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la fragola
mondo e mercato Fragola nel mondo Walther Faedi
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Fragola nel mondo Foto R. Angelini
Nel ventennio 1980-2000 la produzione mondiale di fragole è aumentata dell’83% fino a oltrepassare i 3 milioni di tonnellate. Dal 2000 al 2008 si è registrato un ulteriore aumento del 24% fino a superare i 4 milioni di tonnellate. La superficie coltivata a fragola, stimata nel 2008 in circa 255.000 ettari ha subito, come la produzione, un trend positivo ma con valori meno significativi. Ciò denota un aumento delle rese unitarie dovuto sia all’innovazione varietale sia al miglioramento della tecnica colturale. L’aumento di produzione è stato osservato in ogni grande area di produzione nel mondo: in Europa ha subito i minori incrementi soprattutto nell’ultima decade (+3%). L’Europa rimane comunque il principale continente, con quasi un milione e mezzo di tonnellate di fragole prodotte, equivalenti al 35% della produzione mondiale e al 64% della superficie. L’Europa è seguita dal Nord America (1.169.000 t pari al 29,1% coltivato sul 10% della superficie) e dall’Asia (750.900 t, 18,5%; 13,0% della superficie) mentre meno significativi sono i volumi produttivi di Sud America, Africa e Oceania. I principali Paesi produttori sono: USA (1.148.500 t, pari al 28,2% della produzione mondiale), Spagna (263.900 t, 6,5%), Turchia (261.000 t, 6,4%), Messico (207.500 t, 5,1%), Corea, Polonia, Egitto (circa 200.000 t ciascuno), Giappone (193.000 t), Italia (155.600 t) e Germania (150.000 t). Complessivamente, questi dieci Paesi nel 2008 hanno prodotto quasi 3 milioni di tonnellate,
Piantagione delle fragole in Cina
Evoluzione delle produzioni di fragole nel mondo (milioni di tonnellate) 1600
Mondo: 1980 - 1.796 1990 - 2.463 2000 - 3.290 2008 - 4.068
t x 1.000
1400 1200 1000 800 600 400 200 0 1980
Europa 1990
Nord America 2000
Asia
2008
Fonte: FAO Stat, 2010
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America centromeridionale
Africa
Oceania
fragola nel mondo Foto R. Angelini
Italia Germania Giappone 4% 4% USA Egitto 5% 5% 28% Polonia 5% 5% Corea 6% 6% 27% 6% Messico Turchia
Spagna
Altri
Fonte: FAO Stat, 2010
Produzione mondiale di fragole ripartita nei 10 principali Paesi produttori (t) (dati 2008) Fragoleti in Cina, nella regione dello Yunnan, interrompono la continuità delle distese di riso (in primo piano)
equivalenti al 73% della produzione mondiale, ottenute sul 58% della superficie. Fra questi Paesi il maggior aumento di produzione, dal 2000 al 2008, si è avuto in Egitto (+184%), Turchia (+100%), Messico (+47%) e Germania (+45%). Al contrario, nello stesso periodo, i Paesi che hanno invece ridotto in modo più significativo la loro produzione sono risultati: Spagna (–24%), Italia (–21%) e Giappone (–6%).
Evoluzione delle superfici coltivate a fragola nel mondo (migliaia di ettari)
Ettari x 1000
200 180
Mondo: 1980 - 170 1990 - 210 2000 - 250 2008 - 255
160 140 120 100 80 60 40 20 0 1980
Europa 1990
Nord America 2000
Asia
America centromeridionale
2008
Fonte: FAO Stat, 2010
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Africa
Oceania
mondo e mercato Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Mercato della frutta in Messico
Va evidenziato che i tre Paesi con il maggiore aumento di produzione sono quelli con il minor costo unitario della manodopera e sono tutti caratterizzati da inverni a clima mite. Ciò conferma un trend verso una continua meridionalizzazione della fragolicoltura. Infatti nel 2008 oltre il 60% della produzione mondiale proviene da queste aree, contro il 56% del 1998 e solo il 35% del 1980. Il principale Paese a clima invernale mite è la California che rappresenta il principale bacino di produzione di fragole a livello mondiale. Tuttavia, dopo la costante ascesa degli investimenti a fragoleto fatta registrare negli anni ’70, ’80 e ’90, dal 2000 si è riscontrata una inversione di tendenza che ha portato a una riduzione del 26% della produzione (da 656.478 a 485.660 t),
Fragole in vendita al mercato messicano
Fragoleto brasiliano con differenti tipi di pacciamatura del terreno sistemato in prode
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fragola nel mondo
Foto R. Angelini
Banco di vendita di fragole presso la Tim Nourse Farm, South Deerfield, MA (USA)
principalmente a causa degli alti costi di produzione. Lo spostamento di parte delle superfici dalla California al Messico, a minor costo salariale, ha comportato un incremento significativo delle produzioni messicane. La stessa ragione è alla base dei disinvestimenti che si sono registrati in Spagna (area di Huelva) a favore di altre aree produttive nordafricane come il Marocco.
Nelle zone rurali della Cina tutte le operazioni colturali sono tuttora eseguite a mano
Fragoleti in Val Martello (BZ)
Foto R. Angelini
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la fragola
mondo e mercato Fragola in Spagna Josè Lopez Aranda, Juan Jesús Medina Mínguez
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Fragola in Spagna La Spagna è ancora oggi il terzo produttore mondiale di fragole dopo Stati Uniti e Cina. Più del 90% della produzione e della superficie coltivata è concentrato lungo la costa di Huelva, nella regione dell’Andalusia, e proprio tali produzioni saranno l’oggetto di questo capitolo. Tutte le piante utilizzate per i fragoleti provengono da vivai d’altura concentrati nelle province di Avila e Segovia, nella regione di Castiglia e Leon. Attualmente, esistono circa 1300 ha di vivai di fragola gestiti da 38 vivaisti che seguono obbligatoriamente il Regolamento Tecnico di Controllo e Certificazione di Piante da Frutto da Vivaio (sezione vivai di fragola). Nell’ultimo decennio la produzione di piante commerciali in Spagna è stata di 550 milioni di unità all’anno, prodotte in zone comprese tra gli 800 e i 1000 m s.l.m., con terreno sabbioso e clima di tipo continentale. Il modello generale è la coltivazione annuale in vivaio tra aprile e maggio con estirpazione delle piante fresche in ottobre. Proprio le piante fresche certificate rappresentano la quota maggiore (8586%), mentre la produzione di piante frigoconservate si attesta attorno all’8-9% del totale e la rimanente parte sono piante di categoria CAC (fresche e frigoconservate). La produzione delle piante in vaso (cima radicata) si sta sviluppando lentamente. La coltivazione di fragola in Spagna, e in particolare nella regione di Huelva, ha sofferto un declino costante dalla stagione 2000 e sembra essersi stabilizzata attorno agli attuali 6300-6500 ha investiti, con produzioni annuali dell’ordine di 275.000 t. Le esportazioni in Europa variano tra il 60 e l’80% della produzione totale.
Vivai d’altura
• Zona: Castilla e Leon • Superficie: 1300 ettari • Numero di vivai: 35-40 • Ciclo di moltiplicazione: aprile-ottobre • Produzione pianta fresca certificata: 85-86%
• Produzione pianta frigoconservata: 8-9%
• Produzione cat. CAC: 5-7% • Produzione pianta in vaso (“cime
radicate”): 25 millioni di piante/anno
Esportazione di fragole (tonnellate) Sistemi produttivi eseguiti a Huelva nel 2007
Paese
2008
2009
Francia
71.444
70.456
Sistema
Superficie coltivata
Germania
59.330
70.908
Produzione Integrata
3800 ettari (60%)
Italia
23.625
17.884
Global-Gap
2000 ettari (30%)
Regno Unito
19.534
16.368
P.C.ISO 155113
250 ettari (4%)
Olanda
7060
8192
Nature's Choice
60 ettari (1%)
Belgio
10.284
7931
Coltura fuori suolo
200 ettari (3%)
Austria
3329
5081
Coltura biologica
85 ettari (1%)
Portogallo
8373
8691
Totale
6416 ettari
Altri
13.835
21.496
Totale
216.814
227.007
Fonte: J. López-Medina. Università di Huelva
Fonte: Direzione Generale Dogane
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fragola in Spagna Francia e Germania continuano a essere i principali destinatari (60% della produzione esportata), seguite da Italia e Inghilterra. La campagna d’esportazione della fragola nel 2009 si è conclusa con 227.007 t di prodotto fresco esportato rispettivamente in Francia (70.456 t), Germania (570.908 t), Italia (17.884 t) e Inghilterra (16.368 t). In particolare, sempre nel 2009, il prodotto esportato è stato di 85.918 t nel mese di aprile, 58.637 t nel mese di marzo e 49.336 t nel mese di maggio (fonte: Direzione Generale Dogane, rielaborato da FEPEX). A fronte della rilevante quota di produzione destinata all’esportazione, occorre comunque precisare che il consumo nazionale spagnolo è in costante aumento. La produzione di fragola per industria costituisce circa il 15-20% del totale. Nelle aziende mediamente attrezzate e in condizioni standard di produzione (macrotunnel in plastica), le rese si attestano sui 52.000 kg/ha. Esistono circa 2000 fragolicoltori nella zona di Huelva e la superficie media per azienda è di poco inferiore ai 4 ha. Il settore “produttore” ed “esportatore” è associato a FresHuelva (Associazione di Produttori ed Esportatori di Fragole di Huelva), che raccoglie circa il 95% della produzione. Sono 86 le entità partecipanti; il 50% è composto da Cooperative e SAT (Società Agricole di Trasformazione) responsabili del 70% circa della produzione fragolicola dell’area e l’altro 50% è formato da Società Mercantili (Anonime o Limitate), con il 30% della produzione della zona. L’associazione interprofessionale della fragola fu creata nel 2007 (Interfresa), costituita da FresHuelva, sindacati e patronati agrari (ASAJA, COAG e UPA) e gruppi di cooperative (FAECA). La tecnica di coltivazione convenzionale in suolo, utilizzata maggiormente nella zona di Huelva, è di tipo intensivo, a ciclo annuale, con l’impiego di piante fresche di varietà a giorno corto, provenienti dai vivai d’altura, trapiantate a radice nuda in autunno,
Fragolicoltura di Huelva
• Superficie: 6400-6500 ettari • Numero di aziende: 2000 • Ciclo di coltivazione: ottobre-giugno • Tipologia di piante: fresche a radice nuda dai vivai d’altura
• Varietà: a giorno corto (unifere) • Baulature: prode pacciamate con film in polietilene nero
• File di piante: 2 • Densità di piantagione: 60.000 piante/ha
• Coltivazione sotto macrotunnel in plastica: 80%
• Coltivazione sotto piccoli tunnel in plastica: 20%
Foto Consejería de Agricultura y Pesca. Junta de Andalucía
Superficie a vivaio nella zona Castiglia e León (ettari) Varietà
2007
2008
2009
Camarosa
563,55
617,43
481,98
Candonga Sabrosa
297,78
302,91
322,56
Splendor
9,93
33,93
99,39
Florida Fortuna
0
0
93,15
Florida Festival
75,49
103,53
71,2
Ventana
74,33
58,65
56,94
Altri
161,72
189,18
165,46
Superficie totale
1182,80
1305,63
1290,68
®
Raccolta di fragole in Spagna
Fonte: Consejería de Agricultura y Ganadería, Junta de Castilla y León
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mondo e mercato prevalentemente nel mese di ottobre. La piantagione si effettua su baulature pacciamate con film di polietilene nero opaco, con piante a file binate. La fertirrigazione localizzata avviene tramite ala gocciolante posizionata sotto la pacciamatura. La coltivazione si realizza sotto macrotunnel a copertura plastica (80% della superficie coltivata) o in piccoli tunnel (20% della superficie coltivata). Le varie raccolte si eseguono tra i mesi di gennaio e giugno, anche se esiste una forte tendenza ad anticipare l’epoca di trapianto (fine settembre) per ottenere produzioni e raccolte più precoci. La coltivazione fuori suolo rappresenta solamente il 3% della superficie coltivata (200 ha); l’espansione di tale tecnica sembra essere rallentata negli ultimi anni e non accenna a riprendersi dopo la generale e grave crisi economica iniziata nel 2008. Va specificato che la coltura fuori suolo e l’uso di piantagioni molto precoci (durante il mese di settembre) con piante in vaso (cima radicata e simili), allo scopo di iniziare la raccolta molto precocemente tra ottobre, novembre e dicembre, non hanno avuto il successo sperato e sembra che la loro diffusione stia rallentando. Tutti questi fattori interagiscono con la nuova crisi economica della quale ancora non si conoscono gli effetti a lungo termine sulla coltivazione della fragola. A rendere ancora più instabile il panorama attuale occorre aggiungere il rischio legato all’assenza del bromuro di metile, recentemente eliminato in tutta la UE, cui si somma l’incerto destino di altre molecole fumiganti attualmente in fase di revisione comunitaria. Le varietà di fragola utilizzate a Huelva sono del tipo a giorno corto, di origine californiana, spagnola e della Florida, appartenenti a programmi di miglioramento genetico realizzati per le condizioni ambientali simili a questa zona. Fino all’anno 2000, la situazione era monovarietale: si utilizzava un’unica varietà dominante, affian-
Materiale plastico impiegato per la coltivazione della fragola a Huelva Materiale plastico
tonnellate
Film PE nero per baulatura
2400
Film PE trasparente per macrotunnel
4700
Film PE trasparente per microtunnel
1100
Plastico per irrigazione a goccia (manichetta)
700
Totale
8900
Obiettivi della fragolicoltura spagnola
• In Spagna i principali orientamenti
innovativi della fragolicoltura osservati negli ultimi anni sono: – tentativi di aumentare la precocità di raccolta mediante un anticipo di piantagione a fine settembre-inizio ottobre
Foto Consejería de Agricultura y Pesca. Junta de Andalucía
– partecipazione massiva degli agricoltori ai sistemi regolamentati (per es., produzione integrata), o volontari (Global-Gap, ISO ecc.) di certificazione della produzione – rinnovamento dell’utilizzazione delle varietà, però sempre con varietà a giorno corto – adattamento della coltura tradizionale effettuata in suolo in assenza di bromuro di metile (BM), non più disponibile dall’estate 2007 Operazioni di raccolta sotto microtunnel
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fragola in Spagna cata da un’altra in chiaro declino (la dominante in precedenza) e un’altra in chiara ascesa (la dominante successivamente). In questa maniera si spiega il dominio delle varietà dell’Università della California (UC-Eurosemillas): Tioga (1965), Douglas (1983), Chandler (1985), Oso Grande (1992) e Camarosa (1996). A partire dal 2001-2002 iniziò una forte espansione di nuove varietà di diversa origine: Ventana e Camino Real (UC-Eurosemillas) e Plarionfre (Chiflón®)(Inotalis-Planasa). Più avanti apparvero, tra le altre, Candonga®Sabrosa (Inotalis-Planasa), Galante e Gloria (CalGiant), Commitment ed Endurance (Berry Genetics). Nella stagione 2009, questa era la distribuzione varietale per superficie coltivata: 45% Camarosa, 35% Candonga®Sabrosa); 20% di un insieme di varietà: Florida Festival (poco meno del 10%), Ventana, Splendor e Rociera. Inoltre vi sono piccole superfici coltivate con altre varietà come: Aguedilla, Primoris e Amiga. Ciò che risulta più significativo di questa struttura varietale è la forte resistenza di Camarosa a ridurre la sua quota di presenza, la forte ascesa di Candonga®Sabrosa e la quasi scomparsa di Ventana come varietà importante (eccezion fatta per alcune località vicine al comune di Almonte). Questa tendenza continua nel 2010. È molto significativa la rapida sostituzione di Florida Festival con Florida Fortuna. Il programma di selezione varietale dell’Università della California (UC-Eurosemillas, USA) continua a essere il più importante a Huelva: assieme alle varietà Camarosa, Ventana e Albion possiamo citare le sue nuove varietà protette da brevetto come Palomar, Portola, Monterrey e San Andrea. Il programma di Inotalis (Darbonne-Planasa, FRA-ESP) segue da vicino, per importanza, grazie al crescente prestigio di Candon ga®Sabrosa e al lancio di nuove varietà come Carmela, Macarena e Cristal, adattabili ai microclimi tipici del Mediterraneo.
Principali obiettivi varietali della fragola in Spagna
• Anni ’80: massima produzione • Anni ’90: massima capacità di
conservazione post-raccolta, caratteristiche morfologiche del frutto
• Anni 2000: proprietà organolettiche, capacità di differenziazione
• Futuro: resistenza a problemi sanitari,
adattamento a sistemi specifici della coltura, proprietà nutraceutiche, adattabilità a nuove forme di consumo (IV gamma)
Impollinazione ad opera dell’insetto Bombus terrestris
Particolare della piantagione delle fragole Frutti della varietà Amiga
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mondo e mercato Altri programmi importanti di ricerca di nuove varietà di fragola per Huelva sono: il programma dell’Università della Florida (USA), con le varietà Florida Festival, Florida Fortuna e Florida Elyana; il programma di Berry Genetics (CA, USA), con le varietà Splendor e Virtue. Inoltre dobbiamo evidenziare gli sforzi intrapresi nella stessa zona di produzione dal programma di Fresas Nuevos Materiales S.A. (FNM, Huelva, ESP), con le varietà Rociera (ex Coral), Primoris e Antilla. Queste varietà cominciano a riscuotere grande consenso per le loro caratteristiche organolettiche. FNM è un’impresa di ricerca creata da un gruppo di produttori di Huelva assieme ad alcuni vivaisti e ad alcune banche operanti nel settore della fragola. Infine, l’unico programma spagnolo a carattere pubblico è il Progetto Nazionale di Ottenimento Varietale, finanziato dall’Istituto Nazionale di Ricerca e Tecnologia Agraria e alimentare (INIA) e coordinato dall’Istituto Andaluso di Ricerca e Formazione Agraria e Pesca (IFAPA). Oltre a queste Istituzioni Pubbliche di Ricerca partecipano a tale progetto le seguenti entità private: FNM, l’impresa Nuevas Técnicas en Fresa SL (NTF, ESP) formata da diversi vivaisti spagnoli (Viveros California SL, Viveros Rio Eresma, SL, Viveros Campiñas SL, Viveros Gardisancho SL, Viveros Herol SL, Viveros Navalfresa SL y Planasa) e l’associazione dei vivaisti appartenenti a FresHuelva (Freshuelva Viveristas-FV). Le varietà ottenute da INIA-IFAPA-IVIA (con la copartecipazione di Viveros California) sono: Andana, Carisma, Medina, Marina e Amiga. Il Progetto Nazionale (INIA-IFAPA-IVIA-FNM-NTF-FV) ha ottenuto le varietà Aguedilla, Fuentepina e le nuove selezioni 1806-1, 2340-1 e 2371-6, che saranno presto nuove varietà protette da brevetto. I principali obiettivi perseguiti nella costituzione di nuove varietà nell’ambito del programma di miglioramento genetico pubblico spagnolo sono: ottenere varietà a giorno corto (unifere),
Foto Consejería de Agricultura y Pesca. Junta de Andalucía
Frutti di fragola raccolti a maturazione commerciale
Frutti della varietà Fuentepina Coltivazione di fragola sotto macrotunnel
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fragola in Spagna per il mercato del prodotto fresco, ben adattate alle condizioni agroclimatiche di Huelva e caratterizzate da alta produttività, maggiore precocità, bassa percentuale di frutti di 2ª categoria commerciale, alta qualità (organolettica e nutraceutica); frutto consistente, buon colore esterno e interno, buona dimensione, forma adeguata, omogeneità, poca cavità interna, alto contenuto in solidi solubili, buona relazione zuccheri/acidi, buon comportamento post-raccolta e alta attività antiossidante, scarsa dipendenza dalla fumigazione del suolo con bromuro di metile e adattabilità a differenti sistemi di coltivazione (convenzionale, biologico e in fuori suolo). Le attività dell’IFAPA includono anche i processi di trasferimento di tecnologia e uno dei principali strumenti operativi è rappresentato dalla RAEA (Rete Andalusa di Sperimentazione Agraria). Una delle attività di RAEA è RAEA-fragole, specializzata negli studi in campo varietale. Il programma RAEA-fragole iniziò nel 1986; ogni 3-4 anni sviluppa un particolare programma di sperimentazione molto specializzato nella valutazione di varietà commerciali di fragole adattabili alle condizioni agroambientali di Huelva. Con un protocollo comune, più di 60 varietà di fragola sono state provate in differenti località dal 1997 al 2010. Il numero di località di sperimentazione all’anno è stato aumentato da 1-2 nel 1997 a 6 nel 2008-2010. La nuova era della coltivazione senza BM è cominciata nell’estate del 2007; anteriormente la riduzione dell’uso di tale fumigante era stata del 50% nel 2005 e del 70% nel 2006. Ciò ha causato grande preoccupazione nel settore della fragola a Huelva e nel settore vivaistico di Castiglia e León dove, in particolare, la prima annata durante la quale sono stati azzerati gli usi critici è stata quella
Particolare della fase di trapianto delle piantine fresche di fragola
Coltivazione sperimentale di fragola fuori suolo a Huelva
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mondo e mercato del 2009. La politica ambientale della UE (sviluppo della Direttiva 91/414) potrebbe lasciare l’orticoltura mediterranea senza difese contro i problemi biotici (funghi e nematodi) e abiotici (stress o stanchezza dei terreni) del suolo. La mancanza del BM è stata comunque affrontata in particolare mediante l’adozione di strategie chimiche alternative già a partire dalle annate agrarie 2007-2008 e 2008-2009 (stime non ufficiali): circa il 75% della superficie coltivata a fragola è stata trattata con la miscela 1,3-dicloropropene:cl oropricrina; poco più del 12% con la miscela dazomet:(1,3dicloropropene:cloropicrina); circa l’8% con iniezione di sola cloropicrina. Da ultimo solo il 2-3% adotta sistemi di coltivazione fuori suolo per i quali, naturalmente, non sono previsti trattamenti con prodotti fumiganti. Il Progetto Nazionale INIA relativo allo sviluppo delle alternative al BM (coordinato dall’IFAPA) ha lavorato dal 1997 saggiando più di 30 strategie, chimiche e non. Tra i fumiganti chimici, le molecole sperimentate possono classificarsi in tre grandi categorie: – molecole caratterizzate da forte potere eradicante, ma considerate più aggressive sull’ambiente: BM, 1,3D (1,3-dicloropropene), CP (cloropicrina), IM (ioduro di metile), EDN (etilendinitrile), ENZ (enzone), ACR (acroleina), da sole o in miscela tra loro; – molecole caratterizzate da non elevato potere eradicante e considerate meno aggressive sull’ambiente: generatori di metil-isotiocinato DAZ (dazomet), MS (metam sodio), MK (metam potassio); – molecole caratterizzate da basso potere eradicante e considerate meno dannose per l’ambiente: CC (calciocianamide); DMDS
Banca di germoplasma della fragola presso l’Istituto IFAPA a Churriana: particolare delle diversità del frutto
Coltivazione di fragola sotto macroe microtunnel (in primo piano, ancra non coperti da film plastico)
Foto Consejería de Agricultura y Pesca. Junta de Andalucía
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fragola in Spagna (dimetildisolfuro), PO (ossido di propilene), SEP (azide sodica), AE (oli essenziali), FUR (furfurale). Le attività svolte dal Progetto INIA (1997-2008) hanno puntato chiaramente verso la ricerca di soluzioni tecnicamente ed economicamente sostenibili nello spirito dell’interpretazione del Protocollo di Montreal: in particolare le applicazioni di 1,3D:CP, CP e DMDS:CP (le prime due autorizzate momentaneamente per la fragola in Spagna, e la terza in attesa della registrazione di DMDS nella UE, prevista entro il 2012) appaiono oggi le strategie dai migliori esiti futuri. Altre soluzioni chimiche come OP:CP, IM:CP, EDN e SEP hanno dato risultati promettenti, anche se è abbastanza remota l’idea di una loro registrazione sul territorio della UE, a eccezione di IM (Midas®) che potrebbe essere registrato nella UE nel 2014. In questa nuova situazione della fragolicoltura a Huelva, le principali incertezze del comparto possono essere riassunte in quattro punti: – diminuzione della produzione del settore negli ultimi anni senza BM; – incremento degli attacchi del nematode Meloidogyne hapla; – comparsa del nuovo patogeno tellurico Macrophomina phaseolina agente del marciume basale e radicale della fragola; – futura disponibilità delle soluzioni chimiche autorizzate per la fumigazione e per la coltivazione della fragola in Spagna e nella UE. Rispetto ai dubbi sulla diminuzione della produzione del settore negli ultimi anni come conseguenza del ritiro del BM, è da segnalare che importanti leader fragolicoli hanno dichiarato, sui mezzi
Coltivazione di fragola fuori suolo a Huelva
Tecniche di lotta biologica ai fitofagi della fragola di Huelva Fitofago
Ausiliari
Altri mezzi
Tripide occidentale (Frankliniella occidentalis)
Ausiliari autoctoni: Orius sp., Aeolothrips sp.
Azadiractina, Spinosad, Clorpirifos-Metil, Acrinatrina
Ragnetto rosso (Tetranychus urticae) Spodoptera (Spodoptera littoralis, S. exigua), Heliothis (Helicoverpa armigera) Afidi (Aphis spp.)
Ausiliari lanci: Amblyseius swirskii, Orius levigatus Ausiliari autoctoni: Phytoseiulus persimilis, Amblyseius californicus Ausiliari lanci: Phytoseiulus persimilis, Amblyseius californicus Ausiliari autoctoni: Trychogramma sp., Apanteles sp., Hyposoter didymator Ausiliari autoctoni: Chrysoperla carnea, Coccinella septempunctata, Aphidoletes apohidimyza, Lysiphlebus testaceipes Ausiliari lanci: Aphidius colemani, Aphidoletes apohidimyza, Aphelinus abdominalis
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Abemectina, Azaridactina, Zolfo, Beauveria bassiana, Bifentrin, Clofentezin, Fenbutestan, Fenpiroximato, Hexitiazox, Tebufenpirad Azaridactina, Clorpirifos, Bacillus thuringiensis, Lamdba-cihalotrin, Clorpirifos-Metil, Deltametrina
Azaridactina, Deltametrina, Lamdba-cihalotrin
mondo e mercato di comunicazione, un calo della produzione di fragole compreso tra il 15 e il 25% nel periodo successivo alla scomparsa del BM. Tuttavia, i dati forniti dal Progetto INIA sulle soluzioni chimiche classificate di potere eradicante forte e intermedio (verso l’ambiente) e in generale le miscele con cloropicrina dimostrano ottime produzioni nella coltivazione sotto serra (macrotunnel) con la varietà Camarosa (950-1050 g/pianta), a seguito di sperimentazioni durate 7 anni. La diminuzione delle rese, imputata all’assenza del BM, può essere altrimenti spiegata con gli effetti dell’andamento climatico registrato nelle ultime campagne fragolicole: periodi autunno-invernali miti hanno reso la coltura mediamente meno produttiva, aumentandone la precocità e livellando i picchi di produzione. Inoltre è da tenere in considerazione che la varietà impiegata nel progetto è stata Camarosa, molto produttiva, che però nelle ultime campagne ha rappresentato non più del 5060% della superficie fragolicola, essendo stata sostituita parzialmente da varietà sensibilmente meno produttive. Rispetto ai dubbi sull’incremento di attacchi del nematode Meloidogyne hapla come conseguenza della proibizione del BM, va detto che la presenza di M. hapla nella coltivazione della fragola è già stata documentata. Questo nematode può compromettere gravemente il rendimento e la qualità della raccolta. La disinfezione dei terreni in fase di pre-impianto con bromuro di metile e cloropicrina sembrava essere sufficiente per il suo controllo senza Foto Consejería de Agricultura y Pesca. Junta de Andalucía
Coltivazione di fragola sotto macrotunnel
Prode ben baulate e pacciamate con PE nero opaco
Frutto di fragola in fase di accrescimento
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fragola in Spagna ricorso a trattamenti nematocidi aggiuntivi. Nel 2007-2008 si è creato allarme per il possibile aumento di questo problema del suolo, attribuito all’effetto dell’assenza del BM. I responsabili del Progetto INIA hanno pensato che attribuire l’incremento di M. hapla all’assenza di BM:CP potesse essere una forzatura, essendo convinti che i problemi evidenziati con i nematodi nel 2007-2008 non fossero in realtà stati così gravi e sempre in relazione a una non corretta applicazione della miscela 1,3-D:CP col sistema irrigazione a goccia. Inoltre sono stati controllati i dati storici (ultimi 7 anni) dell’Indice di Severità di attacchi delle radici alla fine di ogni campagna di lavoro di M. hapla nella zona delle Malvinas (Palos de la Frontera). Se ne deduce che l’evoluzione e il comportamento delle popolazioni di M. hapla sono molto diversi a seconda del trattamento di disinfestazione dei terreni che si è realizzato. I dati rilevati avvalorano l’idea che non si può affermare che tali popolazioni aumentino necessariamente senza BM:CP, in quanto ciò dipende dalla soluzione che si applica, dalla dose, dalla tecnica utilizzata e dalla sanità del materiale vegetale di partenza. Perciò nel caso di fumiganti utilizzati attraverso il sistema di irrigazione a goccia in fase di pretrapianto, l’attrezzatura dovrà essere pulita al massimo e nel caso di applicazione dei fumiganti via iniezione potrebbe essere necessario (in alcuni casi particolari) il ritorno alla fumigazione totale del suolo (pratica abituale con il BM:CP qualche anno fa).
Realizzazione meccanica delle prode baulate e pacciamate a Huelva
Fiore di fragola aperto e frutto allegato
Foto Consejería de Agricultura y Pesca. Junta de Andalucía
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mondo e mercato Rispetto ai dubbi sull’emergenza dovuta alle nuove malattie del suolo nella fragola, come conseguenza del ritiro dal mercato del BM, è importante evidenziare che la presenza del fungo Macrophomina phaseolina (agente del marciume basale e radicale della fragola) non era mai stata riscontrata sulla fragola nell’area di coltivazione di Huelva. Tuttavia esso è un fungo tellurico polifago e, anche se per ragioni ancora non note, è stato rilevato di recente ed è sempre più presente nella coltura; è stato segnalato nel 2005 in Florida e in Israele, successivamente a Huelva nel 2008 e recentemente in California. Inoltre è stato osservato in modo molto marginale in Francia, India ed Egitto già nel 1998. L’attacco di questo fungo è più grave e accentuato in piante sofferenti di stress termo-idrico causato da ambienti sfavorevoli (temperature elevate e problemi al sistema d’irrigazione). Queste situazioni negative difficilmente si presentano in maniera continuativa nelle coltivazioni di fragola di Huelva. Perciò la malattia è rimasta praticamente sconosciuta fino al 2004. A Huelva, il Programma INIA ha studiato questa nuova problematica e la sua connessione con il recente ritiro della miscela BM:CP nella pratica della disinfezione dei suoli. Si è potuto constatare che la presenza della malattia nei campioni analizzati a Huelva è crescente e allarmante per diverse varietà e zone di coltivazione, soprattutto in caso di primavere calde e poco piovose. In alcune aziende fragolicole di Huelva si è osservata una maggiore mortalità delle piante principalmente nelle zone di maggiore stress idrico, dove questo era dovuto al non perfetto funzionamento del sistema d’irrigazione, e durante le fasi fina-
Panoramica di macro- e microtunnel di fragola a San Bartolomè, Huelva
Realizzazione della solarizazione presso l’Istituto IFAPA a Cebollar: stesura del film plastico
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fragola in Spagna li del ciclo di fruttificazione con temperature elevate (maggiogiugno). Le indagini del Progetto INIA sono arrivate alle seguenti conclusioni: non è conosciuto il motivo dell’insorgere di tale malattia emergente; non c’è evidenza che sia correlata all’assenza del BM:CP nella fumigazione dei suoli; si nota una concentrazione dei sintomi della malattia in epoca tardiva (a partire da metà maggio) quando l’attacco non ha più effetto su quantità e qualità della raccolta. La biologia e la persistenza del fungo sono basate sulla produzione di microsclerozi neri così resistenti nel suolo da rendere inefficace il controllo del BM sul patogeno; pertanto è dubbio che la sua apparizione sia da porre in relazione alla non utilizzazione del BM e si è più propensi a credere che sia stata favorita dai cambiamenti climatici. Infine, l’incertezza sulla disponibilità di disinfettanti chimici autorizzati per la coltura della fragola in Spagna e nella UE ha condotto alla sperimentazione di alternative non chimiche al BM, quali l’applicazione di sovesci di essenze ad azione biofumigante in sinergia con la solarizzazione, per la coltivazione della fragola in Spagna, con risultati che mostrano buone prospettive applicative in agricoltura sia biologica sia convenzionale.
Coltura in vitro di fragola
Piccoli e grandi tunnel nell’area di Huelva in Spagna
Foto W. Faedi
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la fragola
mondo e mercato Fragola in Francia Philippe Chartier
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Fragola in Francia In Francia la fragola vanta una lunga storia, dal momento che veniva consumata già in tempi antichi come fragolina di bosco (Fragaria vesca) che cresceva spontanea nei boschi europei. La prima testimonianza della coltivazione di fragole di bosco risale al XIV secolo: nel 1368, oltre 1200 piante venivano coltivate nei giardini del Louvre a Parigi. Il XVI secolo vide la comparsa di un’altra specie, proveniente dalla Germania: si tratta della Fragaria moschata, più nota in Italia come fragola ananas o moscata e in Francia come fraisier musqué o capronier, il cui frutto è più grande ma meno rosso rispetto a quello della fragolina di bosco ed è caratterizzato da un profumo più intenso. Durante il XVI secolo gli esploratori del Nuovo Mondo, come Jacques Cartier, scoprirono una varietà di fragola dai grandi frutti e portarono dal Canada una specie che fu denominata fragola scarlatta o della Virginia (Fragaria virginiana). La coltivazione di questa varietà – caratterizzata da una maggiore robustezza rispetto a quelle europee – prosperò in Francia fino alla fine del XIX secolo, in particolare nella regione bretone di Brest. Altre specie sono originarie della costa occidentale del continente americano, e la più importante e famosa di esse è associata alla figura di Amédée-François Frézier, un ingegnere militare che il re francese Luigi XIV inviò in Cile e in Perù a sorvegliare i forti spagnoli. Appassionato di botanica, Frézier era interessato alle piante coltivate nella zona di Concépcion e rimase colpito dalle considerevoli dimensioni dei frutti della fragola locale, la Fragaria chiloensis. Nel 1714 Frézier ne riportò in Francia alcune piantine: cinque di esse sopravvissero alla traversata atlantica e vennero distribuite tra Marsiglia, Parigi e Brest ma, essendo tutte pistillife-
Fragaria vesca
Capron royal, clone di F. moschata a fiore ermafrodita
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fragola in Francia re, cioè prive di stami, non furono in grado di produrre frutti. Grazie a importazioni successive di piante ermafrodite e all’incrocio con altre specie, la coltivazione di F. chiloensis ebbe comunque modo di svilupparsi nella regione di Brest, in particolare nei dintorni di Plougastel che sono stati zona di produzione dal 1750 fino alla fine del XX secolo. Dall’incrocio tra una pianta cilena e una pianta di fragola della Virginia si sviluppò un nuovo ibrido che combinava le grandi dimensioni dei frutti della prima con l’eccellente gusto di quelli della seconda e il cui sapore di ananas diede origine al suo nome botanico: Fragaria × ananassa. Dopo la metà del 1700 a Versailles, il giovane botanico Antoine Nicolas Duchesne ottenne i primi incroci tra le due specie, cui diede il nome di fraisier de Versailles. Le osservazioni di Duchesne – raccolte nel 1766 nella Histoire naturelle des fraisiers (Storia naturale delle piante di fragola) – hanno effettivamente dimostrato un’origine interspecifica dell’attuale varietà coltivata. È interessante notare come le teorie scientifiche sull’evoluzione della specie pubblicate da Duchesne siano state elaborate con notevole anticipo: infatti, soltanto nel 1859 Charles R. Darwin pubblicò il celebre testo On the Origin of Species by Means of Natural Selection, or the Preservation of Favoured Races in the Struggle for Life (Sull’origine delle specie per mezzo della selezione naturale o la preservazione delle razze favorite nella lotta per la vita). Nacque così la fragola moderna. In seguito, molti orticoltori ottennero nuove varietà a partire da giovani piante e producendo i nuovi cloni mediante propagazione per stoloni. In Francia ebbero in questo modo origine le varietà Vicomtesse Héricart de Thury (coltivatore Graindorge, 1849), Docteur Morère (Berger, 1867) e Madame Moutôt (Charles Moutôt, 1906). La prima varietà sempre fruttifera (rifiorente) (ever-bearer = che dà sempre frutti) ottenuta in Francia fu la Saint Joseph (Thivolet, 1893). Dopo la Seconda guerra mondiale sono state coltivate varietà ottenute da stazioni di ricerca, come Cambridge Favourite (Cambridge University, 1947), Sengana (Von Sengbuch, 1954), Redgauntlet (SCRI, 1957), Gorella (IVT, 1960), poi sostituite da Elsanta (IVT, 1984), che è stata utilizzata in quasi metà delle superfici coltivate a fragola, e Gento (Hummel, 1971), molto usata dai giardinieri. Mentre i programmi di selezione varietale in altri Paesi europei e negli Stati Uniti si focalizzano principalmente su caratteristiche come le dimensioni dei frutti, la consistenza e la conservabilità, il programma di ricerca nazionale francese presso l’INRA (Istituto Nazionale di Ricerca Agronomica) ha sempre avuto tra i suoi obiettivi anche la buona qualità del sapore. Questo programma di miglioramento genetico, attivo fin dal 1978, con Georgette Risser come responsabile, ha prodotto nella stazione INRA di AvignonMontfavet le varietà Belrubi, Gariguette e Favette nel 1978.
Favette, varietà francese ancora in coltivazione in Italia nelle aree di Latina
Frutti di Vicomtesse Héricart de Thury
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mondo e mercato Alcuni selezionatori hanno mantenuto questo orientamento verso le varietà di miglior sapore, tra le quali segnaliamo Mara des bois (G.A. Marionnet, 1991), una rifiorente dall’ottimo sapore e Darselect (Darbonne, 1996) che ha sostituito Elsanta nel Sud della Francia. Sulla base del patrimonio INRA, l’eccellenza del gusto è stata il punto chiave del nuovo programma di selezione Ciref del 1988, finanziato dai produttori di fragole. Già dieci anni dopo il suo avvio, il Ciref ha iniziato a produrre varietà come Ciflorette, Cigaline, Cireine nel 1998 e Candiss nel 2008, e nuove rifiorenti come Cijosée (2000), Cirafine (2002) e Charlotte (2004). La lunga tradizione francese di consumo e di produzione può spiegare come questo frutto sia molto apprezzato nel Paese. Il consumo nazionale annuo è di 127.000 tonnellate, ossia una media di 3,2 kg/pro capite. Il 72% delle famiglie francesi compra fragole con una media di 4,8 acquisti l’anno e per un quantitativo medio di 700 g; il prezzo di vendita medio è di 4,2 euro/kg. La fragola si conferma pertanto come frutto del piacere. Nel 2009 la superficie investita a fragole era di 2950 ettari, per una produzione complessiva di 44.600 tonnellate, tali da collocare il Paese al quinto posto in Europa dopo Spagna, Polonia, Germania e Italia. Questa produzione si è ridotta costantemente dagli anni ’90, quando era prossima alle 80.000 tonnellate. Nel 2009 la Francia ha importato 106.000 tonnellate di fragole principalmente da Spagna e Marocco, e ne ha esportate 23.000. Oggi esistono 450 produttori associati a OP (associazione di produttori), tuttavia raramente la produzione di fragole è l’attività prevalente dell’azienda agricola. Spesso si tratta di una produzione accessoria che affianca l’allevamento del bestiame o grandi coltivazioni. La tradizionale produzione in campo aperto è in calo sia a causa del progressivo abbandono dei coltivatori in età pensionabile senza un adeguato rimpiazzo, sia per le difficoltà nell’ottenere manodopera a basso costo. Gli investimenti nella produzione
Produzione francese di fragole in coltura semiforzata sotto tunnel
Logo dell’INRA, Istituto Nazionale di Ricerca Agronomica
Ripartizione della vendita di fragole per canale commerciale (2009)
8%
Superstore
3%
Supermarket
13%
35%
Mercato Hard discount Green grocer
17%
Piccoli supermarket 24%
Gariguette
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fragola in Francia fuori suolo sono aumentati negli ultimi anni: la superficie destinata a tunnel e serre è incrementata dell’1% nel 2009 e la produzione fuori suolo, con i suoi 465 ettari, ne rappresenta il 50% (pari al 22% della superficie fuori suolo in Europa). Per fronteggiare la concorrenza i produttori francesi hanno organizzato la loro produzione suddividendola in quattro regioni principali. La prima è il Sud-Ovest, che con 20.000 tonnellate rappresenta quasi il 44% della produzione nazionale; seguono poi il Sud-Est con il 21% e la Valle della Loira con il 10%. La Bretagna produce 1500 tonnellate di fragole, pari al 3% della produzione francese, ma questa percentuale è in aumento grazie allo sviluppo della varietà Gariguette.
4081 5600
1388
Sud-Ovest Sud-Est
Ogni zona di produzione ha proprie specificità sia per quanto concerne le tecniche produttive sia per la gamma di varietà. La scelta delle varietà è anche determinata dal fatto che il produttore sia indipendente oppure legato da contratto a una cooperativa o a un’organizzazione di produttori (OP). In quest’ultimo caso, infatti, i coltivatori si limitano a curare la produzione in senso stretto, mentre la gestione delle varietà commerciali e della vendita è di competenza dell’OP. I produttori indipendenti, che rappresentano il 63% della produzione nazionale, scelgono e commercializzano le loro varietà in base alla clientela (negozi, mercati). È importante osservare che il 25% dei consumatori acquista ai mercati o dai fruttivendoli, mentre il 10% preferisce i discount e il 61% negozi più grandi. Molte OP aderiscono alla struttura nazionale, l’AOPn Fraise (Associazione nazionale delle organizzazioni di produttori di fragole), i cui obiettivi sono di migliorare la conoscenza della produzione e dei mercati e di contribuire a fornire indicazioni sulla produzione (andamento dei mercati, del gusto e delle preferenze dei consumatori, norme di qualità, coordinamento nella scelta delle
Bretagna Altre regioni
Fonte: Agreste
Produzione (tonnellate) di fragole per regione (2009)
Superficie coltivata a fragole per tipologia di coltivazione (2009) Grandi tunnel o serre
15%
19510
1500
Piccoli tunnel In campo senza protezione
23% 62%
Chili contulmo
377
CentroOvest
mondo e mercato varietà). L’AOPn Fraise aiuta i suoi membri anche ad applicare le norme di commercializzazione, a pubblicizzare il prodotto e a determinare e convalidare gli orientamenti della ricerca e della sperimentazione. Pur non riuscendo a competere con gli altri grandi Paesi produttori sul mercato mondiale, i coltivatori francesi possono vantare una conoscenza del prodotto e una gamma di varietà che consentono la segmentazione del mercato per quanto riguarda la qualità dei sapori. Pertanto, nonostante il calo della superficie coltivata in pieno campo, i volumi hanno tenuto grazie all’aumento delle rese e allo sviluppo delle produzioni fuori suolo. Quasi tutte le varietà coltivate in Francia sono state selezionate localmente. Nel Paese esistono tre programmi di breeding: Darbonne e Marionnet, privati, e il Ciref (Création Varietale Fraises Fruits Rouges). Il Ciref è un’organizzazione di coltivatori, che costituisce una sorta di braccio di selezione varietale delle OP. La varietà principale è Gariguette, che è stata rilasciata dall’INRA nel 1976 – poco prima che l’istituto decidesse d’interrompere il programma – e la cui quota di mercato può essere valutata intorno al 50%. Darselect (Darbonne, 1996) è in diminuzione ma ancora importante nella regione del Sud-Ovest, e può essere stimata al 27% della quota di mercato. Mara des Bois (Marionnet, 1991) è una varietà rifiorente utilizzata soprattutto dai produttori indipendenti per reti di distribuzione locali. La diffusione di Charlotte, nuova rifiorente del Ciref, è in aumento, con il 10% della quota di mercato, grazie all’ottima resa abbinata a un eccellente sapore. Elevati parametri gustativi sono caratteristici anche di altre due varietà del Ciref: Cirafine (rifiorente) e Ciflorette (varietà che fruttifica a giugno, usata principalmente in produzioni fuori suolo). In Francia si coltivano, anche se in misura minore, varietà ottenute da programmi stranieri, in particolare Elsanta e Pajaro (in diminuzione, rispettivamente al 3% e all’1%) e Clery.
Logo del Ciref
Confezioni triangolari di fragole poste in vendita
Principali varietà coltivate in Francia (2009)
7%
3%
3% 3% 1%
Gariguette Darselect 42%
10%
Clery Charlotte Ciflorette
13% 18%
Cirafine Mara des Bois Elsanta Pajaro
Charlotte
378
fragola in Francia Una stima del numero di piante vendute in Francia è prossima ai 100 milioni, fornite dai vivaisti (con 70 milioni di piante prodotte in 300 ettari) o d’importazione. Questo valore non considera le piante da giardino, che sono destinate a un mercato diverso, in qualche modo trascurabile, sebbene le stime raggiungano comunque i 16 milioni di piante. Benché le piante frigoconservate rappresentino ancora la maggioranza (quasi il 60% del totale venduto), si osserva un incremento delle piante misted tips e tray plant, con quote che si aggirano intorno al 18% per ciascun tipo, dovuto soprattutto all’aumento delle produzioni fuori suolo. È trascorso molto tempo da quando Amédée-François Frézier sbarcò a Marsiglia nel 1714, proveniente dal Cile con le sue cinque piantine di Fragaria chiloensis. La Francia ha una lunga storia in materia di coltivazione della fragola e i suoi produttori sono pronti a continuare a offrire ottime fragole ai consumatori e a vivere della loro produzione. L’organizzazione commerciale e il miglioramento delle tecniche colturali dal punto di vista di una produzione sostenibile, con l’importante contributo dei centri di sperimentazione, rappresentano le sfide dei prossimi anni. Forti connessioni tra ricercatori e coltivatori, come la collaborazione tra l’INRA-UREFV di Bordeaux e il Ciref, sono essenziali per l’ottenimento di varietà più adatte che consentano ai produttori di affrontare gli imminenti cambiamenti climatici e ai consumatori di gustare sempre ottime fragole, come quelle che erano soliti raccogliere nel giardino dei nonni.
