Il Riso - Mondo e Mercato

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Il riso botanica | storia e arte | alimentazione | paesaggio coltivazione | ricerca | utilizzazione | mondo e mercato


il riso

mondo e mercato Riso nel mondo Aldo Ferrero, Nguu Van Nguyen

www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: le foto alle pagine 1 (Lorelyn Medina) e 596 (Gennady Kravestky) sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 104 e 105 sono di Renato Guttuso © Renato Guttuso by SIAE 2008.


mondo e mercato Riso nel mondo Superfici e produzioni Nel 1965 la superficie coltivata a riso nel mondo è stata di 125 milioni di ettari, con una produzione di risone di 254 milioni di tonnellate, corrispondente a poco più di 2 tonnellate a ettaro. Nello stesso anno la FAO aveva dichiarato il 1966 anno internazionale del riso. Questa iniziativa favorì l’avvio di interventi per lo sviluppo dell’irrigazione e dell’impiego dei mezzi di produzione di questa coltura. In quello stesso periodo venne introdotta altresì la prima varietà a elevato potenziale produttivo per le regioni a clima tropicale (IR8). Tra il 1965 e il 1980 si ebbe un significativo aumento della produzione globale di riso, con un tasso di incremento superiore a quello della popolazione mondiale. Più nel dettaglio, il tasso di incremento annuo è stato pari al 4,9% nel quinquennio 1965-1970, al 2,6% tra il 1970 e il 1975 e al 2,2%, tra il 1975 e il 1980. In quest’ultimo anno la produzione mondiale di riso raggiunse il valore di 396,8 milioni di tonnellate. L’aumento di produzione ottenuto in questo quindicennio è in parte da attribuire all’aumento della superficie destinata al cereale (3,4%, 1,2% e 1,8% rispettivamente nel primo, secondo e terzo quinquennio) e in parte al miglioramento delle tecnologie produttive adottate. Il tasso di incremento della produzione mondiale è stato superiore a quello della popolazione anche nel decennio 1980 e 1990, nonostante una contrazione della superficie coltivata. Questo risultato

Riso nel mondo

• Per il numero di persone coinvolte,

la risicoltura rappresenta in assoluto la più importante attività economica al mondo

• L’area coltivata a riso interessa l’11%

dell’intera superficie arabile mondiale ed è distribuita in 122 Paesi di tutti i continenti

• Circa il 90% della produzione risicola

mondiale è prodotta in Asia, in oltre 250 milioni di aziende, la maggior parte con meno di 1 ha di superficie

• In alcune aree rurali asiatiche il riso è talvolta usato per pagare i salari e regolare i debiti

Mietitura del riso in Kashmir, India

Foto R. Angelini

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riso nel mondo è stato possibile grazie a un significativo aumento della produzione unitaria, passata, nel periodo considerato, da 2,7 a 3,6 t/ha. La ragione di questo miglioramento è in gran parte da attribuire all’introduzione e diffusione, a partire dalla metà degli anni ’70, in Cina, di varietà di riso ibrido, in grado di fornire livelli produttivi superiori di circa il 20% a quelli delle migliori varietà tradizionali. La produzione di riso, tuttavia, ha iniziato a manifestare segni di debolezza a partire dai primi anni ’90, con periodi (1990-1995) in cui il tasso di incremento della produzione globale è stato inferiore a quello della popolazione. Nel periodo 1999-2002 si è assistito ad una contrazione della produzione da 610 a 568 milioni di tonnellate (2,3% all’anno), con un corrispondente calo della superficie coltivata e della produzione unitaria, rispettivamente dell’1,8 e 0,6% all’anno. Fortunatamente gli anni successivi hanno fatto registrare una inversione di tendenza, con un sensibile recupero delle produzioni e il raggiungimento di 645 milioni di tonnellate nel 2007. La situazione di instabilità dell’offerta produttiva ha indotto l’Assemblea generale delle nazioni unite (UNGA), nel 2002, a dichiarare il 2004 anno internazionale del riso, con lo scopo di promuovere la consapevolezza del ruolo vitale svolto dal riso per l’intera umanità, con l’obiettivo di ridurre la fame e la povertà. Nell’anno internazionale del riso sono state organizzate più di un migliaio di manifestazioni, in oltre 60 Paesi produttori di riso. Con oltre 136 milioni di ettari (2005), l’Asia è il continente che fornisce il maggior contributo produttivo globale di riso. Nel cor-

Principali caratteristiche delle varietà di riso coltivate

• Le varietà di riso oggi coltivate sono

il risultato di un lungo processo di domesticazione e di miglioramento messo in atto dall’uomo. Oggi sono disponibili almeno 140.000 varietà di riso, classificabili in relazione ai seguenti principali aspetti: – adattabilità a svilupparsi in differenti ambienti agroecologici – tecnologie con cui sono state ottenute – forma e dimensione delle cariossidi – caratteristiche qualitative e organolettiche

• Si può sicuramente affermare che

la diversità tra le piante di riso coltivate è il risultato degli sforzi per migliorare l’adattabilità della pianta ai diversi ambienti agroecologici e alle preferenze del consumatore

Variazioni della produzione globale di riso, della superficie coltivata, della produzione unitaria e della popolazione mondiale nel periodo 1965-2007 Periodo

Variazione della produzione globale

Variazione della superficie coltivata

Variazione della produzione

Variazione della popolazione

1965-1970

4,9%

1,3%

3,4%

2,1%

1970-1975

2,6%

1,3%

1,2%

2,0%

1975-1980

2,2%

0,4%

1,8%

1,8%

1980-1985

3,6%

–0,1%

3,7%

1,8%

1985-1990

2,1%

0,4%

1,7%

1,8%

1990-1995

1,1%

0,3%

0,8%

1,6%

1995-1999

2,9%

1,2%

1,6%

1,4%

1999-2002

–2,3%

–1,8%

–0,6%

1,3%

2002-2005

2,9%

1,2%

1,6%

1,3%

2005-20071

3,3%

1,3%

2,1%

1,4%

Foto R. Angelini

Monda manuale in Cambogia

Dati Faostat 1 Stime USDA

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mondo e mercato Superficie e tipologia di coltivazione del riso nei diversi continenti nel periodo 2000-2005

Foto R. Angelini

Superficie (milioni di ha)

Continente

Caratteristiche

2000

2005

Variazione

Asia

138,1

136,1

–2%

57,9%, con irrigazione

Africa del Nord sub-sahariana

0,66 6,96

0,6 7,6

–0,06% 0,64%

100%, con irrigazione 13,9%, con irrigazione

Europa

0,6

0,56

–0,04%

100%, con irrigazione

America del Nord centrale meridionale

1,23 0,73 5,65

1,36 0,71 6,04

0,13% –0,02% 0,39%

100%, con irrigazione 53,4%, con irrigazione 46,4%, con irrigazione

Oceania

0,14

0,12

–14%

100%, con irrigazione

so del quinquennio 2000-2005, la coltivazione del cereale nella stessa area geografica ha subito una flessione di circa 2 milioni di ettari. I Paesi di questo continente in cui si è avuta la riduzione più significativa sono stati la Cina, il Giappone, la Corea del Sud e il Vietnam. Per contro nello stesso periodo si è avuto un aumento di superficie nell’Africa sub-sahariana (0,64 milioni di ha) e in USA (0,13 milioni di ha). Nel 2005 si sono registrate produzioni molto diverse, con valori compresi tra 9,98 t/ha (Egitto) e 0,61 t/ha (Repubblica del Congo). I 10 Paesi con i livelli produttivi più elevati sia negli ambienti

Selezione manuale del riso in Cambogia

Paesi con produzione unitaria di risone più elevata e più bassa (2005) Produzioni più elevate

Produzioni più basse

Paese

Tonnellate/ha

Paese

Tonnellate/ha

Egitto (Nord Africa)

9,98

Comore (Africa sub-sahariana)

1,21

USA (Nord America)

7,43

Malawi (Africa sub-sahariana)

1,17

Grecia (Europa)

7,24

Micronesia (Oceania)

1,12

El Salvador (America centrale)

7,21

Gambia (Africa sub-sahariana)

1,00

Spagna (Europa)

7,04

Giamaica (America centrale)

1,00

Perù (Sud America)

6,89

Mozambico (Africa sub-sahariana)

0,96

Giappone (Asia)

6,64

Liberia (Africa sub-sahariana)

0,91

Australia (Oceania)

6,61

Repubblica democratica del Congo (ex Congo francese) (Africa sub-sahariana)

0,75

Uruguay (Sud America)

6,60

Angola (Africa sub-sahariana)

0,69

Corea del Sud (Asia)

6,56

Repubblica popolare del Congo (ex Congo belga o Zaire) (Africa sub-sahariana)

0,61

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riso nel mondo a clima tropicale, sia in quelli a clima temperato sono quelli nei quali vengono adottati sistemi di coltivazione caratterizzati dal ricorso all’irrigazione. Al contrario gli ultimi 10 Paesi della classifica delle produzioni sono quelli localizzati negli ambienti tropicali, dove il riso è coltivato secondo il sistema pluviale.

Regioni climatiche di coltivazione del riso

• Per la coltivazione del riso il clima varia

Ambiente La pianta del riso presenta un grado di flessibilità di adattamento alle condizioni ambientali difficilmente riscontrabile in altre colture alimentari. Le principali determinanti delle condizioni eco-geo­ grafiche della produzione del riso sono rappresentate dal clima e dal tempo meteorologico. Il clima è l’insieme degli elementi e dei fattori climatici che tendono a ripetersi stagionalmente in un lungo arco di tempo (30 anni), mentre il tempo meteorologico è la risultante degli stessi elementi e fattori in un’area definita e in un arco di tempo limitato. Il tempo meteorologico varia notevolmente all’interno di una regione climatica. Per esempio, l’area di coltivazione nella valle del Sacramento (California) è caratterizzata da un’estate secca, mentre quella del Giappone centrale o di Hagzhou in Cina è piuttosto umida, pur appartenendo tutte queste regioni al clima sub-tropicale. Analogamente nell’ambito delle regioni a clima tropicale, come quelle del Vietnam e delle Filippine, il tempo

dal tropicale, dominante nella regione compresa tra il Tropico del cancro (23º 27' N) e il Tropico del capricorno (23º 27' S), al sub-tropicale e temperato. Il riso è oggi coltivato nell’emisfero boreale in regioni fino a circa 50º N (Aihwei, Cina) e in quello australe fino ai 35° S del New South Wales (Australia) e dell’Uruguay

• Negli ambienti tropicali, la coltivazione del riso viene effettuata ad altitudini comprese tra il livello del mare (delta dei fiumi) e circa 2600 m di altezza (rilievi himalayani del Nepal)

Principali caratteristiche delle varietà di riso di tipo japonica e indica Carattere

Japonica

Indica

Forma e colore della foglia

Stretta, verde scuro

Larga, verde chiaro

Angolo tra foglia a bandiera e rachide

Ampio

Stretto

Lunghezza del culmo

Ridotta

Elevata

Robustezza del culmo

Flessuoso e di difficile rottura

Rigido e di facile rottura

Tendenza all’allettamento

Difficile allettamento

Facile allettamento

Forma del granello

Tendenzialmente di sezione circolare

Lungo, stretto e leggermente piatto

Tendenza alla sgranatura

Ridotta

Elevata

Aristatura

Solo poche varietà aristate

Ariste normalmente presenti, di lunghezza variabile

Numero e lunghezza di tricomi sulle glume

Relativamente densi e corti

Sparsi e relativamente lunghi

Rapporto lunghezza/larghezza del granello

<2,5

>2,5

Germinazione

Lenta

Rapida

Reazione fenolica

Negativa

Positiva

Tolleranza al cloruro di potassio

Alta

Bassa

Tolleranza alle basse temperature

Alta

Bassa

Resistenza alla siccità

Bassa

Alta

Resistenza dell’endosperma agli alcali

Bassa

Alta

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mondo e mercato presenta variazioni molto forti da una stagione all’altra, con alternanze di stagioni secche e umide. Le operazioni di selezione e miglioramento operate dall’uomo, nel corso del tempo, hanno portato alla costituzione di varietà e linee adatte alle diverse condizioni climatiche. In relazione all’adattamento alle diverse condizioni eco-geografiche le varietà di riso della specie Oryza sativa coltivate nel mondo appartengono nella quasi totalità alle seguenti 3 sottospecie, caratterizzate, ciascuna da specifiche esigenze ambientali. – Indica. Sono varietà poco adattabili alle basse temperature; sono prevalentemente coltivate negli ambienti soggetti a sommersione naturale (lowlands systems) a clima tropicale (es. Cina meridionale, Sud-Est asiatico, Africa sub-sahariana, Centro e Sud America). – Japonica. Mostrano una buona adattabilità alle basse temperature; sono principalmente coltivate nelle regioni a clima subtropicale e temperato, quali, per esempio, Giappone, Cina settentrionale, Corea, Asia centrale, Europa, USA e Australia. – Javanica o bulu (in Indonesia). Sono varietà tradizionalmente coltivate in ambienti a elevate altitudini (Indonesia, Filippine, Madagascar), dove le temperature sono piuttosto basse durante la stagione di coltivazione. Queste piante sono recentemente entrate a far parte del gruppo delle varietà tropicali japonica.

Foto R. Angelini

Risaie lungo il fiume Li, Cina

Trebbiatura del riso in Cina

Foto R. Angelini

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riso nel mondo Metodi di miglioramento In relazione alle tecniche adottate per la loro messa a punto, le diverse varietà di riso oggi disponibili possono essere classificate in gruppi differenti. arietà tradizionali. Riguardano varietà delle subspecie indica, –V japonica e javanica disponibili prima della intensa opera di miglioramento, messa in atto dai più importanti centri internazionali di ricerca. Si tratta di varietà con foglie lunghe e patenti, con taglia elevata, sensibili all’allettamento e rese mediamente non superiori a 5 t/ha. La maggior parte di queste varietà, specialmente del tipo indica, hanno ciclo lungo e sono sensibili al fotoperiodo. – Varietà moderne o a elevato potenziale produttivo. Si riferiscono a varietà che hanno iniziato a essere disponibili già alla fine del 1800, nel caso della subspecie japonica e, solo a partire dal 1950, per la subspecie indica. Queste varietà sono caratterizzate da un potenziale produttivo superiore a 10 t/ha e presentano generalmente foglie erette e corte, culmo ridotto e limitata sensibilità all’allettamento, specialmente a seguito di elevata disponibilità azotata. – Ibridi (F1). Pur note da molto tempo queste varietà hanno iniziato ad avere un’importante diffusione nella coltivazione a partire dai primi anni ’70, grazie alla tecnologia sviluppata da ricercatori cinesi, per produrre la semente commerciale in grande quantità. Sono state costituite varietà ibride sia nell’ambito dei risi indica, sia di quelli japonica. In media, le produzioni potenziali di queste piante sono circa il 15-20% superiori a quelle delle varietà moderne. – Nerica (New Rice for Africa). Si tratta di una nuova generazione di varietà ottenute dall’incrocio di O. sativa con O. glaberrima messe a punto dalla West Africa Rice Development Association (WARDA) prevalentemente per gli ambienti di coltivazione africani.

Foto R. Angelini

Risaie ai piedi di affioramenti calcarei che formano colline rocciose di oltre 300 m di altezza a Jangshuo, Cina

Mietitura del riso in Cina

Foto R. Angelini

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mondo e mercato Forma e dimensione delle cariossidi Esiste un’ampia variabilità per quanto riguarda la dimensione e la forma della cariosside (granello) del riso. Le cariossidi delle 80.000 varietà o linee conservate presso la banca del germoplasma dell’IRRI presentano una lunghezza compresa tra 4,1 e 13,7 mm, una larghezza variabile da 1,9 a 4,1 mm e un peso di 1000 cariossidi compreso tra 8 e 57 g. In relazione alla dimensione e alla forma delle cariossidi le varietà di Oryza sativa, sono comunemente classificate nei seguenti 3 gruppi: – tondi e corti. Appartengono a questo gruppo la maggior parte delle varietà di riso glutinoso e japonica; – medi e grandi. Comprendono molte varietà del tipo javanica o japonica tropicale; – lunghi e affusolati. Riguardano la quasi totalità delle varietà indica.

Foto R. Angelini

Caratteristiche qualitative delle cariossidi Le preferenze e i gusti dei consumatori di riso variano notevolmente da popolazione a popolazione e sono principalmente legate alla quantità di amilosio presente nell’endosperma e alle caratteristiche aromatiche delle cariossidi. In relazione al contenuto in amilosio le varietà di riso sono state classificate da Juliano in 4 gruppi: – riso glutinoso o waxy (contenuto di amilosio 0-4%). Riguarda varietà consumate principalmente in Laos e Thailandia del nord; – riso con contenuto di amilosio molto basso (contenuto di amilosio 5-9%). Comprende un certo numero di varietà glutinose e di tipo japonica;

Risaie a terrazzamenti a elevata altitudine a Longsheng, Cina

Riso aromatico

Forma e dimensioni di cariossidi di riso di varietà italiane di tipo tondo, medio e lungo

• Le varietà aromatiche sono

caratterizzate dalla proprietà di liberare dopo bollitura un particolare profumo, legato alla presenza nella loro cariosside della 2-acetil-1-pirrolina. Le varietà aromatiche sono diffuse soprattutto nei Paesi risicoli asiatici, anche se alcune di esse sono state sviluppate al di fuori dell’Asia; tra le più importanti figurano, per esempio, la varietà Basmati, in India e Pakistan, Sadri in Iran e Khao Dok Mali nel nord della Thailandia

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riso nel mondo – riso con contenuto di amilosio basso (contenuto di amilosio 10-19%). Comprende varietà consumate in Cina, Giappone, Corea, Nepal, Thailandia (nord-est), Argentina, Australia, Russia, Spagna, USA (varietà a granello tondo e medio); – riso con contenuto di amilosio medio (contenuto di amilosio 20-24%). Si riferisce a varietà consumate in Cambogia, Cina, India, Indonesia, Malesia, Myanmar, Pakistan (Basmati), Filippine, Thailandia (centro), Vietnam, Brasile, Costa d’Avorio, Cuba, Italia, Liberia, Madagascar, Nigeria, USA (varietà a granello lungo); – riso con contenuto di amilosio elevato (contenuto di amilosio >24%). Comprende varietà consumate in Bangladesh, Cina (varietà indica), India, Pakistan, Filippine, Sri Lanka, Thailandia (sud), Brasile, Colombia, Guinea, Messico, Perù.

