RASSEGNA STAMPA DEL 4 OTTOBRE 2020

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 26

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


27-SET-2020 Estratto da pag. 34

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


27-SET-2020 Estratto da pag. 34

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


27-SET-2020 Estratto da pag. 34

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

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27-SET-2020 Estratto da pag. 34

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

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27-SET-2020 Estratto da pag. 34

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

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27-SET-2020 Estratto da pag. 34

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-8

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-8

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-8

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 21

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 21

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-11

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-11

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 21-21

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 16

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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30-SET-2020 Estratto da pag. 56

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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30-SET-2020 Estratto da pag. 56

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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30-SET-2020 Estratto da pag. 56

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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30-SET-2020 Estratto da pag. 56

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-17

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-17

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 5

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 14-14

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 14-14

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 10

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-16

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 6

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-5

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-5

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 17

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-13

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-13

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-14

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-14

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 12

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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27-SET-2020 Estratto da pag. 48

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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27-SET-2020 Estratto da pag. 48

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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27-SET-2020 Estratto da pag. 48

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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27-SET-2020 Estratto da pag. 10

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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27-SET-2020 Estratto da pag. 10

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27-SET-2020 Estratto da pag. 10

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

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27-SET-2020 Estratto da pag. 10

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 11

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 5

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 5

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-11

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-11

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-9

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-9

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-10

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-10

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-10

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 10

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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30-SET-2020 Estratto da pag. 16

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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30-SET-2020 Estratto da pag. 22

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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30-SET-2020 Estratto da pag. 22

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-12

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-12

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-10

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 11

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-5

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-OTT-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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XVIII

AI SEGGI

Portogruaro

Oggi si potrà votare dalle 7 alle 23. Domani, lunedì, i seggi saranno aperti dalle 7 alle 15 con le operazioni di spoglio che inizieranno subito dopo

Domenica 4 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

mestrecronaca@gazzettino.it

Ballottaggio, è il giorno del duello `Il candidato della Lega al primo turno ha ottenuto Florio Favero e Stefano Santandrea in lizza per la poltrona di sindaco: si vota oggi e domani il 30,55 per cento, quello del centrosinistra il 37,02 %

A Basso il premio di Veneto Agricoltura

PORTOGRUARO

SAN STINO

È scattato alle 7 di oggi, domenica 4 ottobre, il braccio di ferro per la poltrona di sindaco tra il candidato della Lega, Florio Favero, e il candidato del centrosinistra, Stefano Santandrea. Architetto il primo, medico in pensione il secondo, i due aspiranti primi cittadini, che hanno ottenuto al primo turno rispettivamente il 30,55 per cento e 37,02 per cento, si sono sfidati in una campagna elettorale tutto sommato corretta. Favero, dopo diversi incontri e riunioni, ha ottenuto l’appoggio di tutte le liste del sindaco uscente, Maria Teresa Senatore (Senatore Sindaco, Liberi Insieme, Forza Italia e Fratelli d’Italia), che al primo turno si è fermata al 25 per cento. Santandrea ha invece chiuso l’accordo con le due liste di Graziano Padovese (Città del Lemene e 7 Frazioni in Comune) che hanno raggiunto appena il 4,4 per cento.

Assegnato a Marcello Basso il Premio “Jean Giono l’uomo che piantava gli alberi”. Il premio istituito l’anno scorso da Veneto Agricoltura viene assegnato annualmente alla “personalità che si è contraddistinta in maniera significativa nell’opera di promozione e realizzazione di impianti di vegetazione legnosa che abbiano generato un miglioramento significativo per l’ambente e il paesaggio nel territorio italiano”. In particolare nell’attestato la motivazione recita “per la pioneristica lungimirante azione sviluppata fin dagli anni ‘90 finalizzata alla realizzazione, con il bosco di Bandiziol e Prassacon, di uno delle prime e più significative opere di reimpianto di bosco planiziale. Quel progetto ha integrato, in un originale processo amministrativo,il ruolo di enti locali, proprietari e agricoltori, ed ha aperto la strada a successive iniziative fino alla nascita dell’Associazione Forestale di Pianura (AFP)”. Ed è stato proprio l’attuale presidente dell’Afp, Stefano Pellizzon, assieme al sindaco di San Stino, Matteo Cappelletto, ad avanzare la candidatura dell’ex sindaco di San Stino al premio di Veneto Agricoltura che ha avuto l’epilogo con una cerimonia svoltasi a Longarone. Oltre all’attestato il premio “Jean Giono - l’uomo che piantava gli alberi” consiste in 250 piante autoctone che il senatore Basso, ex sindaco di San Stino, ha donato alla Associazione “Macchia Verde” di La Salute di Livenza, che le utilizzerà come primo nucleo del bosco della frazione. A questo proposito bisogna ricordare che il bosco di Bandiziol e Prassacon è stato realizzato su una superficie di 110 ettari con l’impianto di 173 mila alberi. La straordinaria avventura di questa realizzazione pioneristica del bosco a metà degli anni ‘90, su un terreno che si affaccia sull’A4, in tempi in cui gli amminstratori locali erano attratti dai capannoni delle zone industriali, sarà raccontata dallo stesso senatore Marcello Basso, in uno dei capitoli più significativi del libro a più mani, che sarà presentato per Natale, “San Stino - storie, miti e leggende”. Maurizio Marcon

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DUELLO Lo scontro tra i due si è acceso proprio dopo gli apparentamenti. Favero ha accusato Santandrea di “aver fatto accordi con liste civiche di centrodestra pur di ottenere qualche voto in più” mentre Santandrea ha messo in evidenza l’incoerenza della Lega che “prima scarica il sindaco uscente Senatore e poi strige accordi con lei e le sue liste per vincere”. Nonostante l’emergenza Covid 19, in queste settimane sono stati fatti diversi incontri pubblici, tutti sempre molto rispettosi delle regole sugli assembramenti, non solo nella piazza centrale della città ma anche nelle frazioni. Favero ha potuto contare sull’appoggio dei big della Lega, da Matteo Salvini, che si è presentato in riva al Lemene per ben due

PORTOGRUARO Stefano Santandrea e Florio Favero si sfidano oggi nel ballottaggio per la poltrona di sindaco

volte, a Luca Zaia. Santandrea ha scelto invece di dare spazio ai candidati di lista, salvo poi ricevere e pubblicare sui social il messaggio di sostegno di altri politici di spessore, da Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, a Giorgio Gori, sindaco di Bergamo. Oggi si potrà votare fino alle 23. Domani, lunedì 5 ottobre, i seggi saranno aperti dalle 7 alle 15; le operazioni di spoglio inizieranno subito dopo. Le sezioni in cui si vota sono complessivamente 27. L’amministrazione comunale non è riuscita a trovare altre sedi per l’allestimento dei seggi elettorali, che impiegheranno come nel passato le scuole. Gli aventi diritto complessivi sono 22 mila e 5, di cui 11 mila 419 femmine e 10 mila 586 maschi. Teresa Infanti © RIPRODUZIONE RISERVATA

Stroncato dal male a 38 anni FOSSALTA Voleva scrivere un libro ma la malattia non gli ha lasciato il tempo. Quel desiderio rimane scritto tra le volontà di Michele Stella, vinto dal male a 38 anni. Una vita felice la sua, passata tra Concordia Sagittaria e di recente a Fossalta di Portogruaro con la compagna Francesca. «Sono in procinto di scrivere il mio primo libro - aveva scritto Michele sul suo profilo di Facebook - Per adesso sono fermo al titolo che quasi sicuramente sarà “50 Sfumature di chemio”. Per Michele quasi sicuramente era il modo per cercare di affrontare la malattia con la grinta che lo contraddistingueva. Al suo fianco tanti amici che lo sostenevano

ADDIO Michele Stella

con decine di messaggi, per incoraggiarlo, certi che anche questa volta il 38enne avrebbe superato quell’ostacolo che si era messo in mezzo. Purtroppo così non è andata. Da più di un anno Michele si stava curando per un

tumore che di recente lo aveva portato al Cro di Aviano. Appassionato della natura, lavorava tra i campi, così come il papà Vinicio direttore della azienda “Agrialleva” di via Bandoquerelle tra le campagne di Concordia. Solo ad aprile la situazione sembrava migliore, tanto che Michele si confidava con alcuni amici ai quali aveva espresso la sua felicità perchè li avrebbe presto riabbracciati. “Non sono ancora da corsa ma ho recuperato abbastanza bene” diceva. Il peggio sembrava essere oramai alle spalle, ma verso la fine dell’estate la situazione è peggiorata. Lascia i genitori Vinicio e Angela con la sorella Valentina e la compagna Francesca. Il funerale sarà celebrato martedì alle 15.30 nella Cattedrale di Santo Stefano a Concordia. (M.Cor.)

Comunali in fuga verso il Friuli. «Li pagano di più» SAN MICHELE Il personale del comune di San Michele al Tagliamento appena intravede una nuova opportunità lavorativa nei comuni vicini scappa. «Colpa anche degli stipendi più alti del vicino Friuli Venezia Giulia», spiega il vicesindaco Gianni Carrer che è anche assessore all’Urbanistica, dai cui uffici se ne sono andati tutti i 4 tecnici. «La gestione del personale da parte dell’amministrazione Codognotto è a dir poco tragicomica, siamo di fronte ad un fuggi fuggi generale, chi trova l’occasione giusta se ne va – affermano i consiglieri di minoranza Morando, Teso, Tollon e Vizzon – questo determina il rallenta-

mento se non addirittura il blocco delle pratiche in capo al Comune, siano esse di natura amministrativa o tecnica. Le dichiarazioni del vicesindaco ed assessore all’urbanistica Carrer sono quasi commoventi, da oltre nove anni ricopre questo ruolo e solo ora, guarda caso a pochi mesi dalle elezioni amministrative, afferma testualmente «che è tempo di dare risposte concrete anche sui tempi delle istruttorie perché i ritardi hanno raggiunto tempi inaccettabili». «Nel vicino Friuli i dipendenti comunali godono di un contratto regionale che consente loro uno stipendio mensile di 150 euro in più - spiega Carrer - I 4 dipendenti dell’ufficio Urbanistica sono tutti andati a lavorare in Friuli. Non so se per

motivazioni economiche, di vicinanza alla residenza o se perché non trovavano gratificazione a San Michele. Abbiamo ereditato la pianta organica e solo ora possiamo assumere. Ci sono già 45 candidati al bando di assunzione, ma stiamo già lavorando a un altro per assumere ulteriore personale». «Ben vengano le nuove assunzioni ma il problema sta

L’ASSESSORATO ALL’URBANISTICA HA GIÀ PERSO TUTTI I QUATTRO TECNICI E MOLTE PRATICHE SONO BLOCCATE

nella catena di comando, degli amministratori incapaci di gestire la cosa pubblica e dei dirigenti che non sanno fare i dirigenti - tuona la minoranza Stiamo ancora aspettando il piano particolareggiato dell’arenile e il piano degli interventi, il territorio ha bisogno di risposte, serve una programmazione certa, necessaria per professionisti ed imprenditori per attrarre nuovi capitali ed investitori soprattutto in questo periodo in cui l’emergenza sanitaria si è trasformata in emergenza economica; delle dirette Facebook di Codognotto questo Comune non se ne fa nulla, faccia pure l’influencer ma non a discapito dei cittadini». «I tempi sono decisamente inaccettabili per una pratica

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del Comune - ammette Carrer con l’emergenza Covid abbiamo toccato il fondo ma ora possiamo solo risalire. Voglio fare un paragone con Jesolo dove il numero di pratiche è praticamente lo stesso di San Michele ma con 10 istruttori». Un problema non da poco quella della fuga dei dipendenti che potrebbe interessare la Conferenza dei sindaci del Veneto orientale, recentemente rivista con la legge regionale dello scorso febbraio con cui la Regione punta allo sviluppo economico in un territorio di confine, soprattutto quello del Portogruarese, particolarmente svantaggiato per una normativa differente in Friuli Venezia Giulia. Marco Corazza © RIPRODUZIONE RISERVATA

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PREMIATO Marcello Basso


REGIONE

DOMENICA 4 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

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Dopo le elezioni il meeting dei riformisti dem

Sferzata della Moretti alla nomenklatura Pd «Il partito veneto è diventato un diserbante di energie nuove Chi addossa tutte le colpe a Lorenzoni vuole autoassolversi» Filippo Tosatto / PADOVA

«Il partito veneto è diventato un diserbante di energie giovani e dirigenti di buona volontà, caro Arturo, grazie per essere qui, io conosco bene la solitudine della sconfitta e la malafede di quanti scaricano le colpe sul candidato di turno per autoassolversi da ogni responsabilità». L’interlocutore in platea è Lorenzoni, il malcapitato sfidante civico di Luca Zaia, e le parole sono di Alessandra Moretti, l’europarlamentare dem decisa a presentare il con-

