CHIC STYLE ESTATE 2019

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Testata registrata presso il Tribunale di Frosinone. Numero chiuso in stampa il 20 Giugno 2019. Prossima uscita Chic Autunno/Inverno 2019 Testata registrata presso il Tribunale di Frosinone. Numero chiuso in stampa il 3 Dicembre 2018. Prossima uscita Primavera 2019.

Style

CHIC Fashion Magazine

STORIE D’ESTATE

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Chic Style

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Summer

Questo 2019 si preannuncia come l'anno della sensibilità all'ambiente, del ritorno alla natura selvaggia ed incontaminata, del turismo lento...E dal canto nostro sappiamo quanto una rinata consapevolezza delle nostre origini spinga ad una maggiore coscienza. Chic Style da sempre attuale, pone le sue ricerche non solo sulla moda ma sulla cultura tutta, andando oltre il giardino dell'accadere e ripetersi giornaliero, superando lo spioncino da cui partono i classici magazine. In questa edizione troverai approfondimenti di attualità, design, cinema, eventi, cibo, interviste esclusive, indagini di tendenza mantenendo l'attenzione che ci distingue verso designer emergenti, brand innovativi e prodotti d'avanguardia.

Un'attenta attenzione alla valorizzazione del territorio e la conseguente promozione delle eccellenze locali come l'Accademia di Belle Arti di Frosinone con cui la rivista prosegue una lunga collaborazione fatta di crescita, come vedrete nello shooting fotografico ispirato al re-use di materiali preesistenti rielaborati in un allure Wabi-sabi ed in riferimento ai grandi Maestri dell'Arte Povera quali Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone e Jannis Kounellis. Chic Style è un palcoscenico creativo dove potrai scorgere i migliori protagonisti della contemporaneità regionale, italiana, ed internazionale, il luogo perfetto dove sfogliare e leggere le storie del prossimo domani.

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Frosinone - ss per Fiuggi 5 Chic Style Esta te 2155 0 1 9 n29 Tel. 0775 82 42 95


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EDITORE Associazione ! CHIC Testata Registrata presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE Claudio Giuliani GRAFICA

Advok Studio srl - Grafica & Web / info@advok.it Maddalena Zolfini DIRETTORE RESPONSABILE Salvatore Pigliasco SS 155 per Fiuggi n 7 03100 Frosinone tel. 0775 961440 CREATIVE AREA / CREATIVE COORDINATOR BRAND MANAGER Claudia Palombi chicstyle.redazione@gmail.com REDATTORE CAPO Claudia Palombi redazione@chicstyle.it

IN QUESTO NUMERO FOTOGRAFIA Riccardo Lancia Simone Morano MAKEUP Francesca Rotondi Elisa Delfini STYLISTS Claudia Palombi Erica Omallini

IN COPERTINA

Foto: Riccardo Lancia Mua: Elisa Delfini Modella: Masha Yerokhova

REDATTORI Abbruzzese Giulia Barberis Stefany Capone Claudia Cavaliere Francesca Di Manno Valentina Evangelisti Roberta Galiotto Eleonora Rosamilia Giusi Tomaino Matteo Verrelli Anastasia MODELLE Masha Yerokhova Gioia Li LOCATION Interno 36

Prossima uscita AUTUNNO / INVERNO 2019 - Chiuso in stampa il 20 Giugno 2019 - Tiratura 10.000 copie - Stampati presso World Print S.r.l. I contenuti, le descrizioni, le immagini e le collaborazioni prestate si intendono esclusivamente a titolo gratuito 8

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INDICE 9

Chic Style

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INDICE

BEAUTY 52 Le tendenze make up 54 Intervista Francesca Tolot Sirene Bohémien

58 Hair's Runway ss19

FOOD 68 Intervista Simone Rugiati 71 Fitness Food 73 Intervista William Imola

MODA

Apponi quando la moda

14 è un ‘vezzo’ di famiglia 16 Tendenze Estate 2019

Moda, accessori, design.

18 In una parola...MAD! 21 Moda e Sport quasi amici

WEDDING

24 Avatar digitali

62 Matrimonio Bloom 64 Intervista Atelier White F.

LIFESTYLE 74

ACCESSORI Dettagli, gli accessori

42 dell' estate 2019 44 Intervista Martina Raponi 48

Intervista Le Pentatoniche

Intervista Mithya

76 Intervista Riccardo Di Mario 79 Intervista Anchetulil


ph . R I C C A R D O L A N C I A / mo de l la M A S H A Y E R O K H O VA

MODA




MODA

di G iulia A bruzz e s e

Apponi

quando la moda è un ‘vezzo’ di famiglia Da oltre settant’anni un punto di riferimento nel settore dell’abbigliamento Nuovi brand per un’idea di eleganza pulita, raffinata e dalle forme lineari

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n’attività di famiglia che oggi è alla terza generazione e che si rinnova sempre, seguendo non soltanto i tempi rapidi di una moda in costante ricircolo ma, soprattutto, le esigenze di una clientela elegante, sofisticata e raffinata che, però, non vuole rinunciare alla comodità e alle linee pulite. Il negozio Apponi nasce nel 1948 sotto un’altra veste: all’Osteria De Matthaeis è una sorta di emporio, che vende dall’abbigliamento alle scarpe, dalla cartoleria ai prodotti per la cura della persona. Nel 1968 il cavalier Fernando, padre di Paolo, Annarita e Carla e poi nonno di Fabiola e Stefano – che oggi gestiscono il punto vendita di via Tiburtina 73 – costruisce la palazzina dove, al piano terra, trovano posto i locali commerciali. Da un ‘magazzino all’ingrosso’, nel tempo, Apponi Space, seguendo anche la filosofia e l’evoluzione del commercio, si impone sempre più come ricercata boutique, proponendo abbigliamento che attraversa epoche e marchi. Nel 1992 si sottopone a un restyling, offrendo alla clientela spazi curati e confortevoli che fungono da nicchie e cornici per tessuti preziosi e colori cangianti. Senza trascurare i ‘grandi classici’ che la fanno ancora da padrone. Incontriamo Fabiola e le chiediamo di caratterizzare meglio le proposte di moda firmate Apponi Space. Quali sono i brand da uomo che il vostro negozio propone? “Ogni anno e in ogni stagione c’è evoluzione, ricerca, marchi che entrano e che magari poi passano. Per quanto riguarda il settore maschile, abbiamo inserito tante aziende nuove: Baronio e Number Blue per pantaloni, Censured per t-shirt, giubbini e pantaloncini corti; UpToBe, No Lab sempre per i pantaloni e Nickwave, che offre modelli simili a Siviglia e Jeckerson. Per l’inverno, poi, proponiamo giubotteria di vari tipi”. Che tipo è l’uomo che sceglie di vestirsi da Apponi? “Un uomo non giovanissimo con un gusto

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molto pulito, semplice, lineare. Sobrietà ed eleganza minimal possiamo dire. Ma anche un professionista che vuole completi e giacche di tendenza senza essere troppo eccessivo”. Per quanto riguarda il mondo femminile invece? “La clientela femminile la possiamo definire eterogenea, che attraversa, come la nostra storia, le varie generazioni. Sono molte le donne che, fidelizzandosi, hanno poi passato ‘le consegne’ al resto della famiglia. Da noi viene la mamma diventata nonna, con la figlia che, a sua volta, oggi è anche madre. Non mancano, però, neanche le ventenni. Quindi direi che siamo assolutamente trasversali”. Quali marchi proponete per la donna? “Anche lì dobbiamo registrare un’evoluzione: uno storico è Seventy, che ormai prendiamo da quarant’anni. Poi si sono


MODA alternate aziende come Cavalli e Scervino, che fanno capolino e restano in collezione. Oggi proponiamo Anna Rachele, Censured, French Connection che è un’azienda inglese, Empathie e Cinzia Rocca, un must nei capispalla. E poi abbiamo brand da cerimonia. Ogni anno, comunque, cerchiamo di offrire sempre nuovi marchi, al di là di Seventy che resta una costante perché è un’azienda di gusto sempre molto apprezzato e ha un ottimo rapporto qualità/ prezzo. Può essere considerato un competitor di Max Mara”. Un capo intramontabile da uomo? “Il pantalone chino, tasca america. Attualmente è diventato più asciutto, a sigaretta e molto più slim. Il cinque tasche è un po’ sorvolato: resta un evergreen nel jeans”. Invece per la donna cosa non passa mai di moda? “Assolutamente il classico tubino nero, ma è fin troppo scontata come risposta! Anche la giacca smoking, il classico pantalone a sigaretta, sebbene negli ultimi anni la tendenza sia quella del cropped: lunghezza alla caviglia e taglio più largo”. Estate 2019: quali colori troviamo nell’armadio? “Da qualche anno non può mancare il cipria – che in abbinamento con il nero dà sempre quel tocco Chanel – ma pure colori spot come verde acido, fucsia e turchese che saranno ripresi anche in inverno”. Il nero gioca sempre il ruolo principe? “Certamente ed è inutile dire che è senza tempo. La maggior parte entra con l'intenzione di non acquistare abbigliamento nero ma poi la scelta ricade spesso sul total black”. È cambiato un po’ l’outfit da cerimonia? “Sì, assolutamente. Prima si pensava molto a un abito importante per l’occasione e non c’erano problemi di budget, quindi si ‘investiva’ anche tanto perché si badava soprattutto all’immagine e all’effetto finale. Oggi, invece, l’abito da cerimonia deve essere rimettibile, un po’ per esigenze economiche, un po’ per non ‘buttare’ i soldi nell’armadio. Certo, ci sono ancora tipologie di clienti più eccentriche, che scelgono, ad esempio, il lungo anche di mattina o un vestito più importante per un ruolo chiave, come la mamma dello sposo che si deve distinguere. Però, per la maggior parte, la parola d’ordine è riutilizzabile”. Per te sinonimo di eleganza è…? “Meno si ha, meglio è. Però penso anche che sia un concetto molto soggettivo e legato al carattere della persona: come può essere elegante un abito strutturato, allo stesso modo lo diventa

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un pantalone indossato con una semplice t-shirt. A fare la differenza è quasi sempre il modo in cui si indossa un capo”. La moda oggi è… “È trasversale. Voglio dire che oggi un pantalone largo a righe, ad esempio, lo indossa la donna matura così come la giovanissima. In questo, direi, che la moda è diventata assolutamente transgenerazionale”. Un’ultima domanda: qual è il vostro core business? “Lo stesso da 70 anni: soddisfare le esigenze e le aspettative dei nostri clienti. Se dietro la proposta e la vendita dei brand non c’è un progetto di qualità, che si basa soprattutto sulla fiducia che il cliente ripone in noi, questo lavoro non avrebbe senso. Con l’imperversare del commercio online e la possibilità per tutti di acquistare da casa con un semplice clic, quello che conta per chi ha un’attività storica è il rapporto di fiducia, rispetto e sincerità che si instaura con le persone. Un collante imprescindibile, da sempre al centro della nostra filosofia di lavoro”.

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MODA

di Matteo Toma in o

Tendenze Estate 2019 Dalle passerelle ai nostri armadi: come scegliere i nostri look

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irettamente dalle ultime passerelle sono emerse una serie di tendenze declinate su un’infinità di capi diversi. Ma quali scegliere? Eccone alcune. Dai colori chiari fino a quelli neon. Il pensiero è sempre più rivolto alle vacanze: è arrivato il momento di pianificare i week-end ma anche di fare un check del guardaroba! La palette cromatica è composta principalmente da colori tenui: dal classico bianco, al panna, al beige, fino alle tinte pastello estremamente chiare come l'azzurro e il rosa digradati principalmente su capi dalla linea morbida. Se da un lato alcuni brands come Alberta Ferretti e Acne Studio prediligono cromie tenui in stile “color block”, altri no: Elisabetta Franchi accese e vivaci mentre Versace e Gucci addirittura fluo! Tessuti dalla finitura lucida: PVC, vinile e laminato. La texture lucida rende un capo all’apparenza semplice subito più particolare e talvolta più impegnativo. Bisogna saperlo abbinare a dovere e portarlo con disinvoltura, magari “spezzato” con un altro capo dello stesso colore ma con una texture diversa. Max Mara ha portato in passerella abiti arricciati, soprabiti e giacche in vinile nei colori della terra come il beige e il khaki, abbinati a capi nelle stesse nuance. Balmain, invece, ha utilizzato tessuti laminati metallizzati per gli abiti e insieme al PVC per gli accessori. Stampe: dal pois fino all’animalier. Le stampe floreali? Un cliché delle collezioni primavera-estate! Questa stagione le stampe di tendenza sono decisamente meno convenzionali: i pois proposti da Max Mara in un tubino monospalla e Carolina Herrera in un abito lungo; l’animalier in molti capi firmati Christian Siriano e Burberry. L’abito nero. Il vestito nero, in particolar modo il tubino, non passerà mai di moda, ragion per cui anche quest’anno molti stilisti l’hanno riproposto in passerella. Per chi cerca la semplicità e l’eleganza senza tempo la maison Guy Laroche ha proposto il “little black dress” senza maniche e con il collo alla coreana, mentre per chi ama lo stile più aggressivo l’abito lungo con spolverino traforato in total black firmato Akris. Valentino, invece, ha rivisitato il modello classico cambiandone la linea: ora informale, fluida e voluminosa al tempo stesso.

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La borsa in paglia. Non solo in formato shopper ma anche in versione secchiello, borsone e addirittura maxi zaino, da indossare nelle belle giornate al mare, magari per una passeggiata al parco in un look assolutamente informale. In passerella è stata proposta con abiti morbidi e dai dettagli in pizzo sangallo.


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MODA

di G iulia A bruzz e s e

Moda, accessori, design. In una parola...MAD!

Adriana, trentatreenne, una laurea in Fashion Design e un credo: il cuore della città pulsa ancora. La sua boutique è una scommessa che ha vinto da otto anni.

