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Cinzia Bongino
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xenofilia una ricerca sullo stato dell'immigrazione in Italia e nel mondo
di Cinzia Bongino
relatore Fabio Guida Laurea in Design e Comunicazione Visiva febbraio 2017
Font Zurich Georgia Carta Recycled 120gr Classic Demimatt 300gr + plastificazione opaca Stampa e rilegatura pixarprinting
Indice Introduzione
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11-13
MIGRARE 16-17 18 20 21-23
Mappa delle migrazioni Definizione I migranti nel mondo Le teorie della migrazione
25
LE MIGRAZIONI FORZATE 26-27 28 29 30-31 32-35
Mappa Definizione Le diaspore Vocabolario I migranti forzati
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DIRITTO DI ASILO Definizione Dichiarazione Universale dei Diritti Umani Convenzione di Ginevra Convenzione dell'Organizzazione dell'UnitĂ Africana Dichiarazione di Cartagena Convenzione di Roma e di New York
49
ORGANIZZAZIONI UMANITARIE 50-51
UNHCR, UNRWA, IOM
47
38 39-42 43-44 45 46 47
FOCUS STORICO Introduzione Mappa dell'Africa Gambia Nigeria Mali Somalia Eritrea Libia D.R.C.
54-57 58-59 60 61 62 63 64 65 66 67
Mappa del Medioriente Afghanistan Bangladesh Kurdistan Siria Yemen Iran Iraq Libano Mappa dell'Europa Crimea Mappa del Sud America Colombia
68-69 70-71 72 73 74-75 76 77 78 79 80 81 82 83
7
85
IL VIAGGIO Definizione Mappa delle rotte migratorie per l'UE La rotta balcanica Il viaggio dei migranti africani I social network e i trafficanti I centri di detenzione in Libia Il viaggio in mare
102
IN EUROPA L'Area Schengen I migranti sulle coste italiane e greche Accordo UE-Turchia I ricollocamenti Cosa ne pensa l'Europa Da cosa scappano i profughi africani
115
116-117 118-119 120-123 124-125 126-128 129 130-134 135 136-137 138 139 140-141 142-143 144-145
MSNA Definizione I traffici di minorenni
8
104-105 106-109 110 111 112 113
BENVENUTI IN ITALIA Mare Mostrum Definizione Il recupero in mare Mappa dell'Italia L'approccio hotspot I centri di accoglienza Le richieste asilo Il fenomeno del caporalato I progetti SPRAR Gli ordini di espulsione Sondaggio fra gli italiani I rifugi informali I permessi di soggiorno Gli stranieri in Italia
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86-87 88-89 90-93 94-95 96-99 100 101
148-149 150-153
155
APPENDICE Linea del tempo Gli italiani emigrati I modelli di integrazione
169
156-157 160-161 162-167
COSA PUĂ’ FARE IL DESIGN Il design sociale I progetti di design sociale Le interviste Brainstorming Proposte di progetto Critiche
170-171 172-177 178-188 189 190-194 195
Conclusioni e ringraziamenti Fonti
197-201 202-203
9
10
Migrante Ăˆ colui che si allontana, si sposta, cerca un posto migliore in cui vivere; spesso non torna piĂš da dove è partito.
11
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Oggi la parola migranti è sinonimo di profughi, rifugiati, criminali, poveri, portatori di virus o terrorismo, nemici. La figura di chi vuole costruirsi una nuova vita lontano da guerre e sofferenze, è alla ricerca di nuovo lavoro o desidera ricominciare altrove, è strumentalizzata dai media e distorta dalle chiacchiere popolari, trasformata in caprio espiatorio, identificata come diversa e inferiore quando non comprende la lingua, non rispetta le convenzioni sociali o appartiene ad una specifica etnia. Ma come spesso ci scordiamo, tutti i popoli sono stati migranti nella Storia: per sopravvivere, espandere i propri confini, esplorare lo sconosciuto, per cambiare vita. È stata una scelta a volte libera, a volte obbligata dalla natura o dall’uomo. America, Australia, Nuova Zelanda e alcuni territori dell’Africa sono nati da immigrati europei che direttamente o meno hanno eliminato la popolazione autoctona. Ciò che è comune a tutti i casi è la ragione per migrare: migliorare la propria condizione. Il processo di integrazione nel un nuovo Paese è la parte difficile, ancor più del viaggio. Ci si scontra con una realtà nuova, differente dalla quale si è sempre vissuto (shock culturale), e l’accoglienza non è sempre delle migliori: gli abitanti del luogo sono spesso diffidenti, hanno preconcetti e comportamenti discriminatori. È un problema che ha aspetti politici, economici e sociali, e non dovrebbero essere aiutati solo gli immigrati, ma anche i locali: è comodo affermare di “avere la mente aperta”, se durante l’anno si compiono viaggi all'estero, mentre nel proprio paese si rimane chiusi al dialogo con culture diverse dalla propria.
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14
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MAPPA DELLE MIGRAZIONI 2015
NORD AMERICA 361 milioni di i abitanti, di cui 54 milioni immigrati
8 mln
immigrati in Italia
47 mln immigrati negli USA
12 mln
migranti messicani diretti negli Stati Uniti
SUD AMERICA 642 milioni di abitanti, di cui 9 milioni immigrati
16
1
2
3
4
12 mln
i
Fonti: International Migration Report 2015 by United Nations, Worldometers
EUROPA 739 milioni di abitanti, di cui 76 milioni immigrati
ASIA 4,4 miliardi di abitanti, di cui 75 milioni immigrati
Il Giappone non concede l’immigrazione a lungo termine
AFRICA 1,2 miliardi di abitanti, di cui 21 milioni immigrati.
OCEANIA 40 milioni di abitanti, di cui 8 milioni immigrati
7,45 mld
244 mln
popolazione mondiale
migranti nel mondo
48%
52%
39 anni etĂ media
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Il termine ‘migrazione’ indica uno spostamento individuale o collettivo da un luogo d’origine (emigrazione) a un luogo di destinazione (immigrazione). Considerando solo la migrazione umana, e intendendo gli spostamenti come spostamenti territoriali, questo concetto assai ampio di migrazione fa riferimento a qualsiasi cambiamento dello ‘spazio di vita’, inteso come porzione dello spazio in cui l’individuo esplica le sue attività. V. Courgeau, 1980, Vocabolario Treccani
È importante intendere le migrazioni come spostamento in cui si devono attraversare confini politici o amministrativi (regioni o nazioni) e non i trasferimenti casa-lavorotempo libero: si tratta quindi di migrazioni internazionali. I motivi che spingono a trasferirsi sono diversi per ogni persona, ma possono essere raggruppati in quattro categorie.
Motivi politici Fuga da guerre, persecuzioni, abusi, discriminazioni religiose o etniche.
Motivi economici La ricerca di un lavoro oppure l’avanzamento della propria carriera oltreconfine.
Motivi sociali Riavvicinamento con familiari o amici che si sono trasferiti.
Motivi ambientali Ci si sposta a causa di eventi catastrofici naturali o provocati dall’uomo.
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— MIGRARE
fotooooo
19
Dove sono i migranti internazionali nel mondo?
Paesi di origine
Paesi di destinazione
India
USA
Messico
Germania
Russia
Russia
Cina
Arabia Saudita
Bangladesh
Regno Unito
Pakistan
Emirati Arabi Uniti
Canada
Canada
Filippine
Francia
Siria
Australia
Regno Unito
Spagna
Afghanistan
Italia
4 5 6 7
10 12
16mln
6 7 8 9 10
12 mln
72%
20%
+41%
60%
è in età da lavoro
ha meno di 20 anni
aumento dei migranti internazionali dal 2001
dei migranti si concentra in 20 paesi nel mondo
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Le teorie dell’immigrazione
La causa principale dell’immigrazione è denominata “pressione demografica differenziale”, ovvero la relazione fra l'aumento della popolazione e del reddito di un determinato paese. Si verifica una condizione di squilibrio fra provenienza e destinazione quando quest’ultima ha una forza di attrazione dettata da un reddito medio più alto, maggiore integrazione sociale ed economica degli immigrati e più offerta di lavoro. È da notare come nei paesi sviluppati ci sia un rifiuto generale da parte dei lavoratori nello svolgere mansioni considerati di livello “inferiore”, come lavori di manodopera o con salari bassi, anzi c’è la diffusa convinzione che siano adatti a immigrati, perché si accontentano di un guadagno minimo (comunque superiore rispetto a quello che avrebbero ottenuto in patria) o perché hanno la necessità di inviare sostegni ai familiari rimasti a casa. Anche per queste ragioni si forma la migrazione di ritorno: se non si trova lavoro, o una volta trovato si raggiunge il capitale necessario, si torna nel contesto familiare. Oltre alla necessità di un lavoro, esistono altri obbiettivi di “status” che spingono a cambiare città: si è in cerca di ricchezza, comfort, autonomia, libertà.
Corrado Gini statistico, economista e sociologo italiano
Chi intende trasferirsi in un’altra nazione presenta caratteristiche fisiche e caratteriali più simili al paese di destinazione che a quello di origine: si parla quindi di “socializzazione anticipatoria”. Everett Lee sociologo americano
Nella sua teoria del 1966, divide i partenti a seconda del loro livello socioculturale: se il livello è superiore alla popolazione originaria e lo spostamento non è obbligato da necessità economiche, si parla di selettività positiva, altrimenti negativa. Wilbur Zelinsky geografo culturale
— MIGRARE
Nel suo Migration Transition Model confronta l’aumento degli spostamenti con la crescita demografica: più la società progredisce, raggiungendo un alto livello di integrazione, più gli spostamenti saranno mirati ed equilibrati.
Fonte: Movimenti migratori, a cura di Nora Federici, Enciclopedia delle scienze sociali, Treccani - 1996
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Le persone “in movimento” sono soprattutto giovani con prospettive di vita maggiori
C'è integrazione quando
Abbassano la mortalità dei paesi di arrivo, ma allo stesso tempo aumentano quella da cui partono, poiché rimangono i vecchi: è anche vero però, come nel caso dell’immigrazione Sud-Nord italiana, i giovani che emigrano provengono da un’area geografica con maggiore fecondità. Gli immigrati portano crescita economica in entrambi i poli di spostamento: il paese che li accoglie guadagna servizi, prodotti, manodopera, scambi culturali e crescita psicologica. Allo stesso tempo i migranti aumentano la propria esperienza (lavorativa e non), trovano un lavoro e ottengono un salario di cui una parte viene inviato sotto forma di rimessa alle famiglie (che va a formare il capitale di ritorno). Tralasciando la questione monetaria, il cambiamento porta sempre benefici in termini di crescita personale: il confronto con una cultura diversa e il miglioramento delle proprie qualifiche e conoscenze. Essere catapultati in un nuovo ambiente dona libertà e possibilità, e tutto viene facilitato se il nuovo contesto ha caratteristiche simili al proprio: in questo caso i due mondi si incontrano e si compenetrano, apportando guadagno ad entrambe le nature.
L’immigrato si inserisce nella società apprendendo le leggi che la regolano e conoscendone usi e costumi: è un processo lungo, perché va affrontato sotto il lato economico e sociale.
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L’incontro può generare anche un’integrazione fisica: i matrimoni misti modificano i caratteri fisici e antropologici della popolazione. Ovviamente la completa integrazione non è sempre possibile: spesso se una cultura è più avanzata, o è opposta a quella locale, la minoranza tenderà a mantenere le proprie peculiarità creando una comunità nella comunità. Questo processo graduale può essere accettato (ad es. le comunità cinesi o musulmane nei distretti nelle grandi città) o discriminato, dando origine a conflitti e persecuzioni (razzismo). Xenofobia e preconcetti nascono quando ci sono grandi esodi da paesi in guerra: le migrazioni politiche causano sempre tensioni sociali perché la popolazione ospitante teme che il terrorismo possa arrivare con gli immigrati, atteggiamento istigato anche dal linguaggio dei media.
Le migrazioni possono non essere definitive
Le persone tendono a spostarsi verso il nord, rincorrendo il sole
Le migrazioni periodiche sono perlopiù individuali, mentre quelle definitive possono coinvolgere un gruppo familiare (si parla di ricongiungimento se i componenti si muovono in tempi successivi). Le cause sono di natura lavorativa (contratti stagionali), familiare (per rivedere i propri cari) o abitativa (il luogo di partenza si è sviluppato). Chi emigra è nella maggior parte dei casi un maschio in età lavorativa; bassa è invece la percentuale di anziani che emigrano, i quali si spostano con i gruppi familiari o nei flussi di ritorno, rientranti dopo un lungo periodo trascorso all’estero. L'emigrante possiede un medio livello di istruzione, ma spesso non riesce a trovare sbocchi lavorativi nel proprio paese: viceversa chi giunge in luoghi tecnologicamente ed economicamente arretrati spesso proviene da paesi più progrediti, per seguire dei lavori e coordinare la manodopera locale. Se ad emigrare sono persone qualificate, provenienti da un paese con standard inferiori rispetto a quello di destinazione, si parla di “brain drain”, fuga di cervelli: gli Stati Uniti e alcuni paesi europei sono un polo di attrazione per asiatici e negli ultimi anni anche africani.
ll divario economico e demografico tra Nord e Sud del mondo rendono l’America e l’Europa terre promesse di libertà e giustizia civile per chi fugge dall’Africa e Medio Oriente. Dal 1880 le migrazioni intercontinentali si sono intensificate grazie ai progressi tecnologici nel campo dei trasporti: ciò ha causato un notevole afflusso di immigrati, tanto che alcuni Paesi hanno deciso di “proteggersi” istituendo limiti di accesso in base alle etnie, favorendo la discriminazione razziale (Stati Uniti, Quota Act, 1921). Altri invece hanno deciso di abbattere le barriere favorendo la libera circolazione interna di merci e persone (Comunità Europea e Convenzione di Schengen, 1985), e sfruttando la manodopera a basso costo straniera (crollo dei regimi comunisti, 1989). Oggi la migrazione non è più diretta solo verso le città urbanizzate. Quando c’è un’avanzata fase di sviluppo della metropoli si parla di economia postindustriale: le produzioni vengono decentrate e il territorio maggiormente valorizzato, e le persone si trasferiscono verso paesi di media e piccola grandezza nei dintorni nella città più produttiva. Nascono le aree metropolitane, una soluzione alle conseguenze sociali e ambientali causate dal sovraffollamento (inquinamento, criminalità, droga, violenze).
23
24
F
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LE MIGRAZIONI FORZATE 2015
Migranti ricollocati Integrazione Rifugiati Paesi in cui sono accolti Paura Alta % di sfollati e profughi Emergenza Richiesta aiuti umanitari Crisi Guerre in corso Conflitti armati
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Fonti: UNHCR Global Trends 2015: Forced Displacement and Global resettlement, Missing Migrants Project.
I paesi piĂš e meno sicuri secondo il Global Peace Index 2016 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Islanda Danimarca Austria Nuova Zelanda Portogallo Repubblica Ceca Svizzera Canada Giappone Slovenia
153 154 156 157 158 159 160 161 162 163
Libia Sudan Ucraina Rep. Centrafricana Yemen Somalia Afghanistan Iraq Sud Sudan Siria
244 mln
65,3 mln
24 persone al minuto
migranti nel mondo
i migranti forzati
sono costrette a lasciare la propria casa. 34.000 persone al giorno. Oltre 1 mln al mese.
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Le migrazioni forzate sono spostamenti di persone dentro o al di fuori dei confini nazionali dovuti a cause non volontarie.
La definizione contiene molte sfaccettature: secondo l'Associazione Internazionale per gli Studi sulla Migrazione Forzata si tratta di "un termine generico che si riferisce al movimento di richiedenti asilo o profughi interni, che si spostano a causa di un conflitto o di un disastro ambientale, di un incidente nucleare o chimico o carestie". La migrazione forzata è un fenomeno complesso e articolato: si possono individuare tre cause separate anche se spesso i fattori sono relazionati.
Conflitti Violenza, persecuzioni, discriminazioni politiche, religiose, guerre civili: i rifugiati e migranti politici attraversano i confini per chiedere asilo in territori sicuri.
Progetti di sviluppo Progetti o politiche che hanno danneggiato la vita dei locali invece che migliorarla: ad esempio la costruzione di grandi infrastrutture ai danni di foreste e villaggi preesistenti.
Disastri Accadimenti naturali (terremoti, esondazioni, tsunami) e indotti dall'uomo (esplosioni nucleari, desertificazione, land grabbing, deforestazione): in entrambi i casi i migranti non hanno piĂš un posto a cui tornare.
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Le diaspore
dal verbo greco διασπείρω, disseminare
La parola diaspora descrive la migrazione di un intero popolo costretto ad abbandonare la propria terra per disperdersi in diverse parti del mondo. Spesso confuso con il termine migrazione, è in realtà un movimento forzato di un gruppo di persone con caratteri omogenei (ad es. gruppo religioso e/o etnico) che si è assicurato la sopravvivenza in una terra straniera, ma che desidera fortemente poter tornare a casa.
— l'Olocausto, il genocidio perpetrato dalla Germania di Hitler verso tutte le categorie ritenute "indesiderabili" (persone omosessuali, malati di mente, disabili, gruppi etnici come rom, sinti, gli abitanti degli stati dell''est Europa occupati, ecc.) che portò alla morte di circa 15 milioni di persone in pochi anni, tra cui 5-6 milioni di ebrei; — le deportazioni sovietiche dei dissidenti e ribelli politici contro il potere comunista nei Gulag, i campi di lavoro forzato istituiti dalla polizia dell'URSS tra il 1920 e il 1960, con il massimo picco durante gli anni delle "Grandi Purghe" dello stalinismo in cui erano reclusi oltre 2,5 milioni di persone, molte delle quali di religione ebraica, anche di alto lignaggio e posizione politica; — dal 2011 circa 11 milioni di siriani hanno lasciato le loro case per scappare dal conflitto interno: si tratta di circa la metà della popolazione totale del Paese.
— MIGRAZIONI FORZATE
— la prima diaspora ebraica intorno all'VIII-VI secolo a.C, in seguito alla conquista persiana dei territori babilonesi (gli ebrei erano già stati vittime di persecuzioni in Egitto sotto il regno di Ramsete II). La loro sorte non migliora neanche in Europa: le comunità sono vittime di continue espulsioni a causa di pregiudizi e colpe primordiali, quali la crocifissione di Gesù e la peste; — la cacciata di circa 300 mila moriscos (i discendenti dei musulmani costretti a farsi cattolici al momento della Reconquista) dalla Spagna, ordinata dal re Filippo III all’inizio del XVII secolo; — la tratta degli schiavi dall'Africa all'America e Inghilterra per la coltivazione del cotone, tra il XVI e il XIX secolo, con almeno 15 milioni di africani trasferiti non solo nel Nuovo Mondo, ma anche in Medio Oriente, nel Golfo Persico e in Europa; — nel 1685 circa 200 mila ugonotti vengono costretti alla fuga dalla Francia di Luigi XIV dopo la revoca dell’editto di Nantes, con il quale 87 anni prima Enrico IV ne aveva concesso la libertà religiosa;
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VOCABOLARIO
MIGRANTE
RICHIEDENTE ASILO
[part. pres. di migrare ]
dal Glossario della Carta di Roma 2012
Che migra, si sposta verso nuove sedi. Popoli, gruppi etnici, una o più persone che si muovono quindi al di fuori dei confini della propria Nazione.
«È lo straniero che al di fuori dal proprio paese presenta in un altro stato domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, o per ottenere altre forme di protezione internazionale. Fino al momento della decisione finale da parte delle autorità competenti egli è un richiedente asilo ed ha diritto di soggiornare regolarmente nel paese in cui si trova. Il richiedente asilo non è un migrante irregolare, anche se può giungere nel paese d’asilo senza documenti».
PROFUGO [dal lat. profùgus, der. di profugére «fuggire»]
Persona costretta ad abbandonare la casa e la patria in seguito ad eventi bellici, a persecuzioni politiche o razziali, oppure a cataclismi. È profugo chi fugge al di fuori dei confini della propria nazione.
SFOLLATO
RIFUGIATO
[part. pass. di sfollare]
[part. pass. di rifugiarsi]
Chi ha dovuto allontanarsi dal luogo di residenza abituale per circostanze dipendenti dallo stato di guerra o da altre calamità. È sfollato chi fugge all’interno dei confini della propria nazione.
Dall’art. 1 della Convenzione di Ginevra del 1951: «Lo status di rifugiato è rilasciato ad ogni individuo che nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può, o per timore della propria incolumità non vuole domandare la protezione nel detto Stato».
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EXTRACOMUNITARIO
APOLIDE
[comp. di extra- e comunitario]
[dal greco dal gr. ápolis -ólidos, privo di pólis “città, stato”]
Dall’art. 1 della Convenzione sullo status degli apolidi del 1954: il termine “apolide” indica una persona “che nessuno Stato considera come suo cittadino in base al proprio ordinamento’’. Può definirsi apolide qualsiasi persona priva di cittadinanza fin dalla nascita (e che non ne abbia acquisito una) oppure che ne è stata privata ad esempio in seguito ad eventi politici o bellici.
MIGRANTE IRREGOLARE
CLANDESTINO
Persona priva del permesso di soggiorno ed entrata irregolarmente nel territorio dello Stato eludendo i controlli alla frontiera; persona entrata regolarmente con visto turistico o per lavoro con il decreto flussi, ma si è trattenuta oltre la scadenza del permesso; persona che non ha lasciato il paese di arrivo anche dopo che questo ha ordinato il suo allontanamento dal territorio nazionale. È considerato regolare il migrante in possesso di valido permesso di soggiorno.
[dal lat. clandestinus, «di nascosto»]
Straniero entrato in un paese senza regolare permesso di soggiorno, o dopo la scadenza di quest’ultimo continua a risiedere sul territorio senza rinnovarlo. Gli stranieri irregolari vanno espulsi o accompagnati alla frontiera.
Definizioni raccolte da: Treccani, Parlarecivile.it, Wikipedia, Convenzione di Ginevra 1951, Convenzione sullo Status di Apolide 1954.
— MIGRAZIONI FORZATE
Che non fa parte dell’Unione Europea; coloro che emigrano da paesi economicamente disagiati (da regioni dell’Africa e dell’Asia) negli stati dell’Unione Europea in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita. Al giorno d’oggi la parola ‘extracomunitario’ non si riferisce più soltanto a una condizione giuridica, ma è diventata una categoria di pensiero che genera esclusione sociale. L’uso discriminato del termine è rivolto per esempio anche ai Rom, che però fanno parte dell’UE.
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I MIGRANTI FORZATI 2015
RICHIEDENTI ASILO
SFOLLATI 40,8 mln +2,8 mln rispetto al 2014
3,2 mln
1 mln circa
+1,4 mln rispetto al 2014
sono minori non accompagnati
55% inondazioni 29% tempeste 12% terremoti
Nel 2015 più della metà dei nuovi sfollati a causa di conflitti e violenze si localizzano in: — Yemen (2,2 mln),
19,2 mln
— Siria (1,3 mln)
sfollati 2015 a causa di disastri naturali
— Iraq (1,1 mln).
Quali aree della Terra sono più colpite da disastri naturali? 55% inondazioni 29% tempeste 12% terremoti
32
8,6 mln sfollati 2015 a causa di conflitti e violenze
Fonte: Global trends: Forced Displacement in 2015 report by UNCHR; IDMC's Global Internal Displacement Report 2016
RIFUGIATI 21,3 mln +1,8 mln rispetto al 2014
48%
52%
28 anni età media
98.400 MSNA
51% sono bambini
Minori Stranieri Non Accompagnati
APOLIDI
5,2 mln
3,7 mln
10 mln
rifugiati palestinesi registrati dall’UNRWA
i migranti apolidi registrati in 78 paesi
è la stima dell'UNHCR su quante persone nel mondo siano prive di cittadinanza. Nel 2014 è stato avviato un action plan per un censimento globale fermare l'apolidia.
rifugiati protetti dall'UNHCR
1,2 milioni di richieste di ricollocamento Solo l'8% dei rifugiati nel mondo è stato ricollocato in altri paesi. Il 20% di questi era apolide. 22% 19% 12% 12% 07%
13 mln sfollati in tendopoli e prefabbricati
Dadaab In Kenia si trova il più grande campo profughi al mondo, il Dadaab, 5 baraccopoli abitate da circa 350.000 persone. L'intero campo si estende per 50 km e si trova vicino al confine somalo. dadaabstories.org
dal Myanmar dall'Iraq dal Bhutan dalla Somalia dalla DCR
— MIGRAZIONI FORZATE
16,1 mln
33
Andamento delle migrazioni forzate nel mondo ● sfollati
mln
● rifugiati
● richiedenti asilo
70 60 50 40 30 20 10 0
2000 | 2001 | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 | 2015
7 6 5 4 3 2 1 0
Paesi con il maggior numero di sfollati (mln) a causa di conflitti.
6,9
4,4
Siria
4
Paesi con il maggior numero di sfollati (mln) a causa di disastri naturali.
6,6
3,7
Colombia
Iraq
3,2
Sudan
2,5
Yemen
3,6 2,6
3
2,2
2
1,6
1 0 India
Cina
Nepal
Filippine
Myanmar
Dove si trovano gli apolidi?
i diritti negati a chi non ha una cittadinanza
1 000
34
Siria
Rep. Dominicana
Lettonia
migliaia
Zimbabwe
200
Thailandia
400
Myanmar
600
Costa d'Avorio
800
— ricevere istruzione — assistenza sanitaria — avere uno stipendio — sposarsi — visitare altri paesi
Unhcr Global Trends 2015
51% dei rifugiati nel mondo
Dove si dirigono i rifugiati? 4,9 mln
2,5 mln
Siria
Turchia 1,6 mln
1,7 mln
Pakistan
Afghanistan 1,1 mln
1,1 mln
Somalia
Libano
776 mila
979 mila
Sud Sudan
Iran 740 mila
Etiopia
I profughi cercano di fare richiesta asilo nel paese che vogliono raggiungere, e non nel primo in cui hanno messo piede o sono sbarcati. Nel farlo diventano migranti illegali.
664 mila
Giordania 553 mila
Kenia
Dove fanno richiesta asilo i profughi?
Siria 240 mila
Afghanistan 204 mila
Iraq 175 mila
Ucraina 68 mila
Albania
442 mila
Uganda
Germania 173 mila
USA 156 mila
Svezia 152 mila
Russia 133 mila
Turchia
11% 11% 09% 08%
Messico El Salvador Guatemala Honduras
— MIGRAZIONI FORZATE
308 mila
477 mila
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DICHIARAZIONI
D
ART. 1
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T T
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ART. 5
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ART. 6
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Il diritto di asilo è un'antica nozione giuridica in base alla quale una persona perseguitata nel suo paese d'origine può essere protetta da un'altra autorità sovrana in un paese straniero o può chiedere protezione in una chiesa, come avveniva nel Medioevo.
Per tutta l'antichità, i templi, e dal VI secolo le chiese cristiane, sono sempre stati il luoghi per chiedere protezione da nemici. Il richiedente asilo doveva consegnare le armi e sottomettere all'autorità del clero: solo così la condizione veniva riconosciuta anche dallo Stato, e reati come l’omicidio, la lesa maestà, la violazione della fede cattolica, l’adulterio potevano essere sollevati. Un esempio classico è quello di Fra' Cristoforo nei "Promessi Sposi": uccide un uomo in un duello e si rifugia in una chiesa di cappuccini. Solo con il consolidarsi degli Stati europei nell'800 si inizia a parlare di un vero e proprio "asilo territoriale" e quindi dipendente dallo Stato e non solo dalla Chiesa, ma è con la Convenzione di Ginevra del 1951 che viene stabilita una chiara definizione dello status di rifugiato, e i diritti e doveri che ne conseguono. In Italia il diritto d'asilo nelle chiese viene abolito nel 1850 con le Leggi Siccardi, emanate dal Regno di Sardegna per eliminare i privilegi del clero. È comunque garantito dallo Stato grazie alla Costituzione, in vigore dal 1948, lo stesso anno della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
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«Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.» art. 10 comma 3 della Costituizione Italiana
Dichiarazione universale dei diritti umani
Parigi, 10 dicembre 1948 Anche se la dichiarazione è stata proclamata dall’Assemblea delle Nazioni Unite e vale per tutti i popoli di tutte le nazioni e non solo i 193 stati membri delle Nazioni Unite (non ne fanno parte lo Stato del Vaticano, lo Stato di Palestina e Taiwan), non garantisce comunque che tutte le persone abbiano una coscienza civile e vivano rispettando gli altri. Le motivazioni che spingono a prendere parte a guerre e a combattere il diverso sono oscure e profonde, mosse da un credo, un dio alleato degli interessi dei più potenti, una tradizione che bisogna rispettare, un rancore alimentato da soprusi e violenze, una brama di potere economico e controllo del petrolio.
La Dichiarazione è stata elaborata negli anni tra il 1946 e il 1948 dalla Commissione per i Diritti Umani dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, in risposta ai danni e agli orrori della Seconda Guerra Mondiale. È uno dei documenti di base dell’ONU insieme allo Statuto del 24 ottobre 1945, che ne definisce la nascita e ne delinea la struttura, gli scopi, i membri e la normativa.
ARTICOLO 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. ARTICOLO 2
ARTICOLO 3
ARTICOLO 5
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o punizione crudeli, inumani o degradanti.
ARTICOLO 4
Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.
Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.
— DIRITTO DI ASILO
ARTICOLO 6
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ARTICOLO 7
ARTICOLO 11
ARTICOLO 14
Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.
Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.
Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere godere di asilo dalle persecuzioni in altri paesi.
ARTICOLO 8
Ogni individuo ha diritto ad un’effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.
Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetuato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso. ARTICOLO 12
ARTICOLO 9
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.
Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesione del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze.
ARTICOLO 10
Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonché della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta.
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ARTICOLO 13
Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.
Questo diritto non potrà essere invocato qualora l’individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.
ARTICOLO 15
Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.
ARTICOLO 16
ARTICOLO 19
ARTICOLO 22
Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all’atto del suo scioglimento.
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.
La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.
ARTICOLO 20
Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica. Nessuno può essere costretto a far parte di un’associazione.
ARTICOLO 17
Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.
ARTICOLO 18
Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.
ARTICOLO 21
Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti. Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese. La volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.
ARTICOLO 23
Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
— DIRITTO DI ASILO
Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
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ARTICOLO 24
Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.
ARTICOLO 25
Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà. La maternità e l’infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devo
L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace. I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.
ARTICOLO 27
Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici. Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.
ARTICOLO 26
Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L’istruzione elementare deve essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
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ARTICOLO 28
Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.
ARTICOLO 29
Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità. Nell’esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell’ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica. Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e principi delle Nazioni Unite.
ARTICOLO 30
Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un’attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuno dei diritti e delle libertà in essa enunciati.cizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.
Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati
Ginevra, 28 luglio 1951 Lo status di rifugiato viene concesso solo allo straniero che ne fa richiesta, dopo una valutazione dei fatti che riguardano lo stato di provenienza, della situazione individuale e un colloquio approfondito con il richiedente. Se avvengono esodi di massa spesso non è necessario eseguire tutta la procedura perché tutte le persone in fuga dallo stesso paese di origine hanno uguali motivazioni, rese ancora più palesi dai media, nel caso di guerre civili o cataclismi climatici. In questi casi lo status di rifugiato è concesso all’intero gruppo di persone. Il protocollo di New York del 1967 estende questi diritti a tutti i rifugiati, non solo a quelli prima del 1951, e si avvale della collaborazione con l’UNHCR (Alto Commissariato della Nazioni Unite per i Rifugiati) per il rispetto e l’applicazione delle norme elencate. Le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949, i due Protocolli aggiuntivi del 1977 e quello del 2005 costituiscono la base del diritto internazionale umanitario, a cui hanno aderito 133 dei 196 paesi del mondo.
Le Convenzioni di Ginevra sono una serie di trattati internazionali firmati nella cittadina svizzera il cui fine è quello di proteggere le persone coinvolte nei conflitti armati. L‘idea nasce da Henri Dunant, uomo d’affari svizzero, che si mobilita dopo aver visto le sofferenze dei soldati piemontesi e austriaci al termine della battaglia di Solferino nel 1859. La prima Convenzione è firmata nel 1864 e regola le condizioni dei militari feriti in guerra. Le successive si rivolgono anche ai prigionieri di guerra, spesso torturati senza regolare processo e ai civili che subiscono danni a seguito di guerre.
ARTICOLO 1
Chiunque, per causa di avvenimenti anteriori al 1° gennaio 1951 e nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi.
— DIRITTO DI ASILO
È da considerarsi rifugiato
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ARTICOLO 2
ARTICOLO 4
Ogni rifugiato ha, verso il paese in cui risiede, doveri che includono separatamente l’obbligo di conformarsi alle leggi, ai regolamenti, come pure alle misure per il mantenimento dell’ordine pubblico.
Gli Stati Contraenti devono concedere ai rifugiati sul loro territorio un trattamentoalmeno pari a quello concesso ai propri cittadini circa la libertà di praticare la loro religione e la libertà d’istruzione religiosa dei loro figli.
ARTICOLO 3
Gli Stati Contraenti applicano le disposizioni della presente Convenzione ai rifugiati senza discriminazioni quanto alla razza, alla religione o al paese d’origine.
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ARTICOLO 16
Ciascun rifugiato può, sul territorio degli Stati Contraenti, adire liberamente i tribunali. Nello Stato Contraente in cui ha la sua residenza abituale, ciascun rifugiato fruisce dello stesso trattamento concesso ai cittadini di detto Stato, per ciò che concerne il diritto di adire i tribunali, comprese l’assistenza giudiziaria e l’esenzione dalla cautio judicatum solvi.
Negli Stati Contraenti in cui il rifugiato non ha la sua residenza abituale, egli fruisce dello stesso trattamento che i cittadini dei paese in cui ha la sua residenza abituale.
ARTICOLO 21
In materia di alloggi, gli Stati Contraenti concedono, per quanto siffatto problema sia disciplinato da leggi e ordinanze o sia sottoposto al controllo delle autorità pubbliche, ai rifugiati che risiedono regolarmente sul loro territorio il trattamento più favorevole possibile e in ogni caso un trattamento non meno favorevole di quello concesso, nelle stesse circostanze, agli stranieri in generale.
Convenzione dell’Organizzazione dell’Unità Africana
Addis Abeba (Etiopia), 10 settembre 1969 Il trattatato è rilasciato dalla Commissione dedicata istituita nel 1963 sempre ad Addis Abeba, per promuovere l’unione e lo sviluppo economico-sociale dei rispettivi Paesi, difendendone l’indipendenza e l’integrità territoriale, eliminando ogni forma di colonialismo. Dal 2002 è sostituita dall’Unione Africana, a cui appartengono tutti gli stati africani ad eccezione del Marocco, che ha lasciato l’OUA nel 1948, anno in cui è stata riconosciuta l’indipendenza del Sahara Marocchino (occidentale). Nel luglio 2016 ha però chiesto ufficialmente di potervi rientrare, anche perchè continua a cooperare con gli altri paesi africani.
