Guida alle migrazioni contemporanee
6 S.A.R.
Search and Rescue Activities: chi e come salva la vita ai migranti nel Mediterraneo.
/vieni con me s. m. [uso sostantivato della locuzione latina vade mecum «va’, vieni con me»]
Questo è il quinto di una serie di 32esimi (libretti di 32 pagine) dedicati ai temi della migrazione umana. Una guida per orientarsi nella storia contemporanea degli spostamenti di oltre 60 milioni di persone nel mondo: a causa di conflitti, guerre, discriminazioni o disastri naturali. Ora più che mai è importante scavare in profondità nelle news, nei talk show, nei programmi di approfondimento "disinformativo" e diffidare di chiacchiere popolari e cose "dette per sentito dire": ognuno deve essere un po' maestro di sé stesso e non solo limitarsi ad apprendere le risposte dai servizi giornalistici (o da Google), ma anche imparare a porsi delle domande. Il sapere è una conquista personale. Questa guida è una raccolta di dati e report pubblicati da fonti autorevoli: le informazioni qui riassunte non sono totali, ma vogliono offrire una panoramica complessiva dei flussi migratori attraverso approfondimenti, focus storici, mappe, infografiche e testimonianze.
Indice 05
Introduzione
06
Gli sbarchi in Italia
07
Le modalitĂ del viaggio
08
Le missioni di soccorso in Europa
09
SAR
10
Gli enti ufficiali
11
Mare Nostrum
12
Triton
15
Operazione Mare Sicuro
16
Eunavfor Med
21
Guardia Costiera e di Frontiera
22
Il mondo delle non profit
23
Le ONG nel Mediterraneo
29
Le accuse alle ONG
30
Il nuovo codice
Prima edizione: febbraio 2017 Seconda edizione: luglio 2017 Un progetto di Cinzia Bongino
Nato da una tesi di laurea in Design e Comunicazione Visiva
Relatore Fabio Guida
Introduzione
In mare esiste una legge assoluta: prestare soccorso a qualunque persona si trovi in difficoltà. «Ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave che batte la sua bandiera, nella misura in cui gli sia possibile adempiere senza mettere a repentaglio la nave, l'equipaggio o i passeggeri, presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizioni di pericolo». Questo è quanto afferma l'articolo 98.1 della UNCLOS (United Nations Convention on the Law of the Sea), il trattato internazionale che definisce i diritti e le responsabilità degli Stati nell'utilizzo dei mari e degli oceani, in vigore dal 1994. La Convenzione delimita gli spazi marini in acque internazionali, territoriali (a 12 miglia nautiche dal confine) e interne, oltre alla zona economica in cui lo Stato può esercitare il controllo esclusivo sulle riserve minerarie. L'Italia è da sempre tra i paesi in prima linea per il salvataggio dei migranti in mare, ma negli ultimi mesi sono scoppiate diverse polemiche a proposito dell'operato delle Organizzazioni Non Governative e delle missioni in mare organizzate da Frontex (l'agenzia europea che pattuglia i confini terrestri e marini dell'area Schengen), soprattutto a causa di affermazioni e accuse rimbalzate dai media locali e internazionali. È opportuno quindi ripercorrere i fatti sin dal 2014, anno della prima missione Mare Nostrum, per meglio comprendere cosa sta accadendo oggi. Questo volume è stato realizzato in collaborazione con Valerio Moneta, che ha conseguito la Laurea Magistrale in Studi Europei all'Università di Roma Tre nel luglio 2017, con una tesi sulla risposta dell’Unione Europea al fenomeno migratorio nel Mediterraneo Centrale.
5
Quasi due decenni di arrivi
13.267
42.952
62.692 4.406
9.573
36.951
20.065
22.018
22.959
15.835
14.351
23.719
20.143
26.317
49.999
153.852
170.100
Gli sbarchi in Italia
181.436
6
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Rapporto protezione internazionale Fondazione Migrantes 2016
2.346
3.784
5.143
Morti e dispersi nel Mediterraneo
3.283
Il grafico illustra come l'arrivo dei migranti sulle coste italiane abbia subito un'impennata solo negli ultimi anni. Alla fine degli anni '90 gli sbarchi erano la conseguenza della guerra del Kosovo, conflitto civile serbo-albanese, che causò l'esodo della popolazione residente nella provincia serba. Dal 2000 al 2007 i numeri si sono mantenuti costanti, mentre dal 2008 l'andamento cambia a seconda delle condizioni politiche-economiche dei paesi di origine: è qui infatti che inizia l'emergenza Nord Africa, fase di forte emigrazione che si acuisce nel 2011, in seguito alla Primavera Araba e ai conflitti civili interni degli stati africani e del Medio Oriente. Il 2016 è stato l'anno in cui è stato registrato il numero più alto di sbarchi in Italia: ciò è dovuto in parte alla chiusura della rotta balcanica nel marzo 2016 (il blocco dei passaggi fra Turchia e Grecia), in parte alla migliore efficienza del sistema dei soccorsi nel Mar Mediterraneo e all'aumento dei singoli migranti africani che decidono di partire per aiutare le famiglie rimaste a casa o per fuggire dalla guerra.
2014 | 2015 | 2016 | luglio 2017
Le morti in mare sono aumentate in proporzione al numero di viaggi in mare. I dati sono disponibili solo dal 2014, anno in cui l'IOM crea il Missing Migrants Project, un database online dei morti e dispersi nel Mediterraneo.