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ai mercatini all’aperto alla serranda che alza tutte le mattine, per abbassarla quando sulla città scendono buio e silenzio. Otto anni fa Adriana Pigliasco, classe 1985 e laureata in Fashion Design all’Accademia di Belle Arti di Frosinone, ha realizzato uno dei suoi sogni: aprire un’attività nel centro storico della sua città. Una passione, quella per le fiere e gli stand sotto le stelle, che ha trasformato in un lavoro fisso, contando sulle sue forze, su una caparbietà innata ma soprattutto sulla convinzione che il cuore di Frosinone batte ancora forte. Il suo primo locale commerciale è in via Maccari, poco distante da dove è ora, al civico 87 di corso della Repubblica. Da buona artigiana propone accessori e prodotti ‘di nicchia’, poi inizia a cercare tra le fiere d’Europa e si concentra soprattutto nel nord Europa e in Spagna. Del gruppo danese oggi propone abbigliamento, design e accessori firmati Desires, Ichi, B.young e BlendShe. Li sceglie perché, dice, “ti garantiscono una pulizia del taglio e delle forme”. Mentre il colore ‘caliente’ della Spagna lo ritrova in Companiãfantastica, Yerse e Nice Things Paloma S. Per gli accessori non ha dubbi: Camomilla Milano e Paviebijoux. Perché la decisione di aprire un’attività commerciale nel centro storico di Frosinone che, notoriamente, è costretto a fare i conti con lo spopolamento e un numero sempre maggiore di residenti in là con gli anni? “Molto dipende da come ti proponi e da cosa proponi. Io ho scelto di vendere abbigliamento, accessori e dettagli che non si trovano ovunque, uno stile particolare che è già conosciuto attraverso la pubblicità e chiunque entra nella mia attività già sa di voler acquistare un determinato prodotto. C’è da dire che il connubio artigianato-centro storico ha sempre funzionato. E poi penso allo stile di vita che, nella zona alta di Frosinone, è completamente diverso dalla quella commerciale, molto più tranquillo, permettendomi di gestire da sola l’attività e di far fronte alla clientela quotidiana, con particolare dedizione e attenzione che devono essere alla base del rapporto con la gente.” 18 C h i c S t y l e

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Anche recentemente anche la tv nazionale ha acceso i riflettori sulla crisi economica della zona alta del capoluogo e sulle tante attività che chiudono. Tu, però, un po’ in controtendenza, hai detto : “Io ci credo e continuerò a farlo”.


MODA Da cosa prendi questa positività? “Io dico che è inutile lamentarsi: la crisi c’è ed è ovunque. La positività andrà ad attrarre altra positività: faccio parte della nuova generazione che comunque è già nata in un contesto che ha avuto e vissuto nel ‘troppo’ e ho aperto la mia attività negli anni ‘bui’. Ma un conto è la crisi, un altro il terrorismo psicologico che si crea. Nella vita bisogna accontentarsi e io sono soddisfatta, perché se oggi sono ancora qui vuol dire che quello che faccio piace e viene apprezzato”. Mad è una sorta di boutique dell’accessorio e dell’abbigliamento, che poi ha preso sempre più piede: qual è quello che va per la maggiore? “Vendo tante borse però forse l’orecchino è l’acquisto più veloce, non solo per se stessi ma anche per un regalo o un pensiero”. Estate 2019: colori e forme che stanno conquistando il pubblico femminile? “Mandarino, arancio e verde lime la fanno da padroni. Più che le forme, nella mia attività si prediligono i tessuti, soprattutto cotone organico, che si può utilizzare nel tempo e permette un’ottima traspirazione della pelle”. In un outfit estivo cosa, secondo te, non deve assolutamente mancare? “Il colore e una bella collana, dal momento che si libera il collo”. Qual è l’elemento più in voga tra giovani e giovanissime? “La vita alta e il lurex brillantinato”. C’è un accessorio che definiresti intramontabile e perché? “I pois piacciono da sempre, a tutte le donne e a tutte l’età. Sono leggeri ma anche eleganti e femminili. Dico sempre che sono il motivo più pop in assoluto, donano a chiunque e dureranno in eterno. Poi la salopet, in tutti i tessuti. Nel prossimo inverno sarà un must quella a costine di velluto, sia con la gonna che con il pantalone”. Ce n’è invece uno che, come dire, ha fatto ormai il suo tempo? “Le bretelline strette. Le braccia scoperte sono spesso un problema anche per l’outfit lavorativo: vince sempre la mezza manica. E poi il pantalone strappato e il troppo corto. L’anno prossimo vedremo trionfare tailleur e velluto”. Cosa consiglieresti a una giovane imprenditrice che, come te, vuole scommettere sul suo futuro aprendo un’attività in un capoluogo di provincia come Frosinone? “A chi me lo chiede faccio sempre lo stesso paragone: aprire un negozio è un po’ come farsi prete. Devi essere motivato e spinto da una grandissima passione, senza guardare mai l’orologio e, soprattutto, con il sorriso costantemente stampato sul viso. Devi imparare a mantenere tutti i

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problemi fuori dall’attività ed essere devoto a quello che fai perché la gente ha la possibilità di entrare in altri dieci, cento negozi. E se sceglie il tuo è perché si aspetta di trovare un personale, intesa e fiducia che ha costruito nel tempo”. La pubblicità sui social, che oggi la maggior parte dei negozi utilizzano, pubblicando alcuni degli accessori in vendita e abbigliamento indossato, ha un ritorno che ti sentiresti di definire ‘sensibile’ per l’attività? “Assolutamente sì, anche io mi diverto a ‘utilizzare me stessa’ come modella. Il cliente arriva con un’idea già chiara, specie se deve raggiungere un negozio in una posizione magari un po’ scomoda. Poi internet e i social ti consentono di coinvolgere sempre più persone possibili: sono canali per arrivare ovunque. E oggi nessuno può essere trascurato”. 19 Chic Style

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MODA

di G iusi Ro s a milia

Moda e Sport quasi amici

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na contaminazione originale e unica: moda e sport. È il mix perfetto che si concretizza nelle nuove collezioni che hanno sfilato in passerella. I marchi più famosi sono sempre più vicini agli stilisti. Comodità e bellezza possono viaggiare finalmente sullo stesso binario: il comfort e l’eleganza si fondono senza alcun problema. Sulle passerelle si susseguono capi d’abbigliamento raffinati e ricercati che allo stesso tempo danno l’idea della praticità e della funzionalità. La Maison Margiela, ad esempio, propone vestiti eccentrici, super colorati che mescolano lo stile casual all’originalità: blu cobalto, giallo, beige, nero su nylon, tulle, gomma, organza, georgette, poliuretano, pelle. Parka e scarpe da ginnastica, materiali tecnici accostati a trasparenze sensuali e provocanti, giacconi oversize e sneakers massicce. Alessandro Michele lancia una collezione innovativa e originale che risente della contaminazione con Dapper Dan. Siamo negli anni ’80 in una delle strade più famose di New York frequentata da star dell’hip-hop e atleti famosi. Il logo del marchio viene ricamato su pelli, nappe, decorazioni floreali. I cristalli Swarovski illuminano le sneaker, gli zaini, i marsupi. L’altalena continua tra l’estremo lusso e l’abbigliamento sportivo rende la Gucci-Dapper Dan una collezione di grande impatto visivo. Andare in bici non è mai stato così di moda! C’è chi usa la bici per necessità, per raggiungere il lavoro ogni mattina, chi invece la usa per svago e per divertimento e chi la venera. Per tutti quelli che apprezzano la bici per la praticità, possono stare tranquilli: il capo di tendenza che sta spopolando nello street style è proprio il pantaloncino “da ciclista”. Indossarlo sarà cool. Sono proprio i pantaloncini tecnici che si utilizzano per allenarsi, molto attillati e fin sopra il ginocchio. La prima ad indossarli è stata Kim Kardashan per poi comparire in passerella. Anche Gigi Hadid aveva sfoggiato dei ciclisti di jeans lo scorso anno: un pò era nell’aria che tornassero in voga. I cycle pant non si indosseranno solo per lunghe passeggiate, corse mattutine o in palestra, ma tutti i giorni con naturalezza e disinvoltura. Staranno benissimo anche 21 Chic Style

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MODA

di G iusi R osamilia

con mise più eleganti. Fendi li enfatizza con cuciture effetto rinforzato in evidenza, accostati a box jacket in plastica. Blumarine mescola il pizzo con il tulle e le paillettes metalliche e martellate, i pantaloni “ciclisti” si portano sotto mini dress e chiffon di seta: elementi all’apparenza contrastanti che esprimono al meglio un nuovo capitolo della Maison. Roberto Cavalli li propone più ricercati: con perline e canottiglie, sotto giacce dal taglio classico e mini dress con balze. Le sneaker sono lontanissime dallo scomparire. Lo dimostra il progetto Superga per Philosophy di Lorenzo Serafini: al centro c’è l’iconica scarpa, ma in versione rivisitata. È infatti più alta, con scritte nere sulla suola di gomma bianca e ben si sposa a lunghi abiti bianchi ricamati. Dsquared ci proietta, invece, tra le onde dell’oceano con una Surf-couture che lascia tutti senza fiato. La tuta da immersione che siamo abituati a vedere addosso ai sub nei film adesso è un abito, i cordoncini per tenerla stretta sono adesso delle decorazioni. I sandali si arricchiscono di elastici colorati. Le lunghezze sono midi, tagli ad oblò, abiti sbracciati. Rosa, verde, arancione, giallo su canotte di paillettes e maglie di metallo, vestiti asimmetrici impreziositi da cristalli luminosi. Pezzo forte della collezione le tute tattoo con bustier carne, sandali altissimi con scoobydoo vivaci. La sfilata di M1992 pone l’accento su un problema complesso e delicato: l’inquinamento degli oceani declinato su abiti e mute da sub. Materiali plastici danno vita ad un surfwear dal sapore gotico. Lo smoking assume una nuova connotazione: adesso si adatta alle esigenze atletiche, sportive. Carta e organza impermeabile si contrappongono a pizzi e ricami d’alta moda. I capi tecnici da vela brillano grazie a Swarowski. Rimaniamo sempre in balia del vento, del sole e del mare con Salvatore Ferragamo che afferma una femminilità forte e decisa. La donna è una nuova amazzone, glamour, determinata, pronta ad affrontare nuovi panorami. Grande elogio all’artigianalità grazie all’uso di materiali pregiati e maglieria a rete fatta a mano. Le reti le troviamo anche sulla passerella di Dior: sui vestiti, sui corpetti o sui mini dress. Mini abiti in rete per Louis Vuitton, pizzo, cotone, velluto, metallo e plastica si fondono per un look deciso. Un’altra forte tendenza è la parachute: capi che sembrano esser rubati all’equipaggiamento di un paracadutista. Le cinture di sicurezza sui capi Fendi diventano chic e trendy. Occhiali da sole in perfetto stile aviatore si adattano ai cargo pants. Antivento in nylon e cappotti di cashmere. Armani ci catapulta in un aeroporto tra fibre sintetiche e giacconi tecnici, zaini e sneakers idrorepellenti. Volumi over in stile paracadute anche per Carolina Herrera, abiti coloratissimi e leggeri sfilano in passerella. Parka in seta, k-way hight performance, giacche a vento che si gonfiano: elementi che ci fanno pensare al cielo, alla forza di gravità, al vento, al paracadutismo. Tendenze nuove che virano su un sentiero luminoso che sa di leggerezza e di eleganza, di praticità e di buongusto. 22 C h i c S t y l e

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MODA

di C laudia Capo n e

Avatar digitali

la nuova frontiera di essere influencer

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na volta il mondo fashion si serviva delle sole top model per mostrare le collezioni e le ultime tendenze modaiole. Oggi, sono molto spesso le influencer a dettare “legge” nella sfera fashion: attraverso i loro canali social (il primo tra tutti Instagram) sfoggiano outfit all’ultimo grido, griffe, collezioni e tutto ciò che è di tendenza durante la stagione. Le due figure, quindi, possiamo azzardare nel dire che viaggiano sullo stesso piano di popolarità e fama. L’ultima novità che sta spopolando in campo social è quello dell’avatar digitale: una figura in 3D generata con il computer che in realtà non esiste, ma riscuote enorme successo acquisendo milioni di followers, alla stregua degli influencer reali. Un esempio è Lil Miquela, influencer di 19 anni con 1,4 milioni di followers su Instagram, che ha lanciato una linea di abiti e bijoux, e ha già lavorato per Prada, Diesel, Moncler e Chanel; oppure Noonoouri, ragazza virtuale lanciata da Dior in occasione della presentazione della collezione Dior Cruise 2019, che vive a Parigi, ama la moda, il lusso, la bellezza, ma anche viaggiare, la cultura, l’arte. Questi avatar digitali, creati dalle stesse maison di moda, sono come se avessero una vera vita: indossano capi di tendenza, partecipano a party esclusivi, vivono in dimore bellissime e in località cool, insomma incarnano e “riproducono” a tutti gli effetti la vita di quei personaggi, in ambito fashion, che siamo abituati ormai a vedere e seguire sui social media. Ma qual è il loro potenziale? Il realismo. Sì, perché sono personaggi dall’aspetto fisico accattivante ma allo stesso tempo con piccole

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imperfezioni che li rendono più veri, con un proprio branding costruito a tavolino. Condividono non solo partecipazione a party, vestiti e luoghi meravigliosi, ma anche momenti quotidiani e di vita vera, come fare i bagagli, dedicarsi alla skin care o andare in lavanderia. Per le aziende lavorare con gli avatar rappresenta un grande potenziale di crescita perché non presentano tutte le implicazioni di tipo ‘umano’ che una modella, un testimonial o un influencer possono comportare: contratti e compensi (perciò contenere i costi del budget), imprevisti personali e capricci, oltre al fatto che sono personalizzabili. Arrivati a questo punto, possiamo anche provare ad affermare che realtà e virtuale viaggiano su una stessa linea che quasi li lega. Per meglio dire, potremmo a breve neanche più renderci conto di cosa sia veramente reale e cosa no. Una domanda sorge spontanea: quando il virtuale sostituirà il reale tanto da non accorgercene più? Ma soprattutto, perché ci piace tanto seguire questi avatar virtuali - i quali ricordiamolo hanno milioni di followers - e farci “influenzare” da loro, pur sapendo che non esistono? Sarà l’idea dell’immaginario, sarà che chi lavora behind the scene utilizza questo “strumento” per creare un qualcosa di nuovo e innovativo, oltre che ad avere una maggiore libertà nella creatività. Tutto può essere ma una cosa è certa: gli avatar virtuali già esistono e che ci piaccia o no saranno, probabilmente, la nuova frontiera di mostrare la moda ed essere influencer in un modo ancora più social, giocando tra reale e non reale, generando quell’illusione di perfezione a cui spesso aspiriamo.


