RASSEGNA STAMPA DEL 2 OTTOBRE 2020

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XII

Castelfranco

IL CANDIDATO SINDACO STEFANO MARCON: «PAROLE FORTI SU UN TEMA FORTE MA DUSSIN NON HA BISOGNO DI DIFESE»

Venerdì 2 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

treviso@gazzettino.it

CASTELFRANCO

Dussin, post al veleno bagarre sull’ospedale

Il ballottaggio si avvicina, la campagna elettorale si fa sempre più rovente. A infiammare gli animi è di nuovo l’ospedale. Da un lato Luciano Dussin non usa mezzi termini e attraverso i social definisce «deficienti che sputtanano l’ospedale» tutti coloro che parlano di un disservizio del San Giacomo. Mentre ` dall’altro Claudio Beltramello che, dopo aver battagliato per anni in Consiglio per le schede ospedaliere e il mantenimento di posti letto e servizi della parte generalista, si è incatenato per l’intera mattinata di ieri fuori dal cancello d’ingresso dell’ospedale. «Vogliamo dare un segnale forte ai cittadini. Marcon ha continuato a negare i problemi e addirittura Dussin ha dato dei deficienti a coloro che si battono per trovare soluzioni – afferma Beltramello – Mi sono incatenato in modo simbolico per esortare i cittadini a venire al voto. Da 5 anni stiamo portando avanti la battaglia per l’ospedale, abbiamo convocato 14 consigli comunali, abbiamo fatto video per spiegare la verità, ci sono 20mila firme raccolte dal Comitato difendiamo il nostro ospedale. Abbiamo fatto tutte le battaglie che potevamo portare avanti stando dalla parte di chi non guida la città. Da lunedì pomeriggio, speriamo che le cose cambino. Inizieremo a cambiare con Sartoretto alla guida della città e con un assessore al sociale e alla sanità che finalmente si muove per il bene dei cittadini».

Una frase dell’ex sindaco su Facebook scatena la reazione del centrosinistra Ieri Beltramello con a fianco Sartoretto si è incatenato davanti al San Valentino ri dall’ospedale. «Abbiamo vouluto dare un segnale forte in merito a uno dei problemi principali della città – spiega Sartoretto – Noi diciamo a Marcon che il re è nudo, non può più prendere in giro i cittadini e nascondersi dietro Salvini o Zaia perché il maggior responsabile dell’attuale situazione dell’ospedale è lui, il suo partito. Lui ha avuto un atteggiamento servile e supino nei confronti dei suoi capi e ha consentito il progressivo smantellamento dell’ospedale cittadino. Ora, raccontarci la favola che va tutto bene, che l’ospedale avrà un grande sviluppo, non è più fattibile. Credo che tutti i cittadini si stiano accorgendo che si sta smantellando la parte generalista a fronte del nulla».

NEL MIRINO

LO SCONTRO Il gesto di Beltramello non è passato inosservato tra le file della Lega. A commentare il sindaco uscente e candidato del centrodestra, Stefano Marcon: «Ci rimettiamo al giudizio dei cittadini domenica e lunedì prossimi anche rispetto a questa azione – afferma – Siamo in democrazia ed è legittima la protesta. Secondo me hanno superato la soglia della protesta propositiva, oggi vogliono difendere un’opinione personale piuttosto che il bene della comunità. Non commento». A sostenere il gesto di Beltramello, il candidato del centrosinistra Sebastiano Sartoretto, presente al suo fianco fuo-

ULTIME SCINTILLE Campagna elettorale piuttosto accesa in vista del ballottaggio: in alto l’iniziativa di ieri davanti all’ospedale con Claudio Beltramello, con a fianco il candidato sindaco del centrosinistra Sebastiano Sartoretto, che si è incatenato al cancello; il post su Facebook di Luciano Dussin (a sinistra) e sopra nel tondo Stefano Marcon candidato sindaco per il centrodestra

Ad accendere la miccia, come detto, anche il commento provocatorio su Facebook di Luciano Dussin in riferimento all’intervento del governatore Luca Zaia a Salvatronda. Dussin scrive: “L’intervento del governatore sulla sanità e sulla programmazione dei nostri ospedali lo dedichiamo ai deficienti che sputtanano l’ospedale e la nostra città”. Parole che hanno lasciato sgomenti in molti e riportate nei cartelli durante la manifestazione di ieri del centrosinistra fuori dall’ospedale. «Parole forti su un tema forte, Luciano Dussin non ha bisogno né delle difese di Marcon né mi sento di spendere parole negative nei confronti di una persona che considero tra le più competenti a livello politico e amministrativo che abbia conosciuto – taglia corto Marcon – Parole forti ma che hanno un significato profondo». Lucia Russo © RIPRODUZIONE RISERVATA

FI: «Voto fondamentale» Tour in bici per Sartoretto CASTELFRANCO «Non date per scontata la vittoria, andate a votare. Io per l’astensionismo ho perso il secondo mandato da sindaco di Parma». Così l’onorevole Alessandro Cattaneo di Forza Italia, intervenuto ieri a un’uscita pubblica del partito a sostegno di Stefano Marcon, ha invitato i castellani al voto il 4 e 5 ottobre. «Ho perso al ballottaggio, ero davanti di 12 punti con un 48% contro un 36% al primo turno e siccome tutti dicevano che con un divario così avevo già vinto, non sono andati a votare – afferma Cattaneo – Il ballottaggio è la sfida finale, andate a votare». Presente anche l’onorevole Raffaele Baratto: «Non possiamo per perdere una

città come Castelfranco. Far campagna elettorale è importante ma raccontare bugie sul settore sociosanitario è vergognoso. Il centrodestra ha ben governato questa città dimostrando di averla a cuore». Parole di stima quelle tra Marcon e il suo vice Gianfranco Giovine. «C’è un rapporto di lealtà, di confronto quando le

idee non sono le stesse», afferma Marcon. «Continueremo a supportare Marcon e il suo risultato. Al ballottaggio si parte da 0 a 0, è importante che tutti vadano a votare», conclude Giovine. In platea tra i sostenitori anche il consigliere uscente Fiorenzo Basso. (l.r.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

CASTELFRANCO Un flashmob itinerante in bicicletta. È l’iniziativa promossa ieri dalla coalizione di centrosinistra “Castelfranco Merita Sartoretto Sindaco” cui ha preso parte anche il candidato sindaco Sebastiano Sartoretto. Un giro in bici a cui hanno preso parte alcune decine di persone, iniziato alle 16 all’ex Berco di Borgo Padova, proseguito poi al parco di via Forche. In seguito il gruppo si è spostato nella zona di Via Regno Unito arrivando alle 17.30 in Bella Venezia. «Una bicicletta, un modo green per girare nella nostra città – spiegano i promotori – abbiamo presentato le azioni previste nel nostro programma relative al territorio». Dalla frazione nord,

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dopo il giro in bici, è iniziato invece il giro delle frazioni di Sartoretto e la sua squadra. Ieri sera le tappe del tour sono state, dopo Bella Venezia, San Floriano, Salvarosa, Salvatronda e Campigo. Oggi si proseguirà alle 18.30 con tappa in piazza a Villarazzo, alle 19.30 allo Yes Cofee Bar a Treville, infine al Bistrò San Giustino dentro le mura alle 21. Sartoretto sfida al ballottaggio Stefano Marcon. L’avvocato di centrosinistra ha già ottenuto l’appoggio esterno dell’ex sindaco Maria Gomierato e del coordinamento cittadino del Movimento 5 Stelle. Marcon invece è forte del sostegno di tutto il centrodestra, a partire dalla Lega, oltre a Fratelli d’Italia e Forza Italia. Daniele Quarello © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL FLASHMOB Curiosa iniziativa del gruppo di centrosinistra