ARTICOLO 1
ARTICOLO 2 — ASILO
2 - Il termine "rifugiato" si applica ugualmente ad ogni persona che, a causa di aggressione esterna, occupazione, dominio straniero o gravi turbamenti dell'ordine pubblico in tutto o in una parte del Paese di origine o di cittadinanza, è obbligata ad abbandonare la propria residenza abituale per cercare rifugio in un altro luogo fuori del Paese di origine o di cittadinanza.
3 - Nessuno può essere sottoposto da parte di uno Stato membro a misure quali il rifiuto di ammissione alla frontiera, il respingimento o l'espulsione che lo obbligherebbero a ritornare o a restare in un territorio dove la sua vita, integrità fisica o libertà sarebbero minacciate per i motivi enumerati nell'art. 1, paragrafi 1 e 2.
— DIRITTO DI ASILO
La Convenzione dell'OUA regola gli aspetti relativi ai rifugiati nei paesi africani. In diversi punti è molto più approfondita della Convenzione di Ginevra: vieta il respingimento alla frontiera, esplica meglio l'argomento asilo e il rimpatrio volontario, indica l’ubicazione degli insediamenti di rifugiati, e sottolinea il divieto di svolgere attività sovversive nel paese che li accoglie. Il testo è composto da 15 articoli, di cui i primi 6 delineano i diritti e doveri ottenuti dello status di rifugiato. Il primo articolo è simile a quanto già enunciato della Dichiarazione ONU, con l'estensione di rifugiato ad “ogni persona vittima di aggressione esterna, occupazione, dominazione straniera o eventi che influenzano gravemente l’ordine pubblico”.
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Dichiarazione di Cartagena
Cartagena (Colombia), 19-22 novembre 1984 La Dichiarazione è in vigore nei paesi dell'America Latina: come nella Convenzione OUA, anche qui la definizione di rifugiato è estesa a coloro che fuggono dal proprio Paese, e non soltanto ai profughi che chiedono aiuto. Nonostante la Dichiarazione non sia vincolante, la maggioranza degli Stati applica, di fatto, la sua definizione di rifugiato. Il testo conferma quanto già enunciato nei precedenti documenti, specificandone i dettagli in relazione al contesto sudamericano.
La Dichiarazione è stata approvata dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), dall’Assemblea Generale dell’ONU e dal Comitato consultivo dell’UNHCR. Fu elaborata da rappresentanti di governo e intellettuali messicani e panamensi, in occasione di una crisi internazionale in America Latina.
ARTICOLO 5
ARTICOLO 6
ARTICOLO 13
Riaffermare l'importanza e il significato del principio del nonrespingimento alla frontiera come pietra angolare della protezione internazionale dei rifugiati.
Reiterare ai Paesi di asilo l'opportunità di trasferire i campi e gli insediamenti di rifugiati situati in zone di frontiera verso l'interno del Paese di asilo, ad una distanza ragionevole dalle frontiere, allo scopo di migliorare le condizioni di protezione dei rifugiati, proteggere i loro diritti umani e realizzare progetti di autosufficienza ed integrazione nelle società di accoglimento.
Riconoscere che il ricongiungimento delle famiglie dei rifugiati rappresenta un principio fondamentale che deve ispirare il loro trattamento umanitario nel Paese d'asilo, come pure la concessione di agevolazioni in caso di rimpatrio volontario.
Questo principio imperativo nei confronti dei rifugiati deve essere riconosciuto e rispettato, allo stato attuale del diritto internazionale, come un principio di jus cogens.
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ARTICOLO 8
Fare in modo che i Paesi della regione fissino un trattamento minimo dei rifugiati in base alle disposizioni della Convenzione del 1951 e del Protocollo del 1967 nonché della Convenzione americana sui diritti dell'uomo, prendendo anche in considerazione le conclusioni del Comitato Esecutivo dell'ACNUR, in particolare la conclusione n. 22 sulla protezione delle persone in cerca d'asilo nel caso di arrivi in massa.
Le altre Convenzioni per i diritti umani
Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali
Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti
Roma, 1950
New York, 1984, in vigore dal 1987 Come già chiarito nel titolo, il documento è uno strumento dell'ONU per contrastare atti lesivi dei diritti umani. Gli Stati aderenti adempiono ad una serie di obblighi, come il ricevere visite a sorpresa nelle strutture carcerarie e di contenimento da parte di ispettori dell'ONU e osservatori dei singoli Stati per verificare l'effettivo rispetto delle persone. Il testo stabilisce inoltre il diritto di asilo per le persone che al ritorno in patria potrebbero essere soggette a tortura. Il documento è uno dei più validi e completi in materia di diritti umani, tuttavia ha validità solo nei Paesi firmatari (145 su 188) dopo la ratifica interna.
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La Convenzione è un trattato internazionale redatto dal Consiglio Europeo, dal quale è nata la Corte Europea per i diritti dell'uomo, organo giurisdizionale non interno all'UE (anche se ha sede a Strasburgo): la Corte infatti svolge una funzione consultiva e di sussidiarietà nei confronti delle altre istituzioni. Ogni individuo a cui sia stato negato uno dei diritti umani espressi dalla Convenzione ha diritto di accedervi. Le sentenze sono vincolanti, e non vi è ricorso. Il documento è stato ampliato negli anni da 14 protocolli, firmati da tutti e 47 i paesi europei.
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Chi aiuta i profughi
Gli aiuti umanitari sono una forma di solidarietà organizzata a cui tutti possono partecipare, sia attivandosi in prima persona (soccorritori, volontari, medici, associazioni), che destinando una somma di denaro in beneficienza. Le ONG, Organizzazioni Non Governative, si occupano della gestione degli interventi: Medici Senza Frontiere, la Croce Rossa, Emergency, sono preparati a raggiungere in pochissimo tempo le vittime di guerre o disastri naturali. Oltre all'assistenza medica è anche offerta l'assistenza logistica se le persone hanno perso la casa o fuggono da conflitti: UNCHR e UNRWA lavorano proprio nell'assistenza dei rifugiati.
United Nations High Commissioner For Refugees Ginevra (Svizzera), 14 dicembre 1950
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati nasce all’indomani della Seconda Guerra Mondiale con il compito di assistere i cittadini europei fuggiti dalle proprie case a causa del conflitto. In Italia l'UNHCR opera nei centri di prima accoglienza e negli hotspot nel sud Italia, per garantire le cure e l'assistenza agli immigrati. È presente inoltre nelle Commissioni Territoriali per la valutazione della richiesta asilo.
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L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati viene fondato dall’assemblea delle Nazioni Unite nel 1950 ed è presente in 123 paesi nel mondo. L’UNHCR è la principale organizzazione al mondo per la salvaguardia delle vite e dei diritti di milioni di rifugiati, richiedenti asilo, sfollati, rimpatriati e apolidi: da oltre 65 anni coordina le azioni per l'assistenza umanitaria nei paesi instabili e nei punti di accoglienza profughi. Entro 72 ore dallo scoppio di un’emergenza, l’UNHCR riesce a mobilitare ovunque più di 300 operatori altamente qualificati in grado di portare soccorso a più di 600.000 persone. Fornisce acqua, cibo, tende, assistenza medica e psicologica e permette l’accesso all’istruzione e alla formazione e alle attività generatrici di reddito.
United Nations Relief And Work Agency for palestine refugees in the Near East Israele (Palestina), 8 dicembre 1948
L'UNRWA agisce in modo separato rispetto all'UNHCR, anche se porta avanti gli stessi principi. Viene finanziata dalle Nazioni Unite, ONG ed enti privati.
L'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente viene fondata dall’ONU nel 1949, a seguito della guerra arabo-israeliana del 1948 per l'indipendenza dello stato di Israele, ed è stata creata specificatamente per i 5 milioni di rifugiati palestinesi registrati che vivono nei campi profughi in Giordania, Libano e Siria, Cisgiordania e lungo la Striscia di Gaza. Negli ultimi anni è attiva nell'assistenza umanitaria per le vittime degli attentati in Siria e Libano, oltre contribuire alla ricostruzione degli edifici pubblici come scuole e ospedali danneggiati in seguito a bombe e colpi di arma da fuoco.
International Organisation for Migration
L'Italia è tra i paesi fondatori dell'OIM. Presente anche negli hotspot in Sicilia, Puglia e Calabria (insieme a UNHCR) e presso i centri di accoglienza, per fornire informazioni sui propri diritti e sui rischi legati ad una permanenza irregolare in Italia (lavoro nero, tratta e sfruttamento sessuale), svolgendo un lavoro di monitoraggio all’interno delle strutture.
L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni svolge un ruolo primario nel monitoraggio dei flussi migratori. Istituita all'indomani della Seconda Guerra Mondiale per aiutare i governi europei nell'identificazione di paesi di reinsediamento per circa 11 milioni di persone in fuga, è diventata una vera e propria agenzia sulla migrazione. Ha infatti seguito la crisi ungherese, cecoslovacca, i conflitti in Kuwait, Kosovo, i disastri naturali e oggi la diaspora africana e i profughi del medioriente. Assiste nei rimpatri e ricongiungimenti familiari, opera contro la tratta di esseri umani, offrendo supporto per progetti di sviluppo e campagne di sensibilizzazione sulla diaspora africana. Da settembre 2016 l'OIM è entrata nel sistema ONU diventando Agenzia Collegata alle Nazioni Unite.
— ORGANIZZAZIONI UMANITARIE
Ginevra (Svizzera), 1951
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Odio e paura sono sentimenti di cui si nutre il terrorismo, che cresce in situazioni di incertezza e instabilitĂ politica.
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Secondo i dati del Global Terrorism Index 2016, 39 paesi al mondo hanno subito un alto numero di attentati: Iraq, Afghanistan, Nigeria, Pakistan e Siria sono ai primi posti. Nel 2015 sono stati individuati ben 274 gruppi terroristici e quattro di questi sono i responsabili del 75% delle morti in tutto il mondo per attacchi terroristici: ISIS, Boko Haram, Al Qaeda e i Talebani. Il costo del terrorismo equivale a 13.600 miliardi di dollari, pari a 11 volte il costo degli investimenti dedicati a progetti esteri per il mantenimento della pace.
La maggior parte dei paesi africani sono ex-colonie che hanno raggiunto l'indipendenza solo dopo la Seconda Guerra Mondiale: l'identità di ogni gruppo etnico è molto forte, e la propria rivendicazione porta allo scontro invece che alla coesione. Spesso, i neonati governi repubblicani si sono trasformati in dittature e regimi corrotti che hanno rallentato il progresso locale, discriminando la libertà di parola e di culto. I gruppi armati delle tribÚ si sono trasformate in milizie, e poi in organizzazioni terroristiche a causa dell'espansione dei movimenti fondamentalisti islamici.
Nel Medio Oriente, al termine della dominazione dell'Impero Ottomano, i paesi arabi sono stati divisi secondo accordi comerciali decisi dalle potenze mondiali, e non in base a caratteristiche culturali e territoriali consolidate nei secoli di dominazione. Le imposizioni occidentali, le trattative per il petrolio e le armi, le guerre degli anni '90, la crisi economica: sono tutti fattori che hanno contribuito alla radicalizzazione del fondamentalismo islamico, ovvero all'uso politico di alcuni concetti della religione musulmana (la Sharia contro l'Occidente).
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COSA ACCADE NEL MONDO
L’Europa cerca di far fronte al grande arrivo di profughi attraverso un programma di accoglienza volontario (il piano di ricollocamento dei rifugiati) organizzato dalla Commissione UE. Questo piano non sta dando gli effetti sperati perchè il numero dei ricollocati è minore rispetto alla quota prefissata.
Il Nord America registra un forte afflusso di immigrati dal Messico, Guatemala, Honduras, El Salvador e Colombia, a causa dell'alta criminalità, disoccupazione e narcotraffico. Dal 20 gennaio 2017 Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti, instaurando fin da subito la propria politica conservatrice. Dopo aver firmato l'ordine esecutivo per la costruzione del muro con il Messico, ha emanato un bando per limitare l'accesso agli immigrati provenienti da Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan, Yemen e Siria, poi bocciato dalle magistrature. Ha inoltre aumentato il numero di rimpatri degli immigrati illegali con fedina penale sporca: sono centinaia gli arresti già effettuati in poche settimane, delle vere e proprie retate, che però, secondo i quotidiani americani, colpiscono non solo gli immigrati già condannati, ma anche le persone solo sospettate di aver commesso crimini. La Repubblica 11/02/2017
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Le tensioni fra Russia e Ucraina sono ancora alte, anche se i media non ne parlano da un po’. Il territorio della Crimea, la penisola che galleggia del Mar Salato, è parte della Russia dal 2014, ma le proteste separatiste e gli scontri con l'esercito proseguono nelle province filorusse al confine est. Negli ultimi 30 anni il Medio Oriente è sempre stato dilaniato da conflitti e violenze: l’Iraq di Saddam Hussein e ora dell’ISIS, l’Afghanistan di Osama Bin Laden, Al Qaida e il califfato islamico che trova alleati nelle milizie ribelli in Siria, Libia, Pakistan e Yemen. Tutti contro gli occidentali, che scambiano armi con il petrolio.
I resoconti storici riportati nelle seguenti pagine sono tratti da articoli di giornale e report: UNHCR, Migration Policy Institute, viedifuga.org, Il Post, La Repubblica, Internazionale, Limes, Panorama, Wikipedia. I dati delle infografiche sono selezionati dai seguenti siti: Worldometers, Countrymeters, UNHCR, Worlddata, IOM Global Migration Flows 2015, CIA-The World Factbook.
— FOCUS STORICO
In Nigeria l’ISIS è con Boko Haram, in Somalia con Al Shabaab, mentre Al Qaeda è nello Yemen con Ansar Al-Sharia. I due fronti islamici hanno messo radici in Africa, trovando terreno fertile nella stanchezza dei cittadini dopo anni di dittature e regimi, disorganizzazione politica e crisi economica.
57
AFRICA SUBSAHARIANA
A 25°
a
20°
b
15°
c
5°
d
0°
e
58
15°
B
10°
C
5°
D
0°
E
5°
F
10°
G
H
20°
J
25°
K
30°
I
35°
L
40°
M
45°
N
59
GAMBIA età media 17 ANNI
BANJUL superficie (4% 11.300 km2
)
51%
religione 94%
49%
HDI rank 175°/188
33% vive con < $1.25 / giorno
fertilità
5,3 FIGLI
alfabetismo
55%
4%
lingue
ۻ
ARABO LINGUE AFRICANE
accesso a internet
17%
Il Gambia è un piccolo stato che si sviluppa lungo il fiume omonimo, completamente circondato con il Senegal: abitato da circa due immigrati emigrati milioni di abitanti, le due maggiori fonti di gua10% 5% dagno sono i soldi delle rimesse e il turismo. È il quinto paese di origine dei rifugiati in profughi 14.018 Italia, anche se le richieste di asilo vengono 51% IN ITALIA spesso respinte perché considerato un paese 21% IN GERMANIA stabile. Anche se il rischio di terrorismo è basso ed è un paese islamico, il pericolo maggiore 7% IN SVIZZERA viaggia sul fiume Casamance, che nasce in Senegal e attraversa il Gambia: qui i traffi77.890 rifugiati e richiedenti asilo canti commerciano droga, medicinali 94% DAL SENEGAL contraffatti, petrolio, sigarette. Colonia portoghese e poi inglese fino al sfollati interni — 1965, dopo una parentesi monarchica divenne Repubblica Islamica del Gambia nel 1970: trascorse i successivi decenni in una forte instabilità, fra colpi di stato e unioni fallite con il Senegal. Da 20 anni è al potere il presidente Yahya Jammeh grazie ad un golpe: il suo regime tirannico reprime qualsiasi tentativo di protesta o ribellione con la morte, impone il carcere a vita per gli omosessuali, e notizie di desaparecidos e torture sono all’ordine del giorno. Nel 2013 il Gambia è uscito dal Commonwealth, e l'anno successivo ha introdotto l'arabo come lingua ufficiale al posto dell'inglese, anche se non è radice di alcuna delle lingue africane parlate nel paese: una scelta per avvicinare lo stato ai paesi arabi alleati più potenti (Libano e Giordania) e all'Islam, religione professata dal 90% dei cittadini Il 3 dicembre 2016, in seguito alle elezioni presidenziali di due giorni prima, Jammeh ha perso la carica ed è stato sostituito da Adama Barrow, un imprenditore di 51 anni sostenuto dai principali partiti di opposizione. La sua vittoria ha dell’incredibile: per la prima volta un piccolo paese è riuscito a deporre un leader autoritario attraverso una votazione democratica. . popolazione 2 mln
60
Il Post 12/03/2016, La Repubblica 26/07/2016, Panorama 27/05/2016, UNHCR, Internazionale, Wikipedia
NIGERIA età media 18 ANNI
ABUJA superficie (3x 923,768 km2
49%
)
religione 50%
51%
HDI rank 152°/188
62% vive con < $1.25 / giorno
fertilità
5,7 FIGLI
alfabetismo
60%
48%
lingue
£
INGLESE LINGUE AFRICANE
accesso a internet
Colonia britannica fino al 1960, dopo alcuni tentativi di governo repubblicano interrotti da complotti, colpi di stato, conflitti, continue vioimmigrati emigrati lenze discriminazioni contro le donne oltre che 0,61% 0,60% forti limitazioni alla libertà di parola e stampa, quest'oggi la Nigeria è uno stato in difficoltà. profughi 152.136 Il gruppo fondamentalista jihadista Boko 47% IN CAMERUN Haram (il cui significato in tigrino è “L’educa45% IN NIGER zione occidentale è proibita”), fondato nel 2002 e diretto dal leader Mohammad Ysuf, è fautore 6% IN ITALIA di episodi di violenze, massacri ed esecuzio2.1 mln rifugiati e ni contro l’esercito nazionale e civili. Come il richiedenti asilo sequestro di 219 studentesse di una scuola 17% DAL BENIN secondaria considerata insurrezionalista nell’aprile 2014 a Chibok. A ottobre 2016 sono state sfollati interni 2 mln rilasciate solo 21 ragazze che hanno potuto riabbracciare i genitori: durante questi anni alcune hanno avuto figli, altre sono apparse in alcuni video dei terroristi. Dal 2015 è alleato con l’ISIS (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) e porta avanti una guerra con l’obbiettivo di stabilire una Sharia uccidendo la popolazione cristiana (presente soprattutto nel sud del paese) o troppo occidentalizzata. Il petrolio estratto lungo il delta del Niger è un'altra importante causa dei conflitti fra i gruppi militari organizzati: i guerriglieri locali (i Niger Delta Avengers) intervengono organizzando sabotaggi e sequestri di persona a favore delle famiglie ridotte in miseria dallo sfruttamento del terreno. Il governo non gode della fiducia dei nigeriani a causa delle continue sconfitte dell’esercito e della corruzione che dilaga al suo interno oltre che della disorganizzazione politica e della forte crisi economica che sta attraversando il paese, conseguente alla caduta del prezzo del petrolio.
47%
conflictmap.org, internal-displacement.org, Limes 15/05/2015, La Repubblica 18/05/2016, Panorama 27/05/2016, OIM, UNHCR, Internazionale, Wikipedia
— FOCUS STORICO
popolazione 190 mln
61
MALI età media 16 ANNI
BAMAKU
50% superficie (4v 1.240.142 km2
HDI rank 179°/188
religione 94%
50%
)
55% vive con < $1.25 / giorno
fertilità
6 FIGLI
alfabetismo
38%
2%
lingue
.
FRANCESE LINGUE AFRICANE
accesso a internet
Dal 1864 al 1895 il territorio del Mali, insieme a Sudan e e Senegal, fece parte di una colonia francese conosciuta come Sudan Francese. immigrati emigrati Nel 1960 la Repubblica Sudanese e il Senegal 2% 5% si proclamarono indipendenti con il nome di Federazione del Mali, nome rimasto per identiprofughi 15.917 ficare la sola Repubblica dopo l’allontanamen38% IN ALGERIA to del Senegal. Nel 1992 furono indette le pri20% IN SPAGNA me elezioni democratiche e vinse Alpha Oumar Konaré, presidente fino al 2002, a cui gli succe16% IN LIBIA dette Amadou Toumani Touré, anche lui rieletto una seconda volta: entrambi i governi si batte76.920 rifugiati e richiedenti asilo rono contro la corruzione e attuarono riforme 22% DALLA MAURITANIA economiche che contribuirono a migliorare la vita nel paese. sfollati interni 36.690 Nel 2012 ebbe luogo un colpo di stato che diede origine all’attuale guerra in Mali. I territori a nord del paese (l’Azawad) hanno sempre manifestato l’intenzione di avere maggiore autonomia dal governo di Bamako e nel 1988 diedero vita al Movimento Nazionale di Liberazione dell'Azawad, un’organizzazione militare e politica formata da diverse etnie (soprattutto tuareg), combattenti libanesi anti-Gheddafi e disertori dell’esercito, che accesero diverse rivolte durante gli anni ’90. Nel 2006, in seguito alla scoperta del petrolio nella regione dell’Azawad, i rapporti fra tuareg e governo peggiorarono anche a causa del sospetto della presenza di una ramificazione del gruppo “al-Qaeda nel Maghreb islamico”: sospetto fondato, perché fu proprio il gruppo jihadista a guidare il MNLA contro il governo nel 2012, invadendo le città del sud per affermare la propria potenza e causando più di 100.000 sfollati interni e 139.000 rifugiati. L’Aqim, come l’Isis e i talebani, è “salafita”, la corrente più feroce del fondamentalismo islamico: l’organizzazione demolisce templi e luoghi di culto perché iconoclasta. Nel 2013 la Francia (con il supporto logistico di Italia, UK, USA, Spagna e Germania) interviene nel conflitto per aiutare la riconquista della capitale e distruggere la sede magrebina di Al-Qaeda a Timbuctu. L’operazione si conclude a favore del governo maliano nel 2014: i rifugiati e gli sfollati iniziarono a fare ritorno, anche se solo a maggio 2015 nuovi attacchi hanno causato 53.000 nuovi profughi. L’Azawad si è autoproclamato indipendente con capitale Gao. popolazione 18 mln
62
Panorama 27/05/2016, OIM, UNHCR, Internazionale, Wikipedia
10%
SOMALIA MOGADISCIO
superficie (2x 625.933 km2
età media 18 ANNI 49%
)
99%
51%
HDI rank — /188
— < $1.25 / giorno
religione
fertilità
—
6 FIGLI
alfabetismo
—
lingue
ۻ
SOMALO ARABO
accesso a internet
2%
Sul finire dell’800 la Somalia venne divisa in 3 protettorati, ognuno colonizzato da Francia, Italia e Inghilterra. Anche dopo aver ottenuto l’inimmigrati emigrati dipendenza nel 1964, la Repubblica di Somalia 0,2% 15% non riuscì veramente a riunificarsi: la parte britannica, il Somaliland, dichiarò la propria profughi 1,2 mln secessione mentre il resto del paese venne 24% IN KENIA assediato da continui attacchi al nuovo regime 22% IN ETIOPIA dittatoriale. Nel 1969, infatti, salì al comando il generale Siad Barre grazie ad un golpe, e rima12% NELLO YEMEN se al potere fino al 2016. Dagli anni ’90 comparverosulla scena i “Signori della guerra”, 18.201 rifugiati e richiedenti asilo capi-clan senza scrupoli in continua lotta contro 27% DALLO YEMEN il Governo Federale di Transizione: si allearono per contrastare Al-Qaeda e l’ISIS, che cercava sfollati interni 1,13 mln proseliti fra le fazioni in lotta soprattutto nel clan Al Shabaab, gruppo filo-jihadista formato da giovanissimi. Questa situazione di insicurezza, aggiunta ad una pesante carestia, fece sì che moltissime persone fuggissero in Yemen o Kenia, e proprio in questo paese, a 80km dal confine somalo, si formò il più grande campo profughi del mondo, il Dadaab. Nel 2012 ha luogo un’operazione congiunta fra Somalia e Kenia per la liberazione dal sud del paese dei ribelli islamisti: grazie alla buona riuscita dell'operazione nasce ufficialmente la Repubblica Federale di Somalia e l'85% della nazione è controllato dal governo centrale. A ottobre 2016 si sono svolte le prime elezioni dal 1979. La vita continua ad essere precaria per la maggior parte della popolazione: oltre due milioni di persone e 50.000 bambini continuano a soffrire di malnutrizione e hanno assoluta necessità di aiuti umanitari.. Il Dadaab Con 350.000 persone sparse in cinque baraccopoli lunghe 50 km, il campo profughi del Dadaab è la terza “città” del Kenia, dopo Nairobi e Mombasa. Qui i rifugiati sopravvivono tra colera, fame e sporcizia, annebbiando la loro esistenza masticando foglie di Qat, una pianta che contiene i principi attivi della chetamina
(analoga all’anfetamina). Gli effetti sono euforia, eccitazione, inibizione della fame e aumento delle pulsioni sessuali. Chi vive qui arriva a consumarne anche un kg al giorno. Le conseguenze non ricadono solo su chi ne abusa, ma anche sulle donne del campo, a cui è proibito farne uso, ma che diventano vittime di stupri.
dadaabstories.org, VIta 14/06/2016, UNHCR, Internazionale, Wikipedia
— FOCUS STORICO
popolazione 11.7 mln
63
ERITREA età media 18 ANNI
ASMARA
50% superficie (30% 121.320 km2
—
religione 50%
50%
)
HDI rank 186°/188
< $1.25 / giorno
fertilità
40%
5 FIGLI
alfabetismo
70%
lingue TIGRINO
ۻARABO
accesso a internet
Prima colonia italiana, protettorato britannico dopo la seconda Guerra Mondiale e poi inglobata dall’Etiopia dal 1962. Due movimenti immigrati emigrati indipendentisti iniziarono a combattere per ri0,3% 8,7% vendicare l'autonomia del paese: uno musulmano, appoggiato economicamente dagli Stati profughi 496.598 Uniti ed uno di ideologia marxista, supportato32% IN SUDAN da Cuba e URSS. 31% IN ETIOPIA L'instabilità ebbe fine nel 1991, quando il gruppo filo-musulmano riuscì a scacciare il po03% IN ITALIA polo etiope dai propri confini, e l’Eritrea divenne ufficialmente indipendente. 2.549 rifugiati e richiedenti asilo Nel 1998 scoppiò un secondo conflitto con 95% DALLA SOMALIA l’Etiopia a causa della militarizzazione dell’Eritrea: terminò solo con l’intervento delle Naziosfollati interni — ni Unite, che negoziarono la pace attraverso una ridefinizione dei confini territoriali, decisione comunque non rispettata dall’Etiopia, che continua ancora oggi ad occupare alcune città dell’Eritrea e a lanciare offensive. Oggi gran parte della popolazione soffre di malnutrizione, aggravata dalla pesante carestia del 2011. I giovani sono costretti alla leva obbligatoria per rinforzare le difese militari del paese: i militari compiono addirittura delle retate per trovare nuove reclute. Anche con il rischio di essere giustiziati se scoperti a tentare la fuga, l’Eritrea rimane uno dei paesi con il maggior numero di migranti in uscita. popolazione 5,4 mln
64
La Repubblica 23/08/2016, UNHCR, Internazionale, viedifuga.org, Wikipedia
47%
LIBIA TRIPOLI
superficie (6x ) 1.759.840 km2
età media 28 ANNI 49%
religione 96%
51%
HDI rank 94°/188
— < $1.25 / giorno
fertilità
2 FIGLI
alfabetismo
91%
2%
lingue
ۻARABO � BERBERO
accesso a internet
Il primo ministro Giovanni Giolitti guidò l’Italia alla conquista della Libia nei primi decenni del ‘900; perso il controllo italiano durante la immigrati emigrati Seconda Guerra Mondiale, la ex-colonia si di12% 2% chiarò indipendente come Regno Unito di Libia. Il nuovo stato ebbe molti problemi interni profughi 141.470 per quanto riguarda l’alfabetizzazione e la sani26% IN ITALIA tà: la Gran Bretagna inviò alcuni aiuti al governo 13% NEL REGNO UNITO e dal 1959, dopo la scoperta di giacimenti petroliferi, l’economia libica migliora. 03% IN GERMANIA Un colpo di stato rovesciò la monarchia nel 36.784 rifugiati e 1969 e il governo venne presieduto da Mu'amrichiedenti asilo mar Gheddafi, che decise di nazionalizzare 50% DALLA SIRIA tutti gli impianti di estrazione petrolifera, chiudere le basi militari statunitensi e britanniche sfollati interni 313.236 ed espellere tutti gli italiani immigrati durante il periodo coloniale. La nuova Libia appoggiò i movimenti di liberazione nazionale arabi, arrivando a sostenere gruppi terroristi e diventando il nemico n.1 degli Stati Uniti. Dopo ave assunto la carica di Presidente dell’Unione Africana nel 2006, Gheddafi si riavvicinò all’Occidente, decidendo di schierarsi contro Al-Qaeda: collaborò nel controllo dell'organizzazione dopo la minaccia di utilizzo di armi radioattive e strinse accordi con Berlusconi per fermare la partenza dei migranti dalle coste libiche in cambio di denaro (Trattato di Bengasi). Dal 2011 la popolazione inizia a dare segni di insofferenza dopo anni di politiche repressive, discriminazioni, limitazioni alla libertà di parola e stampa e forte disoccupazione: le forze della primavera araba vogliono maggiore democrazia e si ribellano ai regimi dei governi in Libia come nel resto del Nordafrica. Anche dopo l’uccisione di Gheddafi, avvenuta il 20 ottobre dello stesso anno ad opera dalle forze anti-regime, e l’istituzione del Consiglio Nazionale di Transizione per la guida del paese verso la democrazia, la guerra civile non si arresta: le bande di milizie di Al Qaeda e filo-islamiche continuano gli scontri senza tregua.
19%
La Repubblica 13/01/2017, Internazionale, La Farnesina, viedifuga.org, Wikipedia
— FOCUS STORICO
popolazione 6.3 mln
65
D.R.C. KINSHASA
età media 18 ANNI 49%
superficie (8v ) 2.345.000 km2 87%
religione 10%
51%
HDI rank 186°/188
< $1.25 / giorno
fertilità
4 FIGLI
alfabetismo
64%
50%
lingue
.
FRANCESE LINGUE AFRICANE
accesso a internet
Colonia belga fino al 1960, la Repubblica Democratica del Congo fu teatro di insurrezioni represse dall’esercito nazionale e lotte immigrati emigrati politiche per la leadership del paese. 0,7% 1,7% Cinque anni più tardi salì alla carica di primo ministro del paese Mobutu Sese Seko, capo profughi 1,3 mln di stato maggiore dell’esercito, inaugurando 23% IN UGANDA un regime autoritario di oltre 30 anni in cui lo 17% IN RWANDA Stato (poi ribattezzato “Zaire”) era l’unica e massima autorità. Mobutu creò un unico par13% REP. DEL CONGO tito per diffondere le sue idee e migliorare la vita culturale del paese: decise inoltre il doppio 383.095 rifugiati e richiedenti asilo nome tribale per tutti i congolesi, in modo da 64% DAL RWANDA accentuare l’appartenenza ad un unico gruppo. Durante la sua presidenza strinse varie relaziosfollati interni 1,5 mln ni con la Romania di Ceaușescu, gli Stati Uniti e la Francia. Nel 1994 ebbe luogo in Rwanda il terribile genocidio dei 100 giorni, in cui vennero massacrate circa 500.000 persone: l’etnia Hutu (agricoltori) perseguitò quella Tutsi (allevatori) per una questione economica e razziale in parte scatenata dal colonialismo europeo. Due anni dopo Rwanda e Uganda attaccarono il Congo: al confine si nascondevano alcuni guerriglieri Hutu che davano la caccia ai Tutsi congolesi. Questo episodio fu la scintilla che diede inizio alla prima delle due guerre del Congo (che riprende questo nome nel ’97 con il nuovo presidente Kabila), combattute fino al 2003: il secondo conflitto coinvolse 6 paesi africani per il controllo dei ricchi giacimenti di diamanti, oro e coltan nell’est. Nel 2004 i conflitti si riaccesero nella regione del Kivu, principalmente per ragioni economiche legate allo sfruttamento minerario e coinvolsero non solo i congolesi, ma anche Uganda, Rwanda e Burundi e intervennero anche le Nazioni Unite. Nel 2008 si tentò di calmare i subbugli con un trattato di pace: tuttavia continuano ancora oggi gli scontri fra l’esercito e i ribelli, e a pagarne le conseguenze sono le città e i piccoli villaggi, dove moltissimi congolesi sono morti di malnutrizione e malattie, e centinaia sono sfollati. Nella D.R.C. convivono più di 250 gruppi etnici sparsi in 11 province, con una pluralità lingue equivalenti al francese come importanza. Da oltre mezzo secolo non esiste un periodo di stabilità: anche con un conflitto all’attivo, il paese ospita i rifugiati provenienti da Burundi, dal Rwanda e dalla Repubblica Centrafricana. popolazione 81 mln
66
UNHCR, Internazionale, viedifuga.org, Wikipedia
4%
SUD SUDAN età media 19 ANNI
JUBA
superficie (2x 619.745 km2
49%
)
51%
HDI rank 169°/188
— < $1.25 / giorno
fertilità
4 FIGLI
alfabetismo
27%
religione
lingue
animismo 80%
£ INGLESE ۻARABO
10%
accesso a internet —
Dopo la dominazione dell'Impero Ottomano il territorio a nord del Sudan venne conquistato dall'Egitto nel 1820, ormai indipendente dal immigrati emigrati sultano di Istanbul grazie alla Campagna di Na6,7% 5% poleone nel 1799. Il controllo egiziano ha fine con l'occupazione britannica nel 1882: gli profughi 634.613 inglesi intervennero per sedare le rivolte contro 60% IN ETIOPIA la corruzione e l'inefficienza del governo. 21% IN SUDAN Il Sudan si dichiarò indipendente dalla Gran Bretagna solo nel 1955. I successivi 20 anni 14% IN KENYAA non trascorsero in pace: i contrasti mai so782.866 rifugiati e piti fra le regioni del sud e nord esploserichiedenti asilo ro sopratttuto a causa di una costituzione per 67% DAL SUDAN eleggere l'Islam come religione di Stato e l'arabo come lingua ufficiale. Tutto il Sud rivendicò sfollati interni 1,8 mln la propria indipendenza e le proprie caratteristiche culturali: è infatti una regione popolata da oltre 60 gruppi etnici, ciascuno con lingue, culture e territori propri. Nonostante alcuni tentativi di accordi ufficiali fra le due regioni negli anni '70, scioperi, manifestazioni, le riforme decise dal presidente continuano a sfavorire il sud. L'introduzione di sanzioni penali prese dalla Sharia fu la miccia che fece esplodere due guerre civili. I conflitti causarono milioni di sfollati e rifugiati in tutto il Sudan. La pace arrivò solo nel 2004, con il trattato di Naivasha, che regolava l'ordinamento democratico del Sud, stabilendo il percorso per arrivare alla scissione dal Nord. Il Sud Sudan ottenne l'indipendenza con un referendum nel 2011 (il 96% si reca alle urne e ben il 98% vota a favore). La situazione non è ancora risolta: il Sud Sudan è ricco di giacimenti petroliferi, ma gli impianti di raffinazione si trovano al Nord e il nuovo governo non è molto stabile: ci sono molte tensioni fra il presidente ed il suo vice, di due etnie diverse. Nel 2013 bastano alcune schermaglie fra gli eserciti di due etnie per far nascere una guerra civile che sconquassa il neonato stato: ha fine solo nel 2015, con un governo di transizione, ma si riaccende ancora nel luglio 2016, a causa di nuovi scontri. Il problema di questo paese è il forte senso di appartenenza ad un gruppo, e non importa se il nemico è una donna, un bambino o un anziano indifeso: essere di un'etnia diversa è uguale ad essere nemici.