Tra forfait e presenze inattese, confronto a viso aperto sulla disfatta elettorale to del disastro elettorale agli inossidabili mandarini del Pd e in primis alla triade di sottosegretari. «Andrea Martella, Achille Variati e Pier Paolo Baretta avrebbero dovuto scendere in campo e opporre l’efficacia dell’azione del governo giallorosso a quella della Regione, invece sono scappati», è il dardo acuminato del politologo Paolo Feltrin. L’AREA RIFORMISTA ALLARGATA

La cornice padovana è quella della storica sede rossa di via Beato Pellegrino, l’occasione è il meeting dell’area “riformista allargata” che nel labirinto

consiglio regionale

È attesa martedì la proclamazione finale degli eletti È attesa per martedì la proclamazione degli eletti al nuovo consiglio del Veneto da parte della Corte d’Appello, chiamata a sciogliere le incognite elettorali del 20 e 21 settembre. Anzitutto, il ricorso avanzato dai 5 Stelle che chiedono la riammissione alla ripartizione dei seggi sostenendo che, ai fini della soglia minima del 3%, va considerato il 3,3% del candidato presidente Enrico Cappelletti e non già il 2,7% della lista grillina; a riguardo, i giudici si riuniranno domani in camera di consiglio. Poi, il vincitore tra due coppie di candidati separati da una manciata di preferenze: i trevigiani Nazzareno Gerolimetto e Stefano Busolin, i veronesi Filippo Lando e Alessandra Sponda, tutti della Lista Zaia.

mandato, sono stati 1 milione e ottocentomila; ciò significa che esiste una forte corrente di cittadini federalisti estranei al leghismo: stavolta non siamo riusciti ad intercettarli ma potremmo ripartire da loro». L’ANALISI DEL PADRE NOBILE GIARETTA

A dar fuoco alle polveri, Paolo Giaretta, padre nobile dell’Ulivo: «Mai così male nella storia del centrosinistra, continuiamo a perdere e non impariamo nulla dagli errori, mancano programma e leaderhisp, di questo passo scompariremo. Zaia? Più che un amministratore è un influencer, abilissimo a parlare alla nostra comunità. Scegliere Lorenzoni, sconosciuto oltre i confini di Padova, è stato uno sbaglio ma ora sarebbe sleale addossargli la completa paternità della sconfitta». Poi, il citato Feltrin, mai banale né indulgente: «Il voto, svoltosi in circostanze eccezionali, è stato un tributo di ringraziamento a chi, nel Veneto, ha saputo fronteggiare l’emergenza Covid interpretando il sentiment del popolo. Lui è percepito come uno di famiglia e voi, irridendo bisogni diffusi quali la sicurezza, rischiate di trasformarvi nel circolo radical-chic della borghesia progressista». MASON (CGIA): LIBERATEVI DEI MOLOCH

Il meeting dell’ala riformista del Pd: in prima fila Giulia Andrian, Paolo Giaretta, Alessandra Moretti, Alessia Rotta e Arturo Lorenzoni; alle loro spalle: Anna Maria Bigon, Alessandro Bisato e Diego Zardini BIANCHI

correntizio interno fa riferimento all’asse anti-Zingaretti capitanata da Guerini, Martina e Orfini. La circostanza ha spinto la consigliera regionale Francesca Zottis, attesa come relatrice, a dare forfait (la prudenza non è mai troppa) mentre il citato Lorenzoni ha presenziato all’intera discussione - «Assumo la mia parte di colpe, altri facciano altrettanto» al pari del silenzioso segretario Alessandro Bisato, bocciato alle urne ma tutt’altro che incline al ruolo di capro espiatorio. Tant’è. Ad aprire le danze davanti ad una trentina di convenuti («Ma la diretta Fb è an-

data bene... ») provvede il deputato Diego Zardini, esemplificando quella che gli anglosassoni definiscono l’alternativa del diavolo, ovvero la scelta obbligata tra due opzioni rovinose: «Attaccare frontalmente il governatore più apprezzato d’Italia sfidando l’impopolarità o privilegiare un approccio morbido a costo di sembrare remissivi? Ci hanno imputato entrambi gli atteggiamenti»; poi, sul versante urticante dell’autonomia, snocciola un paio di cifre: «A votare per il sì referendario sono stati 2,3 milioni di veneti mentre gli elettori di Zaia, giunto all’ultimo

Da Petrarca ad Engels, le citazioni fioccano. Colpisce quella gramsciana della parlamentare Alessia Rotta: «C’è una connessione sentimentale spezzata, troppe le voci dissonanti nel Pd, il nostro Governo centra traguardi importanti ma non riusciamo a trasmetterli». «Avete confuso il Veneto dei vostri sogni con quello reale, cambiate in fretta o finirete all’1%. E se qualche Moloch di partito ve lo impedisce, beh, regalatelo agli avversari», sentenzia Renato Mason, il combattivo segretario della Cgia mestrina. Finisce così, sullo sfondo spicca il manifesto dove un pugno perentorio invita a scegliere da che parte stare. Le profezie che si autorealizzano, già. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Si va delineando l’assetto della nuova giunta con cinque i leghisti già certi della conferma

Intesa Zaia-Meloni A Fdi un assessore e il vice del consiglio La spina dorsale della squadra non riserverà sorprese. Detto di Ciambetti (al timone di Palazzo Ferro-Fini) e Lanzarin - che manterrà la Sanità (vale il 70% del bilancio) e probabilmente il Sociale, rinunciando magari a deleghe restanti quali l’Edilizia popolare - è altrettanto scontata la conferma del padovano Roberto “bulldog” Marcato e di Giampaolo Bottacin (l’ingegnere alla protezione civile «che non vive ma funziona»); del polesano Cristiano Corazzari e di Elisa De Berti: l’avvocato veronese ha retto con tenacia Infrastrutture e Mobilità, e ora - si sussurra - è in predicato di diventare vicepresidente. Gli altri? A Treviso Federico Ca-

IL RETROSCENA

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uasi una chiacchierata tra vecchi amici. Luca Zaia e Giorgia Meloni, compagni d’avventura ministeriale nella stagione berlusconiana, hanno discusso il ruolo di Fratelli d’Italia nel nuovo esecutivo del Veneto, concordando infine di riservare alla destra un assessorato e la vicepresidenza del consiglio regionale. Favorita ad entrare in Giunta, o meglio, a farvi ritorno, è la vicentina Elena Donazzan, che nella legislatura precedente ha gestito l’Istruzione e il Lavoro, mentre la carica istituzionale premierebbe il veronese Daniele Polato, che sconta una condanna in primo grado (un anno con la condizionale per firme false sui moduli elettorali) ma è forte dell’exploit del partito in terra scaligera e dell’apprezzamento del coordinatore del partito, il neo senatore Luca De Carlo. L’eventualità condizionerebbe anche la ripartizione delle deleghe in casa leghista. Perché in ambito vicentino, accanto agli “intoccabili” Roberto Ciambetti (presidente dell’assemblea legislativa) e Manuela Lanzarin (Sanità e Sociale), è il capogruppo uscente Nicola Finco a scalpitare reclamando una poltrona da assessore: la conferma di Donazzan “saturerebbe” la rappresentanza territoriale berica, vanificando ogni ulteriore chance.

Avviso d’asta - Immobili

Favero, Calzavara e Sandonà i possibili volti nuovi ma resta lo scoglio del bilancio ner potrebbe cedere il passo a Marzio Favero, candidato alla Cultura; e così, nel Padovano, Giuseppe Pan in favore di Luciano Sandonà. Restano lo scoglio del Bilancio vacante dopo il sofferto forfait di Gianluca Forcolin - e un paio di punti interrogativi nel Veneziano (è in ballo Francesco Calzavara) e a Verona. In settimana i primi colloqui ad personam al Balbi. — FILIPPO TOSATTO © RIPRODUZIONE RISERVATA

Tribunale di Treviso

DATA DELL’ASTA 20 novembre 2020 alle ore 11:00

Sezione Fallimentare Fallimento N. 90/2019 R.F

LUOGO DELL’ASTA Sede “ASTE 33”, 31100 - Treviso (TV) Strada Vecchia di San Pelajo, 20 Tribunale di Treviso Fallimento N. 31/2014 R.F.

N.5 Unità ad Uso Residenziale presso “Condominio Ai Portici” Loria (TV) | Via Fratelli Pinarello, 01

DATA DELL’ASTA

LUOGO DELL’ASTA

20 Novembre 2020 Ore 09:30

Sede “ASTE 33”, 31100 - Treviso Via Vecchia di San Pelajo, 20

PREZZO BASE DI VENDITA (TUTTI GLI APPARTAMENTI):

Euro 69.000,00

App. 01 | Interno 16

App. 02 | Interno 17A

App. 03 | Interno 17B

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Piano 1°, 69,30 mq,

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Stato attuale: libero e comprensivo di arredo

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Primo Piano

Domenica 4 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

Il maltempo e la salvaguardia

Tempi, costi e poteri: i nodi del Mose `A regime, le barriere entreranno in funzione un mese all’anno Buona la prima ma restano i problemi, a partire dal porto: troppe 4-5 ore per azionare le dighe, la navigazione si paralizza La variabile soldi: dai 30mila ai 70mila euro per ogni manovra `

LO SCENARIO segue dalla prima pagina

(...) che di solito allaga a vari livelli (a seconde delle zone) il 70-75 per cento della città, a partire da piazza San Marco, il punto più basso, dove l’acqua affiora quando la marea è a 80 centimetri.Ma qui è la prima sfida per i prossimi sollevamenti del Mose, a partire dal test del 9 ottobre. Impensabile infatti che le paratoie restino sollevate 4-5 ore: si dovranno via via affinare i tempi per giungere al momento X oltre il quale la decisione non può essere rinviata. Il problema principale, infatti, è quello dell’operatività del Porto. Con le dighe alzate le navi non passano. E dalla bocca di porto di Malamocco entra tutto il traffico commerciale e petrolifero veneziano. Chiudere per 4-5 ore significa lasciare le navi in rada. E se è vero che la soglia di sollevamento, a regime, saranno i 110 centimetri, questo rischia di accadere circa un mese l’anno (nel 2019 i giorni con marea sopra i 110 sono stati 26). Il problema dell’accessibilità del Porto era stato previsto in sede di progettazione del Mose con la realizzazione della conca di navigazione a Malamocco: una sorta di porta di sicurezza in cui far passare le navi anche con il Mose alzato. Senonchè, costruita la conca, ci si è accorti che era corta e stretta: in sostanza le navi grandi non sono in grado di curvare per entrare, non c’è spazio. Insomma, centinaia di milioni buttati (ce ne vorrebbero ora circa 700 almeno per correggere l’errore). Fossero gli unici, verrebbe da dire. Perché di soldi il Mose, costato più di 5 miliardi,

ne ha - diciamo così - “assorbiti” un bel po’. L’inchiesta giudiziaria del resto, partita con la “Retata Storica” del giugno 2014, è lì a raccontarlo, disegnando il quadro dell’illegalità. Ma il Mose non è stato solo mazzette. È stato anche sprechi: compensi, consulenze, lavori fatti male, forniture mal gestite, progetti mai realizzati. Per non parlare del caos organizzativo, delle gelosie, delle invidie, dei rapporti di potere all’interno di quel “parastato” che ha saputo e potuto sopravvivere (anzi, vivere bene) in parallelo all’alternarsi della gestione politica. Tutto ciò ha avuto un costo, anche per le imprese lasciate troppo spesso in balia della confusione, dei palleggi di responsabilità.

Le date

1966 Il 4 novembre Venezia viene travolta dall’ “aqua granda”: la marea raggiunge l’altezza record di 194 centimetri.

1973 La salvaguardia di Venezia e della sua laguna è l’obiettivo della legge 16 aprile 1973 che rappresenta la prima normativa organica emanata dopo la drammatica alluvione del 1966. Altre legge speciali seguiranno negli anni Ottanta e Novanta.

IL PREZZO DA PAGARE E proprio i costi sono l’altra sfida del Mose che verrà: alzare e abbassare le paratoie costa tra i 30 e i 70mila euro ogni volta (dipende dalla bocca di porto), con un centinaio di persone all’opera. A questo si aggiungono il costi di manutenzione, circa 80-100 milioni l’anno, al netto di imprevisti. E i conti sono presto fatti, se contiamo che il Mose in futuro potrebbe essere alzato tra i 20 e i 30 giorni l’anno. Ferma restando la variabile del clima, perché è lecito aspettarsi eventi ben più estremi di quelli di ieri, si vedano i 187 centimetri del 12 novembre 2019. Cosa accadrà davanti a “stress test” del genere, o più semplicemente con mareggiate e venti ben più sostenuti di ieri? Questa sarà una delle prossime sfide decisive,

CHI DECIDE Un altro nodo da risolvere sarà l’aspetto decisionale. Chi deciderà, a regime, di alzare le paratoie? Ieri, nel test, l’ultima parola è sta-

1975 Il ministero dei Lavori Pubblici indice un appalto concorso per scegliere un progetto per la difesa dalla acqua alte e l’equilibrio della laguna, ma bisognerà arrivare al 1981 per il “Progettone”.

