 14 E 15

FERRO / PAGINA 23

primo bilancio del maltempo

Zaia: «Mezzo miliardo di danni» Sulle Dolomiti più di cento frane Misurina e Cibiana non sono più isolati. Arpav: «Pericolo valanghe, già numerosi i distacchi». Oggi nuovo peggioramento Quella di ieri è stata anche la giornata per iniziare una prima conta dei danni: il presidente Zaia ha parlato di almeno mezzo miliardo di euro, dato che vale per tutta la regione. Nel Bellunese è ancora difficile ipotizzare quanti soldi serviranno per sistemare tutte le frane, i dissesti, le strade che sono state distrutte dall’acqua. DA PAGINA 2 A PAGINA 13

in agordino

Resta al buio anche il centro valanghe di Arabba Recuperata la coppia di villeggianti bloccata in casa in Valle del Mis; è rimasto invece al buio il Centro valanghe di Arabba. / PAGINA 9

l’ordine della prefettura

Scatta l’allarme a Perarolo: evacuate quattro famiglie A Perarolo la Busa del Cristo torna fare paura. Evacuate quattro famiglie le cui abitazioni insistono sulla piazza situata a poca distanza dalla frana che da anni agita il sonno dei residenti. DE ROSA / PAGINA 3

gosaldo

I tre pompieri “miracolati” «Ce la siamo vista brutta»

puos d’alpago

Serviranno un paio di mesi per riaprire la casa di riposo

«Ce la siamo vista brutta». Raccontano la loro avventura i tre vigili del fuoco di Gosaldo che erano a bordo del Combi precipitato nel fiume. «Un’ora prima lì però non c’era pericolo».SANTOMASO / PAGINA 8

PRONTO INTERVENTO

INTA TUT LA PROVINCIA

Buio e freddo alla casa di riposo di Puos. Ma i 76 anziani sono tutti al sicuro. Ci vorranno almeno due mesi per riaprire la struttura. / PAGINA 11

longarone

la gara per il servizio

Arriva il Covid nella Rsa «Contagiati ospiti e dipendenti»

A Belluno e Italgas il primo round: bocciato il ricorso di 42 Comuni

Il Coronavirus entra per la prima volta anche nella casa di riposo di Longarone. A dirlo è il direttore Arrigo Boito, che questa situazione un po’ se l’aspettava. Ad oggi ci sono sette ospiti contagiati su 108 e due dipendenti su 60.DALL’ANESE / PAGINA 27

Il Tar del Veneto ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da 42 Comuni della provincia contro il Comune di Belluno e Italgas, che si è aggiudicata la gara per la distribuzione del gas nell’ambito territoriale di Belluno. FORZIN / PAGINA 25


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MARTEDÌ 8 DICEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

Maltempo sulle Dolomiti

Misurina e Cibiana non sono più isolate Numerose le strade chiuse in montagna Risolti quasi tutti i blackout. Ieri ha continuato a nevicare in quota: a Ra Valles, sopra Cortina, superati i tre metri Alessia Forzin / BELLUNO

Conta dei danni e persone evacuate. Ieri è stata una giornata di tregua dal maltempo, ma non si è fermata la macchina dei soccorsi. In mattinata a Gosaldo è stata recuperata con l’elicottero e il verricello una coppia di anziani villeggianti rimasta bloccata nella propria abitazione in località Botter, per la caduta di una serie di frane; in serata è stata decisa l’evacuazione di alcune abitazioni di Perarolo, perché la frana della Busa del Cristo si sta muovendo in modo preoccupante. Ma quella di ieri è stata anche la giornata per iniziare una prima conta dei danni: il presidente Zaia ha parlato di almeno mezzo miliardo di euro, dato che vale per tutta la regione. Nel Bellunese è ancora difficile ipotizzare quanti soldi serviranno per sistemare tutte le frane, i dissesti, le strade che sono state distrutte dall’acqua. Centinaia di milioni di euro, sicuramente. Preoccupa inoltre il nuovo peggioramento meteo atteso già per questa mattina, che potrebbe innescare nuove colate e movimenti lungo i versanti. Al momento si segnalano oltre un centinaio di frane sulle quali bisognerà intervenire non appena le condizioni meteorologiche lo consentiranno. Copiose le quantità di neve al suolo: sopra Pocol ci sono oltre due metri, a Misurina due metri e mezzo, a Ra Valles, sopra Cortina, il manto ha superato i tre metri. MISURINA NON È PIÙ ISOLATA

La buona notizia è che Misurina non è più isolata: nella giornata di ieri Veneto strade è riuscita a fare arrivare una seconda fresa sulla Sr 48 e a liberare il tratto che da Auronzo arriva in paese. Ieri mattina alcuni irriducibili turisti sono rimasti bloccati nella neve. Stavano cercando di raggiungere Misu-

A sinistra turisti bloccati sulla strada che da Auronzo porta a Misurina; a destra dissesto sulla strada che costeggia il lago di Santa Croce in località Poiatte

rina da Auronzo, ma in quel momento la strada non era ancora stata pulita. Sono stati fermati dai carabinieri forestali. Resta difficoltoso arrivare a Val di Zoldo, per le due frane che interrompono la Sp 251: l’unico accesso è attraverso il passo Staulanza, che rimane aperto ma è percorribile solo con pneumatici invernali e catene, per la neve che continua a cadere in quota. «Probabilmente per la grandezza dei massi caduti su questo tratto una delle opzioni potrebbe essere l’utilizzo di esplosivi», spiega il direttore generale di Veneto Strade, Silvano Vernizzi. «Il materiale franato è consistente e si lavora anche per mettere in sicurezza il versante, prima di aprire completamente la strada. Stiamo programmando delle aperture parziali». Fondamentale il la-

voro degli operatori di Veneto Strade per tenere aperto lo Staulanza. Risolto anche l’isolamento di Cibiana: è stata riaperta la strada che porta a Venas. Grave anche la situazione in Alpago, dove per tutta la giornata di ieri si è spalato il fango lasciato dagli allagamenti di domenica. Ci vorranno due mesi perché gli anziani della casa di riposo possano tornare nella struttura danneggiata domenica ed evacuata in poche ore. VIABILITÀ