Fragole francesi vendute in cassette monostrato
Fragole in coltivazione fuori suolo
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la fragola
mondo e mercato Fragola in Inghilterra David Simpson
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Fragola in Inghilterra Storia
“Raccogli da te” (Pick-Your-Own, PYO)
Prime varietà britanniche La fragola a frutto grosso (Fragaria × ananassa) fu introdotta in Inghilterra intorno al 1760 e inizialmente coltivata in un numero ristretto di giardini. La produzione commerciale vera e propria si sviluppò soltanto quando Michael Keens, un orticoltore che risiedeva appena a nord di Londra, ottenne i primi ibridi a frutto grosso. Nel 1821 la costituzione della varietà Keens’ Seedling segnò un importante progresso: le cronache dell’epoca riportano che questa cultivar fece sensazione per le grandi dimensioni e l’eccellente sapore dei suoi frutti, e che per queste ragioni fu premiata dalla Royal Horticultural Society di Londra con una coppa d’argento. La varietà Keens’ Seedling ebbe un grande successo e una notevole diffusione commerciale tra il XIX secolo e l’inizio del XX secolo. Ben presto altri coltivatori e giardinieri si dedicarono alla fragolicoltura e il XIX secolo vide lo sviluppo di molte altre varietà di successo, tra cui Downton (1820), British Queen (1840) e Sir Joseph Paxton (1862), che divenne la varietà dominante in Inghilterra fino agli anni ’30 del XX secolo. Royal Sovereign (1898), realizzata da Thomas Laxton, è un’altra cultivar molto importante a lungo apprezzata per le sue superbe qualità gustative e che ancora oggi viene coltivata da molti amatori e in alcune aziende agricole “raccogli da te” (Pick-Your-Own, PYO). Nei primi decenni del secolo scorso la popolarità delle fragole presso i consumatori determinò un costante aumento delle aree di produzione, che raggiunsero un picco di 11.900 ettari nel 1924.
• Le aziende fragolicole PYO si sono diffuse nel Regno Unito durante gli anni ’70, quando hanno fatto la loro comparsa i grandi congelatori a prezzi accessibili. A quell’epoca i supermercati non offrivano molti prodotti freschi, pertanto si rivelò allettante l’idea di visitare una fattoria avendo anche la possibilità di raccogliere prodotti agricoli da congelare poi a casa propria. A metà degli anni ’70 nel Regno Unito esistevano circa 10.000 aziende agricole di questo tipo, gran parte delle quali vendeva fragole e altra frutta e verdura di stagione. La popolarità delle aziende PYO è calata non appena i supermercati hanno cominciato a proporre prodotti freschi tutto l’anno, e oggi nel Regno Unito rimangono circa 1000 aziende agricole di questo tipo, situate per lo più vicino alle maggiori città. Sebbene il settore si sia considerevolmente ridotto, negli ultimi 15-20 anni è rimasto stabile e registra una clientela fedele. Molte aziende PYO oggi offrono anche altre attrazioni, quali parchi-gioco per bambini, ristorazione e negozi di fattoria, in cui si vendono sia prodotti coltivati in proprio sia prodotti di aziende limitrofe. Le vendite realizzate dalle aziende PYO rappresentano complessivamente il 10% delle fragole vendute in tutto il Paese
Fragole in vendita presso una tipica bottega di fattoria inglese
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fragola in Inghilterra
Varietà rifiorenti
• Oggi nel Regno Unito circa il 40% della
superficie destinata a fragole è coltivata con una vasta gamma di cultivar rifiorenti. In base alla varietà, le piante frigoconservate a radice nuda vengono messe a dimora nel mese di marzo, o in aprile se si utilizzano piante in vaso. Poiché l’obiettivo è massimizzare la produzione da luglio a ottobre, alcuni produttori rimuovono i fiori a maggio per aumentare il vigore della pianta e per migliorarne il rendimento nell’estate inoltrata. Questa tecnica funziona bene con alcune varietà, ma con altre può risultare più conveniente lasciare inizialmente i fiori e cominciare la raccolta in giugno
La cultivar Royal Sovereign fu introdotta nel 1892: seppure piccola e tenera rispetto agli standard moderni, questa fragola è tuttora diffusa presso gli orticoltori dilettanti per il superbo sapore dei frutti
Sviluppi nel XX secolo Molte varietà prodotte nel XIX secolo continuarono a essere ampiamente coltivate finché – a partire dalla fine degli anni ’20 – iniziarono a verificarsi gravi problemi provocati da virus e da una malattia detta del midollo rosso (Phytophthora fragariae). Queste patologie furono causa di forti perdite in termini di piante e di rendimento e, sebbene alcune partite di Royal Sovereign esenti da virus fossero state propagate e distribuite, il settore andò via via perdendo di interesse. Durante la Seconda guerra mondiale le superfici adibite a fragolicoltura si ridussero a 3680 ettari, per recuperare parzialmente nel 1946 raggiungendo i 4250 ettari. I produttori avevano iniziato a concentrare i loro sforzi sul miglioramento genetico della resistenza agli agenti patogeni, e la varietà Auchincruive Climax, ottenuta in Scozia nel 1947, dimostrò una buona resistenza alla malattia del midollo rosso e sostituì rapidamente altre cultivar suscettibili sia in Scozia sia in Inghilterra. Tuttavia, nei primi anni ’50 questa varietà mostrò una sindrome genetica nota come June Yellows, che ne impedì l’ulteriore diffusione su larga scala. In quegli anni l’attività di breeding in Inghilterra era svolta dalla Cambridge Research Station, la cui attività puntava soprattutto a migliorare la tolleranza ai virus e la resistenza alla malattia del midollo rosso delle piante. Dal 1953 furono registrate venti varietà della serie Cambridge, di cui quella di maggior successo fu Cambridge Favourite, che divenne la cultivar dominante fino alla fine degli anni ’70, rappresentando fino al 70% della superficie coltivata a fragola. La ricerca sui virus e sulle malattie fungine aveva notevolmente migliorato la comprensione di questi problemi ed era stata riconosciuta l’importanza della sanità delle
La malattia cosiddetta del midollo rosso (red core) causata da Phytophthora fragariae divenne un grave problema a partire dagli anni ’20
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mondo e mercato piante come modo per migliorare la loro produttività nei fragoleti. I centri di ricerca governativi erano responsabili della propagazione e distribuzione degli stock di piante sane, ma nel 1954 i fragolicoltori e i vivaisti costituirono la Nuclear Stock Association (NSA), producendo materiale di base esente da malattie per tutte le principali varietà. Venne introdotto un sistema di certificazione nazionale, i vivai furono regolarmente esaminati da ispettori governativi, in modo che i coltivatori potessero acquistare piante sane e certificate da vivaisti registrati all’NSA. Queste misure diedero un enorme impulso al settore della fragolicoltura con miglioramenti in termini di rendimento produttivo, qualità dei frutti e durata degli impianti. Se negli anni ’30 la resa media per ettaro era stata di 2,35 t, entro la metà degli anni ’50 era aumentata a 4,2 t. Anche la superficie coltivata aveva subito un incremento, raggiungendo i 6475 ettari nel 1957.
Qualità dei frutti nelle varietà rifiorenti
• Per molti anni la qualità dei frutti
delle cultivar rifiorenti si è rivelata inferiore a quella delle varietà unifere, di conseguenza i frutti sono stati meno apprezzati da supermercati e consumatori. Oggi non è più così e vi sono diverse varietà rifiorenti moderne con eccellente qualità dei frutti. Dal 2000 si è registrato un costante aumento della superficie di fragole rifiorenti, una tendenza che sembra destinata a continuare
Produzione destinata alla trasformazione e al consumo fresco Oltre a essere dotata di buona resistenza alle malattie, la varietà Cambridge Favourite presentava il vantaggio di essere adatta sia per il consumo fresco sia per la trasformazione industriale. La domanda di frutta da trasformazione era forte, e la maggior parte veniva utilizzata per marmellate o conserve: generalmente i coltivatori riservavano i frutti più grossi e di qualità migliore ai mercati del fresco, mentre il resto veniva inviato alle fabbriche per essere lavorato. La versatilità di Cambridge Favourite, unita all’estrema facilità di coltivazione, fece sì che questa varietà dominasse il mercato per oltre vent’anni. Tuttavia, negli anni ’70 la domanda di frutta da trasformazione diminuì rapidamente poiché la produzione proveniente dall’estero, soprattutto dalla Polonia, era più a
Elegance è una nuova cultivar con frutti particolarmente adatti a soddisfare le esigenze del mercato del Regno Unito Frutti di Elegance
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fragola in Inghilterra
Fragoleto di varietà Elsanta in coltivazione su prode rialzata sotto tunnel
Produzione di fragole fuori suolo
Dal 1985 Elsanta è la varietà preferita per la produzione di fragole destinate ai supermercati inglesi
• La coltivazione di fragole su substrato,
alternativa a quella in suolo, attualmente rappresenta circa il 20% della produzione nel Regno Unito. Per quanto costosa, questa tecnica offre due vantaggi principali: evita l’insorgere di malattie derivanti dal terreno e, grazie al sistema di coltivazione detto table top (a piani rialzati), la raccolta risulta più semplice e più rapida. Questa tecnica è utilizzata sia per le varietà unifere sia per le rifiorenti e garantisce rendimenti migliori con le piante tray plant (TP)
buon mercato e ciò portò a sostituire Cambridge Favourite con altre varietà con frutti più adatti al consumo allo stato fresco. I produttori miravano a prolungare la stagione coltivando una gamma di varietà, nessuna delle quali si affermò pienamente fino al 1984, quando fu introdotta Elsanta. Questa varietà ha rappresentato un deciso miglioramento rispetto alle cultivar precedenti, in particolare per quanto riguarda la consistenza dei frutti e la conservazione (shelf life): due caratteristiche importanti, tenuto conto che negli anni ’80 i supermercati inglesi hanno iniziato a svolgere un ruolo importante nella vendita al dettaglio di fragole fresche ed Elsanta è divenuta rapidamente la varietà preferita. Oggi la popolarità di Elsanta – che rimane ancora la principale cultivar del Regno Unito – è ormai in diminuzione, insidiata da una vasta gamma di nuove varietà. Il calo della domanda di fragole per la trasformazione industriale ha comportato una contrazione delle superfici coltivate, passate dai 7774 ha del 1973 ai 3289 ha del 2001. Più recentemente si sta verificando un costante aumento dei fragoleti inglesi, che riflette l’incremento della domanda di frutti freschi da parte dei supermercati: nel 2009 le superfici produttive sono state valutate in 4770 ettari. Si è registrato anche un forte aumento delle rese, che oggi hanno raggiunto le 21,9 t/ha.
• La coltivazione di fragole in serra
avviene su scala ridotta, ma costituisce un mercato di nicchia privilegiato per le varietà britanniche coltivate fuori stagione. La tecnica abituale prevede l’impiego di una cultivar unifera, coltivata in sacchi su strutture a piani rialzati. Di norma si usano piante frigoconservate TP messe a dimora a fine agosto, che iniziano a fruttificare già a fine ottobre. La raccolta prosegue in novembre fino alla dormienza invernale prima di produrre un secondo raccolto nel mese di aprile, con circa un mese di anticipo rispetto al primo raccolto primaverile che si ottiene in tunnel con la tecnica tradizionale
Produzione commerciale Negli ultimi 25 anni il numero dei fragolicoltori è diminuito ma sono diventati più specializzati. In passato spesso i produttori diversificavano ampiamente la loro gamma, tra alberi da frutto e colture di piccoli frutti, ma oggi molti dei più grandi coltivatori producono esclusivamente fragole, affiancandole talvolta a lamponi e more. In genere queste grandi aziende forniscono due o tre supermer383
mondo e mercato cati, per una stagione più lunga possibile al fine di garantire continuità di fornitura ai loro clienti. Nuove tendenze delle produzioni fuori suolo
Mercato al dettaglio Quasi tutti i grandi coltivatori del Regno Unito sono associati a un’organizzazione di produttori che conferisce i raccolti a società specializzate nella commercializzazione di fragole quali: Angus Soft Fruits Ltd, Berry Gardens, BerryWorld Ltd e Total Berry UK. In prevalenza queste servono direttamente i supermercati, ma forniscono anche i mercati all’ingrosso e la ristorazione. I supermercati rappresentano circa il 90% della quota di mercato per le vendite di fragole, che sono molto popolari presso i consumatori, perché considerate sia un lusso accessibile sia un cibo sano. La penetrazione di mercato è notevole, con il 76% degli acquirenti che comprano fragole al supermercato almeno una volta l’anno, ed è elevata anche la ripetitività d’acquisto. Le famiglie giovani sono i consumatori più propensi ad acquistare fragole, che quindi dovrebbero rimanere popolari in avvenire e presso le future generazioni.
• Nel Regno Unito si continua a osservare
il moltiplicarsi degli impianti fuori suolo. Alcuni coltivatori oggi utilizzano supporti di coltivazione più alti, con tre file di piante anziché due, aumentando in tal modo la resa per ettaro. Un’altra tendenza prevede l’impiego di macchine agevolatrici della raccolta, durante la quale gli operatori sono ulteriormente facilitati dalla posizione delle piante sui supporti
Imballaggio e movimentazione I supermercati vendono fragole confezionate in cestini dotati di coperchio e realizzati in plastica trasparente, in modo che i frutti siano visibili. In campo, le fragole vengono raccolte e poste direttamente in questi cestini, i cui pesi sono poi verificati nei depositi prima dell’aggiunta del coperchio e della spedizione ai punti vendita. Il rispetto della catena del freddo è essenziale, per garantire che i frutti arrivino in perfette condizioni e abbiano una buona duSupermercato a Edimburgo
I frutti si raccolgono in vaschette direttamente confezionate nei campi, mentre i coperchi e le etichette vengono applicati in seguito nei magazzini
I consumatori del Regno Unito preferiscono i frutti di colore rosso aranciato; quelli più scuri non sono molto apprezzati
384
fragola in Inghilterra rata, sia in negozio sia dopo l’acquisto. Le specifiche di raffreddamento variano secondo i supermercati, ma il principio è che la temperatura iniziale di campo debba essere abbassata entro un’ora dalla raccolta e che i frutti siano conservati in magazzini a bassa temperatura, prima di essere spediti ai depositi dei supermercati per mezzo di autocarri refrigerati. Una volta che le fragole sono giunte al supermercato di solito vengono esposte a temperatura ambiente, ma alcuni punti vendita utilizzano banchi refrigerati. I contenitori più diffusi sono i cestini da 250, 400 e 454 g; l’etichetta evidenzia il peso, le informazioni nutrizionali, il nome della varietà e l’indicazione “da consumarsi preferibilmente entro il”. In aggiunta, alcuni supermercati forniscono informazioni sul produttore e sull’ubicazione dell’azienda fragolicola. Tecniche colturali
Fragoleto inglese coltivato con il tradizionale sistema a filari (matted row system)
Sistemi di coltivazione tradizionali Nei suoi primi due secoli di vita, la fragolicoltura nel Regno Unito non ha registrato grandi progressi per quanto riguarda le tecniche colturali. In un sistema poliennale in cui venivano coltivate varietà unifere – con stoloni messi a dimora solitamente a fine estate o in autunno o anche all’inizio della primavera – i fattori critici erano il calore del suolo e un’umidità adeguata. Un sistema di coltura molto diffuso era quello a filari (matted row system) dove, in origine, la distanza tra le file era di 75-90 cm e quella fra le piante lungo la fila di 45-60 cm. Questa tecnica prevedeva che gli stoloni potessero radicare lungo la fila, dando così luogo a un’elevata densità di piante di diversa età. Con l’introduzione di
Strutture protettive (tunnel) usate nei fragoleti inglesi
Coltivazione di varietà rifiorenti sotto tunnel in agosto
Coltivazioni su prode rialzate con pacciamatura in polietilene, una tecnica che oggi è diventata standard nel Regno Unito
385
mondo e mercato
La ventilazione regolare delle serre a tunnel è fondamentale per mantenere condizioni ottimali per le piante: operatori intenti all’apertura laterale dei tunnel
Sistema di coltivazione fuori suolo con le piante messe in canalette disposte sopra le prode
varietà più vigorose, quindi per evitare un’eccessiva fittezza, si rendeva necessario procedere a un opportuno diradamento delle piante. Un altro sistema tradizionale prevedeva l’eliminazione degli stoloni dalle singole piante durante il ciclo vegetativo, in modo da mantenere una certa spaziatura nell’ambito di file uniche, con una distanza di 35-45 cm tra le piante e di 75-90 cm tra ogni fila. Con entrambe queste tecniche colturali veniva posta una pacciamatura di paglia attorno alla base delle piante per mantenere i frutti puliti e liberi da residui terrosi. Il sistema mat-
Sala di lavorazione delle piantine di Elsanta prima di essere conservate al freddo in celle frigorifere
Piante A+ di Elsanta, con diametro della corona compreso tra 15 e 18 mm
Sistema fuori suolo a piani rialzati: la corda serve a trattenere le foglie, mentre il nastro verde più largo sostiene i frutti
386
fragola in Inghilterra
Finesse, varietà rifiorente con frutti maturi, verdi e fiori Produzione fuori suolo a piani rialzati in una serra nel mese di novembre
ted row offriva il massimo rendimento per ettaro, ma era anche caratterizzato da una maggiore frequenza di patogeni fungini, in particolare Botrytis cinerea. Le piante distanziate producevano fragole di qualità leggermente migliore, con una maggiore pezzatura media del frutto. Sebbene in quasi tutte le coltivazioni l’irrigazione fosse garantita unicamente dalla pioggia, alcuni produttori utilizzavano irrigatori sopraelevati, in particolare nelle contee orientali dell’Inghilterra, dove le precipitazioni sono in genere minime.
Cultivar rifiorente coltivata con il sistema fuori suolo a piani rialzati
Le piante tray plant vengono impiegate per la produzione in serra
Sasha è una varietà impiegata esclusivamente per la coltivazione in serra
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mondo e mercato Sistemi moderni A partire dagli anni ’80 le tecniche colturali hanno iniziato a cambiare: i sistemi tradizionali sono stati gradatamente sostituiti da doppi filari su prode rialzate, pacciamate con film di polietilene opaco, nei quali l’irrigazione era di tipo a goccia, fornita mediante un’ala gocciolante al centro della fila, sotto il film di polietilene. La densità di piantagione era di 30.000-38.000 piante per ettaro, e inizialmente era comune mantenere le piante per tre stagioni. Questo sistema era particolarmente adatto per la varietà Elsanta, in quanto assicurava maggiori rendimenti con una percentuale più elevata di frutti di prima categoria, grazie alle loro maggiori dimensioni e ad un più ridotto numero di frutti colpiti da marciumi. Un altro sviluppo considerevole si è avuto in seguito all’introduzione delle protezioni dei fragoleti con tunnel coperti da film di polietilene: questa innovazione, che ha iniziato a diffondersi a metà degli anni ’90, ha visto un incremento costante della coltura protetta nel corso dei successivi dodici anni. Attualmente nel Regno Unito l’80% delle fragole viene coltivato sotto tunnel. I vantaggi derivano dalla possibilità di prolungare la stagione, sia in primavera sia in autunno, e di mantenere asciutti i frutti, che quindi possono essere raccolti con qualsiasi condizione meteorologica. Questa tecnica ha anche permesso di ridurre l’incidenza di malattie come la muffa grigia (Botrytis cinerea) e l’antracnosi (Colletotrichum acutatum), migliorando anche la previsione delle stime di produzione, necessarie ai coltivatori per mantenere la continuità di approvvigionamento ai supermercati.
Fase di raccolta con macchina agevolatrice
I fragolicoltori che dispongono di terreni leggeri e sabbiosi oggi fanno uso di prode molto alte, simili a quelle realizzate in California
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fragola in Inghilterra Ampliamento del calendario di produzione L’incremento degli acquisti presso i supermercati, verificatosi a partire dal 1980, ha anche aumentato la domanda di fragole fuori stagione (il periodo tradizionale va da fine maggio a metà luglio). Inizialmente questa domanda è stata soddisfatta da fragole importate, ma i coltivatori inglesi sono corsi rapidamente ai ripari estendendo il calendario di produzione. Nel Sud dell’Inghilterra è stato possibile ottenere una produzione anticipata tramite l’impiego di tunnel, tuttavia l’obiettivo primario era quello di incrementare la produzione di fine estate e autunnale, quando la domanda dei consumatori è notevole. A questo risultato si è giunti in parte coltivando varietà rifiorenti e in parte programmando la produzione di varietà unifere, mediante il cosiddetto “sistema a 60 giorni”. La disponibilità di piante frigoconservate di categoria A+ della cultivar Elsanta ha fatto sì che i coltivatori potessero costituire i loro campi in qualsiasi momento da maggio a luglio, iniziando la raccolta dopo 60 giorni. Sebbene questo sistema garantisca rese produttive relativamente basse, consente ai produttori inglesi di prolungare la stagione e di programmare la produzione per i periodi in cui è possibile spuntare un buon prezzo di mercato. Oggi l’impiego di piante frigoconservate nel sistema di produzione a 60 giorni è diventato il sistema di coltivazione standard per le varietà unifere. I coltivatori mantengono le stesse piante anche per un secondo ciclo di produzione nell’anno successivo, in cui il rendimento produttivo è molto più elevato del primo ed è contemporaneo a quello che si ottiene in maggio-giugno sotto tunnel.
Particolare dell’operazione di raccolta con macchina agevolatrice
Sulle prode rialzate vengono piantate tre file di fragole, con due linee d’irrigazione
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la fragola
mondo e mercato Fragola in Belgio, Olanda, Germania Philip Lieten
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mondo e mercato Fragola in Belgio, Olanda e Germania Produzione di fragole in Germania
Mercati delle fragole tedesche
Superficie coltivata e produzione Con i suoi 85 milioni di abitanti la Germania è il principale mercato dell’Europa occidentale per i prodotti ortofrutticoli freschi. Per quanto riguarda le fragole il Paese non è mai stato autosufficiente, dal momento che annualmente ne importa una quantità variabile tra 130.000 e 160.000 t principalmente da Spagna, Italia e Polonia. Nel 2000 la superficie coltivata a fragola era di circa 9600 ha e da allora è aumentata ogni anno: nel momento di massima espansione (2006), ben 14.000 ha erano coltivati. Da allora, a causa della sovrapproduzione che ha comportato un calo dei prezzi a livello europeo, i produttori tedeschi hanno ridotto nuovamente la superficie, fino agli 11.900 ha del 2009. In ogni caso la Germania è diventata il maggiore produttore di fragole in ambito UE. Il consumo di fragole fresche è elevato: 4,3 kg per famiglia. Soltanto a partire dal 2000 si registra un certo interesse per la produzione precoce in coltura protetta (tunnel), che oggi occupa circa 150 ha; di contro, alla coltura fuori suolo è dedicata un’attenzione minore, con soli 35-40 ha di superficie coltivata, concentrati soprattutto intorno alle aree più densamente popolate, come Berlino, Düsseldorf e Colonia. Quasi tutti i fragolicoltori possiedono aziende di dimensioni variabili tra i 10 e i 50 ha dove spesso si producono anche mele, cereali, lamponi e asparagi.
• La maggior parte delle fragole prodotte
in Germania viene venduta direttamente dai produttori ai consumatori o ai supermercati. Circa il 30% della produzione è venduto da cooperative, le più note delle quali sono Bruchsal, REO Oberkirch, Langförden, Bühl, BonnRoisdorf e Reichenau. L’imballaggio standard è costituito da cestini in plastica da 500 g. Per la vendita diretta vengono commercializzati volumi superiori, in ceste o contenitori di cartone da 1, 1,5, 2,5 e 4 kg
Coltivazione di fragole rifiorenti in Germania
390
Belgio, Olanda e Germania Produzione e superficie coltivata a fragola nei primi tre Paesi dell’Europa centrale nel 1997 e nel 2007 Paese
Produzione (t)
Superficie coltivata (ha)
Belgio
34.250
36.800
2454
1550
Olanda
35.800
43.000
1530
1700
Germania
78.880
140.430
8526
12.686
Varietà e periodi di produzione Coltivata sul 68% circa della superficie fragolicola, Elsanta rimane la varietà più diffusa in Germania, seguita da Darselect. Nel nord del Paese sono diffuse Honeoye e Sonata, mentre a sud sono apprezzate varietà precoci quali Alba e Clery. Florence e Symphony sono due cultivar specifiche per la produzione tardiva di fine luglio. Circa il 37% della superficie è rappresentato da coltivazioni precoci in tunnel o coperte da TNT (tessuto non tessuto). La normale produzione di giugno interessa il 44% della superficie, mentre il prodotto di luglio con le cultivar più tardive rappresenta il 19% circa della superficie. Per l’ottimo sapore dei loro frutti, le varietà Korona, Lambada, Polka e Sonata sono diffuse nelle coltivazioni PYO (Pick-Your-Own, “raccogli da te”). Le principali zone di produzione di fragola sono la valle del Reno, nel Baden-Württenberg meridionale e la parte orientale del Kölner Bucht/Rheinland (Reno settentrionale-Westfalia), che rappre-
Posa in opera di un tunnel per la protezione delle colture di fragola
Raccolta in pieno campo con tipiche attrezzature agevolatrici
391
mondo e mercato sentano ciascuna il 20% circa della produzione nazionale. Anche la Baviera (Bodensee), con il 13%, è una regione importante. Nelle regioni meridionali si utilizzano piante fresche e circa il 60% della superficie coltivata è coperto con film plastico perforato o con tessuto non tessuto, per migliorare la precocità. La raccolta inizia a metà maggio negli impianti protetti e i primi di giugno in campo aperto. Nel nord del Paese le aree di coltivazione più importanti sono in Bassa Sassonia (14%), Sassonia (10%), Schleswig-Holstein (7%) e Hessen (5%). Per sfruttare la stagione tardiva naturale i coltivatori fanno ricorso alla copertura delle prode con film plastico bianco e mettono a dimora piante frigoconservate a maggio-giugno. In queste zone sono diffuse varietà tardive come Florence, mentre è limitato l’impiego di Elsanta (piante WB, Waiting Bed) e di cultivar rifiorenti. Le varietà rifiorenti principali impiegate in Germania sono Evie, Selva, Everest e Albion, la cui raccolta avviene tra luglio e ottobre.
Frutti di Elsanta
Produzione di fragole in Belgio Superficie coltivata e produzione Sebbene in otto anni la superficie coltivata a fragole si sia ridotta di 1000 ha, il rendimento produttivo non è diminuito in misura apprezzabile, grazie alla conversione in sistemi di coltivazione fuori suolo e alla produzione in serre e tunnel. Le dimensioni medie delle aziende oscillano tra 5 e 10 ha. Circa il 96% delle fragole è coltivato nella regione delle Fiandre, a nord, mentre le fragole provenienti dalla Vallonia costituiscono il rimanente 4% della produzione nazionale. In Belgio 160 ha circa sono coltivati in serra
Mercati delle fragole in Belgio
• Circa il 20% delle fragole è venduto
direttamente dalle aziende fragolicole ai mercati locali o ai venditori specializzati, in gran parte attraverso un sistema di aste. Cooperative importanti si trovano nel nord del Belgio, a Hoogstraten, vicino a Breda (INCO Hoogstraten in Belgio e Zundert in Olanda): esse rappresentano il 50% della produzione nazionale. Nella parte orientale del Paese il 35% della produzione viene venduto all’asta da Veiling Borgloon, BFV, LTV e Veiling Haspengouw. L’imballaggio standard consiste di cestini in plastica da 500 g, sistemati in casse di legno da 4 kg. Le fragole di prima qualità vengono confezionate in contenitori di cartone con un numero variabile di cestini
La pacciamatura delle prode con teli bianchi mira a posticipare la produzione dei fragoleti
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Belgio, Olanda e Germania
Frutti della cultivar Sonata pronti per essere commercializzati
mentre la produzione in tunnel interessa circa 200 ha. La regione di Hoogstraten è quella più importante per la coltura fuori suolo e la produzione protetta, con 100 ha di serre e 120 ha di coltivazioni in tunnel. A causa dei terreni sabbiosi è anche la zona principale per la produzione programmata con piante frigoconservate. Nella parte orientale del Paese – il triangolo costituito dalle città di Borgloon, St. Truiden e Tongeren – si coltivano soprattutto varietà, in campo aperto, che fruttificano in giugno. In questa regione si concentra la produzione di varietà rifiorenti. Il periodo di produzione inizia ai primi di luglio e dura fino alla fine di settembre.
Operazioni di raccolta in coltura fuori suolo
Produzione di fragole fuori suolo in serra Coltura fuori suolo particolarmente avanzata in Belgio con bancali mobili
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mondo e mercato Varietà e periodi di produzione Attualmente in Belgio la cultivar più diffusa per tutti i sistemi di produzione è Elsanta (76%). Darselect (6%) viene coltivata principalmente in tunnel per produzioni precoci. Altre varietà unifere, come Sonata e Figaro (3%), vengono impiegate con piante WB per la produzione estiva. Sonata e Clery sono le cultivar preferite per la produzione precoce in serra, mentre Elsanta è la varietà più comune per la normale produzione autunnale in serra (2 cicli). Le cultivar rifiorenti interessano circa il 14% della superficie: una metà è rappresentata da Camarillo e la rimanente dalle cultivar Charlotte e Albion. Produzione di fragole in Olanda Superficie coltivata e produzione La superficie fragolicola in Olanda è rimasta relativamente stabile nel corso dell’ultimo decennio. Si registra in ogni modo una continua espansione della coltura fuori suolo su substrato per la produzione in serra e di quella su prode rialzate per la produzione estiva. Le unità produttive in serra sono via via più grandi (3-8 ha) e condotte con notevole professionalità. Oggi la superficie coltivata in serra è di oltre 180 ha, mentre sotto tunnel è di 85 ha. La dimensione media delle aziende con produzione in suolo è di 15-25 ha. La zona di produzione principale si trova nel Sud aese, vicino al Belgio, ed è concentrata intorno a Breda (a del P ovest), a Horst (a est) e a S’Hertogenbosch (al centro).
Coltivazione intensiva in serra in Belgio. Si noti lo sfruttamento fuori suolo della serra anche in senso verticale
Varietà e periodi di produzione Al momento la varietà più diffusa in tutti i sistemi di produzione è Elsanta (75%), seguita da Sonata (20%), interessante per le produzioni precoci in suolo. La produzione in serra si concentra in aprile-maggio e quella in campo aperto in giugno. La produzione in suolo con piante frigo WB e TP (tray plant) su prode rialzate è invece concentrata in luglio-agosto. La produzione autunnale è concentrata su piante TP di Elsanta in tunnel e in serra. Le varietà rifiorenti rappresentano meno dell’1% della superficie coltivata in campo aperto (raccolta: luglio-settembre) e in serra (raccolta: maggio-ottobre).
Mercati delle fragole in Olanda
• Le principali cooperative sono The
Greenery, con diverse sedi in Olanda, Fruitmasters, Zaltbommel e ZON. Circa il 60% delle fragole viene venduto tramite aste. Molti produttori forniscono direttamente i supermercati. L’imballaggio standard è costituito da cestini in plastica o in pasta di legno da 250 e 500 g, posti in casse di legno e contenitori di cartone da 4 kg
Vivai I vivai sono localizzati principalmente in Olanda dove sono presenti circa 1000 ha (2008). Inoltre in Olanda l’autoproduzione delle piante da parte dei fragolicoltori interessa circa 50 ha. Il sistema di certificazione è controllato da NAK di Horst. I vivai olandesi moltiplicano circa 30 varietà, le più importanti delle quali sono Elsanta, Honeoye, Polka, Sonata e Florence. Inoltre, la produzione delle piante WB è concentrata nella parte meridionale dell’Olanda – caratterizzata da terreni sabbiosi – per un totale di circa 500 ha. 394
Belgio, Olanda e Germania La produzione fuori suolo di piante cime radicate e TP acquisisce sempre più importanza. Su una superficie di circa 100 ha vengono prodotte piante TP da parte di vivaisti professionali. I vivai in Belgio sono di dimensioni assai modeste, con poco più di 30 ha dedicati principalmente alla varietà Elsanta e, in misura minore, a Clery e Darselect. I fragolicoltori producono in proprio le piante TP e WB destinate ai loro fragoleti. Sistemi di produzione in Europa centrale Nell’Europa centrale (Regno Unito, Germania, Olanda e Belgio) le varietà unifere (brevidiurne) si raccolgono generalmente nel corso di 4-6 settimane tra giugno e luglio. La produzione tradizionale nei Paesi scandinavi dura da fine giugno a fine agosto. Tuttavia, in diversi Paesi dell’Europa centrale, nell’ultimo decennio si è registrato un forte incremento delle coltivazioni programmate per produzione di fragole fuori stagione. Ciò è dovuto in parte all’impiego di cultivar a diversa epoca di raccolta, ma soprattutto alla piantagione sequenziale di piante frigo WB e TP in serra e sotto tunnel. Queste tecniche hanno permesso di estendere la produzione di fragole nell’Europa centrale per 11 mesi, da fine febbraio sino a metà gennaio dell’anno successivo. Le varietà rifiorenti hanno consentito la produzione fuori stagione anche nell’Europa settentrionale e meridionale.
La raccolta è facilitata nelle coltivazioni fuori suolo
Sistemi di produzione tradizionali in campo aperto Produzione di stagione. Di norma si utilizzano piante fresche messe a dimora entro le prime due settimane di agosto su prode ben baulate, rialzate e pacciamate con film di polietilene nero, allo scopo di anticipare il periodo della raccolta. Esistono colture a file doppie o singole, pertanto la densità d’impianto può variare da 3,5 a 5 piante/m². La resa per ettaro varia da 25 a 35 t. Nella maggior parte dei Paesi la raccolta viene anticipata di 10 giorni, coprendo i fragoleti con film TNT. Nelle regioni più fredde si ricorre a film di pacciamatura bianco per posticipare il periodo della raccolta. Sistemi produttivi tardivi con cultivar rifiorenti. La produzione estiva può essere realizzata ricorrendo a varietà rifiorenti. Le piante frigo di solito vengono messe a dimora in marzo su prode rialzate, a doppio filare, con densità di 4-5 piante/m². I primi fiori emessi dalle piante vengono asportati; la raccolta comincia agli inizi di luglio e può durare fino a ottobre in base alle condizioni climatiche. In Germania si preferiscono le varietà Everest ed Evie 2. Secondo la cultivar, il rendimento produttivo oscilla tra 15-20 t/ha(Jubilee), 25-30 t/ha (Albion, Charlotte e Camarillo) e 30-35 t/ha (Evie 2 ed Everest).
Operazioni di trapianto delle giovani piante di fragola
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mondo e mercato Sistemi produttivi tardivi con piante frigoconservate. Piante frigoconservate di varietà unifere (Elsanta e Sonata) sono in grado di fruttificare entro 60 giorni dalla piantagione. Recentemente nel periodo più caldo (luglio-agosto) viene impiegata la varietà unifera Figaro. La produzione in campo aperto ha luogo dopo la stagione principale, dagli inizi di luglio alla fine di settembre, secondo le condizioni climatiche. La messa a dimora di piante frigo WB avviene in sequenza da fine aprile a metà luglio. La fruttificazione comincia in genere circa otto settimane dopo la piantagione e la raccolta richiede in genere quattro settimane. In linea di massima questo sistema di produzione programmata con piante frigo WB è annuale, tuttavia in alcune regioni tedesche i produttori sfruttano gli impianti costituiti in epoca tardiva per un ulteriore ciclo di fruttificazione nella primavera successiva. Coltura fuori suolo su substrato. A causa delle condizioni climatiche meno favorevoli, le coltivazioni fuori suolo su substrato all’aperto non sono molto diffuse nell’Europa centrale. Gran parte del territorio è esposta a pioggia, grandine, vento e interessata da infezioni di oidio. Tuttavia, in Olanda e in Belgio alcuni coltivatori hanno installato sistemi a piani rialzati fuori terra per ottenere una produzione estiva. Grazie a piantagioni successive, da fine aprile a metà giugno, la raccolta inizia solitamente agli inizi di luglio e continua in agosto. A questo scopo si preferiscono piante frigoconservate WB e TP. Grazie al breve periodo di conservazione che queste piante hanno subito nelle celle frigorifere e alle temperature moderate si ottengono buone rese e una soddisfacente pezzatura dei frutti.
Produzione estiva della cultivar Figaro in pieno campo
Raccolta agevolata in campo di cultivar rifiorenti Frutti di Sonata prodotti fuori suolo in serra
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Belgio, Olanda e Germania Sistemi di produzione protetti Nel corso degli ultimi cinque anni, il passaggio alla protezione delle colture ha permesso alla Germania di acquisire una certa autosufficienza. I sistemi colturali protetti hanno consentito la produzione di fragole anche al di fuori della stagione tradizionale, evitando il picco di raccolta che di solito si ha in giugno. Proteggendo i fragoleti da vento, pioggia e grandine si guadagna in qualità dei frutti e in facilità di raccolta. Estendendo i periodi di produzione, spesso con la stessa varietà, si può garantire un rifornimento continuo ai mercati e il prolungamento delle vendite. Le fragole locali spuntano prezzi migliori agli inizi e alla fine della stagione rispetto al prodotto importato. Una produzione fuori stagione consente ai coltivatori di aumentare la produttività e la redditività delle loro aziende, e genera una migliore utilizzazione delle risorse umane. La produzione di fragole in serra e sotto tunnel ha ridotto al minimo la necessità di erbicidi e fungicidi e aumentato le potenzialità di successo del controllo integrato dei parassiti. La coltura su substrato – realizzata principalmente in serra ma anche in tunnel permanenti – ha evitato il ricorso alla sterilizzazione chimica dei terreni. D’altra parte, la produzione in queste strutture protettive richiede ai coltivatori maggiori risorse in termini di investimenti, alte capacità professionali e precise conoscenze tecniche. Infatti essi si ritrovano a dover affrontare numerose fisiopatie come la malformazione, la fessurazione, la mancanza di colorazione e le scottature solari dei frutti nonché il mancato soddisfacimento del fabbisogno in freddo delle piante e i fenomeni di disseccamento degli apici fogliari, problemi spesso associati a fattori climatici come la temperatura, l’umidità, l’irraggiamento solare e l’irrigazione.
Vantaggi e svantaggi della coltivazione protetta Vantaggi
• Consente la produzione di fragole anche al di fuori della stagione tradizionale
• Protegge i fragoleti da vento, pioggia e grandine
• Estendendo i periodi di produzione,
garantisce un rifornimento continuo ai mercati e un prolungamento delle vendite
• La produzione fuori stagione consente di aumentare la produttività e la redditività aziendale
• Riduce gli interventi fitosanitari. La
coltura su substrato ha evitato il ricorso alla sterilizzazione chimica dei terreni
Svantaggi
• Richiede maggiori investimenti • Necessita di alta capacità professionale e precise conoscenze tecniche
Sistemi di produzione in serra. La produzione in serra si registra principalmente in Olanda (165 ha) e in Belgio (150 ha). In questi Paesi è possibile ottenere, in un anno, due o tre cicli produttivi nella stessa struttura, estendendo la raccolta per 11 mesi all’anno a partire da fine febbraio. Sofisticati sistemi di fertirrigazione computerizzati e tecniche di controllo delle condizioni climatiche, di arricchimento in CO2 e di illuminazione artificiale sono ormai di uso comune. La coltivazione integrata del fragoleto, il riciclaggio e la disinfezione del percolato sono tecniche relativamente nuove, che devono essere applicate a causa delle nuove leggi ambientali. Si può ottenere una precoce produzione in serra utilizzando piante fresche o TP delle varietà Sonata o Clery, che vengono piantate su substrato alla fine di dicembre. La raccolta inizia a fine marzo e termina a metà maggio. Con una densità di 12-14 piante/m², Clery offre una resa di 4,5 kg/m². Con una densità di 10-12 piante/m² della varietà Sonata si possono raggiungere i 5,5-6,0 kg/m². Con
Produzione precoce di fragola realizzata in coltura protetta
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mondo e mercato Elsanta la resa può essere superiore del 5%, ma sono presenti frutti di forma più irregolare. Per la produzione estiva si può procedere a una seconda piantagione con piante frigoconservate di Elsanta A+ (12 piante/m²) o TP (10 piante/m²) subito dopo il termine della prima raccolta di metà maggio. Queste piante sono poste in vasi, contenitori o sacchetti di torba e spesso vengono portate all’esterno per due o tre settimane per beneficiare di un impianto d’irrigazione a pioggia sopraelevato, per poi essere trasferite in serra prima della fioritura. In base alle condizioni climatiche, le piante inizieranno a fruttificare in luglio 7-8 settimane dopo la piantagione. La resa media ottenibile è di 2,5-3 kg/m². Per la produzione autunnale si procede a una terza piantagione di piante TP in agosto. La raccolta avviene da ottobre fino a dicembre con una resa di 4 kg/m². Per le produzioni estiva e autunnale i sistemi di umidificazione e di irrigazione sono essenziali per ridurre i processi di traspirazione delle piante. Una seconda tecnica di produzione prevede un’unica piantagione con due cicli produttivi utilizzando piante TP. La raccolta comincia agli inizi di novembre e continua fino a metà gennaio, con un rendimento produttivo medio che oscilla intorno ai 4 kg/m². Le piante sono fatte svernare per ottenere una seconda raccolta nella primavera successiva. Le piante vengono esposte alle gelate naturali di gennaio. Si ritiene che le piante di Elsanta abbiano un fabbisogno in freddo invernale di almeno 1000 ore di esposizione a temperature inferiori ai 7 °C al fine di interrompere la dormienza e garantire così un buon sviluppo vegetativo e produttivo. È tuttavia possibile che in alcune annate le piante coltivate in serra non ricevano sufficiente freddo, a causa della lunga stagione di
Vendita diretta dei prodotti a base di fragola e di frutti freschi
Operazioni di raccolta in un fragoleto di pieno campo
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Belgio, Olanda e Germania raccolta e del clima invernale troppo mite. A questa mancanza di raffreddamento naturale si può ovviare fornendo di notte alle piante un’illuminazione artificiale con luce incandescente nel periodo febbraio-marzo. L’effetto di prolungamento della luce del giorno può essere simulato con trattamenti ciclici di illuminazione notturna delle piante a 10 watt/m² per 15 minuti ogni ora: una tecnica sufficiente per stimolare la modificazione del fotoperiodo e il risveglio delle piante. La raccolta inizia verso il 20 aprile e dura fino a metà/fine giugno, con un rendimento produttivo medio di circa 6-7 kg/m². Mantenere il fragoleto per un secondo ciclo di raccolta garantisce un rendimento produttivo più elevato rispetto a un nuovo impianto, ma la qualità dei frutti (dimensioni e allegagione) è spesso inferiore. In ogni caso questo sistema sembra essere interessante dal punto di vista economico. Sistemi di produzione in tunnel di polietilene. Negli anni ’70 l’introduzione del cloruro di polivinile (polivinilcloruro, PVC) ha creato nuove prospettive per le colture protette. Tuttavia negli anni ’80 i film in polietilene (PE) hanno sostituito quelli in PVC perché possiedono maggiore elasticità e durata e risultano meno fragili e soggetti a rotture. Il PE garantisce una maggiore diffusione della luce e trasmette le radiazioni dirette in misura minore, il che limita le scottature a foglie e frutti. Inoltre, la formulazione chimica del PE può essere adattata per includere stabilizzatori UV, additivi anticondensa e una percentuale del 6-18% di etilvinilacetato (EVA) che mantiene il calore. Sulle strutture protette permanenti si utilizzano film plastici con una durata di 4-5 anni, mentre nei tunnel mobili il polietilene viene usato soltanto per una o due stagioni. Rispetto alla coltura in campo aperto, la coltivazione delle fragole
Coltura fuori suolo protetta da mini tunnel in Belgio
Confezione di frutti
Foto D. Bernardini
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mondo e mercato sotto tunnel consente di anticipare la raccolta primaverile di almeno tre settimane. Il riscaldamento supplementare con bruciatori o tubi può far anticipare la raccolta di altre due settimane. La tecnica di riscaldamento può inoltre far continuare le raccolte tardive fino all’autunno inoltrato, quando il prezzo dei frutti di qualità può risultare molto elevato. Nelle zone caratterizzate da abbondanti precipitazioni estive (Belgio e Olanda) una protezione temporanea delle piante sotto tunnel per sessanta giorni può migliorare l’allegagione e la qualità dei frutti e contrastare la diffusione di malattie fungine. Esistono differenze regionali per quanto riguarda l’uso, la costruzione e le dimensioni dei tunnel in polietilene. Le strutture a campate multiple sono più grandi ed equipaggiate con sistemi di ventilazione sofisticati; le strutture a campata unica sono generalmente dotate di aperture di aerazione laterali. Sotto i tunnel permanenti la coltura fuori suolo è il metodo di coltivazione più usato: di norma è possibile ottenere due raccolti l’anno sia tramite svernamento della coltura autunnale per un secondo ciclo di produzione sia mediante una nuova piantagione.
Foto D. Bernardini
Coltura su substrato. Nell’Europa settentrionale, per la produzione estiva e autunnale si fa ricorso a piante TP di varietà unifere (Elsanta, Sonata) da mettere a dimora in aprile e fino a luglio, di solito con una densità di 10-12 piante/m². La fruttificazione dura da 4 a 6 settimane, mentre le rese oscillano attorno a 3-4 kg/m². Se è disponibile un sistema di riscaldamento il periodo di raccolta può essere prolungato fino alla fine di novembre, con un rendimento produttivo medio di circa 3,5 kg/m², per gli impianti effettuati in luglio. In alcune zone le piante vengono fatte svernare sotto tunnel di polietilene per una produzione successiva in primavera. Al fine di evitare danni da gelo alle piante nei tunnel non riscaldati, i sacchi o i contenitori vengono appoggiati sul pavimento del tunnel durante l’inverno e ricoperti con TNT. In alternativa, a gennaio si possono mettere a dimora piante frigo WB o A+. Il periodo di raccolta comincia agli inizi di maggio nei tunnel riscaldati e a metà maggio in quelli non riscaldati e dura fino a fine giugno. I rendimenti produttivi medi variano da 5 a 6,5 kg/m². Le varietà rifiorenti sono diventate popolari per la produzione estiva di fragole: le piante frigoconservate o le piante fresche cime radicate vengono messe a dimora in aprile a una densità di 4-5 piante/m². La raccolta inizia a fine giugno e può continuare fino a ottobre, con una resa che può raggiungere i 4,5-5,5 kg/m². In Olanda e in Belgio queste coltivazioni vengono coperte da piccoli tunnel singoli o grandi a campata multipla.
