vadem&cum 3 - Il viaggio

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Guida alle migrazioni contemporanee

3 Il viaggio

Le rotte per il Mediterraneo e Balcani, le frontiere, i trafficanti, gli scafisti, gli abusi, i dispersi.



/vieni con me s. m. [uso sostantivato della locuzione latina vade mecum «va’, vieni con me»]

Questo è il secondo di una serie di 32esimi (libretti di 32 pagine) dedicati ai temi della migrazione umana. Una guida per orientarsi nella storia contemporanea degli spostamenti di oltre 60 milioni di persone nel mondo: a causa di conflitti, guerre, discriminazioni o disastri naturali. Ora più che mai è importante scavare in profondità nelle news, nei talk show, nei programmi di approfondimento "disinformativo" e diffidare di chiacchiere popolari e cose "dette per sentito dire": ognuno deve essere un po' maestro di sé stesso e non solo limitarsi ad apprendere le risposte dai servizi giornalistici (o da Google), ma anche imparare a porsi delle domande. Il sapere è una conquista personale. Questa guida è una raccolta di dati e report pubblicati da fonti autorevoli: le informazioni qui riassunte non sono totali, ma vogliono offrire una panoramica complessiva dei flussi migratori attraverso approfondimenti, focus storici, mappe, infografiche e testimonianze.


Indice 05

Introduzione

06

Mappa

07

Le rotte verso l'Europa

08

L'Area Schengen

09

Il visto

10

Il permesso di soggiorno e la cittadinanza

11

I paesi europei con piĂš stranieri

12-13

La rotta balcanica

14-15

Le frontiere interne

16

Le rotte africane

17

Da cosa scappano i profughi

18

Il regolamento di Dublino

19

Il costo del viaggio

20-22

Gli abusi in Libia

23

Il viaggio in mare

24-27

I migranti nel Mediterraneo

28

L'accordo UE-Turchia

29

Il piano dei ricollocamenti

30

Sondaggio in Europa

Prima edizione: febbraio 2017 Seconda edizione: luglio 2017 Un progetto di Cinzia Bongino

Nato da una tesi di laurea in Design e Comunicazione Visiva

Relatore Fabio Guida


Introduzione

Sulla strada La rotta è una direzione lungo la quale procedere per arrivare ad una destinazione prefissata; la distanza, dal luogo di partenza a quello di arrivo, non è mai semplice come suggerisce Google Maps. Il percorso dipende da molti fattori che spesso non sono controllabili dal viaggiatore: sbagliare strada a causa di segnalazioni inesistenti, danni alle infrastrutture o inefficienza dei mezzi di trasporto, mancanza di sicurezza, problemi di identificazione alle frontiere, zone non coperte dal segnale GPS o senza wifi, inospitalità della gente locale. Il viaggio dei migranti spesso dipende dalla loro provenienza geografica: se i motivi che spingono un italiano e un somalo ad emigrare in Germania sono gli stessi, le modalità di viaggio ed il trattamento riservato una volta arrivati a destinazione sono nettamente diversi. L'italiano, come cittadino dell'area Schengen, non ha bisogno di un passaporto per andare oltre confine: può rimanere sul territorio per un massimo di 90 giorni senza un visto e poi fare richiesta del permesso di soggiorno per motivi lavorativi se trova effettivamente un'occupazione. Solo dopo 5/10 anni di residenza (i tempi sono diversi per ogni Stato) potrà fare richiesta di cittadinanza. Il somalo può avere le stesse aspirazioni, ma la trafila per ottenere un visto per venire in Europa è molto diversa: deve presentare al consolato certificati ufficiali, estratti conto, la dichiarazione dei redditi (documenti non facili da reperire se la burocrazia locale non è efficiente), dimostrare di possedere i soldi per mantenersi ed indicare già una data di ritorno. Il costo, le lunghe code e il tempo per reperire i documenti sono un lusso che chi ha paura per la propria vita (e non è benestante) non può permettersi. Per arrivare in Europa è quindi costretto ad affidarsi ad uno scafista o ad una persona conosciuta su internet, che garantisce contatti e facilitazioni per qualche centinaio di soldi in più. Il Foglio, 7/02/2016

5


Mappa

Verso l'Europa

N

S

C

H

E

N

G

E

La rotta polare 5.500 migranti sono giunti in Norvegia nel 2015 attraversando la Russia. Le Repubbliche Baltiche hanno costruito barriere di filo spinato per respingere gli arrivi e contrastare il contrabbando russo.

P A E S I

6

TURCHIA

TUNISIA

LIBANO

MAROCCO

SIRIA IRAQ GIORDANIA

CANARIE ALGERIA

LIBIA

ARABIA SAUDIT

EGITTO

SAHARA OCCIDENTALE MAURITANIA

MALI

NIGER

ERITREA

SENEGAL GAMBIA GUINEA

SUDAN

CHAD

BURKINA BENIN FASO COSTA TOGO NIGERIA SIERRA SUD SUDAN D’AVORIO LEONE REP. CENTRAFRICANA GHANA LIBERIA CAMERUN

SOMALIA ETIOPIA

UGANDA

rotta del Mediterraneo rotta africana est rotta africana centrale rotta africana ovest rotta dei Balcani rotta Polare

GABON

CONGO DRC

YEMEN

KENIA

TANZANIA


Le rotte

Le rotte Africane

7

La rotta balcanica

La rotta ovest raccoglie i migranti della costa occidentale, dal Senegal alla Nigeria. Le due città di snodo sono Bamako in Mali e Agadez in Niger: da qui partono i pick-up per attraversare il deserto e giungere a Tripoli, in Libia. La rotta centrale inizia da Karthoum, in Sudan, e attraversa il Ciad o punta diretto ad Agedabia, in Libia. Sulla rotta est viaggiano invece i migranti dell'Etiopia, attraversando il Sudan e l'Egitto per giungere ad Alessandria, punto di imbarco verso la Grecia.

