Periodico di informazione del Comune di Gavardo
N. 8/giugno 2008
NUOVA SCUOLA PRIMARIA L’esproprio inevitabile POLIZIA LOCALE La sicurezza nei fatti Mostre Istanti al Vecchio Mulino SPECIALE AMBIENTE Microcosmi nelle acque di casa nostra
PROGRAMMI DELL’ESTATE Metti una sera a... Gavardo
Comune di Gavardo
SOMMARIO Periodico del Comune di Gavardo N. 8 / Giugno 2008 In copertina La ricreazione, da un abbecedario del 1912 Aut. Trib. di Brescia n° 34/1999 del 17 Novembre 1999 Editore Comune di Gavardo Direttore Responsabile Gian Battista Tonni
EDITORIALE 3 Nuova Scuola Primaria : l’esproprio inevitabile ISTITUZIONI E ASSOCIAZIONI 4 Progetto Sahrawi: dopo tanta sabbia… 5 A Meheba 6 L’allarme degli apicoltori 7 Tappa ad El Alamein
Capo Redattore Maurizio Abastanotti Redazione Sonia Braga, Luca Cortini, Francesca Goffi, Elisa Napoli, Laura Prandini, Diego Ortolani, Clara Simoni, Andrea Venturelli, Alberto Zanetti. Fotografie A. Maruelli, G. Lani, S. Veneziani, M. Piccoli, A. Micheli, B. Meloni, A. Nolli. Progetto grafico, impaginazione, raccolta pubblicitaria Eridania Editrice Srl Via Degani, 1 42100 Reggio Emilia Tel. 0522 232092 - 926424 Fax 0522 231833 www.eridania-editrice.it info@eridania-editrice.it Stampa: Litocolor - Guastalla (RE) Copie: 5.000
AMMINISTRAZIONE COMUNALE 8 Polizia locale: la sicurezza nei fatti 9 Gli alberi di via Mazzini 10 Politiche giovanili 10 Il piano socio-assistenziale 11 Santelle ventenni 12 Asilo Nido 13 La rotonda abbandonata 13 Lavori in corso TRACCE DI MEMORIA 4 Eugenio Bertuetti: il giornalista, il critico d’arte, 1 ma soprattutto il raffinato scrittore 15 Un popolo senza anagrafe
Diffusione gratuita È vietata la riproduzione di testi, grafica, immagini, impostazione. Eridania Editrice Srl non si assume nessuna responsabilità diretta e indiretta sull’esattezza dei dati e dei nominativi contenuti nel presente periodico, nonchè sul contenuto dei testi, degli slogan, sull’uso dei marchi e delle foto da parte degli inserzionisti.
MOSTRE 16 Istanti al Vecchio Mulino SPECIALE AMBIENTE 7 Microcosmi: vita quasi segreta 1 nelle acque di casa nostra 18 La rana pirata CONTRIBUTI ALLA DISCUSSIONE
L’ AGENTE SPECIALE PER LA TUA PUBBLICITA’ Di questo numero sono state stampate e distribuite gratuitamente 5.000 copie.
19 Il bene comune, il coraggio e la paura 20 GRUPPI CONSILIARI PROGRAMMI DELL’ESTATE 22 Metti una sera a… Gavardo
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EDITORIALE
Nuova scuola primaria L’esproprio inevitabile Il 13 giugno scorso l’Amministrazione Comunale di Gavardo ha dato esecuzione al decreto di esproprio relativo all’area dove sorgerà la nuova scuola elementare. Non è stato un passaggio facile perché non è nella nostra cultura entrare in casa d’altri alla presenza dei funzionari dell’Ufficio Tecnico, della Polizia Locale e del fabbro che apre le serrature, ma tutti a Gavardo siamo coscienti della necessità della realizzazione del nuovo edificio della scuola primaria. Ripercorrendo sommariamente la storia “recente” di questo progetto ci si può rendere conto della fatica politica e amministrativa che serve per realizzare un’opera pubblica. Storia di un progetto: gli ostacoli e le fatiche • Il 23 dicembre 2002 viene approvato il progetto preliminare • Il 9 giugno 2004 viene approvato il progetto definitivo, viene dichiarata la pubblica utilità e l’urgenza dell’opera pubblica, viene deciso di dare corso al procedimento espropriativo dei terreni e degli immobili posti in via Dossolo n° 35 di proprietà dei sigg. Cavagnini Pierina, Prandini Leonella e Prandini Ulisse e che da diversi anni sono vincolati alla realizzazione della scuola nei vari Piani Regolatori di Gavardo • Il 20 agosto 2004 viene notificato l’avvio del procedimento per la determinazione dell’indennità di espropriazione, distintamente ad ognuno dei comproprietari a mezzo dell’Ufficiale Giudiziario presso il Tribunale di Brescia, Sezione di Salò • Il 24 novembre 2004 il terremoto mette in evidenza, se ce ne fosse ancora bisogno, la estrema necessità di una nuova scuola. • Il 30 agosto 2005 è stata notificato il provvedimento di determinazione in via provvisoria della misura dell’indennità di espropriazione degli immobili, con l’allegata perizia di stima, che ai sensi della norma in vigore, era di Euro 239.000. • Il 4 novembre 2005, decorsi inutilmente tutti i termini per trovare eventuali accordi sul valore degli immobili, la somma di Euro 239.000 viene depositata dall’Amministrazione Comunale presso la direzione provinciale del Ministero del Tesoro affinché venga messa a disposizione degli espropriandi Durante tutto questo tempo vengono comunque mantenute aperte tutte le strade possibili per giungere ad una definizione concordata della trattativa,
visto che a questo punto era possibile emettere il decreto di esproprio. • Il 4 maggio 2006, viene rinnovata da parte del Comune di Gavardo nei confronti della proprietà l’offerta per definire bonariamente l’acquisizione dei beni immobili occorrenti per la costruzione della nuova Scuola Elementare • Il 10 maggio 2006, finalmente, i sigg.ri Cavagnini Pierina, Prandini Leonella, Prandini Ulisse, con lettera assunta al protocollo generale dell’Ente al n. 0006829, comunicano il loro assenso alla cessione degli immobili a determinate condizioni indicate nella medesima • Il 15 febbraio viene firmato l’accordo bonario, ad interruzione della procedura espropriativa, fra i sigg.ri Cavagnini Pierina, Prandini Leonella, Prandini Ulisse ed il Comune di Gavardo, che prevede, sostanzialmente, quanto segue : - a fronte dell’acquisizione degli immobili occorrenti per la costruzione della nuova Scuola Primaria, 1° lotto funzionale, il Comune di Gavardo provvederà a cedere in permuta ai sigg.ri Cavagnini Pierina, Prandini Leonella, Prandini Ulisse, la piena proprietà di un’area edificabile urbanizzata situata in via N. Baronchelli di mq 1422 acquisita nel frattempo ed a riconoscere agli stessi, quale conguaglio, la somma di Euro 50.000,00; - verrà mantenuto a favore della sig.ra Cavagnini Pierina il diritto di usufrutto vitalizio sulla porzione di fabbricato in cui la stessa attualmente abita in quanto di esso ne è prevista la demolizione in una fase successiva; - la lite pendente avanti al Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia - Sezione di Brescia - promossa dai menzionati comproprietari avverso la deliberazione della Giunta Comunale n. 153 del 23 dicembre 2002, di approvazione del progetto preliminare per la realizzazione della nuova scuola elementare di Gavardo, ed avverso la deliberazione della Giunta Comunale n. 97 del 9 giugno 2004, di approvazione del progetto definitivo di tale scuola - 1° lotto funzionale -, e di ogni altro atto e/o provvedimento ad essa presupposto, connesso e consequenziale, rubricata al n. 490/2003, verrà abbandonata a spese compensate; • Il 25 giugno 2007 il Consiglio Comunale approva l’accordo bonario. A questo punto chi legge penserà: ma allora
Terreno dove sorgeranno le nuove scuole
perché siete dovuti ricorrere ancora all’esproprio? Perché la storia è ancora lunga! Un momento delicato Infatti gli accordi dovevano essere formalizzati davanti ad un notaio. Purtroppo la vita ha presentato i suoi conti e la moglie del sig. Ulisse Prandini prima, e la sig.ra. Pierina poi, venivano a mancare. Non erano questi i momenti per preoccuparsi di questioni notarili. Nel febbraio 2008 il Comune chiede la disponibilità a concludere dal notaio gli atti necessari. Vengono effettuati più incontri per definire i dettagli ma al momento di firmare solo il sig. Ulisse si presenta. A quel punto,e siamo a fine marzo 2008, l’amministrazione Comunale è costretta a riavviare la procedura di esproprio. Il resto è cronaca. Cosa resta da fare Per poter consegnare alla comunità gavardese la scuola ci sono ancora molte difficoltà da superare e problemi che possono sorgere durante i lavori: la gara di appalto, la serietà della ditta che si aggiudicherà i lavori, le questioni legate alla sicurezza del cantiere, i disagi che il cantiere stesso arrecherà. Ma non ci fermiamo. Abbiamo cercato a tutti i costi soluzioni che permettessero alla ultranovantenne sig.ra Pierina di rimanere nella sua casa e le abbiamo trovate. Abbiamo cercato a tutti i costi di trovare soluzioni che compensassero adeguatamente e secondo giustizia i proprietari e le abbiamo trovate. Purtroppo abbiamo dovuto fare comunque l’azione di forza per proseguire con questa iniziativa importante. Chi collabora e chi ingarbuglia Di una sola cosa mi rammarico: mentre la maggioranza è sempre stata compatta sulla linea da seguire, una parte dell’opposizione ha contribuito non poco a ingarbugliare la già intricata matassa ed a rendere difficile il percorso e il tempo perso non si recupera più. Altri tempi Questa non è solo una vicenda politicoamministrativa: è soprattutto una vicenda di parole date e di accordi presi con strette di mano più di venti anni fa e non mantenuti. Non posso ovviamente dimostrarlo, ma alcune voci mi dicono che quelle aree erano già state oggetto di accordi…Altri tempi si dirà! Già, altri tempi. Guido Lani - Assessore
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ISTITUZIONI ED ASSOCIAZIONI
Dopo tanta sabbia
Bambini che vivono nel deserto del Sahara algerino ospiti degli Scout a Gavardo In occasione del 30° anniversario di fondazione il Gruppo Scout Gavardo 1 ha deciso di aderire alla proposta di ospitare a Gavardo un gruppo di bambini del popolo Saharawi, in collaborazione con l’Associazione Rio de Oro. In questo modo la ricorrenza del trentesimo assumerà un significato ancor più intenso. L’educazione alla mondialità, il valore della fratellanza, l’attenzione al più debole sono principi essenziali dello scoutismo che troveranno modo di concretizzarsi ancor di più proprio nei primi dieci giorni di agosto.
Ma chi sono i Saharawi?
Si calcola che siano 250 mila i Saharawi (gente del deserto) residenti in campi profughi nell’estremo Sud-Ovest dell’Algeria. Di loro si parla poco, come di tutti i popoli “dimenticati.” 30 anni di vita nella zona considerata tra le più invivibili del nostro pianeta. Il territorio che ospita i campi profughi è di circa 100 kmq, ed è completamen-
te desertico, piatto, ricoperto di sassi e sabbia (Hammada). Il clima è, ovviamente, di tipo desertico con piovosità quasi assente. La temperatura varia nelle due stagioni: estate ed inverno, raggiungendo i 45°-50° in estate e i 5° sotto zero nelle notti d’inverno. La vegetazione è assente eccetto rarissimi alberi a spine ed una oasi naturale di poche vecchissime palme. L’acqua è, reperibile a breve profondità, ma ha una elevata salinità fino a renderla non potabile. La vita nei campi scorre lenta, turbata solo dal rumore continuo dei pochi generatori, che garantiscono l’energia elettrica agli ospedali e ai centri di accoglienza.
I colori delle donne il sorriso dei bambini
Nelle tende, per i più fortunati, la luce è garantita dai pannelli solari, per altri non resta che la luce fievole del gas. Nella monotonia del paesaggio spiccano i colori delle donne saharawi, che avvol-
te dai loro mantelli trasparenti dai colori vivacissimi si occupano dell’amministrazione dei campi, e il sorriso dei bambini che giocano con pietre e sabbia. Le tendopoli Saharawi, non sono certo un paradiso dove trascorrere le vacanze. E’ duro nascere e vivere in un ambiente al limite della sopravvivenza, dove manca il bene più prezioso: l’acqua. Cisterne dell’ONU riforniscono ogni 15 giorni i cubi scatole di metallo chiusi da rudimentali sportelli dove, soffiata dal vento, inclemente la sabbia entra a inquinare quell’acqua leggermente salata e resa potabile dall’aggiunta di cloro. Acqua che travasata in una varietà di recipienti deve bastare per tutto e per tutta la famiglia, centellinata e recuperata goccia dopo goccia. In queste condizioni i bambini crescono consapevoli di tutti i disagi e di tutte le esigenze della famiglia e fieri di appartenere al popolo della sabbia.