1982 BARRIERA A sinistra il lato laguna, a destra le onde dell’Adriatico si infrangono sul Mose: la differenza di marea tra il livello registrato al Lido e a San Marco è stata di 60 centimetri

ta pronunciata dalle due “signore del Mose”: Cinzia Zincone (provveditore alle Opere Pubbliche del Triveneto) ed Elisabetta Spitz (commissario straordinario all’opera). Ma in futuro? Ci sarà una cabina di regia? Formata da chi? Il governo, nel Decreto agosto, ha creato l’Autorità per la la-

ANCORA DA DEFINIRE IL RUOLO DELLA NEONATA AUTORITÀ SULLA LAGUNA E IL FUTURO DEL CONSORZIO VENEZIA NUOVA

Viene costituito il Consorzio Venezia Nuova da quattro imprese italiane: Italstrade, Condotte d’Acqua, Grandi Lavori-Fincosit e Mazzi Costruzioni. Le società ottengono la concessione messa al bando dal Magistrato alle acque e dal ministero delle Infrastrutture che autorizza l’attuazione di interventi straordinari per la protezione della laguna di Venezia.

1989

guna, ente governativo in cui siedono ministeri ed enti locali, che gestirà gli aspetti di salvaguardia della laguna: sarà affidata a questo ente le cabina di regia del Mose? O deve essere una cabina di regia diversa? Composta da chi? Dal Comune, dal provveditorato, dal Consorzio Venezia Nuova braccio operativo del Mose, dalla Capitaneria di Porto? Quel che è certo è che deve essere una struttura snella, perché si tratterà di prendere decisioni rapide e chiare, non ci dovrà essere spazio per dubbi, veti o distinguo. C’è, infine, il futuro del Consorzio Venezia Nuova. Con l’Autorità per la laguna il suo ruolo andrà via via estinguendosi, perché l’Autorità prevede il ripristino del vecchio Magistrato alle acque e la nascita di una struttura “in house”, interna, a fare da braccio operativo. Facile pensare e auspicare che i lavoratori e le professionalità fin qui cresciute con il Mose (al lavoro dal 2003 di fatto) saranno assorbite dalla nuova società. Ma c’è anche il nodo della gestione dei contratti con imprese esterne. E con il Cvn sarà da capire quale sarà il destino dei due commissari Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola, rimasti a gestire il Cvn mentre Elisabetta Spitz ha avuto il compito di concentrarsi sull’opera. Il loro compenso viaggia sui 240mila euro l’anno e il mandato è legato alla fine del Mose. Quindi, realizzata l’opera, il loro ruolo (sono stati nominati dal Prefetto di Roma) dovrebbe esaurirsi. Una strada obbligata e necessaria, per evitare quel fenomeno per cui i commissari straordinari finiscono poi per diventare eternamente ordinari e per segnare una cesura tra il Mose che è stato e il Mose che verrà. Davide Scalzotto © RIPRODUZIONE RISERVATA

Stesura del progetto preliminare di massima delle opere mobili, ultimato nel 1992.

2002

LE REAZIONI VENEZIA Il Mose funziona, ma non si poteva arrivarci prima? È il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, a dire chiaramente che «questo risultato poteva essere ottenuto anche in tempi molto più brevi». «Comunque guardiamo al futuro, è una bella notizia, una bella realtà», ha aggiunto, ricordando però che la Basilica di San Marco «rimane comunque in difficoltà per una quota d’acqua che va da 88 centimetri a 130. È stato fatto il possibile, purtroppo per alcuni ritardi - capisco le questioni estetiche soprattutto a Venezia e soprattutto in Piazza San Marco - ma nello stesso tempo forse si poteva essere un pochino più attenti a pensare alle acque alte del 2020». Il patriarca ha ricordato infatti che «i restauri del nartece, che sono stati appena approntati, rischiano di essere vanificati da una o due acque alte che superano di poco i 90 centimetri». «La Basilica è asciutta, è la prima volta - ha detto il Primo Procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin - Abbiamo azionato le pompe per evitare le infiltrazioni che arrivano da sotto nel nartece, e hanno funzionato in sicurezza».

I POLITICI Commenti dal mondo politico. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà (M5s): «Dopo l’acqua “granda”

Viene presentato il progetto definitivo del Mose: il Comitatone del 3 aprile 2003 dà il via alla sua realizzazione e nello stesso anno si aprono i cantieri alle tre bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia.

2014 UN ANNO FA Il patriarca Francesco Moraglia durante l’Aqua Granda del 2019. A lato i ministri Federico D’Incà e Paola De Micheli

Il patriarca: «Bel risultato ma si poteva ottenerlo in tempi molto più brevi» D’INCÀ: ACCELERATA LA TABELLA DI MARCIA BETTIN: IL VERO TEST SARÀ MISURARSI CON I CAMBIAMENTI CLIMATICI

dell’anno scorso, il Governo ha accelerato rispettando una tabella di marcia che sta portando finalmente a termine un’opera attesa per troppi anni. Oggi Venezia si sveglia e non deve più aver paura». Il ministro dei Trasporti Paola De Micheli (Pd): «È stato il primo vero test del Mose, un risultato importante che insieme alle autorità locali abbiamo volu-

to con determinazione dopo i danni del novembre scorso: presidio e tutela costante per una città patrimonio dell’umanità». Il presidente del Veneto, Luca Zaia (Lega): «Siamo davanti ad una opera per la quale abbiamo atteso decenni e oggi abbiamo avuto la certezza che funziona. Un’opera che è costata molto dal punto di vista finanziario e non solo. Almeno la

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Il 4 giugno scattano le perquisizioni a tappeto. Il sistema Mose diventa sinonimo di tangenti. Decapitati i vertici di Regione e Comune. In seguito all’inchiesta per corruzione il Consorzio Venezia Nuova viene messo in amministrazione straordinaria. I lavori rallentano.

2019 Il 12 novembre l’acqua alta registra una punta massima di 187 centimetri. Venezia sfiora un altro disastro.

2020 Dopo mezzo secolo di alluvioni, polemiche e progetti e un anno di sperimentazioni il 3 ottobre si alzano per la prima volta tutte le barriere del Mose durante l’acqua alta.

rassicurazione che questo serva a Venezia». Il sottosegretario Pier Paolo Baretta (Pd): «Una giornata che attendavamo da anni. Venezia è protetta». Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia: «Giornata storica per Venezia: il Mose ha funzionato. Fratelli d’Italia continuerà il suo impegno per il rifinanziamento della legge speciale con uno stanziamento di almeno 150 milioni di euro all’anno e per tutti gli interventi necessari a tutelare la residenzialità e l’identità storica dei veneziani». La presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini: «I negazionisti che definivano questa grande opera come un enorme spreco di denaro pubblico sono serviti. Dovrebbero cospargersi il capo di cenere e ringraziare il presidente Berlusconi che l’ha fortemente voluta. Un abbraccio ai veneziani e al sindaco Brugnaro che ha sempre creduto nel Mose». Il leader di Italia Viva Matteo Renzi: «Il Mose funziona e salva Venezia. Quante chiacchiere inutili, quanto tempo perso! E quante polemiche ingiuste abbiamo subito». Gianfranco Bettin, consigliere comunale (Verde Progressista): «Il vero test riguarderà la capacità del Mose di misurarsi con i mutamenti climatici, con maree più frequenti, senza far morire la laguna, che vive dello scambio quotidiano con il mare: più si chiude e più la si colpisce». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Domenica 4 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

Il virus, i fronti aperti

Dal Ben, nervi saldi «Impennata di contagi in linea con le attese» Il dg dell’Ulss 3: «Mille positivi in un mese? `«Ritorno dai viaggi, lavoro, rientro a scuola Abbiamo ripreso a muoverci e a vivere» Ricaduta inevitabile, la guardia resta alta» `

L’INTERVISTA VENEZIA I numeri crescono, la

tanto ventilata seconda ondata è sotto gli occhi di tutti e dell’impatto del mondo delle scuole se ne saprà meglio tra qualche giorno. «Inevitabile afferma il direttore generale dell’Ulss 3, Giuseppe Dal Ben La vita è ripresa, ma non va abbassata la guardia». Direttore, dal 14 settembre, giorno di riapertura delle scuole, alle 17 di ieri ci sono stati 681 positivi in più, 907 nuovi positivi nell’ultimo mese. Che cosa è successo? «È successo che abbiamo ricominciato a vivere, a viaggiare, a lavorare, ad andare a scuola. Dentro il numero dei nuovi contagi degli ultimi mesi stanno tre grandi categorie: i contagi portati dai “rientranti” e da chi ha viaggiato, poi quelli conseguenti alla riapertura, dopo l’estate, delle attività lavorative, e infine quelli portati dalla riapertura delle scuole. Viaggi, lavoro,

«TUTTI DEVONO RICORDARE CHE SI E’ RICONQUISTATA LA PIENEZZA DELLA VITA SOCIALE, LASCIANDOCI DIETRO IL LOCKDOWN»

scuola sono la concretizzazione della vita che è ricominciata dopo il lockdown, e sono il segno, bello, di una società che ha ripreso; ma il virus c’è, e dentro questi ambiti agisce». Emerge il paragone tra il periodo del lockdown e quello attuale. Si è tornati indietro? «Credo sia miope dire che questa fase somiglia a quella del lockdown. Dovremmo accorgerci della gigantesca differenza tra quel periodo e quello attuale, perché in primavera eravamo chiusi in casa, mentre oggi conduciamo una vita sociale piena. Il vero problema, oggi, è che sottovalutiamo questa gigantesca differenza. Ci dimentichiamo che abbiamo ricominciato a vivere in modo pieno, che i nostri ragazzi escono ogni giorno e incontrano centinaia di coetanei, che andiamo al lavoro e facciamo colazione al bar, che usciamo la sera, che frequentiamo amici e conoscenti. Tutto è differente rispetto al periodo del lockdown, ma noi abbiamo adeguato i nostri comportamenti? Proprio per questo, la nostra allerta dovrebbe essere cento volte di più alta: purtroppo non sempre accade». In quali ambiti si dovrebbe alzare la guardia? «È il momento di un appello al singolo cittadino: è nel nostro spazio privato che, ciascuno come singolo, dovremmo riuscire ad alzare il livello delle precauzioni che prendiamo. Guardia-

mo a noi, alle nostre giornate, al nostro comportamento. Le regole vigenti, quelle prese dai livelli di governo, sono chiare. Accorgiamoci però quanto spazio resta nei nostri comportamenti privati, e ragioniamo su come e quando indossiamo la mascherina, su come siamo attenti al distanziamento e all’igiene, su quale disinvoltura abbiamo quando facciamo la spesa, o quando usciamo a trovare amici. Non sono discorsi vecchi, tutto è cambiato e l’uso corretto della mascherina oggi è cento volte più importante». C’è quindi la necessità di rego-

OCCHIO AI NUMERI Il dg dell’Ulss 3 Serenissima Giuseppe Dal Ben

le nuove? «Penso che ci sia la necessità di rispettare cento volte meglio le regole che già conosciamo. Pensiamo solo alla nostra casa: nel tempo del lockdown i nostri figli non uscivano e noi nemmeno, eppure avevamo regole da rispettare. Oggi le nostre case, per fortuna, sono tornate luogo di incontro tra parenti e sono tornate ad essere un porto di mare, con i nostri ragazzi che escono, entrano, vanno a scuola, portano in famiglia gli amici e i fidanzati. Di fronte a questa nuova condizione e alla riapertura delle scuole, dovremmo aver moltiplicato l’attenzione al-

le regole. Allo stesso modo dovremmo moltiplicare le raccomandazioni che facciamo ai nostri ragazzi, da quando hanno ricominciato a frequentare scuola. Poi vacciniamoci contro l’influenza, perché anche questa è una pratica fondamentale contro il Covid-19. La vita che è ripresa ci impone di moltiplicare le attenzioni, non diminuirle». Quanta preoccupazione c’è in chi gestisce la sanità pubblica di fronte a questa fase? «La possibilità di proseguire nelle fondamentali attività della vita, cioè scuola, lavoro, socialità,

è in egual misura nelle mani del legislatore e nelle mani del cittadino. Il legislatore indica le regole, noi cittadini le rendiamo efficaci con i comportamenti. L’impegno del mondo della sanità è fondamentale anche in questa fase. Ma mai come ora conta il senso di responsabilità del singolo e delle famiglie. Senza il nostro attento contributo, il lavoro del legislatore e del servizio sanitario diventa inefficace, e rischiamo di dover rinunciare alla pienezza della vita sociale». Nicola Munaro © RIPRODUZIONE RISERVATA

