28 luglio

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MATURIPERL’AFRICA READY4AFRICA

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Giovedì 28 LUGLIO 2011

HAP LEO

A TU KO + -MA JOR

Il primo giorno di vacanza delle bimbe

Un po’ di riposo tra giraffe e altalene Pagina 2

Sorpresa! In gita Pagina 4

Italian best friend Chiara Pagina 5

Treccine e cotillons Serata da sballo Pagina 6

Ready4AfricaNews - ANNO III, N.12

ANNO III N.12


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Un po’ di riposo TRA GIRAFFE E ALTALENE

Oggi siamo a casa, nel senso che d o p o Ko r o g o c h o a b b i a m o bisogno di decantare un po’. Ma soprattutto oggi è il primo giorno di vacanza delle bimbe, domani vanno a casa e vogliamo salutarle come si deve. Il ruolino di marcia che mi porto in tasca con la calligrafia e l’ordine impeccabile della Claudia recita “Giraffe e torte”. Abbiamo deciso di portare questo pomeriggio le bambine a vedere le giraffe del parco… e di festeggiare con loro stasera con il mitico strudel di Daniele. Ma al mattino siamo disoccupati e dobbiamo inventarci. Non serve molto perché cose da fare qui vengono fuori come i funghi. Qualcuno fa il bucato, qualcuno indugia un po’ a letto. Io e Daniele abbiamo in piedi da ieri un’idea che temo si realizzerà: vorremmo fare un’altalena. Di quelle con quattro pali o quattro tubi di ferro saldati, la catena che scende giù e i sedili di legno. Ci servirebbe John, l’autista factotum che ci portasse in qualche deposito a comprare i materiali ma oggi è in giro con le suore e il più giovane, Patrick, fino alle dieci non è disponibile. Io uso il tempo

per mettere mano a una decina di biciclette che le suore tengono in un angolo: sono tutte sgonfie, i freni non funzionano e l’ultima volta che hanno visto del grasso era in fabbrica, qualche decennio fa. Le tiro fuori dal loro torpore e circondato da una selva di bambine mi metto con Carlo a fare il meccanico. Ne ho almeno trenta che aspettano di fare il collaudo. Qualche ragazzo passa la mattina a recuperare un po’ di scritture e di pulizie valigia, gli altri fanno il loro finché alle dieci la Claudia va a fare la spesa con Suor Assunta e John, io parto con Patrick e mi inoltro sulla Ngong Road a caccia di ferramenta. Trovo, contratto, taglio a misura i profilati e mi faccio perfino regalare una tavolona per far le panche. Il povero Patrick al ritorno deve ripartire con Carlo che si occupa della valigia danneggiata di Anna presso gli uffici della Qatar che sono in centro a Nairobi e va alla ricerca del cavo per Nestor. Ritrovo la cucina in fermento con tre quattro ragazze intente a sbucciare mele e Daniele e la Tamara addetti a infornare tre strudel. Per essere un Ready4AfricaNews - ANNO III, N.12

idraulico l’amico ha la mano fatata: se fa impianti come fa strudel lo consiglio a tutti gli amici!! La Claudia intanto torna con un carico di roba da sfamarci per una settimana: ognuno ha la sua parte, più o meno visibile e nessuno si tira indietro. E’ uno spirito straordinario che si è c re at o, n o n s e n z a q u a l ch e malinteso iniziale e qualche piccolo attrito, ma mi stupisco proprio a vederci così complementari, sia noi adulti che i ragazzi. Claudia va a curare qualche altro piccolo acciacco, adesso pare che sia il turno di Angela e Jolanda: non ci fosse la Lorenza Mag alì che fa da infermiera, madre spirituale, cassiera del gruppo e altre cento cose nascoste il gruppo andrebbe allo sfascio. Thank you. Io e Daniele ci mettiamo a tagliare tubi seguiti immediatamente da Edoardo che ha eletto il mio amico a maestro adottivo. La saldatrice è di fatto un catorcio che si ferma ogni cinque minuti. I profilati si tagliano a mano perché non si trovano ricambi per la smerigliatrice ma in poco tempo qualcosa ricomincia a vedere sotto HAP LEO

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gli occhi curiosi delle bambine. Me la vedo già, fra qualche giorno, finita, dipinta a colori vivaci, in mezzo al cortile. Domani loro vanno a casa per quindici giorni ma la troveranno al ritorno come sorpresa. Fra parentesi non hanno voglia di tornare a casa, questo è chiaro e questa è la cosa che fa più male. La realtà che hanno qui è misera ma pulita, affettuosa, ordinata. A casa intuiamo cose da far rabbrividire, fatte di alcolismo, prostituzione, malattia, violenza. A vederle sorridere così per tutta la giornata di oggi stringe il cuore perché non so se domani sarà la stessa cosa. Ed è il pensiero che attraversa la mente di tutti i miei compagni di avventura, lo leggo nei loro occhi.

