Non Solo Suole

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risuolificio di nicola & ada Largo Nicola Fabrizi 87/A, Torino #nonsolosuole

Claudia, Nicola e Ada



storia di coloro che lavorano con mani, cervello e cuore


Il Risuolificio di Nicola & Ada si trova in largo Fabrizi, luogo che per la maggior parte dei sessantenni di Parella rimarrďż˝ per sempre Piazza Pinturicchio. un incrocio di vie portanti, una piccola piazza in cui si trovano la maggior parte delle botteghe del quartiere ancora in piedi: la macelleria, il vecchio forno, la ferramenta e tra il bar Giampi e il tabacchino c’è -ormai da 30 anni- il Risuolificio di Nicola e Ada.


Le persone ci danno le loro cose per aggiustarle, e noi nell’aggiustarle mettiamo una parte di noi. Ogni riparazione è a se qualcosa di specifico e speciale. Non è un mestiere meccanico o automatico, bisogna sempre essere nicola ha iniziato ad prensenti e attenti. avere a che fare con le

scarpe all’et� di 15 anni. andava tutti i giorni alla bottega dello zio, tutt’oggi operativa in corso massimo, per apprendere il mestiere, e da allora non ha più smesso di farlo.

la storia di ada è diversa: impiegata in una ditta che produceva ferro, decide di seguire il marito quando nel 1984 apre il Risuolificio. Qui giorno dopo giorno fa propri i saperi, ma sopratutto la passione per questo mestiere. sono due persone semplici, nicola più rustico e riservato, ada sagace e limpida, diventate nel tempo punto di riferimento per molti abitanti della zona.


Questo negozio è tutto. Laboratorio, bottega e anche casa. I figli non sono dei genitori, ma di chi li cresce, per questo li abbiamo voluti far crescere qui con noi. il negozio è contemporaneamente laboratorio e bottega, appena entrati ci si immerge in un intenso profumo di cuoio fresco. la porta a vetro rimane sempre aperta, per permettere alle persone di sentirsi libere di entrare, per creare un collegamento tra quel che accade dentro e ciò che c’è fuori. Pochi arredi, tutti realizzati al tempo da un amico falegname o dagli stessi nicola e ada: un lungo bancone in legno, diviso in più parti, costeggia tutto il lato destro, mentre a sinistra e sul fondo scaffali colmi di borse e di scarpe, tutte in file ordinate come soldatini, ognuna con il proprio bigliettino in riferimento al proprietario. nicola si sposta con fare esperto tra il bancone e la macchina in piano, mentre ada rimane seduta alla macchina da cucire nell’angolo del negozio.

Il bancone è cresciuto con noi, abbiamo iniziato con uno di due metri e poi ogni volta che serviva più spazio, abbiamo aggiunto parti.


Per fare questo mestiere bisogna avere passione e pazienza. Tutti i giorni si ha a che fare con le persone, sono loro le vere protagoniste, per cui se non le ami, ti conviene cambiar mestiere.

Non abbiamo mai avuto bisogno di farci pubblicità, perché la miglior pubblicità è sempre stata la parola, o meglio il passaparola delle persone che passano di qui.

il negozio è un luogo di passaggio per molte persone; nicola e ada sono ben consapevoli che parte del loro mestiere sta proprio in questo. nonostante il poco spazio sono riusciti a riservare un angolo del negozio per mettere una panchina così le persone, ormai amiche, entrano, siedono e chiacchierano.


nicola e ada credono molto nel lavoro che fanno, è un mestiere che richiede puntualit� e dedizione, non hai ferie, non hai mutua, hai il tuo negozio, le tue mani e le consegne dei clienti. il gioco sta nel saper organizzare tutto e cercare per quanto possibile di accontentare le richieste.

usano da sempre gli stessi arnesi, alcuni hanno dovuto cambiarli con nuovi perchè consumati, ma si è sempre trattato di martelli, tenaglie, bussetti, morse, tirasuole e punzoni. tutti strumenti da usare a mano direttamente sulle scarpe. sono solo due le grandi protagoniste che aiutano di gran lunga il lavoro manuale: per nicola la macchina in piano costituita da una serie di cilindri rotanti di frese di diversa granatura che come carta vetro formano e rifiniscono le superfici delle suole. Per ada la macchina da cucire in ferro ancora a pedale. in entrambe sono comunque le mani dei due artigiani a tenere e guidare il prodotto.