Sono chiuse al transito la Sp2 della Valle del Mis, dove si è aperta una voragine che richiederà mesi di lavoro e ingenti risorse per essere riparata; la Sp 23 della Valle Imperina da Forcella Franche a Vallesin; la Sp4 della Val Cantuna da loca-

arpav

Una perturbazione record e oggi nuovo peggioramento Precipitazioni eccezionali: da venerdì a domenica 620 mm di pioggia a Seren, caduti sopra i 2 mila metri 140-180 centimetri di neve BELLUNO

Quasi come Vaia, sicuramente peggio del 1966 e del 2010. L’evento meteorologico iniziato venerdì e terminato domenica sera ha caratteri-

stiche definite «eccezionali» dall’Arpav: «I quantitativi di pioggia sono stati record per due stazioni», segnala il previsore Gianni Marigo. «A Seren del Grappa abbiamo avuto 621 millimetri e a Col indes 614. Sono valori eccezionali anche per la brevità dell’evento meteorologico, che si è sviluppato sulle 72 ore». Dati record anche per le nevicate, in particolare sopra i 2000 metri di quota: a Ra Valles

(2.615 mt), sopra Cortina, sono caduti 2,25 metri di neve fresca, il manto al suolo supera i tre metri (3,04). «Mediamente sulle Dolomiti sopra i 2000 mt sono caduti 140-180 cm di neve fresca», prosegue Marigo. A preoccupare adesso è il pericolo valanghe, salito fino al grado 5: il massimo. È successo solo un’altra volta da quando esiste Arpav. Era l’inverno 2013/2014. «Abbia-

lità Ponte di Arsiè a Pieve d’Alpago, la Sp5 di Lamosano da Schiucaz all’incrocio con la Sp4, la Sp26 Digoman da Digoman a Voltago; la Sp251; la Sp422 in località Ponte Maina. Chiusa al transito la galleria Madonna del Piave a Segu-

Inizia la conta dei danni serviranno milioni In Alpago una giornata a spalare fango

con la provincia di Udine, la Sp347 da Cornigian a Cibiana, la Sp33 di Sauris. Sono chiusi i passi Valles, San Pellegrino, Campolongo, Falzarego, Pordoi, Duran, Giau e Fedaia. Massima attenzione anche sulla zona dell’Alpago: sulla Sp28 ci sono diverse frane. «Per non isolare tutto l’alto Alpago», spiega Vernizzi, «stiamo lavorando senza soste,perché non ci sono altre vie di accesso e si rischia l’isolamento». BLACKOUT

sino, la Panoramica del Comelico dalla fine del centro abitato di Costa a Costalissoio, la Sr 48 delle Dolomiti da Arabba a Brenta e da Alverà al bivio dogana vecchia, la Sp 49 da Misurina a Carbonin, la Sp148 da Forcelletto a bivio Grappa, la Sp610 da Al Fogher al confine

Risolte quasi tutte le criticità sulla rete elettrica. Nella notte fra domenica e ieri sono rimaste senza energia numerose utenze della parte alta della provincia, in particolare alcune zone di San Vito, Comelico Superiore, S.Nicolò e dell’Agordino. Alcune frane e la ca-

mo già numerose segnalazioni di valanghe, anche di grandi dimensioni, in Alto Agordino e Cadore», prosegue il previsore dell’Arpav. Impossibile andare a verificare di persona l’entità dei fenomeni, e la scarsa visibilità di queste giornate non consente nemmeno di controllare da lontano. Ma l’allarme è elevato, e durerà qualche giorno. «Almeno fino a tutta la giornata di mercoledì», dice Marigo. Saranno due giornate di allerta massima, sopra i 2000 metri. Le previsioni, poi, non sono incoraggianti. Se la prima fase, quella più acuta, si è esaurita con domenica sera, già da oggi ci sarà un peggioramento del meteo. «Le precipitazioni diventeranno abbondanti, anche se non ci sa-

ranno i quantitativi di pioggia e neve caduti sabato e domenica», conclude Marigo. «Cadranno molti cm di neve fresca sulle Dolomiti, fino a circa 1000 metri, che andranno a sommarsi al manto al suolo, che è consistente e instabile». I fenomeni oggi inizieran-

Allarme per le valanghe il rischio è massimo «Abbiamo segnalazioni di molti distacchi» no in tarda mattina, per diventare più diffusi nel pomeriggio. Le precipitazioni saranno di moderata e localmente di forte intensità. Il li-

duta di alberi ad alto fusto appesantiti dalla neve hanno pesantemente danneggiato intere tratte di linee elettriche in media tensione. Da subito i tecnici di E-Distribuzione si sono attivati per rialimentare le forniture elettriche, ma gli interventi sono stati ostacolati e in alcuni casi completamente bloccati dalle strade bloccate. Nonostante le difficoltà di accesso, i lavori sono continuati per tutta la giornata. Alcuni impianti sono stati riparati, in altri casi sono stati installati gruppi elettrogeni di grande taglia, ripristinando così il servizio elettrico alla maggioranza della popolazione. Ieri sera alle 19 erano quasi duemila le utenze ancora senza corrente, due ore più tardi l’emergenza riguardava solo casi isolati in zone impervie. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

mite della neve sulle Prealpi sarà sui 600/800 m al mattino e risalirà sui 900/1100 m dal pomeriggio/sera, generalmente in prevalenza fino a fondovalle sulle Dolomiti. Sono previsti altri 50/60 mm, localmente 70/80 mm di pioggia, con altrettanti centimetri di neve sopra i 1200 m, un po’ di più in quota per neve soffice. E tornerà anche il vento, in quota teso e anche forte da sud est. Il maltempo proseguirà nella giornata di domani, con quota neve di 900-1100 m sulle Prealpi e generalmente fino a fondovalle sulle Dolomiti. Le precipitazioni si esauriranno nel pomeriggio di domani. Da giovedì il meteo tornerà stabile. — A.F.