La modalità del viaggio
7
Il traffico di migranti La domanda sorge spontanea: perché i migranti si affidano ai trafficanti per affrontare il viaggio via mare o via terra? Non esiste altra soluzione per emigrare? Il 96% dei migranti giunti in Europa ha pagato dei trafficanti. (Frontex Report 2017)
$
3/6 miliardi di euro il guadagno dei criminali nel 2015
Questo è il modo più semplice anche se più pericoloso: per viaggiare in aereo occorrono documenti e passaporti, oltre che fare la richiesta del visto, comunicare la data e al modalità di arrivo e partenza, e dimostrare di possedere abbastanza soldi per mantenersi durante il periodo all'estero. Le organizzazioni che coordinano il traffico interno di persone tra i paesi del Nord Africa e nel Mediterraneo sono ben strutturate e facilmente rintracciabili: offrono"pacchetti viaggio" completi, assicurando non solo gli spostamenti interni, ma anche contatti una volta giunti in Italia o altri paesi di destinazione. Il costo varia in base al paese di partenza, ma, per riuscire pagare, spesso i migranti sono obbligati a lavorare per conto degli scafisti, rinchiusi in carceri private (come i Mezra, i lager libici dove i migranti vengono seviziati, tenuti a digiuno e costretti a subire violenze quotidiane). L'Espresso 29/05/2017, Europol
Il Protocollo delle Nazioni Unite descrive il traffico dei migranti come «il procurare, al fine di ricavare, direttamente o indirettamente, un vantaggio finanziario o materiale, l'ingresso illegale di una persona in uno Stato Parte di cui la persona non è cittadina o residente permanente». Occorre precisare che nell’espressione "traffico internazionale di persone", la quale esprime in senso lato le differenti forme di attività criminose che si basano sul trasferimento di persone da uno Stato all’altro, sono comprese, di regola, due distinti tipi di situazioni: il “traffico” finalizzato allo sfruttamento delle persone che ne sono oggetto (trafficking of human beings) e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (smuggling of migrants, letteralmente "contrabbando di migranti"). Il traffico di migranti dalla Libia genera un reddito annuo che va dai 275 ai 325 milioni di euro, ed in alcuni casi costituisce più del 50% del reddito di alcune città della Tripolitania.
Sixth Monthly report EUNAVFOR MED
8
Missioni di soccorso
Cosa fa l'Europa L’Unione Europea nei suoi trattati spiega che «[...] essa si prefigge di promuovere nel resto del mondo la democrazia, l'universalità e l'indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, il rispetto della dignità umana, dei principi di uguaglianza e di solidarietà e il rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.» Le missioni nel Mediterraneo e le aree di intervento AGO 2014
MAR 2015
ONG SAR Libia
Operazione Mare Sicuro SAR Italia
OTT 2013-DIC 2015
NOV 2014
Mare Nostrum SAR Libia
Triton SAR Italia
Le missioni per il soccorso dei migranti nel Mediterraneo iniziano in seguito all'aumento del fenomeno migratorio della seconda metà del 2013, ma soprattutto a causa di un naufragio del 2/3 ottobre dello stesso anno: una barca con a bordo circa 500 migranti affondò per colpa di un incendio vicino all’Isola dei Conigli (Lampedusa), causando la morte di 366 persone. Il governo Letta decide quindi di potenziare i controlli già attivi e contrastare le attività illecite dei trafficanti. Dal 2014 anche l'Europa si mobilita per i migranti.
GIU 2015
EUNAVFOR MED SAR Malta
European Commission Strategic Notes: Irregular Migration via the Central Mediterranean
9
Search and Rescue Activities Ăˆ definito come S.A.R. l'insieme delle operazioni di salvataggio con personale addestrato e specifici mezzi navali, aerei o terrestri, volti alla salvaguardia della vita umana in mare.
sar italia
495.553 km 2
sa r tu
sar grecia
ni si a
sar malta
sa sar libia
Le operazioni SAR nascono grazie alla Convenzione Internazionale sulla Ricerca ed il Salvataggio Marittimo siglata ad Amburgo il 27 aprile 1979: è un accordo internazionale elaborato dall'Organizzazione Marittima Internazionale per tutelare la sicurezza della navigazione e l'assistenza in mare. Ogni tratto di mare e oceano viene suddiviso in aree controllate dagli stati sulla costa. In Italia è la Guardia Costiera a guidare le operazioni: il Centro Nazionale
r
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it
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di Coordinamento del Soccorso Marittimo ha sede a Roma ed il suo compito è quello di coordinare gli eventi SAR in Italia e mantenere i contatti con i centri stranieri. Altri 15 Centri Secondari del Soccorso Marittimo coordinano i Comandi di Porto all'interno della propria giurisdizione: sono le provincie e i capoluoghi delle regioni che si trovano sulle coste italiane. Guardia Costiera
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Gli enti ufficiali
Chi lavora nel Mediterraneo
L'Agenzia Europea della Guardia di Frontiera e Costiera è nata nel 2004 con il compito di aiutare i paesi UE nella gestione delle frontiere esterne.
La Guardia Costiera italiana disciplina le attività marittime e portuali dal 1985: salvaguardia della vita in mare, protezione della fauna marittima e ispezione delle navi.
La Marina Militare è, insieme all' Esercito, l'Aeronautica e l'Arma, una delle 4 forze armate italiane. Controlla dal 1946 l'area marittima italiana collaborando con le unità straniere.
L'Aeronautica Militare italiana opera dal 1917 per il controllo dello spazio aereo per la sicurezza del Paese e la difesa degli interessi nazionali all'estero.
La Guardia di Finanza è un corpo di polizia delle Forze Armate italiane: i suoi compiti sono la lotta al contrabbando, all'evasione fiscale e crimine organizzato, al terrorismo e il mantenimento dell'ordine pubblico.
Medici e infermieri della Croce Rossa sono presenti a bordo delle imbarcazioni di MOAS e della Marina Militare. Fondata nel 1864 a Milano per assistere i malati di guerra, oggi può contare sull'appoggio di volontari, dipendenti civili e forze armate.