Produttività dei diversi sistemi di coltivazione

• Una recente indagine dell’International Rice Research Institute (IRRI) in 11 Paesi dell’area tropicale asiatica ha posto in evidenza la seguente graduatoria dei livelli produttivi medi:

sistema risicolo irrigato nella stagione asciutta > a sistema risicolo irrigato nella stagione umida > sistema inondato (lowland ) > sistema dell’acqua profonda (deep water) e pluviale (upland )

Caratteristiche della coltivazione del riso nel mondo Nelle diverse aree di produzione, il riso è coltivato con tecniche e sistemi molto differenti tra di loro in base alle specifiche situazioni ambientali, sociali ed economiche. Le principali differenze sono essenzialmente legate alla disponibilità idrica, ai metodi di impianto della coltura, nonché al grado di meccanizzazione disponibile. Sistemi di coltivazione e disponibilità idrica Il riso è l’unico cereale in grado di svilupparsi senza problemi anche in suoli saturi o sommersi dall’acqua, essendo dotato di un sistema aerenchimatico che consente il trasporto dell’aria in tutti i suoi tessuti, da quelli fogliari a quelli radicali.

Foto R. Angelini

Produzione attesa di riso grezzo in alcuni Paesi asiatici, in relazione al sistema di coltivazione adottato (t/ha) Paese

Irrigato stagione asciutta

Irrigato stagione umida

Inondato

Pluviale e acque profonde

Filippine

5,9

4,6

3,5

2,0

India

6,8

5,4

4,0

2,0

Indonesia

5,9

4,8

3,6

2,0

Thailandia

4,4

3,7

2,5

2,0

Bangladesh

6,6

4,9

3,7

2,0

Vietnam

5,8

4,1

3,1

2,0

Sri Lanka

5,7

5,3

4,0

2,0

Myanmar

6,0

4,8

3,6

2,0

Pakistan

6,0

Nepal

4,8

3,6

2,0

Malesia

6,0

4,8

3,6

2,0

Mietitura del riso in Cina

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mondo e mercato Con particolare riferimento alla disponibilità idrica e ai rapporti che si possono stabilire tra suolo e acqua durante il ciclo colturale, la risicoltura mondiale è stata schematicamente classificata in 4 principali eco-sistemi: pluviale, inondato, in acqua profonda e irrigato.

Riso pluviale

• 10% dell’area coltivata a riso nel mondo

Sistema pluviale (upland rice system) In questo sistema il riso è coltivato in campi posti dal livello del mare sino ai limiti di ripide pendici montane. I terreni possono essere pianeggianti o con pendenze che possono raggiungere fino il 40%; sono normalmente asciutti e drenanti e raramente la sommersione ha una durata superiore a due giorni, durante tutto il ciclo colturale. Per questa ragione, le risaie non sono dotate di arginelli o sbarramenti per l’acqua. Soltanto in alcune aree dell’India vengono realizzate modeste arginellature per cercare di trattenere l’acqua che si rende occasionalmente disponibile. Il riso viene coltivato su terreno asciutto, preparato come nel caso della coltivazione del frumento o del mais e seminato poco prima dell’inizio della stagione delle piogge. In questo sistema, le precipitazioni costituiscono la principale fonte di acqua per la coltura. Soprattutto nei terreni più scoscesi talvolta si incorre nel pericolo di danni dovuti ai fenomeni di ruscellamento in conseguenza di piogge di forte intensità. Si stima che questo ecosistema interessi circa il 10% della superficie mondiale, ma che sia in grado di contribuire per non più del 3% della produzione totale. In queste condizioni, la produzione media unitaria, spesso, non supera 1,5 t/ha e non dimostra di essere significativamente influenzata dall’introduzione di varietà a elevato potenziale produtti-

• 3% della produzione totale • terreni da pianeggianti a fortemente declivi (fino al 40%)

• nessuna regimazione delle acque • acqua apportata da piogge • resa media produttiva: 1-4 t/ha • limitato apporto di mezzi di produzione

Sistemi di coltivazione del riso nel mondo: riso pluviale (upland rice)

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riso nel mondo Foto R. Angelini

Longsheng è la regione più spettacolare e famosa della Cina per le risaie a terrazzamenti; oltre 60 km quadrati di vallate sono ricoperte di queste formazioni costruite circa 700 anni fa dalle minoranze etniche Yao

vo. I principali limiti alla produzione sono dovuti alla scarsa fertilità dei suoli e all’aggressività delle malattie e delle piante infestanti. Questo ecosistema è presente in India e Bangladesh, nelle aree collinari umide dell’Africa occidentale, nelle regioni lievemente ondulate del Brasile. Circa 100 milioni di persone dipendono per la loro alimentazione da queste condizioni di coltivazione.

Sistema di coltivazione del riso nel delta del fiume Mekong, Vietnam

Foto R. Angelini

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mondo e mercato Sistema inondato (rainfed lowland rice system) I terreni di coltivazione del riso sono pressappoco pianeggianti e contornati da arginelli, in modo da trattenere l’acqua di pioggia, oppure, in qualche caso, quella derivata da piccoli corsi d’acqua o proveniente dalle esondazioni dei fiumi. In queste condizioni, non è possibile alcun controllo del livello dell’acqua e il riso, durante la sua coltivazione, è esposto al rischio di carenza idrica o sommersioni con molta acqua (50 cm e più), con alternanze, talora repentine, di stati di aerobiosi e anaerobiosi nel suolo. Vengono comunemente coltivate varietà tradizionali a ciclo lungo, sensibili al fotoperiodo e poco reattive alla fertilizzazione. L’impianto della coltura avviene principalmente mediante trapianto e solo raramente a mezzo di semina diretta. Questo sistema si è sensibilmente ridotto in quest’ultimo decennio, tuttavia, si stima che sia ancora presente su circa 42 milioni di ha, principalmente localizzati nelle regioni dei delta dei fiumi, nelle aree paludose e nelle pianure soggette a sommersione dell’Asia e dell’Africa sub-sahariana. È diffuso in ambienti caratterizzati da clima sfavorevole e substrati poveri, dove non vi sono le condizioni per l’applicazione di moderne e costose tecnologie. I maggiori limiti di questo sistema sono legati a un elevato grado di incertezza della disponibilità idrica e alla limitata fertilità dei suoli.

Riso inondato

• 32% dell’area coltivata a riso nel mondo

• 19% della produzione totale • terreni pianeggianti e in leggera

pendenza, con modeste arginellature

• nessuna regimazione delle acque (da 0 a 30 cm di profondità)

• acqua apportata da piogge • resa media produttiva: 1-3 t/ha • apporto di mezzi di produzione medio-basso

Sistema dell’acqua profonda (deep water rice o flood prone rice system) È il sistema tipico degli ambienti dove le risaie sono soggette a un’incontrollata sommersione per gran parte del ciclo coltu-

Sistemi di coltivazione del riso nel mondo: riso inondato (rainfed lowland rice)

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riso nel mondo rale. La profondità dell’acqua è comunemente variabile da 50 cm a 1 metro e talvolta può raggiungere anche i 5 o 6 metri. In queste ultime condizioni, note con il termine di riso galleggiante (floating rice), la pianta riesce ad allungare il suo culmo fino a fuoriuscire dalla superficie dell’acqua. L’impianto della coltura avviene principalmente a mezzo della semina diretta su terreno asciutto, prima della stagione delle piogge; solo raramente si realizza mediante il trapianto. La superficie coltivata a riso con questo sistema si è pressoché dimezzata negli ultimi 30 anni, arrivando a interessare, oggi, un’area di poco più di 6 milioni di ettari. Il sistema dell’acqua profonda è spesso praticato nei delta dei fiumi quali il Gange e il Brahmaputra, in India e Bangladesh, il Mekong in Vietnam e Cambogia, il Chao Phraya in Thailandia e il Niger nell’Africa occidentale. Questo tipo di risicoltura è presente anche nelle ampie distese pianeggianti delle regioni costiere di India, Bangladesh, Viet­ nam e Indonesia, soggette a inondazioni giornaliere dovute al riflusso delle maree. In questi ambienti, le principali problematiche nella coltivazione del riso sono legate alla salinità dell’acqua e del terreno e alle improvvise variazioni del livello dell’acqua (flash floods). Le produzioni unitarie medie si attestano su circa 1,5 t/ha, anche se con forti variazioni dovute alle imprevedibili alternanze di allagamenti con periodi di siccità. Le maggiori problematiche di questo sistema sono connesse ai forti stress ambientali, che limitano gli effetti dei vari fattori della produzione.

Riso in acqua profonda

• 4% dell’area coltivata a riso nel mondo • 2% della produzione totale • terreni pianeggianti o leggermente in pendenza senza arginellature

• nessuna regimazione delle acque (da 0,5 a 6 metri di profondità)

• acqua apportata da piogge o maree • resa media produttiva: 1-1,5 t/ha • ridotto apporto di mezzi di produzione

Sistemi di coltivazione del riso nel mondo: riso in acqua profonda (deep water rice)

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mondo e mercato Sistema irrigato (irrigated lowland rice system) Viene adottato su terreni in piano, adeguatamente livellati e contornati da arginellature, che possono disporre di un uniforme strato di acqua regolabile in altezza a seconda delle esigenze della coltura (da 2,5 a 15 cm). In relazione alla disponibilità di piogge, il sistema irrigato può venire praticato nella stagione umida (irrigated wet season) o in quella asciutta (irrigated dry season); nel primo caso l’irrigazione serve per integrare l’acqua fornita dalle piogge. La coltivazione nella stagione asciutta è tipica degli ambienti in cui le precipitazioni sono solitamente di scarsa entità e l’acqua è assicurata, quasi totalmente, dall’irrigazione. Queste regioni sono caratterizzate da elevato irraggiamento solare, forte evapotraspirazione, limitata incidenza delle avversità biotiche ed elevato potenziale produttivo. Il sistema irrigato è diffuso su circa la metà della superficie risicola mondiale e fornisce circa il 75% della produzione totale. Interessa gran parte della superficie a riso in Nord Africa (Egitto), Nord America, Australia ed Europa, dove la coltivazione viene realizzata una sola volta all’anno. La diffusione di questo sistema è legata alla realizzazione di sbarramenti sui fiumi, per accumulare l’acqua di superficie e di una fitta rete di canali, per alimentare con continuità i campi coltivati. Negli ultimi decenni, in alcuni Paesi, lo sviluppo dell’irrigazione è stato ottenuto grazie all’utilizzazione delle acque di falda, prelevate da pozzi. Il sistema irrigato ha trovato ampia diffusione anche in Asia e Sud America. Nelle regioni a clima tropicale di questi continenti il ricorso all’irrigazione, unitamente alla colti-

Riso irrigato

• 48% dell’area coltivata a riso nel mondo

• 75% della produzione totale • risaie contornate da arginelli • regimazione dell’acqua (5-15 cm di profondità)

• acqua apportata con irrigazione (da

fiumi, laghi, pompata, ecc.) e piogge

• resa media produttiva: 4-10 t/ha • elevato apporto di mezzi di produzione

Sistemi di coltivazione del riso nel mondo: riso irrigato (irrigated rice)

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riso nel mondo Foto R. Angelini

Foto A. Tinarelli

Sistema di coltivazione del riso nel Nord dell’India

vazione di varietà a ciclo breve e non sensibili al fotoperiodo, permette di realizzare da due a tre coltivazioni all’anno sullo stesso terreno. Le produzioni unitarie medie possono variare da 4 a 10 t/ha a seconda dei mezzi di produzione utilizzati. I livelli produttivi più elevati vengono registrati in Egitto, America, Australia, Europa, dove frequentemente si ottengono produzioni di oltre 8 t/ha, con una sola coltivazione all’anno. Questi risultati sono possibili grazie all’adozione di varietà a taglia bassa, re-

Risaie asiatiche sul bordo del fiume

Foto R. Angelini

Risaie nel Novarese

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mondo e mercato attive all’apporto dei nutrienti e dell’azoto in particolare, dotate di buona tolleranza alle avversità biotiche e caratterizzate da un elevato potenziale produttivo. In queste regioni la coltivazione viene prevalentemente realizzata con semina diretta, effettuata mediante interramento del seme, su terreno asciutto, o con la sua distribuzione sul terreno sommerso. In Asia l’impianto della coltura avviene sia con semina diretta, sia mediante il trapianto su terreno umido o fangoso. Le principali problematiche incontrate nel sistema irrigato di coltivazione sono rappresentate dalle avversità biotiche (piante infestanti, insetti e malattie), dalla corretta gestione dell’acqua e dal degrado ambientale legato a un elevato apporto dei mezzi di produzione. Questo sistema sta facendo registrare una significativa perdita di superficie a causa dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione.

Riso irrigato

• La produzione potenziale del riso

irrigato coltivato negli ambienti tropicali è generalmente inferiore a quella delle aree a clima sub-tropicale e temperato in quanto, in queste ultime il periodo successivo alla formazione dell’infiorescenza è caratterizzato da durata dell’illuminazione e irraggiamento solare più lunghi. Va però osservato che nelle condizioni estreme di coltivazione degli ambienti temperati, come nella Federazione Russa o nei Paesi dell’Asia centrale, i livelli produttivi sono inferiori alla media a causa della più limitata stagione di crescita

Metodi di impianto del riso L’impianto della coltura può essere realizzato con la semina diretta o con il trapianto. Semina diretta. La semina diretta può essere effettuata su terreno asciutto o saturo d’acqua. La prima è comunemente adottata nel sistema di coltivazione pluviale ed è diffusa anche nel

Panoramica aerea della coltivazione del riso lungo le rive del fiume Li, nel Sud-Ovest della Cina

Foto R. Angelini

624


riso nel mondo sistema di produzione con acqua profonda. I metodi di semina diretta su terreno asciutto o saturo costituiscono il principale metodo di impianto della coltura negli USA, in America Latina, Europa e Australia, dove sono facilmente accessibili mezzi tecnici e macchine. A causa delle condizioni ambientali non molto favorevoli alla germinazione e all’affrancamento della giovane pianta di riso, la quantità di seme usata nella semina diretta è piuttosto elevata e può raggiungere 220 kg/ha di seme. Nella semina su terreno asciutto il seme è posto a una profondità di circa 3 cm. La semina su terreno saturo d’acqua prevede la distribuzione del seme pre-germinato sulla superficie del terreno fangoso o direttamente nell’acqua di sommersione. Quest’ultimo metodo sta assumendo sempre maggior importanza in diversi Paesi asiatici come il Luzon centrale nelle Filippine, la Thailandia centrale e il delta del fiume Mekong in Vietnam, sia nel sistema irrigato, sia in quello inondato. Numerosi sono i fattori che influenzano l’uniformità e la densità dell’impianto nella semina diretta; particolarmente importanti sono la quantità di seme distribuito, l’emergenza, le modalità di preparazione del terreno, la germinabilità e l’energia germinativa del seme, la tessitura del terreno, nonché l’umidità e la temperatura del suolo. La densità minima è di 80-100 germinelli/m2 per le varietà a taglia bassa e di 45-55 per gli ibridi.

Foto V. Mancini

Semina del riso

Risaia allagata pronta per la semina

Foto E. Marmiroli

625


mondo e mercato Trapianto. Questa pratica è, tutt’oggi, ancora piuttosto diffusa in Asia e Africa. Nelle economie agricole meno sviluppate, il trapianto è principalmente realizzato a mano, mentre nei Paesi più sviluppati come la Corea del Sud e il Giappone è effettuato con mezzi meccanici. Il trapianto si basa sulla messa a dimora nel terreno di piantine ottenute in apposite risaie-vivaio, realizzate con una buona preparazione del terreno e seminando da 10 a 45 kg di seme/ha. Durante il trapianto, le piantine di età compresa tra 10 e 22 giorni vengono disposte a ciuffi di 2-4 piante ciascuno, con una spaziatura variabile da 20×20 a 20×10 cm, in modo da assicurare una densità di 100-150 culmi/m2, a 20 giorni dopo la messa a dimora. Nel trapianto l’età delle piantine ha una grande influenza sul risultato produttivo. La crisi di trapianto tende ad avere effetti tanto più sfavorevoli quanto più è avanzata l’età della piantina e più è breve il ciclo colturale della varietà utilizzata. Il trapianto è particolarmente adatto agli ambienti dove le pratiche agronomiche, soprattutto la preparazione del terreno e la gestione dell’acqua, non sono ottimali. Il trapianto è vantaggioso anche nelle realtà in cui, per ragioni economiche o organizzative, non vi è la possibilità di ricorrere ai diserbanti; questa operazione assicura, inoltre, un vantaggio competitivo della coltura nei confronti delle piante infestanti, limitando sensibilmente il danno causato dalla loro presenza.