Stallo dei ricoveri, 69 i nuovi casi di giornata IL BILANCIO VENEZIA Sessantanove nuovi casi, nei quali però entrano i 24 positivi al reparto di Medicina del Civile di Venezia già noti ma non ancora inseriti nel conteggio regionale. Fatta quindi la dovuta tara, quella compresa tra i pomeriggi di venerdì e ieri è stata una giornata in linea con il trend della scorsa settimana: dato importante, non sono cresciuti i ricoveri (rimasti sempre a quota 54) e non ci sono stati spostamenti di pazienti nei reparti di Terapia intensiva, con 6 persone in Rianimazione. In totale con ieri i casi arrivano a 4.240 dall’inizio

della pandemia, gli attualmente positivi salgono a 713 (erano 670 alle 17 di venerdì) mentre non ci sono stati morti. Per quanto riguarda i focolai, preoccupa la situazione del reparto di Medicina al Civile dove risultano positivi 16 operatori sanitari e 8 pazienti. L’indagine epidemiologica dell’Ulss 3 sta cercando di scovare eventuali nuovi positivi per isolare il più possibile il rischio di contagio. Attenzione da parte dell’Aziensa sanitaria anche per quanto in corso nelle ditte che lavorano in appalto per Fincantieri: una cinquantina di dipendenti delle ditte esterne, quasi tutti stranieri è positivo al Covid. Contagi diffusi fuori dal lavoro e quindi anche

difficili da fermare. Per questo l’Ulss 3 sta studiando, in accordo con la comunità bengalese, la possibilità di organizzare giornate di screening. Intanto ieri la consigliera comunale del Pd, Monica Sambo, dopo le segnalazioni di esiti introvabili da parte di cittadini, ha annunciato l’invio di «una lette-

L’ULSS 3 STA STUDIANDO UNO SCREENING PER I LAVORATORI STRANIERI A FINCANTIERI FERMI A 24 I POSITIVI DI MEDICINA AL CIVILE

ra urgente al direttore generale dell’Ulss per chiedere che l’Ulss informi ufficialmente le istituzioni sulla situazione e l’andamento dei tamponi. Non è comprensibile aspettare oltre una settimana (l’esito, ndr) in una situazione in cui per le scuole e le famiglie la tempestività è essenziale». A stretto giro è arrivata la risposta dell’Ulss: «Gli operatori stanno eseguendo decine e decine di indagini epidemiologiche una per ogni persona positiva Finora sono stati processati 217.112 tamponi, 20.719 tamponi rapidi e 43.138 test sierologici. Oltre ai test sul personale sanitario, ospiti delle case di riposo e anche scrutatori». (n.mun.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lettera a Zaia: « Ci aiuti a risolvere Sei alunni e due maestre positive i tanti problemi delle nostre scuole» Polemica social sulla gestione `Iniziativa dei consigli

di istituto di Portogruaro

L’APPELLO PORTOGRUARO «Il Veneto ha biso-

gno di una scuola diversa, più organizzata e che metta veramente al centro dell’attenzione le esigenze e i bisogni dei nostri bambini e ragazzi». Si chiude così la lettera che è stata consegnata l’altra sera al Governatore, Luca Zaia, dal presidente del Consiglio di Istituto Comprensivo 1 Pascoli, Matteo Vivan. Alla consegna hanno voluto essere presenti anche alcuni genitori dell’Istituto Comprensivo 2 Bertolini, che hanno condiviso l’iniziativa proprio per la situazione che si è venuta a creare nei vari plessi, dove non è ancora stato possibile garantire orari pieni per la carenza di docenti. Le nomine sarebbero arrivate solo in queste ore e dovrebbero consentire alle diri-

genti di ripristinare il normale orario scolastico a partire dalla prossima settimana. «Non riconosciamo nell’ambito scolastico del nostro territorio – si legge nella lettera - la qualità e l’efficacia che caratterizzano i servizi del Veneto. Nelle classi degli istituti, di ogni ordine e grado, oggi sono seduti gli operai, i tecnici, gli insegnanti, i medici, gli amministratori e la classe dirigente del Veneto del futuro. Oggi sono “solo” i nostri figli ai quali però fatichiamo a dare delle risposte di fronte all’assenza di docenti, ad orari ridotti, alla mancanza di continuità a causa della chiusura per i seggi elettorali e, in generale, al senso di precarietà generale che avvolge il sistema scolastico. Siamo a chiederLe – si legge ancora - di alzare ulteriormente il livello di attenzione sulle problematiche che affliggono la scuola nella nostra Regione. Crediamo sia necessario non solo modificare le regole nazionali sulla nomina dei docenti e impiegare in maniera più efficace le risorse dedicate alla

scuola ma anche promuovere una maggior collaborazione tra chi dirige l’istituzione scolastica, gli insegnanti e i genitori, che in questo particolare momento di emergenza economica e sanitaria hanno un ruolo importante e troppo spesso sottovalutato. Confidiamo in Lei per far giungere le nostre istanze al Ministero dell’Istruzione». La lettera era stata preceduta da un incontro tra i due presidenti dei Consigli di Istituto e l’amministrazione comunale, che aveva dato rassicurazioni di un interessamento nonostante le imminenti elezioni del nuovo sindaco. «Abbiamo avviato una collaborazione con il Comprensivo Bertolini – ha detto Vivan - perché i problemi che affliggono le nostre scuole sono gli stessi e perché crediamo che l’unione, anche in questo caso, possa fare la differenza. Monitoreremo l’evolversi della situazione e se ci saranno altri problemi saremo pronti ad ulteriori azioni». Teresa Infanti © RIPRODUZIONE RISERVATA

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i numeri totali: sono 25 i contagiati LA SITUAZIONE MARTELLAGO Immediato l’effet-

to sui numeri del focolaio alla primaria di Martellago, con 6 alunni (sarebbe questa la cifra confermata dai tamponi) di una quarta e 2 maestre positivi: una di loro, che abita ed è molto nota in paese, è ricoverata a Dolo. Dall’ultimo bollettino, i residenti contagiati risultano raddoppiati rispetto a CLASSE ISOLATA L’istituto comprensivo Goldoni di Martellago 7 giorni prima, 25 a 13, quelli in isolamento triplicati, 67 a vi l’hanno detto martedì dopo 23. A proposito è polemica so- mamma di uno dei ragazzini il tampone, ai negativi, che per cial sulla gestione sanitaria negativi della quarta in qua- rientrare in classe dovranno del caso. A stimolarla, la lette- rantena ha scritto: «Bene che, avere un secondo tampone nera postata dal sindaco per invi- appena saputo della positività gativo, solo venerdì, e venerdì tare i cittadini a rispettare le delle maestre, da lunedì la hanno sottoposto al test i faminorme e non diffondere noti- classe sia stata tenuta a casa liari dei bimbi con Covid. Nel zie allarmistiche, dando credi- da scuola, ma nessuno frattempo tutti hanno contito solo a quelle ufficiali dell’Ulss ha comunicato che i nuato a girare tranquilli». dell’Ulss, che però finora non bambini dovevano stare in isoNicola De Rossi sono mai state divulgate. La lamento e da subito. Ai positi© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Domenica 4 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza Coronavirus LO SCENARIO PADOVA «Cari padovani, gli esperti ci dicono che un gesto semplice salva la vita: mettere la mascherina, il più possibile». Alle 13.55 di una giornata in cui la curva del contagio continua a mostrare numeri preoccupanti (ieri altri 29 casi in tutta la provincia), il sindaco Giordani diffonde un video di due minuti e mezzo decidendo di giocare d’anticipo. Seduto alla scrivania del suo ufficio, legge una lunga lettera rivolta alla città e la vera notizia arriva dopo un minuto e 50 secondi: «Attenderò altri pochi giorni per verificare se dal governo o dalla Regione arriveranno le annunciate misure che regolano in maniera ancora più prudente l’uso della mascherina anche negli spazi aperti. Passato questo tempo, provvederò io ad assumere delle misure particolari per Padova con un’ordinanza del sindaco». Tradotto: dal prossimo fine settimana con ogni probabilità non sarà più possibile passeggiare senza dispositivi di protezione.

LE MODALITÁ L’intenzione è chiara, le modalità di applicazione ancora no. Quando sarà obbligatorio usare la mascherina? Dove? In questo fine settimana il sindaco e i suoi più stretti collaboratori stanno studiando vari modelli proposti in giro per l’Italia. Palazzo Moroni guarda soprattutto a Bologna, dove il sindaco ha stabilito un obbligo di mascherina dalle 18 del venerdì alla mezzanotte della domenica in centro storico. Un’alternativa ben più radicale è quella varata ad esempio dalla Regione Lazio: mascherine sempre e ovunque all’aria aperta, senza limiti di orario. Una terza variante, sperimenta dalla Regione Piemonte, prevede una stretta sulle mascherine in prossimità delle scuole. Il Comune di Padova potrebbe iniziare seguendo la prima strada, rendendo dunque obbligatoria la mascherina nel weekend in centro storico, ma nulla è stato ancora deciso. Un documento sarà preparato entro la metà della settimana, sempre che non arrivino prima nuovi provvedimenti simili del premier Conte (un dpcm è in fase di definizione) o del governatore Zaia.

LA DECISIONE Il sindaco Sergio Giordani e, al suo fianco, il governatore Luca Zaia. Il Comune di Padova attende disposizioni ma è pronto a muoversi in autonomia

Mascherine, Giordani: obbligatorie a Padova Il sindaco: «Se anche non arrivassero disposizioni nazionali o regionali sono pronto a firmare un’ordinanza. No allarmismi, ma giusto indossarle» `

sembramenti in centro storico. L’immunologa Antonella Viola lo ha testimoniato l’altro ieri al Gazzettino («In Ghetto ho faticato a passare da quanti ragazzi c’erano ed erano tutti senza mascherina») dichiarandosi favorevole all’introduzione di nuove regole. Un’ordinanza simile è stata definita «di buon senso» anche dal virologo Andrea Crisanti. Ieri è arrivata pure l’approvazione del questore Isabella Fusiello: «I dati sui contagi sono preoccupanti, così come gli as-

sembramenti in centro. Sono anche io d’accordo con l’imposizione dell’uso delle mascherine».

L’APPELLO Questa è la situazione, poi c’è l’appello del sindaco. «Padova ha fatto molto per proteggersi dal Coronavius - dichiara Giordani - Questo grazie ai nostri medici, agli scienziati, ai sanitari, ma anche grazie a voi, che non vi siete mai arresi e avete usato buon senso. Ad oggi la situazione è monitorata e gestibile ma non dobbiamo nasconderci: abbiamo davanti mesi di lotta dura per non far arrivare una seconda ondata che sarebbe gravissima per la salute e per l’economia della città. Se molliamo adesso e se abbassiamo ora l’attenzione, avremo il rimorso di non aver usato tutte le prudenze quando eravamo in tempo». «Padova - osserva il sindaco . -

LE POSIZIONI Sono mesi che Giordani insiste sull’importanza di usare la mascherina e nei giorni scorsi il suo fedelissimo Diego Bonavina, assessore alla Sicurezza, ha introdotto controlli rinforzati nei mezzi pubblici da parte della Polizia locale. I problemi principali, però, restano sopratutto gli as-

IL COMUNE STUDIA IL MODELLO BOLOGNA: PROTEZIONI ANCHE ALL’APERTO NEL FINE SETTIMANA IN CENTRO STORICO

Agna e Bovolenta: bimbi in quarantena e tamponi di massa GLI ULTIMI CASI AGNA Nuovi casi di Covid nelle scuole della provincia di Padova: tamponi di massa e sezioni in quarantena. Due nuove positività si registrano tra i bimbi delle materne ad Agna e Bovolenta. «Siamo stati informati nella serata di venerdì dal Dipartimento di Prevenzione, Igiene e Sanità Pubblica dell’Ulss che un alunno della scuola materna è risultato positivo al Covid 19, pertanto è stato attivato il protocollo stabilito» spiega il sindaco Gianluca Piva. «Alunni e insegnanti della sezione interessata verranno sottoposti a quarantena fiduciaria fino al 14 ottobre compreso e seguiranno l’iter previsto, con la serie di tamponi da effettuare».