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VENERDÌ 2 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

Coronavirus: il rischio sanitario in Veneto

Impennata contagi, 360 nuovi casi Oggi le linee guida per i test rapidi Nelle ultime 24 ore registrati anche cinque decessi. Stretta finale per avviare gli screening nelle scuole Laura Berlinghieri / VENEZIA

È un’impennata di casi con cifre che, tanto importanti, non si contavano da mesi. Sono 360 le nuove positività che si sono registrate in Veneto nelle ultime ventiquattr’ore. Lo certifica Azienda Zero, con il suo bollettino quotidiano, fotografia della diffusione del contagio nella nostra regione, ferma alle 17 di ieri. Report che fissa dunque a 3963 il totale dei positivi tra le sette province. A preoccupare sono soprattutto le cifre registrate dal Trevigiano dove, rispetto a mercoledì, si contano

Tamponi in auto: 360 nuovi positivi nelle ultime 24 ore in Veneto

Inverno in vista, difficile mantenere i 17 gradi Palù: «Complicato ma è misura necessaria»

Finestre aperte in aula temperature giù e i genitori si scaldano «Ma è fondamentale» IL NODO

«T

enere la finestra aperta nelle aule scolastiche è fondamentale. In inverno potrà essere molto complicato e mi rendo conto che in certe situazioni sarà necessario chiuderle, ma si tratta di una delle misure ambientali nella lotta al Coronavirus. Primaria come l’utilizzo delle mascherine, il rispetto del distanziamento interpersonale, l’igienizzazione delle mani e la sanificazione degli og-

getti. L’importante, comunque, è che la ventilazione non venga fatta in ambienti chiusi, come avvenuto all’Aia di Vazzola, dove abbiamo visto tutti le conseguenze». Il consiglio per studenti e professori è quindi di indossare un giaccone in più, tenendo le finestre aperte. È la ricetta, in sintesi, del virologo Giorgio Palù, docente emerito dell’Università di Padova. Con i genitori che, nonostante il Governo e la Regione abbiano inserito tra i primi punti dei rispettivi piani l’aerazione frequente delle aule, sono sul piede di guerra.

«Ho già ricevuto diverse telefonate di mamme e papà che si lamentano per le lezioni fatte con la finestra aperta» testimonia Luigi Zennaro, dirigente dell’Ic Camponogara (Venezia) e vicepresidente regionale dell’Associazione nazionale presidi. Il dirigente, proprio pensando all’inverno, si sta attrezzando, proiettandosi a quando le temperature caleranno drasticamente. «A fronte di una spesa significativa, stiamo provvedendo ad acquistare dei macchinari che purificano l’aria e che ci consentiranno di tenere le finestre chiuse durante l’inverno». Anche perché, da decreto legislativo, la temperatura nelle aule scolastiche non può scendere sotto i 17 gradi (18, con una tolleranza di un grado). Ma i problemi che in questi giorni i presidi sono chiamati ad affrontare sono i più variegati. «Ci sono insegnanti che preferiscono far indossare la mascherina agli studenti per l’intera durata della lezione, quando io consiglio più morbidezza. Ma il problema principale riguarda i sintomi: al primo gocciolamento del naso di un bimbo bisognerebbe bloccare tutto» spiega Zen-

145 nuovi casi, la maggior parte dei quali entro le mura della caserma Zanusso, altri riferibili a focolai familiari. Ed è proprio nella Marca, d’altra parte, che si concentra più di un quarto delle positività dell’intera regione: 980 su 3.963. Ma l’allerta è alta anche nella provincia di Venezia, dove il “delta” segna 91 contagi in più in una sola giornata. Molti di questi sono relativi ai 113 casi interni a Fincantieri, 112 dei quali di lavoratori – soprattutto bengalesi – di ditte in appalto. Dipendenti che nella maggior parte dei casi e si sono contagiati a casa, avendo

come coinquilini gli stessi colleghi. I contagi nel Veneziano sono quindi saliti a 657. Parlando delle altre province, in quella di Padova i nuovi contagi sono 23 (559 positivi), mentre 21 sono quelli nel Bellunese (159 positivi). Cifre che rendono evidente come il Covid abbia ripreso a marciare in Veneto, con “saldi” che ci proiettano ai dati conosciuti durante la scorsa primavera, pur se una buona percentuale degli attualmente positivi sia composta da asintomatici. Rispetto ad allora, inoltre, sono di tutt’altro tenore i dati relativi ai ricoveri ospedalieri

Una classe in aula: prime proteste per le finestre aperte

naro. «Le insegnanti delle scuole per l’infanzia mi espongono moltissimi casi, a cui cerco di rispondere con indicazioni dettate dal buonsenso. Il bambino si soffia il naso e, dopo due minuti, il naso continua a gocciolare? Allora è un

sintomo. Altrimenti, direi di no. Ma le regole dovevano essere più chiare a monte, io non sono un medico». Intanto i contagi tra le scuole della regione aumentano con cifre relativamente contenute. «Ma sono passate appe-

È sbagliato interpretare il voto regionale su scala nazionale

C

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na due settimane, per fare un bilancio vero dovranno passarne almeno quattro o cinque» precisa il professor Andrea Crisanti. Prosegue il collega Palù: «La cosa confortante è che sono tutti asintomatici o paucisintomatici (con sintoni molto lievi), ma sarebbe molto interessarne vederne la carica virale. Gli adolescenti si ammalano poco, trasmettono poco e, soprattutto, non muoiono». Assist fornito a Crisanti per rilanciare la sua proposta: «Abbassare il limite della temperatura da 37,5 a 37 gradi. Continuiamo a dire che i giovani sono quasi tutti asintomatici, è chiaro allora che la metrica debba essere tarata su di loro». Ora il grande tema riguarda i test salivari, approvati ieri dal Comitato tecnico scientifico per le attività di screening. «Hanno una sensibilità inferiore ai molecolari. Se vengono effettuati all’interno di una comunità di asintomatici, vanno bene. Ma se vengono eseguiti in un gruppo di persone con dei sintomatici, sono inutili, perché poi bisognerà sottoporre tutti, un’altra volta, al molecolare». — LAURA BERLINGHIERI © RIPRODUZIONE RISERVATA

