ebrei

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1) IN CHE COSA CREDONO GLI EBREI? I principi fondamentali dell’ ebraismo sono i concetti di esistenza e di unicità di Dio e che i cinque libri della Torà (abitualmente conosciuti dai non ebrei come Pentateuco) sono stati scritti completamente su ispirazione divina.

L’ebraismo, più che sul credere si basa sull’ agire in conformità alle norme contenute nella Torà e nei suoi successivi commenti.

L’ ebraismo in sostanza non ha dogmi in cui credere, ma norme di comportamento da seguire.

2) E’ VERO CHE ASPETTANO ANCORA IL MESSIA? In tempi passati un messia (la parola ebraica corrispondente è mashiah [ = unto ] e designa in genere la figura di un re, in quanto il re veniva unto nella cerimonia della

nomina) era atteso come persona fisica come un re o come un capo capace di liberare gli

ebrei da situazioni politiche o sociali tristissime (asservimento all’ impero romano, persecuzioni,etc.)

La tendenza odierna è invece di considerare il messia piuttosto come un epoca messianica cioè un’ epoca di pace e di armonia in cui, come si legge in Isaia (cap. 2 v. 4) “le

genti spezzeranno le loro spade per farne vomeri, e le loro lance per farne falci; nessun popolo alzerà la spada contro l’ altro, e non impareranno più l’ arte della guerra”. O, come si legge in Michà ( Cap 4, vv.2-4) :”…allora da Sion uscirà l’ ammaestramento e da

Gerusalemme la parola divina .Egli giudicherà tutti i numerosi popoli, ammaestrerà le più potenti e remote nazioni, tanto che spezzeranno le loro spade per farne delle vanghe e le

loro lance per farne delle falci; nessuna nazione alzerà più la spada contro un’ altra e non impareranno più l’ arte della guerra. Ciascuno siederà sotto la propria vite e sotto il proprio fico, senza timore alcuno”.

Al raggiungimento di quest’ epoca “messianica” cioè all’elevazione e al miglioramento della società, ciascuno deve però contribuire con il suo buon comportamento. Solo con lo sforzo di ciascuno- e non certo con un intervento “ venuto dall’ alto”- potrà essere raggiunta l’ epoca messianica.


3)

PERCHE’

NON

COME MESSIA?

HANNO

RICONOSCIUTO

GESU’

Per vari motivi :

a) Prima di tutto Gesù non ha portato la pace nel mondo come avrebbe dovuto fare il Messia ma le guerre e le violenze sono continuate come prima (gli stessi cristiani credono che ci dovrà essere una seconda venuta di Cristo per realizzare ciò).

b) Il concetto di figlio di Dio ( nel senso cristiano, per cui Gesù è insieme uomo e Dio) ed il concetto di Trinità si scontrano con la concezione assolutamente monoteistica dell’ ebraismo.

c) Gesù, benché in un primo tempo abbia asserito di non allontanarsi dalle norme della Torà (base dell’ ebraismo), se ne poi è allontanato, e più ancora il suo apostolo Paolo, con il quale si è verificato il definitivo distacco dall’ebraismo.

d) Anche l’ idea del sacrificio umano in funzione di salvezza non è conciliabile con l’ ebraismo, tenendo anche presente che nella Torà è espressamente vietato il sacrificio

umano. Ricordiamo anche che Dio fermò la mano di Abramo che stava per sacrificare suo figlio Isacco.

e) Il cristianesimo inoltre ha abbandonato il concetto di centralità della Terra promessa, concetto fondamentale per gli ebrei, insieme a quello di popolo e di Torà.

4) CHE COSA PENSANO DI GESU’? E DI S. PAOLO? Gesù era un ebreo studioso della Legge. Ai tempi di Gesù c’erano diverse suddivisioni in seno all’ Ebraismo, rappresentanti di diverse scuole di pensiero e di stile di vita: farisei, sadducei, esseni, zeloti etc.

Gesù sembra essere stato avverso al metodo di interpretazione della Legge seguito dai maestri farisei, ed anzi nei Vangeli la parola “fariseo” assume un significato negativo (da

notare che l’ ebraismo moderno è appunto un ebraismo farisaico). Pare sia stato in polemica con la classe sacerdotale. Viveva comunque in seno all’ Ebraismo:ciò si deduce da vari passi dei Vangeli in cui sono riportate frasi che si rifanno alla Torà. Ad esempio

il precetto evangelico “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Matteo 22, v. 39) altro non è che una esplicita citazione di Levitico 19,V. 18.

E’ soltanto con Paolo che avviene la scissione tra ebraismo e cristianesimo e che si evidenziano delle differenze fondamentali e inconciliabili. E’ pure con Paolo che inizia l’ opera di evangelizzazione soprattutto con i pagani.


5) PERCHE’ GLI EBREI NON MANGIANO LA CARNE DI MAIALE?

Il non mangiare la carne di maiale è un particolare (forse il più conosciuto dai non ebrei)

delle regole che riguardano l’alimentazione (regole della Kasherut). Tali regole si trovano nella Torà come molte altre prescrizioni che riguardano i più svariati aspetti della vita:sociale, giuridica, di rapporto con gli altri con noi stessi, con Dio.

La vita di un ebreo è punteggiata di queste regole o norme di comportamento dette

Mitzvot (al sing.Mitzvà) la cui osservanza imprime un “modus vivendi”, una “disciplina di vita”, un’ abitudine a distinguere ed a riflettere su ogni aspetto della vita, da quelli più importanti a quelli più comuni.

Riguardo in particolare alle regole dell’ alimentazione, vi sono queste restrizioni e limitazioni riguardo al cibarsi di carne: sono permesse le carni dei quadrupedi ruminanti e con l’ unghia divisa in due (in pratica sono permessi bovini e ovini). Tra gli uccelli sono permessi quelli non rapaci.