P&B Diffusion - Frosinone, ss per Fiuggi 155 n29 - Tel. 0775 822542Chic 95 Style

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WABI SABI

LA BELLEZZA IMPERFETTA 26 C h i c S t y l e

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ABITO - CHIARA ROSSI

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A B I T O - G I O VA N N A F I O R E 30 C h i c S t y l e

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ABITO - SARA PIACENTINO

ART DIRECTOR / STYLE: Claudia Palombi, Erica Omallini FOTO: Riccardo Lancia M U A : Fr a n c e s c a R o t o n d i MODELLA: Gioia Li A B I T I : C o r s o d i F a s h i o n D e s i g n - A b a Fr o s i n o n e A S S I S T E N T E : G i a n l u c a L o ff r e d i L O C AT I O N : I n t e r n o 3 6 34 C h i c S t y l e

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B A C K TO T H E FUTURE Luxury Rewear FASHION DESIGNERS Song Aiyang, Giulia Baende Bolingo, Simone Cagiati, Samantha Caponera, Arianna Cerbone, Letian Chen, Anna Chovares, Giovanna Fiore, Alessandra Gricia, Antonella La Grasta, Beatrice Loconte, Clarice Mele, Claudia Minna, Monia Lubrani, Leonardo Marinelli, Annina Moffa, Carmen Moffa, Valentina Neccia, Sharon Pacitto, Roberta Pannozzo, Eleonora Paris, Martina Patella, Chiara Rossi, Sara Piacentino, Sahaar Haji Rezaei, Sofia Sarie, Alessia Tomei, Wu Yunging, Marta Aucone, Silvia Ricci.

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MODA

di Erica O mallin i

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ostenibilità e nuova ricerca tipologica sono il tema di Back to the future - Luxury Rewear, progetto del corso di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone. 30 giovani fashion designers guidati dal coordinatore del corso Giuseppe Iaconis, che ne ha curato l'intero concept, hanno esposto i loro lavori alla Fashion Week di Milano presso lo Spazio Solferino il 21 Febbraio scorso. Abiti nuovi, destrutturati e ricostruiti con un appeal fortemente artigianale rivivono nelle applicazioni, nei ricami, nei tagli che individuano nuovi modi d’uso. L'idea è nata dalla collaborazione con l'Associazione Nuovi Orizzonti che ha donato all'Accademia capi di alta sartoria di Atelier e negozi d'abbigliamento della provincia di Frosinone purtroppo chiusi per fallimento. Da qui si è sviluppata una collezione di abiti contemporanei che rispettando l'ambiente usano il passato per guardare avanti, proponendo un concetto di lusso sostenibile originato da una coscienza etica ben ponderata. Giacche sartoriali si contaminano di nuovi dettagli in trama e ordito, camicie ripetute creano abiti pret à porter, trench maschili diventano corpetti sagomati su gonne asimmetriche, interno come esterno, cuciture a vista, mix and match diventano concetti chiave per “tornare al futuro”. A supporto della realizzazione del progetto anche la Camera di Commercio di Frosinone e Aspiin Azienda Speciale Internazionalizzazione e Innovazione.

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MODA

di G iulia A bruzz e s e

ADVOK

Con noi la comunicazione è un viaggio senza confini Da 14 anni Salvatore Pigliasco gestisce un gruppo leader nel settore della diffusione di brand e attività aziendali. Un team che aiuta società e privati a pubblicizzare il core business e conquistare il mercato globale.

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al 2004 si occupa di grafica, siti internet, piani social, video e fotografia ma negli ultimi anni si è specializzata nella comunicazione su food, moda e beauty, firmando numerosi progetti grafici con aziende locali fino ad arrivare al 2017, quando il suo marchio si lega a quello di Unilever Italia per una campagna promozionale di prodotti da forno destinati ai bar. L’Advok di Salvatore Pigliasco, titolare della società con sede a Frosinone, vanta un team di grafici, webmaster, fotografi e videomaker che forniscono servizi e consulenza ad aziende e privati nel campo della comunicazione aziendale. Incontriamo Salvatore nel suo studio, sulla via per Fiuggi e, tra colori, fogli, progetti e slogan, ci colpisce particolarmente una grossa scritta che campeggia sulla parete: il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell'avere nuovi occhi. La prima curiosità: perché un camaleonte come logo della tua azienda? “Perché è l'animale che meglio di tutti esprime le caratteristiche di una buona comunicazione, che si deve adattare nel tempo, deve evolversi ed essere performante in una società che cambia, con sempre nuovi modi di trasmettere ciò che si pensa e, soprattutto, ciò che si fa. La comunicazione deve agire a 360 gradi, essere incisiva, lasciare il segno: in una parola essere appiccicosa come la lingua del camaleonte”. Cliccando sul sito www.advok.it salta agli occhi un magnifico restyling del corporate aziendale. Perché la scelta della ‘metropolitana Advok’? “Abbiamo voluto identificare i clienti, che hanno scelto noi per comunicare, con persone che viaggiano più velocemente di quanti si muovono in autonomia sul mercato. Quelli che, in sostanza, si affidano al fai-da-te. Chi sceglie una

buona comunicazione come compagna di viaggio va più veloce degli altri e, altrettanto velocemente, raggiunge gli obiettivi principali: avere una chiara e definita identità aziendale, aumentare il numero dei clienti e stabilizzare la propria presenza sul mercato. Cosa significa comunicare oggi? “Quello della comunicazione è un settore difficile o, meglio, complesso da mettere in atto, perché spesso l’imprenditore, il titolare di un’attività, l’amministratore di una società o anche il privato non comprendono appieno l’importanza di trasmettere all’esterno valori, obiettivi e filosofia di quello che fanno quotidianamen-


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di G iulia A b ru z z e s e

te. Lo fanno in pochi e questi, senza dubbio, hanno una marcia in più nel mercato diventato ormai globale. Si riconoscono”. Mercato, target, clienti, marketing: termini e inglesismi spesso abusati. Qual è il vostro modo di trasmetterli ai clienti? “Innanzitutto noi vogliamo mettere il cliente a proprio agio. Evitiamo, dunque, di utilizzare tecnicismi o anglicismi per puro sfoggio di preparazione: questo modo di fare rende meno immediata la comprensione di cosa vogliamo e sappiamo fare ma, soprattutto, crea un distacco, una distanza dal cliente/imprenditore che, invece, deve essere rassicurato e comprendere chiaramente quello che possiamo aiutarlo a realizzare. Il primo step, quindi, è fare chiarezza e semplificare i ragionamenti per individuare subito gli strumenti da adottare e il metodo da seguire”. C’è secondo te un ‘cliente tipo’ o ci sono, comunque, tipologie che possono essere catalogate? “I nostri clienti si dividono in due macro-categorie sul mercato: coloro a cui occorre una strategia di local marketing (marketing locale) a cui sarà importante assicurare rilevanza sul territorio, identità aziendale e strategie commerciali nel punto vendita. Poi ci sono quelli ai quali serve una strategia di marketing globale, perché, ad esempio, operano in un settore che permette loro di poter commercializzare i prodotti anche dall’altra parte del mondo. Per questa seconda tipologia di clienti lavoriamo nella direzione di valorizzare un'immagine aziendale nazionale e mettiamo in campo una serie di strumenti per le vendite on line quali e-commerce o social network”. Che tipo di approccio ha, oggi, un imprenditore con la comunicazione? “Purtroppo c’è ancora chi, titolare di un’azienda o proprietario di un’attività, si chiede se sia necessario essere presenti sui social o avere un sito web. In questi casi è un imprenditore spaesato e, di conseguenza, con poche chance di immettersi su un mercato diventato estremamente competente e preparato. Non poter contare su una buona comunicazione è un po’ come mettersi alla guida dell’azienda con gli occhi bendati: il rischio è di perdere il controllo da un momento all’altro”. A cosa contribuisce oggi una buona comunicazione? “Innanzitutto a creare un’identità aziendale, a proporsi sul mercato, a raccontare i valori su cui si fonda l’attività imprenditoriale. Oggi il grande rischio è quello di gestire un'azienda la-

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vorando tanto ma male e con margini di ricavi sempre più ridotti, dimenticando di raccontare chi si è e cosa si fa. In secondo luogo a posizionarsi nel grande mercato globale, fatto di relazioni con clienti virtuali che cercano il tuo prodotto semplicemente cliccando su Google o sui social network”. Il rischio più grande in cui, secondo te, oggi un’azienda può incorrere? “Sottovalutare il danno che provoca non essendo dotati di strumenti fondamentali oggi, come un buon sito web, una significativa presenza sui social, una newsletter aziendale ‘attiva’ per comunicare con la propria clientela. E poi anche affidarsi al fai-da-te, magari chiedendo aiuto a parenti o amici, credendo di risparmiare ma, soprattutto, di poter comunicare. In realtà quella che si pensa sia comunicazione è spesso un boomerang molto pericoloso”. Cosa significa, secondo te, che la vera scoperta consiste nell’avere nuovi occhi? “Che per centrare gli obiettivi di nuovi target di clienti e di un maggior fatturato oggi non è necessario arrivare sulla luna: basta capire che è cambiato il modo di fare acquisti. Con i ritmi frenetici di una società in continua corsa, un vestito, una borsa, un paio di scarpe, come pure un ristorante o una vacanza si prenotano su internet. C’è addirittura chi non va neanche più al supermercato e si fa arrivare la spesa direttamente a casa per fare altro durante il weekend. Ma c’è ancora chi pensa di vendere i propri prodotti a una clientela che ha abitudini e ritmi di una volta, non riuscendo, in questo modo, ad aumentare il business e, anzi, decrementandolo per mancanza di entusiasmo e risultati”. Che consiglio ti senti di dare a questo tipo di imprenditori? “Proprio quello di ritrovare l'entusiasmo oltre, naturalmente, a capire il mercato e le sue nuove abitudini e gestirlo con i strumenti come, appunto, social e una buona comunicazione. Poi è necessario prevedere annualmente un budget per la comunicazione, che sia circa pari almeno al 5% del fatturato e, infine, di evitare campagne informative improvvisate ma rivolgersi a professionisti del settore, non solo per un miglior utilizzo delle risorse a disposizione ma anche per una programmazione ragionata ed efficace”.

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Che voi siete in grado di garantire, giusto? “Assolutamente sì. Restando in tema di frasi ‘ad effetto’ mi sento di aggiungere anche questa: quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono ripari ed altri costruiscono mulini a vento. Noi ci siamo specializzati nei secondi e sfruttiamo la corrente. Per questo a chi ancora non sa cosa vuol dire comunicare oggi, diciamo una cosa semplice: sali a bordo, ti aspettiamo in Advok”!


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ACCESSORI

di Valentina D i Man n o

Dettagli

gli accessori dell' estate 2019

L’

arcobaleno, ecco come si può rappresentare questa estate 2019, un trionfo di colori pastello, il beige in ogni sua declinazione e il living coral sempre presente, il colore pantone dell’anno, il rosa corallo molto femminile e delicato. Piume, volant, stampe a pois, righe e fiori, ma anche pizzi, uncinetti e macramè, la moda per la stagione calda è elegante e un po’ eccentrica. Molte proposte vintage, per un ritorno al passato, agli anni ’70 soprattutto, con una miriade di idee per personalizzare i propri outfit dalla testa ai piedi. Ci orneranno il capo turbanti coloratissimi e, direttamente dagli anni ’80, cerchietti per tutti i gusti, di tessuto con fiocchi o nodi, a quadretti vichy o a tinta unita, con un occhio di riguardo per quelli bombati in raso. L’immagine delle donne è impensabile senza decorazioni e la bigiotteria per questa estate 2019 è molto scenica, futuristica ma a tratti un po' pop, con l’attenzione puntata principalmente sugli orecchini che davvero non passano inosservati, pendenti lunghi, mono e maxi, con silhouette di volti e mini sculture. Avremo la possibilità di vedere anche molte pietre preziose, coralli e conchiglie, che si ripropongono dopo il grande boom dello scorso anno. Si prediligono bracciali in cuoio o pelle con anelli con grandi pietre brillanti colorate o pietre dure. Sempre gradito è un tocco di classicità con perle barocche, girocollo in Swarovski, o set di collanine placcate oro con ciondolini minimal e raffinati.Per gli occhiali, invece, assistiamo al grande ritorno della mascherina, sportivi e avvolgenti che si ispirano allo stile degli sciatori, presentati dai designer in look più romantici, hi-tech, o futuristici, impreziositi da strass o in colori al neon. È grande, importante, cattura l’attenzione, cela il viso, eppure

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Sandali - Twin set Sandali flat con tacco 2 cm, in similpelle con decoro di borchie a piramide color bronzo sul tacco e sulla tomaia. Chiusura con cinturino alla caviglia. Fedeli compagni dei tuoi look giorno, si riveleranno perfetti per l'ufficio e per

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il tempo libero.

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allo stesso tempo lo sottolinea, è un accessorio non sempre facile da portare ma sicuramente d’effetto. La più vasta scelta si ha sicuramente in ambito borse dove si presentano linee morbide e pulite, geometrie essenziali, qualche frangia e richiami all’artigianato etnico. Marsupi e bags in pvc, mini e maxi, le borse diventano trapezoidali, tonde e quadrate, ma si ripresentano anche linee più classiche come quelle del bauletto, del secchiello, delle mini cappelliere o della cartella con un forte richiamo al passato nei manici di vimini, nelle borse da spiaggia e nei modelli in raffia. Per ultima lasciamo quella che senza ombra di dubbio è la categoria accessori più amata dalle donne: le scarpe! In ambito footwear, per questa stagione calda, protagoniste assolute saranno le sneakers, con tante collaborazioni tra brand e designer e capsule esclusive, modelli, forme e colori innovativi e materiali super tech, con maxi suole e tomaie colorate. Tra le altre tendenze troviamo i sandali gladiators sia al ginocchio che a metà polpaccio in pelle scamosciata, con strati di frange, lacci e design geometrici, la decolleté, purché sia rivisitata, colorata, e deformata, con tacco a spillo, stiletto o cilindrico, sandali in pvc o vinile e gli stivali texani.

> GLI ACCESSORI DA MEDICI

Borsa a Mano con Tracolla - Patrizia Pepe Borsa a mano in pelle, elegante e pratica, perfetta per l'uso quotidiano. Ideale compagna dei vostri special look, grazie alla sua dimensione e alla sua forma potrà contenere tutto il necessario per affrontare le tue giornate particolari.


