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la fragola
ricerca Miglioramento genetico Walther Faedi, Francesco Casalini, Gianluca Baruzzi
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ricerca Miglioramento genetico Introduzione La fragola a frutto grosso (Fragaria × ananassa) è oggetto da circa due secoli di un’intensa attività di miglioramento genetico (breeding) finalizzata alla costituzione di nuove varietà. L’elevato livello di ploidia (ottoploide) e l’interazione con l’ambiente particolarmente accentuata consentono un’ampia variabilità fenotipica espressa nelle varietà diffuse, pur partendo da una base genetica piuttosto ristretta. Fragaria × ananassa deriva dall’ibridazione fra le due specie ottoploidi F. chiloensis e F. virginiana e solo poche piante ottenute da questo incrocio sono i progenitori di tutte le attuali varietà, che consentono la coltivazione della fragola in tutti gli ambienti, dai più freddi ai più caldi. Solo all’inizio dell’800 si compresero le reali potenzialità di questa nuova specie e le prime attività di breeding condotte in Europa possono risalire proprio a quel periodo.
Miglioramento genetico della fragola
• Allo stato attuale esistono programmi
di miglioramento genetico pubblici e privati in numerosi Paesi del mondo, tutti finalizzati alla costituzione di nuove varietà di fragola
• La maggior parte delle varietà diffuse
appartiene alla specie ottoploide Fragaria × ananassa, ma non mancano i casi di varietà esaploidi (F. moschata), diploidi (F. vesca) e decaploidi (Fragaria × vescana), queste ultime ottenute attraverso un complesso di incroci tra Fragaria × ananassa, F. moschata e F. vesca poliploidizzata. Esistono anche ibridi intergenerici Fragaria × Potentilla, caratterizzati da fiori rosa
Storia del breeding in Europa Si può affermare che tra i progenitori delle moderne varietà di fragola, Keens’Seedling, diffusa da Michael Keens nel 1821 in Inghilterra, è sicuramente quello più ricorrente. Il frutto venne descritto come “largo, rotondeggiante, di colore scuro e di buon sapore”. Importante è evidenziare che il fiore di questa varietà era ermafrodita (perfetto), aspetto essenziale perché, contrariamente a quanto era accaduto con i fragoleti di F. chiloensis, a fiore pistillifero, consentiva una facile autoimpollinazione e quindi una regolare crescita del frutto, senza l’esigenza di piante impollinatrici.
Frutti della nuova varietà Pircinque diffusa commercialmente nel 2010 e principalmente adatta agli ambienti meridionali
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miglioramento genetico Deriva probabilmente da Keen’s Imperial del 1806, di cui non è noto se fosse una selezione di Fragaria chiloensis oppure già dell’ibrido di Fragaria × ananassa; il frutto era rosso molto scuro, di buon sapore e con acheni sporgenti. Andrew Knight è stato probabilmente il primo vero breeder riconosciuto e all’inizio dell’800 costituì in Inghilterra le prime due importanti varietà di fragola (Downton ed Elton) le cui piante sono state moltiplicate e ampiamente coltivate dai produttori di quell’epoca. Downton, costituita nel 1820, presentava un frutto scuro, di forma ovale e di buon sapore. Elton, selezionata nel 1817, era caratterizzata da un frutto di grosse dimensioni, di forma ovale, di colore rosso leggermente chiaro e sapore acidulo, con acheni gialli e sporgenti. In Francia furono costituite Vicomtesse Héricart de Thury (1849) Docteur Morère (1867), quest’ultima importante varietà ottenuta da Palmire Berger dall’incrocio tra le varietà Duc de Malakoff e Berger. Presentava fiore perfetto, frutto di forma schiacciata, di colore rosso bordeaux, non sempre regolare, buon sapore dolceacidulo, molto particolare. Un’altra varietà storicamente piuttosto importante fu Laxton Noble, ottenuta nel 1887 da un incrocio tra Foreman Excelsior e Sharpless. Il fiore era perfetto; il frutto di forma allungata, di colore rosso intenso e irregolare, presentava un’accentuata cavità interna. Royal Sovereign, varietà inglese ottenuta nel 1898 dall’incrocio fra Laxton Noble e King of Earliest, può essere considerata la prima varietà di rilevante importanza europea. È stata largamente coltivata soprattutto in Francia, Germania, Inghilterra e Olanda all’inizio del ’900. La pianta è di medio vigore con foglie ovaliformi, di colore verde scuro irregolare e con riflessi rossastri; il frutto è rosso aranciato e di buon sapore dolce-acidulo.
Fruttificazione di Keens’ Seedlings riprodotta dal “Notice of New or Remarkable varieties of fruits ripened in the summer and autumn of the year 1821” (Trans. Hort. Soc. London, 1824)
Clone di F. virginiana subsp glauca mantenuta nella collezione privata di F. Casalini a Bozzolo (MN)
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ricerca Royal Sovereign e Docteur Morère sono i parentali dell’incrocio da cui Charles Moutôt selezionò in Francia, nel 1906, la varietà Madame Moutôt con cui ottenne il primo vero significativo miglioramento della pezzatura del frutto. Grazie soprattutto a questo importante carattere, la varietà ebbe un ampio successo nelle coltivazioni di tutta Europa, Italia compresa. La pianta era di medio vigore con foglie ovaliformi, di color verde chiaro pallido. Il frutto era di colore rosso aranciato, di forma un po’ irregolare, con polpa bianca-rosa, poco consistente ma di buone caratteristiche organolettiche. Può essere considerata la prima vera varietà di fragola “industriale”, ed è stata coltivata fino agli anni ’60. Frau Mielze Schindler, Lucida Perfecta, Johannes Muller, Markee, Sieger, Deutsch Evern, Tardiva di Leopoldo, Surprise de Halles, Surprise de Campentras, Ville de Paris, Macherauch Spaternte, D.P Wallbaum, Regina, Cambridge Favorite, Senga Precosana, Souvenir de Charles Machiroux, Senga Sengana, Belrubi e altre sono state diffuse a partire da fine ’800 e rappresentano un patrimonio importante per il germoplasma varietale europeo.
Quattro breeder americani (da sinistra: D.H. Scott, A.D. Draper, G.M. Darrow e G.J. Galletta) la cui azione ha determinato lo sviluppo della fragolicoltura nella Costa Atlantica degli USA
Storia del breeding in America In America la fragola era conosciuta fin dai tempi antichi, in cui venivano raccolti frutti da piante selvatiche di F. virginiana, diffusa nel continente settentrionale, e di F. chiloensis, presente lungo la costa pacifica, dalla California al Cile. Nel 1800, negli Stati Uniti, si selezionarono nell’ambito di popolazioni selvatiche alcune accessioni di F. virginiana con frutti di maggiori dimensioni e interessanti in quanto presentavano il vantaggio di essere più precoci di F. chiloensis. Il breeding della fragola nel continente americano è stato avviato principalmente da C.M. Hovey. Nel suo giardino programmò l’incrocio fra varie selezioni di F. virginiana e di F. chiloensis con Keens’ Seedling, la stessa varietà inglese ottenuta da Michael Keens, indicata come progenitore di diverse varietà europee. Hovey era interessato ad allungare il calendario di maturazione dei frutti utilizzando, come parentali, alcuni cloni di F. virginiana per l’epoca precoce di maturazione e di F. chiloensis per l’epoca tardiva. La prima cultivar diffusa nel 1834, denominata Hovey, molto probabilmente originata dall’incrocio tra Methven (clone di F. virginiana) e Keens’ Seedling, era ancora dioica, con frutto di colore rosso scuro e di sapore acidulo. Le prime coltivazioni americane di fragola furono avviate con la cultivar Hovey sulla costa atlantica (area di Boston). Tuttavia sui mercati di New York il frutto non ebbe il successo sperato perché il frutto era ancora troppo piccolo. James Wilson cercò di migliorarla programmando nel 1851 un incrocio con Black Prince, vecchia varietà inglese del 1820. Ottenne la varietà Wilson con frutto più grosso di Hovey, ma di colorazione piuttosto scura e di sapore leggermente acidulo. Questa
Frutti di Hovey rappresentata nel “The Fruits of America” di M. Hovey del 1853
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miglioramento genetico varietà contribuì all’affermazione della coltura, che inizialmente era concentrata solo sulla costa atlantica. Nel periodo 1850-1860 erano circa 1000 gli ettari coltivati con la varietà Wilson. Successivamente, con l’ottenimento di altre varietà in grado di adattarsi ad areali diversi, la coltivazione si estese anche nella parte ovest degli Stati Uniti e soprattutto in California. Fu Albert Etter il primo breeder che all’inizio del 1900 selezionò nuove varietà [Rose Ettersburgh, Ettersburgh 80-84-89, White Sugar, Ettersburgh 121 (Fr. Chiloensis Cape Mendocino,× F.vesca Alpine), Fantastic, Fendalcino] adatte alla fragolicoltura californiana, le cui condizioni climatiche si differenziavano decisamente da quelle della costa atlantica. Parker Earle (1886), Dunlup e la Klondike (primi del ’900), Howard 17 (1916) sono state le prime varietà americane ampiamente coltivate. Va evidenziato il rilevante successo di Marshall ottenuta da F. Marshall nel 1890 (parentali ignoti), coltivata fino al 1930-1940. Deve il suo successo all’elevata produttività e alla maggiore adattabilità a diversi areali. La pianta è di medio vigore con frutto di forma conica, regolare, di colore rosso piuttosto chiaro. I breeder americani furono i primi a costituire varietà di elevata consistenza della polpa. Blakemore (Howard 17 × Missionary) diffusa nel 1930 ed Earlyglow, diffusa nel 1966 a Belstville nel Maryland dall’incrocio fra due selezioni (MdUS 2359 e MdUS 2713) sono i primi significativi risultati ottenuti.
