MATURIPERL’AFRICA READY4AFRICA Martedì 2 AGOSTO 2011
NEWS ANNO III N.17
HAP LEO
A TU KO + -MA JOR
Immersi nella regione degli altopiani Da Makuyu a Mugunda Pagina 2
Un secchio per amico
San Lorenzo Può costare caro Pagina 4
Da questo numero, causa epidemia gastrointestinale il narratore principale non sarà più Paolo Venti che ci auguriamo possa presto tornare in piedi! (n.d.r. 5 Agosto 2011)
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Da Makuyu a Mugunda
Questa mattina la partenza è prevista intorno alle 9, in modo da poter raccogliere ciascuno le proprie cose, terminare alcuni ritocchi di pittura (visto che ieri sera era buio e non si poteva fare meglio) smontare l’impalcatura e, per chi è mattiniero, andare a Messa o, come me, fare una bella corsetta per lo sterrato attraverso alcuni villaggi in risveglio, oppure come Daniele e qualche altro, passeggiare attraverso la missione. Dopo colazione, Suor Dionisia ci congeda con la sua consueta gentilezza e ci invita a farle di nu ovo v i s i t a i n q u a l u n q u e momento. Annoto l’invito, visto che in questo luogo si respira davvero un clima di accoglienza e di serenità. Ed eccoci di nuovo nel nostro School Bus, sapientemente guidato da Aloisio. Siamo eccitati all’idea della nuova esperienza che ci aspetta, consapevoli delle possibili difficoltà (dormiremo in un letto questa volta? Quanti sobbalzi ci dovremo sciroppare? E se si ammala qualcuno?). Esorcizziamo l’ignoto cantando di tutto, il che ci fa passare meglio il tempo che ci se para dalla prossima tappa: Nyeri.
Si tratta di una cittadina tra le più importanti della zona, qui c’è anche un ospedale attrezzato, e facciamo dunque una sosta verso mezzogiorno per fare una bella spesa e portare chi ha bisogno di francobolli all’ufficio postale (li vendono solo là). Scopriamo che Mtempi.ugundo, sede della Missione di don Romano, dista ancora quasi un’ora di strada, e cerchiamo di accelerare i tempi. Ed ecco finalmente la traversa che ci porta dritti tra le braccia di don Romano, che ci accoglie con il suo s o r r i s o s ch i e t t o e s i n c e ro, invitandoci subito a consumare con lui un piatto di spaghetti, del for mag gio e l’immancabile insalata cappuccio. La sistemazione è in una grande camerata con letti a castello per le signore-signorine, e un bilocale con 8 letti a castello per noi. Bene, i letti sono addirittura fatti e ci sono anche bagni con l’acqua corrente, non ci aspettavamo tanto lusso. Il tempo di scaricare i bagagli e via di nuovo, prima che sia troppo tardi, verso la Missione gemella di Sirima, gestita da don Elvino, compagno di Seminario del nostro amico e collega Silvano Ready4AfricaNews - ANNO III, N.17
Scarpat. C’è parecchia strada, quasi tutta sterrata, e con il nostro mezzo i salti li sentiamo tutti, ma in compenso il panorama è molto suggestivo: un enorme altopiano che il mio navigatore da polso mi rivela trovarsi a 2400 metri di altitudine, con una vegetazione ricca di acacie e di alberi maestosi che scoprirò chiamarsi Pondo. Anche a Sirima veniamo accolti con allegria da don Elvino, sempre pronto aqd una sana risata, e dagli studenti della scuola superiore, che sono in preparazione degli esami di ottobre e stanno studiando proprio biologia. Dico loro che è proprio una delle materie che insegno e così abbiamo l’occasione di scambiare due opinioni in materia. Non manca però l’occasione di giocare una breve ma intensa partita ItaliaKenya di pallavolo, che vede una squadra composta da me, Paolo, Valeria, Daniele, Tommaso e soprattutto la leader Silvia. Purtroppo questa volta usciamo sconfitti per 25 a 22, complice un ventaccio e una palla dura come un sasso che non fa emergere le indubbie qualità tecniche del HAP LEO
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team Maturi. Ma tant’è, onore ai padroni di casa,che vincono con merito. Non c’è tempo per la rivincita, Claudia ci richiama ai nostri doveri di visitatori, e si continua il giro per la struttura: la scuola con le aule ampie e confortevoli, gli alloggi e le cucine. Don Elvino ha fatto una scelta diversa da quella di don Romano, preferendo fornire un servizio tipo “college” agli studenti, pur se necessariamente con rette sensibilmente più elevate, creando una sorta di selezione di ingresso per gli studenti più meritevoli, in accordo con il Governo centrale, e organizzando una rete di sponsor per garantire un congruo numero di borse di studio opportunamente distribuite da una commissione ai più bisognosi. Elvino ci spiega che, nella sua idea, la sua scuola dovrà fornire la futura classe dirigente del Paese o, perlomeno, della zona. Il Preside della scuola ci accoglie cordialmente, fiero del fatto che lo stesso Presidente Kibaki è venuto in elicottero ad inaugurare alcune s t r u t t u re d e l l a s c u o l a ,