ACCESSORI

di Erica O mallin i

I dettagli fanno la perfezione un viaggio nelle creazioni della designer ciociara

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artina Raponi giovane designer e artigiana di Monte San Giovanni Campano, classe 1989, crea gioielli che parlano di ricordi, sogni e bellezza. Dal design all’oreficeria, tutto si costruisce dai particolari e il suo brand "Dettagli Le Mar" racchiude una storia dove eleganza e passione sono il centro della sua creatività. Come è nata la tua passione per l'arte del gioiello? E quanto incidono le tue origini sul tuo lavoro? “Immagina una bambina curiosa, che corre in un corridoio abbastanza lungo e buio, entra nella camera da letto della Nonna ed apre il primo cassetto del mobile con lo specchio, perché sa che lì ci sono i gioielli. Sa che la Nonna le permette di giocare con i suoi gioielli, perché in un certo senso stava crescendo una piccola donna di casa… o una gazza ladra. Credo proprio di aver ereditato da mia Nonna la passione per i gioielli. Le mie origini senza dubbio mi hanno segnata molto, hanno inciso in me un inizio, la mia famiglia è stata fondamentale per intraprendere questo percorso. Poi si impara a camminare con le proprie gambe, con un linguaggio proprio, ed è proprio con le scelte individuali che cresce la creatività”. Quando questa passione si è trasformata in lavoro? “Come le migliori cose della vita che nascono per gioco, anche questa avventura è iniziata così, circa 9 anni fa: un po’ con la voglia di creare con le mani, cosa che mi è sempre stata vicina, e un po’ per curiosità. Passo dopo passo, notando l’interesse da parte dei clienti, ho proseguito. Senza farmi molte domande”. "Dettagli Le Mar" ha un fascino antico... Parlaci del nome che hai scelto per il tuo brand. “Mi fa sorridere che ad ognuno evochi qualcosa questo nome. In realtà nel 2012 ho sentito la necessità di dare un nome che racchiudesse l’idea delle mie creazioni. “Dettagli” era troppo generico anche se descrittivo, così

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ACCESSORI ho aggiunto “Le Mar”: allora esponevo le mie creazioni con quelle di mia Mamma, la mia prima socia in affari (si fa per dire), abbiamo le prime tre iniziali del nome uguali, io Martina e lei Margherita. Nel tempo poi è rimasto questo nome, e devo dire che le persone hanno imparato a ricordarlo e riconoscerlo nelle varie esposizioni. E questa è la cosa più piacevole”. Ci sono degli elementi ricorrenti nei tuoi lavori? Quali sono le pietre semi preziose che preferisci usare? “Mi piace molto spaziare con le tecniche, che più tecniche sono sperimentazioni che ho provato negli anni. Ad oggi spesso mi ritrovo ad unire questi esperimenti per formarne di nuovi. Tra le pietre che più utilizzo c’è l’ametista, l’onice, lapislazzuli, corniola, turchese. Queste sono le più ricorrenti”. Come progetti i tuoi gioielli? Parti da un disegno preparatorio oppure crei in modo del tutto libero? “Il più delle volte creo ad istinto, osservo i vari pezzi da assemblare e comincio: poi non si sa dove finisco. Spesso però mi occorre una guida disegnata, almeno per buttare giù l’idea, in caso di forme o modelli particolari. Non sempre però riesco a seguire il disegno, perché l’istinto mi dirotta verso nuovi equilibri, e il più delle volte è decisamente meglio del disegno di partenza”. Stai facendo un corso di oreficeria presso l'Accademia di Belle Arti di Frosinone, dove ti insegnano a trattare l'oro e i metalli preziosi, ti andrebbe di raccontarci di questa esperienza? “Da qualche anno è nato il desiderio e la curiosità di crescere e quindi di evolvere, mi domandavo come potesse essere l’esperienza con i metalli preziosi, ma soprattutto come potesse essere creare i componenti che, fino ad ora, ho assemblato. Dunque partire proprio dal metallo per creare da zero. Così ho cercato per molto tempo un corso di oreficeria, ce ne sono tantissimi. Finché l’anno scorso, grazie ai social, ho trovato questo corso breve di oreficeria base presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Essendomi laureata già lì, in Media Art, rimasi estasiata dalla notizia e colsi subito l’occasione. Lì ho conosciuto il maestro orafo Silvano Aureli, un vero artista del settore, grande conoscitore della materia, ci ha insegnato i primi approcci all’oreficeria, le tecniche ma soprattutto l’approccio mentale. Così terminato il primo ciclo del corso, quest’anno mi sono riscritta per continuare il mio percorso formativo. Sto imparando tantissimo, soprattutto perché sto facendo amicizia con gli strumenti e con i metalli. Questa esperienza, inoltre, mi ha permesso di realizzare i miei primi oggetti in oro per due persone che mi hanno commissionato un gioiello molto importante: le fedi per il loro matrimonio. Ed aver realizzato questo per una delle mie più care amiche di sempre, è

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ACCESSORI un onore senza fine. Questo sarà sicuramente l’insegnamento che mi porterò per tutta la vita: è tutto nuovo per me, lavorare l’oro è una vera esperienza di vita, in continua scoperta”. Ultimamente si parla spesso di cristalloterapia. Tu cosa ne pensi? Credi nell'influenza delle pietre su chi le indossa? “Partendo dal presupposto che credo nell’influenza delle energie, potrei rispondere che si, credo nell’influenza delle pietre. Non sono molto preparata su questo campo, ho studiato più per curiosità personale: sappiamo che qualsiasi cosa ci circonda porta con sé la memoria di energie, e nel momento in cui diventiamo consapevoli di tale forza, riusciamo a percepirla. Sono attimi davvero fugaci, eppure possono gradualmente influenzare il nostro percorso, dipende dalla nostra interpretazione. Si dice che ogni pietra ha una proprietà curativa, proprio come l’influenza dei colori sul nostro umore, o di una musica, o di un profumo. Si può dire che è un’energia che esercita più nel profondo, per i più scettici le pietre possono essere un simbolo o un promemoria da portare con sé”. Partecipi da tempo a fiere di settore medievali e mercatini vintage...C'è un luogo specifico o periodo storico in cui ti piacerebbe ritrovarti? “Uno degli aspetti più eccitanti di questo lavoro è la scelta degli eventi a cui partecipare, ogni anno cerco di aggiungere una tappa nuova, per capire e per farmi conoscere. Da qualche anno ho iniziato con lo stile medievale, da pochissimo con i mercatini dal sapore vintage, che dire, sicuramente mi piacerebbe ritrovarmi in un futuro lontano. Soprattutto per verificare le nuove tendenze e conoscere nuovi stili e tecniche”. Già collabori o ti piacerebbe collaborare con qualcuno per un tuo prossimo progetto? Di cosa si tratta? “In questo periodo sto collaborando con diverse iniziative e progetti a lungo termine, sostengo l’idea del condividere per crescere. Da novembre scorso sono partner di un progetto chiamato Italian Bohx: una scatola chiusa dove all’interno è confezionato il tempo, per se stessi ma anche il tempo di realizzazione di ogni oggetto che vi si trova. Un progetto che consiglio di curiosare e che ho sposato sin da subito. Un altro progetto interessante è Artigiane Artiste Italiane, un bellissimo e vasto gruppo di artiste tenuto da una mia cara amica e collega. Nasce su Instagram per dare visibilità gratuita a tantissime artiste che meritano davvero di farsi notare. Una piccola finestra. Da quando faccio parte di questa community l’influenza positiva è cresciuta tantissimo: si scambiano consigli pratici, confronti costruttivi e massimo apprezzamento. Il potere dei social”. L'amore per le pietre ha origini antichissime, ad esse venne dato anche un significato magico:

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erano considerate dei talismani. C'è una pietra a cui sei personalmente legata da cui non ti separeresti mai? “Sono particolarmente attratta dall’ametista, sia per il significato ma anche per il colore viola intenso. Mi genera pace, misticismo e introspezione. Ho da anni con me un anello con ametista grezza ed uno con labradorite, sono diventati i miei amuleti, creati da altri artigiani”. Le tue creazioni sono tutti pezzi unici, immagino ti capiti anche di creare su commissione... Quanto incide la specifica richiesta del cliente sulla tua ispirazione? “La richiesta del cliente è da ascoltare pienamente, spesso hanno le idee chiare, altre volte si lasciano guidare dalle mie proposte. Sicuramente è importante per me rendere al meglio l’idea del cliente, finché mi assicuro della loro soddisfazione”. Hai un'icona di stile a cui ti ispiri per cui ti piacerebbe curare il look in vista di un grande evento? “Al momento mi viene in mente il sorriso di Julia Roberts, la sua grazia e spontaneità, nonché sensualità, è per me di grande ispirazione. Certamente mi piacerebbe creare gioielli per una sua prima, o magari lasciarle indossare una mia collezione completa, qualcosa che illumini il suo sorriso: il gioiello più bello di ogni donna”. 47 Chic Style

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Note su stoffa Una trama locale

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ndreina Li Sacchi giovane fashion designer e artigiana di Alatri crea borse, bijoux, accessori e t-shirt ispirati al mondo della musica. Dal 2016 fonda il proprio brand, Le Pentatoniche, riferito alle scale di cinque note, concentrandosi sulla progettazione di accessori moda unici ed esclusivi, puntando con professionalità e passione sulla qualità e la bellezza dell’artigianato made in Italy. Qual è il primo ricordo legato al tuo interesse per la moda? “Da piccola passavo molto tempo dai miei nonni. Mia nonna è stata una sarta bravissima, cuciva abiti da sposa, quindi la mia infanzia la ricordo tra racchette di filo, tessuti bellissimi e macchine da cucire. Probabilmente la passione è nata lì ed è andata avanti nel tempo, fino a diventare la mia professione”. Quando questa passione si è trasformata in lavoro? “La passione per la moda c’è da sempre, ho iniziato disegnando abitini per le mie Barbie. Il mio sogno era quello di frequentare una scuola legata al mondo della moda, e dopo il Liceo Scientifico ho studiato sia all’Accademia di Costume e Moda di Roma, che in quella di Belle Arti di Frosinone. E poi quando ancora frequentavo l’Accademia ho iniziato a maturare esperienza sul campo lavorando in un ufficio stile che collaborava con diversi brand di abbigliamento. Da lì il passaggio a Le Pentatoniche®, nato nel 2016”. Nella vita di tutti i giorni quali elementi sono fonte di interesse per le tue creazioni? “Nella vita di tutti i giorni sicuramente la musica. Proprio la musica mi ha dato modo di far nascere questa idea, associando i suoi elementi a quelli dell’artigianato. Dalla musica prendo spunto e materiali, recuperando anche elementi di “scarto”, come ad esempio le corde in acciaio del basso elettrico, da cui nascono poi dei bracciali con pietre minerali e semipreziose”. Le Pentatoniche® infatti ha un immediato rimando alla scala pentatonica musicale, come hai scelto il nome per il tuo brand? 48 C h i c S t y l e

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“Esatto, le pentatoniche sono scale di 5 note, di cui mi piace molto la filosofia della scala magica che “non stona mai”. Sembrano quasi delle improvvisazioni, uniche, così come le mie borse, pezzi che vengono realizzati a mano e di cui non troverete mai due uguali. Però il richiamo alla musica non è solo legato al nome e alla filosofia del brand, ma anche alle decorazioni sulle mie pochette: note musicali, volti di cantanti famosi stampati o ricami realizzati a mano che propongono chiavi di violino”. La musica è un elemento ricorrente nelle tue creazioni. Quali sono gli artisti che ascolti mentre progetti le tue borse, accessori, t-shirt? “Le mie creazioni nascono sempre con un sottofondo musicale, e mi piace cambiare genere ogni volta, passando dal rock alla classica, alla pop o grunge. Non c’è un genere preferito ma ascolto tutto



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ciò che può darmi ispirazione. Diciamo che ogni borsa nasce da un genere diverso, e il genere ascoltato in quel determinato momento sicuramente è ben intuibile sullo stile del pezzo creato”. Come si svolge la tua fase di progettazione? Ti capita di creare anche svincolata dalle tendenze della moda del momento? “Mi piace molto guardarmi intorno, osservare l’arte, l’architettura, studiare le tendenze del momento, però spesso cerco di svincolarmi da esse proprio per dare un tocco di personalità ad ogni singolo pezzo. Passo poi alla scelta dei materiali da utilizzare e successivamente al disegno e alla realizzazione. Spesso le mie borse vengono realizzate su commissione quindi mi piace accontentare lo stile e il gusto del cliente”. A proposito di questo… Quanto incide la specifica richiesta del cliente sul tuo lavoro? “Mi capita spesso di ricevere richieste di borse personalizzate, nelle maniere più svariate. Mi trovo di fronte a diverse tipologie di cliente, chi ha già un’idea ben specifica e mi chiede di restare fedele alla sua richiesta, mentre altri mi lasciano “carta bianca”. Per me la cosa più importante resta sempre quella di accontentare al 100% chi mi da fiducia acquistando i miei prodotti”. Sappiamo che recentemente hai partecipato al Mipel, la più grande fiera internazionale della pelle e accessori moda che si svolge due volte all’anno a Milano, raccontaci di questa esperienza. “Il Mipel è stata l’esperienza più bella da quando ho iniziato questa avventura con Le Pentatoniche. La fiera è durata 4 giorni ed è stata un’emozione unica poter esporre accanto a brand famosi e storici. Aver avuto la fortuna e la possibilità di potermi confrontare con altri espositori, realtà diverse dalla mia, ma anche con buyers provenienti da tutto il mondo, sicuramente ha arricchito il mio bagaglio di esperienza e mi ha dato modo di ricevere consigli costruttivi; soprattutto mi ha dato l’energia e la carica per dare sempre il massimo nel mio lavoro. Tema principale di questa edizione è stato quello della "Moda Sostenibile" e del riciclo. La grande soddisfazione è derivata dal fatto che una mia creazione è stata selezionata assieme a poche altre per far parte dell’area trend, posizionata in una zona strategica della fiera. Successivamente la stessa borsa è stata scelta per essere esposta nell’area trend del Mipel in Corea del Sud, e di questo non posso essere che felice 50 C h i c S t y l e

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e orgogliosa! Ho avuto modo di collaborare con una bravissima artigiana che ha realizzato per il mio brand delle collane in materiale polimerico e resina, riproducendo fedelmente alcuni strumenti musicali famosi, come la chitarra di Jimmy Hendrix! In futuro ho in mente un progetto di cui sto ancora studiando i dettagli e che spero di poter realizzare presto, ma per scaramanzia preferisco non anticipare nulla”. Hai un’icona di stile a cui ti ispiri per cui ti piacerebbe curare il look in vista di un grande evento? “La mia icona di stile e attrice preferita è Anne Hathaway, la reputo bellissima ed elegantissima, anche nei modi. Semmai un giorno dovessi curare il suo look in vista di un grande evento, significherebbe un altro grande sogno realizzato!” Quali sono le tue ambizioni lavorative? “Sicuramente ho intenzione di far crescere il mio brand, arrivando magari a poter collaborare con musicisti famosi per la realizzazione di capsule collections. Altra mission de Le Pentatoniche è quella di portare avanti il tema della sostenibilità, trattando appunto la tematica del riciclo, andando a recuperare pezzi da vari strumenti musicali in disuso”.