Diverse forme del frutto
Breeding della fragola oggi Diversi programmi di miglioramento genetico hanno avuto un forte successo e le loro attività hanno consentito l’affermazione di varietà dotate di ampia adattabilità a diversi ambienti e pienamente soddisfacenti per produttori e consumatori di molte parti del mondo. L’Università della California ha diffuso varietà di notevole successo come Tioga (1963), Aliso (1967), Sequoia (1968), Toro (1975), Pajaro (1979), Douglas (1979), Chandler (1983), Camarosa (1992), Ventana (1997), Albion (2004) coltivate in tutte le principali aree fragolicole del mondo a clima temperato. La varietà olandese Elsanta, diffusa dal CPRO-DLO (1981), è ancora largamente coltivata nelle zone del Nord Europa fino al Trentino. Altri numerosi programmi pubblici hanno diffuso varietà con più limitata adattabilità, ma che hanno considerevolmente migliorato e rinnovato gli standard varietali di numerosi Paesi. I programmi privati hanno avuto, negli ultimi venti anni, sempre più successo. Uno dei più importanti è quello di Driscoll Strawberry Associates le cui varietà licenziate sono a esclusivo beneficio dei produttori associati. In Europa, i più importanti programmi privati sono quelli del CIV di Ferrara e New Fruits di Cesena (Italia), di Planasa (Spagna), recentemente riunitosi con il programma francese di Darbonne e di Edward Vinson in Gran Bretagna.
Forme del frutto ricercate nel breeding attuale per aumentare il peso medio
Perfetta forma del frutto a “cuore” particolarmente ricercata dal programma di breeding condotto in Trentino
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ricerca La maggiore parte dei programmi di miglioramento genetico si è basata, almeno all’inizio, su schemi di ricombinazione complementare, per sfruttare la variabilità non additiva e la capacità combinatoria specifica dei parentali. La selezione interessa le piante figlie che combinano i migliori caratteri di ciascuno dei due genitori. Nelle generazioni successive, si usano come parentali le migliori selezioni della precedente generazione di incroci, geneticamente distanti per evitare fenomeni di inbreeding. Un’altra strategia, adottata per migliorare caratteri a controllo poligenico additivo, consiste nell’incrocio di parentali “simile × simile”, ossia già dotati di un buon livello del carattere in esame. Il successivo lavoro di selezione sarà rivolto all’individuazione di genotipi superiori per il carattere oggetto di selezione. Anche l’introgressione di alcuni caratteri specifici presenti in specie selvatiche come Fragaria virginiana glauca (rifiorenza), F. moschata e F. vesca è un obiettivo riscontrabile in alcuni programmi. Tutti i programmi di miglioramento genetico hanno in comune obiettivi generali come fiore perfetto, produzione elevata e costante, buon equilibrio vegetoproduttivo e resistenza (o scarsa suscettibilità) a stress biotici e abiotici delle piante. Inoltre, ogni programma ha obiettivi specifici che dipendono dalle condizioni climatiche o da scopi particolari.
Breeding della fragola oggi
• Negli ultimi anni la quantità di varietà
diffuse annualmente è notevolmente aumentata grazie all’intensa attività di miglioramento genetico soprattutto dei costitutori privati. Questi programmi privati mirano a finanziarsi con le royalty assicurate dai brevetti, ma la strategia di autofinanziamento è sempre più diffusa nel mondo, anche tra le istituzioni pubbliche.
Epoca di maturazione La precocità di maturazione è un carattere desiderato in molti programmi, soprattutto quelli condotti nelle regioni con inverno mite (come California, Florida, Spagna, Israele, Sud Italia), ricercando i genotipi a basso o nullo fabbisogno in freddo invernale. In alcuni paesi del Nord (per esempio Inghilterra) si persegue la maturazio-
Fragoleto in Val Martello (BZ) Campo sperimentale di Boves (Cuneo)
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miglioramento genetico Fasi metodologiche del breeding classico
Fiore non completamente aperto, a cui saranno asportate le antere per la produzione di polline
Raccolta delle antere in scatole Petri da porre in condizioni di temperatura di 20-25 °C per 24 ore per la produzione del polline
Bancale adibito agli incroci controllati
Interventi successivi di demasculazione dei fiori (asportazione dei sepali e degli stami) necessari per procedere successivamente alla impollinazione controllata dei pistilli
Impollinazione di fiori demasculati mediante pennello imbrattato di polline del parentale maschile conservato in provetta in frigorifero
Frutti maturi pronti per essere raccolti, originati dall’incrocio, da cui verranno prelevati gli acheni frutto dell’impollinazione controllata
Semi ben ripuliti dalla polpa pronti per essere conservati in frigorifero (vernalizzazione)
Giovani semenzali ottenuti dalla germinazione dei semi ottenuti dall’incrocio
Allevamento dei semenzali in appositi contenitori posti in ambiente protetto
Campo di semenzali
Selezione in avanzata fase di studio, di prossima diffusione commerciale: particolare della fruttificazione
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ricerca ne molto tardiva, in grado di posticipare fioriture e raccolta delle cultivar tradizionali fino a 2-3 settimane. Alcuni programmi hanno come obiettivo l’estensione del periodo di differenziazione delle gemme in primavera, per ottenere una seconda fioritura dopo quella principale, anche nelle regioni settentrionali (carattere bifiorenza). In Valle Padana, incroci programmati tra cultivar unifere (brevidiurne) molto produttive e cultivar rifiorenti neutrodiurne (DN) hanno permesso la costituzione di varietà bifere che si comportano come genotipi uniferi. La prima varietà ottenuta in Italia con questa strategia è Eva, che sta dominando lo standard varietale del Veronese. Il materiale bifiorente in genere ha un’ampia adattabilità a diverse latitudini presentando un buon comportamento produttivo in coltura protetta, con produzioni anche superiori a 1 kg/pianta, raccolto nell’arco di 45-50 giorni. Sicuramente il carattere più ricercato per allungare il calendario di raccolta è quello della rifiorenza. Fino agli anni ’70 erano note solo le cultivar rifiorenti longidiurne, in grado di rifiorire per lunghi periodi, ma solo in condizioni di giorno lungo, cioè con durata superiore a 12 ore di luce. Quando la durata del giorno si riduce, i processi di induzione/differenziazione di queste varietà non avvengono più a fiore. Le piante rifiorenti longidiurne, in genere, emettono pochi stoloni e sono pertanto difficili da moltiplicare. Saint Joseph, diffusa nel 1893, fu probabilmente la prima varietà rifiorente ottenuta in Francia da Thivolet. Successivamente, dall’incrocio tra Saint Joseph e Royal Sovereign venne costituita la varietà Sant’Antonio di Padova che presentava una pianta più vigorosa e produttiva e frutto più uniformemente colorato. In genere, queste cultivar rifiorenti non hanno mai avuto un grande successo, soprattutto in Italia. Bisogna aspettare la seconda metà del secolo scorso, quando i breeder dell’Università della California programmarono combinazioni di incrocio fra selezioni unifere e un clone di F. virginiana glauca spp. in grado di differenziare gemme a fiore indipendentemente dal numero di ore di luce giornaliera. Nell’ambito di questa attività si ottennero i primi genotipi rifiorenti neutrodiurni (carattere DN, Day Neutral) in grado di essere più stoloniferi e produttivi rispetto alle varietà rifiorenti longidiurne. Il carattere DN fu individuato in un clone staminifero di F. virginiana subsp. glauca rinvenuto nel 1955 dal ricercatore californiano R. Bringhurst nelle montagne dello Utah, vicino a Salt Lake City. Oggi questo carattere è presente praticamente in tutte le principali cultivar rifiorenti coltivate nel mondo. Le prime cultivar DN diffuse commercialmente nel 1979 (Aptos, Brighton, Hecker) derivano dalla terza generazione di reincrocio con cultivar unifere di F. × ananassa, in cui un clone di F. virginiana subsp. glauca fu
Ampliamento dell’epoca di raccolta dei frutti
• La maggioranza dei programmi ha
come obiettivo l’ampliamento dell’arco di raccolta verso i periodi sia precoci sia tardivi. Questo carattere permette una diminuzione delle importazioni di prodotto da Paesi esteri e una migliore distribuzione della manodopera su un periodo di raccolta più lungo
Campo sperimentale a Vigolo Vattaro (TN) in coltura estiva fuori suolo
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miglioramento genetico utilizzato come primo parentale impollinante, donatore del carattere DN. Nelle specie selvatiche del genere Fragaria il carattere rifiorente DN è presente anche nella fragolina di bosco (F. vesca ssp. semperflorens) da cui è stata selezionata la varietà Alpine (non stolonifera e quindi propagata per seme). Ma se nella fragolina di bosco (F. vesca, diploide) è noto che il carattere della rifiorenza è controllato da un singolo gene recessivo, non altrettanto chiaro è il controllo genetico del carattere DN in Fragaria × ananassa. Numerosi sono stati gli studi pubblicati sulla fotosensibilità o sull’indifferenza alla quantità di luce giornaliera a conferma del notevole interesse che questo carattere DN ha dal punto di vista commerciale. Spesso i risultati ottenuti nei diversi studi non sono concordanti e di fatto tuttora il controllo genetico del fotoperiodismo nella fragola rimane piuttosto incerto. Alcuni studi hanno dimostrato che la reazione al fotoperiodismo è controllata da un singolo gene e che l’allele della neutralità al fotoperiodismo (carattere rifiorente DN) è dominante sull’allele che determina il comportamento unifero (JB). Tuttavia altri studi mettono in dubbio questo risultato, evidenziando una notevole variabilità sull’espressione del carattere in funzione del genotipo e dei fattori ambientali, in particolare della temperatura. Sicuramente le condizioni ambientali hanno un’influenza fondamentale su induzione, sviluppo e differenziazione delle gemme e, comunque, l’emissione di infiorescenze nel periodo di fine estate-inizio autunno sembra essere l’indice più sicuro per la distinzione del genotipo rifiorente da quello unifero. La maggior parte dei programmi di miglioramento genetico svolgono attività per la costituzione di varietà sia unifere brevidiurne sia rifiorenti neutrodiurne. Ciò ha permesso una costante diffusione di varietà rifiorenti negli ultimi venti anni. I migliori risultati sono stati ottenuti dall’Università della California che ha diffuso, dopo Brighton,
Campo sperimentale nel Cesenate in coltura di pieno campo
Pedigree della varietà rifiorente DN Brighton di origine californiana CA 39.117-4 Tufs
CA 58.45-11*
Shasta
Brighton* CA 55.32-1*
CA 65.65-01*
F. virginiana subsp. glauca*
CA 59.41-1* * Genotipi rifiorenti Day Neutral
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ricerca Selva (1983), Seascape (1991), Diamante (1997), Albion (2004) e, più recentemente, Monterey, Portola e San Andreas (2008). Attualmente la fragolicoltura californiana è già dominata da alcune cultivar rifiorenti e anche in Europa, la costante attività di breeding, con la costituzione di nuove varietà, suggerisce che i genotipi rifiorenti giocheranno un ruolo importante anche nel futuro della fragolicoltura nordeuropea.