Fra gli abitanti del mare i pesci veri e propri, forniti di pinne e squame (sono perciò esclusi i crostacei ed i molluschi).

L’ uccisione degli animali permessi, poi, (salvo i pesci) deve avvenire con regole ben precise in modo tale da ridurre al minimo la sofferenza degli animali, e da eliminare il sangue.

Inoltre - come è indicato tre volte nella Torà - non si devono mescolare nello stesso pasto cibi a base di carne con cibi a base di latte, o suoi derivati. 6) CREDONO NELL’ INFERNO E NEL PARADISO? Su queste problematiche che riguardano la sorte dopo la morte, l’ebraismo non dà risposte, precise, né offre dogmi in cui credere.

Nella Torà e nei libri posteriori, in particolare alcuni profeti, vi sono accenni al regno dei morti ed ad un’ epoca di risurrezione. Così pure vi sono brani liturgici che accennano a ciò.

Poiché però nulla è stato affermato di preciso, nell’ambito dell’ ebraismo possono convivere

Diverse correnti di pensiero e di scuole interpretative. Si va dai mistici cabbalisti ai

razionalistii che interpretano diversamente i brani suddetti. Comunque l’ identificazione di un ebreo si realizza non tanto in quello che crede circa il mondo futuro, quanto come agisce in questo mondo.


E’ l’ osservanza della mitzvot che caratterizza un ebreo, non quello che lui crede relativamente all’ al di là.

7) IL LORO LIBRO E’ L’ ANTICO TESTAMENTO? Quello che i non ebrei chiamano abitualmente Antico Testamento è il TANACH,

parola composta dalle iniziali di:TORA’, NEVIIM (Profeti), KETUVIM (Agiografi).

E’ costituito da: - TORA’ ( INSEGNAMENTO) :composto da cinque libri: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.

- PROFETI ANTERIORI; comprende i libri di Giosuè, Giudici, Samuele I e II,Re I e II.

- PROFETI POSTERIORI:comprende i libri di Isaia, Geremia, Ezechiele ed i dodici profeti cosiddetti “minori”.

- AGIOGRAFI: comprende i Salmi, i Proverbi, Giobbe, il Cantico dei Cantici, Echà (lamentazioni), Ecclesiaste, libro di Ester, Daniele, Ezra, Nehemia, Cronache.

Fra tutti questi testi, che fanno parte del CANONE BIBLICO, quello che ha maggiormente autorità è la Torà.

Oltre a questi testi,ed altrettanto basilari, vi sono la Mishnà ed il Talmud.

MISHNA’: (letteralmente:”Ripetizione”): è un complesso di norme rituali, civili e penali elaborate dai Maestri in aderenza agli insegnamenti della Torà. In pratica i Maestri, in particolare i maestri farisei, hanno approfondito, analizzato, interpretato la Torà deducendone norme concrete, pratiche, da applicare in ogni circostanza che si potesse verificare,un vero e proprio codice civile e penale

La Mishnà in un primo tempo venne trasmessa oralmente, da maestro ad allievo, (per

questo si chiama anche Torà orale), proprio per adattarla alle sempre nuove situazioni (giuridiche, sociali, etc.) che man mano potevano verificarsi. Poi però non fu più possibile trasmetterla oralmente e venne messa per iscritto(II sec. dopo E.V.). La Mishnà è divisa in 6 libri che trattano i seguenti argomenti: - leggi agricole; - feste;

- matrimoni, divorzi e simili; - danni a persone e proprietà. leggi commerciali e finanziarie; - culto al tempio;

- purità ed impurità.


TALMUD: Nel corso dei secoli successivi (all’ incirca dal II al VI sec. dopo E.V.) la Mishnà fu a sua volta commentata e discussa da una serie di studiosi e rabbini affinché ogni regola, di cui si ricerca sempre la fonte biblica, potesse essere adattata ad ogni circostanza concreta che si potesse verificare (o anche improbabile o ipotetica).

Il Talmud è come la “registrazione” di tutte le discussioni (per cui si trovano anche pareri diversi e discordanti) di questi studiosi. Il parere della maggioranza era in genere quello che prevaleva.

Il Talmud come opera letteraria ha la vastità di circa 12 volumi (tipo l’ Enciclopedia Treccani) ed ogni pagina è strutturata così:

Mishnà e Talmud indicano all’ ebreo la “via da seguire ” (“Halachà”) in ogni circostanza e, nel corso dei secoli, hanno rappresentato una ”patria spirituale” per gli ebrei dispersi, nonché un punto di riferimento e di unità. 8) GLI EBREI FANNO PROSELITISMO? In tempi passati (forse fino al secondo sec. dopo E.V.) ci fu proselitismo, interrotto quando l’ imperatore Adriano proibì la pratica della circoncisione.

Al giorno d’oggi non c’ è proselitismo sia per il rispetto verso altre religioni e modi di vita, sia perché diventare ebrei non apre vie ad alcun tipo di “salvezza” ,ma comporta invece un

impegno a conformarsi ad un determinato stile di vita nonché impegno allo studio. Impegni che non devono e non possono essere imposti.

L’unica forma di “proselitismo”, se così si può chiamare, dovrebbe essere l’ esempio che gli ebrei dovrebbero offrire con il loro modo di vivere, ispirato a moralità e rispetto del prossimo.


9 ) FESTEGGIANO IL NATALE ? Il Natale non fa parte della cultura e della vita ebraica in quanto è legato alla vita di Gesù, che, come abbiamo visto nelle risposte alle domande 3 e 4, è stato l’ iniziatore di

un movimento che si è allontanato completamente dai principi fondamentali dell’ ebraismo. 10 ) CHE COS’ E’ LA LORO PASQUA? La Pasqua ebraica ( in ebraico Pesach) ricorda la liberazione dall’ antico Egitto, sotto la guida di Mosè.

