9-07-2012
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Cambiamo discorso
Manualistica, didattica, divulgazione
Diagnosi e counselling nell’intervento sociale secondo la scienza dialogica
Luigi Colaianni ha conseguito il Ph.D. in servizio sociale, è assistente sociale specialista, sociologo della salute e formatore. Insegna discipline sociologiche e del servizio sociale in varie università italiane. Patrizia Ciardiello ha conseguito il Ph.D. in istituzioni, amministrazioni e politiche regionali, è assistente sociale specialista, Adjunct professor presso l’Università di Padova e funzionario del Ministero della Giustizia.
CAMBIAMO DISCORSO
È possibile collocare le scienze discorsive con piena legittimità nell’alveo del rigore scientifico? Quale rapporto intercorre tra teoria e prassi nell’ambito degli interventi svolti dalle professioni che si inscrivono in quei paradigmi? È possibile generare interventi sociali che rispondano a criteri di scientificità, ovvero che, a partire da obiettivi descrivibili e condivisibili, individuino strategie e indicatori di efficacia ed efficienza e siano quindi accountable? La seconda edizione di Cambiamo discorso, a partire dalla prospettiva aperta dall’interazionismo simbolico e dalla filosofia analitica, sulle tracce di quanto elaborato da Nigel Parton e Patrick O’Byrne in Inghilterra, descrive il percorso che dalla proposta del paradigma narrativistico e del modello dialogico formulati da Gian Piero Turchi ha portato a definire un ambito conoscitivo specifico – la scienza dialogica, che studia il processo per cui le configurazioni discorsive generate nella comunità dei parlanti producono realtà – quale riferimento per la conoscenza e l’operatività nell’intervento sociale, in grado di rispondere alle criticità che vedono affermare, impropriamente, una cesura tra teoria e prassi. La svolta paradigmatica proposta e l’approdo alla scienza dialogica aprono un orizzonte in cui la modalità conoscitiva è adeguata all’oggetto di studio (“i discorsi” quotidiani) e il modello teorico generato si attesta nel realismo concettuale. In virtù di ciò, l’operatore piuttosto che essere pervaso dal senso comune, diventa esperto su come questo si generi, e quindi competente non per i contenuti sostantivi (la “tossicodipendenza”, la “devianza”, la “malattia mentale”, la “povertà”) e per i supposti bersagli dell’intervento (i “bisogni”, il “disagio”, il “benessere” etc.), ma per il processo di configurazione della realtà nella dimensione personale e collettiva. Gli effetti pragmatici sono considerati come secondari alle configurazioni discorsive che si producono nell’ambito della comunità dei parlanti: l’obiettivo operativo dell’intervento sociale è dunque la trasformazione discorsiva.
1044.64 L. COLAIANNI, P. CIARDIELLO (a cura di)
LABORATORIO SOCIOLOGICO
Nuova edizione integrata
Laboratorio Sociologico
1044.64
a cura di Luigi Colaianni, Patrizia Ciardiello
FrancoAngeli La passione per le conoscenze
€ 34,00
FRANCOANGELI (U)
Manualistica, didattica, divulgazione
Il volume è stato curato da Luigi Colaianni e Patrizia Ciardiello, che sono anche co-autori dell’Introduzione, dei cap. 2, 3 e 4 della prima parte e delle Conclusioni. Nella seconda parte il cap. 5 si avvale del contributo di Gian Piero Turchi, Michele Romanelli e Luigi Co-laianni; nel cap. 6 il § 6.1 e il § 6.1.2. sono di Patrizia Ciardiello; il § 6.1.1. è di Patrizia Ciardiello e Gian Piero Turchi; il § 6.2. è di Davide Fenini; il § 6.3 è di Alessandra Zielli e il § 6.4 è di Luigi Colaianni e Luisa Orrù. Il cap. 7 è scritto da Luca Mori.