Miglioramento per la consistenza della polpa
• La consistenza della polpa è un carattere
su cui sono stati ottenuti significativi risultati da tutti i programmi di breeding nel mondo. In generale una buona consistenza consente di prolungare la shelf life del frutto garantendone l’integrità durante la raccolta e il trasporto fino alla tavola del consumatore
Pezzatura e consistenza del frutto Molti programmi hanno avuto in passato come obiettivo specifico l’aumento della pezzatura del frutto per ottimizzare la produttività per pianta e diminuire i costi di raccolta. In Italia, in particolare, l’aumento costante del costo del lavoro ha fortemente accelerato la ricerca per migliorare questo carattere con lo scopo di contenere i costi di produzione. L’incremento di pezzatura del frutto ha decisamente aumentato la resa oraria di raccolta consentendo un notevole risparmio di manodopera. Già nel 1985, in uno studio condotto dall’Università di Bologna venne evidenziato che l’aumento di 1 g del peso medio dei frutti consentiva di risparmiare 1 milione di lire per ettaro nella raccolta in virtù delle migliori rese orarie, passate dagli 11-13 kg/ora della varietà Gorella ai 18-19 kg/ora della varietà Addie. Uno studio analogo, condotto nel triennio 1996-1998 con la varietà Onda, ha evidenziato un ulteriore aumento della resa di raccolta di circa 4 kg/ora, da 19,6 a 23,4 kg/ ora, grazie all’incremento della pezzatura del frutto (da 19 a 23 g). In termini di manodopera il risparmio sembra quantificabile in circa 230 ore/ha. Questa tendenza verso l’aumento di pezzatura può però comportare in futuro qualche problema nella commercializzazione, particolarmente nel settore del packaging, a causa della pezzatura eccessiva dei frutti primari, che possono raggiungere e superare i 70-80 g. Di conseguenza, un ulteriore incremento del peso medio del frutto può essere ottenuto solo con una forma del frutto più allungata, ma non con l’aumento del diametro.
• Va tuttavia evidenziato che il forte
aumento della consistenza della polpa è una delle principali cause della perdita di aromaticità delle varietà moderne nei confronti di quelle antiche, meno consistenti ma più saporiti
Qualità organolettica del frutto La limitata qualità organolettica del frutto che caratterizzava le nuove varietà della metà del secolo scorso (M. Moutot, Souvenir de Charles Machiroux e Nobile) a differenza di quelle vecchie (Louis Gauthier, Dr. Morère e Hansa) era uno dei principali aspetti evidenziati nel corso del primo Convegno Nazionale della Fragola tenutosi a Verona nel 1961. Eravamo all’inizio dello sviluppo economico della coltura in Italia ed era già chiaro che l’obiettivo di combinare elevata produttività della pianta e qualità del frutto era molto ricercato, ma di difficile realizzazione. In molti programmi di breeding, la qualità del frutto è stata a lungo considerata come un obiettivo secondario, preferendo mirare a ottenere frutti di grossa pezzatura per migliorare le rese unitarie. Attualmente i mercati ricercano, e finalmente premiano, i frutti di maggiore
Incremento di pezzatura e riduzione dei costi
• L’aumento di 1 grammo di peso medio dei frutti consente un risparmio di 1 milione di lire per ettaro nella raccolta (Università di Bologna, 1985)
• L’incremento di pezzatura del frutto della varietà Onda (da 19 a 23 g) consente un risparmio di manodopera di circa 230 ore/ha (Università di Bologna, 1996-98)
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miglioramento genetico qualità, in particolare con dolcezza e aroma più intensi. Questi aspetti, uniti alla consistenza della polpa, consentono una maggiore tenuta del frutto fino al consumo. Va comunque evidenziato che non tutti i programmi hanno perseguito in modo univoco questo obiettivo. Il programma francese del CIREF, per esempio, è da sempre finalizzato alla selezione di nuove varietà, sia brevidiurne sia rifiorenti, mantenendo le ottime caratteristiche del frutto di alcune vecchie, come Gariguette, caratterizzate da qualità organolettiche decisamente superiori. Anche altri programmi francesi privati hanno privilegiato la “linea qualità” diffondendo varietà di successo con alta qualità del frutto come Mara des Bois (rifiorente) o Darselect (unifera), ma di limitata pezzatura e di non sempre elevata produttività. Negli Stati Uniti, la diffusione di varietà con frutti di grande qualità è stata incentivata dalla richiesta, da parte dei consumatori, di varietà da raccogliere direttamente in campo allo stadio di maturazione ottimale (Pick-Your-Own, “raccogli da te”). Diverse varietà americane, particolarmente quelle diffuse per il PYO, sono famose per la notevole qualità dei frutti: Earliglow, Tristar, Allstar, Northeaster, Holiday, Lateglow. La correlazione negativa fra produttività della pianta e contenuto in zuccheri dei frutti è l’ostacolo principale da superare nelle attività di breeding: le accessioni con piante più produttive presentano in genere frutti con basso contenuto in zuccheri. Tuttavia l’incrocio tra genotipi con elevato contenuto zuccherino e altri con elevata produttività ha consentito di selezionare nuovo materiale genetico outlier ricombinante con i due caratteri riuniti. Elevate concentrazioni di acido ascorbico e di composti aromatici e antiossidanti nei frutti (acido ellagico, acido gallico, fitoalessine,
Miglioramento per la qualità organolettica del frutto
• Al giorno d’oggi i mercati ricercano
frutti di maggiore qualità, con dolcezza e aroma più intensi
• Purtroppo però esiste una correlazione
negativa fra produttività della pianta e contenuto in zuccheri dei frutti e questo rappresenta l’ostacolo principale da superare nelle attività di breeding, in quanto le accessioni con piante più produttive presentano in genere frutti con basso contenuto in zuccheri
Campo di semenzali a Cesena: quelli segnalati con la canna sono stati scelti dai breeder sulla base di un complesso di caratteristiche positive e destinati a entrare per l’iter valutativo nei campi sperimentali a confronto con le varietà di riferimento. In media meno del 5% dei semenzali vengono selezionati in questa prima fase
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ricerca flavonoidi ecc.) appaiono i caratteri più innovativi su cui la ricerca si sta orientando in funzione degli effetti benefici di questi composti sulla salute umana.
Miglioramento per la resistenza alle malattie
Resistenza alle malattie La resistenza alle malattie è un obiettivo molto importante per tutti i principali programmi di breeding. L’abolizione del bromuro di metile nella fumigazione dei terreni ha spinto molte istituzioni a incentivare le proprie ricerche per individuare genotipi più tolleranti alle malattie dell’apparato radicale, in grado di fornire ottime performance anche in terreni non fumigati, ristoppiati e destinati a coltivazioni biologiche. I fumiganti chimici ammessi in commercio in alternativa al bromuro di metile (cloropicrina, 1,3 DD, Vapam ecc.) sembrano non garantire la stessa efficacia. Per questo la resistenza genetica appare l’unica via da percorrere a lungo termine. In Italia da tempo si sono evidenziate interazioni significative tra genotipo e tipo di terreno mostrando che alcuni genotipi non evidenziano differenze produttive tra terreno fumigato e non. Contrariamente al passato, anche nel programma californiano, di recente si sono incentivati gli studi in tal senso, e si sono evidenziati genotipi con rese produttive uguali nei terreni fumigati e non fumigati.