V

Primo Piano

LO SCENARIO PADOVA Un mese al rientro in classe, due nodi complessi da sciogliere e oltre 38 mila studenti in attesa. Con l’ultimo decreto è scattato il conto alla rovescia in vista della riapertura delle scuole superiori prevista per giovedì 7 gennaio. Da quel giorno si tornerà alle lezioni in presenza per il 75% degli studenti di ogni scuola. I presidi padovani e il provveditore sono al lavoro per individuare la formula migliore, che dovrebbe dare priorità alle classi prime e alle classi quinte. Intanto, però, restano due problemi: la necessità di potenziare i trasporti e la difficile gestione dei casi di positività, con intere classi ripetutamente costrette a effettuare tamponi di massa.

I NUMERI Per elementari e medie non cambierà nulla, perché le lezioni sono già garantite interamente in presenza. Il dpcm, invece, chiama in causa gli alunni più grandi. In totale in provincia di Padova ci sono 38.337 studenti delle scuole superiori suddivisi in 33 istituti. Oggi sono tutti a casa e proseguiranno fino al 23 dicembre con la didattica a distanza. Passate le classiche feste natalizie, però, dal 7 gennaio il 75% di loro seguirà le lezioni in classe. Ogni giorno entreranno a scuola 28.752 studenti. L’organizzazione degli orari e la turnazione degli studenti spetterà ai presidi. Saranno loro a decidere se ci saranno intere classi a scuola e intere classi a casa oppure se ogni singola classe verrò divisa in due blocchi L’obiettivo finale, però, dovrà essere sempre lo stesso: il 75% degli studenti in aula, gli altri a casa. «Attendiamo dalla Regione e dall’Ufficio scolastico regionale le linee-guida non vincolanti spiega il provveditore Roberto Natale - Ci saranno delle indicazioni e dei suggerimenti ma poi ogni scuola avrà la propria autonomia decisionale. Le linee-guida principali dovrebbero invita-

ROBERTO NATALE: «LA REGIONE DARÁ DELLE LINEE-GUIDA, POI L’ORGANIZZAZIONE DEGLI ORARI E DEI TURNI SPETTERÁ AI PRESIDI»

L’INTERVISTA PADOVA Non è stato facile. Affrontare la didattica a distanza è stata una vera sfida per presidi, docenti e studenti e ogni scuola ha cercato di fare del proprio meglio. «Un terzo dei nostri docenti viene a fare lezione a scuola, ci siamo dotati di una rete veloce, ma abbiamo comunque lasciato la possibilità di lavorare da casa – spiega Maurizio Sartori, preside del liceo scientifico Nievo – Non è stato semplice per nessuno ma l’attività sta proseguendo per tutte e 44 le nostre classi. Siamo trepidanti di veder tornare i nostri studenti». Manca un mese al tanto agognato ritorno in classe. A che punto siamo? «Attendiamo un tavolo di coordinamento. Il decreto Conte mette i prefetti a capo delle operazioni e aspettiamo che parta». Qual è la prima necessità? «I trasporti, sicuramente. O si potenziano o si scaglionano gli ingressi, noi lo avevamo già fatto a ottobre e si poteva anche entrare prima dell’orario consueto, proprio per evitare assembramenti. Certo, si poteva fare anche a luglio questo tipo di ragionamento ma siamo disponibili a coordinarci con le autorità pur-

Martedì 8 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

Trasporti e contagi, i nodi degli studenti Tra un mese 38 mila alunni potranno `Il provveditore: «Restano le difficoltà tornare: domani il vertice per i nuovi bus di tracciare i contatti dei giovani positivi» `

re a favorire la didattica in presenza per gli alunni di prima e di quinta».

IL TAVOLO Il primo nodo da sciogliere in vista del 7 gennaio è quello dei trasporti. Busitalia ha presentato la scorsa settimana un piano per evitare assembramenti a bordo. In caso di didattica totalmente in presenza servirebbero più di 200 autobus oltre a quelli già presenti nel parco mezzi dell’azienda, che conta 531 veicoli tra extraurbano e urbano. Con

il 75% di studenti a scuola potrebbero bastare altri 150 mezzi. Si sta valutando un piano per il noleggio da ditte private. Si sono già tenute due videoconferenze a cui hanno partecipato i vertici e i tecnici di Regione, Busitalia, Provincia, Comune di Padova e Ufficio scolastico. Domani i prefetti incontreranno in videconferenza il governatore Zaia: bisognerà capire che supporto economico arriverà dalla Regione. Il piano sarà definito tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima.

PROVVEDITORE Roberto Natale

DG ULSS Domenico Scibetta

Scuole superiori in provincia di Padova

Sempre a proposito di trasporti, ieri da Roma è arrivata la notizia che la ministra Paola De Micheli ha proposto stanziamenti per un totale di 91 milioni destinati a varie città venete tra cui Padova nell’ambito del Piano Nazionale Strategico della Mobilità Sostenibile 2019-2033.