Da 764 mila arrivi nel 2015 a 123 mila nel 2016. Il passaggio da Grecia a Ungheria viene chiuso da marzo 2016, mese in cui la rotta viene chiusa in seguito all'accordo sui migranti tra UE e Turchia: alle frontiere sono imposti controlli e limiti numerici di ingresso. Serbia e Macedonia diventano stati-cuscinetto: molti migranti riescono comunque a passare, ma è molto bassa la percentuale di quelli che fanno richiesta di cittadinanza. I muri e il filo spinato, le violenze, l’inospitalità, le precarie condizioni delle tendopoli non scoraggiano i profughi, disperati e senza altro da perdere.

AFGHANISTAN IRAN

Nel Mediterraneo

PAKISTAN

Le rotte via mare collegano l'Africa e il Medio Oriente all'Europa dall'inizio degli anni '90. Il fenomeno è aumentato in seguito alla chiusura delle frontiere e alla restrizione sui visti di ingresso nell'aerea Schengen. Questo è il regno dei trafficanti: migliaia di persone si affidano a barconi fatiscenti per giungere sulle coste italiane, greche e spagnole. I porti da cui imbarcarsi sono in Libia (Bengasi, Zuwara, Tripoli e Sabratha) e in Egitto (Alessandria).

OMAN

Morti e dispersi lungo le rotte africane: luglio 2017 - 2016 - 2015 ovest

centro

est

1

2

3

4 mila

Fonti: Amnesty International, European Commission State of Play report 2016, Esodi-mappa interattiva, Wikipedia, Migration Flows Europe, Open Migration, MEDU


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I documenti

Come entrare in Europa

I cittadini non UE devono esibire il passaporto valido, un visto o un permesso di soggiorno rilasciato da un paese Schengen.

Area Schengen 26 stati, di cui 4 non membri dell'Unione Europea (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera), sono uniti in un unico territorio senza frontiere interne: in vigore dal 1985 ed effettivamente applicata dal 1996, la comunità Schengen favorisce gli scambi commerciali e la circolazione degli abitanti dei paesi firmatari. I cittadini dell'area sono liberi di viaggiare senza pagare tasse doganali e non devono sottostare a controlli in cui dover esibire il passaporto: possono quindi risiedere in un paese UE senza visto per un massimo di 3 mesi. Per garantire la sicurezza dei cittadini e far fronte alla criminalità transfrontaliera, è stato elaborato un sistema di informazione condiviso fra gli Stati: tramite il controllo biometrico delle domande di visto, è possibile verificare con le ambasciate se chi fa domanda per entrare sia l’effettivo possessore del documento. Fanno uso di questo sistema anche le autorità competenti in materia di asilo. europa.eu, Internazionale 25/01/2016

Cipro, Croazia, Romania e Bulgaria non hanno ancora raggiunto i parametri per poter accedere all'area Schengen. La Croazia deve attendere il 2017, mentre le trattative di Romania e Bulgaria sono rallentate dalle politiche di chiusura all'immigrazione. Regno Unito e Irlanda aderiscono solo in parte: hanno leggi di immigrazione diverse e applicano già un accordo tra i loro confini.


9

Il visto Schengen Un visto è uno sticker sul passaporto, un'autorizzazione concessa allo straniero per l’ingresso in uno o più dei paesi UE fino ad un massimo di 90 giorni, valido sia per i cittadini europei che extracomunitari.

Per i migranti extracomunitari la procedura per viaggiare nel vecchio continente non è affatto facile: anche per un visto turistico devono presentare diverse dichiarazioni comprovanti l'estratto conto, lo stato di famiglia, dei redditi, la propria fedina penale e l'assicurazione medica, oltre a dover esibire in anticipo la prenotazione dell'albergo e la data di ritorno e dimostrare di possedere soldi sufficienti per mantenersi. Per ottenere tutti i documenti servono tempo e denaro, lussi che non ci si può permettere se la burocrazia locale è lenta e si teme per la propria vita.

visto scHengen uniForme

- 60€

Rilasciato per soggiorni di breve durata (90 gg) visto a vaLiDitÀ territoriaLe Limitata

- 60€

Concesso solo dalla rappresentanza diplomatica per motivi umanitari o di massima urgenza, valido solo nello stato di rilascio. visti per soggiorni Di Lunga Durata

- 75€

Per soggiorni di oltre 3 mesi, con uno o più ingressi, nel territorio dello Stato in cui la rappresentanza ha rilasciato il visto. I titolari possono circolare liberamente negli altri paesi dell'Area per un periodo non superiore a 90 giorni per semestre solo qualora il visto sia in corso di validità.

Il Foglio 2/07/2016 europa.eu


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I documenti

Il permesso di soggiorno Le tipoLogie Di visti e permessi Di soggiorno

È il titolo che autorizza la presenza dello straniero sul territorio dello stato italiano e ne documenta la regolarità. Deve richiederlo ogni cittadino extracomunitario o apolide che intende risiedere in Italia, entro 8 giorni dall’ingresso nel paese: permette l’accesso ai diritti e ai servizi riconosciuti agli stranieri, l’iscrizione nelle liste anagrafiche ed il conseguente rilascio della carta di identità e del codice fiscale, con il quale si può richiedere l’assistenza sanitaria, aprire un conto corrente bancario, ecc. Il permesso può essere esteso anche ai figli minorenni o maggiorenni (se non sono in grado di essere autosufficienti) e al coniuge. Viene rilasciato entro 90 giorni: durante questo lasso di tempo lo straniero deve essere in possesso di un visto.