ROBERTO WEBER

IL COMMENTO

urioso davvero che tutti abbiano trascurato il fattore che maggiormente ha contato alle recenti elezioni regionali. Sto parlando dell’amigdala o meglio di quella zona del cervello che contiene “l’archivio della nostra memoria emozionale” e che è deputata da un lato a riconoscere i pericoli “analizzando l’esperienza corrente con quanto già accaduto in passato”, dall’altro a “impedire l’innesco delle risposte difensive in presenza di stimoli non pericolosi”. Insom-

e ai decessi. Quanto ai primi, sono i 24 i veneti, positivi al Covid, ricoverati nei reparti di terapia intensiva degli ospedali della regione e 172 tra le sale di pneumologia e malattie infettive. Cifre che salgono, rispettivamente, a 237 e 29, se si inserisce nel computo anche il numero dei negativizzati, ma tuttora ricoverati. Quanto ai decessi, invece, ieri se ne sono registrati altri cinque, fino al totale di 2.186 persone vinte dal Covid all’inizio della pandemia. A questi si aggiungono i 16 ospitati dall’ospedale di comunità di Vittorio Veneto e i 7 dall’ospedale di comunità di Camposampiero. Quanto ai decessi registrati ieri, due se ne contano nel Trevigiano, due nel Vicentino e una nel Bellunese. La lunga e logorante battaglia contro il Covid si combatte da più fronti. Tra i principali c’è la scuola; sull’utilizzo dei tamponi rapidi negli istituti per l’attività di screening, sono attese per oggi le linee-guida, pronte a disciplinare l’effettivo ricorso ai test. —

ma questa benedetta amigdala, serve ad allertarci, facendoci riconoscere i pericoli veri e scartando quelli falsi. E così arriviamo al punto: gli italiani, sotto botta Covid, hanno scelto soluzioni non azzardate, hanno usato prudenza, hanno premiato chi si era preso cura di loro, scartando lacerazioni, colpi di testa, svolte improvvise, mettendo parzialmente da parte pericoli immaginari o esagerati (vedi immigrazione). Complessivamente i grillini hanno raccolto nelle sei

principali regioni, una media del 7,3%. Considerando che ancora alle elezioni europee viaggiavano in doppia cifra (nel sud superando il 20), moltissimi ne hanno decretato la morte. È invece ragionevole pensare che abbiano ragione i sondaggi nazionali che, in caso di elezioni politiche, collocano l’M5S intorno al 14-16%. Prova ne sia che alle regionali in Friuli Venezia Giulia dell’aprile 2018 la lista del’M5S portò a casa il 7,1% dei voti, mentre meno di due mesi prima, alle elezioni poli-

tiche, aveva raccolto il 24,6%. Ciò testimonia che il movimento di Grillo non possiede anima territoriale, che è partito/movimento di carattere nazionale e come tale e in quel contesto va misurato. Poi c’è l’anomalia De Luca/Zaia (soprattutto il secondo) per cui si è parlato di partito personal-territoriale. C’è del vero e l’ovvia domanda è se quei voti e quelli delle molteplici liste civiche – domani in un’elezione di carattere proporzionale – si riverseranno interamente sui partiti di riferi-

mento. Ancora c’è il caso del PD e del suo supposto recupero. Se da un lato è verissimo che le coalizioni di centro-sinistra recuperano oltre un milione di voti rispetto alle elezioni europee del 2019 e più di 14 punti percentuali, è altrettanto vero che il PD resta sotto il 20% con 350 mila voti in meno rispetto alle Europee. Infine assistiamo ad una decisa ricomposizione dei rapporti di forza all’interno del centro-destra, con Fratelli d’Italia che diventa il primo partito della coalizione nelle regio-

ni meridionali e tallona dappresso la Lega anche nelle Marche. Una Lega, quella di Salvini, che cala pesantissimamente in voti assoluti e in percentuale. Da quelle parti tuttavia, ci si può consolare con il fatto che la coalizione di centro-destra nel suo insieme cala di appena 3 punti rispetto alle elezioni Europee e continua a guidare, pur con un margine ristrettissimo (45,4 vs 43,7) sulle coalizioni di centro-sinistra. Su questo scenario una sola grande certezza: il voto per le elezioni nazionali, in qualunque momento abbia luogo, sarà tutta un’altra cosa, amigdala permettendo. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Treviso

Venerdì 2 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

Gerolimetto, sorpasso su Busolin Nuovo capitolo nella battaglia delle preferenze: il riconteggio `Decisivi 15 voti in più al castellano, ma i 2 candidati in consiglio delle schede porta il castellano sopra l’ex presidente Ascotrade regionale predicano cautela: «Nessuna comunicazione ufficiale» `

ELEZIONI TREVISO Nuovo capitolo nella

lunga saga elettorale sui due candidati consiglieri Nazzareno Gerolimetto e Stefano Busolin. I due trevigiani candidati nella lista Zaia Presidente sono i protagonisti di una vera telenovela riguardante il numero di preferenze ottenute. La conta finale, appena successiva allo spoglio, assegnava a Busolin 7 preferenze in più rispetto a Gerolimetto (4.908 contro 4.901). Ieri invece un nuovo conteggio effettuato dalla Corte d’Appello di Venezia segna la svolta con Gerolimetto a sorpassare Busolin di 15 voti. Con questo conteggio dunque l’allevatore di San Floriano di Castelfranco andrebbe a confermare il suo posto in consiglio regionale. «A questo punto meglio attendere le comunicazioni ufficiali. Dovrebbero arrivare la prossima settimana» commenta Gerolimetto.

IL RICORSO ANNUNCIATO Lo stesso Gerolimetto, all’indomani dello spoglio che lo aveva escluso dal consiglio, aveva annunciato il ricorso. «Ma non

l’ho formalmente presentato perché attendevo le proclamazioni ufficiali per muovermi – spiega –. Mi sono state segnalate delle anomalie in diversi seggi da parte dei rappresentanti di lista. In particolare il fatto che vi sono seggi in cui abbiamo avuto un numero di schede bianche il triplo rispetto alla media. Non accuso nessuno di aver fatto nulla di male, sia chiaro. Ma credo che vi siano stati presidenti di seggio forse troppo zelanti a scartare delle schede in cui magari il mio nome era indicato in maniera imprecisa. Oppure presidenti o scrutatori poco esperti. A seguito del Covid molti scrutatori o presidenti di seggio più esperti hanno rinunciato, e al loro posto sono arrivati nuovi incaricati con meno esperienza». «Non accuso nessuno - ribadisce -, ma quanto mi è stato detto e quanto avevo rilevato a livello di consensi in alcune zone, mi hanno dato motivi per chiedere una verifica puntuale. Con Busolin non c’è nessuna rivalità. A lui va tutto il mio rispetto, ce lo aveva prima del voto e ce l’ha anche adesso». Dal canto suo l’ex presidente di Ascotrade Busolin, zaiano di ferro, preferisce

attendere l’ufficialità dei dati. «È prematuro dichiarare qualsiasi cosa, non esiste ancora l’ufficialità di alcun dato – spiega Busolin – e attendiamo l’ufficialità per fare considerazioni nel merito. Gerolimetto? Per il momento non l’ho ancora sentito».

