Testata registrata presso il Tribunale di Frosinone. Numero chiuso in stampa il 29 Novembre 2019. Prossima uscita Chic Primavera 2020.
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a New Christmas story
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' un po' di tempo, ormai, che ci poniamo questa domanda: “qual è il futuro dei magazine di Moda? Quale sarà il loro ruolo nel ventunesimo secolo?” Il mondo della moda sta cambiando e la sua rivoluzione interna ormai risulta visibile agli occhi di tutti. Pensiamo al semplice gesto di scendere a prendere il giornale al chiosco sotto casa. Quanto sembra una cosa legata al passato? La classica immagine dell'uomo d'affari con il giornale arrotolato sottobraccio, munito di valigetta e ombrello sembra avere quasi un che di vittoriano al giorno d'oggi. Tutto questo ha portato a un grande esame di coscienza collettivo. Non è che le persone non leggano più riviste, è solo il modo in cui le leggono, il modo in cui ne fanno uso che è cambiato. Per questo vi presentiamo un nuovo Chic Style 2.0 in cui le news lasciano spazio,o meglio, la parola, alle persone della nostra Provincia, un magazine di moda di qualità come una finestra che ci regala uno sguardo in un determinato momento. Non solo per quanto riguarda strettamente la moda, ma anche la musica, la cultura, l'arte, la vita, tutto… Promuovere il futuro del Made in Ciociaria, fare sinergie per poter centrare questo importante obiettivo. Questo è il “buono proposito” di Chic Style per il 2020! Una piattaforma d'espressione per i migliori scrittori, fotografi e artisti del nostro territorio.
L' Agenzia Advok con un team di professionisti dedicati, si occupa della tua immagine a 360°. Sviluppiamo la tua comunicazione, dalla produzione di servizi per la moda alla produzione di campagne pubblicitarie dedicate alla tua attività o ai tuoi eventi.
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Via Maria 31-03100 Frosinone - tel. 349 402 3849 email. whitef@hotmail.it- seguici su 7
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EDITORE Associazione ! CHIC Testata Registrata presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE Claudio Giuliani GRAFICA
Advok Studio srl - Grafica & Web / info@advok.it Maddalena Zolfini Alessia De Carolis DIRETTORE RESPONSABILE Salvatore Pigliasco SS 155 per Fiuggi n 7 03100 Frosinone tel. 0775 961440 CREATIVE AREA / CREATIVE COORDINATOR BRAND MANAGER Claudia Palombi chicstyle.redazione@gmail.com REDATTORE CAPO Claudia Palombi redazione@chicstyle.it
IN QUESTO NUMERO FOTOGRAFIA Riccardo Lancia MAKEUP Elisa Delfini STYLISTS Claudia Palombi REDATTORI Abbruzzese Giulia Capone Claudia Cavaliere Francesca Di Manno Valentina Evangelisti Roberta Galiotto Eleonora Omallini Erica Rosamilia Giusi Verrelli Anastasia
A T E S TA A LTA IN COPERTINA
Foto: Riccardo Lancia Mua: Elisa Delfini Modella: Miruna Potereanu Stylist: Claudia Palombi - Elisa Delfini Gioielli Gioielleria Benvenuto Location: Interno 36
MODELLA Miruna Potereanu LOCATION Interno 36
Prossima uscita Primavera 2020 - Chiuso in stampa il 29 Novembre 2020 - Tiratura 10.000 copie I contenuti, le descrizioni, le immagini e le collaborazioni prestate si intendono esclusivamente a titolo gratuito. 8
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INDICE
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INDICE
BEAUTY 38 Tendenze Hair 2020 40 Tendenze Beauty 2020 48 Pantone 2020
FOOD 66 Intervista Viola Pantano 69 Cosa mangeremo nel 2020
MODA
Invero 2020. I trend di stagione
13 sono maxi 24 Maniche a palloncino
26 Intervista ApponiSpace
WEDDING 51 Tendenze Wedding
LIFESTYLE 60 Intervista Oniro 64 Intervista Franco De Angelis
ACCESSORI 31 Raffinata eleganza 32 Intervista Gioielleria Benvenuto
70 Cinque Mete Low Cost MoshĂŹ innovazione e tradizione
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Inverno 2020
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i trend di stagione sono “maxi”
a parola d’ordine dell’inverno 2020 sarà “maxi”: dalle maniche, protagoniste di ogni outfit, ampie e a palloncino, ai maxi coat, come Maria Grazia Chiuri propone per Dior fw 2020 in total black o total white, o in versione super colorata come quelli di Chanel, che si presentano in passerella nell’iconico tweed e bottoni gioiello. Stile severo, lunghezze e ampiezze che avvolgono come un bozzolo, silhouette esagerate e scultoree, con colli alti e tante rouches; lunghissimi sono anche i piumini imbottiti, che Dries Van Noten interpreta in velluto e stampe fiorate molto delicate, Balenciaga invece prende ispirazione dallo street style, dove la tendenza è dettata dai consumatori, che vogliono colori acidi e abbinati a jeans, ovviamente oversize. Il must have della stagione alle porte è senza dubbio, il tartan che impazza in tutte le versioni, su ogni capo d’abbigliamento e in tutti i colori e tutte le misure! Il tipico “scozzese” (così comunemente chiamato perché utilizzato per il kilt, l’abito tradizionale della Scozia), ha assunto nella storia, varie dimensioni semantiche. Se alla fine degli anni 60 vestiva le preppies ed impersonava lo stile collegiale dei giovani borghesi, dopo una decina di anni assume un significato completamente opposto: la moda Punk sceglie questo tessuto proprio perché simbolo di una cerchia di privilegiati e lo trasforma in simbolo di protesta sociale. Oggi siamo davanti ad una versione post-moderna del tartan, che nel 2020 è una tendenza che unisce sapori punk ad uno stile bon ton e sofisticato. Il total look tartan non è per niente azzardato indossato con accessori più chic in contrasto, stivali fino al ginocchio o proposto come stampa su tessuti impalpabili. In qualche modo la vera tendenza è sicuramente la sottrazione di distanze e di limiti, nessuno è schiavo della moda proprio per un’inversione di rotta a cui assistiamo da parecchie stagioni e cioè che il trend dominante non unico ed è dettato dalla strada. Siamo testimoni e partecipanti attivi del fenomeno di bubble-up, attraverso il quale le tendenze si trasmettono dal basso verso l’alto, ma in realtà la contaminazione arriva da tutte le direzioni, dove si mescolano tessuti, forme e accostamenti cromatici, in una visione nuova e libera. 13 C hic Style
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di G iulia A bruzz e s e
ADVOK
Con noi la comunicazione è un viaggio senza confini
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al 2004 si occupa di grafica, siti internet, piani social, video e fotografia ma negli ultimi anni si è specializzata nella comunicazione su food, moda e beauty, firmando numerosi progetti grafici con aziende locali fino ad arrivare al 2017, quando il suo marchio si lega a quello di Unilever Italia. L’Advok di Salvatore Pigliasco, titolare della società con sede a Frosinone, vanta un team di grafici, webmaster, fotografi e videomaker che forniscono servizi e consulenza ad aziende e privati nel campo della comunicazione aziendale. Incontriamo Salvatore nel suo studio: La prima curiosità: perché un camaleonte come logo della tua azienda? “Perché è l'animale che meglio di tutti esprime le caratteristiche di una buona comunicazione, che si deve adattare nel tempo, deve evolversi ed essere performante in una società che cambia, con sempre nuovi modi di trasmettere ciò che si pensa e, soprattutto, ciò che si fa. La comunicazione deve agire a 360 gradi, essere incisiva, lasciare il segno: in una parola essere appiccicosa come la lingua del camaleonte”. Cliccando sul sito www.advok.it salta agli occhi un magnifico restyling del corporate aziendale. Perché la scelta della ‘metropolitana Advok’? “Abbiamo voluto identificare i clienti, che hanno scelto noi per comunicare, con persone che viaggiano più velocemente di quanti si muovono in autonomia sul mercato. Quelli che, in sostanza, si affidano al fai-da-te. Chi sceglie una buona comunicazione come compagna di viaggio va più veloce degli altri e, altrettanto velocemente, raggiunge gli obiettivi principali: avere una chiara e definita identità aziendale, aumentare il numero dei clienti e stabilizzare la propria presenza sul mercato.
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Cosa significa comunicare oggi? “Quello della comunicazione è un settore difficile o, meglio, complesso da mettere in atto, perché spesso l’imprenditore, il titolare di un’attività, l’amministratore di una società o anche il privato non comprendono appieno l’importanza di trasmettere all’esterno valori, obiettivi e filosofia di quello che fanno quotidianamente. Lo fanno in pochi e questi, senza dubbio, hanno una marcia in più nel mercato diventato ormai globale. Si riconoscono”.
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C’è secondo te un ‘cliente tipo’ o ci sono, comunque, tipologie che possono essere catalogate? “I nostri clienti si dividono in due macro-categorie sul mercato: coloro a cui occorre una strategia di local marketing (marketing locale) a cui sarà importante assicurare rilevanza sul territorio, identità aziendale e strategie com merciali nel punto vendita. Poi ci sono quelli ai quali serve una strategia di marketing globale, perché, ad esempio, operano in un settore che permette loro di poter commercializzare i prodotti anche dall’altra parte del mondo. Per questa seconda tipologia di clienti lavoriamo nella direzione di valorizzare un'immagine aziendale nazionale e mettiamo in campo una serie di strumenti per le vendite on line qualie-commerce o social network”. Che tipo di approccio ha, oggi, un imprenditore con la comunicazione? “Purtroppo c’è ancora chi, titolare di un’azienda o proprietario di un’attività, si chiede se sia necessario essere presenti sui social o avere un sito web. In questi casi è un imprenditore spaesato e, di conseguenza, con poche chance di immettersi su un mercato diventato estremamente competente e preparato. Non poter contare su una buona comunicazione è un po’ come mettersi alla guida dell’azienda con gli occhi bendati: il rischio è di perdere il controllo da un momento all’altro”. A cosa contribuisce oggi una buona comunicazione? “Innanzitutto a creare un’identità aziendale, a proporsi sul mercato, a raccontare i valori su cui si fonda l’attività imprenditoriale. Oggi il grande rischio è quello di gestire un'azienda lavorando tanto ma male e con margini di ricavi sempre più ridotti, dimenticando di raccontare chi si è e cosa si fa. In secondo luogo a po sizionarsi nel grande mercato globale, fatto di relazioni con clienti virtuali che cercano il tuo prodotto semplicemente cliccando su Google o sui social network”. Il rischio più grande in cui, secondo te, oggi un’azienda può incorrere? “Sottovalutare il danno che provoca non essendo dotati di strumenti fondamentali oggi, come un buon sito web, una significativa presenza sui social, una newsletter aziendale ‘attiva’ per comunicare con la propria clientela. E poi anche affidarsi al fai-da-te, magari chiedendo aiuto a parenti o amici, credendo di risparmiare ma, soprattutto, di poter comunicare. In realtà quella che si pensa sia comunicazione è spesso un boomerang molto pericoloso”.