Trapianto del riso in Giappone

Trapianto del riso in Thailandia

626


riso nel mondo Principali caratteristiche dei diversi metodi di impianto Metodo

Caratteristiche

Semina su terreno asciutto

È utilizzato nel sistema irrigato (Europa e USA), in quello pluviale e delle acque profonde. Il seme non pre-germinato (80-180 kg/ha) viene interrato a circa 3 cm di profondità. È rapido e richiede poca manodopera. Necessita di una attenta lotta alle malerbe.

Semina su terreno saturo o sommerso

È ampiamente diffuso nei sistemi irrigati più produttivi (USA, Europa, America Latina e Australia) e recentemente anche nei sistemi irrigati e inondati dell’Asia. Il seme pre-germinato (80-180 kg/ha) viene distribuito a spaglio su terreno sommerso o seminato a file sulla superficie del terreno saturo. È rapido e richiede poca manodopera. Necessita di una attenta lotta alle malerbe.

Trapianto

Molto diffuso nei sistemi irrigati e inondati dell’Asia e dell’Africa. Richiede la disponibilità di piantine fatte crescere in vivai seminati con poco seme (10-45 kg /ha). Il trapianto manuale è molto oneroso. Riduce fortemente la competizione delle malerbe.

Sistemi colturali nel mondo

• Il riso è generalmente coltivato da

solo, come monocoltura. Nei sistemi pluviali dell’Africa sub-sahariana viene, talvolta, coltivato in consociazione con mais e cassava

• I principali sistemi colturali in cui trova inserimento il riso sono:

– Riso-incolto (per una stagione): nei sistemi pluviali – Riso-altre colture: nei sistemi pluviali di Asia e Africa – Riso-frumento: in Asia meridionale e Cina

Livello di meccanizzazione Le diverse pratiche agronomiche adottate nella coltivazione del riso quali, per esempio, la preparazione del terreno, l’impianto della coltura, la lotta alle malerbe, la raccolta e la trebbiatura richiedono la disponibilità di tempo e di forza motrice. Gran parte di queste operazioni possono, oggi, essere gestite mediante l’utilizzo di macchine, attrezzature e strumenti che riducono notevolmente l’intervento e la fatica dell’uomo, ma che richiedono un adeguato impegno economico. Per questa ragione il grado di meccanizzazione della coltivazione del riso varia, a seconda dello sviluppo economico, da forme

– Riso-colture foraggere: in Egitto, Brasile, Uruguay, Argentina – Riso-riso: nei sistemi irrigati di tutto il mondo – Riso-piscicoltura Il trapianto riduce fortemente la competizione delle malerbe contro le quali si rende comunque indispensabile il diserbo chimico. Nelle foto è visibile l’effetto del diserbo contro i giavoni in confronto al non trattato

Foto R. Angelini

627


mondo e mercato rudimentali adottate in alcune aree africane e asiatiche, dove è praticata una risicoltura di sussistenza, a livelli ad alto sviluppo tecnologico, tipici delle economie più avanzate. In relazione a questo aspetto, si possono individuare diversi sistemi di risicoltura. – Sistemi con meccanizzazione di tipo rudimentale. Si basano prevalentemente sul lavoro dell’uomo e sull’impiego di semplici strumenti, quali zappe per la preparazione del terreno e falci per la raccolta. È ancora presente nei sistemi pluviali, in quelli inondati e in quelli dell’acqua profonda dell’Africa subsahariana e in alcune regioni molto povere dell’Asia. – Sistemi con meccanizzazione semplice. I lavori più gravosi, come per esempio la preparazione del terreno, vengono effettuati ricorrendo alla forza motrice animale. L’impianto e la raccolta vengono eseguiti manualmente. Per la trebbiatura vengono usate pertiche o si ricorre alla “battitura” con animali. L’irrigazione viene effettuata con strumenti semplici di sollevamento dell’acqua, azionati a mano dagli animali. Talvolta si utilizzano strumenti rotativi per la scerbatura. Questo tipo di meccanizzazione è diffuso nei sistemi inondati e nelle aree irrigate dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia. – Sistemi moderatamente meccanizzati. Fanno ricorso alla trazione animale per la preparazione del terreno e realizzano l’impianto della coltura manualmente. La raccolta è effettuata, normalmente, con la falce e la trebbiatura con semplici trebbiatrici meccaniche. Si impiegano frequentemente pompe a spalla per la lotta contro le malerbe e gli insetti. Si tratta di un sistema

Foto R. Angelini

Battitura del riso con zebù in Cambogia

La noria è un meccanismo di antichissima origine, destinato al sollevamento dell’acqua, costituito da un trasportatore a catena al quale sono fissati gli organi elevatori. Può essere azionata manualmente o con animali (India)

Foto R. Angelini

628


riso nel mondo adottato nella risicoltura inondata e nelle aree irrigate dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia. – Sistemi a elevata meccanizzazione. Tutte le operazioni colturali vengono effettuate facendo ricorso alle macchine. Si utilizzano potenti trattori per la preparazione del terreno e trapiantatrici meccaniche per l’impianto della coltura, pompe meccaniche per l’irrigazione, attrezzature a barra per la distribuzione dei diserbanti e degli insetticidi, mietitrebbiatrici per la raccolta. È un sistema diffuso in tutte le forme di risicoltura irrigata di America Latina, Europa, USA, Australia, Giappone, Corea del Sud, Medio Oriente e, più recentemente, in Cina, Nord Africa e nelle aree limitrofe alle grandi città asiatiche. – Sistemi ipermeccanizzati. Dispongono di moderni e potenti trattori, mezzi aerei e dispositivi ad assistenza elettronica per lo svolgimento della maggior parte delle operazioni colturali. Sono già molto diffusi nei sistemi irrigati di Stati Uniti, Europa, Australia e Giappone.

Riso e cereali

• I cereali costituiscono la principale

fonte alimentare per l’uomo. Il riso sopperisce direttamente alle esigenze nutrizionali giornaliere di oltre 3,2 miliardi di persone, il frumento di circa 1,5 miliardi e il mais di quasi 300 milioni

• Tenuto conto che oltre 850 milioni di

persone soffrono attualmente la fame e la malnutrizione e che nel 2025 la popolazione mondiale arriverà a quasi 8 miliardi di persone (stime FAO), è indispensabile un impegno di tutti per aumentare la disponibilità degli alimenti che costituiscono la dieta base tradizionale

Problematiche nella coltivazione La risicoltura mondiale, e in particolare quella europea, è frenata nel suo sviluppo da una serie di vincoli di ordine climatico, agronomico e sociale. Tra gli aspetti più significativi sono da ricordare le basse temperature, la scarsità d’acqua, gli stress biotici, l’insoddisfacente livello qualitativo del riso, gli elevati costi di produzione e le preoccupazioni dell’opinione pubblica per alcuni effetti negativi legati alla coltivazione del riso.

Campi di riso sommerso, Giava

629


mondo e mercato Acqua. La coltivazione del riso richiede più acqua di quella necessaria alla coltivazione della maggior parte delle colture agrarie. In condizioni di sommersione continua, necessita, per esempio, di circa 6 volte la quantità d’acqua occorrente per il frumento. Per questa ragione, da più parti si è posto l’interrogativo sull’opportunità di sostituire il riso con altre colture con minori esigenze idriche. A questo riguardo merita, però, osservare che se si considerano i consumi di acqua relativi alle necessità fisiologiche della pianta, il riso non presenta esigenze molto diverse da quelle di molte altre specie coltivate e, come già osservato nel capitolo relativo alle esigenze, l’acqua utilizzata in risaia viene solo temporaneamente trattenuta e, successivamente, in gran parte restituita, con notevoli benefici soprattutto per gli ecosistemi a valle dell’area risicola. Pur tenendo conto di questi vantaggi appare, comunque, fondamentale sviluppare nuove strategie di gestione per aumentare l’efficienza delle tecniche di irrigazione, aumentare la produzione del riso a parità di acqua fornita e, nel complesso, ridurre il consumo d’acqua. Secondo le stime del World Resources Institute, per esempio, almeno il 15% delle perdite idriche dovute all’evaporazione, alla lisciviazione o all’inefficienza nell’uso dell’acqua può essere risparmiato semplicemente adottando tecniche di irrigazione più razionali. I problemi legati all’acqua possono anche essere affrontati attraverso la messa a punto di nuove varietà di riso, adatte all’applicazione di differenti tecniche di gestione, caratterizzate da un minore impiego di acqua. La disponibilità di varietà a ciclo breve e ad elevata produzione permetterebbe, per esempio, di diminuire

Foto P. Viggiani

Infestazione di fiori di loto in una risaia in Vietnam

Terrazze di riso nelle Filippine

630


riso nel mondo significativamente la quantità di acqua impiegata nella coltivazione con la tecnica della sommersione continua. Una riduzione ancora più consistente potrebbe essere ottenuta sviluppando varietà molto produttive e adattabili, in tutte le condizioni climatiche, all’irrigazione turnata. Da un punto di vista ambientale e agronomico, la diminuzione dell’uso di acqua e la sommersione discontinua possono comportare effetti secondari, favorevoli e sfavorevoli. Si può prevedere, per esempio, che una diminuzione del tempo di sommersione mitighi le emissioni di metano, che si sviluppano in conseguenza dell’ambiente ridotto; d’altra parte la sommersione discontinua tende a rendere le infestanti più competitive e a causare un aumento della salinità del suolo. In tali condizioni si rendono necessarie varietà adattabili a ridotte disponibilità idriche, competitive nei confronti delle malerbe. Qualità del riso. La qualità del riso non è sempre agevole da definire, in quanto dipende dalla combinazione di molti fattori soggettivi e oggettivi, in gran parte non assoluti, ma legati alle esigenze del consumatore e al tipo di utilizzazione. Nei Paesi occidentali, il concetto di qualità ha subito negli ultimi decenni un sostanziale cambiamento, a seguito delle mutate esigenze di una società divenuta sempre più multietnica. Questa situazione ha, peraltro, fornito ai risicoltori l’opportunità di differenziare le proprie produzioni, offrendo prodotti con specifici parametri qualitativi e di più elevato valore commerciale. La qualità del riso è influenzata dalle caratteristiche varietali, dalle condizioni ambientali dell’areale produttivo, nonché dalle tecniche di coltivazione adottate e dalla lavorazione industriale.

Risorsa acqua

• L’acqua sta diventando una risorsa

sempre più limitata in molte regioni del mondo. Tra il 1700 e il 2000, il prelievo totale di acqua è cresciuto di oltre 35 volte l’aumento della popolazione. Il problema delle crescenti esigenze idriche è, inoltre, aggravato dalla non uniforme distribuzione, dal peggioramento qualitativo e dagli effetti del degrado ambientale (ruscellamento, erosione), legati alla non corretta gestione dell’acqua

Foto R. Angelini

Acqua e agricoltura

• L’agricoltura è, in generale, il comparto

che fa registrare i maggiori consumi di acqua nel mondo: il 40% del consumo totale in Europa, il 50% nel Nord e Centro America, l’85% in Asia. Si prevede, però, che nel breve termine aumenterà fortemente la domanda di acqua per utilizzazioni diverse da quelle agricole, quali per esempio quelle sanitarie e per uso potabile e industriale. In tali condizioni le autorità di governo saranno verosimilmente indotte a porre, nel prossimo futuro, severe limitazioni all’impiego delle risorse idriche in agricoltura

Vista aerea sul Guangxi, regione autonoma della Cina al confine con il Vietnam

631


mondo e mercato La forma del granello influenza numerose caratteristiche qualitative del riso; per questa ragione nel miglioramento genetico di questa coltura si tende ad attribuire grande importanza alle dimensioni del granello. Le categorie tipologiche dei granelli sono principalmente basate sulla loro lunghezza e larghezza. La richiesta di varietà a granello lungo è aumentata significativamente negli ultimi anni, a seguito della diversificazione delle abitudini alimentari e dell’immigrazione. In questi ultimi anni il consumo di riso a granello lungo è stato incoraggiato dalla Comunità Europea anche mediante la concessione di specifici sussidi, giustificati dalla minore potenzialità produttiva di queste tipologie di riso. I risi a granello lungo e sottile presentano, di solito, una maggiore sensibilità alla rottura rispetto a quelli a granello corto e tondo e, conseguentemente, presentano una minore resa alla lavorazione (sbiancatura), intesa come rapporto percentuale tra cariossidi intatte e cariossidi spezzate, dopo la lavorazione. Il contenuto in cariossidi spezzate è un parametro molto importante per il produttore, in quanto i lotti con presenza di rotture sono fortemente penalizzati sul piano commerciale. Il fenomeno della rottura dei granelli durante la lavorazione in riseria è spesso dovuto a una lavorazione spinta o a fessurazioni del granello, normalmente causate dalla sovraesposizione del risone a condizioni di temperatura e umidità variabili. L’intensità della lavorazione è dipendente dalla forma e compattezza del granello, dallo spessore della crusca e dall’efficienza dell’operazione di sbiancatura. La domanda di varietà di riso aromatico ha avuto un incremento significativo a partire dai primi anni ’90, principalmente in Gran

Foto R. Angelini

Pasta di riso nello Yunnan, Cina

Qualità del riso

• I principali parametri qualitativi del

riso considerati a livello europeo sono stati definiti anche da recenti regolamenti comunitari, nell’ambito dell’Organizzazione Comune di Mercato del riso, e si riferiscono sia agli aspetti morfologici (forma, colore, integrità), sia alle caratteristiche tecnologiche e organolettiche del granello

Differenti coltivazioni nel Sud della Cina

Foto R. Angelini

632


riso nel mondo Bretagna e in altri Paesi europei, dove è presente un’importante comunità di origine asiatica e dove il consumo di riso Basmati è soddisfatto interamente dalle importazioni dall’India e dal Pakistan. Negli anni a venire si prevede un ulteriore incremento nel consumo di riso aromatico, a causa dell’aumento dell’immigrazione dall’Estremo Oriente e del crescente interesse per la cucina etnica. Per questa ragione, assume notevole importanza lo sviluppo di programmi di ricerca volti alla messa a punto di varietà aromatiche adattate alla coltivazione nelle condizioni climatiche europee. I consumatori europei stanno dimostrando un interesse crescente per tipologie speciali di riso, quali il riso biologico, il riso ceroso, il riso tipo Ciclamino, il riso selvatico e il riso a pericarpo colorato, rosso o nero. Al momento attuale, la domanda di questi prodotti occupa solo un piccolo segmento di mercato, a eccezione del riso biologico, che ha già acquisito un ragguardevole spazio commerciale e che, presumibilmente, si svilupperà ancora nel breve-medio periodo. Va però tenuto presente che nella risicoltura biologica le produzioni sono generalmente inferiori del 25-30% rispetto a quelle ottenute nella coltivazione ordinaria, soprattutto a causa delle notevoli difficoltà incontrate nel controllo delle erbe infestanti. La coltivazione del riso di qualità dà luogo, spesso, a maggiori difficoltà agronomiche e a costi produttivi superiori; risulta indispensabile, in queste condizioni, individuare tutte le possibili soluzioni che consentano di ottimizzare le varie fasi del processo produttivo. Gli aspetti da tenere maggiormente in considerazione a questo fine sono la resistenza all’allettamento e l’assenza di fessurazioni nel granello. La resistenza all’allettamento, per esempio, è stata per

Foto R. Angelini

Risaie in Kashmir, India

Terrazze di riso in Indonesia

633


mondo e mercato lungo tempo uno degli obiettivi chiave del miglioramento genetico, per incrementare la produzione potenziale; essa è legata, in parte, a caratteristiche morfologiche quali l’altezza della pianta, la consistenza e la dimensione del culmo e, in parte, alle modalità e ai livelli di concimazione azotata. Altri problemi come la fessurazione dei granelli, la variabilità nella resa alla sbiancatura, la sgranatura prima della raccolta e la maturazione non contemporanea dei granelli sono anch’essi spesso legati alle caratteristiche genetiche delle varietà o a limitazioni di tipo ambientale o gestionale, quali la bassa temperatura e l’allettamento.

Foto R. Angelini

Costi di produzione I costi di produzione del riso costituiscono, soprattutto oggi, uno degli aspetti più limitanti per lo sviluppo sostenibile dei sistemi colturali risicoli. Gli accordi per la liberalizzazione del commercio con le conseguenti progressive riduzioni delle tariffe e delle quote, rendono assai più diretto il confronto con produzioni potenzialmente molto competitive quali quella dei Paesi asiatici. In Europa occidentale il costo di produzione del riso è generalmente molto superiore a quello della maggior parte dei Paesi asiatici, a eccezione del Giappone, e mediamente superiore, anche, a quello delle aziende statunitensi. Il costo medio di produzione del riso nel nostro Paese si attesta su circa 200 €/t, a fronte di valori compresi tra 104 e 180 $/t negli USA. Le cause di questo fenomeno vanno in gran parte ricercate nei maggiori costi dei principali mezzi utilizzati nella produzione del riso, quali per esempio i fertilizzanti, la semente, i prodotti per la difesa, i carburanti e la manodopera.