I CASI DI COVID L’altro nodo riguarda i contagi. Sono oltre 750 le scuole della provincia di Padova dove si è verificato almeno un caso dal 14 settembre ad oggi. Sono stati interessati quasi tutti gli istituti, com’è normale che sia in una situazione di pandemia. In poco più di due mesi l’Ulss ha monitorato circa 15 mila alunni tra quelli risultati positivi e quelli in isolamento. Si aggira sui tremila, invece, il numero di casi riferito agli insegnanti e al resto del personale. Con eccezione di pochi casi (il più eclatante all’Einstein di Piove di Sacco) non si sono registrati focolai all’interno degli istituti ma sempre casi di contagio a macchia di leopardo. Situazioni che hanno comunque costretto l’attività scolastica a procedere a singhiozzo: basta un alunno positivo per interrompere le lezioni e portare l’intera classe a fare il test rapido. «Ora la criticità maggiore riguarda il tracciamento dei contatti - osserva il provveditore Natale - Per un’azienda sanitaria credo che in questo momento sia molto difficile tracciare tutti i contatti stretti dei positivi come avveniva in estate. È un problema che riguarda tutta Italia». A ottobre il dg l’Ulss Domenico Scibetta aveva messo in campo squadre speciali di operatori sanitari pronti a fare i test direttamente nelle scuole, ma ora nella stragrande maggioranza dei casi sono gli alunni a dover andare al presidio sanitario per effettuare il tamponi. Il Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss ricorda che «la valutazione su dove effettuare i test viene fatta caso per caso in base alla quantità di popolazione studentesca che deve essere sottoposta a tampone». G.Pip. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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SERVONO 150 MEZZI PRIVATI PER EVITARE BUS AFFOLLATI, INTANTO IL MINISTERO STANZIA FONDI PER LA MOBILITÁ ECOLOGICA

Alunni delle superiori

Istituti di ogni grado interessati da almeno un caso di contagio

38.337

oltre 750

Alunni che dal 7 gennaio saranno in classe

Alunni monitorati dall'Ulss (positivi o in isolamento)

Insegnanti e altro personale monitorati dall'Ulss

28.752

15.000

3.000 L’Ego-Hub

Il preside Maurizio Sartori

«Ragazzi e insegnanti in sofferenza, abbiamo pure lo psicologo a distanza» ché si cominci individuando le risorse disponibili, altrimenti di cosa discutiamo? È necessario prendere una posizione chiara». Gli adolescenti sono da sempre additati come irresponsabili. Come la vede? «Credo che con il passare del tempo siano diventati molto re-

IL DIRIGENTE DEL NIEVO: «SIAMO TREPIDANTI, NON VEDIAMO L’ORA CHE RIENTRINO TUTTI PER RICOSTRUIRE I RAPPORTI PERSONALI»

sponsabili, invece. Sono adolescenti, è normale che si faccia una certa fatica con alcuni di loro su concetti come l’uso obbligatorio della mascherina ma penso abbiano capito meglio di tanti adulti». Darete priorità alla didattica in presenza alle classi prime e quinte? «All’inizio dell’anno scolastico lo abbiamo fatto, escludendo dalla turnazione le prime visto che sono al loro primo ingresso, e le quinte in vista degli esami di stato. La turnazione si era resa necessaria a causa della mancanza di spazi. Ne abbiamo anche discusso qualche giorno fa. Però bisogna considerare che tutti

IL DIRIGENTE SCOLASTICO Maurizio Sartori guida l’istituto Nievo

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hanno sofferto di questa situazione, anche le classi di mezzo. Penso che la turnazione sarà alla pari a meno che un prossimo decreto del governo non imponga diversamente. Quello della Regione mi sembra un suggerimento, un indirizzo più che una direttiva e nel decreto Conte si parla genericamente di didattica in presenza al 75 per cento». Settimanalmente alcuni studenti seguono le lezioni di fronte alle loro scuole, seduti sui marciapiedi. Che effetto le fa quell’immagine? «Mi fa pensare che ci sia la necessità di uscire da questa situazione. Non è sostenibile nel lungo periodo, non è formativa. An-

che i docenti ne hanno sofferto molto: per loro e per i ragazzi passare tutte quelle ore di fronte allo schermo del computer non è esattamente quel che si definisce salutare». Si dice che il mondo della scuola deve tornare ai primi posti dell’agenda politica. Quale deve essere il primo passo? «Dal punto di vista educativo penso serva attenzione e sostegno psicologico agli studenti che sono rimasti così tanto lontani dalla loro scuola. Si parla molto di “suppellettili” come la rete internet, i computer, i tablet e l’amministrazione ha fatto un grande sforzo su questo, abbiamo ricevuto dei fondi ma il problema nel lungo periodo sarà affrontare la difficoltà psicologica, aiutare i ragazzi a superare questo momento terribile che avrà delle ripercussioni. Su questo noi ci stiamo già muovendo». In che modo? «Uno psicologo sta avendo dei colloqui a distanza con i ragazzi, al telefono e online, per sostenerli in questa situazione difficile. Al di là degli aspetti organizzativi, dobbiamo aiutare gli studenti a ricostruire quel rapporto personale che è andato perduto per riuscire a tornare a una parvenza di normalità». Si.Mo. © RIPRODUZIONE RISERVATA


MARTEDÌ 8 DICEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

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Il maltempo nella regione

Zaia: i danni si avviano al mezzo miliardo «Le nostre opere idrauliche hanno evitato il disastro. Un’ordinanza contro i turisti del macabro che intralciano i soccorsi» Filippo Tosatto / VENEZIA

Piovono pietre. «La stima dei danni è in corso ma dai riscontri già pervenuti alla protezione civile ci stiamo avviando al mezzo miliardo di euro, perciò abbiamo dichiarato lo stato di crisi», è l’esordio al briefing di Marghera di Luca Zaia, lesto ad aggiungere che «il maltempo ha fatto cadere sul Veneto 624 millimetri d’acqua, contro i 586 del 2010, l’anno dell’alluvione che coinvolse 130 comuni e 500 mila persone, ma stavolta le opere idrauliche che abbia-

mo realizzato hanno funzionato, viceversa Vicenza sarebbe stata allagata». In tema di risarcimenti, l’iter sarà quello sperimentata in tante - troppe - circostanze: a censire i danni (documentati) di famiglie e imprese saranno i sindaci, le devastazioni del territorio rientrano nella competenza dell’amministrazione regionale; qualora il Governo traducesse lo stato di crisi in dichiarazione di calamità, con conseguente stanziamento di fondi destinati ai ristori, sarà lo stesso governatore ad assumere il ruolo

di commissario straordinario all’emergenza. Nel frattempo Zaia rivendica il percorso compiuto nella tutela idraulica dopo decenni di incuria: «I bacini di laminazione ultimati o in cantiere a Caldogno, Montebello, via Diaz a Vicenza, Muson dei Sassi, Prai dei Gai sul Livenza trevigiano, Colombaretta nel Veronese... Opere che reggono l’urto, salvano vita alle persone, prevengono il dissesto e fanno economia. Abbiamo investito con tenacia su questo fronte e continueremo a farlo perché la natura tenta H24 di ri-