• Nel mondo sono sempre più intense le
ricerche per la resistenza genetica a specifici agenti patogeni responsabili delle più importanti malattie nei fragoleti di tutto il mondo: Colletotrichum acutatum (antracnosi), Phytophthora fragariae (midollo rosso o cuore rosso), P. cactorum (marciume bruno del colletto), P. cactorum (necrosi del colletto e del rizoma, Verticillium albo-atrum (verticilliosi), Ramularia tulasnei (= Mycosphaerella fragariae), Diplocarpon earliana (maculatura bruna), Phomopsis obscurans (vaiolatura), Sphaerotheca macularis (oidio), Botrytis cinerea (muffa grigia), Xanthomonas fragariae e X. campestris (batteriosi)
Azioni di breeding in Italia Le prime attività di miglioramento genetico della fragola in Italia furono condotte in Emilia-Romagna dall’Istituto di Coltivazioni Arboree (ICA) dell’Università di Bologna nella seconda metà degli anni ’60. Il principale obiettivo era quello di ottenere varietà idonee alle aree settentrionali di pianura (Valle Padana) in grado di sostituire quelle estere ( da Francia, Olanda e USA) che fornivano risultati decisamente poco soddisfacenti per i produttori. L’attività portò alla diffusione commerciale di 5 cultivar: Isabella, Precoce di Romagna, Rossella, Tardiva di Romagna e Alessandra, che però non ebbero una larga diffusione presso i fragolicoltori. Anche l’Istituto Sperimentale per la Frutticoltura (ISF) operò in quegli anni effettuando i primi incroci a Roma nel 1966. Nell’ambito di questa attività vennero diffuse, nel 1975, Francesco e Savio, due varietà adatte agli ambienti della Pianura Padana, ma anch’esse con scarso successo. Il programma dell’ISF fu potenziato in seguito alla collaborazione instaurata da P. Rosati con il dr. D.H. Scott, direttore del Fruit Laboratory dell’USDA di Beltsville, Maryland – USA che favorì lo scambio di materiale genetico americano, caratterizzato sia da un’elevata resistenza della pianta agli stress biotici, sia da grossa pezzatura e buona consistenza della polpa dei frutti. Gli incroci programmati fra genotipi americani ed europei consentirono, negli anni successivi, di selezionare, già in prima generazione, nuovo materiale genetico con caratteristiche superiori alle varietà allora coltivate. Nel 1978, venne creato un gruppo di lavo-
Diversa sensibilità ad oidio di semenzali provenienti dallo stesso incrocio
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miglioramento genetico ro in cui confluì il materiale genetico in corso di selezione presso l’allora ISF (ora CRA-FRF, Forlì) e presso l’Istituto di Coltivazioni Arboree dell’Università di Bologna (ICA). Del gruppo fece parte fin dall’inizio anche l’Istituto di Patologia Vegetale dell’Università di Bologna, che indirizzò la propria attività verso gli aspetti sanitari e la resistenza alle malattie delle piante. Il gruppo ricevette il supporto finanziario della Regione Emilia-Romagna, tramite l’ERSO (ora CRPV) di Cesena. I risultati non tardarono ad arrivare e già nel 1982 vennero diffuse 4 varietà: Addie, Brio, Cesena e Dana con caratteristiche agronomiche superiori alle due cultivar Gorella e Pocahontas che, in quel momento (fine anni ’70), dominavano nelle coltivazioni ma risultavano poco soddisfacenti per le scarse rese ettariali e l’alta suscettibilità ai funghi radicali (collasso della Gorella). Va evidenziato il ruolo di Addie, che dominò la fragolicoltura cesenate per oltre un decennio. Sull’esempio del programma iniziale per la Valle Padana, negli anni successivi furono avviati altri progetti pubblici. Nel corso degli anni l’attività pubblica di breeding si è sempre più trasformata in pubblico-privata. Infatti attualmente sono operativi numerosi programmi finalizzati a migliorare gli standard varietali delle principali aree fragolicole italiane e vedono in quasi tutti i casi il coinvolgimento di organizzazioni di produttori o strutture private che cofinanziano le attività: – in Emilia-Romagna, l’attività è ancora finanziata dalla Regione Emilia-Romagna, tramite il CRPV di Cesena, e dalle tre Organizzazioni dei Produttori di Cesena: Apo Conerpo, Apofruit Italia e Orogel Fresco (ora riunite in New Plant). Si persegue l’obiettivo di ottenere cultivar adatte alla coltura di pieno campo, essendo quella romagnola l’unica area italiana in cui è ancora dominante questo tipo di coltura. Recentemente è stato aggiunto anche l’obiettivo di costituire cultivar adatte alla coltura biologica, che nel Cesenate rappresenta circa il 15% della superficie totale. I più recenti risultati sono relativi alla diffusione commerciale di 4 nuove varietà, Tecla, Vale, Unica e Zeta (2009); – negli ambienti di montagna del Cuneese il programma è finalizzato a sfruttare le potenzialità produttive e commerciali di queste aree, dove i frutti delle cultivar unifere maturano quando le produzioni delle altre aree di pianura sono terminate. In questi ambienti si è concentrata anche l’azione di breeding per il carattere rifiorente. Nell’ambito di questa attività, in parte cofinanziata dalla Regione Piemonte tramite il CReSO di Cuneo, è stata recentemente diffusa Argentera (2009), caratterizzata dalla maturazione dei frutti molto tardiva; – nel Veronese il programma, iniziato nel 1995, è finalizzato a selezionare nuovo materiale genetico adatto alla tradizionale coltura autunnale veronese, che prevede un doppio ciclo di raccolta, uno in autunno – subito dopo la piantagione – e l’altro nella primavera successiva. Nell’ambito di questo programma, cofinan-
Il prof. Pasquale Rosati fu l’artefice e il fondatore del breeding fragola in Italia
Selezione di fragola in avanzata fase di studio e di prossima diffusione commerciale. Nel cartellino vengono riportati: le sigle che caratterizzano in modo inconfondibile la selezione 02.156.15, l’anno d’incrocio (’02), il numero della combinazione d’incrocio effettuato in quell’anno (156) e il numero di semenzale selezionato in campo (15°). È sempre presente anche un codice a barre che consente una rapida e sicura rintracciabilità della selezione ai fini dell’elaborazione dei dati sperimentali in un apposito data base in cui vengono convogliati tutti i dati vegetoproduttivi della pianta e qualitativi dei frutti
313
ricerca ziato dalla Provincia di Verona e dalle locali OP, Aposcaligera e Consorzio Ortofrutticolo Zeviano (COZ), nel 2005, sono state diffuse Eva, Dora e Irma (rifiorente), che attualmente dominano lo standard varietale veronese; – negli ambienti meridionali l’attività mira a costituire validi genotipi caratterizzati da basso fabbisogno in freddo invernale, adatto a essere impiegato con piante fresche in tutti i principali areali fragolicoli (Piana del Sele, Metapontino, Lametino e Marsalese). Questi ambienti sono tutti contrassegnati da caratteristiche pedoclimatiche piuttosto differenziate, per cui si è attivata una specifica azione di breeding in ogni area e le varietà recentemente diffuse sono Kilo, Nora e Palatina (2008). L’attività è realizzata a Marsala col cofinanziamento dell’Università degli Studi di Palermo e recentemente nel Lametino col cofinanziamento della Regione Calabria e dalla Coop. Torrevecchia di Lamezia Terme e Metapontino (Az. Piraccini Secondo di Cesena). Nell’ambito di questa attività è stata diffusa nel 2010 la varietà Pircinque, selezionata nel Metapontino. Vanno infine evidenziate specifiche azioni di breeding, recentemente avviate, fortemente legate al territorio in cui si sono attivate e finalizzate a obiettivi particolari: – costituzione di nuovi genotipi uniferi di fragola per il Trentino, in collaborazione con e supportata da Sant’Orsola, Società Cooperativa Agricola, di Pergine Valsugana, Trento; – costituzione di nuovi genotipi di fragola adatti all’area di Francavilla, in collaborazione con ARSSA-Abruzzo e con il supporto finanziario del comune di Francavilla al Mare; – la fragola di Terracina, finalizzata al miglioramento di Favette, vecchia cultivar ancora coltivata nell’area di Terracina e particolarmente apprezzata per le elevate caratteristiche qualitative.
Obiettivi di miglioramento genetico sulla fragola del CIV (Consorzio Italiano Vivaisti di Ferrara)
• Varietà unifere a basso fabbisogno
in freddo invernale adatte alle aree meridionali: una delle caratteristiche ricercate è l’abbondanza di polline di qualità (importante per evitare la deformazione dei frutti). Le varietà di più recente introduzione, Naiad®CIVL35, Siba* e Kamila*, si distinguono anche per la regolarità della forma e la colorazione rossa dei frutti anche in condizioni di scarsa luminosità e basse temperature
• Varietà unifere ad alto fabbisogno in
freddo invernale adatte agli ambienti settentrionali: negli ultimi anni, il CIV ha introdotto Clery* a maturazione precoce, Antea* di media stagione e Galiaciv* molto tardiva
• Varietà rifiorenti che mantengano
il potenziale produttivo di Elsinore®CIVRI30, di notevole successo negli ambienti settentrionali, associato a buone caratteristiche qualitative ed elevata pezzatura del frutto
Foto CIV - Ferrara
• Varietà adatte alla trasformazione
industriale, soprattutto alla surgelazione, con caratteristiche specifiche per prodotti trasformati di alta gamma
• Si ricercano anche genotipi con
resistenze multiple alle malattie, con frutti molto consistenti, con valori molto elevati di componenti aromatiche, molto dolci e intensamente colorati in modo da non richiedere aggiunte di essenze e coloranti durante la preparazione di alimenti
Frutti di Clery, varietà diffusa dal CIV di Ferrara, di grande interesse per le aree fragolicole del Nord
314
miglioramento genetico Nel corso degli anni ’80 furono avviate anche attività di breeding private. Le più famose sono quelle condotte dal CIV di Ferrara e da NewFruits di Cesena. L’attività di miglioramento genetico sulla fragola del CIV, Consorzio Italiano Vivaisti di Ferrara, è iniziata nel 1984. Questo programma ha avuto notevole successo con il licenziamento di diverse varietà, sia unifere (per esempio Marmolada®Onebor, Tethis, Eris), sia rifiorenti (Elsinore®CIVRI30), che hanno avuto significativi impatti sulle coltivazioni sia del Nord sia del Sud. La tolleranza alle malattie e l’elevata rusticità della pianta sono i principali obiettivi del programma: i genotipi tolleranti alle malattie radicali e fogliari ben si adattano a essere coltivati in terreni non sottoposti preventivamente a fumigazione, o su ristoppio, e con bassi apporti azotati. New Fruits di Cesena è una società privata che opera nel miglioramento genetico dal 1992. L’obiettivo principale è stato incentrato sulla costituzione di varietà unifere brevidiurne e adatte ai climi continentali e temperati: dal Centro-Nord Italia fino alla Scandinavia. Le varietà di maggiore successo sono: Maya, Roxana e Alba. Maya (a maturazione intermedia) è stata la prima varietà di New Fruits, ed è ormai a fine carriera, anche se in alcune aree fragolicole è ancora insistentemente coltivata. Roxana (mediotardiva) è molto produttiva e rustica. Alba (a maturazione precoce) è attualmente la varietà più importante in quanto è coltivata con successo in tutte le aree del Centro-Nord Italia (è la varietà dominante in Emilia-Romagna), in Germania, nei Paesi Balcanici e dell’Est Europa. Asia, a maturazione intermedia, e Syria, a maturazione medio-tardiva, sono le due nuove varietà recentemente diffuse. Nell’ambito del programma rifiorente, Thelma e Luise sono due nuove varietà a maturazione molto precoce e in grado di fornire una prolungata fruttificazione.
Obiettivi di miglioramento genetico sulla fragola di New Fruits di Cesena
• Costituzione di nuove varietà di fragola
per ambienti del Centro-Nord Italia e per il Nord Europa, caratterizzate da piante con elevata produttività, rustiche e con frutti di buona qualità, superiore a quella delle varietà già esistenti
• Ottenimento di nuove varietà per le aree fragolicole del Centro-Sud, da porsi in alternativa alle varietà di origine californiana e spagnola, oggi dominanti
• Costituzione di nuove varietà rifiorenti:
programma recente finalizzato al materiale genetico neutrodiurno (DN) in grado di produrre fragole di qualità per lunghi periodi dell’anno, grazie alla loro capacità di rifiorire
Frutti di Alba, varietà di successo di New Fruits adatta al Nord
315
la fragola
ricerca Innovazione varietale Gianluca Baruzzi, Walther Faedi
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
ricerca Innovazione varietale Introduzione Tutte le varietà di fragola a frutto grosso oggi coltivate appartengono alla specie binomiale Fragaria × ananassa, ibrido ottoploide ottenuto quasi ormai tre secoli fa dall’incrocio di due specie selvatiche ottoploidi di origine americana: F. chiloensis e F. virginiana. Pur essendo quindi di recenti origini genealogiche, è una specie frutticola ampiamente diffusa e coltivata in tutto il mondo; è caratterizzata da un ampio assortimento varietale in continua e rapida evoluzione. Le diverse varietà consentono a questa specie una notevole adattabilità ai diversi ambienti climatici, come dimostrato dal fatto che in Italia, per esempio, è coltivata a partire dal livello del mare, fino ai 1700 m di altitudine in alcune vallate alpine.