A Monselice, nel vecchio ospedale, è stato approntato un centro logistico per la Bassa: qui ai bambini accompagnati da un genitore vengono infatti effettuati i tamponi direttamente in auto, per evitare il propagarsi del virus nel caso di positività. Il primo cittadino di Agna precisa anche che «il resto della scuola continuerà le attività didattiche nella normalità. Chi non ha avuto contatti stretti

DUE NUOVE POSITIVITÁ REGISTRATE ALLE SCUOLE MATERNE: SONO IN PROGRAMMA GIÁ OGGI I PRIMI TEST AI COMPAGNI DI SEZIONE

TAMPONI Eseguiti a Monselice e poi analizzati al polo di Schiavonia

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non è sottoposto né a tampone, né alla quarantena fiduciaria. La direzione della scuola materna parrocchiale sta seguendo la situazione con massima attenzione, nel rispetto dei protocolli indicati dalle autorità competenti». Situazione analoga a Bovolenta, dove a dare le notizie è il vice sindaco Mauro Tassinato, che ha la delega alla Sanità: «Un alunno della scuola dell’infanzia “Santa Maria degli Angeli” è risultato positivo al Coronavirus: il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica che gestirà il caso ha disposto la quarantena di due settimane per il solo nucleo epidemiologico interessato e non dei famigliari. Nella giornata di domenica è stato programmato il primo tampone ai soli bambini di quel grup-

po». Tassinato aggiunge anche qualche considerazione: «Non allarmiamoci inutilmente, questa situazione come tante altre nei paesi limitrofi è gestita dagli organi competenti e per questo invito tutti ad attenersi alle informazioni ufficiali che forniamo come amministrazione comunale, appena ne siamo a conoscenza». Intanto la Regione ha emanato una nuova ordinanza che consente alle Aziende Sanitarie di effettuare i test rapidi a scuola agli alunni, mentre dai dati regionali le scuole con casi di Covid in Veneto sono 171 con 187 positività, su un totale di 707.814 alunni. Pari allo 0,003%. Nicola Benvenuti © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Domenica 4 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

Niente gel, tavoli vicini e ragazzi assembrati: stangato il Movembik Controllo a sorpresa della polizia: 5 giorni di chiusura e 400 euro di multa per il noto locale in centro a Vigonza `

LA SANZIONE

IL NODO Diego Bonavina, assessore alla Sicurezza, ha introdotto controlli rinforzati nei mezzi pubblici da parte della Polizia locale. I problemi principali, però, restano sopratutto gli assembramenti in centro storico. Proprio qui scatterà di nuovo l’obbligo di mascherina

è tornata a popolarsi di eventi, di attività e di socialità. Sono tornati gli studenti universitari e sono riprese le attività economiche. Questo porta un grande afflusso di persone, negli spazi chiusi come negli spazi aperti. Questa libertà va gestita con coscienza e senza leggerezze. Non ci sono alternative, o fermiamo i contagi prima che si impennino o vince il virus e perdiamo tutti noi. La prudenza è la via maestra per uscire da questo tunnel presto. Dobbiamo essere ottimisti ma dobbiamo essere anche una comunità forte». Giordani ha già in mano le ipotesi di ordinanza. Questi sono i giorni della scelta. Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA

«A PADOVA HANNO RIAPERTO L’UNIVERSITÁ E TANTI ALTRI EVENTI, QUESTO FLUSSO VA GESTITO BENE SENZA LEGGEREZZA»

Il bilancio

Altri 29 contagi nelle ultime 24 ore Ventinove nuovi casi di coronavirus tra venerdì e sabato in provincia di Padova. Il dato emerge dall’ultimo bollettino emesso dalla Regione Veneto. Salgono a 567 i positivi al tampone. Venerdì c’è stata una nuova vittima del Covid-19. Non ce l’ha fatta Graziella Stella, 84 anni, originaria di Montegrotto e ricoverata all’ospedale di Schiavonia dal 5 settembre scorso. E’ deceduta il giorno in cui si celebra la festa dei nonni. Una riflessione sul contrasto tra fragilità e forza degli anziani arriva dal direttore generale dell’Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta. «Mai come negli ultimi mesi abbiamo scoperto la necessità di tutelare i nostri anziani, la categoria più esposta alle complicanze da Covid-19, ma al tempo stesso abbiamo

compreso meglio il ruolo cruciale dei nonni negli equilibri familiari stravolti da instabilità lavorativa, sospensione scolastica e didattica a distanza – dichiara Scibetta -. Di fronte all’allungarsi della vita media, con il suo carico di cronicità e disabilità urge restituire salute e vitalità agli anni, perché la sfida demografica non rimanga una vittoria a metà. L’impegno nei confronti dei nonni e degli anziani in genere è allora quello di concepire la vecchiaia come longevità diffusa, valorizzare l’invecchiamento e le capacità residue, rendere l’età un concetto sempre più liquido e astratto, con il valore biologico che prende il posto del conteggio anagrafico». Elisa Fais

PADOVA Niente distanziamenti né gel igienizzante per le mani. La polizia chiude per cinque giorni il Movembik di via Cavour, il locale più noto di Vigonza frequantato anche da moltissimi padovani. I residenti lo avevano segnalato più volte: tavoli troppo vicini, assembramenti fino a notte fonda e poche mascherine tra i clienti. La sera di sabato 26 settembre gli agenti della Squadra Amministrativa della questura di Padova si sono presentati davanti al locale e hanno eseguito un controllo a sorpresa. Durante l’attività di ispezione i poliziotti hanno verificato che mancavano delle postazioni con gli obbligatori gel igienizzante per le mani all’ingresso del plateatico e il mancato rispetto di un corretto distanziamento fra i tavoli, quasi tutti occupati. Inoltre gli agenti hanno accertato la mancanza degli etilometri che devono essere messi a disposizione dei clienti, oltre all’aumento dell’area di somministrazione del locale. Da qui il provvedimento di chiusura dell’attività per cinque giorni ed una sanzione amministrativa di 400 euro.

nostri clienti, potrebbero anche essere persone che vanno in banca o che entrano nei condomini. Per questo non abbiamo previsto una postazione per il gel all’esterno. In ogni caso mi dispiace per questa chiusura perché ci siamo sempre attenuti alle norme e abbiamo cercato di dare il meglio ai nostri clienti nel rispetto delle prescrizioni per l’emergenza sanitari. Ora pregheremo la multa e attenderemo i giorni di chiusura e poi riapriremo».

IL PRIMO CITTADINO Raggiunto dalla notizia il sindaco Stefano Marangon si dichiara dispiaciuto «tanto più perché lo scorso 21 settembre, su mia indicazione e volontà, insieme alla Polizia locale, ai carabinieri e al mio vicesindaco ab-

IL GESTORE: «LA DISTANZA È SEMPRE STATA RISPETTATA, ORA PAGHIAMO E POI RIAPRIREMO»

biamo incontrato tutti gli esercenti in vista dell’arrivo della stagione autunnale e poi invernale. Nei mesi che ci aspettano dovremo essere ancora più accorti e scrupolosi nell’osservanza e nel far rispettare le norme che ci vengono richieste per il contenimento del Coronavirus. Abbiamo insistito in particolare sull’uso delle mascherine, dei gel e del distanziamento. Ora non capisco come sia stata possibile questa chiusura viste tutte le raccomandazioni, ma almeno così sarà chiaro una volta per tutte che le regole per contrastare il contagio da Covid vanno affrontate in maniera seria e responsabile». Durante i fine settimana di luglio e agosto gli agenti della Polizia locale di Vigonza sono stati impegnati in una serie di controlli sul rispetto delle prescrizioni anti Coronavirus concentrandosi in particolare sui locali più frequentati dai giovani e, dalle loro verifiche, è sempre emerso il rispetto delle indicazioni sanitarie previste. Questa volta è andata diversamente e la sanzione è scattata subito. Lorena Levorato © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL RESPONSABILE Il Movembik è uno storico e molto noto lounge e wine bar aperto ormai da quasi vent’anni, che attrae clientele in particolare e giovane anche da fuori provincia, sopratutto dal veneziano, essendo al confine con il Comune di Pianiga. «La questura di Padova ci ha notificato il provvedimento dell’obbligo di chiusura per cinque giorni e la multa - conferma Samuele Rigoni del Movembick - è così abbiamo chiuso fino a lunedì 6 ottobre. La Polizia ci ha contestato la mancata distanza tra i tavoli e l’assenza del gel igienizzante all’esterno del locale. I nostri tavoli sono sempre stati sistemati alla distanza prevista, va poi detto che il nostro plateatico è raggiungibile da alcuni gradini dal parcheggio e sulla piazzetta si affaccino anche altri esercizi ed una banca. Non possiamo sapere se quelli che arrivano in piazzetta siano tutti

A VIGONZA Il locale attrae molti giovani anche da Padova

In 1.300 per Van Gogh: «Adesso si ricomincia davvero» `“Prove generali”

in attesa di un afflusso ancora più grande LA MOSTRA PADOVA E’ una piccola iniezione di normalità. E a farla metaforicamente alla città è Vincent Van Gogh, dato che la mostra a lui dedicata, e allestita al San Gaetano, già ieri e oggi, cioè nelle giornate di pre-apertura, ha registrato il tutto esaurito. Certo, i conti si faranno alla fine, quando gli ingressi, se il sold out si confermerà costante, saranno al massimo 136mila, invece dei 400mila preventivati in epoca pre-Covid. Però è già un grossissimo successo,

dato che l’emergenza non è finita, vedere diversa gente entrare e uscire dall’ex tribunale, fermarsi al bar, andare al ristorante, o a fare shopping in centro. Ieri mattina, infatti, in attesa dell’apertura ufficiale in programma sabato, nel polo di via Altinate si sono dati appuntamento Marco Goldin, curatore della rassegna “I colori della vita”, e il sindaco Sergio Giordani per fare il punto sulla situazione e per accogliere i primi visitatori, quelli che che avevano prenotato prima dell’’emergenza.

LE RESTRIZIONI Sul rispetto delle norme di sicurezza anti Covid, affermare che Goldin è rigoroso, è riduttivo: ha disciplinato entrate, uscite, permanenza, sanificazione e rispetto delle distanze nei detta-

gli e a garantire che tutto si svolga in ottemperanza a quanto disposto ci sono 25 addetti. «Ieri e oggi - ha ricordato - abbiamo avuto 1.300 visitatori ed è stata una sorta di prova generale. In questo momento le prenotazioni che scattano dal 10 ottobre, sono 25mila. Ogni 10 minuti entreranno 15 o 20 persone, a seconda che si tratti di privati o di gruppi, che dovranno presentarsi un quarto d’ora prima. Dopo avere recuperato l’audioguida, e finora tutti l’hanno chiesta, entreranno, e la permanenza è prefissata in ogni sala, a seconda della capienza. La visita non potrà durare più di un’ora. Se ci sarà il tutto esaurito, dal lunedì al giovedì avremo al massimo 750 ingressi al giorno, il venerdì 900, il sabato 1.100 e la domenica 1.000, perchè nel fine settimana chiudiamo alle

AL SAN GAETANO Le prenotazioni stanno arrivando da tutta Italia

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20, invece che alle 18. Purtroppo numeri ridicoli rispetto a quelli che avremmo avuto senza il Covid». «L’organizzazione, che era forse l’aspetto più complicato, è perfetta - ha aggiunto Giordani - e la gente può soffermarsi davanti ai quadri in tranquillità. Sarà una mostra che produrrà effettivi positivi straordinari sulla città, e in particolare per bar, ristoranti, alberghi e negozi, che vedranno incrementare la clientela. La rassegna rappresenta un punto importante per il rilancio di Padova dopo la pandemia che ha messo in crisi tante attività. Ripartiamo da qui e iniziamo a programmare altre grandi esposizioni che facciano da volano all’economia. Vedere di nuovo i turisti è fondamentale non solo per l’indotto, ma anche sotto l’aspetto psicolo-

gico, perché dà l’idea che si ricomincia davvero».

LE CURIOSITÀ Le prenotazioni stanno arrivando da Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria, Marche e persino da Sicilia e Sardegna. Poche, però, sono quelle da oltre confine e per ora biglietti sono stati chiesti solo da Croazia, Svizzera e Slovenia. Ieri si sono presentate due persone che hanno voluto festeggiare il compleanno regalandosi l’ingresso alla mostra. E all’uscita il parere dei visitatori si è rivelato unanime: «La più bella rassegna mai allestita su Van Gogh, neanche paragonabile con quella di Vicenza, perché qui viene messa davvero in luce l’anima del Maestro olandese». Nicoletta Cozza © RIPRODUZIONE RISERVATA


VII

Primo Piano

Domenica 4 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

L’avvocato «Venezia ringrazi Mazzacurati» VENEZIA «Credo che oggi Venezia debba essere grata all’ingegner Mazzacurati ed al suo genio: il Mose ha funzionato perfettamente e l’acqua in laguna era a 70 cm mentre fuori a 130. Una sberla in faccia ai detrattori ed alle malelingue che hanno sempre proclamato la inutilità del Mose. Oggi hanno potuto passeggiare nella Piazza s. Marco senza lo stivale di gomma. Credo lo si debba in memoria del suo progettista e realizzatore esecutivo». Il polemico commento arriva dall’avvocato Giovanni Battista Muscari Tomaioli, uno dei legali che ha difeso l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, durante l’inchiesta sllo scandalo Mose, per il quale l’ingegnere (morto nel settembre dello scorso anno) non è mai stato processato in quanto, dopo l’espatrio in California, le sue condizioni di salute sono peggiorate e non è stato più giudicabile. Mazzacurati è stato il vero “padre” del Mose e il sistema di favori e mazzette realizzato attorno all’opera, è stato giustificato con la necessità di assicurarsi i favori dell’opinione pubblica e di garantire, nel corso degli anni, che da Roma arrivassero i finanziamenti necessari a proseguire e concludere i lavori. Dopo gli arresti eseguiti dai pm Stefano Ancilotto e Paola Tonini nel 2013 Mazzacurati iniziò a collaborare con la Procura contribuendo a fare luce sul “sistema Mose”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

marea che avrebbe allagato la città, ma anche di un vento di Scirocco medio da 19 nodi, che il Mose funziona. Le barriere erano già state sollevate sia singolarmente sia nella prova generale, ma era la prima volta che le dighe mobili venivano azionate in una situazione di necessità concreta».