UNHCR, Internazionale 14/07/2016, viedifuga.org, Wikipedia
— FOCUS STORICO FOCUS STORICO
popolazione 41 mln
67
MEDIORIENTE
F
a
30°
b
25°
c
20°
d
15°
e
10°
68
20°
G
25°
H
30°
I
35°
J
40°
K
45°
L
M
55°
N
60°
O
65°
P
70°
Q
75°
R
80°
S
85°
69
AFGHANISTAN età media 18 ANNI
KABUL superficie (2v 652.864 km2
48%
)
religione 99%
52%
HDI rank 171°/188
— vive con < $1.25 / giorno
fertilità
5 FIGLI
alfabetismo
40%
—
lingue
ۻ
PASHTU DARI
accesso a internet
L'Afghanistan è uno stato con una storia travagliata: califfato islamico fino al 1219, subisce invasioni da mongoli e persiani durante i 5 immigrati emigrati secoli successivi, diventa impero e si espande 1,2% 13% con i tentativi di conquista dell’India e le guerre per la propria indipendenza contro la Gran profughi 4,8 mln Bretagna. 49% IN IRAN Gli anni dal 1919 al 1973 trascorrono relati34% IN PAKISTAN vamente in pace, ma dal ’78 una serie di rivolte interne rovescia il governo con un golpe: il 8% IN ARABIA SAUDITA nuovo ministro alla guida del paese non convince l’URSS, che invade il territorio perché so2,9 mln rifugiati e richiedenti asilo spetta un’alleanza con USA. Il conflitto con i 90% DAL PAKISTAN mujaheddin (i guerriglieri islamici addestrati dagli Stati Uniti) termina nell’89 con l’abbandosfollati interni 1,1 mln no dei sovietici; dal 1992 nasce la Repubblica Islamica dell’Afghanistan. Questa guerra ha causato la grande diaspora afghana: 6 milioni di persone sono scappate in Pakistan e Iran, di cui la metà è stata rimpatriata tra il 2002 e 2015 con l’assistenza UNHCR. Il clima di caos favorisce la crescita delle fazioni interne, su tutti quella il movimento dei talebani, nati come un gruppo di giovani reduci dallo scontro russo con l’obbiettivo di ripristinare la Sharia ed eliminare la presenza dell’occidente nel paese. Lentamente arrivano al governo, grazie anche al disinteressamento degli Stati Uniti sul controllo della zona, e dal 1996 si alleano ad Al-Qaeda, una delle fazioni nate alla fine del conflitto, alla cui guida c’è Osama Bin Laden. Non avendo ricevuto alcun supporto dalle forze americane, Bin Laden finanzia personalmente il gruppo fondamentalista per aiutare la resistenza dei mujaheddin. Diventati famosi con l’ideazione dei kamikaze (guerriglieri suicidi che si fanno esplodere per abbattere i nemici) Al-Qaeda si diffonde nel Medio Oriente e Africa nelle zone di guerra, affiliandosi con milizie ribelli in paesi come la Somalia (Al-Shabaab), Yemen (Ansar Al Sharia), Siria (Fronte al-Nusra), Mali (Ansae al Dine), Nigeria (Boko Haram) ecc. popolazione 33,3 mln
70
8%
Fonti: Worldometers, Countrymeters, Internazionale, UNHCR Global Report 2015, Worlddata, Migration Policy, Wikipedia, IOM Global Migration Flows 2015, viedifuga.it
— FOCUS STORICO
Dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 gli Stati Uniti invadono l’Afghanistan per eliminare i talebani e Bin Laden, la cui cattura e uccisione avviene 10 anni dopo. Al-Qaeda continua a vivere mantenendo un basso profilo ed estendendo le ramificazioni dell’organizzazione in Africa e nel subcontinente indiano, dall’Afghanistan alla Birmania: l’egiziano Al-Zawahiri prosegue l’operato di Bin Laden dopo la sua morte. Il presidente Mohammad Ashraf Ghani, in carica dal 2014, alleato con le forze ISAF (International Security Assistance Force, il contingente ONU formato fa USA, Cina, Canada, Pakistan, Gran Bretagna, Russia, Israele, India, Arabia Saudita), cerca comunque di trovare accordi con i talebani, che con le loro insurrezioni lungo il confine rendono instabile e difficile il dialogo: insieme ai narcotrafficanti occupano la zona sud del paese perché l’Afghanistan è il primo produttore mondiale di oppio, e con i ricavi della vendita tutte le forze irregolari del paese riescono ad acquistare armi. Chi gestisce il traffico ha quindi il controllo del paese e della sua economia. L’Afghanistan, infatti, per la sua posizione chiave è il paese che permetterebbe il controllo del continente: attraverso i gasdotti e le vie commerciali si potrebbe avere un collegamento diretto con tutta l’Asia centrale, Pakistan e India. Nonostante questa centralità e importanza, resta uno dei paesi più poveri del mondo.
71
BANGLADESH età media 18 ANNI
DACCA superficie (50% 147.570 km2
49%
)
religione 89%
51%
HDI rank 142°/188
43% vive con < $1.25 / giorno
fertilità
2 FIGLI
alfabetismo
61%
ॐ
9%
lingue
ঙ্ BENGALESE
£
INGLESE
accesso a internet
Nel 1757 la Compagnia delle Indie Britannica prese possesso dei territori del Bengala, la regione occidentale dell’India, e ne rimase a immigrati emigrati capo fino al 1947, anno in cui venne divisa in 0,8% 5% due: l’ovest rimase sotto l’India, mentre l’est musulmano si congiunse al Pakistan (chiamato profughi 7,2 mln appunto Pakistan orientale) con capitale Dacca. 43% IN INDIA L’operazione causò uno degli esodi più 13% IN ARABIA SAUDITA grandi della storia. Ibengalesi indù si spostarono da est a ovest e viceversa le persone 13% NEGLI EMIRATI ARABI di religione musulmana: l'emergenza rifugiati 151.970 rifugiati e durò ben 30 anni. richiedenti asilo Nel 1966 nacque la Lega Awami (Lega Po17% DAL MYANMAR polare Bengalese), un movimento che si battè per ottenere riconoscimenti culturali e politici sfollati interni 500 mila della popolazione bengalese, che continuarono però ad essere ignorati dal governo del Pakistan centrale. Il popolo, ormai insoddisfatto dell’indifferenza mostrata verso le vittime del ciclone abbattutosi nel 1970 sul Pakistan orientale, il boicottaggio delle elezioni presidenziali vinte dal partito bengalese e operazioni militari per far tacere qualsiasi nucleo di resistenza, dà inizio ad una guerra di liberazione. Con l’appoggio del governo indiano, il Bangladesh riuscì a conquistare l’autonomia ed una democrazia parlamentare al governo nel 1971. Tra il 1975 e il 1990 il paese subì numerosi colpi di stato con la nascita di alcune dittature comuniste. Al governo subentrarono due donne come primo ministro, e per 20 anni combatterono duramente la forte corruzione e i numerosi disordini politici. Le condizioni di vita attuali del paese sono molto precarie: è legale la pena di morte e la tortura nelle carceri (pene che sono inflitte soprattutto ai sostenitori dell’opposizione), la violenza sulle donne è il crimine più denunciato in Mali e i lavoratori sono sottopagati e senza misure di sicurezza sul luogo di lavoro. Sono numerosi i profughi che dal Bangladesh emigrano in India a causa di disastri ambientali, inondazioni e povertà (circa 40 milioni negli ultimi 20 anni). popolazione 164 mln
72
Internazionale, Wikipedia
14%
KURDISTAN AR
T URC H I A
NI
A
IRAN
IA
I RAQ
I curdi sono il popolo più numeroso al mondo senza uno stato: sono riuniti in un’area vasta 450 mila kmq tra Turchia, Siria, Iran ed Iraq e alcune comunità curde si trovano anche in alcune ex repubKurdistan bliche sovietiche, come l’Armenia e l’Azerbaijan. TURCO Le rivendicazioni di indipendenza iniziarono già sotto la dominazione dell'Impero Ottomano nel XIX secolo. Dopo la Prima Guerra Mondiale il loro territorio viene spartito fra gli stati confinanti grazie al trattato di Losanna del 1923, firmato dalle grandi potenze euroKurdistan pee e fortemente voluto dalla nascente Repubblica Turca. La ribelIRACHENO lione curda inizia nel 1946, grazie all'appoggio russo nel formare il primo partito democratico in Iran. Da allora circa 20/30 milioni di curdi, soprattutto di religione islamica, lottano ogni giorno per l'indipendenza: negli ultimi anni, oltre a resistere alla repressione del governo turco (la maggior parte vive nel 30% del loro territorio), Kurdistan devono fronteggiare anche l'avanzata dell'ISIS. Recep Tayip ErSIRIANO dogan, il primo ministro turco, non riconosce la loro indipendenza soprattutto a causa dell’alto numero di riserve petrolifere presenti nei territori sotto il loro controllo. Sempre in guerra e attivo per difendere i propri confini che Kurdistan avanzano o retrocedono ogni giorno, al momento il Kurdistan sta IRANIANO vivendo un embargo economico: non è consentito importare nè esportare prodotti o cibi perché al confine tra Turchia e Siria c’è il blocco degli aiuti umanitari. I Partiti Democratici rappresentanti della popolazione (PDK e PKK in Turchia, PJAK in Iran, UPK in Iraq) sono organizzati e addestrati militarmente: da 40 anni combattono per la propria autonomia. Durante la guerra civile in Siria nel 2011 hanno autoproclamato indipendente il Rojava, una piccola striscia di terra al nord della Siria. Qui resistono all’ISIS le YPG (Unità di Protezione del Popolo) e YPJ (Unità di Protezione delle Do, la brigata femminile). Il Rojava si autogoverna con un contratto sociale basato sulla convivenza etnica e religiosa, l’emancipazione della donna e l’equa distribuzione delle ricchezze.
uikionlus.com, Kobane Calling, Zerocalcare, 2016, Limes, UNHCR, Internazionale, Wikipedia
— FOCUS STORICO
SIR
ME
73
SIRIA età media 24 ANNI
DAMASCO
superficie (50% 185.180 km2
49%
)
religione 87%
51%
HDI rank 134°/188
2% < $1.25 / giorno
fertilità
2,5 FIGLI
alfabetismo
86%
13%
lingue
ۻARABO £ .
INGLESE FRANCESE
accesso a internet
30%
Lo stato siriano è dilaniato da conflitti e violenze: dopo l’indipendenza dalla Francia nel 1946, la Siria ottenne rifornimenti militari dai Russi e sancisce la immigrati emigrati sua alleanza con l’Egitto partecipando al secondo 5% 21,3% conflitto arabo-israeliano contro Israele appunto, che occupava dal 1967 le Alture del Golan, una regione profughi 5 mln montuosa al confine con la Giordania. 31% IN TURCHIA Dal 1970 prende il potere Hafez al Assad, espo25% NEL LIBANO nente della minoranza sciita, e durante il suo mandato represse le proteste della popolazione sunnita ed 14% IN GIORDANIA estese la sua influenza in Libano, approfittando della 26.364 rifugiati e situazione di instabilità causata da una guerra civile richiedenti asilo interna. Negli anni ’80-’90 la Libia si schierò contro 40% DALL'IRAQ l’Iraq di Saddam Hussein, avvicinandosi all’Occidente. Dopo la sua morte, nel 2000, scoppiarono una sesfollati interni 6,5 mln rie di rivolte nel nord del paese, ad opera degli indipendentisti curdi che, in seguito alla spartizione dei loro territori fra Iran, Iraq, Turchia e Siria con il trattato di Saadabad del 1937, vogliono riformare un unico stato. Le manifestazioni anti-regime nascono a gennaio 2011 in risposta al continuo controllo della popolazione da parte del governo attraverso repressioni e censure. Dai social network e sfociano nelle piazze e nei cortei fra scontri di manifestanti e forze di polizia. La guerra civile ha ufficialmente inizio il 15 marzo 2011, il giorno delle proteste in piazza a Deraa contro il regime di Bashar al Assad, figlio del vecchio presidente. Le forze in campo sono tre: l’esercito regolare siriano, le forze dei ribelli alleati sotto il nome di Esercito Siriano Libero e i Curdi. I ribelli però sono divisi in varie milizie ed ogni giorno nascono nuovi gruppi fondamentalisti auto-organizzati arricchiti anche da volontari stranieri di paesi vicini, come il Fronte Al-Nusra (formato da giovani kamikaze affiliati ad al-Qaepopolazione 17,8 mln
74
UNHCR, Internazionale, Wikipedia, La Repubblica 7/02/2016, Il Corriere della Sera 3/09/2015, The Post Internazionale 13/12/2016, Wired 9/09/2015
— FOCUS STORICO
da) e l’ISIS (Stato Islamico dell’Iraq e del Sol Levante). Con l’uso di armi chimiche su civili nel 2013, il conflitto diventa di interesse mondiale: Russia e Iran sostengono il governo siriano, mentre USA ed Europa i ribelli siriani moderati. Ogni giorno ci sono bombardamenti e scontri per la conquista e riconquista delle città. A febbraio 2016 l’Onu, Russia, Siria e Iran firmano una dichiarazione di cessate il fuoco per diminuire il numero di attacchi; da marzo alcune scuole e negozi hanno riaperto e sono stati creati dei corridoi umanitari, anche se la situazione è ancora lontano dal tornare alla normalità. L’ISIS lancia continue offensive senza favoritismi e la lotta per i pozzi petroliferi non sembra finire mai. A novembre 2016 la guerra sembra essere virtualmente vinta da Assad, dopo che ha ripreso il controllo del nord-est di Aleppo, una città cimitero distrutta come buona parte della nazione, con più di 50.000 abitanti costretti a lasciare le proprie case. Oltre metà della popolazione del paese è sfollata e il 60% dei siriani è di religione sciita: di certo il governo di Assad alleato all’Iran sunnita sarà contrastato senza riserve. A gennaio 2017 l'ISIS continua a lanciare offensive nella parte orientale del paese ancora controllata dalle forze siriane. La Russia è attiva nelle operazioni umanitarie distribuendo tonnellate di cibo, medicinali e materiale scolastico.
75
YEMEN età media 19 ANNI
SANA
49% superficie (30% 527.970 km2
HDI rank 160°/188
religione 99%
51%
)
10% vive con < $1.25 / giorno
fertilità
3,7 FIGLI
alfabetismo
70%
lingue
ۻARABO
— accesso a internet
Lo Yemen è uno Stato situato all’estremità inferiore della penisola araba: dopo la fine della dominazione ottomana nel 1918 e la proclaimmigrati emigrati mazione a Repubblica Indipendente Araba dal 1,3% 3,6% 1962, salì al governo Allah Saleh dal 1978 al 2012. Durante il suo mandato vide lo Yemen profughi 1 mln del sud e del nord dividersi e riunirsi nella Re58% IN ARABIA SAUDITA pubblica Democratica dello Yemen. 17% NEGLI EMIRATI ARABI Negli anni ’90, infatti, alcuni politici di ideologia marxista tentarono una secessione del 07% IN KUWAIT sud, anche se non riconosciuta a livello internazionale: le rivalità fra le due regioni non si 277.309 rifugiati e richiedenti asilo erano mai sopite e le rivolte della Primavera 80% DALLA SOMALIA Araba contribuirono a minare la fiducia nel governo. Saleh di dimise in favore di Rabbih Hadi, sfollati interni 2,5 mln sostenuto dagli Stati Uniti e dagli stati del Golfo Persico, che però non riuscì ad attuare le riforme volute venne contrastato dai ribelli sunniti Huthi, i quali difendevano il sud dello Yemen. Dal 25 marzo 2015, la coalizione araba formata da Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi, Marocco, Egitto e Qatar, sostenuti militarmente da USA, Regno Unito, Francia e Spagna, bombardaronono con raid aerei le città, i campi profughi, i luoghi di raduno e le fabbriche controllate dagli Huthi. In campo è presente anche Al Qaeda, alleato del gruppo Ansar Al Sharia (ausiliari della Sharia), organizzazione jihadista ramificata in più diversi pesi arabi, che da qui rivendicò l’attacco a Charlie Hebdo. La guerra civile ha raggiunto ormai oltre le 26.000 vittime e 17.000 feriti, provocando oltre due milioni di profughi che da aprile 2016 hanno iniziato ad arrivare sulle coste italiane. La crisi umanitaria è di proporzioni simili a quelle siriane: la coalizione araba ha infatti deciso il blocco navale, impedendo così gli aiuti umanitari. popolazione 27,8 mln
76
Il Corriere della Sera-Esteri Reportagesullo Yemen, UNHCR, Internazionale, Wikipedia
25%
IRAN TEHERAN
superficie (6x ) 1.648.195 km2
età media 28 ANNI 49%
religione 98%
51%
HDI rank 69°/188
2% vive con < $1.25 / giorno
fertilità
1,8 FIGLI
alfabetismo
87%
2%
lingue
ۻPERSIANO � TURCO
accesso a internet
L’Iran, anche conosciuto come Persia, fu governato dal 1779 al 1925 dalla dinastia dei Qajar, che guidarono il regno incentrando il governo immigrati emigrati sull’assolutismo e la religione. Nel '900 l'Impero 3,5% 1,4% britannico e quello russo si scontrarono per la spartizione del territorio, dopo la scoperta del profughi 1,1 mln petrolio nel 1908. Il greggio generò ricche 12% IN GERMANIA entrate per l’Iran e il nuovo Scià di Persia Reza 08% NEL REGNO UNITO Khan favorì lo sviluppo del paese, aprendosi anche al commercio con la Germania. L’Iran 05% IN ISRAELE venne coinvolto nella Seconda Guerra Mondia979.437 rifugiati e le a causa degli scambi con la Germania: richiedenti asilo la Gran Bretagna e l’Unione Sovietica vogliono 90% DALL'AFGHANISTAN l’espulsione dei tedeschi. Gli Stati Uniti presero il posto della Gran Bretagna nella ricostruzione sfollati interni — del paese dopo la guerra: la loro presenza influì molto l’opinione pubblica, tanto da organizzare un colpo di stato nel 1953 con l’autorizzazione dello Scià per deporre il Primo Ministro Mossadeq, che intendeva nazionalizzare le industrie iraniane degli idrocarburi. Durante gli anni ’60 e ’70 i cittadini iniziarono a protestare contro il regime a causa di alcune riforme per la realizzazione di nuove imprese meccanizzate ai danni degli agricoltori: il malcontento serpeggiò fino ad esplodere in scioperi e proteste in piazza. L’11 marzo 1979 l’esercito si dichiara neutrale suggellando così la definitiva vittoria dei rivoluzionari e l’inizio della Repubblica Islamica dell’Iran, con una serie di cambiamenti importanti nel sistema istituzionale e nel ruolo politico dei religiosi (alla guida attuale del paese è in carica l’ayatollah Alì Khamenei, esponente del clero sciita). Dal 1980 all’88 l’Iran venne attaccato dall’Iraq di Saddam Hussein, per la conquista di una delle province molto ricche di petrolio. Il conflitto, durato 8 anni, si trasformò in una guerra di posizione: a favore dell’Iraq era schierata gran parte dell’Europa, America e Cina, mentre Corea del Nord, Libia e Siria si alleano con l'Iran. I rapporti con l'Occidente si incrinarono, soprattutto dopo che il paese annunciò di sviluppare un programma nucleare per non essere più dipendenti dall'estrazione del petrolio (appreso dall’URSS). Al momento l'Iran è in pace. Va reso noto tuttavia che il governo è uno dei più duri al mondo: è ancora legale la pena di morte, le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini, la libertà di associazione ed espressione è limitata.
44%
Il Post 6/02/2016 - 20/09/2016 UNHCR, Internazionale, Wikipedia
— FOCUS STORICO
popolazione 80,6 mln
77
IRAQ età media 19 ANNI
BAGHDAD
49% superficie (1,3v 438.317 km2
HDI rank 121°/188
religione 99%
51%
)
4% vive con < $1.25 / giorno
fertilità
4 FIGLI
alfabetismo
80%
—
lingue
ۻARABO CURDO
accesso a internet
17%
Conquistato da arabi, mongoli e turchi e colonizzato dai britannici, l'Iraq ottenne l'indipendenza dopo la Seconda Guerra Mondiale sotto il regime del partito araimmigrati emigrati bo nazionalista, di cui prese le redini Saddam Hus0,9% 3,9% sein nel 1979. L’economia del paese crebbe negli anni ’70 grazie alla nazionalizzazione degli impianti di profughi 1,5 mln estrazione e distribuzione del petrolio. Saddam Hus17% IN SIRIA sein decise di attaccare l’Iran perché governato dal 08% IN LIBANO clero sciita, il quale poteva contrastare la minoranza sunnita presente in Iraq, di cui faceva parte appunto 08% IN GERMANIA Hussein. Dieci anni dopo l’Iraq occupò il Kuwait per il petrolio, paese ormai indipendente anche se 285.121 rifugiati e richiedenti asilo legalmente ancora sotto il suo controllo, scontrandosi 80% DALLA SIRIA con l’ONU e la NATO, che imponsero forti sanzioni e restrizioni alla vendita del greggio e lo smantellamensfollati interni 4,1 mln to delle armi chimiche (gas nervini e vescicanti). Il conflitto è conosciuto come prima Guerra del Golfo. L’area a nord del paese, dopo 30 anni di guerre interne, venne data in autonomia alla popolazione curda sparsa fra Iran, Turchia e Siria. La situazione instabile contribuì alla crescita dell’ISIS, che non trovò ostacoli nell’espandersi nei territori circostanti. Dopo l’attentato alle Torri gemelle del 2001, le ostilità fra USA e Iraq salirono fino a sfociare nella seconda Guerra del Golfo nel 2003, conflitto spinto da Stati Uniti e Gran Bretagna per fermare Saddam Hussein, sospettato di aver contatti con Bin Laden e di possedere armi chimiche (accuse del tutto infondate). L’attacco angloamericano fu accompagnato da una coalizione di 38 paesi, tra cui l’Italia, e sostenuto dai curdi: Hussein si diede alla fuga dopo aver perso Baghdad in pochi mesi, ma venne subito catturato, e poi impiccato nel 2006. Dal 2004 è stato istituito un governo provvisorio. Le forze americane, come altri paesi coinvolti nel conflitto, non abbandonarono il territorio fino al 2011: gli attacchi nel paese proseguirono fra i gruppi sciiti e sunniti, governo iracheno e truppe straniere. Dal 2012 gli effetti della guerra civile siriana si ripercuotono anche sull’Iraq: l’ISIS avanza da nord, ma viene frenato dai raid aerei degli Stati Uniti e milizie curde e sciite, ma mantiene il controllo della città di Mosul, sede del Califfato Islamico. Qui ha inizio nell’ottobre 2016 un’offensiva da parte delle forze speciali irachene (addestrate da Turchia e USA, che guidano la coalizione) e i peshmerga curdi (l’esercito del Kurdistan Iracheno) per liberare la città e colpire l’ISIS al cuore. popolazione 38,6 mln
78
Il Post 26/10/2016,-20/08/2016, UNHCR, Internazionale, Wikipedia
LIBANO età media 28 ANNI
BEIRUT
superficie (31% 10.452 km2
49%
)
religione 44%
51%
HDI rank 67°/188
— vive con < $1.25 / giorno
fertilità
1,7 FIGLI
alfabetismo
93%
56%
lingue
ۻARABO . FRANCESE
accesso a internet
La stretta lingua di terra che si affaccia sul Mar Mediterraneo, culla della civiltà fenicia, fece parte del regno di Alessandro Magno e degli immigrati emigrati Imperi Romano e Ottomano, lunghi secoli di 34% 12% dominazioni che terminarono solo dopo la Prima Guerra Mondiale nel 1918. La Francia asprofughi 794.543 sunse il controllo del Libano fino al 1943, anno 12% IN USA dell’affermazione della propria indipendenza 12% IN ARABIA SAUDITA grazie al contributo dell’Inghilterra. Il periodo successivo fu instabile: il paese 09% IN CANADA contribuì militarmente all’esercito arabo nel 1 mln rifugiati e conflitto con Israele, che non voleva sottostarichiedenti asilo re alla divisione dei territori palestinesi decisa 65% DALLA SIRIA dall’ONU nel 1948. Il Libano accolse quindi molti dei rifugiati palestinesi in fuga, che sfollati interni — causarono però una guerra civile interna contro i cristiani, tra il 1975 e il 1990. Nel 1982, per contrastare la forza armata palestinese, intervenne Israele supportata da un contingente di forze americane, italiane e francesi, che si ritirano però l’anno successivo dopo aver subito un attentato rivendicato da Hezbollah. L'organizzazione paramilitare libanese, di orientameto sciita, nacque proprio in questo periodo e col passare degli anni incrementa il numero di affiliati al punto di essere considerata più potente dell'esercito regolare. Il conflitto terminò nel’89 grazie al trattato di Ta’if: Algeria, Marocco e Arabia Saudita, di comune accordo con il Libano, ratificarono il disarmo delle milizie cristiane e musulmane: ciò incontrò la resistenza di Hezbollah e la guerra ebbe veramente fine solo grazie ad un’offensiva dell’esercito siriano. Da allora la Siria ha molto controllo sul paese. La milizia sciita di Hezbollah non fu definitivamente sconfitta e nel 2006 attaccò una pattuglia dell’esercito israeliano, dando inizio ad una nuova guerra fra i due paesi, durata soli 36 giorni e terminata con un cessate il fuoco proclamato dalle Nazioni Unite. Dal 2011 la guerra civile siriana è sconfinata anche in Libano: l’esercito si pone da cuscinetto tra le fazioni sunnite che sostengono i ribelli e quelle sciite (Hezbollah) pro siria. Il paese continua ad accogliere le migliaia di profughi siriani ed iracheni nonostante gli squilibri demografici, economici, politici interni: il Libano ospita infatti il maggior numero di rifugiati al mondo in relazione alla popolazione locale (183 ogni 1000 abitanti).
74%
Limes, UNHCR, Internazionale, Wikipedia
FOCUS STORICO
popolazione 6,4 mln
79
EUROPA
E
35°
a
30°
b
25°
c
80
15°
F
20°
G
25°
H
30°
I
35°
UCRAINA età media 40 ANNI
KIEV
superficie (2x 603.700 km2
54%
)
46%
HDI rank 81°/188
0% vive con < $1.25 / giorno
fertilità
1,5 FIGLI
alfabetismo
99%
religione
lingue
X
ь й
62% 38%
UCRAINO RUSSO
accesso a internet
La penisola della Crimea, quasi un’isola solitaria nel Mar Nero, è la principale causa della guerra che si sta combattendo dal 2014 nell'Uimmigrati emigrati craina orientale. Colonizzata da Greci, Bizantini, 10,7% 11,5% Mongoli e Russi dal 1783 al 1954, venne trasferita all’Ucraina dall’allor presidente russo Nikiprofughi 5,8 mln ta Krushov al termine della Guerra Fredda. Gli 56% IN RUSSIA abitanti di Sebastopoli non furono d’accordo e 06% IN USA mantennero comunque una propria autonomia. Il 2013 è l'anno degli accordi segreti fra il 06% NEL KAZAKISTAN presidente ucraino Viktor Janukovyč e Vladi9.775 rifugiati e mir Putin. Il presidente russo è contro le tratrichiedenti asilo tative fra l’Ucraina e l'Europa per la formazione 85% DALLA RUSSIA di una speciale area per il libero commercio: vorrebbe invece creare una lega euroasiatica sfollati interni 1,6 mln per il monopolio sulla distribuzione del gas (il 30% del gas europeo viene importato attraverso condotti ucraini), e soprattutto per il controllo della Crimea, poiché Sebastopoli è base militare sia ucraina che russa: secondo gli accordi di Krushov, infatti, i russi avrebbero continuato ad avere lo sbocco sul Mar Nero per le esercitazioni militari, in cambio di obbligazioni ucraine e sconti sul prezzo del gas. La situazione degenera nel novembre 2013 dopo le proteste dell’Euromaidan e le rivolte a Kiev. Il presidente Janukovyč ordina all'esercito di fermare le manifestazioni, provocando numerose morti fra i civili manifestanti. Febbraio 2014: il governo viene rovesciato, ma Janukovyč fugge. Pochi giorni dopo la Russia occupa militarmente la penisola e viene poi auto-dichiarata l’indipendenza della Crimea (non riconosciuta dall’UE). L’Ucraina continua ad avere seri problemi di corruzione e deve affrontare gli attacchi dei separatisti al confine orientale (i ribelli delle province di Donetsk e Luhansk, a maggioranza russa), verso i quali ha stabilito un embargo economico, tagli alle pensioni e assistenza sanitaria. A settembre 2014, secondo gli accordi di Minsk, Kiev garantisce il cessate il fuoco e maggiore autonomia alle province a est: anche se i media non hanno seguito molto i successivi sviluppi, gli scontri sono continuati e a gennaio 2017 sono ripresi gli attacchi fra esercito e ribelli, forse a causa dell'inizio della carriera presidenziale di Donald Trump, che non ha mai nascosto di voler collaborare con la Russia per eliminare le sanzioni imposte dall'Ucraina per l'annessione della Crimea.
50%
Focus 4/03/2013, Il Post 5/12/2015-1/02/2017, Panorama 7/02/2017, UNHCR, Internazionale, Wikipedia
— FOCUS STORICO
popolazione 44,5 mln
81
SUD AMERICA
A
a
0°
b
5°
c
10°
82
80°
B
75°
C
70°
D
65°
E
60°
F
COLOMBIA età media 30 ANNI
BOGOTÁ
superficie (3,5x 1.141.748 km2
51%
fertilità
7%
49%
)
HDI rank 97°/188
5,6% vive con < $1.25 / giorno
religione
2 FIGLI
alfabetismo
94%
80%
lingue
ۻPERSIANO � TURCO
accesso a internet
La Colombia è in guerra da 40 anni: negli anni ’50 il partito liberale governò per circa 10 anni, fino a quando con le nuove elezioni ci furono immigrati emigrati accordi segreti durante la campagna elettorale 0,3% 5,2% fra i candidati che portarono all’assassinio di uno di questi, favorito dal popolo. profughi 1,1 mln Il fatto diede il via al Bogotazo, una serie 37% IN VENEZUELA di proteste civili che manifestavano la rabbia 26% IN USA verso le politiche repressive dello Stato. Per rispondere alle manifestazioni e reprimere i rivol16% IN SPAGNA tosi il governo decise di dare il potere all’eser341 rifugiati e cito di creare delle milizie paramilitari (FARC): richiedenti asilo queste compirono ogni genere di violenze fi30% DAL VENEZUELA siche (torture, abusi sulle donne, mutilazioni), dimenticando completamente i diritti umani. sfollati interni 7 mln In questo clima di tensione, nacquero i primi gruppi di guerriglieri, assoldati da diversi agricoltori comunisti in cerca di maggiore autonomia, e soprattutto preoccupati per le proprie coltivazioni di cocaina e gli attacchi dei coltivatori rivali (la Colombia è il primo produttore al mondo): questi gruppi armati vennero rinforzati dalle milizie ormai allo sbando. Le forze in campo furono quindi tre: milizie paramilitari, esercito dello Stato e gruppi armati. I civili che purtroppo abitavano nelle zone di conflitto, o in aree appartenenti ai clan, sono state costretti a riunirsi in comunità di pace, attori neutrali allo scontro, altrimenti avrebbero rischiato la vita durante gli attacchi, colpiti indistintamente come nemici. Nel 2004 il piano di smobilitazione delle milizie paramilitari avviato dal Presidente Uribe doveva essere concluso, ma solo 5 di loro hanno riconsegnato le armi. Nell’agosto 2016, dopo il negoziato durato 4 anni, è stato firmato il trattato di pace tra il nuovo presidente Juan Manuel Santos e le FARC. Secondo i termini dell'accordo, i guerriglieri che accettano di dichiararsi colpevoli non andranno in prigione, ma potranno scontare una pena più leggera con "lavori a favore della comunità". L'accordo prevede anche l'mpegno del governo a favore delle zone rurali, e maggiori diritti per i partiti politici più piccoli, come richiesto dalle Farc, che in cambio garantiscono il disarmo delle guerriglie e la cooperazione per contrastare la produzione ed esportazione di cocaina.
56%
La Stampa 27/09/2016, Il Fatto Quotidiano 4/02/2017, Internazionale, Wikipedia
— FOCUS STORICO
popolazione 48,8 mln
83
84
IL VIAGGIO
85
La rotta è una direzione lungo la quale procedere per arrivare ad una destinazione prefissata: la distanza dal luogo di partenza a quello di arrivo non è mai come unire due punti con una linea, ma è tortuosa e mai immediata o come la suggerisce Google Maps. Il percorso dipende da molti fattori che spesso non dipendono dal viaggiatore: sbagliare strada a causa di segnalazioni inesistenti, danni alle infrastrutture o inefficienza dei mezzi di trasporto, mancanza di sicurezza, problemi di identificazione alle frontiere, zone non coperte dal segnale gps o senza segnale wifi, inospitalità della gente locale.
Il viaggio dei migranti dipende dalla loro provenienza geografica: se i motivi che spingono un italiano e un somalo ad emigrare in Germania sono gli stessi, le modalità di viaggio e il trattamento una volta arrivati a destinazione sono diversi. L'italiano, come cittadino dell'area Schengen, non ha bisogno di un passaporto per andare oltre confine; può rimanere sul territorio per un massimo di 90 giorni senza un Visto, e poi fare richiesta del permesso di soggiorno per motivi lavorativi se trova effettivamente un'occupazione. Solo dopo 5/10 anni di residenza continuata (i tempi sono diversi per ogni stato) potrà fare richiesta di cittadinanza.