Bandiere della Serenissima davanti al Palazzo di Giustizia ieri mattina in attesa della decisione del giudice sulla richiesta di archiviazione di due esposti presentati contro Abaco, l’agenzia di riscossione credito. Trecento le denunce, arrivate da tutta la provincia, presentate dai Venetisti contro le ingiunzioni di pagamento sulle tasse, in particolare l’Imu. Gli esposti sono confluiti in due distinti fascicoli. Due le udienze, davanti ai gip Zulian e De Stefani, che si sono riservati sulla decisione.

numerosi voti disgiunti che alcuni seggi (Treviso scuole Manzoni e Cison di Valmarino) erano andati in tilt. I conti non tornavano e così avevano deciso, seguendo il protocollo, di interrompere tutto e mandare le schede in tribunale per il conteggio da parte degli incaricati della Prefettura. La prima conta ai seggi dava Gerolimetto avanti di un voto, poi il conteggio delle schede in tribunale aveva ribaltato la situazione. Busolin avanti di 7 su Gerolimetto. Posto in consiglio regionale per Busolin, Gerolimetto a casa. Il nuovo conteggio della Corte d’Appello di Venezia, invece, ribalterebbe nuovamente a favore di Gerolimetto, sopra di 15 preferenze. Va detto che nel caso Zaia decidesse di nominare assessore regionale qualcuno dei 4 consiglieri eletti certi nella Lista Zaia Presidente (Sonia Brescacin, Roberto Bet, Alberto Villanova e Silvia Rizzotto) si libererebbe un posto ed entrambi, sia Gerolimetto che Busolin, sarebbero di diritto in consiglio regionale, indipendentemente dal risultato della conta sulle loro preferenze. Daniele Quarello

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L’udienza

LA CORSA Entrambi i candidati hanno fatto il pieno di preferenze, fermandosi poco sotto le 5mila. Ma solo uno dei due potrà accedere al consiglio regionale. La prossima settimana, stando a quanto emerge in queste ore, dovrebbe esserci la proclamazione ufficiale, ma fino a quel momento tutto rimane incerto. La conta delle preferenze, all’indomani del voto, era stata talmente complessa a causa dei

IL PUNTEGGIO ERA 4.908 CONTRO 4.901 MA SECONDO LA CONTA IN CORTE D’APPELLO LO SCARTO DI 7 PUNTI È STATO RECUPERATO

Esposto contro Abaco i venetisti in tribunale

Anziani: due bandi dell’Israa per gli alloggi LE GRADUATORIE TREVISO Due bandi per affittare 32

mini alloggi e le nuove abitazioni in cohousing (coabitazione) di borgo Mazzini. Saranno indetti da Israa e scadranno il prossimo 31 ottobre. Fino a quella data i bandi saranno consultabili sul sito internet dell’istituto da tutti coloro che volessero far domanda per entrare nelle graduatorie e ottenere la locazione. Due bandi per due diverse tipologie abitative da richiedere: i mini appartamenti da una persona e gli alloggi delle Borgo Mazzini Smart Cohousing (Bmsc), abitazioni da condividere. In entrambi i casi Israa ha posto dei requisiti per poter presentare la domanda. Sarà infatti necessario avere tra 65 e 80 anni e, se la domanda viene presentata da una coppia, entrambi devono rientrare nei limiti di età indicati. Inoltre bisogna essere autosufficienti e avere disponibilità economica sufficiente per poter pagare l’affitto mensile (che comprende già buona parte delle spese per bollette, utenze e altri oneri). A parità di requisiti, l’appartamento sarà assegnato in via prioritaria a chi non ha figli, a chi ha figli disabili o residenti fuori dal Veneto. I 32 mini alloggi di borgo Mazzini sono richiestissimi e attualmente tutti già occupati. Ogni anno però se ne liberano quattro che vengono riassegnati e per questo Israa ha deciso di indire il bando per formare la graduatoria che permetterà di trovare i nuovi inquilini con criteri equi e corretti. Chi sarà ammesso al bando entrerà nella graduatoria che sarà valida due anni, dal 1 gennaio 2021 al 31 dicembre 2022 e, man mano che si libereranno gli alloggi, si procederà ad affittarli seguendo la lista. Diversa la situazione per le case da condividere, ancora in fase di ultimazione. Essendo poche quelle già pronte e centinaia le domande, potranno partecipare la bando solo le 326 persone che entro il marzo scorso avevano presentato un manifestazione di interesse, che dovranno iscriversi al bando per formare la graduatoria che durerà tre anni, dal 1 gennaio prossimo al 31 dicembre 2023.

IL TESTA A TESTA Nazzareno Gerolimetto e Stefano Busolin si stanno contendendo l’ultimo posto in consiglio per la lista Zaia: si attende il responso finale ufficiale

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Lavori in stazione, Pelloni attacca: «San Zeno dimenticato» IL DIBATTITO TREVISO «La stazione ferroviaria è

la porta principale della città, ben venga il progetto di Ferrovie, peccato però che nel piano di riqualificazione non ci sia, se non con interventi minimi, l’area retrostante verso quartiere San Zeno». Così il capogruppo del Pd, Stefano Pelloni, sulla delibera approvata in consiglio comunale circa l’accordo tra Ca’ Sugana e Rete Ferroviaria Italiana Spa (Rfi) per il progetto da 10 milioni (7,1 da Rfi e due dal Comune) che cambierà l’ingresso principale al centro città con la riqualificazione della stazione, di piazzale Duca D’Aosta e della viabilità circostante.

LE OSSERVAZIONI Il punto cruciale che ha acceso il dibattito è la mancanza di interventi nell’area posteriore. «Dispiace che non sia stata valutata una riorganizzazione per la messa in sicurezza dei ciclisti, ad esempio rendendo fruibile il sottopasso pedonale che da San Zeno porta al centro. Il cavalcavia, per chi arriva in bicicletta dai quartieri a sud, è una vera e propria barriera architettonica» sostiene Pelloni. «Mettere in sicurezza l’accesso alla città per chi decide di muoversi in bici è un aspetto fondamentale e necessario nel progetto di riqualificazione dell’intera area. Analizzando a fondo tutto il quadrante poi, sarebbe bello anche conoscere la destinazione del bastione Camuzzi, dell’ex Siamic e le inten-

zioni di Mom per l’ex Cuor». Sulla stessa scia il consigliere Franco Rosi (Treviso Civica): «Il progetto di Rfi è stato definito nel 2017 all’interno del piano industriale 2017/2026 della società. Bene. Ma se non hanno previsto l’intervento sull’area retrostante la stazione il Comune trovi subito le risorse per farlo. Si tratta di un aspetto prioritario per l’intero quadrante della città. Nove an-

IL CONSIGLIO HA APPROVATO L’ACCORDO CON RFI. CRITICI PD E ROSI MA DE CHECCHI ASSICURA: «INTERVENTI ANCHE DIETRO LO SCALO»

ni fa proprio nei pressi del sottopasso una giovane studentessa ha subito una violenza».

LA REPLICA

IL PIANO del Comune per riqualificare l’intero quadrante della stazione ferroviaria al centro di un progetto da 10 milioni

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Immediata la risposta del vicesindaco Andrea De Checchi: «Laddove Rfi non riuscisse ad intervenire lo faremo noi. Abbiamo già dato un contributo per intervenire anche sul sottopasso, intervento fuori ambito rispetto al piano iniziale –spiega–. Faremo lo stesso anche per l’area dietro la stazione». Intanto il progetto che cambierà il volto dell’interno edificio, moderno e funzionale, che ospiterà biglietteria, bar e servizi della futura stazione sarà ufficialmente presentato martedì prossimo. Isabella Loschi © RIPRODUZIONE RISERVATA


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LA SQUADRA DI FDI A PALAZZO FERRO FINI

Nordest

Primo incontro tra gli eletti di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale. Il coordinatore veneto Luca De Carlo: «Squadra forte e coesa». Il partito attende un posto nella giunta Zaia.