è tutta una questione di allenamento. Tipo, adesso che siamo stati chiusi per quasi un mese sento a fine giornata il dolore delle ossa. Non dei muscoli, nota bene, proprio le ossa. martello: per picchiare, meglio se manicato nel mezzo morsetti o tenaglie: due leve incrociate e imperniate che servono per afferrare e stringere bussetto: permette di dar il taglio e lustrare la suola pinza per occhielli: fora le cinture o fa i buchi per i lacci delle scarpe marca punti: rotellina dentata definisce i fori per cucire la suola alla scarpa tirasuole: utile per tendere e pressare le suole di cuoio trincetto, lima e forbici: per tagliare i diversi materiali [cuoio, gomma o sughero forma: per modellare la scarpa piede di ferro: piedistallo per la scarpa frese: limano la superficie della suola

i materiali che usa nicola sono gli stessi che ha imparato a usare da suo zio, sono le scarpe ad essere cambiate. spesso si trova costretto a dover riparare scarpe dai materiali di poco valore, che sa a priori resister poco anche alla sua riparazione. Quando la scarpa è più di l� che di qua, cerca di spiegare al cliente l’inutilit� dell’intervento, ma d’altronde se egli continua imperterrito nella sua richiesta, lo soddisfa.


Preferisco lavorare in serie e non per prodotto perchÊ impiego meno tempo, e non è per me, a me che fa? Alla fine comunque qui devo stare, è che i clienti hanno sempre fretta. Non si rendono conto che il lavoro per esser fatto bene richiede tempo.

Nel riparare le scarpe Nicola ha definito un iter ormai codificato, inserisce la scarpa nel piede di ferro, prima con il trincetto taglia la parte di suolo da eliminare, e poi con un morsetto la strappa via. a parte, prende le misure della suola per tagliare il nuovo pezzo di gomma, lo modella con il tirasuole e lo incolla alla scarpa. lascia riposare almeno dodici ore e passa alla rifinitura della forma ai rulli della macchina in piano. raramente deve intervenire in maniera diversa e tendezialmente procede in serie: appoggia sul bancone una lunga fila di paia di scarpe e via, prima taglia in tutte, poi strappa in tutte e cosĂŹ fino alla fine, una sorta di catena di montaggio artigianale.


Le scarpe sono testarde, non ti permettono di fare quello che vuoi: hanno il loro andamento e devo star attenta a non cambiarlo, altrimenti la riparazione non serve a niente. Con gli abiti e le borse è diverso, posso divertirmi e permettermi dei piccoli accorgimenti che aggiungono dettagli e particolari.

il lavoro di ada è più ecclettico, tutto dipende dalla struttura dell’oggetto da ricucire e dal tipo di materiale: può essere una scarpa, una borsa, una cintura, un giubbottino di pelle, uno scarpone da sci,...

ogni volta che inizia un nuovo lavoro, ada studia l’oggetto che ha fra le mani per capire come meglio procedere, quale filo usare, spessore, colore.

amano entrambi il loro lavoro e sono entrambi perfettamente consapevoli che se non fosse così lascerebbero. Nonostante le difficoltà e i ritmi serrati, ci sono tante piccolezze che ripagano la fatica, a partire proprio dalle relazioni instaurate con le persone che passano periodicamente dal negozio.


Le scarpe, se sono buone, devono cedere un po’. Se invece sono fatte di materiale duro o scadente, non c’è verso di modellarle. Senza pensare alla scomodità nell’indossarle... anche le scarpe si tengono in forma. sopratutto le scarpe nuove, appena comprate, possono aver bisogno di una leggera modifica formale, a volte stringono alla caviglia, altre al collo del piede, altre in punta. Per questo esistono numerosi modelli di forme, adatti ai diversi numeri, alle diverse forme, scarpe con tacco o senza, più o meno a punta, bombate qui, ristrette di l�. Basta indicare il punto in cui fanno male e nicola o ada sanno gi� qual’è la forma più adatta al caso.


Nel risuolificio ci sono due scaffali destinati alle orfanelle. Ovvero quelle scarpe che le persone portano e poi non vengono più a ritirare. ma io mi chiedo, come fai a dimenticarti lì delle scarpe? anche perché in tutti quei casi il lavoro di nicola va a vuoto. Poi esistono anche quei tipi di clienti che magari si rifanno vivi sei o sette mesi dopo, per questo in negozio conservano molto a lungo quelle scarpe apparentemente abbandonate.

Le persone mi portano le scarpe dicendo: ‘si è leggermente rovinata la suola’, quando è evidente che sta cadendo a pezzi! è così che funziona il Risuolificio di Nicola & Ada, tanta dedizione e costanza. non s’interessano all’idea di poter tramandare l’attivit� -o per lo meno ora non ci pensano- non s’interessano al web o ai social, anzi mi hanno chiesto di verificare se è vero che qualcuno li ha segnalati nel gruppo facebook degli ‘amici di Parella’, perché loro proprio non hanno idea di cosa si tratti. desiderano solamente fare e fare bene.




l’artigiano e nuovi codici semantici Relational Design con Andrea Miserocchi, Eleonora Odorizzi #artigianirelazionali


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