Una drammatica situazione
Non è intenzione del Gruppo Scout occuparsi (informarsi e tentare di capire però certamente sì!) della complessa situazione politico-diplomatica internazionale che è all’origine di questa drammatica situazione: l’intento e la finalità sono di natura umanitaria e l’accoglienza di una decina di bambini (alcuni portatori di handicap) provenienti da quelle terre risponde all’esigenza di far vivere loro un periodo di serenità e, nel limite del possibile, permettere dei piccoli interventi sanitari.
Volontari cercasi
Per realizzare questo importante Progetto gli scout cercano naturalmente volontari che possano offrire un contributo in termini di animazione, lavoro (preparazione dei pasti, lavaggio biancheria…) e, perché no, se arrivasse qualche offerta per coprire i costi non sarebbe male. L’Amministrazione Comunale, naturalmente, darà il proprio sostegno logistico all’iniziativa. Il 19 luglio dalle 19.00 al Brolo M. Baronchelli, il Gruppo Scout invita tutta la cittadinanza ad una serata di festa e musica proprio in vista dell’arrivo dei bambini Saharawi. Il gruppo Scout Gavardo 1
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ISTITUZIONI ED ASSOCIAZIONI
Apicoltori da Gavardo allo Zambia A Meheba, un campo profughi nel Nordovest dello Zambia, l’associazione Movimento per la lotta contro la fame nel mondo (Mlfm), ha avviato, sotto la guida del gavardese Andra Nolli e di Sara Veneziani, un interessante esperimento di sviluppo dell’apicoltura. Il progetto è destinato a promuovere una fonte di reddito per la popolazione del campo e quella locale che vive nelle zone limitrofe, offrendo inoltre un prodotto molto richiesto per l’alimentazione di bambini, spesso denutriti.
Tante opportunità
Il progetto è partito poco più di un anno
fa, dopo che, Andrea e Sara, apicoltori esperti, hanno voluto verificare la possibilità di sviluppare nel campo un’apicoltura razionale e più redditizia che superasse quella locale, con metodi arcaici e una bassa qualità del prodotto. L’esperimento, in collaborazione con la cooperativa locale Dutabarane, ha già dato i suoi primi positivi frutti coinvolgendo nuovi aspiranti apicoltori tra la popolazione. Oltre all’insegnamento della tecnica apistica, si propone anche di promuovere la valorizzazione commerciale di altri prodotti dell’alveare come la cera naturale, utilizzata per la preparazione di cosmetici e
Ora armiamo i guerrieri
candele, creando così nuove opportunità di lavoro per gli artigiani locali.
Risorse locali e rispetto dell’ambiente
L’esperimento è partito a gennaio 2006 e ha già dato i primi positivi frutti, con il concreto coinvolgimento della popolazione locale. Si calcola che complessivamente ne potranno beneficiare direttamente i 300 profughi della zona G del campo e i 600 abitanti della popolazione autoctona dei Kaone. Un aspetto particolarmente positivo è che l’apicoltura ha il grande vantaggio di sfruttare esclusivamente le risorse locali, nel rispetto assoluto dell’ambiente. Il progetto prevede una durata iniziale di due anni, con un costo di 93.000 euro.
Il Movimento
Il Movimento per la Lotta contro la Fame nel Mondo (M.L.F.M.), riconosciuto dal Ministero Affari Esteri italiano come Organizzazione Non Governativa nel 1983, è un’associazione di cooperazione internazionale costituitasi nel 1979 per realizzare interventi di aiuto allo sviluppo nei paesi del Sud del Mondo. Per maggiori informazioni www.mlfm.it Inizia la costruzione dell'arnia e dei telaietti
Francesca Goffi
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ISTITUZIONI ED ASSOCIAZIONI
Gli apicoltori lanciano l’allarme Ma pochi si preoccupano
Le api stanno morendo anche in Italia, televisione e giornali hanno reso di pubblico dominio l’allarme che aveva già interessato in modo massiccio numerose zone del mondo. Le cause di questo fenomeno sono numerose e spesso complementari tra loro: clima, veleni e parassiti sono le principali. Una specifica classe di insetticidi, i nicotinoidi, tuttavia, è ritenuta la prima responsabile di questa moria; questi insetticidi, usati per il trattamento delle coltivazioni di mais, sono talmente potenti da proteggere la pianta molto a lungo e il loro principio attivo, una volta assorbito dalla pianta, è trasferito sui germogli. L’effetto tossico è simile a quello della nicotina e si rivela particolarmente letale per le api, che perdono l’olfatto, il senso dell’orientamento e, impossibilitate così a fare ritorno all’alveare, muoiono. L’uso di queste sostanze altamente nocive per gli insetti è stato vietato in paesi come la Francia, ad esempio, mentre in Italia non esiste una moratoria a riguardo.
Non solo la chimica
Un analogo effetto di perdita dell’orientamento nelle api e, quindi, di mancato ritorno all’alveare, può essere causato anche dalle onde elettromagnetiche dei telefonini. Un altro problema che gli apicoltori sono spesso chiamati ad affrontare è la presenza negli alveari della Varroa; si tratta di un acaro parassita che, una volta entrato nell’alveare, depone le proprie
uova nelle celle di covata dove sono contenute le uova deposte dell’ape regina, e, infettandole, provoca la nascita di api deformi, l’indebolimento generale della famiglia, la diffusione di virus e batteri, fino alla distruzione totale dell’alveare. Gli apicoltori riescono a debellare l’infezione con mirati interventi coordinati con le Asl locali al termine del periodo di covata; il riscaldamento globale e l’attuale innalzamento delle temperature nel periodo invernale rispetto agli anni passati, tuttavia, può prolungare il periodo di covata e rendere inutili gli interventi di pulizia dell’alveare, ancora fornito dell’opercolo a protezione della covata. Questa particolare situazione permette alla varroa di riprodursi in modo esponenziale e di continuare a infettare l’alveare.
La situazione a Gavardo
La situazione a Gavardo non sembra problematica: la lontananza da colture di grande estensione di mais e quindi dall’uso massiccio di pesticidi sopra citati evita la moria delle nostre api, anche se esistono piccoli appezzamenti di terreno trattati con questo tipo di prodotti. I fattori di maggior impatto per lo spopolamento delle api sono l’infezione della varroa e i cambiamenti climatici. Non sono mancati tuttavia fatti misteriosi e preoccupanti. Alcuni apicoltori hanno trovato le proprie arnie vuote da un giorno all’altro, nessuna ape né
Gli apicoltori al lavoro
viva né morta; quale sia stata la sorte di quelle api è inspiegabile e si può solo ipotizzare che queste scomparse siano attribuibili a una perdita dell’orientamento da parte delle api, dovuta a pesticidi oppure a onde elettromagnetiche. Inoltre, il verificarsi di una sciamatura eccessiva, che si protrae oltre il periodo primaverile, conduce a un indebolimento e a un calo di produttività delle famiglie di api.
Le api e il destino dell’umanità
Le api sono eccezionali bioindicatori e la loro morte è un segnale d’allarme per l’alto inquinamento del pianeta; dalle api e dal loro servizio di impollinazione dipendono gran parte delle colture del settore agricolo e del foraggio per il bestiame d’allevamento. Dipende l’esistenza dell’uomo; è scritto anche in una frase attribuita con qualche dubbio ad Albert Einstein. “Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita”. Chiunque l’abbia detta e su qualsiasi cosa sia basata l’intuizione, fa riflettere e non ci resta che sperare di non poter mai constatarne la verità. Andrea Venturelli
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ISTITUZIONI ED ASSOCIAZIONI
El Alamein
Un sacrario Italiano, in terra straniera, che finalmente diventerà terra italiana. Come hanno pubblicato alcuni quotidiani, pochi per la verità, il 10.05.2008 l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri On. Romano Prodi, in quei giorni in missione economica in Egitto, ha ottenuto dal Presidente dell’Egitto Mubarak l’assicurazione che il terreno su cui sorge il Sacrario dei nostri caduti ad El Alamein, inclusa quota 33, sarà donato agli italiani. In quel Sacrario riposano 4.814 soldati italiani, morti in una delle due più grandi battaglie del 1942, che ci riguardano, oltre a quella di Stalingrado.
come testimoniò un cippo ritrovato in seguito sul quale un anonimo soldato scrisse “ mancò la fortuna non il valore” ed è proprio su quel terreno di scontro, su quel semideserto, che oggi si trova il Sacrario degli italiani, a poche centinaia di metri di distanza dal Sacrario dei soldati Tedeschi e dei soldati Inglesi.
Notizia inosservata
Il Sacrario
La notizia, forse perché si era in campagna elettorale, non ha trovato grande risalto sui media nazionali, ma resta comunque una notizia importante anche per noi gavardesi perché in quella battaglia perse la vita, anche se ufficialmente venne dichiarato disperso, dal giorno 28.10.1942, un nostro concittadino, il Bersagliere Battista Guatta in memoria del quale la sorella Lucia ha donato agli Alpini la sede del Monticello. In effetti, gli italiani in Egitto combatterono a fianco dell’Afrika Korp comandata dal Feldmaresciallo Rommel, sulla direttrice della città di Alessandria che dista circa 120 Km. ad est di El Alamein, i soldati italiani giunsero al Km. 111
Un Sacrario, quello italiano, progettato da Paolo Caccia Dominioni, Comandante del 31° Reggimento Guastatori del Genio, che partecipò alla battaglia di El Alamein, e che successivamente organizzò e partecipò attivamente a ben 355 ricognizioni nel deserto ancora disseminato di mine, per recuperare i poveri resti di quei valorosi soldati. Ricerche che causarono 7 vittime tra gli stessi ricercatori ( Andrea Fontana- Il giorno del 10.04.2008 ). In quel sacrario, ben tenuto e decoroso, oggi riposano, onorati, Soldati, Sottufficiali, Ufficiali, delle Divisioni “Trieste”, “Pavia”, “Bologna”, “Trento”, “Brescia” e “Littorio” oltre che della Divi-
sione corazzata Ariete ed i paracadutisti della ”Folgore”. Recentemente, sia per motivi personali sia come gavardese e componente la Giunta Municipale ho voluto rendere personalmente omaggio a quei caduti e nell’ occasione ho chiesto ed ottenuto, dal Sindaco e dal Capo gruppo degli Alpini di Gavardo, l’autorizzazione a portare con me, per essere, in seguito depositata sull’altare di quel Sacrario, una riproduzione, in piccolo, del nostro Gonfalone Comunale unitamente al Gagliardetto degli Alpini di Gavardo, in rappresentanza di tutte le sezioni d’arma presenti nel nostro comune.
Il valore della pace
Un gesto semplice che idealmente, ho voluto, attraverso questi due simboli, ricordare ed onorare anche a nome di tutta la nostra comunità. Ho sentito di rappresentare, quei caduti sul campo di battaglia di El Alamein unendoli idealmente a Gavardo in un grande abbraccio. Un ricordo, una preghiera, per loro e per noi, in modo particolare per le giovani generazioni. Un’ occasione in più, per riflettere davanti ai tanti caduti per la Patria ad El Alamein, come sui diversi campi di battaglia, e sperare che in futuro nessuno mai dimentichi, l’immenso valore della pace. Battista Grumi
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AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Polizia Locale La sicurezza nei fatti
Per quanto spesso affrontato in modo strumentale (e quindi pericoloso), il tema della sicurezza rimane comunque al vertice dei dibattiti d’attualità. Ricorrente in questo senso la questione legata alle competenze della Polizia locale: la politica auspica quasi in coro un aumento dei poteri, gli agenti fanno i conti con i costi (tecnici e finanziari) che questo comporterebbe. E qui la palla torna a chi governa: se dalle parole si vuole veramente passare ai fatti, è necessario tenere presente tutte le conseguenze che ciò comporta, in termini di bilanci e non solo. D’altra parte la modernizzazione dei “vecchi” vigili urbani sembra andare in questa direzione, e il resoconto delle attività svolte nel 2007 dal corpo di Gavardo, competente anche sul territorio di Muscoline dopo la nascita dell’Unione dei comuni del Medio Chiese, ne è la prova.
La squadra
Nel complesso stiamo parlando di 9 agenti, delegati a coprire un servizio giornaliero di 12 ore dal lunedì al sabato e di 6 la domenica: 78 ore settimanali, a cui si aggiungono le 4 di presenza serale e notturna, per un totale di 82. Tempo impiegato in diversi settori, a partire da quello della viabilità, che nel 2007 conta ad esempio 207 posti di controllo istituiti, 2.691 soggetti fermati e un aumento degli incidenti stradali relativo, dato che in questo campo, per volere del Ministero degli Interni, sono cresciute le responsabilità della Polizia locale e che il territorio sottoposto a tutela, con l’aggiunta di Muscoline, si è ampliato.