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Che consiglio ti senti di dare a questo tipo di imprenditori? “Proprio quello di ritrovare l'entusiasmo oltre, naturalmente, a capire il mercato e le sue nuo ve abitudini e gestirlo con i strumenti come, appunto, social e una buona comunicazione. Poi è necessario prevedere annualmente un budget per la comunicazione, che sia circa pari almeno al 5% del fatturato e, infine, di evitare campagne informative improvvisate ma rivolgersi a professionisti del settore, n n solo per un miglior utilizzo delle risorse a disposizione ma anche per una programmazione ragionata ed efficace”.
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FOTO: Riccardo Lancia MODELLA: Miruna Potereanu MAKEUP & HAIR STYLE: Elisa Delfini STYLE: Claudia Palombi - Elisa Delfini GIOIELLI: Gioielleria Benvenuto LOCATION: Interno 36
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Lo vuoi un palloncino? Il dettaglio moda anni 80 che sta spopolando in ogni guardaroba
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e avrete già notate in giro, e c'è chi le ama e chi le odia: sono le puff sleeves ma per noi sono le maniche Anni '80 ovvero, maniche a palloncino, smisurate (e esagerate) nel volume, che scombinano benissimo le proporzioni della silhouette. Ci riportano indietro nel tempo, ai fasti dell'epoca Vittoriana, sono capaci di impreziosire una camicia minimal o di esaltare lo stile di un abito. Scegli questo dettaglio di stile partendo dal presupposto che vanno esibite così come sono senza stratificazioni! Inutile indossare una camicia con maniche a palloncino se poi le nascondi sotto una giacca o un cardigan. Giocate con i volumi: Il bello è proprio questo lo stile too much diventa normale. E adesso non resta che lanciarti a pesce su uno shopping ultra mirato sull' effetto meringa dalla vita in sù: maniche a sbuffo o camicie a palloncino per un offrire al tuo guardaroba un boost esagerato.
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Inverno dai toni caldi e maglioni oversize. Il piumino riscopre gli anni '80
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Fabiola Apponi ci guida tra nuove tendenze e vecchi must Quadri, lana grossa ed ecomontoni. E per le feste tanto lurex
hi, pensando al generale inverno, non desidera di essere coccolato da un soffice maglione tutto lana e morbidezza? A quanto pare la maggior parte, a cominciare da stilisti e case di moda che, per la stagione fredda 2019/2020, hanno decretato indiscusso protagonista proprio il caro, vecchio golf. Naturalmente in versione moderna e modaiola, magari corto, da mettere dentro a un pantalone vita alta ed abbinare allo stivale modello cowboy, tanto celebrato su passerelle e riviste di settore. Lo conferma anche Fabiola Apponi che, insieme al fratello Stefano, gestisce il punto vendita di 'Apponi Space' in via Tiburtina 73, a Frosinone. Loro sono la terza generazione di un'attività che nasce nel 1948 come un emporio, dove si trova un po' di tutto: dalle calzature all'abbigliamento, dagli oggetti di cartoleria ai prodotti per l'igiene della persona. Venti anni dopo si trasforma, per volere di nonno Fernando, in quello che pian piano diventa punto di riferimento di una clientela elegantemente casual, amante di linee pulite e minimal ma attenta alla qualità senza rinunciare alla bellezza. Il settore maschile di 'Apponi Space' propone marchi come Baronio e Number Blue per pantaloni, Censured per giubbini, UpToBe, No Lab e Nickwave mentre per la vasta clientela femminile la scelta è ancora più vasta: dallo storico brand Seventy (che possiamo definire l'alter ego di Max Mara) ad aziende come Censured, French Connection, Zoe, Ferrante, Empathie, Giulia Valli e Cinzia Rocca. In una polare mattina di dicembre, apriamo l'armadio e scegliamo...? “Un maglione in lana grossa, un pantalone a vita alta molto morbido e uno stivale western”. Ora descriviamo questo outfit nei colori moda: quali sono? “Marroni e toni caldi come ruggine e cammello, anche mischiati con rosa cipria. E naturalmente nero”.
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Pronti per uscire: ma serve un capospalla. Cosa indossiamo? “Un intramontabile piumino, anche se sta cambiando forma: torna corto e molto largo, simile al bomber anni Ottanta, finanche esagerato. In alternativa, il cappotto, specialmente a quadri, e l'ecomontone reversibile, che stiamo riproponendo per il secondo anno e che piace sempre di più, soprattutto nei toni del cipria”. Pensiamo, invece, a cosa potremmo indossare in occasione delle festività... “Anche l'abito lungo ma non quello inteso in senso tradizionale: uno chemisier giornaliero, da mettere con un cintone e un anfibio tipo Dr. Martens o uno stivale cowboy”. Contaminazione senza freni anche per una serata più chic? “Perché no, con tanto lurex. Penso alle combo lilla-argento o nero-argento sul maglione grosso e corto di cui parlavamo prima”. Il tessuto floreale resiste anche al freddo? “Più sulle bluse. Aiutano a vivacizzare un tailleur tinta unita o a svecchiare un classico pantalone nero, così come fa tanto e bene la stampa animalier”. Ma la signora un po' più agé si adegua anche a questo? “Con estrema versatilità, direi. Una settantenne, ad esempio, che oggi è ancora una bella donna, non predilige il classico a tutti i costi. È più facile che una ventenne scelga il giacchino rebecchina, il tubino nero o il semplice tailleur”. Parliamo di tessuti: quali novità per questo inverno? “Sui piumini il tecnico c'è sempre, mischiato anche alla lana: quello di Seventy è mezza piuma e mezzo tessuto, in un mix sempre vincente, oltre che estremamente confortevole e caldo. Poi il cotone spugnoso e le lane grosse”. E la pelliccia c'è sempre nell'armadio? “Certo che sì. Noi proponiamo la manopesca di Censured, morbidissima e con un prezzo assolutamente abbordabile, che la rende perfetta anche per un regalo di Natale”. Così come il cappotto... “Anche qui troviamo i grandi classici: vestaglia, baronetto e cappa. Lo splendido cappotto milanese di Cinzia Rocca resta un must tra i più eleganti”. Insomma: non si può non entrare da 'Apponi Space' se si vuole essere di tendenza senza rinunciare alla qualità? “Da settant'anni la nostra idea di attività è
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quella che tiene conto di due elementi su tutti: soddisfare le esigenze e le aspettative dei clienti e stabilire con loro un rapporto di fiducia che resti nel tempo. Oggi, in un'epoca in cui prende sempre più piede il commercio online, quello che ti permette di avere a casa ciò che vuoi con un semplice clic, conservare il rapporto con la clientela che vuole acquistare un buon capo è una regola imprescindibile per chi, come noi, gestisce un'attività storica. Negli anni abbiamo sempre curato attentamente questo aspetto e, con grande soddisfazione, possiamo dire che siamo stati piacevolmente ricambiati.”.
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l'inverno 2020 dice addio ai toni cupi
l vento pungente, l’odore dei biscotti, guardare la pioggia battere contro la finestra, magari con una tazza di tè fumante tra le mani…per alcuni l’inverno è un disagio, per molti è poesia! Ma la domanda è: come affrontare i mesi più freddi dell’anno con stile? Bene, dimenticate i toni cupi perché questo inverno ci si vestirà di burro e miele! Le tinte moda dell’inverno 2020 coinvolgono tutte le tonalità neutre dal color carne al tabacco, per look naturali e luminosi. Bandito il nero, perché sarà tutta una questione di sfumature, con outfit monochrome e sovrapposizione di piccole e impercettibili variazioni di colore per un risultato di grande ricercatezza. Sfileranno per le strade delle eleganti e moderne Regine delle Nevi con importanti capispalla tra cappe, mantelle, teddy coat e cappotti cammello, vestiti a kimono e tailleur mannish da abbinare al vero must della stagione: gli stivali. Mentre per l’abbigliamento si predilige una palette molto neutra e delicata, in campo accessori abbiamo l’occasione di sbizzarrirci con colori e forme più audaci. Stivali quindi, alti, pitonati o texani ma anche anfibi dalla suola a carrarmato. Gli ankle boot sono sicuramente i più in voga, non troppo alti, fino alla caviglia, con fantasia a coccodrillo o leopardati o verniciati effetto gloss; punte arrotondate, squadrate o affilate, in abbinamento a tacchi quadrati o a spillo. Tacchi sì, ma non altissimi, 8 centimetri è l’ideale in modo che possano essere indossati senza troppi sacrifici nella quotidianità. Colore e cristalli in campo accessori, con maxi orecchini tempestati da pietre e collane multi-filo.Via libera al mix e match con borse dal design particolare e stravaganti stampe, cappelli a tesa larga, colbacchi e baschetti, e foulard con uno sguardo al passato e un po’ di nostalgia per gli anni ’70 ed ’80 e quel fascino alla Jacqueline Kennedy. Diventa accessorio indispensabile la cintura per impreziosire il punto vita su cappotti, gonne e pullover. Non sarebbe davvero perfetto un outfit senza gli occhiali…c’è una vasta scelta in campo eyewear, con occhiali da sole e da vista a mascherina, con le lenti multicolor, a forma squadrata, cat eyes o modello aviator, in bianco e impreziositi da strass.
