Il grano botanica | storia e arte | alimentazione | paesaggio coltivazione | ricerca | utilizzazione | mondo e mercato
il grano
mondo e mercato Grano nel mondo Antonio Troccoli
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.
mondo e mercato Grano nel mondo Introduzione
Cereali più importanti
• Nelle regioni temperate: grano duro
I cereali hanno rappresentato l’elemento fondante dello sviluppo delle prime società civilizzate tanto nel Vecchio quanto nel Nuovo Mondo. Le prime evidenze archeologiche fanno risalire al 12.000 circa a.C. la coltivazione del frumento nelle aree geografiche del vicino Oriente (Levante), come Siria e Turchia. L’inizio della diffusione del frumento dal suo luogo di origine è avvenuto durante il periodo del Neolitico e dal 5000 a.C. il frumento raggiunse l’Etiopia, l’India, l’Irlanda e la Spagna, approdando un millennio più tardi anche in Cina. In seguito, l’aratura dei terreni agricoli eseguita attraverso l’uso dei cavalli (3000 a.C.) aumentò la produttività dei cereali e successivamente, nel XVIII secolo, il rimpiazzo della semina a spaglio con le seminatrici meccaniche migliorò ulteriormente le rese unitarie. La superficie coltivata a cereali nel mondo supera annualmente i 650 milioni di ettari e nel periodo dal 2000 al 2005 è stata mediamente di 674,5 milioni di ettari. Di seguito vengono riportati, in tabelle e in grafici, i dati desunti da Production Estimates and Crop Assessment Division, FAS, USDA. Tutti i dati relativi al frumento riguardano sia il grano duro sia quello tenero.
(T. durum), grano tenero (T. aestivum), farro (T. turgidum), orzo (Hordeum vulgare), avena (Avena sativa), segale (Secale cereale), riso (Oryza sativa) e mais (Zea mays)
• Nelle regioni tropicali dell’Africa
e dell’Asia orientale: riso, miglio (Panicum miliaceum, Setaria italica, Sorghum bicolor, Pennisetum spicatum) e graminacee utilizzate come foraggio per il bestiame (Lolium, Poa, Festuca e Anthoxanthum). Inoltre, dal culmo della canna da zucchero (Saccharum officinarum) si ricava il saccarosio
Centro di origine (area rosa) e di diffusione (aree verdi) del frumento nel corso dei secoli
278
grano nel mondo Fonte: FAO
Superfici, produzioni e rese unitarie dei principali cereali coltivati nel mondo (media periodo 2001-2005) Cereale
Milioni di ettari
Milioni di t
t/ha
Frumento
213,8
645,4
4,18
Riso
151,3
597,5
3,95
Mais
142,5
594,9
3,02
Orzo
56,2
142,1
2,53
Avena
12,3
25,9
2,1
Altri
98,5
126,6
1,29
Totale
674,5
2132,4
3,16
2%
15%
• In termini percentuali il cereale più
estesamente coltivato è il frumento tenero e duro (32%), a cui seguono il riso (22%), il mais (21%), l’orzo (8%) e, infine, l’avena (2%)
Frumento 32%
8% 21%
Diffusione mondiale dei cereali
Riso Mais
22%
Orzo Avena Altri
Importanza dei principali cereali coltivati nel mondo (superficie media periodo 2000-2005) Foto D. Alberati
279
mondo e mercato
Produzione mondiale dei cereali
7%
1%
6%
• La produzione mondiale di cereali
supera annualmente i 2 miliardi di tonnellate, di cui il mais costituisce il 30%, il riso e il frumento il 28%, l’orzo il 7% e l’avena l’1%
Mais
30%
Riso Frumento
28%
Orzo 28%
Avena Altri
• In termini di rese unitarie per ettaro,
la performance produttiva di ciascun cereale è sorprendente. Annualmente la resa media di tutti i cereali supera le 3 t/ha ed è significativo che, tra i cereali considerati, il risultato migliore sia conseguito dall’orzo, seguito da riso, frumento, mais e avena
Importanza dei principali cereali coltivati nel mondo (produzione media periodo 2000-2005)
21% 40%
Diffusione del frumento
18%
• Asia e Oceania rappresentano le aree
3%
geografiche in cui la coltivazione del frumento è maggiormente concentrata (40%)
Asia e Oceania Altri Stati europei
8%
10%
Nord-Sudamerica Unione Europea (UE) Altri Africa
• Seguono Russia e altri Stati europei (21%), Nord e Sudamerica (18%), UE (10%), Africa (3%) e altri (8%)
Importanza della coltivazione del frumento nelle aree più rappresentative del mondo (superficie media periodo 2005-2006)
280
grano nel mondo Superficie coltivata a frumento duro nel mondo (media annate agrarie 2001/02-2005/06) Paese
Superficie (ha x 1000)
Paese
Superficie (ha x 1000)
Paese
Superficie (ha x 1000)
Superficie coltivata a frumento duro nel mondo
Canada
2216
Spagna
895
Australia
178
• La superficie mondiale coltivata è pari
Italia
1681
Siria
851
Portogallo
146
Algeria
1230
Tunisia
702
Kazakistan
80
Russia
1220
Grecia
450
Argentina
48
Stati Uniti
1067
India
440
Austria
14
Turchia
1060
Francia
363
Germania
6
Marocco
1022
Messico
232
Inghilterra
1
10% 13% 25%
a 13.905.200 ha
• Il Canada è il Paese in cui il grano duro è maggiormente coltivato (15,9%). Seguono Italia (12,1%), Algeria (8,8%), Russia (8,8%), Stati Uniti (7,7%) e Turchia (7,6%)
4%
Superficie coltivata a frumento duro nell’UE
Italia 48%
Spagna
• La superficie coltivata nell’UE è di
Grecia
3.557.200 ha, pari al 25,6% della superficie mondiale
Francia
• L’86% della superficie coltivata nell’UE
Portogallo
è detenuto da Italia (48%), Spagna (25%) e Grecia (13%)
Ripartizione della superficie a frumento duro nei principali Paesi dell’UE (media periodo 2001-2005)
281
mondo e mercato Produzione mondiale di frumento duro (media annate agrarie 2001/02-2005/06) Produzione mondiale di frumento duro
• La produzione mondiale è pari a 27.794.000 t
• Canada e Italia sono a pari merito