Centro storico
Passiamo al centro storico: mantenuta l’attività quotidiana di almeno un «agente di prossimità», sono state eseguite quattro operazioni di controllo del territorio coordinate dai carabinieri, che hanno portato sei segnalazioni per irregolarità con il permesso di soggiorno e un arresto per mancata osservanza del provvedimento di espulsione. Sono stati invece 997 gli stranieri sottoposti a verifica nel corso dell’anno e 49 le persone (italiane e non) indagate per vari reati, fra cui alcune risse (una con esiti mortali).
Nelle scuole
Vanno poi sottolineate le 50 ore di educazione stradale nelle scuole, che fanno il paio con le 36 spese nei corsi per il “patentino” dei ciclomotori, a cui hanno preso parte 75 ragazzi. Da non dimenticare la formazione degli agenti, la risposta alle chiamate generiche dei cittadini in supplenza degli organismi tecnici competenti (fughe di gas o cani randagi ad esempio) e i 112 servizi di assistenza alle manifestazioni pubbliche. Infine, quella che può essere considerata come la nota dolente: la parte ad impostazione burocratica, che consta ad esempio di 717 verifiche anagrafiche (erano 479 nel 2006), 174 pareri e accertamenti su richiesta di altri uffici comunali, 82 sopralluoghi per l’idoneità degli alloggi.
La burocrazia
Nota dolente perché, dopo la partenza dell’unica impiegata amministrativa, toglie tempo e uomini alle normali attività
sul territorio. «Sono in continuo aumento le nostre competenze nel campo della sicurezza urbana -spiega il comandante Enrico Masi-, che non va confusa con la tutela dell’ordine pubblico spettante alle altre forze dell’ordine, più improntata sulla repressione, ma che richiede una maggiore attenzione alla prevenzione, quindi una presenza costante e capillare fra la popolazione. Per noi è difficile seguire tutto, ci vorrebbe più personale».
Le risorse che non ci sono
E siamo di nuovo al problema delle risorse, che genera a volte anche dei paradossi. Un esempio? Il fatto che, in base alla legge, le sanzioni comminate possano essere inserite nel bilancio preventivo del Comune come fonte di copertura finanziaria delle uscite ordinarie. In parole povere: da un lato si auspica la diffusione della legalità, dall’altro ci si trova in un certo senso costretti a sperare che gli illeciti continuino, perché sono redditizi. Soprattutto in tempi di riduzione dei trasferimenti agli enti locali, o di populistiche abolizioni dell’Ici, che per tutte le amministrazioni comunali rappresenta una delle maggiori voci di entrata, necessaria per reggere la spesa corrente, cioè quella destinata ad alimentare il funzionamento della macchina municipale (con tutti i servizi al cittadino annessi). Luca Cortini
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AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Gli alberi di Via Mazzini E’ stata inviata una lettera personale a ciascuno dei 25 ragazzi frequentanti la classe terza media nell’anno scolastico 2004/2005 per spiegare loro perchè saranno tagliati gli alberi di V.le Mazzini: Quello a seguire è il testo della lettera. Dopo la lettera, la descrizione del lavoro e della pubblicazione di allora. Cari ragazzi e ragazze, ex alunni della terza media di Gavardo nell’anno 2005, a tre anni dalla sua pubblicazione, il pregevole lavoro di censimento degli alberi storici gavardesi che avete svolto in collaborazione con l’ Assessorato all’ Ambiente del Comune di Gavardo e sotto l’ attenta guida della prof.ssa Nicoli, risulta a tutt’oggi uno strumento validissimo di conoscenza del territorio e di conservazione della memoria storica e naturalistica del paese. Ognuna delle schede compilate è molto più di una semplice descrizione di un albero, in quanto ogni rilevazione tiene conto del contesto urbanistico e storico dell’esemplare, o degli esemplari presi in esame; sfogliando le pagine dell’ opuscolo si riconoscono e si ritrovano scorci di una Gavardo che forse si credeva persa nella memoria, ma che invece esiste ancora e che è bene continuare a ricordare e conservare gelosamente. In questi anni, l’ Amministrazione Comunale è intervenuta con lavori conservativi e di manutenzione straordinaria su molti degli esemplari da voi descritti: sul mandorlo e sul noce ( “gli alberi del mobiliere”) in p.zza A.Moro con interventi annuali di controllo dei parassiti e delle fitopatie; sul cipresso del sagrato con potature di contenimento; sui tigli dell’Ospedale con potature di contenimento; sul salice bianco del mulino con un intervento di potatura rinvigorente eseguita in tree climbing che ha impedito che i grandi rami aggettanti creassero instabilità all’ albero; sulle rimanenti piante del parco del mulino (in special modo sui pioppi e sui platani) con interventi di potatura e di pulizia delle parti di vegetazione secca; sulla magnolia dell’ ex Brolo Bardelloni, con l’ annuale pulizia delle parti di vegetazione secca, eccetera.
Tuttavia, i tigli del filare di Via Mazzini, nonostante gli annuali interventi di potatura, sono gravemente malati, e la diagnosi per ciascun albero afferma che “esistono gravi difetti, come un insufficiente spessore di legno sano residuo, una situazione fisiologica compromessa ma sopratutto una stabilità altrettanto compromessa”, cioè sono a rischio di caduta. Negli anni passati, il Comune aveva commissionato una “valutazione dello stato fitosanitario e della stabilità con metodo VTA (Visual Tree Assessment) dei soggetti arborei costituenti l’arredo urbano di Viale Mazzini a Gavardo” ad un professionista Dr. Agronomo e Forestale. Il responso è proprio quello che vi ho appena descritto, cioè con 25 dei 32 tigli esistenti classificati in classe di rischio “D” cioè “soggetti fortemente compromessi che richiedono abbattimento e sostituzione” ed i rimanenti 7 in classe di rischio “C” “D” “soggetti fortemente compromessi nei confronti dei quali è opportuno pianificare una sostituzione e che vanno assoggettati a serrate campagne di rilevamento del rischio meccanico”. Negli ultimi anni, infatti, al fine di evitare che la lunghezza dei rami costituisse un effetto “vela” e li facesse cadere, gli alberi sono stati completamente capitozzati, cioè si sono tagliati i rami a filo del tronco. Ora, purtroppo, non è più possibile rinviare l’intervento di taglio di tutto il filare di alberi, e voi, che li avete rilevati, censiti e descritti, siete i primi ad esserne informati. Essi, saranno ovviamente sostituiti da un analogo numero di nuove piante, di diversa specie e di minor grandezza, più adatte ad un viale urbano di quella dimensione che, insieme al completo rifacimento della pavimentazione dei marciapiedi e della via, trasformeranno lo storico Viale Mazzini in un ulteriore angolo rinnovato di Gavardo. Un caro saluto, Aldo Micheli - Assessore Ambiente , Ecologia ed Igiene del Suolo
Via Mazzini
“Adottiamo un albero per scoprire le nostre radici” è il titolo di un originale progetto di educazione ambientale, realizzato dalla classe 2 D della Scuola Media di Gavardo nell’anno scolastico 2003-2004 e che, nel maggio 2006 è stato presentato in forma di mostra e di libro-guida per quattro itinerari tra gli alberi storici del paese di Gavardo. Il lavoro, che ha impegnato 25 alunni coordinati dall’insegnante di lettere, non si è limitato ad una semplice catalogazione e analisi botanica degli alberi. Oggetto di studio sono stati 98 esemplari, di undici diverse specie arboree, che contano da oltre mezzo secolo a più secoli di vita e che crescono collegati a importanti e significativi momenti della storia locale. Basti citare il cipresso che cresce sul sagrato della chiesa parrocchiale, nel luogo in cui si trovava l’antico cimitero soppresso da Napoleone, oppure il tiglio che cresce maestoso all’ingresso del municipio, dopo aver assistito indenne al bombardamento del 1945, o i mastodontici gelsi testimoni della bachicoltura e dell’industria serica. Per proporre una piacevole lettura della storia locale attraverso gli alberi e per offrire uno strumento di conoscenza collettiva è stata anche elaborata una mappa del paese con l’indicazione di quattro percorsi lungo i quali è possibile scoprire i monumenti naturali di Gavardo. Considerata la validità, non solo didattica, del risultato di questo lavoro, il Comune di Gavardo, con la collaborazione dell’Assessorato all’ Ambiente ed Ecologia, il contributo della Comunità Montana di Valle Sabbia e dell’Avis di Gavardo aveva promosso la pubblicazione delle schede elaborate dai ragazzi, quale guida ai monumenti arborei che, in quanto essere viventi, hanno caratterizzato la storia, il clima, il paesaggio e la qualità della vita di questo paese. a.m.
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Politiche giovanili Oltre al settore dell’assistenza pubblica al cittadino, anche quello riservato alla tutela e alla valorizzazione della gioventù ha da poco ricevuto ufficialmente le linee guida per il 2008, con l’approvazione in Consiglio comunale del Piano per le politiche giovanili.
La filosofia del progetto
«Intendiamo continuare a mettere in atto interventi finalizzati a sollecitare il coinvolgimento e la partecipazione dei giovani alla vita della comunità -ha spiegato l’assessore Marco Piccoli-. È opportuno evidenziare come uno dei compiti principali che ci si pone consista non tanto nell’inventare dei servizi nuovi da erogare, quanto piuttosto nell’alimentare una domanda da parte della popolazione giovanile, proponendosi come un’opportunità utile e attraente. In questa prospettiva, si manifesta la convinzione di volersi occupare dei giovani, anziché volersene preoccupare.
Risorse, non problemi
Occuparsi dei giovani significa sfuggire alle logiche di interventi pensati e pro-
gettati in modo autoreferenziale, senza la partecipazione attiva e primaria dei giovani stessi: significa considerare i giovani come risorsa, scommettere sul loro fattivo protagonismo. Di conseguenza, la metodologia d’intervento sarà caratterizzata da un agire che parte dai bisogni della persona, non dai problemi. Un agire fondato sulla relazione intesa come strumento quotidiano di lavoro per sollecitare ad essere protagonisti, creando così nuovi e più saldi legami sociali. In altri termini, si tratta di puntare su un lavoro educativo di lungo periodo, articolato e complesso, che veda svilupparsi luoghi dignitosi di incontro dove i giovani possano ritrovarsi ed elaborare progetti, dove vi sia un clima accogliente, tale da incoraggiare l’emersione della creatività, dell’espressività, dei linguaggi, delle opportunità». Un esempio concreto di questa filosofia?
Formazione, informazione, animazione
Il centro giovani «Plateatrono», punto d’incontro di persone, idee e stimoli
differenti, sede di tipologie diverse di supporto alla gioventù attraverso le sue tre finalità conclamate: formazione, informazione e animazione, non solo negli spazi ormai tradizionali di piazza De’ Medici, ma anche sul territorio. Il tutto in modo integrato, con un sistema reticolare che coinvolga con spirito collaborativo anche le altre realtà, istituzionali e non, che a Gavardo si occupano di ragazzi e ragazze (oratorio, scuole, associazioni etc.). Per essere messo in pratica il piano necessita di 46.000 euro, destinati a supportare attività coerenti con quelle degli ultimi anni.
Una novità importante
C’è però una novità di rilievo: un progetto che riguarda la creazione di un’«impresa sociale di comunità», ente economico privato senza scopo di lucro, destinato a produrre servizi alla popolazione, a creare posti di lavoro e soprattutto a rendere protagonisti della vita comunitaria i giovani che decideranno di tentare questa avventura, che il Comune intende favorire e supportare, ma che, per prendere vita, ha bisogno comunque dell’impegno dei più volonterosi. Un segno importante, che non è bastato però per strappare un parere favorevole alle minoranze.
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Il nuovo piano socio assistenziale Anche per il 2008 l’Amministrazione Civica ha costruito ed approvato il Piano socio-assistenziale, principale strumento utilizzato dal Comune per fornire i servizi richiesti dal cittadino. «Si tratta di un piano che, in larga parte, conferma il precedente -ha spiegato l’assessore Battista Grumi al Consiglio comunale nella sua relazione introduttiva-, con alcune innovazioni che lo arricchiscono ulteriormente in qualità, quantità e complessità dei servizi erogati, anche se soggetto a continui adeguamenti e migliorie.
Un valore aggiunto
Una continuità di fondo certamente non fine a se stessa, ma da considerarsi, come già indicato nel piano precedente, quale valore aggiunto, nella consapevolezza che, in questo particolare e delicato settore, per ottenere i risultati attesi non della c’è spazio L’entrata fiera per l’improvvisazione, ma servono continuità progettuale
e impegno quotidiano». La situazione complessiva è stata giudicata già positiva, perciò era logico attendersi un’impostazione che tendesse a completare, non a modificare.