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Benvenuto...nel regno dell'oro E del bijoux d'alta classe
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ancora verosimile quello che diceva la seducente Marilyn Monroe sull'amicizia tra donne e diamanti per spiegare la ragione per cui uomini ricchi hanno maggiori possibilità di successo nella seduzione del gentil sesso? Per qualcuno magari no ma, come la moda, anche i gioielli e, in questo caso soprattutto oro e preziosi, tornano al classico per diventare estremamente moderni. La pensa così anche Emanuela Benvenuto, titolare insieme alla madre Maria Antonietta e al fratello Armando, della gioielleria aperta da suo padre Giorgio, nel 1958, in piazzale De Matthaeis a Frosinone. Tra brillanti, pietre dure, bigiotteria di alta gamma e orologeria, la famiglia Benvenuto ha una tradizione nell'arte orafa che risale al bisnonno di Emanuela e Armando, Antonio Mattacchione, classe 1874. La sua foto è su un calendario di qualche anno fa che ne racconta la storia e narra delle passioni che coltivò sin da bambino: suonare la tromba e imparare l'arte di orafo nella bottega di suo padre. Così, oggi, all'interno di un'accogliente e luminosa gioielleria nel cuore commerciale del capoluogo ciociaro, Emanuela ci racconta come sia nata e cresciuta tra oro, argento, pietre, orologi e altre gemme. Come a dire: che altro avrebbe potuto fare se non restare – con piacere – tra le preziosità di famiglia? Me lo faccio raccontare da lei, mentre a controllare clienti e vetrine ci pensa Betty, la sua adorabile meticcia che sembra trovarsi perfettamente a suo agio tra luci a led, collane e solitari. Rispondi tu al mio dubbio, Emanuela: i diamanti sono ancora i migliori amici delle donne? “Lo sono per scelta delle donne. E comunque i diamanti, e il solitario in particolare, è sempre il regalo che una donna apprezza di più. Quando apre quella piccola scatola e viene inondata dal bagliore della sua luce, dubito che possa resistere!”
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Pienamente d'accordo. Ma l'alta bigiotteria ha comunque preso molto piede, vero? “Assolutamente sì. Noi trattiamo marchi come Giovanni Raspini, Bronzallure Milano, Ti Sento Milano e Cameo Italiano, tanto per citarne alcune, che sono davvero apprezzate perché permettono alla donna, ma anche all'uomo, di indossare accessori esteticamente accattivanti a un prezzo che certamente non è quello dell'oro”. Che torna all'antico, mi pare di capire... “Sì ma riattualizzato in chiave modernissima. Di oro giallo c'è grande richiesta, anche per le fedi nuziali: rigorosamente classiche. Anche recentemente, abbiamo venduto una coppia di fedi in oro giallo, come andavano una volta, a una coppia di giovani modaioli. Ovvio che l'oro bianco, ma anche quello rosa, resistono e, nel nostro caso, Salvini è un marchio-garanzia. Ma non sottovalutiamo anche diversi brand artigianali”. Abbiamo parlato di solitari ma quali altre montature o pietre dure scelgono i futuri mariti o le signore che vogliono farsi un regalo? “Premesso che lo zaffiro blu ha avuto, ed ha tuttora, un grande successo, probabilmente grazie a Lady Diana e a sua nuora Kate (sorride), per quanto riguarda la montatura va sempre molto la pietra a giorno, classica e pulita. Ora sta prendendo piede anche la 'magic' che illumina tanto a fronte di un budget piuttosto abbordabile e stanno tornando gli anelli da mignolo, anche con il cameo, che si è sottoposto a un restyling diventando piacevolmente attuale”. Un'ultima curiosità: si avvicina Capodanno e inizia la corsa all'outfit più trendy. Cosa consigli di indossare la sera di San Silvestro? “Direi che è una delle poche occasioni in cui vale la pena osare: quindi un bracciale importante con orecchini pendant, lasciando il collo pulito anche in presenza di una scollatura. Oppure optare per un collier o collana di pietre, pure voluminosa, purché sia sola, senza altro intorno”. Ha ragione Emanuela, perché la regola del less is more è sempre valida. Fatta eccezione per i carati, naturalmente!
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Hair trend 2020 tagli, colori e accessori
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uriosi di scoprire quali saranno le tendenze di moda per i capelli nel prossimo anno? Saranno accontentati un pò tutti i gusti: si spazia dai tagli super corti ai long bob fino ad arrivare alle lunghezze più importanti. Assisteremo al grande ritorno della riga centrale, un trend amato o del tutto detestato, non esiste una via di mezzo! Il long bob sarà una conferma dell’anno precedente, ancor più enfatizzato nel 2020 grazie alla lunghezza rivisitata: sarà leggermente più corto, lasciando scoperto collo e nuca in parte, riga centrale, stylish liscio.Come faranno le donne che amano i capelli lunghi? Niente paura, saranno accontentate anche loro, tagli sfilati o alla pari, a seconda dei gusti, entrambi perfetti per realizzare acconciature trendy.Tra gli hair trend 2020 troviamo anche un “caschetto al contrario”, il riverse bob. Dietro queste terminologie tecniche si cela uno sfilato con frangia, graduato ai lati e pari dietro. La frangia va bene anche se si hanno i capelli corti. Il taglio dei capelli dipende molto anche dall’età di una donna, le adolescenti preferiscono i capelli lisci e pari, la generazione definita “z” preferisce la frangia corta e ai lati scalati. Grande ritorno delle onde e dei ricci, linee poco definite, ma mai fuori posto.Vedremo molti tagli estremi e frange nette.Per chi non può rinunciare agli accessori anche per i capelli buone notizie: tanti cerchietti originali, corone, copri chignon, perline e tanto altro.E i colori? Per quanto riguarda le tonalità si preferiranno le tinte forti e decise. Le more saranno felici perché il colore più cool sarà proprio il cioccolato. Il castano chiaro, però, si difende bene soprattutto nella versione bronde. Tinte fredde, biondo platino e biondo burro cercheranno di mixare caldo e freddo. Cocoa brown e light chocolate saranno delle tonalità molto apprezzate, perfette per illuminare il viso. Lo smoky gold (castano con qualche punta di miele) è destinato a diventare un trend speciale per 38 C h i c S t y l e
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le more, perfetto per enfatizzare il colore naturale del capello. L’ash brunette conquista la moda per il prossimo anno: un castano freddo molto elegante, perfetto da utilizzare anche solo sulle punte. Allo shatush si preferisce il balayage poiché l’effetto risulta più naturale, mai esagerato. Fiore all’occhiello il rosso, declinato nelle gradazioni più naturali tendenti al rame. Riflessi mogano per un risultato più deciso e intrigante. Si punta ad un effetto naturale, unico, ricercato, cercando di valorizzare quanto più possibile il colore dei capelli originario, senza stravolgerlo, con tocchi glamour di colore.
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I’MPERFECT Noi non puntiamo alla perfezione. Puntiamo all’unicità, che implica l’imperfezione.
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MAKEUP
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Beauty Trends Graffismi e Pop Culture
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e donne si trasformano nelle muse di Picasso per quest'inverno 2020. Trucchi ricchi di grafismi, forme geometriche e colori techno dipingono i visi di donne androgine. Bocche carnose e rigorosamente matt per questa stagione nevosa. Jenny e Versace rimangono fedeli al K-Beauty, portando look total matt, mentre brand come Paco Rabanne osano di più rendendo il trucco più avvolgente con effetto bagnato shiny. Regna l'eyeliner nero che trasforma ogni tipologia di occhio tagliente e profondo. Il fascino del kajal egiziano esalta il contrasto fra i vestiti caldi della stagione e il fascino esotico degli occhi. Smookey eyes ed effetti smudge rispettano le forme del viso più diverse, dall'ovale al diamante, ogni geometria trova il trucco perfetto con questo colpo di black che attrae l'attenzione. Molto consigliato sulle bionde e le more, sulle rosse si gioca maggiormente con ombretti caldi dei colori della terra. I techno color rimangono presenti attraverso il classico Moschino e l'avanguardista Anna Sui, che reinterpretano il grafismo in taglio pop. Unico lo stile proposto da Marjan che aggiungendo un tocco di azzurro pieno, propone un occhio denso, corposo, ma anche molto vivace. Queste geometrizzanti muse si alternano a look più nude che strizzano l'occhio al retrò doll make up. Trucchi alla Twiggy Lawson, che valorizzano a 360 gradi lo sguardo incorniciandolo con le ciglia, sono protagonista di passerelle come quella di Giambattista Valli. Non si risparma sul mascara questo inverno 2020!! La cultura pop colpisce contaminando l'eyeliner che fa diventare l'occhio un gioiello nel total look. Per la sera fortemente sconsigliati, i colori pop diventano perfetti per un pomeriggio davanti ad un punch caldo, mentre il colore nero renderà ogni sera degna di essere ricordata. Intanto le sopracciglia lasciano spazio agli occhi e tornano sul back-
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MAKEUP ground del viso, definite, ma naturali. Non bisogna dimenticare anche la skin care che si colora di naturalezza, stop al contouring e al fard abbronzante, le imperfezioni diventano motivo di vanto da valorizzare come le lentiggini, nuovo musthave. Per quanto riguarda il fronte capelli gli hairstylist più famosi come Nicky Clarke propongono una frangia retrò che vada a valorizzare proprio la zona occhi. Frangia bombata e un po' corta da pin-up ecco come si presentano molte delle muse delle sfilate fw2020. Tuttavia attenzione a non esagerare, l'effetto da evitare è assolutamente la banana anni '60. Per rendere il vostro outfit più grintoso torna il gel effetto bagnato, da molto sparito lungo le passerelle è già dalla ss20 che gli stilisti sono ricorsi a lui per rendere i look più estremi. Un grande cult degli anni '80 decide di riproporsi per valorizzare le sea-waves che risultano essere la pettinatura simbolo di questo 2019-2020. E per le unghie? Il colore Black sarà il re di questo inverno 2020. Anche i colori scuri come il dark rouge non mancheranno, ma il nero lucido sarà quello che, in abbinamento all'eyeliner grafico, darà il tocco grintoso a tutto il vostro look. Tra le varie opzioni per essere alla moda questa stagione bisogna affrontarla con tonalità comunque violacee e scure. Da evitare unghie nude, gioiello od a specchio. Gli unici colori metallizzati concessi sono il rosso e il blu, esclusivamente per il periodo natalizio. Anche I chunky glitter, ovvero i glitter a grana più spessa, se dosati con parsimonia renderanno le vostre unghie un pezzo unico soprattutto in mezzo alla candida neve. Parliamo di una donna metallica, urbana, decisa e grintosa che ama penetrare con lo sguardo anche i più alti grattacieli della metropolis. Il romanticismo lasciamolo per l'autunno e la primavera, quest'anno l'inverno si fa molto pop-rock.