Variabilità genetica e influenza ambientale
• A differenza di altre specie, le singole
varietà di fragola hanno una limitata capacità di adattarsi pienamente ad ampi areali di coltivazione. Infatti, l’elevata interazione genotipo × ambiente che caratterizza questa specie fa sì che vi sia una relazione molto stretta tra l’ambiente pedoclimatico e il comportamento vegetoproduttivo delle singole varietà. Non stupisce quindi come spesso in areali di coltivazione anche relativamente vicini, si possano riscontrare standard varietali piuttosto diversificati
Classificazione delle cultivar La classificazione delle numerose cultivar tiene conto di alcuni caratteri pomologici e comportamentali della pianta. Uno dei criteri di classificazione delle cultivar, di uso più comune, è quello relativo all’habitus di fruttificazione che è in funzione della capacità di reazione al fotoperiodo. Nella fragola, come per altre specie frutticole, la differenziazione a fiore delle gemme è determinata da un complesso sistema di controllo, regolato principalmente dal fotoperiodo e dalla temperatura. Le diverse cultivar reagiscono al fotoperiodo in modo differenziato e possono quindi essere classificate nel modo seguente.
Particolare di frutti di colore bianco o leggermente rosato di un clone ottenuto da F. chiloensis e F. × ananassa
316
innovazione varietale Cultivar brevidiurne (unifere). In genere fioriscono una sola volta nell’anno, sono quindi unifere e vengono anche chiamate brevidiurne (Short-Day) o Junebearers (JB). Esse richiedono, per l’induzione a fiore, una lunghezza del giorno inferiore alle 14 ore. Nelle cultivar unifere il numero dei fotocicli (giorni) ideali per avviare l’induzione fiorale è variabile da 7 a 14, ma si possono trovare cultivar che richiedono fino a 23 cicli fotoinduttori. La lunghezza del periodo di luce ottimale giornaliera per l’induzione fiorale sembra essere compresa fra le 8 e le 11 ore. La durata del periodo di differenziazione dipende anche dal termoperiodo. Nell’emisfero boreale le cultivar unifere differenziano in genere in autunno, da fine settembre ai primi freddi. In questo periodo la pianta si predispone all’accestimento e reagisce agli stimoli ambientali della luce (fotoperiodo) e della temperatura (termoperiodo). La temperatura ottimale per la differenziazione varia da 14 a 18 °C. Quando la temperatura scende al di sotto di 10 °C o sale sopra i 26 °C la differenziazione si arresta. È molto importante anche il rapporto temperatura giorno-notte: il range ottimale sembra essere compreso tra i rapporti 18-13 °C (giorno-notte) e 21-16 °C. Nei climi temperati, la pianta all’inizio dell’inverno entra in riposo vegetativo e la schiusura primaverile (che porta alla fioritura) delle gemme, differenziate nell’autunno precedente, consente una produzione che matura in un periodo di tempo più o meno lungo a seconda della lunghezza del periodo di differenziazione (25-50 giorni). Quanto più ci si sposta dall’equatore verso i poli, tanto più questo periodo tende a essere breve in quanto il numero di giorni con foto-termoperiodo favorevoli (da fine settembre in poi) è piuttosto limitato. Alcune cultivar unifere, in determinate condizioni ambientali, possono divenire bifere, cioè sono in grado di fornire una seconda fioritura, derivante da un secondo periodo di differenziazione, che si compie in primavera, quando cioè si verificano condizioni di
Germoplasma autoctono
• Considerata l’origine relativamente
recente della fragola a frutto grosso (Fragaria × ananassa), non esiste un germoplasma autoctono, frutto di una selezione naturale, se non nell’ambito delle specie selvatiche progenitrici di quella coltivata. Infatti, solo di F. chiloensis esistono alcuni cloni in Cile che vengono tuttora coltivati e valorizzati per le loro caratteristiche qualitative (aroma e profumo in particolare) dei frutti
• Le vecchie varietà di Fragaria × ananassa rappresentano un patrimonio di grande interesse per la biodiversità genetica e quindi un grande potenziale per i programmi di miglioramento genetico e per le biotecnologie. La conservazione di questo germoplasma avviene in apposite collezioni varietali di cui sicuramente la più importante è quella operativa dal 1981 a Corvallis presso il National Clonal Germoplasm Repository dell’USDA-ARS, in Oregon (USA)
• Anche in Italia sono presenti alcuni
centri, sia pubblici che privati, interessati alla conservazione del germoplasma di questa specie. Presso l’Unità di Ricerca per la Frutticoltura di Forlì del CRA (CRAFRF) sono conservati più di 300 genotipi di fragola, mantenuti in vivo e in vitro. Non mancano anche esempi di collezioni private, fra cui quella molto ricca di antiche accessioni del sig. Francesco Casalini a Bozzolo di Mantova
Relazione fra differenziazione, accestimento, produzione di stoloni e area fogliare in cultivar unifere Differenziazione Accestimento Stoloni Area fogliare
8
10
12 Ore di luce giornaliera
14
16
Fonte: Hancock, 2001
317
ricerca Relazione tra temperatura, differenziazione delle gemme e sviluppo vegetativo nella fragola 100 80
Accrescimento vegetativo
Differenziazione
60 40 20 0
15
20 Temperatura dell’aria
35
30
Fonte: Manakasem e Godwin, 2001
termoperiodo e fotoperiodo favorevoli (prima della fine di marzo). Il fenomeno della bifiorenza è tipico degli ambienti meridionali, mentre avviene saltuariamente negli ambienti settentrionali e più frequentemente solo in coltura protetta. Le infiorescenze provenienti da questa differenziazione primaverile compaiono quando si è verso la fine della raccolta della produzione principale. I fiori sono portati da infiorescenze con assi primari molto lunghi e con assi secondari corti, in numero scarso, comportamento che evidenzia la brevità del periodo di differenziazione.
Campo di varietà rifiorenti nel Veronese
Particolare di Evie2, varietà rifiorente di origine inglese
Cultivar rifiorenti longidiurne. Le cultivar rifiorenti chiamate everbearing (EB) sono caratterizzate dal differenziamento delle gemme a fiore quando si hanno giornate lunghe (14 o più ore giornaliere), che consentono di fruttificare dalla primavera fino all’autunno. Le cultivar di fragola con questa attitudine florigena evidenziano anche peculiari caratteristiche morfologiche come la scarsissima capacità di produrre stoloni rispetto alle cultivar unifere, al punto da rappresentare un forte ostacolo alla loro moltiplicazione.
Particolare di Eva, varietà bifiorente
Cultivar rifiorenti neutrodiurne. Le cultivar rifiorenti a giorno neutro (carattere rifiorente DN, Day Neutral) sono indifferenti al fotoperiodo e differenziano gemme indipendentemente dal numero di ore di luce giornaliera: il principale fattore limitante l’induzione fiorale è rappresentato dalla temperatura. Il comportamento di queste cultivar DN risulta apparentemente simile a quello delle rifiorenti longidiurne, ma esistono alcuni caratteri distintivi molto marcati: producono fiori e frutti in modo più continuo e presentano una capacità di emettere stoloni anche molto accentuata in alcune varietà; entrano in dormienza più tardi in quanto continuano a fiorire e a portare a maturazione frutti fino all’inizio dell’inverno. Le cultivar rifiorenti DN possono presentare diversi gradi di intensità di fioritura e questa capacità può essere classificata in: debole, intermedia e forte.
318
innovazione varietale Il carattere DN è stato rinvenuto nel 1955 in un clone staminifero di F. virginiana glauca (specie spontanea ottoploide), delle montagne dello Utah vicino a Salt Lake City. Le prime cultivar DN, diffuse commercialmente nel 1979 (Aptos, Brighton, Hecker) dall’Università della California, sono derivate dalla terza generazione di reincrocio con cultivar unifere di Fragaria × ananassa. Da questo materiale genetico derivano ormai tutte le varietà oggi commercialmente conosciute come rifiorenti neutrodiurne. Un altro importante criterio di classificazione delle varietà tiene conto del fabbisogno in freddo invernale (esposizione delle gemme a temperature ≤ 7 °C), indispensabile per il superamento della fase di dormienza delle gemme stesse. In base a questa classificazione si distinguono, con gradiente variabile: – varietà ad alto fabbisogno in freddo invernale (almeno 1000 ore di esposizione a temperatura ≤7 °C) adatte agli ambienti settentrionali; necessitano andamenti climatici invernali piuttosto rigidi e quindi non possono essere coltivate con successo negli ambienti meridionali. Infatti, il mancato soddisfacimento di questo fabbisogno comporta un risveglio vegetativo delle piante molto lento, stentato e irregolare; – varietà a basso fabbisogno in freddo in cui si ritrovano le cultivar più adatte agli ambienti meridionali a inverno più mite, la cui esigenza in ore di freddo si riduce fino ad arrivare in molti casi quasi a zero. Al contrario del gruppo precedente, queste varietà possono essere coltivate anche negli ambienti settentrionali, con clima più freddo, ma a volte con il rischio di fioriture troppo anticipate e di danneggiamenti che possono interessare anche le gemme dei germogli.
Piante di Fragaria virginiana subsp. glauca
Piante di varietà adatta al Nord con elevato fabbisogno in freddo invernale, coltivata negli ambienti meridionali (Marsala). Si noti il comportamento tipico di una pianta di fragola che non ha soddisfatto il fabbisogno in freddo a confronto con una pianta (in alto a sinistra) di una varietà a basso fabbisogno in freddo e quindi più adatta alle condizioni siciliane
319
ricerca Il soddisfacimento del fabbisogno in freddo invernale condiziona la ripresa vegetativa primaverile delle piante e la loro epoca di fioritura: quanto prima è soddisfatto, tanto più precoce è la fioritura. Ne consegue che le cultivar a basso o nullo fabbisogno, se non esposte a temperature inferiori ai 7 °C, possono non andare in dormienza invernale e produrre per lunghi periodi dell’anno, da dicembre a giugno, soprattutto se si fa ricorso a piante fresche cime radicate o a radice nuda. In base a questa classificazione il paniere varietale italiano si distingue in due grandi categorie: varietà adatte al Sud, a basso fabbisogno in freddo, e quelle adatte al Nord, a medio-elevato fabbisogno in freddo. Poco frequenti sono i casi di varietà adatte al Sud che si sono inserite negli standard varietali del Nord, in particolare nelle colture protette autunnali molto diffuse nel Veronese.