Zaia in versione protezione civile

prendersi il territorio e l’uomo non è invincibile»; «Al riguardo i finanziamenti del Recovery Fund dovranno privilegiare la difesa del suolo, sarà l’ultima grande opportunità a disposizione del Paese». Poi, la frecciata. «Il turismo del macabro non ci serve e non sarà tollerato, c’è gente che è salita per documentare su Instagram i disastri del maltempo mentre i soccorritori lavoravano senza tregua. Non escludo di fare un’ordinanza che vieti a chiunque di avvicinarsi ai luoghi della calamità ma

Il braccio di ferro tra Regione e ministero dell’Ambiente sulle risorse assegnate dopo l’alluvione del 2010

Veneto sotto accusa: spende poco Bottacin: «No, in due anni un miliardo» LA POLEMICA Albino Salmaso

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due metri di neve sulle Dolomiti e sull’altopiano di Asiago sciolti in poche ore dalla pioggia hanno scaricato in pianura un “oceano” d’acqua e fango superiore a quello dell’alluvione del 1966. Se Venezia si è salvata con le paratoie del Mose e Vicenza ha evitato l’alluvione bis grazie all’invaso di Caldogno, perché il Veneto finisce in ginocchio dopo ogni tempesta di Giove Pluvio e batte cassa a Roma? La risposta è una sola: si spende troppo poco per bloccare il dissesto del territorio. Male antico, simile a quello della ricostruzione post-terremoto, con il disastro dell’Irpinia a documentare 40 anni di inefficienza. I soldi stanziati restano fermi nei bilanci e si trascinano di governo in governo: centrodestra e centrosinistra pari sono. L’ALLARME DI MORASSUT

A lanciare l’allarme è il ministero dell’Ambiente con il sottosegretario Morassut che vuole velocizzare la procedura dopo aver constatato che dal 2010 le Regioni hanno speso solo 1.531 dei 5.890 milioni messi a disposizione, pari al 26 per cento. Troppo poco. Il dossier sul tavolo del ministro Costa è un atto d’accusa anche per il Veneto, che non brilla in efficienza: in testa c’è la Lombardia che ha erogato il 42% delle risorse e nel gruppo di coda troviamo la Campania, il Friuli e il Veneto con il 17,2% pari a 34 milioni erogati sui 93 stanziati e i 201 previsti. Nella seconda classifica legata all’effettiva capacità di spendere le risorse realmente disponibili, vince il presidente della Liguria Gio-

vanni Tori con l’88,7% che ha dovuto affrontare la drammatica emergenza di Genova. Segue la Sicilia con l'84,8%. Va male anche qui il Veneto di Luca Zaia (37,1%), in fondo al report insieme alle Marche. LA REGIONE: CIFRE NON VERE

Il dossier è una spina nel fianco di Zaia e di Bottacin, che ieri ha messo ordine alle cifre elaborate dall’Ispra. «Le cifre riportate dal Sole 24 Ore sono una foto parziale e non veritiera. Negli ultimi 2 anni la regione ha speso 1.075 milioni di euro per 1.035 cantieri nel 2019 e 480 cantieri nel 2020 in materia di difesa del suolo. L’articolo fa riferimento a un vecchio accordo di programma con il governo da 200 milioni di cui una buona metà per il canale Lusore che attraversa la zona industriale di Marghera: soldi vincolati alla bonifica dei siti di stretta competenza statale. Inoltre ci sono i fondi del bacino di laminazione di Pra’ dei Gai non ancora spesi perché l’episodio della busta aperta, con la conseguente denuncia alla procura della Repubblica, ha allungato i tempi. Abbiamo dovuto rifare la gara, scorporandola perché nel frattempo era cambiato il codice appalti», spiega l’assessore all’Ambiente. I PROGETTI AVVIATI

Per fugare i dubbi non resta che consultare il sito della Regione, con l’elenco delle opere avviate dopo l’alluvione del 2010 che ha visto il debutto di Zaia come governatore delle catastrofi del Veneto: la tromba d’aria di Mira, la tempesta Vaia, l’Acqua Granda di Venezia e ora il flagello del ponte dell’Immacolata ai tempi del Covid. Per uscire dall’emergenza il piano De Marchi post

prima dobbiamo completare i sopralluoghi. Domenica abbiamo chiesto l’intervento delle forze dell’ordine che hanno rispedivano a valle tutti quelli che arrivavano in montagna: per favore non intralciate, restatevene a casa, non c’è da scherzare, abbiamo frane che sono ciclopiche, macigni grandi come stanze, si useranno cariche di dinamite per farli saltare. Che gusto c’è ad assistere ai disastri complicando l’attività di soccorso? Chiedo a tutti una condotta civile e rispettosa». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

bacini di Caldogno e per quello di Montecchia di Crosara, il primo a tagliare il traguardo per imbrigliare il torrente Alpone che devastò l’autostrada A4 a Montebello. Priorità assoluta. Tutto il resto marcia con ritardi, anche se il 2021 dovrebbe vedere la svolta per i bacini di Trissino, Tezze ed Arzignano, per la cassa di espansione sul Muson a Fonte di Riese Pio X e anche per il Pra’ dei Gai sul Livenza e Meduna. I due maxi-interventi riguardano l’allargamento dell’invaso a Montebello sul torrente Chiampo con 51 milioni mentre altri 110 milioni se ne andranno per mettere in sicurezza il Piave alle Grave di Ciano e il Lusore che da Borgoricco arriva alla laguna di Marghera. Bottacin se l’è presa con i comitati e il ministro Costa per giustificare i ritardi, ma la sostanza non cambia. Quando piove ci vuole la barca. Ma come si arriva al miliardo speso dal V eneto? Basta scorrere l’elenco della galassia degli interventi nella sezione ambiente e territorio e tirare le somme. PIÙ SOLDI E FARE IN FRETTA