Vivaio della cultivar italiana Alba in vivaio tedesco
Colture programmate in Belgio in pieno campo
Coltura tradizionale in suolo. La coltivazione delle fragole in suolo rappresenta ancora la maggior parte della produzione protetta 400
Belgio, Olanda e Germania di questa coltura. Per coprire le coltivazioni di fragole si utilizzano tunnel a campata singola o multipla. La struttura si compone di archi zincati disposti su pali fissati nel terreno e coperti da film di polietilene. I tunnel mobili sono in grado di coprire da 3 a 5 prode rialzate. Il film plastico può essere arrotolato in caso di eccessivo accumulo di calore e i tunnel temporanei possono essere facilmente assemblati e smantellati. In Belgio e in Francia le piante fresche di Elsanta e Darselect sono messe a dimora in campo aperto su prode rialzate e pacciamate con film di polietilene nero nella prima metà di agosto (4 piante/m²). La copertura dei tunnel mobili avviene a gennaio-febbraio. Questa tecnica può anticipare il raccolto primaverile di un mese. In genere si tende a ottenere una produzione precoce con la varietà Darselect e più tardiva con Elsanta. In alternativa le piante WB possono essere messe a dimora in campo a fine novembre (4-5 piante/m²) e subito coperte con tunnel. In alcune zone, piante frigoconservate A+ vengono messe a dimora con una densità di 6-8 piante/m² sotto tunnel nel mese di gennaio, per consentire produzioni precoci con frutti di grosse dimensioni. Il rendimento produttivo medio primaverile è tra 2,5 e 4 kg/m², in base alla cultivar e al sistema di coltura adottato. Per la raccolta autunnale, dalla fine di giugno alla metà di luglio si utilizzano piante frigo WB o A+ di varietà unifere. In Belgio molto spesso si usa un film di pacciamatura bianco posto sopra quello nero. A settembre i campi sono coperti con film di polietilene. In condizioni di particolare irradiazione solare i film plastici dei tunnel vengono talvolta trattati con calce per ridurre la temperatura e la luce. La resa autunnale con Elsanta in suolo è dell’ordine di 1,5-2,5 kg/m².
Foto D. Bernardini
Baden-Wüttemberg: particolare della raccolta
Baden-Wüttemberg: raccolta delle fragole
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la fragola
mondo e mercato Fragola in Nord Europa Tarja Hietaranta, Saila Karhu
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Fragola in Nord Europa Foto MTT Photo Archive
Storia Nei Paesi nordici la coltivazione delle fragole selvatiche cominciò nell’800 nei giardini. Successivamente in Danimarca e in Svezia, ini ziò anche la produzione delle prime varietà commerciali. Agli albori della fragolicoltura molte varietà coltivate nell’Europa settentrionale erano di origine tedesca: ricordiamo in particolare Deutsch Evern, Purpurkugel e Sieger, quest’ultima chiamata anche Seierherren e Askøybær in Norvegia. Inoltre, Abundance − una cultivar di prove nienza poco nota − era coltivata già nell’800 ed è stata una varietà in qualche misura importante fino agli anni ’70 del secolo scorso. Nel 1909 il giardiniere danese H.H. Larsen presentò a una mostra ad Aarhus una nuova varietà di fragola, chiamata J.A. Dybdahl: questa fu molto apprezzata dai coltivatori danesi per circa cin quant’anni e coltivata anche in Norvegia. La sua popolarità è an data diminuendo perché i suoi grossi frutti erano di colore rosso tenue, mentre i consumatori preferivano fragole rosso scuro. In Danimarca la costituzione di nuove varietà di fragola è prose guita negli anni successivi, con E. Christiansen, alla stazione di ricerca Spangsbjerg di Jylland. Le sue cultivar più importanti sono state Ydun e Freja, realizzate nel 1949: entrambe discendevano da incroci i cui parentali erano Deutsch Evern, Späte von Leo poldshall e Culver. Ydun è stata un’importante varietà nei Paesi nordici, coltivata fino agli anni ’70. In seguito il breeding danese si è indirizzato verso cultivar adatte alla raccolta meccanica, e ha introdotto le varietà Mimek e Primek.
La paglia viene spesso utilizzata come materiale pacciamante. L’irrigazione può avvenire per aspersione oppure tramite ali gocciolanti La coltre nevosa è la migliore protezione delle piante contro il gelo invernale
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fragola in Nord Europa Già nel 1890 lo svedese E. Lindgren tentò di produrre cloni di fragola dai semi, ma senza successo. Un’attività di breeding più rilevante fu avviata ad Alnarp, in Svezia, nel 1924. Nel 1940 fu ottenuta Silva, da un semenzale di Lucida Perfecta liberamente impollinata. Altre cultivar prodotte ad Alnarp furono Indra, Landia, Finn e Julia. In Finlandia, nel 1910 il pomologo B.W. Heikel diffuse la cultivar Kasper. Questa prima varietà di fragola finlandese fu originata da un semenzale proveniente da semi che lo stesso Heikel aveva portato dal Canada. Nei decenni successivi la varietà Kasper fu coltivata, ma perse di popolarità negli anni ’40. Una più intensa attività di breeding in Finlandia iniziò più tardi, presso il Diparti mento di Orticoltura del Centro di ricerca agricola, da parte di H. Hiirsalmi, che diffuse la prima varietà, Hiku, nel 1984. Il breeding in Norvegia è stato avviato da B. Ljoness presso l’In stitut for frukdyrkning negli anni ’60, poi continuato da J. Øydvin. Tra gli anni ’60 e i primi anni ’70 sono state diffuse commercial mente tre varietà di fragola: Hella, Glima e Jonsok, quest’ultima destinata a diventare la principale cultivar precoce in Finlandia e di grande importanza anche in Norvegia. Due varietà hanno dominato la fragolicoltura dei Paesi nordici per oltre vent’anni: Senga Sengana, di origine tedesca, affermatasi negli anni ’60 e per lungo tempo rimasta la varietà preferita dall’in dustria di trasformazione, e la danese Zefyr, prodotta dall’Ente di ricerca statale danese di Aarslev e diventata leader tra le cultivar a maturazione precoce nel corso degli anni ’70. La popolarità di queste due cultivar è continuata fino agli inizi degli anni ’90.
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Eccessive concimazioni azotate aumentano il rischio di danni invernali alle piante
Per la protezione invernale delle colture sono spesso impiegati teli di tessuto acrilico
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mondo e mercato Varietà Durante il primo decennio del XXI secolo l’olandese Polka si è distinta come principale cultivar per produzioni di stagione nei Paesi nordici. In Danimarca, Norvegia e Svezia anche la cultivar olandese Korona è stata importante per il consumo allo stato fre sco, grazie al buon sapore dei frutti; in Finlandia, tuttavia, Korona è meno diffusa. La varietà statunitense Honeoye viene preferita per le produzioni di inizio stagione e anche in Finlandia ha sostitui to la varietà norvegese Jonsok, più resistente al freddo invernale. Altre cultivar attualmente diffuse nei Paesi nordici sono l’inglese Florence e l’olandese Sonata. Le varietà rifiorenti non vengono ancora coltivate per fini commerciali. L’attività di breeding è continuata in Finlandia ed è stata parti colarmente attiva in Norvegia. Negli ultimi 15 anni il program ma dell’Università norvegese di Scienze della Vita ha realizzato due cultivar unifere, Inga e Frida, e cinque varietà rifiorenti: Rita, Rondo, Ridder, Rosa e Ria. Un programma parallelo, condotto in Norvegia presso l’Istituto per la Ricerca Agricola e Ambientale, ha diffuso le varietà Aurora, Carmen, Babette e Hanibal. Dopo la privatizzazione di questo ente, divenuto Graminor Breeding Ltd., il programma è continuato e ha dato origine alle cultivar Gudlief, Iris e Blink. Il programma finlandese, invece, ha introdotto le varietà Kaunotar, Suvetar e Valotar.
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Honeoye è la varietà precoce più importante, in quanto i consumatori nordeuropei preferiscono frutti dal colore intenso
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Caratteristiche ambientali L’area geografica che comprende Danimarca, Finlandia, Norve gia e Svezia si estende da 54° 33’ N a circa 71° N di latitudine, e le aziende fragolicole più settentrionali sono situate vicino al Foto MTT Photo Archive
Frida è una varietà che sta riscontrando un grande interesse sul mercato norvegese
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Cestino di frutti di Rondo, cultivar norvegese rifiorente
Soprattutto in Finlandia, le fragole sono coltivate in file binate, su prode coperte da telo pacciamante nero e con sistemi di irrigazione a goccia posti sotto il film plastico
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fragola in Nord Europa Circolo Polare Artico. La corrente del Golfo ha un importante effetto sul clima, e i Paesi nordici beneficiano della sua azione mitigatrice sulle basse temperature, soprattutto nelle zone co stiere. Tuttavia il verificarsi di danni invernali alle piante continua a es sere un fattore limitante per la fragolicoltura. In molte zone il manto nevoso è spesso troppo sottile o del tutto assente per fornire un isolamento protettivo sufficiente. Le condizioni di cre scita delle piante in queste aree nordiche sono caratterizzate da inverni rigidi con innevamento variabile, da primavere con frequenti gelate in fase di fioritura e da brevi stagioni di sviluppo vegetativo con condizioni di lungo fotoperiodo, che si protrag gono fino in autunno. In queste condizioni i processi di induzione e differenziazione fio rale sono di breve durata cominciando non prima di settembre, in diverse zone soltanto un mese prima della fine della stagione di crescita vegetativa delle piante. Le giornate di lungo fotoperiodo contribuiscono a un’abbondante produzione di stoloni durante il periodo estivo.
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Jonsok è una varietà norvegese che ben si adatta alle coltivazioni nordeuropee per la resistenza della pianta alle rigide condizioni invernali
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Caratteristiche colturali La produzione di fragole nei Paesi nordici si basa sulla coltivazio ne pluriennale di cultivar unifere in campo aperto. La produzione commerciale in ambienti protetti è marginale. Le coltivazioni ven gono effettuate principalmente in primavera o all’inizio dell’esta te; la piantagione nel mese di agosto è possibile ma, poiché non consente una produzione soddisfacente nella stagione successi va, viene sempre meno utilizzata. Foto MTT Photo Archive
Suvetar, nuova cultivar finlandese
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Babette, cultivar norvegese Polka è la varietà predominante nei Paesi del Nord Europa
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mondo e mercato Foto MTT Photo Archive
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Valotar, nuova cultivar finlandese a maturazione mediamente precoce
In Finlandia, Danimarca e Svezia i fragoleti vengono costituiti con piante frigoconservate (a radice nuda) importate dall’Olanda o dalla Polonia, sebbene si usino anche piante fresche cime ra dicate e piante fresche a radice nuda. Le piante TP (tray plant) sono utilizzate soprattutto nelle coltivazioni in serra o sotto tunnel per la produzione primaverile precoce. A causa della normativa
Coltivazione di fragole in pieno campo Foto MTT Photo Archive
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Campi sperimentali per il miglioramento genetico di MTT Agrifood Research in Finlandia
Il riscaldamento globale è una delle probabili cause dell’aumento dei rischi di gelate durante la fioritura nei Paesi del Nord Europa
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fragola in Nord Europa fitosanitaria l’importazione di piantine in Norvegia non è consen tita, di conseguenza si utilizza solo materiale originato nei vivai nazionali. I campi di fragole vengono generalmente predisposti per cicli di coltivazione di 2-3 anni. L’utilizzo dell’irrigazione a goccia in doppio filare e le prode pacciamate con film plastico nero sono diventati comuni soprattutto in Finlandia. Il terreno tra le prode è solitamente inerbito e utilizzato per il passaggio degli operatori. Si ricorre anche a filari doppi o tripli e a pacciamatura di sola paglia. Oltre all’irrigazione a goccia, spesso vengono installati irrigatori a pioggia per proteggere le piante dal gelo nel periodo della fioritura. La necessità di procedere agli interventi di irriga zione viene spesso valutata per mezzo di tensiometri che analiz zano lo stato idrico del suolo. In base alle caratteristiche della coltivazione e al sistema di irri gazione si adottano sia la fertirrigazione sia la normale concima zione a spaglio. Poiché il sistema di coltivazione non è annuale, occorre prestare particolare attenzione alla fertilizzazione: so prattutto a fine stagione, l’eccesso di azoto aumenta il rischio di danni alle piante durante l’inverno. Per la protezione invernale si ricorre solitamente alla copertura con paglia o con film di mate riali acrilici. La muffa grigia e l’oidio sono le malattie più pericolose che col piscono le fragole nei Paesi nordici. Finora le malattie dell’ap parato radicale sono state d’importanza secondaria, ma la situazione potrebbe cambiare a seguito dell’incremento delle
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Coltivazione di fragole sotto tunnel ad Aland Islands, in Finlandia
Azienda fragolicola nel Sud della Finlandia
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mondo e mercato importazioni di piante e come conseguenza del riscaldamento globale: la presenza di marciume del colletto dovuto a Phytophthora cactorum e di antracnosi sui frutti potrebbe diffondersi ulteriormente. I parassiti più importanti sono gli acari, l’antonomo e l’oziorrin co. Anche i tripidi a volte possono provocare danni notevoli. Gli uccelli, in particolare i tordi, possono causare perdite conside revoli di prodotto, dal momento che si cibano dei frutti maturi, danneggiandoli. Durante l’inverno le arvicole talvolta distruggono le piante.
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Mercati La produzione di fragole in campo aperto inizia generalmente nel la seconda metà di giugno e prosegue, in alcune zone meridionali, fino alla metà di luglio, e in regioni più a nord fino all’inizio o alla metà di agosto. I coltivatori ottengono i prezzi migliori prima della metà di giugno. Nel corso dell’ultimo decennio sono aumentati l’interesse e le sperimentazioni per ampliare i calendari di produzione delle fra gole. L’impiego di piante frigoconservate importate è diventato sempre più comune. La coltivazione sotto tunnel permette di an ticipare l’inizio della stagione di fruttificazione a fine maggio-primi di giugno e di estenderla anche fino ai primi di ottobre. Gran parte della produzione è commercializzata come prodotto fresco: a titolo di esempio, circa il 30% della produzione norvege se è destinato all’industria di trasformazione, mentre in Finlandia tale percentuale è inferiore al 10%.
Campo di fragole durante l’inverno Foto MTT Photo Archive
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Tra i Paesi del Nord Europa, Finlandia e Norvegia sono quelli in cui è più importante l’attività di miglioramento genetico. Nella foto giovani semenzali prodotti da MTT Agrifood Research Finland Campi sperimentali di MTT Agrifood Research Finland a Piikkiö
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fragola in Nord Europa Tradizionalmente l’industria di trasformazione della fragola fa ri corso a materie prime dall’Europa orientale, ma oggi importa an che dalla Cina. Soltanto il piccolo settore locale dei prodotti di elevata qualità utilizza materie prime nazionali. Le fragole fresche sono importate per lo più da Spagna e Italia, soprattutto in prima vera e all’inizio dell’estate. Le fragole vengono commercializzate attraverso canali diversi. So prattutto in Finlandia i mercati gestiti dai produttori locali svolgono un ruolo notevole. In Svezia le bancarelle lungo le strade e i negozi sono più importanti, mentre una percentuale di frutta minore vie ne venduta nei supermercati. Esiste anche un certo mercato PYO (Pick-Your-Own, “raccogli da te”), al quale, tuttavia, i giovani con sumatori appaiono meno interessati. La manodopera nelle aziende agricole proviene in gran parte dai Paesi dell’Europa orientale.
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Produzione La fragola è il principale piccolo frutto coltivato in tutti i Paesi nor dici, assai più importante di altri quali ribes, lamponi e mirtilli. Le superfici coltivate a fragola in Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia sono state rispettivamente di 870, 3450, 1600 e 2500 ettari (dati 2007-2008). Negli stessi anni, la produzione totale è stata di 5781 t in Danimar ca, 16.000 t in Norvegia, 25.000 t in Svezia e 10.377 t in Finlandia. Il rendimento produttivo medio per lo stesso periodo varia dalle 3,5 t/ha della Finlandia alle 10 t/ha di Svezia e Norvegia. La produ zione biologica di fragole incide per una piccola percentuale sulla produzione complessiva di questi Paesi.
Campo di fragola dopo la raccolta
Aland Islands
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la fragola
mondo e mercato ∙ Fragola in Polonia Edward Zurawicz
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Fragola in Polonia Storia della fragolicoltura In Polonia la fragola è considerata una pianta frutticola economicamente importante. Negli ultimi due anni la produzione di fragole si è mantenuta stabile, nell’ordine di circa 180.000-200.000 tonnellate annue. La superficie totale destinata alla fragolicoltura è di 50.000 ettari. Le prime informazioni ufficiali sulla produzione fragolicola polacca risalgono al 1950 e documentano una superficie coltivata di 2000 ettari e una produzione di 5200 tonnellate. Nei cinque anni successivi la superficie coltivata aveva raggiunto i 4750 ettari e nel 1956 erano state raccolte quasi 13.000 tonnellate. Nel 1960 questo valore era salito a quasi 18.000 tonnellate. Nel 1965 la coltura ha avuto un notevole sviluppo. Infatti con circa 26.000 ettari, erano state prodotte quasi 142.000 t di fragole: in questo periodo la fragolicoltura si è sviluppata in misura nettamente superiore a qualsiasi altro tipo di coltura da frutto. Numerosi fattori hanno concorso a uno sviluppo così dinamico di questo settore, i più importanti dei quali sono stati le condizioni naturali favorevoli alla coltivazione, le grandi risorse nazionali in termini di manodopera, una buona redditività e le possibilità quasi illimitate per la vendita di frutta fresca e trasformata, in Polonia e all’estero. Situata nell’Europa centrale, la Polonia è un Paese di medie dimensioni (313.000 km2) popolato da circa 39 milioni di persone. Il suo territorio si trova in una zona fredda della fascia temperata ed è caratterizzato da un clima nettamente variabile: ci sono anni in cui domina il clima marino, con estati piuttosto fredde e umide
Diffusione della fragolicoltura polacca
• Un notevole aumento della produzione
polacca di fragole si è verificato dopo la Seconda guerra mondiale: prima della guerra, in effetti, la fragola era una pianta poco nota che veniva coltivata su piccola scala, per lo più a livello amatoriale, in quanto all’epoca le fragole erano costose e accessibili soltanto alle famiglie più facoltose
Serre dedicate al miglioramento genetico presso il Fruit Breeding Department del Research Institute of Pomology and Floriculture a Skierniewice
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fragola in Polonia e inverni miti, mentre in altri anni prevale il clima continentale, con estati calde e inverni molto rigidi. In Polonia centrale la temperatura media oscilla tra 6 e 8,5 °C: il mese più caldo è luglio, con temperature che superano spesso i 30 °C, mentre quello più freddo è gennaio, quando i valori possono scendere fino a –30 °C. Inverni particolarmente rigidi ricorrono ogni 10-15 anni. Spesso gli inverni freddi sono privi di neve e il gelo causa danni diffusi ai fragoleti. Gelate primaverili si verificano quasi annualmente, ma di rado provocano danni gravi alle piante di fragola: ciò avviene soprattutto nelle regioni orientali e nord orientali del Paese. Il periodo vegetativo della fragola dura circa 200 giorni e le precipitazioni piovose non sono sempre soddisfacenti: al centro del Paese sono di circa 500-600 mm/anno. Le precipitazioni non sono distribuite uniformemente, ricorrendo soprattutto in autunno e nel periodo invernale. Durante la stagione vegetativa si verificano spesso carenze d’acqua e persino situazioni di siccità. Il momento di maturazione delle fragole in Polonia dipende dalla zona in cui vengono coltivate. In Polonia centrale, se le condizioni meteorologiche sono nella media, la raccolta avviene solitamente tra gli inizi di giugno e i primi di luglio. Nella regione sud-occidentale le fragole maturano 7-10 giorni prima, nel Nord-Est la maturazione avviene circa 7-10 giorni più tardi rispetto alla Polonia centrale. La più alta intensità di raccolta si ha nel momento in cui maturano i frutti della cultivar Senga Sengana, il che in Polonia centrale avviene tra il 15 e il 25 giugno. Il suolo polacco è piuttosto povero: circa il 60% di quello coltivato è di fertilità medio-bassa ma le
Tunnel danneggiati da un’abbondante nevicata all’inizio del mese di aprile
Giovani piantine di fragola coltivate in un campo sperimentale
Prove di suscettibilità varietale al gelo invernale realizzate con abbassamento artificiale delle temperature a –10°C
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mondo e mercato fragole, e la frutta in genere, si comportano abbastanza bene su questo tipo di terreno. Le condizioni agroclimatiche del Paese sono quindi favorevoli alla fragolicoltura. In termini di profitto, anche con i metodi di coltura tradizionali, si ottiene un rendimento superiore a quello che contraddistingue altri prodotti agricoli. Nel dopoguerra, un forte incentivo allo sviluppo della fragolicoltura polacca fu dovuto alla grande disponibilità di manodopera: alla fine degli anni ’50 quasi il 52% della popolazione viveva nelle campagne, contro il 39% di oggi. All’incirca a questo periodo risale anche l’espansione dell’industria di trasformazione e di surgelazione delle fragole. Negli anni ’60 e ’70, in diverse regioni del Paese sorsero molte industrie di questo tipo. Il settore si sviluppò molto velocemente perché sostenuto e finanziato dal governo. Per fornire risorse locali alle fabbriche, intorno agli stabilimenti si costituirono grandi centri di produzione di fragole, sotto il controllo e la supervisione delle fabbriche stesse. Le fragole venivano prodotte con tecniche sempre più aggiornate, spesso in aziende agricole individuali o collettive di grandi dimensioni. Le aziende collettive erano costituite da piccoli appezzamenti – di solito da 1/10 a 1/4 di ettaro – che venivano dati in affitto agli abitanti dei paesi o delle città vicini. Alle cure colturali e ai trattamenti dei fragoleti partecipavano tutti con l’utilizzo di attrezzature altamente specializzate, mentre la raccolta veniva fatta dai soli membri della famiglia affittuaria del lotto e i frutti raccolti venivano portati rapidamente al vicino stabilimento per la trasformazione o la surgelazione. Questa rapidità nello svolgimento delle operazioni contribuiva a mantenere alta la qualità del prodotto finale. Il governo so-
Coltivazione protetta di Elsanta
Sala di lavorazione delle fragole
Coltivazione tradizionale di Senga Sengana, la varietà ancora dominante in Polonia
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fragola in Polonia steneva questo metodo di coltura per promuovere la produzione di fragole, perché impiegava manodopera e nello stesso tempo garantiva un flusso di esportazioni di prodotto surgelato. I considerevoli profitti legati all’esportazione di fragole derivavano anche dal fatto che il costo del prodotto incideva soltanto per il 30%. Le coltivazioni di fragole erano localizzate in diverse regioni del Paese, ma soprattutto nelle aree centrale e centro-orientale, lungo la valle della Vistola (Varsavia, Kielce e contea di Lublino). In queste zone furono create numerose aziende agricole di grandi dimensioni, essenzialmente a monocoltura, con vasti campi di fragole. Nel 1965 queste regioni fornivano fino al 75% delle fragole polacche. Anche il rapido incremento delle fattorie – in termini di nuovi fragoleti – consentì l’aumento della produzione, che nel 1965 superò le 140.000 tonnellate. Grazie a un volume produttivo annuale così importante la Polonia divenne il secondo maggior produttore di fragole al mondo, dopo gli Stati Uniti, e il primo in termini di produzione pro capite. Negli anni che seguirono, malgrado il fatto che le aziende agricole avessero continuato a creare campi di fragole in diverse regioni del Paese, la produzione non presentò più un simile tasso di crescita. Le cause vanno ricercate in gran parte nel maltempo: il 1969 fu un anno decisamente negativo, con una produzione complessiva di sole 60.000 tonnellate. L’inverno 1968-69 – molto rigido e quasi privo di neve – causò danni ai tessuti delle piante su quasi il 30% della superficie coltivata a fragole e le piante sopravvissute produssero pochissimi frutti.
Resa produttiva
• In generale, come evidenziato nella
tabella sottostante, in Polonia il rendimento medio per ettaro è assai basso. Occorre tuttavia rilevare che si tratta di dati statistici, risultanti dal semplice rapporto tra la produzione totale (tonnellate) e la superficie coltivata complessiva (ettari) che include sia campi pienamente produttivi sia piccole coltivazioni appena costituite nelle quali il primo anno le piante non producono frutti. Questa situazione penalizza i dati statistici del Paese, ed è il motivo per cui quando si parla di produttività della superficie coltivata in Polonia ci si riferisce soltanto alla superficie in fruttificazione (6-8 t). Va sottolineato che dalle migliori coltivazioni è possibile ottenere oltre 25 t/ha
Varietà Il fattore che più di ogni altro influenza la produzione di fragole dal punto di vista delle dimensioni e della qualità, e ne definisce le possibilità di gestione, è la scelta corretta della varietà coltivata.
Sviluppo della produzione di fragole in Polonia dal 1950 al 2009 Anno
Superficie coltivata (ha)
Raccolto (t)
Resa unitaria (t/ha)
Anno
Superficie coltivata (ha)
Raccolto (t)
Resa unitaria (t/ha)
1950
2000
5200
2,65
1990
57.920
235.000
4,17
1956
4750
12.866
2,75
1995
61.260
211.270
3,45
1960
7506
17.707
2,05
2000
61.970
171.310
2,76
1965
26.371
141.700
5,37
2005
55.140
184.630
3,35
1970
23.160
93.800
4,05
2006
55.600
193.670
3,48
1975
46.490
159.590
3,45
2007
52.310
174.580
3,34
1980
57.600
179.820
3,12
2008
54.160
200.720
3,71
1985
41.700
211.900
4,50
2009
52.500
199.000
3,79
413
mondo e mercato Purtroppo nel dopoguerra la scelta delle cultivar a disposizione era assai limitata; inoltre non esistevano varietà nazionali e il valore produttivo di quelle estere non era ben noto. Nei primi studi varietali comparativi, effettuati agli inizi degli anni ’50, furono valutate molte varietà estere, tra le quali Purpuratka, Oberschlesien, Climax e Georg Soltwedel. Più tardi furono incluse anche le francesi Madame Moutot e Surprise des Halles, la tedesca Regina, le scozzesi Talisman e Redgauntlet, la danese Ydun e le statunitensi Blakemore, Catskill, Dixieland, Midland, Premier, Robinson, Senator Dunlap e Sparkle. Agli inizi degli anni ’60 la ricerca fu estesa ad altre cultivar, tra cui le tedesche Macherauchs Fruhernte, Macherauchs Spaternte, Mieze Schindler, Deutsch Evern, Direktor Paul Wallbaum, Senga Sengana e Senga Precosa, l’olandese Gorella, le canadesi Cavalier e Grenadier, le statunitensi Midway, Pocahontas,Vesper e altre. Alla fine, di quasi 100 varietà valutate, soltanto alcune finirono per essere coltivate, considerando anche l’interesse dell’industria di trasformazione e di surgelazione polacca. Una di queste è Purpuratka, chiamata anche Africa o Murzynka in Polonia, la cui origine è sconosciuta. Il frutto di questa cultivar è rosso scuro, molto saporito, abbastanza consistente, di forma tondeggiante e facilmente separabile dal calice. Pur avendo assunto una grande importanza per l’industria di trasformazione e di surgelazione, Purpuratka presentava il grave inconveniente di una scarsa produttività e per questo motivo, agli inizi degli anni ’60, fu sostituita dalla varietà Senga Sengana, realizzata in Germania dal dr. Sengbusch e diffusa nel 1954. Nel 1960 in due regioni polacche iniziò una sperimentazione su questa varietà: i risultati, pubblicati nel 1964, evidenziarono che Senga Sengana era una cultivar medio-tardiva che produceva un frutto alquanto regolare, sferico, rosso scuro e con venature uniformi, molto gustoso e facilmente separabile dal calice. Un grande vantaggio di questa varietà era il suo rendimento produttivo molto elevato, unito a notevole resistenza al gelo e ad immunità nei confronti delle patologie fungine che interessano le radici, soprattutto la verticilliosi. Fu notato che i frutti erano molto adatti alla surgelazio-
Fiori e frutti della cultivar californiana Albion danneggiati in Polonia da brinate notturne nel tardo settembre in pieno campo
Fragoleto di Elsanta in pieno campo Particolari del frutto della cultivar Vikat
414
fragola in Polonia ne e alla produzione di purea. Senga Sengana si guadagnò subito la fiducia dei fragolicoltori e in molti Paesi dell’Europa occidentale sostituì rapidamente le altre varietà. Va comunque notato che in Polonia Senga Sengana non ebbe un esordio facile. Se, da un lato, i produttori riconobbero ben presto le sue notevoli qualità – apprezzandone la produttività per le notevoli dimensioni dei frutti, il loro bel colore e la facilità di distacco del calice –, Senga Sengana non fu inizialmente accettata dall’industria di trasformazione e di surgelazione, interessata a esportare grandi quantità di fragole Purpuratka e Murzynka Kartuzka trasformate e surgelate, molto ben accette sul mercato mondiale, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti. Tuttavia, gradualmente, grazie alle sue caratteristiche, Senga Sengana venne coltivata fino a diventare la cultivar dominante (nel 1980 rappresentava il 72% di tutte le fragole coltivate in Polonia). Oltre a Senga Sengana, venivano prodotte Surprise des Halles (10%) e Redgauntlet (7,5%), seguite da Purpuratka (4%). Grazie all’introduzione della varietà Senga Sengana, la Polonia per molti anni primeggiò nell’industria di trasformazione delle fragole. Si ritiene che siano stati prodotti circa 5 milioni di tonnellate di fragole Senga Sengana. Questo la rende una delle pochissime cultivar che hanno fornito più frutti nella storia della produzione fragolicola. A prescindere dalle sue qualità, Senga Sengana è comunque una varietà che presenta qualche difetto come l’insufficiente consistenza dei frutti e l’elevata suscettibilità alla muffa grigia. Alla fine degli anni ’80 la crescente domanda di frutta fresca ha fatto sì che i coltivatori provassero un crescente interesse verso cultivar di fragole adatte al consumo allo stato fresco. Diversi studi hanno consentito di individuare un gruppo di varietà: Redgauntlet, Gorella, Korona, Tenira e, in seguito, anche Kent, Marmolada, Elsanta, Honeoye e Selva, oltre ad alcune cultivar polacche come Dukat, Elat e Vikat. I coltivatori hanno iniziato subito a produrre queste varietà, e ciò ha provocato una diminuzione della superficie coltivata a Senga Sengana. Le varietà estere producono in genere frutti molto attraenti, consistenti, che sopportano meglio il trasporto e possono essere conservati nei negozi anche per più giorni. Tuttavia in Polonia queste cultivar presentano numerosi difetti: una scarsa produttività, una debole resistenza al freddo, un’elevata suscettibilità agli agenti patogeni, soprattutto a quelli radicali, e un sapore appena discreto. Le varietà polacche non hanno questi difetti, ma continuano a essere inferiori a quelle estere in termini di consistenza della polpa. Attualmente (2010) la Polonia, con circa 100.000 t/anno, è ancora al primo posto nella produzione di frutti trasformati della varietà Senga Sengana la cui quota, però, ha iniziato a perdere terreno in favore delle varietà da consumo fresco. Si stima che l’attuale ripartizione varietale, in base alla percentuale di superficie coltivata, sia la seguente: Senga Sengana 50%, Elsanta 15%, Honeoye 12%, Kent 7%, Dukat 6%, Elkat 5% e altre 5%.
Frutti di Senga Sengana
Frutti della cultivar Vikat
Frutti della cultivar Dukat
415
mondo e mercato Tra queste ultime figura Selva, una varietà rifiorente. Va notato che i produttori polacchi stanno dimostrando un crescente interesse per la coltivazione di varietà rifiorenti più recenti, come Albion o San Andreas. Costituzione di varietà nazionali La Polonia può contare su un’ampia gamma di ricerche per valutare l’adattabilità delle cultivar di fragola estere. Inoltre, nel 1972 l’Istituto di Pomologia e Floricoltura di Skierniewice avviò un nuovo programma di breeding per la costituzione di cultivar nazionali. Pochi anni dopo, test di breeding per l’ottenimento di nuove varietà di fragole furono avviati anche presso l’Accademia di agraria di Lublino. Entrambi i programmi si prefiggevano di costituire nuove cultivar nazionali che si sarebbero adattate meglio di quelle estere all’agroclima della Polonia. Il programma di Skierniewice aveva come obiettivo anche quello di produrre varietà caratterizzate da diverse epoche di maturazione, buona qualità dei frutti, resistenza (bassa suscettibilità) alle malattie e ai parassiti, e adattabilità a diversi usi. Sono state realizzate numerose cultivar di cui le più importanti sono Kama, Dukat ed Elkat. Kama è stata ottenuta da un incrocio tra Senga Sengana e Cavalier: si tratta di una tipica varietà da trasformazione industriale, ma anche idonea per essere consumata allo stato fresco. Tuttavia, poiché produce frutti poco consistenti e di medie dimensioni, non poteva competere con Senga Sengana; pertanto, dopo alcuni anni di coltivazione, è stata rimossa dal mercato. Le varietà Dukat (Gorella × Koralowa 100) ed Elkat (Elsanta × Dukat) sono derivate dalla cultivar Gorella, conosciuta per i suoi grandi
Fragoleto di Senga Sengana in fioritura
Piante danneggiate dal freddo invernale
Giovani semenzali prodotti in serra Honeoye coltivata a file binate (a sinistra) e a fila singola (a destra)
416
fragola in Polonia frutti di eccellente qualità. Entrambe presentano frutti di grosse dimensioni, meno consistenti di quelli di Elsanta o Honeoye, ma sono molto produttive e meglio adatte al clima polacco. Queste piante sono molto resistenti al gelo invernale e alle patologie delle radici (verticilliosi): un vantaggio considerevole, perché è possibile evitare la disinfezione del terreno. Oggi in Polonia si conducono ancora ricerche per la selezione di nuove varietà, principalmente nel Dipartimento di ricerca sulla selezione delle piante, presso l’Istituto di Pomologia e Floricoltura di Skierniewice. Il programma è finanziato con fondi per il progresso biologico erogati all’Istituto dal Ministero per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. Ogni anno è attivo un intenso lavoro di selezione dei semenzali ottenuti da diverse decine di combinazioni d’incrocio. Molte delle nuove selezioni appaiono migliori delle cultivar estere più frequentemente utilizzate, come Honeoye o Elsanta. Alcune di queste verranno presto diffuse commercialmente e quindi andranno ad arricchire l’assortimento delle varietà di fragole coltivate in Polonia.
Campo predisposto per il trapianto delle fragole su prode pacciamate con film plastico
Metodi di coltivazione Per molti anni ha dominato il tradizionale metodo di coltura estensivo a filari. L’aumento in termini di volumi produttivi si è verificato in seguito all’ampliamento della superficie coltivata, non grazie a un incremento del rendimento produttivo unitario. I fragoleti vengono mantenuti per tre anni di fruttificazione, a volte anche per più tempo. Questo tipo di coltura è stato possibile perché in Polonia abbondavano i terreni a buon mercato; inoltre, la varietà Senga Sengana dominava il mercato ed era redditizia per i coltivatori, anche se la resa unitaria era un poco più bassa rispetto a quella di altre varietà. I cambiamenti sociali ed economici che si sono verificati dopo il 1989 hanno provocato un forte incremento del mercato. Gran parte delle industrie ortofrutticole di trasformazione e di surgelazione è stata privatizzata e molte di esse hanno cambiato il loro profilo di produzione. La domanda di fragole per gli usi industriali è diminuita, con una conseguente caduta di redditività per i fragoleti di Senga Sengana. Di contro, è aumentato l’interesse per la fragola da consumo fresco di qualità. Questi sono i motivi principali per cui sono state utilizzate nuove tecnologie nella raccolta delle fragole, sulla base di nuove varietà. Lo sviluppo di queste cultivar da consumo fresco è stato molto rapido, non soltanto per la tradizionale raccolta nel periodo primavera-estate, ma anche per quella in epoca precoce e tardiva. Hanno aperto molte aziende fragolicole moderne, alcune delle quali con una superficie di oltre 100 ettari. I moderni metodi di coltivazione per la produzione di massa di fragole hanno richiesto l’impiego di piante di buona qualità. Nel 1990 è stato prodotto il primo lotto di piante frigoconservate, interamente esportato. L’interesse nei
SADPOL, la maggior azienda fragolicola europea
Valutazione in laboratorio delle caratteristiche organolettiche del frutto
417
mondo e mercato confronti della produzione e dell’uso di queste piante al fine della creazione di aziende fragolicole nel Paese è aumentato molto velocemente. Nel 1995 le piante frigoconservate venivano fornite già da una decina di produttori, e nello stesso anno sono stati prodotti complessivamente circa 7 milioni di piante, di cui 1 milione di piante A+ e piante WB. Pochi anni dopo i produttori di stoloni hanno iniziato anche a controllare la produzione di piante fresche cime radicate. Oggi, per la realizzazione di nuove coltivazioni di varietà da consumo fresco, si utilizzano sia piante frigo sia piante fresche cime radicate. Questa tecnica viene messa in atto principalmente ricorrendo alle cultivar Honeoye, Darselect ed Elsanta, in grado di coprire la raccolta sia nel periodo precoce sia in quello tardivo. L’anticipazione della maturazione dei frutti si ottiene a primavera, coprendo le piante nel terreno (generalmente dal 1° al 15 marzo) con un film plastico forato: questa tecnica protettiva permette di anticipare la maturazione di circa 5-7 giorni. Se si coltivano queste varietà sotto alti tunnel di plastica, non riscaldati, si può aumentare l’anticipo di maturazione dei frutti di circa 10-12 giorni rispetto al pieno campo. Oggi la regione in cui maggiormente si ricorre alla protezione della coltura è quella di Varsavia: qui ogni anno la raccolta (la superficie interessata è di circa 200 ettari) viene anticipata e i frutti sono venduti nei mercati della capitale. La maturazione tardiva delle fragole si ottiene posticipando la data di piantagione delle piante frigo A+ di cultivar rifiorenti, quali Selva o Albion.
Vendita di fragole per strada in Polonia
Punti di forza delle fragole polacche
• Le fragole polacche sono ricche
di sapore, molto più gustose – per esempio – di quelle spagnole prodotte sotto tunnel in plastica o delle fragole statunitensi. Il motivo per cui le fragole polacche sono piene di gusto è la favorevole proporzione tra acidi e zuccheri. Quanto più a nord sono situate le aree produttive, tanto più vantaggioso è questo rapporto, influenzato positivamente da giornate più lunghe e da una maggiore differenza di temperatura tra giorno e notte al momento della maturazione dei frutti. Inoltre, le fragole polacche possono vantare anche prezzi competitivi: il costo di produzione è ancora più basso che nei Paesi dell’Europa occidentale, grazie alla disponibilità di manodopera più a buon mercato
Previsioni sullo sviluppo e sulla gestione della produzione di fragole in Polonia Agli inizi degli anni ’90 il principale destinatario delle fragole prodotte in Polonia era l’industria di trasformazione e di surgelazione, che gestiva circa il 90% del prodotto raccolto; la quota rimanente era destinata ai mercati dei prodotti freschi. L’industria di trasformazione e di surgelazione – oggi in gran parte in mano a privati – è ancora il maggiore destinatario delle fragole polacche, ma la sua partecipazione nella gestione del prodotto è limitata al 60% circa, con la possibilità che questo valore diminuisca ulteriormente. Ciò riguarda in particolare la varietà Senga Sengana. I Paesi dell’Europa ricevono l’80% delle fragole congelate polacche e rappresentano il principale mercato. Gli stessi Paesi importano dalla Polonia circa 15.000 tonnellate di frutti, che utilizzano per produrre gelati, puree e altri prodotti che prevedono l’aggiunta di fragole. Negli ultimi anni l’industria di trasformazione polacca ha mostrato un crescente interesse nei confronti della produzione di succo di fragole concentrato (circa 7000 tonnellate, corrispondenti a quasi 50.000 tonnellate di fragole fresche utilizzate per produrlo); purtroppo però in Polonia non esiste una domanda per il succo 418
fragola in Polonia di fragola, e questo è il motivo per cui quasi tutto il concentrato prodotto viene esportato, soprattutto nei Paesi dell’Europa. Attualmente la produzione di fragole in Polonia, per quanto ancora elevata, è meno redditizia che in passato. I produttori non riescono a mantenere e sviluppare la produzione, principalmente di Senga Sengana. Sul mercato europeo il prodotto di questa cultivar viene via via sostituito dalle più economiche fragole congelate provenienti dalla Cina. Inoltre, il mercato polacco riceve fragole dalla Spagna e dal Marocco e, recentemente, anche dalla Turchia. In un prossimo futuro, un’alternativa per i fragolicoltori polacchi sarà principalmente la produzione di fragole per il mercato fresco di alta qualità, seguendo un trend già visto molti anni fa in altri Paesi dell’Europa occidentale. Un altro problema per i produttori è dovuto alla limitatezza della disponibilità di agrofarmaci, molti dei quali sono stati ritirati dal commercio dalla Commissione Europea in quanto dannosi per l’ambiente. In Polonia l’attività vivaistica sta sviluppandosi molto rapidamente e le piante ottenute vengono esportate in alcuni Paesi della UE – per esempio l’Italia – dove i loro elevati valori di produzione sono confermati. Per quanto riguarda l’esportazione la situazione è favorevole poiché, grazie alla sua posizione geografica, la Polonia non ha problemi di malattie virali, e molti insetti delle piante non riescono a sopravvivere all’inverno polacco.
Semiforzatura di un fragoleto di Honeoye mediante teli di tessuto non tessuto per anticipare la produzione Coltivazione in pieno campo della cultivar tardiva Selva (rifiorente di origine californiana)
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la fragola
mondo e mercato Fragola in California
Christopher Winterbottom Quinci
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mondo e mercato Fragola in California Breve storia della fragolicoltura in California
Sviluppo della fragolicoltura in California
Produzione di frutti Le specie Fragaria vesca var. Alpine e Fragaria chiloensis sono spontanee in California e da sempre coltivate. Con la febbre dell’oro del 1849 in California giunsero molti pionieri per cercare fortuna con l’estrazione del prezioso metallo, mentre altri cercarono la fortuna in agricoltura, anche coltivando fragole. Inizialmente furono coltivate varietà autoctone o provenienti della costa orientale degli Stati Uniti – tra cui Boston Pine, British Queen, Jucunda, Hovey e Wilson – o varietà selvatiche locali quali Native Californian e Sierra Red Alpine. La fragolicoltura si rivelò assai interessante perché, grazie alle condizioni climatiche californiane e a particolari tecniche colturali, le fragole potevano essere prodotte per un periodo molto più lungo rispetto a quello degli Stati Uniti orientali, fornendo anche un reddito superiore a quello di altre colture. Con il 1870 la fragola si estese nella regione settentrionale dello Stato, quella che oggi è la zona di produzione di Watsonville. La superficie coltivata a fragola passò dai 17 ha del 1881 ai 108,5 ha del 1885, e gran parte della produzione veniva commercializzata nell’area di San Francisco. Nel 1890 la cultivar Malinda – un semenzale ottenuto da un agricoltore di Watsonville e derivato da Cinderella o Dollar – acquisì grande popolarità e la superficie coltivata a fragola aumentò fino
• Vecchio germoplasma californiano, progressi nei trasporti, approccio scientifico alla tecnica di coltivazione e al miglioramento genetico, forte concorrenza: tutti questi elementi hanno svolto un ruolo determinante nello sviluppo della fragolicoltura in California • Attualmente la California riveste un ruolo importante sia per l’attività vivaistica sia per la produzione commerciale dei frutti
Fragoleto californiano in fioritura e con frutti allegati
420
fragola in California a 211,2 ha nel 1895, raggiunse un picco di 340 ha nel 1902, per oscillare poi tra i 271 e i 340 ha nel 1905. Sebbene Malinda sia rimasta una cultivar importante per la zona di Watsonville fino al 1915, il suo prestigio fu insidiato dalle varietà Brandywine, Banner – molto simili a Marshall o più probabilmente un suo semenzale – e Nich Ohmer. Con la standardizzazione degli imballaggi e notevoli migliorie apportate nel confezionamento e nella fase di commercializzazione, queste cultivar ottenute negli Stati Uniti orientali offrirono ai produttori della zona di Watsonville piante e frutti dalle eccellenti caratteristiche consentendo alla fragolicoltura della California settentrionale di espandersi, verso il 1945, fino a occupare migliaia di ettari. Nella California meridionale la produzione di fragole assunse un carattere commerciale già nel 1875. La coltura in un ambiente così arido costituì una sfida formidabile. Tuttavia, com’era avvenuto nell’area di Watsonville, anche qui furono coltivate con successo le cultivar originarie degli Stati Uniti orientali quali Lady Thompson, Laxtons Noble’s, Brandywine, Klondike e, in parte, Banner, che furono commercializzate dal 1875 al 1945. Anche la fragolicoltura nella California meridionale conobbe un periodo di rapida crescita: nel 1905 si produssero circa 2300 t di fragole e, nel 1910, poco più di 4500 t su una superficie di 1012 ha. Benché una parte della produzione fosse spedita con vagoni ferroviari refrigerati nei mercati degli Stati Uniti nord-occidentali e orientali, quasi tutto il prodotto fu commercializzato nella California meridionale o inviato nell’area di San Francisco. Grazie alla frigoconservazione, nei primi anni del decennio successivo, le spedizioni via ferrovia dalla California ai mercati americani più lontani diventarono un fatto normale. Con l’espandersi della fragolicoltura californiana sorsero diverse problematiche di difficile soluzione. A partire dal 1915 gli agricoltori della regione di Watsonville iniziarono a notare piante che presentavano foglie piccole con ingiallimenti a coppa: chiamata dapprima ruggine della fragola e in seguito xantosi, questa malattia si diffuse rapidamente nelle regioni costiere di produzione rendendo antieconomiche le coltivazioni. Entro la metà degli anni ’20 i ricercatori dell’Università di California dimostrarono che la malattia era sistemica e veniva trasmessa dagli afidi; in seguito scoprirono che l’agente causale era un virus. In risposta alla minaccia della xantosi, i fragolicoltori locali chiesero all’Università di California di avviare un programma di miglioramento genetico della fragola. Il programma partì nel 1925 e fu finanziato con speciali fondi statali. Nel 1929, dopo la valutazione di numerose accessioni di germoplasma, la tolleranza alla xantosi fu trovata, ma solo in cloni californiani di F. chiloensis e in alcune cultivar californiane di minore importanza ottenute da F. chiloensis proveniente da Capo Mendicino. Agli inizi degli anni ’30 il programma subì una
Sviluppo del settore vivaistico
• Il settore produttivo della fragola in
California si estende in tutto lo Stato e per il proprio successo guarda continuamente all’innovazione. Regolamentazioni autoimposte, per le attività vivaistiche, garantiscono piante di qualità e contribuiscono a mantenere sotto controllo i principali parassiti
Le prime varietà di fragola coltivate in California provenivano da varietà della costa orientale degli Stati Uniti, oppure erano ottenute da specie selvatiche locali. La varietà Californian era un clone di Fragaria chiloensis, selezionata senza dubbio per le buone caratteristiche dei suoi frutti. Il vecchio germoplasma californiano in seguito si rivelerà importante nel fronteggiare i problemi causati dalle malattie che affliggevano la produzione commerciale di fragole
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mondo e mercato battuta d’arresto dovuta a nuove patologie: si trattava delle allora sconosciute malattie del marciume bruno e del midollo rosso, che in seguito verranno rinominate, rispettivamente, avvizzimento da Verticillium (causato da Verticillium dahliae) e malattia del midollo rosso (provocata da Phytophthora fragariae). Nella seconda metà degli anni ’30 furono ottenute varietà che, oltre a essere resistenti alla xantosi, erano caratterizzate da un’ottima qualità dei frutti. Nei primi anni ’40 furono condotti test su larga scala con le migliori selezioni e nel 1945 l’Università di California licenziò le cultivar Donner, Lassen, Sierra, Shasta e Tahoe. Dopo un decennio dal loro rilascio, il 95% della superficie destinata a fragola era coltivata con queste cultivar, in particolare Lassen e Shasta: la prima, per lo scarso fabbisogno di freddo invernale, divenne la principale varietà coltivata nel Sud della California, mentre Shasta prevalse nelle zone costiere settentrionali. Il reddito del settore aumentò da circa 2 a 30 milioni di dollari nel primo decennio dalla diffusione di queste varietà ed entro il 1952 la superficie destinata alla fragolicoltura in California passò da 4850 a 6070 ha, rappresentando circa un terzo della produzione di fragole degli Stati Uniti. Nonostante l’avvicendarsi dei breeder – verificatosi dopo il licenziamento delle prime cultivar da parte dell’Università della California, dal 1945 fino agli inizi degli anni ’90 – il programma è continuato senza sosta. A Lassen e Shasta sono seguite le varietà Tioga, Tufts, Aiko, Douglas, Pajaro, Chandler, Selva, Camarosa, Diamante, Ventana, Albion e San Andreas. Le cultivar ottenute da società private svolgono un ruolo sempre più importante nella fragolicoltura californiana. Nel 1944 fu fondato lo Strawberry Institute of California al quale andò parte del germoplasma dell’Università di California. Nel 1966 lo Strawberry Institute of California si fuse con la società Driscoll Strawberry Associates, Inc. e produsse una serie di cultivar che ancora oggi riscuotono grande successo in California. Recentemente altre società private, in particolare Plant Sciences, Inc., hanno costituito varietà migliorate. A partire dalla metà degli anni ’90 le cultivar diffuse da società private hanno decisamente contribuito alla crescita del settore fragolicolo californiano. La ricerca universitaria e le varietà private, unitamente al miglioramento delle tecniche colturali – in particolare la fumigazione del terreno prima della piantagione, l’irrigazione a goccia e la baulatura delle prode – hanno fatto sì che la fragolicoltura raggiungesse dimensioni più che doppie tra il 1950 e oggi. Nel 2009 la superficie coltivata è stata di circa 15.000 ha (68,5% della superficie complessiva) sui quali è stato ottenuto l’88,7% della produzione statunitense e il valore economico della fragolicoltura californiana è salito a circa 1,5 miliardi di dollari USA.
