Il Melo - Ricerca

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Il melo botanica | storia e arte | alimentazione | paesaggio coltivazione | ricerca | utilizzazione | mondo e mercato


il melo

ricerca Miglioramento genetico Silviero Sansavini

www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.


ricerca Miglioramento genetico Origine Il melo oggi coltivato (Malus × domestica Borkh.) è il risultato di una complessa e lunga evoluzione genetica avvenuta in natura, presumibilmente in epoca preistorica. Pur dimostrando un comportamento assimilabile a una specie funzionalmente diploide (2n = 2x = 34; x = 17 cromosomi), la maggior parte degli Autori ritiene che la specie debba essere considerata anfidiploide, o più semplicemente allo-tetraploide, al pari delle altre pomoidee, avendo avuto probabilmente origine per ibridazione naturale fra una Rosacea con 16 e un’altra con 18 cromosomi. L’unione di gameti di 8 e 9 cromosomi rispettivamente avrebbe creato la base di 17 cromosomi, poliploidizzatasi poi in 34 cromosomi per permettere una riproduzione sessuata normale. Le numerose varietà triploidi di melo (2n = 3x = 51), invece, avrebbero avuto origine da mancata divisione riduzionale dei gameti di uno dei genitori. Questo gamete a 34 cromosomi, unitosi a un gamete normale di 17, avrebbe prodotto un individuo di 51 cromosomi. Grazie alle esplorazioni di Vavilov (1930) nelle foreste caucasiche e nel Turkestan, e a più recenti spedizioni internazionali, si ritiene che la specie selvatica più vicina al melo attuale sia il M. sieversii, che esprime una grande variabilità naturale dei caratteri esistenti nel Malus × domestica, compresa la pezzatura del frutto (fino a oltre 100-150 g), il colore rosso della buccia e la polpa edule. Su tale specie è in atto un complesso di ricerche multidisciplinari, senza precedenti per mole, risorse impiegate e gruppi di studio operanti in vari Paesi, su base fenologica-pomologica-molecolare estesa a oltre 150.000 semenzali.

Antenati del melo oggi coltivato

• Le specie di melo descritte sono molte,

una quarantina e oltre, ma quelle che hanno concorso alla formazione del melo coltivato (M. × domestica Borkh.) si ritiene siano il Malus silvestris (melo selvatico “crab”), di origine europea e delle regioni caucasiche e M. sieversii, originario dell’Asia centrale (Cina e regioni dell’ex URSS, fino al mar Caspio) con epicentro in Kazakistan e intorno ad Alma Ata, culla del melo. Altre specie a frutto piccolo che hanno qualche affinità parentale con Malus × domestica sono Malus × orientalis con frutti astringenti, M. baccata di origine siberiana, molto resistente al freddo (> -40 °C) e M. prunifolia (“crab” cinese, a frutto relativamente grosso)

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Frutti di alcune delle specie del genere Malus. I M. sieversii (orig. Kazakistan) è la specie più vicina al melo coltivato. Le altre specie sono servite per recuperare geni di interesse agronomico. 1. M. × domestica (Gala Schniga®). 2. M. sieversii. 3. M. sieversii. 4. M. prunfolia. 5. M. × robusta 5. 6. M. baccata (Hansen 2). 7. M. baccata sibiriaca. 8. M. floribunda 821. 9. M. × zumi calocarpa. 10. M. hupehensis. 11. M. sikkinensis

Malus floribunda 821 in fioritura, donatore del gene Vf per la resistenza a ticchiolatura

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miglioramento genetico Le varietà di melo censite nel mondo negli ultimi due secoli sono oltre 10.000, ma come dimostrò l’indagine di Way negli anni ’80, quelle coltivate e internazionalmente note sono solo qualche decina. Ci sono però da aggiungere i mutanti commerciali di ciascuna di esse, dato che il melo possiede una grande capacità mutagena naturale. Considerato che le principali varietà hanno generato numerosi mutanti (di Red Delicious se ne conoscono non meno di 130), quelle selezionate, propagate e diffuse sono forse alcune centinaia. Le più interessanti di esse, in virtù della legge per la tutela della proprietà intellettuale, hanno assunto spesso nomi propri e distinti, che non sono più necessariamente associati a quello di origine (per es. Starkrimson e Red Chief non sono associati a Red Delicious, da cui derivano) e che talvolta generano confusione fra gli operatori. La storia del miglioramento genetico (MG) del melo è relativamente recente; il primo operatore di incroci, e non solo selezionatore, americano fu T.A. Knight. In USA, nella prima metà del ’900, vennero allora diffuse due varietà a genitori noti: Cortland (Ben Davis × McIntosh) e Idared (Jonathan × Wagener). Idared, tra l’altro, è arrivata fino ai giorni nostri, essendo sporadicamente ancora presente in Europa, per certe sue proprietà commerciali di mela invernale rossa, molto produttiva, in qualche modo ancora apprezzata. L’assetto varietale che ha caratterizzato la melicoltura europea fino a una ventina di anni fa era dato da un assortimento varietale relativamente stabile, fatto di cultivar non ottenute con le tecniche di miglioramento genetico oggi conosciute ma risultato dell’opera

Prime varietà

• Fino a tutto il XX secolo, le varietà

più diffuse derivavano per lo più da semine casuali e selezioni massali. Per esempio Golden Delicious, ancora oggi la più diffusa mela in Europa, è stata individuata nel 1890 (West Virginia), la Delicious ancora prima (Iowa, 1872), Jonathan nel 1826 (New York), Rome Beauty nel 1848 (Ohio), Stayman Winesap nel 1866 (Kansas) e così Cox’s Orange Pippin nel 1850 (in Inghilterra) e Bella di Boskoop nel 1856 (in Olanda). Per alcune mele italiane si hanno origini molto più lontane. Per esempio Annurca probabilmente corrisponde alla mela Annurcola dei romani e Gravenstein, tirolese, segnalata nel 1669, poi diffusasi in Danimarca

Vecchia melicoltura trentina della Val di Non, sopravvissuta oasisticamente alla spinta dei nuovi impianti intensivi

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ricerca selettiva e di diffusione da parte di amatori, coltivatori, osservatori dotati di intuito, che hanno saputo scoprire, selezionare e propagare semenzali sottraendoli alla casualità della natura. Queste varietà, per lo più americane, rispondono ai nomi di Golden Delicious, Red Delicious, Rome Beauty, Stayman Winesap, Jonathan, Melrose, McIntosh (canadese), Granny Smith (australiana). Tutte queste varietà, come si è detto, sono state però soppiantate, nell’arco di qualche decennio, dalle loro mutazioni, stabilizzate attraverso selezione di cloni migliorativi, tanto che circa l’80% delle varietà offerte dagli attuali cataloghi vivaistici è dato da cloni “mutanti” di varietà molto note, propagati in esclusiva da vivaisti che ne hanno acquisito i diritti dallo scopritore. Da almeno uno-due decenni, però, la situazione va profondamente cambiando, grazie all’attività di MG condotta dagli anni ’70 in poi da un numeroso stuolo di istituzioni scientifiche, centri di ricerca, enti e breeder privati, in Europa e nel mondo. L’America ha preceduto l’Europa nella selezione di tipi di mele adatte al consumo e ai grandi mercati, tanto da impor-

Foto CReSO

Evoluzione varietale del melo in Europa (%) (UE a 15 Paesi)

Alberi (in alto) e frutti (in basso) di Sandidge® Superchief, ultima e più affermata mutazione di Red Delicious spur, dopo Starkrimson e Red Chief

Varietà

1991

1996

2001

2006

Golden Delicious

33,3

39,8

36,4

29,5

Gala

1,7

5,5

9,1

11,4

Red Delicious

12,6

10,1

9,9

8,6

Jonagold e Jonagored

9,3

9,7

10,0

11,0

Elstar

4,1

4,2

5,2

5,4

Granny Smith

5,0

5,7

4,6

4,6

Braeburn

0,0

1,3

2,8

4,2

Fuji

0,0

0,5

0,9

2,0

Morgenduft/Rome Beauty

2,8

3,1

1,8

1,8

Boskoop

2,1

1,9

1,7

1,6

Idared

1,9

1,7

1,6

1,5

Cox Orange Pippin

3,8

2,2

2,2

1,3

Bramley

1,8

1,1

1,3

1,2

Annurca

0,9

0,9

1,1

0,8

Gloster

2,5

1,9

1,1

0,6

Altre varietà

18,2

10,6

10,1

14,5

Totale (t)

8.080.623

7.451.877

7.517.384

6.651.000

Fonte: elaborazioni CSO su dati EUROFEL e PROGNOSFRUIT. Ciascuna varietà è comprensiva dei propri mutanti commerciali (per es. Red Chief è inclusa nel gruppo Red Delicious)

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miglioramento genetico re i propri gusti (per es. in Polonia la vecchia cultivar McIntosh è ancora coltivata), così come la Red Delicious coltivata nei Paesi asiatici ed esportata dal Washington in tutto il mondo. All’origine di questo pragmatico impegno, del tutto empirico, e quindi ai primordi della coltivazione del melo negli USA, ci fu un colossale piano di semine (storicamente sembra si tratti di alcune decine di milioni di semi, derivati dai residui di lavorazione ed estrazione di succhi e sidri delle mele, di cui cominciava a formarsi una forte domanda di mercato), dettato dalla necessità di provvedere a nuove piantagioni. I farmers diventarono così i primi selezionatori! In Europa la storia è stata diversa, perché le varietà, ottenute con modalità altrettanto empiriche, furono nobilitate dall’opera di appassionati cultori al servizio delle famiglie regnanti, o della grande borghesia o dei monasteri, perché la frutta e le mele non erano ancora un bene di consumo popolare.

Principali obiettivi del miglioramento genetico in Europa

• Qualità della mela (aspetto, colore della buccia, struttura, succosità e sapore della polpa, qualità sensoriali) e ricerca di nuove tipologie di frutto

• Resistenza a patogeni e fitofagi

(ticchiolatura, oidio, colpo di fuoco, cancro rameale, cancro radicale e afidi)

• Produttività e costanza di fruttificazione

Obiettivi del miglioramento genetico Il melo è la specie frutticola temperata più coltivata al mondo. La produzione mondiale supera i 50 milioni di tonnellate ed è coltivata in tutti i continenti, in genere entro un range di latitudini compreso fra 35′ e 50′, Nord e Sud. Si spinge, infatti, fino agli estremi limiti settentrionali della coltivazione delle piante da frutto (per es. Siberia) e, verso Sud, arriva fino agli altipiani e alle aree montane (oltre 3-3500 m) delle regioni subtropicali (per es. Messico, Brasile e Sudan). Dunque, la questione dell’adattabilità ambientale è tuttora presente nelle stazioni di ricerca che fanno breeding in regioni climaticamente avverse e che devono selezionare le varietà sulla base di loro precise esigenze territoriali, prescindendo quindi in parte dai mercati. Di questi obiettivi “estremi” non si tratterà nel presente capitolo. In questo paragrafo, invece, esamineremo solo gli obiettivi imposti dall’internazionalizzazione dei mercati, che significa accettazione degli standard qualitativi richiesti dai consumatori e omologati dalla progressiva globalizzazione dei modelli di consumo che, nel caso della mela, sono tuttavia diversificati in funzione delle aree geografiche. La mela, poi, è un frutto che occupa l’intero arco annuale dei consumi, potendo essere facilmente conservata per molti mesi in atmosfera controllata e con l’ausilio di diversi mezzi tecnici (per es. tecnologia ULO, modello dinamico di AC, utilizzo di MCP per ritardare la maturazione ecc.). In tal modo la mela europea può competere anche con le produzioni fresche, importate dall’altro emisfero. La qualità del frutto, nelle sue varie sfaccettature, comprese “conservabilità” e shelf life, cioè la serbevolezza post-frigo, è perciò l’obiettivo numero uno di tutti i programmi di breeding, come hanno dimostrato alcune recenti indagini a livello europeo. A tal fine e nell’arco di qualche anno sono stati più volte interpellati una cinquantina di centri di ricerca e breeder pubblici e privati su programmi in atto, tecniche utilizzate, obiettivi raggiunti e prospettive. Queste indagini hanno

• Conservazione del frutto, tenuta di maturazione (shelf life)

• Habitus di fruttificazione (colonnare, compatto, spur); infiorescenze monocarpiche

• Ampliamento del calendario

di maturazione; uniformità della maturazione

• Adattabilità ambientale (alte

temperature estive, scottature da sole, basse temperature primaverili)

• Mantenimento e conservazione del

germoplasma del melo (per mercati di nicchia e come banche genetiche per il breeding)

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ricerca Principali varietà di melo licenziate in Europa negli ultimi 15 anni Varietà

Breeder (pubblico o privato)

Parentali

Data (**)

Caratteristiche principali

Autento® Delcoros*

Vivai Delbard (F)

Delgollune × Cox’s Orange Pippin

–15

Albero di moderata vigoria, compatto con portamento eretto. Frutto globoso-conico, con sovraccolore rosso scuro (media 80%). Polpa dolce di buona consistenza.

Corail® (solo negli USA) Pinova*

Stazione sper.le di Pillnitz-Dresda (D)

Clivia × Golden Delicious

–3/–1

Albero di media vigoria, produttivo con seconde fioriture in estate (possibilità di infezioni da colpo di fuoco batterico). Frutto di forma globosa ovoidale, con sovraccolore rosso acceso, polpa croccante, succosa, acida.

Delikates

Istituto pomologico Skierniewice (PL)

James Grieve × Cortland

–40/–30

Albero: vigoria medio-elevata. Moderata suscettibilità a ticchiolatura e oidio.

Diwa®/ Junami® FAW 5878*

FAW Wadenswil (CH)

(Idared × Maigold) × Elstar

–7

Albero: di moderata vigoria con portamento espanso. Frutto di pezzatura medio-piccola, forma appiattita, sovraccolore rosso vivo su circa il 70%. Polpa compatta, di buona qualità e conservabilità. Albero: habitus spur, compatto, vigore modesto, di elevata e costante produttività. Frutto di pezzatura medio grossa, con forma simile nel profilo a Red Delicious, colore di fondo giallo con faccetta rosata-rosso (20-40%). Polpa fine, compatta, succosa, dolce-acidula, aromatica. Buona conservabilità.

Gold Chief® Gold Pink*

DCA-Bologna (I)

Starkrimson × +12/+15 Golden D.

Greenstar® Nicogreen*

Better3Fruit + Università di Lovanio + vivai Nicolaï (B)

Delcorf × Granny Smith

0

Albero: di vigoria contenuta con produttività medio elevata. Frutto: grosso, di forma regolare, con buccia verde e lenticelle evidenti. Polpa compatta e succosa, di sapore acido. Bassa sensibilità a ticchiolatura.

Kanzi Nicoter*

Better3Fruit + Università di Lovanio + vivai Nicolaï (B)

Gala × Braeburn

0

Albero: vigoria moderata con elevata produttività. Frutto molto attraente con pezzatura simile a Gala, bassa suscettibilità alla rugginosità, colorazione rosso-rosa, polpa con rapporto dolce-acidulo ben equilibrato. Buona shelf life.

Ligolina

Istituto pomologico Skierniewice (PL)

Linda × Golden Delicious

–10

Albero moderatamente vigoroso, richiede diradamento per ottenere frutti di buona pezzatura. Frutto medio-grosso non rugginoso, rosso acceso (50-70%); polpa fine, succosa, dolce-acidula.

Mairac® La Flamboyante*

RAC Changins (CH)

Gala × Maigold

+7/+10

Albero medio vigore. Frutti di pezzatura medio-grossa, di forma globosa conica, rosso aranciati fino a rosso vivo, con lenticelle visibili. Polpa croccante, succosa, con alto livello di acidità. Buona conservabilità.

Rubens® Civni*

C.I.V. Ferrara (I)

Gala × Elstar

–18

Albero di vigoria moderata. Pezzatura del frutto talvolta piccola, di forma conicaoblungo conica, con profonda cavità calicina. Colore rosso vivo striato. Polpa succosa, croccante, con rapporto equilibrato dolcezza-acidità, di buon sapore.

Tentation® Delblush*

Vivai Delbard (F)

Golden Delicious × Grifer

+7

Albero: media vigoria di buona produttività. Frutto di media pezzatura, colore di fondo giallo intenso con blush aranciato. Polpa croccante, succosa, con alto livello di acidi. Golden simile.

Wellant® CPRO 47*

PRI Wageningen (NL)

Sel. CPRO × Elise

+15/+20

Albero: vigoria abbastanza marcata, portamento aperto. Frutto piuttosto grosso, sovraccolore rosso intenso striato-solido, un po’ rugginoso. Polpa soda, succosa, alquanto aromatica. Lungo periodo di conservazione. Ritenuta adatta al mercato olandese.

®

* Varietà protette ** La data di inizio raccolta è indicata come numero di giorni in più o in meno, rispetto a Golden Delicious Dalla tabella sono escluse le varietà TR (ticchiolatura resistenti) (Da Sansavini et.al., 2005)

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miglioramento genetico Principali varietà di melo extraeuropee introdotte in Europa negli ultimi 3 lustri Varietà

Parentali

Data (**)

Caratteristiche principali

Ambrosia*

Semenzale rinvenuto casualmente

+8

Albero: di media vigoria portamento eretto. Frutto di pezzatura medio-grossa, con faccetta rossa e colore di fondo giallo crema. Polpa croccante, succosa, dolce, aromatica.

Camela® Caudle*

Libera impollinazione di Red Delicious

+15

Albero: buona vigoria con alta produttività. Frutto: pezzatura medio-grossa, di forma conica simile al gruppo Red Delicious, ma senza gli umboni nella cavità calicina. Colore rosso striato, polpa soda, croccante, dolce, aromatica.

Honeycrunch® Honeycrisp*

Macoun × Honey Gold

–14

Albero: bassa vigoria e alta precocità. Frutto: pezzatura grossa, rosso-aranciato striato (media 60%), con colore di fondo giallo. Polpa notevolmente croccante e succosa.

Jazz® Scifresh*

Braeburn × Royal Gala

+15

Albero: adattabile a diverse condizioni climatiche, la produzione non appare elevata. Frutto medio-piccolo, rosso brillante su colore di fondo giallo-verde. Polpa croccante, succosa, con buon rapporto dolce acidulo.

Pacific Rose® Sciros*

Gala × Splendour

+15

Albero compatto, di modesto vigore, rapida messa a frutto, tendente all’alternanza. Frutti di media pezzatura, di colore rosso-rosato. Polpa croccante, soda, succosa, prevalentemente dolce e di bassa acidità.

Pink Lady® Cripps Pink*

Golden Delicious × Lady Williams

+45

Albero: vigoroso. Frutto di pezzatura medio piccola, di forma oblunga cilindrica, colore di fondo verde con sovraccolore rosa. Polpa a volte troppo dura, e spesso asciutta, acida con alto contenuto in zuccheri.

Sonja® Nevson*

Red Delicious × Gala

–7

Albero: vigoroso e produttivo. Frutto di forma conica, con restrizione nella cavità calicina, scarsamente colorato di rosso; polpa soda e croccante.

** La data di raccolta è espressa in n° di giorni di differenza, rispetto a Golden Delicious. Nessuna di queste mele è ticchiolatura resistente (Da Sansavini et.al., 2005)

rivelato che quasi ovunque (90% dei programmi di miglioramento genetico), insieme alla qualità, si ricercano genotipi resistenti o tolleranti alle principali avversità biotiche, obiettivi peraltro comuni alle varie aree di coltivazione. Qualcuno cerca anche di far fronte a particolari avversità territoriali, di tipo abiotico, rappresentate di volta in volta da fattori climatici (per es. freddo) o del suolo (per es. salinità delle acque, agenti inquinanti) con riferimento al portinnesto. I piani di breeding, oltre ai suddetti obiettivi, sono dettati dalle problematiche ecologiche, cioè dall’ormai condivisa accettazione di criteri di coltivazione più rispettosi dell’ambiente e più sicuri per la tutela della salute dei consumatori. Sono questi i principi che informano e delineano la produzione integrata e quella biologica e che trovano riscontro anche nelle direttive politiche di “sostenibilità degli ecosistemi produttivi” emanate dalle autorità dell’Unione Europea. Vediamo in breve come si caratterizzano i programmi di breeding secondo gli obiettivi perseguiti, prendendo come riferimento, oltre all’Italia, alcuni Paesi europei a noi vicini (Francia, Olanda, Belgio, Svizzera, Germania e Gran Bretagna sono i più partecipi). Fondamentalmente il breeding del melo continua a seguire il metodo convenzionale dell’incrocio fra linee parentali portatrici dei caratteri desiderati. In genere si tratta di incroci intraspecifici, cioè

Camela® Caudle (già denominata Cameo)

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ricerca Recenti mutanti commercialmente diffusi delle varietà più affermate in Europa Varietà di origine

Scopritore

Mutante e denominazione Data (**) varietale

Braeburn

D. Easton, Nelson (NZ)

Eve® Maririred*

+15

Albero simile alla Braeburn standard, con maturazione leggermente ritardata. Frutto quasi totalmente sovraccolorato di rosso scuro a maturazione. Polpa soda e croccante, di sapore identico alla varietà originaria.