Il bacino di laminazione di Caldogno che ha salvato Vicenza-città dall’alluvione: si tratta di un invaso di 105 ettari. Nella foto in basso l’assessore Gianpaolo Bottacin, delegato alla Protezione civile del Veneto

1966, poi rielaborato dal professor D’Alpaos, propone una rete diffusa di bacini di laminazione e la trasformazione dell’idrovia Padova-Venezia in un canale scolmatore per raccogliere l’acqua in eccesso e salvare la laguna. Un intervento da 500 milioni ignorato dal ministero dell’Ambiente e rilanciato come priorità con il Recovery Fund Ue. IL BACINO DI CALDOGNO

Sono 23 i progetti avviati dalla Regione dal 2010. L’ investimento si aggira sui 500 milioni, 54 dei quali già spesi per i

Completati il bacino di Caldogno e quello di Montecchia di Crosara nel Veronese De Menech: Roma aumenti le risorse Possamai: troppi interventi fermi

Se a Roma il ministro D’Incà ha garantito il massimo impegno per il rimborso dei danni, i deputati Pd De Menech e Rotta hanno proposto al governo di aumentare le risorse per il dissesto idrogeologico. Da palazzo Ferro Fini, il capogruppo dem Giacomo Possamai osserva invece che «quanto stiamo vivendo in queste ore ci riporta con la mente al 2010. Per la prima volta è stato messo in funzione il bacino di Caldogno che ha protetto Vicenza città dall’onda di piena. Ma il bacino del Tesina è in ginocchio, Torri di Quartesolo è sott’acqua e anche zone di Vicenza a nord e a est. La bussola per uscire dall’emergenza è il cosiddetto piano “D’Alpaos” che indicava oltre 600 opere indifferibili per un importo di 3,2 miliardi. Dopo 10 anni siamo a meno di un terzo: troppi interventi sono fermi. Questo è il tempo di lavorare insieme in Regione tra maggioranza e opposizione per completare le opere necessarie a proteggere il territorio e con il bilancio 2021 deve arrivare un segnale concreto». — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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L’EMERGENZA A NORDEST

Primo Piano

Martedì 8 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

IL CONFRONTO

IL FRONTE

IL WEEK END DI PIOGGIA E PAURA

LE ZONE COLPITE DALL’ALPAGO ALL’AGORDINO

LE PRECIPITAZIONI

Le zone più colpite da quest’ultima ondata del maltempo sono state, nell’ordine, l’Alpago-Cansiglio, il Feltrino, il basso Agordino (Gosaldo e Col di Prà) e la zona di Longarone.

Si possono fare confronti con Vaia del 2018 o con l’alluvione del 2010? Sì, ma bisogna specificare l’arco temporale, cioè per quanto tempo è piovuto. Nel 1966, 2010, 2018 e 2020 ci sono stati eventi anche di sole 12 ore.

L’ondata di maltempo IL BILANCIO VENEZIA Si aggira sul mezzo miliardo di euro la conta dei danni in Veneto provocati dal maltempo dei giorni scorsi. La somma è stata quantificata dal presidente della Regione, Luca Zaia, che ieri è tornato a invitare i cittadini a evitare di andare a vedere i luoghi dove si sono verificati allagamenti e frane: «Abbiamo frane ciclopiche e strade chiuse, è solo una rottura di palle se venite lì. Fatele altrove le storie di Instagram. Non abbiamo bisogno del turismo del macabro». Che si tratti di fenomeni eccezionali lo testimoniano i numeri: in alcune zone, a parità di durata di precipitazioni, è venuta giù più acqua che nell’alluvione del 2010 e più ancora della tempesta Vaia del 2018. «Non è una tragedia da poco», ha detto il governatore che non esclude di firmare una ordinanza proprio per limitare le visite inappropriate di chi vuole andare a vedere i disastri. E intanto l’allerta meteo continua: è prevista infatti una nuova ondata di maltempo con piogge forti, temporali, fulmini e forti raffiche di vento, oltre che nevicate anche al sotto gli 800 metri, tanto che il Dipartimento nazionale della Protezione civile ha valutato per oggi una allerta rossa anche su gran parte del Veneto.

LE OPERE Il presidente della Regione Luca Zaia e l’assessore Gianpaolo Bottacin, ieri entrambi alla conferenza stampa a Marghera vestiti con la divisa della Protezione civile, hanno ribadito l’importanza delle opere realizzate finora: «Dieci anni fa - ha detto il governatore caddero 586 millimetri di pioggia, che mandarono sott’acqua 235 Comuni con 10.040 famiglie e imprese allagate. Sabato sono caduti circa 624 millimetri di pioggia. Eppure, Vicenza non è andata sott’acqua grazie alle opere che abbiamo fatto». Dunque, ha ribadito Zaia, ope-

FRIULI VENEZIA GIULIA PORDENONE Il Mose sta alla salvezza di Venezia come la diga di Ravedis sta a quella della provincia di Pordenone. Nello stesso fine settimana in cui le ormai famose paratoie gialle hanno protetto la città lagunare, nel Friuli Occidentale scendevano le piogge più intense degli ultimi 30 anni. A Barcis, epicentro del fenomeno burrascoso, sono caduti l’equivalente di quasi 800 litri d’acqua per ogni singolo metro quadrato. Un’enormità. Solo che, rispetto al 2002, quando Pordenone venne sommersa, con danni ingentissimi, sono state realizzate svariate opere di protezione ed è stata ultimata la diga di Ravedis. Come il Mose ha avuta una gestazione lunghissima e non è rimasta in-

Veneto, danni per mezzo miliardo E dopo la tregua altra allerta rossa «È caduta ancora più pioggia dell’alluvione del 2010 `Si studia un’ordinanza contro il “turismo macabro” Le opere che la Regione ha realizzato sono servite» Oggi ancora temporali, fulmini, forti raffiche di vento `

re come il bacino di laminazione di Caldogno, entrato in funzione per la prima volta, sono servite.