La missione italiana
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Mare Nostrum durata
obbiettivo
18 ottobre 2013 31 ottobre 2014
Salvaguardia della vita in mare e arresto dei trafficanti.
costo
paese a carico
111,6 mln circa
Italia
risultati
migranti soccorsi
366 arresti 9 navi catturate
156.632
Il progetto iniziale della Commissione Europea era quello di lanciare un’operazione congiunta di Frontex come risposta alle tragedie in mare. Già durante il 2013, l’ex Commissario per gli Affari Interni Cecilia Malmström aveva suggerito di istituire una missione Frontex di ricerca e salvataggio che avrebbe dovuto coprire il Mediterraneo da Cipro alla Spagna. Secondo la sua proposta gli Stati membri avrebbero dovuto rendersi disponibili per dare ulteriore supporto a Frontex per mettere in atto questa operazione. Per la missione Mare Nostrum erano stati stanziati dall’Italia 9,3 milioni di euro al mese, di cui 7 destinati al funzionamento e la manutenzione dei mezzi impiegati e 2,3 per gli oneri relativi alle indennità del personale. L’obiettivo prioritario era quello riguardante le operazioni SAR: la Marina ha potuto adempiere quindi a scopi umanitari con risorse militari.
mezzi
x7
x2
x2
personale
raggio d 'azione
700/1000 militari
A ridosso delle coste libiche
x5
Mare Nostrum si conclude nel 2014 a causa degli alti costi e della difficoltà di gestione a carico di un unico stato. Per aiutare l’Italia ad affrontare la pressione migratoria alla frontiera meridionale la Commissione Europea decise di lanciare un’operazione inizialmente denominata Frontex Plus. Fino a dicembre del 2014 questa operazione e Mare Nostrum continuarono a lavorare parallelamente; dal 1 gennaio 2015 subentra sotto il nome Triton.
Dati raccolti da: Marina Militare, Ansa 19/04/2015, Dossier Immigrazione del Senato aprile 2015
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Le missioni nel Mediterraneo
Triton durata
obbiettivo
1 novembre 2014 - in corso
Controllo frontiera meridionale e lotta all'immigrazione irregolare
costo
2,9 mln al mese
paese a carico
26 paesi UE
risultati
migranti soccorsi
588 trafficanti arrestati
31.770 (escluse navi italiane)
L’operazione è stata attivata con la partecipazione iniziale di 18 Stati membri e ha sostituito di fatto le precedenti operazioni lanciate nel 2013, Hermes e Aeneas. Triton, a differenza di Mare Nostrum, non opera nelle acque internazionali, ma solo a ridosso delle coste del sud Italia e di Malta. Dunque, anche a detta del Commissario Malmström nel comunicato che annunciava la missione, Triton non avrebbe in alcun modo sostituito la missione della Marina Militare, aggiungendo che «il futuro di Mare Nostrum rimarrà in ogni caso una decisione italiana, dal momento che Triton non intaccherà le responsabilità degli Stati membri riguardo il controllo della propria parte di frontiera esterna dell’Unione Europea e i propri doveri nella ricerca e recupero delle persone che ne hanno bisogno». A quanto si evince, quindi, il ruolo di Frontex sarebbe dovuto essere quello di un aiuto e supporto agli sforzi italiani: ciò implicava il fatto
mezzi
x3
x2
x12
personale
raggio d 'azione
523 ufficiali Frontex
138 miglia nautiche dalle coste della Sicilia
che l’Italia dovesse continuare a usare i propri mezzi nazionali, con una completa coordinazione con l’operazione di Frontex. Successivamente altri 3 Stati membri diedero la propria disponibilità a fornire mezzi o personale a Triton, aggiungendosi ai precedenti 18: gli equipaggiamenti erano però circa due terzi di quelli di Mare Nostrum, che erano sostenuti dall'Italia. Si può quindi affermare che Triton non nacque come una vera operazione SAR, ma solo come un’operazione di controllo e gestione delle frontiere esterne. Tutto ciò ancora una volta sottolinea le ambiguità degli obiettivi della missione, che nella pratica ha posto come obbiettivi primari il pattugliamento e la messa in sicurezza delle frontiere marittime dell’UE, a discapito del salvataggio di moltissime vite umane. Tale affermazione è comprovata dai dati riguardanti le morti nel Mediterraneo avvenute nei primi quattro mesi del
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I paesi che offrono mezzi e supporto tecnico alle operazioni nel Mediterraneo. MALTA 3 navi
GERMANIA 1 nave
ISLANDA 1 nave
FINLANDIA 1 aereo
REGNO UNITO 2 elicotteri, 2 navi
IRLANDA 1 nave
FRANCIA 1 nave
NORVEGIA 1 nave
SVEZIA 1 nave
Frontex General Report 2014, Dossier Immigrazione Commissione Europea, Operation Portal UNHCR
1.200
Decessi nel Mediterraneo Centrale 1º quadrimestre 2014/15
2014
Gennaio Febbraio Marzo
50
2.283
4.354 10
3.528
2015
Aprile
15.679 16.063
Arrivi in Italia 1º quadrimestre 2014/15 2014
5.459 2.283
3.335 4.354
2015
2.171 3.528
2015 durante l’Operazione Triton, se comparati a quelle avvenute nell’analogo quadrimestre del 2014 con Mare Nostrum. Confrontando i dati degli arrivi con quelli dei decessi in mare, si nota come il numero dei morti sia drammaticamente aumentato. L’IOM riporta 1.664 morti nel periodo gennaio-aprile 2015, rispetto ai 60 del 2014. Per l'estate 2015 la Commissione Europea ha stanziato un aumento di 26 milioni di euro per rafforzare le operazioni. In sostanza Frontex, non potendo disporre di propri mezzi, offre expertise e know-how alle agenzie nazionali di controllo delle frontiere, sostenendo il costo dei mezzi messi a disposizione dagli Stai membri. I mezzi sono coordinati dall’International Coordination Centre (ICC), una struttura composta dalle autorità italiane, i funzionari di coordinamento Frontex e i rappresentanti delle autorità di guardia costiera degli Stati membri partecipanti.
Gennaio Febbraio Marzo
Aprile
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Le missioni nel Mediterraneo
La procedura Triton per le missioni S.A.R. 1
2
3
I mezzi di pattugliamento (navi e aerei) vengono disposti in mare sotto il coordinamento di Frontex.
Quando un mezzo rileva una barca con a bordo migranti, il personale di Frontex valuta se si trovano in una situazione di emergenza e trasmette le informazioni al Maritime Rescue Coordination Centre (MRCC) sito in Roma, mettendo al corrente anche l’International Coordination Centre (ICC). Il MRCC, che in Italia è gestito dalla Guardia costiera, coordina le operazioni di salvataggio con l’assistenza delle navi partecipanti a Triton. L’ICC mantiene informato il MRCC sulla posizione delle navi di Frontex. Il MRCC, in alcuni casi, può richiedere l’intervento di navi commerciali o navi militari che si trovano nei pressi dell’imbarcazione usata dai migranti.