Braeburn

J. Hillwell, Hastings (NZ)

Hillwell® Hidala*

+15

Albero come Braeburn. Frutto con colorazione superiore alla varietà di origine, a cui assomiglia per caratteristiche della polpa.

Fuji

Origine: Giappone, licenziatario Braun (ITA)

Kiku® 8, Fubrax

+22

Vigoria elevata. Frutti di media-grossa pezzatura, con colore rosso striato presente anche nella parte esposta all’ombra. Polpa croccante, dolce, aromatica.

Fuji

Staz. Sper.le Nagano (JPN)

Naga Fu 12

+22

Albero simile a Fuji standard. Frutto di grossa pezzatura, colore rosso solidostriato, polpa dolce, soda, croccante, di buona qualità e conservabilità.

Fuji

(?)

Raku Raku

+22

Vigoria media elevata. Frutto di pezzatura medio-grande, rosso striato, presente anche nella parte non esposta al sole. Polpa croccante, aromatica, dolce.

Fuji

Austin-Nelson (NZ)

Zhen® Aztec*

+22

Albero di media-elevata produttività. Frutto di colore rosso solido per quasi il 100%. Polpa come le altre Fuji.

Gala (Royal Gala)

Editore: vivai du Valois (F)

Annaglo*

–25

Buona estensione del sovraccolore con striatura fine.

Gala (Royal Gala)

Brookfield, Hawkes Bay (NZ)

Brookfield® Baigent*

–25

Albero e polpa come Gala standard. Frutto marcatamente striato.

Gala (Royal Gala)

Schnitzer (I)

Schnitzer® Schniga*

–25

Caratteristiche simili a Brookfield Gala®.

Golden Delicious

Kerschbaumer (I). Esclusiva diritti Feno (D)

Goldrosìo® 1400 KE*

0

Albero di vigoria medio-elevata. Frutto completamente giallo a maturità, ed evidente faccetta rossa. Polpa soda, croccante e succosa.

Golden Delicious

Lerat s.n.c, Elaris (FRA)

Pink Gold® Leratess*

–5

Si distingue da Golden Delicious per la faccetta rosa talvolta scura.

Pinova

Pillnitz Esclusivista Feno (D)

Evelina® RoHo 3615*

–3/–1

Colorazione del frutto migliore di quella della varietà standard.

Pink Lady®

Bowden, N.S. Wales (AUS)

Rosy Glow*

+40

Mutante con evidente superiore intensità e tonalità di rosso e precoce colorazione rispetto a Pink Lady®. Richiede solo due stacchi.

Red Delicious (Early Red One®)

Vivai Valois (F)

Jeromine*

–10

Albero di media vigoria con habitus standard. Frutto di pezzatura mediogrossa, rosso scuro uniforme (100%). Polpa succosa, dolce.

Red Delicious (Top Red)

Europ PVR Feno (D)

Redkan*

–5

Albero di tipologia spur, leggermente più debole di Red Chief® Camspur. Frutto con colorazione rosso intensa (100%). Polpa soda, croccante, con alto contenuto di zuccheri, aromatica.

Red Delicious (Red Chief®)

Ray Sandidge, Entiat, Washington (USA)

Superchief® Sandidge*

–5

Albero dello stesso habitus di Red Chief®. Buona estensione e intensità di colorazione.

Šampion

Ist. di Pomologia Holovousy (CZ)

Šampion Red*

–6

Albero di media vigoria. Frutti di media pezzatura, colore di fondo giallo verde, con sovraccolore rosso acceso. Polpa color crema, di media durezza, succosa, aromatica, dolce.

Caratteristiche principali

** La data di raccolta è espressa in n° di giorni di differenza, rispetto a Golden Delicious. Nessuna di queste mele è ticchiolatura resistente (Da Sansavini et.al., 2005)

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miglioramento genetico fra varietà fra loro interfertili. Talvolta, quando si ricercano fonti di caratteri non manifesti nel genoma del M. × domestica, ma accertati in altre specie del genere Malus, si tratta di incroci interspecifici. Quest’ultimo è il caso di varie resistenze all’agente della ticchiolatura e reperibile, oltre che nel citato M. floribunda, anche in M. baccata f. jackii, M. micromalus. Frutto. Vi sono diverse tipologie di frutto, a seconda della destinazione: consumo fresco, conservazione a medio e lungo periodo, utilizzazione industriale (succo, sidro, solid pack e altre forme di inscatolamento, slices e cubetti essiccati, prodotti liofilizzati, estrazione di alcol ecc.). In questa sede si considerano solo le mele da dessert. In Italia, infatti, la quasi totalità delle mele va al consumo diretto; e solo le mele in qualche modo difettose alimentano le linee di produzione di succhi opalescenti o limpidi e altri utilizzi industriali (nella misura complessiva inferiore al 15% del totale prodotto). Per la mela da dessert non esiste un solo ideotipo. Occorre, infatti, rimettersi ancora una volta alle tendenze di mercato per sapere che le preferenze dei consumatori corrispondono ad aree geografiche abbastanza distinte. C’è poi, congiuntamente alle citate varietà, un’altra tendenza mercantile, definibile di “eccellenza qualitativa”, proposta dalle grandi catene distributive europee e dai mercati relativamente ricchi e globalizzati, nei quali si cerca di indirizzare i consumatori verso mele di alta qualità organolettica, con polpa compatta e croccante (comunque non tenera e pastosa), molto succosa e ben equili-

La nuova mela Forlady (CRA-FRU Forlì), tardiva e con caratteristiche qualitative che si avvicinano a Pink Lady

Ideotipi di mele, corrispondenti a diverse tendenze mercantili, solo in parte coincidenti con aree geograficamente distinte

Polpa succosa, non dura, dolce-acidula, sapore equilibrato, aromatica (per es. Golden e Red Delicious)

Mele da dessert (mercati Sud Europei e USA)

Mele acide per mercati CentroNord Europei

Polpa compatta, succosa, croccante, dolce, poco acida (per es. Fuji)

Mele da dessert dolci per mercati asiatici

Nuove tipologie ad elevata qualità

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Polpa croccante-soda, succosa, acidula, poco dolce e poco aromatica (per es. Pinova) Polpa dura (a volte troppo), croccante, succosa, sapore equilibrato, elevato tenore di zuccheri e acidi, aromatica (per es. Pink Lady)


ricerca Foto FEM-IASMA

L’area geografica influenza i consumi

• I Paesi del Centro Sud come Italia,

Francia e Spagna preferiscono mele da dessert a gusto tradizionale, dolci-acidule e aromatiche (per es. Golden Delicious, Red Delicious, Gala, Jonagold, Stayman Red), con polpa succosa relativamente tenera e comunque non impegnativa nella masticazione

Golden Delicious è apprezzata prevalentemente nei paesi del Centro-Sud Europa, come Italia, Francia e Spagna per il gusto tradizionale, da dessert, dolce-acidulo e aromatico, con polpa relativamente tenera

• Al Centro e Nord Europa, invece, prevalgono tipi di mela le cui caratteristiche fisiche sono altrettanto o più importanti di quelle organolettiche; sono infatti gradite mele a polpa soda, croccante, succosa, di gusto acidulo o almeno percepito tale (contenuto oltre il 5-6‰ di acido malico equivalente, quali sono Pinova, Elstar, Bella di Boskoop, Gloster, Cox‘s Orange Pippin); sono però in crescita anche quelle a gusto prevalentemente dolce

brata nel rapporto zuccheri-acidi, relativamente aromatiche e con buona tenuta di maturazione (per es. Pink Lady, Golden Delicious di montagna, cloni totalmente rossi di Gala e Braeburn e le nuove Rubens, Kanzi ecc.). Una variante di questo terzo gruppo è rappresentata da Fuji, portatrice del più raffinato gusto asiatico, definito impropriamente subacido (con livelli di acidità bassi, dal 2 al 5‰) e alto tenore zuccherino (> 13-14% di solidi solubili) accoppiati ad altri requisiti di eccellenza, fra cui una più lunga shelf life, che, per Fuji, è forse la maggiore fra le mele attualmente coltivate. Rientra negli obiettivi della qualità del frutto anche l’epoca di maturazione. La ricerca della tardività della maturazione in epoca successiva a Pink Lady e Fuji (fino a due-tre settimane dopo) è uno degli obiettivi di vari programmi. Varietà così tardive però sono segnalate solo all’interno di germoplasma antico, e quindi non più presenti nelle coltivazioni industriali e richiedono ambienti relativamente caldi, con estate lunga. Per questo sono utilizzate le linee parentali australiane, le più tardive in assoluto, a questo fine. Il CRA, già ISF di Forlì, infatti, ha incrociato Lady Williams (genitore di Pink Lady) con varietà di pregio e ha selezionato alcuni interessanti genotipi, tra cui la cultivar Forlady, a epoca di maturazione molto tardiva, licenziata qualche anno fa. Un altro punto di riferimento di varietà tardive è la cultivar Sundowner, sorella di Pink Lady e coltivata pure in Australia. È molto difficile, al momento, che la qualità delle mele possa essere migliorata attraverso la mutagenesi artificiale (per gli inconvenienti emersi, caratteri indesiderati ecc.), e anche attraverso ingegneria genetica, per raggiungere certi obiettivi, altrimenti improbabili col breeding convenzionale. Ci sono già strumenti biotecnologici per “bloccare”, via “antisenso”, l’espressione di un enzima chiave della sintesi dell’etilene (ACS o ACO) o per silenziare gli allergeni costitutivi

• Le mele in Germania, Svizzera, UK e

Paesi scandinavi sono consumate spesso fuori pasto, per cui si dà assai meno importanza all’aspetto del frutto rispetto alla polpa e, di più, al piacere del “morso”, ma anche alla succosità e all’equilibrata percezione del sapore del frutto; le mele sono apprezzate, quindi, anche indipendentemente dal colore della polpa, per cui vengono consumate indifferentemente mele monocromatiche (interamente rosse, gialle, verdi) e mele bicolori o tricolori, senza pregiudizio di scelta

348


miglioramento genetico delle mele (tipo Mal d1), ma le ricerche sulle piante geneticamente modificate (GM) sono state bloccate e ne è stato precluso perfino il rilascio sperimentale in campo. Questi approcci biotecnologici, nei Paesi che li accettano, inzieranno probabilmente dalle specie orticole di rapida coltivazione, pomodoro e altri ortaggi, tutti propagati per seme o per tubero (patata), ma più difficilmente potranno investire, a breve, le mele, per le quali occorrerebbe un processo di trasformazione per ciascuna varietà o clone.

Frutti nutraceutici

• Per l’innovazione della qualità del frutto

può essere menzionato il progetto bilaterale fra Nuova Zelanda e Olanda che ha l’obiettivo di creare mele a polpa rossa o fortemente screziata di rosso, quale visibile dimostrazione di un alto contenuto di flavonoidi (antociani), nella presunzione che tali mele, così divenute alimento “funzionale”, saranno poi gradite ad una fetta di consumatori (anziani)

Interazione genotipo-ambiente. È evidente che sul piano della coltivazione, i Paesi che vogliono competere sui mercati internazionali devono coltivare anzitutto varietà di mele nelle sole aree di maggiore vocazionalità ecologica (in genere aree collinari e montane) ove vengono esaltate la produttività e la governabilità del frutteto (grazie a minori spese per la difesa-protezione e quindi a minori costi di produzione) e ove si possono conseguire le più elevate qualità intrinseche dei frutti. Un Paese come l’Italia, per il suo primato produttivo in Europa (attestato da oltre 2 milioni di t di mele, più o meno alla pari con Francia e Germania) deve orientare la propria esportazione non solo verso i mercati tedeschi ed europei, ma cercare di espandersi verso i più significativi centri di consumo mondiali (di recente Mosca si è prepotentemente inserita fra questi). Per esempio, le Red Delicious sono prodotte soprattutto per i mercati italiani, Braeburn, Pinova, Gloster per quelli tedeschi, Granny Smith per quelli russi e tedeschi, Pink Lady, Fuji, Gala, Golden Delicious per tutti i mercati perché sono mele di gusto piuttosto universale. L’obiettivo qualità coinvolge anche il “post-raccolta”, come detto; ci sono varietà molto esigenti, come Pink Lady, che richiedono da 2 a 4 raccolte, e poi una subclassificazione sulla base del colore del frutto (Pink Lady e Cripps Pink) al fine di armonizzare il pro-

• Sono già numerosi i centri che cercano

di utilizzare linee parentali dotate di parametri biochimici distintivi (per es. alto contenuto di vitamina C, di polifenoli e di altri antiossidanti). Si ritiene che in futuro, sull’onda dei “cibi funzionali”, si arriverà a distinguere e classificare commercialmente le mele sulla base di specifiche proprietà nutraceutiche, intrinseche al frutto e di esigenze specifiche, personalizzate, del consumatore (per es. mele per bambini prive di allergeni e a bassa acidità; mele per giovani, più fresche, succose e ad alto tenore glicidico, mele per anziani con meno zuccheri, più fibre, flavonoidi e antiossidanti ecc.)

• Occorre comunque fare qualche riserva

su questa tendenza perché la creazione di una mela ricca in “polifenoli” comporterebbe una penalizzazione sul piano organolettico, a causa del retrogusto amarognolo della polpa, del sapore tendenzialmente tannico e/o astringente

Fuji è una varietà molto apprezzata per il gusto dolce, poco acidulo, ma molto croccante e succosa, sostituita ovunque da vari mutanti

349


ricerca dotto e rendere uniformi le confezioni. Occorre rendere facilmente identificabili le mele da parte dei consumatori per cui, negli obiettivi del breeding, bisogna prima individuare l’area di coltivazione dove ogni varietà può migliorare i propri caratteri, sapendo anche a quale destinazione orientare la produzione. Per esempio, vi sono varietà come Braeburn e Rubens, che non è bene siano coltivate in pianura ma solo in montagna a determinate altitudini, affinché acquisiscano il loro migliore standard merceologico. Due varietà tardive come Pink Lady e Fuji possono essere coltivate anche in montagna, ma solo nelle fasce meno alte. Altre, come Golden Delicious e Gala, o meglio, i loro cloni, possono essere coltivate sia in pianura sia in montagna, perché molto plastiche, ma tenendo presente che poi la produzione dovrà seguire tecniche di coltivazione e di conservazione diversificate, come pure diverse saranno le destinazioni, perché alla base di tutto ci sarà un diverso standard qualitativo, dipendente in gran parte dal territorio di provenienza. In genere, la produzione di montagna fornisce lo standard merceologico più apprezzato dal mercato, per colore, durezza della polpa, croccantezza e serbevolezza (in Italia le migliori aree vocate sono ad altitudini comprese fra 400 e 800 metri). In pianura le mele possono però risultare più grosse, talvolta anche più dolci e aromatiche, ma la maturazione è più rapida e l’intenerimento della polpa, conseguentemente, diventa un fattore discriminante per la durata di conservazione e il mercato. Cosicché, per rispettare l’ottimizzazione della qualità, la durata di conservazione delle mele di pianura dovrà essere relativamente breve. Il breeding dunque potrà essere di aiuto a risolvere molti aspetti della coltivazione e a “costruire” una mela con determinate proprietà, ma non potrà sostituire l’influenza di tutti i fattori che concorrono alla qualità e in primis quelli ecologici.

Foto R. Angelini

Pink Lady consociata a Granny Smith (impollinazione reciproca)

Resistenze. I programmi italiani di breeding hanno dato un cospicuo contributo al settore delle resistenze a Venturia inaequalis, agente della ticchiolatura. Spicca fra tutti l’ISF sezione di Pergine, Trento, che ha licenziato (costitutore A. Bergamini) una decina di varietà, fra le quali si segnalano Golden Orange (a buccia gialla), Brina ed Enova (a buccia rossa), tutte resistenti per il gene Vf. Altre varietà con il gene di resistenza Vf sono Primered (precocissima) e Primiera (Golden-simile, coselezionata col programma americano PRI), licenziate con programmi italiani dall’Università di Bologna (DCA – CMVF, costitutore S. Sansavini et al.) e più recentemente Modì, ottenuta dal CIV di Ferrara (M. Leiss, A. Martinelli, F. Tagliani), a buccia rossa, che appare fra le più interessanti mele resistenti per essere già entrata a far parte della programmazione di nuovi impianti di pianura, inseritavi dalle OP dell’Emilia-Romagna. Tutte queste varietà TR (ticchiolatura resistenti), al pari di quanto è avvenuto per le varietà tedesche (ottenute a Pillnitz), francesi (ottenute ad Angers), olandesi (ottenute a Wageningen), svizzere

L’alta vocazionalità per il melo di alcune vallate alpine esalta le caratteristiche estetiche e qualitative delle mele (nella foto Gold Chief a Tirano, Valtellina)

350


miglioramento genetico (Wädenswill) e inglesi (East Malling) faticano a imporsi sul piano commerciale perché merceologicamente “diverse” da quelle suscettibili a ticchiolatura, note e apprezzate dai consumatori. Ancora più difficile appare oggi preconizzare la diffusione di varietà TR o comunque “ecologiche” pur avendo queste la prerogativa di una o più resistenze. Vi sono già varietà con resistenze piramidizzate, cioè derivate da un processo selettivo multigenico: in tal caso, in un solo genotipo è riunito un certo numero di resistenze ad avversità biotiche: dal fireblight (Erwinia amylovora) a vari funghi patogeni (Venturia inaequalis, Podosphaera leucotricha e talora anche Phytophthora cactorum e Nectria galligena). Questo obiettivo potrebbe essere forse meno difficilmente perseguibile se si mettessero a punto tecnologie per esplorare contestualmente, per via molecolare e fenotipica assieme, il vecchio germoplasma del melo, all’interno del quale si trovano genotipi molto antichi che posseggono adattabilità ambientale, rusticità, limitata suscettibilità ai patogeni e producono anche frutti serbevoli, ancorché difettino spesso sul piano della qualità. Citiamo fra queste mele Durello di Forlì, Renetta del Canada, Renetta Grigia di Torriana, Renetta di Champagne e altre vecchie varietà, piemontesi, tirolesi, emiliane e di altre regioni. Ma non è facile trasferire gli attributi “ecologici” propri di queste varietà abbandonate, alle varietà da costituire ex novo attraverso la ricombinazione genica propria dell’incrocio. Le progenie, infatti, soggiacciono alla segregazione dei caratteri poligenici secondo modelli imprevedibili.

Importanza delle varietà resistenti alle malattie

• Frequentemente le varietà resistenti

alle malattie faticano a imporsi sul mercato a causa delle diverse caratteristiche commerciali e organolettiche rispetto alle varietà non resistenti più comunemente apprezzate dai consumatori. Hanno però molta rilevanza sul piano ecologico, in quanto richiedono un minor numero di trattamenti antiparassitari e riducono perciò l’impatto ambientale della coltivazione. Ma la loro importanza è destinata a crescere se i disciplinari di produzione e difesa integrata e i disciplinari della coltivazione organica le inseriranno sempre più nei propri programmi. Perché ciò avvenga, queste nuove varietà dovranno possedere anche buone doti qualitative del frutto

Habitus di fruttificazione. Altra particolarità modificabile del melo è l’habitus di fruttificazione che, nelle aspettative pratiche, dovreb-

Renetta del Canada è una antica varietà ad habitus disordinato, apprezzata per il frutto e per i suoi caratteri di rusticità e tolleranza alle avversità biotiche

Foto FEM-IASMA

351


ricerca Varietà di melo a resistenze multiple introdotte dalla Stazione Sperimentale di Pillnitz – Dresda (Germania) Resistenze

Cultivar

Geni resistenti a ticchiolatura

Ticchiolatura

Oidio

Realka

Vr

x

#

x

o

o

#

o

Reanda

Vf

x

(x)

x

o

#

x

o

Rebella

Vf

x

x

x

x

x

x

x

Regine

Vf

x

(x)

x

(x)

x

x

x

Reglindis

Va

x

(x)

(x)

o

x

x

x

Reka

Vf

x

(x)

o

x

#

#

(x)

Releika

Vf

x

o

(x)

x

x

x

#

Releta

Vr

x

#

o

x

o

o

o

Relinda

Vf

x

(x)

o

x

#

(x)

x

Remo

Vf

x

x

x

o

o

x

x

Remura

Vr

x

(x)

o

o

#

o

x

Rene

Vf

x

#

x

(x)

#

x

o

Renora

Vf

x

(x)

o

o

o

(x)

(x)

Resi

Vf

x

o

o

x

#

x

#

Retina

Vf

x

(x)

o

o

(x)

x

#

Rewena

Vf

x

x

x

xo

o

x

o

Fireblight Cancro batterico

Ragno rosso Gelate primaverili Freddo invernale

x = resistente; (x) = poco resistente; o = poco suscettibile; # = suscettibile - Fonte: Fisher e Fisher, 1999

be assecondare maggiormente le odierne esigenze della frutticoltura: bassa taglia dell’albero, rapidità di messa a frutto (e quindi facilità di fruttificazione anche dei rami misti di un anno, come avviene per Pink Lady e Gala), chioma poco assurgente con tendenza alla naturale espansione laterale (per es. Braeburn) o del tipo spur, come in Red Chief (per consentire un limitato ingombro della chioma e quindi un aumento della densità di piantagione), ma facendo attenzione a evitare l’alternanza di fruttificazione (biennial bearing) e il rischio che il ridotto numero di foglie, proprio degli spur (le foglie delle lamburde sono anche più piccole) pregiudichino, con l’invecchiamento degli alberi, la pezzatura e la qualità dei frutti. Sempre attinente l’habitus di fruttificazione è la ricerca di “forme colonnari” (cioè di alberi senza branche) idonee ai frutteti familiari, ai giardini o ad altissime densità abbinate alla forma di allevamento superspindle. Se ne occupa il CRA-FRU di Forlì, nel tentativo di selezionare meli colonnari adatti alle coltivazioni per il mercato, derivati da Wijik (il mutante di McIntosh che porta tale habitus) che è stato reincrociato più volte con meli standard.