La cura redazionale ed editoriale del volume è stata realizzata da Barbara Sena 2a edizione. Copyright © 2008, 2012 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy Ristampa 0 1 2 3 4 5 6
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Il compito della sociologia è venire in aiuto dell'individuo. Dobbiamo porci al servizio della libertĂ . Ăˆ qualcosa che abbiamo perso di vista. Zigmunt Bauman
Indice
Prefazione, di Guido Giarelli
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1. Introduzione 1.1. Perché un libro sulla diagnosi e il counselling nell’intervento sociale 1.2. Diagnosi sociale, valutazione e assessment 1.3. Il counselling sociale 1.4. Un processo narrativo con risultati reali
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PARTE PRIMA 2. Lo scarto di paradigma
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3. Agency e paradigma narrativistico 3.1. Paradigma narrativistico e modello dialogico dell’identità 3.2. I cardini della metodologia
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4. La prassi 4.1. Relazioni di assessment a confronto 4.2. Tre studi di caso 4.2.1. Gina 4.2.2. Romualdo 4.2.3. Maria 4.3. La generazione e l’impiego degli artifici retorici 4.3.1. Il modello semiotico-costruzionista della comunicazione 4.3.2. «E la signora Pina?» 4.3.3. Linee metodologiche per la costruzione e la gestione degli stratagemmi
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PARTE SECONDA 5. La filiera della conoscenza emanazione della scienza dialogica: una proposta teorica e operativa per l’intervento sociale
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5.1. Elementi di riflessione epistemologica: per uno scarto dalle scienze –logos a una scienza del logos 5.2. Per una gestione della frammentazione multidisciplinare in ambito sociale: la proposta di una filiera della conoscenza 5.3. La filiera della conoscenza: scienza, paradigma, teoria e modello operativo
5.3.1. La scienza dialogica 5.3.2. Il Paradigma narrativistico 5.3.3. La formalizzazione del processo discorsivo 5.3.4. Il peso dialogico dei repertori discorsivi: la misura della configurazione discorsiva
5.3.5. La Teoria dell’Identità dialogica 5.4. Il Modello operativo dialogico: dall’applicazione della prassi alla valutazione dell’efficacia dell’intervento sociale 5.5. Riassumendo 6. Scienza dialogica e ambiti di intervento 6.1. Paradigma narrativistico e intervento sociale nell’ambito dell’esecuzione penale degli adulti 6.1.1. Paradigma narrativistico, osservazione scientifica della personalità e trattamento degli autori di reato 6.1.2. Paradigma narrativistico e mediazione nell’esecuzione penale 6.1.2.1. La mediazione nel settore dell’esecuzione penale degli adulti 6.1.2.2. Breve storia di una svolta nel pensiero su diritto, conflitti e amministrazione della giustizia 6.1.2.3. Quale mediazione 6.2. Paradigma narrativistico e intervento sociale nell’ambito del consumo di sostanze psicotrope stupefacenti 6.2.1. Definizione del destinatario dell’intervento, dell’obiettivo e delle strategie 6.2.2. La riorganizzazione dei servizi nella prospettiva del modello dialogico 6.2.3. La valutazione dell’efficacia dell’intervento 6.3. Una ricerca in ambito di esecuzione penale esterna con la metodologia MADIT: analisi dei reports del servizio sociale 6.3.1. Gli assunti teorici che hanno orientato e sostenuto la ricerca 8
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6.3.2. Conoscere e documentare nel processo di aiuto 6.3.3. Produzioni discorsive e prassi operative nel Servizio sociale penitenziario 6.3.4. Repertori discorsivi ed efficacia comunicativa della relazione socio familiare 6.3.5. Repertori discorsivi e scelta del modello conoscitivo del Servizio sociale penitenziario 6.3.6. Repertori discorsivi e tratti distintivi della pratica operativa messa in campo dai professionisti dell’esecuzione penale 6.4. Qualità dell’intervento dei servizi socio–sanitari. La valutazione dell’efficacia dell’intervento sociale nell’ambito della salute mentale 6.4.1. Obiettivi, strategie e strumenti della valutazione dell’efficacia 6.4.2. La cornice contestuale 6.4.3. Definizioni 6.4.4. Metodologia di valutazione 6.4.5. Indicatori di valutazione dell’efficacia dell’intervento 6.4.6. Elementi di misura del processo dialogico 6.4.7. Le proprietà processuali primordiali 6.4.8. Lo stratagemma retorico: modalità di somministrazione 6.4.9. La logica dell’operazione di misura mediante
l’organizzazione dei repertori nella tavola
6.4.10. Calcolo del peso dialogico della configurazione discorsiva di un testo di risposta a una singola domanda 6.4.11. Calcolo delle polarità Personalis e Alter 6.4.12. Calcolo della polarità Matrice collettiva (costante per implementare il valore dell’identità dialogica dato dalle tre fonti) 6.4.13. Calcolo dell’identità dialogica 6.4.14. Calcolo dello scarto di efficacia 7. Narrazione, apprendimento e morfogenesi delle relazioni umane: percorsi filosofici 7.1. Le narrazioni costruiscono mondi 7.2. Narrazione come conoscenza e sensemaking 7.3. Narrazione e sensemaking come attività che organizzano e riorganizzano relazioni 9