Le novità
Le novità in effetti sono poche: i vaucer assistenziali pronti ad entrare in attività (si attende che la Comunità Montana emetta il bando collegato), l’intenzione di far pagare agli utenti provenienti da fuori Gavardo l’importo massimo per i servizi utilizzati, così come la volontà di calibrare al meglio l’erogazione dei contributi, alla ricerca di un’equità che passa anche per la verifica attenta degli indicatori Isee, quelli attraverso cui vengono comunemente distribuite le varie agevolazioni disponibili. Per il resto si tratta solo di perfezionare quanto già realizzato durante il mandato dell’attuale amministrazione.
Anche le minoranze approvano
Per farlo saranno necessari in totale 662.700 euro, così ripartiti: 94.700 per i contributi di carattere generico, 265.800 per l’area minori (da cui rimane escluso l’asilo nido, affidato da un paio d’anni all’Unione dei Comuni del Medio Chiese), 105.000 per i diversamente abili, 177.500 per gli anziani, 4.500 al volontariato e 3.200 per l’integrazione degli stranieri. Il capitolo entrate è invece costituito in totale da 232.200 euro, quindi al Comune resteranno da pagare 430.500 euro. «Se uniamo questi numeri a quelli delle uscite per le politiche giovanili e l’istruzione, raggiungiamo circa il 25% della spesa corrente 2008 -aggiunge Grumi-: in questo modo restituiamo ai più bisognosi buona parte di ciò che prendiamo con le tasse». Scelte apprezzate anche dalle minoranze, che hanno dato un giudizio positivo.
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Le Santelle Ventenni Ricorre quest’anno il ventesimo anniversario dell’inaugurazione della Via Crucis del Monticello, che è ormai parte del panorama gavardese, nonché pregevole collezione ‘a cielo aperto’ di diverse opere pittoriche di numerosi artisti bresciani contemporanei.
L’idea
La Via Crucis del Monticello nasce da un’idea di Egidio Moreni, cittadino di Gavardo, che pensò di coinvolgere alcuni artisti per dipingere delle ‘santelle’ da porsi sul percorso che da Via Monte sale al Monticello per poi ridiscendere fino a Via Degli Alpini.
La realizzazione
L’iniziativa si concretizzo’ grazie all’appoggio di Don Francesco Ziglioli, allora parroco del nostro paese, dell’Ing. Luigi Avanzi, che curò la parte progettuale, e dei signori Giuseppe Comini ed Arturo Amadei, che materialmente costruirono le piccole cappelle. I proprietari degli appezzamenti dove avrebbero dovuto situarsi le ‘santelle’ collaborarono donando il terreno, mentre gli artisti interpellati accettarono con entusiasmo, consegnando per tempo le opere. Si giunse così all’inaugurazione del 20 Novembre 1988, alla presenza del Vescovo di Brescia Mons. Bruno Foresti.
La struttura dell’opera
La struttura della Via Crucis del Monticello risulta alquanto diversa da quella tradizionalmente prevista, che vede generalmente come ultima stazione la
‘Risurrezione di Gesù’; in questo caso tale stazione è situata sulla sommità del Monticello, nelle vicinanze della Casa degli Alpini, mentre sui due versanti del colle (che è possibile salire da Via Monte o da Via Degli Alpini) si trovano le altre cappelle, per un numero totale di quindici. Questo tipo di disposizione, come detto piuttosto atipico, deriva soprattutto dall’esigenza di adattare l’opera artistica al territorio. Tra gli artisti bresciani che al tempo parteciparono è importante ricordare i gavardesi Silvio Venturelli, Albino Ranesi e Domenico Giustacchini.
Restauri e manutenzioni
Un altro noto artista gavardese, Oliva, interverrà poi in anni recenti per rifare il dipinto di una delle cappelle, usuratosi per il tempo e gli agenti atmosferici. Qualche anno dopo l’inaugurazione, inoltre, si rese necessario rifare il dipinto della stazione centrale, dedicata alla Risurrezione: un atto vandalico deturpo’ infatti l’originale opera di Luigi Salvetti, che si decise pertanto di sostituire con l’intervento di Natale Doneschi, conosciuto artista di Virle Treponti. A distanza di due decenni, quindi, la Via Crucis del Monticello resta a rappresentare una notevole ed inconsueta opera d’arte ‘corale’; testimonia però anche il notevole impegno e la dedizione di quanti si sono prodigati per la sua realizzazione e per il successivo mantenimento negli anni. Diego Ortolani
LE SANTELLE DELLA VIA CRUCIS L’Assessore alle Attività Culturali precisa... Nei giorni scorsi mi sono pervenute non poche richieste di chiarimento circa l’assenza del Comune di Gavardo tra i sostenitori - patrocinatori dell’ iniziativa a ricordo del ventennale delle cappelle della Via Crucis al Monticello. Per chiarezza, intendo evidenziare, non senza rincrescimento e sconcerto, come gli organizzatori (Assessorato alla Cultura della Comunità Montana di Valle Sabbia e Pro Loco del Chiese) non abbiano in alcun modo (formale o informale) coinvolto l’Amministrazione Gavardese che ha saputo dell’evento soltanto dalle locandine pubblicitarie. Davvero un peccato che ragioni di schieramento prevalgano anche in simili importanti occasioni preziose per ricordare chi generosamente ha servito la Comunità come, appunto, coloro i quali hanno contribuito a realizzare la nostra stupenda Via Crucis. Marco Piccoli Assessore alle Attività Culturali
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Giocare nell’acqua e con l’acqua I bambini del Nido in piscina
Durante la prima settimana di maggio è iniziata per i bambini dell’Asilo Nido “IL GIROTONDO”, un’esperienza nuova ed importante. Nei giorni di Martedì e giovedì, alle nove in punto, arriva davanti al cancello del nido un coloratissimo pulmino giallo o blu. I bambini sono già pronti per un breve viaggio che li trasferisce alla vicina piscina “Cosmo”. Proprio di questo si tratta: un corso di acquaticità. Otto appuntamenti settimanali di puro divertimento per prendere confidenza con l’elemento “acqua”.
La paura dell’acqua
Arrivati in piscina i bambini vengono affidati agli istruttori che li seguono per circa un’ora.
L’incontro con persone nuove, l’utilizzo dei materiali (cuffia, costume, braccioli, ciabattine…) è stato spiegato e provato numerose volte al nido durante il gioco del travestimento. Le educatrici hanno raccontato ai bambini storie di personaggi che vincono, poco alla volta perché aiutati, la “paura” dell’acqua e riescono a tuffarsi senza alcune timore ed in breve tempo. Naturalmente l’obiettivo e lo svolgimento di questa proposta sono stati illustrati in assemblea ai genitori.
Un’esperienza importante
Fornire al bambino piccolo, una stimolazione come “l’acquaticita’”, rappresenta la possibilità di vivere un’esperienza unica nel suo genere, ricca di significato, stimolo a crescere e a svilupparsi sia dal punto di vista motorio (movimento e respirazione), sia emotivo-relazionale.
Infatti, familiarizzare ed interagire con l’acqua significa provare un tipo di sensazione non esprimibile sulla terraferma e acquisire benefici anche sotto l’aspetto della cooperazione e della socializzazione.
Voci di allegria
Tutti i bambini, anche quelli inizialmente più titubanti, si stanno dimostrando oggi più disinvolti e partecipativi. Per noi educatrici e per le persone che frequentano la piscina contemporaneamente al gruppetto dei nostri piccoli, è piacevolissimo assistere alle loro evoluzioni e sentire le loro voci. Grazie a loro, l’ambiente diventa più allegro e abbiamo la presunzione di credere che regalino una ventata di serenità a tutti coloro che hanno l’occasione di vederli. La Coordinatrice Rosa Leni
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Lavori in corso Asfaltature
Il 16 giugno scadrà il termine per la presentazione delle offerte relative al primo stralcio di asfaltature che prevede l’esecuzione dei lavori su tratti delle seguenti strade: Via Vecchino, via dei Ridelli, Via S. Biagio, Via Campei, Via Bariaga, Via Colombaro, Via Tormini e Via Fornaci. Dopo i lavori di sostituzione del tubo dell’acquedotto che alimenta le frazioni di Limone e Rampeniga verrà riasfaltata via XXV Aprile dall’incrocio con via Schiave all’incrocio con via Conter. Entro luglio una ditta incaricata da A2A, ex ASM, provvederà finalmente a sistemare le buche dovute agli scavi per allacciamenti, attraversamenti e riparazioni della rete dell’acquedotto.
Principali opere in corso
La ditta Sole Immomec spa si è aggiudicata i lavori per la realizzazione del ponte ciclopedonale fra via G.Quarena e via della Ferrovia, parallelo al Ponte Franchi. L’inizio dei lavori è previsto per luglio. Proseguono i lavori di sistemazione del percorso ciclopedonale in via A.Gosa, dalla rotonda del Ponte dei Marinai al Bostone. E’ stato approvato il progetto esecutivo per 5 nuovi attraversamenti pedonali rialzati che verranno realizzati in via Fornaci, via Bertolotti, via Tormini, via Roma e via Terni. L’inizio dei lavori è previsto per metà luglio.
Via Terni - Sopraponte
La rotonda di Ponte Franchi
In seguito all’accordo sull’acquisizione delle aree è stato approvato il progetto esecutivo e quindi si possono iniziare le procedure per la gara di
appalto della rotonda all’intersezione fra via G.Quarena e il Ponte Franchi. L’inizio dei lavori è ipotizzabile per settembre.
La rotonda abbandonata Il Comune di Gavardo, negli ultimi anni, ha denunciato più volte il pericolo costituito dal grave stato di manutenzione della rotonda su Via Gosa, al Ponte dei Marinai. Alla Provincia, proprietaria e competente della manutenzione della strada SP116 sono stati chiesti interventi di manutenzione o di restauro, con almeno la realizzazione di una corona circolare pavimentata; la risposta è sempre stata che sì, è nei programmi di intervento (ma di quale anno!?). Stanchi di non veder soluzione, non solo l’Amministrazione Comunale ha nuovamente sollecitato un intervento, ma si è proposta di intervenire direttamente con proprie risorse visto che sono in corso di realizzazione interventi sulla stessa via in prossimità della rotatatoria….. attendiamo risposta. Certo non è un bel biglietto da visita
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TRACCE DI MEMORIA
Eugenio Bertuetti:
il giornalista, il critico teatrale, ma soprattutto il raffinato scrittore Eugenio Bertuetti nasce nel luglio del 1895 a Gavardo, trascorre la sua infanzia a Sopraponte nella casa del padre, Paolo Bertuetti, mugnaio che possedeva il mulino affacciato sul Vrenda. Bertuetti perde la madre quando è ancora un bambino e questo evento, che lo segnerà profondamente, è riportato con estrema dolcezza nel racconto “Santa Lucia”. A pochi mesi dalla morte della madre verrà messo in collegio a Brescia e vi uscirà solo diciannovenne con un diploma in Fisica e Matematica: il padre avrebbe voluto per lui un futuro da ingegnere, per potergli affidare il suo mulino e magari apportarvi migliorie.
Al Politecnico
Il figlio, nel tentativo di assecondarlo, parte nel 1914 per Torino dove si iscrive al Politecnico. Ben presto si renderà conto di avere tutt’altre attitudini. Siamo alla vigilia della prima Guerra Mondiale, Torino è una grande città, la situazione si fa incandescente. L’Italia si è appena dichiarata neutrale rispetto al conflitto, ma c’è chi preme per l’entrata in guerra: sono i nazionalisti, tra i quali si potevano annoverare molti scrittori e intellettuali dell’epoca, anche Bertuetti. Durante quel periodo inizia a lavorare per alcuni giornali: prima l’esperienza al “Maglio”, settimanale fascista, poi la prima vera esperienza al “Regno”, dove inizierà la sua brillante carriera di critico teatrale. Questo è il periodo delle grandi conoscenze nel mondo letterario e non solo: Pirandello, del quale fu uno dei primi estimatori, Bontempelli, con il quale condivide il fascino e la magia delle cose semplici, Pugliese, che sarà poi un prezioso collaboratore per la stesura delle commedie successive (alcune rappresentate nel teatro di Sopraponte). Nel 1925 la stagione al quotidiano “Il Regno” si conclude, ma Bertuetti, che ormai è entrato nel “giro” professionale, forse anche grazie all’attività politica, viene chiamato a lavorare alla “Gazzetta del popolo”, giornale prestigioso, vicino all’aristocrazia torinese, filomonarchico.