Panorama delle risaie e delle coltivazioni di canna da zucchero (verde) a Yangshuo, Cina. Siamo nel mese di novembre, momento nel quale il riso viene mietuto in fasci, trebbiato con rudimentali macchine e la foglia viene poi usata per alimentare il bestiame

Risaie in Indonesia

634


riso nel mondo Preoccupazioni nell’opinione pubblica La coltura del riso è, spesso, al centro dell’attenzione e talvolta motivo di forti preoccupazioni nella popolazione non agricola, a seguito dell’impatto che le sue particolari modalità di coltivazione possono avere sul territorio e sull’equilibrio del suo ecosistema. I maggiori problemi sono principalmente legati alla presenza, nell’ambiente di risaia, di forti infestazioni di zanzare, responsabili di gravi epidemie di malaria. La diffusione di questa malattia costituisce, ancora oggi, un motivo di forte preoccupazione per le autorità sanitarie di molti Paesi produttori di riso e, più in generale, per gli organismi sanitari mondiali. L’attenzione per i problemi legati alla presenza delle zanzare è, oggi, molto viva anche nei Paesi occidentali, a causa dei disagi che queste comportano, nonostante sia stato totalmente superato il rischio di diffusione della malaria. Le preoccupazioni dell’opinione pubblica, soprattutto nei Paesi a economia più avanzata, sono attualmente rivolte anche alle emissioni di metano, un gas serra considerato tra i principali responsabili del riscaldamento globale della terra, nonché agli effetti dei fertilizzanti chimici e degli agrofarmaci sugli equilibri degli agroecosistemi risicoli. Il contenimento di queste varie problematiche è, principalmente, affidato allo sviluppo di sistemi di gestione integrata della coltura, per rendere più efficiente l’utilizzazione dei fattori produttivi, con particolare attenzione all’acqua e ai prodotti chimici. In alcuni ambienti produttivi appare anche necessario favorire l’aumento della biodiversità nel sistema risicolo, stimolando l’adozione della rotazione colturale e l’introduzione dell’allevamento zootecnico.

Lavori in risaia in Cambogia

Coltivazione del riso nel Sud-Est asiatico

Foto R. Angelini

635


il riso

mondo e mercato Riso nel mercato Dario Casati

www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: le foto alle pagine 1 (Lorelyn Medina) e 596 (Gennady Kravestky) sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 104 e 105 sono di Renato Guttuso © Renato Guttuso by SIAE 2008.


mondo e mercato Riso nel mercato Il cereale più importante per l’umanità Una singolare coincidenza vuole che, nel momento in cui ci accingiamo ad affrontare il grande tema del ruolo del riso nel sistema agricolo mondiale, questo stia attraversando una fase di gravi difficoltà, forse la maggiore degli ultimi decenni che si sia verificata in tempo di pace. Singolare, perché ci costringe a ripensare sia i contenuti di questa analisi, sia la lettura che naturalmente saremmo portati a compiere in altre condizioni. Vorremmo, cioè, dire che è difficile occuparsi di un argomento, che comunque riguarda il principale elemento di base dell’alimentazione umana, nei giorni in cui una parte consistente dell’umanità si interroga, non senza preoccupazioni molteplici, sulle sue prospettive alimentari, e soprattutto farlo come se tutto fosse tranquillo e non, come sta avvenendo, soggetto a forti tensioni. Certamente sarebbe errato conferire un peso preponderante agli elementi che concorrono a formare la cronaca quotidiana e che quindi sono di tipo strettamente congiunturale, ma lo sarebbe altrettanto il confinare l’analisi ai soli dati strutturali, come se la realtà non fosse composta da una complessa miscela di entrambe le componenti. Per questo motivo cercheremo di fornire un quadro equilibrato degli argomenti fondanti del settore risicolo a livello mondiale, europeo e italiano senza trascurare, tuttavia, uno stretto raccordo con la realtà quotidiana che ci circonda e avendo un’attenzione non episodica al futuro e alle prospettive di questa coltura che per molti aspetti può essere considerata la più importante per l’uomo. Il riso è davvero un alimento per tutto il mondo e va considerato proprio in una logica che gli riconosca questo ruolo che lo differenzia anche dagli altri due grandi cereali, il frumento e il mais, che insieme a lui costituiscono il fondamento dell’alimentazione umana. In effetti ciascuno dei tre cereali può vantare, come si sa, un proprio primato: il mais quello della maggiore produzione totale, il frumento quello della superficie, ma è il riso quello più consumato direttamente dall’uomo. Ciò spiega la sua rilevanza e quindi anche la grande

Mietitura manuale del riso

“Tre tenori” dell’agricoltura mondiale

• Riso: è in assoluto il cereale

maggiormente impiegato per l’alimentazione umana

Confronto fra i tre grandi cereali

• Frumento: è il cereale che occupa

Riso

la superficie relativamente maggiore

Mais

Frumento

2007(1) 2008(2) 2007(1) 2008(2) 2007(1) 2008(2)

• Mais: è il cereale con la maggiore

produzione totale, negli ultimi anni attestatasi oltre 650 milioni di tonnellate, contro circa 600 per il frumento e altrettanti per il riso

Superficie (mln di ettari)

157

159

144

162

216

235

Produzione (mln di t)

652

668

778

780

605

658

Consumo umano(1)

568

576

133

133

446

453

Stime Nostre previsioni Fonte: elaborazioni su dati FAO

(1) (2)

636


riso nel mercato apprensione con cui su scala mondiale ne è stata seguita recentemente la vicenda di mercato. Secondo i dati più attendibili relativi al 2007 e al 2008, quindi in parte oggetto di stima, la produzione di mais nel 2007 è stata di 778 milioni di tonnellate, quella di riso di 652 milioni e quella di frumento di 605 milioni. La superficie investita è stata pari a 216 milioni di ettari per il frumento, a 157 per il riso e a 144 per il mais. Il consumo umano, infine, ha visto il riso a 568 milioni di tonnellate, seguito dal frumento a 446 e dal mais a 133 milioni. La situazione mondiale dell’alimentazione verso la fine della prima decade del nuovo millennio è tutta racchiusa in questi dati di partenza, anche se, come sappiamo, gli elementi che si intrecciano nell’attuale crisi sono numerosi e, in gran parte, esogeni al settore agricolo. Il punto centrale, per quanto riguarda solo quest’ultimo, va ricercato infatti nel dato complessivo dell’offerta e in quello della domanda. Nel triennio che comprende il 2006, il 2007 e il 2008, limitatamente alle previsioni che si possono formulare, si vede che la domanda è stata in costante crescita e dovrebbe continuare a esserlo, al pari dell’offerta che tuttavia aumenta a un ritmo inferiore. A ciò si è ovviato attingendo alle scorte di fine campagna che sono state utilizzate venendo tuttavia intaccate e raggiungendo un minimo nel 2007, anche se le previsioni per il 2008 lasciano sperare in una loro ripresa. Un andamento del tutto analogo ha interessato l’insieme dei tre cereali. Negli ultimi anni il saldo negativo per l’insieme dei cereali è stato compensato da un consumo crescente delle scorte che infatti nel 2007 si sono ridotte al loro minimo per gli ultimi anni. Sembra tuttavia evidente

Domanda, offerta e scorte finali del riso nel periodo più recente (milioni di tonnellate) 2006

2007(1)

2008(2)

Domanda

640

655

667

Offerta

643

652

668

Scorte finali

158

157

159

Stime Nostre previsioni Fonte: elaborazioni su dati FAO

(1) (2)

Risaie allagate nel Sud-Est asiatico

637


mondo e mercato

Risaie in Indonesia

Tassi medi annui % di variazione di lungo periodo di superfici e produzioni dei principali cereali (1960-2006) Superfici

Produzioni

Riso

0,6

2,4

Mais

0,7

2,7

Frumento

0,1

2,2

Totale

0,4

2,4

che la dinamica dei prezzi agricoli si è sviluppata parallelamente a quella di tutte le materie prime trainate da quelle energetiche e da un generalizzato incremento della domanda di tutti i beni mosso dal crescente incremento dei redditi nei Paesi emergenti dell’Asia orientale. Ed è proprio in questo continente che si concentrano la produzione e il consumo del riso. Dinamica mondiale dei cereali e del riso La dinamica di lungo periodo dei tre cereali è sostanzialmente omogenea e sembra fornire un valido supporto alle tesi di quanti sostengono che i problemi alimentari dell’umanità possono trovare soluzione negli incrementi di produttività. Nel corso degli ultimi

Fonte: elaborazioni su dati FAO

Evoluzione delle superfici e delle produzioni mondiali dei tre grandi cereali Riso

Mais

Frumento

Totale

Superficie (mln di ha)

Produzione (mln di t)

Superficie (mln di ha)

Produzione (mln di t)

Superficie (mln di ha)

Produzione (mln di t)

Superficie (mln di ha)

Produzione (mln di t)

1961

115,5

215,7

105,3

204,7

204,2

222,4

425,0

642,8

1971

134,7

317,8

118,0

313,4

213,9

347,5

466,7

978,7

1981

145,3

410,1

127,7

446,6

239,2

449,6

512,2

1306,3

1991

146,6

518,4

133,9

494,2

223,3

546,9

503,9

1559,5

2001

151,7

597,4

138,8

615,4

214,6

589,7

505,1

1802,4

2006

154,3

634,6

144,4

695,2

216,1

605,9

514,8

1935,8

Fonte: elaborazioni su dati FAO

638


riso nel mercato 50 anni la superficie destinata a essi è aumentata di poco più del 20%, da 425 milioni di ettari a 514,8 milioni, mentre la produzione complessiva è salita di oltre il 200%, da 642,8 milioni di tonnellate a 1935,8, praticamente triplicandosi. La dinamica delle superfici, sempre nello stesso periodo, rimane inferiore per il frumento mentre per riso e mais assume all’incirca gli stessi ordini di grandezza. Molto più sensibile appare, invece, quella delle rese produttive che tende ad allinearsi con tassi medi annui di variazione di lungo periodo attorno al 2%, anche se la più elevata è quella del frumento, seguita da quella del mais e poi del riso. Nell’insieme appare evidente uno sforzo produttivo molto intenso che tende a sopperire alla sostanziale limitazione dei terreni utilizzabili per consentire comunque il soddisfacimento di una domanda in espansione quantitativa e qualitativa. Gli sviluppi della cosiddetta rivoluzione verde si sono fatti sentire in questi decenni portando a un sensibile miglioramento dell’offerta complessiva, anche se rimangono elementi di differenziazione fra aree geografiche e Paesi. Lo stesso si può dire in relazione alle differenze nei rendimenti e alle prospettive dell’introduzione dell’innovazione genetica legata agli sviluppi delle biotecnologie, una realtà che al momento, per quanto attiene ai cereali, di fatto interessa solo il mais, ma che è ormai prossima a un importante debutto almeno in Cina dove le superfici a riso geneticamente modificato sono rilevanti, anche se classificate come sperimentali, almeno fino al momento in cui scriviamo.

Tassi medi annui % di variazione di lungo periodo delle rese dei principali cereali (1960-2006) Cereale

Resa

Riso

1,73

Mais

1,99

Frumento

2,08

Totale

2,00

Fonte: elaborazioni su dati FAO

Incrementi delle rese

• Negli ultimi 50 anni i maggiori

incrementi delle rese, in assoluto, sono riscontrabili nel mais, ma se si valutano le variazioni relative ci si rende conto che i tassi di variazione medi annui sono di fatto allineati, con una leggera prevalenza del frumento, seguito dal mais e, infine, dal riso

Mietitura del riso lungo le rive del fiume Li, Cina

Foto R. Angelini

639


mondo e mercato Foto R. Angelini

Superficie agraria disponibile

• I dati degli ultimi anni confermano la

diffusa convinzione che la superficie da mettere a coltura su scala mondiale praticamente non sia più espandibile, e se ne ha la prova nella dinamica più recente, mentre la crescita della produzione appare fortemente collegata agli aumenti di produttività che si sono susseguiti nel tempo seguendo un paradigma che trova ulteriori conferme e che assegna un ruolo fondamentale, nell’incremento della produzione, al progresso tecnico in agricoltura

Covoni di riso nel Guangxi, Cina

Dinamica produttiva Un altro elemento che differenzia nettamente il riso dagli altri due cereali maggiori è la sua distribuzione a livello mondiale. Se infatti è vero che i tre cereali sono largamente diffusi in tutti i continenti, è anche vero che però lo sono in modo molto diverso. Il frumento, per esempio, è presente in maniera significativa in tutti i continenti, il mais lo è a sua volta, anche se in modo più irregolare, ma il riso si comporta diversamente. Esso è, di fatto, una coltura quasi esclusivamente asiatica. Riso e Ogm

• Il miglioramento dell’offerta

complessiva è in larga misura dovuto al perfezionamento della tecnica colturale e all’attività di miglioramento genetico delle varietà. Prospettive interessanti sono legate all’introduzione delle biotecnologie

• Secondo alcuni autorevoli genetisti

l’ufficializzazione dell’uso di riso Ogm in Cina sarebbe imminente in risposta alla crisi del riso che in Asia è particolarmente sentita anche in relazione alle previste conseguenze della drammatica alluvione del Myanmar Risaie a terrazzamenti in Indonesia

640


riso nel mercato Foto R. Angelini

Indici di concentrazione produttiva dei principali cereali nei primi 4 (C4) e nei primi 8 (C8) Paesi produttori nel 2007 Riso

Mais

Frumento

C4

65,8

71,4

47,5

C8

82,8

76,4

63,1

Fonte: elaborazioni su dati FAO

Risaie in Cambogia

I primi otto Paesi produttori sono tutti asiatici mentre per il mais sono distribuiti in 4 continenti e per il frumento in 5. La concentrazione produttiva dei primi 4 Paesi produttori vede in testa il mais con il 71,4%, seguito dal riso con il 65,8% e dal frumento con il 47,5%. L’indice di concentrazione dei primi 8 Paesi produttori, però, vede al primo posto il riso con oltre l’80% seguito dal mais con il 76,4% e poi dal frumento con il 63,1% in terza posizione. Gli USA, invece, così come la Francia, sono presenti nella graduatoria del mais e del grano mentre l’Indonesia appare in quelle del riso e del mais. La distribuzione della coltura del riso è essenzialmente un fatto asiatico e infatti solo di recente

Superfici coltivate a riso nei primi 8 Paesi produttori (mln di ettari)

Foto R. Angelini

2006

%

India

43,7

28,3

Cina

29,4

19,0

Indonesia

11,4

7,4

Bangladesh

11,2

7,3

Thailandia

10,1

6,5

Vietnam

7,3

4,7

Myanmar

7,2

4,7

Filippine

4,2

2,7

Mondo

154,3

100,0

Fonte: elaborazioni su dati FAO

Veduta aerea della mietitura a Yangshuo, Cina

641


mondo e mercato il Brasile è riuscito a portarsi al nono posto superando il Giappone. Nella graduatoria relativa alla produzione di riso si può notare che al primo posto si trova la Cina seguita dall’India, insieme i due giganti asiatici arrivano al 51% del totale del riso mondiale e a poco meno di 340 milioni di tonnellate. Al terzo posto l’Indonesia con 55 milioni, al quarto il Bangladesh con 44, seguito da Vietnam con 37, Thailandia con 32, Myanmar con 30 e Filippine con 17 milioni di tonnellate.

Produzione di riso nei primi 8 Paesi produttori (mln di t di riso greggio) 2007

2008

%

Cina

190,6

193,9

29,0

India

143,5

143,9

21,6

Indonesia

53,8

55,0

8,2

Bangladesh

41,4

43,9

6,6

Vietnam

35,8

36,6

5,5

Thailandia

30,7

31,9

4,8

Myanmar

28,3

29,8

4,5

Filippine

16,3

17,2

2,6

Mondo

652,5

667,6

100,0

Scambi commerciali L’assoluta predominanza del continente asiatico trova conferma anche nei dati relativi agli scambi commerciali di riso. Il commercio mondiale del riso riguarda, come spesso accade con i prodotti agricoli, una quantità tutto sommato modesta rispetto a quella prodotta. Nel 2007, secondo le prime stime, il riso esportato a livello mondiale dovrebbe essere pari a circa 28,9 milioni di t di riso lavorato corrispondenti a circa 43,5 milioni di t di riso greggio. Nell’anno precedente le esportazioni sono state pari a 31 milioni di t corrispondenti a circa 46 milioni di t di riso greggio. Nel complesso la quantità commercializzata risulta compresa all’interno di una forcella che va dal 6,5 al 7% a seconda delle annate, con una lieve tendenza ad aumentare, tranne che nel corso del 2007 quando i maggiori prezzi e le politiche restrittive degli scambi messe in atto dai principali esportatori hanno frenato gli scambi. Anche nel commercio emerge il ruolo di predominio esercitato dall’Asia.

Fonte: elaborazioni su dati FAO

Foto R. Angelini

Riso uguale Asia

• Oltre i nove decimi della produzione

provengono dal continente asiatico che, secondo le previsioni, nel 2008, per la prima volta dovrebbe superare, da solo, i 600 milioni di tonnellate su una produzione complessiva valutabile in 666 milioni

• Fra i primi 8 troviamo solo Paesi

asiatici, fra cui primeggiano Cina e India, entrambi presenti anche nelle graduatorie di mais e frumento, grazie alle dimensioni produttive Tramonto sulle risaie di Yangshuo, Cina

642


riso nel mercato Fra i Paesi esportatori al primo posto si trova la Thailandia, che ha una quota sull’esportazione del 35%, seguita dall’India con il 14% e al terzo posto dal Vietnam con il 14%. Al quarto posto si inseriscono gli USA con poco più del 12%, seguiti dal Pakistan con l’8,7%, dall’India con l’8%, dalla Cina con il 5,6%, dall’Uruguay con il 3% e dall’Egitto con il 2,8%. Molto più frazionato risulta il quadro dei Paesi importatori fra i quali, comunque, prevalgono quelli asiatici. Il peso dell’Asia è evidente, da ultimo, anche sul versante della domanda. I primi 8 Paesi consumatori sono tutti localizzati in questo continente e vedono al primo posto la Cina con il 29% del consumo mondiale, al secondo l’India con il 21%, al terzo l’Indonesia con il 9%, al quarto il Bangladesh con il 6,6%, al quinto il Vietnam con il 5,4%, al sesto il Myanmar con il 4%, al settimo le Filippine con il 2,6% e all’ottavo la Thailandia con il 2,4% del totale mondiale. La differenza di maggior rilievo fra questa graduatoria e quella dei principali Paesi produttori è costituita dalla posizione della Thailandia, che è sesta fra i produt-

Incidenza del commercio internazionale del riso sulla produzione totale (mln di t, riso greggio) 2006

2007(1) 2008(2)

Produzione

643,3

652,5

667,6

Esportazioni

46,5

43,3

44,7

Valore percentuale

7,2

6,6

6,7

Stime Previsioni Fonte: elaborazioni su dati FAO

(1) (2)

Mietitura in Kashmir, nel nord dell’India. Questo è il secondo Paese per il consumo mondiale, pari al 21%, dopo la Cina

Foto R. Angelini

643


mondo e mercato Foto R. Angelini

Principali esportatori e importatori

• I primi 8 Paesi esportatori concentrano circa l’83% del totale, corrispondente a circa 38 milioni di tonnellate. Quelli asiatici compresi in questo elenco producono il 66%, pari a circa 30 milioni di tonnellate

• Fra i primi importatori sei sono asiatici e concentrano fra un quarto e un terzo del totale

Selezione ed essiccazione del riso in Cambogia

tori e ottava fra i consumatori, preceduta, nell’ordine, da Myanmar e Filippine che invece la seguono fra i produttori. D’altro canto non dobbiamo dimenticare che la Thailandia è anche il principale esportatore mondiale di riso, precedendo di gran lunga gli altri produttori asiatici. Riso nel mondo: un cereale solo asiatico? Il fatto di maggiore interesse che distingue il riso dagli altri due grandi cereali sul piano mondiale, come abbiamo visto, è senza dubbio la sua forte localizzazione in un continente. Dai dati presentati in precedenza emerge con chiarezza l’incontrastato dominio dell’Asia per quanto riguarda la produzione e gli scambi.