MAKEUP

di Stefany B arbe ris

Le tendenze make up primavera/estate 2019

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ra le proposte estive troviamo il soft contouring.: estremamente sobrio e pulito. L’effetto totale "make-up no make-up" lascia spazio a un elegante e sofisticato trucco soft.Lo smokey eyes - grande classico dello stile rock- viene rivisitato in chiave più romantica e tinto di nuovi toni. La shade prediletta è sicuramente il marrone, elegante e sobrio allo stesso tempo e sicuramente adatto ad ogni tipo di carnagione, dal più chiaro perfettamente in tono con gli incarnati diafani e delicati a quello più brown inappuntabile per risaltare occhi scuri e incarnati olivastri. Tom Ford, Max Mara e Salvatore Ferragamo sono solo alcune delle firme che hanno scelto di giocare su questa tonalità. Ma se fino ad ora abbiamo citato il ’’make-up no make-up’’è bene utilizzare il termine correte delle beauty addicted ovvero il micro-concealing. Corregge solo i punti in cui è strettamente necessario per nascondere imperfezioni, ma senza ricoprire il viso di troppi prodotti. Questa è la regola base della nuova tecnica make-up che promette gli incarnati naturali di apparire truccati senza alcun tipo di ‘’mascherone’’. Dimentichiamoci quindi il concetto di contouring e quei volti stratificati ricoperti interamente da troppi prodotti. La parola d’ordine per questa stagione è correggere dove strettamente necessario, che nella sua estrema semplicità promette incarnati flawless senza imperfezioni, e soprattutto dall’effetto no make-up. Ma ricordiamoci che oltre al micro-concealing esiste anche un’altra faccia del make-up ovvero la tecnica dello sculpting. Partiamo dalla base, che è luminosa e salutare. Le guance sono colorate di pesca con blush applicato in grandi quantità ma ben sfumato. Gli zigomi sono scolpiti grazie sapienti giochi di terre e punti luce. Infine la tecnica sculpting si riproduce sulle palpebre per dare profondità allo sguardo con pochi tocchi. Il tutto sempre all’insegna della naturalezza estrema. Con Chanel vediamo gli occhi luminosi e le lab-

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bra rosso fragola sapientemente curati da Lucia Pica, direttore creativo e Make up Chanel. Ovviamente la scelta del direttore è stato un make up look raffinato che punta tutto sul trucco occhi e labbra. Lo sguardo è enfatizzato da un ombretto metal, la bocca è posta in primo piano con un rossetto opaco nei toni del rosso fragola. Quindi se siamo decisi a prendere spunto dai grandi brand di make up possiamo puntare sul grande classico: il rossetto rosso – irrinunciabile durante la stagione estiva-. Però, come abbiamo visto dalla scelta di Lucia Pica il finish non è più glossy, anzi è vellutato e dall’effetto stoffa.


Marco Rambaldi Selected by VOGUE TALENTS CAPSULE COLLECTION P/E PER DEBORAH MILANO

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MAKEUP

di Francesca R oto n d i

Francesca Tolot

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La grande makeup artist del secolo, si racconta a Chic Style.

na conversazione profonda, attuale, sincera in cui emerge una persona estremamente gentile, umile e disponibile prima che artista. Di origini italiane, si trasferisce a Los Angeles negli anni '80 con Alberto Tolot, suo marito e fotografo di moda, per costruire una carriera strepitosa. Helmut Newton, Madonna, Beyoncé (sua intima amica) sono solo alcuni dei grandi nomi con i quali ha collaborato. Di Francesca Tolot a sono gli iconici make up dei videoclip e performance live di Queen Bey la quale, con affetto, ha scritto la prefazione del libro “One woman 100 faces”, della stessa Tolot. Qui la truccatrice raccoglie esperienze, esperimenti e pensieri sul make up realizzati in collaborazione con la modella e sua musa Mitzi Martin. Un'altra importante donna nella vita professionale e privata di Francesca Tolot è l’intramontabile diva Elizabeth Taylor, insieme ad altri grandi nomi come Julia Roberts, Chloë Moretz, Charlize Theron e Scarlett Johanson.“La più grande makeup artist dei nostri tempi”: così la definisce Beyoncé , Francesca ama il colore e le sfumature che, senza bisogno di eccedere, le permettono di creare e divertirsi esprimendo il suo enorme talento. Avendo avuto modo di conoscere le sue origini, la sua formazione e la sua carriera a Los Angeles, come vive attraverso il make up alcune tematiche e personalmente alcune esperienze? L'idea di bellezza è cambiata e icone degli anni '50 e '60 sono rimaste indissolubili nel tempo. Oggi, invece, si tende più all'omologazione, la costruzione di icone di donne particolari l'una diversa dall'altra è sempre più cosa rara. Qual è il suo pensiero in merito? Cosa pensa potrà cambiare in futuro? “Questo purtroppo è vero, ma non per quanto riguarda le star che hanno uno stile proprio, un'immagine. Si vede molto di più per le persone comuni che tendono ad imitare da YouTube look eccessivi che

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MAKEUP

di Francesca R o to n d i

diventano poi di tutti, non più personali e credo che si possa fare ben poco perché si sceglie di imitare piuttosto che creare qualcosa di personale adatto al proprio modo di essere. C'è un uso eccessivo del contouring e hight light che può andar bene per un servizio fotografico, ma non nella quotidianità, tutti i giorni per fare la spesa questo non funziona!” Cosa consiglia ai make-up Artist che vogliono iniziare seriamente una valida carriera? E cosa sconsiglia vivamente? “La cosa che sconsiglio sicuramente è di imparare da YouTube perché ci sono cose sbagliate. Consiglio invece di frequentare una scuola, di seguire Professionisti del settore, di lavorare al loro fianco per fare esperienza sul campo; perché a volte anche quello che si è imparato deve essere cambiato o stravolto per soddisfare determinate esigenze”. Il makeup prima di essere uno strumento di correzione è ed è sempre stato uno strumento di comunicazione sia di una personalità che di uno stato d'animo. Se lei dovesse scegliere un solo prodotto per far arrivare un messaggio di sé quale sceglierebbe? “Non c'è un solo prodotto assoluto che sceglierei per comunicare un messaggio, ma posso senz'altro dire che gli ombretti, il colore, è senza dubbio tra i miei prodotti più utilizzati. Ho creato con la casa cosmetica Ofra Cosmetics una palette di 9 ombretti "Infinity palette" mescolabili tra di loro per poter creare nuove tonalità e poter esprimersi come meglio si desidera attraverso i colori. Ad esempio non so se conosci il mio libro "One Woman 100 Faces" la stessa modella che indossa 100 makeup diversi per esprimere e creare in ognuno di essi un'emozione diversa. Ciò non vuol dire che non bisogna osare o creare qualcosa di stravagante, occorre sempre fare una valutazione del volto, del contesto e dello scopo finale del lavoro che si deve eseguire. Anche la fotografia è molto importante, una buona luce può fare la differenza su un trucco”. Delle le sue creazioni adoro la sfumatura perfetta e l'incontro tra i diversi pigmenti che creano colori vibrati, tridimensionalità e nuance nuove mai scontate. C'è un equilibrio perfetto nei suoi lavori, mai piatto e mai eccessivo.

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MAKEUP

Qual è il suo approccio davanti a un volto nuovo? Quali sono le prime valutazioni e scelte su come operare? “Ogni caso è diverso dall'altro. Con le star o i brand devo attenermi quanto più alle richieste del cliente. In generale tendo a non mascherare, valuto la morfologia di un volto e quali sono i lati del viso da migliorare. Ma non sempre, perché, ad esempio, se una bocca sottile sta bene con quel viso e la personalità della cliente la lascio; se c'è un occhio più grande o più aperto rispetto all'altro con l'uso di ombreggiature e luci cerco di riequilibrare il volto senza però cambiare radicalmente i tratti caratteristici di una persona”. Quali sono i Trend della nuova stagione per quanto riguarda il make up? “Ci sarà un grande uso del pastello. Quindi più l'utilizzo dei trucchi colorari e meno l'uso del eyeliner che piano piano andrà ad essere sempre meno utilizzata, e di questo ne sono felice!” Tra le gratificazioni di make-up Artist c'è il sorriso della cliente nel vedersi più bella è sicura di sé dopo una seduta di makeup. Mi è capitato, e ne sono orgogliosa, di aver truccato donne che hanno avuto una malattia oncologica. Il loro sguardo allo specchio nel rivedersi femminili e belle come qualche tempo prima è impagabile. Definita la makeup Therapy, potrebbe consigliare l'approccio giusto per queste clienti speciali? “Io non ho esperienza in questo tipo di lavoro, ma apprezzo moltissimo i colleghi che lo fanno. In genere credo che l'approccio più giusto sia osservare un'immagine di quella persona di come era e cercare di riportarla al suo modo di vedersi e di riconoscersi, ma anche le richieste di un trucco più esagerato perché no! Se si ha voglia di divertirsi di cambiare!” Tre aggettivi per descrivere tre grandi donne Elizabeth Taylor, Beyoncé Francesca Tolot. “Per quanto riguarda me non riesco a descriverne. Elizabeth Taylor è la star per eccellenza, una persona meravigliosa, umile, di una generosità indescrivibile. Entrare in casa sua era come stare da un'amica, non basterebbero gli aggettivi per descrivere la grandezza di questa artista. Per Beyoncé è lo stesso. L'ho conosciuta che aveva 20 anni circa; è di una bellezza indescrivibile e con lei è cresciuta una grande donna e una star fantastica.” 56 C h i c S t y l e

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di Francesca R oto n d i


I love lipsticks!

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HAIR

di Eleonora G alio tto

Sirene Bohémien Hair's Runway ss19

Sirene fluttuanti e donne androgine, un mix sensuale e grintoso.

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hignon, riccio corto, fiabesco o effetto bagnato? Qual è lo stile che più si addice a voi? Le tendenze hair di questa estate 2019 si colorano di eleganza e sensualità. Oscar de la Renta, Giorgio Armani e Zambelli optano per hairstyles lineari, geometrici, puliti, che come architetture contornano il viso delle modelle creando un effetto molto sensuale e di una ricercatezza di altri tempi. La voglia di sperimentare e il forte richiamo al mondo fantasy e barocco, caratterizzano brand del calibro di Rodarte, che optano per inserire vere e proprie strutture e volumi fra i capelli delle proprie fate. Fiori dai colori sgargianti e tulle si intersecano con pettinature classiche come trecce a lato e doppio chignon, in cui veniamo catapultati in un'atmosfera tutta romantica e Bohémien. Invece case di cosmetica per capelli come Wella, l'Oreal Paris e Franck Provost optano per l'effetto bagnato, in cui le onde del mare vengono poste sui capelli di bellezze naturali, proponendo una donna leggera, giovane, ma anche molto misteriosa che lascia parlare più i capelli degli occhi. Nei capelli di queste sirene troviamo un forte riferimento alle increspature delle onde e al disordine di una natura in fermento, l'estate si vede attraverso lo sguardo sognante di ciocche che cadono sul viso in un mood molto erotico. Una ricercatezza erotica la troviamo anche nell'uso di gel e lacca, tirando i capelli tutti indietro e proponendo una donna dal look più contemporaneo e adrogino, che ricorda molto lo stile futuristico di Kylie Minogue nel video “Can't get you out of my head”. Per quanto riguarda il taglio, il corto o il lungo sono i re di questa ss19, in cui la mezza misura viene accettata solo se lac-

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HAIR

di Eleonora G alio tto

cata e lasciando il volto completamente libero da qualsiasi distrazione. Il capello lungo si acconcia in modo disordinato o impeccabile, ma sempre raccolto, in cui lo chignon basso è senz'altro l'opzione più consigliata, esclusivamente con riga in mezzo e come migliore amico il gel wet effect. Il short cut invece si figura come una scelta per donne molto forti e dai tratti molto sensuali e femminili, in cui il riccio non fa che esaltarne l'aura, da abbinare ad un vestito dal taglio morbido e ampio oppure con un classico tailleur. Il riccio di Giorgio Armani mostra più tradizione in una rivalutazione del classico taglio corto, ispirandosi alla figura mitologica di Medusa e sviluppandone la forma in verticale, dona a qualsiasi viso un look sbarazzino, molto affascinante e solare. Si può notare un fondamentale ritorno ai tagli Punk della fine degli anni '80 e quelli '90, in cui l'aggressività delle linee e dei volumi si bilancia con dei sinuosi boccoli naturali. Intanto la nostra amica frangetta non manca di farsi valere riconfermando lo stile alla Valentina by Guido Crepax o proponendo un cut davvero corto sfociando di nuovo nello stile punk-rock. Hair e labbra si prendono una forte rivincita questa primavera e diventano essi stessi accessorio dell'intero outfit. Per quanto riguarda il colore il natural look insieme al Living Coral sono sicuramente le due tendenze che cavalcano l'onda del successo. Dagli shatush al full colour questa tonalità insieme alle altre varianti pastello si contendono il trono delle passerelle. I colori naturali, soprattutto il biondo, rimangono un must valorizzato da pettinature fiabesche e trecce medioevali. Le donne di questa estate saranno molto estrose e come veli coloreranno le strade in cui i capelli diverranno le stelle da guardare nel cielo.