VENETO
Dora Altre Nora 4 8 Patty 5 5 Darselect 6 6 8 9 Onda Antea Irma
EMILIA-ROMAGNA Onda 4 Clery 5 Tecla 9
34
Eva
15 Roxana
Altre 14 48
Alba
Panorama varietale A partire dagli anni ’60, lo standard varietale della fragolicoltura italiana è sempre stato caratterizzato da una continua evoluzione. La prima varietà a essere coltivata su larga scala nelle aree settentrionali di pianura (Emilia-Romagna e Veneto in particolare) è stata Madame Moutot. È curioso osservare che già nel corso del I Convegno Nazionale della Fragola di Verona (1961) si discuteva della limitata qualità del frutto che caratterizzava le nuove varietà (M. Moutot, Souvenir de Charles Machiroux e Nobile) a differenza di quelle vecchie (Louis Gauthier, Dr. Morére e Hansa), in pratica mai coltivate nella fase di espansione della coltura e relegate a un interesse marginale e amatoriale. L’obiettivo di combinare elevata produttività della pianta e qualità del frutto era molto sentito anche in quegli anni. Ma la critica mossa ai costitutori (breeder) di quel tempo era quella di essere troppo concentrati sui problemi legati al miglioramento della produttività della pianta, trascurando le caratteristiche organolettiche e qualitative del frutto (aroma e delicatezza in particolare). A partire dagli anni ’70, con l’estensione della coltura su tutto il territorio nazionale, si è assistito a un progressivo differenziamento dello standard varietale. Attualmente negli ambienti meridionali dominano le varietà di origine californiana e spagnola: nella zona di Marsala, principale area fragolicola siciliana e zona più precoce a livello nazionale, le principali varietà sono la spagnola Candonga®Sabrosa (in forte ascesa) seguita dall’ormai superata Tudla®Milsei, Camarosa (di origine californiana) e Naiad®Civl35 (ottenuta in Italia dal Civ di Ferrara). Nella Piana di Lamezia (CZ), dove si concentra quasi tutta la fragolicoltura calabrese, Camarosa è da molti anni in pratica l’unica varietà coltivata.
20
Roxana
BASILICATA Altre 8 Camarosa 3 Ventana 5 76 Candonga
CAMPANIA Ventana Altre 5 6 Amiga 9
Camarosa 52
28 Candonga
Composizione dello standard varietale nelle 4 principali regioni fragolicole italiane (valori percentuali calcolati sulla superficie coltivata nel 2010) (Fonte: CSO Ferrara, 2010)
320
innovazione varietale Principali varietà coltivate nel Nord e nel Sud Italia dal 1960 al 2010 (valori percentuali calcolati sulla superficie totale) 1960
1970
1980
1990
2000
2010
NORD Addie
--
--
--
24
5
--
Alba
--
--
--
--
--
7
Antea
--
--
--
--
--
2
Belrubi
--
--
5
5
--
--
Clery
--
--
--
--
--
1
Dana-Cesena
--
--
--
13
3
--
Darselect
--
--
--
--
1
2
Dora
--
--
--
--
--
1
Eva
--
--
--
--
--
10
Gorella
--
41
44
--
--
--
Honeoye
--
--
--
3
--
--
Idea
--
--
--
--
3
--
Irma
--
--
--
--
--
3
Madame Moutot
60
4
--
--
--
--
Marmolada®Onebor
--
--
--
--
18
--
Nobile
9
--
--
--
--
--
Nora
--
--
--
--
--
2
Onda
--
--
--
--
3
3
Patty
--
--
--
--
--
2
Pocahontas
--
22
20
1
--
--
Red Gauntlet
--
1
6
--
--
--
Regina
6
2
--
--
--
--
Roxana
--
--
--
--
--
8
Souvenir de Charles Machiroux
14
10
--
--
--
--
Tecla
--
--
--
--
--
2
Tethis
--
--
--
--
4
--
SUD Chandler
--
--
--
25
10
--
Pajaro
--
--
--
24
15
--
Douglas
--
--
--
2
--
-segue
321
ricerca continua
Principali varietà coltivate nel Nord e nel Sud Italia dal 1960 al 2010 1960
1970
1980
1990
2000
2010
SUD Favette
--
--
--
1
1
1
Aliso
--
--
18
--
--
--
Sequoia
--
--
4
--
--
--
Tioga
--
--
2
--
--
--
Camarosa
--
--
--
--
12
22
Candonga®Sabrosa
--
--
--
--
--
26
Tethis
--
--
--
--
9
--
Tudla®Milsei
--
--
--
--
6
1
Ventana
--
--
--
--
--
2
Altre
11
20
1
2
10
5
Fonte: ISTAT, IRVAM, Consorzio Difesa Fragola - Cesena, COO, CSO-Ferrara (dati rielaborati)
Anche nel principale bacino di produzione nazionale, la Piana del Sele in Campania, Camarosa è ancora la varietà dominante, pur facendo registrare una considerevole flessione soprattutto a favore di Candonga®Sabrosa. Questa invece domina già ampiamente nel Metapontino (Basilicata), seguita a distanza da Ventana, anch’essa di origine californiana.
Confezioni di Pircinque provenienti da Scanzano Jonico (Metapontino) Irma è una delle principali cultivar nel Veronese
322
innovazione varietale Al Nord la distribuzione varietale è maggiormente differenziata e dominano le varietà di origine italiana, ottenute sia da programmi pubblici sia privati. Nell’areale veronese, principale bacino di produzione dell’Italia settentrionale, la varietà attualmente più coltivata è Eva, seguita da Roxana e Irma, mentre nell’areale romagnolo (Cesenate) Alba è la varietà leader, seguita a distanza da Roxana. Nelle aree del Cuneese, sono diffuse sia varietà unifere (Alba e Arosa in particolare), sia rifiorenti (Evie 2, inglese, ed Elsinore®CIVRI30, italiana) in grado di fornire un flusso produttivo continuo da luglio fino a ottobre, con piante poste a dimora in aprile. In Trentino, per le produzioni estive, domina Elsanta (olandese), seguita a notevole distanza dalla varietà rifiorente Evie 2. In Alto Adige, oltre a Elsanta, è ancora coltivata Marmolada®Onebor, soprattutto alle quote più alte. Un caso del tutto particolare è quello di Favette, vecchia cultivar di origine francese diffusa nel 1978, ma ancora ampiamente coltivata in provincia di Latina, particolarmente apprezzata per le elevate caratteristiche qualitative del frutto, soprattutto sui mercati di Roma.
Frutti di Tecla, cultivar importante nel Cesenate
Processo di validazione delle nuove cultivar La fragola è fortemente caratterizzata da una rapida evoluzione varietale, favorita dalla tecnica di coltivazione annuale. Inoltre, questo processo evolutivo è influenzato dall’intensa attività di miglioramento genetico che mette a disposizione dei produttori dei diversi areali di coltivazione numerosissime nuove varietà (più di 1000 nell’ultimo ventennio). Al fine di creare un importante strumento di aggiornamento e di orientamento per i produttori italiani, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAAF), all’inizio degli anni ’90, ha
Frutti di Gorella, varietà di origine olandese molto diffusa in Italia negli anni ’70
Addie, varietà molto importante negli anni ’80 per la fragolicoltura del Nord Italia in quanto sostituì completamente Gorella
Marmolada, varietà del CIV di Ferrara, molto diffusa negli anni ’90 e ancora coltivata in alcune zone alpine italiane
323
ricerca avviato il progetto finalizzato Liste di orientamento varietale dei fruttiferi, tuttora in corso e di grande interesse come dimostrato dal sopraggiunto cofinanziamento di numerose Regioni italiane che negli anni ne hanno apprezzato i risultati. Il Progetto è a valenza nazionale e coinvolge varie istituzioni impegnate, annualmente, a valutare le nuove cultivar diffuse commercialmente dai principali programmi di breeding pubblici e privati condotti in diversi Paesi. Il Progetto pubblica annualmente una Lista di varietà giudicate complessivamente positive per l’area fragolicola di riferimento. Per ogni varietà vengono pubblicati pregi, difetti e soprattutto tutti i dati sperimentali (vegetoproduttivi e qualitativi) a confronto con quelli delle varietà di riferimento. In questo modo gli operatori del settore (produttori, tecnici e vivaisti) possono effettuare le proprie scelte basandosi su dati oggettivi rilevati in tutte le principali aree fragolicole. Le varietà sono valutate per almeno 2 anni, al termine dei quali il gruppo di lavoro decide sulla base dei dati sperimentali se inserire la varietà nella Lista delle varietà “positive” per quella determinata area e tecnica di coltivazione. Oppure la varietà può essere eliminata in quanto di nessun interesse agronomico. In genere le caratteristiche di tutte le varietà valutate vengono riportate in appositi volumi monografici (ne sono già stati pubblicati due con 230 cultivar descritte). I rilievi, le osservazioni e le valutazioni durante l’intero ciclo vegetoproduttivo seguono una comune scheda descrittiva in cui vengono riportate le principali caratteristiche della pianta e del frutto.