Richiesta di cittadinanza La carta di identità viene rilasciata dopo un periodo di soggiorno legale continuativo, entro due anni dalla richiesta. Il numero di anni varia in ogni paese, a seconda delle leggi e della nazionalità: in Italia bastano 4 anni di residenza per gli europei, mentre ne servono 10 per i non UE, ma solo 5 per i rifugiati o apolidi. Non tutti i paesi permettono la doppia cittadinanza. europa.eu, wikipedia

Adozione, affari, cure mediche, diplomatico, gara sportiva, invito, lavoro autonomo, lavoro subordinato, missione, motivi familiari, motivi religiosi, reingresso, residenza elettiva, ricerca, studio, transito aeroportuale, transito, trasporto, turismo, vacanze-lavoro, volontariato. iL costo varia a seconDa DeLLa Durata:

• 3 mesi-1 anno=110,46 € • 1-2 anni=130,46 € • >2 anni/dirigenti d’azienda= 230,46 € • lungo periodo=5.825 € Il permesso di soggiorno a lungo periodo è un documento che consente, a chi possiede un permesso di soggiorno da più di 5 anni, di rimanere nel paese UE di residenza per 10 anni automaticamente rinnovabili. costo DeL rinnovo:

80/200€


Diritto di cittadinanza

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I paesi europei con più stranieri residenti Per essere residenti in uno stato europeo occorre compilare la dichiarazione di residenza presso gli uffici dell'anagrafe della città in cui si abita, portando i documenti di identità, i vari certificati anagrafici e il regolare permesso di soggiorno. La cittadinanza la si può acquisire in tre modi: dai genitori (ius sanguinis), nascendo sul territorio (ius solis, in vigore in America, Tanzania, Pakistan e in alcuni paesi UE con alcune condizioni), da un periodo di soggiorno regolare consecutivo (come accade per gli immigrati). L'Italia ha le leggi restrittive in materia. Lo ius solis è concesso solo a chi nasce da genitori ignoti o apolidi. Ai bambini nati da genitori stranieri viene applicato lo ius domicilii: possono infatti ottenere la cittadinanza italiana al compimento dei 18 anni, dopo aver abitato in modo continuato sul territorio italiano. I diciottenni devono effettuare la procedura entro un anno, altrimenti diventeranno illegali e dovranno fare richiesta di cittadinanza come tutti gli immigrati. La cittadinanza è inoltre concessa in modo permanente allo straniero/a che si sposa con un italiano/a dopo il secondo anno di matrimonio, con il diritto di poterla "trasmettere" con matrimoni successivi.

● UE ● non UE

% stranieri sulla popolazione

stranieri residenti

46% Lussemburgo 258 mila 33%

Liechtenstein 12 mila

24%

Svizzera

2mln

17%

Cipro

144 mila

15%

Lettonia

298 mila

14,6% Estonia

191 mila

13%

Austria

1,1 mln

12%

Irlanda

550 mila

11,6% Belgio

1,3 mln

9,9%

Norvegia

512 mila

9,8%

Germania

7,5 mln

8,4%

Regno Unito

5,4 mln

8%

Italia

5 mln

Eurostat 1/1/2015, WIkipedia, ibtime.com 14/10/2016, lenius.it 1/01/2015


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Mappa

La rotta Balcanica 176.906 I migranti arrivati in Grecia nel 2016. 857.363 nel 2015.

in

Ge

rm

an

AUSTRIA

ia

62.000

2,9 mln

I migranti bloccati alle frontiere in Grecia.

Rifugiati in Turchia, la maggior parte di origine siriana. Le altre nazionalità sono Afghanistan, Iraq e Pakistan.

euronews 20/06/17

SLOVACCHIA

UNGHERIA

Sentijl

ROMANIA *

SLOVENIA Doboja

*

Sid

CROAZIA

Slavonsky Brod

SERBIA

BOSNIA ERZEGOVINA

EN

EG

ROKOSOVO

*

Mar Nero

Tabanovce T

MACEDONIA

Gevgelja Thessaloniki

Kvala a

IA

ALBAN

M

T ON

BULGARIA

*

paesi non Schengen rotta balcanica migranti non UE migranti regionali filo spinato

TURCHIA GRECIA

Isola di Lesbo Isola di Chios Atene Isola di Samos

Fonti: Western balkan route on Google Maps, Frontex Western Balkans Quarterly 2 June 2016, IOM Migrations Flow 31/12/2016

Isola di Creta


I profughi siriani

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La rotta balcanica è il nome dato al percorso compiuto dai profughi provenienti da Afghanistan, Siria e Iraq per raggiungere il Nord Europa, attraversando Grecia, Macedonia, Bulgaria, Serbia e Croazia. La via esiste da sempre, ma è diventata "famosa" in seguito al grande a�usso nel 2015, quando oltre 1 milione di persone ne ha attraversato i confini. Germania, Austria e Svezia sono i paesi da raggiungere: il territorio tedesco in primis per le politiche di immigrazione. Infatti, a settembre 2015 Angela Merkel permette l'ingresso a tutti i migranti dei Balcani. Senza questa misura l'accoglienza temporanea nei paesi del sud-est Europa sarebbe stata insostenibile: sono ancora moltissimi gli sfollati interni (circa 70.000) dopo le guerre della ex-Jugoslavia tra il 1991 e 1995. Anche se il numero di morti annui è inferiore rispetto alle rotte nel Mediterraneo, l'attraversamento dei Balcani è comunque pericoloso. Le modalità di transito e aiuto ai migranti variano in ogni stato: Albania, Macedonia, Kosovo, Bosnia Erzegovina, Montenegro e Kosovo non sono membri UE e hanno fondato un coordinamento interno per la gestione dei migranti (Migration, Asylum and Refugees Regional Initiative), ma hanno favorito il passaggio dei profughi, a differenza di Bulgaria, Slovenia e Ungheria, membri UE, che hanno costruito muri di filo spinato per fermarne il passaggio, sovraccaricando la Grecia.