4
Una volta avvenuto il salvataggio, i migranti vengono trasferiti in Italia.
5
Le autorità nazionali conducono il processo di identificazione dei migranti tramite la registrazione delle impronte digitali, procedendo inoltre alla verifica delle richieste di asilo. Frontex aiuta le autorità italiane a stabilire l’identità dei migranti e, con il loro permesso, ricerca informazioni riguardo il loro viaggio al fine di acquisire informazioni sui trafficanti, le tariffe e le rotte utilizzate.
Frontex Triton Factsheet - Commissione Europea
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Operazione Mare Sicuro durata
obbiettivo
12 marzo 2015 - in corso
Protezione dei mezzi nazionali e contrasto al terrorismo
costo
paese a carico
24,5 mln
Italia
risultati
2016
48.704 controlli 786 unità da diporto soccorse
persone soccorse
3.516
Nel corso del 2015 la Marina Militare italiana ha avviato l’Operazione Mare Sicuro, a seguito del perpetuarsi della crisi libica che ha reso il corridoio del Mediterraneo Centrale il canale privilegiato per le azioni dei trafficanti di esseri umani. L’Operazione svolge attività di presenza, sorveglianza e sicurezza marittima a tutela degli interessi nazionali in un’area di 80.000 miglia nautiche nel Mediterraneo Centrale. Mare Sicuro ha il compito di sorvegliare e difendere le piattaforme petrolifere in concessione o operate da ENI, proteggendo allo stesso tempo i mezzi nazionali impiegati in attività SAR e i pescherecci nazionali operanti nelle acque internazionali antistanti la Libia da possibili azioni di organizzazioni criminali. Un altro compito fondamentale riguarda la deterrenza ed il contrasto alle organizzazioni criminali dedite a traffici illeciti di esseri umani, attuando contemporaneamente misure che impediscano ai trafficanti di riutilizzare le imbarcazioni usate
mezzi
x4
?
x5
personale
raggio d 'azione
900 militari
160.000 km2 nel Mediterraneo Centrale
per i suddetti traffici. I mezzi impiegati risultano essere 5 unità navali con elicotteri imbarcati, con il supporto associato di velivoli a pilotaggio remoto Predator dell’Aeronautica Militare. Sebbene il dispositivo Mare Sicuro sia un'operazione militare di sorveglianza, protezione e sicurezza marittima, non specificatamente mirata alla salvaguardia della vita umana in mare, le unità partecipanti possono essere chiamate ad intervenire in operazioni SAR su richiesta della Guardia Costiera. L'Operazione viene portata avanti mantenendo uno stretto coordinamento sia con le unità navali estere operanti nel Mediterraneo Centrale sotto il comando nazionale, sia con l'operazione Triton svolta sotto l'egida di Frontex.
Il Fatto Quotidiano 14/10/2015, Wikipedia, Guardia Costiera
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Le missioni nel Mediterraneo
EUNAVFOR Med durata
obbiettivo
22 giugno 2015 27 luglio 2017
Contrastare gli scafisti e neutralizzare le loro imbarcazioni
costo
paese a carico
18,5 mln/paese
11 paesi UE
risultati
migranti soccorsi
110 arresti 456 imbarcazioni neutralizzate
37.678
Il Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015 aveva posto l’attenzione circa la situazione drammatica del Mediterraneo Centrale, e a tal riguardo i leader europei hanno chiesto all’alto rappresentante dell'UE Federica Mogherini di proporre interventi che permettano di fermare e distruggere le imbarcazioni dei trafficanti prima che possano essere riutilizzate, invitandola a dare avvio ai preparativi per un’operazione Politica di Sicurezza e di Difesa Comune in linea con il diritto internazionale. Questo meeting del Consiglio europeo è avvenuto cinque giorni dopo la tragedia del rovesciamento di un’imbarcazione con 800 migranti a bordo, affondata dopo la collisione con il mercantile portoghese King Jacob che aveva risposto alla chiamata di salvataggio. Il 18 maggio 2015 il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato la Decisione che stabilisce di fatto la missione EUNAVFOR Med, poi rinominata “Sophia”, come il nome della bambina nata da madre
giugno 2017
mezzi
x4
x3
x6
personale
raggio d 'azione
1.020 militari
Mar Mediterraneo
somale, salvata insieme ad altri 453 migranti nella notte del 24 agosto 2015, a bordo della fregata tedesca Schleswig-Holstein facente parte della missione. Sophia è quindi una missione militare condotta sotto l’egida dell’Unione Europea e può contare sull’apporto degli Stati partecipanti, condividendo mezzi, logistica, personale e informazioni: l'obbiettivo è quello di smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo centro meridionale, adottando misure sistematiche per individuare e fermare imbarcazioni e mezzi sospettati di essere usati dagli schiavisti o dai trafficanti.
EUNAVFOR Med Factsheet
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I 4 step di EUNAVFOR Med 1
2
3
L’operazione individua e monitora le reti di migrazione, studiando le attività e i metodi dei trafficanti attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento in alto mare.
A — L’operazione conduce fermi, ispezioni, sequestri, dirottamenti e distruzioni di imbarcazioni sulle quali vi sia sospetto che vengano usate per il traffico e la tratta di migranti nelle acque internazionali. B — In rispetto di ogni Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o con il consenso dello Stato costiero interessato, l’operazione condurrà i suddetti compiti all’interno delle acque territoriali dello Stato.
Neutralizzazione delle imbarcazioni e delle strutture logistiche usate dai contrabbandieri e trafficanti sia in mare che a terra, in modo da contribuire agli sforzi internazionali per scoraggiare gli stessi contrabbandieri nell’impegnarsi in ulteriori attività criminali. Anche questa fase necessita di Risoluzione dell'ONU e del consenso e cooperazione da parte del corrispondente Stato costiero.