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TENDENZA
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La tinta del 2020? Un classico colore Blu
Dalla veste della Vergine Maria a Der Blaue Reiter , da Yves Kelin a David Lynch
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antone 19-4052 Classic Blue, una tonalità di blu intenso che si avvicina all’indaco. Un colore classico che ricorda il blu di un abito sartoriale, gli interni eleganti tappezzati e il cielo al crepuscolo. Racconta al Time Laurie Pressman, Vice Presidente del Pantone Color Institute. “È un blu rassicurante, pieno di calma e sicurezza. Costruisce la connessione”. Un colore che “ci incoraggia a guardare oltre l’ovvio per espandere il nostro pensiero, sfidandoci a pensare in profondità, ad ampliare la nostra prospettiva e ad aprire il flusso della comunicazione” racconta Leatrice Eiseman, Executive Director di Pantone Color Institute. “Viviamo in un momento che richiede fiducia e fede. Credo che questo tipo di costanza e di fiducia sia ben espressa dal Pantone 19-4052 Classic Blue, un blu solido e profondo su cui possiamo sempre fare affidamento”. "Quando i tempi sono tumultuosi, il vecchio diventa affidabile" commenta Martin Kesselma, colour expert di Incolor, secondo cui il colore dell'anno 2020 nell'interior design rappresenta un passo fuori "dalla tua scatola, fuori dalla tua dimora, fuori dalla tua testa", un ritorno alla natura, uno sguardo speranzoso rvolto verso il cielo. Ma anche un colore che, nonostante rientri nella gamma dei colori freddi, sa essere caldo e commovente.
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d i Fr a n c e s c a C a v a l i e re
Le Tendenze 2020 eleganza raffinata per spose millennial
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e "Bridal Fashion Weeks" sono da sempre fonte d'ispirazione per tutte le future spose che si trovano alle prese con la scelta dell'abito dei propri sogni. E dalle passerelle nazionali e internazionali le novità per la prossima stagione sono molteplici, così come infinite sono le alternative tra cui le future spose potranno scegliere per esaltare al meglio la propria femminilità e personalità nel giorno delle nozze. Tra le tendenze predominanti per il 2020 ritroviamo la leggerezza dei tessuti e, in particoalr modo delle gonne, che diventano sempre più impalpabili e scivolate grazie alla morbidezza del satin, della seta, dello chiffon, dell'organza oppure del raso. A questo si vai poi ad aggiungere la ricercatezza che, in un armonioso gioco dei contrasti, caratterizza il design di abiti che, nonostante la loro apparente semplicità, si contraddistinguono per l'originalità dei tagli e per l'unicità dei decori e dei dettagli. Gettonatissimi, poi, gli abiti nuziali trasformabili o multi-uso, in cui l'uso di elementi ricchi di fascino e dal grande effetto scenico, come le sovragonne – sempre dal volume controllato - o gli strascichi, diventano funzionali per tutta la durata del rito religioso o civile, per poi essere abbandonati in occasione del party nuziale, lasciando che spacchi audaci e aderenze sensuali vengano alla luce. L'effetto wow, in questo caso, è assicurato! "Romantic minimalism" Al bando gli abiti principeschi, per la prossima stagione il minimalismo la farà da padrone! Ma si tratta di un minimalismo che si riappropria della sua vena più romantica, e si contraddistingue per le sue linee semplici ed eleganti, i suoi volumi sempre più controllati, per le silhouette scivolate e sensuali, e per una leggerezza dei tessuti impreziositi da trasparenze e decori floreali dal gusto vagamente retrò. Un'eleganza raffinata e un'attitudine minimal contraddistinguono le nuove collezioni e i nuovi bridal look tanto amati dalle spose millennial, in cui confluiscono non solo elementi propri della cultura boheme ed hippy, ma anche soluzioni stilistiche che, seppur classicheggianti, vengono prontamente reinterpretate in una veste del tutto inattesa.
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d i Fr a n c e s c a Ca v a l i e re
È "il dettaglio che fa la differenza". Abiti semplici sì, ma mai banali. Anzi curati nei minimi dettagli. E sono proprio quelli a fare la differenza. È, infatti, proprio nella ricercatezza e nella cura dei dettagli, che le nuove collezioni puntano, concedendosi il lusso di giocare con fiocchi, maniche importanti, polsini svasati, colli alti, trasparenze seducenti e scollature profonde che si insinuano lungo la schiena. I tessuti, leggerissimi e morbidi, si arricchiscono di cristalli, pailettes, ricami tonali e dettagli color nude o cipria, che rendono l'outfit nuziale prezioso e sensuale, senza mai appesantirlo. Applicazioni floreali in rilievo, ricami handmade, pizzi chantilly, macramé, crochet e sangallo, sono solo alcune delle lavorazioni che renderanno unico e originale ogni abito da sposa.
"Ecco chi porta i pantaloni!" Abito da sposa classico? No grazie! Per chi volesse optare per una scelta più inusuale, decidendo di sfoggiare per il suo gran giorno un look originale, tra le nuove collezioni non sono mancate le alternative, decliante in eleganti completi, tailleur in total white o jumpsuit iperfemminili. Ampio e morbido, cropped, a sigaretta, a vita alta per slanciare la figura, corto per la stagione estiva: queste sono alcune dei modelli di antalone tra cui le future spose potranno scegliere per esaltare al meglio la propria silhouette. Ed è così che un capo tradizionale come il pantalone, declinato sotto forma di tuta o di tailleur, attraverso tessuti preziosi, body gioiello, corpetti strutturati, giacche o mantelle sartoriali finemente realizzate, rouches, scolli a cuore o pizzi estesi su tutta la lunghezza del capo, diviene parte di un outfit unico ed eclettico, estremamente cool, proprio come la sposa che lo indosserà.
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Love
linea Cerimonia di Federica Palleschi
31-03100 D i cembr e 2019 t y l e Maria 54 C h i c SVia
Frosinone - tel. 349 402 3849 email. whitef@hotmail.it- seguici su
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BEAUTY
d i Cla u d ia Pa lo m b i
Uomo 2020
cosa dicono le tendenze beauty?
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nche quest’anno la barba continuerà ad essere un “accessorio” trendy”. Il 2020 sarà l’anno di barbe curate e portate come una seconda pelle. Sì a tagli corti e sfumati. E al tanto atteso ritorno in voga del pizzetto. A dettare le regole delle nuove tendenze in materia di barba ci pensano anche le celebrità. Brad Pitt e Leonardo DiCaprio, protagonisti della nuova pellicola C’era una volta a… Hollywood di Tarantino, recitano con una barba rada appena visibile: mix perfetto di sex appeal e eleganza. L’arte del pizzetto elegante ce la insegna invece Johnny Depp nei panni di un professore universitario nel film Arrivederci professore. L’attore sfoggia una barba corta ai lati, con basette che percorrono tutta la mascella arrivando fino al punto in cui il viso si riduce per chiudersi al mento. I baffi più folti seguono la linea del pizzo e riecheggiano lo stile della barba reale. Per quanto riguarda i capelli al bando gli haircut cortissimi, le punte si allungano e i volumi si fanno più naturali. Grande ritorno per il look effetto bagnato per i capelli lisci, mentre per i capelli mossi e ricci vengono proposti tagli più versatili e giocosi, con una predilezione per gli hairstyle “messy” fintamente spettinati. Focus sul ciuffo, lungo e ribelle, sempre abbinato a rasature mai troppo estreme.
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LIFESTYLE
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Trend Dark
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Una palette di colori scuri è uno degli elementi più importanti per un Interior Design Contemporaneo
li arredamenti luminosi offrono una luce rinfrescante e una sensazione ariosa ma, a volte, un'abitazione richiede qualcosa in più; come ad esempio il fascino che solo le tonalità scure sanno conferire. Sono sofisticate, confortevoli e senza tempo. Fondamentale però è non forzare questa “oscurità” per non finire nel buio più totale… i suggerimenti qui sotto offriranno molta ispirazione. Sin dalla scelta dei materiali si comincia a progettare quello che sarà lo stile della casa: ardesia, ebano e pelle offrono una gamma di nuance molto ricercata. Anche semplici mobili e decorazioni in legno, se con una nota dorata o rossa, possono regalare un effetto di pari eleganza. Con questo tipo di design è come avere una tela nera su cui poter far risaltare alcuni sprazzi di colore: un vivace murale, pavimenti in gres porcellanato nouveau, dipinti accattivanti. È un’opzione eccellente quando si tratta di interni contemporanei, e l'aggiunta di un'opera d’arte dà un tocco elegante alla stanza. Il dark design funziona particolarmente bene negli spazi con molta luce naturale e con grandi finestre che dominano intere pareti. In mancanza di queste, ci aiutano maestosi lampadari, lampade a sospensione, faretti da terra negli angoli più ombrosi, applique, plafoniere che cambiano colorazione, installazioni artistiche di lampade da parete o delicate illuminazioni a strisce all'interno di scaffali e librerie. Anche un bellissimo specchio sullo sfondo di pareti scure sembrerà un diamante luminoso: ottima decorazione che offre in più un grande vantaggio riflettendo la luce. Per non parlare poi del fascino di un caminetto in pietra che una volta acceso dona luminosità e calore all’ambiente. Per evitare spazi completamente bui si possono perfino incorporare colori chiari alla palette aggiungendo magari schizzi di tonalità brillanti. Ricchi toni gioiello come lo smeraldo, il verde acqua e il viola creano un look davvero sfarzoso. In questo modo si ottiene una combinazione di gradazioni particolare allo stesso tempo frizzante e briosa. Non solo pitture, piante e fiori, ma anche tessuti opulenti come un morbido velluto, una seta lucida o tappeti raffinati aggiungono nuance più accese e vive (oltre a
dare profondità agli interni). Lo stile dark è perfetto in ogni stanza della casa, anche in quegli ambienti in cui non siamo abituati a vederlo, come in cucina. Le pareti scure e il piano dell’isola in marmo nero sarebbero una combinazione perfetta per interni moderni (e sono anche molto più facili da pulire a differenza dei colori chiari). Anche se, tuttavia, una striscia di marmo bianco abbagliante darebbe un tocco di luce e classe, così come delicati accenti di rame o dorato in maniglie lucenti, rubinetti scintillanti, graziosi vasi. Piccoli particolari che fanno la differenza. 59 C hic Style
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LIFESTYLE
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Le Visioni Oniriche della Street Art