Lista 2010 delle varietà “positive”
• Trentatré sono le varietà incluse nella
Lista 2010 delle cultivar “positive” per i diversi areali italiani: 8 sono quelle adatte agli ambienti meridionali: Camarosa e Ventana (di origine californiana), Candonga®Sabrosa, e Tudla®Milsei (spagnole), Kilo, Naiad®Civl35, Nora e Siba (di origine italiana). Ben 27 sono le varietà adatte alle diversificate aree settentrionali, di cui 23 sono unifere [Adria, Alba, Anitabis, Antea, Argentera, Arosa, Asia, Clery, Dora, Elsanta, Eva, Marmolada®Onebor, Onda, Patty, Queen Elisa, Record, Roxana, Sugar Lia, Sveva, Tecla, Unica, Zeta (di origine italiana) e Darselect (di origine francese)] e 4 rifiorenti: Albion (di origine californiana), Elsinore e Irma (italiane) ed Evie 2 (inglese)
Candonga®Sabrosa, varietà di origine spagnola (Planasa), di grande interesse per gli ambienti fragolicoli meridionali
Pianta in fruttificazione di Alba, varietà di New Fruits di notevole successo per gli ambienti settentrionali
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innovazione varietale Ambienti meridionali Camarosa. Di origine californiana è indicata per tutti gli ambienti meridionali. Pregi: buona rusticità ed elevata produttività della pianta; grossa pezzatura dei frutti, forma conico-allungata, molto attraente; buon sapore; elevata consistenza della polpa; lunga shelf life nel postraccolta. Difetti: irregolarità della forma del frutto, dovuta a problemi di allegagione in concomitanza a sbalzi termici e/o scarsa umidità all’interno dei tunnel durante la fioritura delle piante o in caso di eccessivo sviluppo vegetativo delle piante; frutti di colore rosso scuro, non uniforme e poco brillante in caso di innalzamenti termici e soprattutto con squilibrati apporti nutrizionali alle piante. Camarosa
Candonga®Sabrosa. Di origine spagnola è indicata per tutti gli ambienti meridionali. Pregi: buona rusticità della pianta, habitus assurgente-compatto, facilità di distacco del frutto che facilitano le operazioni di raccolta; frutti di forma perfettamente conico-allungata, molto regolare, di bell’aspetto, di lunga shelf life grazie all’elevata consistenza della polpa, tenuta del frutto e stabilità del colore; elevate caratteristiche organolettiche (elevata dolcezza del frutto e gusto equilibrato in particolare). Difetti: produttività non sempre elevata soprattutto quando l’epoca di piantagione delle piante fresche è tardiva; accestimento medio-scarso; epoca di maturazione piuttosto tardiva; caratteristiche qualitative dei frutti prodotti dalle piante frigoconservate inferiori rispetto a quelli delle piante fresche. È possibile anticipare la precocità, utilizzando piante fresche “cime radicate”, di buona qualità.
Candonga®Sabrosa
Kilo. Di origine italiana è indicata solo per l’area di Lamezia Terme (Calabria), dove esprime il massimo del suo potenziale produttivo nel periodo precoce. Pregi: rusticità della pianta ed elevata produttività, soprattutto nei periodi di raccolta più precoci (gennaio-marzo); il frutto ha una bella forma conica, regolare anche nel periodo invernale, grazie all’ottima fertilità del polline; la colorazione dell’epidermide è rosso-brillante, sia durante l’inverno, sia in concomitanza a innalzamenti termici. Difetti: limitate caratteristiche organolettiche dei frutti, che diventano scarse in concomitanza ai picchi produttivi. Kilo
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Naiad®-Civl35. Di origine italiana è indicata per l’area di Marsala, in Sicilia, e per la Sardegna. Pregi: elevata produttività delle piante nei periodi più precoci, soprattutto con piante fresche “cime radicate” e negli areali più caldi come quelli siciliani. I frutti hanno una bella forma conica, molto regolare, buon sapore e bella colorazione dell’epidermide nel periodo invernale. Difetti: elevato sviluppo vegetativo delle piante (frigoconservate in particolare); colorazione del frutto non sempre uniforme, che spesso può divenire scura, unita a una non elevata resistenza della superficie in concomitanza degli innalzamenti termici.
Naiad®-Civl35
Nora. Di origine italiana è l’unica varietà a essere indicata sia al Sud (area di Marsala, Sicilia, e Metapontino, in Basilicata) che al Nord, nel Veronese. Pregi: precocità di maturazione e rusticità della pianta, sia come pianta fresca che frigoconservata sia negli ambienti meridionali che settentrionali; bella forma conico-allungata del frutto, sempre molto regolare, dovuta all’ottima fertilità del polline; buon sapore, grazie all’equilibrato contenuto in zuccheri e acidi. Difetti: sensibile diminuzione della pezzatura nel prosieguo della raccolta; consistenza della polpa che tende a diminuire in concomitanza di innalzamenti termici; fessurazione del calice in annate di limitata carica produttiva e di non equilibrati apporti nutritivi e idrici alle piante. Nora
Siba. Di origine italiana, indicata solo per le aree fragolicole della Campania. Pregi: elevata rusticità della pianta grazie anche all’elevata vigoria; precocità di maturazione; bell’aspetto del frutto, di forma conicoallungata, molto regolare; elevata consistenza e buon sapore. Difetti: il suo limite principale appare essere legato alla produttività non sempre elevata a causa della diminuzione della pezzatura del frutto che si può registrare nel prosieguo della raccolta.
Siba
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innovazione varietale
Tudla®Milsei. Di origine spagnola è indicata solo per l’area di Marsala, in Sicilia. Pregi: elevata precocità di maturazione; elevata produttività delle piante; forma allungata dei frutti. Difetti: forma non sempre regolare, in particolare nei frutti primari; il suo limite principale è la scarsa consistenza della polpa e soprattutto la delicatezza della superficie dei frutti, in particolare nei periodi più caldi; questo difetto può essere attenuato con una attenta gestione delle fertirrigazioni; colore dell’epidermide non sempre uniforme, soprattutto all’apice.
Tudla®Milsei
Ventana. Di origine californiana è indicata per il Metapontino e le aree campane. Pregi: spiccata precocità di maturazione unita a grossa pezzatura dei frutti, soprattutto facendo ricorso a piante fresche “cime radicate”; bella forma conica del frutto, molto regolare, con colorazione intensa e molto brillante, anche nei mesi invernali con scarsa luminosità. Difetti: suscettibilità della pianta al “disseccamento del calice” (dry calix) e ai patogeni radicali che spesso possono provocare arresti vegetativi e, nei casi più gravi, il collasso della pianta; colorazione del frutto molto intensa in concomitanza di innalzamenti termici, a cui si associa spesso una perdita di consistenza e limitato sapore soprattutto nei casi di eccessivo vigore delle piante. Ventana
Ambienti centro-settentrionali Adria. Di origine italiana è indicata solo per le Marche. Pregi: il principale pregio di questa varietà a maturazione tardiva è rappresentato dall’elevata rusticità della pianta che la rende particolarmente adatta a terreni non fumigati e di tipo argillosocalcareo come quelli marchigiani dove è stata selezionata; bella colorazione rosso-aranciata e regolarità della forma dei frutti. Difetti: medio sapore; limitata resistenza della superficie dei frutti; suscettibilità della pianta a oidio e vaiolatura fogliare.
Adria
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ricerca
Alba. Di origine italiana è indicata per molti ambienti fragolicoli centro-settentrionali. Pregi: precocità di maturazione; grossa pezzatura dei frutti, facilità di distacco alla raccolta; bell’aspetto; bella forma conicoallungata molto regolare; colore dell’epidermide molto brillante. Difetti: produttività della pianta non sempre elevata e costante; frutti con sapore medio-scarso, dovuto al limitato contenuto zuccherino; perdita di consistenza della polpa in concomitanza di temperature elevate; la pianta richiede terreni sani o fumigati; elevato fabbisogno in freddo invernale delle piante in coltura protetta (con inverni miti è consigliabile procedere alla protezione piuttosto tardivamente); con eccessivo vigore vegetativo delle piante si possono verificare significative percentuali di frutti deformati, dovuti a problemi in fase di allegagione.
Alba
Anitabis. Di origine italiana è indicata per le aree dell’Emilia-Romagna e Marche. Pregi: la pianta è piuttosto rustica e di elevata produttività, purché si raggiunga un sufficiente accestimento; spiccata precocità di maturazione (anticipa fino a 2-3 giorni Alba nelle colture protette del Cesenate); i frutti sono di bell’aspetto, di forma allungata, molto regolare, consistenti e di buon sapore. Difetti: habitus rado della pianta, che rendono i frutti molto esposti nella coltura di pieno campo; a volte si è registrato un sensibile calo di pezzatura nel prosieguo della raccolta.
Anitabis
Antea. Di origine italiana è indicata per le aree fragolicole del Piemonte, Emilia-Romagna e Abruzzo. Pregi: frutti di bell’aspetto, di colorazione rosso-aranciata, brillante, di forma conica o conico-allungata, molto regolare, con polpa consistente e di buon sapore; può presentare una seconda fioritura per un secondo ciclo di fruttificazione a fine primavera, soprattutto nelle colture autunnali veronesi. Difetti: sensibilità della pianta ai patogeni dell’apparto radicale che nei casi più gravi possono portare al loro collasso e per questo richiede terreni sani e fumigati; sensibile calo di pezzatura del frutto nel prosieguo della raccolta.
Antea
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innovazione varietale
Argentera. Di origine italiana viene indicata per le coltivazioni cuneesi e del pieno campo del Cesenate finalizzate al periodo di raccolta tardivo. Ha fatto registrare anche un buon comportamento anche in alcune aree del Centro-Nord Europa. Pregi: la pianta è molto rustica e può essere coltivata con buoni risultati anche su terreni non fumigati; bella forma conica, regolare e uniforme del frutto, con buon sapore, colore dell’epidermide rosso-aranciato, molto brillante e stabile anche nel post-raccolta. Difetti: la non sempre elevata pezzatura dei frutti appare il limite più importante di questa varietà; anche la consistenza della polpa non è elevata soprattutto nei casi in cui si fa ricorso a errate gestioni della fertirrigazione. Argentera
Arosa. Di origine italiana è indicata solo per il Piemonte. Pregi: bella forma conico-allungata del frutto, molto regolare; elevata consistenza della polpa; buon sapore; colorazione molto brillante anche in concomitanza a innalzamenti termici. Difetti: sensibile diminuzione della pezzatura del frutto nel prosieguo della raccolta; elevata lunghezza dei peduncoli che, nelle condizioni di eccessivo vigore possono arrivare a occupare i sentieri di passaggio tra una bina e l’altra, ostacolando le operazioni di raccolta; suscettibilità delle piante all’oidio; necessita di terreni sani o fumigati.
Arosa
Asia. Di origine italiana, indicata per Piemonte, Veneto, EmiliaRomagna e Abruzzo. Pregi: elevata produttività della pianta, soprattutto nei terreni più fertili e fumigati; facilità di distacco dei frutti; bella forma conicoallungata del frutto, colorazione rosso intenso, brillante; grado zuccherino elevato; buon sapore. Difetti: limitata consistenza della polpa e scarsa resistenza della superficie sono i limiti di questa varietà che ne impediscono una piena affermazione. Questi difetti si accentuano soprattutto in concomitanza a innalzamenti termici; la pianta è suscettibile ad antracnosi; necessita di terreni sani o fumigati.