Aspetto di melo colonnare, privo di branche, derivato dal mutante Wijick

352


miglioramento genetico Altrettanto interessante è quanto scaturisce dai programmi dello IASMA di Trento, che mirano a introdurre nei nuovi genotipi il carattere “infiorescenze monocarpiche”, la cui fonte genetica è stata individuata in Francia (INRA) dove, peraltro, sono stati già conseguiti anche promettenti risultati. Per questa via ogni lamburda produrrà normalmente soltanto un frutto, evitando così il necessario e oneroso diradamento chimico o manuale dei frutti ai fini del raggiungimento di un equilibrato carico produttivo e di un’uniforme pezzatura delle mele.

Mele resistenti a più malattie

• La Stazione di Wädenswill in Svizzera,

sta da tempo lavorando per ottenere mele multiresistenti. La cultivar Ariwa è la prima della serie. Questa varietà, pur non essendo commercialmente rilevante, possiede però oltre al gene Vf (resistenza a ticchiolatura) anche altre resistenze a oidio, colpo di fuoco batterico e in qualche misura al cancro rameale. La resistenza a oidio è stata conseguita con l’introduzione di geni Pl1 e Pl2, originari dal Malus × zumi e M × robusta, individuati in precedenza nel lavoro genetico di East Malling (Inghilterra). La resistenza a Erwinia è stata individuata nel patrimonio genetico del melo in Svizzera. In Germania, a Pillnitz, hanno pure “costruito” resistenze multiple per Erwinia amylovora e Venturia inaequalis, unendo varie fonti geniche per la resistenza a Venturia (geni Va e Vf) e altre fonti genetiche per Podosphaera leucotricha, afidi (Sd 1) e Nectria galligena

Progetti italiani di miglioramento genetico del melo L’assortimento varietale italiano è in grandissima parte costituito da mele di varietà straniere. Al fine di poter creare un “panel” di varietà italiane adatte ai nostri ambienti di coltivazione e innovative anche sullo scenario mercantile, sono sorti, a partire dagli anni ’70-’80, i primi programmi di miglioramento genetico (da parte degli allora ISF sezione di Pergine di Trento e Istituto di Coltivazioni Arboree di Bologna); altri ne sono seguiti da parte di enti pubblici e privati. Oggi questi progetti sono 10 (6 pubblici e 4 privati), tutti poliennali, nella prospettiva di poter svincolare, nel lungo periodo, la produzione italiana dalla quasi totale dipendenza dall’estero anche per i diritti di moltiplicazione delle varietà coperte da brevetto o da privativa comunitaria. I programmi in corso, a vari stadi di avanzamento, sono riassunti nella tabella a pagina seguente, che riporta anche i numeri dei semenzali, delle selezioni e delle varietà ottenute. I semenzali erano oltre 500.000 a fine 2006. È probabile, però, considerando le eliminazioni programmate anno per anno, che, in campo, possano essersi ridotti del 50%. Il lavoro selettivo in ogni caso è enorme. Le istituzioni pubbliche che hanno dato luogo a una così intensa mole progettuale, che non ha equivalenza in alcun altro Paese europeo, oltre alle due già citate istituzioni (ex ISF Trento e DCA – Università di Bologna), sono il CRA-FRU (Forlì/Cesena), lo IASMA (Istituto Agrario di San Michele all’Adige); il Centro Sperimentale Agrario-Forestale (Laimburg, Bolzano); il CReSO (Manta, Cuneo) e, da ultimo, l’Università di Udine con il Dipartimento di Produzione Vegetale. Alcuni di questi enti si sono recentemente accordati con enti privati per far fronte ai crescenti costi del lavoro di selezione (attraverso cofinanziamenti messi in atto dalle Associazioni di produttori o di Consorzi vivaistici o comunque di privati, in genere in cambio del diritto di propagazione delle future varietà). I programmi interamente gestiti da privati sono quelli del gruppo vivaistico CIV di Ferrara, che riunisce Gruppo Salvi, Vivai Mazzoni, Vivai Tagliani e dei Gruppi Griba e Feno di Bolzano, da poco avviati. La Soc. New Plant, invece, ha rilevato la cogestione del programma CRA di Forlì. Gli scopi di queste nuove iniziative, del tutto autonome, sono già stati resi noti. Qui ci limitiamo a sintetizzare alcuni aspetti dei programmi e dei risultati già conseguiti.

Foto C. Carli

Ariwa, mela svizzera, ideotipo di multiresistenza ma non ancora al top della qualità

353


ricerca Istituzioni pubbliche e private italiane che hanno attivato programmi di MG del melo fra il 1971 e il 2006 Acronimi dei principali centri di miglioramento genetico in Italia

Numero incroci Enti

Sperimentazione e Divulgazione per l’Ortofrutticoltura piemontese, Manta, Cuneo

17

55.000

314

23

-

3

ISF TN

824

48

51.000

409

16

4

11

DCA BO

529

23

45.000

153

10

-

3

CIV FE

133

10

128.000

190

43

4

2

CReSO CN

79

10

81.000

147

26

-

-

CSAF BZ

100

20

28.000

60

-

-

-

IASMA TN

405

68

129.000

73

-

-

-

Totale

2714

196

517.000

1346

118

8

19

(1)

• CSAF BZ = Centro Sperimentale Agrario Forestale, Laimburg, Bolzano

Cultivar n°(1)

644

• CIV FE = Consorzio Italiano Vivaisti, • CReSO CN = Consorzio di Ricerca

S3

ISF FO

• ISF TN = CRA, già Istituto Sperimentale

Ferrara (San Giuseppe, Comacchio)

S2

Totale

Sperimentale Frutticoltura, Sez. Forlì

• DCA BO = Dipartimento di Colture Arboree, Università di Bologna

S1

Per anno

• ISF FO ora CRA U.O.F. Forlì, già Istituto Frutticoltura, Sez. Pergine, Trento. Ora chiuso

Stadio moltiplicazione Semenzali n°

N° selezioni

Numero di varietà licenziate nel periodo 1971/2006

Tutti i programmi si propongono di migliorare qualità del frutto e resistenze dell’albero agli stress biotici più importanti. Per le caratteristiche qualitative, si vuole migliorare il classico gusto della mela da dessert, originariamente soltanto americano (per es. Golden Delicious) e tuttora preferito in Italia e altri Paesi europei, ma si vuole contemporaneamente anche creare innovazione, allontanandosi da questo tipo di mela. Per raggiungere tale obiettivo sono state in generale utilizzate, come linee parentali, le migliori mele tradizionali da dessert (Gruppo Gala, Golden Delicious, Red Delicious ecc.) che sono state “incrociate” con le migliori mele degli altri modelli gustativi (per es. Pink Lady, Fuji, Braeburn, Pinova, Elstar, Granny Smith ecc.) oppure sono stati utilizzati soltanto genitori del secondo tipo, incrociando tra loro Pink Lady, Fuji, Galaxy ecc. I genitori utilizzati a questo scopo, in totale, non sono meno di una ventina. In ordine cronologico, la prima varietà scaturita dai citati programmi è stata Gold Chief (incrocio 1981, selezionata 1994) e licenziata nel 1998 da CMVF-DCA dell’Università di Bologna. Gold Chief ha però impiegato parecchi anni prima di iniziare a diffondersi nei nuovi impianti, con l’obiettivo di creare una mela di montagna da dessert di aspetto e gusto originali, diversi e migliori sia di Golden Delicious sia di Red Delicious. Questa mela, infatti, si sta affermando grazie a una recente programmazione commerciale o a un’impegnativa campagna di comunicazione da parte di un gruppo di vivaisti e APO afferenti a Zanzi Vivai di Ferrara.

• IASMA TN = Istituto Agrario, San Michele all’Adige, Trento, ora Fondazione E. Mach-IASMA

Altre istituzioni recentemente operanti nel MG sono il Dipartimento di Produzione Vegetale di Udine, la ditta GRIBA di Terlano (Bolzano), la ditta Feno di Bolzano e la Soc. New Plant di Cesena

Nuovi gusti di mela

• Alcuni indicatori di mercato segnalano

che i consumatori più esigenti ricercano nelle mele caratteristiche nuove, diversificate dal modello Golden, che si rifanno alla formula aspettocroccantezza-succosità e ad un sapore originale, ben distinguibile dalle altre mele, tendenzialmente più marcato per gli aspetti organolettici

354


miglioramento genetico

Principali varietà di mele utilizzate quali linee parentali negli incroci dei programmi italiani Varietà Annurca2 Braeburn e cloni1, 4, 5 Dominici2 Elstar1, 3, 7 Fuji e cloni1, 2, 3, 4, 5, 6 Gala e cloni1, 2, 3, 4, 5, 6 Gold Chief 4 Golden Delicious e cloni4, 5, 6, 7 Imperatore7 Pilot2 Pink Lady1, 2, 4, 6 Pinova2, 3, 5 Red Delicious e cloni2, 5, 6, 7 Runsè2 Rubens2 San Lugano5 Stayman6 Wijcik5, 6 Sel. ISF FO 7311D36 Sel. ISF FO 895426 Sel. ISF FO 871016

La nuova cultivar Gold Chief, spur, derivata da Starkrimson e Golden Delicious, classificata al primo posto nelle valutazioni sensoriali della qualità (ISAFRUIT Project, 2007)

Altre due varietà che meritano di essere segnalate; una è Rubens (lanciata qualche anno fa dal CIV di Ferrara, quale possibile alternativa a Gala o, meglio, integrativa della stessa nel calendario estivo-autunnale). Rubens nelle aree alpine si è rivelata uguale o superiore a Gala per aspetto, caratteristiche organolettiche e conservazione. Questa varietà, esclusa dalla pianura, si sta affermando unicamente in zone montane, che ne esaltano colore e croccantezza e in alcuni Paesi europei (Belgio, Germania e Olanda) dove è richiesto uno standard qualitativo di alto profilo. A questa mela si è aggiunta recentemente Modì, diffusa come Rubens con la formula del Club. Modì è TR, completamente rossa, molto produttiva e molto promettente per avere superato vari test di conservazione e di consumo. Un grosso contributo al miglioramento genetico del melo per la resistenza a ticchiolatura (mele TR) è stato dato dall’ISF sezione di Pergine Valsugana (Trento) con una decina di varietà, la principale delle quali è Golden Orange. Un’altra varietà italiana, ultima in ordine cronologico, (ottenuta dal CRA-FRU Forlì) è Forlady (costitutore W. Faedi e M. Bergamaschi), molto bella, interamente colorata di rosso brillante, tardiva, a polpa molto soda, di buon sapore, che si propone come competitiva verso Pink Lady. Sembra molto promettente, e per questo è stata acquisita da New Plant, società romagnola costituita dalle principali associazioni produttori dell’Emilia-Romagna. Nel 2007, nell’ambito del progetto europeo ISAFRUIT, che riunisce una quarantina di istituzioni scientifiche di sedici Paesi, le mele italiane Rubens e Gold Chief hanno conseguito un significativo successo a confronto di altre 10 nuove mele europee. In particolare, Gold Chief (provenienza Val di Non) si è aggiudicata il primo posto per le preferenze dei caratteri organolettici in qua-

Titolari dei programmi: 1. CIV Ferrara 2. CReSO Cuneo 3. CSAF laimburg (BZ) 4. DCA-CMVF Bologna 5. IASMA S. Michele (TN) 6. CRA-FRU Forlì 7. CRA-FRU Trento

355

Varietà TR (Ticchiolatura-resistenti) Ariwa2, 4, 5 Catarina2 Crimson Crisp2, 4 Crimson Gold7 Delorina2, 5 Durello di Forlì4 Enterprise6 Florina1, 5, 6 Golden Orange5, 7 GoldRush1, 4, 5, 6, 7 ISF FO 8112356 ISF FO 815146 Liberty1 Prima7 Prime Red4 Primiera4 Priscilla7 Saturn2 Scarlet O’Hara2 Sel. Coop 177 Sel. Coop 365 Sel. DCA 814130292 Sel. FAW5 Sel. HCR6T1327 Tesaurus7


ricerca

Modì®, totalmente rossa, ticchiolatura-resistente, adatta alla pianura padano-veneta e ben valutata anche in Europa

si tutte le sedi dei consumer test, mentre Rubens si è classificata pure fra le prime, benché per “apparenza” al primo posto si sia classificata la mela cultivar Kanzi (belga). Per il secondo grosso obiettivo, quello delle resistenze, peraltro perseguito congiuntamente al primo, e cioè l’introduzione nei semenzali di vari tipi di resistenze, la priorità è stata data a Venturia inaequalis (gene Vf), e sono stati utilizzati come genitori le migliori varietà disponibili (Florina, Golden Orange, Ariwa, Topaz, Gold Rush, Primiera, Crimson Crisp, Delorina, Liberty) che derivavano in genere da incroci di 5a o 6a generazione eseguiti con linee parentali americane. Negli incroci attuali si introducono anche altri genitori, caratterizzati da geni di resistenza a Foto FEM-IASMA

Alcune delle mele TR licenziate dall’ISF – Sezione Trento; Golden Orange (in alto) e Golden Lasa (in basso)

La cultivar Kanzi, nell’ambito del progetto europeo ISAFRUIT del 2007, si è classificata al primo posto per la sua “apparenza”, esteticamente molto bella e grossa

356


miglioramento genetico ticchiolatura diversi da Vf, come Va, Vr, Vm e complessi genici, identificati da vari QTL presenti nel vecchio germoplasma. Si tratta in ogni caso di incroci con varietà apprezzate per il frutto ma suscettibili alla malattia. Tale tipo di incrocio, detto anche, impropriamente, reincrocio o incrocio ricorrente, consente il recupero, nelle progenie, dei principali attributi qualitativi che le varietà resistenti non hanno mai espresso in misura piena per poter corrispondere agli attuali canoni qualitativi. Sommando gli anni di selezione di ciascuna popolazione d’incrocio, si scopre che una nuova mela, resistente e di ottima qualità, richiede vari decenni di lavoro. Nel complesso, in Italia sono state licenziate finora 19 varietà, 13 delle quali del tipo Vf, che hanno avuto un successo piuttosto modesto o sono state ignorate. Solo due varietà TR, infatti, Golden Orange e Modì, la più recente, sono o stanno significativamente entrando in coltivazione. Una recente indagine ha mostrato che le nuove varietà TR (alcune multiresistenti) sono qualitativamente molto vicine alle varietà convenzionali (con indice di gradimento gustativo pari a 6.0 rispetto a 6,6 e “apparenza” 6,5 contro 7,1). Un’altra indagine condotta in Polonia già aveva prodotto dati similari. Non risulta che fra i 10 programmi italiani sia inclusa la ricerca di nuovi portinnesti del melo, salvo lo IASMA di San Michele all’Adige (Trento), che, insieme a un Centro di ricerca tedesco, ha proceduto a una serie di ibridazioni di specie ornamentali e apomittiche (per es. Malus sieboldii), con M9 e altri meli europei, in quanto capaci di conferire varie resistenze fra cui quella ai fitoplasmi (scopazzi o apple proliferation). Occorreranno però molti anni prima di conseguire tale importante obiettivo e, anche se raggiunto, si dovrà poi valutare oltre all’affinità d’innesto anche le influenze sulla fruttificazione e sulla qualità del frutto.

La mela cultivar Rubens, Gala-simile, di eccellente qualità. Ha avuto un ottimo apprezzamento nelle aree alpine italiane e nel Centro Europa

Diffusione delle nuove varietà

• Cedere le varietà in esclusiva non

significa che poi queste avranno successo e potranno diffondersi ovunque. Occorrono cospicui investimenti, prima, per impostare e sostenere prove territoriali (prima e dopo il licenziamento) e dimostrative (solo dopo) atte a convincere gli operatori. Poi occorrono promozioni mercantili, pubblicitarie, sostenute da moderne tecniche di marketing. Ma le attese saranno comunque lunghe, o lunghissime. Inoltre, la filiera del lavoro selettivo – valutativo – promozionale va da un minimo di 15-20 anni fino a oltre 30-40 (a partire dal momento dell’incrocio). La mela Fuji, prima di affermarsi, ha impiegato una cinquantina d’anni, tanto che in alcune aree italiane ed europee è considerata ancora alla stregua di nuova entry

Varietà di melo ottenute in Italia negli ultimi quindici anni ISF sez. TN

DCA BO

ISF sez. FO

CIV

Golden Orange Golden Mira Golden Lasa Red Earlib Summerfree Brina Enova Carina Ciosa Netta Golden 39

Gold Chief Prime Red Primiera (selez. congiunta PRI/DCA)

Forlady Superstayman Forum

Rubens Modì

• In Europa il costo di ottenimento di una nuova varietà è prossimo a 400.000 €. L’investimento per lancio e promozione può superare i 300.000 €

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ricerca Forme di collaborazione nella realizzazione dei programmi italiani Salvo qualche lodevole eccezione, ogni programma è totalmente autonomo dagli altri, almeno in Italia. Non è ancora stato raggiunto un accordo per saggiare contestualmente, in tutti i principali siti colturali, le selezioni che per screening successivi hanno raggiunto la terza fase di selezione (S3), in modo da poter disporre di giudizi finali comparativi e non univoci, sul piano agronomico, sanitario, produttivo e merceologico-mercantile. Una tale valutazione comparativa permetterebbe di dire quali selezioni sono legittimate a diventare varietà commerciali, con una qualche prospettiva di migliorare realmente la qualità delle mele esistenti e le tecniche e i costi di coltivazione secondo i vari disciplinari (per es. mele adatte alla produzione integrata). Sul piano istituzionale però, alcuni centri si stanno facendo volontariamente carico di varie forme di collaborazione espresse per ora da rapporti fiduciari bilaterali, per cui, in questi limitati casi, le varietà prima del licenziamento superano prove di valutazione oltre che nei campi in cui sono state costituite, anche in casa d’altri. Merita ricordare che il CIV di Ferrara si è costituito una propria rete internazionale di valutazione delle selezioni per le fasi S2 ed S3, facendo accordi con Centri di ricerca e sperimentazione di vari Paesi, oltre che coi propri partner vivaistici del consorzio internazionale INN. Altrettanto stanno facendo l’Università di Bologna e il CRA-U.O.F. di Forlì, mettendo in atto collaborazioni con altre istituzioni di ricerca. Ci sono anche altri modelli di collaborazione che potrebbero essere imitati, come il tentativo di soluzione adottato dal SK-(Südtirol) di Bolzano, consorzio pubblico-privato provinciale costituito da Beratungsring (il Centro di consulenza tecnica di Lana d’Adige), il Centro Sperimentale Agrario Forestale di Laimburg e le due maggiori Coop e Associazioni Produttori di Bolzano (VOG e VI.P) per poter testare insieme (in un’azienda appositamente creata), con un’unica metodologia, il nuovo materiale genetico introdotto in provincia dalle istituzioni pubbliche, dai vivaisti o dai privati licenziatari e detentori dell’esclusiva (con le varie formule di Club). Si vuole in tal modo stabilire quali varietà e/o selezioni potranno essere adatte agli ambienti dell’Alto Adige, per poter poi ambiziosamente programmarne anche la moltiplicazione con un numero prestabilito di piante. Si spera, in tal modo, di poter raggiungere una minima, ma significativa, quantità di prodotto da collocare su scala commerciale. Si possono citare altre forme di collaborazione. Per esempio, va rilevata la realizzazione di programmi congiunti, fra CReSO di Cuneo (che si è specializzato nella programmazione degli incroci, dall’impollinazione all’ottenimento di semi) e CIV di Ferrara che, avendo un buon know-how nel lavoro di selezione in campo, svolgerà la seconda parte del lavoro (processo selettivo). In tal modo, fatti salvi i diritti dei costitutori, vengono ridotti alcuni costi con rilevante economia di scala.

Consorzio per l’innovazione varietale in Alto-Adige Nuova varietà

Commissione varietale VOG e VI.P CSAF Laimburg Centro consulenza fruttiviticoltura

1. Valutazione pomologica (2 livelli)

2. Impianti pilota (5000 alb.)

3. Proposta di coltivazione della varietà (>250 ha) In Alto Adige è stato costituito un consorzio interprofessionale (SK), pubblico-privato (con l’inclusione del Beratungsring, CSAF di Laimburg, due delle APO, VOG e VI.P e l’esclusione dei vivaisti), per la valutazione del materiale genetico nuovo e l’eventuale successiva programmazione dei nuovi impianti, quando il giudizio sia positivo

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miglioramento genetico Interessanti dal lato pratico sono anche le recenti collaborazioni pubbliche-private stabilite da CRA-FRU di Forlì e CMVF-DCA di Bologna con la Soc. New Plant di Cesena, che in tal modo sta entrando nel piano di selezione e utilizzazione del nuovo materiale genetico ottenuto dalle due suddette istituzioni. New Plant è una società privata promossa e sostenuta da tre grandi OP emiliano-romagnole (Apo Conerpo, Apofruit e Orogel Fresco) e ha come base sociale decine di cooperative e migliaia di soci produttori, che così potranno utilizzare in esclusiva o prima di altri le future novità varietali.