La guerra civile in Siria ha trasformato la Turchia nel paese che accoglie più profughi al mondo. I rifugiati siriani hanno ottenuto solo una parziale protezione dal governo e vivono in condizioni precarie dislocati nei vari campi profughi al confine. Molti vorrebbero emigrare al Nord Europa perché hanno conoscenti o familiari, ma soprattutto per cercare condizioni di vita migliori. L'enorme a�usso di immigrati spaventa però i paesi europei. Nonostante l'appello della Commissione UE per ammettere una quota obbligatoria di migranti a Nazione, gran parte del continente limita l'ingresso ai richiedenti asilo, aumentando invece i controlli tra le frontiere interne dell'area Schengen. Rapporto Protezione Internazionale Fondazione Migrantes 2016

«Dalla Turchia all’isola di Lesbo bastano 50 minuti di navigazione. E non serve neppure uno scafista. In compenso, sono fioriti numerosi negozi lungo la costa che vendono il kit completo per la traversata: gommone, motore e giubbotti di salvataggio. Sull’isola c’è un’intera collina coperta dagli avanzi delle attraversate: salvagenti, sacchetti di plastica come valige, giubbotti abbandonati». La Stampa, 4/01/2016


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La rotta balcanica

I muri 22 settembre 2015

La Commissione Europea decide il ricollocamento di 130.000 rifugiati giugno

2015

Muro di Calais: recinzione metallica in Francia per impedire ai migranti l'accesso ai traghetti per l'Inghilterra 4 agosto 2015

Filo spinato fra Bulgaria e Turchia (Alexandropolis - Terevo, 260 km) agosto

primavera

2015

primavera

2017

Muro fra Lettonia e Russia (90 km) Muro fra Lituania e Russia Kaliningrad (44,6 km) estate

2017

Muro fra Turchia e Siria (511 km) 2018

Barriera di filo spinato hi-tech fra Estonia e Russia (110 km)

2015

Filo spinato fra Estonia e Russia 13 settembre 2015

Controlli alla frontiera tra Austria e Germania 14 settembre 2015

Filo spinato fra Ungheria e Serbia (175 km) 15 ottobre 2015

Filo spinato fra Ungheria e Croazia (fiume Drava, 40 km)

11 novembre 2015

Filo spinato fra Slovenia e Croazia (Gibina - Istria, 183 km)

30 novembre 2015

Filo spinato fra Macedonia e Grecia (Bitola - Gevjelia, 37 km)

gennaio

2016

Norvegia, Danimarca e Svezia istituiscono controlli alle frontiere

Corriere della Sera 26/02/2016, mappa nextquotidiano.it 15/03/2016, Il Fatto Quotidiano, La Repubblica 22/01/17


15

La rotta balcanica non è davvero chiusa 9 marzo 2016

"Chiusura" della rotta Nella notte la Slovenia annuncia di restringere l'entrata nel proprio paese solo agli immigrati con passaporto regolare. La seguono Croazia, Serbia e Macedonia. Solo una minima quota mensile di richiedenti asilo potrà passare i confini, per poter rientrare negli accordi del piano di ricollocamento. Ciò causa il blocco dei profughi in Grecia e nei campi profughi situati lungo i confini. 20 marzo 2016

Accordo sui migranti UE - Turchia A seguito della situazione in Grecia, la Commissione Europea si accorda con la Turchia per interrompere l'arrivo dei migranti sulle isole greche in cambio di 3 miliardi di euro e il riavvio dei negoziati per la liberalizzazione dei visti in Europa. Ogni profugo che sbarca in Grecia dovrà richiedere qui l'asilo e non spostarsi illegalmente lungo la rotta balcanica: chi non si attiene, e chi deve aspettare l'esito, viene rinviato in Turchia, da cui sarà rimpatriato in caso di risposta negativa o potrà andare in Europa una volta accolta la domanda, secondo un rapporto di 1:1. L'accordo entra in vigore il 1° giugno.

Nonostante l'accordo, i profughi continuano ad arrivare in Europa passando via terra dal confine bulgaro, pagando i trafficanti perché li portino sulle coste greche da cui raggiungere a piedi la Macedonia oppure tentando la traversata dell'Adriatico per giungere in Puglia. C'è chi paga i camionisti per un passaggio, chi si lega alle ruote dei mezzi, chi si intrufola nei vagoni dei treni merci. I migranti affollano i campi profughi allestiti lungo le città di confine, aspettando per mesi al freddo e al gelo il proprio "turno" fra gli ingressi giornalieri alle frontiere (come i 15 concessi tra Serbia e Ungheria). I campi, però, non bastano per tutti: anche se in migliaia vengono ospitati in strutture ufficiali, esistono moltissime persone dislocate all'interno di campi informali (ad esempio in ex aree in industriali come a Belgrado, in Serbia, dove in inverno il termometro segna -15°). Il governo greco intanto si attiva per spostare i migranti attualmente sistemati in tende (soprattutto a Lesbo) in altri campi più attrezzati o strutture riscaldate come appartamenti o alberghi, ma si scontra con la popolazione locale, già piegata della crisi economica. Il Post 3/10/2016 - 12/01/2017


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La verità del viaggio

Le rotte africane In Africa non c'è un'adeguata informazione: si emigra per inviare soldi alla famiglia, per sfuggire alle guerre, per trovare lavoro, per una nuova vita, e lo si fa chiedendo aiuto a chi ce l'ha fatta o a chi "conosce" le persone che si occupano dell'organizzazione del viaggio. Attraversare il Nord Africa non è come pianificare un viaggio con GoEuro, ricevere le notifiche di Skyscanner, consultare gli orari di Trenitalia o viaggiare low-cost con Flixbus: oltre l'80% della popolazione africana possiede uno smartphone, ma solo il 28% ha accesso a internet (Internet World Stats 2016). La reperibilità di informazioni non è immediata e spesso è necessario spostarsi in grandi centri per potersi connettere. I trafficanti regnano sui social: proliferano infatti molte pagine dedicate alla pubblicità di viaggi in Europa, e molte delle informazioni che i potenziali migranti africani ricevono partono da una serie di gruppi o community di Facebook creati per adescare le vittime. I dati rilasciati da Europol parlano di 30.000 trafficanti individuati nel 2015 e 12.000 sospetti identificati a ottobre 2016. È molto facile cadere nella rete dello sfruttamento se non si posseggono i soldi richiesti per i trasporti e ovviamente i migranti africani non sono di certo persone in condizioni agiate. Per fermare il fenomeno sono state attivate delle campagne di sensibilizzazioni e informazione nei campi profughi. Inoltre, diversi hackathon sono stati organizzati negli ultimi anni in Europa con l'obbiettivo di progettare app e strumenti tecnologici volti a migliorare la conoscenza delle reali condizioni dei viaggi nel continente, ma non sempre i risultati ottenuti hanno portato a soluzioni concrete. stoptratta.org