Sviluppo dell’attività produttiva
• Molti aspetti della produzione e della
distribuzione di fragole sono cambiati con il tempo. Cultivar più adatte e terreno sistemato in prode alte e ampie hanno consentito di aumentare la produzione, mentre un più idoneo imballaggio ha permesso di migliorare la movimentazione e la distribuzione del prodotto
Il trasporto è essenziale
• Il trasporto è stato un fattore decisivo
per l’espansione del settore californiano della fragola. I vecchi carri trainati da cavalli e colmi di confezioni di frutti hanno ceduto il passo, via via, ai camion, ai vagoni ferroviari raffreddati con ghiaccio e infine agli autotrasporti frigoriferi per raggiungere i mercati sempre più lontani
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fragola in California Evoluzione dell’importanza delle cultivar realizzate dall’Università di California dal 1981 ad oggi Progressione della fragola attraverso il breeding
Superficie (ettari)
6000 5000
• La costituzione – da parte di programmi di miglioramento genetico pubblici e privati – di cultivar dal rendimento sempre più elevato e dalle migliorate caratteristiche del frutto ha dato impulso al settore: nel grafico a fianco è riportata la successione delle cultivar realizzate dall’Università di California dal 1981 ad oggi
4000 3000 2000 1000 0 Aiko Selva
1982
1986
Camarosa Tioga
1990
1994 1998 Anno
Chandler Tufts
Ventana
Diamante Albion
2002
2006
2010
• L’incremento della superficie destinata
Douglas
Pajaro San Andreas
alla fragolicoltura nei primi anni ’90 si deve soprattutto alle varietà costituite dall’ateneo californiano, mentre a partire dalla metà dello stesso decennio la crescita del settore è in gran parte dovuta a cultivar ottenute da programmi di breeder privati (2000: 25%; 2010: 40%)
Produzione vivaistica In California la produzione di frutti di fragola e il settore vivaistico (produzione di piante) sono fortemente interdipendenti e condividono un’origine comune dal punto di vista geografico, tuttavia sono abbastanza divergenti per necessità. Alcune pubblicità risalenti alla fine del 1850 mostravano vivai californiani, nella zona della baia di San Francisco, che proponevano noci e noccioli, altri vari alberi da frutto, palme, piante ornamentali e piccoli frutti, tra cui piante di fragola. Inizialmente venivano vendute varietà di
423
mondo e mercato
Bonanza
Malin Tulelake
Butte Valley McArthur Susanville
specie selvatiche, presto sostituite – presumibilmente per ragioni di produttività e di mercato – da cultivar provenienti o originate da varietà tipiche degli Stati Uniti orientali. Nessun cambiamento rilevante nella produzione vivaistica si verificò fino agli inizi del ’900, quando due agricoltori della regione di Watsonville si accordarono per produrre fragole di una cultivar particolare (Banner) coltivando piante prodotte circa 450 km a nord della contea di Shasta, in California. Questa distanza geografica tra zona di produzione vivaistica e zona di produzione dei frutti produsse tre effetti considerevoli. In primo luogo si garantiva l’isolamento da patologie virali (molto spesso per i nuovi impianti venivano utilizzati gli stoloni delle piante dei vecchi fragoleti) che all’epoca non erano conosciute e quindi non individuabili come tali. Inoltre le piantine moltiplicate a nord, una volta trapiantate, crescevano meglio rispetto alle piantine ottenute dagli stoloni dei vecchi campi di produzione. Infine, a partire dagli inizi degli anni ’40 il passaggio dalla piantagione estiva a quella invernale, con piante adeguatamente controllate, consentì agli agricoltori di adottare una conveniente densità di piantagione e di avere la produzione di frutti già nella primavera immediatamente successiva. Ciò permise di superare l’esigenza di mettere a dimora le piante prodotte in vivai distanti, evitando così di sprecare un anno nell’attesa che gli stoloni raggiungessero la densità necessaria per la migliore produzione di frutti. Al fine di consentire la produzione di piante opportunamente predisposte per la piantagione invernale e per soddisfare la forte domanda, i vivai furono spostati dalle zone pianeggianti o pedemontane di Sacramento alle zone montuose della California settentrionale, ad altitudini variabili tra 305 e 915 m s.l.m. La produzione dei vivai è passata dai 3-4 milioni di piante negli anni ’20 – raccolte dapprima mediante estirpazione manuale e, dagli anni ’40, meccanizzata – ai circa 250 milioni negli anni ’70 e ha superato il miliardo di piante nel 2009.
Vivai Zone di produzione
Manteca
San Joaquin Valley
Ballico Watsonville/Salinas Santa Maria Oxnard
Orange County San Diego County
Coachella Valley
In California la fragolicoltura trae notevole vantaggio dagli ambienti diversificati che caratterizzano il suo territorio: la produzione vivaistica delle piante ha luogo nella grande Central Valley e nelle regioni montuose della California settentrionale mentre la coltivazione della fragola è concentrata nelle aree costiere principalmente del Centro e del Sud
Caratteristiche colturali Produzione di frutti La produzione californiana di fragole è localizzata principalmente nei pressi della costa centrale e meridionale: le circoscrizioni di Watsonville/Salinas, Santa Maria e San Joaquin Valley costituiscono il distretto settentrionale, mentre quelle di Oxnard, Orange County, San Diego County e Coachella Valley formano il distretto meridionale. La preparazione del terreno per l’impianto di un fragoleto viene effettuata tra giugno e settembre: si inizia con la lavorazione del terreno, seguita da una fumigazione pre-impianto, che può interessare l’intera superficie del suolo o solo la prode, alta e ben baulata. Le dimensioni delle prode variano in base alle zone
Lo sviluppo di vivai ad alta quota (HE, High Elevation) nella California settentrionale è stato fondamentale per la crescita e il successo della fragolicoltura californiana: nella foto, un vivaio con il monte Shasta sullo sfondo
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fragola in California di produzione: nelle zone meridionali sono larghe 163-173 cm, alte 20-36 cm e lunghe 60-90 m, mentre nelle zone settentrionali sono larghe 102-142 cm, alte 20-36 cm e lunghe 60-90 m. Quasi ovunque le prode sono coperte, totalmente o in parte, da un film plastico di pacciamatura sotto il quale sono presenti da una a tre file di tubi per l’irrigazione a goccia. La densità di piantagione per ettaro varia da 37.250 a 46.000 piante nel Nord e da 60.500 a 95.000 piante nel Sud. Nei nuovi impianti vengono per la maggior parte utilizzate piante fresche a radice nuda senza foglie; in qualche caso si utilizzano piantine fresche alle quali vengono lasciate 2 o 3 foglie. Nelle aree meridionali si sta valutando l’utilizzo di strutture di protezione delle colture (tunnel di copertura ad arco, alti al colmo circa 2 metri), comuni in Spagna e in altre nazioni europee, in particolare più come mezzo di protezione dalla pioggia che per altri scopi. Il maggiore valore economico del prodotto ottenuto con strutture di protezione, tuttavia, deve essere ancora dimostrato. Per contro, è stato accertato il miglioramento economico apportato dalla meccanizzazione delle operazioni di raccolta, in termini di riduzione dei costi della manodopera. In California la produzione di fragole è possibile in pratica tutto l’anno, grazie a estati relativamente fresche e a inverni miti lungo la costa. Nel distretto meridionale di solito la produzione inizia a dicembre-gennaio e prosegue fino a maggio-giugno, mentre nel distretto settentrionale comincia generalmente a febbraio-marzo e continua (salvo piogge) fino a novembre.
Vivaio di fragola in pianura (Central Valley) in tarda estate
Produzione vivaistica I vivai hanno il compito di fornire piante sane e geneticamente simili alle piante madri. Anche se in misura diversa, sia i vivai sia i campi di produzione condividono una serie di parassiti e malattie. A norma di legge, per produrre piante certificate, i vivai devono essere ispezionati e campionati periodicamente – al fine di escludere la presenza di parassiti e malattie – da parte di un’apposita istituzione, il California State Department of Food and Agriculture, Pest Exclusion/Nursery, Seed and Cotton Program. Inizialmente le piantine vengono propagate in vivai a bassa quota (LE, Low Elevation) situati nella Central Valley a sud di Sacramento, vicino alle città di Manteca e Ballico, dove il clima prevede spesso estati lunghe e calde e inverni freddi e umidi. La fase finale della produzione delle piantine, invece, avviene in vivai ad alta quota (HE, High Elevation) situati nel nord-est della California e nel sud-est dell’Oregon. In queste regioni, caratterizzate da un’altitudine di circa 1300 m s.l.m., le estati sono brevi e calde e gli inverni freddi. Queste condizioni climatiche in altura sono fondamentali per condizionare le piantine (rallentamento dell’attività vegetativa) prima della loro estirpazione dai vivai e del successivo trapianto nei fragoleti.
Vivaio di fragola in altura in tarda estate
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mondo e mercato
“Scultura” del terreno. Ampie prode di terreno rialzate, formate con macchinari specializzati e coperte da film plastici garantiscono il necessario drenaggio, favoriscono la crescita delle piante, riducono il consumo idrico e contribuiscono a mantenere puliti i frutti da residui terrosi
Si stanno altresì studiando tunnel di grandi dimensioni. Non è ancora chiaro se tali modificazioni dei sistemi colturali risulteranno economicamente sostenibili
Generalmente, l’attività vivaistica inizia in estate, con la lavorazione del terreno e la successiva fumigazione prima dell’impianto che di solito avviene da aprile a maggio dell’anno successivo. Si utilizza un impianto d’irrigazione a pioggia, anche se oggi i vivai sono parzialmente irrigati anche a goccia. L’estirpazione delle piante nei vivai ad alta quota inizia in genere a fine settembre e prosegue fino agli inizi di novembre, mentre nei vivai a bassa altitudine comincia ai primi di gennaio dell’anno successivo e continua per circa un mese. Le piante estirpate vengono private del fogliame, pulite, selezionate, poste in apposito imballaggio, conteggiate e spedite entro 24-72 ore. Sebbene l’estirpazione sia quasi totalmente meccanizzata, con macchine quasi sempre progettate e costruite nell’ambito degli stessi vivai, le operazioni di pulitura e cernita delle piante rimangono attività che richiedono molta manodopera. Aspetti commerciali Nel 2009 la superficie coltivata a fragole in California è stata di 15.962 ha, così suddivisi: Orange County/San Diego County/ Coachella Valley, 766 ha (5%); Oxnard, 4894 ha (30%); Santa Maria, 3910 ha (24%); Watsonville/Salinas, 6318 ha (40%); San Joaquin Valley, 74 ha (< 1%). Nello stesso anno la produzione complessiva di frutti è stata di circa 485.660 t, con una resa pari a 33,6 t/ha. Ogni anno il 75% circa del raccolto viene commercializzato come prodotto
Nelle regioni meridionali la produzione di primizie spesso garantisce prezzi elevati. Si sta valutando di proteggere le coltivazioni con appositi piccoli tunnel coperti con film plastici per favorire la crescita delle piante, la loro precocità e per proteggere i frutti da avverse condizioni climatiche
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fragola in California
Problemi fitosanitari In California esiste un certo numero di parassiti dannosi per la fragola, per cui è necessario il continuo monitoraggio e controllo della coltura e dell’ambiente colturale:
• Verticillium dahliae • Phytophthora spp. • Colletotrichum spp. • Sphaerotheca macularis f. sp. fragariae • Botrytis cinerea • Virus e fitoplasmi • Numerosi insetti • Acari • Nematodi • Erbe infestanti
I costi di raccolta costituiscono una porzione notevole del bilancio delle aziende agricole specializzate in fragola. Per ridurre tali costi, quando il terreno lo consente, si fa uso di macchinari per una raccolta assistita
fresco, mentre il 25% è destinato alla trasformazione industriale: congelazione (frutto intero o affettato), produzione di succhi, marmellate ecc. La produzione di fragole in coltura biologica occupa 618 ettari (4%), mentre i rimanenti 15.344 ettari sono coltivati con metodi integrati. Le cultivar ottenute dall’Università della California occupano 10.145 ha (64%) mentre quelle di società private 5817 ha (36%). Tra le cultivar dell’Università, Albion viene coltivata su 5557 ha (35%), Ventana su 1713 ha (11%), Camino Real su 746 ha (5%), Camarosa su 562 ha (4%), San Andreas su 395 ha (2%), e le altre varietà su 1172 ha (7%). Non è disponibile la ripartizione della superficie per le cultivar delle aziende private. Nella fragolicoltura californiana la concorrenza è forte e le cultivar sono in costante evoluzione. Attualmente l’Università di California propone le varietà Albion, Camarosa, Camino Real, Palomar, San Andreas e Ventana, e recentemente ha diffuso due nuove cultivar unifere, Benicia e Mojave. La società privata Driscoll Strawberry Associates, Inc. propone, solo per i propri associati, le varietà San Juan, Lanai, Agoura, El Dorado, Sisquoc e Camarillo; recentemente ha introdotto Anita, Del Rey, Adelaide, Magdalena, Fort Brooke e Monarca. Le cultivar di Plant Sciences, Inc. attualmente includono PS4634, PS-5298, BG-269 (= Commitment), BG-1975 (= Virtue), BG-959 (= Splendor), PS-2880 (= Promise) e PE-1207 (= Valor);
Confezioni di fragole in pallet pronte per essere trasportate in cella frigorifera
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mondo e mercato la società sta inoltre promuovendo le selezioni in avanzata fase di studio PS-1049, PS-1703, PS-2430 e PS-2933. In termini di ricerca varietale, negli ultimi anni si sono verificati due interessanti miglioramenti. In primo luogo, il sapore del frutto, in aggiunta all’aspetto estetico, ha assunto un ruolo determinante nella qualità delle fragole, come richiesto dal mercato. In secondo luogo è interessante notare che le varietà rifiorenti neutrodiurne (day-neutral) – in grado di fiorire e fruttificare nella California settentrionale entro una certa gamma di valori di temperatura – se messe a dimora in autunno cominciano a essere utilizzate anche nella California meridionale. Si tratta di cultivar che fruttificano all’inizio della stagione, quando il prezzo è elevato, e continuano a produrre frutti fino a primavera inoltrata. Queste varietà possono esercitare una notevole pressione sui cambiamenti dei sistemi d’impianto e sulle varietà unifere selezionate specificamente per fruttificare solo all’inizio della stagione. I vivai che producono piantine di fragola certificate rappresentano una componente fondamentale nel settore della fragolicoltura californiana, in quanto forniscono piante sane e garantite geneticamente. Le maggiori aziende vivaistiche – Cedar Point Nursery, Crown Nursery, Driscoll Strawberry Associates, Hi-Lo Nursery, Lassen Canyon Nursery, NorCal Nursery, Plant Sciences and Sierra-Cascade Nursery – producono e commercializzano circa un miliardo di piantine l’anno. Sebbene la California assorba la maggior parte di questa produzione, milioni di piante vengono spediti in tutto il mondo, sia per la costituzione di vivai sia, soprattutto, per le coltivazioni da frutto. I vivai situati ad alta quota (HE) producono da 425.000 a 1 milione di piante/ha, mentre quelli a bassa quota circa 950.000 piante/ha. I vivai HE un tempo erano dislocati nelle zone montane della California settentrionale e dell’Oregon meridionale: negli ultimi dieci anni si è però assistito a una concentrazione di vivai nella californiana Butte Valley (1295 m s.l.m.), a causa della crescente domanda di piante provenienti da questa zona. Tale concentrazione potrebbe comportare notevoli rischi per i fragoleti californiani qualora i vivai fossero colpiti da condizioni meteorologiche avverse.
Un campo di fragole a Oxnard, a produzione appena iniziata: grazie al clima caldo durante la piantagione autunnale e agli inverni miti la produzione di fragole inizia a partire da gennaio
Confezionamento e distribuzione Per ragioni finanziarie e di commercializzazione, i piccoli fragolicoltori sono di solito associati a uno spedizioniere, che si configura in genere come una società o una cooperativa agricola. Negli ultimi quindici anni questo settore è stato oggetto di un consolidamento, cosicché oggi un numero relativamente esiguo di aziende spedizionatrici detiene una quota rilevante di mercato: i grandi nomi, come California Giant, Dole, Driscoll,
Cestino di 500 g di fragole californiane
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fragola in California Naturipe e Well-Pict, controllano circa il 70% del mercato del fresco. Di norma le fragole si raccolgono a mano, una o due volte alla settimana, e sono confezionate direttamente nei fragoleti in cestini di plastica trasparente, dotati di un coperchio ribaltabile. Questi imballaggi, che contengono generalmente 450, 900 o 1800 g di fragole, vengono poi disposti in una scatola di cartone ondulato con un peso netto totale di 3,6 kg. Vengono eseguite ispezioni per verificare il contenuto della confezione, la qualità dei frutti e per il controllo del peso dei singoli cestini. Le scatole vengono poi pallettizzate e poste in celle refrigerate mediante aria forzata a 2 ºC, temperatura alla quale le fragole possono rimanere per tutte le successive fasi di stoccaggio, fino alla distribuzione e all’esposizione per la vendita al dettaglio nei negozi. Aspettative future Sono numerose le sfide che attendono la fragolicoltura californiana. Si va dagli aspetti burocratici – che sono sempre più presenti in ogni settore della produzione, a livello federale, statale e di contea – a quelli relativi all’urbanizzazione, un problema che ogni anno aumenta, in termini di invasione delle aree agricole da parte della città che avanza e di competizione per l’uso dell’acqua. Il costo del lavoro è una voce considerevole e costante del bilancio aziendale ed è sempre più difficile reperire manodopera esperta e affidabile. Altri problemi riguardano il consolidamento a livello di distribuzione del prodotto fragola al dettaglio e la sovrapproduzione in alcuni periodi dell’arco temporale di raccolta.
I primi imballaggi erano grandi casse in legno contenenti i cestini di fragole. I moderni imballaggi, invece, in plastica e adatti a contenere 450, 900, o 1800 g di prodotto, semplificano la movimentazione e il raffreddamento delle fragole, limitandone anche il calo di peso
Banco di vendita di fragole in un supermercato californiano
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la fragola
mondo e mercato Fragola in Florida Craig K. Chandler, Vance M. Whitaker
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Fragola in Florida Attualmente in Florida la produzione di fragole si estende su circa 4000 ha e il settore è concentrato nella parte centro-occidentale dello Stato, corrispondente a una fascia di circa 50 km, a nord e a sud del 28º parallelo latitudine nord. Il clima invernale in questa regione è generalmente soleggiato e mite (20-26 °C di giorno e 10-15 °C di notte), in quanto le temperature risentono dell’influsso moderatore delle acque del Golfo del Messico e, in misura minore, dell’Oceano Atlantico. Talvolta un fronte meteo rologico proveniente dal Canada, forte e freddo, porta precipitazioni seguite da temperature inferiori a 0 °C. Quasi l’intera produzione è ottenuta in campo aperto e i fragolicoltori utilizzano impianti d’irrigazione a pioggia per proteggere fiori e frutti dai danni causati dalle basse temperature. Di norma il periodo di raccolta si estende da fine novembre alla fine di marzo, in base alle condizioni climatiche e di mercato. Sin da quando sono state avviate le prime coltivazioni, alla fine dell’800, i fragolicoltori della Florida hanno utilizzato la coltura annuale. Originariamente i frutti venivano spediti in treno ai mercati del nord-est degli Stati Uniti, raffreddati con ghiaccio durante il trasporto. Oggi le spedizioni avvengono tramite autocarri refrigerati ai mercati del Nord America, per lo più a est del fiume Mississippi. La Florida è il principale fornitore di fragole fresche di questi mercati nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio. La superficie destinata a fragole è cresciuta di circa 60 ha l’anno negli ultimi vent’anni – una tendenza che dovrebbe proseguire per i prossimi 5-10 anni – e in genere le aziende individuali hanno dimensioni di 30-40 ha. Nel periodo 2009-2010, circa il 75% della superficie adibita a fragola è stato coltivato con varietà ottenute principalmente dalla University of Florida ma anche
In sintesi
• La Florida è il secondo maggior
produttore di fragole degli Stati Uniti e il principale fornitore di fragole fresche dell’America nord-orientale nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio
• I fragolicoltori della Florida utilizzano
terreni sistemati in prode ben baulate, rialzate, pacciamate con film di polietilene nero, in campo aperto
• Quasi tutte le piantine sono fresche a radice nuda e dotate di foglie
• La principale cultivar è Strawberry
Festival, apprezzata soprattutto perché molto adatta all’ambiente colturale della Florida, particolarmente produttiva e con frutti di medie dimensioni, di aspetto gradevole e resistenti alle ammaccature
• Le fragole vengono raccolte e poste
direttamente in contenitori di plastica trasparente a forma di conchiglia, senza subire ulteriori manipolazioni prima del consumo
• I principali parassiti e le malattie che
affliggono le fragole della Florida sono gli acari, i tripidi, il marciume prodotto da Botrytis cinerea e l’antracnosi
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fragola in Florida con alcune della University of California-Davis, mentre il restante 25% è coltivato con varietà prodotte da società private. La ripartizione varietale è approssimativamente la seguente: il 60% è rappresentato da Strawberry Festival; il 15% da Treasure; il 10% da varietà della Driscoll Strawberry Associates, Inc.; il 10% da Florida Radiance (Fortuna) e il 5% da altre cultivar quali Camino Real, Winter Dawn, Camarosa, Palomar e Albion. Le principali cultivar utilizzate nel settore sono storicamente quelle unifere. Le attuali varietà rifiorenti non si adattano bene alle giornate brevi e al clima invernale, talvolta freddo, della Florida e non producono in modo regolare. Negli ultimi anni Strawberry Festival, una cultivar caratterizzata da frutti resistenti alle ammaccature e da un’eccellente shelf life, ha permesso la spedizione di fragole ai mercati distanti (Canada e Stati Uniti centrooccidentali); inoltre, questa varietà è resistente a diversi patogeni agenti del marciume dei frutti, che si rivelano problematici a causa delle piogge intermittenti e dell’umidità elevata. I coltivatori della Florida attualmente utilizzano terreni sistemati in prode ben baulate e pacciamate con film di polietilene nero. Nonostante lo standard d’irrigazione preveda un unico nastro di gocciolamento al centro di due file di piante, alcuni produttori stanno orientandosi sull’impiego di due nastri per prode al fine di migliorare la distribuzione laterale dei fumiganti e dell’acqua irrigua. La messa a dimora delle piante avviene comunemente nelle prime tre settimane di ottobre. Prima degli anni ’80 la maggior parte dei fragolicoltori della Florida produceva in proprio le piantine. Oggi quasi tutte le piante sono fresche a radice nuda e dotate di foglie, e provengono da vivai del Canada (Ontario, Quebec o Nuova Scozia) o da vivai di alta quota del North Carolina. Le piantine vengono estirpate, imballate in scatole di cartone e subito spedite in Florida con autocarri refrigerati. Nella fase di acclimatazione/messa a dimora le piante vengono irrorate 8 ore al giorno per 10 giorni con un impianto d’irrigazione a pioggia soprelevato. Il tipo di terreno più comune nelle zone di produzione è a tessitura sabbiosa fine e ricco di fosforo. La fumigazione annuale della coltura è una procedura standard, che oggi si effettua utilizzando per lo più 1,3 dicloropropene, cloropicrina e metam sodio in sostituzione del bromuro di metile, bandito dal Protocollo di Montreal. La maggior parte dell’azoto, del potassio e dei micronutrienti necessari è fornita tramite l’impianto d’irrigazione a goccia. Le piante, a 30-40 cm di distanza l’una dall’altra, sono disposte su due file e le bine distano 1,2 m l’una dall’altra (da centro a centro). La densità d’impianto si aggira comunemente sulle 43.000 piante/ha. I frutti sono pronti per la raccolta già a metà novembre, ma i periodi di punta della produzione vanno dalla fine di dicembre agli inizi di gennaio e dalla fine di febbraio agli inizi di marzo.
Frutti di Florida Fortuna
Operazioni di accolta
Fumigazione del suolo
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mondo e mercato Quasi tutta la produzione viene venduta per il mercato del fresco, raccolta in cestini di plastica trasparente a conchiglia da 1 libbra (454 g) e, meno frequentemente, da 2 libbre (908 g); sono diffusi anche cestini in rete/maglia di plastica da 1 pinta (circa 338 g). Gli addetti alla raccolta pongono i frutti nei contenitori direttamente in campo, pertanto le fragole non vengono più manipolate prima di essere consumate, il che riduce le ammaccature e ne estende la durata di conservazione. Nei periodi di bassamoderata produzione tutti i frutti maturi si raccolgono prima di mezzogiorno; vengono quindi portati a 1-2 °C mediante raffreddamento ad aria forzata per essere poi caricati, nel tardo pomeriggio o in prima serata, su autoarticolati refrigerati per il trasporto ai centri di distribuzione dei supermercati. Nei periodi di forte produzione, tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo, la raccolta può proseguire nel pomeriggio. In Florida esiste un programma pubblico di miglioramento genetico gestito dalla University of Florida (UF). Il dr. Albert Brooks, lavorando nel Vegetable Lab di Springhead (appena a sud-est di Plant City, una città così chiamata in onore del magnate delle ferrovie Henry Bradley Plant), fu il primo ricercatore della UF a eseguire ricerche sulle varietà di fragola. Egli valutò alcune progenie ottenute dalla cultivar Missionary, la principale varietà utilizzata in Florida nella prima metà del Novecento. Il laboratorio di Springhead rimase in funzione dal 1927 fino al 1963, quando la UF inaugurò lo Strawberry Lab, un sito di 8 ha a Dover (11 km a ovest di Plant City), che più tardi assumerà il nome di Gulf Coast Research and Education Center (GCREC). Il GCREC di Dover è stato il centro principale della UF per la ricerca e lo sviluppo della fragolicoltura, finché questa struttura è stata unita, nel 2005, a quella del GCREC di Bradenton, in un unico, nuovissimo centro di ben 192 ha nella zona di Balm (circa 40 km a sud-ovest di Plant City). A oggi la UF ha prodotto 11 cultivar: il dr. Brooks ha licenziato Florida Ninety nel 1952, il dr. Charles Howard ha ottenuto Florida Belle nel 1975 e Dover nel 1979, mentre il dr. Craig Chandler Sweet Charlie (1992), Rosa Linda (1996), Earlibrite e Strawberry Festival (2000), Carmine (2002), Winter Dawn ( 2005), Florida Radiance e Florida Elyana (2008). Tra le cultivar della University of California che sono state importanti per lo sviluppo della fragolicoltura della Florida negli ultimi trent’anni si ricordano Tioga, Tufts, Pajaro, Chandler, Selva, Oso Grande, Camarosa e Camino Real. Tra gli obiettivi correnti del programma di miglioramento genetico della UF vi sono l’ottenimento di frutti di buona qualità (aspetto, dimensioni, resistenza ai danni provocati dalla pioggia, sapore), il conseguimento di una produzione relativamente stabile a partire dalla fine di novembre, la facilità di raccolta e
Formazione delle prode e stesura del telo pacciamante prima dell’impianto di un fragoleto
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fragola in Florida la resistenza ai marciumi del frutto e della corona. La maggior parte degli incroci effettuati nell’ambito del programma della UF è stata di tipo unifero × unifero, poiché le giornate nel corso della stagione produttiva sono lunghe 14 ore al massimo. In futuro, tuttavia, il programma ha in progetto di utilizzare maggiormente varietà rifiorenti neutrodiurne, con l’intento di sviluppare cultivar che presentino una maggiore fioritura a temperature più elevate, a fine ottobre e agli inizi di novembre. A partire da Sweet Charlie, l’UF ha ottenuto il brevetto per gli Stati Uniti su tutte le cultivar di fragola da essa prodotte. Le royalty percepite sulle cultivar di fragola brevettate dalla UF sono state la principale fonte di finanziamento del programma negli ultimi dieci anni. La Florida Strawberry Growers Association (FSGA) gestisce le licenze e riscuote le royalty negli Stati Uniti e in Canada, mentre Ekland Marketing Company of California, Inc. ne è responsabile per il resto del mondo. Prima del licenziamento di una nuova varietà le selezioni promettenti vengono inviate all’University of Guelph a New Liskeard, nell’Ontario settentrionale, dove vengono saggiate per i virus conosciuti. L’unità agricola di New Liskeard successivamente rende disponibili le piante virus-esenti per i vivai autorizzati affinché ne curino la moltiplicazione, dapprima in screen-house poi in campo aperto. La più recente varietà di fragola licenziata dalla UF è Florida Radiance.
Produttività delle coltivazioni
• Un modello di fruttificazione tipico
prevede che piante messe a dimora agli inizi di ottobre garantiscano un rendimento commerciale medio per pianta pari a 150 g di frutti a novembre-dicembre, 150 g a gennaio e 200 g a febbraio. Le piante sono in grado di produrre altri 500 g di frutti nel periodo marzo-aprile, ma spesso il raccolto termina a metà marzo a causa dei prezzi troppo bassi, determinati soprattutto da un deciso aumento della competizione delle produzioni della California meridionale
• Secondo il National Agricultural
Statistics Service, la resa commerciale media negli ultimi anni è stata di circa 27.000 kg/ha; la percentuale di scarto dovuta a frutti piccoli, malformati o affetti da patologie è variata dall’8% al 25%
• I parassiti e le patologie principali che
danneggiano la fragolicoltura in Florida sono gli acari, i tripidi, l’antracnosi provocata da Colletotrichum acutatum, il marciume da Botrytis cinerea, il marciume del colletto causato da Colletotrichum gloeosporioides e da Phytophthora cactorum, il cosiddetto charcoal rot (dovuto al fungo Macrophomina phaseolina), i nematodi (Belonolaimus longicaudatus) e piante infestanti del genere Cyperus. Con una certa cadenza annuale si ripresenta il pettirosso americano (Turdus migratorius), un uccello migratore che devasta grandi quantità di fragole soprattutto in febbraio
Operazioni di preparazione del terreno per l’impianto del fragoleto
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la fragola
mondo e mercato Fragola in Canada Shahrokh Khanizadeh
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Fragola in Canada Introduzione La seconda maggiore industria canadese basata sulle risorse naturali è costituita dal settore agricolo nel quale la frutticoltura svolge un ruolo importante. Il Canada importa diversi frutti, tra cui la fragola, a causa della sua breve stagione di produzione. Nelle regioni settentrionali canadesi, caratterizzate da inverni lunghi e freddi ed estati brevi e fresche, la stagione vegetoproduttiva è particolarmente ridotta e non vi sono cultivar adattate a quel tipo di clima. Le aree del Québec e dell’Ontario, nelle quali il clima invernale è rigido ma le estati sono molto favorevoli alla fragolicoltura, sono leader nella produzione canadese di fragole, con oltre 15.000 t/anno, anche grazie all’impiego di cultivar adattate alle condizioni climatiche locali. La fragolicoltura canadese è cresciuta lentamente dal 1991 al 1995, ma successivamente si è ridotta a circa 5000 ettari nel 1996 per poi aumentare di nuovo a 5400 ettari nel 2001. Nel 2007 si è registrata una riduzione del 5% e il dato è rimasto quasi invariato fino al 2009. Le fragole canadesi sono destinate in piccola quantità alla trasformazione industriale e gran parte della frutta surgelata viene importata dal Messico. Le importazioni di fragole fresche e trasformate sono aumentate costantemente, rispecchiando il maggiore consumo di frutta da parte del consumatore canadese. Infatti si è registrato un incremento nei consumi, da 1,34 kg pro capite nel 1996 a quasi 2 kg nel 2009. Le importazioni di fragole fresche sono state valutate a 122 milioni di dollari canadesi nel 2001, an-
Produzione di fragole in Canada
• Negli ultimi anni la fragola ha avuto il
quarto più alto valore economico della produzione franco azienda (FGV, Farm Gate Value) per la frutta, dopo la mela, il mirtillo e l’uva. Dal 1995 l’FGV annuale si è mantenuto relativamente stabile, con circa 50 milioni di dollari canadesi
• Le aziende dove si pratica il PYO (PickYour-Own “raccogli da te”) sono assai diffuse nei dintorni delle zone urbane
• Le aree che vantano la maggiore
produzione sono quelle in Québec (38%) e Ontario (31%), seguite dalla Columbia Britannica (15%) e dalla Nuova Scozia (7,9%). La fragolicoltura è attiva anche in altre aree, tra cui Nuovo Brunswick e Manitoba (2-3% circa), Alberta, Isola del Principe Edoardo, Terranova e Labrador, e Saskatchewan (0,5-1% circa)
Fragoleto canadese a file binate al primo anno
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fragola in Canada no in cui si registrò un brusco aumento del 16% rispetto al 1999 seguito da un successivo incremento del 19% nel 2007 rispetto al 2006. Le importazioni di fragole surgelate hanno raggiunto un valore record di 26 milioni di dollari canadesi nel 1999, poi scesi a 23 milioni nel 2001. Sia le fragole fresche sia quelle surgelate provengono principalmente da Stati Uniti e Messico. Le esportazioni canadesi di fragole fresche e trasformate sono pari a circa 1 milione di dollari canadesi nel 2001 con un calo del 5% nel 2007 rispetto al 2006. Storia della ricerca e della selezione Varietà unifere Per molti anni i produttori del Canada orientale hanno coltivato la varietà Redcoat (Sparkle × Valentine), diffusa nel 1957 da Agriculture Canada di Ottawa. Questa cultivar è stata rapidamente sostituita da Kent (K68-58 × Raritan), diffusa nel 1981 da Agriculture Canada di Kentville, Nuova Scozia. Malgrado l’importanza fragolicola del Québec, nessuna cultivar è mai stata costituita appositamente adatta alle condizioni climatiche di questa e di altre regioni del Nord. Nel 1982 fu avviato un programma di breeding presso la stazione di Agriculture Canada a St-Jeansur-Richelieu. Purtroppo nel 1986 il programma fu sospeso per mancanza di finanziamenti e tutto il germoplasma costituito fu trasferito, nel 1987, a un nuovo progetto di breeding originato da un accordo di cooperazione tra Agriculture and Agri-Food Canada (AAFC) e la McGill University, finanziato dal Contratto
Frutti di Joliette
Fragoleto a fila singola al primo anno d’impianto
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mondo e mercato di sviluppo regionale dell’AAFC. Gli scopi di questo programma sono la costituzione di varietà adatte alle locali condizioni di coltivazione e idonee alla raccolta meccanica, con frutti adatti alla trasformazione industriale. Nel 1989 Chambly è stata la prima cultivar costituita nell’ambito di questo programma, apprezzata soprattutto per la sua adattabilità al depicciolamento meccanico (frutti con collo allungato e calice reflesso). Questa varietà presenta un elevato rendimento produttivo, frutti consistenti di colore rosso intenso, con polpa ben colorata; è resistente alle malattie fogliari e tollera l’applicazione di erbicidi. Nel 1992 questo programma del Québec ha diffuso Oka, una cultivar che prende nome dalla città omonima situata alla foce del fiume Ottawa, vicino a Montreal. Questa varietà è particolarmente adatta al Pick-YourOwn (PYO) e alla trasformazione industriale, specialmente per la produzione di vino di fragola. Produce numerosi frutti saporiti e di colore rosso scuro, la pianta è resistente all’erbicida Terbacil (Sinbar) e al Lygus lineolaris. Nel 1993 il programma è stato finanziato dal Conseil des Recherches en Pêche et en Agro-Alimentaire du Québec (CORPAQ), e imperniato sulla resistenza alle principali malattie delle foglie e delle radici. La varietà Joliette, originariamente saggiata come SJ89288-2, è stata diffusa nel 1996 per il mercato del fresco e la produzione PYO. Presenta un elevato rendimento produttivo, con frutti grossi, brillanti, di colore rosso chiaro, di ottima conservabilità; la pianta è resistente al batterio Xan-
Frutti di L’Acadie
Campo sperimentale per la valutazione di nuove cultivar
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fragola in Canada thomonas fragariae, all’oidio, a Diplocarpon earliana e alle sei specie di Phytophthora fragariae che causano la malattia del midollo rosso. Nel 1995, a seguito di cambiamenti importanti l’ente AAFC ha avviato un nuovo programma di partenariato denominato Matching Investment Initiative (MII), volto a favorire la cooperazione tra l’AAFC e l’industria promuovendo l’attività collaborativa di ricerca tra il settore privato e l’AAFC. Nell’ambito del MII l’AAFC si occupa del coordinamento di progetti industriali di ricerca e sviluppo. In conformità a questa iniziativa sono stati avviati diversi programmi per la selezione di cultivar di fragola destinate a usi specifici. Il primo programma di partenariato è iniziato nel 1995 con Les Fraises d’Ile d’Orléans Inc. (2035, Chemin Royal, Saint-Laurent, Ile d’Orléans, Québec, Canada, G0A 3Z0), allo scopo di sviluppare nuove cultivar idonee alla lunga conservabilità (shelf life). Da allora sono state costituite diverse selezioni e, nel 2001, si è diffusa commercialmente la nuova varietà denominata Orléans. Nel decennio 1996-2005 hanno preso avvio molti altri programmi, tra i quali quello finalizzato allo sviluppo di cultivar destinate alla trasformazione industriale (vino di frutta), caratterizzate da un’elevata attività antiossidante e da una più lunga shelf life dopo la raccolta. Da questi programmi hanno avuto origine due varietà: L’Acadie, resistente a Phytophthora fragariae, e Yamaska, resistente alle malattie fogliari e alla verticilliosi. È stata diffusa anche Clé des Champs, specifica per il Canada centro-orientale e per le regioni con clima simile a quello del Québec, caratterizzata da notevole qualità del suo frutto e lunga shelf life. Una piccola parte del programma è dedicata allo sviluppo di fragole con fiori rossi, insensibili al fotoperiodo, quindi rifiorenti, e resistenti al freddo invernale. Questo nuovo materiale genetico è destinato al giardinaggio hobbistico. Le due nuove varietà Rosalyne e Roseberry sono il risultato di un programma congiunto di collaborazione tra Lareault Inc. (Pépinière Luc La reault, 90, rue Lareault, CP 523 Lavaltrie, Québec, Canada, J0K 1H0) e Phytoclone Inc. (Phytoclone Inc., 1943, Rue Principale, St-Étienne-des-Grès, Québec, Canada G0X 2P0) e sono attualmente disponibili per gli appassionati di giardinaggio.
Frutti di Yamaska
Varietà rifiorenti (neutrodiurne) Le varietà rifiorenti comunemente più coltivate nel Canada centro-orientale (Seascape, Diamante e Aromas) sono state sviluppate dall’Università di California: sono tutte suscettibili a una o più patologie delle foglie e della radice, in particolare a verticilliosi, che costituisce un grave problema in quasi tutte le regioni fragolicole del Canada.
Frutti di Orléans
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mondo e mercato Seascape, diffusa nel 1991 in sostituzione di Selva, è suscettibile a Xanthomonas fragariae, Diplocarpon earliana e agli acari, nonché alla verticilliosi. Diamante (1996), è una cultivar relativamente resistente all’oidio e più tollerante agli acari rispetto a Seascape, ma suscettibile a Xanthomonas fragariae, Diplocarpon earliana, verticillosi e antracnosi. Aromas (1999), pur essendo abbastanza resistente all’oidio e ad antracnosi rispetto a Seascape, è tuttavia suscettibile a Xanthomonas fragariae e a verticilliosi. I fragolicoltori del Canada centro-orientale fanno ricorso a queste cultivar rifiorenti ma, per la loro suscettibilità al freddo invernale e alle malattie, spesso hanno scarso successo. Nel 1999, in seguito a un accordo di collaborazione con l’industria, è iniziato un programma di breeding che, attualmente, destina il 70% delle proprie risorse allo sviluppo di varietà rifiorenti, resistenti al freddo invernale, alle malattie – soprattutto a verticilliosi – e caratterizzate da frutti di qualità e dall’elevato contenuto di composti antiossidanti. Diverse nuove selezioni in avanzata fase di studio, tra cui FIN008-124, FIN0021-132, FIN002-144, FIN005-50, FIN005-7, FIN005-55 e FIN 0016-115, sono ora in fase di sperimentazione in diverse località canadesi ed europee, nonché in ambienti controllati per test di resistenza a Phytophthora fragariae e alla verticilliosi.
Fiore di Roseberry
Sviluppi recenti del breeding su fragola nel Canada orientale Per accelerare la selezione sono state sviluppate anche diverse tecniche utilizzate nello screening di nuove varietà, tra cui l’uso della fluorescenza clorofilliana (CF, Chlorophyll Fluorescence) per valutare la tolleranza dei fiori di fragola alle gelate di inizio primavera o di tardo autunno. È stato pure implementato un protocollo, ancora in fase di valutazione, per determinare il livello di antiossidanti e il suo utilizzo come strumento di se-
Fiore di Rosalyne Piante di Rosalyne
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fragola in Canada lezione per la resistenza alle malattie e alla lunga shelf life dei frutti. Si è scoperto che i composti antiossidanti migliorano la conservabilità dei frutti grazie alle loro proprietà antifungine, e in alcune linee di fragole selezionate è stata riscontrata anche una correlazione tra il livello di proantocianidine e la durata della shelf life dei frutti. Sebbene il programma di breeding ricorra principalmente ai metodi tradizionali, si utilizzano nuove tecnologie – come il finger printing – per lo screening delle nuove discendenze e per valutare la distanza genetica delle nuove linee dai rispettivi parentali. L’altro programma di breeding attivo nel Canada orientale è condotto a Kentville, in Nuova Scozia: si prefigge di sviluppare varietà rifiorenti con migliore qualità dei frutti e resistenza alle malattie. Ogni anno una parte di semenzali viene sottoposta a screening per la resistenza a Phytophthora fragariae. Il programma mira anche allo sviluppo di varietà resistenti alla batteriosi dovuta a Xanthomonas fragariae (maculatura angolare) che, nel Canada orientale, può diventare ancora più temibile se il clima diventerà più caldo e umido. Wendy e Valley Sunset sono due varietà di recente introduzione del programma di Kentville. Un altro programma, portato avanti nell’area occidentale ad Agassiz (Columbia Britannica), ha recentemente diffuso due nuove cultivar: Stolo e Saanich.
Obiettivi futuri del miglioramento genetico
• Si concentrano sullo sviluppo di nuove
linee di fragola con ampie capacità di adattamento, elevato rendimento produttivo, frutti di bell’aspetto e di migliore qualità, nonché dotate di resistenza a parassiti e malattie, in particolare a Phytophthora fragariae. Il miglioramento della qualità dei frutti, principalmente il sapore, delle caratteristiche fisiche per sopportare i lunghi trasporti e dei contenuti nutrizionali (per esempio, antiossidanti) potrà garantire l’espansione della fragola nei mercati nazionali ed esteri
• Gli ambiti di collaborazione
interdisciplinari riguardano: – studio e quantificazione dei singoli composti fenolici in linee di fragola e lampone selezionate da una popolazione di semenzali ottenuti in diversi centri AAFC, situati in Québec, Ontario, Columbia Britannica e Nuova Scozia – determinazione degli effetti del contenuto fenolico e della capacità antiossidante totale sulla qualità dei frutti (durata di conservabilità, controllo delle malattie pre- e postraccolta) – valutazione degli effetti di fattori ambientali (posizione geografica e pratiche colturali) sulla composizione chimica e fitochimica totale dei frutti – esecuzione di valutazioni in vitro su composti antiossidanti e loro interazione con determinate patologie Sviluppo di un modello che utilizzi la • composizione chimica/fitochimica come marcatore per selezionare linee di alta qualità
Produzione vivaistica Le piante di fragola vengono moltiplicate nei vivai canadesi fino all’autunno, quindi estirpate e spedite nelle aree frutticole meridionali degli Stati Uniti, oppure mantenute per essere estirpate la primavera successiva e distribuite ai fragolicoltori canadesi. Gran parte delle piante prodotte in Canada è diretta in Florida e in California: si stima che questo mercato valga circa 70 milioni di dollari canadesi, per un totale 700 milioni di piante. Quasi tutte le piante di fragola coltivate in Florida sono prodotte in Canada e provengono da diverse aree tra cui quelle situate in Nuova Scozia, Québec e Ontario. L’esistenza di un efficace controllo delle amministrazioni provinciali locali e di sistemi di certificazione fa sì che queste piantine siano molto apprezzate dai produttori. In ogni provincia diversi vivai di grandi dimensioni producono non soltanto stock di piante certificate per l’esportazione negli Stati Uniti ma anche piante certificate esenti da malattie per i fragolicoltori canadesi. L’esportazione e l’importazione di piante di fragola verso gli Stati Uniti e altri Paesi sono consentite unicamente se i requisiti fitosanitari sono soddisfatti in seguito a controllo da parte della Canadian Food Inspection Agency. 439
mondo e mercato Tecniche colturali, zone di produzione e cultivar La maggior parte dei fragolicoltori canadesi coltiva varietà unifere nei tradizionali sistemi a filari (matted row system) che consentono bassi costi e facilità di gestione. Il ricorso alla pacciamatura con film plastici è comune nelle zone dove si coltivano varietà rifiorenti. Di recente si è registrato un maggiore interesse verso la produzione di fragole in piccoli e grandi tunnel, dal momento che la produzione fuori stagione è considerevolmente redditizia. La produzione continua di fragole per l’intera annata non è ancora realizzabile, quantomeno nelle province centrali e orientali, tenuto conto del costo che comporta il riscaldamento delle strutture durante l’inverno e del basso costo della frutta importata dal Messico. La fragola è coltivata in molte aree canadesi, ma esistono differenze negli standard varietali adottati nelle regioni occidentali, centrali e orientali. Il Québec è l’area leader e i suoi produttori possono contare su una vasta gamma di varietà locali, come Chambly, Clé des Champs, Harmonie, St-Laurent d’Orléans, StPierre e Yamaska, o provenienti dalle province centro-orientali della Nuova Scozia e dell’Ontario, tra cui Annapolis, Bounty, Cabot, Cavendish, Évangéline, Glooscap, Kent, Mira, Sable, Sapphire, Serenity, Valley Sunset, Veestar e Wendy. Nelle regioni centro-orientali del Paese sono diffuse anche varietà costituite negli Stati Uniti, quali Jewel e Honeoye. In alcune regioni i produttori sono passati a coltivare varietà rifiorenti, utilizzando film plastici per pacciamare le prode e coprendo con tunnel i filari composti facendo ricorso a piante fresche cime radicate. Le principali varietà rifiorenti coltivate in Québec sono Albion, Aromas, Seascape e Mara des Bois. Analogamente al Québec, l’Ontario promuove cultivar costitui te da locali programmi di breeding – come Veestar, Sapphire, Governor Simcoe e Serenity – o dai programmi attivi in Nuova Scozia e Québec. La fragolicoltura nelle aree atlantiche si basa soprattutto su varietà unifere coltivate in filari (matted row system). La Nuova Scozia può contare su poco più di 260 ettari, di cui il 10% circa sistemato a prode pacciamate con film plastici per la coltivazione di varietà rifiorenti. Nel Nuovo Brunswick esistono circa 160 ettari di fragoleti, di cui meno di 4 coltivati con varietà rifiorenti. La coltura poliennale su filari predomina anche nell’Isola del Principe Edoardo e a Terranova. La produzione di varietà rifiorenti per la raccolta di fine estate probabilmente continuerà a crescere, seppure a un ritmo lento, soprattutto se si renderanno disponibili cultivar più adattate agli ambienti citati. Questa espansione potenziale potrebbe essere frenata dalla crescente quantità e dal basso prezzo delle fragole importate.