Foto FEM-IASMA

Metodi di miglioramento genetico Ai fini informativi della presente nota i metodi di miglioramento genetico possono essere così riassunti: 1) i ncrocio controllato fra linee parentali appositamente scelte e successivo processo selettivo. Si definiscono F1 le progenie di prima generazione, F2 quelle di seconda e così via; 2) m utagenesi indotta con metodi chimici (per es. colchicina) o fisici (radiazioni ionizzanti quali 60Co, raggi X, laser o di altra fonte) e successivo processo selettivo. Il primo metodo di miglioramento genetico è oggi universalmente adottato, il secondo invece, dopo le speranze accese negli anni ’60-’70 e le delusioni che in maggior parte ne sono seguite, è stato pressocché abbandonato come metodo di routine. È rimasto valido solo per ragioni di studio o per cercare rimedi estremi a problemi irrisolvibili col breeding ordinario. In questa nota pertanto si esamina solo il primo dei due metodi, avendo forte interesse applicativo; 3) selezione clonale all’interno delle varianti fenotipiche di varietà note. Le “varianti” reperite casualmente in natura, derivano in genere da mutazioni gemmarie spontanee e possono costituire varianti positive o negative (più spesso). Inoltre, queste mutazioni, se chimeriche, comportano regressione verso la matrice genetica originaria. La conseguente selezione clonale può essere sottrattiva, cioè avere come fine l’individuazione e l’eliminazione dei cloni peggiorativi, oppure rigenerativa e migliorativa, quando cerca di individuare plus-varianti positive del carattere considerato, poi fissato con innesto. Successivamente, si dovrà anche dimostrare la “stabilità” del carattere mutato attraverso una verifica poliennale di campo del carattere ritenuto migliorativo a confronto della matrice genetica originaria. Se il percorso si concluderà favorevolmente nascerà così un nuovo clone. La più nota mela ottenuta con questa tecnica è la cultivar Bel Golden, mutante artificiale di Golden Delicious ottenuto dall’INRA, Francia, molto bella, ma il clone, prima largamente pubblicizzato, è poi scomparso dalla coltivazione perché questa varietà è ritenuta meno produttiva di Golden Delicious. Evidentemente il miglioramento della buc-

Giovani alberi di Kanzi

Metodi di miglioramento genetico

• Incrocio controllato fra linee parentali appositamente scelte e successivo processo selettivo

• Mutagenesi indotta con metodi chimici o fisici e successivo processo selettivo

• Selezione clonale all’interno delle

varianti fenotipiche di varietà note

• Selezione somaclonale “in vitro” • Tecniche di ingegneria genetica

359


ricerca

A)

cia (la mela del mutante è priva di rugginosità) ha comportato l’insorgenza di altre sconosciute varianti, indesiderate, che si sono riflesse negativamente sulla fruttificazione; 4) un quarto metodo è rappresentato dalla selezione somaclonale “in vitro”, ottenuta attraverso la selezione dei germogli avventizi proliferati da espianti gemmari, o comunque somatici, della matrice varietale. Questi espianti vengono trattati con mezzi biochimici (aggiunti ai substrati di radicazione) oppure trattati con agenti mutageni fisici. Su melo sono stati effettuati numerosi tentativi per l’ampliamento della variabilità genetica della specie, sia sfruttando la maggiore propensione a mutare dei tessuti meristematici in vitro, sia utilizzando radiazioni. Ma sia con l’una sia con l’altra, ai promettenti risultati iniziali non sono in genere seguite ricadute pratiche di rilievo. Solo nel pero sono state create per irradiazione di materiale in vitro, mutazioni indotte di tre varietà (per es. Abate light e Conference light), delle quali si è in attesa di un’ampia verifica sperimentale agronomico-merceologica; 5) Infine, un quinto metodo è rappresentato dalle tecniche di ingegneria genetica. Meli geneticamente modificati (GM) sono stati ottenuti in vari paesi europei (Gran Bretagna, Germania, Olanda, Francia, Belgio, Italia ecc.), in USA, Canada, Russia e altrove ormai da dieci e più anni. A Bologna le varie linee di Gala ticchiolatura-resistenti sono ancora in attesa di poter essere sperimentate in campo. In altri Paesi le specie trasformate, pur avendo superato le prove di campo, non sono ancora state autorizzate alla commercializzazione. Finora, quindi, nessuna delle decine di piante transgeniche di melo esistenti è stata diffusa per la coltivazione, né in Europa né in America.

B)

C) D) A) Stigma prima dell’antesi: le papille continuano lungo lo stilo, 80×. B) Papille prima dell’antesi, 1150×. C) Stigma al momento dell’antesi: alcune papille sono necrotizzate, 150x. D) Papille con essudato: si possono osservare granuli pollinici con tubetto, 600× (da Cresti et.al., 1985)

Incrocio Come metodologia, la tecnica dell’incrocio è relativamente semplice. Nella pianta da impollinare si isolano con sacchetti di carta o di rete impenetrabile ai pronubi, intere branche o ramificazioni fiorifere delle stesse poco prima dell’apertura dei primi fiori centrali. Contemporaneamente o con qualche giorno di anticipo, si usa la stessa procedura sulle piante del genitore da cui si vuole prelevare il polline quando i bocci fiorali sono ancora chiusi. Le due varietà devono ovviamente essere intercompatibili. Il prelievo dei fiori e quindi dei filamenti staminali va fatto poco prima dell’apertura dei boccioli fiorali. Poi si tagliano le antere, che vanno messe per 24-36 ore sotto lampade a luce calda, per favorire una rapida deiscenza. Il polline, dopo fuoriuscita dalle antere, viene separato con appositi vagli e messo in provette, in frigorifero, da +2 a +5 °C dove può restare per tutto il periodo dell’impollinazione. Se opportunamente gestito, in congelatore può arrivare anche all’anno successivo. Il polline, prima dell’uso, deve essere saggiato “in vitro” per accertarne vitalità e capa-

Granuli di polline e modelli polimorfici dell’esina nelle varietà di melo Starkrimson (sopra) e Florina (sotto): ingrandimenti al microscopio elettronico SEM 1700× per i granuli e 10.000× per l’esina (da Marcucci et.al., 1984)

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miglioramento genetico cità germinativa, ma se proviene da congelatore andrà anche reidratato. Occorre fare molta attenzione per possibili contaminazioni. L’impollinazione sui fiori di melo, che, in quanto autoincompatibili, non richiedono la preventiva demasculazione delle infiorescenze (che invece va fatta nelle specie autofertili) viene praticata con l’ausilio di pennello o con le dita, sempre molto accuratamente pulite ogni volta con alcool, per evitare outcrossing. Talvolta, se si tratta di impollinazione a fini di ricerca, dovrà essere praticata la demasculazione dei fiori con apposite pinzette a tenaglia; ma la pratica di castrazione (taglio della corolla e della corona di filamenti) può diminuire l’esito dell’impollinazione per qualche inevitabile danno. Selezione Molta attenzione occorre nelle varie fasi di manipolazione dei semi: estrazione da mele mature; poi vernalizzazione per almeno 30 gg in frigorifero su piastre asettiche inumidite, semina autunnale o invernale su bancali in serra riscaldata su substrati sterili (entro fitocelle o vassoi). Dopo qualche mese (a maggio) si disporrà delle piantine che potranno sostare alcuni mesi in ombraio (previo eventuale trapianto in vasetto), specie nel caso debbano essere sottoposte ad analisi molecolari (per es. per attuare la MAS, selezione molecolare precoce assistita) oppure per essere sottoposti a inoculi artificiali in apposite celle termostatiche illuminate o entro fitotroni (per es. con conidi di Venturia inaequalis o di altro fungo patogeno o cellule batteriche di Erwinia amylovora) oppure essere trapiantate all’aperto in vivaio, già entro il primo anno. A seconda del tipo di programma le piantine possono restare in vivaio una o due stagioni (oppure rimanere in ombraio o serre aperte in vasi più grandi), per essere poi trapiantate nel campo di selezione. Pochi breeder ormai fanno la selezione direttamente dei semenzali. È ormai abitudine innestare i semenzali già al 1° o 2° anno, su portinnesto nanizzante (M9 o M27), allo scopo di accelerare la successiva messa a frutto dell’albero, accorciandone il periodo giovanile. L’innesto si pratica sulle piantine da innestare in vivaio o fuori campo (se i portinnesti sono stati a loro volta invasati) per facilitare le operazioni. In genere si innestano solo i semenzali preselezionati, che hanno superato gli screening fenotipici, molecolari o i test di resistenza (fatti nel corso del 1° e 2° anno). In Italia si usano come portinnesti solo i cloni deboli di M9, in Svizzera e Gran Bretagna l’M27. In tal modo lo stadio S1 di propagazione viene abbreviato di qualche anno, in quanto la maggior parte dei semenzali riuscirà a fiorire e produrre i primi frutti entro il 3°-4° anno, altrimenti, se i semenzali rimangono sulle proprie radici, occorreranno da 4 a 6-8 anni per aspettare che tutti gli alberi fioriscano e riescano poi a fruttificare (in genere verso la sommità, ingentilita, della chioma).

Branchette fiorifere insacchettate per prevenire le contaminazioni polliniche da altre varietà

Impollinazione manuale controllata

Infiorescenza di melo demasculata per evitare la visita di pronubi e contaminazioni di pollini estranei. Nel MG convenzionale i fiori sono insacchettati e non demasculati, data l’autoincompatibilità della specie melo

361


ricerca In pratica, nella selezione di campo (stadio S1) si individuano le piante che dopo la fruttificazione, nell’arco di due-tre stagioni, hanno rivelato caratteri interessanti. Ci sono caratteri quantitativi come l’epoca di maturazione e la forma del frutto che possono variare considerevolmente da un anno all’altro. Per la fase S2, i genotipi aventi superato la fase S1 verranno di nuovo innestati su portinnesto nanizzante e gli astoni piantati in vari campi (per il nuovo esame selettivo) e in diverse località (piantando da 3 a 10 alberi per ciascuna sede). I campi di selezione dello stadio S2 saranno tenuti sotto stretto controllo, per essere certi della bontà delle selezioni e per avere conferma dei caratteri espressi. Altri caratteri, prima trascurati o non manifesti, saranno osservati per la prima volta. La rosa dei genotipi di prima scelta si restringerà a meno dell’1-5% a causa della selezione o dell’eventuale incostanza dei caratteri e delle nuove evidenze somatiche. Occorre in particolare cautelarsi che gli alberi siano totalmente usciti dallo stadio della giovanilità. Superato lo stadio S2, lo stadio S3 della prova sarà realizzato non solo presso la sede del programma e del costitutore ma presso una rete di campi (anche in altri Paesi) fra loro collegati al fine di utilizzare la stessa metodologia di valutazione. Si dovrà arrivare a comuni accertamenti non più sui caratteri qualitativi, ma quantitativi, sia a conferma delle valutazioni precedenti, sia soprattutto per accertare nuovi elementi come l’influenza pedoclimatica dei siti prescelti sul comportamento dei vari genotipi e la verifica del valore qualitativo dei frutti nelle varie sedi. A questo stadio, infatti, occorre il collegamento anche con esperti di mercato, per poter svolgere “test preliminari” sul gradimento della nuova mela e anche consumer test per verificare il giudizio dei consumatori circa l’apparenza del frutto e le sue principali caratteristiche organolettiche. Sempre nello stadio S3 devono essere introdotti criteri di osservazione comparata. Di qui la necessità di collegamento con centri di ricerca di sicura affidabilità, con una o più varietà di riferimento aventi la medesima epoca di maturazione. In termini statistici, le probabilità di selezionare genotipi migliorativi, e fra questi sceglierne poi uno o più da diffondere commercialmente col nome varietale, sta, nel migliore dei casi, entro un rapporto di una varietà introdotta ogni 10.000 semenzali testati. Per i caratteri di resistenza, il rapporto si può abbassare anche molto (uno ogni 3000-5000). Per i caratteri già espressi al “top” nelle varietà diffuse, invece, si può stimare di individuare una selezione veramente superiore solo ogni 20.000-40.000 semenzali. In definitiva, l’onestà e professionalità del breeder e comunque dell’ente costitutore delle varietà deve portare all’accettazione delle valutazioni altrui e perciò dell’eventuale revisione del giudizio precedentemente formulato, senza timore per le possibili bocciature. Bisogna cioè tener conto dei pareri formulati da persone diverse ed estranee al processo di licenziamento della

Allevamento di semenzali di melo, in vaso e sotto serra, all’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige (IASMA). L’innesto su M9 seguirà l’anno dopo in vivaio

Meli GM (geneticamente modificati) Finora i risultati più eclatanti riguardano:

• Modifica della maturazione con

ritardato intenerimento della polpa (progetto anglo-californiano)

• Introduzione dell’autofertilità attraverso il silenziamento del locus S (progetto olandese)

• Introduzione di resistenze (progetti

americano, francese, tedesco, italiano). In USA sono stati introdotti geni codificanti per proteine che ostacolano patogeni e batteri (per es. Erwinia amylovora). In Italia, invece, un risultato straordinario è stato ottenuto, primo nel mondo dal DCA (Università di Bologna), insieme all’ETH di Zurigo, con l’introgressione nella cultivar Gala della sequenza genica HcrVf2, portatrice della resistenza a Venturia

362


miglioramento genetico nuova varietà. Occorre perciò un lungo periodo di tempo per completare la filiera selettiva, prima del licenziamento e dell’accordo commerciale per la propagazione e diffusione delle nuove varietà. Il tempo può essere calcolato compreso fra un minimo di 12-14 anni e un massimo di 20-22 anni, come si evince dallo schema in atto presso la Stazione di ricerca dell’INRA (Angers) e dal piano operativo della Stazione di Wädenswil, gestito con Agroscope, in Svizzera. Generalmente, per guadagnare qualche anno, il breeder conduce in parallelo alla selezione, il processo di verifica dello stato sanitario del proprio materiale e provvede al suo eventuale risanamento dai principali virus e da fitoplasmi, così come richiesto dalla legislazione europea a tutti coloro (enti pubblici o privati) che vogliano passare alla fase commerciale di propagazione delle proprie varietà. È il costitutore, infatti, che si deve assumere la responsabilità dello stato sanitario e della rispondenza genetica del materiale ceduto al propagatore o vivaista. Se poi vuole anche mettere in certificazione le proprie novità, dovrà produrre attestati più severi di esenzione totale da malattie, virali in particolare.

12.500 semi

01/1996 Test ticchiolatura

Serra 5000 semenzali giovani

06/1996 Test oidio

Vivaio 1700 alb. inn.

Qualità frutto Res. malattie Habitus

Pieno campo

Ereditarietà dei caratteri e tecnologie molecolari di analisi Da quando la biologia molecolare ha rivoluzionato la genetica, l’attività di selezione ha potuto fare uno straordinario salto qualitativo grazie all’introduzione dei marcatori e delle tecniche di mappatura e clonaggio di geni di interesse agrario nonché, più recentemente, delle tecniche di selezione assistita che fanno uso di marcatori molecolari. Il supporto biotecnologico si sta infatti rivelando di grande aiuto per la conoscenza e per la possibilità di raggiungere obiettivi mirati in più breve tempo, o in prece-

11/1997

35 sel

2002 4-5

Germoplasma 1 varietà Popolazione n + 1

2010

Alla Stazione Sperimentale INRA di Angers (Francia), il lavoro di selezione dei semenzali di melo è calcolato su un ciclo medio di 15 anni (da Laurens e Lespinasse, 1996)

Procedura seguita in Svizzera da Agroscope ACW per la selezione di varietà resistenti alle malattie Anno

Stadio/Operazione

Osservazioni

1

Ibridazione

Incrocio con portatori di resistenze

2

Semenzali Test di resistenza in serra e laboratorio

Inoculazione in serra con ticchiolatura e selezione ottica e talvolta molecolare dei semenzali resistenti

3

Selezione in campo aperto per resistenza all’oidio, giovanilità ecc.

Piante innestate su portinnesti M27

5-9

Selezione in base alla qualità dei frutti e dell’albero (stadio 1)

Moltiplicazione, il più velocemente possibile, per lo stadio successivo

8-13

Stadio A (3 alberi), analisi delle caratteristiche del frutto e dell’albero

Test con partner commerciali, paragone con varietà standard, test virologici

12-18

Stadio B (4 × 4 alberi) e C (50 alberi)

Test di conservazione, di diradamento, degustazioni con i consumatori

19-20

Omologazione

Diffusione tramite VariCom S.r.l.

Fonte: Kellerhals et al., 2008

363


ricerca Schema della filiera di propagazione delle varietà di melo e altri fruttiferi in Italia (a partire dal costitutore ed editori-distributori, fino al vivaista e al frutticoltore acquirente finale)

Costitutore Pubblico Privato Misto

Licenziatario (Editore) (Diritti sulla proprietà intellettuale)

Titolarità brevetto

Test in campo e valutazione pomologica Fasi S1 e S2 del costitutore

Esclusivisti

Propagatori

Produttori

Distribuzione e marketing

Vivaista

Vivaista

Ass. Produttori

Produttori autorizzati

Libero Con vincoli Produttore APO e Consorzi in proprio

Promozione e sviluppo marchio Promozione e sviluppo marchio

Produttore APO Consorzi a contratto

Controllo offerta e mercato Promozione

Coltivazione su limitate superfici

Consumo Valutazione su scala commerciale

Gruppi commerciali Vivaisti Gruppi interprofessionali a contratto Consorzi pubblici-privati

Test pre-commerciali del licenziatario

Test sensoriali pomologici consumatore

Incompatibilità gametofitica nel melo Meccanismo di azione F-box Interazione compatibile

denza impossibili. Di questi è bene subito illustrare i principali aspetti riguardanti la specie melo.

S1

S3

S1 Tubetto Stilo RNasi pollinico S2 S4 Degradazione RNasi

Marcatori molecolari. Il punto di partenza è rappresentato dalla scoperta dei marcatori biochimici prima (isoenzimi) e molecolari poi (cioè di sequenze di DNA), alla quale hanno dato un fondamentale contributo vari centri di ricerca italiani, fra cui, per il melo, le Università di Bologna e Milano insieme all’ETH, Università di Zurigo. I primi marcatori, negli anni ’80, erano rappresentati da isozimi e costituivano perciò alcune componenti proteiche espresse su foglie e altri organi della pianta. I marcatori molecolari, basati sull’analisi del DNA, dagli anni ’90 in poi, hanno facilmente preso il sopravvento sugli altri marcatori, essendo assai più abbondanti e polimorfici. Il primo importante utilizzo dei marcatori è stato quello dell’identificazione varietale o fingerprinting. Sono state usate a tale proposito sia sequenze random ottenute con primer arbitrari (per es. RAPD e AFLP) sia sequenze a locus singolo come i microsatelliti o SSR. Con queste tecnologie è oggi possibile proteggere le novità brevettate. L’impronta genetica, meglio se unita a quella dei due genitori, proteggerà la varietà da successivi possibili errori di propagazione o frode. Servirà, inoltre, all’industria vivaistica e agli Enti di certificazione del materiale propagato a rendere riconoscibile la varietà o il portinnesto. I primi marcatori random sono serviti anche a identificare i geni di resistenza del melo a Venturia inaequalis. Furono individuati negli anni ’90. Questi sono poi stati mappati sui diversi cromosomi o gruppi di associazione (LG, Linkage Group): i marcatori del gene Vf sono collocati sul LG n. 1 e distano dal locus Vf meno di 1 cM. I marcatori, dun-

S2 Crescita tubetti F-box

S1

S2

S2 Stilo RNasi Interazione Tubetto incompatibile pollinico S1 RNasi attiva Degradazione RNA del tubetto La sterilità del melo (autoincompatibilità gametofitica) viene superata se l’impollinatore al locus S ha alleli diversi da quelli dello stilo della varietà ricevente (es. S3 S4 diversi da S1 S2). Nel caso vi sia una stessa coppia di alleli (es. S1-S2 sia nel pistillo sia nell’ovario) (sotto) il tubetto pollinico non si accresce (incompatibilità). Nella compatibilità il concorso delle proteine dell’Fbox pollinico inattiverà l’enzima RNasi e il tubetto pollinico può raggiungere l’ovulo fecondando l’ovocellula

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miglioramento genetico que, hanno aperto nuove strade, non solo per la ricerca dei geni codificanti per resistenze o caratteri qualitativi dei frutti, ma di determinanti genetiche che controllano vari altri aspetti comportamentali dell’albero. Ormai di molti caratteri sono state identificate e isolate anche le sequenze geniche che li controllano. Grazie ai molti marcatori trovati da gruppi di ricerca autonomi sono state costruite alcune mappe genetiche del melo e anche per questo è stato determinante il contributo italiano. Le mappe rese disponibili sono: Prima × Fiesta completa, poi Fiesta × Discovery e Durello di Forlì × Fiesta, Telamon × Braeburn, Discovery × Prima e Discovery × TN 10-8. Numerosi QTL, cioè regioni di DNA ove risiedono caratteri poligenici, sono stati pure identificati in melo e rappresentano oggi la via più battuta per studiare i caratteri poligenici. Le mappe “sature” servono a loro volta, grazie alla genomica funzionale, per identificare, posizionare e clonare i vari geni, per ancorare mappe fisiche del genoma, per ricercare sintenie fra varie specie (per es. melo con pero). La tecnologia dei marcatori, in un decennio, si è molto affinata, e oggi i marcatori più diffusi, microsatelliti – SSR, AFLP, SNP – rappresentano uno strumento indispensabile per il genetista e il breeder. Il maggior contributo alla conoscenza degli SSR su melo è stato dato dall’ETH di Zurigo. Fra le nuove tecnologie che potrebbero inserirsi in questi studi citiamo il linkage disequilibrium, suggerita per trovare associazioni fra caratteri e marcatori create da mancate combinazioni geniche in ristrette regioni del DNA. Questo obiettivo sarà più facilmente accessibile quando sarà stato sequenziato l’intero genoma del melo e saranno stati individuati decine di migliaia di SNP. Nel genoma della vite ne sono già stati trovati un paio di milioni.