I CONFRONTI I confronti, ha tenuto a specificare Bottacin, si fanno tenendo presente la durata dell’evento calamitoso, cioè da quanto inizia fino a quando fi-

nisce. Alcuni esempi. Piogge durate 12 ore hanno mandato sott’acqua il Cansiglio il 4 novembre 1966 con il record di 360 millimetri di acqua, seguito da Seren del Grappa (322 mm.) e Santa Croce del Lago (299) sempre nel 1966; ma al quarto posto di questa catastrofica classifica si trova S. Andrea Gosaldo che il 5 dicem-

bre ha avuto 270 millimetri di pioggia. Nel 2018, con la tempesta Vaia, S. Andrea Gosaldo ha registrato 236 millimetri (ma è un dato sottostimato perché mancano 4 ore). Per eventi durati 24 ore, Soffranco ha sofferto più adesso (344 mm.) che due anni fa con Vaia (329 mm.). Se come confronto si prendono i due giorni di piog-

L’ASSESSORE BOTTACIN CONTRO IL MINISTRO DELL’AMBIENTE COSTA: «HA ALLUNGATO I TEMPI DI REALIZZAZIONE DEL BACINO DEL PIAVE»

Barcis, 800 litri d’acqua al metro quadrato Ma la diga di Ravedis ha evitato il peggio denne da bufere giudiziarie. I primi progetti risalgono addirittura agli anni ‘50, visto che il bacino imbrifero del Cellina e del Meduna fa parte di una delle zone più piovose d’Italia, se non la più piovosa in assoluto. Il disastro del Vajont del 1963 - venti chilometri in linea d’aria più a nord - stoppò tutto fino agli anni ’90, quando l’iter riprese, per subire un altro brusco stop all’epoca di Tangentopoli. Solo all’inizio del 2000 i lavori sono ripartiti, per giungere ai collaudi una decina di anni fa.

DOPO VAIA La prima volta che si capì l’importanza di questo bacino e

del sistema di dighe - sono ben cinque, tra Valcellina e Val Tramontina - fu due anni fa, quando Vaia arrivò a fare scaricare verso la pianura 1.400 metri cubi d’acqua al secondo: gli sbarramenti mitigarono gli effetti a valle, nella bassa pianura Porde-

I LAVORI DECISI DOPO LA TEMPESTA DEL 2018 SONO STATI DECISIVI PER LA SALVEZZA DELLA CARNIA

PORDENONE Strade allagate e impraticabili in alcune zone

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gia consecutivi, non c’è storia: i 554 millimetri di acqua caduti a Col Indes (Tambre) tra venerdì e sabato sono secondi solo alla Grande alluvione del 1966 con i suoi 596 millimetri nel Cansiglio. E se il riferimento è 3 giorni, Seren del Grappa (621 mm.) e Col Indes (614) battono tranquillamente il 1966. «Ha piovuto di più perfino

nonese, che restò quasi indenne. La replica nello scorso fine settimana. In zona diga sono caduti 786 millimetri in 59 ore (a cui si deve aggiungere lo scioglimento della neve già presente in quota). In 59 ore - osservano gli esperti di questi fenomeni estremi - è piovuto più che in un anno su tutta la fascia costiera del centro Italia. Sempre gli esperti rammentano che, rispetto all’alluvione di 18 anni fa, le previsioni meteo si sono notevolmente affinate: l’allerta rossa è stata annunciata con 48 ore di anticipo, dando modo alle 5 dighe di svuotarsi per scaricare a valle quanta più acqua possibile, facendo posto a quella in arrivo. I lavori post Vaia sono risultati decisivi anche per la salvezza della Carnia. Lorenzo Padovan © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano A GOSALDO TANTA PIOGGIA COME NEL 1966

Martedì 8 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

IN DUE GIORNI

NEL CANSIGLIO PIÙ ACQUA CHE CON VAIA

MISURINA Una cabriolet sulla strada ghiacciata accanto ad uno spazzaneve in azione

L’EMERGENZA

L’ATTESA Quanto alle opere nel cassetto, Bottacin si è tolto un macigno dalle scarpe accusando il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, di aver allungato i tempi per il bacino di laminazione che salverebbe da eventuali esondazioni del fiume Piave: «Ha voluto attivare il “contratto di fiume” per consentire il maggiore coinvolgimento possibile dei comitati. Ho detto va bene. Ma a due condizioni: che non spariscano i 108 milioni per la progettazione dell’opera (che ne costerà altri 30) e che nessuna responsabilità venga addebitata alla Regione se il fiume nel frattempo esonda». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

SEREN E TAMBRE PER 72 ORE SENZA TREGUA Eventi durati 3 giorni: con circa 615-620 mm Seren del Grappa e Malga Col Indes (Tambre) si collocano al 3° e 4° posto, subito sotto i dati relativi alla tempesta Vaia (665-630 mm).

Per i valori registrati in 2 giorni consecutivi (5-6 dicembre 2020), l’Alpago è al 2° posto dopo l’alluvione del 1966 con 554 mm. Seren del Grappa e Cansiglio con poco più di 500 mm hanno superato Vaia (490-500mm.)