86
Il somalo può avere le stesse aspirazioni, ma la trafila per ottenere un Visto per venire in Europa è molto diversa: al consolato bisogna presentare certificati ufficiali, estratti conto e dichiarazioni dei redditi (documenti non facili da reperire se la burocrazia non è efficiente), dimostrare di possedere i soldi per mantenersi e avere già una data di ritorno. Il costo, le lunghe code e il tempo per reperire i documenti sono un lusso che chi ha paura per la propria vita, e non vive in condizioni agiate, non può permettersi. E sceglie di affidarsi a una barca o a una persona conosciuta su internet. Il Foglio, 7/02/2016
Warren Richardson
â&#x20AC;&#x201D; FOCUS STORICO
La speranza per una nuova vita. Un migrante passa un bambino attraverso una recinzione al confine tra Ungheria e Serbia â&#x20AC;&#x201D; 28 agosto 2015 World Press Photo of the Year 2015
87
ROTTE MIGRATORIE PER L'UE
H
E
N
G
E
N
La rotta polare
S
A R
E
A
rotta del Mediterraneo rotta est rotta centrale rotta ovest rotta dei Balcani
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rotta Polare
C
5.500 migranti sono giunti in Norvegia nel 2015 attraversando la Russia: dal 2016 è in cantiere una barriera di filo spinato tra i due stati.
Nel Mediterraneo
Le rotte Africane
Le rotte via mare collegano l'Africa e il Medio Oriente all'Europa dall'inizio degli anni '90. Il fenomeno è aumentato in seguito alla chiusura delle frontiere e alla restrizione sui visti di ingresso nell'aerea Schenghen. Questo è il regno dei trafficanti: migliaia di persone si affidano a barconi fatiscenti per giungere sulle coste italiane, greche e spagnole. I porti da cui imbarcarsi sono: Bengasi, Zuwara, Tripoli e Sabratha in Libia, Alessandria in Egitto.
La rotta ovest raccoglie i migranti della costa occidentale dal Senegal alla Nigeria. Le due città di snodo sono Bamako in Mali e Agadez in Niger: da qui partono i pickup per attraversare il deserto e giungere a Tripoli, in Libia. La rotta centrale inizia da Karthoum, in Sudan, e attraversa il Ciad o punta diretto ad Agedabia in Libia. La rotta est raccoglie i migranti dell'Etiopia attraversando il Sudan e l'Egitto, il cui punto d' imbarco è Alessandria.
Morti e dispersi nel Mediterraneo
Morti e dispersi nelle rotte africane 2016 - 2015
2016
C
2015 2014 0
1
2
3
4
5 mila
E O 0
1
2
3
4 mila
Da 764 mila arrivi nel 2015 a 123 mila nel 2016. I passaggi da Grecia a Ungheria diminuiscono dopo marzo 2016, mese in cui la rotta viene chiusa, con l'accordo sui migranti tra UE e Turchia: alle frontiere sono imposti controlli e limiti numerici di ingresso. Serbia e Macedonia diventano stati-cuscinetto: in molti li attraversano, ma sono pochi a fare richiesta di cittadinanza.
Fonti: IOM: European Commission: Turkey Refugees crisis, Amensty International, European Commission State of Play report, Esodi - mappa interattiva, Wikipedia, Migration Flows Europe, Open Migration
— FOCUS STORICO
La rotta balcanica
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La rotta balcanica 176.906 Migranti sono sbarcati in Grecia nel 2016.
75.984
3,1 mln
sono bloccati alle frontiere. L'80% si trova in Grecia.
I rifugiati ospitati in Turchia, la maggior parte proveniente dalla Siria. Le altre nazionalitĂ sono Afghanistan, Iraq e Pakistan.
dati OIM 11/01/2017
857.363 nel 2015
* *
*
15.962
176.654
arrivi via terra
arrivi via mare
*
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paesi non ancora Schengen rotta balcanica migranti non UE migranti regionali muri metallici
Fonti: western balkan route on google maps, Frontex Western Balkans Quarterly 2 June 2016, IOM Migrations Flow 31/12/2016, Rapporto Protezione Internazionale Fondazione Migrantes 2016.
La rotta balcanica è il nome dato al percorso compiuto dai profughi siriani, afghani e iracheni, per raggiungere il Nord Europa, attraversando Grecia, Macedonia, Bulgaria, Serbia e Croazia.
La guerra civile in Siria ha trasformato la Turchia nel maggiore paese di accoglienza profughi al mondo. I rifugiati siriani hanno ottenuto solo una parziale protezione dal governo e in molti sono ancora dislocati nei campi profughi. Molti emigrano in Nord Europa perchè hanno conoscenti o familiari, ma soprattutto per cercare condizioni migliori in cui ripartire. L'enorme afflusso di immigrati spaventa i paesi del europei che, nonostante l'appello della Commissione di ammettere una quota obbligatoria di migranti a nazione, limitano l'ingresso e le libertà ai richiedenti asilo, ristabilendo i controlli alle frontiere interne dell'area Schengen. Nessuno aiuta la Grecia. Rapporto Protezione Internazionale Fondazione Migrantes 2016
Dalla Turchia all’isola di Lesbo bastano 50 minuti di navigazione. E non ci vuole neppure uno scafista. In compenso, sono fioriti numerosi negozi lungo la costa che vendono il kit completo per la traversata: gommone, motore e giubbotti di salvataggio (sull’isola c’è un’intera collina costituita dagli avanzi delle attraversate, salvagenti, sacchetti di plastica come valige, giubbotti abbandonati). La Stampa, 4/01/2016
— IL VIAGGIO
La via esiste da sempre, ma è diventata "famosa" in seguito al grande afflusso nel 2015, dove oltre 1 milione di persone ne hanno attraversato i confini. Germania, Austria e Svezia sono i paesi da raggiungere: il territorio tedesco in primis per le politiche di immigrazione. A settembre 2015 Angela Merkel dà la disponibilità nell'accogliere tutti i migranti dei Balcani. Senza questa misura l'accoglienza temporanea in nei paesi del sud-est Europa sarebbe stata insostenibile: sono ancora moltissimi gli sfollati interni (circa 70.000) dopo le guerre della ex-Jugoslavia tra il 1991 e 1995. La rotta Balcanica è comunque piena di difficoltà, anche se il numero di morti annui è inferiore rispetto al Mediterraneo. Le modalità di transito e aiuto variano in ogni stato: Albania, Macedonia, Kosovo, Bosnia Erzegovina, Montenegro e Kosovo non sono membri dell'Unione Europea e hanno fondato un coordinamento interno per la gestione dei migranti (Migration, Asylum and Refugees Regional Initiative), ma in generale hanno favorito il passaggio dei profughi, a differenza di Bulgaria, Slovenia e Ungheria, membri UE, che hanno ne ignorato i diritti e costruito muri di filo spinato per fermarne il passaggio, sovraccaricando la Grecia.
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I muri
22 settembre 2015
9 marzo 2016
la Commissione Europea decide il ricollocamento di 130.000 rifugiati
Chiusura della rotta
giugno 2015 il muro di Calais: recinzione metallica in Francia per impedire ai migranti l'accesso ai traghetti per l'Inghilterra
4 agosto 2015 filo spinato fra Bulgaria e Turchia (Alexandropolis - Terevo, 260 km)
agosto 2015
Nella notte la Slovenia annuncia di restringere l'entrata nel proprio paese solo a immigrati con passaporto regolare. La seguono Croazia, Serbia e Macedonia. Solo una minima quota mensile di richiedenti asilo potrà passare i confini, per pter rientrare negli accordi del piano di ricollocamento. Ciò causa il blocco dei profughi in Grecia e nei campi profughi ai confini. Rapporto Protezione Internazionale Fondazione Migrantes 2016
filo spinato fra Estonia e Russia
13 settembre 2015 controlli alla frontiera tra Austria e Germania
14 settembre 2015 filo spinato fra Ungheria e Serbia (175 km)
15 ottobre 2015 filo spinato fra Ungheria e Croazia (fiume Drava, 40 km)
11 novembre 2015 filo spinato fra Slovenia e Croazia (Gibina - Istria, 183 km)
30 novembre 2015 filo spinato fra Macedonia e Grecia (Bitola - Gevjelia, 37 km)
gennaio 2016 Norvegia, Danimarca e Svezia istituiscono controlli alle frontiere Fonti: Corriere della Sera 26/02/2016, mappa Next Quotidiano 15/03/2016, Il Fatto Quotidiano
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20 marzo 2016
Accordo sui migranti UE - Turchia A seguito della situazione in Grecia, la Commissione Europea si accorda con la Turchia per interrompere l'arrivo dei migranti sulle isole greche di Chios, Lesbo, Kos e Samos, in cambio di 3 miliardi di euro e il riavvio dei negoziati per la liberalizzazione dei visti in Europa. Ogni profugo che sbarca in Grecia dovrà richiedere qui l'asilo e non spostarsi illegalmente lungo la rotta balcanica: chi non si attiene, e chi deve aspettare la documentazione, viene reinviato in Turchia, da cui sarà reimpatriato o potrà tornare in Europa una volta accolta la domanda secondo un rapporto di 1:1. L'accordo entra in vigore dal 1° giugno. La Stampa, 4/01/2016
Quelli che passano
La rotta balcanica non è davvero chiusa.
Fonti: Il Post 3/10/2016 - 12/01/2017
Dentro gli edifici il fumo nero e l’aria rarefatta consentono a malapena di tenere gli occhi aperti. Akim, che arriva dal Pakistan mi chiede di guardarmi intorno: da una parte ci sono dei vecchi mobili messi in circolo che delimitano lo spazio per la sua camera. Tutto intorno gruppi di ragazzi intorno a tanti piccoli fuochi, accesi per scaldare l’edificio. “Questo posto non è per esseri umani – dice – forse non è neanche per gli animali. Ma che possiamo fare? Io ho fatto troppa strada per arrivare qui, indietro non ci torno. Se mi portano in un centro mi rimandano nel mio paese. Non posso rischiare, preferisco aspettare, prima o poi si decideranno a riaprire queste frontiere”. Intorno a lui un gruppo di minori: “questi ragazzi non dovrebbero stare qui, ci sono centri dedicati – mi dice una volontaria – ma non riusciamo a convincerli ad andarci. Preferiscono stare in questa situazione che pensare di non riuscire a completare il viaggio”. Alcuni di loro hanno già tentato di passare la frontiera: via terra, pagando i trafficanti, oppure nascondendosi sotto i camion. Ma pochissimi finora ci sono riusciti. Ora aspettano che la rotta dei Balcani riprenda il suo corso. Intanto il flusso di persone qui non si ferma. L’ultimo arrivato è un bambino di otto anni che viaggia insieme al fratello. Stanotte dormirà anche lui a meno quindici gradi sotto zero, nell’inferno di ghiaccio della città bianca. estratto dall'articolo di Eleonora Camilli, Popoff 13/01/2017
— IL VIAGGIO
Nonostante l'accordo migranti, i profughi continuano ad entrare in Europa: passando via terra dal confine bulgaro, pagando i trafficanti perchè li portino sulle coste greche da cui raggiungere a piedi la Macedonia, oppure tentando la traversata dell'Adriatico per giungere in Puglia. C'è chi paga i camionisti per un passaggio, chi si lega alle ruote dei mezzi, chi si intrufola nei vagoni dei treni merci. I profughi continuano ad affollare i campi allestiti lungo le città di confine, aspettando per mesi al freddo e al gelo il proprio "turno" fra gli ingressi giornalieri alle frontiere (come i 15 concessi tra Serbia e Ungheria). Medici Senza Frontiere denuncia il loro trattamento. I campi non bastano per tutti: anche se migliaia sono ospitati in strutture ufficiali, esistono moltissime persone dislocate all'interno di campi informali (ad esempio in ex aree in dustriali come a Belgrado, in Serbia, dove d'inverno si arriva a -15°). La Grecia si attiva per spostare i migranti attualmente sistemati in tende (soprattutto a Lesbo) in altri campi più attrezzati o strutture riscaldate come appartamenti o alberghi, ma si scontra con la popolazione locale, già piegata della crisi economica.
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Perchè i migranti africani pagano centinaia di euro per attraversare il deserto, rischiare di essere imprigionati nei centri di detenzione in Libia o venire sfruttati dai trafficanti? E perchè imbarcarsi su un gommone per attraversare il Mediterraneo, invece di viaggiare in aereo, che costa meno ed è più veloce?
DIRETTIVA 2001/51/CE
REGOLAMENTO DI DUBLINO
Consiglio dell'UE, 10 luglio 2001
Consiglio dell'UE, 19 luglio 2013
Il decreto integra le disposizioni dell'articolo 26 della Convenzione applicativa dell'Accordo di Schengen del 14 giugno 1985 sulla libera circolazione delle persone. Per volare in UE basta la carta d’identità per i paesi dell’Area Schengen; necessitano di passaporto o altra documentazione ufficiale i viaggiatori non UE. Le compagnie aeree possono non chiederli se il passeggero esibisce il documento comprovante lo status di rifugiato: ma ciò verrà richiesto solo al paese di arrivo, e se il richiedente non fosse idoneo spetta alle compagnie pagare il biglietto per riportarlo in patria, opzione altamente costosa e non conveniente.
Il regolamento sostituisce la Convenzione omonima firmata nel 1990, che stabilisce i criteri e i meccanismi dell'esame di una domanda di asilo presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o apolide. La richiesta deve essere formalizzata nel primo Stato membro raggiunto dal richiedente (Italia e Grecia), e se il profugo si trova già in un altro paese deve essere rimandato per effettuare la procedura in modo corretto. Il migrante cerca di restare invisibile: se riesce a sfuggire alle forze dell’ordine e a non farsi prendere le impronte digitali, può sperare di arrivare illegalmente nel Nord Europa, anche se quando farà domanda per il permesso di soggiorno dovrà specificare il primo paese europeo di cui ha oltrepassato il confine.
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Il vero costo del viaggio
KHARTOUM, Sudan
Sudan → Libia € 1000 4 giorni circa per attraversare il deserto, senza soste lungo la strada o aiuti in caso di guasto.
Karthoum Airport, Sudan Egyptair | Volo n. MS854 h 04:10 AM h 05:45 AM
Tripoli, Libia € ? 7 mesi/2 anni di sfruttamento lavorativo, torture e prigionia per guadagnare i soldi per il viaggio in mare.
Il Cairo Airport, Egitto Egyptair | Volo n. MS731 h 10:25 AM h 13:45 AM
Tripoli → Lampedusa 740/2000 € 3 giorni circa, senza acqua nè cibo
Berlino Schonenfeld Airport, Germania
Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo, Marsala, Sicilia €0 3/9 mesi in attesa del colloquio con la Commissione Territoriale per fare richiesta asilo. SPRAR, Settimo, Piemonte € 0 6 mesi circa (alloggio e progetti di integrazione nella società)
415€ 11 ore, 35 min
BERLINO, Germania
2000/3000€ 2/3 anni
— IL VIAGGIO
Torino → Berlino € 50 — 18h circa
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Migranti in crociera
In Africa non c'è un'adeguata informazione: si emigra per inviare soldi alla famiglia, per sfuggire a guerre, per trovare lavoro, per una nuova vita, e lo si fa chiedendo a chi ce l'ha fatta via Facebook o a chi "conosce" le persone che se ne occupano.
Attraversare il Nord Africa non è come pianificare un viaggio con GoEuro, ricevere le notifiche di Skyscanner, consultare gli orari di Trenitalia o viaggiare low-cost con Flixbus o Megabus: oltre l'80% della popolazione africana possiede uno smartphone, ma solo il 28% ha accesso a internet (Internet World Stats 2016). La reperibilità di informazioni non è sempre immediata e che spesso è necessario spostarsi in grandi centri per potersi connettere. I trafficanti regnano sui social: proliferano infatti molte pagine dedicate alla pubblicità di viaggi in Europa, e molte delle informazioni che i potenziali migranti africani ricevono sul viaggio verso l’Europa arrivano da Facebook e una serie di gruppi o community creati per adescare le vittime. I dati rilasciati da Europol parlano di 30.000 trafficanti individuati nel 2015 e 12.000 sospetti identificati a ottobre 2016. Quando si viaggia da soli spesso ci si fida di persone che paiono sicure ed è molto facile cadere nella rete dello sfruttamento se non si hanno i soldi richiesti per i trasporti, e ovviamente i migranti africani non sono di certo persone in condizioni agiate.
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Per fermare il fenomeno sono attive diverse campagne di sensibilizzazioni e informazione presenti nei campi profughi. Inoltre diversi hackathon sono stati organizzati in Europa negli ultimi anni con l'obbiettivo di progettare app e strumenti tecnologici volti a migliorare la conoscenza delle reali condizioni dei viaggi nel continente, ma non sempre i risultati ottenuti durante gli incontri hanno portato a soluzioni concrete. L'Europa (come anche l'America) continua ad essere una terra promessa nonostante non prometta alcuna vita migliore per chi è immigrato illegalmente o non entra in un programma di accoglienza: la TV e Youtube mostrano una "bella vita" in completo contrasto con i villaggi e il disordine urbano africano. La situazione di instabilità attuale rafforza un senso di disperazione, portando le persone a considerare che “a casa non succede nulla di buono” e che “bisogna andare via da questo luogo o almeno aiutare un membro della famiglia a lasciare il paese in modo da aiutare tutti a sopravvivere”, cosa che inevitabilmente spinge le persone verso Nord.
Fonti: articolo de "Il Fatto Quotidiano" 3/06/2015, Stoptratta.org
Il giornale americano pubblica un articolo relativo all'uso di pagine facebook da parte degli scafisti per sponsorizzare viaggi dalla Turchia in Italia con lessico simile a quello utilizzato dalle riviste di viaggio â&#x20AC;&#x201D; 8/05/2015
â&#x20AC;&#x201D; IL VIAGGIO
The Guardian
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Trafficanti, sfruttamenti e abusi
Amnesty International, da sempre in prima linea per la difesa dei diritti umani, ha svolto nel 2016 un'indagine tra 90 migranti dei centri di prima accoglienza in Puglia e Sicilia per raccogliere le testimonianze di chi ha subito violenze in Libia. ‘Quando arrivi in Libia, quello è il momento in cui inizia tutto, quando cominciano a picchiarti‘ – racconta Ahmed, 18 anni, dalla Somalia e arrivato in Libia nel novembre 2015 attraverso il Sudan. I trasportatori si rifiutavano di dare da bere e a volte sparavano a chi supplicava un goccio d’acqua, come è successo a un gruppo di siriani che stava morendo di sete. ‘Il primo siriano morto era un giovane, poteva avere 21 anni. Dopo ci hanno dato da bere ma nel frattempo era stato ucciso un altro siriano di 19 anni‘. ‘I trasportatori hanno rubato gli oggetti personali dei due siriani morti e non hanno permesso di seppellirli. Paolos, 24 anni, un eritreo arrivato in Libia nell’aprile 2016 attraverso Sudan e Ciad, ha raccontato che i trasportatori hanno abbandonato un disabile nel deserto, poco dopo essere entrati in Libia diretti a Sabha. ‘Hanno gettato un uomo dal pick-up lasciandolo nel deserto. Era un disabile‘. Ramya, un’eritrea di 22 anni, è stata stuprata più di una volta dai trafficanti che la tenevano prigioniera in un campo nei pressi di Ajdabya, nel nord-est della Libia, dove era entrata nel marzo 2015. ‘Dopo aver bevuto alcool e fumato hashish, le guardie entravano e sceglievano le donne. Poi le portavano fuori. Loro cercavano di opporsi ma quando hai una pistola puntata alla testa, non hai altra scelta se vuoi sopravvivere. Mi hanno stuprato due o tre volte."
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La traversata del deserto del Sahara sui pick-up è estremamente dura: senza acqua nè cibo per giorni, molti migranti muoiono per disidratazione oppure vengono lasciati a morire nel deserto perchè sbalzati dal mezzo che viaggia ad alte velocità. Quando i migranti arrivano in Libia non hanno i soldi per pagare il viaggio: di ciò se ne occuperà il trafficante o persona con la quale hanno preso contatto prima di partire, ed è proprio tramite questo "accordo" che nascono gli sfruttamenti. Fuori dall’aereoporto o nelle città di confine in cui li lasciano i trasportatori, i migranti vengono facilmente individuati da scafisti e trafficanti. In molti sono fermati per strada con la proposta di un lavoro pagato, qualche mese per ottenere i soldi per il viaggio in mare, e invece vengono rinchiusi con l’obbligo di pagare o lavorare per poter essere liberati.
Le violenze sessuali quasi sono all'ordine del giorno: le donne assumono contraccettivi già prima di partire, consapevoli del rischio a cui vanno incontro. In ogni fase del viaggio c'è il pericolo di essere rinchiuse in abitazioni private o in edifici abbandonati lungo la costa per soddisfare trafficanti, trasportatori e gruppi armati.
"Meglio morire in mare che stare in Libia. In mare si muore una volta sola, se stai in Libia è come se morissi tutti i giorni."
“Mi chiamo Abdel B.M., sono di origine eritrea e ho vent’anni. Sono andato in Libia per tentare la traversata, ho pagato 500 dollari ma forse la somma non bastava ai trafficanti. Mi hanno sequestrato e portato a Misurata, nel golfo della Sirte. Ero uno schiavo, mi facevano lavorare senza pagarmi. Nel capannone eravamo in 200 almeno, dormivamo per terra e avevamo poco cibo, l’acqua era sporca e non c’erano servizi igienici per i nostri bisogni. Le donne venivano violentate, gli uomini offesi e picchiati. Per convincermi a farmi mandare i soldi dai miei genitori e pagare il viaggio mi hanno torturato. Una notte degli uomini armati sono entrati nel capannone e hanno prelevato un gruppetto di eritrei. Erano ubriachi e drogati, e hanno fatto correre gli eritrei mentre loro sparavano, li usavano come bersagli mobili. Sparavano e ridevano come diavoli. Ho visto almeno due persone cadere a terra, colpite.”
— IL VIAGGIO
“Mi chiamo Mohammad e sono nato a Damasco nel 1985. In Siria ero un bracciante agricolo, nel 2013 ho lasciato il mio Paese per raggiungere il Sudan e tentare la traversata in Europa attraverso la Libia. Ho pagato 1000$ a un mediatore siriano di nome Mahmoud per arrivare in Sudan. Da qui ho raggiunto la frontiera libica con un fuoristrada condotto da un altro sudanese membro dell’organizzazione che ci ha consegnato a dei libici. Erano in due, e con un altro fuoristrada ci hanno portati ad Agjdabya, in Cirenaica. Il nostro campo era un lager sorvegliato da guardie armate. Eravamo in 150, non potevamo uscire, eravamo prigionieri, ci davano un panino e acqua salata ogni 24 ore. Ci picchiavano, non c’erano bagni e dormivamo per terra. Sono rimasto qui per 11 giorni. Il capo del campo si chiama Abou Laabd. Una notte ci hanno caricati su un camion, coperti con dei teli e trasferiti in un villaggio in mezzo al deserto, qui ci hanno scaricato in una stalla e abbiamo dormito con gli animali per due giorni. È stato il momento peggiore, le guardie ci hanno tolto tutto, chi protestava veniva picchiato con il calcio dei fucili. Non ne potevamo più e una notte siamo scappati. Abbiamo raggiunto un’altra città dove un tale Salem, libico, ci ha ospitati per una notte prima di consegnarci a Moamamar, anche lui libico. È un trafficante e per 900 dollari ci ha portati sulla spiaggia dove c’era un gommone di 12 metri circa che da lì a poco sarebbe partito per l’Italia. Eravamo non meno di 150. Siamo partiti di notte e abbiamo navigato in quelle condizioni per due giorni, non avevamo cibo e acqua, il gommone imbarcava acqua. Fortunatamente siamo stati avvistati da una nave della Marina italiana che ci ha salvati”.
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Le carceri
Vittime di torture, violenze fisiche e psicologiche, percosse, privati di cibo e acqua e di condizioni igienico-sanitarie minime, minacce di violenze ai danni delle famiglie, oltraggi sessuali, religiosi, privazione di cure mediche, obbligo di assistere a maltrattamenti: gli orrori del viaggio. I centri di detenzione ed espulsione dei migranti illegali non esistono solo in Europa, ma in Libia il contrasto all'immigrazione illegale è gestito in maniera decisamente peggiore. Medici Senza Frontiere segnala la condizione infernale e disumana in cui si trovano i migranti all'interno delle carceri libiche. Pochi metri quadrati a testa, carenza di acqua e cibo, mancanza di igiene e accessi limitati a latrine e docce. In Libia, rifugiati e richiedenti asilo non possono ricevere la dovuta protezione poiché manca un sistema di asilo funzionante (la Libia non è firmataria della Convenzione sullo status dei rifugiati) e l'UNHCR non può dare il suo supporto perchè espulso dal governo nel 2010. I migranti si trovano quindi in un contesto pericolosissimo: altissimi livelli di violenza e sfruttamento per mano di forze militari, milizie, reti di contrabbando, gang criminali e individui privati che li usano come merce di scambio. Coloro che riescono a fuggire sui barconi e non vengono intercettati dalla Guardia Costiera libica sono una bassa percentuale. La Repubblica 21/12/2016, Vita 3/01/2017
“In un paese dove regna il caos, non puoi aspettarti un’accoglienza cinque stelle, ma nemmeno gli animali vengono tratttati in questo modo. Ho visto migranti farsi uccidere soltanto per avere chiesto un bicchier d’acqua, altri minacciati con una pistola da minorenni che di te fanno quello che vogliono” racconta Sow Ibrahim, rapper 20enne della Guinea. Per tutti vale la stessa regola: “pensi di partire subito per l’Europa, ma non è così”. Oltre al meteo, che determina le partenze, “ti parcheggiano in veri e propri centri di detenzione, in condizioni terrificanti, per chiederti soldi che i tuoi familiari sono costretti ad inviarti, altrimenti ti sbattono in galera o ti uccidono”. Poi all’improvviso, sotto un cielo stellato, la liberazione. “Siamo partiti da Sabratha, dove ci aspettava uno zodiaco nel quale siamo stati imbarcati di forza e abbandonati al nostro destino”. Il resto del viaggio sono riassunte nelle immagine che concludono “Fuocoammare”, con barconi in cui si stipano dai 120 ai 150 migranti, che ormai possono essere intercettati ad appena 30 miglie dalle coste libiche dalla marina militare italiana o di un altro paese europeo. Il costo dell’odissea – dai 2 ai 3mila euro - diventa quasi secondario rispetto ai traumi subiti. Vita 3/01/2017
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In mare
“I trafficanti non finiranno mai di mettere migranti sui barconi: se vengono fermati da una parte, subito li fanno partire da un’altra, hanno un livello di organizzazione molto alto e studiano a fondo le mosse della comunità internazionale”. Alganesh Fessaha, dottoressa e scrittrice italoeritrea
L'avvicinamento al gommone è un momento delicato. Devo riuscire prima di tutto a tranquillizzare i migranti: "Vi porteremo tutti in Italia, state calmi". È importante ripetere che nessuno verrà riportato in Libia. Quando ci avviciniamo, cerco subito di capire che lingua si parla a bordo. È importante trasmettere sicurezza per riuscire a stabilizzare l'imbarcazione. Tutto questo avviene mentre il motoscafo fa un giro di 360 gradi intorno all'imbarcazione. Le persone ci osservano. Sono schiacciati sul gommone, terrorizzati. Non riesco a togliermi dalla testa le immagini dei bambini, ti guardano senza parole, i loro occhi ti chiedono di soccorrerli. Ricordo l'ultimo salvataggio, dopo aver detto che non dovevano preoccuparsi, tante persone hanno guardato il cielo per ringraziare dio del nostro arrivo. Quando ci incontriamo di nuovo a bordo le persone si avvicinano a me per abbracciarmi. Sono la prima persona con cui hanno parlato, probabilmente dopo il trafficante che li ha obbligati a salire a bordo, maltrattati, offesi. Sono la prima persona che, probabilmente dopo mesi, usa dei termini gentili.
Quando i migranti riescono a pagare lo scafista devono aspettare una sua chiamata: i barconi o sempre più spesso gommoni vengono riempiti fino al limite, con il risultato che i migranti non riescono a muoversi per tutto il viaggio, sotto il sole e in balia delle onde. Non è consentito loro di portare nulla: c'è spazio solo per le taniche di benzina del motore. A volte i trafficanti lasciano un telefono e un gps, altre volte è uno dell'organizzazione a guidare il mezzo fino alle coste italiane e al momento del recupero si confonde tra i migranti sulla barca. Se tutto procede bene, vengono individuati dalle navi italiane o dai mezzi di Frontex e altre organizzazioni europee entro qualche ora dalla partenza, ma spesso. Se sono a meno di 12 km dalla costa vengono riportati indietro dalle barche della Guardia Costiera libica. La Repubblica 28/05/2016 Il Corriere 2/09/2016
— IL VIAGGIO
Ahmad Al Rousan, mediatore MSF sulla nave Bourbon, Vita 3/01/2017
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E U R O PA
26 stati, di cui 4 non membri dell'Unione Europea (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera), sono uniti in un unico territorio senza frontiere interne: l'Area Schengen.
I cittadini dell’UE sono liberi di viaggiare senza pagare tasse doganali o controlli in cui dover esibire il passaporto: possono quindi risiedere in un paese UE senza visto, per un massimo di 3 mesi. Per garantire la sicurezza dei cittadini è stato elaborato un sistema di informazione condiviso fra gli stati per far fronte alla criminalità transfrontaliera: tramite il controllo biometrico delle domande di visto, è possibile verificare con le ambasciate che chi fa domanda per entrare ne sia l’effettivo possessore. Fanno uso di questo sistema anche le autorità in materia di asilo. europa.eu, Internazionale 25/01/2016
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Cipro, Croazia, Romania e Bulgaria non hanno ancora raggiunto i paramentri per poter accedere all'area Schengen. La Croazia deve attendere il 2017, mentre la politica anti rifugiati di Romania e Bulgaria ne rallenta le trattative. Regno Unito e Irlanda aderiscono solo in parte: hanno leggi di immigrazione diverse e applicano già un accordo tra i loro confini.
Chi vuole viaggiare in Europa e non è cittadino UE
È necessario avere il passaporto valido e richiedere un visto o permesso di soggiorno rilasciato da un altro dei paesi dello Spazio Schengen
Visto Schengen Uniforme Rilasciato per soggiorni di breve durata o di viaggio fino a un massimo di 90 giorni Visto a validità territoriale limitata Concesso soltanto dalla rappresentanza diplomatica per motivi umanitari o di massima urgenza, valido solo nello stato di rilascio. Visti per Soggiorni di Lunga Durata o Nazionali Validi per soggiorni di oltre 90 giorni, con uno o più ingressi, nel territorio dello Stato Schengen la cui Rappresentanza abbia rilasciato il visto. I titolari possono circolare liberamente negli altri paesi dell'Area, per un periodo non superiore a 90 giorni per semestre solo se il visto sia valido.
— IN EUROPA
Un visto è uno sticker sul passaporto, un'autorizzazione concessa allo straniero per l’ingresso in uno o più dei paesi UE per un massimo di 90 giorni: questo è valido sia per i cittadini europei che extracomunitari. Per presentare domanda di visto occorre una richiesta iscritta in cui sono specificati la finalità del viaggio; i mezzi di trasporto di andata e ritorno; dimostrare di possedere denaro per il proprio mantenimento e comunicare la data del ritorno. Le tipologie di visti sono 21, a seconda della finalità del soggiorno: adozione, affari, cure mediche, diplomatico, gara sportiva, invito, lavoro autonomo, lavoro subordinato, missione, motivi familiari, motivi religiosi, reingresso, residenza elettiva, ricerca, studio, transito aeroportuale, transito, trasporto, turismo, vacanze-lavoro, volontariato.
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I migranti nel Mediterraneo
2016
387.487 361.712 via mare 27.775 via terra
2015
1.046.600 1.015.078 via mare 34.900 via terra
Le nazionalitĂ di arrivo
23% dalla Siria
50% dalla Siria
12% dall'Afghanistan
20% dall'Afghanistan
10% dalla Nigeria
7% dall'Iraq
8% dall'Iraq
4% dall'Eritrea
6% dall'Eritrea
3% dal Pakistan
4% dalla Guinea
3% dalla Nigeria
4% dalla Costa d'Avorio
2% dall'Iran
3% dal Gambia
2% dalla Somalia
3% dal Pakistan
10% da altri 67 paesi
3% dal Senegal
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Fonte: OIM Migration Flows 2015, UNHCR Refugee Rgional Overview 2017
Le richieste asilo
1.171.138
4%
1.321.560 nel 2015
sono Minori Stranieri Non Accompagnati 22% dall'Afghanistan 12% dall'Eritrea 10% dal Gambia
Dove fare richiesta asilo?
Il 32% delle richieste proviene da migranti di origine siriana e afghana.
745.545 in Germania
Seguono Iraq, Eritrea, Pakistan, Albania, Iran, Bangladesh e Guinea.
123.482 in Italia
66.167 in Turchia
51.091 in Grecia
42.073 in Austria
29.423 in Ungheria
28.293 in Svezia
29.423 in Ungheria
19.928 in Belgio 0
30
50
70
100
700 mila
Fonte: Asylum Trends EASO 10/2016, Asylum Information Database 01/2017
— IN EUROPA
La Germania ha da sempre una politica migratoria inclusiva, ma molto severa. Nel 2015 i tedeschi hanno accolto circa un milione di migranti, la cifra più alta d’Europa: gli immigrati accolti sono soprattutto "altamente qualificati" per comporre la forza lavorativa di cui ha bisogno il paese per mantenere stabile la propria economia. L'età media tedesca è 47 anni e molti lavoratori sono prossimi alla pensione. Per agevolare il "ricambio" sono stati adottati programmi professionali rivolti ai giovani disoccupati europei tra i 18 e i 35 anni, finanziati corsi di lingua gratuiti, semplificato il riconoscimento dei titoli di studio e velocizzato le procedure per rilasciare i visti per motivi di lavoro. La Germania, come anche l'Italia, ha bisogno di immigrati.
