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Almarina, armonie di contrasti
La storia di Elisabetta, insegnante di matematica presso il carcere minorile di Nisida, è un sussurro potente, che urla dalle pagine di una trama semplice, apparentemente grigia e banale ma che nasconde una luce insolita, fatta di spunti di riflessione, frammenti di vita e soprattutto di amore che salva e stravolge anche la più grigia delle esistenze.
La protagonista è una donna che vive la contraddizione in ogni momento della sua vita: prova il peso della sua libertà che sembra essere quasi ingombrante tra le mura del carcere, si fa chiamare maestra, dottoressa o professoressa dai suoi allievi che non sono ancora riusciti ad assegnarle un’identità, conserva il ricordo del marito che non c’è più e di quel figlio che non è mai arrivato. Riesce a barcamenarsi in una quotidianità che è fatta di contrasti, di zone grige che sembrano popolare una mente come la sua, in realtà brillante, dolce e costantemente in cerca d’affetto, fino a quando la sua esistenza si intreccerà con quella di Almarina, una donna molto diversa da lei per età, nazionalità ed esperienza, alla quale, tuttavia, si sentirà inscindibilmente legata da un’esperienza intensa e dolorosa.
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L’autrice sfoggia, nelle parole accurate con le quali scegli di decorare la narrazione, uno stile insolito e particolare; intenso, incalzante che sembra non lasciare mai spazio alla distrazione del lettore: tutto è autentico, ragionato, ricco di particolari che sono la spina dorsale di una storia d’amore e di rabbia, di cadute e riscatti che fanno capire quanto, come affermava la saggezza antica, il contrasto, la battaglia degli opposti sia indispensabile al fluire della vita in tutte le sue forme.