La fotografia narrativa Duane Michals
Storia dell’arte contemporanea e linguaggi della comunicazione visiva Corso di Laurea in Design della Comunicazione A.A. 2019/2020 Politecnico di Milano A cura di Chiara Carovelli
SEQUENZE SURREALI Un’anima che si alza da un corpo senza vita e se ne va. Non può essere una scena reale, potrebbe sembrare una serie di fotogrammi estratti da un film ma nemmeno questo è il caso. Si tratta di una sequenza fotografica realizzata da Duane Michals alla fine degli anni ’60. In un’America in cui la fotografia coincide con la cattura della realtà, ricercando l’istante decisivo alla maniera di Cartier-Bresson, Duane Michals si serve invece della macchina fotografica per immortalare degli scenari immaginari, esplorando i dilemmi della natura umana, esperienze emotive personali, i sogni e la memoria. Fatta eccezione per l’uso dell’esposizione multipla, le sue fotografie sono tecnicamente semplici, spesso scattate in luoghi modesti e quotidiani, facendo un uso quasi esclusivo della luce ambientale. Il compito della fotografia per Michals non è infatti appagare l’occhio, né descrivere allo spettatore ciò che già sa. Le fotografie non dovrebbero dare risposte ma fare domande, ovvero contraddire lo spettatore e spingerlo verso pensieri nuovi. In questi termini l’abitudine del pubblico al reportage gioca a favore dell’artista: per chi è abituato a credere nell’oggettività della fotografia, assistere a scenari che non accadono nella vita reale è fortemente disturbante.
The spirit leaves the body, 1968. Stampa gli alogenuri di argento 8,6 Ă— 12,7 cm
The Human Condition, 1969 Stampa agli alogenuri di argento 12,8 x 17,8 cm (6 pz)
Chance Meeting, 1970 Stampa agli alogenuri di argento 8,6 Ă— 12,7 cm (6 pz)
Things Are Queer, 1971 Stampa agli alogenuri di argento 8,4 x 12 cm (9 pz)
“Ho sempre dato più attenzione alla mia mente che ai miei occhi. I fotografi sono sempre vincolati dalla loro vista, ma tutto ciò che vedi in realtà è nella tua testa. Vorrei che realizzassimo che siamo creature strane. È una vita strana. L’universo stesso è strano. È bizzarro e strano.” - Duane Michals -
L’UNICITÀ DEL RITRATTO Tra i lavori di Duane Michals sono molto numerosi i ritratti, ciascuno diverso dall’altro. Michals si discosta fortemente dalla fotografia ritrattistica nella sua forma più comune: un soggetto che posa in uno studio fotografico, con sguardo serio, di fronte ad un obiettivo. Fotorafie di questo tipo mostrano molto bene la geografia di un volto ma non forniscono nessuna informazione sulla personalità. Ancora una volta dimostra l’intenzione di ricercare una profondità che trascende l’apparenza. Seppur non esista un cliché, possiamo però individuare una caratteristica comune nei ritratti di Duane Michals: la scelta dell’ambientazione. I luoghi in cui le persone scelgono di passare la loro vita dicono molto di più che una caratteristica fisica, per questo i soggetti sono sempre fotografati in contesti a loro cari ed ogni fotografia è pensata su misura, a volte in collaborazione, in modo da restituire al meglio l’essenza della persona ritratta. Tra i soggetti fotografati ci sono personaggi di vario genere: amici, personaggi dello spettacolo, artisti e le sue fonti di ispirazione, uno su tutti, René Magritte.