Venerdì 2 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

Gli eletti al Pd: «Basta con le correnti» Resa dei conti dopo la sconfitta, i sei consiglieri regionali: `Il convegno dei riformisti, voluto dall’eurodeputata Moretti, «Non siamo “pezzi di artiglieria” nella discussione interna» diventa un caso. Zottis: «Parlerò con lei e deciderò se andarci» `

DOPO IL VOTO VENEZIA Saranno anche pochi, ma i nuovi consiglieri regionali del Pd vogliono farsi valere. Pure dentro il loro partito: «Nessuno di noi ha intenzione di farsi tirare per la giacchetta o di fungere da “pezzo di artiglieria” nella discussione interna», dichiarano in una nota congiunta (e in rigoroso ordine alfabetico, in attesa di definire gli incarichi «in piena autonomia») Annamaria Bigon, Vanessa Camani, Jonatan Montanariello, Giacomo Possamai, Andrea Zanoni e Francesca Zottis. Un riferimento evidente alla guerra intestina scoppiata dopo il voto che ha relegato i dem all’11,9%, cioè un risultato che verrà analizzato dalla direzione convocata per venerdì prossimo, ma che inevitabilmente sarà al centro anche del convegno “Lo stato di salute del riformismo in Veneto”, promosso per domani dall’europarlamentare Alessandra Moretti e già diventato un caso.

L’APPUNTAMENTO Ieri si è diffusa la voce che la consigliera veneziana Zottis, indicata fra i relatori dell’incontro insieme ai deputati veronesi Alessia Rotta e Diego Zardini, non in-

terverrebbe più, per evitare di esacerbare le frizioni tra le diverse anime del Partito Democratico, visto che l’appuntamento è apparso come il tentativo dell’area riformista che fa capo a Lorenzo Guerini, Maurizio Martina e Matteo Orfini di compattarsi contro la maggioranza guidata dal segretario nazionale Nicola Zingaretti. Interpellata sul punto, la neo-rieletta a Palazzo Ferro Fini risponde così: «Siccome ho sempre cercato l’unità, convinta che andare “l’un contro l’altro armati” sarebbe un errore, voglio prima parlarne con Alessandra, tornata in queste ore da Bruxelles. Mi confronterò con lei e poi renderò note le mie valutazioni».

definiremo gli incarichi in piena autonomia, valorizzando le competenze ed esperienze di cui disponiamo. E intendiamo farlo in accordo e in condivisione con le altre forze politiche di minoranza presenti in Consiglio, perché riteniamo che sia fondamentale costruire un’opposizione coordinata con tutta la coalizione che ha sostenuto Arturo Lorenzoni».

IL CONGRESSO

LE TENSIONI Nell’attesa, vale la posizione ufficializzata dai sei componenti della principale forza di opposizione: «Abbiamo subìto una sconfitta pesantissima, che ci impone di metterci a lavorare da subito su due fronti: mettere in piedi un’opposizione efficace a Zaia e alla Lega, nonostante i numeri esigui in Consiglio regionale, e avviare un percorso che ci consenta di costruire un centrosinistra che sia competitivo alle prossime elezioni regionali. L’unica cosa che oggi non serve è dividerci o ali-

CONFERMATI Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni sono stati rieletti in Consiglio regionale (foto FACEBOOK)

mentare tensioni, cosa di cui davvero nessuno di noi sente il bisogno, anche alla luce dei risultati elettorali. Come gruppo consiliare ci siamo già trovati per iniziare a lavorare insieme e ci troveremo nuovamente la settimana prossima per individuare le responsabi-

lità che ciascuno di noi andrà ad assumere, con l’obiettivo di esercitare il nostro ruolo con la maggior incisività possibile».

LA COLLABORAZIONE L’ala riformista sembra animata dalla volontà di sottolineare

l’errore commesso nell’individuare il candidato governatore del centrosinistra fuori dal Pd. I consiglieri regionali dem, invece, promettono collaborazione con Il Veneto che Vogliamo e con Europa Verde: «C’è massima condivisione tra noi sul metodo da seguire:

Per i sei eletti, però, «il piano del partito e quello dell’attività consiliare vanno tenuti assolutamente distinti». Quanto al Pd, il loro auspicio è che «la fase congressuale che avremo di fronte a noi sia concentrata non sulle divisioni correntizie, ma sul vero nodo politico che abbiamo davanti: come ricostruire un Partito Democratico e un centrosinistra che siano in grado di parlare al Veneto e di essere un’alternativa credibile al centrodestra». Parole che paiono richiamare l’indicazione del sottosegretario Andrea Martella, che nell’intervista al gruppo Gedi aveva detto: «Ci sono le basi per convocare nei prossimi mesi un congresso del Pd che abbia un valore costituente, rifondativo, dal quale far emergere la nostra visione alternativa». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Veneto batte il ministero al Tar avrà i 350.000 euro che avanzava aveva però comunicato «l’indisponibilità di risorse per fare fronte alla richiesta di pagamento, in conseguenza di un pignoramento subìto e della necessità, quindi, di eseguire una sentenza esecutiva emessa nei confronti del Mit». In pratica i soldi del Veneto, teoricamente sigillati in cassa, erano stati prelevati per coprire una falla contabile, aperta da un altro procedimento giudiziario. Inoltre, con la soppressione di tutte le gestioni di tesoreria, secondo gli uffici ministeriali «non era stato possibile istituire apposito capitolo di bilancio sul quale riversare la disponibilità dei predetti conti».

LA SENTENZA VENEZIA Vittoria della Regione contro il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Dovranno essere liquidati i circa 350.000 euro che il Veneto avanza per i lavori sulla linea ferroviaria Mestre-Adria. L’ha stabilito il Tar, accogliendo il ricorso di Palazzo Balbi contro il Mit, a conclusione di un percorso iniziato due decenni fa.

IL DEBITO Per la precisione il debito del dicastero ammontava a 346.187,22 euro. Ancora nel 2002 la Regione e il ministero avevano sottoscritto un accordo di programma per il finanziamento di interventi per il potenziamento della tratta, a cui nel 2014 era seguita un’intesa integrativa, per un finanziamento complessivo pari a 4.327.340,30 euro. La somma era stata depositata in un conto infruttifero intestato al Mit, con vincolo di destinazione a favore del Veneto, da sbloccare in parallelo all’esecuzione degli interventi. In particolare, la Regione si era impegnata ad affidare lavori per l’80% dell’importo disponibile (cioè 3.461.872,24 euro), mentre il restante 20% (865.468,06 euro) sarebbe stato riconosciuto solo a fronte di uno stato di avanzamento delle opere e delle forniture di almeno il 70% del

programma degli interventi individuati e attivati nella prima fase, nonché a seguito dell’estinzione dei mutui in corso.