i primi produttori mondiali (complessivamente pari al 15%); Russia (8%), Stati Uniti (7,8%), Turchia (7,1%) e Marocco (7,8%) coprono il 52,3% della produzione mondiale
Produzione europea di frumento duro
Paese
Produzione (t x 1000)
Paese
Produzione (t x 1000)
Paese
Produzione (t x 1000)
Canada
4171
Spagna
1359
Australia
350
Italia
4166
Siria
1322
Portogallo
168
Algeria
2418
Tunisia
1240
Kazakistan
144
Russia
2240
Grecia
1160
Argentina
90
Stati Uniti
2180
India
1160
Austria
55
Turchia
1980
Francia
1031
Germania
33
Marocco
1616
Messico
903
Inghilterra
6
10%
• La produzione dell’UE è pari a
18%
8.927.800 tonnellate, pari al 32,1% della produzione mondiale
2% 1%
Italia 47%
Spagna Francia Grecia
• L’Italia primeggia in Europa in modo determinante (47%), coprendo insieme a Spagna, Francia e Grecia il 97,1% della produzione europea
22%
Portogallo Austria
Ripartizione della produzione di frumento duro nei principali Paesi dell’UE (media periodo 2001-2005)
282
grano nel mondo Superficie coltivata a frumento tenero nel mondo (media annate agrarie 2001/02-2005/06) Paese
Superficie (ha x 1000)
Superficie coltivata a frumento tenero nel mondo
6055
Spagna
1332
5406
Bulgaria
1151
• Nel mondo si coltivano poco più di 196
Francia
4678
Ungheria
1151
18.907
Germania
2992
Egitto
1040
Australia
12.210
Polonia
2415
Siria
891
Kazakistan
11.366
Brasile
2300
Sudafrica
870
Turchia
8213
Romania
2098
Rep. Ceca
821
Pakistan
8122
Inghilterra
1864
Turkmenistan
775
Canada
7722
Marocco
1829
Danimarca
635
Iran
6274
Uzbekistan
1370
Italia
592
Paese
Superficie (ha x 1000)
Paese
Superficie (ha x 1000)
India
25.536
Argentina
Cina
23.049
Ucraina
Russia
21.284
Stati Uniti
14%
milioni di ettari di frumento tenero
• Il 57% dell’area complessiva è detenuta da India, Cina, Russia, Stati Uniti, Australia e Kazakistan
24%
3% 3% 4% 6%
Superficie coltivata a frumento tenero nell’UE
16%
7% 10%
• Nell’UE si coltivano poco più di 19 milioni di ettari, pari al 10% della superficie mondiale
13%
• Francia, Germania, Polonia, Inghilterra Francia
Germania
Polonia
Inghilterra
Spagna
Ungheria
Rep. Ceca
Danimarca
Italia
Altri Paesi UE
e Spagna coprono il 70% della superficie a frumento tenero dell’UE, mentre l’Italia non supera il 3%
Ripartizione della superficie a frumento tenero nei principali Paesi dell’UE (media periodo 2001-2004)
283
mondo e mercato Produzione mondiale di frumento tenero (media annate agrarie 2001/02-2005/06) Produzione mondiale di frumento tenero
Paese
• La produzione mondiale supera i 556 milioni di tonnellate
• Cina, India, Stati Uniti, Russia,
Francia, Germania e Australia rappresentano il 60% della produzione mondiale
Produzione (t x 1000)
Paese
Produzione (t x 1000)
Paese
Produzione (t x 1000)
Cina
90.651
Ucraina
15.756
Danimarca
4586
India
68.759
Inghilterra
14.323
Ungheria
4514
Stati Uniti
52.537
Argentina
14.050
Spagna
4081
Russia
43.027
Iran
12.337
Rep. Ceca
4006
Francia
33.559
Kazakistan
11.628
Bulgaria
3541
Germania
22.056
Polonia
9084
Italia
2899
Australia
20.347
Egitto
6725
Marocco
2875
Pakistan
18.983
Romania
5628
Siria
2468
Canada
17.534
Uzbekistan
4859
Turkmenistan
2293
Turchia
17.481
Brasile
4557
Sudafrica
2042
4%
Produzione europea di frumento tenero
3%
11% 29%
4% 4%
• La produzione di frumento tenero
4%
nell’UE è di 111,8 milioni di t, pari al 20,1% della produzione mondiale
8% 13%
• Tra i maggiori Paesi produttori troviamo Francia, Germania, Inghilterra e Polonia che nel complesso forniscono il 70% della produzione europea
• L’Italia contribuisce con il 3%
20%
Francia
Germania
Inghilterra
Polonia
Ungheria
Rep. Ceca
Danimarca
Spagna
Italia
Altri Paesi UE
Ripartizione percentuale della produzione di frumento tenero nei principali Paesi delll’UE (media periodo 2001-2004)
284
grano nel mondo
6
Resa media di frumento duro
5
• Inghilterra e Germania mostrano le più alte rese medie (maggiori di 5 t/ha), mentre la Russia ha fatto registrare la resa media più bassa (circa 1 t/ha). Nell’intervallo tra 3 e 5 t/ha sono comprese Francia, Austria e Messico; tra 2 e 3 t/ha si trovano Argentina, India, Siria, Italia, Stati Uniti, Spagna, Turchia, Grecia e Australia; inferiore a 2 t/ha i restanti Paesi
Resa t/ha
4 3
2,62 t/ha
2 1
• Nell’UE la resa media è stata
Inghilterra Germania Messico Francia Austria Argentina India Siria Italia Stati Uniti Spagna Turchia Grecia Australia Canada Portogallo Russia UE Mondo
0
di 3,44 t/ha, superiore del 32% rispetto alla resa media mondiale
6,0 5,5 5,0 4,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0
2,84 t/ha
Resa media di frumento tenero
• Italia e Cina sono rispettivamente i
Paesi con la resa media più alta (4,81 t/ha) e più bassa (1,94 t/ha)
Italia Iran Siria Spagna Argentina Sudamerica USA Inghilterra Russia India Australia Francia Canada Ungheria Germania Brasile Egitto Cina Mondo
Resa t/ha
Resa di frumento duro (t/ha – media periodo 2001-2005)
• Nell’UE la resa media (5,82 t/ha) è stata circa il doppio di quella mondiale
Resa di frumento tenero (t/ha – media periodo 2001-2005)
285
mondo e mercato
Superficie di frumento duro in Italia
4%
4%
4%
3%
1% 2% 1%
26%
6%
• La superficie nazionale a grano duro
Puglia
9%
è stata mediamente 1,5 milioni di ettari nel biennio 2004-2005
8%
• Il 58% della superficie è compresa
Sicilia
21%
Basilicata
11%
Marche
in Puglia, Sicilia e Basilicata
Toscana
• La regione Puglia è al primo posto
Ripartizione della superficie di frumento in Italia (media biennio 2004-2005).