La TV e YouTube mostrano una "bella vita" in completo contrasto con i villaggi e il disordine urbano africano: l'Europa, come l'America, sono terre promesse di fama e ricchezza per chi ambisce a diventare come i cantanti nei videoclip musicali. La situazione di incertezza e mancanza di concrete prospettive per i giovani rafforza un senso di disperazione, portandoli a pensare che «a casa non succede nulla di buono» e che «bisogna andare via da questo luogo e aiutare la famiglia a sopravvivere», cosa che inevitabilmente spinge verso Nord. Il Fatto Quotidiano 3/06/2015


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Da cosa fuggono i profughi africani Africa Orientale

16%

Persecuzione politica

11%

Conflitto con la legge

10%

Persecuzione religiosa

10%

Motivi economici

10%

Altre ragioni

9%

Tratta di esseri umani

9%

Violenza familiare

8%

Dispute per la terra

5%

Guerra civile

5%

Orientamento sessuale

4% 2% 1%

Persecuzione personale Mutilazione Genitale Femminile Salute

Esodi - mappa web Medici per i Diritti Umani Onlus

Africa Occidentale

91% 5% 4%

Servizio militare a vita Persecuzione politica Altro


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La verità del viaggio

Il vero costo del viaggio Perché i migranti africani pagano centinaia di euro per attraversare il deserto? Perché rischiare di essere imprigionati nei centri di detenzione in Libia o finire sfruttati dai trafficanti? Perché affrontare il mare su un barcone invece di viaggiare in aereo, che costa meno ed è più veloce?

Direttiva 2001/51/CE Consiglio UE, 10 luglio 2001

Il decreto integra le disposizioni dell'articolo 26 della Convenzione applicativa dell'Accordo di Schengen del 14 giugno 1985 sulla libera circolazione delle persone. Per volare in UE basta la carta d’identità per i paesi dell’Area Schengen; necessitano di passaporto o altra documentazione ufficiale i viaggiatori non UE. Le compagnie aeree possono non richiederli se il passeggero esibisce il documento comprovante lo status di rifugiato, ma ciò verrà richiesto solo al paese di arrivo, perciò se il richiedente non fosse idoneo alla protezione internazionale spetta alle compagnie pagare il biglietto per riportarlo in patria (opzione altamente costosa e non conveniente).

Regolamento di Dublino III

Consiglio UE, 19 luglio 2013

Il regolamento sostituisce la Convenzione omonima firmata nel 1990, che stabilisce i criteri e i meccanismi dell'esame di una domanda di asilo presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o apolide. La richiesta deve essere formalizzata nel primo Stato membro raggiunto dal richiedente: se il profugo si trova già in un altro paese deve essere rimandato per effettuare la procedura in modo corretto. Il migrante cerca di restare invisibile: se riesce a sfuggire alle forze dell’ordine e a non farsi prendere le impronte digitali, può sperare di arrivare illegalmente nel Nord Europa, anche se quando farà domanda per il permesso di soggiorno dovrà comunque descrivere il proprio viaggio e citare i paesi che ha attraversato.


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KHARTOUM, Sudan Sudan → Libia 1.000€ 4 giorni circa per attraversare il deserto, senza soste lungo la strada o aiuti in caso di guasto.

Karthoum Airport, Sudan Egyptair | Volo n. MS854 h 04:10 AM h 05:45 AM Il Cairo Airport, Egitto Egyptair | Volo n. MS731 h 10:25 AM h 13:45 AM

Tripoli, Libia € ? 7 mesi/2 anni di sfruttamento lavorativo, torture e prigionia per guadagnare i soldi per il viaggio in mare.

Berlino Schonenfeld Airport, Germania

Tripoli → Lampedusa 740/2.000 € 3 giorni circa, senza acqua né cibo Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo, Marsala, Sicilia € 0 3/9 mesi in attesa del colloquio con la Commissione Territoriale per fare richiesta asilo. SPRAR, Settimo, Piemonte € 0 6 mesi circa (alloggio e progetti di integrazione nella società) Torino → Berlino € 50 — 18h circa

415€ 11 ore, 35 min

BERLINO, Germania

2.000/3.000€ 2/3 anni


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Le storie

Gli abusi e gli sfruttamenti in Libia Amnesty International, da sempre in prima linea per la difesa dei diritti umani, ha svolto nel 2016 un'indagine tra 90 migranti dei centri di prima accoglienza in Puglia e Sicilia, per raccogliere le testimonianze di chi ha subito violenze in Libia. La traversata del deserto del Sahara sui pick-up è estremamente dura: senza acqua né cibo per giorni, molti migranti muoiono per disidratazione o vengono lasciati nel deserto perché sbalzati dal mezzo che viaggia ad alte velocità. Una volta arrivati in Libia i soldi sono terminati e non si può proseguire il viaggio in mare: bisogna trovare un lavoro. Ed è proprio in questo momento che cominciano gli sfruttamenti: fuori dall'aeroporto o nelle città di confine in cui li lasciano i trasportatori, i migranti vengono facilmente individuati da scafisti e trafficanti. In molti sono fermati per strada con la proposta di un lavoro pagato e invece vengono rinchiusi con l’obbligo di lavorare per poter essere liberati. Le violenze sessuali sono all'ordine del giorno: le donne assumono contraccettivi prima di partire, consapevoli del rischio a cui vanno incontro.