LG1

LG2 Vr2

Va Vf

LG3

LG5

Vbj Vr Vh8

LG10

LG11

LG12 LG15

Vd Vb Vg

LG17

Vm LG con Major Genes

QLTs

Razza 1

Razza NL

Razza 5

Inoculo misto

Razza 6

Inoculo naturale

Razza 7 Dimostrazione grafica della complessità delle resistenze a Venturia inaequalis del melo. Nella mappa sono riportate le posizioni dei numerosi geni di resistenza (Vf è allocato nel LG1) e delle regioni QTL identificate per le sette razze del fungo (rielaborato da Durel et.al., 2004)

Selezione precoce assistita (MAS = Marker Assisted Selection). La principale applicazione dei marcatori nel breeding consiste nella possibilità di intervenire sui semenzali allo stadio giovanile (1° e 2° anno), per eliminare in partenza quelli che non portano i caratteri di interesse e per i quali sono disponibili marcatori strettamente associati. Ciò è oggi possibile nel melo per i caratteri monogenici qualitativi (per es. varie resistenze) e, teoricamente, anche per quelli quantitativi, per i quali occorre però disporre di singoli QTL (Quantitative Traits Loci) che controllano i caratteri fenotipici quantitativi, cioè poligenici, come le epoche di fioritura e maturazione, la produttività, le caratteristiche organolettiche dei frutti, alcune resistenze (per es. Erwinia amylovora), la durezza della polpa ecc. Come è stato dimostrato nel 2004, per le Rosaceae in generale, disporre di una mappa saturata con numerosi marcatori funzionali è procedura indispensabile per avviare una buona MAS, altrettanto 365


ricerca vale, in particolare, per il melo. La selezione assistita del melo si applica già per alcune resistenze, in particolare per la resistenza portata dal gene Vf per Venturia inaequalis e viene attuata nella prima fase selettiva, in serra. A Wädenswill (Zurigo) viene praticata anche per discriminare i semenzali resistenti a Erwinia amylovora.

Meli a diverso fabbisogno in freddo

• Per quanto riguarda l’Italia, tenuto

conto che anche in Sicilia e Basilicata il melo si coltiva ad altitudini piuttosto elevate, ove le temperature minime invernali sono più che sufficienti, il problema del fabbisogno di freddo non si pone. Più a Sud, invece, permane. In Israele, per esempio, sono stati sviluppati programmi di breeding da cui sono scaturite varietà come la cultivar Anna, adatte ad aree sub-desertiche, a fogliazione precoce, che non hanno però interesse commerciale oltre il Paese di origine, a causa della scarsa qualità dei frutti. In altre parti del mondo, fra cui il Brasile, è stata sviluppata una serie di varietà di melo a basso o bassissimo fabbisogno in freddo. Queste pertanto non sono di alcun interesse per l’Italia, avendo praticamente un ciclo stagionale lungo quasi tutto l’anno, con caduta delle foglie molto ritardata o nell’anno successivo

Caratteri di maggiore interesse del melo La prima disamina delle basi genetiche dei caratteri agronomici, sanitari e pomologici del melo è stata fatta da Way et al. (1990), cui è seguita Brown (1992) e in seguito Janick et al. (1996 e 1997). Vigoria: è un carattere poligenico interessante quando, all’esame della variabilità genetica, si scoprono varianti a taglia ridotta (in passato si selezionavano quelle vigorose). In tal modo il nesto potrà meglio interagire col soggetto nanizzante ai fini della fruttificazione e di una più facile governabilità dell’albero. La vigoria ovviamente è un carattere determinante anche per la selezione del portinnesto. A livello di semenzali, mancando per ora idonei marcatori molecolari, si può selezionare solo in funzione della lunghezza degli internodi (preferiti quelli corti), che è uno dei possibili indicatori fenotipici correlabili alla vigoria. Fabbisogno in freddo: nelle regioni mediterranee il carattere “basso fabbisogno di freddo” può interessare dove le unità di freddo, nel periodo novembre-marzo, scendono sotto 300-400 h/anno (calcolate come Σ giornaliera di ore al di sotto di +7 °C). In alcuni distretti del Sud, dove il melo è stato piantato in pianura, si è fatto talvolta uso di trattamenti con idrogeno cianamidico per promuovere l’uniformità di fioritura e prevenire gli altri disordini fisiologici conseguenti all’insufficienza di freddo, ma la nuova normativa comunitaria precluderà a breve l’utilizzo di questo efficace bioregolatore. A maggior ragione, perciò, si dovrà andare alla ricerca di fonti genetiche per il basso fabbisogno in freddo. Epoca di fioritura e di maturazione: sono caratteri quantitativi, a controllo poligenico, che nella storia del breeding molti hanno cercato di esplorare e manipolare. L’ampliamento del calendario di fioritura viene perseguito per ragioni climatiche, mentre l’ampliamento del calendario di maturazione è cercato per aggiungere più precocità o più tardività. I risultati sono stati più o meno significativi sul piano tecnico, ma raramente di grosso impatto per la diffusione e affermazione commerciale dei nuovi genotipi. I due caratteri sono indipendenti sul piano genetico; numerosi studi sono stati condotti, specialmente in Israele e soprattutto su Arabidopsis, per l’individuazione dei geni responsabili dell’induzione a fiore e della fioritura. Le date di fioritura possono variare molto da un anno all’altro, sulla base degli andamenti delle temperature che, insieme agli

Foto CReSO

Pink Lady è la più affermata mela (di origine australiana) diffusa in Europa con la formula contrattuale del Club

366


miglioramento genetico ormoni endogeni, controllano la dormienza delle gemme e la loro fuoriuscita da questa. Recenti studi in Francia hanno dimostrato che, a causa delle modificazioni climatiche (in relazione al riscaldamento globale) la data di fioritura dei meli in Francia negli ultimi vent’anni, è anticipata di circa 7-8 giorni. Secondo il CRA-FRU di Forlì studi fenologici su varie specie, specialmente susino, hanno evidenziato che la data di fioritura è fortemente condizionata dalle temperature della 3a-4a settimana di febbraio. Circa l’epoca di maturazione di raccolta (che nelle mele varia da 90 a oltre 170 giorni dalla piena fioritura), è noto che questo carattere è fortemente ereditario (con predominanti componenti genetiche additive). Per esempio, negli incroci fra varietà precoci e tardive la maggior parte dei semenzali dà frutti a maturazione intermedia. Habitus di fruttificazione spur e colonnare: i modelli dell’habitus vegeto-produttivo del melo studiati da J.M. Lespinasse, in Francia, sono cinque, due dei quali riferiti ad alberi di tipo spur. Il modello principale spur, in Red Delicious, è dato dall’habitus assurgente e compatto, con internodi più corti, come nella cultivar Starkrimson. Circa l’ereditarietà del carattere, sono noti gli esiti di numerosi incroci, soprattutto di Golden spur, nei quali lo spur è stato trasmesso alle progenie, così come lo spur in Starkrimson è stato parzialmente trasmesso alla cultivar Gold Chief (da essa derivato). L’habitus spur di Starkrimson risulta marcato dall’isoenzima Per-2. L’habitus spur non deve essere confuso col nanismo (anche se talvolta i due caratteri possono essere associati), né con l’habitus colonnare (proprio del mutante Wijick di McIntosh), utilizzato dai breeder per creare meli colonnari da giardino, poco ingombranti. Dei meli colonnari è geneticamente determinato dal gene Co, con segregazione mendeliana semplice e, in Germania, ne sono stati trovati i relativi marcatori molecolari. Frutto: la pezzatura è un carattere quantitativo fortemente legato a fattori non solo genetici, ma ambientali e colturali (portamento, carica di frutti ecc.). In Italia si tende a selezionare varietà con mele superiori a 70 mm di Ø; in Giappone sono apprezzate anche mele >90 mm. In Europa (Polonia e altri Paesi del Centro Nord) la soglia è più bassa (dovuta a fattori ambientali o al più breve ciclo vegetativo stagionale), scendendo, come parametro discriminante, a soli 60-65 mm. Ciò ha generato un conflitto europeo a livello di regolamenti commerciali, circa la definizione delle “pezzature minime” che possono fregiarsi della categoria Ia o extra. In genere nelle progenie la pezzatura delle mele è più spesso inferiore a quella dei due parentali; è difficile, ma non impossibile, andare oltre. Per quanto riguarda la forma, quelle in genere prevalenti o gradite dal mercato sono la globosa (cultivar Fuji e Golden Delicious)

Meli spur

• Il carattere spur ha avuto un momento

di forte interesse negli anni ’80, quando iniziarono gli impianti ad alta densità del melo. Gli alberi spur si prestano ad aumentare la densità di piantagione, a parità di portinnesto, di circa il 2030%. La definizione di “spur” significa soltanto che l’albero ha una frequenza di lamburde fiorifere più alta rispetto agli altri rami a frutto (rami misti e brindilli). Vi sono habitus spur naturali (per es. meli cultivar Braeburn e Gelata) e altri (la maggior parte) derivati da mutazione, per lo più chimerica, di numerose varietà. Degna di citazione è la mela Superchief, mutante di quarta generazione della cultivar Red Delicious (Starking → Starkrimson → Red Chief → Superchief)

Colore della buccia

• La variazione del colore di fondo

è legata alla degradazione della clorofilla che avviene nel corso della maturazione. Il sovraccolore invece, determinato da antociani e altri flavonoidi, è controllato da geni la cui espressione risente fortemente delle condizioni ambientali. In genere il sovraccolore si manifesta in modo tanto più intenso e più precocemente quanto maggiore è l’escursione termica tra giorno e notte

367


ricerca oppure la tronco-conica-oblunga (Red Delicious), o tronco-conica breve (Gala e Braeburn) o la ellissoidale-subcilindrica (Pink Lady). In genere negli ambienti montani e settentrionali di coltura la forma risulta più attraente, in quanto più allungata e con maggiore evidenza delle cinque prominenze carpellari, tipiche delle Delicious (ciò sembra sia dovuto a una più elevata produzione di gibberelline da parte dei semi nelle prime fasi di divisione cellulare) e, per questo, in pianura, sono abbastanza frequenti trattamenti con bioregolatori esogeni a base di Ga4+7 e citochinine (benziladenina). In tal modo si aumenta la lunghezza relativa dei frutti stimolando la crescita nell’emisfero calicino. In passato, molte mele erano oblate (quasi “piatte” come per es. alcune mele Rosa); oggi questo è un carattere molto più raro (vedi Ariwa e Topaz); anche le mele costolute (classica la Renetta del Canada) sono scomparse dagli obiettivi del breeding. Per quanto concerne il colore, quello vero della buccia è il colore di fondo, che viene utilmente considerato per individuare lo stato di maturazione del frutto insieme ad altri parametri fisici. Durante gli anni in cui in Italia e in Europa erano stati presi a modello ideotipi di mele americane, erano molto apprezzate le mele monocromatiche (tutte rosse o tutte gialle o verdi), ma poi la situazione è mutata. Ora, negli obiettivi del breeding, si dà meno peso al colore, tanto che la mela forse più diffusa nel mondo, Fuji, così come Braeburn e Gala e i loro mutanti, sono bi o tricolori, in quanto si apprezzano molto le striature rosso intenso, brillante, piuttosto che la loro assenza o la completa uniformità del colore, cercando di evitare il rosso bruno-vinoso-intensocupo, decisamente meno attraente. Un significativo esempio

Foto C. Carli

Foto Centro di Sperimentazione Laimburg

Diverse forme del frutto: globosa di Fuji (Nagafu-12) (in alto), tronco-conica-oblunga di Red Delicious (Red Chief) (al centro) e tronco-conica-breve di Gala (Galaxy) (in basso)

Braeburn è un esempio di varietà con buccia bicolore, dalle striature rosso-arancio brillante. Più belli sono i mutanti Maririred e Hilwell

368


miglioramento genetico dell’ampia variabilità di colore rosso, a livello di cloni commerciali, è offerto dalla cultivar Gala. L’estensione della colorazione di superficie a tutto il frutto può impedire di valutare il viraggio del colore di fondo (da verde a giallo) e quindi lo stadio di maturazione, anche per queste incertezze si è diffusa la prova dell’amido, con tintura iodio-iodurata di Lugol, che richiede però il taglio e la distruzione del frutto. Recentemente sono stati messi a punto metodi non distruttivi che consentono di valutare la variazione del contenuto di clorofilla anche in presenza di una estesa colorazione di superficie. Talvolta, la comparsa del rosso (specialmente in pianura) è tardiva e scarsa e precede di pochi giorni la raccolta, e quindi non può costituire un valido indice di raccolta, nemmeno, ovviamente, quando è molto precoce (per es. in vari meli spur). Il sovraccolore, pertanto, può ingannare gli operatori, come nel caso di certi meli spur, inducendo una raccolta precoce e quindi impedendo una regolare evoluzione degli altri parametri qualitativi. Di qui la credenza non corretta che le mele di tipo spur siano meno buone. L’ereditarietà del colore rosso non è univoca: esso si comporta infatti sia come carattere monogenico dominante, sia con rapporti di segregazioni che, a seconda dello stato di eterozigosi della generazione parentale, possono variare da 1:1 a 3:1. Le indagini molecolari hanno evidenziato che la sintesi dei pigmenti è regolata da fattori di trascrizione del tipo MYB, bZIP e bHLH. Nel caso di meli spur rossi l’ereditarietà è imprevedibile a causa della natura chimerica della mutazione, come dimostra l’analisi delle progenie di Golden spur e Starkrimson in cui il tasso di introgressione del carattere spur è assai variabile. L’ontogenesi del mutante “rosso”, infatti è ascrivibile al primo strato di cellule dell’apice gemmario e conseguentemente solo le cellule pigmentate dello strato cellulare sottoepidermico del frutto saranno destinatarie della modificazione di colore. Questa situazione non dà origine in genere a mutazione solida, ma chimerica, periclinalesettoriale e quindi instabile. Una via alla comprensione dell’origine delle mutazioni “puntiformi” e riguardanti la colorazione dell’epicarpo, è stata offerta da un recente studio sui “trasposoni” (elementi mobili del DNA), svolto all’Università di Bologna. Questi marcatori hanno rivelato uno spiccato polimorfismo di sequenza, tanto da poter identificare e riconoscere (prima segnalazione mondiale) alcuni mutanti di Gala e di Braeburn, che in precedenza non erano stati evidenziati con altri tipi di marcatori (microsatelliti e AFLP). Con il sequenziamento del genoma del melo, prossimo a essere completato all’IASMA di Trento, in collaborazione con istituzioni americane, sarà possibile conoscere molti geni che controllano caratteri di interesse per i breeder e la loro posizione nel genoma. Saranno disponibili anche migliaia di sequenze SNP (Single Nucleotide Polymorphism), utili per la selezione assistita. La disponibilità di

Cloni commerciali di Gala GALA - Privative comunitarie UE (2005), in ordine alfabetico Denominazione

Marchio

Paese*

Annaglo

NZ

Autumn Gala Baigent

USA NZ

Brookfield

®

Banning Gala Bigigalaprim

USA I

Early Red Gala®

Cherry Gala

NZ

Dalitoga

F

Escaypa

Cile

Gala Rossa

Ruby Gala®

NZ

Gala Schnitzer

Schniga®

I

Mc Donald Gala Simmons

USA USA

Buckeye

®

Stiekema Gala

USA

GALA - Brevetto nazionale italiano (2006) Gala Rossa

Ruby Gala®

NZ

Gala Schnitzer

Schniga®

I

Galaxy

FR

Mitchgala

®

Mondial Gala

I

Obrogala

Delbard Gala

F

Regal Prince

Gala Must®

F

Tenfor

Royal Gala® 4

NZ

Tenroy

Royal Gala

NZ

®

®

* nazionalità del richiedente (da Sansavini e Lugli, 2007) Numerosi sono i cloni commerciali di Gala (tutti mutanti spontanei, selezionati da privati) che si differenziano solo attraverso il fenotipo (colore frutto). Il primo marcatore capace di riconoscere le mutazioni è un “trasposone” (Venturi et.al., 2006)

369


ricerca Discriminazione dei cloni di Gala e Braeburn con marcatori S-SAP (Sequence-Specific Amplified Polymorphism) di retrotrasposoni

Struttura della polpa

• Nella selezione si tende a privilegiare

Gala STD

la polpa fine, soda, croccante, succosa; ma la tendenza dei mercati non è univoca perché certe fasce di consumatori (per es. anziani) preferiscono mele piuttosto tenere, facili da masticare. Le mele dure (oltre 5 kg/cm2 al penetrometro anche quando mature, come per es. Pink Lady,) sono di solito associate a una maggiore tenuta di maturazione e a una minore emissione di etilene (per es. Fuji). Quelle a polpa tenera si conservano meno e hanno anche una più breve tenuta di maturazione, raggiungono prima il climaterio respiratorio, hanno una rapida senescenza e possono diventare farinose (con polpa destrutturata e asciutta) come nel caso delle Red Delicious se conservate a lungo

Ruby Gala Royal Gala Mondial Gala IG 31 Gala Must 1) Ruby Gala, 2) IG 31, 3) Gala Must, Galaxy 4) Galaxy, 5) Hillwell, 6) Gala STD, 7) Royal Gala, 8) Braeburn, 0,67 0,75 0,83 0,92 1,00 9) Mondial Gala (Da Venturi et.al., 2006)

sets molto ampi di SNP, derivanti anche da EST (Expressed Sequences Tags) e altri marcatori, nonché la disponibilità di ampie collezioni di germoplasma permetterà anche di mettere in atto uno studio dei determinanti genetici di molti caratteri fenotipici basato sull’approccio del linkage disequilibrium. Struttura della polpa: è definita da alcune caratteristiche fisiche che comprendono oltre alla tessitura (fine o grossolana-fibrosa) anche la durezza (soda, tenera, farinosa, tigliosa), la croccantezza (fragile, compatta, pastosa), la succosità (lucente al taglio, asciutta). Gli studi di biologia molecolare hanno evidenziato che nel caso della mela e di tutti i frutti climaterici l’etilene controlla larga parte della sindrome della maturazione. Il complesso di tali ricerche ha portato alla individuazione di marker molecolari (ACS, ACO, ETR, ERS, EXP) che possono essere utilizzati per monitorare la dinamica della maturazione e impiegati in programmi di selezione assistita. Nel caso specifico del rammollimento, o intenerimento della polpa, è stato possibile stabilire una relazione tra il gene EXP7 e un QTL associato a tale carattere. I marcatori della regione QTL di intenerimento della polpa sono stati mappati nel LG 10. L’evoluzione della dinamica della maturazione è stata oggetto in Italia di approfonditi studi di genomica funzionale e comparata che, con tecnologie avanzate, ha chiarito le variazioni trascrizionali che caratterizzano le diverse fasi dello sviluppo e maturazione del frutto. Sapore: alla definizione del sapore concorrono numerosi composti biochimici strutturali (zuccheri e acidi, polifenoli-tannini, amido) e componenti volatili (a percezione olfattiva). Il sapore della mela dipende soprattutto da un equilibrato rapporto fra zuccheri

Foto CReSO

Le mele Fuji (Kiku 8) hanno polpa consistente e, per la minor produzione di etilene, si conservano più a lungo

370


miglioramento genetico (fruttosio e saccarosio prevalgono sul glucosio, cui si aggiungono sorbitolo e altri zuccheri-alcol) e acidi (prevalentemente acido malico, ma anche antiossidanti come l’acido ascorbico). Come è ben noto, gli zuccheri derivati dalla degradazione dell’amido crescono durante la maturazione, gli acidi si riducono e questo fa cambiare il sapore, che in genere, verso il climaterio, ne riduce la gradevolezza. Gli studi finora condotti non sono sufficientemente illuminanti sull’ereditarietà dei caratteri del sapore. È stato accertato che zuccheri e acidi segregano indipendentemente secondo un recente lavoro, condotto su una popolazione di 500 semenzali derivati da 12 incroci di Fuji con varietà americane e cinesi, gli zuccheri sono regolati quantitativamente da numerosi geni minori, alcuni ad azione additiva, mentre gli acidi, invece, sono controllati da due distinti modelli genetici legati uno alla presenza di geni dominanti, e l’altro a geni multipli con effetti additivi. Per quanto riguarda il contenuto in acido malico è stata confermata la natura monogenica dominante del carattere (major gene Ma). Le mele dolci, con acidità bassa (<3‰) avrebbero pertanto il gene Ma allo stato omozigote recessivo. Le mele con alto contenuto zuccherino e bassa acidità avrebbero maggiore predisposizione alla vitrescenza (per es. Fuji). Numerose sono le ricerche su biosintesi, metabolismo, trasporto e accumulo di zuccheri e acidi, componenti antiossidanti, che ne hanno approfondito gli aspetti fisiologici e l’evoluzione durante la conservazione. Scarse sono ancora le ricerche sulle loro basi genetico-molecolari. Interessanti sono al riguardo gli studi sul controllo genetico della vitamina C, di cui sono stati individuati tre QTL, uno dei quali molto forte nel LG 17 associato all’acido ascorbico. QTL dell’acidità sono stati identificati in 5 regioni genomiche del melo, confermati in vari ambienti e con una certa stabilità durante la maturazione. Nello stesso cromosoma, peraltro, è contenuto un altro QTL per l’imbrunimento della polpa (cultivar Telamon). Recenti indagini hanno rivelato forti differenze nel contenuto in antiossidanti (ascorbati, tioli e fenoli) di oltre 50 varietà di melo. Le maggiori differenze fra genotipi sono state riscontrate a carico dell’ascorbato-perossidasi (AP) e della glutatione-riduttasi (GR), e in misura minore a carico delle catechine. Tali differenze sono fortemente condizionate dall’ambiente. In particolare, il più sensibile enzima appare GR, la cui attività potrebbe essere assunta come indice del concorso dei fattori ambientali (o comunque esterni) alla definizione del potere antiossidante della mela e in particolare della buccia, ove questi composti sono maggiormente presenti. È da rilevare che anche i dati analitici di composizione del frutto non bastano a definire il sapore della mela, per cui nel lavoro di selezione delle mele vengono sempre più spesso inseriti consumer test e taste panel per accertare, con rilievi non parametrici, ma ugualmente molto importanti, il gradimento dei consumatori per ciascuno dei caratteri che definiscono il sapore della mela.