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Collezione 2020 Pronovias ATELIER WHITE F. - Via Maria 31, Frosinone


WEDDING

di A nastasia Verre lli

Matrimonio Bloom Magie floreali per la sposa del 2019

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fiori sono sinonimo di romanticismo. Non si è mai visto un matrimonio senza di loro, e un po’ sono diventati il simbolo di questa cerimonia. Per una sposa il momento della scelta degli addobbi e del bouquet è uno dei più emozionanti, perché è proprio lì che comincia a prendere forma l’immagine del grande giorno. Si penserebbe che sia molto impegnativo dover scegliere e combinare i vari colori tra fiori e addobbi, ma in realtà è necessario solamente seguire i propri gusti. Anche se qualche consiglio non guasta mai…In questo periodo dell'anno è più semplice, la natura già pensa da sola a regalarti uno scenario pazzesco per il tuo giorno. Ma comunque in ogni periodo dell’anno è possibile trovare fiori meravigliosi come il lilium, le orchidee, le gerbere, l’edera, e le immancabili rose, il fiore che più tra tutti gli altri è simbolo di passione e romanticismo. In particolare, in estate e in autunno, ce ne sono alcuni che non fioriscono durante il resto dell’anno: dalie, ortensie, gelsomini, gli incantevoli girasoli che, solo a guardarli, portano gioia nell’aria. E, per non dover rinunciare al colore neanche alle nozze invernali, si può ricorrere ai tulipani, lillà, garofani e peonie, classiche nei matrimoni e le più indicate per i bouquet, con le loro sfumature che vanno dal bianco al rosso. Non dimentichiamo poi gli archi, meglio se adornati con dalie, solitamente posizionati davanti la porta della sposa per l’uscita dalla casa dei genitori, ma stupendi anche per celebrare il rito al mare o in un bellissimo parco. Un momento commovente, reso ancora più bello dal profumo e dalle mille sfumature di quei meravigliosi fiori. La palette cromatica floreale infatti è molto importante e dovrebbe rispecchiare la personalità e i gusti degli sposi. Il bianco è sempre il grande classico, ma ciò non toglie che un tocco di colore è sempre ben accetto, magari orientandosi su un tono pastello che si leghi bene con il candore del bianco. Ad esempio, nuance delicate molto consigliate, sono il rosa pesca, il glicine, il lilla o un ver-

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WEDDING de tenue. Ma non tutte le spose sono uguali, e allora, per un matrimonio anticonvenzionale e dallo stile più forte, sono perfetti i fiori dai colori più accesi o meglio ancora, per uno stile dark, le rose bordeaux e nere. Dettagli che renderanno sicuramente la giornata indimenticabile. Libere di osare con combinazioni insolite, accostando magari toni che invece sono in contrasto. Per uno stile classico sono preferibili composizioni ordinate con fiori dal profumo e dal colore delicati. La stessa attenzione andrà posta anche nella preparazione degli allestimenti floreali delle location. L'Estate va incontro agli amanti del bohemien e shabby chic, i quali preferiranno spazi aperti immersi nella natura, cornice ideale che già di per sé basterebbe ma che può essere arricchita da decorazioni floreali che renderanno lo sfondo perfetto di un matrimonio all’insegna della semplicità. Un giardino, un vigneto o un romanticissimo casale di campagna, cosa chiedere di più? Anche in chiesa o nella sala comunale le composizioni sono d’obbligo per allestire i punti principali. A volte vengono messi da parte molti particolari, che potrebbero però fare la differenza. Ad esempio l’auto della sposa: sarebbe un’idea originale quella di decorarla con addobbi che richiamino la boutonnière inserita nell’abito da cerimonia da uomo (sposo, papà e testimoni) e i braccialetti corsage delle damigelle, sempre in nuance con i vestiti. Insomma dovrebbe esserci un filo conduttore che vada ad unire ogni piccolo dettaglio. Nella location del ricevimento i fiori sono le perfette decorazioni da tavolo, sciolti o in composizione, rendono la tavola molto scenografica. E ancor di più se contenuti in vasetti o bottigliette, trasformati in piccoli portafiori o in decorazioni per il tableau, dove i nomi dei tavoli possono essere le varie tipologie di fiori utilizzati come centrotavola. Gli stessi possono essere ripresi nella torta nuziale. Molto in voga è la naked cake, una semplice torta “nuda”, resa particolare però dalle mille sfumature cromatiche conferite dai fiori che la vanno a decorare. Che siano freschi o fatti di pasta di zucchero, sarà comunque una wedding cake elegantissima. Come dimenticarsi poi della bomboniera? Un fiore o dei bulbi all’interno di una piccola lanterna o ampolla di vetro è un’idea graziosa e raffinata. Arriviamo finalmente alla scelta dell’abito, il momento che moltissime donne aspettano sin dalla tenera età. Per rimanere in

di A nastasia Ve rre lli

tema “bloom”, ovviamente sono consigliati abiti con giochi di tessuto che vadano a formare figure floreali su tutto il corpo ma, per chi predilige la semplicità, non c’è nulla di meglio di un candido e liscio vestito bianco, meglio ancora se stile impero, da poter arricchire con un cinturino di fiori, pizzi con ricami o accessori floreali, ideali anche per acconciature. Anche semplici coroncine su bellissimi capelli mossi lascerebbero gli invitati senza parole. Gli sposi più originali dovrebbero ricorrere a tessuti stampati, per essere davvero unici. Gli abiti da sposa con stampe floreali sono davvero meravigliosi, lo sposo può abbinarsi con un papillon che riprende la stessa stampa e gradazione. Per un perfetto matrimonio in bloom, non lasciare nessun fiore al caso. 63 Chic Style

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WEDDING

di G iulia A bruzze s e

LA SPOSA SI FA COMODA Mani in tasca e sneakers ai piedi

Il bianco ottico lascia il posto a cipria, oro e bronzo. Abiti impalpabili e voluminosi grazie al tulle mano seta. Anche se il pizzo resta ancora un must have

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state, tempo di vacanze ma anche di spose. Che scelgono la stagione calda un po' per le location, senza dubbio più attraenti e coreografiche, un po' perché le cerimonie di sera, al tramonto e con lo sfondo del mare, fanno subito favola. Lo conferma Federica Palleschi, titolare di White F., un atelier che da dieci anni – nasce nel 2009 a Castelliri e da 3 ha allestito uno splendido showroom in via Maria, a Frosinone - trasforma in abiti i sogni delle donne nel giorno più 'impegnativo' della loro vita. La sposa dell'estate 2019 ha un tocco di colore in più: al classico bianco fanno concorrenza i toni del rosa cipria, del bronzo e dell'oro che – dice Federica – "sono preziosi alleati di tutti gli incarnati: esaltano quelli chiari e addolciscono le pelli più olivastre e abbronzate". Quindi il binomio bianco-sposa si sta sdoganando? “Diciamo che accanto al bianco, ottico, latte o panna che sia, si sta facendo largo il colore, in nuances che si addicono un po' a tutte le carnagioni e sono particolarmente adatte alle pelli dorate, accarezzate dal sole estivo”. E per quanto riguarda i tessuti invece? “Lo stile si è alleggerito e i tessuti lo seguono: impalpabili, eterei, voluminosi. I modelli ampi e a strati riescono a dare l'idea della nuvola grazie al tulle mano seta. All'abito fasciante o a sirena si preferisce una linea più morbida: tanto chiffon e molta organza, anche se il pizzo resta un must have. Poi un grande utilizzo delle tasche, sia negli abiti che nelle gonne: sono un tocco di modernità e comodità allo stesso tempo. Accolgono tanto un cellulare quanto uno specchietto o il fazzolettino per quelle che non riescono a trattenere l'emozione...” 64 C h i c S t y l e

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Via Maria 31-03100 Frosinone - tel. 349 402 3849 email. whitef@hotmail.it- seguici su 65 Chic Style

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WEDDING Sulla scelta dell'abito quanto incidono le location delle nozze? “Abbastanza, direi. Un matrimonio in spiaggia o comunque in una località di mare è spesso scivolato, leggero, fresco, anche senza velo. Se le nozze si celebrano in una cattedrale o, comunque, in un ambiente più formale, ecco che allora il vestito diventa più strutturato, con veli lunghi e decisamente romantico. Ma sono aumentati i matrimoni in spiaggia, nelle ville pubbliche o, ancora, negli spazi verdi dei resort, attrezzati per l'occasione”. E cosa passa per la testa delle spose? “L'accessorio decisamente in voga è la tiara-gioiello, principesca e luminosa, poggiata su un semi-raccolto, perché anche i capelli seguono il trend dell'abito: leggeri e piuttosto liberi”. Mentre per quanto riguarda le scarpe? “Senza dubbio il sandalo gioiello è molto richiesto. Ma anche qui abbiamo una novità: le sneakers. Magari impreziosite da cristalli, pietre, strass e swarovski o le Converse personalizzate con le iniziali della sposa. Le trovo assolutamente deliziose”. Almeno le damigelle e il bouquet resistono alla rivoluzione? “Certamente. Per le prime realizziamo su misura abiti che richiamano il colore di quello della sposa mentre l'elemento floreale resta sempre un grande classico.Da quest'anno White F. avvierà anche un progetto con giovani designer dell'Accademia delle Belle Arti di Frosinone, che hanno visto sfilare e vincere i loro modelli sulle passerelle di Roma Sposa. Ora li troveranno in esposizione - e per chi li dovesse scegliere, anche in vendita - all'interno dell'atelier di Federica Palleschi, che sarà per loro una sorta di 'tutor'. Un laboratorio-studio applicato al mondo delle spose che, nei locali di via Maria 31, possono trovare brand come Aurora e Jolies di Nicole; Pronovias e la nuovissima Sweetheart. Ma la giovane titolare ha anche una linea tutta sua: la 'In White', di cui va particolarmente orgogliosa. E ha pensato pure a una da cerimonia, 'In Love', che soddisfa persino le richieste delle mamme e delle suocere più esigenti”. Federica, sono tante le spose tatuate che ti chiedono di creare un abito per metterli in risalto o, al contrario, per nasconderli? “Molte, in effetti. E a quante mi dicono di volerli coprire, perché magari possono compromettere una certa eleganza o risul66 C h i c S t y l e

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di G iulia A bruzze s e

tare poco consoni alla preziosità di ricami e cristalli, io rispondo sempre che un tatuaggio è ormai parte di chi lo ha sulla pelle e, quindi, è giusto metterlo in risalto, farlo vedere. Tentare di nasconderlo equivale un po' a violare la propria personalità. E non è assolutamente quello che una sposa deve fare. Nel giorno del suo matrimonio una ragazza, una donna devono sì essere più belle del solito, ma comunque restare loro stesse”. Un'ultima curiosità: qual è l'abito in assoluto più particolare di White F.? “Ce l'abbiamo ora in lavorazione. Sono felice, però, di dire che è una mia creazione: l'ho disegnato personalmente e lo stiamo realizzando in atelier. Un particolare posso svelarlo: sarà chiaro. Il resto arriverà insieme a riso e confetti!”


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Fai bene la spesa E il miglior ristorantE sarĂ quello di casa tua

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FOOD

di Francesca Cavalie re

Simone Rugiati

la cucina da tutto un altro punto di vista!

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utti lo vogliono, tutti ne parlano, tutti lo criticano, eppure tutti lo cercano, lo fotografano, lo condividono assiduamente. Stiamo parlando proprio di lui, del cibo. Di programmi, talent, reality show che ruotano intorno al cibo ce ne sono ormai per tutti i gusti! I palinsesti ne sono pieni. E grazie al piccolo schermo, tra una spadellata e l'altra, sono tanti gli chef che si sono fatti conoscere ed apprezzare dal grande pubblico. Fra questi c'è indubbiamente anche un personaggio eclettico, uno spirito libero dei fornelli, un giovane appassionato della stagionalità e della sostenibilità a 360°: stiamo parlando di Simone Rugiati. “Fai bene la spesa e il miglior ristorante sarà quello di casa tua”, questo è il mantra dello chef toscano, la cui passione “innata” per la cucina si è forgiata nel tempo, grazie soprattutto ai preziosi consigli di nonna Lidia. “Mi portava sempre in campagna con lei. Ed è proprio lì, a contatto con la natura, circondato da materie prima di qualità, prodotti stagionali, profumi e sapori sinceri, che la passione per la cucina ha iniziato a prendere forma, e il mio palato ha potuto affinarsi”. Ma per Simone, cosa rappresenta la cucina? “La cucina è passione, è duro lavoro, è sacrifici – come quelli fatti da giovane per raggiungere ogni mattina l'istituto alberghiero di Montecatini Terme, – è sperimentazione, è condivisione, ma anche fiducia. Mi ha sempre affascinato e stimolato il fatto di poter miscelare gli ingredienti, riuscendo ad ingolosire con le mie creazioni una persona che si affidasse completamente a me. Chi lavora con passione nella ristorazione, sa di avere una grande responsabilità, quella di far stare bene gli altri”. Chef, conduttore, concorrente, imprenditore, autore e produttore, Simone è un concentrato di energia ed un vulcano di idee che, con i suoi consigli e il suo approccio con il cibo così diretto, passionale - quasi viscerale -, ha saputo conquistare il grande pubblico, entrando nelle case e nei cuori di tanti italiani, ma soprattutto italiane.

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FOOD

di Francesca Ca v a lie re

Come è cambiato il mondo della cucina e il ruolo dello chef in Tv? “Prima i programmi di cucina erano pochi, e si trattava per lo più di tutorial (che oggi spopolano sul web). Successivamente, i grandi professionisti hanno messo piede in TV, spalancando le porte dei loro locali al grande pubblico, hanno dimostrando come i piatti dei loro ristoranti potessero essere ricreati anche a casa. Ed è così che tutti hanno iniziato a parlare di texture, di consistenze, di spume...Mancava poi, l'elemento pressione. Ed ecco arrivare i reality e i gaming show con le loro sfide all'ultimo secondo. Ma oggi la figura dello chef in tv è cambiata! Siamo dei comuncatori e le nostre conoscenze devono essere trasmesse per educare al mangiare bene, oltre che sano. Dobbiamo essere in grado di far passare messaggi giusti. Ad esempio, la cucina deve essere sì creativa e di qualità, ma per realizzare un buon piatto non è sempre necessario snaturare un prodotto o la materia prima”. E mentre l'apocalisse sembra bussare alle nostre porte, una cucina etica e che segua logiche anti- spreco è possibile? “È un dovere. Dobbiamo capire che le nostre scelte alimentari hanno delle conseguenze. Promuovere la sostenibilità alimentare, soprattutto tra le giovani generazione, credo che sia una responsabilità non da poco per chi faccia il mio mestiere. Dobbiamo cambiare: siamo disposti a spendere 15 euro per un aperitivo in centro, ma non qualche euro in più per una spesa più sana, fatta di prodotti stagionali e a km zero”. E per il futuro, cosa bolle in pentola? “Tantissimi progetti ancora da realizzare. Da primavera, inoltre, metteremo online un nuovo format con tanti nuovi contenuti creati appositamente per il web. Andremo alla scoperta del mondo, della cucina e della natura”.