85.224 in Francia
107
Confronto Italia-Grecia
Trend arrivi nel Mediterraneo â&#x20AC;&#x201D; confronto 2015 / 2016 250.000 200.000 150.000 100.000
Morti
50.000
4.913 nel 2016 3.777 nel 2015
0 Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic
Arrivi in Italia
Arrivi in Grecia
2015
153.842
856.723
2016
181.436
173.450
9.419
1.864
provenienza
02/2017
108
22% dalla Nigeria
6% dal Senegal
47% dalla Siria
12% dall'Eritrea
5% dal Mali
24% dall'Afghanistan
7% dalla Guinea
5% dal Sudan
15% dall'Iraq
7% dalla Costa d'Avorio
4% dal Bangladesh
3% dall'Iran
7% dal Gambia
4% dalla Somalia
Fonti: Missing Migrants Project - 12 Jan 2017; Refugee Response Plan UNHCR
181.436 sbarchi in Italia 12.164
in Puglia
4.871
173.450 sbarchi in Grecia 113.000
sulle coste greche
in Campania
8.021
41.000
isola di Lesbo
12.000
in Sardegna
isola di Chios
4.000
isola di Samos
30.790
in Calabria
2.000
117.162
isola di Kos
in Sicilia
età media 22 anni
paese di imbarco
M 71% F 13% MINORI 16%
età media 26 anni
90% Libia 6% Egitto 4% altri
M 42% F 21% MINORI 36%
Come viaggiano i migranti?
viaggia solo
Turchia
Come viaggiano i migranti? con amici
70%
paese di imbarco
con amici
18% 12%
28%
con famigliari
viaggia solo
28%
46% con famigliari
35%
25%
25%
15%
50%
35%
15%
è partito da più di 6 mesi
da 3-6 mesi
da 1-3 mesi
da meno di 14 giorni
è partito da più di 6 mesi
da 3-6 mesi
da 1-3 mesi
Abusi e sfruttamenti
F 55%
ha subito torture in Libia
53%
è stato trattenuto contro la propria volontà da persone armate
8%
52%
ha lavorato senza essere pagato in seguito a minacce
4%
47%
è stato forzato a lavorare o compiere attività contro la propria volontà
2%
3%
ha avuto offerte di denaro in cambio di sangue o organi
14%
0,9%
Fonti: Refugee Response Plan UNHCR, European Commission: Turkey Refugees crisis, Amensty International;, European Commission State of Play report.
M 15%
F 11%
— IN EUROPA
M 80%
76%
109
L'accordo UE-Turchia
Il 20 marzo 2016 è entrato in vigore l’accordo sui migranti firmato dall’UE con la Turchia: per far fronte all'alto numero di migranti bloccati in Grecia dopo il ripristino delle frontiere interne dei paesi dell'Est Europa, e dei continui arrivi sulle isole greche, è stato stabilito che ogni profugo sulla rotta balcanica sarà rimandato in Turchia e dovrà presentare domanda d’asilo presso le autorità greche. Chi non si attiene e chi dopo aver fatto richiesta deve aspettare la documentazione, viene inviato in Turchia, da dove sarà reim-
patriato o potrà tornare in Europa una volta accolta la domanda. Ogni profugo sarà ricollocato quando si libererà posto in UE, cioè quando ne sarà espulso un altro. Questo l’accordo, al prezzo di 3 miliardi di euro (di cui 667 mila già trasferiti) e il riavvio dei negoziati per la liberalizzazione dei visti turchi in Europa. L'intesa è stata rinnovata anche nel 2017: la Turchia tuttavia non è un paese sicuro per i 3 milioni di rifugiati dopo i recenti attentati e il clima di repressione instaurato dal presidente Erdogan.
Gli sbarchi nel 2016 60.000 40.000
25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic
Gli sbarchi nel 2017
3.000 1.000 0 Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic
110
Fonti: Rai News, Refugee Response Plan UNHCR
IN EUROPA
5.000
Il piano dei ricollocamenti
A settembre 2015 la Commissione Europea approva il programma dei ricollocamenti: 160.000 migranti dovranno essere trasferiti da Italia e Grecia verso altri paesi dell'UE entro 2 anni. Il piano non sta funzionando: ci sono enormi ritardi nell’offerta dei posti e nella convalida delle richieste, anche perchè gli Stati che collaborano hanno un profilo ben preciso dei rifugiati che vogliono accogliere. Il primo step comprendeva 98.255 persone: solo il 10% è stato effettivamente ricollocato.
secondo gli impegni ufficiali presi da 25 paesi UE. Liechtenstein, Islanda, Austria, Regno Unito, Ungheria, Polonia e Danimarca non collaborano. Meno della metà è stata effettivamente ricollocata.
in totale stati UE
23
19
25
da ricollocare
34.953
63.302
98.255
ricollocati
2.735
7.448
10.183
mancano
34.953
63.302
88.072
10.183
17% in Germania
32% in Francia
14% in Olanda
11% in Olanda
13% in Finlandia
9% in Germania
12% in Svizzera
8% in Finlandia
10% in Francia
7% in Spagna
10% in Portogallo
10% in Portogallo
State of Play Report - 12 Jan 2017
— IN EUROPA
7.448
21.193 posti
111
Paura dei rifugiati: cosa ne pensa l'Europa?
I risultati del sondaggio condotto su 10 paesi europei (Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna, Svezia, Polonia, Ungheria, Grecia, Regno Unito) dal Pew Research Center - luglio 2016
Culture diverse fanno di un paese un posto migliore in cui vivere.
36% si
Il 45% degli intervistati ha un'opinione negativa dei musulmani.
72% in Ungheria
Il 58% pensa che i musulmani non vogliano integrarsi nella società.
78% in Grecia
Il 59% è convinto che i rifugiati aumentino le probabilità di terrorismo.
76% in Ungheria
Il 36% crede che un alto numero di rifugiati non favorisca il terrorismo.
55% in Francia e
Il 57% dubita che commettano maggiori crimini di altri stranieri.
84% in Spagna
112
37% è uguale 23% no
69% in Italia 66% in Polonia
76% in Ungheria 68% in Spagna
71% in Polonia 61% in Germania
Svizzera
51% in Olanda 41% in Polonia
74% in Francia 66% in UK
Il 48% degli intervistati ha un'opinione negativa dei Rom.
87% in Italia
Il 16% degli intervistati ha un'opinione negativa degli ebrei.
55% in Grecia
Il 32% pensa che i musulmani si adattino al nostro modo di vivere.
43% in Francia e
Il 50% è convinto che i rifugiati riscuotino più benefici sociali e lavorativi dei locali.
85% in Ungheria
Il 41% non pensa che i rifugiati abbiano un impatto negativo sull'economia.
62% in Svezia
67% in Grecia 64% in Ungheria
32% in Ungheria 24% in Polonia
Svizzera
42% in Olanda 33% in Polonia
75% in Polonia 72% in Grecia
59% in Germania 50% in Spagna
16%
Persecuzione politica
11%
Conflitto con la legge
10%
Persecuzione religiosa
10%
Motivi economici
10%
Altre ragioni
9%
Tratta di esseri umani
9%
Violenza familiare
8%
Dispute per la terra
5%
Guerra civile
5%
Orientamento sessuale
4%
Persecuzione personale
2% 1%
Mutilazione Genitale Femminile Salute
AFRICA ORIENTALE
91%
Servizio militare a vita
4%
Altro
5%
Persecuzione politica
â&#x20AC;&#x201D; IN EUROPA
AFRICA OCCIDENTALE
fonte: Esodi - mappa web per Medici per i Diritti Umani Onlus
Da cosa scappano i profughi africani
113
114
115
116
5.079 migranti morti nel Mediterraneo nel 2016 (1.755 in piĂš rispetto al 2015) dati OIM
â&#x20AC;&#x201D; IN ITALIA
4.218 per annegamento 124 perasfissia 8 a causa di incendi al motore 3 per ipotermia 2 per problemi respiratori 1 per polmonite
117
Parlare di accoglienza in Italia e spiegare il sistema che c'è dietro non è semplice: per comprendere sono necessari dati e statistiche, ma dietro ai numeri ci sono persone vere che scappano da orrori ai quali i popoli occidentali non sono più abituati .
Se si affronta l'argomento "migranti", e lo si studia in profondità, vengono alla luce sia i bachi del sistema che i risultati positivi: una macchina così grossa di coordinamento viene guidata da leggi e cavilli che ne rallentano le procedure e spesso impediscono ai richiedenti autonomia e diritti; in parallelo però sono nate anche tante piccole realtà e progetti a supporto dei nuovi arrivati, che riescono a dare un aiuto concreto là dove lo Stato non vede o non vuole vedere. L'Italia è la prima nazione nel 2016 per numero di arrivi in UE. Riceve il supporto logistico di diverse organizzazioni ed altri paesi UE nel recupero in mare e identificazione dei migranti, più un aiuto per le spese del loro mantenimento e le procedure correlate dai fondi europei. La spesa totale per l'immigrazione a circa lo 0,20% del PIL, contro l'1,5% destinato invece alle spese militari (Osservatorio Mil€x, 2016).
118
La disinformazione e il "sentito dire" sono i più grandi nemici dell'integrazione: non è vero che gli immigrati ricevano favoritismi, anzi, se non vengono inseriti in progetti formativi o hanno alte capacità professionali pregresse, le loro possibilità di trovare lavoro sono scarse: la lingua è l'ostacolo principale, ma anche il modo di porsi e interagire con i colleghi, attitudini "già in possesso" di chi è nato in Europa.
Massimo Sestini
— IN ITALIA
Italian navy rescues asylum seekers traveling by boat off the coast of Africa — June 7, 2014
119
Salvare vite umane è una prerogativa assoluta, in qualsiasi luogo della Terra: in mare questo compito è affidato alle Guardie Costiere e Marine Militari. Nel Mediterraneo diverse organizzazioni europee collaborano con quelle italiane nel monitoraggio dei flussi e salvataggio dei migranti.
Fondata nel 1951, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) è la principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio: monitora i flussi, assiste i migranti e realizza progetti dedicati.
Medici Senza Frontiere è un'organizzazione internazionale che porta soccorso sanitario ed assistenza medica e supporta il recupero dei migranti nel Mediterraneo. Nasce nel 1971.
Amnesty International è attivo dal 1961 nella battaglia per i diritti umani: è presente in mare e negli hotpost per assicurare la giusta assistenza ai migranti.
L'Europol aiuta le autorità nazionali a contrastare la criminalità internazionale e il terrorismo dal 1999. Nel Mediterraneo ha il compito di individuare i trafficanti.
L'European Asylum Support Office agisce in materia di asilo agevolando la collaborazione fra gli stati europei. Coordina le attività dal 2011.
Medici e infermieri della Croce Rossa sono presenti a bordo delle imbarcazioni di MOAS e della Marina Militare. Nata nel 1864.
120
La Marina Mercantile è la flotta civile di navi mercantili per il commercio e trasporto marittimo di merci e persone.
La Marina Militare è una delle quattro forze armate italiane insieme all' Esercito, l'Aeronautica e l'Arma. Controlla dal 1946 l'area marittima italiana collaborando con le unità staniere.
L'Arma dei Carabinieri è una delle quattro forze armate della Repubblica. Nata all'interno dell'Esercito Italiano nel 1814, dal 2000 è diventata autonoma e dipende direttamente dal Ministero della Difesa.
L'European Union Naval Force Mediterranean, anche conosciuta come operazione Sophia, è un'operazione militare lanciata dall'UE nel 2015 per studiare il modus operandi dei trafficanti e fermarne l'operato, oltre che addestrare la Guardia Costiera libica.
la Guardia di Finanza è un corpo di polizia ad ordinamento militare dipendente dal Ministero dell'Economia istituito nel 1946.
L'Agenzia Europea della Guardia di Frontiera e Costiera è nata nel 2004 con il compito di aiutare i paesi UE nella gestione delle frontiere esterne
Migrant Offshore Aid Station è un’ONG senza fini di lucro impegnata a soccorrere vite nel Mediterraneo dal 2014.
Diverse navi militari straniere collaborano nel recupero dei migranti in mare.
Fonte: Attività Search And Rescue nel Mediterraneo centrale 31/12/2016
— IN ITALIA
La Guardia Costiera italiana disciplina le attività marittime e portuali dal 1985: salvaguardia della vita in mare, protezione della fauna marittima e ispezione delle imbarcazioni.
121
Le missioni in mare
ottobre 2013/2014
luglio 2015 - 20 luglio 2017
OPERAZIONE MARE NOSTRUM
EUNAVFOR MED OPERATION SOPHIA
L’Operazione Mare Nostrum è stata condotta dalla Marina Militare Italiana potenziando il controllo marittimo già esistente. Solo nel 2014 sono state salvate 156.362 persone, su 439 barche, una media di 1,2 salvataggi ogni giorno: Mare Nostrum si avvicinava infatti fino alle coste libiche per trarre in salvo i migranti. Arrestati 500 scafisti e sequestrate 3 navi madre.
Sophia è un'operazione navale nel Mediterraneo centrale avviata dall'UE in seguito al ribaltamento di un peschereccio con a bordo 800 migranti nel mese di aprile. L'obbiettivo primario è stato quello di studiare il modus operandi dei trafficanti, individuare i sospettati e neutralizzare le imbarcazioni e le strumentazioni. L'Operazione Sophia continua con l'addestramento della Guardia Costiera Libica.
Spesa totale: 114 milioni di euro a carico dell’Italia.
6 ottobre 2016 - in corso novembre 2014 - in corso MISSIONE TRITON Triton sostituisce Mare Nostrum: promossa da Frontex, vede la collaborazione fra 29 stati UE nell’impiego di personale e mezzi tecnici. Finanziata dall’Unione Europea, l’obbiettivo di Triton non è il soccorso, ma il pattugliamento della frontiera, che si limita a 30 miglia dalle coste italiane. Spesa mensile: 3 milioni di euro.
marzo 2015 - in corso OPERAZIONE MARE SICURO La missione ha visto l'aumento della forza aeronavale tra il Canale di Sicilia e il Mediterraneo centrale per proteggere i mezzi nazionali impegnati in attività di soccorso, i pescherecci e sorveglianza delle piattaforme petrolifere.
122
Fonte: Marina Militare.
GUARDIA COSTIERA EUROPEA La neonata Agenzia è stata istituita per migliorare l'operato di Frontex: a differenza di quest'ultima infatti non si limita a monitorare i flussi, ma è attiva nel soccorso e contrasto alla criminalità transfrontaliera, con un più potere di intervento nella gestione degli hotspot e maggiore coordinamento fra le frontiere, oltre ad avere un aumento di uomini e mezzi.
Massimo Sestini
Sulle imbarcazioni italiane è sempre presente del personale medico nel team (MSF o la Croce Rossa), il cui compito è quello di effettuare un checkup preliminare ed inviarne il rapporto all’Hotspot, in modo da far sbarcare chi ha urgenza di cure immediate. I medici hanno le competenze e l’equipaggiamento necessario per attività di primo soccorso, per trattare casi di disidratazione, ustioni da benzina o carburante, ipotermia e infezioni cutanee, e a volte anche far nascere bambini. Prima dello sbarco, le persone ricevono un braccialetto con un numero identificativo progressivo che verrà applicato a bordo della nave dal personale sanitario o immediatamente dopo lo sbarco. A ciascuna persona verrà scattata una foto mentre mostra il braccialetto numerato, necessaria per il modulo di pre-identificazione. Medici Senza Frontiere, Manuale di Procedure Operative Standard applicabili agli hotspot
— IN ITALIA
Mediterranean Sea / Italy: African asylum seekers rescued off boats June 8, 2014
123
Torino
<3%
3-5%
12%
9-6%
288
14.347
5.756
23.046
% distribuzione immigrati nelle regioni
12.456
12.259
Bologna
4.863
Arcevia
Gorizia
Udine
4 C.I.E .
Venezia
4.849
3.263
Treviso
14.224 Padova
3.746
Centri di Primo Soccorso e Accoglienza Lampedusa, Otranto, Elmas, Pozzallo
4 C.P.S.A
12.750
Ministero dell’Interno-Cruscotto statistico 31/12/2016, Piano Accoglienza 2016, Rapporto sui CIE in Italia 01/2017-Senato della Repubblica, Refugee Response Plan.
77% nei C.A.S. 8% nei C.D.A e C.A.R.A 0,5% negli Hotspot
La maggioranza degli immigrati è ospitata nei CAS, strutture delle prefetture gestite da cooperative. Sono i famosi “alberghi per gli immigrati” di cui si parlava nel 2016.
Accoglienza Straordinaria
CAS – Centri di
Centri di Identificazione ed Espulsione 574 posti- Torino, Roma, Brindisi, Caltanissetta
Centri di Accoglienza e C.A. Richiedenti Asilo Gorizia, Udine, Treviso, Venezia, Bologna, Foggia, Arcevia (AN), Castelnuovo di Porto (Roma), Palese (BA), Brindisi, Lecce, Crotone, Mineo, Caltanissetta, Salina Grande (TP), Elmas.
Lampedusa, Pozzallo, Trapani, Taranto
4 HOTSPOT
1.600
totale immigrati (di cui 25.846 minori non accompagnati) presenti nei centri di prima accoglienza e progetti SPRAR (al 31/12/2016) 15 C.D.A e C.A.R.A
14.350 posti – La prima accoglienza
176.554
L'ACCOGLIENZA ITALIANA
125
0
50.000
100.000
150.000
200.000
2014
66 mila
170 mila
2015
103 mila
153 mila
Elmas
2016
176 mila
181 mila
sbarchi / accoglienza
5.662
da
lla
n Tu
i
sia
d
lâ&#x20AC;&#x2122; al
Al
g
a
14.076
3.759
Lampedusa
Caltanissetta
i er
14.886 Roma
Trapani
Castelnuovo del Porto
d
al
la
L
ib
ia
7.414
12.136
Foggia
3.580
Pozzallo
Mineo
Pian del Lago
14.312
3.452
da
a
G
re
ci
a
Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati è composto da strutture di accoglienza gestite da enti locali in tutta Italia.
652 progetti | 26.012 posti
la seconda accoglienza
SPRAR
totale migranti accolti
% SPRAR % CARA, CPSA,
ll
Otranto
Lecce
Brindisi
CDA, CAS
Crotone
Taranto
Bari
L'approccio hotspot
L’Hotspot è il potenziamento dei centri di primissima accoglienza, già operativi lungo le coste italiane e greche, proposto dalla Commissione Europea.
raccolta info su rotte e trafficanti
L’obbiettivo è quello di identificare il 100% degli immigrati sbarcati, in modo da inserirne le impronte digitali nel sistema Eurodac (un archivio comune dei dati dei richiedenti asilo) usato da Frontex ed Europol per controllare se sono state presentate più domande di asilo dalla stessa personain paesi diversi. Secondo il Regolamento di Dublino, infatti, l’immigrato deve fare richiesta nel primo paese in cui mette piede: se la domanda di protezione viene fatta in Francia, ma si è arrivati prima in Italia o in Grecia, il richiedente viene reinviato nell paese in cui è sbarcato, e solo lì potrà effettuarla. Gli Hotspot in Italia sono 4: Pozzallo, Porto Empedocle (Taranto), Trapani e Lampedusa, ovvero le città portuali con il maggior numero di arrivi. In Grecia invece sono posizionati sulle isole greche vicino alla Turchia: Lesbo, Chios, Samos, Leros e Kos. Possono ospitare in totale circa 1600 persone, numero non sufficiente per garantire dignitosamente a tutti cure e assistenza. L'identificazione è gestita dalle agenzie europee: L’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo), l’Agenzia dell’UE per la gestione delle frontiere (Frontex), l’Agenzia di cooperazione di polizia dell’UE (Europol) e l’Agenzia per la cooperazione giudiziaria dell’UE (Eurojust). Lo screening è composto da: un controllo medico, la registrazione delle generalità, fotosegnalazione e rilevamento improne digitali e la domanda sul perchè si è giunti in Italia.
Centro Primo Soccorso e Accoglienza
coordinamento rimpatri
compilazione foglio-notizie
intervista al migrante
identificazione e fotosegnalamento
cure mediche
PROCEDURE
I migranti soccorsi dalla Guardia Costiera rimangono 72h nel CPSA per poi essere inviati agli altri centri in Italia. Le strutture sono nate nel 2006, quando aumentava il flusso in arrivo dall’Africa e svolgono le stesse funzioni degli Hotspot.
126
5 giorni di permanenza (13 quando gli altri centri di accoglienza sono pieni)
Fonti: “Il metodo basato sui hotspots per lagestione dei flussi migratori eccezionali” Commissione Europea, 2015.
Perchè sei arrivato in Italia?
Per cercare lavoro Si è marchiati come migranti economici e quindi spediti al Centro di Identificazione ed Espulsione. L’immigrato ha il diritto a fare ricorso e ad avere un avvocato gratuito. Nell’attesa, se ha i documenti in regola, può fare richiesta asilo, anche se il provvedimento di espulsione compromette le sue possibilità di ottenere lo status di rifugiato.
CAS
Per scappare dalla guerra Si è classificati come richiedente asilo se il paese di provenienza rientra nella lista in cui la situazione di conflitto è “ufficiale” (la nazionalità può influire nell’identificazione): l’immigrato viene portato nei Centri Accoglienza e Richiedenti Asilo.
La procedura di identificazione non viene sempre svolta con regolarità: spesso gli operatori pongono le domande in maniera non chiara e ambigua, senza tradurle in inglese o con l’assistenza di un mediatore, oppure poche ore dopo lo sbarco, quando la persona non è in sè perchè devastata dal patimento del viaggio.
CARA
Il problema dei migranti economici Una volta sul territorio di destinazione le modalità di soggiorno e ricerca di lavoro dei due tipi di migranti saranno diverse sia a seconda delle condizioni socio-economiche del territorio di destinazione, sia rispetto a quelli derivanti dalla sua specifica condizione sociale e giuridica, una condizione che in molti casi contribuisce a deprivarlo di potere contrattuale. In Italia la classificazione in migrante economico o rifugiato è gestita dalle organizzazioni europee di all'interno degli hotspot e non viene sempre svolta in piena regolarità.
Fonti: Report sui centri di Trapani e Lampedusa luglio 2016 (ellyschlein.it), Rapporto Hotspot Italia di Amnesty International 3/11/2016, Rapporto Fondazione Migrantes novembre 2016
— IN ITALIA
Se una migrazione è forzata perchè non esistono più le condizioni per poter rimanere in un luogo, possono essere classificati come migranti forzati anche quelle persone che lasciano il proprio paese perchè non c'è lavoro e la propria vita è messa in pericolo da continui attacchi di ribelli armati, anche se il paese in questione non è nella lista dei paesi in guerra? Il tipo di migrante qui descritto è identificato come migrante economico, ovvero, secondo la teoria "Push and Pull" di Egon Kunz un soggetto "pulled", cioè che si sposta alla ricerca di migliori prospettive di benessere. Il "pushed", all'opposto, corrisponde al rifugiato costretto a fuggire a causa di conflitti o instabilità politica.
127
Chi rifiuta di rilasciare le impronte Secondo la legge italiana, se una persona rifiuta di dare le sue generalità, le dichiarazioni fornite o i documenti presentati potrebbero essere falsi è può essere legittimamente trattenuta dalla polizia a scopo di identificazione, “per il tempo strettamente necessario al solo fine dell’identificazione e comunque non oltre le 24 ore”. In ogni caso, la persona deve essere rilasciata, che l’identificazione sia stata portata a termine o meno. Se la persona insiste nel suo rifiuto, può essere perseguita per “rifiuto di dare indicazioni sull’identità”, infrazione punibile con un mese di detenzione o una multa di 206 euro. Ma la persona deve essere rilasciata in attesa del procedimento e del processo. In realtà se gli immigrati si rifiutano di farsi prendere le impronte rischiano maltrattamenti, abusi, detenzioni e violazione dei diritti umani. Vengono pubblicamente trattati in maniera diversa rispetto a chi si è lasciato identificare (ad esempio privazione di cibo). L’uso della forza Le autorità di polizia sono autorizzate a prelevare con la forza “capelli o saliva” di persone soggette a indagine penale, ma il comportamento delle forze dell’ordine nei confronti dei profughi è inammissibile. Le armi elettriche non fanno parte dell’equipaggiamento ufficiale della polizia italiana, tuttavia una normativa adottata nel 2014 ha permesso alla polizia di iniziare una fase di test, che prevedeva la loro distribuzione a un numero limitato di agenti.
128
Adam, 41 un uomo di 27 anni del Darfur, Sudan, è sbarcato al porto di Catania il 26 giugno 2016. La polizia ha trasferito in autobus verso una stazione di polizia il gruppo di cui faceva parte, dove dovevano dare le impronte digitali. “Al piano terra c’era una sala di attesa, al primo piano l’ufficio per l’identificazione. Ci hanno portati lì tre persone alla volta. Non c’era un interprete, ci chiedevano solo di dare le impronte. Io ho rifiutato. C’erano sei poliziotti in uniforme. Mi hanno picchiato col manganello sulle spalle, al fianco e sul mignolo della mano sinistra, che da allora non riesco a raddrizzare. Sono caduto e mi hanno preso a calci, non so quante volte, per circa 10 minuti. Avevo paura.”
Ishaq, 25 anni, ha affermato di essere stato umiliato sessualmente da agenti di polizia in un ufficio della stazione ferroviaria di Torino. “Ci hanno fatto spogliare, completamente nudi. I poliziotti hanno cominciato a ridere”. Poi, poiché facevo ancora resistenza al rilevamento delle impronte digitali, gli agenti sono ricorsi a un’altra tattica: “Mi hanno preso per le braccia e le gambe, uno per ogni arto. Una quinta persona mi ha tirato verso il basso per il pene fino a farmi sedere. A quel punto un’agente mi ha fatto la foto, mentre un’altra mi ha girato la testa per guardare verso la macchina fotografica. Poi sono riusciti a forzarmi a mettere le mani sulla macchina per le impronte digitali… Per due giorni mi è uscito sangue ogni volta che facevo pipì”.
Fonti: Rapporto Hotspot Italia di Amnesty International 3/11/2016
Due migranti ogni 1000 abitanti: l'accoglienza diffusa.
Il consulto medica è spesso una delle cause del ritardo nell'ammissione ai centri di accoglienza: se i migranti si allontanano dai CPSA prima della loro identificazione, non ricevono alcun certificato medico e non possono accedervi. Centro Di Accoglienza Nati nel ‘95 per gestire i primi arrivi via mare, sono strutture fisse in cui gli stranieri irregolari sul territorio vengono identificati e viene accertato il motivo dell'arrivo. I CDA sparsi sul territorio sono 11, da 200 posti circa, a parte Bari e Crotone con 744 e 1202.
30
giorni di permanenza media
6
mesi di permanenza media
Centro Accoglienza Richiedenti Asilo Sostano tra i 20 e i 30 giorni gli stranieri che vogliono richiedere la protezione internazionale. I CARA presenti in Italia sono 8, da 170 posti circa ognuno. I richiedenti possono uscire liberamente durante le ore diurne. Dopo lo scadere dei 30 giorni il richiedente asilo riceve un permesso di soggiorno della durata di tre mesi, rinnovabile fino alla definizione della richiesta di asilo.
Centro Accoglienza Straordinaria
— IN ITALIA
Nati per sopperire alla mancanza di posti nelle strutture ordinarie di accoglienza in caso di arrivi consistenti di richiedenti, oggi i CAS sono le strutture che ospitano il maggior numero di profughi sul territorio, anche più dell'effettiva capienza. Questi edifici sono individuati dalle prefetture, in convenzione con cooperative e strutture alberghiere e in accordo con l’ente locale. Il problema è che spesso vengono istituiti senza avvertire i cittadini o che ne venga pianificato il funzionamento con i sindaci. Qui i migranti rimangono "parcheggiati" fino alla convalida della loro richiesta asilo.
Fonti: Rapporto Hotspot Italia di Amnesty International 3/11/2016, Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016
129
Il diritto di asilo è un'antica nozione giuridica in base alla quale una persona perseguitata nel suo paese d'origine può essere protetta da un'altra autorità sovrana in un paese straniero o può chiedere protezione in chiesa, come nel Medioevo.
Per tutta l'antichità, i templi, e dal VI secolo le chiese cristiane, sono sempre stati il luoghi per chiedere protezione da nemici. Il richiedente asilo doveva consegnare le armi e sottomettere all'autorità del clero: solo così la condizione veniva riconosciuta anche dallo Stato, e reati come l’omicidio, la lesa maestà, la violazione della fede cattolica, l’adulterio potevano essere sollevati. Un esempio classico è quello di Fra' Cristoforo nei "Promessi Sposi": uccide un uomo in un duello e si rifugia in una chiesa di cappuccini. Solo con il consolidarsi degli Stati europei nell'800 si inizia a parlare di un vero e proprio "asilo territoriale" e quindi dipendente dallo Stato e non solo dalla Chiesa, ma è con la Convenzione di Ginevra del 1951 che viene stabilita una chiara definizione dello status di rifugiato, e i diritti e doveri che ne conseguono. In Italia il diritto d'asilo nelle chiese viene abolito nel 1850 con le Leggi Siccardi, emanate dal Regno di Sardegna per eliminare i privilegi del clero. È comunque garantito dallo Stato grazie alla Costituzione, in vigore dal 1948, lo stesso anno della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
130
«Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.» art. 10 comma 3 della Costituizione Italiana
Come richiedere lo status di rifugiato
Lo straniero deve recarsi presso la Polizia di Frontiera o l'Ufficio Immigrazione della Questura e presentare i seguenti documenti per la richiesta di asilo: — copia del passaporto — modulo di richiesta (Modello C/3) compilato nella propria lingua — documentazione che comprovi i motivi della richiesta
Una volta ricevuti i documenti e aver verificato i fatti del Paese di origine, la Commisione Territoriale si riunisce per il colloquio privato con il richiedente asilo. Dopo 3 giorni assegnerà la protezione internazionale o lo respingerà. Le Commissioni hanno sedi a Gorizia, Milano, Roma, Foggia, Siracusa, Crotone, Trapani, Torino, Bari e Caserta. Oggi il tempo di attesa per l'incontro è di 266 giorni, anche se dovrebbe essere di un mese. In caso di grandi esodi spesso non viene attuata l'intera procedura: molti migranti della stessa origine fuggono per gli stessi motivi, come i rifugiati siriani.
Polizia di frontiera
Ufficio Immigrazione della Questura
il Modello C/3 va compilato con: — dati personali — dati dei familiari — descrizione del viaggio dal Paese di origine all’Italia — causa del viaggio
9
mesi di attesa media per il colloquio con la Commissione La Commissione Territoriale è formata da: 2 ministri dell’Interno, 1 rappresentante della provincia o regione, 1 rappresentante dell’UNHCR
— IN ITALIA
Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016, CIR
131
Le protezioni internazionali
Status di Rifugiato La Commissione Territoriale rilascia un tesserino allo straniero che attesta il suo Status: ciò equipara i suoi diritti a quelli di ogni cittadino italiano. Il rifugiato potrà recarsi all’estero, ma dovrà dotarsi di un documento di viaggio, rilasciato dalla Questura, che gli consente di uscire e di fare poi rientro in Italia. Il tesserino ha una validità temporale pari a quella del permesso di soggiorno e dovrà quindi essere periodicamente rinnovato, a meno che non si faccia richiesta per la cittadinanza italiana. Lo status di rifugiato si applica anche ai figli minorenni, purchè siano su suolo italiano. Il titolare di protezione internazionale ha quindi diritto ad entrare nei progetti S.P.R.A.R.
i diritti garantiti
lavoro
assistenza sanitaria
assistenza sociale
circolazione in UE
matrimonio
bandi per alloggi pubblici
i diritti garantiti
lavoro
assistenza sanitaria
bandi per alloggi pubblici
132
anni di validità, rinnovabile
istruzione pubblica
Protezione Sussidiaria Accordata ad un cittadino non UE se non possiede i requisiti per essere riconosciuto come rifugiato, ma che se tornasse nel proprio Paese rischierebbe la vita.
5
documento di viaggio
rilascio patente
ricongiungimento familiare
3
anni di validità, rinnovabile
assistenza sociale
documento di viaggio
ricongiungimento familiare
Protezione Umanitaria La Questura può rilasciare un permesso di soggiorno per motivi umanitari quando le Commissioni Territoriali, nonostante non ritengano idoneo il candidato, rilevino comunque rischi fondati per la sua sicurezza in patria.Se il richiedente possiede il passaporto può essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
i diritti garantiti
lavoro
assistenza sanitaria
Richiesta rifiutata
anno di validità
documento di viaggio
18
mesi per il ricorso in tribunale
— IN ITALIA
A chi è stata negata la protezione internazionale può fare ricorso in Tribunale con assistenza legale gratuita entro 15 giorni dalla data della comunicazione, e per ricorso in Cassazione. I richiedenti rifiutati sono costretti a trasferirsi nei centri per gli immigrati in attesa di anni dello sviluppo della vicenda, dato che tutti fanno ricorso. Chi è stato rifiutato, ha fatto ricorso in Tribunale e in Cassazione senza successo, è costretto a tornare nel paese di origine.