Magritte at his Easel (in the Little Room Next to his Bedroom), dettaglio, 1965 Stampa agli alogenuri di argento 12 x 17,5 cm
Dall’alto: Magritte with Hat, 1965 Stampa agli alogenuri di argento 27,9 x 35,6 cm
Magritte (Coming and Going), 1965 Stampa agli alogenuri di argento 16,8 x 25 cm
“Se mi concedo alla memoria e mi arrendo ai ricordi, posso ancora sentire il nodo allo stomaco dall’emozione quando ho girato l’angolo verso Rue Mimosas, cercando la casa di René Magritte. Era l’agosto del 1965. Avevo trentatré anni e stavo per incontrare l’uomo i cui profondi e spiritosi dipinti surrealisti hanno contraddetto le mie convinzioni sulla fotografia.” - Duane Michals -
A sinistra: Andy Warhol and his Mother Julia Warhola 1958 Stampa agli alogenuri di argento 20 x 25 cm A destra: Andy Warhol, 1972 Stampa agli alogenuri di argento 18 x 12,5 cm
A sinistra: Maryl Streep, 1975 Stampa agli alogenuri di argento 20 x 25 cm
Annie Leibovitz, 1990 Stampa agli alogenuri di argento 24,8 x 27,6 cm
A destra: Marcel Duchamp, 1964 Stampa agli alogenuri di argento 17,9 x 12,2 cm Sotto: Balthus and Setsuko, 2000 Stampa agli alogenuri di argento 27,9 x 35,2 cm
DIDASCALIE E POESIA Il lavoro di Duane Michals è ampiamente influenzato da molte discipline artistiche, tra cui la pittura e la scrittura, quest’ultima diventerà sempre più preponderante nei suoi scatti. Ritraendo dei soggetti che conosce personalmente, Michals realizza che la macchina fotografica non è più sufficiente. Per quanto accurata nella sua riproduzione, essa è in grado di catturare soltanto ciò che è apparenza, lasciando all’immaginazione dello spettatore la vera essenza della persona ritratta. Rinnegando l’idea che “una fotografia vale più di mille parole” e andando contro i dettami della comunità fotografica, Michals rompe le regole ed inizia ad incorporare il testo alla fotografia stampata come componente essenziale dei suoi lavori. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la funzione di queste didascalie non è descrittiva, né didattica: le scritte sono portatrici di un significato inedito alle fotografie, esprimendo pensieri, creando persino nuove chiavi di lettura, come accade in There Are Things That Are Not Seen.
A Failed Attempt to Photograph Reality, 1975 Stampa agli alogenuri di argento e testo applicato 20 x 25 cm
Ci sono cose che non si vedono in questa fotografia. La mia maglietta era bagnata di sudore. La birra aveva un buon sapore ma avevo ancora sete. Un ubriaco parlava di Nixon con un altro ubriaco. Ho guardato uno scarafaggio camminare lentamente sul bordo di uno sgabello. Al jukebox Glen Campbell iniziava a cantare Southern Nights. Dovevo andare al bagno. Un senzatetto mi camminava incontro chiedendomi dei soldi. Era ora di andare via.
There are things here that are not seen, 1977 Stampa agli alogenuri di argento e testo applicato 24,8 Ă— 27,6 cm
Portami in braccio papà, fino a casa. Mi appoggerò alla tua spalla anche quando sarò cresciuto. E quando arrivamo a casa, mettimi a letto. Sarò sempre tuo figlio, anche dopo la tua morte. Mentre sto sognando, cantami una melodia. Una canzone della notte in cui sono nato, del sole e della luna.
Carry Me Daddy, 1989 Stampa agli alogenuri di argento e testo applicato 12.1 x 18.4 cm
“Per tutta la vita ha creduto alle bugie che i bianchi gli hanno raccontato. Ha creduto che nero fosse brutto e che quella fosse una punizione di Dio, anche se non riusciva a capire quale potesse essere il suo peccato. Così ha passato la sua intera vita al freddo, mentre i bianchi erano al caldo e ad essere affamato quando i bianchi erano sazi. Gli sembrava che quello fosse l’ordine naturale delle cose, anche se non riusciva a capire per cosa dovesse essere punito. E quando gli ho detto che questo non era vero, non mi ha creduto. Era troppo tardi.”
Black is Ugly, 1974 Stampa agli alogenuri di argento e testo applicato 12,2 x 17,8 cm
“Non sapevo che non si potesse scrivere sulle fotografie. Non sono mai andato a scuola di fotografia e questa è stata la mia salvezza. Non ho dovuto disimparare tutte quelle regole che la scuola ti insegna.” - Duane Michals -
“Da quando ne ho memoria, mio padre mi disse che mi avrebbe scritto una lettera molto speciale. Non mi ha mai detto di cosa avrebbe parlato quella lettera. Mi perdevo ad immaginare che grande segreto la lettera mi avrebbe rivelato, che sorpresa, che intimità avremmo condiviso. Sapevo che cosa speravo che la lettera potesse contenere. Volevo che lui mi dicesse dove avesse nascosto i suoi sentimenti. Poi però è morto e la lettera non è mai arrivata. Non ho mai trovato quel posto dove aveva nascosto i suoi sentimenti.”
A Letter From My Father, 1960 Stampa agli alogenuri di argento e testo applicato 26 x 31 cm
Fonti:
www.artnet.com www.artsy.net www.collection.cmoa.org www.vimeo.com | Ragazine: A Conversation with Duane Michals www.magichourpodcast | Episode 1: Duane Michals www.youtube.com | Visions and Images: American Photographers on Photography | Foto storie di un istante - “Messe in scena