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lasse '91, sangue misto italo-polacco, Oniro è nato e cresciuto ad Atina, in provincia di Frosinone. Dai suoi lavori emerge una sorta di danza panteistica in cui si mescolano l'uomo e il cosmo, le stelle e gli animali, dando vita ad una realtà frattale fatta di caos e meraviglia. Quando è stato il tuo primo approccio alla Street Art? “Nel 2005 quando ho iniziato a dipingere quasi istintivamente e senza avere un'idea chiara della cultura che ci fosse dietro, per l'unico evento che ci fu all'epoca nel mio paese: ''Atina Jam''. Lì per la prima volta ho potuto vedere una gara di freestyle, dei ragazzi che dipingevano sui pannelli, dei b-boys ballare sui sanpietrini, vino e arrosticini! Roba che ti flesha. Per il resto era una desertica realtà dove gli unici stimoli erano il calcio e la frequentazione precoce dei bar. Nessuna delle due faceva per me. Per anni ho continuato a dipingere ma solo da quattro o cinque la cosa si è fatta seria, ho iniziato a dare molto piu peso a ciò che faccio, a ricercare più consapevolmente una strada personale da percorrere”. Oniro, nella mitologia greca è la personificazione del sogno. Inoltre Omero nell'Iliade lo rappresenta come un messagero inviato da Zeus ai mortali per comunicare loro le sue volontà nel sonno, o per suggerire consigli divini. Come nasce la scelta di questo nome d'arte? Quali messaggi, in generale, vuoi lanciare attraverso la Street Art? “Beh, senza dubbio il nome è un riferimento alla mitologia oltre che ad essere l'anagramma del mio nome anagrafico, ma sono solo nomi. Il sogno come il mito ci parla in chiave simbolica ed è un linguaggio universale che riesce a penetrare in profondità molto piu di quanto riesca a farlo un discorso razionale. Credo che uno dei compiti fondamentali dell'arte sia aiutare a guardarsi dentro, anche attraverso questo linguaggio, esplorando i propri mondi interiori, ponendoci davanti al mistero che siamo. Noi stessi siamo il primo filtro da pulire se vogliamo capire qualcosa della realtà, siamo sovraccaricati da strutture mentali, desideri, illusioni,
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abitudini che ci trattengono in una zona di comfort dove tutto è ordinario, tutto è gia noto. Ogni giorno vorrei vedere con occhi nuovi il mondo che mi circonda e non parlo di occhi fisici ma di una percezione sottile. È una vibrazione mistica quella che senti quando sei davvero sveglio ed è molto raro che accada o comunque sono attimi di breve durata, quindi dipingere per me è anche uno strumento per ricordare e magari aiutare gli altri a ricordarsi che esistiamo, che siamo qui in questo momento senza avere la più pallida idea di chi siamo e dove stiamo andando”. In molti tuoi murales c'è un riferimento simbolico e/o mitologico, che ne aggiunge ancora più spessore e significato. Questa cura nei dettagli è qualcosa che ti caratterizza e non passa inosservata. Come si può notare nella bellissima opera "Mater Divina", pro-
LIFESTYLE getto di riqualificazione delle palazzine popolari in zona Pontrinio a Sora (Fr) promosso dal mastro birraio Francesco Di Palma, marchio Deep Beer. Così, come si sviluppa il processo creativo e di ricerca che c'è dietro ogni tuo progetto? “Definire il processo creativo non è semplice, è una questione di apertura dei canali interiori, di ascoltare l'anima dei luoghi dove si andrà ad operare. Poi l'ispirazione può scaturire dalla sofferenza, dall'amore, dalla contemplazione, dallo studio, dal perdersi e ritrovarsi, può nascere un po' ovunque e cambia di volta in volta ma in generale quando si individua qualcosa che necessita di uscire fuori bisogna metterlo a fuoco il più possibile, e quando lo vedi chiaramente tu lo puoi mostrare anche agli altri”. Spesso le tue opere sono portate a compimento sotto gli occhi di un pubblico curioso. Come reagiscono le persone quando ti vedono all'opera? C'è uno spunto che ti piacerebbe condividere con noi? “È interessante osservare come lo stesso impulso sia in grado di produrre effetti diversi nelle persone. Diversi anni fa mi chiesero di dipingere le facciate di una scuola materna durante le vacanze così da far trovare una sorpresa ai bambini al loro rientro. Notai tristemente che un bambino turbato dal cambiamento scoppiò in lacrime rifiutandosi categoricamente di tornare a scuola, mentre subito dopo, intorno a me si sono raggruppati altri cinque o sei bambini che correvano all'impazzata urlando di gioia per le nuove pareti colorate.Reazioni diametralmente opposte insomma”. Un’opera d’arte o artista, fuori dal tuo campo che è per te fonte di ispirazione? “Trovo grande ispirazione in molte epoche e artisti, dalle incisioni alchemiche del '500 alle avanguardie del '900, dalle composizioni di Giuseppe Arcimboldo alle illusioni ottiche di Maurits Cornelis Escher ma soprattutto mi stanno a cuore i pittori sconosciuti dell'arte rupestre in particolare quella delle grotte di Lascaux. Sono molto incuriosito dall'uomo dei primordi, da come percepiva la sua esistenza in rapporto con la natura. Da queste opere percepisco una spiritualità genuina, d'altri tempi, in cui la vita era sicuramente piu dura ma anche molto più vera e in stretta connessione con la terra”. Soggetti ricorrenti nei tuoi lavori sono visioni oniriche fatte di uomini e donne immersi nel cosmo, che indagano tematiche esistenziali, astri e animali che si fondono insieme. Esemplari l'orso e il lupo "Guardiani della Valle"
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realizzati appunto nella nostra Valle di Comino, quasi come fossero "animali guida" rappresentati come forze ancestrali... Cosa ti affascina di questi elementi? “Sono affascinato dalla ricerca di analogie tra l'uomo e il cosmo, tra il grande e il piccolo, cerco gli schemi che si ripetono in questa realtà frattale apparentemente caotica, come ad esempio l'atomo con i suoi elettroni che mi fa pensare al Sole e i suoi pianeti oppure la materia oscura presente nell'universo che ha una forma simile alle nostre reti neurali. E' come se ci fosse un'intelligenza di fondo a muovere le stelle, gli animali, le piante e li mescolo insieme in una sorta di danza panteistica”. Varsavia, Belgrado, Palermo, Balestrate (Pa), Canna (Cs), Battipaglia e Campagna (Sa) sono alcune delle città e comuni fuori dal nostro territorio in cui sono presenti i tuoi murales. Il viaggio è una parte importante del tuo lavoro, cosa significa per te viaggiare? “Amo viaggiare, ed entrare in contatto con le diverse realtà sia metropolitane ma soprattutto dei piccoli centri rurali. Prima di tutto amo entrare nell'atteggiamento interiore del viaggio, nel predispormi all'apertura verso tutto quello che può succedere senza programmare troppo. Tre anni fa ho viaggiato per più di un mese tra il sud Italia e la Tunisia conoscendo persone in ogni luogo in cui mi
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LIFESTYLE fermavo ed è come se ogni nuova conoscenza fosse l'anello di una catena che mi collegava all'anello successivo, è stato un flusso continuo in cui ero semplicemente aperto al divenire e le cose accadevano da se, ero solo partito con l'intento di dipingere, esplorare e conoscermi meglio. In ogni luogo sono entrato in connessione con la sua storia e le persone calorosissime che mi hanno ospitato nelle loro case, mi hanno offerto da mangiare o pagato le vernici, anche in Tunisia dove non conoscevo né l'arabo né il francese! Quel viaggio mi ha segnato ed è stato una conferma che l'universo ti da quello che cerchi”. Raccontaci la tua esperienza all’interno della seconda internazionale d'arte contemporanea "CORPOMENTE - Arte e Medicina lavorano", uno degli ultimi progetti ciociari svoltosi ad Isola Liri questo ottobre. “Sono felice di aver dato il mio contributo a questo progetto nato con il nobile scopo di raccogliere fondi per la ricerca oncologica. La mia partecipazione è stata particolare per un evento del genere nel nostro territorio che ha visto incontrare la street art con l'arte da galleria. Le opere presenti erano di ottimo livello e di diversa estrazione e a quanto ne so diverse persone e associazioni sono gia state aiutate grazie al ricavato dalla vendita delle opere e dalle donazioni”. Come vivi il fatto che le tue opere siano inevitabilmente esposte alla caducità del tempo? “Penso ai monaci tibetani che impiegano settimane per creare dei mandala bellissimi che non appena giungono a compimento vengono immediatamente distrutti. Penso che le idee dei lavori migliori siano ben piu longeve della durata fisica di un murale e che oggi non si dica niente di nuovo rispetto a duemila anni fa, sono solo le forme esteriori che cambiano a seconda delle esigenze del tempo corrente, quindi un'opera può scomparire domani o tra dieci anni, non cambia niente per me. Le stesse idee si manifesteranno sotto un altro aspetto che saprà meglio interloquire con le nuove generazioni. D'altro canto, cosa sapremmo oggi dei popoli del passato se fossero andate perdute le loro opere?”. Lavorare in luoghi pubblici, su grandi edifici, sottintende il volere di un'arte fruibile a tutti, senza biglietto d'ingresso. Qual è per te il valore sociale, urbano, politico della Street Art? E cosa possono fare le istituzioni per supportarla e valorizzarla? “Questa libera fruizione è forse l'aspetto più importante che caratterizza la Street Art, è un potente strumento che ha il potere di dare una voce dal basso in contrasto con le pubblicità
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che assediano le nostre città. Sono appena tornato da Varsavia e ho notato svariate facciate di palazzi in cui l'arte urbana è stata completamente addomesticata dal sistema, lavori tecnicamente impeccabili ma senz'anima e senza firma dell'autore dove l'unico scopo è la pubblicizzazione delle produzioni Netflix. Non si tratta più di una normale commissione ma di un vero e proprio annullamento di qualsiasi valore artistico. Marketing niente di più. Confido in un destino diverso per le opere murali e per quanto riguarda le istituzioni vorrei ci fosse piu volontà di attivare processi di vere riqualificazioni, di investire di più nella cultura, di abbassare le pene per chi dipinge, di legalizzare le infinite murate pubbliche in grigio cemento che ci circondano, per dare possibilità a più persone di esprimersi e dialogare con le città in modi non convenzionali e senza censura”. Roma è una delle tante città in cui si sta diffondendo lo "Street Art Walking Tour": una passeggiata con guida che illustra i vari siti e stili degli artisti presenti nei coloratissimi quartieri del centro e non solo. Tu cosa ne pensi di questo? Credi che con il tempo possa prendere piede anche da noi? “Se il nostro territorio dovesse vivere un fermento a livello di arte urbana allora scommetto che salterebbe fuori qualcuno che voglia ricavarci sopra un business o se vogliamo essere più ottimisti, qualcuno che abbia a cuore la mera e disinteressata divulgazione culturale”.