4 Dal 26 ottobre 2016, 68 militari libici, selezionati dai vertici della Guardia Costiera e della Marina libica, hanno iniziato un periodo di training con lo staff dell'Operazione Sophia, formato da un team di istruttori provenienti dagli Stati membri, Frontex e UNHCR, con l'obbiettivo di aumentare la sicurezza nelle acque territoriali libiche e migliorare le capacità della Guardia Costiera e della Marina libica, per consentire loro di salvare più vite umane in mare. Ministero della Difesa
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Le missioni nel Mediterraneo -Eunavfor Med
I modelli dei trafficanti La prima fase di EUNAVFOR Med ha evidenziato i modelli delle tattiche, tecniche e procedure (TTP) usate dai trafficanti. escorted
Le TTP dei trafficanti si sono evolute nel tempo, laddove gli stessi trafficanti sono stati visti scortare le imbarcazioni dei migranti in alto mare. Questo cambiamento nel modus operandi dei trafficanti è probabilmente dovuto alla crescente rivalità tra i diversi gruppi criminali, che in alcuni casi hanno ucciso gli stessi migranti all’interno di attività che possono essere considerate vere e proprie estorsioni da parte di gruppi rivali di trafficanti.
territorial escort
Le rivalità sono anche il motivo delle attività di protezione dei trafficanti nelle case e nelle aree in cui vengono collocati i migranti prima della partenza. Dal momento che EUNAVFOR MED è entrata nella sua seconda fase, ovvero nelle acque prossime alle acque territoriali libiche, i trafficanti non sono stati più avvistati nelle acque internazionali, evitando l’esposizione diretta e coordinando le operazioni sulla terraferma.
EUNAVFOR MED
unescorted
I trafficanti istruiscono alcuni migranti su come manovrare i barconi/gommoni in mare e come effettuare le chiamate con il telefono satellitare. I dati hanno mostrato come il carburante e i viveri forniti non fossero sufficienti a queste imbarcazioni per raggiungere le coste di Malta o di Lampedusa. Date le difficoltà per queste imbarcazioni, questi casi vengono fatti rientrare all’interno della Convenzione SOLAS, quindi come imbarcazioni da salvare non appena avviene l’avvistamento, dal momento della loro partenza dalle coste libiche.
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Il punto della situazione A due anni dal lancio di Sophia non si sono finora verificate le condizioni politiche, e non sono state stabilite le necessarie basi e garanzie legali internazionali, per poter contrastare e perseguire i trafficanti di migranti all’interno dello spazio sovrano libico.
→ La difesa da parte del debole governo libico della propria sovranità statale, e il rispetto del principio di non-ingerenza negli affari interni della Libia, in un contesto di delicata e complessa situazione politica caratterizzata da più centri di potere (Tripoli e Tobruk), nella quale la sola autorità riconosciuta dall’ONU, non può estendere il proprio potere sul vastissimo territorio libico, controllando effettivamente solo una porzione di territorio a ovest, mentre le altre aree del paese sono parti sotto il controllo della colazione di oppositori del governo Sarraj e di decine di milizie locali;
UN Security Council, Resolution 2240 (2015)
Tripoli
Tobruk
TRIPOLITANIA
Sebha FEZZAN
CI RENA IC A
Per proseguire nella fase 2B e 3, risultano necessarie due condizioni: l’invito da parte del legittimo governo libico di Fayez al-Sarraj ed una Risoluzione in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. A queste due condizioni necessarie si affiancano rispettivamente due problematiche finora irrisolte:
→ Le complesse dinamiche internazionali, particolarmente i rapporti e i contrasti fra le potenze rappresentate nel Consiglio di Sicurezza ONU e i loro alleati regionali (Egitto, Turchia, Emirati del Golfo, Arabia Saudita, Qatar, etc.) che perseguono interessi diversi nella crisi libica, la quale si inserisce in una crisi più ampia della regione nordafricana e mediorientale.
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Le missioni nel Mediterraneo - Eunavfor Med
La fase finale Data la mancanza delle condizioni interne alla Libia e internazionali per poter passare alla fase 2B, EUNAVFOR MED si è concentrata sull’addestramento della Marina militare e della Guardia Costiera libica, al fine di garantire una più effettiva azione di queste forze nelle loro acque. Il 23 maggio 2016 il Consiglio dell’Unione Europea accoglieva con favore la disponibilità espressa dal presidente del Consiglio di presidenza del governo libico di intesa nazionale a cooperare con l'Unione, e conveniva di prorogare di un anno il mandato di EUNAVFOR MED (fino al 27 luglio 2017). Pur mantenendo l'accento sul suo mandato principale, decideva di introdurre due compiti aggiuntivi: A — Capacity building e addestramento della Guardia Costiera e della Marina libica, compresa la condivisione delle informazioni con esse. B — L’applicazione dell’embargo ONU sul traffico di armi al largo delle coste libiche, sulla base di una nuova Risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Veniva inoltre stabilito che per il periodo dal 28 luglio 2016 al 27 luglio 2017, la missione sarebbe stata finanziata con 6,7 milioni di euro di fondi europei, 5 milioni in meno di quanto era stato stanziato per il precedente anno di mandato. Il resto della missione è finanziata dai singoli Stati.
Un bilancio dell'operazione Il mandato iniziale dell'operazione risalente al maggio del 2015 è stato parzialmente disatteso, a causa della complessa situazione libica, e quindi della mancanza di un interlocutore che possa controllare efficientemente tutto il territorio dello Stato nordafricano. Al netto di queste difficoltà, il messaggio fondamentale che la missione sta lanciando alla comunità internazionale è quello della dimostrazione che l’Unione Europea è capace di dispiegare in un lasso di tempo molto breve e mantenere per un lungo periodo una missione militare di elevato livello, mostrando una forte risolutezza e una straordinaria unità di intenti, come dimostrato dalla partecipazione di 25 Stati membri all’operazione. Questa osservazione sembra indicare EUNAVFOR MED come un banco di prova per delle future missioni militare condotte sotto l’egida dell’Unione Europea, al di fuori dei propri confini.