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Conclusioni
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Appendice. Tavola periodica e Glossario dei repertori discorsivi
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Riferimenti bibliografici
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Gli autori
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Prefazione di Guido Giarelli
Ci sono molte buone ragioni per salutare con grande piacere la pubblicazione di questo lavoro di Luigi Colaianni e Patrizia Ciardiello dedicato all’intervento sociale secondo il paradigma narrativistico. La prima, e fondamentale, è che esso risulta basato su di una robusta fondazione teorica che, si sia concordi o meno, permette comunque di interloquire su solide basi argomentative raramente rintracciabili nell’ambito del lavoro sociale. La seconda è che il volume risulta attraversato da un ethos costante che porta gli autori ad affrontare con passione professionale eticamente orientata problematiche e pratiche professionali come l’assessment ed il counselling con grande onestà intellettuale e rigore mentale, prima ancora che con dovizia di argomentazioni teoriche ed epistemologiche. La terza ragione, last but not least, è lo sforzo di cui sono testimoni in particolare il quarto e il quinto capitolo del volume di esemplificazione applicativa dell’approccio proposto con studi di caso e contestualizzazioni che ne evidenziano le possibilità euristiche e la spendibilità pratica nell’ambito di campi quali l’esecuzione penale, la mediazione e il consumo di sostanze tossiche psicoattive. Entrando poi nel merito dell’approccio proposto, esso ha il suo punto focale in quello che viene definito il “paradigma narrativistico”, basato sul ben noto assunto di W.I. Thomas che considera la realtà come generata dai processi discorsivi che la definiscano in quanto tale a opera dei differenti attori che operano in un determinato contesto sociale: coerentemente con tale assunto teorico–epistemologico di matrice costruzionista, il testo sviluppa poi le diverse strategie professionali che, sulla base di un modello definito “dialogico– interattivo”, consentono di individuare e di modificare le differenti configurazioni di realtà generate a partire dalle pratiche discorsive prodotte dagli attori sociali entro un certo contesto e secondo determinati repertori discorsivi. In ciò seguendo e sviluppando il modello dialogico proposto da Gian Piero Turchi, in alternativa sia al modello biomedico classico, sia al modello bio– psicosociale. Poiché il lavoro degli autori si rifà espressamente al “constructive social work” elaborato in Gran Bretagna da Nigel Parton e Patrick O’Byrne, ci pare qui opportuno richiamarne brevemente le basi fondative e le opportunità applicative. La loro proposta nasce sostanzialmente dall’esigenza di sfuggire al11
la crescente proceduralizzazione e standardizzazione subita dal lavoro sociale nel corso degli ultimi anni in sintonia con altre professioni sociali e sanitarie sull’onda dei processi di onnipervadente managerializzazione dei servizi alla persona. Il buco nero rappresentato dall’assenza di concetti e teorie adeguate per la pratica sociale è stato così spesso colmato da linguaggi e pratiche oscillanti fra il tecnicismo e il senso comune. Il bisogno di tornare a capire ciò che accade tra l’operatore sociale e l’utente dei servizi porta gli autori a sviluppare un’analisi critica dettagliata del linguaggio e dei discorsi impiegati nella relazione di aiuto per indurre il cambiamento comportamentale. La necessità di una teoria per la pratica sociale che consenta di andare al di là del semplice trattamento burocratico dei “bisogni” stereotipizzati entro categorie standardizzate di senso comune porta a rivalutare la creatività e la competenza dell’operatore sociale nell’affrontare le relazioni umane ben al di là del classico lavoro di caso, basato su un approccio psicodinamico. Da qui l’importanza di un approccio interazionista– simbolico alle modalità con cui le persone attribuiscono significato alle proprie esperienze quotidiane e, conseguentemente, orientano le proprie azioni, atteggiamenti e sentimenti al fine di poterne agire i significati e le percezioni della propria esperienza in un’ottica di mutamento. La proposta del constructive social work si muove quindi sulla scia della definizione di Blumer che è l’asserzione di un problema sociale che lo manifesta come tale: se si distingue, infatti, tra una data situazione sociale considerata come condizione oggettiva empiricamente rilevabile e misurabile dalla medesima come definizione soggettiva