SENTIRsi bene con
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dottare uno stile di vita sano e affidarsi a periodici controlli dell’udito è il primo passo per mantenere intatte le proprie capacità d’ascolto. La riduzione della capacità uditiva è un fenomeno in aumento a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Il fattore allarmante è l'interessamento dell'età giovanile, a causa del frequente utilizzo di dispositivi per l’ascolto della musica in cuffia, spesso ad alto volume. Fenomeno, dunque, da non sottovalutare affatto. I negozi Otovision di Cassino, Frosinone e Sora sono specializzati nella risoluzione dei problemi legati all'udito. A disposizione la possibilità di un controllo gratuito, e grazie ai test uditivi, sarai guidato nella scelta dei servizi più adatti alle tue esigenze. Un'ampia scelta di prodotti di qualità: apparecchi acustici di alta precisione dei migliori brand, accessori per l’ascolto (microfoni, cuffie, adattatori per telefoni fissi) e soluzioni per proteggere l’udito da fenomeni esterni aggressivi (otoprotettori, tappi antirumore, auricolari). Inoltre da Otovision sarai affiancato nella verifica, adattamento e riparazione del tuo apparecchio acustico, con un servizio di assistenza personalizzato e garantito, anche a domicilio!
“Non lasciare che i problemi di udito limitino la tua vita sociale, prova i nostri apparecchi acustici e gli accessori per l'ascolto per scoprire nuovamente il piacere di sentire.” Marcella Otovision
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Franco De Angelis La linea sottile dei ricordi
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' artista Franco De Angelis, ciociaro classe 1981, pittore e anche insegnante d'arte descrive quello che rimane di un ricordo, desiderio o sogno attraverso opere dalle vibrazioni inquietanti e surreali. Ci racconta che i suoi quadri sono pensieri, drammi architettati, quasi come se fossero luoghi di un crimine dove il fruitore è l'indizio mancante di un enigma senza fine. A quando risale il tuo primo ricordo legato all'arte? “Il mio primo ricordo legato all'arte è un evento in particolare che risale a quando avevo circa 8 anni: alle scuole elementari era consuetudine disegnare un'immagine a fine pagina di un tema svolto in classe. Ricordo che disegnai così dettagliatamente una piantina dell'Italia, copiandola da una cartina geografica affissa in classe, che la maestra mi rimproverò pensando l'avessi ricalcata. Presi un brutto voto per questo”. Ci sono delle tematiche ricorrenti nei tuoi lavori oppure una parte della tua ricerca di cui ti piacerebbe parlare? “Non ho temi ricorrenti, cerco solo di raccontare, descrivere quello che rimane di un ricordo, pensiero, desiderio, sogno o avvenimento. Il tempo nella nostra mente può modificarli, sovrapporli o addirittura cambiarli ed è questo quello che inseguo e cerco di rivelare. A me interessano i rimasugli e gli scarti di essi”. I soggetti immortalati nelle tue opere sembrano cristallizzati in un attimo che non appartiene al nostro tempo, come fermati un solo istante prima della caduta o quasi in totale sospensione, chi e cosa rappresentano? “Il mio lavoro viaggia su una linea sottile dove su di essa danzano ricordi, immagini sbiadite di avvenimenti divorati dal tempo, lucide allucinazioni e riflessioni congelate dalla pittura. Come la vita, il mondo immaginifico è composto da strati di pittura sedimentati che lasciano trasparire e a volte nascondere frammenti di forme e figure, dove la somma di due o più immagini creano un'immagine completamente nuova e danno origine a non luoghi
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dove il tempo si ferma e le figure diventano proiezioni di loro stesse. I soggetti sono immersi in un complesso gioco di specchi fra la vita e la morte, non solo come avvenimento biologico, ma anche come metafora di una nascita e morte sulla superficie bidimensionale. Sono pensieri, drammi architettati, quasi come se fossero luoghi di un crimine dove il fruitore è l'indizio mancante di un enigma senza fine. Il risultato sono delle superfici incomplete nel quale le immagini si stagliano immobili in un silenzio componistico dove, solo apparentemente, il non senso sembra aver avuto la meglio. La mia ricerca pittorica diventa necessità esistenziale che rincorre l'urgenza di raccontare un vuoto; è un aggiungere, inserire e nascondere per raccontare e rilevare un'assenza e una mancanza. In questi spazi pittorici il paradosso e l'intuizione fungono come un filo d'Arianna infinito che non riporterà mai il fruitore all'uscita del labirinto. Il risultato è una completa dissimulazione del tempo e dello spazio; rimangono gemiti ed echi di avvenimenti cristallizzati che riverberano nei colori e nelle forme dissolute”.
A RT E Come definiresti il tuo stile pittorico? E quali tecniche hai percorso finora per arrivare al tuo stile attuale? “Non riesco a definire il mio stile pittorico forse perché non mi sono mai soffermato a pensarci. Non credo sia importante. Ho cercato sempre negli anni di adoperare supporti nuovi sovrapponendo più tecniche. Fino a qualche anno fa dipingevo su superfici di cotone anche di 4 metri per lato dove applicavo un composto di mia creazione per poi intervenire con grafite. Ora dipingo in piccolo formato su lamine: la pittura insegue la vita”. Nei tuoi dipinti vedo personalmente alcuni riferimenti a Francis Bacon, noto per la crudezza dei particolari, che esprimono tutta la tragicità e violenza che si può ritrovare nel reale... Tu a quali artisti contemporanei ti ispiri e ti senti più vicino? “Credo che Francis Bacon sia uno degli artisti del Novecento che ha saputo meglio descrivere il reale nelle sue forme; la realtà non è né buona né cattiva, in lui è solo un flusso di avvenimenti e credo che Bacon li ha saputi raccontare benissimo evidenziando soprattutto che quella realtà è dramma e violenza. Bacon è un ottimo punto di partenza. Ci sono molti artisti contemporanei che amo molto e da ognuno di loro cerco sempre di carpire la sostanza dei loro lavori. Tra loro mi sento vicino a: Gino De Dominicis, Claudio Parmiggiani, Jean-Michel Basquiat, Louise Bourgeois, Jenny Saville, Anselm Kiefer, Julian Schnabel, solo per cintarne alcuni”. Nei tuoi quadri c'è una costante di colori freddi e tonalità blu-verdi. Quanto incide la simbologia del colore nelle tue scelte cromatiche? “E’ vero. Nei dipinti cerco colori acidi che sfumano in un non-definito ed è la parte del lavoro che mi richiede più tempo; intervengo anche con la grafite che è un elemento essenziale nelle mie opere. La simbologia e psicologia dei colori e delle forme elementari sono la base su cui partire; un libro molto importante per me è “Lo spirituale nell’arte” di Vasilij Kandinskij dove l’autore, che è un eccellente artista, delinea alcuni colori e forme come universali e li associa ad alcuni strumenti musicali. Anche solo delle piccole tonalità calde tra colori freddi hanno già in sé un fortissimo potere evocativo”. Il ricordo più bello legato ad una tua mostra o un aneddoto che ti piacerebbe raccontarci legato ad un'esposizione. “Il ricordo più bello di un'esposizione è quando ho partecipato con la galleria Artrè di Bruna Solinas ai “Rolli days” a Genova nel 2011 esponendo nei palazzi nel centro storico patrimonio dell’UNESCO. In quell’occasione ci
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sono state circa 2000 presenze in 3 giorni e una parte del mio lavoro è comparsa sul sito del giornale “la Repubblica”. Ho potuto camuffarmi tra i visitatori ed ascoltare i commenti sulle mie opere. All’epoca presentai una serie di installazioni molto provocatorie e vidi con grande stupore la fila dei visitatori davanti alle mie installazioni solo per scattare una foto”. A cosa stai lavorando al momento? “Attualmente sono concentrato nel portare avanti la serie “Lamine occultate”, quadri su lamine di piccola dimensione”.
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Viola Pantano una personalità multipotenziale
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ata nel 1987 ad Alatri, Viola Pantano ha percorso varie forme d'arte che ora convivono in una sorta di equilibrio, in grado di concederle la libertà di spaziare enormemente nell’immaginare un’opera. Dalla fotografia alla video arte, dalla danza all’installazione, fino ad una guida illustrata della Ciociaria, terra che ama profondamente… È l’arte l’unica strada e il comune denominatore che tiene insieme tutte le sue passioni più profonde. Le tue opere appaiono quasi come una rappresentazione surreale della realtà. I tuoi soggetti sono sospesi in aria, immersi in luoghi dimenticati e spazi fantastici, talvolta, in scenari puramente cromatici. Come nascono queste composizioni? Quale relazione lega i soggetti al paesaggio circostante? “Amo esaltare quasi in maniera ossessiva delle determinate connotazioni sociali e stilistiche della quotidianità, ovviamente ciò che ne viene fuori risulta ad una prima visione una realtà totalmente trasfigurata. Io, in profondità, credo che non sia poi così alterata. Spesso mi limito a cogliere un gesto visto per strada o una riflessione su fatti di vita quotidiana. Anche i nostri sogni hanno un loro posto nella realtà e fondendo tutto ciò nasce un immaginario che è il mio: una finestra dalla quale vorrei farvi affacciare almeno una volta”. Quanto incidono le tue origini sul tuo lavoro? E c'è un tuo progetto strettamente legato al nostro territorio di cui vorresti parlarci? “In tutto il mio lavoro c’è un po’ delle mie origini, sarebbe sleale dire il contrario. Molte delle opere fotografiche sono state volutamente realizzate qui, alcune come “Silvana” raccontano, per certi versi, tratti somatici del nostro territorio. Poi c’è la voglia di dare nuova luce a questa terra che tanto amo, da cui è nata IAM l’anomala guida illustrata della Ciociaria, la prima guida in un'edizione di 5000 copie con un taglio nuovo e passatemi il termine un po' “artistico“ della Ciociaria, un progetto a sei mani (IAMedi66 C h i c S t y l e
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zioni) che nasce dall’esigenza di restituire amore al suolo che ci ha in parte segnati e formati. Sei un'artista eclettica che spazia dalla fotografia all’installazione, dalla scultura al video, fino ad arrivare alla danza”. Come sono avvenuti questi passaggi? In quale misura dipendono da cambiamenti esterni oppure personali? “La cosiddetta “personalità multipotenziale” descritta ampiamente dalla scrittrice Emilie Wapnick, in una società che tende, per facilitare le comunicazioni, a collocarci all’interno di contenitori ben precisi fatti di appellativi immediatamente comprensibili, è probabilmente la risposta più plausibile ai dubbi che attanagliano per un’intera esistenza una personalità come la mia. L’unica certezza, per me, è che l’arte oltre ad essere una salvezza, è l’unica strada. È un lavoro che richiede molta tenacia che, fortunatamente, non mi manca. La danza ha sempre fatto parte della mia vita, dal 2002 sono un’interprete stabile della compa-