CENTRO MAREE Il Centro maree, nella partita, ha giocato un ruolo fondamentale: «La previsione di dieci giorni fa ci ha permesso di arrivare pre-

pali vie d’accesso al porto di Venezia: se nel periodo autunnale il Mose, con le chiusure in occasione delle alte maree, rischierebbe di bloccare il 60% dei traffici, con la cabina di regia (o torre di controllo) unificata lo stop forzato sarebbe limitato al 10%. Un disagio pressoché fisiologico, per un porto che con le barriere fisse alle bocche di porto sarebbe l’unico scalo al mondo senza accesso al mare.

IL NODO FINANZIARIO Ciò richiederebbe però un finanziamento adeguato per creare la struttura di coordinamento, che dovrebbe essere in diretto contatto con la “stanza dei bottoni” del Mose e l’Autorità di

parati all’evento e decidere di alzare il Mose subito, fin dal primo mattino. Così la città è rimasta all’asciutto, persino in piazza San Marco».

«SCONFITTI I “NO”» «Un risultato - ha continuato che decreta l’ennesima sconfitta dei “No a tutto”, la scienza e la tecnologia hanno vinto. Cosa può cambiare adesso? Il vento potrà aumentare la potenza. Il 12 novembre Bora e Scirocco erano entrati insieme in laguna, un evento eccezionale. Oggi, però, credo che il Mose potrebbe fronteggiare anche quella eventualità». Non è ancora finita, anzi. «C’è ancora molto da fare, la priorità deve essere terminare i lavori e pensare alle manutenzioni e a come gestirle. Ma questo 3 ottobre Venezia ha visto uno spiraglio di luce in una giornata dalle condizioni mediamente difficili». Brugnaro, però, non dimentica lo “sgarbo” di agosto. «Un’agenzia inventata in piena emergenza Covid per gestire il Mose che ha escluso sia la Regione sia il Comune. È impensabile che la nostra gente non faccia parte dell’organo che deve decidere le modalità di utilizzo delle dighe, su questo ho interessato anche il presidente del Consiglio. È un esproprio che non conviene a nessuno, per questo sono fiducioso che nei prossimi mesi si riesca a trovare una soluzione». Anche il patriarca Francesco Moraglia si è detto soddisfatto, sottolineando però anche una preoccupazione per piazza San Marco e per la Basilica. «È vero, il Mose non si può alzare tutti i giorni. E non è un tema che riguarda solo San Marco: ci sono anche Castello, Pellestrina, Sant’Erasmo, tutte le zone basse. Servono gli innalzamenti delle rive, aspettiamo la legge Speciale». Al sindaco scoccia enormemente dover attendere i tempi delle altre istituzioni, questo è abbastanza evidente. «È per questo che vogliamo l’autonomia, perché le decisioni vengano prese vicino ai cittadini, non per ottenere soldi in più. Ho intenzione di iniziare un tour per tutta Italia per spiegare cosa sia l’autonomia e perché sia una cosa buona e conveniente per tutti. Chi è più vicino al problema è più motivato e può ottenere risultati più rapidi ed efficaci». Davide Tamiello © RIPRODUZIONE RISERVATA

«ADESSO LA PRIORITÀ É TERMINARE I LAVORI E PENSARE A GESTIONE E MANUTENZIONI, SENZA DIMENTICARE DI ALZARE LE RIVE»

sistema portuale. Ma l’idea, appunto, non è nuova, e il varo dell’Autorità per la Laguna da parte del Governo - pure contestata in città a causa dell’esclusione delle istituzioni locali - dovrebbe garantire le risorse necessarie per creare la cabina di regia. «Tale proposta - aggiunge Musolino era peraltro stata la condizione che la Regione Veneto aveva posto alla Conferenza unificata per dare parere favorevole alla legge di riforma portuale del 2016. Le soluzioni sono quasi tutte già elaborate, sì a prosperità e piedi asciutti a tutti i veneziani». Alberto Francesconi © RIPRODUZIONE RISERVATA

Costa: «Così convinsi la giunta rossoverde e il governo di destra» `«Nel 2003 le città era contraria. Resta L’ex sindaco: «Gianni Letta accettò la nostra delibera con le 11 condizioni» il nodo del Porto: accordi non rispettati» `

fusi. Ma quello irrinunciabile per me era garantire la piena operatività del Porto. Come? Con la conca di navigazione a Malamocco che garantiva il transito delle navi anche con il Mose alzato. Solo che ci accorgemmo che la conca progettata non andava bene, era corta e stretta».

L’INTERVISTA VENEZIA «Se sono a Venezia? Sì, un mio amico mi ha detto che sui social potevo seguire il Mose in diretta. Stavo scendendo con gli stivali, poi mi sono fermato: caspita, gli stivali non mi servono più».

Paolo Costa, ha visto? Il Mose funziona. Per 25 anni è stata praticamente la sua ombra. «Si ho visto. E pensare che prima del 1994 manco sapevo cosa fosse. Poi mi chiamò Massimo Cacciari: lui era sindaco e io rettore di Ca’ Foscari. Mi disse: “Paolo, il governo Dini vuole una valutazione di impatto ambientale su questa opera e ha deciso di nominare 5 esperti, 4 stranieri e un italiano. Tu sei rettore, fai tu il commissario italiano”. Accettai, ma un anno dopo divenni ministro dei Lavori pubblici: da quello che doveva dare pareri al governo divenni colui che i pareri li doveva chiedere e lasciai il posto a Ignazio Musu. Sì, da allora il Mose mi ha seguito: ho cominciato da rettore, poi da ministro, quindi come sindaco e dopo come presidente dell’Autorità portuale». Insomma, la sua carriera politica ha seguito l’avanzamento del Mose. Le ha portato bene... «Sì, ma anche tanti pensieri». A partire da quella famosa delibera con gli 11 punti con cui, da sindaco, riuscì a far approvare il Mose a un consiglio comunale a trazione rossoverde, con la città che era schierata contro l’opera. «Era il 2003. Quella delibera venne poi portata al Comitatone dell’inizio di aprile di quell’anno dove venne deciso di realizzare il Mose. Il dibattito in città era molto acceso e la maggioranza era per il no. In Consiglio arrivarono anche le dimissioni di Musu». Come riuscì a convincere la sinistra e gli ambientalisti? «Gianfranco Bettin e Paolo Cacciari tennero fede alla loro posizione, ma lavorarono anche loro per giungere ai famosi 11 punti delle prescrizioni. Si passò da un “no a patto che...” a un “sì purché...”. Fu Paolo Cacciari ad esempio a suggerire il punto in cui si disse che doveva essere garantita l’operatività del Porto in qualsiasi condizione, anche con il Mose in funzione. Quegli 11 punti garantivano anche le istanze degli ambientalisti, salvavano la loro posizione pubblica». Dall’altra parte si trovò a far accettare quella delibera con le 11 prescrizioni al Comitatone del governo Berlusconi... «Arrivai a Roma il giorno prima e chiesi di vedere la delibera del Comitatone. Praticamente davano per scontato che la città di sarebbe espressa contro il Mose e avevano preparato un testo in cui dicevano più o meno “chi se ne importa, noi il Mose lo facciamo”. Feci presente che, se il gior-

POLO ROSSOVERDE Paolo Costa e Gianfranco Bettin nel 2000

no dopo fossi andato alla stampa estera a dire che il governo aveva ignorato il volere di Venezia, non sarebbe stata una bella immagine. E qui devo dire fu Gianni Letta, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, a fare un lavoro intelligente. Ascoltò le nostre posizioni, valutò le 11 condizioni, capì che

un accordo era possibile e il Mose venne deciso sulla base di quanto espresso da Venezia, in particolare su un punto che a me stava a cuore».

«PAOLO CACCIARI E GIANFRANCO BETTIN MI AIUTARONO A SCRIVERE QUEL DOCUMENTO PER IL CONSIGLIO»

«LA PIATTAFORMA OFF SHORE PER I CARGO E’ L’UNICA SOLUZIONE A DISPOSIZIONE PER SALVARE L’ATTIVITA’ DELLO SCALO»

Quale? «Gli 11 punti erano su opere di mitigaizone ambientale, sul rialzo di San Marco, interventi dif-

Dalla prima pagina

Quel dubbio cancellato segue dalla prima pagina

(...) quello che qualche negoziante euforico ha efficacemente definito “il nostro sbarco sulla luna”. Certo serviranno verifiche ancora più probanti, bisognerà attendere un crash test come la notte da tregenda del 12 novembre scorso con l’acqua altissima e quei venti impressionanti che facevano tremare le palazzine del centro storico, ma “la prima” è andata bene. Infatti sembra il bollettino della vittoria di Diaz l’annuncio che arriva sui telefonini alle 10.43: «Le paratoie del Mose sono tutte sollevate, il flusso di marea verso la laguna è interrotto. Punta Salute marea stabile tra 70 e 75 centimetri». Pochi minuti prima era circolato un video brevissimo ma chirurgico di Cinzia Zincone, Provveditore alle opere pubbliche, che mostrava una barriera sollevata e commentava: «Si apprezza una consistente differenza di altezza (tra mare e laguna, ndr), non filtra l’acqua; il test è andato bene». Da quel “funzionerà?” buttato lì tra i mastodontici cassoni del Mose

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ancora da posizionare, in quella bella mattinata di sole del 2014, agli annunci trionfali di ieri passa un enorme sospiro di sollievo non solo a Venezia, considerando il rischio di essere messi alla berlina in ogni angolo del mondo in caso di flop. A proposito, quel giorno del 2014 alla bocca di porto di Chioggia, Hermes Redi disse un’altra cosa particolarmente significativa: «Vi abbiamo portato qui anche per farvi capire la grandiosità di quest’opera, oggi che i cassoni sono ancora all’esterno e che potete valutarne le dimensioni e l’altissimo coefficiente di difficoltà delle operazioni. Quando saranno sott’acqua tanti probabilmente non riusciranno nemmeno a cogliere la portata di ciò che è stato fatto». In futuro, forse sarà così, ma almeno oggi la consapevolezza del “miracolo” ingegneristico c’è tutta. Però sappiamo che questa parola, così evocativa di un evento soprannaturale, non sarebbe gradita all’ingegner Redi; già, “non stiamo parlando di oroscopi”. Tiziano Graziottin © RIPRODUZIONE RISERVATA

E così è rimasta però «Certo. E su questo non è stato fatto abbastanza negli anni a venire per chiamare lo Stato ai propri impegni. Si sarebbe dovuto spendere troppo per allungare la conca, anche gli stessi piloti del Porto erano scettici. Da presidente dell’Autorità portuale però avviammo, anzi rispolverammo, il progetto di una piattaforma per i cargo in mare aperto in modo da far passare per la conca navi più piccole, in grado di fare manovre anche con una conca stretta e corta. Affidammo il progetto di fattibilità alla londinese Halcrow. Nel Comitatone del 2009 (o del 2010, non ricordo) ci fu il via libera al progetto, inserito nella finanziaria del governo Monti con un emendamento a firma di Pier Paolo Baretta e Renato Brunetta per stanziare i fondi. Il Parlamento approvò la piattaforma d’altura e anche l’Ue lo avvallò, riconoscendo il ruolo centrale di Venezia. Lo mettemmo a gara, vinse una società cinese ma poi per gelosie europee, italiane (leggi Genova) e adriatiche (leggi Trieste) si manovrò per farlo bloccare». Occasione persa? «Enormemente. Quello allo stato è il solo progetto che sia in condizione talmente avanzata da essere pronto a partire. Ora che abbiamo visto il Mose funzionare, dobbiamo cogliere questa opportunità per garantire la salvaguardia del Porto. Perché con una conca in quelle condizioni, l’unico modo per tenerlo aperto con le barriere sollevate è quello. Tanto più con da un lato l’emergenza Covid che ha azzerato chissà per quanto tempo i traffici passeggeri, ma dall’altro la possibilità di agganciarsi al recovery fund. Bisognerebbe che qualcuno a Roma si ricordasse che esiste questo progetto e che capisse che il sistema Mose deve integrarsi con il Porto. E sarebbe il caso che anche Zaia, con la conferenza Stato-Regioni, e Brugnaro come sindaco ricordassero con forza al governo l’impegno preso in quel Comitatone del 2003». La vive come un tradimento? «Non personale, ma della volontà della città. Guardi: Venezia ha avuto il massimo quando c’è stato allineamento di decisione politica tra Stato ed enti locali. In quegli anni, grazie a questa uniformità, Venezia ha fatto passi importanti. Bloccare un progetto per mancanza di allineamento è facile, ma qui occorre recuperare la visione superiore, specie oggi in questa fase, di una Venezia che non può fare a meno di Marghera, del Porto e della laguna. Il sollevamento del Mose di ieri è un punto di inizio». Davide Scalzotto © RIPRODUZIONE RISERVATA