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Guardia di frontiera e costiera europea Questo è il nome del nuovo sistema di controllo e gestione delle frontiere che ha il compito di coordinare l'azione e gestire le risorse messe in comune dalle autorità nazionali, sostituendo la precedente agenzia Frontex. DURATA
ObbIeT TIVO
14 settembre 2016 - in corso
Gestione della frontiera e controllo della libera circolazione interna.
COsTO
sTATI MeMbRI
CORpO speCIAle
238 mln
28 paesi UE
1500 uomini
La Guardia di Frontiera e Costiera Europea nasce in seguito alla crisi europea dei migranti: Frontex non è stata in grado di gestire il flusso migratorio a causa dello scarso sostegno degli stati membri e per l'insufficienza dei suoi mezzi e del suo personale. Inoltre, l'Agenzia non aveva l'autorità per condurre operazioni di controllo delle frontiere o di salvataggio in mare dei migranti. Per ovviare a questo problema sono state coinvolte le autorità degli Stati membri responsabili della gestione delle frontiere, che riceveranno aiuti in caso di bisogno e sostegno nel pattugliamento dei confini esterni dell'Unione.
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Il mondo delle non-profit
Organizzazioni Non Governative Una ONG è un'organizzazione senza fini di lucro (non profit) gestita da volontari e sovvenzionata tramite donazioni di privati, finanziamenti governativi o attraverso le agenzie internazionali: è quindi indipendente dagli Stati e dalle organizzazioni governative internazionali.
10 mln
ONG nel mondo - 2017 Global NGO Online Technology Report
301.191
17.270 dipendenti
ONG in Italia nel 2011 (+28% rispetto al 2001) - Dati Istat
81.050 volontari Lavorano nelle ONG italiane (la Comunità di Sant'Egidio può contare su 60.000 volontari) € 633.295.285,35 Bilancio entrate 2015 428.571 donatori privati
Le ONG sono organizzazioni eterogenee e si impegnano in una vasta gamma di attività: cooperazione allo sviluppo, l'ambiente, il sociale, l’aiuto del prossimo, la difesa dei diritti umani, la tutela dell’ambiente e molti altri campi. La Banca Mondiale le ha divise in due macro categorie: ONG OPERATIVE Lavorano direttamente sul campo per perseguire progetti e attività in linea con la propria mission. ONG DI SETTORE Si fanno portavoce di cause precise. Spesso, ricoprono il ruolo di advocacy e contrapposizione critica dei governi. Caratteristica di queste organizzazioni è una forte spinta ideale, finalizzata all'obiettivo di migliorare lo sviluppo
globale dei paesi socialmente ed economicamente più arretrati: rientrano nel circuito della democrazia partecipata in quanto coinvolgono masse motivate a prendere parte ad iniziative per cambiare il mondo e intraprendono azioni non dettate dalla politica. L’indipendenza dal governo non significa l’illegalità o il poter agire di propria volontà: ogni organizzazione deve ottenere un attestato di idoneità emanato dal Ministero degli Esteri e acquisire i finanziamenti in modo regolare.
Open Cooperazione
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Le ONG nel Mediterraneo DURATA
ObbIeT TIVO
estate 2014 — in corso
Salvataggio e trasporto profughi presso gli hotspot italiani.
NUMeRO
RAGGIO D 'AzIONe
FINANzIAMeNTI
MIGRANTI sOCCORsI
9 ONG
20 km dalle coste libiche
Privati
46.783 (2016)
Le Organizzazioni Non Governative iniziano ad affiancare l’operato della Guardia Costiera nel soccorso dei migranti dal 2014, in concomitanza con Mare Nostrum. Il costo e l’organizzazione dell’operazione era totalmente sulle spalle dell’Italia, che non era in grado di garantire un efficiente sistema di soccorsi e accoglienza. Le ONG forniscono un indispensabile aiuto nel Mediterraneo. La prima a collaborare con la Guardia Costiera è stata MOAS, la Mobile Offshore Aid Station, creata dai coniugi Catrambone. Subito dopo, anche Medici Senza Frontiere si imbarca con le navi Bourbon Argos, la Dignity I e Prudence. Nel 2016 si attivano anche Sos Mediterranée, franco-italotedesca, Sea Watch, Jugend Rettet, Life Boat Minden, Sea-Eye e Proactiva Open Arms. Save The Children è l’ultima ad aggiungersi a settembre 2016: insieme ad MSF sono le due uniche ONG italiane.
MezzI
x12
La Migrant Offshore Aid Station, è una Onlus fondata nel 2013 a Malta, registrata in Italia dagli imprenditori italo-americani Christopher e Regina Catrambone. Opera nel Mediterraneo Centrale e, per brevi periodi, nell’Egeo e nel Golfo del Bengala Principale. Sponsor di MOAS è la Schiebel, azienda austriaca che produce i droni di cui l'organizzazione si avvale per individuare i barconi in mare. peRsONAle
MIGRANTI sOCCORsI
33 (20 a bordo)
33.000 (anche nel Mar Egeo)
bUDGeT
MezzI
€ 500.000/mese
1 nave: "Phoenix" 1 aereo da ricognizione
DONATORI
Privati, Fondazioni, aziende
Open Migration
24
ONG
La più importante organizzazione indipendente internazionale: dal 1919 si occupa di salvare i bambini in pericolo, operando in 122 Paesi con programmi di salute, risposte alle emergenze educazione e protezione dagli abusi e sfruttamento; nel Mediterraneo centrale partecipa alle operazioni di ricerca e soccorso. peRsONAle
MIGRANTI sOCCORsI
Dipendenti STC
?
bUDGeT
MezzI
€?
1 nave: "Vos Hestia"
La Sea-Eye è una non-profit fondata nel 2015 da un imprenditore tedesco di Ratisbona, Michael Buschheuer e dai suoi familiari: può contare su un'unita' olandese e un vecchio peschereccio riadattato. peRsONAle
MIGRANTI sOCCORsI
Volontari
7.700
bUDGeT
MezzI
€ 500.000 (2017)
2 navi: "Sea-Eye e Seefuchs"
DONATORI
DONATORI
Fondi dell'organizzazione
1.500
Medici Senza Frontiere è la più grande organizzazione umanitaria indipendente di soccorso medico; nata nel 1971 con 300 volontari, oggi è presente in 70 Paesi con 30.000 operatori.