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FOOD

di Claudia C a p o n e

Fitness Food

quando il mangiar sano diventa un’abitudine

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raticare attività sportiva regolare è molto importante sia per il corpo sia per la mente, ma stando a ricerche e studi medici, la nutrizione e la corretta alimentazione hanno un grande impatto sul nostro fitness. Usare il cibo come una medicina è diventato il focus per un miglioramento e crescita dal punto di vista salutare. Infatti, acquisire uno stile di vita sano dove mangiar bene e allenarsi costantemente ci rende più sani riducendo il rischio di malattie, ma soprattutto ci fa sentire più belli e di conseguenza anche l’autostima, così come l’umore, aumenta. Affinché questo accada e che soprattutto duri nel corso del tempo, è importante che il mangiare sano diventi un’abitudine, un vero e proprio stile di vita. I trend del momento ci parlano di Fitness Food o Fit Food, parole anglosassoni che fanno riferimento a quegli alimenti, sia piatti composti che ingredienti, che si sposano bene con un’attività sportiva, sia pre workout sia post workout (workout = allenamento, ndr). Qualsiasi attività fisica si svolga, non necessariamente deve essere ad alti livelli, è importante seguire un’alimentazione che dia il giusto apporto calorico adatto alla singola persona. Nota Bene: quando si parla di alimentazione è importante che il piano alimentare sia specifico e strutturato per il singolo individuo, tenendo conto dello stile di vita della persona, del tipo di attività fisica che svolge (e con quale intensità), del genere e dell’età, e soprattutto dell’obiettivo che deve raggiungere. In generale possiamo dire che un’alimentazione sana deve contenere al suo interno tutti quegli alimenti che apportino il giusto quantitativo vitaminico e nutrizionale quotidiano, e che una dieta ricca di fitness food è essenziale per la nostra salute e il nostro corpo. Una corretta e sana alimentazione prevede almeno 5 pasti al giorno dove 3 sono principali (colazione – pranzo – cena) e 2 sono comunemente chiamati spuntini. Ogni pasto dovrebbe prevedere

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FOOD

di C laudia Cap o n e

una dose di carboidrati, una di proteine e un’altra di grassi. Per carboidrati si intendono gli zuccheri complessi che rappresentano la nostra fonte energetica principale, soprattutto durante l'attività fisica intensa. Buona regola è quella di introdurre un quantitativo giornaliero di carboidrati compreso tra il 50 e il 55% dell'energia totale, cercando di limitare il più possibile il consumo di carboidrati semplici o raffinati. Perciò sì ai cereali come orzo, farro e mais, riso e pasta (meglio se sono integrali) e alimenti ricchi di fibre come la verdura e la frutta. Le proteine, invece, sono i costituenti fondamentali di tutti gli organismi viventi in quanto hanno una funzione costruttrice e rigeneratrice delle cellule. Una dieta equilibrata consiglia di assumerne ogni giorno per circa il 15-20% dell’apporto calorico totale, e tra il fitness food da cui possiamo introdurre le proteine c’è la carne (favorendo principalmente quella bianca come pollo e tacchino), il pesce, i latticini e le uova, ma anche proteine vegetali come i legumi e la soia. Infine, i grassi “buoni” sono importanti all’interno di una dieta equilibrata e si consiglia di assumerne un quantitativo pari al 30-40% dell'apporto calorico giornaliero. I fit food dove è possibile trovare i grassi sono principalmente l’olio di oliva e la frutta secca come noci, mandorle e nocciole, che costituiscono – insieme ad un frutto – uno spuntino perfetto. In conclusione, il fitness food racchiude un’ampia varietà di cibi che consumati nella giusta quantità sono importanti per il nostro organismo. Una sana e corretta alimentazione permette di fornire al nostro corpo l’esatto apporto calorico per il fabbisogno giornaliero. È fondamentale, però, che la dieta venga fatta da uno specialista, il quale con dati alla mano – che ricordiamo variano da persona a persona – saprà stilare il corretto piano alimentare adatto alle esigenze della persona stessa.

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la Re d a z io n e

William Imola ad Amici di Maria De Filippi

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d anche la diciottesima edizione del programma di Amici, in onda su canale 5 e condotta dalla regina della tv Maria De Filippi si è conclusa. E come ogni anno anche quest'anno è stato un grandissimo successo. Il talent school è uno dei pochi programmi a distanza di anni che è capace di avere un grande successo negli ascolti. Il merito è dovuto sicuramente alle eccelse professionalità che fanno parte del format, la De Filippi in primis, ma anche dalla capacità dei ragazzi che vi partecipano, che attraverso la musica, il canto e il ballo sono capaci di emozionarsi ed emozionare ogni tipo di pubblico grazie al valore artistico ed empatico che il programma riesce a creare. Nell'ultima puntata andata in onda la scorsa domenica sera, oltre ai quattro finalisti, diversi sono stati gli altri artisti emergenti che hanno composto le coreografie e balli della puntata. Tra i diversi spunta il nome di William Imola. L'attore che da poco ha compiuto trent'anni, 11 maggio 1989, già da tempo è presente nell'ambiente televisivo, come la partecipazione alle diverse edizioni, ultima compresa della fiction Rosy Abate 2, in onda prossimamente su canale 5. Ma anche all'interno di diversi programmi culinari nei panni di chef, come la terza edizione di primo appuntamento. Il programma condotto quest'anno da Flavio Montrucchio e dove la preparazione dei piatti di William diventano le frecce di cupido per far innamorare le coppie. Ma tornando ad Amici, l'attore di origine Romane si è fatto notare partecipando ad una delle coreografie più toccanti della finale della puntata. La coreografia in questione era tratta da una scena del film "il bambino con il pigiama a righe", dove l'attore ha interpretato il ruolo del soldato nazista

che alla fine della coreografia andava a prendere Vincenzo della squadra Blu. La presenza di Imola all'interno dello spettacolo è la dimostrazione come oltre al talento, anche volontà duro lavoro e umiltà sono qualità inscindibili di questo mestiere. Sulla scia del suo entusiasmo il pubblico e chi lo segue si augurano di poterlo vedere ben presto in veste di altri panni e sempre più presente sullo schermo, perché non mancano doti di talento e carattere. Allora a presto William e un grande augurio per la tua sicuramente vincente carriera.

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LIFESTYLE

di Erica O mal lin i

L'arte come seconda pelle Emanuela lo Scalzo, in arte Mithya

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p h A nd r e a Fe rr ig a to

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ome hai sviluppato il tuo stile personale? In realtà il mio stile non è proprio stato sviluppato, è successo per caso. Volevo realizzare un disegno in cui si notassero solo i segni particolari di un volto, le linee pricipali, quelle che vedi e capisci subito di chi o cosa si tratta. Da lì la mia matita non si è più fermata e ho scoperto un nuovo mondo, per me, un nuovo modo di fare arte. Prima di studiare Biologia avevi fatto studi artistici? “No mai, i miei unici studi artistici sono stati le esperienze personali”. Studiando Biologia ti sarà capitato di sfogliare molti testi illustrati di scienze naturali, hai mai pensato di dedicarti all'illustrazione naturalistica-scientifica? “Si, ero molto colpita dalle immagini, in particolare quelle viste dal microscopio. E' incredibile riuscire a vedere, ad immortalare, l'incontro nascosto che avviene tra arte e scienza. Ho realizzato una sola illustrazione naturalistica-scientifica ma non mi ha emozionato tanto quanto i ritratti o i dipinti”. Quando hai capito di voler trasportare la tua passione per l'arte in lavoro? “Ho scoperto questa mia passione quasi per gioco, non mi aspettavo che sarebbe diventato qualcosa di così importante. Ho capito di volerla trasportare in lavoro nel momento in cui sempre più persone hanno iniziato ad apprezzare le mie creazioni e a chiedermi lavori personalizzati. E' proprio questo che mi ha spronato a continuare e sperimentare nuovi progetti. Penso, inoltre, che poter creare prodotti realizzati a mano, in una società digitale come la nostra, rende questi unici e importanti per chi li riceve”. Gustav Klimt, Frida Kahlo, Vincent Van Gogh sono tra gli artisti che citi più spesso nei tuoi lavori, se potessi invece citare un artista contemporaneo chi sceglieresti? “Senza dubbio Marina Abramovic, pioniera della performance art. Mi ha sempre ispirato sia come artista che come donna, mi piace il suo modo di arrivare al pubblico attraverso la


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sua arte in grado di superare i limiti della mente e del corpo”. Personalmente trovo molto poetico "indossare l'arte", i tuoi disegni finiscono su t-shirt, felpe, capi casual e vintage di vario genere, ti piacerebbe sviluppare un'intera collezione? “Mi piacerebbe sviluppare una collezione, sarebbe sicuramente un grande traguardo sia a livello professionale che personale e vorrei fosse quel qualcosa in cui ognuno si ritrova. L'arte non discrimina, unisce”. Quanto tempo dedichi al disegno e alla creazione di tuoi pezzi ? Parlami del tuo processo creativo e di come preferisci lavorare. “Lavorare sulle mie creazioni per me è un momento bellissimo, ho bisogno di concentrazione e rilassamento, ma per quanto possa dedicarmici sono abbastanza veloce nell'esecuzione. D'obbligo è la musica di sottofondo, mi rilassa e mi ispira”. Come ti sei avvicinata alla cultura del tatuaggio, cosa ti ha affascinato? Da quanto tempo tatui? “Personalmente ho sempre visto il tatuaggio come qualcosa che va oltre una semplice decorazione corporea. Ci si tatua per tirare fuori quello che si ha dentro usando il proprio corpo come strumento di comunicazione. Ho iniziato a tatuare da Gennaio di quest'anno dopo aver frequentato un corso regionale per Tatuaggi e Piercing”. Chi sono i tuoi clienti? Come ti relazioni con loro e come scegli il tatuaggio? Ti danno carta bianca? “Per quanto riguarda i tatuaggi, i miei clienti sono per lo più ragazzi. Alcuni mi cercano per avere un tatuaggio con una delle mie illustrazioni già pronte, altri si, mi danno carta bianca e in base alle loro idee realizzo il disegno”. In merito alla promozione di sé stessi, possiamo dire che i social giocano un ruolo molto importante. Qual è il tuo rapporto con i social? Quanto e come influiscono sul tuo lavoro? “Si, hanno un ruolo molto importante. Come ho detto prima ormai viviamo in una società digitale e bisogna sfruttare al meglio tutti i suoi dati e tutto quello che è in grado di offrirci. Io lavoro molto su Instagram, grazie a questa piattaforma sono riuscita ad arrivare a persone fuori della mia regione”. Già collabori o ti piacerebbe collaborare con qualcuno per un tuo prossimo pro-

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getto? Di cosa si tratta? “Ho collaborato recentemente con un fotografo e una scrittrice in un progetto chiamato "Come io ti vedo" , si tratta di una rappresentazione di opere storiche, viste con occhi diversi, con i nostri. Ho in programma altre collaborazioni, mi piace l'idea di far convergere più arti per dare vita a qualcosa di unico”. Si direbbe che sei un'appassionata di cinema: Tarantino, Bertolucci, Guadagnino alcuni dei registi da te citati... Se potessi vivere in un film quale sceglieresti e perchè? “Sceglierei The Dreamers di Bertolucci. Perchè? Basta una frase, pronunciata in apertuna dalla voce narrante: "Avevo vent'anni"”. L'arte dell'illustrazione e del tatuaggio sono complementari, tu ti senti più illustratrice o tatuatrice? E come ti vedi nel prossimo futuro? “Più illustratrice. Il tatuaggio è un secondo passaggio. Nel prossimo futuro mi vedo come ora, ma con più esperienza e spero con più crescita in senso professionale”. 75 Chic Style

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Chiacchiere di carattere In mano matita e bic, in testa tanta creatività

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iccardo Di Mario è un giovane illustratore ciociaro, classe 1988, che si occupa di animazione. Nel gergo tecnico è un character designer, che consiste nello studio grafico e nella caratterizzazione, anche psicologica dei personaggi di una storia. Conosciamolo insieme... Quando è nata la tua passione per l’arte? “Con me, letteralmente. Alla scuola materna avevo la cartellina da disegno più colma della classe, ma sono sempre stato in prima linea anche per recite, balli, qualsiasi cosa mi permettesse di esprimermi”. Che percorso di studi hai scelto e quale aneddoto riferito ad esso ricordi con più piacere? “Dopo essermi diplomato al Liceo Artistico Anton Giulio Bragaglia di Frosinone, ho frequentato il corso di illustrazione presso la Scuola Internazionale di Comics a Roma e infine il Centro Sperimentale di Cinematografia, dipartimento di animazione, a Torino. La cosa che ricordo con più piacere è stato sicuramente il lavoro di un anno al cortometraggio di diploma del Centro Sperimentale, dal titolo “Merletti e Borotalco” che ho scritto e diretto, di cui vado particolarmente fiero, nonostante alcune piccole ingenuità. E' stato un bel lavoro anche coordinare il gruppo, composto da altre tre ragazze, non ricordo nulla di più formativo ed emozionante. Il corto affronta il tema del “gender”, o meglio parla di quanto pretestuosi a volte siano gli stereotipi di genere ai quali siamo abituati, ma in metafora. Il corto è stato mostrato per la prima volta durante il TGLFF di Torino, il festival lgbt più vecchio d’Europa, ma anche a Madrid in occasione del Cinema Pride, nell’anno del World Pride. E poi Future Film Festival a Bologna, la View Conference di Torino, e ora è disponibile su YouTube e Vimeo”.