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gnia [RITMI SOTTERRANEI] grazie alla quale ho avuto il privilegio di danzare in tantissimi teatri e performare in altrettanti musei nazionali e internazionali. Questo lavoro sul corpo e con il corpo ha aperto una finestra su un universo di nozioni determinanti per la mia vita”. Così non solo visual artist ma anche performer... Cosa rappresenta per te la danza? “La danza, soprattutto quella contemporanea è in ogni gesto quotidiano, la stessa gestualità, spontanea, che indago nel realizzare un’opera video o fotografica. Molto spesso infatti nell’interpretare un ruolo per una produzione della compagnia [RITMI SOTTERRANEI] diretta da Alessia Gatta ho avuto l’input per un nuovo lavoro personale, un’installazione, una produzione fotografica o un video. Ogni linguaggio ne stimola un altro, non posso prescindere da questo principi”. C'è un mezzo espressivo che senti più vicino degli altri? E un'opera che senti maggiormente rappresentativa del tuo percorso artistico? “A voler essere completamente sincera no! Non penso mai alle mie opere in funzione del mezzo…Penso a ciò che voglio raccontare, lo metto a fuoco nella mia testa e poi mi preoccupo della tecnica che mi occorre per portarlo al suo compimento. Nel mio archivio di opere finora c’è senza dubbio una maggioranza di lavori fotografici ma non lo considero un dato rilevante, tanto più che l’opera che sento più rapprentativa del mio essere e del mio percorso ad oggi è "Humanitä - This is not a selfie", un lavoro che parte da una fotografia, si trasforma in sperimentazione digitale 3D per arrivare ad essere un lavoro installativo dalle sembianze scultoree. È un percorso durato 4 mesi intensi che ho realizzato lo scorso anno per la residenza d’artista di “ArtSiteFest” di Torino e successivamente esposta al Castello Cavour sempre a Torino”. La residenza artistica nasce come luogo per poter esprimere la propria creatività e realizzare il proprio progetto artistico in un contesto liberamente espressivo in cui si incontrano realtà particolari, con l’obiettivo di mostrare anche l’intero processo creativo dell’artista, mettendo sullo stesso piano sia la parte progettuale con bozze, prototipi e appunti che l’opera definitiva, o in caso contrario, nel suo rispettivo stadio di sviluppo. Come cambia per te il lavoro in una residenza d'artista piuttosto che in modo nel tutto indipendente? Ti va di raccontarci del progetto Zolle presso il resort dello chef Antonello Colonna? “Le residenze sono delle esperienze che hanno sempre influito e modificato il mio lavoro, sono dei bivi, dove puoi vedere altri panorami, incontrare altri sguardi. È uno percorso condiviso, dove anche lo spazio ospitante diventa osserva-
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tore e attore del mio progetto. La residenza d’artista “Zolle” a cura di Carlotta Mastroianni (ADAdvisor) e il visionario chef Antonello Colonna, mi ha catapultata in un angolo di paradiso della nostra regione “fuori dal mondo e a due passi da Roma” come dice lo chef. Per un mese sono stata in una bolla, in una navicella spaziale incastonata in una terra ricca di storia e generosa di materie prime che lo chef trasforma, con sapienza e rispetto, nelle sue opere d’arte in questa architettura affascinante e disarmante al tempo stesso. Sono stata coccolata e “ben” nutrita e questa, vi assicuro, è la grande differenza perché gli artisti si sa si trascurano un po’ e quando sei in residenza è tutta un’altra storia…Hai la possibilità di concentrarti al 100% sul tuo lavoro senza nessuna distrazione e senza dimenticarti di mangiare o dormire. Cambiano leggermente le regole e ti rendi conto che sei più produttivo se le condizioni attorno a te sono più favorevoli rispetto alla quotidianità”.
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Qual è la finalita delle tue opere e il fil rouge che le lega? “È un simbolo di speranza pronto ad essere consumato quando ne abbiamo bisogno, ci fa sentire meno soli, è un ideale da perseguire e una forma di propaganda. A mio avviso… C’è una sola grande, nobile e tormentata finalità che accomuna tutti gli artisti: aiutare le persone a vivere meglio! Questo concetto può sembrare semplice ma contiene in sé l’essenza e il valore più alto di cui l’arte si fa o dovrebbe farsi portavoce”. Quali sono gli artisti che stimi di più e perché? “Trovo il lavoro di Anish Kapoor di un’intelligenza disarmante, l’impatto che mi crea ogni volta che mi trovo davanti ad una sua opera mi fa desiderare di poter fare lo stesso nella mia carriera, mi da forza e tanto tanto coraggio, adoro la reinterpretazione dei sassi di Hirotoshi Ito, e le destabilizzanti fotografie di Georges Rousse. Ce ne sono moltissimi altri che potrei citare, ognuno per un motivo differente ma per quello ci vorrebbe un divano e una tazza di tè da condividere con ognuno di voi”. So che ora sei in Cina con lo spettacolo di danza contemporanea "L'uomo dal cervello d'oro" che ti vede come interprete della compagnia Ritmi Sotteranei della regista e coreografa Alessia Gatta. Opera che ha debuttato nel 2017 al Teatro Parioli di Roma ed ha replicato, con grande successo di pubblico, anche presso il Teatro Nestor di Frosinone, nel giugno dello stesso anno. Com'è Shanghai? Raccontaci le tue impressioni. “Il ponte con Shanghai si è aperto lo scorso anno, siamo stati qui ospiti del Festival Dance Stages. L’impatto è stato fortissimo! Quest’anno, dopo il successo del 2018, abbiamo ricevuto un invito a portare in scena lo spettacolo più significativo, per me, della compagnia, “L’uomo dal Cervello d’oro” presso il Grand Theatre di Shanghai (dal quale sto rispondendo a questa intervista) uno dei teatri più grandi e ben equipaggiati del mondo e questo fa un po’ tremare le ginocchia, lo ammetto ma vi assicuro che è un'emozione così grande che non è affatto semplice da trasferire su carta...Tanta soddisfazione, tanto rispetto e infinita gratitudine. La Cina è un paese affascinante, con una storia più antica di quanto immaginavo, che porta con sè contraddizioni e ferite che hanno capovolto un paese. Ma come diceva A. Einstein “è nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie” e il popolo cinese di stratagemmi per reinventarsi e per superarci ne ha trovati parecchi, da un lato mi spaventa e disarma dall’altro cerco di prenderne atto e fare del mio per riportare con me, 68 C h i c S t y l e
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anche da questo viaggio, tanta energia da canalizzare per far crescere la nostra terra. Nessun aneddoto in particolare, è una cultura talmente tanto diversa dalla nostra che ogni angolo è uno spunto di cui probabilmente ne saranno visibili le tracce in uno dei miei prossimi lavori. Inoltre sono stata invitata la prossima settimana a tenere un talk dal titolo “Art and Design in the Real Life” per l’edizione de l’OltreSalone 2019 di Shangai, avrò l’arduo ed emozionante compito di trasmettere l’importanza del lavoro che svolgo, il ruolo che per noi italiani ricopre l’arte in generale nelle nostre vite e nelle nostre case. Sono onorata di poter prendere parte a questo grande evento e spero di poter esprimere al meglio la nostra cultura della bellezza”. A cosa stai lavorando ora? Hai in programma delle mostre? “Al mio rientro dalla tournée il mio studio mi aspetta, ho un lavoro in cantiere che dovrebbe uscire a primavera, non voglio svelarvi troppo ma posso dirvi che parlerà della Luna. Sempre a primavera ho una personale a Napoli e altre a seguire ma per scaramanzia resto vaga… Nel frattempo sto seguendo la programmazione espositiva di un lavoro realizzato di recente in tributo a Michael Jordan dal titolo “The Head In The Ball” su cui trovate qualche info in più sul mio sito e sui miei social, prima tappa certa Milano, inoltre fino a Natale è possibile visitare la collettiva “12 Artist of Tomorrow” presso la Galleria Mucciaccia Contemporary Art di Roma”.
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Cosa mangeremo nel 2020?
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la parola agli esperti
osa mangeremo nel 2020? Una domanda che molte persone si stanno ponendo, vista l’importanza del settore alimentare nella vita di tutti i giorni. Si tratta di capire quali saranno le caratteristiche delle pietanze che assaggeremo nel 2020 e di scoprire il cibo più trendy che avremo sulle nostre tavole. A proiettarci nel futuro prossimo, ci aiutano degli esperti nel campo come i membri della società alimentare statunitense “Whole Foods Marker”. Ogni anno, infatti, un gruppo di studiosi e di esperti con una grande esperienza alle spalle si riuniscono e stabiliscono quali saranno i cibi preferiti dai consumatori per l’anno successivo. Le previsioni sono più green, più biologiche e più sane. Meno carne sulla tavola degli italiani, meno alcol. I marchi di carne non sono ovviamente esclusi dallo scenario alimentare 2020, ma saranno molto più impegnati a produrre hamburger vegetali invece della carne animale. Si cercherà una alternativa alle bevande e ai cocktail alcolici, aggiungendo aromi analcolici che sfruttano metodi di distillazione alternativi. Con gusto, ma senza alcol. Si continuerà a percorrere la strada degli imballaggi eco-friendly ponendo l’attenzione sull’agricoltura organica e rigenerativa. Via libera, dunque, a tutti quei prodotti realizzati con materie che ripristinano il suolo degradato, migliorandone la biodiversità, in un’ottica di salvaguardia e rispetto della natura che ci circonda. In questo modo l’ambiente sarà del tutto protetto e salvaguardato.Si darà molta più importanza alle farine con cui verranno poi realizzati i cibi. Si fanno largo farine particolari come quella di banana o di cavolfiore. La prima aiuta a combattere il diabete, senza glutine, tiene sotto controllo il colesterolo. Viene ricavata dalle banane verdi ridotte in polvere. Cruda ha un sapore aspro, più dolce se viene cotta. La farina di cavolfiore, invece, è ricca di potassio e di vitamina C, di fosforo e di calcio. Un’altra new entry sarà il Tamarindo. Poco conosciuto, è un frutto ricco di sali minerali, fibre e vitamine. Contribuisce a tenere il colesterolo sotto controllo, a regolarizzare la pressione arteriosa. Si potrà trovare anche sotto forma di salse, sciroppo
o creme. È un frutto di importazione Africana, un baccello ricco di semi. La tamarindina, il suo principio attivo, ha proprietà anti fungine e riesce a calmare la dissenteria.Anche la merenda assume una veste diversa: più salutare. Le merendine verranno un pò messe da parte per far spazio a spuntini più freschi ricchi di frutta e verdura, leggeri come le barrette nutrienti da tenere in frigorifero. Per i consumatori di burro è bene precisare che nel 2020 si aprirà una finestra sul mondo vegetale. Burro di semi di anguria, burro di mandorla, burro di zucca, d’oliva, di riso, di girasole.