Principali Paesi esportatori di riso (2008) – in equivalente di riso lavorato Paese

Quantità (mln di t)

%

Thailandia

10,2

35,3

Vietnam

4,1

14,2

USA

3,5

12,1

Pakistan

2,5

8,7

India

2,3

8,0

Cina

1,5

5,2

Uruguay

0,9

3,1

Egitto

0,8

2,8

Mondo

28,9

100,0

Foto R. Angelini

Fonte: elaborazioni su dati FAO

Essiccazione del riso sui tetti del Guangxi, Cina

644


riso nel mercato Foto R. Angelini

Principali Paesi importatori di riso (2008) – in equivalente di riso lavorato

Mietitura nel delta del Mekong, Vietnam

Se a tutto ciò si unisce il peso di quel continente sui consumi, si potrebbe sbrigativamente concludere che il riso è un prodotto importante su scala mondiale, ma sostanzialmente asiatico, con il 90% della produzione, il 77% delle esportazioni, il 15% delle importazioni e, infine, circa il 98% anche delle disponibilità mondiali per il consumo utilizzato nei Paesi asiatici. D’altro canto la ripartizione del restante 10%, corrispondente nella media dell’ultimo triennio a circa 60 milioni di tonnellate, dimostra che anche nelle altre grandi aree mondiali vi è un discreto interesse per esso. Con 24 milioni di tonnellate e il 3,8% al secondo posto si colloca il Sud America, seguito dall’Africa con 21 milioni di t e il 3,3%, dal Nord America con 9,4 milioni e l’1,5% e dall’Europa con 3,5 milioni e lo

Paese

Quantità (mln di t)

%

Filippine

2,1

7,3

Nigeria

1,9

6,6

Ue

1,3

4,5

Bangladesh

1,0

3,5

Cina

1,0

3,5

Iran

0,9

3,1

Arabia Saudita

0,9

3,1

Iraq

0,8

2,8

Mondo

28,9

100,0

Fonte: elaborazioni su dati FAO

Disponibilità di riso per aree geografiche (mln di t di riso greggio)

Foto R. Angelini

2007(1)

2008(2)

Mondo Paesi in via di sviluppo Paesi sviluppati

652,5 624,3 27,9

667,6 641,2 26,5

Asia

577,7

591,2

Africa

34,9

35,5

Centro America

6,0

6,0

Sud America

20,8

22,5

Nord America

6,4

5,7

Europa

6,0

6,1

Oceania

0,6

0,6

Stime Previsioni Fonte: elaborazioni su dati FAO

(1) (2)

Mietitura in Cambogia

645


mondo e mercato Distribuzione della produzione mondiale di riso per grandi aree (milioni di t)

Distribuzione della produzione mondiale di riso per grandi aree 1,4%

0,6%

0,4%

2006

2007(1)

2008(2)

Media

%

Mondo Paesi in via di sviluppo Paesi sviluppati

640,0 614,6 25,4

652,5 626,5 25,9

667,6 642,1 25,5

653,4 627,7 25,6

100,0 96,2 3,8

Asia

581,3

592,7

605,4

593,1

90,7

Africa

21,6

22,0

22,8

22,1

3,4

Centro America

2,4

2,4

2,5

2,4

0,4

Sud America

21,6

22,0

23,7

22,4

3,5

Nord America

9,3

9,4

9,4

9,4

1,4

Europa

3,7

3,7

3,7

3,7

0,6

Oceania

0,1

0,1

0,1

0,1

0,0

0,0%

3,5% 3,4%

56%

Asia

Europa

Africa

Centro America

Sud America Nord America

Oceania

Stime Previsioni Fonte: elaborazioni su dati FAO

(1) (2)

Fonte: elaborazioni su dati FAO

Distribuzione della produzione mondiale di riso per grandi aree

0,5% del totale. Ciò che rimane va al Centro America e, in misura molto modesta, all’Oceania. Il riso si candida doppiamente a rivestire il ruolo di principale alimento dell’umanità sia oggi sia domani, in una prospettiva che indubbiamente pone rilevanti problemi se considerata alla luce, per esempio, della crisi agricola mondiale che si è manifestata nel 2007 e di cui non si intravede ancora una stabile via d’uscita. Foto R. Angelini

Suddivisione della produzione fra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati

• I Paesi in via di sviluppo rappresentano

il 96% della produzione totale mondiale indicando quindi che, per una serie di ragioni, il riso è anche il principale alimento di una parte importante dell’umanità, quella i cui bisogni alimentari sono ancora modesti in termini di consumi individuali, ma che sono destinati ad aumentare in un futuro che forse è già iniziato, quando i consumi pro capite si espanderanno a seguito del miglioramento dei redditi Mietitura del riso nel Guangxi, Cina

646


riso nel mercato I dati esposti permettono di ricostruire un quadro adeguato della situazione del riso sia nei confronti degli altri cereali maggiori, sia rispetto al sistema alimentare complessivo. Da esso emergono alcuni elementi caratterizzanti del settore a livello mondiale che possono essere schematicamente ricondotti a quelli che seguono. –  Il primo è rappresentato dalla crescita costante della produzione che è sostenuta, come si è visto, dall’incremento delle rese. –  Un secondo aspetto è costituito dalla ripartizione della produzione fra Paesi in via di sviluppo, a cui va il 96% della produzione, e Paesi sviluppati, con il restante 4%. –  Un terzo elemento su cui abbiamo già insistito è la forte polarizzazione della coltura in termini geografici nel continente asiatico, seguito da Africa, Sud America, Nord America, Europa, Centro America e Oceania. –  Il quadro complessivo induce a riflettere sul ruolo mondiale del riso e sul fatto che esso è in realtà un prodotto che ha importanti rapporti con una particolare parte del mondo e con popolazioni, forti produttrici e consumatrici, per le quali i problemi legati all’uscita dalla sottoalimentazione non possono dirsi risolti, mentre già si pongono per essi quelli della crescita dei consumi, complessivi e pro capite, in relazione alla crescita demografica in atto, da un lato, e a quella dei redditi conseguenti alla crescita economica, dall’altro.

Foto R. Angelini

Trebbiatrice semiautomatica del riso, Cina

Trebbiatura del riso nel Guangxi, Cina

Foto R. Angelini

647


mondo e mercato Riso in Europa Se il riso ha il suo centro principale di concentrazione in Asia, è anche vero che è diffuso in quantità importanti anche negli altri continenti fra cui si ripartisce il restante 10% della produzione e del consumo. In ognuna di queste aree la risicoltura è prevalentemente localizzata in specifici Paesi, come il Brasile per il Sud America, l’Egitto per l’Africa, gli USA per il Nord America e l’Italia per l’Europa. Il nostro Paese, per esempio, contribuisce stabilmente a produrre circa la metà del riso europeo, il resto proviene dagli altri Paesi mediterranei della Ue e, in particolare, nell’ordine da Spagna, Grecia, Portogallo e Francia. In un certo senso, ma l’immagine pur suggestiva rimane molto lontana dalla realtà a cui è rubata, il Mediterraneo è un po’ la piccola Asia dell’Europa del riso e l’Italia, per proseguire nella metafora, ne è la piccola Cina. Naturalmente questo modo di presentare la situazione è fortemente limitativo della realtà, ma permette di mettere in evidenza un fenomeno tipico delle coltivazioni agricole e cioè il loro legame con determinate caratteristiche climatiche e agronomiche che concorrono a favorire una certa concentrazione produttiva in specifici contesti. In relazione a queste condizioni particolari che inducono a parlare di vocazione di determinate aree, nel tempo si sviluppano due altre categorie di condizioni che favoriscono la concentrazione e la localizzazione delle produzioni agricole: da un lato l’attuazione di particolari politiche agrarie che tendono a consolidare la vocazione produttiva in-

Foto R. Angelini

Risaie nel Ferrarese

Risaie nel Vercellese

Foto R. Angelini

648


riso nel mercato centivando in vario modo la produzione locale, proteggendo il mercato interno, sostenendo l’eventuale esportazione, dall’altro la formazione di un modello di consumo locale che si basa, ovviamente, sui prodotti disponibili e che, a sua volta, si rafforza quantitativamente grazie alla disponibilità di prodotto. Recentemente questo aspetto prende la forma della tipizzazione e della conseguente valorizzazione delle preparazioni alimentari tradizionali realizzate nei singoli contesti. Si manifesta, in sostanza, una forte corrispondenza fra la disponibilità di un certo alimento in uno specifico contesto produttivo e la formazione di un modello alimentare fondato in parte significativa su di esso. Il caso europeo e italiano del riso si origina e si sviluppa proprio in questa prospettiva.

Riso in Italia

• Sulla base della superficie, il nostro

Paese, con 220.000-230.000 ettari, rappresenta mediamente il 55-57% del totale della Ue con lievi oscillazioni in questo ambito di variazione dovute a fenomeni contingenti

Superfici e produzione di riso nella Ue La produzione europea di riso da alcuni anni è stabilmente attestata attorno a 2,6-2,7 milioni di tonnellate coltivate su una superficie di 400-420 mila ettari. Il peso della Ue rispetto al resto del mondo risulta minore, tuttavia esso appare interessante per i grandi Paesi produttori ed esportatori mondiali poiché rappresenta uno sbocco non minore e, quel che più conta, costituito da un insieme di consumatori che può acquistare il prodotto pagandolo a prezzi superiori a quelli del grande mercato formato dai Paesi forti importatori di riso. All’interno della Ue la superficie coltivata a riso nell’ultimo decennio si è stabilizzata attorno o poco al di sopra dei 400.000 ettari grazie al regime attuato dalla Pac a favore del riso. Nelle previsioni formulate nel corso dei primi mesi del 2008, tuttavia, tale superficie appare in calo mediamente del 5% circa, a causa del forte in-

7% 3%

6%

56%

28%

Italia

Spagna

Francia

Portogallo

Grecia

Fonte: elaborazioni su dati Ente Nazionale Risi

Produzione di riso nell’Unione europea (2008)

Foto R. Angelini

7%

4%

7% 58%

24%

Italia

Spagna

Francia

Portogallo

Grecia

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat

Superfici a riso nell’Unione europea (2008) Risaie nel Novarese

649


mondo e mercato cremento delle semine autunnali di altri cereali e in particolare del frumento. La forte impennata dei prezzi del riso registrata da febbraio ad aprile del 2008 è sopravvenuta troppo tardi per influenzare le intenzioni di semina dei produttori europei e quindi non ha potuto modificare la tendenza in atto. In termini più generali, comunque, da alcuni anni il quadro produttivo europeo sembra essersi assestato, confermando il ruolo dell’Italia come principale Paese produttore. Al secondo posto si colloca la Spagna con una superficie, nel 2007, di 101.500 ettari e una previsione, per il 2008, di 91.000 corrispondente a circa il 25% del totale, ma con forti oscillazioni provocate dalla frequente comparsa di annate siccitose che fanno sì che la superficie spagnola oscilli fra questo minimo e un massimo di oltre 120.000 ettari. Al terzo posto si collocano, con valori abbastanza omogenei e compresi negli ultimi anni attorno ai 25.000 ettari, la Grecia e il Portogallo, ciascuno con il 6% circa. Al quinto, infine, la Francia con il restante 5% circa della superficie a riso, corrispondente a circa 17.000 ettari. In termini di produzione, l’Italia, con poco meno di 1,5 milioni di tonnellate, scende al 55-56% circa, la Spagna con 750.000 tonnellate arriva al 27-28%, la Grecia con 180.000 al 6,5-7%, mentre il Portogallo arretra al 6% circa e a 165.000 tonnellate e la Francia, con 90.000 tonnellate, al di sotto del 4% circa. La dinamica di superfici e produzioni nell’ultimo decennio mostra che, pur con alcune variazioni, il quadro complessivo determinato dall’effetto dell’organizzazione comune di mercato della Ue e dalle potenzialità dei singoli Paesi, quelle che in precedenza abbiamo definito le “vocazioni produttive”, risulta abbastanza consolidato. Sul piano congiunturale, tuttavia, sarà necessario valutare le conseguenze dell’annata 2007/2008 con l’impennata dei prezzi che l’ha contraddistinta e con le nuove gerarchie produttive che si pos-

Peso del riso Ue nel mondo

• Il peso della risicoltura europea nel

mondo risulta pari a circa lo 0,27% della superficie e allo 0,41% della produzione. Un ruolo sostanzialmente analogo è quello relativo alle importazioni che, con 1,7-1,8 milioni di tonnellate, rappresentano circa lo 0,6% del totale mentre le esportazioni, con 200.000 tonnellate, corrispondono allo 0,07% del volume mondiale

5 4 3 2 1 0

Superficie Produzione

Import

Export

Fonte: elaborazioni su dati FAO

Peso della risicoltura europea nel mondo (dati in %, 2008)

Dinamica delle superfici a riso nella Ue (ettari) 1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

Spagna

111.292 113.006 110.500 117.045 115.594 113.468 118.283 121.065 117.026 106.478 101.446

91.000

Grecia

29.962

27.124

20.000

20.000

20.300

21.360

24.500

25.867

23.100

23.800

26.000

25.000

Francia

20.177

18.450

17.169

19.870

19.180

18.490

19.040

20.800

18.250

17.906

17.440

16.500

Portogallo

27.725

27.000

25.640

23.859

24.936

25.216

25.657

26.282

22.700

25.040

26.870

27.000

Italia

232.835 222.705 220.795 220.348 217.622 218.676 219.987 229.725 224.015 228.510 232.549 222.100

Totale Ue 15

421.991 408.285 394.104 401.122 397.632 397.210 407.467 423.739 405.091 401.734 404.305 381.600

Italia/Ue 15 (%)

55,2

54,5

56,0

54,9

54,7

Fonte: elaborazioni su dati Ente Nazionale Risi; per il 2008 Eurostat

650

55,1

54,0

54,2

55,3

56,9

57,5

58,2


riso nel mercato Dinamica della produzione di riso nella Ue (tonnellate) 1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

Spagna

801.100

765.800

801.500

853.900

887.600

815.700

861.936

857.400

845.900

753.000

736.660

Grecia

243.488

218.736

167.200

169.200

155.625

167.200

183.000

214.983

180.600

154.000

180.000

Francia

118.083

110.700

103.014

112.674

119.400

105.227

106.723

104.000

87.350

98.000

90.552

Portogallo

163.810

164.900

156.769

142.600

162.028

145.905

147.802

158.140

124.850

151.000

164.157

Italia

1.442.485 1.353.760 1.362.452 1.229.767 1.300.702 1.378.796 1.448.212 1.523.436 1.444.818 1.447.628 1.487.557

Totale Ue 15

2.768.966 2.613.896 2.590.935 2.508.141 2.625.355 2.612.828 2.747.673 2.857.959 2.683.518 2.603.628 2.658.926

Italia/Ue 15 %

52,1

51,8

52,6

49,0

49,5

52,8

52,7

53,3

53,8

55,6

55,9

Fonte: elaborazioni su dati Ente Nazionale Risi

sono stabilire fra i diversi cereali. Occorrerà inoltre tenere conto degli effetti della riforma della Pac e di quelli derivanti dagli obblighi internazionali che la Ue si è assunta sia sul piano generale, come quelli connessi alle trattative del Doha round, sia sul piano più specifico degli accordi particolari come l’Ebs, every thing but arms, e quelli bilaterali con i Paesi ACP che di fatto costituiscono una sorta di politica estera europea sviluppata nell’ambito delle produzioni agricole. Foto R. Angelini

Import di riso della Ue 27 (valori in euro, 2007) India

177.312.907

31,9%

Thailandia

172.188.159

31,0%

Pakistan

53.214.020

9,6%

Uruguay

42.493.440

7,6%

Guyana

36.027.704

6,5%

Egitto

30.757.851

5,5%

Stati Uniti

19.861.827

3,6%

Suriname

4.481.280

0,8%

Mondo

556.261.287

100,0%

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat

Tipico paesaggio risicolo del Pavese

651


mondo e mercato Commercio estero del riso nella Ue Per quanto riguarda gli scambi con l’estero, occorre considerare che essi vanno visti nella duplice ottica dei rapporti intra ed extra Ue, un aspetto non secondario sia per l’ovvia importanza del commercio fra i Paesi membri sia per la realtà di flussi commerciali che tradizionalmente sono attivi fra i singoli Paesi membri e i Paesi terzi. In termini generali la Ue presenta un saldo negativo degli scambi di riso risultando importatrice netta di questo prodotto, ma ciò si verifica in presenza di un consistente flusso di esportazioni di riso europeo verso i Paesi terzi. Il saldo negativo, dunque, tiene conto di queste correnti di prodotto in uscita che provengono essenzialmente dall’Italia che è esportatrice netta. Il consumo interno del nostro Paese, infatti, assorbe circa un terzo della produzione italiana mentre i restanti due terzi vengono abitualmente avviati all’esportazione. I dati relativi al 2007 indicano che in valore la Ue ha importato riso suddiviso nelle diverse tipologie commerciali per un controvalore di 556 milioni di euro a fronte di esportazioni per 88 milioni. Fra gli esportatori verso la Ue al primo posto si colloca l’India, con 177 milioni di euro, pari al 32% circa del valore totale, seguita dalla Thailandia con 172 milioni di euro e il 31%, dal Pakistan con 53 milioni di euro, dall’Uruguay con 42 e poi da Guyana, Egitto, USA e Suriname. Nel complesso i primi 8 Paesi esportatori concentrano il 96,5% del totale delle importazioni della Ue. In estrema sintesi da un’analisi dei flussi di scambio trova conferma quella geografia del riso che abbiamo tracciato in precedenza, insieme a una serie di altre cause come i rapporti di scambio con i Paesi vicini, con quelli legati come Guyana e Suriname ai Paesi membri della Ue da rapporti storici, con quelli candidati a entrare nella Ue a scadenza più o meno ravvicinata. Da un punto di vista merceologico in valore circa i due terzi del totale delle importazioni riguardano riso brillato e semi lavorato, mentre il risone rappresenta una quota estremamente ridotta e lo stesso vale per le esportazioni.