«Quando arrivi in Libia, quello è il momento in cui inizia tutto, quando cominciano a picchiarti» – racconta Ahmed, 18 anni, dalla Somalia, arrivato in Libia nel novembre 2015 attraversando il Sudan - «I trasportatori si rifiutavano di dare da bere e a volte sparavano a chi supplicava un goccio d’acqua, come è successo a un gruppo di siriani che stava morendo di sete. Il primo siriano morto era giovane, poteva avere 21 anni. Dopo ci hanno dato da bere, ma nel frattempo era stato ucciso un altro siriano di 19 anni». Ramya, un’eritrea di 22 anni, è stata stuprata più volte dai trafficanti che la tenevano prigioniera in un campo nei pressi di Ajdabya, nel nord-est della Libia, dove era entrata nel marzo 2015. «Dopo aver bevuto alcool e fumato hashish, le guardie entravano e sceglievano le donne. Poi le portavano fuori. Loro cercavano di opporsi ma quando hai una pistola puntata alla testa, non hai altra scelta se vuoi sopravvivere. Mi hanno stuprato due o tre volte. Non volevo perdere la vita».


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«Meglio morire in mare che stare in Libia. In mare si muore una volta sola, se stai in Libia è come se morissi tutti i giorni» «Mi chiamo Mohammad B. e sono nato a Damasco nel 1985. In Siria ero un bracciante agricolo, nel 2013 sono andato in Libano, per raggiungere il Sudan e tentare la traversata in Europa attraverso la Libia. Ho pagato 1000 dollari a un mediatore siriano di nome Mahmoud per arrivare in Sudan. Da qui ho raggiunto la frontiera libica con un fuoristrada guidato da un membro dell’organizzazione che ci ha consegnato a dei libici. Erano in due e con un altro fuoristrada ci hanno portati ad Agjdabya, in Cirenaica. Il nostro campo era un lager sorvegliato da guardie armate. Eravamo in 150, prigionieri, ci davano un panino e acqua salata ogni 24 ore. Ci picchiavano e non c’erano bagni e dormivamo per terra. Sono rimasto in questo posto per 11 giorni. Il capo del campo si chiama Abou Laabd. Una notte ci hanno caricati su un camion, coperti con dei teli e trasferiti in un villaggio in mezzo al deserto. Qui ci hanno scaricato in una stalla per due giorni. È stato il momento peggiore, le guardie ci hanno tolto tutto, chi protestava veniva picchiato con il calcio dei fucili. Non ne potevamo più e una notte siamo scappati. Abbiamo raggiunto un’altra città dove un tale Salem, libico, ci ha ospitati per una notte prima di consegnarci a Moamamar, anche lui libico. È un trafficante e per 900 dollari ci ha portati sulla spiaggia dove c’era un gommone di 12 metri circa che sarebbe partito per l’Italia.

Eravamo non meno di 150. Siamo partiti di notte e abbiamo navigato in quelle condizioni per due giorni, non avevamo cibo e acqua, il gommone imbarcava acqua. Fortunatamente siamo stati avvistati da una nave della Marina italiana che ci ha salvati». «Mi chiamo Abdel B.M, sono di origine eritrea e ho vent’anni. Sono andato in Libia per tentare la traversata, ho pagato 500 dollari, ma forse la somma non bastava ai trafficanti. Mi hanno sequestrato e portato a Misurata, nel golfo della Sirte. Ero uno schiavo, mi facevano lavorare senza pagarmi. Nel capannone eravamo in 200 almeno, dormivamo per terra e avevamo poco cibo, l’acqua era sporca e non c’erano servizi igienici per i nostri bisogni. Le donne venivano violentate, gli uomini offesi e picchiati. Per convincermi a farmi mandare i soldi dai miei genitori e pagare il viaggio mi hanno torturato. Una notte degli uomini armati sono entrati nel capannone e hanno prelevato un gruppetto di eritrei. Erano ubriachi e drogati, e hanno fatto correre gli eritrei mentre loro sparavano, li usavano come bersagli mobili. Sparavano e ridevano come diavoli. Ho visto almeno due persone cadere a terra colpite».


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Le storie

I centri di detenzione libici Torture, violenze fisiche, sessuali e psicologiche, denutrizione, condizioni igienico-sanitarie minime o assenti, minacce alle famiglie, oltraggi religiosi. Medici Senza Frontiere segnala le condizioni infernali e disumane in cui si trovano i migranti all'interno delle carceri libiche. Pochi metri quadrati a testa, carenza di acqua e cibo, mancanza di igiene e accessi limitati a latrine e docce. In Libia, rifugiati e richiedenti asilo non possono ricevere la dovuta protezione a causa della mancanza di un sistema di asilo (la Libia non è firmataria della Convenzione sullo status dei rifugiati) e l'UNHCR non può dare il suo supporto poiché espulso dal governo nel 2010. I migranti si trovano quindi in un contesto pericolosissimo: altissimi livelli di violenza e sfruttamento per mano di forze militari, milizie, reti di contrabbando, gang criminali e individui privati che li usano come merce di scambio. Quelli che riescono a fuggire sui barconi (e non vengono intercettati dalla Guardia Costiera libica) sono solo una piccola percentuale. La Repubblica 21/12/2016

A febbraio 2017 il governo italiano si accorda con quello libico per fronteggiare l'arrivo dei migranti: l'Italia offrirà supporto logistico per i centri di accoglienza in Libia (medicine e formazione del personale) e si occuperà di creare un "Fondo per l'Africa", un progetto per finanziare le attività nei paesi africani coinvolti nelle tratte di migranti. A luglio 2017 la situazione non migliora e i profughi continuano a giungere sulle coste italiane. Il Post 3/02/2017