con il 26% di superficie coltivata
Sardegna Campania Lazio
4%
3%
3% 3%1% 1%
Molise 22%
Produzione di frumento duro in Italia
Emilia Romagna
4% 4%
• La produzione di grano duro in Italia
Calabria Abruzzo
6% 16%
Umbria
11%
è pari a 5,6 milioni di tonnellate nel biennio 2004-2005
11%
11%
• Puglia, Sicilia, Basilicata, Marche
e Toscana garantiscono oltre il 70% della produzione
Ripartizione della produzione di frumento duro in Italia (media biennio 2004-2005).
• La Puglia è al primo posto con il 22%
Fonte: ISTAT
286
grano nel mondo 80,0
75,8 68,2
70,0
Frumento duro in Italia
60,0
• La ripartizione del frumento duro
per aree geografiche vede la netta prevalenza del sud dell’Italia sia in termini di superficie (76%) sia di produzione (68%) rispetto al centro e al nord
50,0 40,0 28,2
30,0
22,4
20,0 10,0
3,6
1,8
0,0
Nord
Centro
Sud e isole
Ripartizione percentuale della superficie (in azzurro) e della produzione (in rosso) di frumento duro in Italia (media biennio 2004-2005). Fonte: ISTAT
Lazio Toscana Calabria Piemonte Molise Friuli V.G. Abruzzo Veneto Basilicata Marche Umbria Puglia Sicilia Emilia Romagna Sardegna Campania Lombardia Valle d’Aosta Trentino-A.A. Liguria Italia
Superficie e produzione di grano duro in Italia
• Forte contrazione della superficie
coltivata a grano duro nell’annata agraria 2004-2005
• La superficie nazionale ha subito una riduzione del 14,2%
–50,0 –45,0 –40,0 –35,0 –30,0 –25,0 –20,0 –15,0 –10,0 –5,0 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0
• La produzione nazionale ha subito una riduzione del 19,4%
Variazione delle superfici (in rosso) e delle produzioni (in azzurro) di frumento duro nel 2004/05 rispetto al 2003/04. Fonte: ISTAT
287
mondo e mercato
4% 4%
Superficie di frumento tenero in Italia
3%
4%
3% 1%1%1% 28%
6%
• La superficie nazionale a frumento
tenero è stata mediamente di poco più di 592.000 ha nel 2004-2005
Emilia Romagna 13%
10% 10%
• Il 74% della superficie nazionale è compresa nelle regioni Emilia Romagna, Piemonte, Umbria, Lombardia e Veneto
Piemonte Umbria
12%
Lombardia Veneto
Ripartizione della superficie di frumento in Italia (media biennio 2004-2005).
• La regione Emilia Romagna è al primo
Marche Toscana Lazio
posto con il 28% di superficie coltivata 3% 5%
Produzione di frumento tenero in Italia
3%
2% 2% 1%1%1%
Abruzzo Calabria 35%
Basilicata
11%
• La produzione di frumento tenero in Italia si attesta a circa 3,1 milioni di tonnellate nel biennio 2004-2005
Friuli V. Giulia
11% 12%
• Emilia Romagna, Piemonte, Umbria,
Veneto e Lombardia garantiscono l’82% della produzione
Campania
13%
Altre Regioni
Ripartizione della produzione di frumento in Italia (media biennio 2004-2005).