La Jugend Rettet naviga con un peschereccio olandese messo in mare da un gruppo di giovani europei che ne ha finanziato l'acquisto, ampliandone la capienza a 100 posti.
peRsONAle
MIGRANTI sOCCORsI
peRsONAle
MIGRANTI sOCCORsI
Dipendenti MSF
65.800
200 volontari 13 a bordo
9.000
bUDGeT
MezzI
€ 273.000/mese
4 navi: "Bourbon, Argos, Dignity I, Aquarius, Vos Prudence".
DONATORI
Fondi dell'organizzazione
bUDGeT
MezzI
€ 40.000/mese
1 nave: "Juventa"
DONATORI
Privati e crowdfunding
25
L'ONG spagnola naviga con due navi (una di Panama e l'altra di Malta) e si occupa anche di salvare i migranti siriani che tentano di raggiungere le isole greche partendo dalla Turchia. peRsONAle
MIGRANTI sOCCORsI
Volontari e dipendenti
18.000
bUDGeT
MezzI
€ 2,5 mln per il 2017
2 navi: "Golfo Azzurro e Open Arms"
Lifeboat è una non profit tedesca nata a febbraio 2016, coordinata da Christian Brensing: salva le vite dei migranti nel Mediterraneo con una motonave del 1985. peRsONAle
MIGRANTI sOCCORsI
Volontari
?
bUDGeT
MezzI
€ 40.000/mese
1 nave: "Minden"
DONATORI
Privati e crowdfunding
DONATORI
35.000 (95% privati, 4% enti locali)
Ideata dall'ex ammiraglio della Marina tedesca Klaus Vogel, con sede in Francia e Italia, l'ONG naviga nel Mediterraneo su "Aquarius", nave guardapesca di Gibilterra con a bordo anche personale di Medici senza frontiere. peRsONAle
MIGRANTI sOCCORsI
31 volontari
16.600
bUDGeT
MezzI
€ 11.000/giorno
1 nave: "Acquarius"
L'ONG tedesca è stata fondata a Berlino nel 2015: soccorre i migranti nel Mar Mediterraneo e nel Mar Egeo. peRsONAle
MIGRANTI sOCCORsI
300 volontari 30 dipendenti
?
bUDGeT
MezzI
€ 1,5 mln (2017)
2 navi: "Sea Watch" 1 aereo da ricognizione
DONATORI
12.000 (95% privati, 5% enti locali)
DONATORI
14.000 (99% privati, 1% fondi francesi)
Open Migration
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ONG
Cosa accade nel Mediterraneo Attualmente le ONG pattugliano a circa 12 miglia nautiche dalle coste della Libia, area contigua alle acque territoriali ancora gestita dalla Guardia Costiera libica. Per “acque territoriali” si considera quella porzione di mare adiacente alla costa degli stati (un massimo di 12 miglia marine), sulla quale viene esercita la propria sovranità territoriale come sulla terraferma. Questi limiti sono regolati dalla Convenzione di Montego Bay del 1982, tutt’ora in vigore. La vicinanza delle ONG alla costa libica è data dal fatto che i mezzi di Frontex non si spingono a sud di Malta (perché al di fuori dei confini dell’area Schengen) e impiegano anche dieci ore a raggiungere la zona dei naufragi: per questo, secondo la stessa Frontex, il 40% dei salvataggi in mare negli ultimi mesi del 2016 è stato condotto dalle navi ONG. Tuttavia le autorità europee non sembrano entusiaste dell’attività di questi mezzi e qualcosa è cambiato anche nell’opinione pubblica europea: in pochi mesi si è passati da un atteggiamento generalmente favorevole a un clima di sospetto.
In mare esiste una legge che regna sovrana, disciplinata anche dal diritto internazionale: «Ogni imbarcazione è tenuta, indipendentemente dalla sua natura istituzionale o mercantile, segnalare il natante in difficoltà e prestare soccorso secondo le istruzioni delle autorità competenti». Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, le persone salvate in acque internazionali vanno portate nel porto sicuro più vicino: questa legge viene spesso presa ad esempio per accusare l’operato delle ONG, che, nonostante prestino soccorso ai migranti vicino alle coste libiche, portano i migranti nei porti italiani invece di quelli tunisini o maltesi. I giuristi hanno spiegato che nei soccorsi in mare viene applicata la convenzione di Amburgo, secondo cui lo sbarco deve avvenire in un “porto sicuro”: quindi non solo perché più vicino, ma sicuro soprattutto dal punto di vista dei diritti garantiti alle persone soccorse.
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Come vengono individuati i migranti La presenza delle navi umanitarie vicino alla Libia ha indotto i trafficanti a usare mezzi di trasporto più economici e più pericolosi come i gommoni di plastica, invece dei pescherecci usati in passato per la traversata. Le operazioni in prossimità della costa agiscono da pull factor: inducono infatti i trafficanti ad un'attenta pianificazione del tragitto. Secondo Riccardo Gatti di Proactiva Open Arms: «I trafficanti usano sempre più spesso i gommoni al posto delle barche di legno e di ferro perché con l’operazione Sophia di EunavforMed, lanciata nel 2015, c’è stata una campagna per distruggere le imbarcazioni di ferro e legno, così le organizzazioni criminali sono passate ad altri mezzi di trasporto più economici». La confisca delle imbarcazioni usate dai migranti fa parte del registro delle prove necessario alla procedura delle missioni di soccorso. Ed è proprio questa la ragione dell’aumento delle morti nel Mediterraneo: l’impiego di imbarcazioni rovinate e gommoni fatiscenti per risparmiare sui mezzi di trasporto. Inoltre non vengono più forniti telefoni satellitari, quindi le possibilità di venire individuati si sono ridotte notevolmente. La Repubblica 26/04/2017
55% - AVVISTAMENTI Grazie ai radar degli assetti aeronavali (EUNAVFOR MED, Marina Militare). 45% - CHIAMATA DA TELEFONO SATELLITARE La Guardia Costiera è nel 90% dei casi il primo destinatario delle chiamate di soccorso. La presenza del telefono a bordo delle imbarcazioni si è ridotta notevolmente: 2015 80%
2016 45%
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ONG
L'autorizzazione del MRCC di Roma La Guardia Costiera Libica non è tempestiva nei soccorsi, anzi, spesso non risponde alle chiamate di aiuto dei migranti: l'Italia è quindi obbligata ad intervenire, responsabilità dettata anche dalle leggi internazionali.