Dopo drammatiche vicende che tutti conoscono ( la dura schiavitù, l’ ordine emesso dal Faraone di uccidere tutti i neonati maschi, e successivamente la richiesta fatta da Mosè

al faraone di lasciar uscire gli ebrei dall’ Egitto, le dieci piaghe che si abbatterono sull’ Egitto), gli ebrei infine uscirono dall’ Egitto ottenendo così la libertà.

Tali avvenimenti, che devono essere insegnati e spiegati ”…ai figli ed ai figli dei figli per tutte le generazioni” come prescritto nella Torà, vengono rievocati e quasi rivissuti a Pesach.

Poiché l’ ebraismo si vive molto in famiglia, Pesach viene festeggiata con una vera e propria cerimonia che si svolge in seno alla famiglia riunita.

Tale cerimonia consiste in una cena chiamata Seder [= ordine] perché le varie fasi si svolgono secondo un ordine codificato.

Durante il Seder si legge un libro chiamato Hagadà di Pesach [= racconto di Pesach] e si mangiano cibi, già predisposti al centro della tavola, rievocati della vicenda. Ad esempio:

- azzime,in ricordo del pane che gli ebrei non avevano avuto il tempo di far lievitare in quella

drammatica notte prima della liberazione; - un impasto di frutta varia color mattone (charoset) in ricordo appunto dei mattoni che gli

ebrei erano obbligati a fabbricare quando erano schiavi; - erba amara,in ricordo dell’amarezza della schiavitù,

- uovo sodo, simboleggiante la sorte umana che cambia.

Inoltre si pone anche a centro tavola uno zampino d’ agnello ( che non si mangia) a ricordo dei tempi, durati fino alla distruzione del tempio di Gerusalemme, in cui si sacrificava un agnello per Pesach.


Durante il Seder adulti e bambini partecipano attivamente con domande e risposte,

letture e canti. Pesach è una festa molto sentita e rappresenta veramente la festa della libertà acquisita. 11) QUANDO E’ IL LORO CAPODANNO ? Il Capodanno ebraico (Rosh hashand) cade i giorni 1 e 2 del mese ebraico di Tishrì, data che corrisponde circa a settembre – ottobre.

Nella Torà tale data è indicata come “giorno del suono” e “giorno del giudizio”. Infatti, oltre che ricordare la creazione del mondo (significato aggiunto posteriormente), è un giorno di”presa di coscienza” che un nuovo periodo della nostra vita inizia.

Il suono dello Shofar (antichissimo strumento musicale costruito da un corno di ariete) a Rosh hashanà ha il significato di “ chiamare a raccolta” la nostra coscienza, di giudicare il nostro operato e programmarlo per l’anno che inizia.

Si usa a Rosh hashanà mangiare cose dolci (ad esempio miele) e con semi abbondanti (melograni, fichi) come augurio di un anno dolce ed abbondante (abbondante in buone azioni).

Rosh hashanà, più che una festa, può essere denominata una solennità appunto per il suo carattere solenne.

Rosh hashanà è poi seguito da dieci giorni di meditazione culminanti nel Kippur (vedi domanda n.13).

12) PERCHE’ LE LORO FESTE NON CADONO SEMPRE NELLA STESSA DATA? Le ricorrenze ebraiche cadono sempre alla stessa data secondo il calendario ebraico (ad esempio Rosh hashanà sarà sempre il 1 e il 2 Tishri), data che però non corrisponde sempre alla stessa data del calendario civile. La spiegazione è questa:

Il calendario civile si basa sul movimento di rivoluzione della Terra intorno al Sole, che dura 365 giorni e 6 ore circa, un anno appunto, l’ anno solare. Come si sa, ogni 4 anni,

quelle 6 ore non conteggiate, formano 24 ore, un giorno, il quale aggiunto, negli anni bisestili dopo il 28 febbraio. Il lunario ebraico si basa invece sul movimento della Luna

intorno alla Terra (29 giorni e mezzo circa). Dodici lunazioni, cioè un anno lunare, durano 355 giorni, circa 10 giorni in meno dell’ anno solare.


Questi giorni che si vanno ad accumulare formano ogni due o tre anni, o più esattamente

7 volte ogni 19 anni, 30 giorni, cioè un mese. Tale mese viene aggiunto a formare un tredicesimo mese;gli anni in cui si verifica questa aggiunta si chiamano “embolismici”.

Le discordanze fra calendario civile e lunario ebraico si spiegano appunto con la cosiddetta “sfasatura” tra i due metodi di conteggio dell’ anno. 13) SI CONFESSANO? Tra gli ebrei non esiste la confessione come intendono i cristiani, cioè come un sacramento ( non c’è analogo concetto nell’ ebraismo), che si esplica individualmente con l’ intermediazione di un prete.

C’ è però il giorno del Kippur ( 10 di Tishrì – vedi anche domanda n. 11), che costituisce

un giorno interamente dedicato all’ esame di coscienza, al ravvicinamento a Dio (“Teshuvà”) e all’ adempimento dei Suoi precetti.

In tale giorno si digiuna e ci si astiene da ogni attività. Praticamente si passa tutta la giornata al Beth- hakeneset [= sinagoga, letteralmente: casa di riunione).

Fra le varie preghiere previste, vi è anche la confessione che si dice collettivamente e che enumera una serie di mancanze o di cattivi comportamenti, che possono essere commessi sia volontariamente sia involontariamente.

E’ una confessione “ collettiva”, in quanto si pensa che ciascuno sia in parte corresponsabile se altri si sono comportati male.

Prima del giorno del Kippur, si deve inoltre rimediare ai peccati commessi contro il prossimo (ad esempio chiedendo scusa, riparando- ove possibile- i torti,etc.). 14) Perché fanno festa il sabato invece della domenica? Nei Dieci Comandamenti, che sono enunciati nella Torà due volte (Esodo 20, vv. 1 e segg ;Deuteronomio 5,vv.6 e segg.) è chiaramente prescritto di ricordare e osservare il Sabato (Shabbat).