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riconoscendone l’elevato valore for mativo. Ma è già ora di ripartire, la strada è lunga (e soprattutto tormentata dai salti); don Romano ci intrattiene durante il tragitto sulla sua filosofia di vita e su come trovare la pace interiore (ad esempio, ci dice di non farcela rubare da nessuno o da niente, permettendo che gli eventi avversi o le rabbie altrui trovino sponda dentro di noi). Ascoltiamo rapiti le sue doti di gran comunicatore che si ispira a Anthony De Mello. La cena la troviamo per fortuna pronta; ne siamo molto grati a ...., e Tamara e Paolo approfittano di don Romano per chiedere un parere su questioni spinose a loro care come l’uso del preservativo e l’aborto in caso di malformazioni gravi. Sono colpito dal fatto che l’Africa stimoli sempre, tra giovani e meno giovani, ad approfondire discorsi che a casa nostra difficilmente ci sogneremmo di intraprendere...e ne sono contento, soprattutto per i ragazzi, ma anche per me. Carlo
HAP
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San Lorenzo può costare caro Non possiamo non chiudere la serata, peraltro decisamente fredda e con un vento pungente, senza fermarci stupefatti davanti ad un cielo stellato assolutamente senza precedenti per noi: a parte lo scarso inquinamento luminoso e l’altitudine che rende l’atmosfera più rarefatta e tersa, il numero di stelle visibili e la loro anomala collocazione data la latitudine hanno dell’incredibile. La stessa Via Lattea fa davvero onore al suo nome, stagliandosi come un nastro bianco nel buio. Qualcuno si ricorda che oggi siamo già in agosto e forse qualche anticipazione San Lorenzo ce la concederà. Il pensiero basta perchè ci si stenda sul prato (i più prudenti con la coperta addosso, io addirittura dentro al sacco a pelo) per trovare conferma dell’ipotesi. Pochi minuti, e si sentono i primi urli: a fine serata, qualcuno avrà avvistato qualcosa come 8-10 stelle cadenti. Ma, una volta a letto eccoci alle sorprese: uno dopo l’altro i Maturi cadono come frutti. Per primo Tommy si sveglia
all’improvviso e restituisce in un colpo al pavimento i due piatti di minestrone e lo spezzatino avidamente consumati a cena ( e per fortuna che aveva scelto il letto a castello più basso...) Ovviamente in camerata tutti ci svegliamo, senza sapere bene che fare, anche perchè non ci sono attrezzi per pulire e si rischia di avviare un effetto domino. decidiamo tutti di migrare dalle ragazze con coperte e sacchj a pelo, compreso il povero Tommy. Ma anche di là la situazione precipita, con diversi casi di problemi di stomaco ed intestinali che fanno pensare ad una congestione collettiva da freddo che deve aver accelerato l’infezione batterica in agguato. Senza scendere nei dettagli poco piacevoli, contiamo la mattina dopo i “caduti”: Tommaso, Daniele, Giulia, Silvia, Jolanda, Angela, cui nelle ore successive si aggiungeranno Andrea, Alessandro, Martina, Anna, Edoardo, Annalisa, Paolo e Marta. Ci salveremo in pochi davvero: io, Claudia, Chiara, Va l e r i a , Ta m a r a . Ma questa è storia per il prossimo numero.
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Un secchio per amico Da quanto hanno detto, dovrebbero essere circa le 9 del mattino. Non lo so con certezza perché non sono uscita dal letto se non per dare libero sfogo all’influenza gastrointestinale che ha colpito circa sei o sette di noi. Lo stanzone in cui dormiamo, pieno di letti a castello in legno, è passato da dormitorio stile campeggio a infermeria improvvisata che fa concorrenza a quella dei feriti di guerra. Questo paragone ci fa sorridere e ci sentiamo un po’ combattenti lesi sul terreno di battaglia; c’è ancora una traccia di spirito eroico…almeno fino a quando non ci troviamo faccia a faccia con il fondo del secchio. Il silenzio è assoluto, è buio e le ragazze cercano di riposare. L’unico suono è il ticchettio delle dita sui tasti del computer, l’unico chiarore la luce emessa dallo schermo. Quando il portone era aperto, s’intravedevano il sole ed il bel tempo. Penso a quello che ci stiamo perdendo: un giro nella foresta a bordo di una gip. Anni di sanità fisica buttati nel momento meno opportuno. Seguiamo i consigli di Don Romano: nella vita possono succedere tante cose, l’importante è non prendersi la seconda malattia ossia star male per quello che capita. Vista la sua saggezza è lecito credergli, anche se è difficile mandar giù il fatto di essere costretti ad un sacco a pelo ed un paio di coperte. “C’è del marcio in Danimarca”, ma
bisogna vedere il positivo. Sono ore in cui possiamo riposarci e riflettere, quando la mente è sveglia e abbastanza lucida. Ora siamo nella vera Africa, quella delle terre aride, scarsamente abitate; quella delle strade in terra battuta e sassi. Ci sono ancora automobili, non più lo smog di Nairobi. Finalmente si respira a pieni polmoni, senza paura di assorbire catrame e cherosene al posto di ossigeno. Mi sento quasi a casa per il prato, l’isolamento dalla vita cittadina, gli uccellini che ti svegliano con il loro canto e l’assenza di rete Wireless. Sesto al Reghena non è poi così differente e capisco che la tranquillità è uguale ovunque, nonostante 7000 chilometri di distanza. Ciò che conta è, di fatto, il proprio sentirsi bene con se stessi, ovunque. Anche il vecchio amico Seneca (dopo 5 anni di relazione, mi prendo la libertà di definirlo ‘my friend’, come funziona qui!) sosteneva che il benessere interiore fosse sufficiente per riconciliarsi con le proprie lacerazioni, non il cambiare luogo alla ricerca di chissà cosa. Tutto torna e in quest’Africa dalle mille contraddizioni, qualche risposta si può trovare, soprattutto nel lavoro con sè stessi. Silvia
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