Export di riso della Ue 27 (valori in euro, 2007) Turchia

14.429.034

16,4%

Svizzera

12.963.968

14,7%

Stati Uniti

10.535.115

11,9%

Norvegia

6.514.386

7,4%

Israele

4.907.642

5,6%

Australia

4.197.022

4,8%

Croazia

3.962.863

4,5%

Ucraina

3.498.927

4,0%

Mondo

88.219.853

100,0%

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat

Export europeo concentrato in 8 Paesi

• Nel complesso i primi 8 Paesi verso i

quali si indirizza la produzione europea concentrano il 69,3% del totale delle esportazioni della Ue

Commercio estero del riso nella Ue

Foto R. Angelini

• Come si può notare fra i Paesi che

esportano verso la Ue prevalgono nettamente quelli asiatici che arrivano al 70% del totale, ma sono presenti anche altre provenienze e in particolare le Americhe e l’Africa mediterranea con l’Egitto. Fra le destinazioni delle nostre esportazioni prevalgono i Paesi europei extra-Ue e i Paesi del Mediterraneo, anche se troviamo gli USA e l’Australia Risaie nel Ferrarese

652


riso nel mercato Riso in Italia Dinamica produttiva Storicamente la risicoltura nel nostro Paese ha attraversato numerose fasi in cui si sono alternati momenti positivi ad altri di difficoltà più o meno gravi. Il riso, pur essendo stato introdotto nella Pianura Padana soltanto nel XVI secolo e nonostante la grande diffidenza che inizialmente ne aveva accolto la diffusione a causa dei confusi legami che nell’immaginario popolare lo collegavano ai miasmi delle acque stagnanti e ai loro presunti influssi venefici sulla salute umana, ha trovato nelle regioni fra Sesia e Ticino il suo territorio d’elezione. Il riso, pur diffuso di fatto in due sole regioni, Piemonte e Lombardia e, in misura minore, in Veneto e Sardegna, oltre che con sporadiche coltivazioni anche in altre regioni, è in effetti una delle grandi colture del nostro Paese e, per molti aspetti, è ormai parte integrante del costume alimentare italiano. La superficie a riso nel nostro Paese si è stabilizzata nell’ultimo decennio attorno ai 220.000-230.000 ettari, toccando un massimo di 232.000 nel 2007, ma scendendo poi, nelle previsioni per il 2008, a 220.000, in linea con la media del decennio precedente. La produzione di riso si è attestata negli ultimi anni attorno a 1,4 milioni di tonnellate ed è stata compresa fra un minimo di 1,3 milioni nel 2001/2002 e un massimo di 1,55 nel 2004/2005. Nelle ultime tre campagne produttive essa è stata costantemente superiore a 1.440.000 tonnellate e si è avvicinata nel 2007 a 1.490.000 tonnellate. In termini di riso lavorato essa è prossima alle 920.000 tonnellate in funzione dei rendimenti di lavorazione che, pur relativamente stabili, possono presentare una certa variabilità da una campagna all’altra in relazione agli andamenti climatici e alle avversità che possono colpire la produzione. Le rese produttive sono ormai da alcuni decenni stabili e, in particolare negli ultimi anni, si collocano di norma attorno a 6,4 tonnellate/ettaro, un po’ inferiori rispetto a quelle di alcuni Paesi

Riso in Italia oggi

• La storia recente della risicoltura

italiana, dal punto di vista produttivo ed economico, si costruisce attorno a due elementi: – la presenza di uno specifico organismo di tutela e promozione della produzione istituito negli anni ’30 del Novecento e caratterizzato dall’interprofessionalità, l’Ente Nazionale Risi – una specifica organizzazione comune di mercato, ocm, all’interno della politica agricola comune europea che, pur strettamente derivata da quella degli altri cereali, ne ha preservato le peculiarità anche sul piano della politica agraria In questo contesto, anche se non sono mancate le difficoltà, la risicoltura ha potuto gradualmente crescere e rafforzarsi sino a divenire uno dei settori più efficienti dell’agricoltura italiana e ad alimentare uno dei pochi consistenti flussi di esportazione di prodotti agricoli di base

Superficie, produzione e rese del riso in Italia e variazioni (indice 2001/02 = 100) 2001/02

2002/03

2003/04

2004/05

2005/06

2006/07(1)

2007/08(2)

Superficie (ha)

217.622 100

218.676 100

219.987 101

229.725 106

224.015 103

228.510 105

232.549 107

Produzione lorda (t)

1.300.702 100

1.378.796 106

1.448.212 111

1.525.509 117

1.444.818 111

1.447.628 111

1.487.557 114

Resa (t/ha)

5,98 100

6,31 105

6,58 110

6,64 111

6,45 108

6,34 106

6,40 107

Produzione di riso lavorato (t)

753.183 100

870.057 116

830.097 110

938.831 125

874.885 116

880.449 117

916.209 122

Consuntivo provvisorio Preventivo Fonte: Ente Nazionale Risi

(1) (2)

653


mondo e mercato Dinamica delle superfici e delle produzioni di riso in Italia (indice 2001/02 = 100) Principali province risicole

130

• Dopo essere stata per molti anni la

principale provincia risicola, nell’ultimo decennio Vercelli ha ceduto il primato a Pavia, che arriva abitualmente al di sopra del 35%. Per esempio, nell’ultimo anno Pavia è al 35,5% della superficie risicola del Paese, seguita appunto da Vercelli con il 31,5%, da Novara con il 14,5% e da Milano con il 5,6%, mentre il resto d’Italia contribuisce al residuo 12,9% circa

120 110 100 90

2001/02 Superficie

(1) (2)

2002/03

2003/04

Produzione lorda

2004/05

2005/06 2006/07(1) 2007/08(2)

Produzione di riso lavorato

Consuntivo provvisorio Preventivo

Fonte: elaborazioni su dati ENR

comunitari, ma superiori ad altri e in linea con la media europea che concorriamo a formare, come si ricorderà, per poco meno del 60% del totale. Produzione molto specializzata La risicoltura italiana appare un’attività agricola fortemente specializzata sotto tre diversi punti di vista: la localizzazione territoriale, la concentrazione delle strutture produttive, la specializzazione delle imprese e del territorio. Foto R. Angelini

12,9% 5,6%

35,5%

14,5% 31,5%

Pavia

Vercelli

Milano

Resto Italia

Novara

Fonte: Ente Nazionale Risi

Distribuzione percentuale delle superfici a riso nelle principali province (2007) Risaie nel Ferrarese

654


riso nel mercato Per quanto riguarda il primo aspetto si può notare che circa il 90% della superficie coltivata a riso è localizzato in quattro province poste a cavallo del Ticino e appartenenti a due sole regioni, il Piemonte e la Lombardia, raggiungendo un livello di concentrazione che è forse il più elevato fra le grandi colture del nostro Paese. Il secondo aspetto è costituito dalla progressiva concentrazione delle strutture produttive che ha portato alla formazione di un settore costituito da un numero ridotto e decrescente di imprese agricole di dimensione sempre più ampia e, comunque, molto più elevata delle aziende agricole attive in altri comparti e ambiti territoriali, ma anche nelle stesse regioni cisalpine. Infine il terzo aspetto riguarda la specializzazione produttiva delle imprese agricole e del territorio in cui si è sviluppata la risicoltura. Infatti, non solo questa è fortemente concentrata nell’area indicata, ma appare molto rilevante anche il suo impatto economico nei confronti delle attività agricole e di quelle a esse connesse, sino ad acquisire un peso significativo nella formazione del prodotto lordo delle province interessate, in particolare delle tre maggiori. La superficie a riso in queste tre province rappresenta circa il 30% della superficie agricola complessiva, mentre il valore della produzione può arrivare a oltre il 50% del totale della produzione agricola provinciale. Anche la concentrazione territoriale dell’industria di lavorazione del riso è elevata e si localizza nell’area produttiva. Le imprese presenti, in prevalenza di piccole-medie dimensioni, costituiscono oltre i tre quarti del comparto a livello nazionale. Nelle aree risicole si rileva un significativo coordinamento verticale fra gli operatori della filiera, grazie agli scambi commerciali, alla localizzazione territoriale e alle diverse attività produttive e dei servizi che fanno da “contorno” alla produzione e trasformazio-

Numero e dimensione media delle aziende risicole in Italia Numero di aziende

Dimensione media (ha)

1987

2007(1)

1987

2007(1)

Novara

1112

617

27,5

54,7

Alessandria

285

191

20,3

42,7

Vercelli

3016

1209

22,2

60,5

Biella

118

82

25,2

47,3

Torino

9

15,9

Cuneo

14

15,8

Piemonte

4531

2122

23,5

56,2

Mantova

41

65

19,2

21,6

Pavia

2390

1686

26,9

48,9

Milano

207

274

40,6

47,8

Lodi

15

56

30,8

34,4

Bergamo

2

4,3

Cremona

Lombardia

2653

2083

27,9

47,5

Italia

7843

4712

24,3

49,4

Dati provvisori Fonte: elaborazioni su dati Ente Nazionale Risi

(1)

Foto R. Angelini

Evoluzione delle aziende risicole italiane

• Negli ultimi venti anni il numero delle

aziende risicole si è ridotto del 40% scendendo da 7843 a 4712, mentre la superficie a riso è rimasta costante, anzi è leggermente cresciuta negli ultimi anni. La dimensione media a riso di queste aziende nello stesso arco di tempo si è più che raddoppiata, passando da 24,3 a 49,4 ettari. Una dimensione che è pari a quasi quattro volte la media delle aziende agricole lombarde e a sette volte quella nazionale

Panoramica sulle risaie nel Vercellese

655


mondo e mercato ne del riso. In sintesi, sembra di poter dire che si determina una specie di “sistema riso” che risulta particolare nel contesto del Paese.

Produzione di risone per gruppi di varietà – 2007 (in tonnellate) 2007/2008

%

Tondo

351.081

24

Medio e Lungo A

741.706

49

Lungo B

394.770

27

Totale

1.487.557

100

(1)

Aspetti commerciali La produzione risicola italiana è in grado di alimentare un consistente flusso di esportazioni che si dirige sia verso i Paesi della Ue sia verso i Paesi terzi. La produzione risicola italiana trova collocazione nel corso dell’anno presso l’industria di trasformazione che si approvvigiona gradualmente in funzione degli sviluppi della domanda. Negli ultimi mesi il mercato ha assorbito un discreto quantitativo di riso delle diverse tipologie prodotte. All’inizio di giugno del 2008, e quindi con riferimento alla produzione del 2007, risultava venduto il 91% della disponibilità totale di prodotto rispetto all’80% della precedente campagna alla stessa data, un risultato che indubbiamente ha risentito della forte tensione esistente sui mercati mondiali all’inizio del 2008. Rispetto alle diverse varietà di riso commercialmente rilevanti il collocamento si è presentato molto omogeneo e con percentuali di venduto mediamente sempre prossime al 90% della produzione vendibile. Sul piano produttivo, il riso italiano viene suddiviso in tre categorie a valenza commerciale: tondo, costituito da varietà a chicco rotondo e usate per minestre in brodo, medio e lungo A, corrispondenti ai risi commercialmente più richiesti dal mercato interno, e lungo B, comprendente le varietà indica a grana lunga, impiegata prevalentemente per l’esportazione.

Preventivo Fonte: Ente Nazionale Risi

(1)

Import di riso in Italia (valori in euro, 2007)

Foto R. Angelini

India

19.031.511

36,8%

Thailandia

10.255.133

19,8%

Pakistan

5.787.927

11,2%

Francia

4.246.618

8,2%

Regno Unito

2.395.039

4,6%

Bangladesh

1.807.591

3,5%

Egitto

1.431.956

2,8%

Belgio

1.371.697

2,7%

Mondo

51.753.338

100,0%

Di cui extra Ue 27

40.890.034

79,0%

Di cui intra Ue 27

10.863.304

21,0%

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat

Risaie nel Novarese

656


riso nel mercato Situazione delle vendite di riso greggio nella campagna 2007/2008 (tonnellate, alla data del 3 giugno) Disponibilità vendibile

Venduto

% rispetto al disponibile

Tondo

351.720

324.885

92,37

Medio

61.496

53.678

87,29

Lungo A

692.312

637.226

92,04

Lungo B

387.643

352.695

90,98

Totale

1.493.171

1.368.484

91,65

Esportazione italiana

• Nel 2007 l’esportazione italiana di riso ha avuto un valore di 392,5 milioni di euro a fronte di importazioni per 51,7 milioni, confermando con ciò la posizione di esportatore netto del Paese. Le esportazioni per l’87% sono state dirette verso Paesi Ue e per il resto verso Paesi terzi. Il principale mercato per noi è costituito dalla Francia con il 20% circa del totale, seguita dalla Germania con il 17%, dal Belgio con il 13%, dal Regno Unito con l’8% e poi da Repubblica Ceca, Olanda, Turchia e Ungheria. La Turchia in questo elenco è il solo Paese non Ue. Un confronto con l’esportazione Ue verso i Paesi terzi indica che esse sono sostanzialmente sostenute dalla produzione italiana che si conferma come quella più orientata all’esportazione fra i Paesi membri

Fonte: Ente Nazionale Risi

Nel 2007 i primi sono stati pari a 351.000 t, i secondi a 741.700 t e gli ultimi a 394.800 t circa, rispettivamente corrispondenti al 24%, al 49% e al 27% della produzione totale italiana. Nel tempo anche in questo ambito la nostra produzione si è evoluta per rispondere meglio a una domanda che si andava diversificando anche in relazione all’ampliamento degli scambi e alla maggiore richiesta di specifiche varietà. L’orientamento al mercato della nostra risicoltura, per poter mantenere gli attuali livelli di produzione e le corrispondenti quote di mercato, è destinato a divenire nel prossimo futuro sempre più importante in concomitanza con la riduzione del sostegno accordato dalla politica agricola europea nel quadro della riforma della Pac.

Export di riso dell’Italia (valori in euro, 2007)

Foto R. Angelini

Francia

77.611.583

19,8%

Germania

67.349.132

17,2%

Belgio

51.430.233

13,1%

Regno Unito

30.955.634

7,9%

Repubblica Ceca

20.295.730

5,2%

Olanda

15.806.562

4,0%

Turchia

14.081.913

3,6%

Ungheria

13.912.310

3,5%

Mondo

392.536.329

100,0%

Di cui extra Ue 27

50.720.736

12,9%

Di cui intra Ue 27

341.815.593

87,1%

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat

Mietitrebbiatura del riso nel Pavese

657


mondo e mercato Problematiche emergenti Problema dei prezzi Il fenomeno di maggiore interesse negli ultimi mesi è stato certamente quello dell’impennata dei prezzi che ha colpito anche il riso insieme a numerose altre materie prime. Nel corso del 2007 i prezzi delle principali commodity su tutti i mercati mondiali sono cresciuti in maniera costante e relativamente omogenea. Il grafico seguente mostra l’andamento dei prezzi sul mercato mondiale di due varietà di riso nel periodo più recente.