Certificazione sanitaria del materiale vivaistico
• I coltivatori canadesi possono scegliere
tra una vasta gamma di cultivar sviluppate localmente, in funzione dell’adattabilità all’ambiente, della qualità dei frutti, della resistenza alle malattie, della precocità e dell’attitudine a lunghe spedizioni. Tutte le piante vendute sono certificate esenti da malattie e virus. Le province Québec, Ontario, Columbia Britannica e Nuova Scozia hanno ciascuna un proprio programma di certificazione delle piante di fragola che prevede il ricorso a piante madri certificate ai vivai e l’esecuzione di numerosi controlli annuali – in particolare prima dell’estirpazione dai vivai – per verificare che tutte le piante spedite siano immuni ed esenti da agenti patogeni, inclusi i nematodi
Confezionamento, movimentazione e distribuzione
• Ogni produttore di fragole utilizza un
suo imballaggio, variabile in base al tipo di vendita, locale o fuori provincia. Un imballaggio comune è raccomandato e fornito dall’Association des producteurs de fraises et framboises del Québec, per trasmettere al consumatore un tono familiare e favorire il consumo del prodotto locale. A differenza dell’Europa e degli Stati Uniti, attualmente in Canada non sono presenti grandi aziende di commercializzazione. Di solito i coltivatori fanno 2-3 raccolte a settimana; il prodotto viene confezionato direttamente in campo in comuni contenitori plastici, messi rapidamente a raffreddare prima della spedizione ai mercati locali o di altre province
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fragola in Canada Aspettative future I fragolicoltori canadesi si trovano a fronteggiare varie sfide, tra cui la produzione fuori stagione e la ricerca di cultivar rifiorenti pienamente adatte. Le piante cime radicate sono utilizzate da alcuni produttori su prode pacciamate con film plastico, con o senza tunnel, per produrre fuori stagione. Tuttavia la produzione di fragole nel periodo invernale è ancora in forse a causa dei costi troppo elevati, soprattutto di riscaldamento. I regolamenti e le normative per l’importazione e l’esportazione di piante sono sempre più restrittivi in tutto il mondo, e sarà sempre più difficile sperimentare nuovo materiale genetico di altri programmi di breeding. La carenza di manodopera è un altro ostacolo cui devono far fronte i coltivatori di fragole; negli ultimi due anni si è ovviato con l’assunzione di lavoratori stagionali, prevalentemente messicani. Il Canada ha un programma di collocamento al lavoro temporaneo, analogo a quelli adottati negli Stati Uniti e in Europa: il Canadian Temporary Worker Program fornisce ai lavoratori impieghi temporanei nelle aziende agricole di produzione e nei vivai dove si producono piante certificate. Questo programma viene attualmente utilizzato per aiutare i produttori e i vivaisti a risolvere i problemi di scarsità di manodopera e, probabilmente, questa tendenza continuerà ad aumentare in futuro.
Produzione di fragole
• Le cultivar selezionate e utilizzate
nel Canada occidentale (Columbia Britannica) non sono adatte alle regioni orientale e centrale, e viceversa: ciò conferma l’importanza dei programmi di breeding locali
• La ripartizione della produzione
complessiva di fragole indica il 36% per il Québec, il 32% per l’Ontario, il 15% per la Columbia Britannica e l’8% per la Nuova Scozia; il Nuovo Brunswick e il Manitoba producono circa il 3%, mentre l’Alberta, l’Isola del Principe Edoardo, Terranova e il Saskatchewan contribuiscono con lo 0,5-1%
Foto W. Faedi
Pianta di Orleans, varietà originata in Canada, in fruttificazione a Cesena Impianto di un fragoleto sotto grandi tunnel multipli
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la fragola
mondo e mercato Fragola nel Nord-Est degli USA John Maas
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mondo e mercato Fragola nel Nord-Est degli USA La coltivazione della fragola, negli Stati Uniti nord-orientali, viene praticata su di una vasta superficie che presenta differenti condizioni climatiche e comprende, procedendo da est, la pianura costiera atlantica (dalla Virginia al Maine), i monti Appalachi, le pianure centrali fino agli Stati dell’Iowa, dell’Indiana, del Wisconsin e del Minnesota. Le zone climatiche sono definite da longitudine (67-96° ovest), latitudine (36,5-45,0° nord) e altitudine (quasi a livello del mare la pianura costiera atlantica, fino a diverse centinaia di metri i monti Appalachi). Le temperature minime invernali generalmente variano da –15 °C a –12 °C lungo la pianura costiera meridionale della Virginia e da –37 °C a –46 °C in Minnesota e in alcune parti del Maine. Il periodo di gelate lungo la pianura costiera e nelle regioni medio-atlantiche (210-270 giorni) è decisamente più lungo di quello del New England e delle aree centrosettentrionali (120-150 giorni). La diversità di climi e suoli, insieme ad altre variabili ambientali che caratterizzano gli Stati Uniti nord-orientali, ha portato allo sviluppo di numerosi adattamenti colturali specifici per la fragola. I vari sistemi colturali e l’adattabilità varietale alle differenti condizioni locali hanno garantito lo sviluppo vegetativo delle piante e la produzione di frutti, nonché permesso di ampliare la stagione produttiva. Nel Sud la produzione segue quella della Florida e comincia diverse settimane prima dell’inizio della raccolta nelle aree del Nord (a fine maggio), anche se in molte regioni più settentrionali la stagione di produzione dei frutti può arrivare fino a luglio. La selezione varietale e il successo delle tecniche di coltivazione dipendono dalle condizioni di crescita tipiche di ogni località e regione. La scelta di varietà a diversa epoca di produzione (precoce, intermedia, tardiva) estende quello che altrimenti sarebbe un breve periodo di raccolta per le varietà unifere. La diffusione della plasticoltura, che prevede la coltivazione in prode rialzate pacciamate con film plastico, sistemi di fertirrigazione su linee poste sotto il film plastico e uso di cultivar rifiorenti o di varietà unifere poco sensibili al fotoperiodo ha fatto sì che nelle regioni settentrionali la stagione produttiva si prolungasse fino all’estate inoltrata e nei mesi autunnali. Dagli anni ’80 nel Nord-Est degli Stati Uniti si sono verificati cambiamenti notevoli negli aspetti economici della fragolicoltura. Fino ad allora la maggior parte dei coltivatori dipendeva dalla clientela per raccogliere i frutti dai campi, spesso di 1,5-7,0 ha, ed essi non eseguivano la raccolta per la vendita all’ingrosso o nella fattoria stessa. Oggi le aziende agricole al dettaglio o PYO (Pick-YourOwn, “raccogli da te”), esistono ancora, ma molte altre hanno trasformato l’attività di raccolta, che viene eseguita dagli stessi produttori per la vendita diretta nella propria azienda. Negli ultimi anni, con i cambiamenti dello stile di vita dei consumatori e dei
Regione settentrionale New England Regione nord-orientale Regione medio-atlantica Regione medio-occidentale Regione nord-occidentale Regione occidentale
Agli inizi della primavera i fiori vengono protetti dalle gelate mediante sistemi di irrigazione a pioggia
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fragola nel NE degli USA modelli demografici, la vendita PYO nelle aziende ha subito una drastica riduzione, a tutto vantaggio della vendita di frutti, offerti freschi o sotto forma di prodotti trasformati, in chioschi lungo le strade e nei mercati locali delle città. I cambiamenti economici, come l’incremento, per le famiglie a due redditi del tenore di vita e degli impegni di spesa, insieme alla sovrapproduzione e alla conseguente perdita di redditività delle attività PYO rispetto all’acquisto al dettaglio di frutti provenienti dalla California, hanno provocato mutamenti nella produzione, che è passata da attività PYO ad altre più competitive. Ciò ha favorito la nascita di forme di vendita di frutta in azienda, lo sviluppo di prodotti trasformati, e l’inserimento di attività d’intrattenimento per bambini e adulti in fattoria. Bisogna peraltro considerare che la maggior parte dei fragolicoltori nel Nord-Est degli Stati Uniti produce anche altri frutti e ortaggi, e che la fragola rappresenta per loro l’inizio della stagione di vendita al pubblico (mercato di fattoria), vendita che continuerà per tutta l’estate e l’autunno con altri tipi di frutta, ortaggi e prodotti affini. Alcuni grandi coltivatori nei dintorni delle aree metropolitane vendono anche frutta e altri prodotti nei mercati di cooperative locali e, all’ingrosso, a distributori e negozi di alimentari. I prezzi delle fragole nei mercati agricoli spesso sono superiori a quelli delle fragole importate, ma è elevata anche la domanda di frutti appena raccolti. La commercializzazione dei frutti anche da parte di piccole realtà produttive fornisce una fonte di reddito sostanziale per queste imprese, molte delle quali sono a conduzione familiare. I due sistemi di coltivazione predominanti nel Nord-Est degli Stati Uniti sono rappresentati da colture pluriennali sui tradizionali filari (matted row) e da colture annuali su terreni sistemati in prode rialzate e coperte con film plastico. In alcune regioni, dove le temperature invernali ed estive lo permettono, si utilizzano varianti di entrambi i sistemi. I sistemi a filari si basano sulla produzione di frutti anche dalle numerose piante figlie, mantenute per ampliare la superficie produttiva, mentre i sistemi a coltura annuale si basano su piante disposte a distanze regolari, e si impedisce lo sviluppo delle piante figlie. Le varietà utilizzate in coltura annuale tendono a crescere vigorosamente, producono numerosi germogli nella corona ma un minor numero di stoloni, e quindi di piante figlie, rispetto alle varietà tipicamente usate per i sistemi a filari. Il vecchio sistema a filari è diffuso nelle regioni con inverni rigidi ed estati calde (con estremi rispettivamente di -40 °C e di 38 °C), con brevi periodi senza gelo (120-140 giorni) e periodi d’induzione a fiore fino a metà agosto. In tarda primavera le piante frigoconservate vengono messe a dimora disposte a 45-90 cm l’una dall’altra, in filari distanti tra loro circa 60-120 cm. In questo modo le piantine figlie si svilupperanno dagli stoloni e radicheranno negli spazi. La spaziatura effettiva intrafilare dipende dal vigore della cultivar e dalla sua capacità di produrre piante figlie. Per le varietà meno vigorose e per quelle che producono pochi stoloni le distanze di
Un “farm market”, dove le fragole vengono vendute al pubblico. I frutti sono raccolti dal gestore della fattoria e confezionati per la vendita come frutta fresca e spesso anche come prodotti trasformati
Foto W. Faedi
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mondo e mercato piantagione sono minori rispetto a quelle delle varietà più vigorose. In genere, i fiori emessi subito dopo la piantagione vengono asportati per facilitare la crescita vegetativa delle piante e i primi frutti vengono raccolti l’anno successivo. Queste piante possono restare produttive per 4-6 anni. Agli inizi dell’inverno di solito i coltivatori ricoprono le piante con paglia per proteggerle dal freddo, soprattutto quando le precipitazioni nevose sono scarse; in alternativa possono essere usati film di copertura mobili. Entrambi i tipi di protezione vanno rimossi in primavera non appena le piante iniziano la ripresa vegetativa. Nel periodo invernale spesso è necessario proteggere i fiori dal gelo: a questo scopo si ricorre o a un impianto d’irrigazione a pioggia o a coperture mobili, che possono rimanere sul posto per lunghi periodi (in caso di annate particolarmente fredde) oppure essere rimosse durante il giorno e reinstallate per la notte. I sistemi usati, generalmente, per le colture annuali sono simili a quelli in uso in California o in Florida: da due a quattro file di piante per ogni prode vengono disposte a distanze idonee per ospitarne la crescita. Le prode possono raggiungere un’altezza di 30 cm, secondo il numero di file, la coltivazione e le specifiche attrezzature usate per la raccolta. Le date di piantagione dipendono dalle cultivar: Sweet Charlie viene messa a dimora già agli inizi di agosto mentre Chandler verso il 10-20 settembre nelle zone costiere centrali della regione medio-atlantica. Per le prode a due file la distanza è di 1-1,3 m tra una prode e l’altra, mentre quelle a quattro file sono distanziate di 1,5-1,7 m. La distanza interfila è di 30-35 cm e di 20-30 cm tra le singole piante. Di solito l’irrigazione viene effettuata con i tradizionali sistemi a pioggia oppure mediante un sistema a goccia che prevede appositi tubi interrati: la prima modalità è necessaria soprattutto dopo la messa a dimora delle piante. Per gli impianti si utilizzano piante fresche green o piante cime radicate plug: in ogni caso, dopo il trapianto è necessaria la disponibilità di acqua sufficiente per l’attecchimento. Il mantenimento di piante figlie viene scoraggiato eseguendo la piantagione tra fine estate e inizio autunno. Gli stoloni che si sviluppano vengono rimossi a mano, meccanicamente o con sostanze chimiche. Mantenere la coltura per due o tre anni consente di produrre buoni vantaggi in termini di reddito. La produzione di fragole già nel primo anno di fruttificazione raggiunge spesso una media di 9 t/ha, quantità che può contribuire ad ammortizzare i costi di gestione. In alcune zone la resa del secondo anno di fruttificazione può avvicinarsi a 28 t/ha, mentre un raccolto eccezionale nel terzo anno può fornire fino a 20 t/ha. La felice posizione, una buona gestione, malattie e parassiti non particolarmente aggressivi, la disponibilità del mercato e condizioni climatiche favorevoli sono tutti fattori che contribuiscono al successo di questo sistema per tre anni di fruttificazione. Un quarto anno di raccolto può non essere remunerativo a causa dell’eccessivo numero di germogli, di erbe infestanti e del deterioramento del film plastico di pacciamatura.
Le fragole destinate alla vendita nei “farm market” vengono raccolte direttamente in contenitori plastici a conchiglia
Le coperture mobili dei filari di fragola assicurano la protezione dal gelo primaverile delle piante e favoriscono la precocità di maturazione dei frutti
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fragola nel NE degli USA Tra le varianti del sistema a filari e del sistema con prode ricordiamo i filari a prode rialzate non coperte da film plastico e i filari stretti (narrow-row) o a nastro (ribbon-row). Nel primo caso le prode sono rialzate di appena 10-12 cm nelle aree con terreni particolarmente argillosi, caratterizzati da un drenaggio lento dopo forti piogge e da una scarsa crescita delle radici, fattori che comportano basse rese. La variante a nastro è stata utilizzata in diverse aree degli Stati Uniti, dagli stati dell’Atlantico meridionale fino a quelli del Nord-Est. Si tratta di una tecnica adattabile a colture annuali o perenni, con o senza pacciamatura in plastica. Nel sistema a nastro si usano letti rialzati molto stretti con un’elevata densità di piante disposte in un solo filare. Le piante figlie vengono eliminate per ridurre al minimo la competizione e massimizzare il rendimento produttivo. La distanza ridotta – 10 cm tra le piante e 90 cm tra i filari – consente una densità fino a 108.000 piante/ha. Talvolta sui letti rialzati a nastro si utilizza plastica o pacciame di altri materiali per impedire la radicazione delle piante figlie e controllare quindi la densità della coltura. Sistemi quali le serre a tunnel o a campana, la coltura forzata in serra e quella idroponica non sono stati sviluppati nella fragolicoltura commerciale nel Nord-Est degli Stati Uniti a differenza di quanto è avvenuto in Europa e in Asia. Negli Stati Uniti orientali la maggior parte delle produzioni fuori stagione è ottenuta impiegando le più recenti varietà rifiorenti. Queste varietà sono coltivate con tecniche, inclusa la pacciamatura con paglia tra i filari, per massimizzare la produzione dei frutti in estate e in autunno. Grazie a una corretta gestione queste varietà possono essere coltivate su base annuale o pluriennale in modo molto proficuo. Inoltre, nelle aree meridionali, schemi annuali a piantagione autunnale, utilizzando piante di varietà unifere (Chandler, per esempio) appena prelevate dai vivai e piantate su letti rialzati, coperte con film plastico nero, hanno consentito un periodo di produzione precoce e prolungato. Tuttavia le piantine appena prelevate a radice nuda e trapiantate nei campi a settembre sono molto deperibili e richiedono un’attenzione particolare nel trasporto e nella movimentazione, trattamenti ad alta intensità di manodopera e frequenti irrigazioni nella prima settimana. Inoltre, se nei vivai le piantine sono affette da antracnosi è possibile che la coltura vada in gran parte perduta, specialmente in presenza di alte temperature e clima umido. In alcune zone si usa coprire i filari con coperture mobili di vario spessore per prolungare nella stagione autunnale la crescita delle piante, al fine di migliorare lo sviluppo della corona, garantire protezione durante l’inverno e all’inizio della primavera contro le temperature fredde e i danni causati dal vento, e in primavera per promuovere un raccolto anticipato. Spesso la combinazione tra uso di filari coperti e irrigazione a pioggia può mitigare notevolmente la temperatura a livello della chioma della pianta, in condizioni me teorologiche nelle quali uno qualsiasi dei due metodi di protezione
I programmi di miglioramento genetico sviluppano costantemente varietà con frutti sempre più grossi e saporiti
Il sistema di coltura a filari è comunemente praticato in molte zone degli Stati Uniti nord-orientali. Lo strame di paglia tra i filari è applicato in autunno per proteggere le piante dal clima invernale: una pratica che consente di eliminare la presenza di erbe infestanti, mantiene i frutti puliti dai residui terrosi e fornisce il passaggio per la raccolta
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mondo e mercato da solo si rivelerebbe insufficiente. Molti coltivatori si avvalgono di sistemi d’allarme meteo o di servizi Internet che avvertono in caso di probabili situazioni di gelo e permettono così di adottare le precauzioni necessarie per proteggere le piante. L’impiego di varietà rifiorenti è diventato di grande interesse per gli agricoltori delle zone settentrionali, più fresche. Sebbene le coltivazioni a pieno campo siano ancora modeste in rapporto ad altri metodi di produzione della fragola, le rese sono alquanto interessanti. A volte, per prolungare la stagione, vengono usate coperture mobili sui filari, mentre un numero esiguo di produttori impiega tunnel bassi. Le varietà principali utilizzate sono Seascape e Albion, in quantità minori Tribute, Tristar ed Evie 2. In molti casi la superficie aziendale in una fattoria a conduzione familiare impone che i fragoleti siano costituiti nuovamente sui campi già coltivati a fragola precedentemente, dal momento che pochi produttori hanno la possibilità di disporre di nuovi campi mai destinati prima a questa coltura. In passato, prima di reimpiantare il fragoleto molti coltivatori dovevano procedere alla fumigazione con bromuro di metile (BM, bandito dal Protocollo di Montreal) o cloropicrina ma oggi, in seguito alla graduale scomparsa di questi fumiganti e alla mancanza di prodotti alternativi (o alla loro minore efficacia), le rese dei raccolti sono diminuite e i coltivatori hanno bisogno di efficaci programmi alternativi per il trattamento dei terreni. Le cultivar più recenti sono state, e continuano a essere, coltivate per la loro resistenza a diverse malattie e parassiti tellurici. Tuttavia nessuna è resistente alle erbe infestanti, che continuano a costituire un grave problema e una notevole fonte di spesa per i fragolicoltori nel Nord-Est degli Stati Uniti. L’impiego di piantine da trapianto sane ed esenti da malattie è fondamentale – insieme all’implementazione di una gestione integrata di parassiti e infestanti – per consentire ai coltivatori di evitare focolai di malattia nei loro campi di produzione. La gestione integrata di parassiti e infestanti (IPM, Integrated Pest Management) può essere definita come l’ottenimento del massimo raccolto possibile con il minimo uso di sostanze chimiche, conseguito per mezzo del coordinamento tra le pratiche colturali e le attività di controllo dei parassiti e delle infestanti. Ciò include generalmente la gestione di insetti, acari, malattie ed erbe spontanee e prevede l’identificazione accurata dei parassiti, il monitoraggio sul campo, la definizione di linee guida o soglie per l’intervento, e la messa in pratica di attività di gestione efficaci. Ognuno di questi obiettivi è condizionato dalla varietà, dalla posizione, dalla durata della stagione della raccolta, dalla storia del singolo terreno e dall’ambiente circostante. Bisogna considerare inoltre che gli obiettivi di questa gestione integrata applicata alla coltura pluriennale a filari differiscono sostanzialmente da quelli relativi a un sistema di coltura annuale, come pure da quelli relativi a sistemi di produzione autunnali e invernali. Tra gli obiettivi di una gestione
Sistema di coltura annuale su prode rialzate con due filari di piante. La prode è coperta con film in plastica nera
Fragole prodotte su prode pacciamata con plastica nera e strame di paglia negli interfilari
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fragola nel NE degli USA Cultivar raccomandate per le varie regioni degli Stati Uniti nord-orientali Cultivar raccomandate per le varie regioni degli Stati Uniti nord-orientali
Regione settentrionale (Wisconsin, Minnesota) Stagione precoce
Sable, Annapolis
Stagione media
Itasca, Honeoye, Mesabi, Cavendish, Glooscap, Jewel, Mira, Cabot
Stagione tardiva
Ovation, Winona
• Le cultivar presentate nella tabella
a fianco sono da intendersi come raccomandazioni generali e per nulla esaustive riguardo le singole realtà regionali: l’impiego di alcune di esse e di altre varietà nelle diverse zone è variabile, poiché sono il produttore e/o le preferenze dei consumatori a determinare quali sono le cultivar più adatte in ogni località. Alcune varietà sono ormai classiche, come Sparkle ed Earliglow, altre vengono coltivate localmente, mentre altre ancora provengono dalla California, dalla Florida, dal Canada e dall’Europa, incontrando un vasto consenso nel Nord-Est degli Stati Uniti
New England (Maine, New Hampshire, Vermont) Stagione precoce
Sable, AC Wendy, Honeoye
Stagione media
Mesabi, Cavendish, Jewel, Mira, Cabot, Brunswick, Seneca, Darselect
Stagione tardiva
Allstar, Canoga, Seneca, Yamaska
Regione nord-orientale (Massachusetts, New York, Pennsylvania) Stagione precoce
Annapolis, Mohawk, AC Wendy, Galletta, Honeoye, Daroyal, Tristar
Stagione media
Cavendish, Honeoye, Kent, Jewel, Mira, Brunswick, Glooscap, Cabot, Chandler, Darselect, Clancy, L’Amour, Tribute, Allstar
Stagione tardiva
Eros, Ovation, AC Valley Sunset, Evie-2, Seascape, L’Amour, Allstar
Regione medio-atlantica (Maryland, Delaware, New Jersey, Virginia, West Virginia) Stagione precoce
Earliglow, Mohawk
Stagione media
Chandler, Allstar, Cavendish, Primetime, Sweet Charlie
Stagione tardiva
Ovation, Sparkle, Guardian, Latestar
Regione occidentale (Iowa, Missouri, Tennessee, Kentucky, Ohio, Michigan, Illinois) Stagione precoce
Earliglow, Annapolis, AC Wendy
Stagione media
Itasca, Jewel, Honeoye, Kent, Mesabi, L’Amour, Cabot, Glooscap
Stagione tardiva
Sparkle, Lateglow, Guardian, Allstar, Clancy
Varietà rifiorenti
Selva, Tribute, Tristar, Quinault, Albion, Seascape Regione nord-occidentale
Varietà resistenti al freddo invernale
Kent, Mesabi, Noreaster, Ovation, Honeoye, Clancy, Sparkle, Itasca, Cavendish, Glooscap
integrata di parassiti e infestanti, infine, vanno segnalati anche la diminuzione della quantità di agrofarmaci immessi nell’ambiente e la riduzione dell’impatto sugli organismi utili. I problemi causati dalle erbe infestanti sono più gravi nei sistemi a filari perenni che nei sistemi annuali o biennali. Il ricorso alla
Le coperture con film plastico dei filari, sostenute da archetti, vengono utilizzate per favorire la produzione dei frutti e come protezione dal gelo nella fase di fioritura
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mondo e mercato Cultivar di fragola resistenti alle malattie (R = resistente; T = tollerante; S = suscettibile; -- = non determinato)
Rispetto al sistema a filari classico, in quello a filari stretti si ha una buona penetrazione della luce su tutte le piante e una maggiore facilità di raccolta dei frutti
Cultivar
Phytophthora fragariae
Verticillium dahliae
Xanthomonas fragariae
Diplocarpon earliana
Annapolis
R
S
S
S
Allstar
R
R
R
R
Cavendish
R
T
R
R
Clancy
R
--
--
--
Earliglow
R
R
S
R
Glooscap
S
T
R
R
Honeoye
S
S
R
R
Jewel
S
S
R
R
Kent
S
S
R
R
L’Amour
R
--
--
--
Lateglow
R
R
T
T
Mesabi
R
R
T
T
Northeaster
R
R
T
T
Quinalt
R
--
R
R
Tribute
S
R
T
T
Tristar
R
R
T
T
fumigazione del terreno è diminuito in seguito all’incremento dei costi e alla minore disponibilità di miscele di BM, ai maggiori limiti sull’uso di prodotti alternativi al BM, alla normativa sulla presenza di zone di protezione attorno ai campi fumigati e sullo smaltimento dei teli in plastica nonché ad altre restrizioni che hanno reso la fumigazione troppo costosa per le piccole aziende agricole. Sono disponibili alcuni erbicidi approvati per essere usati in fragolicoltura, ma non durante la produzione dei frutti. A prescindere dal sistema colturale utilizzato, è essenziale eliminare le erbe infestanti perenni almeno un anno prima di preparare i campi per la piantagione. Nella coltivazione a filari, una lavorazione superficiale a 1-1,5 cm di profondità deve essere eseguita il più spesso possibile per eliminare le giovani piante spontanee e il diserbo meccanico può essere completato con erbicidi, quando il loro uso è consentito. Gli erbicidi usati agli inizi dell’autunno evitano la presenza di infestanti perenni e annuali invernali. Gli erbicidi possono essere 448
fragola nel NE degli USA applicati anche ad autunno inoltrato o agli inizi dell’inverno, prima della posa in opera della pacciamatura invernale. In genere, la pacciamatura con film plastico nero permette di tenere sotto controllo molti dei problemi causati dalle erbe infestanti, ma non tutti. Spesso queste si sviluppano attraverso i fori d’impianto, e il Cyperus esculentus cresce direttamente attraverso la plastica. Sebbene per il controllo delle infestanti, delle malattie e dei nematodi sia anche possibile procedere alla fumigazione prima dell’impianto del fragoleto, l’uso ripetuto di questa pratica può portare a un deterioramento delle condizioni del terreno e per questo viene adottata una combinazione di pratiche agronomiche che si traduce in un minore compattamento del suolo grazie anche all’incorporazione di compost organici per rivitalizzare il terreno. Il mantenimento di livelli elevati di materia organica nel suolo migliora la struttura del terreno e contribuisce ad assicurare la presenza di comunità microbiche sane e benefiche, soppressive nei confronti delle popolazioni dei patogeni.
Malattie e parassiti della fragola comuni negli Stati Uniti orientali Malattie dei frutti
muffa grigia (Botrytis cinerea); antracnosi (Colletotrichum acutatum); marciume del colletto (Phytophthora cactorum)
Malattie delle foglie
maculatura rosso-bruna (Diplocarpon earliana); ruggine delle foglie (Phomopsis obscurans); maculatura angolare [batterica] delle foglie (Xanthomonas fragariae); oidio (Sphaerotheca macularis)
Malattie delle radici
malattia del midollo rosso (Phytophthora fragariae); verticilliosi (Verticillium dahliae); necrosi radicale (complesso patologico, Rhizoctonia fragariae)
Malattie virali
pallidosi da SPaV (Strawberry pallidosis associated virus); falso ingiallimento della bietola, da BPYV (Beet pseudo-yellows virus); arricciamento da SCV (Strawberry crinkle virus); maculatura da SMoV (Strawberry mottle virus); ingiallimento del bordo della fragola da SMYEV (Strawberry mild yellow edge virus); scolorazione perinervale da SVBV (Strawberry vein banding virus)
Malattie da fitoplasmi
petalo verde (green petal); multiplier; giallume dell’astro (aster yellows)
Insetti dannosi per i frutti
Lygus lineolaris; Anthonomus signatus, Stelidota geminata
Acari dannosi per le foglie
ragnetto rosso (Tetranychus urticae)
Insetti dannosi per le radici
larve di varie specie di coleotteri; Paria canella; coleotteri rostrati della superfamiglia Curculionoideae (varie specie)
Nematodi dannosi per le radici
Meloidogyne hapla; Pratylenchus penetrans; gruppo di specie Xiphinema americanum
Fumigazione del terreno in una piccola fattoria, eseguita con un trattore dotato di un dispositivo che inserisce il fumigante nel terreno e poi depone un telo di plastica per coprire la superficie trattata
Marciume su frutto
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la fragola
mondo e mercato Fragola in Giappone Yasaburo Oda,
Rinppe Inoue
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Fragola in Giappone Foto F. Sakurai
Aspetti storici Poco più di 100 anni fa, alla fine del XIX secolo, in un sobborgo di Tokyo venne coltivata la prima fragola. Si ritiene che la moderna fragola coltivata (Fragaria × ananassa) sia stata introdotta in Giappone dagli olandesi nella prima metà dell’800, attraverso il porto di Nagasaki. A quel tempo l’Olanda era il solo partner commerciale europeo del Paese. In ogni caso, la fragola non ebbe un successo immediato. L’allora nuovo governo Meiji – in carica dal 1869 – s’impegnò attivamente per diffondere nuove colture, e con esse alcune cultivar di fragola furono introdotte dall’Sempreuropa e dagli Stati Uniti. Prima della Seconda guerra mondiale l’importanza della fragolicoltura in Giappone era così irrisoria che un’indagine del Ministero dell’Agricoltura e del Commercio del 1923 registrava soltanto 350 ha coltivati a fragola. Verso il 1952 la fragolicoltura subì un’evoluzione e si sviluppò grazie all’uso di film plastici di copertura, permettendo l’introduzione di serre di grandi dimensioni, nelle quali fosse possibile camminare in posizione eretta e dotate di dispositivi moderni quali i bruciatori per il riscaldamento e i generatori di CO2. Questo cambiamento permise di creare nuove zone di produzione sul versante pacifico dell’isola di Honshuˉ e sull’isola di Kyuˉshuˉ, lontano dalle grandi città e quindi
La concimazione carbonica può essere realizzata per combustione di oli (sotto) oppure mediante apposite attrezzature che sono in grado di gasificare la CO2 liquida (sopra)
Foto F. Sakurai
450
fragola in Giappone dai mercati di maggior consumo. Nel 1980 la superficie destinata alla coltivazione della fragola nel Paese raggiunse i 12.000 ha e la produzione totale superò le 200.000 t, valori che fecero del Giappone il terzo maggior produttore al mondo. Sebbene nel 2007 la superficie coltivata sia diminuita a 6700 ha, il livello di produzione si è attestato sulle 191.400 t. Le ragioni principali di questo cambiamento vanno ricercate nell’invecchiamento dei produttori, nella mancanza di eredi e nella modifica dei metodi di coltivazione, che oggi contemplano sistemi a raccolta prolungata che garantiscono un maggiore rendimento in termini di rese. Come innovazione epocale nella storia della fragolicoltura giapponese occorre ricordare una tecnica inventata dagli stessi agricoltori nipponici, nota come coltura forzata. Nel 1915 i fragolicoltori di Shizuoka, la regione centrale di Honshū, piantarono nei fragoleti degli stoloni nel limitato spazio formatosi tra le piccole pietre naturali con le quali essi avevano costruito una sorta di muro rivolto verso il sole. Questo muro di pietre si rivelò un eccellente accumulatore del calore naturale ceduto dai raggi solari. A partire dal 1923 gli agricoltori sostituirono le pietre naturali con blocchi di cemento e coltivarono una nuova varietà a fioritura precoce, le cui piante erano prodotte in vivai situati a elevate altitudini, sul monte Fuji. Le piantine si svilupparono in quelle estreme condizioni climatiche e permisero di iniziare la raccolta a fine ottobre. Oggi le coltivazioni in muri di pietra esistono ancora, ma limitate a una nicchia di produzione legata al PickYour-Own (PYO, “raccogli da te”), destinato unicamente a offrire un piacevole svago ai visitatori delle fattorie. Resta il fatto che la coltivazione nei muri di pietra ha rappresentato il punto di
Foto A.Saito
Panoramica delle colture protette di fragole (tunnel coperti con film plastico) nella città di Shizuoka
Foto F. Sakurai
Foto F. Sakurai
Tipica coltivazione di fragole sotto serra
Per i bambini è un gioco raccogliere i frutti direttamente dalla pianta presso la fattoria Ston-wall Strawberry, nella città di Shizuoka
451
mondo e mercato Foto N. Maekubo
Caratteristiche della fragolicoltura giapponese • Le varietà coltivate sono tutte originarie del Giappone • Le aziende sono di piccole dimensioni (da 0,3 a 0,5 ha circa) e sono gestite a livello familiare • Le piantine sono prodotte da ciascuna azienda utilizzando vasi o tray. Gli stoloni delle varietà unifere vengono raffreddati durante la notte • Circa il 90% della superficie destinata a fragola è coltivato con il sistema di coltura forzata
Ichigo-Daifuku, il dolce tipico giapponese a base di riso e fragole
partenza della fragolicoltura forzata in Giappone. Nel 1906 il dr. Fukuba riuscì a costituire da una progenie di General Changy la prima cultivar giapponese, Fukuba. Da allora sono state realizzate molte cultivar, sia dalle stazioni agricole sperimentali sparse sul territorio, sia da diversi ricercatori privati; quelle elencate di seguito sono molto note e popolari in tutto il Paese: Kgyoku (1940), Hokowase (1960), Harunoka (1967), Reiko (1972), Toyonoka (1983), Nyoho (1984). Le spedizioni dei frutti sui mercati cominciano a partire da metà novembre e si prolungano per sette mesi, fino agli inizi di giugno; il periodo da luglio a ottobre è considerato di bassa stagione. Nel Giappone settentrionale la fragola è prodotta in estate e in autunno, utilizzando cultivar rifiorenti ad altitudini elevate. Oggi la fragola è uno dei frutti più popolari, che ormai è possibile acquistare tutto l’anno. Le fragole in Giappone vengono consumate principalmente fresche come dessert. Ichigo-Daifuku è un gradevole dolce tipico giapponese nel quale la fragola è uno degli ingredienti principali. Non bisogna dimenticare anche le speciali visite con degustazione di fragole organizzate da alcune aziende agricole: esse attraggono molti visitatori, che hanno modo di gustare i frutti sul campo. Questo tipo di attività legata al settore orticolo si sta diffondendo in molte località del Paese.
• I frutti vengono raccolti per sette mesi, da metà novembre a giugno dell’anno successivo
HOKKAIDO
Fukuoka HONSHU
Saga Nagasaki
OKINAWA
SHIKOKU KYUSHU
Miyagi Tochigi Ibaragi Tokyo
Chiba Shizuoka Aichi Osaka Kumamoto
Caratteristiche colturali della fragolicoltura giapponese Il territorio del Giappone si estende, all’estremità del continente asiatico, da 46 a 24° N di latitudine, ed è formato da oltre 3000 isole; le quatto maggiori sono Honshuˉ, Hokkaidoˉ, Kyuˉshuˉ e Shikoku, disposte ad arco da nord-est a sud-ovest. La regione settentrionale è interessata dai monsoni di nord-ovest. D’inverno,
Principali zone di produzione di fragole (in giallo) in Giappone
452
fragola in Giappone Foto A. Saito
Foto W. Faedi
Fioritura e raccolta delle fragole coltivate in prode sotto tunnel
le temperature scendono e sul versante del Mar del Giappone si registrano forti precipitazioni nevose. Le regioni meridionali sono calde e caratterizzate da notevoli precipitazioni estive portate dai monsoni di sud-est. La fragola viene coltivata in tutto il Paese a eccezione di Okinawa, a sud, tuttavia i principali produttori si trovano sul versante pacifico, tra 39 e 32° N di latitudine. La tabella sottostante mostra la situazione meteorologica della prefettura di Tochigi, zona di maggiore produzione di fragole del Giappone. Il mese più freddo è gennaio, con una temperatura media di 1 °C, mentre la temperatura è massima in agosto, in cui si registra una media di 29 °C. Le precipitazioni totali annue ammontano a 1113 mm, la maggior parte delle quali si verifica tra giugno e ottobre. Per far fronte a tali condizioni meteorologiche sono state sviluppate coltivazioni protette da plastica che hanno reso possibile la produzione in continuo, anche durante l’inverno.
Foto D. Neri
Produzione e cultivar Oltre il 90% delle fragole giapponesi è coltivato con il sistema di coltura forzata precoce per garantire una raccolta prolungata, in ambiente protetto, ricorrendo a coperture in plastica nella
Dati climatici della città di Utsunomiya, prefettura di Tochigi Gen.
Feb.
Mar.
Apr.
Mag.
Giu.
Lug.
Ago.
Set.
Ott.
Nov.
Dic.
Media temperature massime (°C)
7
8
11
17
21
24
28
29
25
20
15
10
Media temperature minime (°C)
–5
–3
–1
5
10
15
19
20
16
9
2
–2
Precipitazioni (mm)
30
50
90
120
150
190
210
220
240
140
60
40
453
mondo e mercato Superficie e produzione dellle 10 principali prefetture (2007) Superficie e distribuzione percentuale sul totale della superficie fragolicola giapponese delle 6 principali cultivar (2007) Cultivar
Prefetture
Superficie
Produzione
Superficie
(t)
(%)
(ha)
Tochigi
30.900
(16,1)
647
Fukuoka
17.900
(9,3)
498
(ha)
(%)
Kumamoto
13.900
(7,2)
409
Tochiotome
1023
33,4
Shizuoka
12.500
(6,5)
360
Sagahonoka
511
16,7
Saga
12.300
(6,4)
292
Amaou
368
12,0
Aichi
11.500
(6,0)
324
Sachinoka
301
9,8
Nagasaki
10.900
(5,6)
294
Benihoppe
228
7,5
Ibaragi
9390
(4,9)
277
Akihime
121
4
Chiba
6740
(3,5)
266
Miyagi
6080
(3,2)
183
Altre
59.295
(31,3)
3066
Totale
191.405
(100)
6580
(ARS; Agriculture Reserch Station) (NIVTS; National Institute of Vegetable and Tea Science) (Fonte; Zen-Nou statistics of Japan)
Fonte: Ministry of Agriculture, Forestry and Fisheries statistics, Japan
stagione invernale. Nel 2007, la produzione totale ha raggiunto 191.400 t e la superficie coltivata è stata di 6700 ha. Malgrado la fragola sia coltivata in quasi tutto il Giappone, da Hokkaidoˉ a Kyuˉshuˉ, il 70% della produzione proviene da dieci prefetture. L’avvio della protezione della coltura con film plastico, avvenuto nel 1952, è stato il punto di svolta che ha portato alla produzione commerciale su vasta scala. Partendo da una piccola coltivazione sotto tunnel per una raccolta anticipata, nel corso degli anni il sistema si è via via evoluto in strutture più grandi. Le moderne strutture di protezione consentono di fornire fragole per un lungo periodo, da novembre a giugno, e sono dotate di dispositivi quali ventilatori automatici, sistemi di riscaldamento, impianti d’irrigazione, sistemi d’illuminazione elettrica, sistemi idroponici, generatori di CO2 ecc. Nel contempo la superficie coltivata è aumentata di anno in anno. Come risultato anche i quantitativi di produzione totale hanno avuto un’impennata, passando dalle 20.000 t dei primi anni ’50 alle oltre 200.000 dei primi anni ’80. A partire dal 1963 il Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Pesca dispone di statistiche annuali sulla produzione di fragole: un chiaro segnale dell’importanza assunta dalla fragola nell’ambito economico- produttivo dell’agricoltura giapponese. Tuttavia la produzione complessiva di fragole si è stabilizzata nel 1990 e da allora la tendenza è in
Foto Y. Sakurai
Piante in vaso sottoposte a condizioni di luce di giorno corto
454
fragola in Giappone calo. La superficie coltivata è gradualmente diminuita dai 12.000 ha del 1979 ai 6700 ha del 2007, il che rappresenta un calo del 45%. Ciononostante il volume totale di produzione si è mantenuto quasi costante, grazie a un miglioramento della produttività per unità di superficie ottenuto mediante coltura forzata. Prova del fatto che la coltura forzata in Giappone è ben sviluppata è che ora il Paese vanta numerose cultivar di alta qualità, a fruttificazione precoce, fioritura continua e ben adattate all’ambiente locale. Negli anni ’60 erano molto diffuse varietà come Hokowase, Harunoka e la californiana Donner: si tratta di cultivar che avevano un fabbisogno in freddo invernale medio-basso. Tuttavia, negli anni ’80 tali varietà sono state sostituite dalle cultivar giapponesi Toyonoka, Nyoho e Reiko, le cui esigenze in freddo sono molto inferiori. Negli anni ’90 anche queste cultivar sono state sostituite da Tochiotome e, infine, a partire dal 2000, dalle nuove cultivar Sagahonoka e Benihoppe. In alcune aziende agricole PYO (“raccogli da te”) è assai diffusa la vecchia cultivar Akihime, ottenuta nel 1992, tuttora apprezzata perché rifiorente. Nel triennio 2007-2009 sono stati notevoli gli sforzi nella ricerca di nuove cultivar di fragola, non soltanto tramite istituzioni pubbliche ma anche da parte di breeder privati e, come risultato di tali sforzi, sono state licenziate 11 nuove cultivar. Recentemente si è registrato un aumento della coltivazione di varietà rifiorenti. A titolo indicativo circa 1000 t di fragole vengono prodotte in estate e in autunno da cultivar rifiorenti e rappresentano lo 0,5% del totale.
Cultivar licenziate in Giappone negli ultimi tre anni Anno
Cultivar
Agenzia
Fruttificazione
2007
Minomusume
Pub
Giu
Awanatsuka
Priv
Sempre
2008
2009
Foto F. Sakurai
Tochihitomi
Pub
Sempre
Yamaguchi ST No. 9
Pub
Giu
Awaitumo
Priv
Sempre
Yumenoka
Pub
Giu
Kyoko
Priv
Giu
Dekoruju
Pub
Sempre
Natsu akari
Pub
Sempre
Summer candy
Pub
Sempre
Mouikko
Pub
Giu
Yuubiuindo
Priv
Sempre
Yuubijyueru
Priv
Giu
Sanukihime
Pub
Giu
Kirisimanosati
Priv
Giu
Summer fairy
Pub
Sempre
Amaotome
Pub
Giu
Hitachi hime
Pub
Giu
Tomoyuki
Priv
Giu
Komachi berry
Pub
Giu
Tomuberi
Priv
Giu
Wadaayaka
Priv
Giu
Wadahatsukoi
Priv
Giu
Kaisummer
Pub
Sempre
Kitanosachi
Pub
Giu
Berry nice
Priv
Sempre
Ouka
Pub
O
Raba
Priv
Sempre
Priv, privata; Pub, pubblica; Giu, giugno; O, ornamentale Fonte: MAFF statistics of Japan
Irrigazione degli stoloni trapiantati in vasetto
455
mondo e mercato Commercializzazione Le fragole prodotte in Giappone sono utilizzate per lo più per il consumo interno, ma negli ultimi anni una piccola quantità viene esportata in Cina, a Hong Kong e Singapore. Come si è detto, nelle principali coltivazioni di fragole si utilizza la tecnica di coltura forzata, pertanto la raccolta e le spedizioni iniziano a partire da novembre, con picchi nel mese di marzo, e si diradano gradualmente fino a maggio. Le vie commerciali della fragola in Giappone possono essere riassunte come segue: dai mercati all’ingrosso ai dettaglianti; dalle cooperative agricole ai
Foto N. Maekubo
Variazioni mensili della quantità di fragole fornita ai grandi mercati del Paese e media dei prezzi all’ingrosso Akihime
2500
35 Foto N. Maekubo
30 2000 25
1500
20
Sachinoka
15
1000
Foto N. Maekubo
10 500 5
0
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.