Inviato speciale
Qui Bertuetti prosegue la sua attività di critico drammatico, che lo accompagnerà per quasi tutta la vita. Il giornalista si fa subito apprezzare per le sue doti, a tal punto che il direttore lo propone come inviato speciale al seguito di Umberto di Savoia in Grecia, Siria, Egitto e Turchia. Dopo alcuni anni Bertuetti diventa direttore della “Gazzetta del Popolo”, iniziando un opera di ammodernamento del giornale, nel solco già tracciato dal precedente direttore. Il giornale diviene a poco a poco la voce laica del regime, ma è in questo periodo che ascende alla posizione di secondo giornale nazionale per numero di copie vendute. Questa travolgente ripresa verrà stroncata nel 1943; precisamente il 25 luglio di quell’anno, quando Mussolini annuncia le sue dimissioni e viene sostituito da Badoglio: in quel momento avviene una rapida inversione di marcia per Bertuetti, così come per tutte le personalità simpatizzanti del fascismo, e lo scrittore fa ritorno nella sua casa a Sopraponte. Interessante un aneddoto che riguarda proprio questo periodo: lo scrittore, da sempre sostenitore del fascismo, ospitava nella propria casa un ufficiale della Repubblica Sociale, dal quale carpiva i movimenti segreti dei fascisti comunicandoli a Don Antonio, il quale a sua volta informava i partigiani della zona, che così potevano mettersi in salvo dai rastrellamenti. Questo a riprova che un uomo, al di là della propria fede politica, può rimanere prima di tutto un galantuomo, legato ai valori intramontabili.
Il ritorno a casa
Il ritorno a Sopraponte coincide con il periodo più ispirato dal punto di vista letterario. Scrive numerosi brevi racconti, incentrati sulla bellezza della natura, riguardanti storie del paese e personaggi realmente esi-
Sopraponte
stiti, magari camuffati dietro una maschera, inoltre alcuni racconti autobiografici. Tutti i suoi racconti sono riuniti in alcune raccolte: “Questa gente”, “Miele amaro”, “Lettere dal Roccolo”, “Quelle voci”, “Andante mosso”. A queste si può aggiungere “Ritratti quasi veri”, insieme di ritratti di attori e scrittori, alcuni conosciuti personalmente, assemblati appositamente per una trasmissione radiofonica da lui condotta; i nomi sono di grande rilievo: Marta Abba, musa ispiratrice di Pirandello, i fratelli De Filippo, Ettore Petrolini, Emma Gramatica, interprete prediletta da D’Annunzio e tanti altri. Leggerezza, nostalgia ed intensità: queste le parole che meglio riescono ad incorniciare l’intera opera di Eugenio Bertuetti.
Rivalutazioni postume
Negli ultimi anni le sue opere, soprattutto in quanto scrittore, sono state rivalutate da molti critici letterari. All’inizio erano considerate marginali, uno stile che poteva ricordare quello del Pascoli, attento alle piccole cose, quotidiane, ma niente di più. Oggi invece i critici hanno capito che la sua poesia nasconde qualcosa di magico, di inquieto, che è molto più profonda di come possa apparire ad una prima lettura. Tutti i suoi racconti sono dei piccoli capolavori di poesia, sono come degli scrigni, che aperti, fanno rivivere dei tempi perduti, di cui Bertuetti ha saputo farsi attento testimone. Laura Prandini
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TRACCE DI MEMORIA
Intervista a Padre Amos Bertuetti Ci è parso poter essere interessante sentire qualche “briciola” di un nostro compaesano vissuto per più di cinquant’anni in Brasile. Amos Bertuetti è un padre barnabita partito per la Missione in Sud America nel 1955 e tornato, suo malgrado, 3 anni fa, a causa di gravi motivi di salute. Scriviamo qui di seguito pochi accenni di ciò che vide durante il suo soggiorno in Amazzonia. Per chi volesse saperne di più, Padre Amos è sempre disponibile al terzo piano di Casa S. Giuseppe, dove alloggia momentaneamente. 1. Qual è stata una delle sue prime impressioni una volta sbarcato in una terra tanto lontana e diversa dalla nostra? Le Parrocchie che venivano affidate ai Missionari erano composte, generalmente, da un agglomerato di persone senza anagrafe. Da noi sembrerebbe impossibile, ma in terra di missione era la realtà che si constatava giorno per giorno. Le uniche annotazioni venivano compiute presso un notaio a pagamento. Le prime registrazioni anagrafiche le iniziarono i Missionari, che tenevano nota di battesimi, matrimoni e morti. Se si sfogliava l’annuario della statistica civile si poteva notare che molte località non avevano indicazione sul numero degli abitanti, perché sconosciuto, oppure ne possedevano una cifra approssimativa, calcolata non si sa in che modo. Dopotutto, chi poteva contare e registrare tutti gli indigeni sparsi per le capanne, nascoste nella folta vegetazione priva di strade e collegate esclusivamente da sentieri (che soltanto chi era molto pratico riusciva a scovare)? 2. Non è possibile farsene un’idea, magari facendo un computo delle sepolture? Molti bambini nascevano e morivano nelle capanne. Erano pochi i cimiteri o le necropoli. I morti, piccoli o grandi, venivano sepolti in un luogo qualsiasi, segnalati da una piccola croce o da un fiore. Regolarmente, poi, avveniva che la foresta vergine ricoprisse tutto e che di chi era morto non rimanesse alcuna memoria, se non nel cuore dei familiari. Data la lontananza, difficilmente il Missionario prendeva parte alla cerimonia di sepoltura: amministrati gli ultimi sacramenti
all’ammalato, lasciava l’assistenza degli estremi momenti e la recitazione delle preghiere per i defunti al catechista, qualora ci fosse, o a qualche altra pia persona. Lo Stato non sapeva, se non approssimativamente, quanti cittadini contasse; era quindi tragicamente logico che ancora più approssimativamente si interessasse di loro. 3. Come vivevano le famiglie, lontane le une dalle altre? Al centro del proprio podere, regolato da leggi ereditarie piuttosto complicate, il capo famiglia costruiva la sua capanna. Attorno a questa si potevano trovare altre piccole capanne per i figli, o adibite a magazzino per i frutti della terra e per i poveri attrezzi. Dato il clima, per gli animali (bovini, capre e pollame), non esistevano ricoveri: questi vivevano sempre all’aperto e durante la notte venivano legati ad un albero con una fune. Il piccolo spiazzo, in terra battuta, fra le capanne fungeva da aia per essiccare miglio, riso, fagioli, tabacco e stoppa. I figli, una volta cresciuti, dovevano andare in cerca di altra terra, oppure dividevano il podere paterno e vi costruivano un’altra capanna con lo stesso schema. E’ facile comprendere come, con un sistema così organizzato, i territori di una Parrocchia si dilatassero enormemente. I ragazzi, per andare a scuola, dovevano fare miglia e miglia a piedi, oppure, se i genitori ne avevano i mezzi, venivano accolti da una buona famiglia al centro di una cittadina. 4. In base a quali criteri nasceva una Missione? La Missione sorgeva sempre al centro di una vasta zona, con una chiesa abbastanza capace. Per facilitarne la frequenza, si stabilivano in diversi punti delle “stazioni”, costituite da una piccola cappella di fango che serviva anche da scuola e da aula per il catechismo. Essendo molto numerose, il Missionario passava per queste stazioni due o tre volte l’anno; per arrivarci era necessaria una buona giornata: si procedeva, fin che era possibile, su una jeep (che doveva essere dotata di balestre a prova di bomba), poi, con un altare portatile e tutto l’occorrente ci si incamminava a piedi o su di un mulo verso la cappella di fango, “la cattedrale della foresta” (come era spesso chiamata allegramente dai Missionari).
Un cerchione arrugginito di auto, un pezzo qualsiasi di ferro o un tamburo fungevano da campana per richiamare la gente nel silenzio della notte. Il Padre teneva un po’ di catechismo agli adulti, mentre la Suora o il catechista si occupavano dei bambini; in seguito ascoltava le confessioni e celebrava la Messa. Se il pubblico era numeroso, l’altarino veniva collocato all’aperto, sotto la maestosa cupola del cielo. 5. In che modo veniva garantita l’assistenza sanitaria? Per i malati non vi era alcuna possibilità di assistenza, sia per mancanza di medici (i pochi presenti erano occupati negli ospedali e nei dispensari), sia per le difficoltà nel trasportarli attraverso la foresta; erano inoltre assenti ospedali veri e propri, presenti solo nelle grandi città e assolutamente insufficienti ai reali bisogni. Di notte poi, nonostante il diffondersi delle pile elettriche, era impossibile avventurarsi nella foresta in cerca delle capanne in cui viveva un ammalato. Questo, generalmente sdraiato in un’amaca o su di un letto costruito con dei grossi bastoni, alloggiava in una capanna vecchia e malandata, con un tetto di paglia esposto a tutte le intemperie. I familiari o i vicini lo assistevano e aspettavano la sua morte con la rassegnazione propria di questi popoli. Il cuore si stringeva dinnanzi a tante sofferenze. Di tanto in tanto, mentre camminavamo faticosamente nella foresta, sulle nostre teste passavano gli aerei, diretti in ogni parte del mondo: due realtà che si incontravano senza conoscersi e senza amarsi. Lassù, sugli aerei, uomini d’affari, turisti, politici che vivevano nel pieno del benessere; là sotto esseri umani senza nome, che nascevano, vivevano e morivano in uno stato di assoluta povertà. I Missionari facevano ogni sforzo per accorciare queste immense distanze, ma erano pochi e i mezzi erano scarsi. Gli uomini della “civiltà” degli aerei si interessavano troppo poco di questi loro fratelli, sparsi come formiche in una foresta immensa e ostile. Al massimo destinavano loro, quando il Missionario bussava alla loro porta, qualche briciola insignificante del loro troppo star bene. Ma questo, evidentemente, non è Cristianesimo né tanto meno civiltà. C.S.
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mostre
Istanti al vecchio mulino
Giovani fotografi alla ribalta
Inaugurazione
Nella seconda metà di giugno è stata allestita, presso l’Antico Mulino di Gavardo, la mostra fotografica “Istanti”, realizzata da Roberto Cavagnini e Giovanni Taraborelli. La mostra, patrocinata dal Comune di Gavardo, vede la collaborazione Nadir Landi che ha dato una propria personale interpretazione ad ogni fotografia, e di John Comini che ha accostato ad ogni immagine un testo tratto dalle canzoni di De André. Abbiamo intervistato i due autori. Quando avete cominciato a fare fotografie? Giovanni - Ho cominciato con mio papà, che mi ha trasmesso la passione per la fotografia e insegnato le basi tecniche di scatto, sviluppo e inquadrature. Roberto - Ho iniziato con un amico una decina di anni fa e da autodidatta ho studiato il mondo della fotografia, imparando e mettendo sul campo le nozioni “rubate” ai libri ed ai manuali. Quando avete cominciato a lavorare insieme? Giovanni - Roberto aveva già allestito tre mostre fotografiche, a Salò (alla Cascina San Zago), a Gavardo (preso la Biblioteca Comunale) e a Serle. La nostra amicizia è stata consolidata dalla medesima passione per il mondo della fotografia. Da tre anni a questa parte, ci troviamo ogni settimana a guardare ognuno gli scatti dell’altro, o semplicemente a discutere di mostre e foto di altri e aggiornarci sull’evoluzione delle macchine fotografiche (obiettivi, digitale…). Roberto - Oppure scegliamo di fare delle “uscite” insieme sul territorio, alla ricerca di nuove immagini e di nuove sperimentazioni.
Avete iniziato subito con le macchine digitali? Giovanni - Inizialmente usavamo le macchine a pellicola, grazie alla quali abbiamo imparato anche lo sviluppo. Ora, con l’avvento del digitale, che ha rivoluzionato il mondo della fotografia, puoi scattare un numero illimitato di foto a costi molto contenuti, avere la possibilità di ridefinire personalmente l’immagine prima della stampa. Avete avuto altre occasioni per lavorare insieme? Roberto - Abbiamo iniziato la nostra collaborazione quando amici ci hanno richiesto l’album di un matrimonio. La cosa ha avuto successo, tanto è vero che abbiamo avuto altre richieste e siamo a disposizione per ulteriori servizi. Giovanni - Anche la creazione di un album di matrimonio rappresenta lo stimolo per realizzare immagini che ci diano una particolare emozione. Quando avete pensato questa mostra? Roberto - Circa un anno fa abbiamo deciso di preparare un’esposizione delle foto che pensavamo potessero rappresentare meglio il nostro modo di vedere la fotografia. Giovanni - Approfittiamo di questo spazio per ringraziare tutte le persone che hanno creduto in noi e ci hanno dato una mano, dal Comune di Gavardo agli sponsor, dagli amici ai familiari che ci hanno sostenuto in questa esperienza.