Solo con il Cristianesimo il sabato è stato sostituito con la domenica. Lo shabbat ebraico è un giorno di riposo ( per sé e per gli altri, uomini e donne, padroni e

servi, stranieri e pure gli animali) intendendo per riposo non un giorno di semplice astensione dal lavoro, o di divertimento o di ozio, ma un giorno di pace e di armonia fra gli esseri umani;fra gli esseri umani e Dio; fra gli esseri umani e la natura.

In tal giorno non si pensa agli affari;non si fanno acquisti;non si usa l’automobile né si mettono in funzione apparecchi elettrici,etc.


Naturalmente però se c’è un caso di grave emergenza, con pericolo di vita, tutte le

suindicate norme devono essere tralasciate in vista della norma più importante e fondamentale che è la salvezza di una vita umana

Come tutte le giornate ebraiche, anche lo Shabbat inizia la vigilia, cioè il venerdì sera e termina la sera, all’ apparire di almeno tre stelle.

Lo shabbat è dedicato ad andare al tempio, a stare in famiglia e con gli amici, alla lettura ed allo studio e rappresenta per l’ ebreo veramente un giorno particolare, diverso dagli altri giorni.

15) PERCHE’ SEGUONO REGOLE COSI’ ANTICHE? Gran parte delle regole (mitzvot) non mi sembrano “ antiche”, ma piuttosto adatte a tutti i

tempi. Per non parlare dei Dieci Comandamenti, divenuti ormai patrimonio per tutta l’ umanità, ecco alcuni esempi scelti tra le tante regole:

a) “Non proferire notizie false;non essere complice di un malvagio prestandoti ad essere teste iniquo. Non seguire la maggioranza per fare il male” (Esodo 23,vv. 1 e segg.);

b) “Non farti corrompere perché il prezzo della corruzione acceca gli occhi dei saggi e rende tortuose le parole dei giusti” (Deuteronomio 16, v. 19);

c) “Quando vedrai il toro o l’ agnello del tuo fratello smarriti non dovrai disinteressartene, li dovrai invece restituire al tuoi fratello. E se il tuo fratello non sta

vicino a te o tu non lo conosci, li dovrai portare a casa tua e staranno presso di te fintanto che il tuo fratello ne faccia ricerca e allora glieli dovrai restituire” (Deuteronomio 22, vv. 1 e 2);

d) “Non dir male del sordo e davanti al cieco non mettere un inciampo”(Levitico 19, v. 14);

e) “Il forestiero dimorante con voi dev’ essere per voi uguale ad un vostro indigeno, ed amerai per lui quel che ami per te”(Levitino 19, v. 34);

Inoltre nella Mishnà e nel Talmud (vedi domanda 7) i rabbini, nel corso dei secoli, hanno

interpretato le norme della Torà adattandole alle situazioni concrete che si potevano presentare in ogni tempo e in ogni luogo. Tanto per fare un esempio banale, con riferimento alla regola sopra riportata al punto c), si parla di toro e agnello, ma nella

società di oggi, il dovere della restituzione si allarga naturalmente ai beni di oggi (automobili, portafogli, etc.).

Anche riguardo ad argomenti assolutamente attuali quali aborto eutanasia, donazione di

organi,etc,…i rabbini cercano di trarre delle regole di comportamento che siano in


accordo con i principi fondamentali espressi dalla Torà, quali l’ assoluto rispetto per la vita.

Si può dire in conclusione che le norme da seguire (Halachà) non sono né antiche né moderne, ma eternamente valide, pur con gli adattamenti ai nuovi casi che si possono presentare oggi. 16)

SEGUONO

LA

REGOLA

OCCHIO E DENTE PER DENTE?

DELL’

OCCHIO

PER

Questa frase, che tanto è stata citata a sproposito dagli antisemiti, significa solamente e

semplicemente secondo tutta la tradizione ebraica e la halachà (parola che come già si è visto,vuol dire “la via da seguire”) che ogni danno procurato deve essere risarcito pecuniariamente in proporzione alla parte del corpo lesa (un po’ come fanno oggi le Assicurazioni). 17)

QUALI

SONO

IN

SOSTANZA

LE

DIFFERENZE

FONDAMENTALI FRA EBRISMO E CRISTIANESIMO? Le differenze fondamentali sono:

a) Per l’ ebraismo Gesù è una persona normale; così pure Maria : la parola almà - che si trova in Isaia 7, v. 14- viene tradotta come “vergine” nei testi cristiani, mentre in ebraico ha il significato di “ donna”;

b) Nell’ ebraismo non ci sono dogmi, non ci sono affermazioni di fede, né Santi, né un’

autorità centralizzata. Nell’ ebraismo è essenziale invece l’ azione, il comportamento, l’ osservanza delle mitzvot che ci sono state date da Dio;

c) L’ ebraismo non dà molta importanza alla vita ultraterrena, bensì a questa vita, cercando di migliorarla e di elevarla;

d) Non è prevista né auspicabile nell’ ebraismo alcuna forma di vita monastica, o ascetica, o in solitudine, ma una vita in mezzo alla società ed al servizio di essa. 18) COME SI CHIAMA LA CHIESA DEGLI EBREI? Si chiama Beth hakeneset, che letteralmente vuol dire luogo di riunione e che si traduce come

Sinagoga. Non bisogna infatti confondere la sinagoga con il Tempio. Il vero unico Tempio fu quello di Gerusalemme, fatto costruire dal re Salomone e che venne distrutto una prima


volta da Nabuccodonosor nel 560 avanti E. V.; poi ricostruito e distrutto definitamene nel 70 dopo E. V. dall’ imperatore Tito.

Del Tempio rimane solo una parte del muro occidentale.

Nel Tempio era in vigore ancora il culto centralizzato per tutti gli Ebrei, basato su offerte (di olio e farina) e sacrifici di animali (capretti , agnelli, tori).