L’intento è quello di poter realizzare delle vere e proprie creme 100% vegetali da spalmare su toast, crakers.. Si lavora per l’eliminazione dell’olio di palma.Lo zucchero si utilizzerà, ma in quantità sempre più ridotte. Per chi non riesce proprio a farne a meno potrà trovare sugli scaffali dei supermercati valide alternative allo zucchero: sciroppi, riduzioni, perfetti sia per dolci che glasse.Un occhio di riguardo al menù per i bambini. Grazie anche alle tante trasmissioni culinarie come “Masterchef junior” si sta cercando di offrire ai più piccoli alimenti genuini, preparati e realizzati con ottime materie prime. I cibi spazzatura saranno sostituti da cibi biologici, meno pesanti e di sicuro più sani. Il 2020, dunque, si prospetta un anno più pulito, più sano e più genuino in campo alimentare. E se è vero che “siamo ciò che mangiamo”, si prospetta proprio un anno gustoso! 69 Chic Style
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Cinque mete low cost per una perfetta vacanza invernale in Italia e all'estero
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a routine, si sa, è nostra nemica. Per combattere la tristezza, e la noia, di una vita monotona servirebbe un bel viaggio o un weekend fuori porta senza dover per forza aspettare le tanto attese ferie estive. Con l’arrivo delle vacanze natalizie e dei diversi ponti, trascorrere qualche giorno lontano dalla propria città non può che essere un toccasana. Passeggiare per le vie di un’altra città, girare tra i mercatini natalizi, mangiare le prelibatezze del luogo e conoscere altre culture sono solo alcuni degli elementi che vi dovrebbero spronare a lasciare qualsiasi cosa state facendo e prenotare un viaggio last minute. Se l’unica cosa che vi trattiene dal farlo è il budget, vi proponiamo 5 mete, in Italia e in Europa, perfette per una vacanza low cost. "Budapest" La capitale dell’Ungheria è conosciuta, oltre per le sue bellezze, per essere una meta turistica accessibile a tutti a livello di caro vita. Budapest non è molto grande ed è possibile visitarla in 3 o massimo 4 giorni. Tra le attrazioni principali non possiamo che consigliarvi il Bastione dei Pescatori, dal quale si gode di una splendida vista su Pest, il castello di Buda e il Parlamento, al cui interno è conservata la corona di Santo Stefano. Imperdibile è la traversata a piedi o in bicicletta dei ponti delle Catene e della Libertà, ovvero due dei sette ponti che collegano Buda a Pest. In pieno clima natalizio potete divertirvi a girare tra i vari mercatini, passeggiare per Andrassy Ut – la principale via dello shopping -, e infine fare la traversata del Danubio con il battello. Tra le prelibatezze ungheresi ricordiamo il gulasch, i galuska (cioè i tipici gnocchi ungheresi) e kurtőskalács, una deliziosa sfoglia cilindrica ricoperta da vaniglia o scaglie di cioccolato. "Lisbona" Città giovanile ed eclettica, Lisbona è senza dubbio una delle mete più affascinanti d’Europa. Cosa vedere a Lisbona in pochi giorni? Innanzitutto il castello di Sao Jorge che vanta una suggestiva vista sulla città. E poi ancora il Monastero de Los Jeronimos, la Baixa e il caratteristico Bairro Alto (raggiungibile tramite tram). "Barcellona" è una di quelle poche città che accontenta tut-
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ti. Infatti offre i divertimenti per i più giovani, spesso alla ricerca di discoteche e club, ma è anche ricca di musei per gli amanti della cultura. In più Barcellona si presenta come il perfetto connubio tra chi preferisce una vacanza di mare e chi quella da città. Nel periodo invernale il clima è abbastanza mite e si aggira intorno ai 15 gradi con frequenti giornate soleggiate che consentono ai turisti di visitare le varie attrazioni all’aperto, come la Rambla e il Parc Guell. Mete imperdibili durante un soggiorno a Barcellona sono proprio le opere di Gaudì come la Sagrada Familia, Casa Batllo, Casa Milà e il già citato parco. "Catania" Per quanto riguarda l’Italia, Catania si presenta come un’ottima meta – grazie al clima mite e ai prezzi alla portata di tutti – per un soggiorno fuori porta. Non solo sole, mare e spiaggia, anche in inverno Catania è una città alla portata di turista. Tra le attrazioni citiamo in primis un’escursione sull’Etna alla ricerca dei crateri oppure, per gli amanti degli sport da neve, per trascorrere la settimana bianca. Chi invece preferisce restare in città non può assolutamente perdersi il giro del centro storico, a cominciare dalla piazza del Duomo e della pescheria all’aperto. E poi ancora il Castello Ursino – al cui interno ha ospitato diverse mostre d’arte da Picasso, a Chagall ed Andy Warhol -, i giardini di Villa Bellini, il Teatro Massimo Bellini, il Monastero dei Benedettini, considerato Patrimonio dell’Unesco, l’anfiteatro romano, i palazzi nobiliari quali Palazzo Biscari e Palazzo Manganelli e, infine, la Catania sotterranea. Una chicca della città è la Cupola della chiesa Badia di Sant’Agata dalla cui cima è possibile vedere da una parte il mare e dall’altra l’Etna. Tra gli svaghi è consigliato fare un giro dei negozi nelle principali vie dello shopping – quali Corso Italia e Via Etnea – e godere delle prelibatezze della città, dall’arancino al panino con la carne di cavallo, a prezzi decisamente allettanti. "Napoli" Un detto dice: “vedi Napoli e poi muori”. La città partenopea, ricca di cultura e tradizione, è una delle mete imperdibili del sud Italia. Durante un soggiorno a Napoli i turisti possono passeggiare per Via Toledo, la principale via dello shopping, fino ad arrivare in piazza del Plebiscito, fermandosi, nel corso del tragitto, per assaggiare lo streetfood napoletano, tra cui pizza fritta e il cuoppo (cono con mix di fritti). Da piazza del Plebiscito si arriva a lungomare in cui è possibile godere della vista del Vesuvio o salire fino al Castel dell’Ovo che offre una suggestiva vista della città. Tra le altre cose da fare non dimenticatevi di fare un giro per Spaccanapoli, visitare il Palazzo Reale e, per ultimo ma non per importanza, fare un tour per Napoli sotterranea. 71 Chic Style
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innovazione e tradizione dal cuore della Ciociaria
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romosso da ASPIIN - Azienda Speciale Internazionalizzazione e Innovazione Camera di Commercio di Frosinone il progetto prende vita dalla passione di una triade di collaborazioni, il designer Giulio Iacchetti, la giovane casa editrice Iam Edizioni, lo studio di architettura NINE associati, sotto la curatela dell'architetto Paolo Emilio Bellisario - socio di NINE con Emilia Caffo e Matteo Di Sora - a cui abbiamo rivolto alcune domande. Come nasce questa collaborazione e perché la scelta del nome MOSHÌ? La collaborazione è alla base del nostro approccio professionale. Crediamo fortemente che riunire saperi e professionalità complementari, sia necessario per poter elaborare dei progetti dalla struttura multistrato, che riescano lavorare attraverso i confini indefiniti dell’architettura, dell’arte e del design contemporaneo. Il nome può trarre in inganno: MÒSHÌ sembra una parola arrivata da chissà dove, mentre in realtà non ci siamo allontanati dalla Ciociaria. Al di là delle sue sonorità esotiche, non è altro che una delle tante espressioni dialettali della nostra terra, che vuole dire “Adesso sì!”, ma è anche l’acronimo di Modus Operandi of Sharing Identity. MÒSHÌ , dunque, è un nome che tiene insieme i concetti di locale, internazionale e processo condiviso che sono alla base del progetto stesso. In un'epoca in cui tutto è veloce e smart, voi avete scelto di immergervi nella cultura della tradizione per tre giorni, nei borghi di questa terra ricca di storia che è la Ciociaria. Come nasce l'idea di MOSHIÌ e da dove arriva la scelta di prendere ispirazione dagli oggetti del passato? Ci parli di come si sono svolti questi tre giorni di ricerca. I tre giorni sono serviti per cercare di comprendere la storia di tanti oggetti che ancora trasmettono l’identità del nostro popolo e del nostro territorio. Sono stati giorni di incontri, di ascolto, condivisione
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foto di ©IamEdizioni
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di idee e di visioni. Il progetto nasce come naturale prosecuzione di una serie di progetti realizzati a partire dalla fine del 2009 per imprese, associazioni ed enti pubblici della provincia di Frosinone. Già con il progetto Glocal Handmade - realizzato in collaborazione con la CCIAA di Frosinone a cavallo tra il 2010 e il 2011 - avevamo potuto sperimentare con successo l’incontro tra artigianato locale e designer. Così come nel 2013 abbiamo lavorato ad una serie di progetti per la creazione di una Brand Identity Ciociara e per un Laboratorio di Identità Territoriale da attuarsi sempre con la CCIAA di Frosinone e in collaborazione con enti e imprese locali. Quelle stesse idee nel 2016 le abbiamo poi perfezionate collaborando alla stesura del progetto “TR.A.DE: tradizoni artigiane e design”, nato in risposta al bando della Regione Lazio “MESTIERI: Work experience e sperimentazione di strumenti e metodologie per la valorizzazione delle imprese artigiane ed il recupero dei mestieri tradizionali del Lazio”. MÒSHÌ era a dir poco inevitabile nel nostro percorso, ma ovviamente non avrebbe potuto concretizzarsi se ASPIIN – Azienda Speciale Internazionalizzazione e Innovazione Camera di Commercio di Frosinone non avesse condiviso le nostre idee. MÒSHÌ, infatti, è un progetto che ASPIIN ha fortemente voluto e sostenuto, perché favorisce il rilancio l’internazionalizzazione delle imprese artigiane. Il valore aggiunto di questo progetto, infatti, è stato pensare prima ancora che agli oggetti , allo sbocco di mercato possibile. Non si tratta, cioè, di una operazione di marketing o di immagine, né di realizzazione di pezzi unici destinati a finire nelle gallerie, ma della progettazione di in un circuito di vendita. MÒSHÌ ha progettato il suo sbocco sul mercato sin dall’inizio. Quello che ci inorgoglisce di più è che in questi anni le nostre idee e i nostri progetti sono serviti di ispirazione – più o meno dichiarata – per la nascita di altri progetti-cloni, che nel loro ricalcare le nostre stesse strategie e tematiche, di fatto, palesano e sottolineano oltre alla bontà delle nostre idee anche le necessità oggettive di questo territorio
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