• L’Emilia Romagna è al primo posto con il 35%
Fonte: ISTAT
288
grano nel mondo 80 70
71 64
Frumento tenero in Italia
60
• La ripartizione del frumento duro
per aree geografiche vede la netta prevalenza del nord (64%) rispetto a centro (25%) e sud (11%)
50 40 30
• Le differenze si accentuano
25
maggiormente in termini di produzione; le tre macroaree contribuiscono rispettivamente per il 71%, il 22% e il 7% alla produzione
22
20 11
10 0
Nord
Centro
7
Sud e isole
Ripartizione percentuale della superficie (in azzurro) e della produzione (in rosso) di frumento tenero in Italia (media biennio 2004-2005). Fonte: ISTAT
Superficie e produzione di grano tenero in Italia
• Ripresa della superficie coltivata
e delle produzioni di frumento tenero nell’annata agraria 2004-2005
• La superficie nazionale ha subìto • La produzione nazionale ha subito
160,0
140,0
120,0
100,0
80,0
60,0
40,0
20,0
0,0
un incremento del 3,6%
–20,0
–40,0
Toscana Basilicata Friuli V.G. Piemonte Emilia Romagna Marche Sicilia Veneto Lombardia Trentino-A.A. Valle d’Aosta Lazio Abruzzo Umbria Molise Puglia Liguria Campania Calabria Sardegna Italia
un aumento del 6%
Variazione percentuale delle superfici (in azzurro) e delle produzioni (in rosso) di frumento tenero nel 2004/05 rispetto al 2003/04. Fonte: ISTAT
289
mondo e mercato Destinazione del grano Le cariossidi dei cereali raramente sono utilizzate integralmente per l’alimentazione umana, a eccezione del riso, che da sempre è utilizzato in chicchi, insieme alla recente ripresa di altri cereali minori come l’orzo, il farro e il frumento. La maggior parte della produzione di quasi tutti i cereali è destinata alla trasformazione in farina. Dal punto di vista qualitativo, il grano duro si differenzia da quello tenero per il contenuto di proteine, che è lievemente superiore, e per i prodotti che derivano dalla macinazione della granella. Dal grano duro, infatti, si ottengono generalmente semole e semolati dai granuli grossi e con spigoli netti, mentre la macinazione della granella di grano tenero produce farine dai granuli tondeggianti. Inoltre, il grano duro è adatto principalmente per la produzione di pasta alimentare (e di pane), mentre quello tenero per ottenere pane o pasta all’uovo.
100 90%
90 80 70 60 50
Destinazione degli sfarinati di frumento in Italia
53% 47%
40
• Il frumento duro è ripartito quasi
30
a metà tra il mercato interno (53%) e l’esportazione (47%)
20
• Il frumento tenero è quasi totalmente
10%
10
destinato al consumo interno (90%) e solo il 10% all’esportazione
0
Mercato interno Esportazione Frumento duro
Frumento tenero
Principale destinazione degli sfarinati di frumento duro e tenero in Italia (media periodo 2000-2005). Fonte: Italmopa
290
grano nel mondo 70
65%
60 50
Destinazioni del frumento nel mercato interno
48%
• L’industria di trasformazione italiana
utilizza annualmente in equivalenti di frumento duro e tenero rispettivamente oltre 5 e 6 milioni di tonnellate
40
• Il frumento duro è prevalentemente
30
utilizzato per la produzione di pasta (48%), seguono la produzione di pane (6%) e altri usi domestici (0,3%)
20 12%
5% 1% Uso domestico
Pizze e altri usi
Dolci
Pane
Usi domestici
Pane
0,3% Pasta
0
6%
8%
Frumento duro Frumento tenero
• Il frumento tenero è destinato alla
produzione di pane (65%), di prodotti dolciari (12%), di pizze e altri usi alimentari domestici (5%), mentre la produzione di pasta è minima (1%)
Pasta
10
Principale destinazione nel mercato interno italiano degli sfarinati di frumento duro e tenero (media periodo 2000-2005). Fonte: Italmopa
291
il grano
mondo e mercato Grano nel mercato Bruna Saviotti Daniela Sgrulletta
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.
mondo e mercato Grano nel mercato Introduzione I mercati, da sempre, sono regolati dalla domanda e dall’offerta. Basse produzioni innalzano i prezzi e, viceversa, alte produzioni li riducono. Negli anni ’50 mio padre, agricoltore del basso Appennino pavese, vendeva il frumento del proprio podere al mugnaio più vicino che, trasformatolo in farina, gli restituiva il fabbisogno familiare annuale vendendone poi la rimanente parte al consumo diretto o ai pochi panificatori artigianali locali. Il prezzo era, quindi, condizionato dalla quantità prodotta in quello stesso comprensorio. Quando ho iniziato la mia attività nel settore, il riferimento di mercato era la produzione nazionale. Oggi, a distanza di trent’anni, dobbiamo invece confrontarci con il mercato mondiale. I mutati fabbisogni e la facilità del trasporto di derrate conservabili come il frumento ne favoriscono il commercio internazionale. Inoltre si ricorda che la produzione italiana, in particolare di frumento tenero, è scesa a quantitativi tali che, anche per il soddisfacimento dei soli fabbisogni interni, è necessario ricorrere a importazioni. Ne consegue che i riferimenti di prezzo non sono più condizionati dall’entità della produzione nazionale ma, a parità di caratteristiche, dal prezzo di entrata del prodotto importato. È noto che la produzione italiana di frumento tenero e duro insieme rappresenta meno dell’1% della produzione mondiale. Soddisfazione per il raccolto
292
grano nel mercato Il frumento tenero e duro in Italia La Politica agricola comunitaria (Pac), applicata a partire dagli anni ’90 e fino al 2004, ha fortemente penalizzato la coltivazione italiana di frumento tenero e ha elevato quella del frumento duro, gratificandola, nel centro-sud, con un importante premio specifico legato a questo cereale. La radicale riforma della Pac del 2004, applicata a partire dal 2005, ha introdotto il “disaccoppiamento” del citato premio dalla produzione e l’“accoppiamento” alla superficie aziendale indipendentemente dal tipo di coltivazione. Questo cambiamento sta riportando, purtroppo, la produzione italiana di grano duro a livelli molto prossimi a quelli degli anni ’70 senza, al momento, favorire quella del frumento tenero e, soprattutto, senza tener conto che, nel frattempo, i consumi di pasta sono notevolmente aumentati e l’industria pastaia italiana ha fortemente potenziato i propri impianti. La produzione italiana di frumento tenero è concentrata al centronord, mentre quella di frumento duro è concentrata al centro-sud.