I fotografi
dalla presentazione di John Comini Istanti… Istanti da fissare nella memoria Istanti per trovare tracce di sé e del proprio viaggio attimi in cui segnare il passaggio di sé e degli altri su questa piccola terra segnali per fermare i tempo per ricordare una persona, un animale, una sensazione, una cosa immagini per ricordare e, in fondo, essere ricordati. Perché fermarsi ad osservare un particolare, perché soffermarsi ad inquadrare un dettaglio, perché cercare nel già detto, nel già visto, il mistero che vi è nascosto? Perché è necessario. Perché non si può fare a meno. Perché i nostri due autori hanno scelto, o meglio, hanno scelto di ricercare. Ecco allora che dai mille cassetti della memoria ognuno seleziona un volto di bambino, uno sguardo di donna, l’espressione strana di un gatto, le sottili venature di una foglia, la fresca rugiada nell’erba o un cielo plumbeo carico di pioggia… Una luce che scende in un certo modo, un’ombra che si proietta in una certa direzione sopra un certo muro, i chiaroscuri di una visione che è difficile da inquadrare…Alla fine devi scegliere, fermare l’istante… alla fine dietro ogni fotografia c’è una storia da raccontare, c’è un’emozione da conquistare, c’è un sentimento da gridare, in silenzio… Allora ogni immagine diventa un piccolo atto d’amore, una lenta ma determinata attenzione alle piccole cose, ai particolari che sembrano insignificanti dinanzi allo sguardo di uno svagato viandante. Permettetemi di aprire una parentesi. In questi giorni ho assistito all’allestimento della mostra… Roberto e Giovanni hanno coinvolto un sacco di amici, tutti hanno dato la loro disponibilità, tutti hanno dato una mano nel rendere la mostra più luminosa e più accogliente. Era bello vedere tanta gente lavorare intorno al progetto: tanti hanno dato il proprio contributo, chi allacciando i fili, chi esprimendo un proprio suggerimento. I due fotografi hanno ascoltato tutti, e giustamente hanno fatto le loro scelte, hanno preso le loro decisioni. Tutto ciò a me è parso un vero esempio di operazione culturale…. Anche nelle solite cose c’è qualcosa da salvare, anche nei materiali di scarto c’è la luce di un tesoro nascosto. Sta a noi saperla cercare e, se siamo fortunati, trovare. Basta saper vedere le cose, anche le più piccole, con gli occhi del cuore…
ILGATTOPARDO
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SPECIALE ambiente
Microcosmi
Vita quasi segreta nelle acque di casa nostra L’interesse per la cultura locale coinvolge anche gli aspetti naturali del proprio ambiente, che sono davvero tantissimi nel nostro territorio, tra le due massicce presenze del Monte Magno e dei Tre Cornelli, lo scorrere del fiume Chiese e del torrente Vrenda. E proprio nelle acque si possono celare affascinanti aspetti biologici che dai più vengono snobbati più o meno consapevolmente. Nel mondo delle acque, dopo questo strascico d’inverno, la vita con tutte le sue molteplici espressioni sta esplodendo. Al di sotto della limacciosa e torbida superficie di questi stagni, una miriade di microscopici organismi sia vegetali che animali, sospesi nell’acqua (zooplancton e fitoplancton) o striscianti sul fango del fondo (benthos) danno il segno di quanto multiforme è la vita. La temperatura in questi giorni in queste raccolte d’acqua è ancora bassa. Nello stagno del Tesio, che sta ancora emergendo dal gelo invernale (alt. 668,5 slm) la temperatura giunge a 7°-8°C nel pomeriggio, ed il sole, che sta ormai filtrando tra gli alberi che circondano la radura, va innescando la nascita di alghe microscopiche e dei loro predatori.
In Selvapiana
Così è anche nei limacciosi abbeveratoi (Losér) della Selvapiana posti a più di 800 m di altitudine. Minuscoli predatori (lunghi 1 mm) di colore rossiccio invadono letteralmente le basse acque argillose con i loro ritmici movimenti danzanti che danno loro il nome di pulci d’acqua (Daphnia di varie specie) appartenenti a Crostacei Cladòceri. Eh sì, i crostacei non sono solo dell’ordine di grandezza dei gamberi e dei granchi, ma la maggior parte delle specie è microscopica. Altri microscopici animaletti appartenenti ai Crostacei Copèpodi formano i primi gradini della catena alimentare degli stagni. Mentre nei Losér della Selvapiana e del Tesio sono rappresentanti più comuni i Copèpodi Ciclòpidi, nella pozza di Rampenaga di Sopraponte possiamo trovare invece i Diaptomus, più rari e presenti in alcuni laghi subalpini (Copèpodi Calànidi).
Lo scrigno di Rampenaga
Proprio partendo da queste rilevazioni, chi scrive, insieme ad altre persone,
sta attuando una catalogazione dei possibili endemismi anche attraverso la competente collaborazione di ricercatori universitari. È di particolare rilievo la scoperta di larve di Corethrina chaborus (Ditteri Corètridi), che risale a 25 anni fa, a fare dello stagno di Rampenaga una raccolta d’acqua da tutelare. Oltre alla presenza macroscopica di Anfibi Urodeli del genere Triturus è interessante in questo stagno la presenza di Emìtteri acquatici ormai rari come le Ranatra sp. o la Nepa cinerea. Ma il primo gradino della vita nello stagno è costituito da microrganismi vegetali come le Alghe che possono sintetizzare con aiuto dell’energia solare attraverso il processo fotosintetico, materiale vivente partendo dall’anidride carbonica disciolta nell’acqua. Se raccogliamo una goccia d’acqua e la osserviamo al microscopio ci accorgiamo di quanto è complessa la catalogazione degli esseri ivi contenuti.
Organismi danzanti
È un’affascinante groviglio di organismi danzanti, alcuni velocissimi che sfrecciano attraverso il campo visibile, altri che ondeggiano lentamente, altri che indugiano, quasi fermi in una miriade di forme. Oltre ai Protozoi muniti di ciglia, o di flagelli, che navigano come minuscole barchette, possiamo trovare anche Protozoi che cambiano continuamente di forma (Amebe) e inglobano particelle nutritive; altri come le Tecamoebe che hanno un guscio solido dal quale escono gli pseudopodi alla ricerca di cibo. Ad un gradino più alto abbiamo le Idre, minuscoli Celenterati che rappresentano le rarissime forme d’acqua dolce di questi generi. E che dire dei mostruosi Rotiferi che, come dice il nome, possiedono un paio di ruote che convogliano l’acqua con le particelle nutritive al loro apparato digestivo (Mastax sp.). Questi organismi presentano forme diverse quando nuotano o quando si fissano al substrato, assumendo la forma di vermi con un buffo peduncolo. Strani animaletti dall’aspetto di fantasma in miniatura, vermi piatti dell’ordine dei Turbellari, vagano strisciando sul tondo o sotto i sassi. Alcuni di essi sono neri, altri grigiastri, ed infine bianchi e lunghi anche 3 cm come il Dendrocoelum
lacteum reperibile nei Losér della Selvapiana. Vengono anche chiamati Planarie e si trovano pure nel Chiese, nelle anse di acque calme.
Zanzare e zanzaroni
Alcuni Crostacei come i Fillòpodi si rinvengono negli stagni di Cariadeghe ed è difficile trovarli altrove; sono, come dice il nome greco, muniti di appendici a forma di foglia, che muovono come remi. Sul tondo di questi stagni stanno risvegliandosi pure piccoli Anèllidi che ondeggiano fissati con un’estremità al substrato. Ma chi la fa da grande, nel mondo dei microinvertebrati sono gli insetti acquatici e soprattutto il loro stato larvale, che in certi fasi iniziali fa parte dello zooplancton. È risaputo che le acque stagnanti possono essere malsane, e questo è soprattutto imputabile ai Dìtteri, ai quali appartengono svariate forme di zanzare, pappataci, tafani ed estri che vivono nei pressi delle acque. Le loro larve proliferano letteralmente, alcune in superficie dove respirano l’aria atmosferica attraverso i sifoni come la Culex (le comuni zanzare), Anopheles (la zanzara veicolo della malaria), Aedes (la zanzara tigre, veicolo di febbre gialla). Nelle acque stagnanti mancano le larve dei Tabànidi (i tafani) e delle Tìpule (i comuni zanzaroni) che necessitano di acque ossigenate. Altre larve di Dìtteri come la Stegornia vivono sul fondo quasi privo di ossigeno, e altre larve come quelle della Corethrina chaborus veleggiano sostenute da bolle d’aria contenute nel loro corpo, migrano di notte in superficie, e si trovano forse solo nello stagno di Rampenaga. Avete visto ancora quei caratteristici animaletti simili ad elicotteri che planano sopra le raccolte d’acqua, chiamati in dialetto caaocc (libellula)? Ebbene, le loro larve acquatiche si sono svegliate dal torpore invernale ed iniziano a predare altri animaletti presenti nello stagno con una particolare maschera raptatoria.
Coleotteri
Ai Coleotteri acquatici appartengono animaletti simili a minuscoli maggiolini scuri che ruotano veloci sulla superficie dell’acqua come i Girìnidi, o che vagano in cerca di prede da paralizzare con un
18 pungiglione boccale, come il Ditisco, che si ritrova in raccolte d’acqua più ampie. La larva di questo Ditisco, che nasce nell’acqua, è munita di mandibole a tenaglia con le quali inocula il veleno a girini, pesciolini o altri insetti acquatici; è un vero mostro in miniatura! Attaccati alle foglie delle piante acquatiche strani animaletti trascinano letteralmente la loro esistenza racchiusi in astucci di pietruzze e brandelli di foglie. Dopo un periodo di svariati mesi, sfarfallano le mosche d’acqua (Friganee). Ondeggiano nelle acque, pure le larve delle Effìmere che dopo anni di vita acquatica diventano adulte, si accoppiano, non si nutrono, e dopo due giorni muoiono: da qui il nome.
Emitteri acquatici
Non abbiamo ancora parlato della grande famiglia degli Emìtteri acquatici. Ad essi appartengono Notonèttidi e Naucòridi, molto simili tra di loro, dalla forma di barchetta capovolta, che presentano un pungiglione che paralizza e che serve da apparato succhiatore dei liquidi organici della vittima. Si riconoscono immediatamente poiché si presentano alla superficie dell’acqua con l’estremità posteriore rivolta verso
ILGATTOPARDO l’alto, a respirare l’aria atmosferica, ed al minimo allarme si rifugiano verso il fondo remando furiosamente con il paio mediano di zampe più lunghe. Molto simili a questi Emìtteri ma stazionanti nel fango o sul fondo sono le Ranatre o la Nepa cinerea, chiamate anche Scorpioni d’acqua, per la presenza di arti raptatori anteriori. Presentano sifoni caudali con i quali riescono a respirare l’aria atmosferica stando anche ad alcuni centimetri al di sotto della superficie dell’acqua. Tutti questi Emìtteri, ai quali appartengono anche quelle caratteristiche creature come le ldròmetre ed i Gèrridi, che pattinano sulla superficie dell’acqua, non hanno larve acquatiche diverse dagli adulti ma ninfe che escono dalle uova attaccate alle piante acquatiche. Questi Emìtteri ora sono quasi estinti, rispetto alle ricerche effettuate alcuni decenni orsono. Non vi sono negli stagni del Tesio e di Selvapiana insetti dell’ordine dei Plecòtteri, perchè necessitano di acque ossigenate come quelle dei ruscelli. Va detto, quindi, che molte forme larvali di insetti acquatici viventi negli stagni devono trovare necessarie strategie per ricavare l’ossigeno in acque notoriamente povere di questo gas.
Gasteropodi ed altre rarità
della “rana pirata” e della sua vera identità. Seppero chi di notte saltellava intorno alle rose e che, al mattino, lasciava petali rossi e gialli disseminati su tutto il terreno. “Pensate: è riuscita a far sfiorire perfino le ninfee, scatenandosi in furibonde sarabande con le peggiori rane della zona”, dicevano le rane per bene. Si mise alla ricerca di un nuovo nascondiglio tra le bordure di lavanda e i boschetti di salvia e timo, tra i sassi del giardino roccioso e la tinozza dell’acqua piovana. Tutti erano contro di lei. Non aveva più amici perché i ranocchi che, nei raduni serali, bisbigliavano tra loro raccontandosi le imprese della Rana Pirata e invidiandola per il suo coraggio, si erano ben guardati dal difenderla davanti alla regina. Il riccio, tuttavia, che si era pentito per le conseguenze delle sue chiacchiere e aveva capito l’incapacità della Rana Pirata di adattarsi in quel piccola pozza decise, infine, di aiutarla. Le guardie, “le raganelle della Regina”, stavano, intanto, rastrellando il giardino e presto l’avrebbero privata della sua libertà. Il riccio la chiamò forte, lei lo sentiva, ma era talmente impaurita che il fiato non le arrivava più alla gola e gracchiare era diventata l’impresa più difficile del mon-
do. Lui annusò infine la sua presenza tra le tife, sotto i rami del sambuco. Le suggerì di fuggire, di cercare altrove uno stagno più grande, più adatto al suo temperamento. L’avrebbe condotta lui stesso oltre il bosco dei castagni, oltre le ombrose felci, nel luogo adatto. La rana pirata pensò e ripensò alla sua situazione e decise di provare: avrebbe sicuramente ricominciato la sua vita di scorribande notturne appena lontano da quel noioso, piccolo stagno in cui era nata. Dopo due ore di salti dietro il riccio, dentro un nuovo mondo misterioso di boschetti e ruscelli, tra colori e profumi diversi ed inebrianti di fiori e funghi sconosciuti, si ritrovò sulla sponda di un bellissimo stagno con ninfee gigantesche. “Quanta strada abbiamo fatto, ”pensò,” e quante cose interessanti ho visto lungo il cammino!” Ringraziò il suo nuovo amico, che riprese la strada del ritorno. “Chissà quanto tempo passerà prima che le Raganelle mi trovino!”,disse fra sé, “Quel giorno, però, io sarò già altrove, lontano. Non voglio più essere pirata. D’ora in poi sarò la Rana Vagabonda. E’ troppo bello cambiare!”