«Ho visto migranti farsi uccidere soltanto per avere chiesto un bicchiere d’acqua, altri minacciati con una pistola da minorenni che di te fanno quello che vogliono» racconta Sow Ibrahim, rapper 20enne della Guinea. «Pensi di partire subito per l’Europa, ma non è così». Oltre al meteo, che determina le partenze, «ti parcheggiano in veri e propri centri di detenzione, in condizioni terrificanti, per chiederti soldi che i tuoi familiari sono costretti ad inviarti, altrimenti ti sbattono in galera o ti uccidono». Il resto del viaggio è riassunto nelle immagine che concludono “Fuocoammare”, con barconi in cui si stipano dai 120 ai 150 migranti, Il costo dell’odissea diventa quasi secondario rispetto ai traumi subiti. Vita 3/01/2017


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In mare «I trafficanti non finiranno mai di mettere migranti sui barconi: se vengono fermati da una parte, subito li fanno partire da un’altra, hanno un livello di organizzazione molto alto e studiano a fondo le mosse della comunità internazionale». /Alganesh Fessaha, dottoressa e scrittrice italo-eritrea

La chiamata dello scafista per il viaggio in mare può arrivare in qualsiasi momento del giorno e della notte: non c'è tempo da perdere, bisogna correre in spiaggia e sperare che le condizioni meteo non peggiorino. I gommoni vengono riempiti fino al limite, con il risultato che i migranti sono bloccati per tutto il viaggio, sotto il sole e in balia delle onde. Non è consentito loro di portare nulla: c'è spazio solo per le taniche di benzina del motore (ma spesso neanche per quelle). A volte i trafficanti lasciano un telefono e un gps, altre volte è uno dell'organizzazione a guidare il mezzo fino alle coste italiane e al momento del recupero si confonde tra i migranti sulla barca. Se tutto procede bene, vengono individuati dalle navi ONG o dai mezzi di Frontex entro qualche ora dalla partenza. Se si trovano a meno di 12 km dalla costa vengono riportati indietro dalle barche della Guardia Costiera libica. La Repubblica 28/05/2016, Il Corriere 2/09/2016


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I numeri del 2016

I migranti nel Mediterraneo 2016

387.487 181.436 173.450

Luglio 2017

101.314 84.950 9.566

Libia-Italia Turchia-Grecia

23% dalla Siria

12% dalla Guinea

12% dall'Afghanistan

10% dalla Nigeria

10% dalla Nigeria

10% dalla Costa d'Avorio

8% dall'Iraq

9% dal Bangladesh

6% dall'Eritrea

8% dalla Siria

4% dalla Guinea

7% dal Gambia

4% dalla Costa d'Avorio

6% dal Marocco

3% dal Gambia

5% dal Senegal

3% dal Pakistan

4% dal Mali

3% dal Senegal

3% dall'Iraq

UNHCR Refugee Portal Mediterranean Situation 2017


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Le richieste asilo nel 2016 2015

1.321.560

2016

1.171.138

745.545 in Germania

123.482 in Italia

85.224 in Francia

66.167 in Turchia

51.091 in Grecia

42.073 in Austria

29.423 in Ungheria

28.293 in Svezia

29.423 in Ungheria

19.928in Belgio

Asylum Trends EASO 10/2016, Asylum Information Database 01/2017

4% sono Minori Stranieri Non Accompagnati

22% dall'Afghanistan 12% dall'Eritrea 10% dal Gambia

La Germania ha da sempre una politica migratoria inclusiva, ma molto severa. Nel 2015 i tedeschi hanno accolto circa un milione di migranti, la cifra più alta d’Europa: gli immigrati ammessi sono in genere "altamente qualificati" (il Medio Oriente è più progredito rispetto all'Africa), e vanno a comporre la forza lavorativa di cui ha bisogno il paese per mantenere stabile la propria economia. I nuovi arrivati del 2015-2016 hanno abbassato l'età media della popolazione estera a 37 anni, contro i 39 dei due anni precedenti (l'età media dei tedeschi è di 44 anni e molti lavoratori sono prossimi alla pensione). Per agevolare il "ricambio" sono stati adottati programmi professionali rivolti ai giovani disoccupati europei tra i 18 e i 35 anni, sono stati istituiti dei corsi di lingua gratuiti, è stato semplificato il riconoscimento dei titoli di studio e le procedure per rilasciare i visti per motivi di lavoro sono state velocizzate. La Germania, come anche l'Italia, ha bisogno di immigrati.


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I numeri del 2016

Arrivi in Italia

Arrivi in Grecia

2015

387.487

1.046.600

2016

181.436

173.450

22% dalla Nigeria

6% dal Senegal

47% dalla Siria

12% dall'Eritrea

5% dal Mali

24% dall'Afghanistan

7% dalla Guinea

5% dal Sudan

15% dall'Iraq

7% dalla Costa d'Avorio

4% dal Bangladesh

3% dall'Iran

7% dal Gambia

4% dalla Somalia

Trend arrivi nel Mediterraneo — confronto 2015/2016/2017 250.000

5 mila

200.000

4

150.000

3

100.000

2

50.000

1

0 Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic

Missing Migrants Project luglio 2017, Refugee Response Plan UNHCR

Morti e dispersi


27 12.164 in Puglia 4.871 in Campania

8.021 in Sardegna

113.000 sulle coste greche

41.000 Isola di Lesbo

12.000 Isola di Chios

30.790 in Calabria

4.000 Isola di Samos 2.000 Isola di Kos

117.162 in Sicilia

Età media 22 anni

Paese di imbarco

M 71% F 13% Minori 16%

Età media 26 anni

Turchia M 42% F 21% Minori 36%

90% Libia 6% Egitto 4% altri

28.000 minori sbarcati 25.846 non sono accompagnati

M 80%

Paese di imbarco

23.700 minori sbarcati 2.400 non sono accompagnati

76%

Ha subito torture

14%

53%

È stato trattenuto contro la propria volontà da persone armate

8%

52%

Ha lavorato senza essere pagato in seguito a minacce

4%

47%

Ha lavorato o ha compiuto attività contro la propria volontà

2%

3%

Ha ricevuto offerte di denaro in cambio di sangue o organi

F 55%

Come viaggiano i migranti? IT-GR

0,9%

F 11%

Quanto è durato il viaggio? IT-GR

viaggia solo

70% 28%

2 settimane

14% 0%

con amici

18% 28%

1-3 mesi

25% 15%

con familiari 12%

3-6 mesi

25% 35%

> 6 mesi

35% 50%

46%

M 15%

Refugee Response Plan UNHCR, European Commission, Turkey Refugees crisis, Amnesty International, European Commission State of Play report 2016.