LA FALLA Per questo nel 2019, sia a gennaio che a marzo, Venezia aveva chiesto lo svincolo e il pagamento dei 346.000 euro che ancora attendeva. Ad aprile Roma

I SOLDI ERANO STATI PATTUITI PER I LAVORI FERROVIARI SULLA LINEA MESTRE-ADRIA MA POI ERANO STATI PIGNORATI AL MIT

LO SCONTRO A quel punto si era arrivati allo scontro davanti al Tribunale amministrativo regionale, dove le due istituzioni erano rappresentate dai legali rappresentanti e cioè dal governatore Luca Zaia e dal ministro in carica (prima Danilo Toninelli e poi Paola De Micheli). Il ministero si era difeso sostenendo che, in base ai patti, le erogazioni sarebbero state subordinate «alla effettiva disponibilità delle risorse nell’ambito dello stato di previsione della spesa» dello stesso Mit. Il problema era che quelle somme, «corrisposte sul conto intestato al ministero» e come tali «utilizzabili da quest’ultimo per l’adempimento delle proprie obbligazioni», erano suc-

IN TRIBUNALE Il presidente Luca Zaia ha rappresentato la Regione nel ricorso contro il ministero attualmente retto da Paola De Micheli

Contro l’esclusione

Memoria di M5s in Corte d’Appello VENEZIA In attesa del ricorso al Tar, il Movimento 5 Stelle ha presentato ieri una memoria in Corte d’Appello e nei sette Tribunali circoscrizionali. A depositarla sono stati il candidato governatore Enrico Cappelletti e gli aspiranti consiglieri più votati nelle rispettive province, contro l’esclusione del M5s dalla ripartizione dei seggi. Secondo indiscrezioni, i ministri Federico D’Incà e Alfonso Bonafede avrebbero messo a disposizione della causa veneta giuristi di livello governativo. «Posso solo confermare che nella squadra dei nostri consulenti ci sono costituzionalisti, amministrativisti e giudici di primario livello, perché questa

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è una battaglia di democrazia condivisa da tutto il Movimento», dice Erika Baldin, che cercava la riconferma nel Veneziano. Mentre il candidato governatore ha ottenuto il 3,2%, la lista si è fermata al 2,7%, quindi sotto la soglia di sbarramento del 3%. Ma i pentastellati contestano questa interpretazione della legge elettorale. «Nel caso di una unica lista che sostiene il candidato presidente – afferma Cappelletti – la volontà dell’elettore di estendere a tale lista il voto al candidato presidente (salvo il caso di voto disgiunto), è più che evidente». Dopo la proclamazione degli eletti, il M5s formalizzerà il ricorso al Tar. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

cessivamente «divenute indisponibili, sotto il profilo strettamente materiale, in quanto utilizzate per estinguere un diverso debito».

LE MOTIVAZIONI Ma questa giustificazione non è valsa agli occhi del Tar, secondo il quale è necessario che le istituzioni siano reciprocamente leali, come si legge nelle motivazioni della sentenza pubblicata ieri: «Il principio di buona fede, infatti, implica il dovere di ciascuna parte di realizzare l’interesse contrattuale dell’altra o di evitare di arrecare danno, anche con l’adempimento di obblighi non previsti nel contratto o nella legge». Di conseguenza il Mit è stato condannato a pagare quanto dovuto alla Regione: quindi i 346.187,22 euro, «oltre interessi legali dall’atto di intimazione stragiudiziale al saldo». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


VENERDÌ 2 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

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Dopo le elezioni

Battaglia 5 Stelle per rientrare al Ferro-Fini Memoria legale dei grillini in Corte d’Appello e nei tribunali sull’esclusione: contestata la soglia del 3% applicata alla lista torio infatti che un’interpretazione – a nostro modo di vedere errata – della legge elettorale regionale, potrebbe portare ad una situazione paradossale: l’elezione di consiglieri appartenenti a liste che hanno raccolto l’uno, uno e mezzo per cento, e la mancata elezione dei candidati appartenenti alla nostra lista, che ha raccolto più del doppio di tali consensi». Proviamo a capire. Le regole in materia elettorale prevedono una soglia minima del 3% di lista per accedere all’assemblea legislativa (5% nel caso di coalizioni) mentre il

simbolo grillino si è fermato al 2, 7% salvo lievitare al 3, 3% raccolto Enrico Cappelletti, lo sfidante di Luca Zaia. Ecco il busillis: «Nel caso di un’unica lista che sostiene il candidato presidente, la volontà dell’elettore di estenderle il consenso assegnato a quest’ultimo (salvo il caso di voto disgiunto), è più che evidente e questa interpretazione deve prevalere rispetto ad altro tipo di criterio, peraltro controverso e puramente formalistico. In altri termini, va premiato il principio di salvaguardia della volontà dell’elettore. Negarlo equivarreb-

Il travaglio del centrosinistra: piovono i forfait al meeting riformista promosso dalla Moretti

mo Possamai, Andrea Zanoni e Francesca Zottis. E i lunghi coltelli all’orizzonte? «Il piano del partito e quello dell’attività consiliare vanno tenuti assolutamente distinti. Nessuno di noi ha intenzione di farsi tirare per la giacchetta o di fungere da “pezzo di artiglieria” nella discussione interna». Dove l’allusione corre al citato evento padovano e al forfait annunciato dalla relatrice Zottis al pari di Zanoni e Possamai.

VENEZIA

Fuoco alle polveri. A dispetto del tonfo elettorale che ne ha azzerato la rappresentanza a fronte dei cinque eletti nella legislazione precedente, i 5 Stelle non accettano l’esclusione dal consiglio regionale e si appellano ai giudici. «In mattinata abbiamo depositato presso la corte d’appello di Venezia e presso ciascun tribunale circoscrizionale del Veneto, una memoria che illustra le nostre osservazioni in merito alle mancate attribuzioni dei seggi al M5S», è la nota grillina «è no-

L’altolà dei consiglieri «Basta guerre nel Pd» Slitta ancora la resa dei conti in direzione

Enrico Cappelletti alfiere del M5S

be a tradirne la volontà». Corollario politico: «Ci rendiamo conto che possa far comodo, anche ad una maggioranza “bulgara” come l’attuale, l’assenza di una opposizione vera e intransigente, come quella rappresentata dal M5S. Ma non ci sembra un buon motivo per passare sopra a princìpi e valori fondamentali, come il rispetto del voto degli elettori». A riguardo, da fonti di Palazzo Ferro-Fini si apprende che a sostegno del ricorso è in atto una mobilitazione romana senza precedenti, con la supervisione di esponenti

del governo Conte bis. Gli esperti legali di Palazzo Ferro-Fini, tuttavia, ritengono improbabile l’accoglimento del ricorso: la legge veneta parla chiaro – è la replica – il risultato della singola lista e quello del candidato presidente non possono essere sommati, tanto più nella nostra regione dove è ammesso, e praticato, il voto disgiunto. Tant’è. Se la memoria raccogliesse il favore dei magistrati, il Movimento rientrerebbe nell’emiciclo, pur con un alfiere solitario, la veneziana Erika Baldin. — FILIPPO TOSATTO

LORENZONI, VICEPRESIDENZA LONTANA

IL RETROSCENA Filippo Tosatto

eleni e sospetti. La disfatta elettorale porta in dote al Pd veneto una rinnovata volontà di resa dei conti con un prologo - il meeting promosso domani, a Padova, dall’eurodeputata Alessandra Moretti che darà voce all’area “allargata” dei riformisti (leggi triade Guerini-Martina-Orfini) in aperta polemica con i colonnelli nostrani di Nicola Zingaretti, imputati di aver condotto il partito nel baratro. Ma se lo scontro interno minaccia di complicare i primi passi nell’as-

V

semblea regionale, dai consiglieri dem giunge un segnale unanime di tenore opposto. PRESA DI POSIZIONE UNANIME DEL GRUPPO