Le funzioni erano svolte dalla classe sacerdotale (Cohanim), classe le cui funzioni si estinsero con la distruzione del Tempio.

Dopo tale distruzione, che coincise con la caduta politica del regno ebraico e la grande dispersione degli ebrei (diaspora)-già ce n’era stata una in precedenza durata circa 50

anni-acquistarono grande importanza i centri di studio e di preghiera e le scuole di pensiero. Tali centri di studio e di pensiero e di preghiera- che mantennero vivo l’ebraismo anche in periodi di grande avversità-sono gli antenati delle odierne sinagoghe. 19) COM’E’ LA LORO MESSA? Non esiste “messa” nell’ebraismo. Ci sono tre momenti di preghiera pubblica, cioè alla presenza di almeno dieci uomini adulti,[=miniàn], ogni giorno:

-preghiera del mattino [=shachrit]

-preghiera del pomeriggio [=minchà] -preghiera della sera [=arvit].

La parola “preghiera” non traduce però esattamente il termine ebraico “tefillà”,che costituisce un complesso di benedizioni a Dio,lodi, salmi, invocazioni e glorificazioni dette- nella funzione pubblica- secondo un ordine stabilito ed unificato che si trova in un libro chiamato “machazor ” o “siddur ”.

La funzione del sabato mattina è più lunga e solenne degli altri giorni. Punto centrale della funzione del sabato è la lettura di un brano della Torà (ogni settimana viene letto

un brano della Torà, chiamato “Parashà”;in capo ad un anno si arriva alla fine e subito si ricomincia daccapo la lettura). La lettura del brano della Torà è seguito dalla lettura di un brano dei Profeti o di altri libri. A queste letture segue solitamente una spiegazione o un pprofondimento da parte del Rabbino o altra persona competente.

La lettura della Torà viene fatta su un rotolo di carta pergamena scritta a mano con grande cura (Sefer Torà).Tale rotolo abitualmente si trova dentro un particolare

armadio (Aron hakodesh=armadio sacro) e da lì viene estratto, con grande solennità, al momento della lettura;dopo la lettura viene riposto con altrettanta solennità.


Le funzioni possono essere officiate da qualsiasi maschio adulto che abbia la

competenza necessaria. Non è indispensabile che sia un rabbino (vedi anche domanda 25). 20) PERCHE’ LE DONNE HANNO POSTI SEPARATI NELLE SINAGOGHE?

E’ una consuetudine che ha due motivazioni.

La prima, più antica, è di non dare motivo di distrazione durante le funzioni. La seconda è che le donne non sono tenute ad osservare le Mitzvot che si svolgono ad

orario fisso, come sono appunto le funzioni in sinagoga, dovendo sovente assolvere ad altri compiti nell’ambito familiare. Hanno naturalmente il diritto, ma non il dovere di partecipare alle funzioni pubbliche; cioè in altre parole possono o no intervenire senza trasgredire ad alcuna Mitzvà.

Ciò non significa che la donna sia considerata inferiore; ha semplicemente altri doveri altrettanto importanti e qualificanti ebraicamente. 21) PERCHE’ GLI UOMINI METTONO UNA PAPALINA IN TESTA?

Tenere il capo coperto è un’ usanza e non una prescrizione. Tale usanza risale a tempi e luoghi in cui il capo coperto era segno di rispetto e sottomissione.

22) PERCHE’ LE FUNZIONI SONO IN EBRAICO E NON IN ITALIANO? Per tre motivi: a) L’ ebraico è stato, in secoli di dispersione in mezzo a popoli con lingue diverse, un elemento unificante fortissimo.

b) Qualsiasi traduzione è necessariamente imperfetta, come dice il proverbio “tradurre è un po’ tradire” .Abbiamo visto ad es.(domanda 17) che la parola ebraica almà [=donna] è stata tradotta come “vergine”.

Inoltre nella traduzione non solo le singole parole, ma la struttura della frase, le ripetizioni di uno stesso termine etc. …,con i relativi significati, perdono il loro senso originario.

c) Nell’ ebraismo anche la lingua stessa, con i suoi caratteri di scrittura, ha in sé qualcosa di sacro.


23) E’ VERO CHE A 13 ANNI I RAGAZZI FANNO UNA CERIMONIA SPECIALE?

I ragazzi a tredici anni, e le ragazze a dodici, diventano ebraicamente adulti, cioè sono tenuti ad osservare le mitzvot ed a comportarsi in modo aderente ai principi dell’ ebraismo.

Tale tappa molto importante nella vita di un ebreo si chiama Bar- Mitzvà per i maschi e Bath-Mitzvà per le femmine (rispettivamente = figlio/figlia della Mitzvà) o, più genericamente, Maggiorità Ebraica.

Il primo sabato successivo al compleanno, il ragazzo legge per la prima volta in pubblico

una parte del brano settimanale della Torà. Ultimamente in alcune Comunità è invalso l’uso per le femmine di leggere, in tale occasione, un commento o una spiegazione del brano settimanale. E’ consuetudine che il rabbino faccia un discorso augurale. Rinfresco e regali sono di contorno a tale cerimonia. 24) COM’ E’ UN MATRIMONIO EBRAICO? Il matrimonio non è un sacramento, in quanto non esiste nell’ ebraismo un concetto equivalente al sacramento cattolico. E’ piuttosto un contratto.

Le fasi più salienti di un matrimonio ebraico sono:

a) Lo sposo dà alla sposa un anello, accompagnandolo con le parole: “Ecco, con questo anello tu sei sacra per me, secondo la legge di Mosè e di Israele”,

b) Il rabbino consegna alla sposa un documento, firmato da entrambi gli sposi e dai testimoni, chiamato Ketubbà, in cui sono elencati i doveri del marito verso la moglie (economici affettivi etc.)

c) Vengono dette o cantate sette benedizioni particolari per i matrimoni.

d) Si rompe con il piede un bicchiere in segno di lutto in ricordo della distruzione del Tempio di Gerusalemme, poiché anche nelle occasioni più liete non bisogna dimenticare questo triste avvenimento.