Nell’arco delle 12 ore l’evento a Gosaldo si colloca subito sotto l’alluvione del 1966 con 270 mm (4° posto assoluto). A Col di Prà 250 mm. Valori che superano le quantità della tempesta Vaia.

dell’alluvione del 1966: e allora ci furono oltre 100 morti, ma grazie alle opere realizzate in questi anni - ha precisato Bottacion - non abbiamo avuto le conseguenze del passato».

I RECORD

BELLUNO Più di cento persone evacuate dalle loro residenze, duemila famiglie senza luce, paesi isolati, migliaia di metri cubi di materiale sceso sulle strade. Il giorno dopo la grande neve nel Bellunese è stato difficile quasi come le ore dell’emergenza. A creare problemi ieri in particolare la neve: i due metri e mezzo di coltre bianca caduti hanno lasciato Misurina isolata per ore, come anche varie frazioni del Comune di Comelico Superiore e il comune di Danta. È stato quasi impossibile, per tutta la giornata di ieri, raggiungere Cibiana di Cadore, con la strada di accesso, la sp 347, chiusa fino a sera a causa dei lavori di ripristino dopo gli smottamenti, e il passo Cibiana off limits. Ma la situazione più grave in Val di Zoldo dove la frana di 2mila metri cubi caduta a Forno, sulla strada 251, per essere rimossa richiederà almeno 20 giorni: i massi dovranno essere fatti brillare. L’unica via di accesso alla Valle è il passo Staulanza, lasciato aperto da Veneto strade, nonostante tutti i valici dolomitici siano chiusi per il pericolo valanghe. Chiuse anche le linee ferroviarie verso il Bellunese: per i pendolari della Ponte nelle Alpi-Vittorio e della Longarone Calalzo autobus sostitutivi fino al 14 dicembre. Ripristinata ieri mattina invece la tratta Montebelluna-Belluno. L’unica certezza in queste giornate era l’autostrada A 27, rimasta sempre aperta, al contrario dell’autostrada del Brennero riaperta ieri mattina dopo 36 ore.

Belluno in angoscia Val di Zoldo isolata Black out per la neve In duemila rimasti senza luce in tutta la provincia. Sospesi i treni. Almeno 20 giorni per liberare dalla frana la strada 251 `

Jesolo Appello del sindaco: «Non lasciateci soli»

ospiti della casa di risposo di Puos, in comune di Alpago, completamente allagata domenica dall’acqua. A queste persone si aggiungono alcune famiglie: una a Palughetto nell’Alpago, altre a Gosaldo, e 15 persone a Perarolo dove incombe da tempo la frana della Busa del Cristo. A Gosaldo in particolare le operazioni di soccorso sono state difficili e hanno visto impegnati, carabinieri, vigili del fuoco e soccorso alpino che hanno raggiunto solo ieri l’ultima coppia, due veneziani, in località Botter.

MISURINA Grande preoccupazione per tutta la giornata a Misurina, completamente isolata e al buio. Solo in serata, grazie a un “power unit” gruppo elettrogeno, la luce è tornata. Per tutta la giornata la situazione è stata al centro dell’attenzione della prefettura, con cui era in contatto la sindaca di Auronzo, Tatiana Pais Becher. Ed Enel ha spiegato che in giornata quasi tutte le 2mila utenze rimaste senza luce in provincia sono state nuovamente erogate salvo casi puntuali o di difficile accesso a causa di strade sbarrate oppure impraticabili.

IL LAVORO

FUORI CASA Resteranno in altre strutture, per almeno un mese, i 76 anziani

La mareggiata spazza via interi tratti di arenile

ANCORA SFOLLATI I 70 ANZIANI DELLA CASA DI RIPOSO DI PUOS D’ALPAGO PERSONE ISOLATE NELL’AGORDINO

Tratti di arenile cancellati dalla furia delle onde. Le passeggiate del lungomare sollevate e tonnellate di rifiuti spiaggiati. Sono gli effetti provocati dalla mareggiate che hanno sferzato il litorale veneziano. L’erosione si è registrata su tutta la costa. Critica la situazione sulla spiaggia della pineta di Jesolo, dove la burrasca ha fatto sparire almeno 50 mila metri cubi di sabbia secondo le prime stime del Comune. Riportati in superficie anche i basamenti dei chioschi, per questo nei prossimi giorni verrà effettuato un intervento per la messa in sicurezza. A preoccupare sono anche le tonnellate di rifiuti trascinati sulla battigia, soprattutto tronchi e rami “raccolti” dai fiumi lungo il loro percorso e poi riversati in mare. La spiaggia di Cortellazzo ieri è stata completamente ricoperta da detriti e ramaglia. «Non abbiamo mai visto la nostra spiaggia così – ha commentato il sindaco Valerio Zoggia – il problema è che i costi di rimozione di questi rifiuti ricadono solo nei comuni costieri. Non possiamo essere lasciati soli». (G.B.)

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Anche ieri al lavoro decine di vigili del fuoco con un centinaio di interventi. In Alpago e Feltrino sono proseguiti prosciugamenti. In Comelico i pompieri hanno lavorato per taglio di rami spezzati dal peso della neve, che hanno bloccato per ore alcuni tratti della statale 52 Carnica isolando frazioni. Il prefetto di Belluno Adriana Cogode ha emesso una nuova ordinanza valida fino alla mezzanotte di oggi con cui rinnova il divieto di transito ai mezzi con massa superiore ai 7,5 tonnellate sulla Alemagna da Longarone verso Cortina e sulla statale 51 bis per i primi 12 chilometri, oltre che sulla ss 52 Carnica dal chilometro 64 al 110. Intanto a Cortina, a 62 giorni dai Mondiali, scoppia la polemica tra minoranza e amministrazione per le strade e i presunti ritardi nelle pulizie. Olivia Bonetti © RIPRODUZIONE RISERVATA


08-DIC-2020 Estratto da pag. 1-13

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


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