Asia
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Clery. Di origine italiana è indicata per Piemonte ed Emilia-Romagna; è molto diffusa in diversi areali del Centro- e Nord-Europa, soprattutto in “colture programmate”. Pregi: epoca di maturazione precoce; pianta piuttosto rustica; frutto di bella forma conica, molto regolare, con superficie resistente, molto brillante; il principale pregio di questa varietà è l’elevata qualità gustativa, molto apprezzata per il buon livello zuccherino unito all’aroma piuttosto marcato. Difetti: pezzatura media dei frutti che tende a diminuire nel prosieguo della raccolta; la pianta in condizioni di abbondanti bagnature è suscettibile al marciume del colletto.
Clery
Darselect. Di origine francese è indicata solo per le colture autunnali veronesi, dove però ha un ruolo marginale mentre è più importante in Trentino e in altre aree europee. Pregi: ottimo sapore dei frutti grazie all’elevata dolcezza e al buon aroma; la forma conico-allungata e l’elevata consistenza sono gli altri pregi che hanno determinato il successo di questa varietà. Difetti: elevata suscettibilità delle piante a oidio e vaiolature fogliari; non sempre elevata e costante produttività nella coltura autunnale veronese; colorazione intensa e poco brillante dei frutti.
Darselect
Dora. Di origine italiana è indicata solo per il Veronese. Pregi: elevata consistenza della polpa del frutto e resistenza della superficie; buone caratteristiche organolettiche grazie al buon grado zuccherino. Difetti: la pianta è suscettibile ai patogeni dell’apparato radicale e richiede terreni sani e fumigati; la colorazione del frutto può assumere tonalità scure in concomitanza a innalzamenti termici; sensibile calo di pezzatura nel prosieguo della raccolta e fessurazione del frutto alla base del calice a seguito di squilibrati apporti nutritivi.
Dora
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innovazione varietale
Elsanta. Di origine olandese è indicata per le colture programmate trentine e quelle di pieno campo in Val Martello. Rappresenta ancora la principale varietà coltivata nel Centro-Nord Europa. Pregi: ottime caratteristiche qualitative del frutto (grado zuccherino e aroma), di forma conico-arrotondata, molto regolare, di bella colorazione e con lunga shelf life dopo la raccolta. Difetti: elevata suscettibilità ai patogeni dell’apparato radicale e all’oidio; sensibile ai danni da freddo invernali che possono provocare perdite anche consistenti di produzione.
Elsanta
Eva. Di origine italiana è indicata solo per la coltura autunnale veronese. Pregi: pianta in grado di fornire un prolungato flusso produttivo sia in autunno che in primavera grazie alla sua capacità di fornire una seconda fioritura dopo quella principale (bifera); forma conica-allungata del frutto, con colorazione rosso-aranciata molto brillante dell’epidermide e polpa consistente (lunga shelf life). Difetti: richiede terreni fumigati per ottimizzare lo sviluppo vegetativo e aumentare l’accestimento della pianta, non sempre elevato; calo di pezzatura del frutto nella seconda parte della raccolta; l’habitus vegetativo rado della pianta la rende non pienamente adatta alla coltura di pieno campo (sensibilità a scottature solari dei frutti). Eva
Irma (rifiorente neutrodiurna). Di origine italiana è indicata per il Veronese, sia come unifera che come rifiorente nelle colture estive. Pregi: elevata produttività; lungo periodo di raccolta grazie all’alta capacità di rifiorire; bel frutto di forma conico-allungata, molto regolare e di colorazione rosso intenso, molto brillante soprattutto nel periodo autunnale; adatta a essere impiegata sia come unifera (colture autunnali) che come rifiorente. Difetti: limitata consistenza della polpa e sapore troppo scarso in primavera, quando la produttività è molto elevata o in concomitanza a innalzanti termici; la pianta è suscettibile ad antracnosi.
Irma
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ricerca
Marmolada®Onebor. Di origine italiana, varietà storicamente molto importante per la fragolicoltura italiana ed europea ancora indicata ma solo per le quote più elevate in Alto Adige. Pregi: elevata produttività della pianta, resistente al freddo invernale (è preferita a Elsanta alle altitudini più elevate, dai 13001700 m). Difetti: suscettibilità ai patogeni dell’apparato radicale; colorazione del frutto che tende a divenire un po’ scura in concomitanza di innalzamenti termici; limitate caratteristiche qualitative.
Marmolada®Onebor
Onda. Di origine italiana è indicata per le colture di pieno campo del Veronese e dell’Emilia-Romagna (anche in coltura biologica). Pregi: buona rusticità della pianta; habitus vegetativo compatto; grossa pezzatura dei frutti, soprattutto nelle prime staccate; ottima e attraente la colorazione anche nelle colture di pieno campo; facilità del distacco dei frutti; questo carattere unito all’habitus compatto della pianta consente di velocizzare le operazioni di raccolta con un sensibile risparmio di manodopera. Difetti: necessita di piantagioni anticipate per garantire elevata produttività; limitato sapore dei frutti.
Onda
Patty. Di origine italiana è indicata solo per le colture autunnali veronesi. Pregi: buona adattabilità alla coltura autunnale; elevata produttività della pianta sia in autunno che in primavera; tolleranza all’oidio e ai patogeni dell’apparato radicale; forma regolare e colore molto brillante del frutto. Difetti: scarsa consistenza della polpa; notevoli difficoltà di distacco del frutto nelle raccolte primaverili, facilità di distacco del calice (difetto per il consumo fresco, ma potrebbe essere un pregio per la raccolta di prodotto da destinare all’industria), sapore medio-scarso.
Patty
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innovazione varietale
Queen Elisa. Di origine italiana è indicata solo per l’Emilia-Romagna. Pregi: epoca di maturazione precoce; elevata produttività; tolleranza ai patogeni dell’apparato radicale; buon sapore; elevata consistenza e colorazione rosso brillante molto stabile, anche in concomitanza di innalzamenti termici; elevata tenuta del frutto sulla pianta che consente di ridurre il numero delle raccolte. Difetti: sensibile calo di pezzatura del frutto nel prosieguo della raccolta, soprattutto quando la pianta presenta un’eccessiva carica produttiva.
Queen Elisa
Record. Di origine italiana è indicata per l’Emilia-Romagna e l’Alto Adige. È stata recentemente brevettata anche negli Stati Uniti, al pari della vecchia cultivar “Idea” da cui deriva e di cui si pone come un miglioramento. Pregi: epoca di maturazione tardiva, elevata produttività e rusticità della pianta, limitata suscettibilità all’oidio; frutti di grossa pezzatura, di color rosso molto brillante, di bella forma conica, molto regolare; elevata resistenza al freddo invernale; si adatta fino a quote di 1400-1600 m di altitudine. Difetti: polpa non molto consistente; sapore medio-scarso; necessita di piantagioni precoci.
Record
Roxana. Di origine italiana è indicata per molti ambienti fragolicoli settentrionali. Pregi: buona rusticità ed elevatissima produttività della pianta; adatta anche alle colture autunnali; bella forma allungata e grossa pezzatura del frutto. Difetti: scarsa resistenza della superficie e scarsa consistenza della polpa; colorazione troppo scura soprattutto in concomitanza di innalzamenti termici; scarso sapore dei frutti.
Roxana
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ricerca
Sugar Lia. Di origine italiana è indicata solo per il Piemonte. Pregi: regolarità della forma e facilità del distacco del calice; elevata dolcezza e aromaticità del frutto. Difetti: la pianta è suscettibile ai patogeni dell’apparato radicale e richiede terreni sani e fumigati. Per questo, e anche per il non sempre elevato accestimento, la produttività della pianta è spesso non elevata.
Sugar Lia
Sveva. Di origine italiana è indicata solo per le Marche dove è stata selezionata. Pregi: epoca di maturazione molto tardiva (posticipa la raccolta di Record di una settimana); elevata rusticità della pianta; medio sapore dei frutti. Difetti: limitata resistenza della superficie dei frutti; colorazione scura e poco brillante, spesso non uniforme all’apice, soprattutto in concomitanza di innalzamenti termici. Sveva
Tecla. Di origine italiana è indicata solo per le aree fragolicole dell’Emilia-Romagna. Pregi: notevole rusticità e produttività della pianta; grossa pezzatura e bella forma conica del frutto; colorazione rosso brillante, molto attraente; buon sapore; la pianta si adatta anche su terreni non fumigati e alle coltivazioni biologiche. Difetti: la pianta può manifestare un vigore eccessivo nei terreni più fertili; l’utilizzo di piante fresche “cime radicate” consente di limitare questo difetto. Tecla
Unica. Di origine italiana è indicata solo per l’Abruzzo. Pregi: elevata produttività e rusticità della pianta, adattandosi anche a terreni non fumigati; frutti di notevole pezzatura, bella forma conica, molto regolare. Negli ambienti abruzzesi, il frutto a piena maturazione, diviene piuttosto aromatico. Difetti: nei terreni più fertili la pianta presenta un eccessivo vigore; scarse caratteristiche organolettiche (dolcezza in particolare).
Unica
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innovazione varietale
Zeta. Di origine italiana è indicata solo per l’Emilia-Romagna. Pregi: epoca di maturazione precoce, elevata rusticità, produttività e adattabilità della pianta a terreni non fumigati e alle coltivazioni biologiche; tolleranza all’oidio; grossa pezzatura del frutto, molto regolare grazie all’ottima fertilità del polline. Difetti: limitate caratteristiche qualitative del frutto, dolcezza in particolare.
Rifiorenti
Zeta
Albion. Di origine californiana è indicata per gli ambienti di montagna del Cuneese. Pregi: pianta rifiorente, con habitus assurgente che si presta a più elevate densità di piantagione; frutto di grossa pezzatura, consistente e di buon sapore, dolce. Difetti: produttività non elevata (limitata capacità di rifiorire); colorazione intensa dei frutti, che può divenire troppo scura soprattutto nei periodi più caldi.
Albion
Elsinore®Civri30. Di origine italiana è indicata per gli ambienti di montagna del Cuneese Pregi: elevata produttività della pianta (alta capacità di rifiorire); forma conico-allungata del frutto, di bella colorazione rosso-aranciata, uniforme. Difetti: suscettibilità all’oidio; limitata consistenza della polpa e non elevato sapore; necessita di terreni sani o fumigati.
Elsinore®Civri30
Evie 2. Di origine inglese è indicata per gli ambienti di montagna del Cuneese e del Trentino. Pregi: elevata produttività soprattutto nel primo periodo dell’estate; bella forma del frutto, conica e sempre molto regolare; tolleranza della pianta all’oidio. Difetti: limitata consistenza della polpa e sapore scarso soprattutto in concomitanza dei picchi produttivi.
Evie 2
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