Marine Traffic è un sistema di tracciamento per la localizzazione in tempo reale di tutte le navi in mare.
È possibile procedere al soccorso di imbarcazioni che si trovino all'interno delle acque territoriali di altri stati solo se autorizzati dal Centro nazionale delle Capitanerie. Le ONG, quindi, non possono ricevere chiamate dirette dai trafficanti, ma vengono invece coordinate dalla centrale operativa della Guardia Costiera di Roma, che indica anche in quale porto sbarcare. Sono inoltre tenute a comunicare tutti gli spostamenti e i salvataggi effettuati: tutte le organizzazioni che lavorano nel Mediterraneo (ONG, Guardia Costiera, Marina Militare, Frontex, NATO, ecc) si confrontano per coordinare le prestazioni attraverso riunioni periodiche.
Il costo per sostenere le varie imbarcazioni e il loro equipaggio non è indifferente: le ONG non sono sempre operative tutto l’anno, anzi, la loro presenza è correlata alla frequenza delle partenze dalla Libia, e quindi dettata dal meteo (durante l’estate le partenze sono maggiori e quindi quasi tutte le ONG sono attive). Internazionale 22/04/2017
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Le accuse alle ONG
La scintilla della discussione è nata il 15 dicembre 2016, quando il quotidiano britannico Financial Times entra in possesso di un rapporto riservato di Frontex, che denunciava dei presunti legami tra i trafficanti di esseri umani e le imbarcazioni delle organizzazioni umanitarie. Le ipotesi del Financial Times sono state rafforzate da alcune dichiarazioni del direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, che qualche mese dopo in un’intervista a Die Welt ha accusato le ONG di essere un fattore di attrazione per i migranti in fuga dalla Libia, sostenendo che: — Le navi delle ONG si spingono vicino alle coste libiche e costituiscono un incentivo indiretto per i trafficanti, che dirigono quindi i profughi verso zone in cui sono sicuri di trovare un’imbarcazione pronta al soccorso. — Le ONG non collaborano a sufficienza con Frontex.
— I finanziamenti non sono pubblici e una parte potrebbe provenire direttamente dai trafficanti: tra il settembre e l’ottobre 2015 numerose non profit che dimostrano di avere subito disponibilità di denari per il noleggio delle navi, per l’acquisto di droni ad alta tecnologia e per la gestione delle missioni: un costo non indifferente da sostenere, senza avere un ritorno economico. In Italia le accuse sono state rinforzate dal blog di Beppe Grillo, in un post del 21 aprile 2017. In un articolo pubblicato sul blog Luigi Di Maio dichiara: «Definire taxi le imbarcazioni delle ONG non è un mio copyright. Prima di me, e a ragione, lo ha detto l'agenzia dell'Ue Frontex nel suo rapporto Risk Analysis 2017». La parola “taxi”, tuttavia, non è mai stata usata dal rapporto in questione, pubblicato il 15 febbraio 2017. Il Post 24/04/2017
30
ONG
Il nuovo codice In seguito alle recenti polemiche e all'aumento degli sbarchi sulle coste italiane, il Ministro dell'Interno Marco Minniti propone alla Commissione Europea un nuovo piano per la regolamentazione delle ONG nel Mediterraneo. Le proposte sono state discusse il 13 luglio 2017 a Bruxelles, dove si è svolta una riunione a cui ha partecipato una delegazione italiana, rappresentanti di Frontex e della Commissione Europea. Il codice comprende: il divieto di operare in acque libiche, di spegnere il trasponder di bordo, di "accendere le luci" per segnalare la presenza in mare, divieto anche di fare telefonate per "facilitare la partenza e l'imbarco di imbarcazioni con a bordo migranti", l'impegno a notificare subito alle autorità italiane le operazioni di soccorso avvenute, a non effettuare trasbordi da una barca all'altra, a dare la disponibilità ad accettare a bordo ufficiali di polizia italiana e a dichiarare le proprie fonti di finanziamento. Il codice infine vincola le ONG a cooperare lealmente con le autorità italiane fornendo materiale investigativo, qualora richiesto, e a recuperare il motore di bordo delle imbarcazioni su cui si interviene.
Il piano verrà presentato ufficialmente lunedì 17 luglio e le ONG avranno una settimana di tempo per decidere se aderire o meno. Chi non aderirà al codice, potrà essere oggetto di "ispezioni di sicurezza, richieste di produrre adeguate certificazioni o anche il rifiuto a sbarcare nei porti nazionali in situazioni di non emergenza". Inoltre, per chi non aderisce scatterà la comunicazione alle autorità del paese di appartenenza. Huffington Post 14/07/2017
/vieni con me La collana di 32esimi dedicata alle migrazioni umane
1 Migrare
Sfollati, profughi, clandestini, rifugiati: gli aiuti umanitari, il diritto di asilo, le protezioni internazionali, i paesi che li accolgono.
2 Focus Storico
La storia recente dei paesi dei profughi: l'Africa e il Medio Oriente, i regimi, il terrorismo, la povertĂ .
3 Il viaggio
Le rotte per il Mediterraneo e i Balcani, i trafficanti, gli abusi, le frontiere, i morti e i dispersi di un viaggio della speranza.
4 Benvenuti in Italia
I soccorsi in mare, le storie, i centri di accoglienza e i rifugi informali, i minori stranieri non accompagnati, le vittime di tratta.
5 L'integrazione
Gli immigrati ci rubano il lavoro? Quanto siamo "open mind"? Il razzismo sui social e alcune proposte di design sociale.
6 S.A.R.
Search and Rescue Activities: chi e come salva la vita ai migranti nel Mediterraneo.