da parte degli attori sociali che la considerano una forma di devianza dalle norme sociali, è quindi quest’ultima a trasformare la situazione in un problema sociale. Decostruire il processo attraverso cui determinate aree della vita sociale divengono socialmente problematiche, attraverso pratiche discorsive retoriche costituisce dunque la premessa indispensabile a consentire la possibilità per il soggetto di sviluppare discorsi alternativi: e ciò non può che avvenire sotto forma di un processo di interazione dialogica e negoziata che porti a nuove differenti definizioni condivise in grado di produrre nuove relazioni sociali e nuove forme di autopercezione del Sé. Al di là dei suoi fondamenti teorici, ci pare che l’approccio proposto presenti più di una opportunità applicativa per quanto riguarda il lavoro sociale. Anzitutto, in tempi di “pensiero unico” sempre più dominante anche in questo ambito professionale per stanchezza o insipienza creativa, la sua insistenza su di un atteggiamento critico nei confronti di ogni modalità data per scontata di comprensione del mondo fondata sul senso comune non può che costituire un valido antidoto. Problematizzare l’ovvio, il “reale” e il sapere professionale convenzionale su di esso costruito costituisce un esercizio di igiene mentale preliminare alla decostruzione dell’empirismo positivista che appare ancora informare questa, come altre pratiche professionali. 12
In secondo luogo, la storicizzazione e relativizzazione delle categorie cognitive professionali impiegate nel lavoro sociale non può che costituire la necessaria premessa alla possibilità di un autentico incontro dialogico con l’utente inteso come radicalmente altro da sé, percepito nella sua alterità e nelle sue possibilità di costruzione discorsiva differente: ma con la quale sia allo stesso tempo possibile stabilire una qualche forma di interazione dialogica in nome della comune umanità, della condizione condivisa di persone. Infine, sulla base di tale processo di interazione negoziata si apre lo spazio del possibile come rottura dell’apparente corazza impenetrabile del “reale” verso orizzonti trasformativi scientificamente fondati che consentano – come ricordano gli autori nelle loro Conclusioni – di “far galleggiare il ferro sull’acqua e nell’aria”. Campus di Germaneto (CZ), 15 giugno 2008.
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Gli autori Patrizia Ciardiello – Dottore di ricerca in Istituzioni, amministrazioni e politiche regionali, assistente sociale specialista e educatore. Ha conseguito il Master in Promozione della partecipazione sociale e il Perfezionamento in Antropologia culturale applicata. È funzionario del Ministero della Giustizia. È stata responsabile delle attività formative del personale dell’amministrazione presso il Provveditorato A.P. per la Lombardia e ha diretto l’Ufficio del Garante dei diritti delle persone limitate nella libertà presso la Provincia di Milano. E–mail: patrizia.ciardiello@gmail.com Luigi Colaianni – Dottore di ricerca in servizio sociale, assistente sociale specialista, sociologo della salute. Insegna discipline sociologiche e del servizio sociale in varie università italiane. È formatore accreditato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali e referente per il nodo italiano del network europeo DANASWAC (Discourse And Narrative Approach to Social Work And Counselling). E–mail: luigi.colaianni@gmail.com Davide Fenini – Psicologo, consulente esperto in processi organizzativi. Guido Giarelli – Professore associato di Sociologia generale presso l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, direttore scientifico del Centro di Ricerca Interdipartimentale sui Sistemi sanitari e le Politiche di welfare (C.R.I.S.P.). È presidente della European Society for Health and Medical Sociology (ESHMS). Luca Mori – Dottore di ricerca in Discipline filosofiche presso l’Università di Pisa, svolge attività di ricerca per il Laboratorio filosofico sulla complessità (Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa–Comune di Rosignano Marittimo) diretto da Alfonso Maurizio Iacono. Luisa Orrù – Psicologo, fa parte del gruppo di ricerca MADIT diretto da G. P. Turchi dell’Università di Padova. Michele Romanelli – Dottore in Psicologia Clinica e Membro del Gruppo di Ricerca in Metodologia di Analisi dei Dati Informatizzati Testuali dell’Università degli Studi di Padova. Gian Piero Turchi – Docente di Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Padova e Responsabile Scientifico del Gruppo di Ricerca in Metodologia di Analisi dei Dati Informatizzati Testuali. Alessandra Zielli – Assistente sociale specialista, mediatore familiare, dottoranda di ricerca presso UNIROMA3. Lavora presso l’Amministrazione penitenziaria, per la quale si è occupata di formazione del personale.
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