1
Fonti: Guida Pratica per i titolari di protezione internazionale, Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno
133
Le richieste asilo in Italia
2015
83.245
85%
2016
123.482
15%
Sono state esaminate 90.293 richieste
11.656 sono minori 50% non sono accompagnati
22% dalla Nigeria
11% dal Pakistan
7% dal Gambia
6% dal Senegal
6% dall'Eritrea
6% dalla Costa d'Avorio
5% dal Bangladesh
5% dal Mali
5% dalla Guinea
4% dal Ghana Dati e statistiche della Commissione Nazionale per il Diritto di Asilo 2016
134
61% diniegati 21% protezione umanitaria 12% protezione sussidiaria 5% status di rifugiato
Le 20 Commissioni Territoriali hanno sede in varie città: a Gorizia, Milano, Roma, Foggia, Siracusa, Crotone, Trapani, Torino, Bari e Caserta. Ogni Commissione costa allo stato 314mila € all'anno. Durante il colloquio spesso non sono presenti tutti i 4 membri della Commissione, ma solo uno o due in presenza di un mediatore, a causa del grande numero di richieste, anche se la decisione finale viene comunque presa con tutti presenti. Il tempo di attesa per l'incontro è di 266 giorni circa, anche se dovrebbe essere di 30 giorni. Questi lunghi mesi di attesa costituiscono il limbo giuridico in cui si trovano i richiedenti asilo: secondo la legge possono lavorare dopo due mesi dall'invio della richiesta, ma pochi hanno davvero concrete possibilità di trovare un lavoro regolare se non entrano in progetti di integrazione. Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016, CIR
Il Ministro dell'Interno Marco Minniti presenta a gennaio 2017 la proposta di regolamentare il lavoro dei richiedenti asilo: due mesi dopo la presentazione della richiesta di protezione, ai migranti verrà rilasciato un documento per l'inserimento nel circuito dei lavori socialmente utili, che diventerà uno dei requisiti di privilegio per ottenere lo status di rifugiato. Proprio come già accade per il corso di italiano obbligatorio per chi vuole ottenere la cittadinanza. Previste anche delle convenzioni anche con le aziende per stage e tirocini. Il Giornale 16/01/2017
Il fenomeno del caporalato
Agricoltori e capi di imprese edili reclutano lavoratori in difficoltà economica o senza documenti per farli lavorare in turni lunghi e faticosi (8-12 ore), sottopagati (22-30€ al giorno), subendo maltrattamenti e intimidazioni. Spesso il fenomeno è legato alla tratta di persone. "Caporali" è il nome dato alle persone che gestiscono questo traffico illegale, il più delle volte collegate alle mafie: a volte si nascondono come finte agenzie interinali con falsi o non chiari contratti a chiamata. I controlli effettuati dall’osservatorio Placido Rizzotto della FLAI-CGIL indicano che il 56% delle aziende agricole italiane sfrutta dei lavoratori in nero o parzialmente irregolari (circa 430 mila in tutto), provocando tra i 3,3 e i 3,6 miliardi di euro di danno economico. Il Post 19/10/2016
sui furgoni guidati dal caporalato (costo del viaggio: 5€ al giorno detratto dallo stipendio) per essere trasportati nei campi a raccogliere pomodori fino a sera. In Germania, in uno stesso tipo di centro, gli immigrati frequenterebbero un corso di tedesco a presenza obbligatoria: qui l’unica parola in italiano che imparano è “cumpà”. Lasciati allo sbando, cucinano per terra, sono circondati da cani randagi e vengono avvicinati dai trafficanti africani che promettono l’Inghilterra. La cooperativa cattolica “Senis Hospes”, l’associazione che si dovrebbe occupare di loro, si è ridotta il contributo dello stato da 35 a 22€ al giorno, ma non si vede come o dove impieghi il denaro ricevuto; allo stesso tempo ha accresciuto invece il suo fatturato del 400% in due anni e il numero di dipendenti è più che quadruplicato. riassunto del reportage di Fabrizio Gatti sul C.A.R.A. di Borgo Mezzanone vicino Foggia, L’Espresso 11/09/2016
— IN ITALIA
Il CARA di Foggia intasca 22€ al giorno dallo Stato italiano per garantire ai richiedenti asilo un tetto, due pasti, un materasso, qualche coperta e dei servizi igienici che di igienico hanno ben poco. Le casupole del centro di accoglienza (18 moduli prefabbricati con quattro abitazioni ognuno che ospita tra le 24 e 48 persone in totale) sono allestite sull’ex pista da volo di un aereoporto militare dismesso, e formano una baraccopoli, o meglio bidonville, poichè molti per il caldo o il poco spazio sono costretti a dormire fuori. Il numero di “residenti” continua a crescere e supera quello dei posti del programma: non sono presenti dei controlli, ma ci sono 4 buchi nella recinzione, dai quali passa chiunque (anche il giornalista dell’articolo): i clandestini espulsi per dormire la notte, i rifugiati senza un tetto, abusivi e gangster nigeriani venuti per far prostituire le ragazzine. Gli agricoltori foggiani “usufruiscono” della manodopera africana a basso prezzo: sono tanti gli immigrati che si alzano alle prime luci dell’alba, salgono
135
SPRAR
Una volta ottenuta la protezione internazionale, l’immigrato può essere ospitato nei progetti SPRAR, enti locali che li aiutano ad integrarsi nella società
Sistema Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati
6
mesi di permanenza media
Gli SPRAR sono piccole strutture locali che ospitano un massimo di 50 posti ognuna sparse in tutta Italia: operano per l’integrazione dei rifugiati all’interno della città. Gli enti locali accedono alle risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo e collaborano con gli enti gestori per la riuscita di progetti territoriali di integrazione. Cosa viene offerto nei progetti SPRAR — alloggio, vitto, vestiario — € 2.50 pocket money — scheda telefonica di € 15 — cure mediche — informazione sulla normativa sull’immigrazione, sull’iter per il riconoscimento della protezione internazionale, sulle tipologie di permesso di soggiorno e Rimpatrio Volontario Assistito — mediatore culturale — scuola per minori e adulti — formazione civica — corsi di lingua italiana
— accompagnamento alle pratiche burocratiche — supporto all’audizione in Commissione Territoriale — valutazione delle skills, titoli di studio e competenze — accompagnamento alla formazione professionale e alla ricerca del lavoro — orientamento e accesso ai servizi del territorio
Sono presenti 652 progetti SPRAR in 492 comuni d'Italia con un totale di 26.012 posti finanziati 23.339 posti ordinari 2.039 per minori 574 per disabili
Il 98% dei rifugiati non è iscritto al Sistema Sanitario Nazionale, nonostante sia nei loro diritti Ciò significa che l’ultima visita ricevuta è lo screening medico nei C.P.S.A. Non avere la tessera sanitaria equivale a non poter avere delle visite specialistiche, nè avere diritto ai farmaci: rimane solo il Pronto Soccorso. Le cure mediche in Italia sono garantite a chiunque: l’assistenza sanitaria è un diritto per tutti i titolari di protezione internazionale, ma in molti non ne usufruiscono perchè le procedure burocratiche sono complicate
136
Fonti: Guida Pratica per i titolari di protezione internazionale, Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno, sprar.it, Rapporto Fuoricampo MSF aprile 2016
La diffidenza
A differenza dei CARA o CDA, che si trovano in edifici privati o lontani dai centri abitati, i progetti SPRAR sono inseriti nelle città per favorire l’integrazione con i cittadini e sono progetti volontari: i comuni possono quindi rifiutarsi di partecipare. Il Ministero degli Interni decide la sistemazione dei richiedenti asilo sulla base di un sistema di “quote” su base regionale che tiene conto della popolazione, del PIL e del numero di migranti già ospitati da ciascuna regione. Le regioni che ottengono più migranti, insomma, sono le più grandi e abitate. Di conseguenza, a fronte del flusso costante di arrivi, le prefetture aprono bandi per l’apertura di CAS che nascono all'improvviso senza l'appoggio del comune.
"Proprio a causa di questa vicinanza con gli stranieri e per il forte pregiudizio delle persone alcuni comuni sono riluttanti ad accogliere questi progetti: non riescono a intravedere le opportunità che nuovi abitanti portano con sè. Più bambini, più abitanti significa un aumento dell’acquisto di cibo e beni per un conseguente aumento di negozi e servizi. Ma anche più medici, insegnanti, imprese edili... Un ottimo esempio è la Germania, che ha puntato molto sulla manodopera straniera negli ultimi anni (il 10% della popolazione è immigrata): oggi è la nazione europea più avanzata economicamente". Un estratto dall'articolo ”Il grande affare dei centri di accoglienza”, Stefano Liberti, Internazionale 3/12/2014
3,32 mld nel 2016 — 885 mln nel 2015
19,4 mld €
(1,06 mld provengono da fondi europei)
è la spesa militare dell'Italia nel 2015 secondo i dati del Parlamento Europeo.
66 mln alla Turchia per la gestione dei profughi 89 mln in stipendi del personale 250 mln in spese sanitarie 881 mln per il trasporto e soccorso migranti
2,50€ /giorno
35€ /giorno
a migrante (pocket money)
spesa complessiva per ospite allo SPRAR per il vitto, l’alloggio, la pulizia, la manutenzione, i dipendenti.
Fonti: Repubblica 29/10/2016, Il Post 4/01/2017, Vita gennaio 2017
— IN ITALIA
Il costo dell'accoglienza
137
I diniegati
Ai diniegati considerati non pericolosi viene consegnato un foglio con l'ordine di lasciare l’Italia entro 15 giorni, senza però controllare che ciò avvenga effetivamente.
38.284 migranti
irregolari individuati nel 2016 44% rimpatriato 56% ancora in Italia
Rimpatrio volontario RiStart, il programma di ritorno volontario assistito attivo dal 2016 al 2018, mette a disposizione una somma di denaro da investire in patria per 2000 immigrati senza ordine attivo di espulsione. Ogni straniero ne ha diritto, ma solo entro 30 giorni dalla notifica del diniego. Prevede un servizio di counselling, assistenza per i documenti di viaggio, organizzazione del volo e copertura delle spese fino alla destinazione, un’indennità di prima sistemazione (400€) e reintegrazione per costruire una propria attività (1600€ per i singoli e 800€ per i capifamiglia + altri 800€ per i figli maggiorenni e 480€ per i minorenni).
Centro di Identificazione ed Espulsione I centri sono stati istituiti nel 1998: qui vengono “detenuti” gli stranieri extracomunitari privi di permesso di soggiorno inviati dal giudice di pace. Attualmente in Italia sono presenti 4 C.I.E. a Brindisi, Caltanissetta, Roma e Torino, con un totale di circa 400 posti. Chiusi invece i centri di Bologna, Milano e Gorizia, inagibili Crotone e Bari. Sono gestiti da aziende private, scelte con una gara d’appalto, e sono presidiati all’esterno da agenti di polizia che possono intervenire solo su richiesta dei gestori. Il tempo di permanenza media è di 3 mesi, tuttavia se non si riesce a effettuare il rimpatrio rimangono bloccati per molti mesi. Anche se non sono in carcere per una condanna, la libertà personale degli stranieri è molto limitata, perchè non possono uscire nè ricevere visite. Secondo il "Rapporto sui Cie" di gennaio 2017, "la popolazione che transita all'interno dei Cie è composta per la maggior parte da persone provenienti dal carcere, che una volta scontata la pena vengono portati nei centri per essere identificati ed espulsi. La scarsa fiducia con gli operatori sanitari fa si che siano frequenti gli episodi di autolesionismo così come è elevato il numero di persone che assumono psicofarmaci senza avere una adeguata assistenza psichiatrica".
138
Fonti: Il Post 3/01/2017, Il Corriere della Sera 30/12/2016
Solo 971 persone nel 2014 e 451 nel 2015 anno scelto il rimpatrio volontario
90
giorni di permanenza media
Nel Pacchetto Immigrazione Regioni e Comuni gennaio 2017 il Ministro dell'Interno Marco Minniti propone anche una serie di misure per ridefinire la struttura dei C.I.E, che cambieranno nome in Centri di Permanenza per il Rimpatrio e avranno una capienza ridotta da 80-100 posti l’una, vicino agli aeroporti, una in ogni regione.
Sondaggio Ipsos
Il sondaggio Ipsos è stato realizzato in 22 paesi con 16.040 interviste tra il 24 giugno e l’8 luglio 2016, su adulti tra i 16 e i 64 anni. Hanno partecipato tra 500 e 1.000 persone per ogni Paese, attraverso il sistema Online Panel di Ipsos. Qui sono visualizzati i dati italiani.
52%
77%
15%
Dovremmo chiudere le porte ai rifugiati: non possiamo accoglierne ora.
Ci sono terroristi che si fingono rifugiati e che vengono nel mio paese per creare violenza e distruzione
L'imigrazione fa bene all'economia del mio paese
65%
63%
14%
Ci sono troppi immigrati nel mio paese.
L'immigrazione sta cambiando il mio paese in modi che non mi piacciono.
L'imigrazione rende il mio paese un luogo più interessante da vivere.
49%
59%
Gli immigrati hanno reso più difficile trovare lavoro nel mio paese per le persone della mia nazionalità
L'immigrazione ha esercitato troppa pressione sui servizi pubblici del mio paese.
Il Trattato di Schegen prevede che le persone possano circolare liberamente al suo interno. Rispetto al problema immigrazione e sicurezza, l'Italia dovrebbe: dal Sondaggio Demos & Pi, settembre 2016 non sa
35%
15%
ripristinare i controlli alla frontiera
ripristinare i controlli, ma solo in circostanze particolari
mantenere la libera circolazione
2%
— IN ITALIA
48%
139
I RIFUGI INFORMALI IN ITALIA 2015
coperte e ripari di fortuna
tende
baracche
containers
edifici occupati
casolari
Udine
Trento
200 persone — Stazione ferroviaria — Parco Moretti
100 persone — Ponte S. Giuseppe — Ponte S. Giorgio
Torino
1.345 persone — Ex-Moi — Corso Chieri — via Bologna
Pakistani e Afghani dalla rotta Balcanica Gorizia
150 persone — Parco della Rimembranza
Padova
250 persone
Trieste
200 persone
Foggia
1300 persone — Ghetto S. Severo — San Marco in Lamis — Ex Daunialat — Cerignola
Qui evidenziati i rifugi informali analizzati da Medici Senza Frontiere nel report Fuoricampo 2016
Bari
Roma
350 persone — Ex Set — Ex Liceo Socrate — Ferrhotel
2.500 persone — Selam Palace — Baobab (oggi chiuso) — via Vurtatone — via Tiburtina
Caserta
60 persone — Castel Volturno
Napoli
60 persone — Varcaturo
Cosenza Palermo Nigeriani, Gambiani e Somali dal Mediterraneo
140
1000 persone — Missione di Speranza e Carità
150 persone — Corigliano Calabro
Crotone
150 persone — Stazione Ferroviaria
Catanzaro
300 persone — Falerna
Catania
100 persone — Piazza della Repubblica — Stazione ferroviaria
Chi è titolare la protezione internazionale o sta aspettando l'esito della richiesta, ma non è riuscito ad entrare nei progetti SPRAR o una volta uscito non ha trovato una casa, oppure chi ha ricevuto l'ordine di espulsione e non vuole, non sa come, nè ha la possibilità di tornare a casa, si rifugia nelle comunità spontanee delle città.
I rifugiati sono in una posizione di stallo: non possono muoversi perchè aspettano l’esito della richiesta di asilo o il ricorso al diniego di questa. Vivono in strutture temporanee per un tempo prolungato, in condizioni pietose, senza acqua nè elettricità (secondo la legge italiana chiunqui occupi abusivamente un edificio non può avere accesso alla rete idrica ed elettrica). Pochi siti hanno l'accesso idrico: i rifugiati sono quindi costretti a lavarsi nei bagni pubblici se sono fortunati, o nei fiumi o in docce improvvisate se non vengono aiutati dai comuni. Fuoricampo, Avvenire 17/12/2016
12.715 posti SPRAR
70%
76.683 posti nei CAS (il 70% dei migranti sul territorio nazionale).
lavora negli edifici occupati
più di 10.000 immigrati nei siti informali
non lavora
5%
12% ha un lavoro precario spesso stagionale
EX-MOI occupato — Torino (oggi abitato da circa 1200 persone) Nata per ospitare gli atleti delle Olimpiadi invernali del 2006, l’area dell’Ex-Mercati Ortofrutticoli Italiani, vicina all’arco olimpico, è oggi occupata da immigrati. In seguito alla cosiddetta emergenza Nord Africa, alla fine di marzo 2013, quattro delle sette palazzine vengono occupate, con l’aiuto di alcuni volontari e militanti dei centri sociali torinesi, dai rifugiati che si trovano senza vitto, alloggio o supporto. A loro difesa è stato creato un comitato formato da studenti, lavoratori precari, alcuni abitanti del quartiere e migranti stessi: l’obbiettivo è l’aiuto e il supporto nella difesa dei loro diritti. La gestione della struttura, la comunicazione con le istituzioni, l’aiuto burocratico e la creazione di una scuola per imparare l’italiano in loco sono solo alcuni dei successi del comitato. Nel dicembre 2016 si sono riaccese le polemiche sulla struttura in seguito all'annuncio di un censimento e sgombero nel 2017 e alle rivolte scoppiate in strada dopo alcune offese ai danni dei migranti da parte di ultras torinesi, ma la situazione continua a non cambiare. Comitato Ex-Moi
— IN ITALIA
Il 90% è solo, non ha familiari
141
Il permesso di soggiorno
Come richiederlo
8
È il titolo che autorizza la presenza dello straniero sul territorio dello stato italiano e ne documenta la regolarità. Deve richiederlo ogni cittadino extracomunitario o apolide entro 8 giorni dall’ingresso nel paese: permette l’accesso ai diritti e ai servizi riconosciuti agli stranieri, l’iscrizione nelle liste anagrafiche ed il conseguente rilascio della carta di identità e del codice fiscale, con il quale si può richiedere l’assistenza sanitaria, aprire un conto corrente bancario, ecc. Il permesso può essere esteso anche ai figli minorenni o maggiorenni se non sono in grado di essere autosufficienti e al coniuge. Viene rilasciato entro 90 giorni.
entro 8 giorni dal'ingresso in Italia
Ufficio Immigrazione della Questura
4 Fototessere Passaporto
Modulo di richiesta
142
lavoro subordinato missione motivi familiari motivi religiosi re-ingresso residenza elettiva ricerca
Marca da bollo
Il richiedente deve superare un test di italiano
Costi
80€ — 3 mesi/1 anno 100€ — 1/2 anni 200€ — più di 2 anni, ma viene dato solo a chi possiede un permesso da almeno 5 anni
Le tipologie di permesso di soggiorno sono 21, come i Visti adozione affari cure mediche diplomatico gara sportiva invito lavoro autonomo
Ufficio Postale
studio transito aeroportuale transito trasporto turismo vacanze-lavoro volontariato
Permesso di soggiorno per motivi lavorativi
Secondo il Decreto Flussi 2016, la quota di cittadini extracomunitari che possono entrare per lavoro in Italia è pari a 17.850. I visti di ingresso ai cittadini non UE sono rilasciati annualmente in Italia secondo delle quote precise di migranti in entrata, stabilite dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Possono essere favoriti i paesi che hanno maggiormente collaborato a contrastare l’immigrazione clandestina o per programmi del Ministero. Gli stranieri extracomunitari possono lavorare in Italia ed ottenere a questo fine un regolare permesso di soggiorno. La perdita del lavoro non provoca la perdita del permesso.
Il datore, prima di presentare domanda per il nullaosta al lavoro presso lo Sportello Immigrazione, deve verificare che non ci sia disponibilità di lavoratori italiani sul territorio prima di presentare domanda. Può richiedere genericamente un numero di lavoratori immigrati o chiamare nominativamente.
Permesso di soggiorno per lavoro subordinato
Permesso di soggiorno per lavoro stagionale
Ha una durata pari a quella del lavoro: se a tempo determinato non superiore ad 1 anno, 2 per un contratto a tempo indeterminato.
Il richiedente può essere assunto come dipendente di aziende che svolgono un’attività stagionale, soprattutto legata al turismo o all’agricoltura. Durata: 9 mesi.
Accordo fra datore di lavoro residente in Italia e straniero: il datore garantisce di fornire l’alloggio al lavoratore (il cui costo può essere in parte detratto dallo stipendio), e si impegna a pagare le spese di viaggio per il rientro .
Rilasciato a chi dimostra di essere venuto in Italia da almeno 2 anni con il permesso di lavoro stagionale.
Permesso di soggiorno per lavoro autonomo Il richiedente che vuole mettersi in proprio e fondare un’attività deve essere in possesso dei requisiti dalla legge italiana per il proprio esercizio, oltre che dimostrare di avere un alloggio idoneo e una fonte reddito annuo superiore al minimo previsto per l’esenzione della spesa sanitaria.
Fonti: permessodisoggiorno.it
— IN ITALIA
Contratto di soggiorno per lavoro subordinato
Permesso di soggiorno per lavoro stagionale pluriennale (3 anni)
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Gli stranieri residenti Italia nel 2015
5,4 mln di stranieri residenti su 59,8 di italiani (+ 35% in 5 anni) 22%
9%
9%
4%
4%
3%
3%
3%
2%
2%
Romania
Albania
Marocco
Cina
Ucraina
Filippine
India
Moldavia
Perù
Bangladesh
4 mln di stranieri non UE in
% di stranieri negli stati UE
Italia al 1° gennaio 2016.
Pew Research, 15/06/2016
La cifra rimane stabile rispetto agli anni passati, rallentano i flussi in entrata e aumentano le acquisizioni di cittadinanza italiana. Diminuiscono le richieste di permesso di soggiorno per motivi di lavoro: ben il 62% in meno rispetto al 2014. Nel 2015 infatti gli ingressi per motivi lavorativi rappresentano solo il 9% del totale. Aumenta invece il numero dei permessi per asilo e protezione umanitaria (+40%), pari al 28% degli ingressi.
1,2 mln sono inattivi in media lavora il 60% delle donne straniere 943.471 (20%) sono minori
144
30%
1°
Svizzera 8,3 mln di abitanti
18%
2°
Austria 8,5 mln di abitanti
18%
3°
Svezia 9,8 mln di abitanti
17%
4°
Cipro 1,1 mln di abitanti
15%
7°
Germania 80,6 mln di abitanti
1o% 13°
Italia 59,8 mln di abitanti
Forza lavoro straniera
9% del PIL
Gli stranieri che lavorano in Italia valgono 123 mld €
% forza lavoro degli immigrati rispetto al Paese
(pari alla 25esima impresa più grande al mondo secondo la classifica di Fortune)
10,29 miliardi sono stati versati per le pensioni, che valgono quasi il 17% del PIL (270 miliardi: abbiamo le pensioni più care d’Europa).
2,7 mln gli stranieri UE e non UE che lavorano in Italia. Il 59% circa degli immigrati tra i 15-64 anni ha un’occupazione (il tasso di occupazione per gli italiani è pari al 58%). L’Italia mantiene un saldo migratorio positivo, determinato soprattutto dai ricongiungimenti familiari. Il nostro Paese attira in particolare familiari di persone che già lavorano in Italia, quindi con un posto disponibile magari nel negozio/ristorante di famiglia. Più della metà si è rivolto presso un servizio di pubblico impiego, in proporzione un numero maggiore rispetto ai cittadini italiani.
870.768 imprese in Italia ad agosto 2016
11,2%
11%
9,7%
Turchia
Italia
Regno Unito
9,3%
7%
5,3%
Germania
media UE
Francia
Il 47% degli immigrati lavora. La percentuale è alta rispetto agli italiani (36%) perchè gli stranieri hanno un’età media inferiore (36 anni rispetto ai 44 italiani). Nei prossimi decenni la popolazione italiana è destinata a invecchiare, mentre tra gli stranieri aumenteranno gli adulti in età lavorativa.
over 75 10%
1%
degli italiani
degli stranieri
160.800 — 18,5% sono a conduzione
straniera secondo Confesercenti. Il 51% dei commercianti ambulanti è straniero.
40%
18%
16%
16%
10%
9%
9%
servizi alla persona
alberghi e ristoranti
costruzioni
agricoltura
trasporti
industria
altro
Fonti: Rapporto “I migranti nel mercato del lavoro in Italia” aprile 2016, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Centro Studi Confindustria - Rapporto Immigrati: da emergenza a opportunità" 06/2016, openmigration. org, Fondazione Leone Moressa 10/2016, ISTAT, Fondazione ISMU Rapporto sulle immigrazioni2016
— IN ITALIA
Dove lavorano gli stranieri?
145
146
147
Nel 2015, secondo il rapporto UNHCR Global Trends, il 51% dei rifugiati nel mondo è composto da minori: 98.400 sono MSNA, Minori Stranieri Non Accompagnati, soli, senza genitori o familiari.
In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autoritĂ amministrative o degli organi legislativi, lâ&#x20AC;&#x2122;interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente. art. 3 della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, 1989
148
I Minori Stranieri Non Accompagnati
181.436 arrivi in Italia
173.450 arrivi in Grecia
28.000 minori sbarcati
23.700 minori
25.846 MSNA
2.400 MSNA I profughi del Medio Oriente viaggiano con i familiari.
18.443 MSNA registrati in Italia al 30/11/2016 (secondo i dati della direzione generale dellâ&#x20AC;&#x2122;immigrazione e delle politiche di integrazione) M93% F7%
92% 14/18 anni 8% <14 anni
Paesi di origine 17%
14%
11%
11%
8%
Eritrea
Gambia
Nigeria
Guinea
Costa d'Avorio
7%
6%
5%
5%
17%
Somalia
Mali
Senegal
Bangladesh
altri paesi
6.508 MSNA registrati risultano irreperibili: molti si allontanano volontariamente per raggiungere i paesi del Nord Europa tramite i loro contatti, ritrovandosi soli di fronte a trafficanti o sfruttatori.
Il 49% delle bambine proviene dalla Nigeria.
â&#x20AC;&#x201D; I MINORI
In Italia, a tutti i minorenni stranieri, anche clandestini è permesso essere iscritti alla scuola, di ogni ordine e grado. Possono accedere al Sistema Sanitario Nazionale solo se hanno il permesso di soggiorno; sono garantite cure ospedaliere e ambulatoriali.
Fonti: Unicef, Fondazione ISMU, UNHCR
149
Tratte e traffici di minorenni
I contatti con i trafficanti e gli sfruttatori avvengono già in patria: nel Nord e Centro Africa i ragazzini vivono in totale povertà e per aiutare le famiglie, sfuggire ai conflitti fra milizie della zona, cercare una vita migliore o raggiungere gli amici che sono già in Europa dopo aver visto le loro foto su Facebook, sono disposti a fidarsi di persone sconosciute perchè "amiche" di conoscenti o familiari. Spesso si tratta anche di parenti prossimi, come zii o cugini, che promettono un lavoro: la famiglia paga il viaggio per permettere al figlio/a di raggiungerli in Europa, ma nessuno ha ben chiaro il tipo di lavoro che dovrà fare per mantenersi.
Nel 2015 in Italia 1225 persone sono state vittime di tratta M25% F75%
Il 15% erano minori. — Il 68% delle femmine doveva prostituirsi — Il 46% dei maschi era costretto a rubare.
I numeri si riferiscono ai ragazzi identificati e aiutati.
La maggior parte dei MSNA lascia volontariamente i Centri di Accoglienza, senza richiedere la protezione internazionale: questo accade perchè sono stati istruiti dai trafficanti in merito a cosa dichiarare davanti alla polizia e chi chiamare una volta sbarcati. I ragazzi sono fortemente soggiogati da una figura capo che è colui o colei grazie alla quale sono arrivati in Italia: non hanno altri a cui chiedere aiuto e sono disposti a tutto pur di inviare denaro alla propria famiglia. I soldi guadagnati, tuttavia, li intasca il trafficante: le vittime devono ripagarlo per l’affitto, il vitto, le altre spese per il loro mantenimento e la cifra da lui anticipata per il loro arrivo (si arriva anche a 20.000/50.000€). I minori non possono scappare o chiedere aiuto: quasi sempre firmano un patto con i trafficanti alla partenza, in cui si impegnano a lavorare e restituire il denaro: questo accordo è sempre vincolato da un rito Voodoo ripetuto nel tempo e c'è anche da tener conto che se il minore tornasse a casa provocherebbe il disonore della famiglia all'interno della comunità.
150
Fonte: Piccoli schiavi invisibili - Save the Children 2016
Reato di tratta — 8-20 anni Un minore vittima di tratta è un individuo reclutato, trasportato, trasferito, ospitato o accolto a scopo di sfruttamento, sia all’interno che all’esterno di un paese (anche se non ci sono stati abusi di potere o inganni).
Reato di traffico — 1-5 anni Fare traffico di migranti significa far entrare illegalmente una persona dietro pagamento di denaro al fine di sfruttarla, ricavarne un vantaggio finanziario o materiale.
Reato di sfruttamento — 5-8 anni Trarre ingiusto profitto dal lavoro altrui imponendone una condotta e sopprimendone la volontà. Può essere di: prostituzione, lavoro forzato, schiavitù, asservimento, prelievo di organi. Guida al Diritto del Sole 24 Ore
Gli Offenders
Sfruttatori, trafficanti e tutti coloro che lucrano sui MSNA. La maggioranza delle denunce riguarda il reato di riduzione in schiavitù, mentre 190 persone sono state denunciate per il reato specifico di tratta. In Italia equivale alla terza fonte di reddito per le organizzazioni criminali, dopo armi e droga. Gli offenders sono spesso compagni o parenti, persone conosciute dalle vittime, che rimangono soggiogate dalla loro influenza e vincolate dai patti concordati con la famiglia prima di partire. Il patto viene scritto sottoforma di compravendita di un bene: se il pagamento non viene versato, la causa può essere portata in tribunale e le conseguenze possono essere il pignoramento della casa, il carcere, e la famiglia di chi firma il contratto rischia di perdere credibilità e onore. L’accordo, per le minori africane, solitamente viene accompagnato da un rito: il native doctor, uno stregone, sottomette la ragazza con la stipula di un giuramento usando gli effetti personali, peli pubici, sangue mestruale o altre parti del suo corpo.
— 2/3 sono uomini — età media: 35 anni — rumeni, albanesi, nigeriani: solo il 12% è italiano
Lo scafista è un offender La figura che trasporta gli immigrati via mare può essere condannato per reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, naufragio e omicidio colposo plurimo. Spesso i trafficanti ricattano gli stessi profughi perchè facciano gli scafisti, per non incorrere in un arresto.
Le maman La maman è la donna, in genere nigeriana, che gestisce gli affari delle piccole ragazze prostitute. Le ospita e dà loro da mangiare. In Libia i trafficanti sanno che le minori africane sono legate a un contratto per prostituirsi: per questo motivo le segregano nei “ghetti” insieme agli altri migranti e poi richiedono il riscatto alle maman. Così facendo le minori diverranno ancora più in debito, e dovranno lavorare il doppio.
— I MINORI
Dal 26 febbraio 2016 il Consiglio dei Ministri ha adottato il Piano nazionale d’azione contro la tratta e lo sfruttamento degli esseri umani con la collaborazione di Save the Children: prevenzione, partnership con gli altri paesi, assistenza e protezione alle vittime sono gli obbiettivi da raggiungere.
464 denunce in Italia (2013-2015)
Fonte: Piccoli schiavi invisibili - Save the Children 2016
151
Le vittime di tratta
Nigeria
15/17 anni età media
Romania
Le ragazze di origine nigeriana sono in costante aumento: tra il 2014 e il 2015 sono cresciute del 300%. Provengono da contesti rurali e molto poveri, nascono all’interno di famiglie numerose o hanno uno solo dei genitori. Vengono adescate tramite conoscenti, vicini di casa, amiche che sono già andate in Europa e vincolate con un rito Vodoo allo sfruttatore per ripagare le spese di viaggio e alloggio. Le ragazze scoprono una volta sbarcate in Italia, o durante il viaggio, in cosa consiste il lavoro promesso dal contratto. Sono bambine sole in un paese straniero e per evitare violenze o estorsioni alla propria famiglia in Nigeria lavorano in schiavitù dai 3 ai 7 anni, battendo la strada per 10 euro circa a cliente, in qualsiasi condizione fisica.
Viaggio delle piccole prostitute nigeriane: tutte partono da Benin City
152
Le immigrate rumene viaggiano in modo più sicuro e organizzato grazie ai vari collegamenti aerei o bus. Hanno un rapporto di sottomissione con il loro sfruttatore, che spesso è una specie di “fidanzato”: lo hanno seguito in Italia nella convinzione di poter fare carriera. Sulla strada sono gestite secondo un rapporto gerarchico: una donna più grande, una maman, controlla un piccolo gruppo di giovani.
dall'Albania volo 70€
dalla Romania volo 70/100€
Le conseguenze Traumi fisici e psicologici: sono costrette ad assumere farmaci per interrompere le gravidanze, senza indicazioni e in grande quantità, che possono provocare convulsioni, dolori ed emorragie.
15/17 anni età media
dalla Libia 2.000/3.000€
dalla Nigeria 20.000/30.000€
dall'Egitto 2.000/4.000€
dall'Eritrea 5.500/6.000€
15/17 anni età media
Egitto
Bangladesh
I giovani egiziani hanno un livello di istruzione molto basso, rasenta quasi l’analfabetismo. Il viaggio viene gestito da alcune persone locali: più i migranti sono lontani dalla costa, maggiore è il prezzo da pagare (2.000/4.000€). Tutti i ragazzi hanno urgente necessità di lavorare per poter inviare i soldi alla propria famiglia: un euro vale 10 lire egiziane e per questa disparità sono disposti ad accettare quasiasi tipo di impiego. Oggi la maggior parte è impiegata nei mercati ortofrutticoli, lavori in nero, spaccio, autolavaggi, ditte gestite da connazionali, nelle pizzerie o kebabberie per 200/300 euro al mese.
dall'Afghanistan 4.000/5.000€
14/16 anni età media
I minori bengalesi arrivano tutti da zone rurali: chi ha più di 18 anni è perchè è riuscito ad andare a scuola. In genere il viaggio è finanziato dalla famiglia: si spostano in aereo dal Bangladesh alla Libia, dalla quale proseguono via mare, oppure via terra attraversando Pakista, Afghanistan, Iran e Turchia. Arrivati in Grecia si nascondono sotto i camion che si dirigono in Puglia sui traghetti.
Albania
16/17 anni età media
Gli albanesi sono la seconda nazionalità presente in Italia (+15% rispetto al 2015) grazie anche alla recente abolizione dei visti in entrata nei paesi Schengen per i cittadini dell’Albania. Le principali mete sono Toscana ed Emilia Romagna.
dal Bangladesh volo 5.000/11.000€
Le ragazze sono costrette a prostituirsi in strada o appartamenti
dalla Somalia 4.000€
Fonte: Piccoli schiavi invisibili - Save the Children 2016
— I MINORI
I ragazzi sono costretti a lavorare in nero, fornire prestazioni sessuali, spacciare, rubare.
153
154
Appendice
155
LINEA DEL TEMPO
sbarchi in Italia
Fonte: Missing Migrants, Wikipedia
2009
Reato di clandestinità
Dal 1993 il numero di morti ha superato il numero di nascite. La popolazione italiana continua a crescere solo grazie all'immigrazione.
Introdotto dal quarto governo Berlusconi, l’ingresso e permanenza illegale nel territorio italiano si paga con una multa da 5 a 10 mila euro. Inutile, perchè esiste già l’espulsione per chi è sprovvisto di permesso di soggiorno.
1998
2001
Legge Turco-Napolitano
Programma Nazionale Asilo
Prima regolamentazione dei flussi migratori e istituzione dei centri di permanenza temporanea (i primi CIE). Viene rivista nel 2002 con la legge Bossi-Fini, che introduce l'espulsione immediata del clandestino.
Il Ministero dell’Interno Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani e l’UNHCR siglano un accordo per la nascita di un sistema pubblico di accoglienza rifugiati.
2008
Trattato di Bengasi
200.000
Accordo fra Berlusconi e Mubarak: l’Italia si impegna a versare 250 milioni di dollari all’anno per 20 anni nel realizzare infrastrutture, garantire borse di studio, nuove abitazioni; in cambio la Libia investirà in alcune aziende italiane e insieme contrasteranno l’immigrazione clandestina dalle coste libiche, sostenendo i costi per il 50% e il restante lo farà la Commissione UE.
2002
Nascono gli SPRAR
180.000
UNCHR, il Ministero dell’Interno Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, l’Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) firmano la realizzazione di un “Programma nazionale asilo" con il coinvolgimento degli enti locali.
160.000 140.000 120.000 100.000 80.000 60.000
50 mila 37 mila
40.000
26 mila 20.000
23 mila
20 mila
0 2000
156
2001
cittadini stranieri residenti (in mln)
2002
1,3
22 mila 13 mila
23 mila
14 mila 2003
2004
1,8
20 mila 9 mila
2005
2006
2,4
2007
2008
3
2009
2010
3,6
Appena sbarcati e già imputati
Feb - ott 2011
Guerra civile in Libia
La Corte Europea stabilisce che gli ingressi irregolari di migranti non possono essere sanzionati con il carcere: in Italia invece esiste ed è ancora in vigore il reato ci clandestinità (5/10 mila euro di multa). La norma, introdotta dalla legge Bossi-Fini nel 2009, doveva essere in realtà abolita dal governo, in seguito alle proposte avanzate a gennaio 2016, poi stralciate da un ddl.
