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Contro il caro bollette le armi spuntate dell'Italia

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PANTERE GRIGIE

PANTERE GRIGIE

LA FINESTRA SUL CAVEAU

CLAUDIO DI DONATO

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L’impennata del costo dell’energia ha superato la soglia di allarme. E’ diventata una vera e propria emergenza per milioni di famiglie e imprese. In appena un anno la bolletta è più che raddoppiata ma il peso dei rincari incide in modo differenziato sulla base del reddito. Per un artigiano pensionato significa sacrificare un assegno mensile per coprire i maggiori costi di energia elettrica e gas. Un effetto che doveva suggerire un approccio diverso da parte del Governo. Gli oltre 10 miliardi impegnati per fronteggiare il caro-energia dovevano andare principalmente alle famiglie con redditi bassi e medio-bassi invece che all’intera platea di 29 milioni di utenze domestiche. Naturalmente per contrastare il fenomeno del balzo del prezzo dell’energia serve un pacchetto di interventi e misure, alcuni con effetti rapidi e

altri che necessitano di un orizzonte temporale più ampio. Ma è fondamentale comprendere le dinamiche che hanno alimentato la fiammata che non è destinata a rientrare a breve termine. La ripartenza dell’economia dopo la fase più acuta della pandemia e le tensioni geopolitiche sono tra le cause principali della corsa delle quotazioni energetiche. Poi ci sono altri fattori più specifici a livello geografico. In Europa ad esempio pesa il funzionamento del mercato all’ingrosso dell’energia elettrica e nel caso italiano c’è lo squilibrio del cosiddetto mix energetico (le diverse fonti per la produzione di energia elettrica). In termini generali, i mercati dell’energia presentano sofisticati e complessi meccanismi di funzionamento. La ragione è molto semplice, l’elettricità non si può immagazzinare. L’energia che arriva nelle nostre case viene acquistata da un distributore e il prezzo è fissato attraverso domanda e offerta in Borsa, come se si trattasse di un titolo azionario. A determinare il prezzo è la richiesta di energia per l’ultima fonte che entra in funzione, che è sempre una centrale, in quanto solare, fotovoltaico ed eolico non sono programmabili come abbiamo visto lo scorso autunno in Gran Bretagna. In Italia l’ultima centrale ad entrare in funzione è alimentata a gas, in Francia nucleare e in Germania a carbone. Se la quotazione del gas arriva alle stelle, un paese come l’Italia sarà più esposto degli altri. E infatti le quotazioni del gas sono salite del 700% in 18 mesi, il prezzo medio dell’energia all’ingrosso è aumentato di 4 volte mentre i costi di generazione dell’elettricità hanno avuto un incremento soltanto del 150% in quanto i costi di eolico e fotovoltaico sono rimasti fermi. Alcuni hanno sostenuto che l’aumento della bolletta è provocato dalla transizione verde che dovrebbe rallentare se non addirittura essere messa in discussione. In realtà gli incrementi maggiori in Europa sono stati sopportati dai paesi che utilizzano molto gas come Italia, Spagna e Portogallo (tra il 30 e il 40% per la produzione elettrica). Il nostro Paese produce molta energia dalle rinnovabili (oltre il 30%) a differenza della media europea che oscilla intorno al 10% e per vedere maggiori benefici dovrebbe aumentare ulteriormente, mentre l’orientamento del Governo è far salire gli approvvigionamenti di gas. Ma più gas consumiamo e più saremo esposti agli aumenti dei prezzi. L’Italia presenta altre debolezze che la rendono molto vulnerabile alle tensioni sui prezzi. Il gas che utilizziamo è prevalentemente acquistato in Borsa (e risente della volatilità quotidiana delle quotazioni) mentre è marginale quello con forniture a lungo termine e prezzo fisso. Anche potenziando le infrastrutture per far transitare il gas, il corrispettivo continuerà ad essere quello stabilito sui mercati di Londra e Amsterdam. La semplice verità è che la crisi dei costi energetici ci ha colti impreparati.

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