Tutta la cerimonia deve svolgersi sotto un baldacchino (poco importa che sia in sinagoga o fuori o sotto il cielo stellato), il quale è costituito da un semplice telo sostenuto da quattro pali, e simboleggia il tetto coniugale.

Dopo la cerimonia vera e propria gli sposi devono appartarsi da soli per alcuni minuti per significare l’ inizio della loro coabitazione. Seguono poi normali festeggiamenti.

Naturalmente vengono svolte anche le procedure richieste per il matrimonio civile, avendo il rabbino la qualifica di ufficiale di Stato Civile.


Da notare infine che nella legislazione ebraica è sempre stato previsto- sebbene con cautela e restrizioni- una forma di divorzio.

25) IL LORO PRETE SI CHIAMA RABBINO? Il rabbino NON è un prete.

La parola rabbino significa “nostro maestro”. Il rabbino è una persona che ha fatto studi superiori di ebraismo, conseguendo un apposito titolo di studio e che per la sua cultura,

preparazione,erudizione, nonché per doti morali, ha autorità in campo ebraico ed è il responsabile di qualsiasi questione riguardante l’ ebraismo, nella Comunità di cui è capo.

Come già detto, le funzioni possono essere officiate anche da altre persone (maschi adulti) purchè siano competenti.

Il rabbino si sposa ed ha famiglia. Ogni Comunità di una certa consistenza ha un rabbino e nelle Comunità maggiori, questo può essere coadiuvato da uno o più vice- rabbini.

Le competenze e gli incarichi principali sono: tutte le questioni riguardanti il culto; l’ applicazione della halachà (vedi risposte 7 e 15); lo svolgimento di lezioni a vari livelli, etc.

Per le questioni particolarmente importanti si riunisce in genere un tribunale rabbinico formato da tre rabbini.

26) COME SONO LE LORO PREGHIERE? E QUAL’ E’ IL LORO RAPPORTO CON DIO? Riguardo alle preghiere, bisogna chiarire che l’approccio dell’ ebreo alla preghiera non è in genere motivato da impulsi personali o sentimenti estemporanei. Benché tale tipo di

preghiera spontanea sia ammessa, in generale la preghiera, per l’ ebreo, ha una forma fissa e codificata e, prescindendo da ogni situazione, sentimento o richiesta personale, rappresenta un atto di omaggio e di sottomissione alla potenza divina ed è espressione-

uguale per tutti- di volta in volta di riconoscimento, di glorificazione, inno,lode, petizione, ringraziamento, benedizione nei riguardi di Dio.

Del formulario liturgico o Tefillà già è stato risposto alla domanda 19.

Ma c’è un’ altra forma di “preghiera” caratteristica ebraica : la berachà [=benedizione].La berachà è una benedizione diretta a Dio che accompagna moltissimi atti della vita quotidiana e forse può definire il rapporto uomo- Dio.

Anche atti che appaiono umili e modesti come mangiare un pezzo di pane o un frutto,

bere del vino,annusare un profumo etc. acquistano una loro elevatezza e santificazione, perché accompagnati dalla formula dell’ apposita benedizione, che sempre inizia


così:”Benedetto Sei Tu, o Signore Dio Nostro, Re del mondo…”per poi terminare a seconda dei casi con “…che estrai il pane dalla terra” o “…che crei il frutto della vite” , etc.

Le benedizioni accompagnano pure le azioni che noi compiamo perché prescritteci dalla Torà ed allora la formula è la seguente: “Benedetto sei Tu o Signore, Re del mondo,

che ci hai santificato con i tuoi precetti e ci hai ordinato di…..” ed il seguito varierà a seconda dei casi.

In sostanza attraverso le benedizioni tutti gli atti che noi compiamo, tutte le cose di cui

godiamo vengono collegate a Dio ed acquistano perciò un’ impronta di santità. Facendoci meditare sui doni di cui siamo beneficiari, nonché sul significato delle nostre azioni.

27) PERCHE’ SONO IL POPOLO ELETTO? Questa “elezione” tanto discussa, che ha la sua fonte in un verso dell’ Esodo “mi sarete reame di sacerdoti e popolo santo”, viene da noi intesa come impegno all’ osservanza

delle mitzvot,una maggiore responsabilità, un esempio di vita” santa” (“santo” nel significato biblico di “distinto” dagli altri per il livello di vita intriso di moralità e di rispetto per la vita umana nostra ed altrui).

Chiunque accetti le regole della Torà, le segua, e viva in modo “santo”, cioè si distingua dagli altri per il modo di vita elevato, può far parte di questa cosiddetta “elezione”. 28) COME SI FA A DIVENTARE EBREI? Non è tanto facile diventare ebrei,in quanto chi vuol diventare ebreo deve impegnarsi a vivere da ebreo, cioè a seguire le regole di vita ebraiche, nonché impegnarsi allo studio dei testi fondamentali.

L’ ebraismo non è una religione “di salvezza”, non offre “facilitazioni” : è un impegno di

vita. A chi desidera diventare ebreo si fa presente questo, affinché non pensi che la “conversione” sia una cosa da nulla. Se persiste nell’ intenzione dovrà studiare ed incominciare ad osservare le mitzvot. Quando il rabbino ritiene che sia sufficientemente

preparato, si presenterà al tribunale rabbinico (in ebraico Beth Din),composto da tre rabbini, che lo dichiarerà ebreo a tutti gli effetti.

Se il candidato è maschio, deve sottoporsi alla mitzvà della circoncisione (ai maschi nati ebrei la circoncisione viene fatta l’ ottavo giorno dalla nascita). Se è femmina, deve fare il bagno rituale.

Se ritratta di una coppia sposata, dovranno rifare un matrimonio ebraico.