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REGIONE

DOMENICA 4 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

La salvaguardia di Venezia

Le dighe del Mose sollevate alla bocca di porto del Lido e, a destra, Piazza San Marco all’asciutto FOTOSERVIZIO INTERPRESS

Ore 9,57: la diga del Mose funziona L’acqua cresce ma la città resta asciutta Primo test in condizioni reali in laguna. In mare un livello di 132 centimetri, in città marea ferma per cinque ore a 70 Alberto Vitucci / VENEZIA

Città all’asciutto anche con l’aqua alta. Ieri mattina è successo per la prima volta nella storia di Venezia. Il test annunciato delle barriere mobili è riuscito. Le dighe hanno tenuto separata la laguna dal mare per quasi cinque ore, dalle 10 alle 15. E mentre in Adriatico la marea raggiungeva una punta di 132 centimetri, la città è rimasta a quota 70. Niente acqua alta, dunque. E test riuscito. Alla fine la violenza dello scirocco si è attenuata, così come le altezze d’onda. Condizioni di mare agitato, ma non critiche come quelle del novembre scorso. Ma il sistema ha retto. Nel tripudio della politica. «Giornata storica per Venezia», dicono il sindaco Brugaro e il governatore Zaia. «Merito del governo», chiosa il sottosegretario alla Presidenza Andrea Martella. Nel pomeriggio il sindaco riceve anche la telefonata del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Prova riuscita. Anche se restano, naturalmente, tutti i problemi in sospeso del Mose. A cominciare dai guasti tecnici e dalla manutenzione infinita, dalla mancanza del-

le opere complementari e delle difese locali. Oggi nuova acqua alta a 110. E il Mose non sarà alzato. San Marco e un terzo della città andranno nuovamente sotto. Ma la giornata di ieri sarà comunque ricordata. Maltempo e acqua alta annunciata da giorni dal Centro maree. Sirene che suonano lugubri poco dopo le 8, avvisando con tre toni diversi che la marea raggiungerà i 130 centimetri. Ma la macchina per il sollevamento del Mose è pronta a muoversi. La Capitaneria di porto ha emesso l’ordinanza che vieta la circolazione navale in tutte e tre le bocche di porto per l’intera mattinata e «fino a conclusione delle operazioni». I tecnici del Centro maree, coordinati da Alvise Papa, seguono l’evolversi della situazione dal centro operativo di palazzo Cavalli. Il sindaco Brugnaro con il suo staff è nella Control room del Tronchetto. A un certo punto si imbarca con il provveditore Zincone per seguire sul posto le operazioni di sollevamento. La prima paratoia si alza alle 8.35. L’ultima, a Malamocco, alle 9.52, Un’ora e 17 minuti dopo. Un tempo più che doppio rispetto alle previsioni del

progetto. Ma si tratta sempre di un test, avvisano gli ingegneri. La squadra coordinata dal giovane ingegnere veneziano Davide Sernaglia e dal “direttore” Francesco Ossola scruta i video della Contro room nell’isola artificiale del Lido. La commissaria Spitz segue l’evento da Roma in remoto. Un problema alla schiera di Malamocco. Che si solleva con un certo ritardo rispetto alle altre due bocche. Si era

Un’ora e 17 minuti per elevare le 78 paratoie I ritardi a Malamocco la sabbia a Treporti già verificato durante l’ultima prova di settembre. Stavolta l’operazione viene ripetuta con maggiore rapidità. Poco prima delle 10 dunque, le 78 paratoie del Mose sono alzate. «Si vede il dislivello tra mare e laguna, siamo fiduciosi», twitta il sindaco. L’acqua continua a crescere. A mezzogiorno in mare ha raggiunto i 125 centimetri. A Punta della Salute si è fermata a 70. Nei canali interni del-

la città il flusso vorticoso dell’acqua si ferma improvvisamente. La corrente è ferma. L’acqua non cresce più, bloccata dalle dighe alle bocche di porto. Le operazioni di discesa delle paratoie nei loro alloggiamenti sono cominciate alle 14.57, quando la marea aveva smesso di crescere. Terminate alle 16. «Tutto regolare», secondo i tecnici. Anche se resta sotto osservazione il fenomeno dell’insabbiamento delle paratoie verso Punta Sabbioni, nel varco di Treporti. Anche il giorno dell’inaugurazione con il presidente Conte non erano scese, rimanendo sollevate per la sabbia accumulata. Problema che si ripresenta. E che adesso dovrà essere affrontato dai progettisti. Commento laconico della commissaria Spitz: «Solo una tappa di un cammino da completare», dice prudente. Restano da avviare anche altri interventi. A cominciare dal «Piano Europa», che prevede interventi di protezione della laguna messa a dura prova in questi anni dagli scavi e dai lavori per costruire la grande opera. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

i commenti

Governo soddisfatto Brugnaro però attacca «Agenzia da cambiare» VENEZIA

«Un risultato importante che insieme alle autorità locali abbiamo voluto con determinazione dopo i danni del novembre scorso: presidio e tutela costante per una città patrimonio dell’umanità», dice il ministro dei Trasporti Paola De Micheli in una giornata in cui Venezia è al centro dei commenti e delle attenzioni dell’intera nazione. Aggiunge il ministro per le Riforme Federico D’Incà: «Oggi Venezia si sveglia e non deve più aver paura. È l’unica cosa che conta». Andrea Martella, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Ora va conclusa l’opera con monitoraggio costante della sua efficacia ed un meticoloso e puntuale lavoro di gestione e manutenzione. Compiti che spetteran-

no alla nuova Autorità per Venezia, il cui iter di approvazione e dotazione finanziaria sta proseguendo a passi spediti». Felice il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro: «È stata una giornata storica per Venezia, di grandissima soddisfazione per tutti i cittadini, dopo 20 anni che vediamo in maniera inerme arrivare queste acque da per tutto». «Sono stati sconfitti i “no a tutto”» incalza Brugnaro «speriamo si rendano conto che la tecnologia fatta bene, da persone serie, vince sempre: Poi arriva l’affondo contro l’Autorità per Venezia, «questa agenzia inventata a Ferragosto dalla quale sono stati esclusi Comune e Regione. Impensabile: è chiaro che non ce la metteremo via, è un esproprio che non conviene a nessuno». —


II

Primo Piano

Domenica 4 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

Virus, la sanità

Rigoli, il predestinato «I miei test rapidi una svolta nel Covid» Il direttore della Microbiologia: «Così ` «Questione di Dna: ho seguito la strada eviteremo un nuovo blocco delle scuole» di mio padre, anche se lui non voleva» `

Quindi ci sono stati i tamponi su chi tornava dall’estero e sui turisti, sui dipendenti pubblici e le altre categorie».

L’INTERVISTA TREVISO «Questi tamponi rapidi rappresentano un aiuto fondamentale alla sanità pubblica, alla sicurezza dei cittadini e salvano le scuole dal pericolo di blocco. E, me lo lasci dire, rappresentano anche la nostra salvezza». Roberto Rigoli, direttore del laboratorio di Microbiologia di Treviso e coordinatore di tutti i laboratori delle Usl venete, lo dice senza ironia. Il tampone rapido antigenico è, al momento, l’arma più potente per tenere a bada il Covid-19. E Treviso rappresenta la frontiera più avanzata sia nello studio che nella sperimentazione. Il primo banco di prova da lunedì: questi tamponi saranno a disposizione delle scuole trevigiane che ne faranno richiesta e nel giro di 15 minuti si saprà chi è positivo al virus e chi no.

Dottor Rigoli di fronte a un tampone rapido positivo che fate? «La persona interessata sarà mandato a fare il tampone molecolare che ci confermerà la positività e ci dirà se si tratta di un virus a carica alta o bassa». Perché dice che è la salvezza di voi microbiologi? «Perché ci toglierà un grande mole di lavoro. Abbiamo passato mesi a esaminare migliaia di tamponi. Un lavoro immane: nel periodo più intenso del contagio andavamo a letto alle 2 di mattina e tornavamo a lavorare alle 7. Il tampone rapido invece ci concen-

E adesso? «Adesso c’è il tampone rapido, approvato dalle autorità sanitarie nazionali. Un grande aiuto. Ma il virus sparirà».

L’ESPERIMENTO Rigoli col governatore Zaia che prova il tampone

tra solo su chi è positivo. Ma questo non vuol dire che non saremo impegnati. Adesso usciremo». In che senso? «I miei tecnici accompagneranno i team creati per le scuole, dove ci sarà un infermiere per i prelievi e uno dei nostri per analizzare sul posto. Così il lavoro diventa più snello». Perché questo tampone è così efficace? «Perché cerca l’antigene, verifica al 99% se il virus c’è o se c’è stato. Ci dice subito se uno è positivo o meno. E poi, una volta passata l’emergenza Covid, sarà utile per altri studi, come cercare i marcatori cardiaci o influenzali. Uno strumento importante, fortemente voluto dal governatore Zaia».

Com’è stato vivere in prima linea l’esplosione della pandemia? «Abbiamo passato tre fasi. La comparsa dei primi casi, ma non ci rendevamo ancora conto di cosa stesse accadendo. Poi la seconda fase, la più drammatica. È stato come essere investiti da un tornado: i contagi si moltiplicavano, i reparti si riempivano e la mole di lavoro per noi aumentava in modo sproporzionato». Poi la terza fase. «A giugno il numero di contagi è calato drasticamente. Non si trovava più un positivo. I reparti si sono svuotati. Però il lavoro per noi non è diminuito perché è stato deciso di fare monitoraggi a tappeto alla ricerca dei positivi.

Il suo è un augurio o una convinzione? «Lo dice l’esperienza. Quando un virus fa il salto di specie come in questo caso ha una prima fase molto aggressiva. Poi si cominciano a sviluppare gli anticorpi e il virus cambia, si modifica. L’esperienza ci dice che o sparisce o si trasforma in una normale influenza. Lo abbiamo visto altre volte. Non so quando accadrà: ci vorrà un anno, forse due. Ma andrà così». Sono migliorati i rapporti con il professor Crisanti? «Ho rapporti buoni con tutti, non faccio polemiche. Sono un professionista che lavora sui dati. E a Crisanti continuo a proporre un confronto. Anzi, lo invito a venire nel mio laboratorio: mi piace giocare di squadra».

«A MARZO SITUAZIONE DRAMMATICA CON I REPARTI PIENI, ERAVAMO SEMPRE OPERATIVI, DORMIVAMO 4-5 ORE A NOTTE»

AL LAVORO Rigoli nel suo laboratorio con i tamponi da esaminare

Crisanti aveva definito i test rapidi “sciocchezze”. «Mah, io sono un microbiologo lui un epidemiologo. Ognuno ha il suo campo e dovrebbe badare a quello. Adesso questi test vengono riconosciuti dalla più alte autorità sanitarie, anche negli Usa. Ma non cerco polemiche, non mi interessano». Lei è un grande sportivo. Ha avuto modo di coltivare le sue passioni in questo 2020 così disgraziato? «Assolutamente no. Amo il kite.-surf. Una specialità bellissima: una tavola legata a una vela che tutti chiamano paracadute. Dal 2006 faccio parte di questa comunità di appassionati. Gente particolare, che passa la notte in

tenda e si racconta le sue esperienze davanti a una birra. Un mondo diverso dal mio. Per questo mi piace». È anche figlio d’arte. «Mio padre, 96 anni ma ancora lucidissimo, è forse il più anziano microbiologo d’Europa. Non voleva nemmeno che facessi microbiologia perchè, diceva, aveva sbocchi limitati. Ma ho insistito. In questo 2020 avremmo dovuto festeggiare i 50 anni del laboratorio di Treviso e dell’associazione nazionale Microbiologi Clinici di cui è stato presidente. Avevamo organizzato degli eventi, mio padre avrebbe dovuto tenere un bel discorso. Invece niente. Ci rifaremo». Paolo Calia © RIPRODUZIONE RISERVATA

Zoppas Arena, al via il punto prelievi nel primo giorno fatti 288 tamponi ORARI E INFORMAZIONI

L’APERTURA CONEGLIANO Il nuovo Covid Point alla Zoppas Arena di Conegliano ha aperto i battenti puntuale, ieri mattina alle 7 dopo le polemiche dei giorni scorsi per le lunghe code e l’attesa di ore nella sede del distretto socio-sanitario di via Galvani. Il traffico è stato regolare, nonostante le condizioni meteo, e le operazioni si sono svolte ordinatamente in modalità drive-in. Presente anche Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl 2 Marca Trevigiana: «È andata bene. Con la doppia fila di auto tutto si è svolto molto più in fretta e si è evitato l’imbuto che congestionava il traffico in via Galvani. Nell’intera giornata di sabato a Conegliano si sono sottoposte ai tamponi 288 persone, un flusso ridotto rispetto agli altri giorni a causa della pioggia, normalmente ne facciamo oltre 330. L’andamento è stato fluido, senza problemi e la gente sembra soddisfatta».

