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It’s time to Bo di Elena Minissale
from IL CUBO - n.28 2020
by Circolo CUBo
It’s
Time to BO
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di Elena Minissale
Il lockdown ha arrestato improvvisamente la maggior parte delle attività a cui siamo abituati. La realtà culturale si è trovata particolarmente colpita: addetti ai lavori e fruitori sono stati privati dell’”incontro”, che è sacro. Tuttavia, i progetti e le idee che erano in corso, hanno modificato la propria forma per adattarsi alle nuove circostanze. In un momento così difficile ci si è trovati con tantissima voglia di andare avanti e di praticare cultura, musica e aggregazione a distanza. Mi sono trovata coinvolta, sul finire del periodo di quarantena, nella realizzazione di un teaser per un
ambizioso progetto culturale incentrato soprattutto sulla musica a Bologna. Il gruppo che ha messo su “It’s time to Bo” è composto da persone che vivono da molti anni il contesto musicale e culturale bolognese. Le riprese del teaser sono state effettuate in una Bolognina deserta, attrezzati con le mascherine e il dovuto distanziamento, in un pomeriggio primaverile e assolato. Si tratta di un progetto che tiene dentro la spinta incoraggiante di passioni che non si fermano e che coinvolgono la musica e la voglia di stare ancora insieme. Bologna ha adesso un riferimento importante per tutti coloro che si occupano di musica, arte e cultura.
Nella pratica, cos’è It’s time to Bo? Sono già stati pubblicati due videoclip su YouTube e la tabella di marcia del gruppo è in corso e procede a pieno ritmo. Il desiderio è di superare un momento storico importante e ritrovarsi finalmente in uno spazio dove poter condividere dal vivo le emozioni che la musica e lo spettacolo sono in grado di trasmettere. It’s time to Bo è un progetto nato da 4GROOVES app, un collettivo di professionisti del mondo della musica (musicisti, tecnici, organizzatori, ma anche artisti e artigiani), in collaborazione con Art&Sound, il Vecchio Son e ARCI Bologna. I suo fondatori sono Jack Calico, Massimiliano Agostini, Gaia Tassinari e Giulio Brighenti; fanno parte del progetto anche Gaetano Alfonsi, Fabio Arcifa, Fabio Vassallo, Giovanni Frezza e Filippo Ippolito. It’s time to Bo è frutto di una lunga gestazione, che doveva inizialmente vedere la nascita di una Casa della Cultura a fine aprile 2020; un centro culturale polifunzionale all’interno del quale It’s time to Bo sarebbe stato uno dei vari progetti. L’epidemia di Covid-19 ha cambiato il contesto e il collettivo è stato portato a rivedere i propri piani e a concretizzarsi dopo il periodo di quarantena, venendo fuori il 16 giugno 2020. L’obiettivo del collettivo è dare visibilità alle diverse realtà musicali presenti nel territorio, attraverso la documentazione della scena musicale locale sottoforma di censimento sonoro.