24% 49% 27%

Andamento delle quotazioni internazionali del riso Tondo

1000

Distribuzione percentuale della produzione di risone per gruppi di varietà (2007/2008)

800

Medio e Lungo A

Lungo B

US$/t

Fonte: elaborazioni su dati ENR

600

400

200

0 gen- mar- mag- lug- set- nov- gen- mar- mag- lug- set- nov- gen- mar- mag06 06 06 06 06 06 07 07 07 07 07 07 08 08 08 Rice (White Broken Rice, Thai A1 Super, f.o.b Bangkok [Friday closing price])

Importazione italiana

Rice (White Rice, Thai 100% B second grade, f.o.b. Bangkok [Friday closing price])

• Le importazioni del nostro Paese

Fonte: Jackson Son & Co. (London) Ltd.

provengono per quasi l’80% da Paesi terzi, in particolare da India, Thailandia e Pakistan, anche se sono presenti importazioni da Paesi europei come Francia, Regno Unito e Belgio in relazione alle diverse operazioni di traffico commerciale che si realizzano all’interno della Ue. Nel complesso il nostro Paese si conferma come il principale produttore, trasformatore ed esportatore di riso della Ue

Come si vede, le quotazioni si sono mantenute costanti per tutto il 2006, hanno iniziato a muoversi nel 2007 superando i 400$ a tonnellata nel gennaio 2008 per poi portarsi a quasi il doppio nei mesi successivi e iniziare un certo ripiegamento con la fine di aprile 2008. La fase più acuta sui mercati mondiali ha messo in evidenza, dopo anni in cui il problema era stato sottovalutato, che la sicurezza alimentare non poteva più essere garantita con i livelli di prezzo così elevati raggiunti da un prodotto chiave come il riso. Si apre quindi un periodo di gravi incertezze, soprattutto per quanto riguarda il futuro dei mercati agricoli delle commodity e quindi anche del riso. Sul mercato interno italiano i prezzi hanno avuto un andamento in crescita che tuttavia è stato meno rilevante di quello registrato 658


riso nel mercato Andamento delle quotazioni del risone a Vercelli e confronto con il prezzo di intervento Aumento dei prezzi

500

• Gli osservatori concordano sul fatto

che la spirale dei rincari delle materie prime sia stata innescata dai prodotti petroliferi che già dall’anno precedente erano in forte tensione per molte ragioni, in parte di carattere tecnico, in parte di natura politica. Tuttavia con il trascorrere dei mesi si è visto che l’andamento ascendente dei prezzi si estendeva anche ad altri prodotti come i metalli pregiati, i minerali non ferrosi, le materie prime agricole. Fra le cause di un andamento tanto generale da aver condotto tutte le più importanti materie prime ai massimi degli ultimi trent’anni, si collocano concordemente la maggiore domanda espressa dalle economie emergenti, in particolare dell’Asia Orientale, l’effetto di traino esercitato dai prodotti energetici, l’ondata speculativa mossa dalla crisi dei mutui americani e dai capitali alla ricerca di un rapido recupero. Il fatto che nessuno di questi elementi, isolato, possa dirsi decisivo nell’attuale situazione induce ora a temere che si stia aprendo una fase di inflazione a livello mondiale che può avere serie conseguenze proprio per quanto riguarda i prodotti agricoli che, come il riso, hanno un ruolo chiave nell’alimentazione dell’umanità

euro/t

400

300

200

100

set- dic- mar- giu- set- dic- mar- giu- set- dic- mar- giu- set- dic- mar- giu04 04 05 05 05 05 06 06 06 06 07 07 07 07 08 08

Balilla

Loto

Arborio

Thaibonnet/Lungo B

Prezzo di intervento

Fonte: elaborazioni su dati ENR e Camera di Commercio di Vercelli

sui mercati mondiali. Il grafico in alto mostra che in realtà sul mercato italiano il prezzo delle principali varietà di riso si era già messo in movimento, ma certamente il 2007 e il 2008 segnano nuovi massimi. Si può però notare che il mercato italiano non ha ancora scontato l’impennata mondiale, si tratterà quindi di vedere nei prossimi mesi come si orienteranno i prezzi. Nel frattempo i costi si sono adeguati, per quanto riguarda sia quelli strettamente connessi con il petrolio e i prodotti energetici, sia quelli relativi agli altri mezzi di produzione, con il risultato di erodere i maggiori margini di redditività che si potevano aprire con i prezzi elevati. D’altro canto non si può dimenticare che i tempi di adattamento delle colture erbacee sono molto rapidi, i raccolti su scala mondiale si susseguono ogni 6 mesi e le previsioni elaborate nei primi mesi dell’anno indicano per il 2008 un raccolto record nell’emisfero settentrionale e buone prospettive anche per quello meridionale. Evoluzione delle politiche agrarie Un fattore su cui si dovrà riflettere con grande attenzione, specialmente alla luce di ciò che è avvenuto fra 2007 e 2008, è costituito dall’evoluzione delle politiche agrarie a livello mondiale ed europeo. Sul piano del primo è probabile che, superata la fase dell’emergenza, riprenda il cammino delle politiche intese ad ampliare l’apertura dei mercati alla concorrenza e a ridurre i meccanismi protezionistici preesistenti o di recente introduzione. Ciò dovrebbe contemplare una ripresa del volume degli 659


mondo e mercato scambi assistita da un nuovo periodo di incremento della produzione da conseguire grazie a un rinnovato impegno di tutti i Paesi a favorire la ricerca e l’introduzione di innovazione anche in campo risicolo. Sul piano delle politiche europee, alla luce del trend di riforma della Politica agricola comune della Ue, seguito a partire dal 1992 e via via consolidato nei successivi passaggi, si deve ritenere che le proposte avanzate dalla Commissione nel maggio 2008 in vista della revisione prevista per lo stesso anno porteranno a una riduzione del sostegno residuo al riso e dei pagamenti accoppiati che ancora rimangono in vigore. Per altro verso il pagamento unico regionalizzato potrebbe compiere nuovi passi verso la completa generalizzazione eliminando un altro fattore di vantaggio per il riso. Il momento generale potrebbe rendere meno preoccupante una transizione verso la realizzazione di questi obiettivi, tuttavia non si deve dimenticare che le prospettive del mercato mondiale possono mutare anche in tempi relativamente brevi e che, quindi, i prezzi potrebbero ritornare indietro allineandosi al classico modello che vede come tendenza consolidata di lungo periodo la riduzione relativa dei prezzi agricoli. In un contesto di questo genere rimangono aperti molti interrogativi sulla possibilità di continuare a soddisfare la crescente domanda mondiale di riso e, per la risicoltura europea, di riuscire a conservare un suo peso nello scenario mondiale, in linea con quanto è avvenuto sino a ora. In questo senso sembra essenziale una riflessione sugli indirizzi di fondo della Politica agricola europea che non possono limitarsi a gestire il passaggio verso un mercato più libero, ma dovrebbero prendere in più attenta considerazione il rafforzamento della struttura produttiva con l’introduzione di innovazione tecnologica finalizzata al miglioramento dei rendimenti produttivi e al recupero di competitività. Si tratterebbe di un’importante modifica a una politica di sostanziale depotenziamento produttivo realizzata negli ultimi anni e testimoniata dalla riduzione circa a zero degli incrementi delle rese in Europa e dal rallentamento parallelo di quelli registrati a livello mondiale. Da questo punto di vista le difficoltà del 2007 rappresentano un campanello d’allarme che non deve essere sottovalutato e, nello stesso tempo, indicano la direzione in cui muoversi, cercando di comprendere la lezione della rivoluzione verde degli scorsi decenni.

Foto R. Angelini

Recupero della paglia di riso, Cina Foto R. Angelini

Risaie nel Sud-Est della Cina Foto R. Angelini

Prospettive della domanda Gli incrementi di domanda rilevati nei Paesi emergenti dell’Asia e in quelli della sottonutrizione di tutto il mondo possono essere minacciati dall’incremento dei prezzi e, infatti, si è già visto che molti Paesi hanno scelto di adottare misure cautelative per proteggere i loro mercati. Tuttavia non si può fare a meno di ricordare che un ritorno al protezionismo, soprattutto se praticato

Riempitura dei sacchi di riso a Guilin, Cina

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riso nel mercato con modalità “fai da te”, può essere controproducente proprio per quei Paesi che le adottano. Infatti l’imposizione di barriere di protezione di diverso genere limita gli scambi e rende meno efficiente il mercato. Anche l’intento di frenare la speculazione finanziaria sui mercati mobiliari di tutto il mondo deve essere valutato con molta prudenza. Il blocco dei mercati a termine, realizzato in India per ragioni essenzialmente politiche, è risultato del tutto inefficace ai fini che si proponeva, anche perché in realtà i mercati a termine sono uno strumento di stabilizzazione dei prezzi. I fenomeni speculativi perciò ne risulterebbero incrementati, anziché frenati. Il problema di fondo quindi è quello di favorire gli scambi per incrementare la disponibilità di prodotto, soprattutto a favore dei Paesi maggiori consumatori che risentono delle carenze alimentari più gravi. Per incrementare la domanda occorre tuttavia investire in innovazione e in tecnologia in modo da far salire i rendimenti produttivi che invece negli ultimi anni hanno ridotto il loro tasso di incremento. Come si è visto la situazione attuale ha indotto molti osservatori a riaprire il dibattito sulla questione dell’utilizzo degli Ogm. Al di là dell’emergenza, che spesso non è buona consigliera, però, sarà comunque necessario riprendere in considerazione gli aspetti legati alla produttività delle piante coltivate, un tema che non può essere a lungo trascurato se non si vuole penalizzare il futuro di una consistente quota della popolazione mondiale.

Foto R. Angelini

Vista aerea della risicoltura pavese nel periodo della trebbiatura

Foto R. Angelini

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il riso

mondo e mercato Comunicazione del prodotto Paolo Viana

www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: le foto alle pagine 1 (Lorelyn Medina) e 596 (Gennady Kravestky) sono dell’agenzia Dreamstime.com. Le foto alle pagine 104 e 105 sono di Renato Guttuso © Renato Guttuso by SIAE 2008.


mondo e mercato Comunicazione del prodotto Un chicco di riso può essere presentato al consumatore in due modi: come una massa d’amido, destinata a fornire un contributo calorico indipendentemente dal modo in cui viene lavorata, conservata e cucinata; oppure come un manufatto, il frutto dell’ingegno umano che riesce a esaltare le caratteristiche naturali del cereale, allo scopo di incontrare un determinato gusto del mercato. Nel primo caso, il consumatore sarà indotto a cercare sullo scaffale un riso qualsiasi, condizionando l’atto d’acquisto al prezzo e alla quantità oggettivamente presenti, mentre nel secondo l’atto d’acquisto sarà condizionato da una serie di variabili “create” dai produttori e offerte come un valore aggiunto, tra le quali il consumatore sarà chiamato a scegliere. Il primo caso che abbiamo descritto è quello di una qualsiasi commodity, una materia prima standardizzata che il consumatore acquista senza riconoscere delle qualità differenziate da una marca all’altra, all’infuori della convenienza economica, in cui rientra anche l’esigenza di una qualità accettabile, e di una generica corrispondenza con il proprio gusto. Sottoposti come siamo al bombardamento del marketing, oggi fatichiamo a rendercene conto, ma è un fatto che sul mercato italiano il riso si sia presentato sotto questa veste, ininterrottamente, per secoli e secoli e che solo nel Novecento, con l’avvento della pubblicità e del mercato di massa, i produttori abbiano diversificato sensibilmente la loro offerta. Nel caso del riso, questo processo si è mosso inoltre entro confini piuttosto stretti: non potendo modificare più di tanto i parametri e le performance del granello, si è dovuto lavorare con gli strumenti del marketing e della comunicazione per valorizzare elementi sovente imponderabili, se non addirittura soggettivi. Lo stesso concetto di qualità, che partiva da valori misurabili – come la percentuale di rotture e di grani gessati o vaiolati, o come le dimensioni del granello – è diventato un “totem” in cui troviamo, accanto al rispetto degli standard che definiscono il prodotto d’eccellenza, degli elementi culturali, come le tradizioni del territorio d’origine, o emotivi, come la nostalgia della ruralità, o ideologici, come il rispetto dell’ambiente o, infine, controversi, come la maggiore salubrità che assicurerebbe una determinata tecnica colturale. In tutti questi casi, il meccanismo comunicativo è sempre il medesimo: si parte da un dato (oggettivo) di qualità e, attraverso gli strumenti del marketing, lo si moltiplica all’infinito – o, per meglio dire, tante volte quanto consente il budget pubblicitario – per associare il riso commercializzato da quella determinata marca a un valore aggiunto specifico, che perde via via i suoi contorni reali e conferisce al prodotto un’immagine fortemente caratterizzata in senso qualitativo, salutistico, tradizionale, ecologico ecc. Negli anni ’90, i maggiori produttori nazionali intensificano quest’azio-

Riso negli anni ’50

• Negli anni ’50 il prodotto viene venduto

sfuso e non viene valorizzata alcuna preparazione particolare, ma si presenta la cuoca nell’atto di bollire il riso perché questa è la modalità di consumo più nota. Si noti che la donna è massaia, non incarna l’idea della padrona di casa elegante ed esigente cui si rivolgeranno, qualche anno dopo, le aziende private per accattivarsi le responsabili degli acquisti ma anche offrendoci i primi riflessi dell’emancipazione femminile

Foto Ente Nazionale Risi

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comunicazione del prodotto ne, arrivando a brandizzare l’immagine del prodotto. Pian piano, valori e significati originariamente associati al prodotto si trasferiscono alla marca, che diventa il vettore di quei fattori identificativi: si moltiplicano le referenze, si introducono linee di prodotto diverse, si sperimenta, si sviluppa o si abbandona, mentre il marchio si incarica di prendere per mano il consumatore, comunicargli quel valore aggiunto che un tempo era distintivo del singolo prodotto, orientare l’atto d’acquisto e fidelizzare la clientela. Alla base, vi è una ratio economica: per decenni, il consumo di riso in Italia resta inchiodato sotto i 5 kg pro capite, con rarissime oscillazioni geografiche o sociali, e le strategie degli uffici commerciali abbandonano ben presto il proposito di espandere il mercato per abbracciare la competizione sull’offerta presente in ciascuna fascia di prezzo. Ciò porta a uniformare l’immagine del riso italiano: qualità dell’offerta e salute del consumatore sono i motivi più ricorrenti nella comunicazione pubblicitaria. All’uniformità si sovrappone un processo di omologazione indotto dall’impatto della pubblicità televisiva e le grandi aziende risiere, essendo le uniche in grado di sostenere gli investimenti pubblicitari, sono le sole a fare “opinione” nel settore e orientano le scelte dei “piccoli” in materia di comunicazione; i quali, peraltro, potendo contare su strumenti più limitati, risultano meno efficaci. A partire dalla fine degli anni ’90, tuttavia, si assiste a un altro fenomeno interessante. Parallelamente alla crescita del consumo interno, si intensifica lo sviluppo dei prodotti ad alto contenuto di servizio – dal parboiled ai risotti pronti – e quello dei prodotti a base di riso, famiglia praticamente immensa, che va dalle gallette al latte di riso, passando per la cosmesi. I tre fenomeni sono il segno di tendenze profonde che, indipendentemente dai loro presupposti economici, hanno un riscontro nella comunicazione del prodotto. Se, infatti, la crescita dei consumi può essere spiegata con l’immigrazione asiatica, che immette nel mercato italiano una quota di nuovi consumatori educati al riso bianco, esigenti sul piano della qualità perché vincolati a determinate preparazioni, ma poco sensibili al marketing, il riso tradizionale resta comunque il terreno elettivo della competizione tra i leader del mercato, quello su cui si forgia o si distrugge quell’immagine di eccellenza qualitativa che costituisce ancora il maggior valore aggiunto comunicato e percepito. Riemerge così il dualismo di vecchia data tra il riso-commodity e il riso-spezia, che ritroviamo anche nei prodotti di nuova generazione. Gallette e risotti da scaldare al microonde sono entrambi caratterizzati in effetti da un contenuto di servizio che cerca di intercettare nuove categorie di consumatori, ma mentre nel primo caso la tecnologia si limita a trasformare la commodity, nel secondo arriva a sostituire l’intervento umano e si prefigge obiettivi di differenziazione sempre più arditi: insegue, è ovvio, un valore

Foto Ente Nazionale Risi

Anni ’30: il riso è ancora un alimento per le classi agiate e la responsabile degli acquisti non è ancora la massaia ma la governante

Foto Ente Nazionale Risi

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mondo e mercato aggiunto crescente, ma anche dei plus da offrire al consumatore sul piano del gusto, della varietà della proposta, della novità ecc. Ebbene, alla luce delle dinamiche sociali, è verosimile ipotizzare una divaricazione sempre più profonda tra un mercato di fascia alta – che offre un alimento d’eccellenza qualitativa, caratterizzato da un elevato contenuto di servizio e tecnologico e conforma i propri messaggi allo stile di vita delle fasce sociali che intende servire – e uno che possiamo definire popolare, dove il riso è proposto e percepito come un alimento fortemente standardizzato, del quale conta soprattutto o soltanto il prezzo.

Foto Ente Nazionale Risi

Vita da commodity Nel marketing del riso, esistono due variabili oggettive: il prezzo e la varietà. A dire il vero, la prima è indiscutibilmente oggettiva, ma la seconda è influenzata culturalmente: la propensione a cucinare un determinato piatto con il Carnaroli o il Vialone Nano è infatti l’effetto di variabili storiche e geografiche, così come l’impiego di una certa varietà per le minestre non è immutabile secondo le latitudini. Anticamente, a livello commerciale, non si parlava di varietà, quanto di provenienze: nel 1371, i dazi milanesi distinguevano tra il riso d’oltremare e il riso di Spagna. La competenza su questa graminacea crebbe quando, dopo le guerre e le epidemie del 1400-1500, si scoprì che essa aveva un potere nutritivo superiore a quello di molti altri cereali. In tempi di fame, ovviamente, non si poteva comunicare il riso diversamente da ogni altra materia prima alimentare: “Inteso quanto ne scrivesti nel desiderio che ha lo Ill.mo Duca vostro de introdure il seminare del riso nel ferrarese”, scrive Galeazzo Maria Sforza nel 1475, promettendo agli Estensi dodici sacchi di quella che

Il regime fascista, 1935

Foto Archivio Riso Scotti

Pubblicità del riso

• Alcune aziende (per es. la ditta

Fratelli Scotti di Villanterio) hanno avuto, per la pubblicità, un approccio didascalico, funzionale ad alfabetizzare il consumatore sull’utilizzo del cereale

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comunicazione del prodotto all’epoca era una preziosa semente, di valore strategico, ma assolutamente indifferenziata. Nessuno, del resto, anche nel 1600, avrebbe prestato particolare attenzione a chi avesse promosso sul mercato una determinata varietà di riso mentre tutti avrebbero ben considerato il prezzo di quella materia prima, scarsa e dall’alto valore nutritivo. Nei tre secoli successivi, il consumatore italiano ha conosciuto questo cereale sotto la forma di commodity, tuttora naturale per un mercato mondiale in cui questo cereale risponde a una preminente esigenza di approvvigionamento alimentare e dove, non a caso, il riso viene utilizzato come sottostante dei futures. La crisi alimentare del 2008 conferma che i fondamenti economici di quest’immagine non sono cambiati.