Quantità (1000 t) Benihoppe
Prezzo all’ingrosso (\/kg)
Fonte: Financial statistics of Japan
456
0
fragola in Giappone grandi supermercati; vendita diretta dai produttori ai consumatori (negozi); vendita diretta dai produttori ai consumatori (via internet). Nel caso delle due maggiori regioni di produzione, le prefetture di Tochigi e di Fukuoka, seguono prevalentemente la prima delle vie commerciali indicate (90-99% del totale della produzione), attraverso l’attività del Zen-Noh (federazione nazionale delle associazioni di cooperative agricole); nel caso delle prefetture di Shizuoka e di Aichi si stima che solo il 60-70% della produzione sia venduto attraverso lo Zen-Noh. Da luglio a ottobre, la stagione a temperatura elevata, circa 4000 t di fragole fresche vengono mediamente importate dalla California. A queste si aggiungono da 25.000 a 28. 000 t di fragole congelate importate ogni anno, impiegate in prevalenza nella produzione di marmellate. Nel 2007 la Cina è stata il principale fornitore di fragole congelate (70%), seguita da California (21%) e Cile (6%). In Giappone vengono importati anche prodotti trasformati: per la marmellata il principale esportatore è la Cina, seguita da Sempregitto e Francia.
Foto D. Neri
Raccolta e confezionamento I fragolicoltori giapponesi svolgono autonomamente tutte le attività, inclusi la raccolta e il confezionamento del prodotto. Ciò equivale a circa 1800-2000 ore di lavoro ogni 1000 m², in caso di coltura forzata: di queste, il 36% è dedicato alla raccolta e il 23% al confezionamento. I frutti sono raccolti a mano al mattino e conservati provvisoriamente in contenitori refrigerati. In seguito le fragole vengono confezionate in piccoli cestini in plastica, da 300 g, disposti in una scatola di cartone, considerata l’unità commerciale per l’invio al centro cooperativo di spedizione. Foto F. Sakurai
Foto W. Faedi
Confezionamento del prodotto appena raccolto
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mondo e mercato Foto N. Maekubo
Sagahonoka Foto N. Maekubo
Fragole confezionate pronte per la commercializzazione
Dettagli delle tecniche colturali Nel 1948 l’olandese Van den Muyzenberg prospettò la possibilità di produrre fragole tutto l’anno utilizzando la cultivar Deutsch Semprevern. La sua idea di produzione continua prevedeva una combinazione di pratiche colturali di tipo diverso, come la coltura in campo aperto e la coltura forzata ritardante, tuttavia, a differenza di oggi, questa tecnica non garantì raccolte prolungate. Nel 1972 Fujimoto segnalò un nuovo tipo di forzatura della coltura per estendere il periodo di raccolta. Grazie a questo metodo fu possibile ottenere una raccolta continua da dicembre a maggio dell’anno successivo, utilizzando la varietà Hokowase, una famosa cultivar giapponese con caratteristiche medie in termini di fabbisogno in freddo invernale. Furono introdotte anche tecniche quali la copertura plastica riscaldata, il prolungamento del giorno mediante illuminazione e la (allora) nuovissima tecnologia d’irrorazione GA (acido gibberellico) applicata per favorire la crescita vegetativa e indurre il superamento della dormienza invernale. Negli anni ’70 questa tecnologia divenne standard nella moderna coltura forzata giapponese. In seguito il modello colturale di base proposto da Fujimoto è stato integrato con diverse migliorie durante il periodo in vivaio delle piante, come il raffreddamento notturno, il trattamento a giorno corto, il ricorso a cime radicate in tray su substrati con ridotto apporto di azoto, contribuendo a formare l’odierna tecnica a coltura forzata, caratteristica della produzione nipponica.
Amaou Foto N. Maekubo
Tochiotome
458
fragola in Giappone I motivi per cui la fragolicoltura giapponese si è concentrata nella coltura forzata possono essere così riassunti: offre le maggiori opportunità di ottenere raccolti a elevata resa nella stagione di massima richiesta del mercato; durante l’inverno, lo stoccaggio e il trasporto delle fragole sono più facili e la durata negli scaffali dei negozi (shelf life) è superiore. Inoltre il consumo invernale di fragole è stato accettato dai giapponesi ed è diventato parte del loro stile di vita. Lo schema sottostante riporta come vengono coltivate le sei principali cultivar nelle maggiori regioni di produzione del Pae se. La qualità dei frutti di queste varietà è notevole, ma è necessario sviluppare cultivar dotate di maggiore resistenza alle malattie, requisito determinante per il successo di una nuova varietà.
Foto W. Faedi
Schema delle pratiche colturali applicate per favorire la fioritura e controllare l’accrescimento Pratica Cultivar
Vivaio
Mese Campo
Vasi, tray plug 1 Raffred. nott.
Illumin. Riscald. CO2
2
Vasi, tray plug Raffred. nott.
Illumin. Riscald. CO2
3
Alta quota
Illumin. Riscald. CO2
Amaoh
Vasi, tray plug Refrigeratore
Illumin. Riscald. GA
Sagahonoka
Vasi, tray plug
Illumin. Riscald. GA
Benihoppe
Vasi, tray plug
Riscald.
Sachinoka
Vaso
Illumin. Riscald.
Vasi, tray plug
Riscald.
Tochiotome
Akihime
Apr.
Mag.
Giu.
Lug.
Ago.
Set.
Ott.
Nov.
Dic.
Gen.
Feb.
GA GA
Simboli: Vasi o tray plug
Copertura con plastica
GA
Applicazione di gibberellina
Setting Raccolta
Illuminazione Riscaldamento
CO2
In caso di idroponica
Raffreddamento notturno o refrigeratore
Vivaio d’alta quota
459
Mar.
la fragola
mondo e mercato Fragola in Australia Lawrence Ullio
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Fragola in Australia Introduzione L’Australia è stata colonizzata nel 1788 dagli inglesi, che hanno via via importato dall’Europa la maggior parte delle piante commestibili e degli animali domestici. La lunga distanza inizialmente ha reso difficile il trasporto delle piante, particolarmente deperibili. Il primo riferimento sulla coltivazione della fragola risale al 1839, quando un giornale segnalò che in alcuni piccoli giardini intorno a Sydney si coltivavano fragole per il consumo domestico e che le eccedenze venivano vendute nei mercati locali. Nel 1870 i vivai di Sydney e di Melbourne vendevano una vasta gamma di piante da frutto provenienti dall’Europa, incluse le fragole. Tutte le cultivar di fragola disponibili a quell’epoca appartenevano alla specie ottoploide Fragaria × ananassa e a quella diploide F. vesca (fragolina di bosco). Fino a primi anni ’60 le fragole erano considerate da commercianti e consumatori un frutto di secondaria importanza, a causa delle scarse qualità organolettiche, dell’apparenza povera e del breve periodo di conservazione; pertanto, i consumi di questo frutto erano ridotti. Negli anni ’70 l’immissione sul mercato di nuove cultivar, soprattutto dalla California (Torrey, Tioga e Red Gauntlet), seguite poi da altre negli anni ’80 (Pajaro, Chandler, Selva) e ’90 (Camarosa e Seascape) e, più recentemente, l’introduzione della varietà Albion hanno determinato un incremento della produzione fino a cinque volte in 40 anni. Il programma di miglioramento genetico australiano, iniziato a metà degli anni ’80, nell’arco di dieci anni ha portato al licenziamento di varietà idonee agli ambienti di coltivazione australiani. Nel 2010 sono state diffuse commercialmente cinque cultivar adatte alle re-
In sintesi
• La coltivazione risale al 1839 • Produzione aumentata di cinque volte negli ultimi 40 anni
• Gli stati del Queensland e Victoria
coprono l’80% della produzione nazionale pari a 58.000 t, per un valore di 308.000 dollari australiani
• Strawberries Australia Inc. è
l’organizzazione nazionale dei produttori
• La produzione continua per tutto l’anno
Fruttificazione di RubyGem
Tipico fragoleto in pieno campo situato nell’area di Sidney. Anche in questo Paese la paglia è molto utilizzata negli interfilari
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fragola in Australia gioni meridionali (a clima temperato) e tre per quelle settentrionali (a clima sub-tropicale). Fragolicoltura in Australia Su scala mondiale, nel 2007, l’Australia è stata al 23º posto fra i Paesi produttori di fragole, mentre ai primi tre posti si trovavano Stati Uniti, Spagna e Turchia. Nel 2008, la resa è stata di 18 t/ha, mentre per i leader mondiali è stata rispettivamente di 52, 31 e 23 t/ha (FAOSTAT, 2010). Contrariamente a questi valori, si stima però che la resa media per ettaro, a livello nazionale, sia il doppio. La fragola è coltivata in tutti gli stati dell’Australia, dal Queensland a nord (latitudine 24° S) alla Tasmania a sud (latitudine 43° S), da circa 540 produttori (2008). La produzione si concentra soprattutto lungo la costa, in due zone: una settentrionale e una meridionale. La zona settentrionale è localizzata nella fascia climatica sub-tropicale, lungo la cosiddetta Sunshine Coast nello stato del Queensland (QLD). La zona meridionale invece comprende una fascia di territori a clima temperato caldo, quali il bacino di Sydney nel Nuovo Galles del Sud (NSW), Yarra Valley a Victoria (VIC), Adelaide Hills nell’Australia meridionale (SA), e la Tasmania (Tas) dove il clima è di tipo temperato freddo. La porzione più a sudovest dell’Australia occidentale (WA), a Wannaroo e Albany, è caratterizzata da un clima mediterraneo. In Australia, il numero dei fragoleti è aumentato determinando l’incremento da 43 milioni di piante, pari a una produzione di 40.000 t, nel 2001-2002, a 72 milioni di piante, corrispondenti a una produzione di 58.000 t, nella stagione 2007-2008. In quest’ultimo periodo la produzione per pianta è stata stimata pari a 0,8 kg e, considerando una densità media di 45.000 piante/ha, la resa è stata di 36 t/ha. Gli stati di Queensland e Victoria sono i maggiori produttori, ricoprendo l’80% della produzione nazionale. La punta di diamante del settore è la Strawberries Australia Inc., un’organizzazione che rappresenta la fragolicoltura a livello na-
Coltura idroponica a forma di “A” che utilizza substrato di lana di roccia e tubi di PVC da 105 mm (densità di 16 piante/m2). Azienda PYO a Kempsey, NSW
Caratteristiche della produzione di fragole australiane nel biennio 2007-2008 Stato
Produttori specializzati (producono solo fragole) (n.)
Produttori part-time (producono altre colture) (n.)
Numero di piante (milioni)
Produzione (t)
Valore di mercato ( $A milioni)
QLD
250
75
32
26,000
122
VIC
120
5
14 + 7*
21,000
136
WA
65
3
11
7,000
33
Altri stati (SA, NSW e Tas.)
20
2
8
4,000
17
Totale
455
85
72
58,000
308
Fonte: Horticulture Australia Ltd. Strawberry Industry Strategic Plan, 2009 * piante mantenute in coltura per un secondo anno
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mondo e mercato zionale, nella cui commissione figurano membri di tutti gli stati produttori. Ogni stato ha anche una propria organizzazione di produttori, attiva nei finanziamenti alla ricerca locale, che si avvale di funzionari specializzati nello sviluppo del marketing, della formazione e del collegamento con i governi centrale e locali. Produzione L’eterogeneità del clima australiano, l’impiego di diverse cultivar, le epoche di piantagione scaglionate e l’adozione delle migliori tecniche colturali hanno permesso di ottenere una produzione di fragole continua per l’intero anno. Il periodo di maggior produzione va da ottobre a gennaio, cui segue un altro di minore entità da fine marzo a inizio giugno. Nei fragoleti delle aree meridionali si utilizzano piante fresche a radice nuda prive di foglie che vengono messe a dimora tra metà aprile e metà maggio (cultivar unifere) e tra fine maggio e giugno (cultivar rifiorenti). Anche nelle regioni settentrionali, in cui la piantagione va da metà marzo a fine aprile, vengono utilizzate quasi esclusivamente piante fresche a radice nuda prive di foglie. Una metodologia più recente prevede l’impiego di piante con 2-4 foglie, le più giovani, per facilitare una rapida ripresa dopo la piantagione, in particolare con le cultivar precoci. Nelle aree meridionali il 30% delle cultivar rifiorenti viene mantenuto per un secondo anno di coltura, il che consente di avere un anno in più di produzione e contribuisce a ridurre i costi d’impianto. A queste piante viene asportato il fogliame nel tardo autunno per ottenere una seconda produzione in primavera o in estate. Il costo delle piante in Australia, più elevato rispetto ad altri Paesi, dipende dalla cultivar, dalle condizioni stagionali che favoriscono la crescita delle piante, dalla loro disponibilità; il prezzo varia da 360 a 400 dollari australiani (AU$) per 1000 piante.
Tunnel multipli con campate che proteggono 4 prode di 4 file di piante ognuna. Jandabup, Australia occidentale
Periodi di produzione delle fragole in ogni stato australiano (2003-2008) Produzione totale (%)
Valore (%)
Vic
35
44
QLD
35
40
WA
19
10
SA
10
4
Tas
0,5
1
NSW
0,5
1
Stato
Gen.
Feb.
Mar.
Apr.
Mag.
Giu.
462
Lug.
Ago.
Set.
Ott.
Nov.
Dic.
fragola in Australia I sistemi di produzione sono simili a quelli adottati in altri Paesi: terreno sistemato in prode ben baulate, coperte con film di pacciamatura in plastica nera o bianca, irrigazione a goccia, fertirrigazione e tunnel di copertura in plastica per anticipare la produzione. La maggior parte delle fragole australiane è coltivata in campo aperto e raccolta a mano. A differenza di altri Paesi, il confezionamento avviene in una struttura centrale, dopodiché il prodotto viene raffreddato e trasportato ai mercati con mezzi refrigerati. La densità di piantagione varia da 35.000 a 70.000 piante /ha in base alla cultivar, al vigore delle piante e al numero di file sulla prode. La disponibilità di manodopera e i costi di raccolta e di confezionamento sono le principali problematiche del settore, considerando che il costo della manodopera si aggira sui 20 AU$ l’ora e la meccanizzazione della raccolta attualmente non è realizzabile. Una metodologia più recente utilizza strutture di protezione della coltura, quali serre chiuse o coperture aperte a campate, in cui le piante vengono coltivate in suolo o in fuori suolo in sacchi di fibra di cocco, lana di roccia o mediante sistemi idroponici NFT (Nutrient Film Technique). Questi sistemi proteggono i fragoleti dalla pioggia, consentono di avere un maggior numero di frutti sani, permettono di regolamentare i picchi di produzione scaglionando le epoche di piantagione e consentono il confezionamento in campo del prodotto. Negli ultimi vent’anni la resa delle piante di fragola è aumentata, grazie alla ricerca a livello mondiale che ha permesso di avere piante sane e cultivar migliorate. Il ricorso alla gestione integrata per la lotta ai parassiti e alle erbe infestanti (IPM, Integrated Pest Management) sta diventando sempre più una pratica di uso comune. Di norma i terreni utilizzati per gli impianti di fragola sono sottoposti a fumigazione e coperti con un film plastico prima della piantagione, per eliminare i parassiti e le erbe infestanti. Fino a pochi anni fa il fumigante universalmente impiegato era il bromuro di metile, ma sull’utilizzo di questo gas, dimostratosi particolarmente dannoso perché responsabile dell’assottigliamento dello strato di ozono atmosferico, sono state poste delle restrizioni internazionali. Una delle sfide per la fragolicoltura consiste nel mantenere i livelli di produzione attuali, utilizzando però fumiganti alternativi in combinazione con tecniche integrate di gestione del suolo e di difesa da malattie, parassiti e infestanti. L’adozione di una gestione integrata (IPM) e di sistemi di gestione ambientale (EMS, Environmental Management Systems) possono procurare potenziali ostacoli al mercato precoce, ma anche nuove opportunità per il mercato della fragola in futuro. Occorre capire meglio come conservare la sanità e la fertilità del suolo, conoscere i problemi causati dal reimpianto e il declino strutturale, nel tempo (in termini di nutrienti), dei fragili suoli australiani. Anche problemi ambientali – come la salinità delle acque e i cambiamenti
Raccolta manuale con carrello per agevolare le operazioni di distacco e di confezionamento dei frutti
Sala di lavorazione e confezionamento dei frutti in cestini da 250 g a Nambour, Queensland
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mondo e mercato climatici – possono incidere sulla produzione di fragole nel medio e lungo termine. Le tendenze attuali indicano che esistono aspettative comuni, da parte dei consumatori e dei governanti, affinché in futuro le aziende agricole adottino sistemi di produzione più sostenibili e meno dipendenti dall’agrochimica. Malgrado alcuni progressi tecnologici abbiano ridotto l’impatto della fragolicoltura sull’ambiente, questi vanno ulteriormente migliorati. Una recente innovazione, che ha interessato il settore orticolo australiano negli ultimi dieci anni, è stata l’introduzione dei cosiddetti regimi d’investimento gestiti (MIS, Managed Investment Schemes). Questi sistemi consentono di far convergere il denaro degli investitori in un fondo, poi reinvestito in imprese agricole che producono uva, avocado, fragole e altri frutti. Il modello MIS ha una struttura d’integrazione verticale che investe in grandi opere aziendali con sistemi produttivi, infrastrutture e trasporti all’avanguardia. Le varietà coltivate sono per lo più di grandi aziende private – Driscoll’s per esempio – e i frutti vengono venduti direttamente ai supermercati; gli investitori traggono benefici dai vantaggi fiscali e dai dividendi garantiti dai profitti. La crescita del modello MIS dipenderà dalla situazione economica nazionale e internazionale e dai cambiamenti nelle linee d’investimento operati dal governo australiano.
Frutti della cultivar Juliette raccolti a Victoria
Mercati La maggior parte delle fragole fresche viene venduta attraverso i mercati centrali situati nelle grandi città e distribuita alle catene di supermercati, ai fruttivendoli, agli operatori privati del settore ortofrutticolo e della ristorazione. Più recentemente si è diffusa la vendita diretta di fragole ai consumatori, da parte dei produttori, nei mercati locali delle principali città e degli stati. Anche le vendite dirette nelle aziende agricole e il PYO (Pick-Your-Own, “raccogli da te”) hanno permesso ai fragolicoltori di ottenere redditi più elevati. Circa il 75-80% dei prodotti ortofrutticoli freschi – tra cui le fragole – è venduto dalle maggiori catene di distribuzione: questo è un dato che il governo e le aziende agricole interpretano come sintomo di un eccessivo potere d’acquisto, capace di generare un ambiente non competitivo che potrebbe portare a una contrazione dei redditi per i produttori. Tutte le fragole fresche vengono vendute in cestini da 250, 375 o 500 g, chiusi con coperchio o con film plastico, disposti in cassette da 12 o 15 vaschette. Le fragole non possono essere vendute sfuse per motivi igienici e perché si ammaccherebbero in seguito al trasporto e alle manipolazioni da parte della clientela. Le fragole sono spesso usate nei supermercati australiani come attrazione per promuovere i reparti del fresco, e sono seconde soltanto alle banane come frutto venduto nei banchi dei prodotti freschi (Australian Agribusiness Group, 2006).
Frutti di Camarosa raccolti a Sydney il 23 ottobre 2009
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fragola in Australia I fragolicoltori percepiscono un prezzo medio di 5-8 AU$ per kg, mentre i consumatori pagano 8-10 AU$ per kg, in base alle condizioni climatiche, alla qualità e alla disponibilità dei frutti. Le fragole fresche destinate all’esportazione provengono per lo più dall’Australia occidentale, privilegiata per la sua vicinanza ai mercati del Sud-Est asiatico (Singapore, Hong Kong e Malesia) e per i ridotti costi di trasporto aereo. Il volume delle esportazioni ha raggiunto un picco a metà degli anni ’90 e, nel 1997, il 14,8% della produzione è stato esportato: da allora, il volume delle esportazioni si è ridotto a meno del 3% della produzione nazionale a causa della crescente presenza di Paesi concorrenti come Cina, Stati Uniti e Sudafrica. Nei periodi di bassa produzione (aprile-maggio), quando i prezzi di mercato sono superiori a 10 AU$ per kg, le importazioni di fragole fresche provengono da Stati Uniti, Cina e Nuova Zelanda. I frutti vengono trasportati refrigerati per via aerea e sottoposti a quarantena prima della vendita. Nel 2007-2008 il totale delle importazioni di fragole fresche è stato di 707 t ; Stati Uniti e Cina sono stati i principali esportatori, rispettivamente con 678 e 22 t (Australian Bureau of Statistics, Canberra, 2010). L’Australia è un Paese importatore di prodotti trasformati a base di fragola, come frutti congelati senza aggiunta di zucchero da usare nelle produzioni lattiero-casearie, nelle marmellate e nei dolci. Il totale delle importazioni di fragole congelate per il 20072008 è stato di 6726 t, di cui 4287 provenienti dalla Cina, 169 dal Marocco e 123 dagli Stati Uniti (Australian Bureau of Statistics, Canberra, 2010).
Coltura idroponica a forma di “A”
Cultivar La fragolicoltura australiana dispone di oltre 20 cultivar, la maggior parte delle quali originaria degli Stati Uniti (University of California e University of Florida) e, più recentemente, della Spagna (Sabrosa e Macarena), oppure di proprietà di società private (Driscoll’s). Queste cultivar rappresentano oltre l’85% della produzione di fragole australiana. Le varietà ottenute dal Programma di breeding australiano, operativo sia nelle regioni del Nord sia in quelle del Sud, sono lievemente aumentate negli ultimi vent’anni, senza tuttavia mai superare il 10-15% degli impianti nazionali. Le cultivar ottenute adatte per il Nord sono unicamente di tipo unifero mentre quelle adatte per il Sud sono sia varietà rifiorenti sia varietà unifere. Le cultivar principali, in ordine di superficie coltivata, sono Festival, Camarosa e Rubygem (varietà australiana) per il Nord, e Albion, Camino Real e Juliette (varietà australiana) per il Sud. A livello nazionale, invece, le principali cultivar in ordine d’importanza sono Albion, Camarosa e Festival. Le piante vengono prodotte in vivai posti in località d’alta quota nelle regioni Toolangi (VIC) e Stanthorpe (QLD), dove il freddo è
Cultivar
• Oltre 20, rappresentano più dell’85% della produzione in Australia, la maggior parte originarie degli Stati Uniti o, più recentemente, della Spagna o di società private
• Le principali per superficie coltivata sono: - Festival - Camarosa - Rubygem (per il Nord) - Abion - Camino Real - Juliette (per il Sud)
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mondo e mercato sufficiente per indurre la fioritura. Il Queensland Strawberry Runner Accreditation Scheme e il Victorian Certified Runner Scheme hanno il compito di garantire che le piante madri siano prive di agenti patogeni e di parassiti e che gli stoloni siano conformi a un determinato standard qualitativo. In Australia la produzione vivaistica della fragola è concentrata in quattro strutture delle quali la Toolangi Strawberry Runners Cooperative di Toolangi, Victoria, è la più grande, dal momento che fornisce l’80% delle piante australiane. Ricerca e sviluppo Il programma nazionale australiano di ricerca e sviluppo nel settore della fragola [Australian strawberry national research and development (R&D) program] è finanziato con una royalty fissa di 8 AU$ ogni 1000 piante, applicata direttamente sulle vendite delle piante prodotte nei vivai: i contributi vengono raccolti da Horticulture Australia Inc., un’agenzia governativa federale che gestisce questi fondi. L’assegnazione dei finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo viene stabilita da Strawberries Australia Inc., l’organizzazione di punta del settore. Nel 2007-2008 la cifra stanziata per programmi nazionali di ricerca e sviluppo è stata pari a 0,8 milioni di AU$, mentre per il biennio 2012-2013 si prevede un aumento di 0,4 milioni di AU$ (Strawberries Australia Inc. Strategic Plan, 2009-2013). La maggior parte dei fondi destinati ad attività di ricerca e sviluppo viene assegnata ai due programmi di breeding nazionali. Anche i singoli stati possono imporre tasse, legate ai fondi del governo federale, da destinare a programmi di ricerca e sviluppo che offrano vantaggi specifici ai propri produttori, quali l’impiego di un funzionario addetto allo sviluppo del settore, le ricerche di mercato, la valutazione di cultivar in microclimi specifici (per esempio saggiare nuove varietà nel clima mediterraneo dell’Australia occidentale).
Attrezzatura per l’etichettatura delle confezioni di fragole in sala di lavorazione
Pick-Your-Own (“raccogli da te”) presso un’azienda fragolicola a Nambour
Prospettive future Negli ultimi dieci anni la fragolicoltura australiana è stata oggetto di cambiamenti importanti e, nel prossimo decennio, diventerà un settore del tutto diverso. Tra il 1998 e il 2008 la produzione è raddoppiata e nei prossimi quattro anni è previsto un aumento di oltre il 50%. Il numero di produttori a tempo pieno diminuirà del 68%, mentre quelli part-time (che coltivano anche altre colture) aumenteranno del 220%. Di recente vi è stata l’introduzione della commercializzazione attraverso club varietali close-loop: questa formula prevede che ai produttori venga appaltata la coltivazione di fragole di cultivar esclusive, brevettate, poi vendute con un marchio comune. I frutti raccolti vengono consegnati a centri di confezionamento comuni e distribuiti per lo più a supermercati selezionati e a grandi catene di distribuzione.
Confezioni di fragole pronte per la commercializzazione
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fragola in Australia L’importazione di frutti freschi o trasformati rimarrà sporadica, in funzione dell’offerta locale e dei tassi di cambio. La minaccia principale per il settore è il previsto aumento della produzione di fragole da parte della Cina, dovuto alla capacità del Paese di adottare rapidamente nuove tecnologie nei sistemi di produzione, stoccaggio e trasporto. Inoltre, a causa dei bassi costi di produzione, si prevede che una maggiore quantità di fragole cinesi farà la sua comparsa sui tradizionali mercati di esportazione dell’Australia e sui mercati locali. Per assorbire l’aumento della produzione è necessario un incremento del consumo di fragole australiane. Occorre identificare nuovi mercati, sia all’estero sia in Australia, e il consumo locale deve aumentare, migliorando la qualità dei frutti, in modo da soddisfare le aspettative del consumatore, e attuando strategie di promozione e di marketing. Per implementare tali strategie si dovrebbe introdurre una tassa di marketing sulla vendita delle piante, in aggiunta a quella esistente per la ricerca e lo sviluppo. Le catene di supermercati continueranno ad avere grande influenza sulla fragolicoltura australiana per quanto riguarda la produzione, il confezionamento e la commercializzazione dei frutti. I più grandi produttori si coalizzeranno per rifornire direttamente i supermercati e operare al di fuori del sistema dei mercati. I fragolicoltori dovranno adottare sistemi di produzione maggiormente sostenibili che incontrino le aspettative dei consumatori, nel rispetto della legislazione e degli standard di qualità per i mercati locali e internazionali.
Programmi finanziati
• Ottenimento di piante di qualità • Ricerca di alternative al bromuro di metile
• Implementazione di un sistema
nazionale di qualità specifico per la frutta fresca, basato sull’HACCP
• Aumento del consumo pro capite di fragole, ottenuto producendo frutti che incontrino le aspettative dei consumatori
• Identificazione di nuovi mercati
per far fronte al previsto aumento di produzione
• Sviluppo, promozione e attuazione
di sistemi di gestione ambientale che includano la gestione integrata di parassiti e infestanti (IPM) e contemplino sistemi di produzione sostenibili
• Sviluppo di sistemi di produzione fuori suolo
• Ricorso al DNA per verificare l’identità genetica delle piante base
• Prolungamento della shelf life per le cultivar di origine australiana
• Aumento delle tasse nazionali per
migliorare promozione e marketing
Impianto a file binate su prode baulate. In lontananza (a sinistra) si può notare la stazione meteorologica per il rilievo dei paramentri ambientali, utile al fine di modulare alcune operazioni colturali. L’irrigazione per aspersione sopra-chioma è usata per ridurre i danni da sole. Nambour, Queensland
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la fragola
mondo e mercato Fragola in Cile Marina Gambardella
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Fragola in Cile Introduzione L’iniziativa e il forte interesse botanico del navigatore francese Amédée-François Frézier gli permisero, nel 1712, durante un viaggio di riconoscimento cartografico vicino alle coste della città di Concepción, di trovare piante di Fragaria chiloensis, una delle due specie americane che hanno dato origine all’ibrido Fragaria × ananassa. Frézier fu attratto da questa pianta che, in quel momento, era coltivata da agricoltori mapuches (etnia originaria del Sud del Cile) i quali usavano semi di araucaria e frutti di Fragaria chiloensis come base della loro alimentazione. I frutti di questa specie sono molto fragranti, con pezzatura da media a grande e normalmente di un colore rosa o bianco che contrasta con gli acheni scuri, conferendogli un aspetto particolare. Attualmente esistono ancora alcune zone (in totale non più di 100 ha) in cui contadini della etnia mapuche coltivano piante di questa specie. Purtroppo però, i cloni utilizzati, che sono stati mantenuti di generazione in generazione sono poco produttivi. Hanno un’unica fioritura durante la primavera e un breve periodo di raccolta (da 20 a 30 giorni) durante il mese di dicembre. Nonostante siano stati realizzati alcuni sforzi tendenti a sviluppare commercialmente questo prodotto, la bassa produttività rende ancora lunga la strada da percorrere per rendere questa coltura più competitiva. La fragola ibrida, Fragaria × ananassa, fu introdotta in Cile da emigranti europei, principalmente tedeschi, italiani, belgi e jugoslavi, nei primi anni del ’900. Bisogna segnalare che furono soprattutto gli emigranti tedeschi ad avere un ruolo importante nell’introduzione dei piccoli frutti nel Sud del Cile, favorendone l’inserimento nella cultura alimentare del Paese. Lo sviluppo nettamente commerciale si è realizzato negli anni ’70, quando i californiani introdussero le loro varietà insieme
Domesticazione di Fragaria chiloensis
• Le piante selvatiche di Fragaria
chiloensis che oggi crescono in forma spontanea nella costa e precordigliera sono abbastanza differenti dalle piante che ancor oggi coltivano i mapuches, etnia originaria del Sud del Cile. Mentre le piante selvatiche hanno un comportamento vegetativo con piccoli frutti generalmente rossi, i cloni coltivati dai mapuches sono di colore rosa o bianco, grossa pezzatura e caratteristiche organolettiche apprezzabili. Queste differenze evidenziano l’evoluzione genetica dovuta al lavoro di selezione realizzato dagli abitanti precolombiani del Sud del Cile
Clone selvatico di Fragaria chiloensis Clone coltivato di Fragaria chiloensis
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fragola in Cile alle nuove tecniche di coltivazione. In quel periodo un’autorità mondiale del breeding della fragola, il prof. Royce Bringhurst dell’Università di California, si stabilì a Santiago per due anni per coordinare un programma di ricerca presso l’Università del Cile. Il prof. Bringhurst fu consultato dal governo cileno per risolvere un problema di povertà della zona di San Pedro, che si trova nell’area centrale del Cile, 80 km a ovest di Santiago (vicino al mare). Egli trovò che le caratteristiche agroclimatiche erano simili a quelle del Sud della California, e propose di sviluppare la coltivazione della fragola nella zona. Le varietà da lui costituite in California (Tioga, Douglas, Pajaro, Chandler) ebbero, come si prevedeva, una buona risposta produttiva. La fragola è riuscita a cambiare la situazione socioeconomica di San Pedro, che per molti anni è rimasta la principale area di produzione, anche se oggi rappresenta solo il 10% della superficie totale coltivata a fragola in Cile.
Cile, principale produttore di frutta fra i Paesi dell’emisfero sud
• Recenti dati statistici evidenziano
una partecipazione del Cile del 49,9% del mercato della frutta fresca dell’emisfero sud, seguito dal Sudafrica con il 26%, Argentina col 17%, Nuova Zelanda con l’8% (FAO 2008). Uva da tavola, mele, kiwi, avocado, pere e mirtillo gigante sono i frutti con una notevole presenza sul mercato mondiale della frutta
Cile paese produttore di frutta La frutticoltura in Cile si è sviluppata fortemente durante gli anni ’80, cogliendo l’opportunità di rifornire di frutta fuori stagione i principali mercati dell’emisfero nord. Una delle ragioni di questa tradizione frutticola è associata alla geografia del Paese, con una serie di caratteristiche agroecologiche particolarmente favorevoli alle specie da frutto. Il Cile è un paese lungo circa 4000 km e largo in media 250 km. Percorre una lunga fascia della costa occidentale del Sud America, fatto che determina una marcata influenza del mare su tutto il territorio. È circondato da barriere naturali, l’Oceano Pacifico a ovest, le Ande a est, il deserto a nord e una vasta zona di ghiacciai a sud, che limitano l’ingresso di agenti patogeni. Inoltre lo stato applica severe restrizioni per l’introduzione di prodotti agroalimentari, attraverso un sistema
La catena delle Ande permette l’accumulo di acqua che viene poi utilizzata durante il periodo siccitoso estivo. Ciò ha permesso lo sviluppo di una frutticoltura specializzata
469
mondo e mercato Evoluzione della superficie destinata a piccoli frutti 30.000
Superficie (ettari)
25.000 20.000 15.000 10.000 5000 0
1997
Anno
2007
di controllo sanitario in tutti i punti di frontiera del Paese. L’influenza dell’anticiclone del Pacifico e le correnti di acque fredde (Humboldt) determinano il succedersi di stagioni ben definite, con diversi tipi di clima che vanno da semiarido nella zona Nord a mediterraneo nel Centro-Sud e temperato umido nel Sud. Su tutto il territorio le piogge si concentrano nei mesi invernali con intensità variabile da 0 mm nel Nord, a più di 1000 mm nel Sud. La catena montuosa delle Ande permette l’accumulo d’acqua che viene utilizzata durante il lungo e siccitoso periodo estivo. Negli ultimi anni la specializzazione frutticola ha interessato anche il settore dei piccoli frutti. Trattandosi di alimenti funzionali, con proprietà antitumorali e antiossidanti, si assiste a una forte espansione del consumo, a livello nazionale e internazionale. La
Evoluzione della superficie coltivata a fragola in Cile 2000 1800
Superficie (ettari)
1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0
1998
1999
2000
2001
2002
2003 Anno
470
2004
2005
2006
2007
2008
fragola in Cile superficie coltivata a piccoli frutti (berries) in Cile è di oltre 27.000 ettari, essendosi triplicata nell’ultimo decennio. Del totale della superficie destinata al gruppo dei berries, il 46% corrisponde ai lamponi, il 39% ai mirtilli e circa un 7% alle fragole. Gli ultimi dati statistici indicano che il Cile ha esportato circa 118.750 tonnellate di berries durante il 2009, equivalenti a 372 milioni di dollari statunitensi (ODEPA, 2010). La fragola in Cile non presenta gli stessi vantaggi riscontrati per altre specie da frutto. Per molto tempo è stata coltivata da piccoli agricoltori che producevano per il mercato interno, soprattutto di Santiago. In questo caso, la differenza di emisfero non rappresenta un vantaggio per l’esportazione fuori stagione, poiché la fragola è disponibile nell’emisfero nord per tutto l’anno. D’altra parte, la deperibilità del frutto permette solo il trasporto aereo, aumentando notevolmente i prezzi. È così che la superficie destinata a fragola in Cile si è mantenuta per molti anni intorno ai 900 ettari. Negli ultimi dieci anni si è sviluppato anche il settore industriale, avendo acquisito grande importanza quello del prodotto congelato. In questo scenario la fragola ha aumentato la superficie da 900 a quasi 2000 ettari nel 2008, con una notevole crescita delle esportazioni di fragola congelata, importante nicchia produttiva per il Cile, con buone prospettive di miglioramento. In effetti, gli esperti segnalano l’apertura di nuovi mercati per la fragola cilena, tanto per il congelato quanto per il frutto fresco. In questo secondo caso, si stanno sondando i mercati dei Paesi vicini come Argentina e Brasile, lasciando intravedere un luminoso futuro per la fragola cilena, che vi arriverebbe in buone condizioni di qualità e con prezzi competitivi. È auspicabile anche un’espansione del mercato interno, considerando l’aumento del consumo pro capite durante gli ultimi anni.
Per molto tempo la fragola è stata coltivata da piccoli agricoltori che producevano frutti principalmente per il mercato di Santiago
Evoluzione delle esportazioni di fragole congelate 25.000
40 35
20.000
30 25
15.000
20 10.000
15 10
5000
5 0
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Tonnellate
1999
2000
2001
2002
2003
2004
Milioni di dollari USA
471
2005
2006
2007
2008
0
mondo e mercato Tecnica colturale In seguito al fatto che l’interesse commerciale della fragola in Cile è associato all’industria del congelato, le tecniche di coltivazione utilizzate sono differenti rispetto a quelle di altri Paesi dove il frutto fresco è la principale forma di commercializzazione. Una di queste differenze è la coltura di pieno campo con durata biennale dei fragoleti. Attualmente la fragola si coltiva in un’ampia area del Paese, che comprende quasi tutte le regioni, con una grande diversità di condizioni pedoclimatiche. Tuttavia, le principali zone sono comprese fra il 29º 54´ e il 38º 30´ parallelo latitudine Sud fra le città di La Serena e di Los Angeles, distanti più di 1000 km fra loro. In sintesi si possono individuare due aree produttive. La prima è ubicata nella valle centrale, fra la catena montuosa delle Ande e la catena montuosa costiera (entrambe percorrono il Paese da nord a sud). Si caratterizza per condizioni climatiche estive e invernali marcate, con valori medi di temperature minime e massime compresi fra 4 e 30 ºC. Normalmente la coltura della fragola in questa zona è associata ad aziende di medie e grandi dimensioni (da 8 a 50 o più ettari) legate frequentemente all’industria del congelato. La seconda area è caratterizzata da piccole zone vicino all’oceano, dove la fragola viene coltivata alle pendici della catena montuosa costiera. Tradizionalmente le piante vengono messe a dimora in file binate su prode rialzate e pacciamate con plastica bicolore (grigia e nera). La densità di piantagione varia da 52.000 a 58.000 piante/ettaro. Normalmente si usa bromuro di metile per fumigare il terreno prima del trapianto. È opportuno segnalare che, in conseguenza degli accordi sottoscritti dal governo nell’ambito del Protocollo di Montreal, l’uso di questo prodotto verrà proibito a partire dal 2015. Attualmente in Cile si sta studiando l’efficienza di prodotti alternativi al bromuro di metile e di tecni-
Il Nord del Cile è occupato dal deserto di Atacama
Operazioni colturali e fasi fenologiche della pianta di fragola in piantagione estiva Prima produzione
Inizio 1° anno raccolta
Piantagione piante frigoconservate
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
Fine raccolta Inizio 2° anno raccolta Taglio delle foglie e diradamento dei germogli
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Induzione a fiore
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fragola in Cile che colturali che hanno fornito buoni risultati in altri Paesi. Nella prima area produttiva, normalmente si effettua il trapianto estivo (prima quindicina di gennaio) utilizzando piante frigoconservate. Una volta messe a dimora, le piante si sviluppano grazie alle alte temperature dei mesi di gennaio e febbraio. Si ottiene una prima fioritura (indotta in vivaio) e fruttificazione all’inizio dell’autunno. Con la prima fioritura si realizza una produzione equivalente al 5% della resa produttiva finale. Nel passato questa fioritura veniva eliminata per consentire un miglior sviluppo della pianta. Oggi invece contribuisce a recuperare buona parte delle spese sopportate per realizzare l’impianto. Dopo l’autunno le piante entrano in fase di dormienza per risvegliarsi all’inizio della primavera quando comincia il secondo periodo di fioritura, indotta in pieno campo all’inizio del mese di marzo. La raccolta comincia i primi giorni di settembre al Nord e alla fine di ottobre nelle zone di coltivazione più meridionali. Nell’area produttiva della valle centrale normalmente si usano varietà unifere brevidiurne, e quindi la raccolta si concentra nei mesi di ottobre, novembre e dicembre, assommando circa il 60% della produzione annua. La fioritura termina in gennaio e febbraio per effetto delle alte temperature estive. A marzo e aprile si ottiene un secondo raccolto dopo il quale l’impianto viene mantenuto e poi le piante entrano in dormienza invernale. In luglio si pratica una drastica potatura eliminando la quasi totalità delle foglie e il diradamento dei germogli. Durante il secondo anno produttivo si ottengono frutti di minor pezzatura, anche se più omogenei, mantenendo la stessa resa totale dell’anno precedente. Nella valle centrale, gli agricoltori più esperti, e che dispongono di maggior tecnologia, raggiungono una resa di 70-80 t/ha, mentre la media è di circa 45-50 t/ha di frutti. Nella seconda area di produzione, la coltura della fragola è condizionata da una maggiore influenza
Fragoleto in piena produzione, zona costiera Foto R. Angelini
Il deserto costituisce insieme alle Ande e all’oceano una barriera naturale all’ingresso degli agenti patogeni
Operazioni colturali e fasi fenologiche della pianta di fragola in piantagione autunnale Inizio 1° anno raccolta Piantagione in autunno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
Fine raccolta Inizio 2° anno raccolta Taglio delle foglie e diradamento dei germogli
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
473
mondo e mercato marittima, pertanto le temperature in inverno e in estate sono moderate. Per questo motivo, è possibile prolungare il raccolto perfino nei mesi di gennaio e febbraio, con frutti di buona qualità che riforniscono il mercato interno. Il sistema di coltivazione è simile a quello già descritto; tuttavia, in questa seconda zona normalmente si usa la piantagione autunnale, con piante fresche che si prelevano dal vivaio in maggio. In questa zona operano aziende più piccole (1-5 ha), anche se negli ultimi anni si è osservata la tendenza ad aumentarne la superficie media. Le rese per ettaro sono molto variabili, dipendendo principalmente dal livello tecnologico raggiunto dai produttori. Nel migliore dei casi si ottengono da 50 a 60 t/ha per anno, mentre la produzione media si aggira intorno alle 30-40 t/ha. Con l’introduzione delle nuove varietà californiane a giorno neutro (Albión, Portolas, Monterrey e Sant’Andrea), si stanno realizzando anche piantagioni primaverili, in ottobre. In questo modo si ottiene un abbondante raccolto durante i mesi autunnali ed è perfino possibile realizzare una produzione continua durante l’intero anno nelle zone più a nord. La coltura protetta con l’ausilio di tunnel non è ancora molto sviluppata, ma esiste un certo interesse, in particolare nelle zone costiere, dove sarebbe possibile anticipare la raccolta e migliorare la qualità dei frutti.
Fragoleto della varietà californiana Albion in piena produzione, zona settentrionale
Evoluzione varietale e vivaismo La produzione di piante in Cile è un settore che merita un’attenzione particolare considerando che esistono caratteristiche particolarmente favorevoli all’attività vivaistica. L’isolamento geografico e un’ampia gamma di condizioni ambientali permettono di soddisfare il fabbisogno di freddo e di fotoperiodo delle piante a seconda della varietà e della destinazione del frutto. Nel caso delle piante frigoconservate, inoltre, esiste il vantaggio dovuto al diverso emisfero rispetto ai principali Paesi produttori (europei e nordamericani). Le piante cilene vengono estirpate in giugno-luglio e, sfruttando la differente stagionalità, possono venire di nuovo piantate, dopo una frigoconservazione di breve durata, nel corso dell’estate nei Paesi dell’emisfero Nord. In questo modo si riducono gli effetti negativi dovuti al lungo periodo di conservazione in frigorifero, permettendo un minore tasso di degradazione delle sostanze di riserva, e una minore incidenza di patogeni e parassiti. In questo contesto, per diversi anni sono state esportate piante della varietà Gariguette in Francia, con ottimi risultati produttivi, particolarmente per le colture fuori suolo altamente specializzate. Nonostante questi vantaggi, l’opportunità di trasformare il Cile nel vivaio del Sud America, non è stata ancora pienamente sfruttata. In pratica esiste attualmente un unico vivaio commerciale, il quale ha la licenza esclusiva di produrre e commercializzare varietà dell’Università della California, ma non dispone delle varietà di altre origini: per questo esiste una limitata offerta varietale.
Vivaio a fine marzo (area di Los Angeles)
Fragoleto di Camarosa nell’area costiera (pendici della catena montuosa)
474
fragola in Cile Attualmente più dell’80% della superficie viene coltivata con la varietà Camarosa. Si usa sia per la produzione di frutta fresca sia nelle aziende dove la produzione è orientata principalmente alla trasformazione industriale. È una varietà rustica e in genere presenta un buon comportamento produttivo nei differenti ambienti colturali cileni, ma non è molto adatta agli usi industriali. Una delle sfide dei programmi di ricerca che si stanno realizzando attualmente presso l’Università Cattolica, insieme al settore privato, è rappresentata dall’introduzione dall’estero e dalla valutazione di nuove varietà, ricercando quelle con una maggiore attitudine alla trasformazione industriale. Si è iniziato anche un programma di incroci per ottenere nuove varietà adatte ai diversi ambienti di coltivazione, dando alla fragolicoltura cilena maggior indipendenza dalle varietà ottenute nei Paesi esteri. Conclusioni Per il futuro si prevede un’ulteriore espansione della fragolicoltura cilena, con buone possibilità di crescita sulla base dello sviluppo dell’agroindustria e dell’aumento del consumo interno di frutta fresca. Per raggiungere un miglioramento della produzione e della qualità del prodotto, si richiedono maggiori sforzi a livello della ricerca. Allo stesso tempo occorre mettere a disposizione degli agricoltori un maggior numero di varietà adatte ai diversi ambienti e orientamenti produttivi. Lo sviluppo di programmi cileni di miglioramento genetico è necessario per il decollo definitivo anche del settore vivaistico.