Foto R. Angelini
Frumento tenero in Italia
• Dal 1966 a oggi la produzione italiana
Produzione di frumento tenero in Italia, fabbisogno e import Anno
Quantità prodotta (t)
Importazione (t)
Disponibilità (t)
Import/Disp. (%)
1966-67
7.725.100
537.404
8.262.504
6,5
1976-77
6.298.000
2.053.677
8.351.677
24,6
1986-87
4.738.700
4.350.517
9.089.217
47
1996-97
3.767.266
5.043.047
8.810.313
57,2
2004-05
3.110.860
5.087.000
8.197.860
62,1
2005-06
3.296.787
4.500.000
7.796.787
57,7
del frumento tenero evidenzia un progressivo e sensibile calo
• Eclatante è l’aumento della quantità
importata, in rapporto a un fabbisogno pressoché immutato
• La Politica agricola comunitaria,
premiando alcune produzioni a danno di altre, ha sfavorito la coltivazione di frumento tenero
Frumento duro in Italia
• La produzione di frumento duro
Produzione di frumento duro in Italia, fabbisogno e import Anno
Quantità prodotta (t)
Importazione (t)
Disponibilità (t)
Import/ Disp. (%)
1966-67
1.684.800
630.585
2.315.385
27,2
1976-77
3.230.000
396.061
3.626.061
10,9
1986-87
4.492.500
908.213
5.400.713
16,8
1996-97
4.419.005
1.311.145
5.730.150
22,9
2004-05
5.666.222
1.510.000
7.176.222
21,0
2005-06
3.604.709
1.500.000
5.104.709
29,4
in Italia, in particolare negli areali del centro-sud, è stata fortemente condizionata dall’influenza della Pac
• La produzione infatti, fino al 2004,
ultimo anno di applicazione del precedente regime, si è mantenuta su livelli alti e molto prossimi al fabbisogno nazionale
• Dal 2005, per effetto del nuovo regime di aiuti comunitari, si è verificato un sensibile calo di produzione
Fonte: Italmopa
293
mondo e mercato Produzione di frumento tenero nelle regioni maggiori produttrici Regione
2003-2004 (t)
2004-2005 (t)
2005-2006 (t)
Emilia R.
1.030.870
1.142.583
1.127.762
Piemonte
426.701
413.930
478.564
Veneto
383.513
372.037
419.330
Umbria
350.854
456.710
411.211
Lombardia
342.756
354.439
382.004
Marche
134.216
170.785
138.925
Fonte: Ismea
Produzione di frumento duro nelle regioni maggiori produttrici
Il grafico a fianco evince chiaramente la capacità del territorio italiano di produrre un grano duro ad alto contenuto proteico se coltivato in rotazione e con l’utilizzo di “buone pratiche agricole”. La percentuale di proteine, infatti, si è ridotta sistematicamente fino alla punta minima del 2004 (anno in cui è stata coltivata la superficie massima) denotando un mirato interesse dell’agricoltore al percepimento del premio piuttosto che alla produzione di un frumento duro qualitativo, per poi risalire, nel 2005, con l’avvento della nuova politica agricola comunitaria ed il ritorno alla coltivazione su terreni fertili
Regione
2003-2004 (t)
2004-2005 (t)
2005-2006 (t)
Puglia
1.289.100
779.683
791.683
Sicilia
978.880
700.619
700.652
Marche
691.810
376.253
404.511
Basilicata
412.209
305.834
332.490
Toscana
683.160
378.097
312.424
Lazio
257.320
196.057
169.024
Campania
311.117
161.944
161.029
Contenuto proteico (% sostanza secca)
Fonte: Ismea
14,5 14 13,5 13 12,5 12 11,5 11
1989
1994
Media 1995-99
2004
2005
Contenuto proteico medio del frumento di produzione italiana Fonte: Istituto Cerealicoltura
294
grano nel mercato Stoccaggio Nell’analisi dei fattori critici del mercato del frumento, merita particolare attenzione lo stoccaggio, considerato una fase fondamentale della filiera, collocandosi in posizione centrale nell’intero ciclo produttivo, e fungendo da raccordo tra produttori agricoli e industrie di trasformazione, per assicurare i flussi di scambio tra gli operatori di questo settore della filiera. A partire dagli anni ’80 abbiamo assistito a una trasformazione radicale del modello di produzione agricola descritta essenzialmente come il passaggio da una logica di produttività a una logica di qualità. Questo cambiamento ha condizionato in diversi modi lo sviluppo del sistema produttivo e ha evidenziato una domanda crescente di prodotti di qualità superiore e diversificata ottenuta nel rispetto dell’ambiente. La politica della qualità ha perseguito, inoltre, l’obiettivo di assicurare un vantaggio competitivo agli agricoltori e un maggiore valore aggiunto alla produzione. Negli ultimi anni anche in Italia, come in molti altri Paesi, la produzione e la commercializzazione del frumento hanno perseguito l’obiettivo dell’ottimizzazione della qualità e dell’adattabilità del prodotto alle richieste del mercato, seguendo il concetto “la qualità determina il valore del grano”. Nel ciclo produttivo del frumento, la qualità, intesa come l’insieme delle caratteristiche attraverso le quali un prodotto o un servizio soddisfano le aspettative dell’acquirente, assume un valore più ampio: infatti, per il frumento, come per altri prodotti sottoposti a processi di trasformazione, la qualità non può essere definita in modo univoco, ma è in stretta relazione con le richieste degli operatori delle diverse fasi della filiera, individuate da una serie di componenti che interessano in misura maggiore o minore il cliente finale.