HAP

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Sorpresa!!! Pranzo a base di ugali e verdure, tutti insieme appassionatamente, poi imbarco immediato sul matatu per andare a vedere la sorpresa con le bimbe. Il matatu sarebbe da trentadue ma siamo più di cinquanta e ognuno si ritrova con una bambina sulle ginocchia. Carlo consuma tutta la voce che ha cantando di coccodrilli e macchine del capo da un estremo all’altro della città, le nostre ospiti ci cantano l’inno nazionale del Kenya in risposta al nostro patriottico Mameli e dopo quasi un ora arriviamo al Giraffa Center, uno spazio didattico dove i visitatori possono vedere da vicino le giraffe, dar loro da mangiare da un’impalcatura, fare una passeggiata in mezzo a un lembo di foresta. Alcune bambine credo ci siano già state ma quello che conta è portarle fuori per qualcosa di diverso che non sia il tragitto orfanotrofio scuola. Alla biglietteria emerge drammaticamente l’eterogeneità del nostro gruppo: 37 orfane keniane, 3 assistenti keniane, 5 docenti e 19 studenti italiani, ciascuno con prezzi diversi e ciascuno con storie e ragioni diverse che l’hanno portato qui. Si entra, eccoci sulla piattaforma ad ammannire manciate di mangime per giraffe a certi bestioni vestiti da carnevale, alti più di sei metri e buoni buoni. Una lingua enorme e viscida ingloba la manina delle bimbe con una delicatezza impensabile per tenersi qualche pezzo di cibo e restituirla

alla proprietaria umida di saliva. Le bimbe ridono, qualcuna ha paura, le fotografie si sprecano: bimbe con mangime, teste di giraffa, bimbe in braccio con testa di giraffa e lingua fuori. Mezz’ora così, poi uno sguardo alle tartarughe e ci facciamo anche un giro in autonomia in mezzo alla foresta lungo dei percorsi in terra battuta. Dovremmo poter avvistare una giraffa libera e qualcos’altro ma non c’è anima viva: sessanta bambini non è possibile ridurli al silenzio e penso che gli animali ci sentano da qui alla Tanzania e che ci stiano sbirciando nascosti dietro qualche albero o si stiano facendo crasse risate da qualche parte alla faccia di questa compagnia scassata di esploratori. Dico sessanta bambini perché di fatto anche gli adulti non è che siano molto adulti in questo contesto. Un deficiente di quarantasette si arrampica su un albero per far divertire le bambine, due si perdono nel bosco con tre bimbe quando siamo già in corriera e le risate si sprecano. Ripartiamo, ci sarebbe anche in programma l’Orfanotrofio degli elefanti, una struttura nei pressi del parco nazionale dove recuperano i piccoli pachider mi in difficoltà a causa dell’uccisione dei genitori da parte dei bracconieri. Purtroppo è chiuso, apre solo al mattino ma è meglio così. Già alcune delle bambine si addormentano in braccio agli adulti ritrovati, qualcuna ha

fame e forse per oggi le giraffe sono state sufficienti. In effetti per mesi gli stimoli sono stati pochi, l’ambiente sempre uguale e le novità, come si sa, sono faticose.

HAP

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Italian best friend Sveglia verso le otto di mattina,oggi ci è concesso dormire un po’ di più. Le ragazze dell’orfanotrofio si apprestano a riordinare e a preparare le loro borse: domani partono per le vacanze quindi stamattina sono dedite alla pulizia generale. Domani alcune si recheranno dai genitori,da quelli adottivi o dai parenti. Patricia viene a salutarmi quando sono ancora a letto. Faccio colazione e la seguo. Patricia ha 11 anni,frequenta la 5^classe, è molto carina, sportiva, simpatica. Sul mio diario ha scritto alcune cose sulla sua vita:ha tre sorelle,il padre è morto prima della sua nascita,una madre senza lavoro,un padre adottivo senza lavoro. Tutto ciò è scritto con molta semplicità e chiarezza su una pagina che sicuramente non butterò. Insieme alla lettera c’erano anche due spille:un grande smile giallo e una santa. Ho anche potuto scegliere una delle tre foto che possiede,ho scelto quella che la ritrae sorridente come sempre,con i grandi occhi scuri,che sembrano dire “ ho tutto,sono felice così come sono”. Ieri sera parlavamo delle vacanze e mi ha chiesto “quando torni? Ma torni,vero?”.. la mia risposta è stata sincera:”non lo so”. Lei si è voltata e credo che l’intenzione di entrambe fosse

stata la medesima:quella di piangere! Ci avevano avvertiti sulla possibilità di attaccarsi tanto alle ragazze.. e io ci sono cascata in pieno. Non che sia una cosa negativa,anzi,ma mi sembra di essere piombata in un mondo assai fragile,che ora abbandonerò forse deludendo qualcuno. Le ho lasciato il mio indirizzo sperando di sentirla ancora in futuro. Come molte altre ragazze,lei vorrebbe lavorare in ospedale,magari accanto alla nuova “italian best friend” (io),perché vuole aiutare la gente dopo averne vista soffrire molta. Non posso che condividere e apprezzare questo proposito,con la speranza che almeno qualcuna realizzi il proprio desiderio. Chiara