Frutti di Camarosa raccolti per l’industria del congelato Fragoleto di Camarosa in piantagione autunnale, zona settentrionale (La Serena)
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la fragola
mondo e mercato Mercato in Italia Roberto Della Casa
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Mercato in Italia Foto P. Bacchiocchi
Introduzione L’Italia è oggi il quarto Paese produttore di fragole dell’UE, con 6100 ha coltivati e una produzione media annua di 153.000 t. Assieme a Spagna, Polonia, Germania e Regno Unito, infatti, è responsabile di oltre i tre quarti dei volumi prodotti all’interno del mercato comune (circa 873.000 t, stimate quale media per il triennio 2006-2008). Nonostante il dato assoluto evidenzi per l’Italia un posizionamento dimensionale tuttora di primo piano nel panorama internazionale, dalla lettura dei trend di medio-lungo periodo emerge con chiarezza il processo di downsizing (ridimensionamento) che ha caratterizzato il comparto negli ultimi dieci anni, portando alla fuoriuscita delle aziende meno professionali ed efficienti. Erano, infatti, 7000 gli ettari coltivati a cavallo tra il secolo scorso e l’attuale, ma la scelta di strategie di standardizzazione estreme operata a valle ha spostato sempre più la competitività sul piano dei costi, rendendo necessaria una selezione. Purtroppo la scarsa differenziazione dell’offerta ha limitato la capacità dei mercati a una segmentazione della qualità, generando una spirale perversa di riduzione del prezzo che ha finito per espellere dal contesto competitivo chi non ha saputo remunerare i differenti capitoli di spesa. Il crescente apprezzamento spuntato dalla fragola italiana sia sul mercato interno sia oltreconfine – lo si vedrà poi – spesso non è infatti risultato sufficiente a coprire un costo di produzione su cui, ancora oggi, malgrado il lavoro svolto sul fronte varietale, la manodopera arriva a incidere anche per il 40%. Se a ciò si aggiunge il legame a doppio filo che unisce la qualità organolettica del prodotto all’incognita climatica e, dunque, l’eventualità che piogge persistenti ed elevata umidità compromettano con straor-
Foto P. Bacchiocchi
Peso produttivo dei principali Paesi UE produttori di fragole (media 2006-2008) Spagna 22%
Polonia
26%
Germania Italia
7% 14%
17% 14%
Fonte: elaborazione su dati FAO
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Regno Unito Altri UE-27
mercato in Italia dinaria facilità buona parte del raccolto, ecco spiegate le ragioni del ridimensionamento produttivo della fragolicoltura lungo lo Stivale, durante l’ultimo decennio (–18,3% l’offerta media annua disponibile nel triennio 2006-2008 rispetto a quella degli anni all’inizio del nuovo millennio). Solo le realtà maggiormente organizzate sono rimaste in piedi, grazie anche a una gestione strategica dei rispettivi calendari di raccolta che ha permesso loro di ritagliarsi adeguati spazi di mercato. A tal fine sono state intraprese azioni mirate a dilatare e differenziare le finestre di commercializzazione del prodotto, con l’obiettivo di minimizzare il rischio di potenziali crolli di mercato nei mesi centrali della campagna. Ad areali e operatori focalizzati sulle produzioni precoci e di alta stagione nel tempo se ne sono, così, affiancati altri, specializzati nella coltivazione estiva, ma anche in quella autunnale. La direzione imboccata è sicuramente quella giusta, visto che, pur essendo il consumo di fragole tuttora fortemente concentrato, in Italia, nel trimestre da aprile a giugno, le statistiche degli ultimi anni restituiscono un tendenziale aumento di quota in periodi diversi. Il recente quadro evolutivo delle superfici fragolicole nazionali in coltura specializzata fornito dal CSO dà evidenza dei fenomeni descritti. Dal 2000 al 2006, in Italia si è assistito a una diminuzione di quasi 1300 ettari di terreno lavorati da aziende professionali (–27,3%), mentre l’inversione di tendenza registrata a partire dal 2007, +4,7% in tre anni, ha riportato gli investimenti colturali, durante la scorsa campagna, a 3770 ettari e ha fatto ben sperare per
Foto P. Bacchiocchi
Superfici coltivate a coltura specializzata in Italia (ettari) 2009
2009
2009
2010
2010
2010
Regioni
Pieno campo
Coltura protetta
Totale
Pieno campo
Coltura protetta
Totale
Piemonte
65
75
140
60
75
135
Provincia Autonoma di Trento
10
111
121
10
111
121
Provincia Autonoma di Bolzano
80
37
117
100
49
149
Veneto
62
618
681
62
587
649
Emilia-Romagna
272
72
344
226
57
283
Campania
6
845
851
10
744
754
Basilicata
19
460
479
12
420
432
Calabria
15
270
285
13
244
257
Sicilia
10
302
312
10
305
315
Altre regioni
229
209
438
207
200
407
Totale Italia
768
2999
3768
710
2792
3502
Var. % su anno precedente
+1
–7
Fonte: elaborazioni su dati GfK-Eurisko
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mondo e mercato il futuro. Malauguratamente, ancora oggi gli orientamenti varietali prevalenti sono concentrati su cultivar poco resistenti alle bizzarrie climatiche – già lo si era anticipato –, così le abbondanti piogge primaverili hanno fatto del 2009 un annus horribilis per la fragola italiana. Perdite per problemi di marciume sui frutti e quotazioni al ribasso dovute allo scarso tenore zuccherino e alla modesta consistenza del prodotto commercializzato hanno appesantito il conto economico degli operatori, spingendoli a riconversioni colturali verso produzioni frutticole maggiormente gratificanti. Da qui la contrazione delle superfici in coltura specializzata rilevata per l’anno in corso, oltre 7 punti percentuali in meno rispetto al 2009. Fra le regioni del Nord attive anche nel fuori campagna (da settembre a tutto novembre-dicembre), è l’Emilia-Romagna ad aver incassato i colpi più pesanti, registrando un crollo verticale del 17,7%, che va ad aggiungersi al –5,0% già sperimentato durante l’anno passato. Non molto differente la situazione in Veneto, dove il segno negativo dell’ultima variazione annuale, –4,7%, fa seguito a un altrettanto poco esaltante –3,3%. Anche le regioni del Sud, tradizionalmente forti sulle primizie e nell’inizio campagna, dopo un’annata di stabilità o di tendenziale aumento, hanno scelto la strada del disinvestimento: –11,4% il calo delle superfici in coltura specializzata stimato in Campania per il 2010, –9,8% quello invece profilato dal CSO sia per Basilicata sia per Calabria. Solo la Sicilia tiene, con rialzi dell’1,0-1,2% negli ultimi due anni. Pure al Nord si intravede, però, qualche spiraglio di luce: forti di una crescita complessiva di 13,4 punti percentuali sul 2009, gli areali di Trento e Bolzano mostrano, infatti, un andamento in totale controtendenza rispetto ai trend delineati a livello Paese.
Fragoleto nel Cesenate
100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%
Media 1999-2001
Export italiano L’Unione europea movimenta attualmente oltre il 60% delle esportazioni mondiali di fragole. Il 6% di tali quantitativi è appannaggio dell’Italia che, assieme a Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Francia, Polonia e Germania, è responsabile della quasi totalità degli scambi intra- ed extracomunitari; circa 367.000 t medie, oggi, in progressione di 3,7 punti percentuali sul dato del triennio 1999-2001. A valore si parla di quasi 740 milioni di euro per una variazione del +33,0%. Negli ultimi dieci anni le esportazioni di fragole italiane hanno conosciuto una brusca discesa, letteralmente sbaragliate, soprattutto sino al 2004, dalla supremazia produttiva e commerciale iberica e penalizzate, anche negli anni successivi, dall’accentuata pressione competitiva sul prodotto e dalla crescente offerta interna di alcuni Paesi tradizionalmente consumatori, soprattutto dell’Europa centro-orientale, Germania su tutti. Dal 1999 e per tutta la prima parte degli anni 2000 i volumi di prodotto diretti oltre confine si sono, infatti, ridotti di oltre la metà, scendendo al di sotto delle 20.000 t. Dopo un’interessante
Media 2006-2008
Germania
Austria
Altri UE-27
Svizzera
Altri Extra UE-27
Destinazioni dell’export italiano (% sui volumi in uscita)
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mercato in Italia ripresa a 23.000 t nel 2005 e un 2006 sostanzialmente interlocutorio, il 2007 è stato un altro anno da dimenticare: calo di 22,7 punti percentuali ed export inchiodato a 18.000 t. Molto meglio, invece, il 2008, caratterizzato da un’impennata delle esportazioni fragolicole nazionali a 23.000 t (+32,1%). Volendo comparare le performance del Belpaese a inizio e fine decennio, la diminuzione accertata sui due trienni di riferimento (2006-2008 vs. 1999-2001) si attesta sulle 17.000 t (–44,7%). Un gap di almeno 12.000 t va imputato alla minore capacità di assorbimento del mercato tedesco, la cui crescente offerta interna ne ha rafforzato nel tempo l’indipendenza da forniture di provenienza extranazionale. La quota di prodotto made in Italy destinato all’export con destinazione Germania è, di conseguenza, scesa in dieci anni dal 57 al 46% del totale. Nonostante non si possa certamente elogiare la prestazione italiana, va però detto che nelle ultime campagne il Paese ha saputo difendere la propria posizione sui mercati esteri meglio di altri: fatto 100 l’export complessivo dell’Unione, dopo l’iniziale flessione dal 13% del 1999 al 5% registrato, invece, nel 2004, lo share dell’offerta italiana ha costantemente tenuto, salendo anche, in un paio di occasioni, di 1 punto (2006 e 2008). Lo stesso non si può affermare per Spagna, Belgio, Francia, Polonia; senza dimenticare, infatti, i differenziali assoluti nei volumi di prodotto collocati da ciascun operatore oltre frontiera – il Paese iberico genera ancora adesso oltre il 55% dell’export fragolicolo dell’UE e Belgio e olanda seguono con il 10 e il 9% –, resta il fatto che nella migliore delle ipotesi, dal 2004 al 2008, si è perso 1 punto di quota, arrivando anche, nel caso spagnolo, a –3%. Un’ulteriore nota di merito a favore del Belpaese è legata al giudizio espresso dai mercati internazionali relativamente alla quali-
Foto W. Faedi
Frutti di Clery in coltura protetta nel Cesenate Foto R. Angelini
Bilancia commerciale della fragolicoltura italiana 40.000 35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5000 2003 2004 2005 2006 2007 2008 0 –5000 1999 2000 2001 2002 –10.000 –15.000 –20.000 –25.000 Tonnellate
.000 €
Il marciume molle dei frutti provocato da Botrytis cinerea è una delle principali cause di perdita produttiva
Fonte: elaborazione su dati Istat
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mondo e mercato tà dell’offerta, positivo e in tendenziale miglioramento: eccettuati Belgio e Paesi Bassi, l’Italia rappresenta oggi il trader europeo in grado di spuntare le quotazioni più interessanti sulla fragola – 2,25 euro/kg nella media del triennio 2006-2008 –, superiori anche a quelle dei cugini d’Oltralpe. Nel corso del tempo la struttura del calendario di commercializzazione italiano ha subito un lieve cambiamento, grazie a uno switch di quote dai mesi più tradizionali a quelli di bassa stagione, finanche ai periodi fuori stagione. Tale evoluzione, seppur ancora modesta, scaturisce dalla volontà degli operatori di minimizzare il rischio che eccessi d’offerta in determinati periodi dell’anno generino crolli di mercato capaci di compromettere un’intera campagna. Focalizzando l’analisi sui soli flussi intra-UE – l’Italia concentra tuttora oltre l’80% del proprio export all’interno dell’Unione –, emerge chiaramente che mentre a inizio secolo il 95% dei volumi era collocato nel quadrimestre marzogiugno, tale incidenza ora scende al 91%. Due dei quattro punti di differenziale si trasferiscono in capo al bimestre gennaio-febbraio, che sale al 3%, uno migra nella finestra commerciale di luglio-agosto, prima di fatto inesistente, mentre un altro va ad aggiungersi ai quattro di settembre-dicembre. Da rilevare, inoltre, che il mese di marzo passa dal 3 al 6% del totale. L’impegno profuso dall’Italia nella diluizione delle epoche di scambio è certamente lodevole e strategicamente corretto, visto che nella fase centrale della campagna i prezzi sono, di norma, bassi e tendenzialmente poco remunerativi. Puntare troppo sulla
Foto W. Faedi
Confezioni di fragole appena raccolte nel Cesenate
Articolazione delle esportazioni italiane verso i Paesi dell’UE-27 (% a volume su tot. export annuo) 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%
1999
Gen.-Feb.
2000 Mar.
2001 Apr.
Mag.
2002 Giu.
480
2003 Lug.-Ago.
2004 Set.-Dic.
2005
2006
2007
2008
mercato in Italia sola precocità – è ciò che sinora i principali trader italiani sembra stiano facendo – potrebbe però rivelarsi, anche in prospettiva, infruttuoso, per via dell’inevitabile scontro frontale, oltre che con la Spagna, con i Paesi nordafricani, Egitto e Marocco su tutti. Auspicabile è, dunque, per il futuro, una maggiore focalizzazione degli scambi sulle fasi conclusive della stagione e nel fuori campagna, quando la concorrenza estera è decisamente meno aggressiva. Esempi, in questo senso, già oggi si ritrovano sia in Veneto sia in Trentino.
100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%
Import italiano Venendo all’import, va premesso che i ventisette Paesi dell’Unione europea assorbono attualmente i due terzi delle importazioni mondiali di fragole. Sette stati, in particolare, alimentano la domanda internazionale e a essi si deve l’86% dei flussi intra- ed extracomunitari in ingresso, pari a circa 362.000 t per un controvalore di 672.000 euro e in crescita di 5,3 punti percentuali in termini reali e di 26,7 punti in termini nominali rispetto agli anni a ridosso del nuovo millennio. Anche in questo cluster si ritrova l’Italia, quarta in classifica dietro Francia, Germania, Regno Unito, ma davanti a Belgio, Paesi Bassi e Austria. Dal 1999 al 2008 le importazioni italiane di fragole hanno quasi sempre registrato variazioni al rialzo. Alle 24.000 t di fine anni ’90-primi anni 2000, sono andati, così, a sostituirsi valori progressivamente maggiori, fino ad arrivare alle odierne 36.000 t, calcolate come media del triennio iniziato nel 2006. In dettaglio, solo le campagne 2001, 2003 e 2007 hanno palesato andamenti in controtendenza, mentre nelle restanti annate l’incremento accertato è stato quasi sempre a due cifre. Il picco massimo di domanda, per il prodotto di provenienza estera, si è avuto nel 2006, quando l’import è schizzato a oltre 38.000 t (+10,1% vs. 2005). Successivamente, anche nel 2008 si sono rilevati quantitativi importanti e in forte progressione sulle precedenti dodici mensilità (37.000 t; +15,7% vs 2007). La Spagna rappresenta tuttora il primo supplier italiano, a cui il Belpaese si rivolge per almeno i due terzi delle proprie importazioni. La seconda posizione è, invece, occupata dalla Francia, ma la quota ad appannaggio dei cugini d’Oltralpe non eccede il 21%. Il trend è, per di più, calante, dato che negli anni a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio la stessa incidenza si attestava al 25%. Un esame incrociato dell’interscambio commerciale italiano denota come a partire dal 2003 il Paese si sia sempre più avviato al ruolo di importatore netto di fragole, con un differenziale negativo a volume, fra export e import, che durante la campagna 2006 ha quasi toccato le 16.000 t. A valore, invece, il punto di minimo è stato raggiunto nel 2007, dove il passivo ha ecceduto i 20 milioni di euro. Incoraggianti sono a ogni modo i segnali che provengono dagli ultimi dati disponibili. Secondo le statistiche ufficiali rese
Media 1999-2001
Spagna
Francia
Altri Paesi UE-27
Media 2006-2008 Germania Paesi Bassi
Altri Paesi Extra UE-27 Provenienze dell’import di fragole italiane (% sui volumi in ingresso)
Foto P. Bacchiocchi
481
mondo e mercato Foto P. Bacchiocchi
note dall’ISTAT, infatti, tra il 2007 e il 2008 si sarebbe registrato un miglioramento della bilancia commerciale italiana di 4,7 punti percentuali a quantità, a cui avrebbe fatto da contraltare un progresso, in termini monetari, di 39,1 punti.
Foto P. Bacchiocchi
Altri Paesi europei L’interesse a offrire un quadro esauriente del posizionamento competitivo dell’Italia nel contesto del commercio fragolicolo internazionale ed europeo impone una disamina, seppur rapida, anche della situazione relativa ai principali competitor UE del Belpaese. Pur essendo ancora oggi leader assoluto anche sul piano commerciale per volumi d’offerta ceduti sui mercati esteri, dalla seconda metà degli anni 2000 e per tre campagne consecutive la corazzata iberica ha sofferto una progressiva flessione del proprio export fragolicolo, passato dalle 251.000 t del 2004 alle 207.000 del 2007 (–17,5%). Solo nel 2008 è intervenuto un parziale recupero a 218.000 t (+5,3%), che ha riportato i flussi esportativi medi ai livelli di inizio millennio. La principale causa di tale involuzione va ricercata, ancora una volta, nella minore recettività del mercato tedesco, seconda destinazione della fragola spagnola, reso maggiormente autosufficiente da una produzione interna incrementata di oltre 45 punti percentuali nel biennio 2005-2006. Belgio e Paesi Bassi, entrambi in buona parte riesportatori, hanno migliorato nel tempo le proprie performance sui flussi diretti al di là dei confini nazionali. Se negli anni dal 2006 al 2008 il primo ha infatti registrato una crescita del 4,3% rispetto alla media 1999-2001 – da 37.000 a oltre 38.000 t –, il secondo è addirittura arrivato a raddoppiare i volumi in uscita, superando quota 33.000 t. A onor
Principali Paesi europei esportatori di fragole
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Tonnellate
250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 0
Spagna Belgio Paesi Bassi
Media 1999-2001
Media 2006-2008
Fonte: elaborazione su dati Eurostat
Sala di lavorazione delle fragole
482
Italia Francia Polonia Germania Altri UE-27
mercato in Italia del vero va però evidenziato il segno meno delle campagne 2006 e 2008, più accentuato per i Paesi Bassi, che ha ridotto l’export belga-olandese, in un caso e nell’altro, di 13.000 e 6000 t rispetto alla precedente annata. Benché la lettura della tendenza di medio-lungo periodo restituisca per la Francia un significativo miglioramento prestazionale sul prodotto in esportazione, grazie a un potenziamento delle quantità collocate, fra il triennio 1999-2001 e il 2006-2008, superiore al 43%, l’impietosa analisi puntuale della serie storica rivela ancora una volta, negli ultimi anni, un trend calante. Diminuzioni a due cifre hanno segnato il biennio 2006-2007 e a esse si è poi affiancata un’ulteriore flessione prossima ai 4 punti nel corso del 2008, con il risultato che in soli tre anni si è passati da 41.000 a 23.000 t. La rilevante disponibilità di prodotto alimenta le ambizioni commerciali polacche, ma al di là dei significativi cedimenti accusati alla voce export durante le due ultime campagne, –30,6% e –18,6%, la vera incognita, anche per il futuro, rimane legata alle modeste quotazioni, segno indiscutibile del debole apprezzamento dell’offerta. D’altro canto bassa qualità e prezzo tout court mal si addicono a un prodotto che ritrova nel proprio mix organolettico i principali fattori di attrattività al consumo. L’aumentato potenziale produttivo della Germania non solo ha garantito negli ultimi anni maggiore copertura alla domanda interna, ma ha anche incrementato le quote esportate in un periodo concorrenziale alla fragolicoltura italiana. Il calendario di maturazione tedesco si sovrappone, infatti, a quello delle produzioni a nord dello Stivale, influenzandone negativamente il mercato. Tanto per dare evidenza delle dimensioni del fenomeno, tra il triennio 1999-2001 e il 2006-2008 i flussi medi annui in partenza
Foto P. Bacchiocchi
Foto P. Bacchiocchi
Tonnellate
Principali Paesi europei importatori di fragole 160.000 140.000 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0
Francia Germania Regno Italia Belgio Paesi Austria Unito Bassi
Media 1999-2001
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Altri UE-27
Media 2006-2008 Fragole lavorate pronte per la commercializzazione
Fonte: elaborazione su dati Eurostat
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mondo e mercato dal Paese teutonico sono cresciuti di oltre 62 punti percentuali, da 9000 t scarse a più di 14.000 t. A valore il rialzo è stato ancora più eclatante, +121,4%, e rende merito al forte impegno profuso dall’intero comparto nel miglioramento della fragolicoltura nazionale. A ben vedere, però, neppure per la Germania il 2007 e il 2008 hanno rappresentato due annate facili, così anche in questo caso il riepilogativo delle variazioni annuali si tinge di rosso: –22,0% nel 2007 vs. 2006, –13,4% nel 2008 vs. 2007. Prima di chiudere il cerchio attraverso una breve analisi anche dei principali bacini di ricezione dell’UE, è bene aprire una parentesi sulle ragioni del sostanziale affaticamento in cui versa attualmente l’export fragolicolo europeo; una situazione generalizzata, a cui non si sottrae, come visto, neppure il Belpaese, e che va almeno in parte imputata al migliorato posizionamento competitivo dei Paesi Terzi del Mediterraneo. All’ottimo lavoro svolto nell’ultimo decennio sul piano della specializzazione colturale, Turchia, Marocco ed Egitto hanno saputo, infatti, affiancare un impegno esemplare anche sul fronte delle attività di trading con l’estero. Ciò si è tradotto in una crescita esponenziale dei flussi di prodotto in uscita dai confini nazionali, un aumento di 34.000 t e 153,4 punti percentuali fra la media del triennio 1999-2001 e del 2006-2008. Sui soli mercati dell’Unione le esportazioni sono salite da 17.000 a 34.000 t (+94,5%). Dal 2005, inoltre, lo sviluppo complessivo è stato costante ed è andato a sommarsi alla maggiore autonomia produttiva – peraltro già ricordata – di alcuni tradizionali mercati di sbocco dell’offerta europea, portandoli alla saturazione. Due parole, ora, sui flussi di prodotto in ingresso nei diversi Paesi dell’Unione. Un tempo preceduta dalla Germania, la Francia costituisce attualmente il primo Paese importatore di fragole dell’UE, con un volume medio annuo di 112.000 t nel triennio 2006-2008, in rialzo del 32,9% sul periodo 1999-2001. Pur occupando ancora oggi la seconda posizione della classifica, la Germania ha, per contro, progressivamente ridotto nel tempo la propria dipendenza da supplier esteri, cosicché l’import, in un decennio, è diminuito del 37%, a 92.000 t. Spostandosi Oltremanica, è doveroso sottolineare come alle catene del retailing alimentare britannico non vada unicamente il merito per lo sviluppo della fragolicoltura nazionale. Anche la crescita dell’import è figlia di una promozione dei consumi che fa oggi della fragola il quarto frutto maggiormente venduto nel Regno Unito, alle spalle solo di banane, mele e uva da tavola. L’aver efficacemente comunicato ai consumatori il potenziale di convenience insito nel prodotto, attraverso coerenti politiche di category, ha generato in dieci anni un vero e proprio boom della domanda, che ha indotto al raddoppio dei quantitativi di provenienza estera, da 27.000 a 53.000 t. La merce richiesta, per di più,
Foto P. Bacchiocchi
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Foto W. Faedi
Confezioni di fragole nel Cesenate
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mercato in Italia è di valore sensibilmente superiore a quella di cui si approvvigionano gli altri Paesi europei. Nonostante i volumi notevolmente inferiori a quelli dei primi tre importatori, anche Belgio e Paesi Bassi mostrano un trend crescente, nei due trienni di riferimento, relativamente ai flussi di fragole in entrata: +13,8% per complessive 28.000 t nel primo, +38,5% per un totale di 23.000 t nel secondo. Scende, invece, di 15,1 punti percentuali l’Austria, che va da 21.000 a 18.000 t.
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Mercato al dettaglio La propensione all’export del sistema Italia si è notevolmente ridimensionata nel tempo. Mentre sulla fine degli anni ’90-inizio anni 2000 gli operatori presenti lungo lo Stivale collocavano sui mercati esteri quasi il 21% della produzione fragolicola complessivamente disponibile, oggi a fatica si supera il 14%. Per contro, non più del 10-15% dell’offerta nazionale è destinato all’industria di trasformazione. È, dunque, evidente l’importanza che assume, per le imprese del comparto, il mercato nazionale al dettaglio. Stando ai dati di fonte GfK-Eurisko, attualmente tale mercato rappresenta nel Belpaese il 2% del totale consumo domestico di frutta a volume, per una media di circa 73.000 t negli ultimi tre anni (2007-2009). A valore l’incidenza sale al 5%, cui corrispondono circa 276 milioni di euro annui. Tra il 2002 e il 2009 il mercato è cresciuto, a quantità, con un ritmo, sui dodici mesi, del 2,4%, così il dato ufficiale, per l’ultimo anno, restituisce un consumo di fragole attorno alle 78.000 t (+7,0% vs. 2008). L’equivalente monetario è di 298 milioni di euro (+5,9%). Anche l’andamento del prezzo medio al dettaglio rende merito del buono stato di salute in cui attualmente versa il mercato dome-
Foto P. Bacchiocchi
(€/kg)
Prezzi medi al dettaglio delle fragole in Italia per format distributivo
Foto P. Bacchiocchi
4,50 4,30 4,10 3,90 3,70 3,50 3,30 3,10 2,90 2,70 2,50
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Iper+Super+Self Service Discount Trad.+Spec. Ambulanti +Altro Fonte: elaborazioni su dati Gfk-Eurisko
Fragoleti in Romagna
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mondo e mercato stico della fragola, a riprova che l’evoluzione dei consumi non è a esso inversamente correlata. Solo per citare alcuni numeri, tra il triennio 2002-2004 e il 2007-2009 la spesa media per chilogrammo di prodotto acquistato è aumentata di 15,7 punti percentuali, da 3,25 a 3,76 euro e, nonostante due campagne in controtendenza (il 2004 e il 2009), il tasso di variazione medio annuo sull’intero periodo considerato è prossimo al 2,7%. La penetrazione del prodotto, ovvero la percentuale di famiglie che acquistano fragole almeno una volta nel corso dell’anno, manifesta fluttuazioni annuali fra il 65 e il 76% fino al 2007, arriva al 90% nel 2008 e scende all’80% nel 2009. Come tutti i mercati di nicchia, caratterizzati da prezzi medi unitari relativamente elevati rispetto alla media del settore, anche il mercato della fragola si dimostra, quindi, molto erratico. Ciò detto, restano indubbi gli ulteriori spazi di crescita futuri. Ancora oggi l’acquisto di tale frutto presenta un elevato grado di stagionalità: nel solo trimestre aprile-giugno si concentra, di fatto, il 75% delle vendite retail del Belpaese. Maggio e giugno, in particolare, sono i due mesi più importanti, con un peso medio complessivo pari, negli ultimi tre anni, al 57% del totale. Anche in un così breve arco temporale si legge, però, una tendenza all’estensione delle epoche di consumo: considerando, infatti, l’intero trimestre aprile-giugno, si assiste, tra il 2007 e il 2009, a una perdita di un punto di quota, che sale a due se si limita l’analisi al solo bimestre maggio-giugno. A conforto della tesi avanzata basti esaminare il trend del calendario di consumo negli ultimi otto anni. Ragionando, per semplicità, su di uno split delle vendite retail (ossia al dettaglio) per quadrimestri, emerge che lo share imputabile al periodo maggio-agosto (parte centrale della campagna), passa dall’82% del 2002 al 72% del 2009, mentre in fase precoce e di inizio campagna (gennaio-aprile) la quota rimonta dal 17 al 25%. Cresce di un punto anche il fine/fuori campagna.
Foto V. Bellettato
Foto V. Bellettato
Foto V. Bellettato
Consumi domestici di fragole in Italia (tonnellate) Anno
Fragoleti nel Veronese
1° quadrimestre 2° quadrimestre 3° quadrimestre
2002
11.366
54.574
865
66.805
2003
11.187
60.163
940
72.290
2004
11.834
57.968
3.496
73.298
2005
12.463
52.798
2.020
67.281
2006
13.603
53.405
1.417
68.425
2007
15.600
52.600
1.300
69.500
2008
18.100
53.200
1.600
72.900
2009
19.600
56.500
1.900
78.000
Fonte: elaborazioni su dati GfK-Eurisko
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Totale
mercato in Italia Sguardo al futuro La crescente pressione esercitata da nuovi competitor internazionali, caratterizzati da costi di produzione più bassi rispetto agli standard europei, e lo sviluppo della fragolicoltura anche in aree tradizionali di consumo ostacolano la presenza dell’offerta italiana sui mercati esteri, tanto che, nel tempo, si è assistito a una progressiva erosione di quote. Da essa hanno tratto particolare vantaggio, fra gli altri, la Germania e i vicini Paesi Terzi del Mediterraneo. La maggiore autosufficienza del Paese teutonico, oltre a farne un temibile rivale per la conquista di spazi di mercato, lo rende, anche in prospettiva, una destinazione sempre meno interessante per l’export italiano. Il mercato interno assume, dunque, un ruolo chiave per la salvaguardia del comparto. Il trend dell’ultimo decennio mostra fortunatamente decisi segni di vitalità. Anche nella crisi dei consumi ortofrutticoli dei primi anni 2000 le fragole hanno, infatti, rappresentato una delle poche mosche bianche, con prezzi e volumi di vendita contestualmente crescenti. Tra luci e ombre, quindi, le premesse per il futuro non sono sicuramente negative, ma la mancanza, ancora oggi, di una gestione strategica dell’offerta da parte degli operatori rischia di dissipare a favore di terzi un potenziale di non poco conto. I dati sulle importazioni, d’altro canto, mostrano chiaramente l’importanza dell’Italia come sbocco per le produzioni con-
Foto M. Galli
Fragoleto in Trentino Foto Agrilinea
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mondo e mercato correnti. Da queste considerazioni si evidenzia l’improrogabile necessità, per le imprese italiane, di consolidare negli anni a venire la propria posizione all’interno dei confini nazionali. Fino a oggi, purtroppo, la ricerca e la produzione hanno quasi esclusivamente basato l’approccio competitivo sull’ottimizzazione delle differenti voci di costo, tralasciando completamente gli aspetti connessi alla generazione di valore. Si è, così, lavorato sulla pezzatura dei frutti, per agevolare il distacco e comprimere le spese di raccolta; per facilitare le fasi di lavorazione e la gestione logistico-commerciale del prodotto sono state create nuove cultivar di forma regolare, consistenti e di lunga shelf life. Scarsa o nulla, però, è stata l’attenzione alle pregnanti caratteristiche organolettiche dell’offerta, sapore e aromaticità in primis, indispensabili per fidelizzare nel tempo un consumatore sempre più esigente. Senza una differenziazione percepibile, il rischio è che alla lunga il mercato orienti stabilmente le proprie preferenze su alternative di provenienza extranazionale, spesso più attraenti in termini di solo prezzo. È vero, alta qualità e alte rese difficilmente vanno d’accordo, ma se il consumatore venisse adeguatamente informato, con molta probabilità privilegerebbe quegli orientamenti varietali capaci di soddisfarlo maggiormente dal punto di vista gustativo. Ne discenderebbe un circolo virtuoso che andrebbe a stimolare ulteriori investimenti in ricerca. La variabile climatica è ancora oggi uno dei fattori che possono decretare il successo o l’insuccesso di una campagna commerciale. Oltre a disincentivare il consumo, pioggia e umidità sono in grado, infatti, di compromettere l’esito di un intero raccolto, favorendo attacchi fungini e causando problemi di marciume sui frutti. Vivaisti e produttori dovranno, dunque, sicuramente concentrare i propri sforzi futuri sul miglioramento qualitativo dell’offerta, ma anche immaginare lo sviluppo di varietà più resistenti alle intemperie. Già oggi Candonga ne è un buon esempio. Ammirevole è l’impegno profuso nell’allungamento del calendario di raccolta, con l’intento di evitare un’eccessiva concentrazione di prodotto nei mesi centrali della campagna fragolicola. Nonostante i recenti interventi di riequilibrio, soprattutto sull’export, siano troppo orientati verso la fase iniziale e di prestagione, la strada intrapresa è corretta. Ora si tratta di fare un passo in più, implementando un vero e proprio progetto di marketing nazionale volto a riqualificare il prodotto fragola made in Italy sia sul mercato interno, sia su quelli internazionali. Un progetto attraverso cui valorizzare le diverse provenienze, dalla Sicilia alle vallate alpine, nei rispettivi sistemi colturali ed epoche di raccolta. Puntando, anche in chiave comunicativa, sulla qualità intrinseca delle differenti produzioni connesse ai relativi ambiti territoriali,
Foto Agrilinea
Foto Agrilinea
Foto Agrilinea
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mercato in Italia si potrebbe ovviare a una debolezza strutturale, la frammentazione del sistema d’offerta, tramutandola in un valore aggiunto capace di generare distintività rispetto ai competitor europei. In tal modo si porrebbero solide premesse per allacciare un rapporto continuativo – almeno da aprile a dicembre – con la GDO. Non va dimenticato che da essa originano oggi oltre i due terzi degli acquisti di fragole delle famiglie italiane e che anche nei principali mercati di destino esteri la moderna distribuzione gioca un ruolo di prim’ordine (anche in Germania le catene distributive vendono più del 65% dei volumi di fragole complessivamente veicolati al consumo). Se sono indubitabili le responsabilità del comparto produttivo per il futuro della fragolicoltura italiana, non bisogna neppure sottovalutare l’influenza, sul buon esito delle strategie, esercitata dal retailing alimentare moderno. Anche la GDO avrà quindi la propria parte nel promuovere, piuttosto che penalizzare, la produzione italiana. L’auspicio, per il futuro, è che vi sia una maggiore attenzione alla difesa della qualità del prodotto, sia selezionando i fornitori più accreditati e affidabili, sia limitando le vendite di prodotto dal modesto profilo organolettico in periodi di scarsa qualità commerciale per ragioni di natura climatica. Allo stato attuale, è l’unica via per evitare fenomeni di disaffezione al consumo che rischiano di compromettere un’intera campagna e, nel lungo periodo, anche quelle a essa successive.
Foto P. Bacchiocchi
Foto P. Bacchiocchi
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la fragola
mondo e mercato Aspetti commerciali Roberto Piazza
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Aspetti commerciali Introduzione Sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 13/12/2008 sono riportate le norme tecniche relative alla commercializzazione della fragola. Di seguito verranno illustrate tali disposizioni integrate con alcuni commenti o approfondimenti inseriti fra parentesi. Definizione del prodotto La presente norma si applica alle fragole delle varietà (cultivar) derivate dal genere Fragaria L. destinate a essere fornite allo stato fresco al consumatore, escluse le fragole destinate alla trasformazione industriale. (Già dalla premessa appare evidente l’attenzione del legislatore nei confronti dei consumatori del prodotto allo stato tal quale; ecco che lo spirito della norma è anche quello di tutelare l’ultimo anello della catena commerciale.) Disposizioni relative alla qualità La norma ha lo scopo di definire le caratteristiche qualitative che le fragole devono presentare dopo condizionamento e imballaggio. (In effetti la norma non entra nel merito della dimensione delle vaschette o dei vassoi che contengono i frutti, non fornisce neppure indicazioni relative alla dimensione degli imballi e dei sovraimballi: per esempio non suggerisce che le vaschette siano del peso di 150 – 250 – 500 g [eventualmente chiuse] contenute in sovraimballi di legno, plastica o cartone dalle dimensioni di 30 × 40 cm; 30 × 50 cm; 40 × 60 cm o relativi sottomultipli purché pallettizzabili.) Essendo la fragola un frutto carnoso, si ritiene abbastanza importante racchiuderlo in vaschette microforate in modo da isolare il
Le produzioni spagnole, di buona qualità, penetrano i mercati grazie alla particolare cura posta nelle lavorazioni, nella presentazione e nel confezionamento estremamente gradevole
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aspetti commerciali contenuto dalle polveri esterne, e non solo. La vaschetta chiusa consentirà all’acquirente di trasportare il prodotto con relativa tranquillità rispetto ai pericoli di schiacciamento o di dispersione del prodotto stesso nella borsa della spesa; la vaschetta trasparente, rispetto alla tradizionale opaca di colore blu, consente una totale visione del contenuto e una scelta più consapevole rispetto alla qualità cercata.) Caratteristiche minime di qualità In tutte le categorie, tenuto conto delle disposizioni specifiche previste per ogni categoria e delle tolleranze ammesse, le fragole devono essere: – i ntere; – sane; sono esclusi i prodotti affetti da marciume o che presentino alterazioni tali da renderli inadatti al consumo; – pulite, praticamente prive di sostanze visibili (il termine “praticamente” ricorre spesso nelle norme e il buon senso ce lo fa interpretare come “piccolissimi indizi quasi invisibili”); – di aspetto fresco ma non lavate (è proibito trattare con acqua le fragole; si evitano i residui terrosi isolandole con film di plastica, paglia o altri materiali inerti); – praticamente prive di parassiti; – praticamente esenti da danni provocati da attacchi di parassiti; – munite del loro calice, a eccezione delle fragoline di bosco. Il calice, e, ove presente, il peduncolo, devono essere freschi e verdi; – prive di umidità esterna anormale (vedi divieto di lavaggio); – prive di odori e/o sapori estranei; – le fragole devono essere state raccolte con cura; – le fragole devono essere sufficientemente sviluppate e avere un grado di maturazione sufficiente. (Ma con quali parametri si misurano lo sviluppo e il grado di maturazione? La norma non lo stabilisce; in ogni caso gli addetti ai lavori sanno bene come la perfetta o sufficiente maturazione consista nel raccogliere frutti quasi completamente rossi, generalmente ben profumati e ben saporiti, sodi, di dimensioni tipiche della varietà impiegata). – lo sviluppo delle fragole e il loro stato devono essere tali da consentire il trasporto e le operazioni connesse fino all’arrivo al luogo di destinazione in condizioni soddisfacenti. (Il termine “soddisfacente” è minimale, in quanto la logistica del prodotto e il mantenimento della catena del freddo non consentono e non fanno accettare alcun calo di qualità se non impercettibile.)
Dalla Trinacria un interessante tentativo di promuovere le “rosse” siciliane
Classificazione delle fragole Le fragole sono classificate nelle tre categorie seguenti: – Categoria Extra. Le fragole di questa categoria devono essere di qualità superiore, devono presentare le caratteristiche tipiche della varietà e devono avere aspetto brillante, tenuto conto delle caratteristiche della varietà. Devono essere prive di terra. Esse 491
mondo e mercato non devono presentare difetti, a eccezione di lievissime alterazioni superficiali della buccia che non pregiudichino l’aspetto generale del prodotto, la sua qualità, la conservazione e la presentazione nell’imballaggio. – Categoria I (prima). Le fragole di questa categoria devono essere di buona qualità e devono presentare la forma e la colorazione tipiche della varietà. Sono ammessi i seguenti leggeri difetti, che non devono tuttavia pregiudicare l’aspetto generale, la qualità, la conservazione e la presentazione nell’imballaggio del prodotto: – lievi difetti di forma, – presenza di una piccola zona bianca la cui superficie non deve superare un decimo di quella del frutto, – lievi segni superficiali di pressione (la loro presenza è un caso molto raro), – devono essere praticamente prive di terra. – Categoria II (seconda). Questa categoria comprende le fragole che non possono essere classificate nelle categorie superiori, ma che corrispondono alle caratteristiche minime di cui sopra. Esse possono presentare i seguenti difetti, purché questi non pregiudichino le caratteristiche essenziali di qualità, conservazione e presentazione: – difetti di forma, – una zona bianca la cui superficie non deve superare un quinto di quella del frutto, – lievi ammaccature secche che non possono più svilupparsi, – lievi tracce di terra. (Va detto che se sui mercati, sia nazionali sia esteri, arrivassero fragole con i difetti riportati e tollerati per la categoria seconda, oggi, quelle fragole non troverebbero alcun acquirente.)
La vaschetta trasparente ornata dal manico e il contrasto del rosso delle fragole con il bianco dell’imballaggio creano una gradevole immagine complessiva
Sant’Orsola propone le fragole sfruttando la notorietà del packaging impiegato per la presentazione dei frutti di bosco
Levicofrutta si propone al mercato con una fragola sana, fresca, bella e buona Fragole del Veronese con presentazione e packaging gradevoli
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aspetti commerciali Disposizioni relative alla calibrazione Il calibro è determinato dal diametro massimo della sezione equatoriale. Le fragole devono avere il seguente calibro minimo: – categoria Extra: 25 mm – categoria I e II: 18 mm Per le fragoline di bosco non è fissato un calibro minimo. Disposizioni relative alle tolleranze Sono ammesse tolleranze di qualità e di calibro nello stesso imballaggio per i prodotti non corrispondenti ai requisiti della categoria indicata. Tolleranze di qualità. A seconda della categoria delle fragole sono accettate differenti tolleranze: – Categoria Extra. Il 5% in numero o in peso di fragole non rispondenti alle caratteristiche della categoria, ma conformi a quelle della cat. prima o eccezionalmente ammesse nelle tolleranze di questa categoria. Nell’ambito di questa tolleranza i frutti guasti sono limitati al 2%. (Si tenga presente che la visione di un solo frutto guasto innesca nell’acquirente, grossista, dettagliante o consumatore che sia, un atteggiamento di sospetto verso l’intera partita, che inevitabilmente verrà deprezzata e non più considerata come “produzione di qualità extra”.) – Categoria I (prima). Il 10% in numero o in peso di fragole non rispondenti alle caratteristiche della categoria, ma conformi a quelle della categoria seconda o eccezionalmente ammesse nelle tolleranze di questa categoria. Nell’ambito di questa tolleranza i frutti guasti sono limitati al 2%. (Anche in questo caso la legge del mercato è più forte delle norme e porterà l’acquirente a disinteressarsi di quella partita.) – Categoria II (seconda). Il 10% in numero o in peso di fragole non rispondenti alle caratteristiche della categoria né alle caratteri-
Nei mesi autunno-invernali, grazie alla globalizzazione e alla destagionalizzazione, è frequente trovare sui mercati Italiani anche il prodotto australiano
Anche con una raccolta un po’ anticipata, il prodotto mantiene tutta la sua fragranza
Il prodotto importato dai Paesi del Nord Europa domina il mercato delle fragole tardive
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mondo e mercato stiche minime, a eccezione dei prodotti affetti da marciume o ammaccature pronunciate o che presentino qualsiasi altra alterazione che li renda inadatti al consumo. Nell’ambito di questa tolleranza, i frutti guasti sono limitati al 2%. (Viene da sé che già la categoria seconda ha grosse difficoltà a farsi recepire dal mercato; se poi si presenta anche con una minima percentuale di frutti di categoria inferiore, l’esperienza insegna che la destinazione prevalente di queste partite è quella di essere inviate alla distruzione o alle offerte per beneficenza, a volte poco gradite!) Tolleranze di calibro. Per tutte le categorie: il 10% in numero o in peso di fragole non rispondenti alla calibrazione minima stabilita. Disposizioni relative alla presentazione Omogeneità. Il contenuto di ogni imballaggio deve essere omogeneo: ciascun imballaggio deve contenere esclusivamente fragole della stessa origine, varietà e qualità. Nella categoria Extra le fragole, a eccezione di quelle di bosco, devono essere particolarmente omogenee e regolari per quanto concerne il grado di maturazione, la colorazione e il calibro. Nella categoria I esse possono presentare un calibro meno omogeneo. La parte visibile del contenuto dell’imballaggio deve essere rappresentativa dell’insieme. Condizionamento e imballaggio. Le fragole devono essere condizionate in modo che sia garantita una protezione adeguata del prodotto. I materiali utilizzati all’interno dell’imballaggio devono essere nuovi, puliti e di natura tale da non provocare alterazioni esterne o interne dei prodotti. L’impiego di materiali e in particolare di carte o marchi recanti indicazioni commerciali è autorizzato soltanto se la stampa o l’etichettatura sono realizzate con inchiostro o colla non tossici. Le fragole della categoria Extra devono essere condizionate con cura particolare. Gli imballaggi devono essere privi di qualunque
Sono le più tardive, si presentano generalmente con prezzi medio-alti, sono le più resistenti ai trasporti e alla sovramaturazione… sono le più buone?
Il Piemonte non è da meno per presentazione e packaging, oltre che per l’esaltazione dell’immagine che circonda il territorio
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aspetti commerciali corpo estraneo. Le etichette apposte individualmente sui prodotti devono poter essere tolte senza lasciare tracce visibili di colla e difetti superficiali. (In pratica sulle fragole non vengono mai apposti singolarmente i bollini così come avviene per le mele o i kiwi.) Disposizioni relative alle indicazioni esterne Ciascun imballaggio deve recare, in caratteri raggruppati sullo stesso lato, leggibili, indelebili e visibili dall’esterno, le indicazioni di seguito riportate: – identificazione, cioè il nome e l’indirizzo dell’imballatore e/o speditore; – natura del prodotto, cioè “fragole” se il prodotto non è visibile dall’esterno. Il nome della varietà è invece facoltativo. (È importante che la filiera si abitui a definire con maggiore precisione il nome delle varietà e così anche il consumatore, col tempo, si abituerà a indicare in modo corretto i nomi delle varietà che a lui sono più gradite. Il caso recente delle varietà Candonga e Camarosa, abbastanza conosciute grazie anche alla pubblicità, ha fatto riscoprire al consumatore il piacere di essere più preciso e a volte più avanzato rispetto alle indicazioni spesso inesatte che stanno sui banchi dei supermercati o alla non conoscenza delle varietà dei nuovi addetti alla vendita al dettaglio); – origine del prodotto, cioè Paese di origine ed eventualmente zona di produzione o denominazione nazionale, regionale o locale (non è raro trovare partite di fragole che nelle etichette riportano il nome del comune e della provincia in cui sono state coltivate. Spesso manca la voce “Italia” e ben si comprende come, nel caso di prodotti destinati all’export, la mancanza assuma una certa rilevanza, infatti è sanzionata dai controllori di Agecontrol preposti a questo tipo di verifiche); –c ategoria commerciale.
Colori, marchio e provenienza sono elementi fondamentali per attirare una clientela che apprezza la naturalità della zona di produzione
I romagnoli non sono secondi per la qualità del loro prodotto
Fragole provenienti dal “Paese delle piramidi”, in concorrenza con le produzioni siciliane e pugliesi
Fresche, belle, sane, senza alcun dubbio buone, ma anonime: come riconoscerle?
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la fragola
mondo e mercato Canali di vendita Luca Lanini
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Canali di vendita Foto R. Angelini
Il consumo di fragole ha sempre mantenuto una netta dimensione “stagionale”, legandosi fortemente alle situazioni climatiche esterne e, per così dire, alle spesso conseguenti variazioni “umorali” del consumatore che mai come in questo caso lo accompagnano nelle sue scelte di acquisto (c’è il sole e fa caldo, allora si comprano fragole… piove e fa freddo, le fragole rimangono invendute). Questa forte “volubilità” e variabilità del mercato d’acquisto, ancorché nota e consolidata per il settore, crea indubbi problemi organizzativi e commerciali, sia al produttore sia al negoziante e il prezzo finale di vendita al banco risente in pieno di queste oscillazioni, che spesso si alternano anche nel corso della stessa giornata. Ma se da un lato la fragola mantiene nell’immaginario collettivo del consumatore questa immagine di freschezza, bellezza, calore e (perché no) sensualità, il settore produttivo e commerciale è impegnato da tempo a “standardizzare” (bruttissima parola) il prodotto fragola per trattarlo alla stregua di tutti gli altri prodotti, pur nel contempo continuando a lavorare per rafforzare la “personalità” e le caratteristiche commerciali di questo straordinario prodotto. Un compito difficile, quindi, perché a “spersonalizzare” da un lato e a “rafforzare l’immagine” dall’altro si rischia spesso di fare confusione… e sul mercato la confusione (nel marketing e nella gestione operativa) non paga e anzi crea danni economici spesso irreparabili. In termini pratici, per aumentare il consumo di fragole occorre lavorare in almeno tre diverse direzioni: Foto Agrilinea
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canali di vendita – sul lato dei modelli di consumo: spingere per destagionalizzare il consumo (fragole tutto l’anno e non solo a primavera); – sul lato delle strategie delle imprese: organizzazione commerciale e produttiva efficace; – sul lato del marketing: comunicazione al consumatore e con i settori tecnico-scientifici della ricerca varietale e delle analisi qualitative al “servizio” e di fondamentale supporto a questi “assi” prioritari. Diversificazione dei canali di vendita Il cambiamento più significativo è probabilmente avvenuto nei canali di vendita delle fragole, una volta appannaggio dei banchi di frutta dei mercati rionali o dei negozi specializzati e oggi invece sempre più acquistate presso gli scaffali a libero servizio della distribuzione moderna. Nel 2008, sempre secondo le stime Gfk-IHA per conto di CSO, gli acquisti di fragole nel canale moderno (super- e ipermercati, discount) hanno superato il 55% degli acquisti totali. Di converso, il canale tradizionale (ambulanti e negozi specializzati) ha rappresentato la forma di acquisto di fragole maggioritaria fino al 2006. Un altro dato emblematico: fino al 2000 gli ambulanti veicolavano il 40% dei consumi italiani di fragole, mentre oggi questo dato si è ridotto quasi della metà. Il grafico qui sotto riporta i dati relativi a questa importante informazione di mercato, che fa luce da sola sui grandi cambiamenti commerciali che hanno investito in questi ultimi dieci-quindici anni i prodotti ortofrutticoli, e le fragole in particolare.