AZIENDE AGRICOLE
IMPORT
CENTRO DI STOCCAGGIO
EXPORT
Fasi dello stoccaggio
295
MOLINI
mondo e mercato Per tenere conto di questo, occorre fare riferimento, quindi, alle specifiche qualitative relative ai tre livelli di qualità: agronomico, tecnologico e commerciale, in sinergia tra loro e notevolmente condizionati da un importante elemento di collegamento, lo stoccaggio post-raccolta. Con l’affermazione del concetto di filiera inserito in un sistema che punta sulla qualità dei prodotti, questo anello ha subito una profonda evoluzione. Il nuovo quadro produttivo richiede, infatti, una migliore organizzazione dello stoccaggio per offrire servizi innovativi e strutture non soltanto capaci di concentrare la produzione (raccogliere, miscelare e conservare), ma anche di proporre al mercato grosse partite di grano rispondenti alle esigenze qualitative dell’industria molitoria. Lo stoccatore ha pertanto il compito di aggregare l’offerta in partite qualificate, per valorizzare quanto più possibile la qualità creata dall’agricoltore, salvaguardandone le caratteristiche igienico-sanitarie attraverso il rispetto di condizioni di conservazione che garantiscano la massima igiene e prevengano lo sviluppo di microrganismi e insetti. In questa prospettiva, la qualificazione della granella subito dopo la raccolta, al momento del conferimento per l’ammasso, è un aspetto essenziale del sistema, l’unico mezzo per differenziare correttamente le partite di qualità superiore e realizzare lotti di qualità omogenea. La valutazione dei caratteri qualitativi e fitosanitari della granella in entrata nel centro di stoccaggio consente di separare opportunamente i lotti con caratteristiche rispondenti alle richieste dei trasformatori, per creare partite di grano quantitativamente rilevanti e qualitativamente omogenee, qualificate sulla base di parametri ben identificati, e per isolare eventuali conferimenti che non assicurino la sicurezza d’uso. Seguendo questo orientamento, dal 1998, grazie all’impegno delle unioni di produttori e dell’Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura (ISC) e al supporto finanziario del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAF), per il mercato del frumento è operativo un sistema di controllo della qualità nelle strutture che ricevono la granella per lo stoccaggio. Sulla base di una specifica procedura metodologica, le partite di granella conferite ai centri di stoccaggio, previa identificazione attraverso parametri che ne caratterizzano alcuni aspetti legati alle tecniche colturali adottate, vengono valutate e classificate sulla base di specifici standard qualitativi, che generalmente corrispondono ai criteri di qualità richiesti dall’acquirente, e infine stoccate separatamente secondo il livello di qualità riscontrato. Sulla base degli obiettivi, quindi, sono stati identificati e misurati i principali fattori che possono permettere la qualificazione e, sulla base dei dati forniti, l’immagazzinamento della granella in partite qualitativamente omogenee.
Raccolto di successo
296
grano nel mercato A tal fine nelle strutture di stoccaggio presenti nelle diverse aree geografiche sono stati collocati strumenti, spettroscopi nel vicino infrarosso, scelti in virtù della loro attitudine a effettuare, al momento della consegna da parte del produttore, una valutazione accurata, rapida ed economica della granella, senza perdere tempo nel ridurla in polvere di granulometria più o meno sottile. Il progetto in cui questo sistema è stato realizzato, con il coordinamento dell’ISC, ha ottenuto nel tempo il consenso, la partecipazione e l’impegno tecnico-finanziario di associazioni di produttori, di regioni, di agenzie e/o assessorati regionali. Nel corso degli anni, al gruppo pilota, formato da 18 centri di stoccaggio collocati nelle principali aree vocate alla coltivazione del frumento, se ne sono aggiunti molti altri: nell’annata agraria 2005-2006 circa 100 stoccatori hanno adottato lo stesso sistema di controllo della qualità, con un impatto economico significativo per l’intero comparto, arrivando a qualificare circa il 14% della produzione nazionale.
Localizzazione geografica delle strutture di stoccaggio della rete italiana
Conferimento del grano al centro di stoccaggio
297
mondo e mercato Trasformazione, filiere e consumi Quanto finora esposto evidenzia come oggi sia indispensabile e urgente strutturare il nostro sistema per affrontare la pressante richiesta di “stoccaggi differenziati” per tipologia di prodotto. L’importanza di non mescolare frumenti con caratteristiche disomogenee deriva dalla necessità dell’industria di poter reperire anche sul mercato nazionale, così come già avviene su quelli esteri, quantità omogenee di grani per ogni tipo di trasformazione. È possibile rispondere facilmente a queste esigenze industriali con la coltivazione di specifiche varietà come elemento principale per la determinazione della qualità finale e per facilitare il processo di tracciabilità del prodotto. All’impiego varietale va però poi associata un’idonea tecnica di coltivazione da parte dell’agricoltore. Lo stoccaggio indifferenziato di frumenti senza la verifica del contenuto proteico e con caratteristiche alveografiche spesso agli antipodi mette in forte difficoltà il mugnaio, che deve provvedere a numerose e onerose analisi e alla “correzione” della partita con frumenti ad alte caratteristiche provenienti, in larga parte, da altri Paesi. All’importazione si ricorre, spesso, anche per grani con caratteristiche inferiori ai nostri, ma con il vantaggio di ottenere grandi partite omogenee e con la garanzia di forniture costanti e continuate anche per periodi molto lunghi. Non è possibile rispondere alle esigenze della trasformazione senza chiari e precisi accordi di filiera che coinvolgano costitutori/ sementieri, agricoltori, stoccatori, mugnai e trasformatori. Tali accordi, già operativi in altri Paesi europei, fortunatamente iniziano, anche se fra difficoltà e diffidenze reciproche, a prendere forma anche in Italia. La diffidenza che normalmente esiste nei rapporti fra venditore e compratore nel nostro Paese viene esasperata dalla eccessiva frammentazione del mondo agricolo, che teme di essere “manipolato” dalla potenza dell’industria. Non va meglio nel settore della trasformazione, anche qui a causa della eccessiva polverizzazione soprattutto dell’industria molitoria del frumento tenero: 338 impianti funzionanti sul territorio, con una capacità produttiva di oltre 10 milioni di tonnellate e un quantitativo realmente lavorato di poco superiore a 5,7 milioni di tonnellate, pari a un tasso di utilizzo degli impianti del 56%. Risulta invece più strutturata l’industria di trasformazione del frumento duro dove, contro una capacità produttiva di circa 6,8 milioni di tonnellate ne vengono lavorati oltre 5 milioni, con un tasso di utilizzo degli impianti di oltre il 70%. In Europa sono presenti 200 stabilimenti che producono 4 milioni di tonnellate di pasta. Detti stabilimenti assicurano il 39,5% della pasta industriale che viene consumata nel mondo. L’Italia, con i suoi 153 stabilimenti, di cui 135 specializzati nella pasta secca e i rimanenti in quella fresca, assicura il 75% della produzione globale europea di 4 milioni di tonnellate.
