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Il parco di San Benedetto in preda al degrado
Una volta era la culla del calcio eugubino, oggi invece il parco dove una sorgeva il “San Benedetto” è diventato un’autentica “foresta” a due passi dal centro storico. E versa in condizioni davvero indecorose tra panchine rotte, piante ed erbe alte e cura ine- sistente di ogni tipologia di albero. Si è presentato in questa maniera agli occhi dei visitatori durante tutto il periodo dei Ceri, tra le preoccupazioni dei residenti che temono che possa diventare anche un luogo frequentato da persone poco raccomandabili.
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Politica e Ceri in una commistione pericolosa che non porta da nessuna parte. C’è chi non vuole l’Ente Ceri ma in compenso, senza alcuna legittimazione popolare, vengono prese decisioni verticistiche che penalizzano e isolano la città, che si allontana sempre più dall’Unesco e dalle prospettive di fare della festa un patrimonio dell’umanità. La visione è miope con le reazioni scomposte e sbagliate verso chi, come Gramas, richiama a certe responsabilità per le opportunità pesantemente tradite. Dopo le ripetute rassicurazioni che Gubbio sarebbe rientrata nella Rete e avrebbe ottenuto il riconoscimento dell’Unesco tra le feste con le grandi macchine a spalla, ecco il fallimento e lo scaricabarile.
ERRORI DEL PASSATO. Il cosiddetto Tavolo dei Ceri ha reagito malissimo alle accuse di Gramas (Grandi macchina a spalla) che, in una lettera del 12 maggio tenuta nascosta, ha evidenziato come non esistano i presupposti per allargare la Rete, riconosciuta Patrimonio Unesco, anche alla Festa dei Ceri, chiudendo aspettative e prospettive coltivate per oltre dieci anni dopo l’isolamento avviato ai tempi di Orfeo Goracci sindaco ricordando che nel 2010 venne commesso il clamoroso errore di uscire dalla Rete che Gubbio aveva contribuito a fondare per correre in solitaria senza ottenere alcun risultato.
IL RITIRO. La decisione di ritirarsi è stata presa, viene spiegato in una replica da palazzo Pretorio con il coinvolgimento di diocesi e associazioni, con la volontà di sottrarre la città e la sua manifestazione identitaria a un percorso fatto di esami e passaggi, riservandosi di approfondire la vicenda nelle sedi competenti per ottenere riscontri, verifiche e riconoscimenti. La lettera di rottura è stata inviata al presidente del Gramas, ai sindaci della rete (Viterbo, Sassari, Palmi e Nola), al responsabile tecnico scientifico Patrizia Nardi e all’Unesco, vede come capofila il sindaco Filippo Mario Stirati accanto alla diocesi, i presidenti delle Famiglie ceraiole, l’Università dei Muratori e l’associazione Maggio Eugubino. Stirati sostiene che “nel tempo mi sono confrontato con i sindaci per riaprire un dialogo e tutti, chi più chi meno, hanno dato la loro disponibilità. Ci siamo sentiti costantemente sotto esame, superato tutte le prove che ci sono state messe difronte. La sensazione è che la posizione più che del Gramas sia della dottoressa Nardi e questo non potrei accettarlo in quanto sindaco. Così viene meno la fiducia, c’è un problema di serietà e affidabilità”.