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LIFESTYLE Quanto incidono le tue origini sul tuo lavoro? “La vita di provincia ti segna inevitabilmente, o quantomeno ti caratterizza. Il concetto di “casa” ad esempio, rassicurante quanto imprigionante, è sicuramente un tema dei miei lavori, e credo dipenda in buona parte dalle mie origini”. A proposito di temi e fonti di interesse per la tua ispirazione... Ci sono spunti ricorrenti nei tuoi disegni o un argomento al quale sei particolarmente legato? “Qualsiasi cosa potenzialmente, esperienze vissute in prima persona o che mi sono state raccontate. Mi piace affrontare tematiche sociali, cosa che ho fatto sia col cortometraggio “Merletti e Borotalco” di cui sopra, sia con uno spot contro la violenza sulle donne, “Violenti Anonimi”. Le differenze di genere sono un bel cruccio per me, e di solito sono attratto dai tabù, dalle cose di cui si parla poco. Sono le storie la cosa più importante”. Parlaci della tua tecnica e di come sei arrivato ad essa. “Nulla di particolare, ho sempre usato mezzi molto comuni (matite, acrilici, chine), con una particolare predilezione per le matite colorate. Adoro la sensazione tattile che mi dà utilizzarle, e il controllo che mi permettono. Un mezzo quasi infantile a pensarci, e non le uso in modo particolare, ma le matite rendono così visibile la “mano” di chi le utilizza che continuo ad apprezzarle. E poi la penna bic: ah i miracoli che si fanno con una buona penna nera! Per le animazioni invece cito “Toon Boom Harmony”, al momento il mio programma preferito, ma anche il nuovo Adobe Animate”. Quali artisti hanno condizionato la tua estetica visiva e prendi come ispirazione? “Al momento la mia più grande ispirazione è il cinema, che condiziona tanto il mio lavoro, essendo un grande cinefilo. Potrei citare i registi più disparati, ma prevalentemente due: Tim Burton e Pedro Almodovar. Amo poi la street art e Keith Haring in particolare, nell’illustrazione Fabian Negrin e Joanna Concejo, ma anche l’arte di Lowbrow”. Il tuo settore è molto specifico e non sono molti gli studi d'animazione in Italia... Parlaci delle tue esperienze lavorative. Inoltre già collabori o ti piacerebbe collaborare con qualcuno per un tuo prossimo progetto? “Finiti gli studi ho fatto un periodo di stage nello studio Graphilm di Roma, quello di “Totò Sapore”, ma il mio primo vero lavoro è stato a Torino, nello studio Animoka. Lì ho lavorato come storyboardista ad una serie animata dal titolo “Trulli Tales”, andato in onda in Italia su Rai Yoyo e premiata con Miglior serie d’animazione ai Prix Gemeaux 2018, gli Emmy frano-canadesi. Per breve tempo ho lavorato anche alla serie “Paf il cane”, in onda sempre su RaiYoyo, e allo sviluppo di serie ancora inedite per lo stesso studio. Al mo-

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mento sto lavorando prevalentemente da freelance. Ho già collaborato diverse volte in passato e lo faccio ancora, un po’ per diletto e un po’ professionalmente. In futuro mi piacerebbe collaborare con scrittori e sceneggiatori in primo luogo”. Disegnare non è solo un lavoro per te, ma una passione costantemente presente nell’ordinario, così in quale luogo e/o periodo storico ti piacerebbe ritrovarti nel farlo? “Avrei amato vivere l’atmosfera dello studio 54 e quel felice periodo storico/artistico, dialogare con Andy Warhol e andare a ballare in un club con Grace Jones. D’altro canto amerei anche indossare un parruccone bianco e mille pizzi nell’Inghilterra del ‘700, mentre studio come allievo del pittore Thomas Gainsborough. Il tutto possibilmente senza rivoluzioni, guerre, fame e malattie”. Se potessi chiacchierare 10 minuti con un tuo idolo, chi sceglieresti e cosa vorresti chiedergli? “Su tutti Tim Burton. So che non è un grande oratore così più che chiacchierare mi piacerebbe scarabocchiare qualcosa con lui. Quello sì che sarebbe un gran bel dialogo!” Quali sono le tue ambizioni lavorative? “A guardar lontano mi piacerebbe realizzare un mio film e un mio libro illustrato, certo con dei collaboratori ma entrambi su un mio soggetto. Tenendo i piedi per terra mi basta l’idea di lavorare su soggetti stimolanti e in un ambiente creativo”. 77 Chic Style

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La vita pensata da Anchetulil UN TUO SGUARDO, UNA TUA SOLA PAROLA, “ MI DICE PIÙ DI TUTTA LA SAGGEZZA DI QUESTO MONDO

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Johann Wolfgang von Goethe

uando è nata la tua passione per l'arte? “Ho coltivato la mia creatività fin da bambina: creavo bambole con le bottiglie di plastica e dei vestiti di carta per le mie Barbie. Scarabocchiavo ovunque e con qualsiasi strumento mi passasse sottomano. Non credo quindi ci sia un data precisa che definisca l’inizio di questa mia passione, probabilmente è sempre stata un’esigenza di sperimentazione che poi si è evoluta con il tempo”. Il tuo lavoro viene descritto come un mix di dolcezza, inquietudine e introspezione, ti ci rivedi? Quali parole useresti per raccontarti? “Mi ci rivedo molto e io stessa lo descriverei così. Credo ci sia un po’ di innocenza vista dall’esterno, quella sensazione propria di chi sta crescendo e ridefinisce il mondo da un’altra prospettiva. Poi sicuramente introspezione, rifletto molto e forse anche troppo, parlo sempre di me in ogni linea che traccio sul foglio”. Come definiresti il tuo stile e quali tecniche pittoriche hai percorso finora per arrivare ad esso? “Credo che parlare di tecniche pittoriche sia un po’ un azzardo dato che non ho mai frequentato scuole d’arte. Diciamo che ho pasticciato parecchio prima di creare Lil così com’è ora. Il mio stile lo definirei esclusivamente mio. Lo sento estremamente personale, rispecchia il mio rapporto con il mondo e con le situazioni che vivo quotidianamente”. Liceo linguistico e poi studi in comunicazione... Non hai frequentato scuole d'arte, quanto è stato difficile trovare il tuo stile non avendo delle basi alle spalle? E quanto questo percorso da autodidatta incide sulla tua carriera artistica? “Bellissima domanda! Il mio più grande timore è sempre stato questo, non avere delle basi scolastiche. Gli studi mi hanno portata su una strada che di artistico ha ben poco e, 79 Chic Style

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LIFESTYLE nonostante non mi penta delle scelte che ho fatto, non nascondo di averne sofferto spesso. Non credo però abbia inciso in maniera negativa sulla ricerca di uno stile personale, sicuramente ho sperimentato diversamente rispetto a quanti hanno alle spalle studi artistici, ma sono convinta che un’analisi differente e più consapevole del mio percorso difficilmente mi avrebbe permesso di creare Lil così com’è ora. Sulla mia carriera artistica la mancanza di studi incide lateralmente. Mi spiace spesso non potermi spingere in determinati campi e per questo motivo probabilmente mi dedicherò totalmente all’arte dopo l’università”. I tuoi disegni sono accompagnati spesso da testi, citazioni, canzoni, aforismi, modi di dire, c'è uno scrittore o un cantante con cui ti piacerebbe collaborare, che stimi e per cui vorresti illustrare suoi racconti e parole? “Mi piacciono molti i testi di Cesare Cremonini, quelli di Brunori Sas e di Jovanotti. Sarebbe bellissimo poter lavorare su dei loro brani”. L'amore ha un ruolo importante nel tuo immaginario e i tuoi scenari sono spazi astratti sospesi pervasi di romanticismo... Qual è la storia d'amore più nota che ti ispira e ti piacerebbe sia vivere che disegnare? “In realtà non sono un’amante delle storie d’amore molto note. Credo che ognuno ami e percepisca il concetto di amore in maniera differente e personale. Nelle mie illustrazioni affronto spesso l’argomento, l’ispirazione arriva dal mio modo di vivere queste situazioni più che da un’idea di relazione universale. Sarà colpa dei libri che leggevo da bambina su storie d’amore impossibili e idealizzate se ora mi concentro sulla mia personale visione di questo concetto”. Quanto tempo dedichi al disegno e alla creazione delle tue opere? Parlaci del tuo processo creativo e di come preferisci lavorare. “Il tempo che dedico ad ogni illustrazione è estremamente variabile. Ci sono casi in cui un lavoro può richiedere giorni o settimane e casi in cui si sviluppa in poche ore. Frequentando l’università non posso purtroppo dedicare all’illustrazione tutto il tempo che vorrei, ma sto imparando ad alternare studio e lavoro in modo da dare la giusta precedenza ad uno o all’altro in determinati momenti. Ci sono periodi in cui posso quindi dedicarmi pienamente al disegno e alle commissioni lavorative e altri in cui la priorità torna ad essere lo studio. Ogni mia illustrazione richiede tempistiche e modalità di realizzazione sempre differenti. A volte mi capita di fare uno schizzo in matita su carta e di riprenderlo poi digitalmente con Ipad, altre preferisco svolgere l’intero lavoro 80 C h i c S t y l e

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direttamente su Ipad e altre volte ancora mi capita di disegnare solo su carta, cartoncino o altri supporti con materiali differenti. Proprio per questo motivo le tempistiche sono varie, da poche ore a diversi giorni di lavoro”. Chi sono i tuoi clienti? Come ti relazioni con loro? Quando crei su commissione quanto incide la specifica richiesta del cliente sulla tua ispirazione? “I miei primi passi in ambito lavorativo li ho mossi con alcune case discografiche, in particolare con Sugar Music. Ho realizzato molti progetti per etichette discografiche, dall’elaborazione grafica di dischi alla creazione di illustrazioni per la promozioni di brani musicali. Il connubio musica/disegno mi da grande ispirazione quindi sono sempre ben felice di poter collaborare con queste realtà.

Ho poi lavorato per diversi festival, sempre in ambito musicale, creando principalmente locandine. Tra le mie ultime collaborazioni ricordo Xiaomi e Widiba. Ogni cliente ha richieste diverse e non mi è mai capitato di mandare avanti un progetto che non mi soddisfi veramente. Se mi trovo in una situazione simile preferisco rinunciare al lavoro piuttosto che sviluppare un’idea che non mi appartiene e non rispetta la mia visione artistica. Ad ogni modo, cerco sempre di creare una sintesi armoniosa tra la richiesta del cliente e la mia volontà e devo dire che fino ad ora ci sono sempre risucita con ottimi risultati”.


LIFESTYLE Dall'incontro con Cosa Mi Metto, negozio di moda romano, è nata una tua capsule collection "Zerogravità", ti va di parlarci di questa esperienza e di come ti rapporti con il mondo della moda? “Amo vestirmi da quando sono bambina. Mi piace cambiare stile in continuazione e tutto ciò che riguarda accessori e abbigliamento mi affascina da sempre. Potrete quindi immaginare come mi sia sentita quando Francesca, proprietaria di Cosa Mi Metto Roma, mi ha contattata per propormi una capsule collection con le mie illustrazioni. È stato come realizzare quel sogno nel cassetto che si ha da tutta la vita, emozionante e indescrivibile. Francesca si è occupata dell’intera produzione ed io ho aggiunto il mio tocco Lil con delle ballerine “spaziali” fluttuanti tra pianeti e stelle colorate. Sono corsa a Roma per vedere il risultato e ho indossato i capi di Zerogravita per lo shooting della collezione. È stata un’esperienza magica che sicuramente non rimarrà isolata, io e Francesca abbiamo già in mente nuovi progetti da sviluppare insieme!” Le tue opere ritraggono per lo più volti femminili, dagli occhi grandi e chiusi, con un aspetto sognante, come mai questa scelta? Cosa rappresentano? “Credo che gli occhi chiusi diano maggiore possibilità di interpretazione. Quando disegno racconto qualcosa di personale e l’unico significato che potrei dare a quell’illustrazione è quello originario. Non mi piace però che la mia visione di quel lavoro sia l’unica possibile, sono ben felice che altri, vedendo lo stesso disegno, ne traggano conclusioni differenti. Gli occhi chiusi mi aiutano in questo processo, lasciano del non detto che ognuno può analizzare a suo piacimento. Lo stesso accade con l’aspetto sognante comune a tutti i miei personaggi: è un mondo per invitare chi guarda a scoprire di più”. Ti è capitato mai di fissare su carta un tuo sogno? Ce n'è uno ricorrente che vorresti condividere con noi? “Purtroppo sogno spesso nelle ore sbagliate della notte, quelle in cui, al risveglio, non c’è possibilità di ricordare in maniera più o meno lucida lo svolgersi dei fatti. Direi quindi di no, non ho un sogno ricorrente e non ne ho mai illustrato uno. Mi capita spesso, però, di ripensare ad alcuni momenti particolari della mia vita e di sentire la necessità di metterli su carta. La cosa buffa è che raramente si tratta di situazioni degne di nota o particolarmente interessanti da meritare un’illustrazione, ma sono piuttosto ricordi particolari che mi si fissano nella memoria: un profumo durante un

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viaggio, un colore che cattura la mia attenzione, una smorfia della persona con cui sto parlando e così via”. In merito alla promozione di sé stessi, possiamo dire che i social giocano un ruolo molto importante. Qual è il tuo rapporto con i social? Quanto e come influiscono sul tuo lavoro? “Ai social sono totalmente debitrice. Quando ho aperto la mia pagina Instagram, Anchetulil, non avevo alcuna pretesa o aspettativa. Ho iniziato a postare i miei scarabocchi e mai mi sarei aspettata di raggiungere numeri così alti in poco tempo. Tutto ciò mi ha permesso di sviluppare la mia creatività, prima quasi per gioco, poi con un’attenzione diversa e più consapevole. Chi segue il mio lavoro sui social mi da un enorme supporto e permette alle mie illsutrazioni di uscire allo scoperto. Spesso capita che siano proprio le persone che mi seguono online a consigliarmi un tema da trattare, una canzone a cui ispirarmi o un progetto da sviluppare. Senza i social Lil sarebbe rimasta solo tra le pagine dei miei quaderni, ne sono certa”. Quali sono le tue ambizioni lavorative? “Da poco ho registrato il mio marchio in camera di commercio e sono molto fiera di ciò che sto lentamente costruendo. Spero di continuare a lavorare nell’ambito musicale, di poter collaborare con alcuni brand di abbigliamento e di concretizzare la maggior parte dei progetti. Mi auguro di poter, un giorno, “fare Lil” al 100%”. 81 Chic Style

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ASA & COMFORT è un nuovo format fieristico ideato e progettato dalla MEC Eventi in collaborazione con la fiera di Sora. La MEC Eveti è una società che opera nei settori del Marketing, Eventi e Comunicazione. L' obiettivo è quello di creare nuovi Format Fieristici in grado di mettere in contatto le Aziende, operanti nei vari settori merceologici, con l’Utente, che in quel preciso momento, è alla ricerca dei suoi prodotti o servizi. Per adempiere a tale scopo ci avvaliamo delle più innovative tecniche e strategie di Marketing e Comunicazione, utilizzando con sapienza tutti i principali strumenti d’informazione, partendo dal Web e Social fino ad arrivare alla comunicazione più tradizionale. La Fiera della casa e delle soluzioni abitative. Si presenta nella grande vetrina commerciale della fiera di Sora, con le ultime novità nel campo delle tecnologie e della eco-compatibilità, dibattiti e dimostrazioni rivolte al pubblico e agli operatori del settore. Durante i quattro giorni dedicati a CASA&COMFORT gli stands della Fiera di Sora saranno allestiti per offrire un percorso coinvolgente attraverso tutti i settori dedicati alla casa e alle soluzioni abitative. CASA&COMFORT si rivolge sia ad un pubblico generico che ai professionisti del settore e alle imprese. La casa come elemento di novità, tra nuove tecnologie, comfort e sicurezza. “La fiera è uno dei momenti più importanti nella comunicazione di un’azienda, luogo di contatto privilegiato tra chi espone e il suo target. La fiera è uno strumento prezioso, rispetto ad altri media classici, perché chi vi partecipa ha scelto di stare in prima linea e di lanciare un messaggio ben preciso alla propria clientela. Naturalmente la scelta dell’evento al quale partecipare è fondamentale”.

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