L’Italia partecipa insieme alla NATO alla liberazione della Libia da Gheddafi: nel mese di febbraio il popolo libico protesta contro il regime instaurato da ormai 40 anni. La primavera araba sfocia in rivolta e l’esecito reprime le manifestazioni con le armi. Il conflitto si conclude con la sua morte il 20 ottobre 2011.
Il Post, “Cosa succede con il reato di clandestinità” 10/01/2016
2014- 2016
18 ott 2013
Ebola
Mare Nostrum
La febbre emorragica miete vittime nell’Africa centrale, soprattuto nel Congo, fin dagli anni ‘70. La si contrae se si viene a contatto con sangue o fluidi corporei di alcuni animali o umani se ne sono sopravvissuti, dato l’alta probabilità di morte.
Il presidente del Consiglio Enrico Letta autorizza la missione militare e umanitaria italiana volta a prestare soccorso ai migranti anche a poche miglia dalle coste libiche. A intero carico dello Stato.
Mare Nostrum
Inizio emergenza Nord Africa 22 feb 2012
13 ott 2013
Condanna della Corte di Strasburgo
Strage di Lampedusa
L’Italia viene condannata per i respingimenti in mare verso la Libia e il divieto delle espulsioni collettiva: i migranti hanno diritto a fare ricorso contro le Commissioni Territoriali.
Naufragio di una barca libica a pochi metri dall’isola: 155 superstiti, 366 morti, 20 dispersi.
Naufragio nel Canale di Sicilia
62 mila
Un barcone con 250 migranti si rovescia: 38 morti, 50 dispersi, 147 superstiti. 4 mila 13 mila 2011
2012
4,05
2013
43 mila
— LINEA DEL TEMPO
11 ott 2013
157
L'"accoglienza" dell'Ungheria Nel settembre 2015 il paese costruisce un reticolato alla frontiera con Serbia e Croazia, adottando una legge che prevede un esame selettivo delle domande d’asilo. In due varchi di confine sono state aperte delle “zone di transito”, container metallici in cui vengono esaminate le domande d’asilo, e trattenuti coloro che passare il confine. Ogni giorno vengono esaminate circa 30 persone, col risultato che centinaia devono aspettare per mesi in accampamenti lungo il confine o nei centri sovraffollati della Serbia.
settembre 2015
Hotspot I centri di prima accoglienza vengono ampliati e la polizia italiana collabora con Europol, Eurojust, Frontex ed Easo nell'identificazione dei migranti.
Comunicato Stampa Amnesty International
1° nov 2014
15 ott 2015-2017
Triton
Piano di ricollocamento
L’operazione finanziata dall’Europa, con il supporto logistico e tecnico di alcuni paesi della Comunità Europea, sostituisce Mare Nostrum. Comandata da Frontex, si occupa della sicurezza alle frontiere del’UE.
Il programma UE mira a smistare i migranti tra i paesi dell’Unione secondo accordi e quote minime, ma procede a rilento.
Relocations
Triton
170 mila 3.279 morti
28 nov 2014
Processo di Karthoum
accordo fra i paesi UE nell’aumentare i controlli alle frontiere e le operazioni di respingimento dei migranti.
18 aprile 2015
maggio 2015
Tragedia nel Canale di Sicilia
Piano dei ricollocamenti
Affonda nella notte un peschereccio di origine eritra. Il numero di dispersi è impreciso, tra i 700 e 900, 58 morti accertate, 28 superstiti.
Inizia la redistribuzione dei migranti da Italia e Grecia nel resto dell’Europa; non sta funzionando perchè solo il 3% degli aventi diritto è stato trasferito.
lug-ott 2015
11 nov 2015
Muro fra Ungheria e Serbia e Croazia:
Muro fra Slovenia e Croazia
Una lungo filo spinato deciso dal presidente ungherese per impedire l’ingresso dei migranti provenienti dai Balcani. 2014
4,9
158
2015
Nei Balcani come nel centro Europa e nord ovest aumentano le barriere metalliche.
153 mila 3.675 morti
Migration compact 20 marzo 2016
Accordo UE-Turchia I migranti irregolari (tutti) che sono arrivati in Grecia dalla Turchia saranno rimpatriati in Turchia e da qui potranno entrare in Europa secondo un rapporto di 1:1
È un piano da 50 miliardi di euro proposto all'Unione Europea dal governo Renzi per favorire lo sviluppo nei paesi di provenienza dei profughi: bond Africani per facilitarne l'ingresso nel mercato, progetti di cooperazione sul fronte sicurezza, applicazione di sistemi di asilo in linea con gli standard internazionali, lotta comune ai trafficanti. Dal gennaio 2017 parte delle proposte sono state accolte dalla Commissione Europea: sono stati stanziati 32,3 miliardi di euro da destinare entro il 2020 a vari paesi africani, dell'Europa orientale e Medioriente per realizzare progetti e interventi volti a limitare il flusso di emigrazione. Ansa 18/04/2016
ottobre 2016
2017
febbraio 2017
Referendum anticollocamento in Ungheria
L'Italia nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
Accordo Italia-Libia
Il paese entra nella "stanza edi bottoni" come membro non permanente. Sarà anche presidente dal summit G7 che si svolge a maggio a Taormina.
200.000
8 marzo 2016
Chiusura della rotta balcanica Ungheria, Slovenia, Serbia, Macedonia e Croazia chiudono le frontiere.
aprile 2016
Migration Compact
181 mila 5.079 morti
febbraio 2017
Donald Trump Il nuovo presidente degli Usa vuole limitare gli ingressi ai chi ha origini islamiche (muslim ban per Iran, Iraq, Sudan, Siria, Libia, Somalia e Yemen) e applica rimpatri forzati per gli immigrati illegali con precedenti penali.
la proposta di Renzi, avanzata poi in Commissione UE, è un patto per tenere sotto controllo i flussi del mediterraneo. Accolto in parte a gennaio 2017.
180.000 160.000 140.000 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0
2016
5,02
2017
— LINEA DEL TEMPO
Il primo paese che protesta per la misura decisa dall’UE: il popolo vota se accogliere o meno altri migranti.
Il premier Paolo Gentiloni concorda con Faye Mustafa al-Serraj, presidente del governo libico, per il contrasto all'immigrazione clandestina. Serraj però controlla solo 1/3 del territorio.
159
Quando siamo noi italiani gli immigrati (dati 2015)
54% 8%
33%
M25% F75%
60.665.551 cittadini italiani
4.811.163
di cui
gli italiani residenti all'estero
5.026.153 sono stranieri
il 37% è under 34
dal 2006 gli espatri sono aumentati del 55%
Perchè? motivi personali
7%
15%
trasferimento richiesto dall'azienda
16% studio
24%
38%
lavoro all'estero
piĂš opportunitĂ
Dove?
16.568
16.503
11.441
10.728
6.046
in Germania
nel Regno Unito
in Svizzera
in Francia
in Brasile
160
>> America e Nord Africa
>> Europa
Le grandi emigrazioni italiane
9 mln
5 mln
5 mln 4 mln
900 mila 500 mila 100 mila 33,5 mln 1876 - 1900
48 mln 1900 - 1915
1915 - 1945
57 mln 1945 - 1976
La Svizzera e i lavoratori transfrontalieri Tasso di disoccupazione 3,3%
11,5%
Corriere del Ticino ISTAT 2016
Il 25 settembre 2016 i cittadini svizzeri del Canton Ticino hanno votato per il 58% si al referendum anti-frontalieri (il 45% della popolazione è andata alle urne). L’obbiettivo è quello di introdurre modifiche di legge per privilegiare i cittadini svizzeri nel lavoro, esposto da tempo ad una pressante offerta straniera, specialmente italiana. Sono infatti più di 60 mila i lavoratori (soprattutto lombardi e piemontesi) che quotidianamente varcano il confine con la Confederazione e “rubano” i posti di lavoro accettando impieghi a stipendi più bassi rispetto agli svizzeri data la differenza di valuta tra franco ed euro. Già da tempo circola malumore fra gli elvetici: nelle cittadine del confine erano apparsi alcuni cartelloni per promuovere una campagna contro i lavoratori italiani. Allo stesso modo però, gli svizzeri residenti si recano sovente a fare spesa nei supermercati italiani.
1976 - 1985
60 mln 1985 - 2000
2000 - 2016
Il sogno americano tra ‘800 e ’900 Fra il 1880 e il 1915 approdano negli Stati Uniti 4 milioni di italiani su 9 milioni circa di emigranti che scelsero di attraversare l'Oceano verso le Americhe. Circa il 70% proveniva dal Meridione, anche se fra il 1876 ed il 1900 la maggior parte degli emigrati era del Nord Italia, soprattutto Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte. Le cause? La guerra in primis, la crisi agraria, le tasse.
Fonti: Rapporto Italiani nel mondo 2016 - Fondazione Migrantes, Dati anagrafe Italia (ISTAT) aggiornati al 31 dicembre 2015, scenari economici.it
— ALL'ESTERO
residenti
161
Integrare. Secondo la Treccani significa "rendere intero, pieno, perfetto ciò che è incompleto o insufficiente a un determinato scopo, aggiungendo quanto è necessario o supplendo al difetto con mezzi opportuni". In pratica è molto difficile: per supplire ai difetti (nel senso di lacune) degli immigrati occorrono corsi di istruzione e formazione, ma anche tempo per ambientarsi e disponibilità nel venire incontro alle loro incomprensioni.
Integrazione, apertura, accoglienza: come si diventa "open mind"? Come dare un proprio contributo per agevolare la conoscenza reciproca? Si può ancora usare la parola immigrati senza far scatenare nella nostra mente immagini di barconi strapieni in mezzo al mare? Per queste domande non esiste una risposta unica e assoluta: sono solo un preludio a questioni più complesse e delicate (razzismo, preconcetti, discriminazioni) che vanno spiegate e discusse fin dalla scuola. È molto importante usare il giusto lessico, per spiegare e comunicare attraverso i media, quanto sta accadendo in Italia (e in Europa) negli ultimi anni. L'uso di determinate immagini e parole possono evocare in modo subliminale reazioni di paura e avversione, che si riflettono nel modo di porsi nei confronti degli stranieri.
162
Organizzare incontri e laboratori con i rifugiati, leggere giornali e articoli che trattano di cronaca estera (non solo europea/ statunitense), riprendere alcuni capitoli di storia del '900 per comprendere quella contemporanea, acquistare prodotti solidali e conoscere la storia delle persone che ci sono dietro, frequentare festival dedicati ad altre culture, provare cibi etnici (non solo kebab o sushi), esplorare i mercati ortofrutticoli e i bazar delle città: sono solo alcuni spunti per iniziare a sgretolare l'idea di "immigrati=nemici" radicata nel nostro immaginario.
Modelli di integrazione
Costrutti teorici elaborati con lo scopo di gestire le problematiche di integrazione dei migranti nella società d’accoglienza.
Modelli proposti da Vincenzo Cesareo, professore emerito di Sociologia presso l’Università Cattolica di Milano
Modello dell'assimilazione La cultura straniera si adatta alla società ospitante: i migranti debbono quindi conformarsi quanto più possibile ad essa, cancellando la cultura d’origine e attuando nuovi processi di socializzazione rispetto ai costumi e alle norme del luogo. Dal 2013 i controlli alle frontiere si sono fatti più rigidi e la disinformazione fa crescere le ostilità da parte dell’opinione pubblica francese, alimentando la xenofobia dei partiti di estrema destra (Front National). A marzo 2016 è stato chiusa la "giungla di Calais", definita la più grande bidonville d'Europa, con circa 8000 migranti accampati in attesa di salire sui tir o sotto i treni che attraversano il tunnel della Manica. I profughi sono stati distribuiti nei centri di accoglienza, ma ancora oggi sono in molti a rimanere nei pressi del porto in cerca di un passaggio, cercando di evitare l'arresto da parte della polizia francese. "Cos’è Calais" - Il Post 24/06/2016
— L'INTEGRAZIONE
La Francia garantisce l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, senza riconoscere diritti e trattamenti particolari alle minoranze etniche. I migranti sono tenuti a conformarsi alla cultura e alla società francese, escludendo dalla vita pubblica ogni espressione della differenza. L'integrazione socio-professionale degli stranieri è difficile: hanno poche opportunità di lavoro, vivono in condizioni abitative disagiate e i giovani nati in famiglie straniere sono vittime di discriminazioni e pregiudizi. Come la Germania negli anni ‘50, anche i francofoni aprono le porte agli immigrati, provenienti soprattutto dalle ex colonie nordafricane: la maggioranza arriva da Algeria, Tunisia e Marocco. Crocevia delle diverse culture è Marsiglia, la città europea più multietnica, dove oltre 1/3 degli abitanti parla arabo.
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Modello pluralista Coesistenza è la parola chiave: più culture nella stessa società. Allo stesso tempo, però, vengono attivati processi di inclusione progressiva dei diversi gruppi etnici, che possono conservare i propri usi e costumi, a condizione che non contraddicano o compromettano i valori generali del paese ospitante. Il Canada fino a non molto tempo fa aveva politiche di immigrazione flessibili e aperte: questo perchè nel paese c’era mancanza di manodopera qualificata. Oggi chi ha già un contratto di lavoro, o possiede determinate skills, può chiedere il permesso di soggiorno, valido però solo per quel determinato lavoro e periodo. Chi è senza contratto, invece, deve fare domanda per il visto lavorativo e superare un test per entrare in Canada.
Gli immigrati formano il 21% della popolazione. Con la crisi umanitaria in Medio Oriente sono nate le Refugee community organizations, associazioni spontanee gestite da rifugiati in seguito alla mancanza di aiuti al momento dell’arrivo da parte delle altre comunità locali (italiana, greca e portoghese). Oggi queste organizzazioni si sono sviluppate in modo autonomo andando a formare una rete di accoglienza e integrazione con la popolazione locale. quifinanza.it, lavorosociale.com
Modello dello scambio culturale La diversità è riconosciuta come positiva. Le diverse culture si incontrano arricchendosi a vicenda, mantenendo la propria identità e sviluppandola grazie allo scambio.
L’Olanda è simbolo di progressismo e multiculturalismo, e fa delle politiche liberali il proprio cavallo di battaglia. Paese bilingue, perchè olandese e inglese hanno la stessa importanza (come accade per il Belgio, in cui si parla anche il francese), viene data alle diverse culture un valore ed una dignità propri, accettando il pluralismo. Il limite è dato dal fatto che molto spesso questi modelli culturali pur coabitando nello stesso ambiente non hanno rapporti reciproci: a tutti vengono riconosciuti i propri diritti, ma ognuno vive nel gruppo di appartenenza, isolandosi dal contesto globale.
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L’esperienza Erasmus è un perfetto modello di scambio culturale. Ragazzi da nazioni diverse nel mondo si ritrovano e condividono alcuni mesi: ciò che li accomuna è lo studio, le passioni, la casa, o più semplicemente il fatto di essere soli in un paese estero e la diversità linguistica, geografica e culturale, che prima sembrava una barriera, diventa base di alleanza e amicizia. “Immigrazione, così funziona nel resto del mondo” Panorama, ottobre 2013
Modelli proposti da Giovanna Rossi, professore ordinario di Sociologia della famiglia presso l’Università Cattolica di Milano.
Modello di fusione La società è un melting pot, ovvero un insieme di culture mescolate fra loro: ognuna è sullo stesso livello, col rischio di generare una cultura omogenea perdendo la tradizione.
L’America, da sempre terra di immigrazione e possibilità, è l’esempio perfetto per parlare di fusione fra culture. Il 14,3% della popolazione non ha origine statunitense, 80-85 milioni che compongono da soli il 20% degli immigrati nel mondo. La maggioranza è tedesca, vista la grande immigrazione degli ultimi anni dell’800, mentre dagli anni ‘90 è cresciuta il numero di asiatici e messicani (anche clandestini, flusso che però si sta contrastando dal 2008).
Il ritratto che abbiamo di questo paese è quello di una terra multiforme e in moto: certo, nelle città ci sono delle minoranze o comunità straniere, unite, ma ormai completamente radicate società statunitense, tanto da adattarsi completamente. vox.com, Il Post 12/02/2015
Modello multiculturalista Le singole comunità etniche vengono riconosciute e tutelate dal paese ospitante. Il rischio è quello di incappare in un relativismo culturale (cioè un forte riconoscimento della moltiplicità dei popoli) che non permetta ai diversi gruppi di dialogare, ma li porti allo scontro.
Laura Zanfrini, Sociologia della convivenza interetnica, Laterza, Milano 2010
— L'INTEGRAZIONE
La Gran Bretagna, fondatrice del Commonwealth, l'organizzazione intergovernativa di 52 paesi nel mondo (in gran parte ex colonie britanniche) è un ottimo esempio di multiculturalità, pulsanti soprattutto a Londra. La legislazione prende esempio dall’America, terra di immigrati, che assicura pari opportunità, diritti civili e di partecipazione al lavoro, combattendo le discriminazioni razziali. La convivenza non è facile e nemmeno idilliaca, ma i conflitti urbani sono comunque più contenuti rispetto alla Francia.
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Modello funzionalista Si basa sul modello differenziale, ovvero la società di accoglienza permette l’inserimento dei migranti solo in alcuni ambiti sociali o lavorativi, senza agevolare l’integrazione con il resto della popolazione. Ciò non favorisce la scelta di stabilirsi definitivamente in un paese: il migrante viene quindi percepito come una forza lavoro temporanea.
La Germania attua molte politiche a favore dell’inserimento lavorativo dei migranti, ma negando loro il diritto di partecipare alla vita politica. La permanenza nei centri di prima accoglienza è molto breve (circa 3 mesi) perchè lo stato tedesco inizia subito i colloqui per valutare le capacità professionali, confrontandole con quelle ricercate dalle aziende. I rifugiati provenienti dal Medioriente hanno maggiori skills. I richiedenti asilo possono da subito cercare lavoretti part-time, grazie al programma “one euro jobs”, cioè impieghi pagati da 1 a 2,50 euro all’ora per un massimo di 20 ore settimanali. (In Italia i richiedenti possono svolgere lavori solo dopo che siano trascorsi 2 mesi dall’invio della richiesta). Agli stranieri a cui è stata rifiutata la richiesta di asilo, ma sono in grado di parlare in tedesco e mantenersi economicamente è concessa una revoca temporanea dell’espulsione, rinnovabile.
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Il Gastarbeiter (“lavoratore-ospite”) tedesco nasce dalla necessità di soddisfare i bisogni del sistema produttivo nazionale negli anni ‘50, immettendo lavoratori stranieri per un tempo determinato, senza prevedere il loro stanziamento definitivo. Secondo il rapporto OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) la Germania è il secondo paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, con il più alto flusso di immigrazione: è “permanente”, composto cioè da persone cioè che si stabiliscono lì dopo aver acquisito il diritto di soggiorno, e “altamente qualificato”, gli immigrati che che rimangono hanno un trovato lavoro perchè in possesso di capacità professionali più che adeguate. Ciò ha contribuito alla crescita del P.I.L, alla bassa percentuale di disoccupazione e a far diventare lo stato tedesco prima meta europea per gli immigrati. Laura Zanfrini, Sociologia della convivenza interetnica, Laterza, Milano 2010
Il modello di integrazione italiano potrebbe essere identificato in un'accoglienza diffusa, ovvero una distribuzione capillare degli immigrati sulla penisola in modo da non sbilanciare l'equilibrio demografico delle città e poter inserire i nuovi arrivati con progetti locali su misura della società locale. Riace è una cittadina calabrese che ha applicato realmente il concetto di integrazione: dei 1800 abitanti, 400 sono stranieri, e hanno contribuito alla rinascita dell'economia locale. Per ogni migrante l’amministrazione riceve 30 euro giornalieri, che vengono usati per fornire loro vitto, alloggio e un'occupazione attraverso un programma di laboratori. Per far si che il denaro non venga disperso, ma che rimanga all’interno della comunità, ai migranti vengono dati dei bonus di diverso valore accettati solo dai negozi della cittadina. Il modello Riace è un caso famoso anche all'estero, ma spesso le dinamiche che hanno funzionato al sud non possono essere ricreate in altre città del nord, a causa di contesti e ritmi diversi. È necessario analizzare e raccogliere dati sulle associazioni che operano nel capoluogo o nelle province: da tavoli e occasioni di incontro potranno formarsi sinergie importanti per la realizzazione di progetti vermente locali che essere sostenuti nella crescita, di modo che sia i migranti che i cittadini possano ottenere dei benefici. Corriere della Sera Reportage su Riace 2015
L'attualità italiana In generale, la politica sta promuovendo leggi per migliorare l’integrazione sociale e lavorativa attraverso i progetti SPRAR, e collaborando con altri stati europei e non, al contrasto dei trafficanti. La legislazione è stagnante e conservatrice, con buchi temporali enormi durante le pratiche burocratiche per le richieste di asilo o permesso di soggiorno. La popolazione è disinformata, a causa della comunicazione non precisa e allarmistica dei media, e i casi internazionali di violenze ad opera di immigrati alimentano discriminazioni e xenofobia.
— L'INTEGRAZIONE
L’Italia non segue ancora una precisa politica di immigrazione.
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Il design sociale è una disciplina che si propone di concretizzare le relazioni fra le persone: l'utente di un prodotto, che sia materiale, visivo o basato su scambi e relazioni, non è piĂš un consumatore passivo, ma viene coinvolto insieme alle altre figure professionali nella realizzazione del risultato finale. Ă&#x2C6; un modo ottimale per creare un lavoro: risolvendo i problemi e le mancanze degli uomini, con gli stessi.
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Nelle seguenti pagine sono raccolti una serie di progetti dedicati a rimediare alla mancanza di aiuto economico o assistenza all'integrazione da parte dello Stato, nei confronti dei rifugiati e delle persone in difficoltĂ . Dalle problematiche legate all'arrivo in un nuovo Paese (la lingua, la comprensione, l'orientamento, trovare una casa), simili per ogni migrante, sono state individuate una serie di esigenze rispetto alla condizione dell'immigrato: che sia richiedente asilo, abbia lo status di rifugiato, si trovi in uno SPRAR o (soprav)viva in un rifugio informale.
â&#x20AC;&#x201D; PROGETTI
Successivamente sono inserite "le interviste" con alcune associazioni e persone che operano nel campo dell'accoglienza. Questi momenti di incontro sono stati importanti per ricevere critiche e consigli sulle proposte progettuali.
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Alloggio
Il 60% dei rifugiati nel mondo vive nelle città.
esigenze
Refugees Welcome
Risiedere in un posto sicuro, stabile, non temporaneo, fatiscente o illegale.
È un network internazionale per l'accoglienza in famiglia di richiedenti asilo e rifugiati. Nata a Berlino nel 2014, si sta sviluppando in tutta Europa e da dicembre 2015 è attiva anche in Italia. Chi vuole può condividere la propria casa con un rifugiato, proprio come se fosse un coinquilino. Dopo un periodo concordato, la durata può essere illimitata. È possibile ricevere alcuni finanziamenti oppure fare donazioni con il crowdfunding.
requisiti
Accessibile, arredato, non lontano dalla città, legale, condivisibile. prestazioni
Place 4 refugees — Berlino
Housing, accoglienza spontanea, caritas e centri sociali.
È una piattaforma online in cui sono pubblicati annunci di appartamenti, stanze, monolocali in affitto a rifugiati. Da qualche mese a tempo indeterminato, per tutte le tasche.
Comunicare
Difficoltà a dialogare
esigenze
Tandem Linguistico
Imparare la lingua. requisiti
Un programma per all’apprendimento gestito da persone competenti prestazioni
Corsi, traduzioni dei servizi cittadini, incontro con le persone locali.
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Da novembre 2016 nel comune toscano di Pelago sono organizzati degli incontri linguistici con i rifugiati Gambiani: loro si esercitano con l’italiano mentre i pelaghesi con l’inglese. La stessa idea è stata applicata dalla polizia di Caltanissetta, che a maggio dello stesso anno ha coinvolto alcuni migranti pakistani. ancitoscana.it, Il Giornale 19/05/2016
Das Wilkommen ABC Abbecedario illustrato per imparare il tedesco attraverso le figure: destinato ai bambini rifugiati, ma utilizzabile anche dagli adulti. È gratis e si può trovare anche sottoforma di e-book. Da dicembre 2016 anche in italiano.
Cibo
Sostentamento, dieta alimentare, cibo come cultura e interazione.
esigenze
Über den Tellerand/Berlino
requisiti
Non caro, sano, senza snaturare usanze natie. prestazioni
Mense, voucher, mercati e trattorie convenzionate, festival dedicati al cibo etnico.
È un’organizzazione no-profit che supporta varie iniziative a favore dell’integrazione. Il progetto pilota sifocalizza sul cibo: sono attivi dei corsi di cucina (es. siriana) e vengono pubblicati libri di ricette spiegate dai rifugiati.
Refugees Southern Crew/Torino Re-Fugees Southern Crew è un gruppo di studenti, abitanti del quartiere Lingotto e altri volontari, con l’intento di creare momenti di socialità tra i rifugiati e i cittadini torinesi, attraverso la condivisione di una passione musicale: il Reggae. Nato nel 2015, la comunità è molto attiva, e oltre ai concerti, organizza anche cene preparate dagli stessi immigrati.
Portobello/Milano Portobello è in primis un emporio, ma molto speciale: nato come progetto in collaborazione con i servizi sociali della città, è un luogo in cui le famiglie in difficoltà economica possono acquistare i beni di prima necessità, pagando con i punti di un budget assegnato. Le famiglie possono ricevere tra il 50 e il 60% del fabbisogno mensile. L’aiuto dura sei mesi, e si può ripetere una sola volta non consecutivamente.
— PROGETTI
Cibo locale, accessibile, poter preparare i pasti in autonomia.
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Lavoro esigenze
Stranieri con skills già acquisite o disponibili a lavorare. requisiti
Favorire percorsi di educazione e integrazione. prestazioni
Inserimento in corsi formativi, rendersi utili alla comunità.
Rischi esigenze
Conoscere le organizzazioni che operano sul territorio requisiti
Avere canali sicuri per chiedere aiuto a persone di fiducia. prestazioni
Sportelli per i migranti, gruppi di accoglienza e comunità locali.
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I richiedenti asilo possono lavorare solo dal 2° mese dalla richiesta di asilo.
Ciclofficina sociale/Cormano L’obbiettivo del progetto è quello di favorire l’inserimento professionale di giovani con disagi, problemi psichici o stranieri con problematiche sociali, migliorando la socializzazione e l'autonomia. Il laboratorio diventa apprendimento, svago e integrazione.
Cucula/Berlino Cucula significa “fare qualcosa insieme” nella lingua hausa, ed è proprio questo che l’associazione/programma formativo tedesco fa con i rifugiati. È un progetto pilota di design artigianale con (e non solo per) i migranti: ad esempio realizzare una serie di sedie e tavoli seguendo i principi dell'autoprogettazione di Enzo Mari, con la sua licenza per poterli vendere e ottenere denaro da re-investire nel progetto.
Probabilità di cadere in reti criminali o venire sfruttati dai caporali.
Venligboerne/Hjorring (Jutland) I danesi “Abitanti Amichevoli” sono un’associazione spontanea di cittadini e rifugiati: trascorrono tempo insieme per conoscersi, andare al cinema, fare delle cene.
wefugees.de /Berlino La Yahoo dedicata ai rifugiati in Germania: i nuovi arrivati possono postare domande su qualsiasi necessità, dall’ufficio di immigrazione all’ospedale più vicino, i numeri in caso di emergenza o alcune informazioni burocratiche. Rispondo persone competenti e altri rifugiati già "ambientati".
esigenze
Accorciare le distanze, integrazione, eliminare i pregiudizi requisiti
Condividere la propria cultura, le proprie capacità e raccontare la propria storia. prestazioni
Processi partecipativi, inclusione sociale, apertura della cittadinanza.
Gli stranieri sono percepiti come inferiori rispetto agli altri cittadini.
Laboratorio Zanzara/Torino Il Laboratorio Zanzara è una cooperativa sociale ONLUS che lavora con persone con disabilità psichica. Essi partecipano attivamente nella creazione di oggetti decorativi e artigianali poi venduti nello store.
Iammigrant.org #tunonsaichisonoio Piattaforma online in cui sono registrate alcuni video con le storie degli immigrati che “ce l’hanno fatta”.
Balòn/Torino Balon Mundial è la coppa del mondo degli immigrati. Ideato nel 2007, è un progetto di interazione culturale attraverso lo sport: il calcio come strumento di incontro tra le diverse culture e linguaggio universale per lottare contro ogni tipo di discriminazione. Il torneo è oggi un festival dello sport e delle delle comunità migranti, con appuntamenti culturali, momenti di dibattito e di cucina etnica.
— PROGETTI
Marginalità
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Povertà esigenze
Immigrati, disoccupati, minori soli con una situazione problematica. requisiti
Collaborare con le associazioni locali e offrire supporto psicologico. prestazioni
Volontariato, banca del tempo, oratori, sportelli di ascolto.
Lavoro in nero, prostituzione, spaccio, schiavitù, furti.
Magdas Hotel/Vienna L’hotel viennese gestito integralmente da rifugiati: si occupano dell’accoglienza clienti, servizio bar, pulizie.
Villa Rizzi/Bologna La villa è un centro di socializzazione al lavoro. Accoglie ragazzi tra i 16 e i 25 anni con disagi psichici, difficoltà scolastica e problematiche sociali, offrendo loro la possibilità di ripartire provando vari laboratori per la raccolta di erbe e spezie per linfusi, cosmesi e ristorazione. e sviluppando/mettendo in pratica le proprie capacità.
Centro Franz Fanon/Torino Servizio di counselling e psicoterapia per immigrati e rifugiati che hanno subito torture, abusi o violenze psicologiche.
Piam Onlus/Asti (Torino) Il Piano Integrazione Accoglienza Migranti è un’associazione nata con l’obbiettivo di salvare e “riabilitare” le ragazze vittime di tratta. Nata nel ‘99, l’Onlus è attiva in prima linea con delle unità di strada che si mettono in contatto in prima persona con le prostitute o trans: coloro che si lasciano aiutare entreranno in un programma mirato che comprende corsi di alfabetizzazione, cucina, parrucchiera e altri di formazione.
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esigenze
Semplificare, anche usando un linguaggio visivo. requisiti
Conoscere i propri diritti e come risiedere legalmente in Italia. prestazioni
Condividere le informazioni e conoscere i progetti attivi per gli immigrati.
Capire come muoversi attraverso i vari servizi e procedure burocratiche.
Arriving in Berlin Una mappa online disegnata da e per rifugiati: in inglese, francese, arabo e farsi, i local point evidenziano le sedi di avvocati, supermercati a basso prezzo, uffici per l’immigrazione, dottori, polizia, e altri luoghi utili.
Refugees Welcome Card Proposta di progetto per il contest olandese "What design can do" 2016: una card identificativa provvisoria per chi richiede la protezione internazionale. Ognuno ha una pagina online in cui è aggiornato lo stato della sua domanda e i servizi a cui ha diritto.
migreat.com Nasce come applicazione multilingue per aiutare i rifugiati appena insediati a capire meglio dove si trovano i servizi nella città (sportelli, polizia, ospedali, posti in cui dormire ecc) e a sapere a cosa hanno diritto. Oggi è diventato un sito in cui sono raccolte le comunità straniere presenti in Italia, UK e Germania (ad es. africane, filippine, rumene, cinesi, turchi, ecc, ognuna con un una propria pagina aggiornata).
— PROGETTI
Comprendere
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Le interviste agli enti torinesi
Sermig
8/11/2016
Il Sermig, Servizio Missionario Giovani, è una gigantesca struttura per l’accoglienza gestita dalla Cooperativa Internazionale per lo Sviluppo (CIS), con l’intento di seguire e rendere concreti progetti solidali secondo l’insegnamento religioso. Nato nel 1964 presso l’Arsenale della Pace, nel quartiere torinese di Borgo Dora (antica fabbrica di armi in disuso, oggi punto d’incontro per i giovani e culture diverse), ogni giorno accoglie i senza fissa dimora mettendo a disposizione posti letto, pasti caldi e assistenza medica. L’accoglienza è gestita da volontari, così come i laboratori e la scuola per artigiani restauratori. Il Sermig opera nella prima accoglienza dei rifugiati: le donne provengono soprattutto dall’Africa subsahariana; gli uomini dal Medioriente, da paesi come Afghanistan e Pakistan. Di recente iniziano ad arrivare molte coppie da Armenia e Iraq. Al loro arrivo vengono diretti verso i progetti SPRAR: coloro i quali non entrano vengono inseriti nella lista di attesa. Solo le donne possono essere accolte: il Sermig gestisce infatti un progetto di accoglienza per le donne rifugiate, violentate o abbandonate con figli. Incontro la signora Simona Pagani, responsabile dell’accoglienza femminile: dal suo racconto comprendo come per le donne africane sia particolarmente difficile integrarsi e trovare lavoro. La maggior parte proviene dalla campagna e il loro ruolo nella società è sempre stato limitato all’approvvigionamento domestico di acqua e alla produzione di cibo (secondo il World Farmers Organisation, il 40-70% dei contadini africani sono donne). E sempre le donne si occupano dell’80% delle attività di immagazzinamento del cibo e trasporto, e nel 90% del lavoro richiesto nella preparazione della terra prima della semina. Ben il 50% non sa leggere né scrivere: le donne dell'Africa Subsahariana soffrono di una totale mancanza di qualsiasi tipo di professionalità, a parte una notevole manualità.
Il livello medio di alfabetizzazione dei rifugiati è relativamente basso (il 10% è addirittura analfabeta): sanno a malapena far di conto ed esprimersi nella propria lingua (farsi). Le altre lingue comprese sono l’inglese e il francese, a causa del periodo di colonialismo della prima metà del ‘900. Il Sermig offre loro corsi di lingua italiana, cultura civica e una scuola accelerata per poter conseguire l’esame di 3° media (della durata di 6/9 mesi), senza il quale non è possibile accedere ai corsi professionali organizzati dalla Regione, soprattutto a indirizzo alberghiero. Il primo interesse degli arrivati è proprio quello di trovare lavoro per le rimesse alla famiglia rimasta a casa. Purtroppo il mondo del lavoro richiede, oltre all’esperienza e alle qualifiche professionali, la capacità di porsi e presentarsi al meglio verso i clienti e colleghi, difficoltoso per chi non ha mai vissuto in un contesto urbano.