29)

CHE

COS’E’

QUEL

METTONO AL TEMPIO?

MANTO

CHE

GLI

UOMINI

Il manto di preghiera che indossano gli uomini alla preghiera del mattino (solo a Kippur anche alla sera) si chiama Tallet.

L’ importanza del Tallet sta tutta nei fiocchi o frange che ci sono ai quattro angoli.

Nel terzo brano dello Shemà (che è un brano di Numeri cap. 15,vv. 37- 38) c’è l’ ordine dato dal Signore ai figli di Israele di porre una speciale frangia (zittit) ai quattro angoli del proprio vestito: “Parla ai figli di Israele e di’ loro che si facciano delle frange agli angoli delle loro vesti per le loro generazioni e mettano sulla frangia dell’angolo un filo di

lana azzurra.Esse saranno per voi delle frange,le quali, quando voi le vedrete,ricorderete tutti i precetti del Signore e li eseguirete, e non devierete seguendo il vostro cuore ed i vostri occhi”.

Poiché i vestiti odierni non hanno i quattro angoli come gli antichi mantelli, per continuare

ad eseguire questo precetto è nata la necessità di questo manto.Agli angoli di esso si trovano appunto particolari frange o fiocchi fatti con fili avvolti e annodati in numero ben

preciso. Se teniamo presente che l’ alfabeto ebraico ha anche un valore numerico ( cioè ogni lettera corrisponde ad un numero) facendo corrispondere il numero degli

avvolgimenti e annodamenti dei fili alle lettere corrispondenti, si ottengono le quattro consonanti che indicano il nome di Dio.

In parole povere questi fiocchi hanno la funzione che aveva presso i nostri nonni il “il nodo al fazzoletto” cioè quello di farci ricordare.Nella fattispecie farci ricordare la nostra ebraicità.

30) CHI SONO I CHASSIDIM? I chassidim [ = pii ] sono i seguaci di un movimento nato in Polonia nella prima metà del diciottesimo secolo.

In quegli anni gli ebrei polacchi attraversavano un periodo di grandi angustie politiche,economiche ed anche spirituali in seguito alla disillusione subita per un

presunto “messia” nella persona di Shabbatai Zevì che, dopo aver trascinato e illuso le folle, si era poi convertito all’ islamismo.

Si aggiunga a questa situazione storica, economica, psicologica tremenda anche una tendenza di certi rabbini dell’ epoca a dare soverchia importanza sia alla parte ritualistica, sia allo studio ed all’ erudizione talmudica.

Sipuò dire che il “chassidismo” divampò e si diffuse come un lampo, quasi come una rivalsa a questo stato di cose.


Iniziò come una rivolta dei “non istruiti” facendo prevalere le emozioni sull’ intelletto. Il rapporto con Dio, secondo il chassidismo, poteva avvenire attraverso preghiere gioiose, spontanee, accompagnate da canti e balli, meglio che con i rituali e lo studio.

Ai rabbini studiosi,eruditi e razionali si preferivano persone trascinatrici e carismatiche come il fondatore del movimento, soprannominato il Baal Shem Tov [= maestro del buon nome].

Emersero pure le figure degli Zaddikim, uomini giusti,perfetti, le cui parole non potevano

essere messe in dubbio perché i discepoli credevano in loro e nella loro vicinanza con Dio.

I chassidim furono in contrasto con i rabbini più colti ed intellettuali ma, con il passare degli anni, queste due tendenze rinunziarono al loro estremismo :i chassidim riconobbero l’ importanza dell’ ordine tradizionale mentre i loro oppositori riconobbero al chassidismo un’ anima ricca di fantasia, poesia e umanità.

Gli effetti del chassidismo sono sopravvissuti fino ai giorni nostri. Rabbini carismatici, eredi spirituali del Baal Shem Tov,si trovano ancor oggi a New York come a

Gerusalemme ed in altre città, ed ancor oggi con il loro ascendente raccolgono intorno a sé masse di fedeli.

Alcuni di questi gruppi, per “segnalare” anche esteriormente la loro ideologia, si vestono con abiti che erano di moda nella Polonia del 1700 .barracani neri, camicia bianca, grandi cappelli di pelliccia e, in ossequio ad una norma della Torà (Levitico 19, v. 17) restrittivamente interpretata, si lasciano crescere alle tempie lunghi e caratteristici boccoli (in ebraico peòt).

Quando pregano, anche il loro corpo accompagna la preghiera con movimenti ritmici ed inchini.

31) DOPO TANTI ANNI PERDONANO I TEDESCHI CHE HANNO

UCCISO

STERMINIO ?

TANTI

EBREI

NEI

CAMPI

DI

Nessuno ha il diritto di perdonare uccisioni e misfatti compiuti su altre persone, soprattutto se le persone che li hanno compiuti non hanno dimostrato pentimento.

Quello che dobbiamo fare è ricordare e far ricordare, affinché tali misfatti non accadano più.

32) PERCHE’ SONO SEMPRE STATI PERSEGUITATI ?


Questa è una domanda che si potrebbe fare più propriamente a coloro che ci perseguitarono.

Comunque le motivazioni possono essere ricercate soprattutto in due direzioni:

a) In primo luogo per secoli la Chiesa ha condannato gli ebrei per non aver creduto in Gesù come Messia e figlio di Dio, e per averlo condannato a morte:l’accusa di deicidio

fu “cancellata” solo nel 1965 ad opera della dichiarazione “Nostra aetate” , approvata nell’ ambito dei lavori del Concilio Vaticano II (propulsore di tale documento fu papa Giovanni XXIII).

L’ atteggiamento della Chiesa ha influito negativamente per secoli, creando un “humus” di negatività nei confronti degli ebrei.

b) Gli ebrei hanno sempre cercato di mantenere a tutti i costi la loro “ebraicità” cioè la loro identità ebraica.