Gold Chief (CReSO) AC2 I r. Consistenza

Giudizio globale

3,9 5,3

9 8 7 6 5 4 2,9 3 2 2,1 1

Croccantezza

3,9

Aromaticità

Succosità

Gold Chief (CReSO) AC2 II r. Consistenza

9 8 7 6 5,1 5 4 3 4,4 2 1

Giudizio 6,0 globale 5,1 Aromaticità

Croccantezza

6,3 Succosità

Influenza dell’epoca di raccolta sulle caratteristiche sensoriali di mele Gold Chief conservate in atmosfera controllata a Cuneo (dati CReSO, 2003). I due test hanno messo a confronto mele della 1a e 2a raccolta (6 e 17 ottobre 2003), conservate in AC (1 oC, 2% O2 e 3% CO2). Il “pentagono” colorato più grande dimostra che la raccolta più tardiva migliora nettamente la qualità (da Testoni e Rizzente, 2005)

371


ricerca Selezione per resistenza ad avversità biotiche Oltre cinquant’anni di ricerche, specialmente americane, sulle fonti genetiche di resistenza ai patogeni del melo e di studi sull’ereditarietà dei caratteri e più recentemente sulle loro basi molecolari, rendono ora possibile impostare programmi di MG con criteri mirati (per es. scelta delle linee parentali, ricombinazione guidata di geni funzionali segreganti ecc.). Ci limitiamo qui a dare qualche ragguaglio sui principali patogeni.

Foto R. Angelini

Ticchiolatura. Il patogeno del melo più dannoso in Italia è certamente Venturia inaequalis, il cui controllo richiede mediamente da 15 a 20 trattamenti fungicidi per stagione. La ricerca di fonti di resistenza è iniziata oltre sessant’anni fa negli USA e da allora a oggi sono state individuate diverse fonti monogeniche di resistenza, a cominciare dal notissimo major gene Vf (da Malus floribunda 821), poi trasmesso alle progenie di numerose generazioni di incrocio, tanto che le varietà resistenti alla ticchiolatura (oltre 100), in grande maggioranza, portano il gene Vf e si rifanno ai genotipi selezionati in USA negli anni ’50-’60-’70 (progetto PRI di 3 Università, Purdue, Rutgers, Illinois). Ma geni di resistenza sono stati trovati anche nella cultivar Antonovka (gene Va, di cui esistono però diverse espressioni, non tutte identificate a causa di vari fenotipi di Antonovka) e in altre specie selvatiche, M. baccata f. jackii (Vbj), M. atrosanguinea e M. micromalus (Vm), M. pumila R12740-7A (Vr). Questi geni, con test di allelismo, si sono dimostrati non allelici. La maggior parte di questi sono anche stati mappati e si trovano nei LG1 (Va e Vf), 2 (Vbj, Vh2, Vh4, Vh8, Vr2), 10 (Vd), 12 (Vb e Vg), 17 (Vm). Ma altre fonti di resistenza, di tipo poligenico, sono presenti anche all’interno di M. × domestica in vecchie varietà poco note, quali per esempio Durello di Forlì e Renetta Grigia di Torriana (Italia), Discovery (Inghilterra), Alkmene (Olanda), Lombarts Calville e Renette Clochard (Francia), Democrat (Australia). Recenti studi hanno già fatto scoprire, in Durello di Forlì e altre varietà, una serie di QTL da resistenza che potranno essere recuperati in linee parentali da utilizzare per creare varietà TR con resistenza orizzontale multigenica. Gli studi molecolari estesi alla trascrittomica (cioè alla ricerca dei soli geni che vengono espressi funzionalmente nelle piante), hanno cominciato a svelare i meccanismi di azione del Vf. Grazie alla disponibilità di piante di Gala transgeniche per la sola sequenza HcrVf2 (che induce resistenza totale alla ticchiolatura), attraverso analisi di cDNA-microarray, sono state identificate le sequenze differenzialmente espresse nelle piante sottoposte a inoculi di Venturia inaequalis. Si è osservato che la reazione della pianta elicitata dal patogeno, ma senza manifestazioni di sintomi, provoca l’attivazione di una costellazione di geni. Fra questi una endochitinasi, enzima questo che impedisce a conidi e spore di sviluppare nelle foglie il micelio fungino che provoca l’infezione.

Gravi sintomi di ticchiolatura da Venturia inaequalis, principale agente patogeno che attacca frutti e foglie di melo

Genetica della resistenza alla ticchiolatura

• Le fonti di resistenza nel melo a

Venturia sono allocate in ben 5 cromosomi (vedi figura a p. 365) e questo giustifica la ricerca di “piramidizzazione genica”, cioè di cumulo di più resistenze in un solo genotipo, per evitare il ripetersi di rotture di resistenza monogeniche, già avvenute nelle varietà portanti il gene Vf in Paesi nord europei a opera delle razze 6 e 7 di Venturia. Per esempio Vm ha trovato pochissime applicazioni. In Europa, peraltro, la resistenza Vm è stata superata dalla razza 5 già da una trentina d’anni

372


miglioramento genetico Principali varietà di melo TR (ticchiolatura-resistenti) introdotte negli ultimi 15 anni in Europa Varietà

Breeder

Parentali

Data (*)

Caratteristiche principali

Ariane*

INRA (Angers) + gruppo vivaistico Novadi (F)

Ibrido complesso (comprendente Florina, Prima, Golden D.)

+5

Albero di media vigoria, con portamento regolare, produttivo. TR conferita dai geni Vf e Vg; tollerante a oidio e a colpo di fuoco batterico. Pezzatura mediopiccola, buccia rossa con lenticelle evidenti. Polpa di buona qualità, croccante con alto livello di zuccheri. Lungo periodo di conservazione.

Ariwa*

FAW Wadenswil (CH)

Golden Delicious × Sel. A849-5

–3/+3

Albero ad habitus standard, raccolta in 2-3 stacchi, resistente a ticchiolatura, oidio e tolleranza al colpo di fuoco. Frutto di media pezzatura, rosso-arancio striato, con polpa fine, succosa, di buon sapore.

Antares® Dalinbel*

Licenziatario: Vivai Ligonnière (F)

Elstar × 3191

–8

Sensibile all’oidio. Frutto di pezzatura medio-grossa, colorazione rosso viva, attraente (40-60%). Polpa consistente, croccante, succosa, acidula. Conservabilità limitata.

Brina

ISF-Trento (I)

Libera impollinazione della Sel. PRI 2059101 O.P.

+7

Albero di media vigoria e alta produttività. Frutto tronco conico di media pezzatura. Buccia rossa con fondo giallo. Polpa dura, croccante, succosa, di media tessitura, con aroma intenso e caratteristico.

Choupette*

INRA + Vivai Ligonniere (F)

Sel. X4598 × Sel. X3174

+22

Albero di media vigoria, con buona e regolare produttività. Frutto di media pezzatura, sovraccolorato per una media del 70% di rosso, polpa dolce-acidula, aromatica.

Crimson Crisp® Coop 39

PRI (USA)

Sel. 669.205 × Sel. PCF W2134

–10/–5

Albero di moderata vigoria, habitus standard, produttività non elevata. Frutto: ampiamente soffuso di rosso-rosso scuro. Polpa buona, soda, croccante, succosa, aromatica. È la migliore della serie PRI.

Dalinco

INRA + Vivai Ligonniere (F)

Elstar × Sel. X3191

+12

Albero di marcata vigoria. Frutto di grossa pezzatura, forma globosa conica appiattita, di colore rosata- rosso brillante (media del 60%), talvolta con leggera tendenza a inscurire. Polpa di tessitura grossa, piuttosto croccante, succosa. Sapore dolce-acidulo, abbastanza aromatico.

Golden Orange

ISF-Trento (I)

Ed Gould Golden × Sel. PRI 1956

+7

Albero di medio vigore non soggetto a cascola. Frutto di pezzatura mediogrossa, buccia giallo-verde con faccetta rosa per una media del 5-20%. Polpa succosa, con tessitura fine, di media dolcezza e moderata acidità.

Harmonie® Delorina*

Vivai Delbard (F)

Grifer × Florina

+7/+10

Albero di marcata vigoria. Frutti di piccola-media pezzatura, con sovraccolore rosso brillante per circa il 70%, con buccia priva di rugginosità. Polpa compatta, con buon rapporto acidi-zuccheri. Raccolta in 2 stacchi.

Modì® CIV G 198*

C.I.V. Ferrara (I)

Gala × Liberty

+10

Albero di vigoria moderata con elevata produttività. Frutto di colorazione rosso porpora, per quasi la totalità della buccia, polpa dura, con alto livello di zuccheri e acidi.

Prime Red

DCA Bologna (I)

Prima × Summerred

–35

Albero vigoroso, con habitus standard. Frutti di pezzatura medio grossa, di forma regolare, senza rugginosità. Buccia con sovraccolore rosso fino al 90%, con lenticelle visibili. Polpa fine, succosa, tenera, gradevole, piuttosto acida. Ridotta shelf life.

Regine*

Stazione sper.le di Pillnitz- Dresda (D)

Kurzocox × TR clone

0

Albero di medio-scarsa vigoria. Frutto: media pezzatura, con sovraccolore totale rosso scuro. Polpa dolce-acidula, aromatica, succosa e soda. TR (Vf), resistente al colpo di fuoco e al ragnetto rosso.

Topaz*

Istituto sper. le di Strizovice (CZ)

Rubin × Vanda

+8

Albero di moderata vigoria, con discreta tolleranza all’oidio. Frutti di media pezzatura, di forma tipica, con sovraccolore rosso aranciato. Polpa di tessitura fine, soda, croccante, succosa, tendenzialmente acida.

* La data di inizio raccolta è indicata come numero di giorni in più o in meno, rispetto a Golden Delicious (da Sansavini et.al., 2005)

373


ricerca Le reazioni biochimiche provocate dalla “resistenza” Vf sono tante, la suddetta ricerca ha rivelato il coinvolgimento di una quarantina di geni per il metabolismo di molecole organiche non solo specifiche antifungine, come l’endochitinasi, ma anche vari fenoli, aminoacidi, proteine e un allergene. Non c’è dunque da stupirsi se, a prescindere dall’OGM, un semplice gene che già gli studi di ereditarietà avevano rivelato trattarsi di un major gene coadiuvato e modificato nella sua espressione da una quantità di minor genes comporta una tale sequela di reazioni. Va segnalato che ormai da molti anni alcune istituzioni di ricerca europee (Angers, Wädenswil, Bologna, Milano, Hannover, Dresda) lavorano assieme e in continuità in specifici network, attraverso vari Progetti UE noti con gli acronomi di EAGMAP (1993-’96), DARE (1998-2002), HiDRAS (2003-’06), ISAFRUIT (2005-’09), con risultati scientifici di grande rilievo internazionale, fra cui anche la trasformazione del melo Gala reso resistente alla ticchiolatura. Di rilevante spessore è anche lo studio condotto da un network internazionale sulle analisi di sequenze espresse (EST) e relativo significato fisiologico.

Meli resistenti a ticchiolatura (TR)

• La melicoltura attuale è di fronte a una

grande opportunità, cioè la disponibilità di numerosi meli TR (resistenti a ticchiolatura per uno o più geni), i quali hanno, tuttavia, una parte marginale nei nuovi piani di investimento frutticoli, nonostante forniscano produzioni di buona qualità, appena inferiori o non molto dissimili da quelle delle mele più affermate

• Sono rari i frutteti di varietà TR, fra le

quali le cultivar Modì, Golden Orange, Ariane, Crimson Crisp, Gold Rush, Topaz. La più alta presenza si ha in Alto Adige (con 80 ha) in aree dove peraltro non si raggiungono elevate masse critiche del patogeno (per es. Val Venosta). In Emilia-Romagna gli impianti di mele TR sono meno dell’1% e anche nelle aziende che scelgono metodi di coltura biologici si preferiscono mele classiche

Oidio. L’agente patogeno del mal bianco è Podosphaera leucotricha ed è frequentissimo in Italia, stante la suscettibilità di varietà coltivate come Jonagold, Granny Smith, Rome Beauty e altre. Le Red Delicious invece sono resistenti e poco colpite sono varie cultivar come Golden Delicious e Pinova. Molte varietà del passato risultano assai poco colpite; non si parla però di immunità. I geni di resistenza utilizzati per il breeding sono ancora in prevalenza quelli individuati da Knight e Alston a East Malling più di trent’anni fa e cioè Pl1 (da Malus × robusta) e Pl2 (da M. × zumi). Altri autori americani e tedeschi hanno pure trovato fonti

• All’atto delle scelte varietali è

utile considerare anche il grado di suscettibilità delle varietà normali (alcune cultivar quali Granny Smith e Jonagold sono molto suscettibili), tanto più che anche le varietà con resistenza monogenica, in futuro potrebbero perderla (Venturia inaequalis è un patogeno in forte evoluzione e capace di modificare la sua patogenicità, sviluppando maggiore virulenza), per cui ci si dovrà orientare su varietà con resistenze multiple, “piramidizzate”, cioè con più geni ad azione cumulata

Foto C. Carli

Red Delicious, nei suoi cloni migliori (per es. Jeromine) è una varietà da dessert resistente all’oidio, ancora ben accetta dai mercati

374


miglioramento genetico Foto Centro di Sperimentazione Laimburg

Suscettibilità al colpo di fuoco batterico

• Esiste una forte variabilità genetica,

a livello varietale, in tema di suscettibilità a Erwinia amylovora, così come numerosi sono i patotipi del patogeno, per cui la classificazione della suscettibilità varietale è un po’ contrastata, anche a causa del fatto che varia la sensibilità degli organi colpiti (fiori, foglie, germogli), fra l’altro soggetti agli inoculi in tempi diversi. In genere, gli attacchi più pericolosi, devastanti, sono quelli primaverili, in maggio-giugno, in periodi piovosi e caldo-umidi, specie se nei germogli si producono danni da grandine o altre avversità. Per questo anche le fioritura tardive sono un costante rischio infettivo

La cultivar Pinova, qualche anno fa, destò scalpore in Alto Adige per la sua suscettibilità al colpo di fuoco a partire dai fiori secondari tardivi; per questo fu bandita per qualche tempo, ma poi rientrata nella coltivazione dopo alcuni accorgimenti agronomici e di prevenzione gestionale del meleto

di resistenza in M. × zumi calocarpa e M. baccata f. jackii, M. kaido, M. micromalus e altre ancora. Finora i progressi più fecondi sono stati quelli tedeschi ad Ahrensburg (giunti a selezionare fino alla 4a-5a generazione di reincrocio) mentre altri studi molecolari volti all’individuazione e al mappaggio di marcatori NBS-LRR potenzialmente associati ai geni di resistenza, sono stati condotti in Italia e in Francia nell’ambito di un programma di ricerca europeo (DARE), che ha creato i presupposti per poter applicare la selezione assistita nei confronti di più patogeni.

Varietà suscettibili e varietà tolleranti ad E. amylovora

Colpo di fuoco batterico. Agente di questa batteriosi, meglio nota come fireblight è Erwinia amylovora, comparsa in Italia oltre 10 anni fa, attaccando soprattutto il pero e assai meno frequentemente il melo. In varie regioni sono state individuate aree di quarantena e in Emilia-Romagna il vivaismo è consentito solo in aree sicuramente esenti da questa pericolosissima malattia. Per questo motivo le ricerche sul colpo di fuoco, data la facilità di diffusione, possono essere condotte solo in serra o in ambienti condizionati, a ciò abilitati. Da segnalare che nel programma di creazione e di selezione di nuovi portinnesti del melo condotto a Geneva (Cornell University) sono stati ottenuti alcuni genotipi resistenti, fra cui CG11, CG41 e CG65, ora immessi in commercio. Portinnesti molto suscettibili sono considerati M9 e ancor più M26. Per la selezione per la resistenza al fuoco batterico a Wändensvil (Svizzera) sono stati individuati tre marcatori (GE 8019, AE 1037 e F7) che mappano nella regione dei QTL di resistenza. In particolare il marcatore F7 (trovato in Fiesta) è risultato presente nella

• Varietà poco suscettibili sono Red

Delicious, Stayman Winesap, Splendor, mentre suscettibili sono Gala, Fuji, Rome Beauty e molte altre. Non esiste alcuna associazione fra resistenza a ticchiolatura (Vf) e resistenza a fireblight. Alcune varietà TR sono molto suscettibili al fireblight. Per esempio prima è resistente e Florina no. Così come della serie TR tedesca di Pillnitz, Remo e Rewena sono resistenti, altre no. Nelle più recenti mele TR tedesche e svizzere sono presenti fonti di resistenza, come per esempio in Ariwa (Svizzera) e altre nove varietà

375


ricerca cultivar Enterprise dove è pure presente il marcatore ChVf1 per ticchiolatura. Ciò ha consentito di applicare la selezione assistita in serra, saggiando le progenie di incrocio, rivelatesi resistenti a Vf, anche per il marcatore F7 associato alla resistenza al colpo di fuoco batterico. Nella stessa stazione di Wädenswil sono già stati selezionati in campo genotipi dotati di buona resistenza a Erwinia. Questi genotipi sono ancora sotto sigla: FAW14995 e FAW12309. Interessante comunque è anche il programma condotto sulla ricerca di QTL di resistenza al fireblight, sia su melo sia su pero, data la sintenia dimostrata col melo per numerosi marcatori. Su melo vengono distinti un major QTL e un minor QTL (quest’ultimo sarebbe di tipo epistatico). Nel LG3 di Malus × robusta è stato pure mappato un gene di resistenza. Ma grossi risultati sono presto attesi dai vari centri di ricerca nel mondo, che operano con grande dispiegamento di mezzi in questo campo (USA, NZ, Francia, Svizzera, Germania).

Foto R. Angelini

Cancro da N. galligena su branca di melo Foto R. Angelini

Cancro rameale. Su certe varietà, tipo Red Delicious, si verificano con una certa frequenza attacchi di cancro corticale e subcorticale da Nectria galligena. In Oriente e nelle Americhe sembra che sia frequente un’altra forma di cancro prodotta da Valsa ceratosperma, con sintomi simili. C’è dunque una suscettibilità diversa da un genotipo all’altro, così come presumibilmente esistono diverse forme del patogeno. In Europa è stata la stazione tedesca di Ahrensburg a studiare il cancro, cioè le necrosi corticali su rami e branche. Sono già state trovate fonti di resistenza in meli da sidro e quelli selezionati per la resistenza ad altri patogeni vengono ora testati anche per la resistenza a Nectria galligena.