La farina per il consumatore
• Il consumatore è abituato ad acquistare la farina nel classico sacchetto con l’indicazione “Farina di frumento tenero tipo 0” oppure “00” convinto che questi due simboli indichino le caratteristiche qualitative della farina. Non è così: “0” oppure “00” rappresentano il grado di raffinazione della farina. Solo recentemente qualche industria ha immesso in commercio sacchetti di farina con l’indicazione “per pane” oppure “per biscotti”
298
grano nel mercato Consumo di pasta pro capite Paese
kg pro capite
Paese
kg pro capite
Paese
kg pro capite
Paese
kg pro capite
Italia
28,00
Rep. Ceca
6,50
Lituania
4,40
Guatemala
2,00
Venezuela
12,60
Ungheria
6,50
Rep. Domeni.
4,00
Danimarca
2,00
Tunisia
11,70
Canada
6,50
Australia
4,00
Libia
2,00
Svizzera
9,80
Russia
6,00
Israele
4,00
Giappone
1,70
Grecia
9,60
Brasile
5,70
Panama
3,80
Egitto
1,20
Svezia
9,00
Turchia
5,60
Finlandia
3,20
Irlanda
1,00
Stati Uniti
9,00
Austria
5,50
Colombia
3,20
El Salvador
1,00
Perù
8,50
Belgio
5,40
Costa Rica
3,00
Cile
8,20
Estonia
5,30
Polonia
3,00
Francia
7,30
Slovenia
5,00
Romania
2,70
Argentina
7,20
Bolivia
4,80
Messico
2,70
Germania
6,80
Spagna
4,70
Ecuador
2,60
Portogallo
6,70
Olanda
4,40
Inghilterra
2,50
Fonte: Italmopa
La creazione delle filiere è una necessità sia del comparto agricolo che, in assenza di adeguamenti opportuni, verrà escluso dal sistema cerealicolo mondiale, sia dell’industria molitoria e di trasformazione che, attraverso la produzione organizzata, può programmare per tempo i propri fabbisogni riducendo i costi di reperimento del prodotto, di trasporto e quant’altro. I consumi a livello mondiale sono in forte crescita sia per l’aumento della domanda, sia per la modificazione in atto nei Paesi asiatici dei tradizionali modelli alimentari. Per quanto riguarda il frumento duro, si attesta il forte incremento di consumo di pasta nel mondo, con l’Italia che conferma la sua leadership tra i Paesi produttori e consumatori di questo alimento. Non a caso l’incidenza della domanda estera sul prodotto italiano ha raggiunto il 50%. 25.000 215.000
317.000 Pane Dolci
345.000 530.000
2.860.000
Pizze Uso domestico Pasta fresca e surgelata Esportazione
Consumi di farine di frumento tenero in Italia (in tonnellate)
299
mondo e mercato 13.000 t 230.000 t Pasta 1.611.000 t
Pane Uso domestico
Consumi di sfarinati di frumento duro in Italia
Ogni anno nel mondo vengono prodotti e consumati oltre 11 milioni di tonnellate di pasta e l’Italia, con oltre 3,3 milioni di tonnellate, figura come Paese leader. La produzione di 3,3 milioni di tonnellate è destinata per 1,8 milioni al mercato interno e per 1,6 milioni all’esportazione. Oltre alla produzione, anche il consumo di pasta alimentare tocca livelli interessanti in diversi Paesi del mondo. Borse merci e mercato del futuro Il sistema di contrattazioni in uso in Italia non risponde più alle esigenze degli attori della filiera. Ancora oggi molti produttori agricoli seminano senza avere alcuna garanzia sulla destinazione finale del prodotto. Al momento della contrattazione il prezzo viene definito sulla base di una borsa merci locale o di una delle più importanti borse nazionali. È ancora molto in uso il “conto deposito”: l’agricoltore conferisce il prodotto ottenuto dalle sue campagne a un centro di stoccag-
300
grano nel mercato gio che funge, quindi, da depositario. L’agricoltore, compensando il servizio, si ritiene libero di vendere il frumento in qualsiasi momento, anche a distanza di tempo. Questo modo di procedere non consente allo stoccatore di mettere in commercio la derrata agricola trattenuta dall’agricoltore in attesa del miglior prezzo e, molto spesso, quando l’agricoltore decide di vendere, purtroppo viene a mancare l’interesse del trasformatore che, dovendo nel frattempo macinare ogni giorno, si è approvvigionato all’estero. Il perdurare di questo sistema sta penalizzando tutto il comparto cerealicolo nazionale. Fuori dal tempo sono anche le borse merci italiane: troppe, con valutazioni qualitative diverse e non raffrontabili e con quotazioni diverse. Servono una borsa telematica di riferimento nazionale e poche grandi borse “monotematiche” dislocate nei luoghi di maggiore produzione, con listini mensili e, soprattutto, con quotazioni a termine. Nei prossimi anni il valore dei cereali, grazie all’incremento dei consumi, sarà più interessante rispetto agli ultimi anni e, probabilmente, più stabile nel tempo. Per questo è auspicabile che anche in Italia si cominci a parlare in termini concreti di “future”: contratti standardizzati con cui le parti si impegnano a scambiarsi, a un prezzo predefinito e a una data determinata, le merci. Tali contratti sono negoziati su mercati organizzati dove viene garantita la loro esecuzione. I “future” possono essere considerati contratti speciali secondo i quali il termine coincide con la data prestabilita di esecuzione del contratto stesso. Anche a questo nuovo