«Abbiamo subìto una sconfitta pesantissima, che ci impone di metterci a lavorare da subito su due fronti: mettere in piedi un’opposizione efficace a Zaia e alla Lega, nonostante i numeri esigui, e avviare un percorso che ci consenta di costruire un centrosinistra competitivo alle prossime elezioni regionali. L’unica cosa che oggi non serve è dividerci o alimentare tensioni, cosa di cui davvero nessuno di noi sente il bisogno», è la nota congiunta di Annamaria Bigon, Vanessa Camani, Jonatan Montanariello, Giaco-

Tutti impegnati, invece, a definire l’organigramma consiliare, con Camani (artefice dell’astensionismo in occasione del referendum sull’autonomia rivelatosi un plebiscito del sì) che si candida a capogruppo e rivendica ai dem, nella figura di un consigliere uscente, la vicepresidenza dell’assemblea, ambìta a sua volta da Arturo Lorenzoni. Quest’ultimo è in corsa anche per le cariche di speaker dell’opposizione e capogruppo del “Veneto che vogliamo” ma i rapporti non propriamente idilliaci con la collega Elena Ostanel potrebbero complicaren i piani. Tant’è. PUPPATO: CORRENTI UCCIDONO IL PARTITO

Chi interviene nella querelle con la consueta schiettezza è Laura Puppato: «La separazione in correnti e il conflitto de-

eMergenti

Sarà Venturini la capogruppo di Forza Italia

Vanessa Camani candidata a capogruppo dem in consiglio regionale

pressivo che ne consegue per un partito, è la premessa della sua sicura sconfitta fino a preludere alla sua morte per disaffezione progressiva degli esclusi», la profezia della veterana, favorevole ad una svolta al vertice che «all’appartenenza correntizia anteponga esperienza, competenza ed entu-

siasmo». Dell’attesa direzione regionale, tuttavia, si è persa traccia: convocata inizialmente per domani dal segretario Alessandro Bisato, è stata posticipata al 9 e - in serata - rinviata nuovamente sine die per “sopraggiunti impegni dei parlamentari”. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

centrista, si è distinto per spirito combattivo e capacità di raccogliere il consenso (oltre 11 mila preferenze) ma la sua iscrizione al Carroccio risale a pochi mesi fa e, salvo sorprese, non gli consentirà il salto. Gli altri nomi plausibili in ottica vicepresidenza sono quelli di Roberto “bulldog” Marcato e di Manuela Lanzarin, assessori uscenti e rientranti. Il primo però è un tribuno amatissimo dalla base (circostanza che potrebbe fare ombra al Luca-pigliatutto... ) mentre la vicentina detiene già la delega a sanità e sociale - con budget di 9 miliardi - e la prudenza sconsiglia di enfatizzarne ulteriormente il ruolo a Palazzo Balbi. Questi i rumors. Si vedrà, si vedrà. —

la nuova giunta di palazzo balbi

Ultimi rumors leghisti: De Berti è favorita nella corsa a vice Zaia L’avvocato veronese, assessore a Trasporti e infrastrutture è molto stimata dal governatore che potrebbe preferirla agli influenti Marcato e Lanzarin VENEZIA

Avvocato, già sindaco leghista di Isola Rizza, nominata a sorpresa assessore esterno nella precedente legislatura, Elisa Berti si è occupata per

cinque anni di infrastrutture e trasporti senza lesinare impegno, guadagnandosi la stima di Luca Zaia che ora potrebbe concederle un ulteriore gallone, quello di vicepresidente della nuova Giunta. La veronese - lamenta qualche collega di partito - non ha propriamente un carattere angelico ma coniuga la dedizione al lavoro («È un mastino», sentenzia il governatore») alla competenza, districandosi

con abilità su versanti insidiosi quali rete ferroviaria e Alta velocità che le impongono prolungate missioni romane. La sua “promozione”, inoltre, consentirebbe a Zaia di compensare il Veronese orfano del secondo assessore dai tempi dell’addio di Luca Coletto e, obiettivamente, sprovvisto di figure di primo piano: nell’ultima tornata elettorale il solo Stefano Valdegamberi, già assessore con la casacca

Elisa Venturini (nella foto), la bionda amministratrice di Casalserugo, sarà la capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale. Forte di oltre 6500 preferenze raccolte in un campagna tutta in salita per gli azzurri e affiancata dal collega veronese Alberto Botta, la padovana si avvia ad assumere un ruolo significativo nell’assemblea: «Mi dedicherò al territorio e al sostegno dei nostri sindaci che lottano tra mille difficoltà al servizio dei cittadini», le sue parole.

Il governatore veneto Luca Zaia e l’assessore uscente Elisa De Berti

F.T.


XIX

IL COMIZIO

Portogruaro

Il candidato: «Portogruaro è una città che sta dormendo. Dobbiamo risvegliarla e farle aprire lo sguardo»

Venerdì 2 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

mestrecronaca@gazzettino.it

Chiude la macelleria Ravanello «Ho pianto assieme alle clienti» `Dopo 100 anni e tre

generazioni. Il saluto del sindaco Codognotto SAN MICHELE

LA SPINTA Luca Zaia con il leghista Florio Favero al ballottaggio contro Stefano Santandrea del centrosinistra

(foto Vinicio Scortegagna)

Zaia dà la carica a Favero «Sarà il sindaco di tutti» `«Abbiamo potenziato l’ospedale, Il Governatore riempie la piazza come il leader della Lega Matteo Salvini ora le donne vengano a partorire qui» `

PORTOGRUARO «Al primo turno si guardano i partiti, al secondo la persona. E Favero è quella giusta per Portogruaro». Luca Zaia ha chiuso ieri, alle 18, in una piazza della Repubblica piena, la campagna elettorale del candidato della Lega, Florio Favero, che con il 30% dei voti si è aggiudicato il pass per il ballottaggio battendo la sindaca uscente Maria Teresa Senatore. Il Governatore è stato capace di portare in centro la stessa folla che lunedì era accorsa per Matteo Salvini.

SANITÁ E SICUREZZA «Siete davvero tanti stasera e, se il buongiorno si vede dal mattino, direi che oggi c’è il sole», ha detto. Tanti i temi toccati nel suo intervento, e Zaia ha parlato anche molto di Portogruaro e

dei temi che più stanno a cuore ai cittadini, primo tra tutti l’ospedale. «Quelli che si candidano contro di noi per cinque anni sono andati avanti dicendo che l’ospedale sarebbe stato chiuso. Invece abbiamo investito in personale, strutture e nuove tecnologie. Ho tenuto aperto il Punto nascita nonostante una legge che imponeva la chiusura dei reparti che non garantivano i 500 parti l’anno. Io mi sono assunto questa responsabilità, ora però chiedo anche a voi un