Foto Ente Nazionale Risi

Riso autarchico All’inizio del Novecento il riso viene venduto sfuso, distribuito in sacchi, e la sua comunicazione è affidata più ai disegni che alle parole, a causa del dilagante analfabetismo. Non si investe in pubblicità fino al periodo fascista, quando, durante l’autarchia, questo prodotto diventa strategico: il regime istituisce l’Ente Nazionale Risi per gestirne la produzione e il commercio, e la comunicazione degli anni ’30-’40 reca una chiara impronta politica. Negli anni delle sanzioni, per offrire il riso italiano al mercato interno, si ricorre al concetto di “tipicità”, in esplicita contrapposizione al prodotto d’importazione. Anche i richiami alla prestanza fisica del consumatore sono un chiaro riflesso della cultura fascista. Gli altri motivi proposti all’attenzione del pubblico sono quelli della

Il calcio illustrato, 1934 Foto Ente Nazionale Risi

Foto Ente Nazionale Risi

La Domenica sportiva, 1935

Inserzione apparsa sulla Stampa nel 1935: il bambino che mangia il riso è il logo della campagna di quegli anni

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mondo e mercato Foto Ente Nazionale Risi

Foto Ente Nazionale Risi

Il messaggio politico viene sfruttato per promuovere il riso italiano, a sua volta strumento della politica

tradizione: si insiste sul rapporto qualità/prezzo e sulla capacità nutrizionale come fondamento della prima, riproponendo gli assi portanti dell’immagine che ha caratterizzato il prodotto per secoli. Le campagne puntano a realizzare gli interessi corporativi e quando si sfrutta l’immagine dei divi dello sport, dal ciclismo al calcio, è sempre per convincere il pubblico a incrementare la quantità di consumo, senza orientarlo tra tipologie, origini regionali e, men Foto Ente Nazionale Risi Foto Ente Nazionale Risi

Poster Tempo galleria, 1950 Il regime fascista, 1935

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Foto Ente Nazionale Risi


comunicazione del prodotto che meno, marchi privati. In quel momento, il problema della filiera – rappresentata dall’Ente Risi – è di conquistare le abitudini di un Paese che, malgrado le sanzioni e la propaganda, continua ad avere scarsa familiarità con il riso nazionale. Non casualmente, l’advertising annuncia immancabilmente la distribuzione di ricettari che sono impostati didascalicamente. Nel dopoguerra, tale gap culinario viene affrontato dall’Ente Risi attraverso le campagne dimostrative, effettuate con cucine mobili, che attraversano il Paese per insegnare alle giovani donne come si cucina un risotto. Anche in questo caso, al centro della comunicazione si staglia una commodity.

Foto Ente Nazionale Risi

La rivoluzione del carosello Il salto si compie con il miracolo economico. Come in tutti i mercati più evoluti, anche nel nostro – allorquando viene superato il problema dell’approvvigionamento alimentare – si impone la necessità di intercettare quei consumatori che, per cultura e potere d’acquisto, vogliono e possono pagare un premium price. Negli anni ’50, l’immagine del riso veicolata dalla pubblicità ricalca ancora i temi usati dalla promozione istituzionale, come la tipicità nazionale e la salubrità. Anche le modalità di fidelizzazione non cambiano: tutte le grandi aziende propongono ai consumatori un ricettario. La vera novità è rappresentata dalla diffusione di riso porzionato in sacchetti di carta e, poco dopo, in pacchetti in cartoncino: si inizia così a individuare un consumatore nuovo, dotato di una propria soggettività, titolare di libera scelta e rappresentato, anche commercialmente, dalla famiglia italiana. Proprio mentre distingue, però, la pubblicità uniforma. Se, fino ad allora, la qualità era presentata e percepita come un fattore di origine agricola, in questo periodo si afferma infatti il concetto industriale di una qualità che dipende dalla corretta lavorazione. I suoi risultati sono oggettivi e misurabili – tant’è che la legge si incarica di fissarli – e appaiono, non a caso, i primi pac-

Una delle campagne istituzionali per promuovere la conoscenza del riso italiano: bus e cucine mobili attraversano il Paese illustrando le modalità di consumo del cereale

Chiccoriso, la striscia promozionale dell’Ente Risi apparsa sul Corriere dei Piccoli negli anni ’50. Il prodotto viene proposto ai piccoli come un alimento che consente di primeggiare sul piano della prestanza fisica

Foto Ente Nazionale Risi

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mondo e mercato Foto Ente Nazionale Risi

Foto Ente Nazionale Risi

Foto Ente Nazionale Risi

chetti con finestra trasparente, che consentono al cliente di verificare la qualità pubblicizzata. In questo modo, l’immagine del prodotto esce rapidamente dall’orbita della propaganda istituzionale, che la legava a filo doppio al mondo agricolo, per entrare in quella della pubblicità commerciale (nel 1971, il Carosello trasmette il primo sketch sul riso), conformarsi agli interessi e alle strategie dell’industria e confrontarsi quotidianamente con il mercato e le sue dinamiche. Quel che non cambia è il profilo dell’acquirente e, quindi, l’interlocutore della comunicazione: la massaia, che si presenta sulle confezioni e sui manifesti pubblicitari secondo la retorica di quel periodo, cioè come una donna elegante, sorridente e assolutamente a suo agio nell’universo domestico, del quale è

Foto Ente Nazionale Risi

Foto Ente Nazionale Risi

La nuova immagine della donna, giovane, moderna, emancipata, entra nella comunicazione pubblicitaria e il riso si accredita come un suo alleato, legandosi al tema della bellezza

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Foto Ente Nazionale Risi


comunicazione del prodotto Foto Archivio Riso Scotti

Foto Ente Nazionale Risi

Evoluzione del packaging Scotti: cambia l’immagine della massaia, ma resta la figura dello chef che è sinonimo di qualità. La coppia chefmassaia diventerà un logo che, opportunamente stilizzato, compare anche sulle confezioni successive della società Piccole confezioni in sacchetti di carta

il centro di gravità. Invece, quel che cambia è l’obiettivo del messaggio: non più conquistare il consumatore all’utilizzo del riso, ma alla scelta di un determinato marchio di riso, che si fa carico di rassicurare il cliente circa il suo successo ai fornelli. Se, in passato, si era tentato di superare il gap degli italiani in materia di risotti con soluzioni didascaliche, ora si rimuove il problema, indirizzando ai consumatori un messaggio più rassicurante, che consiste nel far dipendere la performance del prodotto dalla qualità che viene garantita dal marchio. La competizione tra i produttori adesso si gioca a colpi di riconoscibilità del marchio, che dipende dalla reiterazione del messaggio, e rende sempre più irrilevanti i contenuti, se si eccettua la fase del posizionamento sul mercato. Quest’evoluzione però non arresta del tutto la ricerca di una nuova immagine del prodotto italiano, della quale si fa carico l’Ente Risi. I mezzi limitati di cui può disporre renderanno i suoi interventi poco incisivi, ma le sue campagne agiscono da apripista: individuano nuovi valori e stabiliscono sintonie inedite con il pubblico, sperimentano canali, in qualche caso esplorano mercati. Anche il concetto di qualità – che negli anni ’60 procedeva di pari passo con quello di quantità (chicchi più grossi, minore quantità di risina, minor percentuale di difetti ecc.) e si allineava al gusto del “miracolo economico”, centrato sull’abbondanza – ora evolve con le nuove abitudini alimentari. Si seleziona più accuratamente quello che si consuma, vi è la ricerca di un prodotto in grado di assecondare un gusto sempre più “individuale”. La promozione, a partire da quella istituzionale, lancia messaggi legati alla variabilità delle preparazioni e all’esclusività dell’ingrediente, si presenta cioè il riso come un alimento per intenditori, ma al tempo stesso

Foto Ente Nazionale Risi

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mondo e mercato abbastanza versatile da poter ampliare il proprio raggio d’azione, fino a quel momento limitato ai primi piatti. Siamo negli anni ’80: l’industria scommette sul parboiled.

Foto Archivio Riso Gallo

Dal parboiled ai risotti pronti Parallelamente al boom della pubblicità televisiva, si apre la fase della diversificazione di prodotto. Il calo dei prezzi della materia prima e le nuove dinamiche sociali incoraggiano l’industria a sperimentare prodotti al limite dell’eccentricità. Non sempre con successo. Il mercato, inizialmente, è diffidente. Emblematico il caso del riso parboiled. Questa lavorazione, antichissima, viene riscoperta verso la metà degli anni Ottanta per rilanciare il consumo nel Centro-Sud. Il parboiled tiene la cottura ed è adatto a preparazioni fredde, come le insalate di riso, ha un contenuto di nutrienti superiore al riso lavorato e si inserisce nella sempre più forte moda salutista. Ma il parboiled è ambrato e non tutti credono che tenga veramente la cottura, per cui la pubblicità deve rassicurare il cliente con messaggi espliciti, senza diradare del tutto i dubbi: ancora oggi, un consumatore su due non sa esattamente cosa sia il riso parboiled. Gli investimenti delle aziende, comunque, sono ripagati da un incremento dei consumi e l’esperienza del parboiled permette di familiarizzare con un alimento che associa la qualità del prodotto a un contenuto di servizio reso possibile da una nuova tecnologia. Negli anni ’80 e ’90 – attraverso le più diverse sperimentazioni, che culminano nei risotti pronti e nella pasta di riso – l’immagine di questo cereale è sempre più caratterizzata dal connubio qualitàtecnologia, che non serve solo a conquistare nuovi consumatori (particolarmente tra le donne giovani, le più propense a consumare prodotti a base di riso), ma trascina, qualificando il marchio,

La pubblicità del parboiled deve superare ignoranza e diffidenza verso questo prodotto

Foto Archivio Riso Gallo

Curti riso scommette su un testimonial che rievoca la tradizione della risicoltura, impersonata dalla mondina

Foto Archivio Riso Gallo

Lea Massari e Melba Ruffo, come cambia nel tempo l’immagine della donna che consuma riso

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comunicazione del prodotto tutte le altre linee di prodotto, compreso quel riso bianco che continua a rappresentare il core business delle aziende. Anche in questo caso, l’immagine subisce un’evoluzione tecnologica, con l’introduzione del sottovuoto a metà degli anni ’90, ma la sua forza resta legata agli investimenti pubblicitari, che nel frattempo esplodono: un’ondata di passaggi radio-tv e l’introduzione prepotente di testimonial che brandizzano del tutto la comunicazione delle maggiori industrie risiere. Nel 2000, l’immagine del riso italiano è indissolubilmente legata al marchio di fabbrica, il cui packaging spesso conserva, opportunamente restilizzati, gli elementi principali di un secolo di comunicazione aziendale.

Foto Archvio Riso Scotti

Il dilemma delle varietà Rispetto agli altri cereali, il riso possiede doti di variabilità e versatilità che sono legate all’esistenza di varietà tra loro distinte in base alle dimensioni e alle sostanze contenute nella cariosside, da cui dipende il loro comportamento durante la cottura nonché da altre caratteristiche meno salienti. Questa ricchezza, in un mercato di massa, costituisce un problema, perché impone di investire nell’ammaestramento del consumatore a riconoscere, scegliere e utilizzare correttamente ciascuna varietà. Tale è la ragione per cui la valorizzazione delle nuove varietà è stata considerata dall’industria un onere e non una chance. Diversa la situazione dei piccoli produttori, particolarmente quelli locali, che coltivano una nicchia di mercato con messaggi che saldano il concetto di qualità a quello di tradizione e devono restare costantemente sintonizzati sulle abitudini di consumatori affezionati. Comunicare prioritariamente la varietà diventa, poi, vincolante nel caso dei risi cui viene riconosciuta l’indicazione geografica o la denominazione di origine, due protezioni

Pacchetto di riso sottovuoto: anche l’introduzione di questa miglioria non avvenne pacificamente poiché fu necessario illustrarne i vantaggi al consumatore “diffidente”

Marchio del consorzio di tutela del Vialone Nano Veronese Igp

Negli anni Duemila le nicchie si difendono con una comunicazione che risponde al desiderio di naturalezza del prodotto. Cresce il riso biologico e si insiste sul valore della tradizione

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mondo e mercato comunitarie in cui il ruolo della varietà è decisivo. I consorzi che tutelano questi prodotti puntano su un’immagine legata alla tradizione, alla ruralità e al territorio, anche se non sono i soli a fare della familiarità con le varietà del riso un punto di forza. Si esce però dalla nicchia, il ruolo della varietà nel caratterizzare l’immagine del riso è debole e statico: il consumatore italiano conosce, riconosce e acquista poche varietà e sempre quelle. Solo otto varietà in commercio raggiungono almeno un consumatore di riso su dieci e solo Ribe e Arborio sono acquistati da un consumatore di riso su due. Età della sicurezza L’origine del granello diventa un piatto forte della comunicazione soltanto negli ultimi anni, da quando cioè esplode il problema della sicurezza alimentare e degli Ogm. Precedentemente, il marketing sfrutta in modo marginale gli elementi culturali della ruralità e della tradizione legati ai territori di produzione, che spesso coincidono con quelli di consumo. Tuttavia, è con le emergenze alimentari e con le polemiche sull’agrobiotech che, nella comunicazione del riso, spuntano messaggi tesi a rassicurare il consumatore e a fare della sicurezza del prodotto un valore aggiunto. La prima operazione riesce grazie all’introduzione dell’obbligo di legge relativo alla rintracciabilità e alla autorevolezza dell’Ente Risi che, con il marchio “riso italiano”, sgombra il campo da ogni dubbio di contaminazione biotecnologica, mentre la seconda ha un esito incerto. Gli investimenti diretti a valorizzare la tracciabilità, infatti, non sono premiati dalle vendite in quanto il consumatore si sente già sufficientemente tutelato, sotto il profilo della sicurezza, dal marchio aziendale, che è diventato sinonimo di qualità, e non è disponibile a pagare una garanzia superiore, che considera pleonastica. Segno, questo, che l’immagine del riso italiano è già di altissimo livello e diventa persino difficile concepire e proporre nuovi plus. A scorrere le ricerche di mercato, ci si rende conto che la stragrande maggioranza dei consumatori acquista riso perché è un alimento “buono”, nel duplice senso di gusto e qualità. Anni Duemila Dal 2000, le aziende sono ancora impegnate a sostenere, a suon di investimenti milionari in spot e campagne stampa, gli investimenti fatti per innovare i prodotti. Si stabilizza in questo modo un’immagine di eccellenza fondata su qualità e tecnologia. Qualche novità si coglie nella promozione istituzionale, la cui gittata resta comunque limitata, per carenza di fondi. Fedele al suo ruolo, mentre le ditte private si contendono le diverse fette, l’Ente Risi cerca di ampliare la torta del consumo in Italia. Affiancato dai consorzi e da altre realtà associative, come Promoriso, l’ente interprofessionale non si limita più a pubblicare ricettari e 672


comunicazione del prodotto a partecipare a fiere locali e a kermesse internazionali ma commissiona indagini sul consumo e agisce in base alle loro risultanze. Nel 2003, avendo individuato la propensione dei giovani a consumare questo cereale, ma anche la loro totale ignoranza in materia culinaria, finanzia un progetto di educazione alimentare nelle scuole superiori di Roma, che raggiunge diecimila famiglie. Sul fronte internazionale, è l’apripista sul mercato anglosassone della promozione del risotto, considerato un autentico “cavallo di Troia” commerciale, poiché il risotto richiede, per riuscire, l’uso delle varietà tradizionali italiane, che garantiscono la tenuta alla cottura e la mantecatura finale. L’anno del riso, indetto dall’Onu nel 2004, è l’occasione per diffondere a livello internazionale il messaggio di un prodotto di alta qualità, sostenuto da una ricerca pubblica e privata di ottimo livello e da un’importante innovazione tecnologica del settore industriale, insomma un prodotto per mercati in cui il gusto ha definitivamente sostituito la fame. La crisi mondiale dei cereali sembra tuttavia smentire queste strategie, che postulano prezzi bassi e consumi in crescita. Mentre scriviamo, questa crisi non è ancora stata metabolizzata dal marketing e l’ipotesi più credibile è che prosegua la divaricazione tra un mercato del risocommodity e un mercato del riso-spezia, con oscillazioni, anche marcate, dell’immagine di un cereale che se per un verso si presenta al consumatore come l’ingrediente di una cucina elegante e sfiziosa, piuttosto che moderna e salutista, per un altro continua ad essere percepito dai consumatori come un sostituto di pasta e pane.

Negli anni Duemila le aziende sfruttano le nuove conoscenze tecnologiche per offrire al consumatore risi che assecondino nuovi costumi alimentari degli italiani: risotti pronti, pasta di riso, prodotti a base di riso. Cambia anche il messaggio, che valorizza il contenuto di servizio del prodotto

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