Dysaphis plantaginea (afide grigio) Foto R. Angelini

Afidi. Fra gli insetti che colpiscono il melo, solo gli afidi hanno generato risposte della pianta così variabili, da consentire l’individuazione delle fonti di resistenza. È arcinota la soluzione del problema della lotta all’afide lanigero (Eriosoma lanigerum), realizzata da molti anni in Inghilterra (a East Malling) con la serie dei portinnesti ibridi Malling Merton, fra cui MM106. La resistenza è dovuta al fatto che l’afide non è in grado di compiere lo sviluppo nelle radici dell’albero, interrompendo così il proprio ciclo dioico. Il portatore della resistenza (Er) era la cultivar Northern Spy, che è stata incrociata con M9 e altri noti portinnesti clonali. Recentemente è avvenuta una mappatura dei geni Er. All’afide lanigero resistono anche un melo apomittico, M. hupehensis e M. × robusta 5. In particolare il M. × robusta detiene una resistenza monogenica (Smh) dominante. Sono note anche resistenze a Dysaphis devecta (afide rosa) e Dysaphis plantaginea (afide grigio), solo in parte associabili fra loro. A East Malling sono state individuate tre fonti di resistenza, Sd1, Sd2, Sd3. La cultivar Cox‘s Orange Pippin, inglese, è portatrice di Sd1 e del

Colonia di afide verde

376


miglioramento genetico QTL per la resistenza a Erwinia amylovora nel LG7. I marcatori molecolari di tali resistenze sono stati individuati da diversi studiosi. Oggi, dunque, è possibile integrare la selezione assistita anche per le resistenze agli afidi.

Foto CReSO

Conclusioni Il miglioramento genetico del melo, condotto in Italia da una decina di enti pubblici e privati, ha già dato significativi risultati rappresentati da alcune cultivar (per es. Golden Orange, Gold Chief, Rubens, Modì, Forlady), che hanno iniziato a diffondersi nelle aree a esse maggiormente vocate. È dunque possibile, tenuto conto dei tempi molto lunghi richiesti dai programmi di breeding, che nei prossimi due o tre decenni nuove varietà potranno erodere e sostituire la supremazia delle varietà estere oggi più affermate, perché, si spera, portatrici di una molteplicità di caratteri che potranno renderle più ecologiche e complessivamente preferibili a quelle attuali. D’altre parte, il patrimonio varietale italiano è costituito, tranne poche eccezioni, dalle migliori varietà e novità coltivate nel mondo. Il sistema di tutela dei diritti di proprietà intellettuale sviluppato in Italia con le esclusive di propagazione e i club, consente agli operatori di scegliere il meglio sulla base delle specifiche esigenze mercantili imposte dalla globalizzazione e dall’accertata vocazionalità delle aree adatte a ciascuna varietà. Gli attuali indirizzi di politica europea, l’ecocompatibilità dei sistemi produttivi, in particolare la dimensione supergarantista imposta dai disciplinari di produzione (PFI e biologico) che vedono l’Italia leader innovativo in risposta alle istanze salutistiche dei consumatori, impongono alla genetica e alle bio-tecnologie di sviluppare metodi e tecnologie di supporto ai programmi di breeding convenzionali con forte impronta di mercato e di ecocompatibilità. Occorre scoprire le possibilità di manipolare i geni dei molti caratteri che definiscono una nuova varietà, individuare e ampliare la rosa dei caratteri di resistenza e di quelli che definiscono la qualità. In particolare, i maggiori sforzi attuali mirano a mettere l’albero in condizioni di richiedere minori input energetici e di possedere una più alta efficienza produttiva, allineandosi però, a un tempo, al top qualitativo della mela, cioè ai migliori standard di mercato. Saranno in definitiva i vari aspetti merceologici e consumistici della produzione, percepibili e definiti dai consumatori, a decretare il futuro successo delle nuove varietà. Probabilmente le mele dei prossimi anni, si differenzieranno ancor più di quanto già avvenga oggi. Non avremo mele più grosse o più produttive o più colorate ma nuove tipologie di frutti e di qualità intrinseche, accertabili e misurabili sensorialmente, con caratteri organolettici oltre che con l’apparenza, per corrispondere a una più diversificata domanda dei consumatori. L’eccellenza non avrà più parametri univoci. A ognuno la sua mela!

Foto Modì Europa

Gold Chief® (in alto) e Modì® (sotto) sono nuove varietà promettenti, frutto della ricerca italiana

377


il melo

ricerca Innovazione varietale Silvio Pellegrino Walter Guerra

www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.


ricerca Innovazione varietale Paniere varietale Il quadro varietale della melicoltura italiana è rappresentato da un nucleo di 3 cultivar (Golden Delicious, Gala, Red Delicious) che superano la “soglia” del 10%, e che insieme rappresentano circa il 70% della superficie. Le accompagna un corollario di varietà “minori”. Alcune, con diffusione intorno al 5%, sono sostanzialmente stabili: Granny Smith, Braeburn, Fuji. Altre potrebbero essere definite “di affezione” nel senso che appartengono a una memoria collettiva, come quelle strettamente legate a un territorio (Annurca, Renetta), o sono percepite come varietà storiche o tradizionalmente legate a un uso specifico (Renetta del Canada è considerata per antonomasia mela da cottura). Ci sono poi le varietà “di nicchia”, sia tradizionali quali Stayman, sia nuove quali Pinova. Altre ancora sono in regressione (Morgenduft, Jonagold, Elstar). Infine le start up, le varietà di recente introduzione che ci si aspetta possano divenire protagoniste di un riassetto dell’offerta.

0,1% 0,3% 1%2% 4% 12%

0,1%

44%

13% 4,5% 3%

5% 5% 5% 1%

Golden Delicious

Elstar

Stayman

Red Delicious

Imperatore -Rome B.

Renette

Granny Smith

Gloster

Fuji

Jonagold

Annurca Altre varietà

Idared Braeburn

Gala Ripartizione varietale della produzione italiana (media 2005-2007). Fonte: Eurofel

Elstar

Braeburn

La composizione del paniere varietale si differenzia da regione a regione. Se in Trentino Golden Delicious rappresenta oltre il 72%, il paniere varietale del contiguo Sud Tirolo si basa su 6 varietà: 43% Golden Delicious, 16% Gala, 11% Red Delicious, 9% Braeburn, 6% Granny Smith, 5% Fuji. Nell’arco alpino occidentale, il Piemonte ha seguito una sua vocazionalità per mele a buccia rossa: le sole Red Delicious e Gala rappresentano il 62%, mentre Golden Delicious è relegata al 30%. Nella Pianura Padana (Emilia-Romagna e Veneto), l’assortimento varietale poggia quasi equamente su 5 varietà: Fuji, Golden, Gala, Morgenduft, Red Delicious, in un range compreso tra il 10 e il 20%. Tale forte impronta regionale non riflette tanto radicate differenze storiche, quanto percorsi evolutivi diversi dettati dalla vocazionalità ambientale dei territori e da scelte

Gala clone Baygent Brookfield®

378


innovazione varietale imprenditoriali volte a cogliere opportunità di mercato. Nell’Unione Europea le varietà di riferimento sono oggi Golden Delicious (33%), Jonagold (12%), Gala (13%), Red Delicious (9%), Elstar (6%), Granny Smith (5%), Braeburn (5%). L’evoluzione dell’ultimo decennio ci mostra un riposizionamento di cultivar quali Golden Delicious in calo del 21%, Jonagold, Red Delicious, Cox Orange ed Elstar. Si tratta di cultivar a polpa fondente che lasciano spazio a varietà innovative per consistenza e croccantezza, quali Gala e Pink Lady®. A livello mondiale le varietà di riferimento sono Golden e Red Delicious; queste ultime sono le mele degli Stati Uniti, soprattutto in Washington e in Oregon, Stati dove è concentrata la melicoltura del Nord-America. Seguono Gala, Fuji e Granny Smith. È interessante seguire l’evoluzione dell’ultimo decennio, con proiezioni fino al 2015; in primo luogo il sorpasso di Golden Delicious su Red Delicious, ancora al primo posto nel 1998. Emerge poi che le “grandi” varietà passeranno da due a tre. Gala si posizionerà sopra i 4 milioni di tonnellate. È indice di una crescente affermazione delle varietà a polpa croccante, quali appunto Gala, ma anche le emergenti Fuji, Braeburn e Pink Lady®. Il fenomeno è da mettere in relazione con i nuovi assetti geopomologici, che prevedono un incremento dei flussi di esportazione internazionali, in particolare dai Paesi dell’emisfero australe (Nuova Zelanda, Cile, Sud-Africa, Australia), che, per 6 mesi, riforniscono i mercati dei Paesi “occidentali”. Le varietà a polpa soda, croccante e succosa mantengono livelli qualitativi eccellenti anche dopo i trasporti d’oltremare.

5% 33%

13%

12% 1% 9% 13%

2% 6% 1% 5%

Golden Delicious

Altre varietà

Gala

Red Delicious

Fuji

Pink Lady

Elstar

Jonagold/Jonagored

Cox Orange

Granny Smith

Braeburn Ripartizione varietale della produzione nell’Europa a 15 (media 2005-2007). Fonte: Eurofel

18,9% 0,1% 1,7% 0,2% 1,8% 1,8% 3,1% 4,1% 4,9% 6,2% 7,0%

Evoluzione delle principali cultivar di melo a livello mondiale nel periodo 1998-2015 (dati assestati e proiezioni, ad esclusione della Cina)

6000

19,0%

17,4% 13,7%

5000

t x 1000

4000 3000 Golden Delicious Red Delicious Gala Fuji Granny Smith Jonagold Braeburn Pink Lady® Elstar

2000 1000 0 1998

2007

2010

Golden Delicious

Elstar

Pink Lady®

Red Delicious

McIntosh

Cameo® 0,2%

Granny Smith

Jonagold

Fuji

Idared

Jazz®

Braeburn

Gala

Altre varietà

Ripartizione varietale della produzione mondiale nel 2007 (ad esclusione della Cina) Fonte: Belrose, Inc. - World Apple Review 2008

2015

Fonte: Belrose, Inc. - World Apple Review 2008

379


ricerca Evoluzione in corso Dai grafici seguenti si può intuire che la ripartizione varietale sia a livello nazionale sia a livello dei singoli bacini produttivi, è in costante evoluzione: è stata lenta e quasi impercettibile in alcuni periodi, rapida e accelerata in altri. Nel corso dell’ultimo trentennio, il numero complessivo di varietà non è sostanzialmente cambiato. Tra le cultivar di riferimento sono rimaste in comune Golden e Red Delicious, tra le “minori” Granny Smith, Morgenduft, Annurca e Renetta del Canada. In primo luogo si è osservato un generale ridimensionamento di Golden Delicious. In realtà dietro questo da-

Evoluzione nell’ultimo decennio delle principali cultivar di melo diffuse in Italia 1.200.000

Tonnellate

1.000.000

Golden Delicious è tutt’ora un’importante cultivar di riferimento. Nella foto Leratess Pink Gold®, clone di Golden Delicious

800.000 600.000 400.000 200.000 0

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Previsione 2007 Golden Delicious Gala Red Delicious Granny Smith Vista panoramica delle vallate alpine vicino a Merano dove le mele si caratterizzano per la sfaccettatura rosata-aranciata

Fuji

Braeburn

Fonte: Eurofel Foto R. Angelini

380


innovazione varietale

Jéromine*, clone di Red Delicious

to si osserva una redistribuzione territoriale non solo della cultivar, ma della stessa specie. Golden Delicious esprime infatti le proprie caratteristiche qualitative al massimo livello negli ambienti d’altitudine. Se negli anni ’60 era ampiamente diffusa in pianura, segnatamente nel Ferrarese, nei decenni successivi è migrata negli areali melicoli dell’arco alpino, in particolare in Trentino, Sud Tirolo e Valtellina. Nelle vallate alpine la sfaccettatura rosata-aranciata imprime una sorta di marchio territoriale a un frutto dalla polpa strutturata, croccante e succosa, qualità sostenuta da efficaci azioni promozionali. Anche Red Delicious è stata oggetto di un disloca-

Fuji clone Aztec Zhen®

Fuji e Gala si sono rivelate adatte agli ambienti di pianura tanto da diventare le varietà di riferimento dell’Emilia-Romagna

Foto R. Angelini

381


ricerca mento importante dalla Pianura Padana prevalentemente verso l’altipiano piemontese, dove rappresenta il 34% della superficie (Regione Piemonte). Si tratta di un gruppo varietale oggetto di una serrata evoluzione clonale, che ha trasformato l’ancestrale bicolore Delicious, individuata negli USA a fine Ottocento, in mutanti clonali sempre più colorati di rosso intenso. L’ambiente pedemontano ha beneficiato di vantaggi estetici, rappresentati da un colore intenso e luminoso, ma soprattutto di una maggior consistenza della polpa, che ne consente una immissione sul mercato secondo un ampio calendario. Il fenomeno che più ha influito sull’evoluzione dell’offerta varietale non solo italiana, è stata l’introduzione negli ultimi due decenni del secolo scorso di varietà a polpa croccante e succosa; Gala, Fuji e Braeburn sono quelle che si sono diffuse, ampliando in modo sostanziale la gamma dei profili qualitativi e rimettendo in gioco gli ambienti di pianura. Gala in un primo tempo e Fuji successivamente si sono rivelate adatte agli ambienti di pianura. Fuji è diventata in pochi anni la varietà di riferimento (21%) dell’EmiliaRomagna. Il segmento precoce del mercato è appannaggio delle produzioni di pianura, le quali cedono il passo, nei mesi invernali, alla maggior consistenza della polpa ottenibile in altitudine. In definitiva l’evoluzione dell’assetto varietale ha tenuto conto del territorio seguendo la vocazionalità ambientale. Gli anni attuali vedono un fermento evolutivo, se possibile, più intenso rispetto ai fenomeni sopra descritti. La cifra comune alla diffusione di nuove cultivar sta forse nella scelta mirata di varietà per ambienti circoscritti e per obiettivi commerciali condivisi. Le incertezze o le “migrazioni” sopra descritte non sembrano toccare le cultivar che mostrano il maggior potenziale di innovazione.

Gala clone Simmons Buckeye®

Cripps Pink Pink Lady® Giovane impianto delle nuove cultivar Nicoter Kanzi®

382


innovazione varietale Se Nicoter Kanzi® e Ambrosia sono fin dall’inizio proposte per gli ambienti montani, cultivar quali Modì® CIVG198, Cripps Pink/Rosy, Glow Pink Lady® presentano profili gustativi ed estetici appositamente studiati per sfruttare al meglio le condizioni ambientali tipiche della pianura e più in generale di climi mediterranei.

Varietà al passo con i tempi

• Nel corso degli anni si è assistito a

un cambiamento di visione anche nel mercato delle mele: passare dall’autoconsumo delle popolazioni rurali a una prospettiva di mercato, volta a cogliere nuove esigenze alimentari e cioè produrre di più per sfamare un continente in boom economico e demografico. Tale processo è andato di pari passo con la diffusione della meccanizzazione, che, per aumentare la produttività e contenere i costi, ha rimodulato forma, dimensioni e accessibilità della maglia poderale, creando appezzamenti di forma e dimensione adeguate a una frutticoltura professionale, ma spazzando via siepi e spazi accessori che prima rivestivano importanti funzioni di supporto alla biodiversità dell’agro-ecosistema

Patrimonio di biodiversità L’evoluzione dell’assetto varietale è un processo di “nascita e morte”: si introducono e diffondono nuove cultivar, se ne abbandonano altre; non diversamente da quanto accade per i generi musicali. Il processo non è mai stato lineare: a fasi di espansione del numero di accessioni, sono seguiti momenti di semplificazione degli ordinamenti colturali. Nel Novecento si è in effetti assistito a una fase di contrazione del numero delle varietà di melo in coltura, parte di un fenomeno più complesso che ha interessato tutta l’agricoltura europea. Se nelle indagini varietali degli anni ’70 già si delineava una semplificazione dell’offerta varietale in funzione di produttività, standard qualitativo, idoneità alla conservazione intorno a 4-5 varietà di riferimento, focalizzando sulla voce “altre”, si trovava un elenco di una ventina di varietà in regressione. Tra queste si distinguono quelle note per la produttività ma con modesto profilo qualitativo (Commercio, Abbondanza, Democrat ecc.): il boom economico spostava già l’obiettivo dalla quantità alla qualità dell’alimentazione. Altre eccellenti varietà sotto il profilo gustativo si rivelarono ingestibili per la logistica distributiva del tempo (Calvilla bianca, Stayman, Jonathan, Gravensteiner ecc.). Tra le varietà autoctone o di interesse comunque locale sono andate perse in coltura le varietà della fame, buone per sfamare o prolungare la disponibilità di frutti

20%

17% 12%

41%

5%

5%

Golden Delicious

Imperatore-Morgenduft

Red Delicious

Jonathan

Altre varietà

Renetta del Canada

Ripartizione varietale della superficie a melo in Italia nel 1977. Fonte: ISTAT

Calvilla Bianca, eccellente per il gusto ma ingestibile dalla logistica distributiva di un tempo

383


ricerca durante la stagione invernale (conservazione in fruttaio, quando non sotto la neve o in acqua sotto uno strato ghiacciato) ma di scarso profilo organolettico, altre invece veri e propri gioielli del gusto (Runsé, Dominici, Carle, Parmena dorata, Rosmarina Bianca, Renetta Ananas ecc.) sono state sacrificate sull’altare della standardizzazione. Di qui il campanello di allarme per il rischio non solo di eccessiva semplificazione colturale, ma di erosione genetica per la perdita di accessioni preziose vuoi per il gusto, vuoi per caratteri agronomici che avrebbero potuto rivelarsi importanti in futuro. Il lavoro di “messa in sicurezza” della biodiversità del melo è stato svolto con successo a partire dal 1970.

Salvaguardia della biodiversità

• Il programma “Inventario europeo del

melo”, avviato nel 1984, ha consentito di raccogliere presso la Stazione di East Malling (UK) oltre 3500 accessioni di melo, una vera e propria banca europea del germoplasma. In Italia il Progetto del CNR “Difesa delle risorse genetiche delle specie legnose” ha censito e raccolto oltre 2000 accessioni del gen. Malus. Più recentemente il Progetto MiPAAF “Germoplasma frutticolo in Italia” ha pubblicato le schede di 764 accessioni di melo, mentre è stato costituito il Centro nazionale del Germoplasma Frutticolo presso il CRA – Centro di ricerca per la frutticoltura di Roma, che già oggi conta 2126 accessioni di melo, buona parte delle quali di origine italiana

Germoplasma e archeologia pomologica L’effettiva ampiezza della biodiversità del melo è in fase di studio grazie all’analisi comparata del DNA, che può sgombrare il campo dalle frequenti sinonimie e omonimie. Si otterrà probabilmente una semplificazione degli elenchi, individuando le varietà “autentiche”. Sembra comunque evidente che l’Europa, la quale ha diffuso il proprio patrimonio genetico agli altri continenti, sia nel tempo divenuta un centro secondario di diversificazione della specie M. × domestica, ammesso che l’espressione possa essere utilizzata per una diversificazione di tipo non naturale ma antropico. Facendo i conti con le descrizioni più attendibili in epoca romana, in particolare con le descrizioni e i resoconti di Plinio il Vecchio, le varietà di melo coltivate nel I sec. d.C. erano nell’ordine di alcune decine. È plausibile, anche se non documentato, che ulteriori apporti siano arrivati al seguito

Impianto di Red Delicious a Ferrara

Foto R. Angelini

384


innovazione varietale Foto FEM-IASMA

Piattaforma di origine delle varietà

• Un aspetto interessante concerne

l’ampiezza della piattaforma originaria da cui deriva l’attuale patrimonio di biodiversità. Il melo da frutto è stato introdotto in Europa al seguito delle migrazioni indoeuropee tra il secondo e il primo millennio a.C., anche se gran parte delle varietà di interesse pomologico sono probabilmente giunte da Oriente con il primo caso di globalizzazione quale fu la civiltà ellenistica e di qui al successivo Impero Romano. Nel 56 d.C. comparve a Roma la prima seta, in arrivo dalla Cina attraverso quella che in seguito sarebbe stata chiamata Via della Seta, che transitava proprio attraverso l’area di diffusione primaria della specie Malus sieversii, la specie ancestrale determinante nella genealogia del Malus × domestica. Tale area è collocabile a nord della catena himalayana, ai confini tra la Cina occidentale e le steppe Kazache

Impianto di Gala

delle invasioni barbariche; si tratta di popolazioni stanziate nell’Est europeo in ambienti dove ancor oggi è coltivato il melo. È ragionevole pensare a contributi successivi in epoca rinascimentale, con il ripristino delle comunicazioni con l’Estremo Oriente. In ogni caso, sia che l’attuale patrimonio varietale derivi sostanzialmente dalla piattaforma genetica presente in epoca pre-medievale, sia che sia stato arricchito da apporti successivi, non disponiamo ancora degli strumenti per seguirne l’evoluzione, datare le varietà, attribuire patenti di autoctonia. L’archeologia pomologica è una disciplina non ancora esplorata, mentre rami più classici dell’archeologia, da Schliemann in poi, hanno potuto avvalersi della stratigrafia degli scavi, classificando e datando i reperti. È presumibile che le recenti tecniche di approccio alla filogenesi della specie attraverso l’analisi del DNA offriranno una prospettiva storica dell’evoluzione varietale del melo.