Gli acquisti di fragole in Italia: suddivisione percentuale per canale commerciale
Percentuale (%)
100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0
2002
2004
2006
Iper + Super + Superelte
Discount
Tradizionali + specializzati
Ambulanti + altro
2008
Fonte: Gfk-IHA
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mondo e mercato Canali corti e canali lunghi, i vantaggi della distribuzione moderna Va detto che il forte peso mantenuto dai canali tradizionali di vendita rispetto a quelli cosiddetti moderni (legati cioè alla distribuzione moderna) non è una peculiarità delle fragole, ma una caratteristica che accomuna tutto il settore ortofrutticolo italiano. Solo recentemente, infatti, la distribuzione moderna ha assunto il ruolo di canale di vendita dominante (con oltre il 50% degli acquisti fatti dal consumatore in questi punti vendita), secondo una più ampia tendenza europea. È un fatto. Tuttavia, senza entrare in questioni più complesse e legate ai rapporti di forza dentro le filiere e lungo i canali commerciali, vale la pena ricordare che il canale moderno offre alcune condizioni di efficienza e di risparmio economico migliori di quelle che possono offrire i canali tradizionali. Il canale commerciale “corto” (pochi passaggi commerciali fra il produttore e il consumatore) è in generale sinonimo di canale “moderno”, vista la propensione della distribuzione moderna a rapportarsi direttamente con i produttori o con i loro organismi commerciali di secondo grado. Allo stesso tempo, il canale “lungo” (molti, anzi spesso troppi passaggi prima che il prodotto arrivi sulla tavola del consumatore) è diventato ormai sinonimo di canale inefficiente, proprio per tutta quella aggiunta di costi (di intermediazione) al prezzo iniziale che nulla apportano in termini di valore aggiunto e anzi danneggiano significativamente l’efficienza commerciale e logistica del prodotto lungo tutto il suo percorso fino al consumatore finale. È infine il caso di ricordare una caratteristica importante dei modelli di consumo dei prodotti ortofrutticoli in genere, data dalla
Acquisti frutta fresca nel nord-est
5%
6%
7%
15%
67%
Acquisti frutta fresca nel sud 3,5% 1% 14,5% 52,5% 28,5%
Iper-Super
Discount
Fruttivendolo
Altro
Amb./Mercato Le differenze di acquisto fra Nord e Sud del Paese (volumi Italia anno 2006)
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canali di vendita profonda differenza fra Nord e Sud del Paese, fra città e zone rurali, per ciò che riguarda i luoghi di acquisto preferiti dai consumatori. Nel Sud le fragole e l’ortofrutta in genere sono acquistate per i tre quarti circa presso gli ambulanti e i negozi specializzati, esattamente il contrario avviene nelle aree urbane del nord, dove invece il consumatore effettua i suoi acquisti di ortofrutta prevalentemente sugli scaffali della distribuzione moderna. Un caso emblematico, questo, di persistenza di differenze significative nel comportamento del consumatore in funzione del territorio e delle aree in cui vive. Non c’è che dire, le caratteristiche socioeconomiche del consumatore sono ancora molto importanti per il nostro Paese! Ruolo della fragola sugli scaffali di vendita Come si comporta allora la distribuzione moderna nei confronti della fragola? Innanzitutto va ricordato che, se è vero che distribuzione moderna è sinonimo di “libero servizio”, allora non è difficile credere al fatto che la GDO commercializzi esclusivamente fragole “a peso fisso”, ossia vendute già confezionate, pesate e prezzate. Inutile sottolineare quante implicazioni organizzative e commerciali questa scelta abbia avuto sui produttori e sulla loro capacità di riuscire a soddisfare le nuove domande del mercato. La fragola in particolare, per la distribuzione moderna, riveste un ruolo decisivo sul palcoscenico del marketing primaverile: la fragola “dà immagine”, viene usata come biglietto da visita dell’arrivo della primavera, occupa un posto di assoluto primo piano nell’esposizione al cliente. La fragola fa, soprattutto, fatturato. In sostanza la fragola “tira” e quindi “serve” molto alla distribuzione moderna.
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mondo e mercato Certo, per i produttori italiani questo fatto ha anche il suo risvolto negativo: la GDO ha “bisogno” di fragole prima che i nostri produttori riescano a fornirgliele… ecco il motivo per il quale cresce il cosiddetto “consumo destagionalizzato”, tipicamente nel primo quadrimestre dell’anno. Sono le fragole mediterranee che prima arrivano sugli scaffali di vendita, aprendo le danze evocatrici di una primavera sempre più attesa! Ma la fragola italiana piace di più e il consumatore italiano la preferisce sempre e comunque. Tutti i buyer della distribuzione moderna sono in grado di confermare hic et nunc che le fragole di provenienza non nazionale vengono immediatamente accantonate nel momento in cui il consumatore ha l’opportunità di scegliere il prodotto nazionale. Una forma di tradimento, certo, ma non si tratta di esterofobia, piuttosto di una scelta di cuore: la fragola italiana è preferita alle altre quando arriva sul mercato. Anche qui sono evidenti e altrettanto potenti le implicazioni commerciali per i produttori, impegnati ad anticipare i calendari di raccolta e a coprire tempi di commercializzazione sempre più ampi. Il lettore poco esperto dei comportamenti del consumatore potrebbe farsi strane idee sulla razionalità del consumatore, che boccerebbe subito se sapesse che in ogni Paese d’Europa, il consumatore di fragole considera quelle del suo Paese le migliori in assoluto e quindi, esattamente come il consumatore italiano, consuma in modo destagionalizzato ma preferisce la fragola del suo Paese quando quest’ultima arriva sul mercato. Se questo comportamento può essere compreso per il consumatore spagnolo, sembrerebbe lo sia meno per quello francese e, soprattutto, per quello tedesco. Invece no. I consumatori
Foto W. Faedi
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canali di vendita europei (e proprio quelli tedeschi più degli altri) considerano le proprie produzioni nazionali sempre migliori delle altre. Come dire, “fragole e buoi dei paesi tuoi”… In modo più scientifico, va aggiunto che il consumatore (secondo quasi tutti i risultati delle analisi empiriche) sceglie la fragola in funzione di almeno quattro “criteri di acquisto” prioritari (vedi box a fianco). Oltre questo è difficile dire: l’ordine prioritario di queste variabili, e il loro peso relativo, cambiano con il mutare della congiuntura economica, con il periodo dell’anno, con l’andamento delle produzioni nazionali ecc. Ma sono queste le variabili che devono essere note e valutate dal sistema produttivo. Attenzione, l’assenza del criterio “varietale” non deve trarre in inganno: il consumatore “non conosce” le diverse varietà, quindi “non sa sceglierle”. Questo deve essere un ulteriore stimolo per l’intero canale produttivo e commerciale della fragola, dove ci sono ancora molte cose da fare (senza volersi troppo spingere oltre i limiti di queste brevi righe): – ricerca varietale che accompagna sempre di più le valutazioni marketing; – comunicare le varietà, per creare valore aggiunto; – rafforzare la filiera produttiva, con fornitori sempre più organizzati, concentrati e capaci di fare massa critica, ottimizzando volumi, logistica e gestione della catena del freddo. Il consumatore saprà apprezzare, e la giusta remunerazione di prezzo forse, si spera, verrà di conseguenza.
Criteri di acquisto della fragola
• Provenienza • Qualità estetiche • Prezzo • Freschezza
Foto W. Faedi
Foto Agrilinea
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la fragola
mondo e mercato Richieste del consumatore Daniele Tirelli
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: la foto alla pagina 13 (Sandro Botticelli, La Primavera - Firenze, Galleria degli Uffizi) è di © 2010 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali. Le foto alle pagine 47, 60 (Ekaterina Starshaya), 66, 337 sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 17 (ronen©), 45 (Massimiliano Pieraccini), 62 (Denis and Yulia Pogostins), 63 (©Kelly Cline 2006), 64 in alto a sinistra, 64 in basso, 65, 497 in alto a destra, 500 in alto a sinistra sono dell’agenzia iStockphoto.com.
mondo e mercato Richieste del consumatore Foto R. Angelini
Il consumo di fragole evidenzia una crescente diffusione tra le famiglie italiane; ciò indipendentemente dagli andamenti congiunturali di breve termine, che poco incidono sui cambiamenti strutturali del nostro modo di alimentarci. Parliamo dunque di un frutto considerato tuttora pregiato, raffinato, non “banalizzato” come accade ad altre produzioni agricole e la cui fruizione alimentare in forma fresca corrisponde non solo all’innalzamento progressivo del reddito, ma soprattutto alla mutazione della cultura alimentare del nostro Paese. Piccolo, delicato, effimero, inabituale per le tante generazioni (in maggioranza contadine) di italiani del passato, che la giudicavano poco nutriente, la fragola gode oggi di un favore crescente. Giunta sulle tavole dei nostri connazionali, silenziosamente, è entrata a far parte delle loro abitudini quotidiane. Si è trattato di un ulteriore episodio di quella “democratizzazione del lusso” che è riuscita a trasformarla da specialità raffinata fortemente legata alla stagione e al territorio in un prodotto di consumo consuetudinario, abbastanza “deproblematizzato” e anche pressoché destagionalizzato. Da questa constatazione si diparte una ricerca sulle preferenze e le abitudini dei consumatori italiani riferita al consumo di frutta, ulteriormente dettagliata sulle fragole nello specifico. Questa ricerca si è avvalsa di un panel telematico di 1304 consumatori rappresentativi della popolazione italiana da 18 anni a 65 anni. Il campione è stato ovviamente bilanciato a livello nazionale e delle 4 aree geografiche, per sesso, età e livelli culturali. La raccolta dati e le elaborazioni statistiche sono state curate dall’isti-
La produzione nazionale di fragole permette oggi di disporre di “prodotto italiano” fresco in ogni stagione, dalla Val Martello in Alto Adige alla Sicilia
Foto R. Angelini
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richieste del consumatore tuto Smart Research di Milano. Sulla base della stabilità raggiunta della varianza dei vari indicatori di qualità si può peraltro concludere che il quadro sotto descritto rappresenta la “verità” statistica circa il tema esplorato con un ampio ed esaustivo questionario. Le prime considerazioni riguardano il profilo in cui si sono riconosciuti gli intervistati a proposito dell’intensità di consumo del prodotto. Stiamo certamente parlando di un tipo di frutta molto trendy, in particolare tra il pubblico femminile, che in genere ne evidenzia una maggior conoscenza e che, tranne pochissime eccezioni, lo include nella propria dieta quotidiana. Le fragole oggi si possono acquistare ovunque e per molti mesi dell’anno. Questa facilitazione è dovuta non solo ai progressi delle tecniche agricole, ma anche agli sviluppi della rivoluzione commerciale degli ultimi tre decenni. A comprova di ciò va detto che il 54% dei consumatori le compra nei punti di vendita massmarket della distribuzione moderna, mentre i mercati rionali (30%) e gli ambulanti (5%) si dividono il resto degli acquisti, lasciando un 11% all’acquisto diretto dal produttore. Un’avvertenza è doverosa: il dato degli atti d’acquisto non corrisponde ovviamente a quello del volume e del valore della spesa effettuata. Ne discende che la percentuale degli acquisti effettuata nei canali della distribuzione moderna rispetto al totale (comunque sconosciuto nella sua esatta entità) è decisamente più alta e probabilmente vicina al 70%. I luoghi in cui si possono consumare fragole sono molteplici e sempre più rilevanti: ristoranti, self-service, mense, punti di ristoro autostradale sembrano tutti legittimati a inserirle nei loro menu come fine pasto o snack veloci.
La destagionalizzazione delle fragole italiane oltre che dalla diversa provenienza è assicurata dall’evoluzione della tecnica colturale e della logistica
Foto R. Angelini
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mondo e mercato Un altro punto è da sottolineare in apertura: il progresso produttivo e commerciale, peraltro silente e quasi inavvertito dalla pubblica opinione, nel settore dei consumi di deperibili ortofrutticoli è stato, nell’ultimo decennio, davvero notevole. Esso fa parte del grande e incessante cambiamento che caratterizza la cosiddetta “società dei consumi”, che amplia giorno dopo giorno la gamma di ciò che è disponibile per le nostre tavole. Il grande pubblico però ne sembra quasi del tutto inconsapevole. Ne consegue che nel nostro caso lo sviluppo varietale e quello delle tecniche di coltivazione e della logistica hanno progredito molto più velocemente della conoscenza effettiva e diffusa di quel che la fragolicoltura può mettere a disposizione di ogni consumatore a prezzi tendenzialmente sempre più contenuti. La consapevolezza di quel che si può ottenere in termini non solo di raccolti, ma anche di caratteristiche organolettiche e nutrizionali del prodotto è esilissima. In breve, pochissimi hanno una chiara cognizione dell’avvenuta cancellazione della stagionalità produttiva e della notevole diversità di prodotto dovuta ai successi della selezione varietale. Sconosciute sono anche le diverse provenienze che assicurano appunto la continuità dell’offerta. In poche parole, la fragola resta un frutto la cui immagine appiattita si riassume in una sintesi stereotipata fatta di pochi luoghi comuni. L’unica distinzione percepita è quella tra il prodotto coltivato e il frutto selvatico, “di bosco”: idealizzato e quindi naturale e perfetto. Una fragola è una fragola. Non c’è bisogno di ulteriori aggettivazioni e di altri dettagli. Certamente non è pensabile che la maggioranza dei consumatori odierni dedichi spontaneamente una parte del proprio tempo e un apprezzabile sforzo psichico e materiale per cercare di ottenere qualcosa di differente da ciò che il mercato offre comunemente. È ben noto che l’acquisizione di una base informativa relativa agli oggetti di consumo evidenzia abnormi asimmetrie. Ciascun individuo segue un principio utilitaristico di costi-benefici nei suoi tentativi di acquisire informazioni. Può conoscere i dettagli di decine di marche di auto e non sapere nulla delle fragole che mangia. Ciononostante, nel settore ortofrutticolo italiano la differenziazione del prodotto, ovvero l’arma strategica prediletta dal marketing moderno, non è stata (tranne poche eccezioni) ancora utilizzata. L’esigenza di segmentare il mercato verso l’alto puntando al target dei consumatori più esigenti non è stata ancora avvertita compiutamente. Il continuo logorio della catena del valore imporrà a ogni modo, in un futuro non troppo lontano, di operare distinzioni più nette anche alla fragolicoltura. In fondo un terzo di consumatori che si dichiarano ghiotti del prodotto non è una base trascurabile per avviare in modo deciso e coerente un percorso di crescente qualità. Il rischio immanente, temuto peraltro dagli stessi responsabili degli acquisti della gran-
Come ti definiresti in quanto consumatore di fragole? Totale
Uomo
Donna
Non consumo
5,7%
6,1%
5,3%
Saltuario (1-2 volte al mese)
46,2%
55,0%
37,4%
Abitudinario (alcune volte la settimana)
18,8%
17,2%
20,3%
Ghiotto (Ogni volta mi è possibile)
29,3%
21,7%
37,0%
Fonte: SmartResearch
Tu o la tua famiglia, dove comprate più frequentemente le fragole? Totale Al supermercato
54,0%
Al mercato cittadino
30,0%
Dal “contadino”
10,9%
Dagli ambulanti lungo le strade
5,0%
Fonte: SmartResearch
In quali di questi luoghi vorresti trovare, con più frequenza, le fragole per poterle consumare? Totale Al ristorante
49,4%
Al bar
28,6%
Alle mense
23,6%
Ai self-service
18,7%
Nei distributori automatici
12,1%
Negli autogrill
11,5%
Altro
2,0%
Fonte: SmartResearch
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richieste del consumatore de distribuzione, è infatti l’appiattimento su uno standard indifferenziato, guidato quasi soltanto dalla logica del “prezzo basso”. Di fatto, se questa si è rivelata sinora la soluzione più facile, si può tuttavia prevedere che nel prossimo futuro essa non sarà più così profittevole come in passato. A fronte di questa generale omologazione il consumatore medio reagisce a proprio modo variando le modalità di fruizione. La fragola, più di altri frutti, si presta infatti a essere “condita” e gustata in vari modi. Quindi se è poco dolce, acquosa, poco aromatica la si corregge aggiungendo qualche ingrediente. L’uso più diffuso consiste nell’insaporirla condendola con limone e zucchero (43%). Segue il consumo al naturale (29%), mentre è ormai in disuso la combinazione tradizionale delle fragole con il vino, maggiormente diffusa peraltro tra il pubblico maschile e nel Nord-Ovest d’Italia. Nello specifico, il pubblico femminile gradisce maggiormente l’accompagnamento della panna (14%) e decisamente più di quello maschile (9%). Da queste indicazioni discende una semplice considerazione. Quel 30% di individui maschi e femmine che preferisce gustare le fragole tali e quali, senza insaporirle, costituisce un segmento che inizia a constatare che esse non sono tutte eguali e che non tutte le insegne della distribuzione hanno un’offerta equivalente. Di fronte a questa clientela le fragole devono perciò connotarsi, prima di tutto, per la loro ottima qualità, che si traduce in un maggior contenuto zuccherino. Ciò indipendentemente da come vengano poi trattate a tavola. Se le fragole godono di un successo crescente per la loro versatilità, le ragioni di questo successo sono molteplici. Tra le principali possiamo citare il loro sapore dolce-acidulo che combacia molto bene con la tendenza evolutiva del “palato” nazionale, il quale premia sempre di più e in molteplici occasioni, i gusti fruttati delle bevande, dei dessert, dei gelati ecc. Il gusto della fragola, è ben noto, si colloca ai primi posti tra quelli preferiti, assieme ad ananas, agrumi, pesche. Caratterizza molte preparazioni alimentari dolci. Per inciso, si sposa perfettamente con lo yogurt che in questa versione costituisce una delle tipologie più vendute in Italia. Gli italiani desiderano ovviamente mangiare fragole dolci (71%) e anche “molto dolci” (15%). La dolcezza rappresenta indubbiamente il fattore vincente nella scelta dell’assortimento ottimale delle catene distributive. Si potrebbe dire allora che il rapporto dolcezza/prezzo non è assolutamente lineare. La frutta al contrario della verdura viene consumata tale e quale, senza mediazioni di cottura o condimento. In breve deve essere buona, appetibile, golosa. In questo senso la ricerca del prezzo per il prezzo non può essere paragonata a quella dei prodotti confezionati, per definizione immutabili nella loro qualità intrinseca. Vedremo successivamente quali stili e modi di comunicazione potrebbero essere utilizzati per sottolineare questo attributo così importante.
Le fragole le mangi preferibilmente Totale
Uomo
Donna
Con limone e zucchero
42,7%
44,3%
41,2%
Al naturale, senza niente
28,6%
28,3%
29,0%
Con panna
11,4%
8,7%
14,0%
Solo zucchero
6,3%
6,6%
5,9%
Con vino rosso e zucchero
4,5%
6,3%
2,7%
Con lo yogurt
4,2%
3,0%
5,4%
Altro
1,5%
1,2%
1,8%
Con un liquore (maraschino)
0,7%
1,5%
0,1%
Fonte: SmartResearch
Le fragole le mangi preferibilmente Nord Ovest Con limone e zucchero
Nord Est
Centro
Sud + Isole
43,6% 38,6% 44,3% 43,6%
Al naturale, 28,6% 32,9% 26,1% 27,5% senza niente Con vino rosso e zucchero
9,4%
3,6%
3,5%
1,0%
Solo zucchero
5,9%
5,8%
4,3%
8,2%
Con lo yogurt
5,4%
4,8%
3,9%
2,9%
Con panna
4,6%
11,4% 16,4% 14,9%
Altro
1,5%
2,9%
0,8%
1,0%
Con un liquore (maraschino)
1,0%
0,0%
0,8%
1,0%
Fonte: SmartResearch
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mondo e mercato Come deve essere il gusto di una fragola di buona qualità? Come deve essere il gusto di una fragola di buona qualità? Totale
Uomo
Donna
Dolce
71,0%
65,1%
76,8%
Molto zuccherino
14,8%
15,8%
13,7%
Un pochino aspro
14,3%
19,2%
9,4%
100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%
Fonte: SmartResearch
18-24 anni 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni Un pochino aspro Dolce Molto zuccherino
Esaminando ora gli aspetti esteriori del prodotto, risalta l’importanza della regolarità morfologica intesa come primo indicatore della sua qualità. Le fragole devono essere visivamente perfette. Il 58% dei nostri connazionali desidera insomma frutti del medesimo calibro. Il gradimento per questa omogeneità delle pezzature contenute nei cestini sconfessa l’idea che l’irregolarità delle forme e del peso vengano intese come espressione di naturalità e sinonimo di genuinità, come spesso si dice. Queste difformità vengono interpretate come una presenza sgradita di merce di seconda scelta. Le fragole più apprezzate devono inoltre avere preferibilmente una forma conica (nel 52% dei casi) o in subordine struttura conicoglobosa o conico-allungata (rispettivamente il 15 e il 19%). Poco appetite risultano le fragole globose o di forma tronca. Si tratta di un risultato a prima vista paradossale, poiché non è legato oggettivamente alla dolcezza o all’aroma del frutto. È piuttosto un’indicazione rilevante di come nell’era dell’“abbondanza” e della “sazietà” alimentare, anche l’occhio voglia una parte crescente di soddisfazione. L’osservazione dimostra pertanto come sia importante spiegare e comunicare i pregi oggettivi del prodotto posto in vendita. Ogni qual volta si introducono elementi di diversità rispetto ai cliché abituali occorre informare pazientemente il cliente con metodi adeguati. Viceversa, innovare senza comunicare chiaramente e tenacemente può divenire uno sforzo vano. La dimostrazione consiste in un altro esempio legato alla percezione visiva del colore dei frutti. La nostra ricerca ha posto in luce la notevole importanza di questo argomento. Infatti, scartata pressoché totalmente l’ipotesi di un colore rosso chiaro delle fragole, gli italiani le preferiscono di un colore rosso vivo e brillante. Lo dicono il 64% degli uomini e il 58% delle donne. Tuttavia oltre
Preferisco i cestini dove le fragole sono tutte della stessa forma Totale Molto d’accordo
13,6%
Abbastanza
43,9%
Poco
29,5%
Per niente d’accordo
13,1%
Fonte: SmartResearch
La dimensione delle fragole (escluse le fragoline di bosco) che preferisci è: Totale Piccolissima
0,5%
Piccola
9,0%
Media
77,5%
Grande
13,0%
55-64 anni
Fonte: SmartResearch
506
richieste del consumatore un terzo di essi indulge a colori più intensi e più scuri. Si tratta di un fenomeno peraltro ben noto. La colorazione più “carica” viene generalmente intesa come risultato di una maturazione più lunga, di un maggior accumulo di “energia solare”, di una concentrazione di sapore e di apporti nutritivi. Circa le qualità intrinseche del prodotto, va detto che la consistenza del frutto costituisce un altro metro di giudizio. Quanto deve essere compatta la sua polpa? Le risposte svelano un’interessante dicotomia dei giudizi. Le opinioni si dividono tra chi preferisce una polpa soda più adatta alle macedonie o ad altre preparazioni e chi invece propende per una consistenza tenera e succosa, più piacevole per il consumo “tale e quale”. Perché non pensare dunque a legittimare questa distinzione offrendo fragole “da macedonia” e fragole per il “consumo al naturale”? Quanto detto sinora fa risaltare il lato positivo del rapporto tra consumatore e frutto in oggetto, sebbene i consumatori odierni non possano essere esenti dall’ipocondria. Essa viene creata dal clima di angoscia e di timore che i media diffondono quotidianamente circa la sicurezza dei cibi. Con quale grado di ansietà fruiscono allora gli italiani del piacere regalato da questo frutto? La nostra diagnosi è impietosa. Essa individua un’ampia area di dubbio circa l’effettiva salubrità del prodotto. Il 56% degli intervistati è molto o abbastanza convinto che le fragole siano tra i frutti che subiscono il maggior numero di trattamenti fitosanitari (che nella cultura popolare si traducono nei termini terrifici e ansiogeni di pesticidi o antiparassitari con tutte le loro correlazioni negative). Quasi la metà ritiene inoltre che le fragole più grosse siano state oggetto della onnipresente manipolazione genetica (vale a dire degli “OGM”). Da qui una certa preferenza per la taglia medio-piccola. Constatiamo in tal modo quale sia la conseguenza dell’assenza pressoché totale di una comunicazione e una divulgazione scientifica corrette circa le tecniche di selezione varietale effettivamente impiegate. Percepiamo altresì quale sia la diffusione delle distonie che il mondo della ricerca e degli operatori del settore agricolo deve smantellare per poter progredire. Tutto ciò si manifesta nonostante i consumatori si dichiarino in via di principio e a larghissima maggioranza interessati a recepire le indicazioni che i produttori e il commercio potrebbero fornire loro. In aggiunta alle precedenti considerazioni permangono zone d’ombra anche dal punto di vista dietetico. Il 60% della popolazione nutre preoccupazioni verso un consumo eccessivo (sebbene non sia chiaro di che dimensione esso sia) di fragole. Esse sarebbero in grado di scatenare più di altri frutti “orticarie”, allergie e intolleranze. Il 27% degli uomini ne teme anche il valore calorico, sebbene lo pensi solo il 18% delle donne, le quali sembrano inve-
Quali tra le fragole che ti vengono mostrate sono di migliore qualità? Totale
Uomo
Donna
Conica
51,9%
50,1%
53,6%
Conico-allungata; appuntita
18,8%
23,9%
13,7%
Conico-globosa
14,7%
11,3%
18,0%
Corta e appuntita
11,0%
11,3%
10,7%
Globosa; oblata
3,6%
3,4%
3,9%
Fonte: SmartResearch
Di quale colore sono le fragole di migliore qualità? Totale
Uomo
Donna
Rosso vivo
61,3%
64,2%
58,4%
Rosso porpora scuro
29,1%
25,1%
33,0%
Rosso chiaro
5,1%
5,9%
4,3%
Rosso quasi violaceo
4,5%
4,8%
4,3%
Fonte: SmartResearch
Come preferisci la polpa della fragola? Totale Soda e consistente per poterla tagliare a fette
42,5%
Tenera e succosa
39,0%
Morbida
11,9%
Quasi croccante
6,6%
Fonte: SmartResearch
507
mondo e mercato ce essere ben consce del ruolo positivo che le fragole assolvono nelle diete dimagranti. Passando ad analizzare altri tratti caratteristici della filiera, notiamo innanzitutto che sebbene la stagionalità sia stata pressoché eliminata, l’opinione prevalente tra il pubblico è che la fragola sia un prodotto essenzialmente tardo-primaverile. Il lato paradossale sta nel fatto che, sebbene gli italiani siano ormai abituati al piacere del loro consumo fuori casa nei vari ristoranti e presso la propria abitazione in quasi tutti i mesi dell’anno, nella loro cultura non si è radicata l’idea che la nostra raccolta nazionale sia divenuta pressoché perenne. In questo senso il risultato è curiosamente opposto a ciò che accade, per esempio, per le mele di cui si è persa totalmente ogni cognizione dell’epoca di maturazione. Ma qual è il livello di conoscenza degli italiani a proposito di zone di produzione delle fragole? E come ne giudicano la qualità? L’insieme delle risposte rivela sostanzialmente una certa familiarità con i vari luoghi di produzione. Ai primi posti della classifica delle zone più “vocate” per questa coltivazione vengono citate Sicilia ed Emilia-Romagna, seguite da Campania e Puglia. Come in altri casi constatiamo quindi che le tre più grandi regioni del Meridione d’Italia riescono a trasferire ai consumatori un’immagine molto positiva di “frutteto italiano” a cui si associare un elevato standard qualitativo. Va fatto notare comunque che le preferenze espresse sulla loro provenienza peccano tuttora di un notevole localismo. Cioè, Nord e Sud tendono a prediligere, in circa la metà dei casi, il proprio prodotto. È in qualche modo l’idea per cui ognuno dovrebbe consumare la propria produzione, a prescindere che essa sorpassi di molto il consumo locale anche nel pieno della stagione. Ne discende che la distribuzione al dettaglio dovrebbe, allo scopo di comunicare ed enfatizzare la qualità, gestire positivamente la varianza della produzione spiegando come esista un ciclo dei raccolti. Dovrebbe, in altri termini, far capire la grande opportunità
Per quanto tempo si possono conservare le fragole a casa in frigorifero? Totale
Uomo
Donna
Da 2 a 3 giorni
74,0%
73,0%
75,1%
Al massimo 1 giorno
14,2%
12,1%
16,3%
Da 4 giorni a 7 giorni
11,5%
14,4%
8,6%
Anche 2 settimane
0,3%
0,6%
0,0%
Fonte: SmartResearch Foto R. Angelini
Quand’è la stagione delle fragole italiane?
Grado di fiducia nel prodotto “fragola”
Totale Tarda primavera ed estate
76,1%
Dipende dalla regione di produzione
14,5%
Non lo so
6,8%
Quasi tutto l’anno
2,7%
Fonte: SmartResearch
Grado di accordo
Le fragole sono tra i frutti su cui si fanno i maggiori trattamenti con agrofarmaci (pesticidi e antiparassitari)
Non mi fido delle fragole grandi perché sono frutto della modificazione genetica (OGM)
Molto
11,4%
15,0%
Abbastanza
44,1%
30,2%
Poco
36,2%
33,6%
Per niente
8,3%
21,1%
Fonte: SmartResearch
508
richieste del consumatore Le fragole nella dieta Grado di accordo
Troppe fragole sono nemiche della dieta
Le fragole sono da mangiare con moderazione perché possono causare orticaria o allergie
Molto
3,6%
20,3%
Italiane
86,1%
Abbastanza
19,0%
45,3%
Non so
9,1%
Poco
41,6%
23,8%
Spagnole
3,9%
Per niente
35,8%
10,6%
Altri Paesi
0,4%
Americane
0,3%
Tedesche
0,3%
Inglesi
0,0%
Tunisine
0,0%
Le fragole che preferisco sono: Totale
Fonte: SmartResearch
offerta dalla rotazione di tante scelte varietali consone alla diversità delle condizioni climatiche e dei terreni di tante parti d’Italia. Sarebbe un modo per rendere più consapevole il consumatore della eccezionalità del nostro territorio agricolo, che può garantire un’offerta con pochi eguali nel mondo. Tutto questo andrebbe nella direzione di un diffuso e positivo atteggiamento nei confronti delle produzioni nazionali. Infatti, a parte una piccola minoranza (4%) che apprezza le fragole spagnole, una larghissima maggioranza di italiani (l’86%) privilegia senza riserve quelle italiane. Ma al di là del luogo di coltivazione esistono altri elementi che possono incrementarne il valore? Se la fragola, come si è detto, è
Fonte: SmartResearch
Da dove vengono le fragole migliori Dove si producono le migliori fragole Italiane che si trovano in commercio? (Risposte multiple)
Totale
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud + Isole
Sicilia
32,3%
27,1%
28,9%
25,2%
44,1%
Emilia-Romagna
29,9%
44,6%
43,7%
23,6%
10,5%
Campania
18,1%
15,6%
11,7%
14,6%
27,1%
Puglia
15,9%
13,9%
10,7%
13,5%
22,9%
Altre regioni
12,2%
16,9%
5,5%
4,3%
17,3%
Toscana
11,5%
11,7%
10,0%
20,8%
6,3%
Veneto
10,7%
9,7%
34,8%
0,7%
1,9%
Trentino
10,3%
14,3%
17,2%
6,4%
4,2%
Lazio
9,6%
5,4%
1,0%
28,2%
7,2%
Piemonte
8,5%
21,0%
6,5%
1,8%
2,3%
Basilicata
7,0%
5,9%
7,2%
4,6%
9,6%
Fonte: SmartResearch
509
mondo e mercato nell’immaginario collettivo un unicuum non intaccato da una pratica di esplicita differenziazione, allora il darle un nome potrebbe ovviare a questo limite. Ne discende che, avendo sollecitato una risposta alla menzione di un certo numero di nomi di varietà vere e inesistenti, si sono ottenute risposte in buona misura sorprendenti. Innanzitutto solo il 40% degli intervistati ha dichiarato di conoscere qualcuno dei nomi elencati nella tabella a lato. Tipicamente, in assenza di chiari riferimenti, quelli scelti in maggior misura sono quelli che, per assonanza, richiamano riferimenti simbolici e linguistici familiari. Così troviamo al primo posto un’immaginifica Sanguinella di Sicilia, “nota” al 21% di coloro che vivono al Sud e mediamente al 15% di tutti gli italiani. L’altrettanto inveritiera Rubinella di Romagna (11%) ha raccolto anch’essa sorprendenti consensi. La varietà Camarosa (realmente presente sul mercato e pur tra le più diffuse) invece è citata soltanto dall’8% degli intervistati, mentre la Candonga®Sabrosa risulta ultima in classifica, superata dalle fantasiose Contessa Matilde e Principessa Grace. Tutto questo è una dimostrazione della necessità, anche per la fragola, di avere denominazioni evocative “romantiche” e facili da memorizzare. Non solo. Questo frutto potrebbe giovarsi anche dell’apporto ulteriore di una marca. Lo dimostra il fatto che gli individui del campione, una volta sollecitati dalla proposta di nomi ben noti di brand e di marche private della distribuzione, hanno reagito affermando, in percentuali non trascurabili, non solo di conoscere, ma anche di aver assaggiato fragole marchiate con loghi celebri come quelli di Valfrutta, Del Monte, Naturama, Bonduelle, Valle degli Orti, FiorFiore Coop ecc. Si noti peraltro che solo alcuni di essi vengono utilizzati effettivamente come brand per fragole realmente poste sul mercato. I tentativi di lanciare linee di prodotti freschissimi a marchio di una industria o di una catena sono infatti ancora molto pochi. Questo cenno è sufficiente per dimostrare quale spazio prospettico si apra soprattutto per i maggiori retailer per avere un ruolo in un settore il cui giro d’affari è davvero enorme. Un primo passo in questa direzione sarebbe dotare il prodotto confezionato in vaschette di maggiori e più precisi contenuti informativi. Oltre alla provenienza piacerebbe ai clienti della distribuzione moderna conoscere il nome del produttore o della marca e, in subordine, il valore nutrizionale e la varietà. A proposito degli aspetti nutrizionali la business community ritiene generalmente che essi rivestano una certa importanza nell’indirizzare le scelte dei consumatori. Va detto pertanto che per molti tipi di ortofrutta una larga parte di consumatori confonde drammaticamente le informazioni sulle loro reali proprietà nutritive. Nel caso della fragola invece il campione ha individuato abbastanza correttamente la presenza dei vari elementi che essa effettivamente contiene. È il caso della vitamina C, dell’acido
Quali tra queste varietà di fragole conosci? Totale Nessuna di queste
59,6%
Sanguinella di Sicilia (inesistente)
15,4%
Rubinella di Romagna (inesistente)
11,4%
Regina dei boschi (inesistente)
10,6%
Camarosa
8,0%
Diamante
7,4%
Roxana
6,4%
Principessa Grace (inesistente)
4,5%
Regina delle valli
3,8%
Contessa Matilde (inesistente)
3,5%
Candonga®Sabrosa
2,6%
Fonte: SmartResearch
Quali informazioni vorresti trovare sulle confezioni di fragole? (Possibili più risposte) Totale
Uomo
Donna
Provenienza
79,6%
81,3%
77,8%
Produttore o marca
67,9%
71,1%
64,7%
Valore nutrizionale
53,6%
54,2%
52,9%
Varietà/tipologia
42,9%
40,1%
45,7%
Ricette
17,4%
15,7%
19,0%
Altro
2,2%
2,1%
2,3%
Fonte: SmartResearch
510
richieste del consumatore folico e dei carotenoidi. Non è stata menzionata al contrario, se non marginalmente, l’esistenza di antociani e di catechina: nomi che tipicamente non appartengono al lessico quotidiano. Questione ben diversa è invece quella relativa alle motivazioni per le quali è un bene assimilare questi principi nutritivi attraverso il consumo di frutta. Tornando al tema della dolcezza, ovvero del primo requisito della fragola, si è operata anche una verifica della familiarità che gli acquirenti hanno con la sua misurazione in gradi Brix. Come ci si poteva attendere, solo l’8% ritiene di conoscere la funzione di questo indicatore. Tuttavia la percentuale di coloro che specificano correttamente lo scopo di questa misura scende al 4% del totale. La parte rimanente sbaglia menzionando dimensione, calorie o la presenza di “sostanze estranee”. Si tratta anche in questo caso di un’opportunità che produttori e retailer potrebbero volgere a proprio favore fornendo chiari punti di riferimento alla propria clientela. Potrebbero cioè operare un grande sforzo per trasferire il concetto dei gradi Brix chiaramente e semplicemente così da dettagliare la qualità di ciò che offrono in vendita. In sintesi: quali sono i fattori vincenti per un marketing di successo di questo prodotto? Certamente anche gli aspetti concernenti la durata in casa del prodotto acquistato sono importanti. A tal proposito si evidenzia come i criteri di conservazione in frigorifero da parte delle famiglie siano in massima parte corretti. L’acquisto di fragole fresche appartiene alla classe di quelli che motivano il trip al supermercato. Affrontiamo infine le questioni concernenti il prezzo realmente pagato e quello percepito e memorizzato. Il riferimento è alla classica vaschetta di ½ kg di fragole di buona qualità. Nel caso dei prodotti deperibili è abituale scoprire notevoli discrasie (positive e negative) tra il prezzo psicologico e quello di mercato. In certi casi la merce può essere vista come una commodity. Sotto l’influenza delle continue guerre dei prezzi, si ritiene allora che il prodotto debba costare meno di quel che accade in realtà. Negli altri casi di elevato posizionamento avviene l’esatto contrario. Nel caso delle fragole la percezione dei prezzi è piuttosto corretta e centrata sebbene la tendenza sia a concepire prezzi più bassi. Il 43% degli intervistati afferma che in stagione il cestino di fragole costa meno di 2 euro, dimostrando in questo modo di percepire un valore più basso di quello reale fissato dal mercato. È un sintomo pericoloso di perdita di valore nello spazio mentale dei consumatori. Fortunatamente il 57% degli acquirenti ha una corretta intuizione del prezzo prevalente nei canali distributivi, ovvero maggiore di 2,0 euro per confezione. L’analisi svolta non potrebbe dirsi completa se trascurassimo le opinioni dei responsabili degli acquisti della grandi catene della di-
Quali sostanze salutari contengono le fragole? (Possibili più risposte) Totale
Uomo
Donna
Vitamina C
66,0%
62,7%
69,3%
Zuccheri
56,8%
56,8%
56,7%
Acqua
46,4%
42,0%
50,7%
Sali minerali
37,0%
38,3%
35,8%
Non so
24,0%
24,7%
23,3%
Acido folico
12,0%
9,6%
14,4%
Caroteinoidi
11,8%
13,0%
10,7%
Polifenoli
9,7%
9,6%
9,8%
Antociani
3,5%
4,6%
2,3%
Andrografolidi (inesistenti)
3,0%
3,1%
2,8%
Catechina
0,8%
1,5%
0,0%
Fonte: SmartResearch Foto Agrilinea
Hai mai sentito parlare di “gradi Brix” per misurare le caratteristiche della frutta? Totale Sì
8,2%
No
91,8%
Fonte: SmartResearch
511
mondo e mercato stribuzione al dettaglio. Inizieremo dicendo che le fragole pesano circa il 6% del valore della frutta venduta da super- e ipermercati. Il dato sale sino a quasi il 13% qualora si consideri la sola frutta a peso imposto. Nei mesi ritenuti stagionali (tarda primavera-inizio estate) la percentuale del venduto sale sino al 10% e oltre. Dunque si tratta di una voce abbastanza importante. È interessante notare però che il prezzo delle fragole è abitualmente doppio del prezzo unitario (al kg) del totale frutta. Ne consegue che parliamo di una referenza reputata molto interessante in quanto remunerativa e allo stesso tempo facile da gestire. Essendo il prodotto quasi tutto confezionato alla produzione, l’attenzione richiesta si concentra sul controllo della sua deperibilità. Visti i progressi della catena logistica che ha ormai quasi azzerato il lag tra il campo e il display del supermercato, è infatti sempre più importante sviluppare un’ottima capacità previsiva delle rotazioni e la cura per la perfetta e totale integrità del prodotto esibito ai clienti. Purtroppo lo stato attuale di omologazione dei formati di vendita e degli assortimenti che caratterizza la moderna distribuzione italiana comincia a trascinare verso la logica della promozione reiterata anche questa referenza. La catena del valore ne risulta quindi erosa e la pressione sui prezzi si scarica retroattivamente verso la produzione. Tendenzialmente però i responsabili degli acquisti vedono tuttora nella fragola una fonte di profitto interessante e una voce a cui prestare attenzione. Ne discende una seconda questione che riguarda il dinamismo dei volumi di vendita attesi dai vari decisionmaker. Si tratta di un punto su cui le opinioni divergono. Vi è chi ritiene che i volumi possano espandersi grazie a una costante pressione promozionale e ci sono coloro che reputano sia opportuno un innalzamento qualitativo del prodotto come attivatore di maggiori consumi. Tutti sembrano concordare sul fatto che la fragola è in grado di creare un ricordo (buono o cattivo) di se stessa e che questo ricordo agisce come elemento del processo psicologico che condiziona il riacquisto o, al contrario, lo spostamento su qualche alternativa. In questo senso tutti convengono che si debba ancora investire tempo e spazio per la sua effettiva valorizzazione. Una prima area di interesse è certamente il miglioramento varietale. Tuttavia, affinché tutto questo si realizzi occorrerebbe uscire da un circolo vizioso di stretta attualità. Varietà più zuccherine, appetibili alla vista e dotate di altre qualità tangibili tendono a costare di più. E costano di più a causa della loro minore produttività e una domanda ancora incerta e alterna. Dunque in un clima di perenne “guerra dei prezzi” si tende a optare per tipologie di grande resa, anche se a scapito del sapore e dell’apprezzamento del consumatore finale. Ecco riproporsi ancora una volta l’antico dilemma: è possibile incentivare la coltivazione di varietà più pregiate per accontentare i clienti più esigenti e avere maggiori ritorni futuri o
Che cosa misurano i gradi Brix? (per chi dichiara di conoscerli) Totale La dolcezza dei frutti
56,1%
Il livello di sostanze presenti nel frutto
20,7%
La dimensione dei frutti
12,1%
Le calorie dei frutti
7,7%
Fonte: SmartResearch Foto Agrilinea
Per quali di queste caratteristiche saresti disposto a pagare qualcosa di più? Totale Fragole saporite
52,9%
Fragole Italiane
48,8%
Fragole che durano di più in frigorifero
11,7%
Fragole reperibili tutto l’anno
11,1%
Fragole che non ammuffiscano subito
8,9%
Fonte: SmartResearch
512
richieste del consumatore è più saggio adeguarsi alla tendenza generale e comprare e vendere al prezzo più basso? Comprendiamo allora la natura dell’attuale confronto tra Camarosa e Candonga o altre varietà pregiate. In realtà si tratta di una tacita contrapposizione che vede il consumatore finale, tutto sommato, estraneo a questa alternativa. Come dimostra la nostra ricerca, essendo il cliente totalmente all’oscuro di questa differenze varietali (che non gli vengono quasi mai comunicate), egli acquista semplicemente delle fragole “anonime”. Tuttavia egli ripiega tipicamente su una scorciatoia, attribuendo alle fragole che acquista il nome dell’insegna: esse divengono così, semplicemente, le fragole della Coop, dell’Esselunga ecc. La frutta anonima comporta un grosso rischio per i distributori poiché, nell’ignoranza delle stagioni e della diversità del prodotto, il cliente del punto vendita carica di ogni responsabilità l’insegna stessa. Ciononostante e a parte pochissime eccezioni, non sembra emergere un grande entusiasmo per una strategia di marca privata applicabile alla frutta e alla verdura. In questo senso i responsabili delle grandi catene esprimono una valutazione abbastanza in contrasto con le risultanze della nostra ricerca, la quale mette in luce come marche già note e legate a derivati della frutta o appartenenti a grandi multinazionali sarebbero già legittimate, nella mente di una parte di consumatori, a identificare, a personalizzare, a qualificare anche le fragole. Tutti i decision-maker del commercio e della ristorazione intervistati reputano che vi sia spazio per collaborare con il mondo scientifico e della ricerca. Ciò al fine di migliorare la comunicazione al loro cliente, per renderla trasparente e veritiera e per essere aggiornati sulle opportunità offerte dal progresso agronomico. Notevolmente più problematico è il modo di comunicare alla clientela informazioni oggettive su quel che comprano. Al di là della provenienza, che certamente ha una sua importanza, il connotare l’offerta con ulteriori tratti identificativi (varietà, marca, gradi Brix ecc.) non sembra ancora essere all’ordine del giorno delle odierne strategie commerciali. Prevale la titubanza a rendere esplicite le differenze in essere e a gestirne la relazione con il cliente. Comunque l’acquirente di fragole è una figura complessa che, in certi casi, potrebbe anche entrare nel merito di nozioni anche molto più dettagliate (come avviene nel caso dei cosmetici, per esempio) e apprezzare una comunicazione meno generica dei prodotti altamente deperibili. Anche la fragola, come molti altri frutti analizzati in questa collana, ha tutte le potenzialità per giustificare politiche di marketing molto più aggressive in grado di trasformarla da commodity a prodotto dotato di una certa personalità. È già avvenuto in molti altri casi e vale il detto americano: “Se si è riusciti a trasformare un pollo morto in un brand, perché non dovrebbe essere possibile con altri prodotti?”.
Perché non puoi conservarle più tempo? (Coloro che non le conservano per più di 7 giorni) Totale
Uomo
Donna
Perché ammuffiscono
43,5%
32,0%
54,9%
Perché marciscono
33,4%
34,6%
32,2%
Perché perdono sapore
20,0%
29,5%
10,7%
Perché cambiano colore
2,6%
3,1%
2,1%
Perché diventano dure
0,4%
0,8%
0,0%
Fonte: SmartResearch
Quanto costa mediamente 1/2 kg di fragole di buona qualità (in vaschette preconfezionate), nella loro stagione, al supermercato? Totale Fino a 0,50 cent
1,3%
Fino a 0,75 cent
0,9%
Fino a 1 €
10,7%
Da 1,05 a 2 €
29,7%
Da 2,05 a 3 €
35,1%
Da 3,05 a 4 €
15,4%
Da 4,05 a 5 €
4,3%
Da 5,05 a 6 €
2,2%
Oltre i 6 €
0,3%
Fonte: SmartResearch
513