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Treccine e cotillons SERATA DA SBALLO A BASE DI COCA...COLA

Stasera serata di festa, dolci. dreads. Cena tutti insieme Esco ad un certo punto e Chiara, Jolanda, Giulia, Valeria sono sotto le dita delle bambine che armeggiano con i loro capelli per fare trecce e treccine. E’ il loro modo di farci festa, di farci capire che ormai possiamo considerarci membri effettivi dell’Orfanotrofio Maria Romero. Mary si mette perfino a fere le trecce a me che ho i capelli di un centimetro e stasera non mi molla più, vuole stare in braccio tutto il tempo. Mi lascio commuovere e le passo sotto banco una mela, matunda come mi spiega bene in swahili. Il problema è che dopo cinque minuti ho Agrida che vuole la sua matunda e altre cinque con cui me la cavo a quarti di matunda sbucciati. Di là l’ineffabile Tamara spadella da due ore patate fritte e salsicce per tutti che neanche alla sagra di Travesio. Ne ha una quantità industriale in un catino e armeggia con un mestolo enorme attorno a una padella africana da caserma. La cena è un disordine incredibile perché le bambine stanno preparando i vestiti per andare a casa assieme a Suor Anastasia: le patate fritte vogliono esser mangiate calde per cui si va a turni, dalle più

piccole alle più grandi. Salsicce e patate fritte sono il loro piatto preferito e stasera in aggiunta un quarto di bicchiere di succo, che sarebbe coca cola o aranciata. Di solito sulla tavola non hanno neanche l’acqua perché altrimenti non mangiano, secondo le suore. Devo confessare che mi stringe il cuore versare le dosi contate di aranciata, vedere la bimba che ho dimenticato venirmi vicino timida con il suo bicchiere a chiedermi la sua parte. Qua una mela è una mela, un bicchiere d’acqua è un piccolo tesoro e ogni minima differenza hai la sensazione che sia un’ingiustizia che va ad aggiungersi a infinte altre. Credo che alla fine siano state padellate dieci tegamate di patate fritte, qualcosa come venti chili di roba oltre a un maiale intero ridotto a salsicce. Ci sarebbe anche lo strudel per le bimbe ma la bagarre è tale che non si recupera più niente: alcune stanno facendo treccine alle nostre, altre sono a guardare la televisione, altre g i o c a n o i n g i a rd i n o ormai al buio. Perfino le assistenti oggi chiudono un occhio davanti a questa cosa dionisiaca che ha per sfondo prima musica rap a tutto volume poi la chitarra di Carlo.

HAP

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Aneddoti

REDAZIONE:

Edoardo ha continuato a oltranza il lavoro sulle bici mio e di Carlo scovando un vecchio triciclo senza ruote che io avevo decretato irrecuperabile, da buttare (e se lo dico io…). Dopo rapida consultazione con il suo maestro ha deciso che due ruote in legno potevano andare e si è ingegnato a segarle, forarle, fissarle. Adesso ci sta girando la piccola Mary e francamente mi piacciono molto di più che quelle di plastica. Bravo Edoardo! Tommaso sta asciugando una montagna di piatti di questi pranzi collettivi da sessanta persone. Li lavano tre bambine sui quindici e lui con suoi quasi due metri sembra un gigante buono alle dipendenze di tre piccole fate nere. La diarrea comincia a mietere qualche vittima. Il prof. Venti, che ha il problema contrario dal giorno della partenza, soffre di un’invidia tremenda e cerca in tutti i modi di star vicino alle povere vittime per prendersi lo stesso bacillo. La comunità, considerati i giorni di astinenza del suddetto, si augura che la cosa non avvenga ma è pronta nell’eventualità a chiamare la protezione civile.

JOLANDA BARRA ANNA BATTISTELLA CLAUDIA BEACCO SILVIA BURIOLLA PAOLO VENTI CARLO COSTANTINO EDOARDO PICCININ ANDREA SANTIN ALESSANDRO GIACINTA TOMMASO MARTIN VALERIA DE GOTTARDO MARTA GREGO MARTINA DE FILIPPO ANNALISA SCANDURRA CHIARA VENA GIULIA LORENZON ANGELA BRAVO TAMARA NASSUTTI DANIELE MARCUZZI

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Parenti, amici e conoscenti!


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