28

I piani dell'Unione Europea

L'accordo UE-Turchia Il 20 marzo 2016 è entrato in vigore l’accordo sui migranti firmato dall’UE con la Turchia: per far fronte all'alto numero di migranti bloccati in Grecia in seguito al ripristino delle frontiere interne dei paesi dell'Est Europa, e dei continui arrivi sulle isole, è stato stabilito che ogni profugo sulla rotta balcanica sarà rimandato in Turchia, dove presenterà domanda d’asilo presso le autorità greche. Chi non si attiene, e chi dopo aver fatto richiesta deve aspettare l'esito, viene inviato in Turchia, da cui sarà rimpatriato o potrà tornare in Europa una volta accolta la domanda. Ogni profugo sarà ricollocato quando si libererà un posto in UE, cioè quando ne sarà espulso un altro. Questo l’accordo, al prezzo di 3 miliardi di euro (di cui 667 mila già trasferiti) ed il riavvio dei negoziati per la liberalizzazione dei visti turchi in Europa. L'intesa è stata rinnovata anche nel 2017: la Turchia, con i continui attacchi terroristici, non è un paese sicuro per i 3 milioni circa di rifugiati presenti e di certo non aiuta il clima di repressione instaurato dal presidente Erdogan. Internazionale 18/03/2016, Rai News

Gli sbarchi nel 2016 - IT/GR 60.000 40.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0

Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic Refugee Response Plan UNHCR


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Il piano dei ricollocamenti A settembre 2015 la Commissione UE approva il programma dei ricollocamenti: 160.000 migranti dovranno essere trasferiti da Italia e Grecia verso altri paesi UE entro 2 anni. Il piano non funziona: ci sono enormi ritardi nell’offerta dei posti e nella convalida delle richieste, anche perché gli Stati che collaborano hanno un profilo ben preciso dei rifugiati che vogliono accogliere. Il primo step comprendeva 98.255 persone: solo il 10% è stato ricollocato.

Totale Stati UE

18

23

25

Da ricollocare

34.953

63.302

98.255

Ricollocati

6.896

13.973

20.896

Mancano

28.057

49.392

77.386

6.896 ricollocati

State of Play Report - 9/06/2017

21.193 posti, secondo gli impegni ufficiali presi da 25 paesi UE Liechtenstein, Islanda, Austria, Regno Unito, Ungheria, Polonia e Danimarca non collaborano. Meno della metà è stata effettivamente ricollocata.

13.973 ricollocati 39% in Germania

23% in Francia

12% in Norvegia

21% in Germania

9% in Finlandia

9% in Olanda

9% in Olanda

8% in Portogallo

9% in Svizzera

7% in Finlandia

5% in Francia

5% in Spagna


30

Sondaggio

Paura dei rifugiati: cosa ne pensa l'Europa? I risultati del sondaggio condotto su 10 paesi europei (Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna, Svezia, Polonia, Ungheria, Grecia, Regno Unito) svolto dal Pew Research Center a luglio 2016. Il 48% degli intervistati ha un'opinione negativa dei Rom.

87% in Italia

Il 16% degli intervistati ha un'opinione negativa degli ebrei.

55% in Grecia

Il 58% pensa che i 78% in Grecia musulmani non vogliano integrarsi nella società. 76% in Ungheria 68% in Spagna

Il 32% pensa che i musulmani si adattino al nostro modo di vivere.

43% in Francia e Svizzera

Il 59% è convinto che i rifugiati aumentino le probabilità di terrorismo.

76% in Ungheria

Il 50% è convinto che i rifugiati riscuotano più benefici sociali e lavorativi dei locali.

85% in Ungheria

Il 36% crede che un alto numero di rifugiati non favorisca il terrorismo.

55% in Francia e Svizzera

Il 41% non pensa che i rifugiati abbiano un impatto negativo sull'economia.

62% in Svezia

Il 57% dubita che commettano maggiori crimini di altri stranieri.

84% in Spagna

Culture diverse rendono il paese un posto migliore in cui vivere?

36% si

Il 45% degli intervistati ha un'opinione negativa dei musulmani.

72% in Ungheria

37% è uguale 23% no

69% in Italia 66% in Polonia

71% in Polonia 61% in Germania

51% in Olanda 41% in Polonia

74% in Francia 66% in UK

67% in Grecia 64% in Ungheria

32% in Ungheria 24% in Polonia

42% in Olanda 33% in Polonia

75% in Polonia 72% in Grecia

59% in Germania 50% in Spagna



/vieni con me La collana di 32esimi dedicata alle migrazioni umane

1 Migrare

Sfollati, profughi, clandestini, rifugiati: gli aiuti umanitari, il diritto di asilo, le protezioni internazionali, i paesi che li accolgono.

2 Focus Storico

La storia recente dei paesi dei profughi: l'Africa e il Medio Oriente, i regimi, il terrorismo, la povertĂ .

3 Il viaggio

Le rotte per il Mediterraneo e i Balcani, i trafficanti, gli abusi, le frontiere, i morti e i dispersi di un viaggio della speranza.

4 Benvenuti in Italia

I soccorsi in mare, le storie, i centri di accoglienza e i rifugi informali, i minori stranieri non accompagnati, le vittime di tratta.

5 L'integrazione

Gli immigrati ci rubano il lavoro? Quanto siamo "open mind"? Il razzismo sui social e alcune proposte di design sociale.

6 S.A.R.

Search and Rescue Activities: chi e come salva la vita ai migranti nel Mediterraneo.


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