Non abbiamo ancora parlato dei molluschi acquatici, relegati per la verità nei nostri stagni al solo ordine dei Gasteropodi Polmonati come le Limnee del genere Ancylus. Vanno pure citati gli Idràcnidi, minuscoli àcari acquatici. Non bisogna dimenticare gli Anèllidi rappresentati da poche varietà di Oligocheti e da Irudìnei (le sanguisughe). Per questioni di spazio abbiamo trattato solo i generi più rappresentativi, rimandando ad una trattazione più specifica la descrizione di phyla meno conosciuti. Per finire ci è parso di capire, attraverso una serie di ricerche e di comparazioni con altre raccolte d’acqua dei comuni limitrofi, che gli stagni del territorio gavardese presentano alcune biologiche peculiarità, meritorie di ulteriore e più approfondita indagine. Se ne parlerà in future occasioni, quando si articolerà un discorso organico sugli elementi biologici, questa volta delle acque correnti, come il fiume Chiese, il torrente Vrenda, e di alcuni aspetti del reticolo idrico minore. Franco Liloni
La rana pirata Combinava ogni sorta di guaio tra le foglie galleggianti dello stagno o nelle aiuole del giardino, lasciando dietro di sé una scia di disastri. Non sopportava quel piccolo stagno e il suo mondo chiuso: i pettegolezzi, le cattiverie, le regole che valevano solo per alcuni, i più deboli. Non accettava l’idea che l’universo fosse racchiuso tra le siepi e il prato. Ma lì era nata e lì avrebbe dovuto rimanere. La voglia di ribellarsi, di distruggere tutto intorno a sé era, a tratti, incontenibile. Anche quella notte rientrò nel suo nascondiglio sicura di non essere vista, ma il riccio spione, che da tanto tempo la seguiva, rovinò il suo segreto. Tutti gli abitanti del giardino vennero informati, in poche ore, della vita segreta
Beatrice Meloni
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contributi alla discussione
Il bene comune, il coraggio, la paura e altre parole in libertà sulla politica Quanto è profondo il solco che separa il cittadino dai suoi rappresesentanti? Lo stare assieme per darsi delle regole, con l’obiettivo di rispettarle e farle rispettare, nell’interesse comune, mettersi insomma in uno stato di “servizio” dovrebbe essere il senso della politica. Se da un lato la politica è inevitabilmente esercizio di potere, di scelta, di sintesi, dall’altro non può eludere il principio per il quale essa deve essere esercitata nella consapevolezza, e nell’umiltà, di adempiere ad un mandato che è stato ricevuto dagli elettori e non strappato alla concorrenza. È difficile riconoscere valori comuni senza che questi, giorno per giorno, siano incarnati nel difficile atto dell’amministrare. Sarebbe rischioso considerare come eternamente acquisiti princìpi che sono da riconquistare in ogni atto politico, al fine di renderli vivi ed efficaci.
La piramide rovesciata
Il passaggio tra l’enunciazione di alte motivazioni e la loro attuazione pratica rischia di far perdere lungo il cammino quello che dovrebbe essere un punto cardine dell’occuparsi della cosa pubblica: una volta ottenuto il consenso, il dovere delle scelte non può essere eluso escludendo il bene comune che, se non può essere di tutti, almeno deve essere dei più. Quante volte un amministratore ricorda di essere il vertice di una piramide rovesciata?
Troppo spesso, mi pare, che la sommità si compiaccia di stare più vicina al cielo potendo disporre di un’egemonia che appartiene più ad un concetto feudale del potere piuttosto che ad un senso civico davvero interiorizzato. Se, invece, il vertice della piramide si ponesse in basso, sarebbe ben più evidente come le responsabilità di sostenere “l’edificio città” non possano essere sacrificate a scapito di un’egocentrica convinzione d’essere “cittadini diversi, un po’ speciali”.
Un solco da colmare
Certo, il solco tra portatori di voto ed attrattori di voto non può essere colmato che dai cittadini stessi, nella consapevolezza che il fare politica non si riduce alla conquista di cariche ed incarichi. Non è immaginabile una società di presidenti che eleggono un cittadino; non è ipotizzabile un’assemblea costituita dall’intera popolazione che essa stessa dovrebbe rappresentare; non è accettabile un’autoreferenzialità fatta di compiacimento e non di spirito di servizio. Risulterebbe del tutto stucchevole la distinzione di diversi orientamenti, se non fosse comune l’idea che la scelta non è il prevalere delle idee in una battaglia all’ultimo sangue, bensì la sintesi di ciò che di positivo ogni essere pensante, dotato di senso civico, sa portare al bene comune.
Compromesso e trasformismo
Troppo spesso si confonde l’alto significato del compromesso con il bieco esercizio del trasformismo. Il compromesso, la sintesi, presuppongono un dialogo comune e paritario, in cui il personalismo non ha cittadinanza; il trasformismo sacrifica l’interesse pubblico ai piccoli cabotaggi di uno solo (o di pochi), lasciando dimenticare che sono le idee a viaggiare e non il loro fautori (ce lo ricorda bene un antico proverbio cinese: “Quando il dito indica la meta, lo sciocco guarda il dito”). La competizione non è guerra ed annientare le proposte altrui non significa che le proprie siano migliori (soprattutto quando non ci sono).
La paura è un bene da proteggere?
Abbandonare l’interesse personale, e concederne una parte alla comunità, non è un atto d’ingenua bontà, ma un investimento sull’abitazione comune in cui, volenti o nolenti, dovremo vivere. Qualcuno disse che un giorno la paura bussò alla porta del coraggio, il coraggio si alzò ad aprire e non trovò nessuno! Perché non avere il coraggio di investire sul tesoro dello stare insieme piuttosto che alimentare la paura proteggendola con recinti come fosse essa stessa un valore? Flavio Hemer
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GRUPPI CONSILIARI “Il Cielo d’Irlanda...”
LISTA CIVICA GAVARDESE
Anche il popolo Irlandese ha bocciato il trattato di Lisbona, versione rivista e alleggerita della Costituzione Europea del 2004, già bocciata dal popolo francese e olandese. La Lega ha festeggiato e subito le solite anime belle della sinistra hanno gridato scandalizzate alla rottura nel Governo. Non c’entra nulla il Governo di questo o di quel Paese: anzi, sarebbe proprio il caso di chiedersi se l’Europa che vogliamo debba essere proprio quella dei Governi o piuttosto quella dei popoli, perché quella dei Governi, cioè l’Europa che non vuole misurarsi con il consenso diretto dei cittadini ha già fallito più volte. Anche su questo tema ho tanto l’impressione che sia proprio la Lega a cogliere, meglio di altri, i sentimenti dei cittadini, che se chiamati ad un referendum, difficilmente approverebbero questa idea di Europa. La nostra Costituzione non consente referendum sui trattati internazionali, ma se un referendum fosse possibile, non solo non sarebbe uno scandalo richiederlo: sarebbe auspicabile che si svolgesse. Il Ministro Tremonti nel suo libro “La paura e la speranza” ha evidenziato come, tra le altre cose, il timore di tutte le classi sociali verso i meccanismi della globalizzazione conducano a cercare nella identità e nella tradizione un riferimento rassicurante, mentre Bruxelles appare un mondo lontano, burocratico e molto laicamente anticristiano. Quel che però colpisce è una sorta di irritazione nei confronti del voto popolare, cioè della manifestazione più diretta e cristallina della volontà di chi solo è detentore della sovranità nelle democrazie: il popolo, appunto. Ma qual è il posto del popolo sovrano nella costruzione dell’Europa? Dove sono i meccanismi attraverso i quali i governanti sono efficacemente fatti responsabili innanzitutto verso i governati? Il “no” degli irlandesi al Trattato di Lisbona non è certo la fine dell’Europa, ma un brutto colpo alle attese dei Governi. Il rimedio non è, “cambiare i meccanismi di ratifica”, ma farne la terra di speranza di 27 paesi dove i cardini della civiltà Occidentale siano enunciati chiaramente: 1) un immagine di uomo che trascende ogni manipolazione della scienza e della tecnica; 2) il matrimonio come rapporto stabile tra un uomo e una donna e quindi la famiglia come mattone fondamentale dell’edificio sociale; 3) il rispetto nei confronti della dimensione religiosa e spirituale dei popoli e dei singoli. Invece: “Nel cammino di unità europea, il mancato riconoscimento delle proprie radici e della propria storia ha manifestato uno strano odio di sé dell’Occidente: quel Occidente che tenta sì in maniera lodevole di aprirsi, pieno di comprensione, ai valori esterni, ma non ama più se stesso. Della sua propria storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa, per sopravvivere, ha bisogno dunque di una nuova accettazione di se stessa, mentre la multiculturalità che viene continuamente e con passione incoraggiata e favorita, è talvolta soprattutto abbandono e rinnegamento di ciò che è proprio, fuga dalle cose proprie(J.Ratzinger, Europa, Milano, Edizioni San Paolo, 2004). Emanuele Vezzola per il Gruppo Civica Gavardese gavardoaigavardesi@gmail.com
Le mezze verità del Centro-Sinistra È doveroso precisare ai nostri concittadini alcune verità che emergono dagli atti amministrativi. In primo luogo leggiamo che l’Amministrazione nell’ultimo Gattopardo dichiarava di aver adeguato dopo decenni gli oneri di urbanizzazione comparandoli a quelli dei Comuni vicini. Per onore di verità e per una migliore comprensione, mostriamo uno schema comparativo:
LEGA NORD
Comparazione Oneri di Urbanizzazione Primaria e Secondaria tra Comuni limitrofi Per la sola zona residenziale di completamento del P.R.G. (B)
Comune: Urbanizzazione Primaria Urbanizzazione Secondaria Totale Primaria + Secondaria
GAVARDO Euro 11,25 Euro 17,17 Euro 28,42
SALO’ Euro 3,99 Euro 12,27 Euro 16,26
MUSCOLINE Euro 2,79 Euro 5,78 Euro 8,57
VILLANUOVA S/C Euro 2,40 Euro 3,84 Euro 6,24
Come si può notare i nostri oneri sono di gran lunga superiori rispetto a quelli dei nostri vicini. Nel n. 3 del Gattopardo, nelle considerazioni relative al Bilancio 2007, l’Amministrazione a giustificazione dell’aumento ICI previsto sulle 2° case e altri fabbricati, dichiarava che l’aumento era finalizzato a finanziare le spese di investimento (vedi scuole elementari). In realtà dal Consuntivo che proprio in questi giorni stiamo analizzando, il maggior gettito ICI constatiamo che è servito invece per pagare la spesa corrente (ovvero per il funzionamento della macchina comunale), peccato che non sia servito nemmeno per coprire le buche delle strade. Infine è proprio di questi giorni il volantino del PD (Partito che rappresenta l’attuale Amministrazione) che a firma del suo Portavoce, ancora una volta dichiara una falsità rispetto alla quale non possiamo tacere. Quanto ai risultati elettorali informiamo il Portavoce che i candidati Sindaco della Lega Nord alle precedenti elezioni hanno ottenuto i seguenti voti: • anno 1999 – 1524 • anno 2004 – 1589
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Risultati superiori al voto Politico, certo è che siamo andati orgogliosamente da soli, a differenza dell’attuale maggioranza, che per eleggere il Sindaco ha dovuto unire l’armata Brancaleone, costituita dai Partiti Margherita, Ds, Verdi e satelliti vari, per cui invitiamo il Portavoce a leggere i risultati in casa propria ed a farsi un bagno di umiltà. Di fatto come è noto alla prova del voto gli elettori inequivocabilmente e tristemente (con nostra grande soddisfazione politica) vi hanno rispedito al mittente. E per finire, rispetto al programma di mandato dell’attuale Amministrazione, per loro il bicchiere è pieno a tre quarti, per altri a metà e per la maggioranza dei gavardesi è vuoto. Fabrizia Turrini - Per il Gruppo Lega Nord
Nulla è scontato L’esito delle elezioni politiche 2008 consegna anche a Gavardo un quadro che necessita di qualche considerazione. I cinque partiti principali, quelli per inteso rappresentati anche in Parlamento, raccolgono (Camera dei Deputati) 6313 voti su un totale di 6882 validi. Buon segno, anche Gavardo, come il resto della Nazione, ha accolto “l’invito” alla semplificazione del quadro partitico; i cinque principali partiti sono riconosciuti come i rappresentativi dell’interezza delle questioni in campo. Il PD, che possiamo associare alla lista Ulivo del 2006, mantiene la posizione, il PDL, nel 2006 Forza Italia e Alleanza Nazionale, perde circa 500 voti, la Lega Nord ne guadagna circa 900. Qualcosa perde l’UDC, qualcosa guadagna l’Italia dei Valori, vengono quasi annullati i partiti dell’estrema sinistra. Quattro sono le considerazioni che ne derivano: 1) la Lega Nord è certamente trascinata dall’esito favorevole avuto in tutto il Nord Italia; non si può però negare che hanno valenza anche l’azione locale e le personalità che vi si esprimono: va riconosciuto, almeno per quanto riguarda il gruppo consiliare, una linea politica certo aspra e determinata nell’opposizione, ma onesta, corretta, incentrata sul rispetto del territorio e del cittadino. I cavalli di battaglia, più facili da urlare che da attuare, come il recupero del centro storico, la sicurezza e la lotta allo straniero sono per lo più strumenti di propaganda 2) escludendo che l’elettore leghista gavardese sia estremista, la tendenza politica locale è da considerarsi mediamente moderata. Se è chiaro che chi ha un orientamento prevalente di centro-destra quest’anno ha affidato il suo voto più alla Lega (che ha toni più caratterizzati ma che, ribadisco, non considero estremista) che all’asse FI-AN, vuoi per lanciare un segnale di cambiamento, vuoi per la credibilità locale, è altrettanto chiaro che c’è comunque uno zoccolo elettorale ascrivibile al “centro politico” quantificabile in almeno 5000 voti; 3) la realtà di Uniti per Gavardo si inserisce in questo “centro politico”: esperienza di centro-sinistra, la tradizione di sinistra gavardese che si unisce a quella cattolico-democratica non è certamente estremista, come qualcuno vorrebbe far credere. Vedo, quindi, con soddisfazione il fatto che i voti ascrivibili al centrosinistra espressi lo scorso aprile siano sostanzialmente inalterati rispetto alle politiche di due anni fa ed alle amministrative del 2004: l’esperienza di Uniti per Gavardo, in qualunque forma si ripresenti il prossimo anno, è in grado di essere rappresentativa e di dialogare con le sensibilità moderate di cui dicevo; 4) proprio l’esito elettorale evidenzia che quanto fatto da Uniti per Gavardo, che conduce da 4 anni l’Amministrazione, raccoglie gradimento e lo dico, in particolare, per l’orgoglio e la determinazione con la quale portiamo avanti politiche sociali, culturali e ambientali che fanno meno clamore delle opere pubbliche, se vogliamo, ma che sono vitali per una comunità e che definiscono un’identità molto più di mille parole (ogni riferimento alle sbandierate radici cristiane è puramente voluto). Manuel Antonini - Per il gruppo Uniti per Gavardo
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programmi dell’estate
Metti una sera... d’estate... a Gavardo Impossibile sottolineare con la dovuta attenzione tutti gli eventi riportati nel calendario. Tra quelli elencati, senza nulla togliere agli altri, desideriamo tuttavia segnalarne alcuni in particolare.