modo di fare contrattazione si devono rapidamente adeguare le nostre borse merci e, soprattutto, i nostri produttori agricoli. Prospettive Dalle statistiche illustrate in questo capitolo, riguardo alla situazione dei cereali in generale e del frumento duro in particolare, emerge che gravi perplessità incombono sul futuro di questo comparto, a seguito anche del recente impatto dovuto alla riforma Pac. Infatti, il grano duro, la principale coltura agricola italiana, che contribuisce in misura massiccia al sistema agroalimentare del Paese, ha subito un drastico calo delle superfici investite già dall’immediata applicazione della Pac e tale tendenza non sembra ancora aver raggiunto un punto di stabilità. Anche per il mais si sono avute contrazioni delle semine, a cui si devono aggiungere quelle relative alle superfici destinate alla moltiplicazione del seme (oltre il –25% nel 2005 rispetto al 2004) dove spicca, ovviamente, il crollo della superficie moltiplicata a grano duro, che tra il 2004 e il 2005 ha perso il 47%. La riforma, nata con l’intento di ripristinare la libertà di scelta colturale e imprenditoriale da parte dei coltivatori, ha indotto, per effetto del disaccoppiamento totale, i coltivatori alla scelta di non coltivare, e non solo nelle zone marginali. A questo si aggiunge, 301
mondo e mercato come riflesso della contrazione dei prezzi di vendita e per l’incertezza e la mancanza di programmazione a livello di indirizzi colturali, la difficoltà di riorganizzare l’intera filiera cerealicola in termini di funzionalità e redditività. Pertanto, sulla base di quello che è rappresentato dall’attuale scenario internazionale, dei prezzi sui mercati mondiali e delle prospettive future, l’ISMEA ha supposto che nel 2015, anche in uno scenario di moderata liberalizzazione e concorrenza, solo la produzione di mais potrebbe riuscire a difendersi, mentre un deciso calo subirebbero tutti gli altri cereali, le oleaginose e le colture proteiche, a favore di un aumento delle produzioni di foraggi verdi e secchi. In sostanza, in mancanza di un’idonea politica nazionale, sostenuta da decisioni prese in sede comunitaria, che individui opportune strategie per il rilancio di tutto il comparto agricolo in generale, si prevede una vera e propria contrazione dei seminativi accompagnata, inevitabilmente, dall’abbandono di importanti aree agricole. Un’altra prospettiva molto interessante è poi rappresentata dalle “agroenergie”. Da qualche tempo si discute sempre più su questa opportunità e stanno avanzando diversi punti di vista: gli ottimisti ipotizzano che questa misura potrebbe coinvolgere fin dal primo anno, in coltivazioni per fini energetici, almeno 270.000 ettari, che
Ricerca e politica agricola nazionale Una seria politica agricola nazionale, che si prefigga il miglioramento della produzione, della qualità e della salubrità delle derrate agricole, non può prescindere da un’attenta e oculata riflessione riguardo alle esigenze e le richieste che provengono dai comparti afferenti all’attività di ricerca, di base e applicata, e ai programmi di miglioramento genetico per l’ottenimento di nuovi genotipi a elevata attitudine quanti-qualitativa
Foto R. Balestrazzi
302
grano nel mercato potrebbero arrivare a quasi 1,4 milioni nel 2010; i pessimisti, invece, ipotizzano che tutta questa attenzione sia mossa solo da una moda spinta dai finanziamenti comunitari, con il rischio di una nuova illusione per le imprese agricole, dato che l’aiuto di 45 euro/ettaro per le produzioni destinate a biomasse è sicuramente insufficiente e che l’intervento dell’Unione Europea è limitato a soli 1,5 milioni di ettari (che in linea di massima potrebbero essere quasi completamente coperti da Francia e Germania). Un’altra spada di Damocle che incombe sul comparto cerealicolo riguarda la delicata questione che dovrebbe occuparsi di definire, in termini precisi e inequivocabili, le “soglie ufficiali di tolleranza per la presenza accidentale di OGM” nelle produzioni agricole. Di fatto, tale problema è rimasto ancora aperto, sebbene uno studio europeo (febbraio 2006) abbia dimostrato che è possibile produrre raccolti che rispettino la soglia di etichettatura dello 0,9%, senza sostanziali cambiamenti nelle pratiche agricole. Parallelamente è inoltre aperto il confronto in merito alla “coesistenza tra le colture convenzionali, geneticamente modificate e biologiche”, poiché si attendono urgentemente, dalle istituzioni competenti in materia, apposite linee guida che tardano nell’essere definite.
Agroenergie Il settore cosiddetto delle “agroenergie”, nato sotto la crescente attenzione alle problematiche ambientali e alla necessità di ricercare fonti alternative di energia per la produzione di biocarburanti, ottenuti da oleaginose, cereali e bietole, potrebbe andare incontro alle problematiche agricole, in termini di differenziazione degli ordinamenti produttivi e di opportunità integrative di reddito
303