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Fieri
14/11/2016
FIERI è un istituto indipendente che opera a livello europeo nel campo dell’immigrazione, della mobilità e integrazione, conducendo ricerche e seminari, collaborando nella realizzazione di progetti. I documenti pubblicati spaziano dalle indagini sulle politiche estere in materia di asilo, lavoro, approfondimenti sulle piattaforme per gli stranieri e analisi dei flussi migratori. L’incontro con Irene Ponzo è stato molto proficuo. Mi ha aiutato ad osservare il problema dell’immigrazione dal punto di vista di chi non vive in città. La distribuzione dei rifugiati nei vari CAS aperti nelle provincie, o assegnati a famiglie/organizzazioni volontarie che li accolgono in paesi più piccoli, è una buona idea per non concentrare gli arrivi in poche strutture sovraffollate, e allo stesso tempo permettere il graduale inserimento degli immigrati nella società italiana. È da sottolineare però il problema della lontananza dalle grandi città, e soprattutto dal capoluogo regionale: minori possibilità lavorative e spese per i trasporti. I rifugiati in provincia sono distanti dagli sportelli per l’immigrazione, dagli sportelli per la ricerca lavoro e dalle Questure per mettere in regola la propria documentazione. Inoltre è più difficile stringere rapporti con la gente del luogo: nelle grandi città ci sono diverse associazioni e progetti attivi, oltre ci sono più possibilità di incontrare altri immigrati con i quali condividere la stessa condizione di incertezza. Il problema maggiore è l’accesso alle informazioni.
Un altro problema urgente è la mancanza di mediatori che conoscano la cultura di origine degli immigrati (Nigeria, Ghana, Afghanistan, Etiopia, ecc.): è necessario avere completa padronanza dell’italiano, capacità che si acquisisce solo con il tempo, oppure affiancando un mediatore italiano a un “tirocinante” immigrato.
— LE INTERVISTE
Non ci sono inoltre dati certi e completi sul tipo di lavoro svolto dagli immigrati: questo perché le indagini Istat analizzano solo i cittadini con residenza in Italia, e non i lavoratori con un permesso di soggiorno. L’agricoltura genera molte offerte di lavoro stagionale durante l’estate: raccolta di verdura e frutta, soprattutto in nero. Nel settore dell’edilizia e delle costruzioni i lavoratori provengono soprattutto da paesi dell’est, quali Albania e Romania, e dal Marocco. Le donne immigrate sono molto attive nei servizi di cura della persona: professioni quali badante, infermiera domiciliare o collaboratrice domestica sono riconosciute a tutti gli effetti dal 2015. L’80% sono donne, e nel 77% dei casi sono di origine rumena, ucraina, filippina e moldava; Il 40% circa è immigrato irregolare e più della metà lavora in nero (54%).Secondo una ricerca del Censis del 2010, queste professioni sono aumentate del 42% nell’ultimo decennio (1 milione e 655 mila nel 2012): la richiesta di assistenza sociale e sanitaria è conseguente all’aumento dell’età media e al maggior numero di anziani.
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Cottolengo — Ufficio Pastorale Migranti
18/11/2016
La Piccola Casa della Divina Provvidenza del Cottolengo è stata fondata da Giuseppe Cottolengo nel 1828: all’inizio era un “ospedaletto”, dove venivano accolti i malati non accettati dagli altri ospedali, perché poveri o non degni di cure. Da allora ha sempre continuato ad espandersi per poter accogliere tutte le persone che ne avessero bisogno: i malati, gli anziani, i poveri, i disabili psichiatrici, epilettici, affidandosi all’aiuto volontario di alcuni gruppi di persone, poi chiamati “Famiglie”. Oggi la Casa è in Europa, in Africa, in Asia e nelle Americhe. A Torino è operativo l’ospedale e l’ambulatorio, corsi di infermieristica e assistenza sanitaria, agli anziani e disabili. Sempre all’interno della struttura, nel quartiere Aurora, è nato nel 2001 l’Ufficio Pastorale Migranti: un centro di ascolto e servizi per stranieri con l’obbiettivo di agevolare l'integrazione del migrante nel territorio italiano; questo avviene con l'ascolto e l'orientamento del migranti ai vari servizi a lui offerti. L’Ufficio è un efficiente sportello informativo, sia per gli immigrati che per chi vuole informarsi: il sito è sempre aggiornato con le ultime news in materia di immigrazione. L'UPM offre inoltre consulenze specialisitiche, orientamento al lavoro nel mondo femminile, orientamento professionale, rifugio diffuso dei profughi e dispone di 7 mediatrici di diverse etnie per il disbrigo delle pratiche. Vengono organizzati corsi di italiano per tutti i livelli, educazione civica e matematica e alcuni laboratori artigianali. Le classi sono piccole, da 10/15 persone e un corso di italiano dura circa 5/6 mesi, con frequenza mattutina, dal lunedì al venerdì. Gli stranieri che si iscrivono sono di origine cinese, nordafricana, latinoamericana, afghana, pakistana e alcuni indiani, dai 16/18 anni ai 40/50. Per la maggior parte sono accolti dai progetti di integrazione, alcuni dormono al Sermig, altri sono ospitati da famiglie di immigrati già residenti a Torino. Ciò di cui si sente la mancanza è di un luogo di aggregazione, in cui poter incontrarsi, conoscersi e fare comunità. Insieme a Suor Lucia ho analizzato le pubblicazioni informative destinate agli stranieri: le due guide in possesso dall’UPM sono degli indirizzari dei servizi offerti dalla città (mense, case di accoglienza, posti letto, chiese, comunità, case di quartiere, sportelli immigrazione e lavoro), tradotti in cinese e arabo. Uno è del 2011, edita dalla Regione, che contiene anche una cartina, e l'altro è del 2015/2016, scritto dal Gruppo Volontariato Vicenziano, destinato agli operatori, e non agli immigrati. Nel 2016 è stato pubblicato un vademecum per l’accoglienza ai profughi, a cura della Regione Piemonte, destinato a persone che lavorano nel settore. La guida riassume le procedure per l’accoglienza, il percorso giuridico e le normative in vigore per chi sbarca sulle coste italiane, clandestini, minori senza famiglia, richiedenti asilo o migranti economici. Dall’aprile dello stesso anno è disponibile anche una guida all’assistenza sanitaria per immigrati curata sempre dalla Regione Piemonte in collaborazione con il Laboratorio dei Diritti Fondamentali, per gli operatori pubblici e privati che offrono assistenza a chi non è iscritto al Sistema Sanitario Nazionale. 180
28/11/2016
Torno all’UPM una settimana dopo il primo incontro, per approfondire con la psicologa e psicoterapeuta Laura Moretto i problemi degli stranieri nella fruizione dei servizi. È necessario rinforzare il lavoro in rete fra i vari enti e associazioni che operano a Torino e provincia, non solo nel campo dei migranti: questo perché esistono tante piccole realtà che potrebbero aiutarsi a vicenda, se fossero messe in contatto. Suddividendo i campi di azione in macrotemi, i vari progetti si potrebbe indicizzare in una mappatura online, facilitando la ricerca e i contatti. La D.ssa Moretto mi introduce a Don Fedro Olivero, figura storica dell’Ufficio Pastorale Migranti: le quattro chiacchiere che scambio con lui sono illuminanti. È giusto render noto di come l’UPM da sempre collabora con le scuole superiori e le università per momenti di incontro fra i ragazzi italiani e i rifugiati: ha maggior valore il racconto di una storia personale piuttosto che una lezione frontale o una conferenza con dati statistici. Anche Don Fedro è d’accordo sulla necessità di semplificare e indicizzare i dati, anche perché gli sportelli per l’immigrazione e il lavoro non sono sempre
— LE INTERVISTE
efficienti. Per quanto riguarda possibili progetti con indirizzo lavorativo, o di carattere professionale, mi spiega come per i rifugiati sia essenziale guadagnare denaro da inviare come rimessa, e in parte risparmiare per poter far venire il resto della famiglia. Durante i primi anni frequentano le scuole e i corsi professionali, mentre apprendono e praticano l’italiano: loro stessi si rendono conto di non avere le capacità per accedere a lavori meno “fisici” o manuali. È necessario valutare con attenzione le capacità e le idee dei singoli candidati, pianificando dei prestiti agevolati, un monitoraggio e assistenza nei primi mesi dell’attività. È importante quindi che si lavori su piccole cose, utili e concrete, ma soprattutto semplici da interfacciarsi.
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Mosaico refugees
19/11/2016
Mosaico è un’associazione a favore dei rifugiati, fondata da immigrati risiedenti a Torino ormai da diversi anni, che hanno deciso di unirsi per aiutare i nuovi arrivati. È un punto informativo: segue i rifugiati nel processo di integrazione (affiancando immigrati residenti ai nuovi, come nel progetto “Non siamo soli”), diffonde e sensibilizza sul tema con incontri e riunioni. Il signor Bertin Nzanza è arrivato nel 2002 dalla Repubblica del Congo, e dopo aver vissuto in prima persona il limbo e la situazione di incertezza di chi sopravvive tra mense e dormitori, lavora a Mosaico insieme ad una decina di altri collaboratori, stranieri e italiani, laureati in discipline antropologiche e interculturali, scienze politiche ed etnologiche. Lui nota i problemi e le necessità quotidiane dei ragazzi in co-housing sparsi nella città: la mancanza di internet, di un posto in cui potersi riunire, e la chiusura della società. A differenza di altri paesi europei, in Italia un immigrato è “protetto” finchè si trova nei progetti di accoglienza: dopo che l’esperienza SPRAR e i tirocini formativi o corsi professionali sono terminati, gli stranieri vengono lasciati a sé. La Regione Piemonte cerca di indirizzare gli immigrati verso i corsi professionali con inserimento in settori come ristorazione, agricolo, meccanico o per i servizi alla persona. Tuttavia il mercato del lavoro oggi richiede un tipo di competenze più tecnologiche, non raggiungibile da persone che non hanno proseguito gli studi dopo la terza media. È estremamente importante, invece, costruire un progetto di istruzione su lungo periodo, permettendo anche l’accesso alle università tramite borse e programmi di studio, ma anche tirocini formativi in collaborazione con
aziende, imprese e servizi in cui sia poi possibile che il tirocinante venga poi richiamato in caso di necessità o periodi di alto lavoro. Tutte le iniziative di partnership tra università, immigrati, centri lavorativi, scuole, ecc. devono essere inserite all’interno di un sistema unitario. È da eliminare l’idea che gli immigrati non possiedano le capacità per fare carriera e migliorarsi: tutti possiamo e abbiamo diritto di imparare, ognuno con i suoi tempi.
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Centro Piemontese Studi Africani
19/11/2016
Nato nel 1983, il Centro Piemontese Studi Africani è un polo multidisciplinare per lo studio delle relazioni fra la Regione Piemonte, l’Italia e il continente africano: organizzano conferenze, eventi culturali, promuovendo percorsi di ricerca, volumi e pubblicazioni. Negli ultimi anni sono stati organizzati diversi progetti: la prima edizione di CreativAfrica, una rassegna annuale nata dall’incontro fra Ottobre Africano e Africoer, due manifestazioni già presenti in Italia; un programma di sostegno allo studio per 10 rifugiati che frequentano il Campus Einaudi di Torino, in collaborazione con Unito e il Centro Franz Fanon; un progetto di interscambio culturale fra uno studio di design e un artigiano gambiano, il cui risultato (una serie di prodotti lavorati dal legno) è stato esposto a Operae. Attualmente sono portati avanti alcune idee sul tema della diaspora africana: lezioni e incontri con gli studenti dei licei per approfondire il tema con testimonianze dirette. Federico Daneo mi ha messo al corrente di alcune iniziative e progetti in cantiere del Centro Studi, e i due problemi principali riguardano la semplificazione delle informazioni per i mediatori e l’aumento dell’informazione per i cittadini italiani sui temi africani. La burocrazia italiana è una giungla per i nativi, figurarsi per gli stranieri. È importante quindi che le associazioni e organizzazioni, che lavorano a stretto contatto con gli immigrati, siano formate al meglio e conoscano gli indirizzi e le procedure per ogni aspetto
— LE INTERVISTE
della vita italiana: dove andare per fare i documenti, avviare le pratiche per il ricongiungimento famigliare, gli aspetti legali delle problematiche, gli sportelli per l’immigrazione e per il lavoro, la sanità, ecc. Ci sono molti dati online e offline, ma le pubblicazioni presenti sono numerose, e orientarsi non è così facile. Manca invece una fonte di informazione chiara sulla situazione attuale: gli immigrati che sono già in Italia da più di 5 anni, che hanno contatti con la propria patria e possano stabilire un filo diretto per le notizie e avvenimenti, ottenendo una quadro più completo. La disinformazione è molto pericolosa e viene alimentata dalle chiacchiere di quartiere, da giornali poco autorevoli, ma che vengono letti da molti cittadini di età un po’ più avanzata o un basso livello di istruzione.
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Fondazione Adecco
22/11/2016
La Fondazione Adecco per le Pari Opportunità è un ente senza scopo di lucro, nato a febbraio 2001, con lo scopo di agevolare l'istruzione e l'educazione al lavoro di persone che hanno svantaggi sociali (over 40, donne con figli a carico, disabili e immigrati). La Fondazione non crea posti di lavoro, ma collabora con aziende ed enti pubblici per sviluppare progetti e corsi/tirocini formativi dai 3 ai 24 mesi: l’obbiettivo è quello di permettere un’esperienza lavorativa, con la possibilità che si trasformi in un contratto a tempo determinato, e allo stesso tempo istituire una banca dati dei soggetti che hanno partecipato per agevolare i contatti futuri. Irene Canavese mi illustra come Adecco lavori soprattuto con i richiedenti asilo selezionati dalla cooperativa Babel in base alle competenze già in possesso o particolari attitudini. 15/20 candidati, tra i 19 e i 30 anni, provenienti soprattutto da Gambia e Senegal, hanno la possibilità di entrare nei percorsi di educazione al lavoro, frequentando corsi di carattere professionale e artigianale presso la Piazza dei Mestieri, mentre proseguono le lezioni per ottenere la licenza media. Il problema maggiore è la lingua: in Italia è essenziale per poter lavorare e interfacciarsi con i vari servizi (sanità, lavoro, busta paga, affitto, ecc.). Il percorso professionale permette loro anche di fare pratica con l’italiano, altrimenti poco praticato con gli altri stranieri. L’essere dipendenti da un’associazione o un mediatore, per risolvere le incomprensioni con la lingua, o interagire anche solo via internet per l’invio di curriculum e altri documenti, li rende “passivi”, si lasciano guidare da terzi nel loro futuro. In questo senso potrebbe essere d’aiuto un portale per l’orientamento al lavoro, in cui siano esplicitate le possibilità di carriera in Italia, in modo da comprendere autonomamente le capacità necessarie (titoli di studio, esperienze lavorative, attitudini) per accedere a determinate professioni. Il valore di un lavoro regolare è maggiore rispetto ai soldi “facili” di uno in nero: paradossalmente, per una giornata di raccolto agricolo si riesce a
portare a casa dai 25 ai 40 euro, a seconda del tempo, del raccolto, o se è a cottimo, una cifra maggiore rispetto a chi è inserito in programmi speciali, in cui sono però inclusi anche l’affitto della casa e i contributi per la busta paga. A tal proposito sarebbe utile la figura di un tutor della stessa nazionalità, o comunque immigrato da qualche anno, che possa dare consigli e raccontare la propria esperienza.
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Comitato Ex-Moi
22/11/2016
L’Ex-Moi (Mercati Generali Ortofrutticoli) è un complesso di 4 palazzine costruite nel 2006 per ospitare gli atleti delle Olimpiadi Invernali, situato nel quartiere Lingotto. Nel 2011, con l’emergenza Nord Africa, due palazzine vengono occupare da 200 profughi. Dopo 2 anni, il governo italiano dichiara conclusa la crisi, e destina la cifra simbolica di 500 euro a ogni immigrato africano, senza prestare alcuna garanzia di progetti per nuovi alloggi. Un comitato di volontari e militanti dei centri sociali Gabrio e Askatasuna decide di aiutarli, gestendo le donazioni di beni di prima necessità, le pratiche di foodsharing con gli avanzi dei mercati rionali, le comunicazioni con le istituzioni, l'assistenza medica e legale, e i corsi di italiano nella neoscuola Giordano Bruno. Altri profughi arrivano, e il numero aumenta:la terza e quarta palazzina vengono occupate. Nel 2013 il Comune permette la trasformazione da occupazione a residenza collettiva, agevolando i rinnovi dei permessi di soggiorno, l’emissione della carta d’identità, della tessera sanitaria, l’iscrizione al centro impiego e a scuola. Vengono attivati progetti con i centri SPRAR e il monitoraggio dei lavoratori stagionali nelle campagne del saluzzese. Oggi gli immigrati residenti sono 1200 circa, vivono in 4/5 in uno stesso appartamento, senza riscaldamento. Il complesso si svuota durante i mesi estivi: molti trovano lavoro come stagionali nelle campagne. Durante l’inverno alcuni trovano dei lavoretti, seguono i progetti di integrazione, studiano e frequentano corsi formativi. Il comitato (composto da studenti, alcuni abitanti del quartiere e e i migranti stessi) è l'interfaccia della comunità.
— LE INTERVISTE
Durante una delle riunioni del martedì sera aperte alla cittadinanza vengo a conoscenza dei vari problemi legati soprattutto alla vita nel quartiere Lingotto: molti degli abitanti non sono disponibili nei loro confronti a causa della situazione incerta. Diversi episodi di tensione fra alcuni immigrati e cittadini o polizia (insulti, pestaggi, bombe carta, disagi nelle strade) non fanno apparire per il meglio gli abitanti delle palazzine, che di certo non hanno intenzione di compromettere la loro integrità. Il malcontento dei residenti è conseguenza della disinformazione generale: i media creano allarmismi inutili o non descrivono in modo esatto quanto accade. Il MOI e i suoi abitanti hanno molte potenzialità da offrire.
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Ires Piemonte
23/11/2016
L’ Istituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte è un ente attivo dal 1958 nella ricerca sociale ed economica. Attraverso gli Osservatori sulla Cultura, l’Immigrazione, l’Economia, la Finanza, l’Agricoltura, le Tecnologie ICT, ecc. monitora l’attuale andamento socio-economico. Lo scopo di Piemonte Immigrazione (l’Osservatorio del settore) è quello di raccogliere e analizzare dati sul fenomeno migratorio, immagazzinare le informazioni sugli enti e associazioni che lavorano nel campo, pubblicare studi e rapporti e organizzare convegni per diffondere quanto appreso. A tal proposito è nato Media.To, un portale specifico per l’aggiornamento professionale dei mediatori culturali: sono attivi diversi progetti per sensibilizzare gli stranieri sul mondo del lavoro (“Lo sapevi che”), alcuni portali per la formazione dei mediatori, per il diritto alla salute: è in poche parole uno strumento di comunicazione e aggiornamento fra la Regione e chi lavora con gli immigrati. Con la signora Roberta Valetti abbiamo scambiato quattro chiacchiere telefoniche prettamente sul tema della diffusione delle informazioni sui servizi offerti dalla città di Torino per gli stranieri. Ci sono molte pubblicazioni e orientarsi tra i vari uffici e sportelli per indicare il giusto percorso da seguire non è facile: la Regione ha in programma da gennaio 2017 la realizzazione di una guida pratica per semplificare le informazioni per i mediatori. Sarebbe ad esempio di grande aiuto realizzare dei deplìant tematici da distribuire (ad es.come iscriversi per cercare lavoro, i propri diritti, come aprire un conto in banca, come avviare il ricongiungimento famigliare, iscrivere il proprio figlio a scuola, ecc).
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Ong 2.0
21/12/2016
Ong 2.0 è un centro di formazione online per l’uso avanzato del web e delle ICT per promuovere ed agevolare la cooperazione internazionale. Attivo da diversi anni sul fronte digitale e non profit, collabora insieme al CISV (Comunità Impegno Servizio Volontariato, onlus torinese che si impegna nella lotta contro la povertà e nella difesa dei diritti umani), nell’organizzazione di workshop e incontri. Tiene corsi di formazione sulle mappature digitali, analisi e implementazione dati, programmazione, gestione e logistica sui vari aspetti legati alla costruzione di un’associazione che opera nel sociale. Di recente ha collaborato con TopIx, consorzio nato nel 2002 a Torino per la gestione dell’internet exchange, nell’organizzazione di un workshop dedicato al tema della migrazione, e più specificatamente alla diaspora africana: l’obbiettivo del “Migrathon” è stato quello di sviluppare un’app destinata ad informare i migranti che sono in partenza per l’Europa sui pericoli del viaggio (trafficanti, strade e percorsi interrotti, pericoli). La signora Silvia Pochettino ha espresso i suoi dubbi in merito alla possibile realizzazione di una guida app per rifugiati: una simile applicazione deve poter essere usufruita da stranieri di diverse nazionalità, e quindi essere tradotta in molte lingue e dialetti, riducendo la parte testuale a favore di un linguaggio figurato e iconico. Inoltre sarebbe utile se fosse aggiornata in tempo reale sui dati, magari aggiunti anche dagli utenti registrati (con un necessario controllo dei dati in arrivo). Immaginando inoltre scenari in cui l’immigrato non possiede ancora uno smartphone, la ricezione delle informazioni dovrebbe avvenire via sms. In genere gli immigrati in arrivo hanno già una serie di contatti informali
— LE INTERVISTE
(amici, parenti, conoscenti, numeri scambiati) per sapere come muoversi all’arrivo in Europa. Spesso però, questi contatti si rivelano persone attive nel lavoro illegale o giri di prostituzione: sarebbe utile quindi creare una rete di comunità (senegalese, nigeriana, maliana, ecc) per diffondere in modo equo le informazioni, formando dei leader a cui fare riferimento.
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Incontro con Claudio Tocchi
23/11/2016
Claudio Tocchi, staffista dell'Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Torino, mi racconta su cosa lavorerà l'amministrazione nel 2017: — Eliminare le forme di discriminazione legate alla percezione del diverso poichè il razzismo non va di pari passo con l’immigrazione, ma con il pregiudizio. Esemplare è il caso dei "black Europeans", cioè persone di colore che sono, a tutti gli effetti, europee ed europei: questo è uno dei casi paradigmatici in cui si nota che la discriminazione non dipende tanto da status giuridici o dalla nazionalità, bensì da altre caratteristiche visibili come il colore della pelle, simboli legati alla religione (per esempio, il velo), ecc... — Favorire i processi di inclusione attraverso strumenti di equità, perchè la società diventi più accogliente e sia gli stranieri che gli italiani possano beneficiarne. — Creare una contro-narrazione esplorando i clichè della convivenza con gli stranieri, promuovendone gli aspetti positivi. — Recuperare di spazi urbani e riutilizzarli come luoghi in cui poter dialogare di razzismo, abbattendo le barriere culturali. — Ideare progetti da sviluppare nelle scuole, avvicinando nazionalità diverse grazie ad arte e cibo. — Fare un bilancio delle competenze professionali pregresse degli stranieri, per meglio posizionarli sul territorio piemontese. Torino è l’unica città in Italia a lasciare un’area regolamentata per le aree di libero scambio (puà vendere anche chi non possiede una liceanza commerciale). In seguito al Decreto Bersani, le licenze per professioni quali rigattieri e cenciaioli sono diventate troppo onerose: si è quindi reso necessario normare il fenomeno. Il riciclo e la rivendita di prodotti fuori commercio ammontano a ben 8 tonnellate a settimana, che altrimenti andrebbero a gravare sul sistema di raccolta rifiuti. Degli oltre 1000 espositori, la maggioranza è rumena e africana, mentre oltre il 60% degli utenti è di italiano, dai 20 ai 60 anni. Molti degli artigiani, calzolai e ferramenta sono persone con una grande capacità professionale nella riparazione di elettrodomestici: potrebbero trasmettere le loro conoscenze attraverso corsi e laboratori.
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Concetti estrapolati
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— CONCEPT
Dalla ricerca sono emerse alcune parole chiave per racchiudere i diversi aspetti dei problemi individuati. Sono state il punto di partenza per altre suggestioni che si sono poi trasformate in 5 proposte di design sociale. Queste idee possono tramutarsi in spunti per altre applicazioni.
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Le proposte
Progetto #1: Creative Garage Un laboratorio di riuso creativo di oggetti e vestiti, un coworking e uno spazio libero per piccole mostre e mercati. Un craftslab gestito, supportato e frequentato dai richiedenti asilo, che non possono lavorare prima di due mesi dalla richiesta, rifugiati, migranti e tutti quelli che vogliono migliorare nel DIY.
Coworking per artisti e artigiani
Upcycling lab
Fashion lab
Riuso creativo di materiali o mobili destinati alla discarica: creazione artigianale di manufatti, riuso di copertoni, tessuti, ecc.
Creare una shopper da una borsa, una coperta patchwork di tessuti, pochette artigianali, riuso dei vestiti smessi, confezione di accessori etnici e non. Trasformare il vintage in qualcosa di nuovo.
Show, sell & swap
Bike lab
Aperitivo migrante
Un luogo per delle mostre, una vetrina delle autoproduzioni di artigiani e artisti associati, mercatino dellâ&#x20AC;&#x2122;usato e del baratto (swap party).
Riparazione biciclette, decorazione con vernici o adesivi (pimp my bike), vendita accessori e pezzi di ricambio.
Preparazione di piatti etnici offerti durante i laboratori o eventi particolari. Non ha una sede fissa. Il cibo è un ottimo espediente per incontri linguistici.
Uno spazio libero per gli studenti delle accademie artistiche e gli hobbysti, gli artigiani e gli artisti che hanno bisogno di materiali, strumenti e un luogo grande in cui poter lavorare.
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Progetto #2: Linkedin per immigrati
Profilo
Istruzione
Lavoro
Un curriculum online in cui possano essere riportate le proprie capacità, studi, lingue conosciute, aggiornato con i dati relativi al permesso di soggiorno o richiesta asilo.
Corsi professionali e progetti formativi di associazioni e cooperative o stanziati dalla Regione: una pagina aggiornata per potersi iscrivere e creare collaborazioni.
Offerte di lavori part time o collaborazioni temporanee, progetti in corso. Una sorta di bacheca online in cui pubblicare bandi e annunci.
Lista progetti
Servizi online
Per indicizzare le associazioni e cooperative che lavorano nel campo.
Alcune procedure di richiesta impiego o registrazione dati potrebbero essere velocizzate tramite internet.
— CONCEPT
Un sito web per agevolare l’incontro fra richiedenti asilo, rifugiati, msna e le associazioni sul territorio, con l'elenco aggiornato dei progetti d, corsi di formazione e offerte di lavoro, grazie alla pubblicazione di un profilo e curriculum professionale online. Il portale potrà essere utile soprattutto per coloro che vivono lontani dalla città.
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Progetto #4: Vademecum per rifugiati Un'app con le informazioni per vivere al meglio in cittĂ , destinata ai migranti appena arrivati: non una semplice mappa per turisti, ma uno strumento per ricevere in tempo reale informazioni sui posti letto, mense, progetti in corso, ecc.
Co-partecipazione Come diverse app giĂ in uso, sarebbe ottimale prevedere la possibilitĂ che siano gli utenti stessi ad aggiornare/aggiungere informazioni su determinati luoghi da evitare, eventi e punti di ritrovo, bar a prezzi modici.
Eventi, luoghi di ritrovo
Posti letto disponibili
Mense gratuite
Sportelli immigrazione
Biblioteche
Free Wifi
Vocabolario con frasi di uso comune
Ambulatori e assistenza sanitaria
Numeri e contatti utili
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Progetto #3: Giornale migrante Un magazine di attualità, divulgazione, denuncia e “lifestyle” etnico: un giornale per raccontare culture diverse da quella nazionale, sottoforma di una pubblicazione periodica con i contenuti proposti dagli immigrati.
Realizzazione
Le biblioteche potrebbero diventare il quartier generale per la realizzazione del giornale. L’obbiettivo è quello di far conoscere le culture stranieri presenti nella città: è necessario che il magazine stesso sia raggiungibile, distribuito in locali “aperti”, quartieri con alta presenza di immigrati, e disponibile presso le strutture di accoglienza e integrazione.
Coprogettazione, contenuti autoprodotti, una vetrina per giovani illustratori e fotografi. Disponibile anche online come pdf scaricabile gratuitamente e un account fb. Come sponsor o pubblicità, possono essere coinvolte sia le associazioni che i commercianti stranieri. Low cost, formato regolare, B/N.
Contenuti
Risultati
Presentare le potenzialità delle differenze culturali, denunciare situazioni di disagio, discriminazioni e diseguaglianze. Inchieste, analisi dei report internazionali, le storie, un angolo per le ricette di piatti etnici, gli eventi del mese (feste di quartiere, manifestazioni, eventi multiculturali), ecc. Come nei magazine internazionali, anche qui saranno presenti le traduzioni degli articoli in inglese, arabo e cinese.
Miglioramento della lingua italiana e capacità di relazionarsi con altre persone della società italiana per gli immigrati, acquisizione di nuove capacità, maggiori conoscenze e creazione di una comunità online per interagire e proporre approfondimenti.
— CONCEPT
Luoghi
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Progetto #5: I mestieri migranti Valorizzare le capacità professionali e il know how acquisito dai richiedenti asilo durante i corsi professionali dei progetti SPRAR, e le attività già avviate dei commercianti di origine straniera, raggruppandoli sotto un unico brand etnico solidale. Così i cittadini possono essere "accompagnati" a conoscere e interagire con la realtà straniera del quartiere.
L'idea Unendo la logica del commercio equo solidale con l'attenzione italiana verso i prodotti bio e la sostenibilità, si può applicare il concetto di “fare una scelta buona per te e l’ambiente” scegliendo un servizio che aiuti l’integrazione degli stranieri.
Cibo d'asporto
Cuoco a domicilio
Restauro mobili
Sartoria
Artigianato
Ciclofficina
Barbiere
Delivery service
Acconciature
Il brand
e-service
Risultati
Attraverso il sito si possono visualizzare i servizi proposti, e approfondire la storia delle persone e delle strutture. Chi sceglie il servizio non lo fa solo per il prezzo: ricerca la qualità e cosa c’è dietro al risultato.
Il cliente può scegliere i servizi in base alla geolocalizzazione o scegliere la consegna a domicilio. Sarà specificato online il prezzo del servizio e a cosa servirà l'incasso (voucher, per ampliare le attività, ecc).
Inclusione, prossimità, occupazione: valore alle capacità degli immigrati, lavoro retribuito, know how, creazione di reti locali, inclusione, commercio solidale, pratica dell’italiano.
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Conclusioni
Progettare per il sociale è molto delicato: si deve fare attenzione a non rompere gli equilibri locali e favorire tutte le persone coinvolte, non solo gli utenti finali. Proprio per questa ragione, la critica più frequente alle proposte presentate è stata quella di "favorire solo gli stranieri", soprattutto nell'area del lavoro e del commercio: è giusto che tutte le persone in difficoltà possano avere uguali opportunità. In merito al servizio di informazione, la burocrazia, le leggi e i numeri dell'immigrazione sono in continuo mutamento: è preferibile lavorare su siti, app e canali social, invece che offline. Immaginando luoghi e modalità di incontro fra immigrati e italiani ci si scontra sempre con la realtà diffidente dei residenti, i quali vedono solo abusivismo e illegalità in proporzione al numero di stranieri nel proprio quartiere. Si deve partire dalla divulgazione, per i bambini, i ragazzi e gli adulti, in modo semplice, diretto ed efficace. Bisogna spiegarla, l'immigrazione, e non solo sentire dai telegiornali che è un problema da risolvere. Proprio per questo motivo ho pensato di creare vadem&cum, una guida alla comprensione delle migrazioni contemporanee: si tratta di suddividere la mia ricerca in 5 libretti da 32 pagine, semplificandola, eliminando i dati in costante aggiornamento e mantendo solo le informazioni necessarie. I libretti saranno caricati come pdf online su Issu e scaricabili già impaginati con la segnatura, in modo che chiunque possa stamparseli a casa propria. È un modo per valorizzare il mio lavoro e renderlo fruibile non solo dagli "addetti ai lavori", ma anche da chi non ha mai approfondito l'argomento, come la sottoscritta prima di iniziare questa tesi.
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Cosa ho imparato
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Questa è l'ultima pagina del mio viaggio nel mondo che migra, ma non scriverò la parola fine. Non è la fine per me, perchè tengo particolarmente a divulgare e rendere accessibili i dati raccolti in questi mesi di fine 2016 e inizio 2017 nel modo più chiaro, interessante e "leggero" possibile: nell'era del consumo veloce, della postverità, dei post sui social, dei posti di lavoro creati chi non ha mai lavorato, del nuovo potere dell'ignoranza e del trash a.k.a. pop contemporaneo, è quanto mai necessario scavare a fondo nella quantità di informazioni a cui siamo bombardati 24/24h per allenarsi a distinguere la notizia dalla chiacchiera, i fatti concreti raccontati da telegiornali e testate di qualità dall'intreccio infarcito di suspance di alcuni programmi televisivi e tabloid di basso livello. È necessario per stare al mondo, comunicare, creare, ragionare e votare di testa propria. Non è di certo la fine per chi è al centro di tutto, i migranti, i profughi, gli stranieri: la loro condizione attuale è ai livelli più bassi della scala sociale e hanno mille difficoltà davanti a sè (la ricerca di una casa, imparare la lingua, essere valutati e non discriminati per la ricerca del lavoro), ma chi ha la vista lunga ha già capito da diversi anni che la loro sarà la forza propulsiva di cui ha bisogno il "vecchio continente" per ringiovanire e stare al passo con le future potenze economiche. E non è nemmeno la fine per chi lavora in quest'area: l'immigrazione non riguarda solo chi si sposta, ma anche chi accoglie, organizza, tutela, protegge, sostiene i diritti e l'opportunità di vivere in un paese estero. Chi lavora con i rifugiati svolge un compito prezioso e nell'ombra, che sia chi fa volontariato, chi offre assistenza sanitaria, legale o psicologica, chi decide di aprire le porte della propria casa a chi l'ha persa. L'apertura è la chiave di tutto: il futuro è qui, e fermarlo con del filo spinato significa rimanere indietro.
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Fonti SITOGRAFIA
STAMPA
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Porre fine in 10 anni all'Apolidia, UNHCR, 2010
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The 10-Point Plan in action, UNHCR
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Grazie Alle persone che mi hanno ascoltato e hanno contribuito alla mia ricerca con critiche e suggerimenti. Al mio relatore per la fiducia, la disponibilitĂ e l'assoluta libertĂ nel svolgere questa tesi e tutti gli altri lavori affrontati insieme durante questi anni. Ad Alessandro, Elena, Stefano, Morgana, Claudia, Gianfranco, Matteo, Sharon, Davide, Riccardo: per le correzioni, i consigli, il sostegno e la preziosa amicizia. A mio papĂ per la sveglia ogni mattina. A mia mamma per le stampe last minute. A mia nonna per la pazienza.
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