LUGLIO 2 mercoledì
“Comunic-Azioni Vª Edizione” 12 sabato della Festa per i giovani Rivisitazione del Musical dalle ore 20.00 - Brolo M° Baronchelli. Musica, arte, divertimento, punto risto- “Forza Venite Gente” ro… (in caso di pioggia la festa è posticipata a venerdì 11 luglio) a cura del Centro Giovani Plateatrono.
ore 21.00 - Cortile Centro Sociale a cura della Compagnia teatrale de “I Bravi” Oratorio di Leno
Film “Quel treno per Yuma” 13 domenica ore 21.30 - Piazza San Lorenzo a Sopraponte (Western di J. Mangold con Note al Museo Christian Bale e Russell Crowe). (ingresso unico Euro 2,00 con consumazione presso punto ristoro)
ore 21.00 - Cortiletto Museo Civico Archeologico della Valle Sabbia Concerto “Trio Barocco” con Valentina Mantovani (flauto), Tania Bosetti (oboe), Luigi Muscio (fagotto). Brani di Vivaldi, Handel, Lotti, Telemann. A seguire, possibilità di visitare gratuitamente il Museo.
John Comini. A cura del centro sociale “incontro” (ingresso intero Euro 4,00 – ridotto Euro 2,00 – omaggio per ragazzi fino ai 6 anni)
Musicale Viribus Unitis
Campionati Regionali “Master in pista Libertas” 5 sabato ore 20.00 - Centro Sportivo Karol WoiNuovo Spettacolo del tyla. A cura dell’Atletica Gavardo 90 Teatro Poetico Gavardo 18 venerdì 3 giovedì “La domanda di Concerto “La Banda in piazza” matrimonio” Concerto ore 21.00 - Brolo M° Baronchelli - trat- ore 20.45 - Soprazocco “Hoy como ayer” to dal testo di Anton Cechov. Regia di piazza Don E. Guerra. A cura del Corpo ore 21.00 - Chiostro di Santa Maria con Franca Masu (voce), Oscar del Barba (pianoforte), Fausto Beccalossi (accordeon). Un emozionante viaggio nella musicalità argentina (e non solo!) con la stupenda voce della cantante Algherese e due grandi musicisti. L’iniziativa è inserita nel calendario Acque e Terre Festival 2008 (ingresso unico Euro 5,00)
6 domenica
Note al Museo
ore 21.00 - Cortiletto del Museo Civico Archeologico della Valle Sabbia “Live in Boston(e)” concerto del duo acustico “Paolo Cavagnini e Alberto Forino” (chitarra e pianoforte). A seguire, possibilità di visitare gratuitamente il Museo.
Inaugurazione della mostra “La storia allo stadio” ore 19.00 - Spazio Mostre Vecchio Mulino (l’esposizione rimarrà aperta fino al 13 luglio nei seguenti orari: 19 – 22.30). A cura del gruppo culturale Remedios
ore 21.30 - Piazza San Lorenzo a Sopraponte (Thriller / Western di C. Eastwood con Clint Eastwood, Gene Hackman e Morgan Freeman). (ingresso unico Euro 2,00 con consumazione presso punto ristoro)
19 sabato
Concerto “Canti, incanti, suoni e colori del popolo Gita alla Cima Pratofiorito SUD” con il gruppo (m 2900 - tempo di salita 5.45 ore – di- Sciacuddhuzzi slivello m 1100 – difficoltà EEA) da Malga Molina con il CAI Gavardo
4 venerdì
Film “Gli spietati”
10 giovedì
Spettacolo di musica e poesia
ore 21.00 - località Monticello “Ti amo di due amori” (flauto, violoncello, pianoforte e voce recitante) con la Corte degli Artisti. Percorso letterario musicale con liriche di autori arabi e indiani d’America. Arie d’opera, operetta e canzoni d’amore…
ore 21.00 - Brolo M° Baronchelli. Sei formidabili musicisti in un coinvolgente concerto di “Pizzica Salentina” e suoni della tradizione popolare del sud.
ILGATTOPARDO
20 domenica
Concerto “Le duemila bolle blu” i favolosi anni 50 e 60
ore 21.00 - Brolo M° Baronchelli. Cantati e raccontati dal Gruppo Caronte con Piergiorgio Pardo (voce), Giorgio Tonelli (clarinetto), Massimiliano Pezzotti (flauto), Gabriele Miglioli (violoncello), Sachiko Yanagibashi (pianoforte). (ingresso intero Euro 4,00 – ridotto Euro 2,00 – omaggio per ragazzi fino ai 6 anni)
25 venerdì
Film “Mezzogiorno di fuoco”
ore 21.30 - piazza San Lorenzo a Sopraponte (Western di F. Zinnermann con Gary Cooper e Grace Kelly). (ingresso unico Euro 2,00 con consumazione presso punto ristoro)
27 domenica
Note al Museo
ore 21.00 - Cortiletto Museo Civico Archeologico della Valle Sabbia Concerto “Fingerstyle jazz” - l’Associazione Culturale Zonacustica presenta musiche di chitarra con Giovanni Ferro e Dario Fornara.
23 L’energia profusa nel corso dello spettacolo trova il suo naturale sbocco nell’autoinvestitura dell’attore che chiede all’uomo di avere il coraggio di non fare finta di niente, di prendersi cura del proprio coraggio, di reagire, di alzare la testa e ricominciare a lottare. L’evento è in programma per Acque e Terre Festival.
SETTEMBRE 7 domenica
Un libro, uno spettacolo
ore 20.45 - piazza San Lorenzo a Sopraponte. Presentazione del libro di Maurizio Abastanotti “A chi dimanda di me”, introduce Marcello Zane a seguire “La Guerra negli occhi”, (in dialetto) con Andrea Giustacchini - scritto e diretto da John Comini
13 sabato
Grande evento teatrale
ore 20.45 - Piazza di Limone “Non ho imparato nulla” con Maria Paiato. Le fatiche, il dolore e le difficoltà della vita raccontate attraverso la comicità di una delle più grandi interpreti del teatro italiano. Tratto dal racconto Scottature di Dolores Prato. L’iniziativa è inserita nel calendario Acque e Terre Festival 2008. (ingresso unico Euro 8,00)
AGOSTO 30 Sabato (fuori programma)
Spettacolo teatrale Briganti
di e con Gianfranco Berardi ore 20.30 - in luogo da definirsi Con il supporto di una sedia che si fa sostegno, rifugio e compagna, l’attore saltella da un palo ad una frasca, da una rima ad una canzone trasmettendo una verità che investe il pubblico. Nel buio lo spettacolo nasce ed evoca tutti i personaggi che alla luce di una semplice lampadina si rivelano e prendono vita. Berardi con trepidazione restituisce dignità a chi è costretto, per conquistare quella libertà che legittimamente gli appartiene, a darsi alla macchia, a sopravvivere nell’ombra, a piombare sui peccati del nemico, a chiedere e farsi giustizia in un mondo ipocrita che non ne garantisce.
20 sabato
Un libro, uno spettacolo
ore 20.30 - Sala Oratorio a Soprazocco Presentazione del libro di Maurizio Abastanotti “A chi dimanda di me”, introduce Marcello Zane a seguire “La Guerra negli occhi”, (in dialetto) con Andrea Giustacchini - scritto e diretto da John Comini
26 - 27 - 28 venendì, sabato e domenica
Festa di San Luigi con spiedo, giochi e danze Oratorio di Gavardo
Riassumiamo qui la proposta di animazione socio-culturale per i mesi di Luglio, agosto e Settembre. Giugno è passato e con questo molti eventi che hanno raccolto entusiasmo ed interesse. Musica per tutti i gusti, teatro, cinema, mostre, eventi sportivi, gite ed escursioni… insomma, un ricco calendario che ci consentirà ancora di vivere insieme molte occasioni di svago e non solo. Il Parco “M° Baronchelli”, il Museo, l’Auditorium “Cecilia Zane”, il Centro Giovani “Plateatrono”, l’Oratorio, il Centro Sociale “incontro”, il Mulino, la Piazza San Lorenzo a Sopraponte, il Centro Sportivo a Gavardo e a Soprazocco, il Monticello, la Piazzetta del Quadrel, il Chiostro di Santa Maria, la Piazza di Limone sono alcune delle sedi che hanno ospitato e ospiteranno gli oltre cinquanta appuntamenti previsti tra la fine di maggio e la metà di settembre. Dai più piccini ai meno giovani, siamo certi che ciascuno troverà iniziative di proprio interesse e saprà vivere i mesi estivi anche come opportunità per rinsaldare relazioni personali e legami sociali oltre che per riposarsi e divertirsi. Il calendario della stagione estiva 2008 è stato strutturato grazie alla fattiva ed insostituibile collaborazione di molti gruppi, associazioni e singoli cittadini, senza la cui opera sarebbe impossibile, in questa come in altre circostanze, organizzare tutto quello che si è programmato. A loro va il nostro sincero ringraziamento che estendiamo all’Ufficio Servizi Socio-Culturali per il complesso lavoro svolto. Un caro saluto e un augurio sincero per un sereno proseguimento di estate! Il Sindaco Gian Battista Tonni L’Assessore alle Attività Culturali e Politiche Giovanili Marco Piccoli