IL PRESIDENTE VENETO HA CHIUSO LA CAMPAGNA ELETTORALE IN VISTA DEL BALLOTTAGGIO DI DOMENICA E LUNEDÍ

po’ di impegno per incrementare le nascite. Se credete a Portogruaro dovete venire a partorire in questo ospedale». Altro tema toccato quello del campanile («un nodo che va risolto») ma non poteva mancare un cenno all’argomento sicurezza e immigrazione. «Per noi vengono prima i cittadini di Portogruaro - riprende Zaia -. Un sindaco è come uno sceriffo della città. La Polizia locale non deve essere usata per fare multe o rompere le scatole ai commercianti, ma per chiedere i documenti a chi “tira la ciabatta” tutto il giorno. Andate a votare con la certezza che Florio sarà il sindaco di tutti: è questa la massima garanzia che possiamo dare». Prima di Zaia è intervenuto Favero, che ha fatto cenno ad alcuni punti più importanti del programma, dall’introduzione della figura del “disabiliy mana-

ger” alla creazione di una rete che possa intercettare i turisti che arrivano nelle vicine spiagge, quindi il programma di piste ciclabili che si diramano dal ring viario a senso unico pensato attorno al centro storico allo sviluppo dell’Eastgate Park come centro logistico in grado di assumere personale. «Portogruaro – ha detto Favero – è una città che sta dormendo. Dobbiamo risvegliarla e farle aprire lo sguardo. Abbiamo ancora pochi centimetri per raggiungere il traguardo, noi ce la metteremo tutta, con i denti, il cuore e la passione per far diventare Portogruaro ancora più bella ed accogliente. Possiamo contare sull’appoggio della Regione, dove c’è il consigliere Barbisan, della nostra deputata Fogliani e dell’europarlamentare Conte». Teresa Infanti © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alla notizia della chiusura della macelleria fondata dal nonno, piange con i clienti. «È stato più forte di me - spiega Mauro Francesco Ravanello, titolare della macelleria di viale della Pace, in centro a San Michele -. Quando ho detto alle clienti che avevo deciso di chiudere abbiamo pianto assieme». La macelleria Ravanello è una delle storiche attività del paese, fondata circa un secolo fa dal nonno Riccardo, nel 1953 il timone è poi passato a Giacomo che a sua volta l’ha lasciata al figlio Mauro Francesco. Chiude così i battenti dopo cento anni la storica “bottega” nel cuore del centro sanmichelino. Pasqualino Codognotto con i consiglieri comunali Pier Mario Fantin e Robertino Driusso oltre a tanti amici e colleghi commercianti hanno voluto salutare con un rinfresco, tra qualche lacrima, Mauro Francesco Ravanello e la moglie Andrina. E lo hanno fatto con una targa e una pergamena con la quale

sono state sottolineate “la professionalità, la serietà e le grandi capacità umane della famiglia Ravanello nel saper portare avanti per decenni un’attività commerciale”. Gli anni che passano, un grave lutto familiare, e per la coppia è arrivato il momento di dedicarsi agli affetti più cari dopo una vita di lavoro. Il sindaco Codognotto che ha consegnato ai Ravanello la licenza di commercio incorniciata e risalente al 16 aprile 1953. «A questa famiglia va tutta la nostra stima - ha detto il sindaco -. Si svuota un po’ il centro del paese, ma stiamo già progettando di arricchire il nostro centro grazie ai quattro negozi sfitti avuti in consegna dall’Ater ai quali ridaremo vita con attività culturali, ricreative e l’associazionismo». (m.cor.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA TARGA La famiglia Ravanello

Portogruaro

In pensione il progettista dell’Ulss PORTOGRUARO Dopo ben 30 anni di servizio all’Ulss 4 è arrivata l’ora della pensione per l’ingegner Francesco Baradello. Il direttore del’Unità Servizi Tecnici, portogruarese, ha gestito i principali progetti di sviluppo e di manutenzione degli edifici durante le varie fasi di evoluzione dell’azienda sanitaria. È nel Portogruarese che Baradello ha curato i lavori più importanti: dai vari stralci di ampliamento dell’ospedale San Tommaso dei Battuti alla realizzazione del distretto di

San Michele, ma anche l’edificazione del centro per la riabilitazione psichiatrica a Fossalato, la ristrutturazione del Centro salute mentale, la realizzazione della piattaforma per l’elisoccorso a Portograro e, a San Donà, il nuovo monoblocco ospedaliero. «Baradello - commenta il dg del’Ulss 4 Carlo Bramezza - si è sempre distinto nel realizzare i più importanti progetti di ampliamento e di ristrutturazione in questa azienda sanitaria». (t.inf.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Le località balneari chiedono il riconoscimento giuridico TURISMO «Ora inizia l’iter per il riconoscimento giuridico dello status di “città balneari”». Si è conclusa ieri pomeriggio a Vieste (Foggia) la terza edizione del G20s, il coordinamento delle grandi spiagge italiane che si è riunito per esaminare la situazione turistico-balneare. Rilanciando con forza la necessità del riconoscimento di “città balneari”, uno status giuridico che permetterà di investire più risorse in relazione all’effettiva presenza sul territorio, che non può essere limitata ai soli residenti. Dal G20s partirà una richiesta ufficiale al Governo, con un percorso che inevitabilmente seguirà i tempi della politica, ma con

gli amministratori delle più importanti spiagge italiane pronti a fare pressione affinché il riconoscimento arrivi il prima possibile. Magari entro l’anno prossimo, quando il G20s si riunirà a Jesolo, decisione formalizzata ieri con tanto di cerimonia di passaggio del testimone tra il sindaco di Vieste Giuseppe Nobiletti e l’assessore Flavia Pastò, presente al summit in rappresentanza della città balneare. In attesa dell’appuntamento a Jesolo, ad essere ribadita è l’importanza del nuovo riconoscimento giuridico, idea avanzata lo scorso maggio dalla sindaca Roberta Nesto di Cavallino-Treporti, che permetterà di rivedere la fiscalità, per usufruire di un maggior residuo fiscale e di maggiori trasferimenti. «C’è bisogno

che realtà come le nostre – dice il sindaco di San Michele-Bibione, Pasqualino Codognotto - assumano una configurazione giuridica e abbiano un modo di operare unitario riconosciuto dagli enti competenti sovraordinati, altrimenti non riusciremo a stare al passo con i tempi. É inaccettabile, per esempio, che ogni anno dobbiamo “elemosinare” per avere più forze dell’ordine, visto

AL G20 SPIAGGE TUTTI D’ACCORDO SULLA NECESSITÁ DEL NUOVO STATUS DOPO VIESTE, NEL 2021 L’EVENTO A JESOLO

TRASFERIMENTI E RISORSE La spiaggia di Bibione

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che d’estate abbiamo punte di 200mila persone al giorno sul nostro territorio, pur avendo comuni che in media contano poco più di 10mila abitanti». Sulla stessa linea l’assessore Flavia Pastò di Jesolo: «Occorre dare alle spiagge italiane – ribadisce - un riconoscimento che non sia solo di facciata, ma anche di sostanza e permetta di risolvere questioni come l’erosione, la sicurezza, la fiscalità e semplificazione amministrativa, da questi argomenti dipende la sopravvivenza delle nostre città». Ad essere sottolineata è poi la soddisfazione di ospitare la prossima edizione del G20s, al suo ritorno nella costa veneziana dopo l’esordio di tre anni fa a Bibione. «Per noi è un onore – dice il sindaco Valerio Zoggia –, sa-

rà nostro impegno e cura mantenere alto il profilo e l’impronta data al mondo del turismo balneare». Ad evidenziare la necessità del riconoscimento di “città balneare” è anche Marco Veronese, vicesindaco e assessore all’Ambiente di Chioggia. «Le città cosiddette a “fisarmonica” come la nostra – spiega - che d’estate in tempi normali e non di pandemia raggiunge quasi 200mila abitanti, hanno esigenze simili, che sono state ben affrontate dai tavoli del summit. Personale stagionale, possibilità di trattenere in tutto o in parte i canoni demaniali, una fiscalità diversa e la semplificazione amministrativa sono gli obiettivi da perseguire». Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA


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