Nei molteplici paesi in cui si sono trovati a vivere, hanno sempre rappresentato una

minoranza, distinta dal resto della popolazione e, come capita per le minoranze, facilmente presa di mira in ogni occasione. 33) E’ VERO CHE GLI EBRI ERANO USURAI? Questo è uno degli stereotipi negativi riguardo gli ebrei. L’ origine storica è questa : nel medio evo moltissime professioni e mestieri erano vietati agli ebrei, come pure il possedimento di terreni.

Gli ebrei potevano esercitare pochissime attività fra cui : commercio soprattutto di abiti usati, medicina, prestito di denaro ad interesse,che era invece precluso ai cristiani, e poche altre.

Gli ebrei si orientavano necessariamente verso questi sbocchi lavorativi. I “prestatori di denaro” erano oltretutto molto richiesti dai nobili e dai signori delle varie

città e rappresentavano - nell’ economia di una città o di uno stato – quello che oggi rappresentano le banche.

Quando queste restrizioni vennero meno, gli ebri si dedicarono ad altre svariatissime attività (scienze, musica, etc.), ma lo stereotipo negativo continuò. 34) PERCHE' DENTRO LA SINAGOGA NON SI VEDE

NESSUNA LAMPADA A SETTE BRACCIA CHE E’ COSI’ IMPORTANTE PER GLI EBREI? La lampada a sette braccia (Menorà) era un prezioso arredo del Santuario mobile costruito durante gli anni di peregrinazione nel deserto e si trovava proprio davanti alla


zona più importante che racchiudeva le Tavole della Legge.La sua forma era stata

dettagliatamente prescritta dal Signore che aveva dato tutte le prescrizioni per la costruzione di detto Santuario (Esodo 25, vv. 31- 36).

Quando poi venne costruito dal re Salomone il Tempio di Gerusalemme, la Menorà fu posta lì.

Quando il Tempio di Gerusalemme venne distrutto dall’ imperatore romano Tito, la Menorà venne presa come bottino di guerra. Sull’ arco di Tito a Roma si può appunto vedere la scena del trionfo di Tito, con i prigionieri e la Menorà al seguito del vincitore.

Da quando non c’ è più il Tempio, non c’ è neppure più la Menorà e proprio per sottolineare la differenza tra sinagoghe e Tempio ( vedi risposta 16 ), non si mettono in

sinagoga lampade a sette braccia. La Menorà è diventata praticamente un oggetto

simbolico e modellini di Menorà vengono usati come soprammobili, senza però avere più un valore nello svolgimento di alcuna funzione. 35) CHE COSA E’ LA CABBALA? La cabbalà è un’ antichissima corrente mistica che comprende un complesso di dottrine esoteriche volte ad indagare ed a dare spiegazioni su temi quali la natura di Dio, le modalità della creazione, la natura dell’ anima e dell’ universo, il significato del bene e del male, la funzione della preghiera e così via.

La cabbalà ha avuto vari centri di diffusione, fra cui la Spagna (XIII e XIV) e, in seguito alla cacciata degli ebrei dalla Spagna nel 1492, la città di Safed in Galilea in cui emerse il grande cabalista Isaac Luria.

Un testo fondamentale della cabbalà è lo “Zohar” [ = “splendore” ].

I cabalisti non si allontanano dalla Torà, ma ne propongono nuove chiavi interpretative al fine di raggiungere e svelare i significati e gli aspetti più “nascosti” del testo sacro.

Ad esempio uno degli approcci interpretativi si basa sul fatto che ogni lettura ebraica corrisponde ad un valore numerico. Un indagine approfondita ed a volte audace sulle lettere e le parole usate nel testo, la loro ripetizione, la loro vicinanza o lontananza, etc. ed il valore numerico corrispondente, apre le porte a nuove e inaspettate interpretazioni.

I seguaci delle delle dottrine cabbalistiche costituiscono un gruppo in seno all’ ebraismo ufficiale.Pur avendo avuto oppositori nel corso dei secoli, hanno però sempre fatto parte dell’ ebraismo, non essendo questo legato a dogmi (vedi domande 1 e 17).

La loro influenza si è sentita soprattutto nella liturgia, avendola arricchita di canti e inni. I cabbalisti hanno forse anche influenzato la nascita del chassidismo (vedi domanda 30). Non hanno invece avuto influenza sulle norme di vita ebraica (halachà).


L’ interpretazione “numerica” ha dato adito a degenerazioni e a volgarizzazioni varie anche in campo non ebraico (magia, sogni, amuleti) che hanno nuociuto non poco alla conoscenza della cabbalà teorica e speculativa. 36) NON E’ DIFFICILE RICORDARE TANTE REGOLE E NORME DI COMPORTAMENTO ? E NON SI E’ UN PO’ “LEGATI” DA ESSE ? Per fare un esempio banale, anche il codice della strada ha tanti articoli;non parliamo poi dei codici civili e penali. Eppure guidiamo la macchina e viviamo da buoni cittadini anche

senza ricordare tutti gli articoli e i commi, poiché siamo inseriti in questa cultura. E se sorgono dubbi o contestazioni si può ricorrere ad un esperto (avvocato, giurista, etc.).

Così è anche per l’ ebraismo. Se si è immersi in questa “cultura”, le MITZVOT [ = norme] entrano a far parte del nostro orizzonte e del nostro comportamento, e se si hanno dubbi ci si può rivolgere ai Rabbini o consultare i testi.

Riguardo al fatto se si è “legati” da queste norme, ritorniamo all’ esempio dei codici. E’

indispensabile che esistano perché garantiscono un minimo di civile convivenza tra le persone.

Però lasciano largo spazio alle iniziative ed alle scelte personali. E così è per le mitzvot,le quali oltretutto ci inducono ad una continua riflessione ed ad un

continuo “distinguo” tra ciò che è permesso e ciò che non è permesso fare, abituando l’ individuo a riflettere prima di agire.


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