Portare alla luce i tesori nascosti di Bologna, fornendo una piattaforma virtuale attorno alla quale pubblico e artisti possano incontrarsi e riconoscersi. La volontà e l’intenzione è quella di ricollocare Bologna sulla mappa nazionale ed europea come centro di avanguardia sociale e artistica, sperimentando con metodi di produzione e distribuzione alternativi alle dinamiche di mercato, basati sulla qualità e originalità della proposta musicale, sulla collaborazione e il supporto reciproco. It’s time to Bo produce video e registrazioni audio di alta qualità, ricercando e proponendo i migliori talenti musicali del territorio bolognese ed emiliano-romagnolo. Le produzioni sono pensate per una distribuzione online e quindi sono caratterizzate da
una durata breve (15 minuti per le band, 25 minuti
Aldo Betto dei Savana Funk (ph Robin) Fabio Facci di Dueeventi (ph Filippo Ippolito)
per i DJ set). It’s time to Bo condivide sui propri canali FB e IG novità e ultime release degli artisti locali, ed ogni due settimane rilascia su YouTube e IG TV un nuovo video con nuovi ospiti. È una realtà accessibile a distanza, ancora per qualche tempo, che si tradurrà in una condivisio-
ne concreta e tangibile quando il contesto sanitario lo consentirà. In questa strana estate con penuria di eventi culturali e penuria di denaro nelle tasche dei cittadini, sapere che la musica va avanti, dietro le quinte, dà forza. It’s time to Bo permette una degustazione di prima scelta di artisti che lavorano e producono nel territorio bolognese con assaggi audiovideo di eccellente qualità, in modo che la musica arrivi forte e chiara alle orecchie di tutti. L’aggregazione culturale è ancora possibile ed è in lavorazione, partecipare come pubblico potrà contribuire a mappare le mete d’interesse post pandemia. “Se bruciasse la città”, cantava Massimo Ranieri, “da te io correrei”. Senza tirare in ballo l’amore serioso, il concetto è “avere un obiettivo” anche in uno stato d’emergenza. Sembra che la parte peggiore sia passata, ma passerà ancora qualche tempo prima di rivederci sereni e senza mascherine e disenfettanti a difesa di promiscuità prima sconosciute e potenzialmente dannose. Perciò, seguire adesso la musica attraverso piattaforme digitali è un modo per darsi un appuntamento “fuori” e interessarsi alla bellezza che non cessa di circondarci e di cui siamo artefici volontari e involontari. Ecco parte del manifesto del collettivo It’s time to Bo:
“….Per venti anni Bologna è stata la meta più ambita per tutti gli appassionati di Jazz in Italia: qui hanno suonato, spesso per la prima volta nel Bel Paese, artisti del calibro di Louis Armstrong, Duke Ellington , Miles Davis, Ella Fitzgerald, Chet Baker, Thelonious Monk, Charlie Mingus ed Art Blakey; in tempi più recenti è stata la casa di Francesco Guccini, Lucio Dalla, Gianni Morandi, Marco Tamburini, Ezio Bosso, Pier Paolo Pasolini, Pupi Avati e Andrea Pazienza, tra i tanti. A Bologna sono nati i movimenti studenteschi che hanno rivoluzionato il modo di concepire il lavoro, l’educazione, l’arte, il sociale. Ciò che ha reso famosa la città di Bologna, e che continua ad attirare migliaia di persone con il suo fascino storico, è la creatività che scorre nelle sue vene, nelle sue strade, il suo indomito desiderio di ricerca artistica e condivisione, che contribuiscono all’atmosfera di convivialità e apertura che la caratterizza. Purtroppo negli ultimi decenni questa storia, la Storia di Bologna, è stata negata, sminuita e svenduta per dare spazio ad uno sviluppo economico sterile e poco lungimirante, rivolto al turismo o allo sfruttamento degli studenti, che ha svuotato la città della sua linfa vitale, togliendo e poi negando gli spazi all’espressione sociale, culturale e artistica indipendente e dal basso che ha reso, negli anni, il gioiello unico che è Bologna. Chi dice che con la cultura non si mangia non è mai stato qui, dove con la cultura si mangia meglio. Il territorio bolognese è infatti ricco di iniziative culturali, sociali ed artistiche che compongono uno strato fondamentale del tessuto socio-economico cittadino, in quanto includono, nel loro processo di produzione, tutti e tre i settori economici: dall’agroalimentare alle infrastrutture, dalla produzione artigianale ed industriale all’offerta di servizi. Nonostante abbia sofferto dei colpi inferti dall’ostracismo amministrativo/capitalista, la città è tuttora ricca di artisti e tantissime persone che desiderano, sognano, supportano e lottano per mantenere vive queste realtà artistiche e sociali, che arricchiscono la città e le persone. Vogliamo promuovere una nuova cultura lavorativa e produttiva sostenibile nell’ambito dell’arte e dell’intrattenimento, per tutti gli operatori del settore, per il pubblico che ne è partecipe e per la città che amiamo…”.
Pasquale Mirra (ph Filippo Ippolito)