L’ESORDIO Francesco Benazzi ieri alla Zoppas Arena (Foto NuoveTecniche/DA RE)

RISOLTO IL PROBLEMA DELLE CODE DEL DISTRETTO DI VIA GALVANI. MARTEDì TOCCA ALL’EX FORO BOARIO A ODERZO

L’orario era suddiviso in due fasce: la mattina per i minorenni e il pomeriggio per i maggiorenni, ma si sono presentati comunque già dall’apertura diversi adulti. Oggi il Covid Point è accessibile dalle 7 alle 13, con accesso indifferenziato. «Abbiamo accolto tutti indistintamente – ha detto la dottoressa Paola Paludetti che dirige il distretto – indipendentemente sia dall’orario sia dall’età. In qualche caso abbiamo accettato anche utenti provenienti da distretti vicini, residenti in paesi limitrofi alla zona di competenza del nostro distretto». Il Covid Point è un riferimento per 28 Comuni della Sinistra Piave e nelle settimane precedenti era stato preso d’assalto prima dai turisti rientrati dalle vacanze, poi dai dipendenti delle aziende-focolaio e dagli insegnanti, in seguito dagli scrutinatori, creando le difficoltà di gestione che tante polemiche hanno suscitato, costringendo alla scelta di una sede più idonea.

I RISULTATI Le attese sono state al massimo di 15 minuti sabato mattina e l’ultima ondata è stata conseguente ai casi positivi nelle scuole e a adulti che, prevalentemente per motivi di lavoro, si sono trovati in contatto con persone contagiate. All’aumento dei casi registrati complessivamente e dei relativi tamponi eseguiti non è corrisposto tuttavia un incremento delle richieste di mascherine e gel igienizzanti. Nelle farmacie si registra per ora una situazione tranquilla su questo fronte, probabilmente perché, rispetto ai mesi passati, questi prodotti si trovano con facilità. E martedì apre i battenti l’ex Foro Boario a Oderzo.

LE FARMACIE Diversa è la situazione sul fronte dei vaccini antinfluenzali. Franco Gariboldi Muschietti, presidente di Farmacieunite: «È una situazione difficile. Quotidianamente ci richiedono il vaccino

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e le farmacie non sono in grado di rispondere alla domanda. Dei 17milioni e 800mila previsti per tutta Italia, 1,5 sono destinati al Veneto, un numero appena sufficiente per le fasce a rischio, vale a dire per lo più anziani e bambini. Chi lo vuole, in farmacia non lo trova e non lo può neanche prenotare. Se la Regione decidesse di destinare una parte di quelli disponibili per il pubblico alle farmacie e ai privati ci sarebbe comunque un problema tecnico. I pacchi sono multidose, con

30/50 vaccini all’interno e noi non li possiamo sconfezionare». La situazione è stata sottoposta all’assessore regionale Lanzarin e si attende la risposta. Il problema della grande richiesta sembra essere stato in qualche modo sottovalutato, non tenendo conto che si tratta di un anno particolare. Le scorte previste si sono rivelate insufficienti e la produzione delle aziende sta riprendendo ora. Chiara Dall’Armellina © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

DOMENICA 4 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

Coronavirus: la situazione sanitaria in provincia l’ordinanza della regione

Tamponi rapidi per i simtomatici negli ambulatori di medici e pediatri I professionisti non si tirano indietro, ma avvertono «Servono locali esterni per effettuare il test in sicurezza» Paola Dall’Anese / BELLUNO

Medici di famiglia e pediatri di libera scelta in prima linea nella diagnosi del Covid-19. L’ultima ordinanza (n. 105) della Regione Veneto emanata venerdì introduce l’utilizzo dei test rapidi antigenici anche negli ambulatori dei medici di assistenza primaria sul territorio. Obiettivo: scoprire in tempi sempre più rapidi le positività al Coronavirus. «I test antigenici rapidi prevedono l’introduzione di un piccolo tampone all’inizio della narice con diagnosi in 10-15 minuti. Questo genere di test può essere utile in determinati contesti, consentendo una tempestiva differenziazione tra sindrome influenzale e Covid. L’utilizzo di tale tipologia di test da parte dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta potrebbe accelerare la diagnosi di casi sospetti o di pazienti esposti al rischio», si legge nell’ordinanza veneta, dove si evidenzia la necessità di dotare queste figure professionali di questi test in vista dell’aumento di forme simil Coronavirus legate all’influenza e alla parain-

Studenti durante una lezione in classe

fluenza. «È necessario fornire alla popolazione una risposta tempestiva e una conseguente presa in carico rispetto alla diagnosi positiva al virus», si legge sempre nell’ordinanza. La giunta Zaia è intenzionata a garantire una disponibilità iniziale di 50 test antigenici rapidi a ogni medico o pediatra che ne farà richiesta. In questo modo, se un paziente, bambino o adulto, presenta dei sintomi simil Covid, invece di recarsi ai drive-in ospe-

dalieri già al collasso, potrà rivolgersi al medico di base per sottoporsi allo screening rapido e sapere così se i sintomi sono riconducibili al virus SarsCov2. Un sistema, quindi, pensato per alleggerire l’attività del laboratorio microbiologico, evitando anche quarantene ed isolamenti magari non necessari. Ma se nel principio dell’ordinanza i medici di famiglia e i pediatri si dicono d’accordo con la Regione e sono pronti a

fare la loro parte («non ci siamo mai tirati indietro», dicono), sottolineano come l’operazione sia più facile da dirsi che da farsi. Due le obiezioni avanzate dai camici bianchi. «È giusto che per un caso di semplice raffreddore, naso che cola o mal di gola gli utenti non vadano a intasare i drive-in ospedalieri, che da qui all’inverno saranno più che oberati di richieste», precisano Fabio Bortot, fiduciario della Fimmg, e Giampaolo Risdonne, referente di categoria dei pediatri. «Ma questi test dovrebbero essere eseguiti al di fuori degli ambulatori, per evitare di doverli chiudere in caso ci trovassimo di fronte a un paziente positivo al Covid». «Prima di eseguire questo tampone rapido», precisa Bortot, «dovrei vestirmi in modo adeguato, come fa il personale sanitario dei drive-in, e questo non lo posso fare durante la normale attività ambulatoriale. Ci vuole poi tanto tempo. Per questo dico che sarebbe opportuno che l’Usl ci mettesse a disposizione degli spazi adeguati per farlo, onde evitare contagi con gli altri pazienti». Dello stesso avviso Risdonne. «Se possiamo dare una mano, siamo pronti e non ci siamo mai tirati indietro. Ma per poter eseguire un test del genere servono i locali adeguati. Intanto», prosegue il pediatra, «dobbiamo sapere se il test antigenico che ci darà la Regione sarà vestibolare, cioè con prelievo all’inizio delle narici o più profondo. Nel primo caso potremmo dire alle mamme di farlo ai figli, dopo essere passate a prenderlo in ambulatorio; nel secondo caso, invece, avremmo bisogno di avere stanze ad hoc. Se l’esito fosse negativo, potremmo visitare il bimbo. Una domanda è d’obbligo: come si può avere un ambulatorio Covid free, come richiesto dalla Regione, se quel paziente risultasse positivo?». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

La misurazione delle temperatura ad uno studente BELLUNO

La Regione Veneto cambia i protocolli per la gestione dei casi positivi nelle scuole, grazie all’introduzione del test rapido. Lo scopo è evitare di tenere in quarantena per 14 giorni alunni e personale scolastico anche se negativi, come è accaduto e accade ancora in provincia. Il protocollo riguarda la presenza conclamata di un caso positivo di Covid-19 all’interno di una scuola. Due le modalità di approccio a seconda dell’età degli studenti. Se il contagiato è un bimbo da zero a sei anni, tutti i compagni di classe, anche se negativi, restano in isolamento. Se invece il contagiato ha dai 7 anni in su, il Dipartimento di Prevenzione invierà il proprio personale per eseguire il tampone rapido su studenti e personale scolastico entrati in contatto col positivo. Chi avrà un esito negativo potranno rimanere a scuola, ma con delle prescrizioni.

li tra il personale, che già viene periodicamente sottoposto a tampone: il 25 settembre tutti sono risultati negativi. I test sono stati ripetuti il 29 settembre e venerdì e ora attendiamo gli esiti». «L’Usl», aggiunge Stocco, «ci ha rifornito di tamponi rapidi e altri test li abbiamo ordinati noi. Quello che constatiamo è la contagiosità incredibile di questo virus. Presto riattrezzeremo l’ex centro diurno come area di isolamento». Salgono a 11 i ricoverati in Malattie infettive a Belluno. IL FOCOLAIO DEL COMELICO

I TESTI ANTIGENICI PER LE SCUOLE

Dopo i 43 positivi riscontrati nella sola giornata di venerdì (18 sono collegati al focolaio del Comelico), ieri non ci sono

L’utilizzo del test antigenico rapido per i soggetti sintomatici della scuola sarà esteso a partire da domani anche al dri-

Rsa Cortina, cinque ospiti positivi Gli anziani ricoverati al San Martino Torna l’incubo contagi nelle case di riposo. Ieri sono stati trovati positivi cinque ospiti della struttura per anziani di Cortina. I pazienti sono stati trasferiti per precauzione nel reparto di Malattie Infettive del San Martino. Ieri sono stati eseguiti i tamponi di controllo agli ospiti e al personale i cui risultati determineranno eventuali ulteriori interventi di isolamento dei soggetti positivi. Sospese tutte le visite dei parenti. «I cinque anziani trovati positivi non hanno ad oggi grandi sintomi del virus», precisa l’amministratore unico della struttura cortinese Paolo Stocco. «Sono partiti tutti i control-

Positivi tra i banchi: sono 13 le classi finite in quarantena

stati altri casi. E questo è salutato con favore da parte dei sindaci della valle. «Sta calando il numero e questo ci fa piacere», precisa il sindaco di San Pietro, Manuel Casanova Consier. «E da quello che sappiamo i casi positivi sono afferenti a persone già in quarantena in quanto contatti di caso». Intanto una classe dell’asilo di San Nicolò Comelico è stata chiusa per la presenza di una bambina positiva ma residente nel comune di Santo Stefano. «La classe è in quarantena», precisa il sindaco Giancarlo Ianese, «speriamo che non ci siano altri positivi. Qui siamo Covid free, ma la settimana scorsa ho invitato tutti a portare le mascherine anche nelle aree al’aperto». Oggi a Tai di Cadore si svolgerà un drive-in aggiuntivo per l’esecuzione del test per i contatti delle nuove positività emerse l’altro ieri.

il bollettino

BELLUNO

scuola

La casa di riposo di Cortina dove sono emersi 5 ospiti positivi

Sono 13 le classi che hanno avuto casi di positività in provincia e che quindi hanno dovuto chiudere per quarantena. La prima è stata l’elementare di Quartier Cadore di Belluno, già rientrata in classe dopo i 14 giorni di quarantena. Restano ancora aperti i casi relativi agli asili di Campolongo di Cadore, San Pietro (due classi) e San Nicolò Comelico; delle elementari di San Pietro, Santo Stefano e San Vito (due classi); delle medie di Santo Stefano; del liceo scientifico e dell’alberghiero di Cortina (previsto un drive-in nei prossimi giorni), dell’Iti Negrelli di Feltre, dell’Iti di Longarone e della scuola per estetiste di Sedico. La novità è valutata con favore dai dirigenti scolastici. «È una scelta di buon senso», commenta Bruna Codogno, preside dell’Ic 2, «è faticoso stare a casa quando si è negativi. E gli stessi genitori devono assentarsi dal lavoro per badare ai figli minori ». — PDA

ve-in di Caprile (accesso libero dalle 17 alle 19 il lunedì, mercoledì e venerdì) e da mercoledì a quello di Belluno, che da domani sarà dislocato in via Meassa a Sagrogna dalle 8,30 alle 12.30. Il drive-in di Feltre sarà operativo tutti i giorni dalle 8.30 alle 12.30 e quello di Tai dalle 17 alle 19 il martedì, giovedì e sabato. Ieri, intanto, pur con orario ridotto per l’allerta maltempo, i drive-in tampone di Belluno e di Feltre hanno eseguito rispettivamente 87 e 73 test. LE VACCINAZIONI

Domani partiranno anche le vaccinazioni antinfluenzali per i soggetti di età compresa tra i 60 e i 64 anni che in provincia ammontano a 13.500. Queste persone sono state invitate alla vaccinazione con lettera personale e con appuntamento. In caso non si possa rispettare l’appuntamento, è possibile accedere a una delle sedute di recupero previste per novembre o scrivere a: vaccinazioni.bl@aulss1.veneto.it. — PDA


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