Cloni di Fuji alla raccolta

Foto FEM-IASMA

385


ricerca In tal modo si potrà far luce su stratificazioni successive a partire da varietà davvero antiche come Annurca (Plinio la cita spiegandone a suo modo l’etimo) e attribuire singole varietà o gruppi varietali a determinate epoche. La scarsa bibliografia pomologica attendibile lascia intuire che il patrimonio di cui si esaltano i pregi si sia in gran parte formato in periodi recenti, segnatamente nel Settecento e Ottocento, grazie all’interesse per la botanica e la pomologia dei secoli illuminati, quando uomini mossi da passione hanno contribuito a creare, descrivere, diffondere gran parte di quello che oggi definiamo germoplasma. L’affermazione che le varietà attualmente diffuse presentino un profilo sensoriale inferiore a quelle di altri tempi apparirebbe infondata e preconcetta, nel senso che eventuali confronti dovrebbero riguardare gli assortimenti varietali di singole epoche. Ogni tempo ha infatti privilegiato tipologie varietali in funzione delle proprie esigenze. Se l’aristocrazia settecentesca faceva a gara nel collezionare nei pomarii frutti dall’estetica rara e insolita, nella stessa epoca, nelle vallate dell’arco alpino si ricercavano varietà che si conservassero fino a primavera. La base biochimica utilizzata per una conservazione in fruttaio, o addirittura in acqua sotto uno strato di ghiaccio, si giocava sulla abbondante presenza di sostanze tanniche. Si trattava di un’esigenza vitale, per garantire ad ampi strati di popolazione l’unico apporto vitaminico durante la stagione invernale. Il profilo gustativo di tali varietà è oggi improponibile. Le proprietà antiossidanti delle stesse tipologie varietali, talora messe a confronto con le varietà attualmente diffuse, sono perlopiù ascrivibili proprio alla presenza di tannini, che in realtà decadono con l’evoluzione biochimica della maturazione. Le considerazioni sopra esposte intendono spostare l’attenzione delle ricerche sul reale interesse del germoplasma del melo. Dopo aver messo in salvo tale patrimonio, occorre ora individuare i caratteri di rusticità, tolleranze e resistenze genetiche alle avversità, profili sensoriali dimenticati ma interessanti per innovare l’attuale assetto varietale.

Antico è buono?

• Le evidenze sperimentali ottenute

tramite l’analisi del DNA consentiranno forse di ridimensionare la visione semplicistica della vulgata mediatica, ma non solo, che contrappone le varietà attuali alle “antiche”. Operazioni culturali di “recupero” del tradizionale sono spesso condotte secondo una cifra ideologica. Nel caso della pomologia l’ortodossia ideologica in voga tende a considerare le varietà attuali come povere di qualità gustative, anonime e “industriali”, contrapponendole a un indifferenziato patrimonio di varietà antiche, connotate da rusticità, sapori, proprietà nutrizionali e nutraceutiche. Al contrario, invece, le varietà più recenti hanno un profilo gustativo altrettanto vario e non inferiore alle varietà diffuse nei secoli passati

Opportunità dell’innovazione varietale L’attuale assetto varietale italiano risente di un importante flusso di innovazione che nel decennio 1985-1995 ha visto l’introduzione e l’ampia diffusione di Gala, Fuji e Braeburn. In pochi anni Gala si è imposta come seconda varietà, dopo Golden, ed è tuttora in crescita. Fuji ha occupato uno spazio importante nella melicoltura di pianura, diventando per esempio la cultivar più diffusa in Emilia-Romagna. Braeburn si è diffusa soprattutto negli ambienti montani. La diffusione non riguarda solo l’Italia, al contrario l’Italia ha seguito una tendenza internazionale. La cifra che accomuna queste tre cul-

Fuji clone Aztec Zhen®

386


innovazione varietale

Gala

tivar è l’eccellenza gustativa, declinata nel sapore dolce di Gala e Fuji, acidulo di Braeburn. L’innovazione varietale è andata incontro alle attese del mercato. Gli anni ’80 del secolo scorso sono stati caratterizzati da un boom economico vissuto all’insegna dell’edonismo: fasce sempre più ampie di consumatori acquistano la frutta per il puro piacere di gustare qualcosa di piacevole, sia come dessert sia come snack. Un’ondata successiva di nuove varietà sta modificando sensibilmente l’offerta e l’interesse per ulteriori sviluppi dell’innovazione di prodotto appare elevato.

Renetta del Canada

Attese del consumo e vincoli della distribuzione Il livello qualitativo dell’attuale assortimento varietale è considerato elevato, anche in ragione delle favorevoli interazioni genotipo/ ambiente proprie delle diverse regioni melicole. Non mancano gli spunti di innovazione forniti dal miglioramento genetico, che ha assunto dimensioni mai raggiunte nella storia della melicoltura. L’innovazione varietale non è però una mera conseguenza di tale disponibilità, al contrario sono le prospettive di mercato a stimolare l’innovazione varietale e, a cascata, i programmi di miglioramento genetico. Da più parti sono state espresse perplessità in merito ad una segmentazione spinta dell’offerta del melo. La considerazione di fondo è che finora gran parte della distribuzione ha scelto di proporre un numero limitato di tipologie varietali, non più di quattrocinque in un espositore tipo, ben distinguibili fin dall’aspetto: giallo (Golden Delicious), rosso (Red Delicious), bicolore (Gala, Fuji o Braeburn), verde (Granny Smith) e un outsider, che in Italia è rappresentato generalmente dalla semi-rugginosa Renetta del

Golden clone B

387


ricerca

Gruppi di varietà-simili

• Un problema che ha toccato i processi di innovazione varietale è stato l’introduzione di varietà-simili a quelle diffuse. Creano una situazione di sconcerto nel consumatore, il quale tende a rifiutarle percependole come una contraffazione. Casi del genere hanno riguardato, in passato, molte delle cultivar di riferimento, ma in particolare Golden Delicious, a partire dalle Golden-simili Blushing Golden, Ed Gould Golden, Mutsu, e più recentemente le stesse Golden-simili resistenti a ticchiolatura, quali Golden Lasa, Golden Mira, Golden Orange, Primiera

Coop 39 Crimson Crisp®

Canada. Tale struttura rigida è motivata non solo da limitazioni spaziali, ma anche da opportunità di affezione: il consumatore deve esser messo in condizione di trovare le tipologie di melo che ben conosce. In questi anni si assiste a un cambiamento delle prospettive della segmentazione. La GDO in generale sta aumentando lo spazio del reparto fresco e, per quanto riguarda le mele, sta progressivamente ampliando il settore espositivo. Si assiste inoltre a dinamiche interne alla distribuzione, accentuate dal fenomeno delle varietà in esclusiva. I gruppi tendono a porsi in concorrenza tra di loro, differenziandosi con una propria offerta varietale originale. Si tratta di una strategia di marketing che fa leva su

• Al contrario le mutazioni, che

riguardano aspetti di contorno migliorativi rispetto alla cultivar originaria (le più diffuse sono le mutazioni per il colore), sono ben accette perché percepite come un’accentuazione di caratteri graditi. È questa la situazione che si è venuta a creare per la maggior parte delle cultivar oggi diffuse: Gala, Braeburn, Fuji e Red Delicious. Si sono formati i cosiddetti “gruppi varietali”, che comprendono numerosi cloni ottenuti per mutazione naturale dalla varietà originaria o da sue successive mutazioni. Si verifica un processo evolutivo, in cui nuovi cloni più attraenti declassano e sostituiscono i precedenti

Golden Goldrosio®

388


innovazione varietale un’offerta diversificata in esclusiva; il messaggio sotteso può essere grossolanamente espresso in: “da noi trovi una gamma di varietà di melo scelta su misura per te, che non è disponibile presso la catena concorrente dall’altra parte della città: acquista da noi!”.

“Mercato” delle mele nella GDO

• Alcune catene all’estero stanno già

allestendo punti vendita che propongono un caleidoscopio, fino a 12, di varietà diverse. In effetti, per perseguire una differenziazione dell’offerta, il melo è il “caso di studio” più a portata di mano. Da un lato si dispone di un’ampia gamma varietale, che può attingere all’intensa attività del miglioramento genetico, dall’altro è possibile lavorare con cultivar che consentono un’immediata corrispondenza tra aspetto e profilo gustativo

Percorsi di innovazione varietale Il processo di innovazione varietale non può derogare da tale passaggio-chiave: la corrispondenza tra aspetto e qualità. Il consumatore non è un pomologo, deve poter identificare con facilità una categoria estetica, cui corrisponda inderogabilmente un preciso profilo sensoriale. L’aspetto non deve necessariamente essere attraente, è piuttosto importante che sia originale e distintivo e che rimandi a una tipologia gustativa di assoluta eccellenza. Questa può essere declinata nelle infinite combinazioni delle polarità: sapore dolce/acidulo, polpa croccante/fondente, aroma intenso/delicato ecc. Se le condizioni per un’efficace innovazione varietale appaiono oggi chiare, lo si deve a un processo di approssimazione per errore. Guardando ai tentativi di diffusione di nuove cultivar negli ultimi decenni è infatti più lunga la lista delle innovazioni abortite rispetto a quelle di successo. Esaminiamo tre successi paradigmatici: Gala, Fuji, Braeburn. Al momento dell’introduzione/diffusione presentavano tutte un aspetto ben individuabile, non necessariamente attraente (si pensi in particolare a Fuji, che ha trasformato l’aspetto “povero” ma riconoscibile in uno dei suoi punti di forza: “brutta ma buona”); profili gustativi notevoli e innovativi rispetto all’esistente (polpa croccante e succosa, le prime due declinate in un gusto dolce, la terza acidulo).

Gala clone Annaglo*

Introduzione di nuove cultivar sul mercato

• L’introduzione di nuove cultivar di melo risponde a esigenze di innovazione. Le condizioni per il successo sono: facile identificazione e corrispondenza tra aspetto e profilo gustativo

Albero di Fuji in Cina

389


ricerca Innovazione varietale e compatibilità agronomica Se nei processi di innovazione varietale sono oggi determinanti le caratteristiche merceologiche, negli scorsi decenni prevaleva una valutazione agronomica. Una nuova varietà doveva prima di tutto “piacere” al frutticoltore, vale a dire essere costantemente produttiva, sufficientemente “rustica”, non troppo sensibile alle avversità e non eccessivamente esigente in fatto di cure colturali. Le esigenze dei consumatori erano poco influenti, abituati a farsi bastare quel che l’agricoltura produceva. La politica agricola adottata dalla Comunità Europea fino al 1996 rafforzava questa concezione produttivistica, in cui il prezzo era stabilito in base al calcolo dei costi di produzione. Nella situazione attuale il problema dei costi si pone come sostenibilità economica. Il costo è influenzato dalla produttività e, nel caso del melo che è sensibile all’alternanza di produzione, dalla costanza produttiva. Ogni cultivar presenta un suo equilibrio produttivo, definito intorno agli obiettivi di qualità: è il potenziale produttivo in grado di esprimere un’eccellenza qualitativa. In altre specie, segnatamente in viticoltura, qualità e produttività si comportano come fattori inversamente proporzionali. Il fulcro dei disciplinari di produzione viti-vinicoli consiste nello stabilire limiti quantitativi da non superare, pena il decadimento della qualità. Nel melo, tale aspetto è tenuto sotto controllo per evitare o ridurre l’alternanza di produzione. Le indagini più recenti mostrano come per la maggior parte delle cultivar l’equilibrio vegeto-produttivo, ottenuto attraverso un costante diradamento dei frutticini, corrisponda in larga misura con il livello qualitativo. Le potenzialità produttive indicate nelle schede varietali esprimono il punto di equilibrio intorno al quale è possibile comporre al massimo livello qualità gustativa, distribuzione dei frutti nelle categorie merceologiche più elevate, raccolta concentrata e buona induzione a fiore per l’anno successivo. Alcune varietà presentano una sensibilità eccessiva all’alternanza di produzione, tale da non poter essere gestita con il diradamento dei frutticini e da provocare seri decadimenti qualitativi. Elstar, Jonagold ecc. sono in via di abbandono per tale motivo. Per la stessa Fuji si registrano segni di disaffezione, per ora limitati ad ambienti meno vocati. Dove Fuji è in regressione, viene abbandonata non perché l’alternanza ne aumenti i costi, ma perché ne compromette la qualità, sia negli anni di carico eccessivo, sia nelle annate di “scarica”.

Panoramica di un campo sperimentale per la valutazione delle nuove cultivar

Compatibilità socio-economica L’aspetto più interessante per la valutazione della compatibilità economica di una nuova cultivar è rappresentato dalla semplicità delle operazioni colturali. Ci si riferisce a quelle che non richiedono una manodopera specializzata: interventi di formazione dell’albero, potatura invernale, precauzioni per evitare danneggiamenti dei frutti alla raccolta ecc. Se negli scorsi decenni le dimensioni

Ariane*

390


innovazione varietale aziendali e le condizioni socio-economiche consentivano che fosse lo stesso imprenditore agricolo, coadiuvato da manodopera familiare o da un gruppo di lavoro stabile nel tempo, ad effettuare le operazioni colturali con una competenza artigianale, oggi tali interventi sono affidati a manodopera sempre meno qualificata. Ecco dunque che le cultivar facili da gestire (buona ramificazione, angoli di inserzione aperti, fruttificazione ben distribuita, ampia finestra di raccolta ecc.) pongono le condizioni per una sostenibilità socio-economica. Nelle schede di presentazione delle nuove varietà è entrato in uso il termine inglese user friendly, cioè alla portata di tutti gli operatori.

Resistenza alla ticchiolatura e qualità

• Fino a pochi anni fa le varietà resistenti

alla ticchiolatura presentavano caratteristiche qualitative inferiori rispetto alle varietà standard. Tant’è vero che per esempio in Alto Adige, dove la produzione biologica del melo si sta assestando sui 1000 ettari, la scelta varietale dei produttori biologici finora coincide più o meno con quella della produzione integrata. La resistenza a un’avversità non può sopperire al gap qualitativo. Oggi, la nuova generazione di varietà resistenti alla ticchiolatura non ha niente da invidiare, anche sotto il profilo della qualità, a quelle standard. L’obiettivo di unire qualità e resistenza può ritenersi raggiunto nelle cultivar più recenti, quali Modì® CIVG198 , Coop 39 Crimson Crisp®, Ariane Les Naturianes® e Dalinette Choupette®

Ecosostenibilità Il miglioramento genetico ha ottenuto risultati interessanti con le varietà resistenti a ticchiolatura. Mentre prosegue il lavoro per la durevolezza della resistenza, attraverso la piramidizzazione di più geni ad azione complementare, e per la resistenza a più avversità contemporaneamente, sono stati effettuati numerosi tentativi di introduzione di varietà resistenti a ticchiolatura per il gene Vf. Gli insuccessi (Florina Quérina®, Enterprise, Golden Laxa, Golden Mira, Catarina, Delorina Harmonie® ecc.) sono da attribuire a un livello qualitativo inferiore rispetto alle varietà standard. L’atteggiamento della distribuzione è stato quello di assoggettare le nuove varietà resistenti agli stessi rigorosi criteri qualitativi delle varietà standard; la resistenza non è stata considerata come un fattore di marketing ma come una facility alla produzione nel conseguimento degli obiettivi di sicurezza alimentare. In questo contesto hanno acquisito una posizione di nicchia varietà interessanti quali Topaz, GoldRush, Golden Orange ecc.

Coop 38* GoldRush Topaz*

391


ricerca

Coop 39 Crimson Crisp®

Le ticchiolatura-resistenti più recenti si posizionano, invece, nella stessa fascia di qualità delle normali (Modì® CIVG198, Dalinette Choupette®, Coop 39 Crimson Crisp®, Ariane Les Naturianes® ecc.). A questo punto alcuni editori hanno ritenuto che, venuto meno il gap qualitativo, si possa giocare la resistenza come un fattore di marketing, sia in termini di maggior garanzia in fatto di sicurezza alimentare, sia in termini etici, per la diffusione di varietà ecologiche, la cui coltivazione riduce l’impatto ambientale. Il messaggio in questo caso è “scegliendo questa nuova varietà di melo, mi prendo cura del mio benessere e aiuto l’ambiente”.

Stayman

Processo di validazione delle nuove cultivar La valutazione delle nuove cultivar segna il passaggio tra il miglioramento genetico e l’innovazione varietale. Il miglioramento genetico già prevede una fase S2, in cui si saggia il comportamento delle selezioni avanzate negli ambienti più rappresentativi per la melicoltura prima dell’introduzione commerciale e l’eventuale “brevettazione”. L’Italia partecipa con più Aziende sperimentali alla fase conclusiva di vari programmi di miglioramento genetico internazionali, in modo da indirizzare le scelte dei costitutori su materiali interessanti per gli areali pomicoli nazionali. In seguito alla costituzione, un corretto processo di diffusione varietale segue le tappe di una sperimentazione parcellare (5-10 alberi/parcella) per la valutazione di idoneità, una sperimentazione in azienda (nell’ordine di alcune centinaia di alberi, normalmente in un frutteto commerciale), l’inserimento in liste di idoneità. Il processo si conclude con la formulazione di “liste di programmazione” in cui la filiera sceglie tra le cultivar idonee quelle che rispondono ai propri obiettivi commerciali. L’innovazione varietale

Centri di ricerca varietale europei

• A livello europeo è attivo il gruppo

EUFRIN – European Fruit Research Institutes Network, che ha avuto il merito di mettere a punto un accordo di sperimentazione condiviso da una larga parte degli editori. EUFRIN attiva inoltre un flusso di informazioni che consente un costante aggiornamento sulle opportunità dell’innovazione varietale del melo

392


innovazione varietale può rappresentare un efficace strumento competitivo. Per questo è determinante il fattore tempestività: ottenere informazioni corrette e attendibili riferite al proprio territorio e ai propri obiettivi merceologici può rappresentare per un gruppo commerciale uno strumento decisivo per anticipare i concorrenti con un prodotto innovativo. Il fenomeno si è accentuato con la possibilità di costituire gruppi che dispongono in esclusiva di un’innovazione varietale, i cosiddetti club di filiera. Trova piena corrispondenza con lo sviluppo di nuovi prodotti in altri settori agro-alimentari e più in generale industriali. Per un’innovazione tempestiva occorre anticipare l’avvio della sperimentazione: partecipare alla fase S2 del miglioramento genetico, stipulare i contratti di sperimentazione, individuare rapidamente i materiali interessanti per passare alla fase successiva senza frapporre tempi morti. Gli accordi di sperimentazione costituiscono un passaggio delicato, considerati gli interessi in gioco. L’editore (la figura che detiene i diritti di moltiplicazione della cultivar) ha necessità di tutelarsi dai rischi sia di pirateria varietale, che aumentano proporzionalmente al numero di siti sperimentali, sia di diffusione di informazioni non corrette o fuori tempo rispetto alla programmazione del lancio vivaistico. I rapporti tra costitutori/editori e sperimentatori devono dunque essere improntati alla confidenzialità e, considerati gli interessi in gioco, sono codificati da contratti di ricerca con valore giuridico. L’attività di validazione varietale è svolta da centri di ricerca specializzati, che hanno dato vita a gruppi di lavoro per uniformare metodologie di indagine e contratti di sperimentazione.

Progetto MiPAAF

• In Italia il processo di validazione

delle nuove cultivar passa attraverso il Progetto MiPAAF-Regioni “liste di orientamento varietale dei fruttiferi”, coordinato dal CRA – Centro di Ricerca per la Frutticoltura

• Provvede all’introduzione delle

nuove accessioni con contratti di sperimentazione collettivi, ha messo a punto metodologie e schede comuni per i rilievi, svolge una intensa attività divulgativa, organizzando annualmente la presentazione sia su riviste specializzate sia soprattutto attraverso convegni che coinvolgono tutta la filiera italiana

• Il gruppo di lavoro melo è composto

da 15 unità operative distribuite sulle più significative aree melicole italiane

• L’obiettivo del Progetto è di esprimere, sulla base di una rigorosa e autorevole attività sperimentale, un giudizio di idoneità per territori omogenei e di validità merceologica

• Un’esigenza che si pone più per il

melo che per le altre specie è di approfondire ulteriormente l’idoneità alla conservazione con le diverse tecnologie oggi disponibili, ciò che richiede un’ampia collaborazione tra aziende sperimentali e centri con specifica e interdisciplinare competenza sui processi post-raccolta

Vecchio impianto di Rosa di Caldaro

393


ricerca Protezione della proprietà intellettuale Le vecchie cultivar di melo avevano un nome, a volte banale più spesso suggestivo. Oggi la denominazione varietale è un po’ più complessa, dovendo tener conto di aspetti giuridici relativi alla protezione dei diritti intellettuali e a marchi registrati. In Italia non esiste un registro delle varietà dei fruttiferi, mentre a livello europeo le cultivar possono essere iscritte presso il CPVO (Community Plant Variety Office). Le generalità delle nuove cultivar di melo vengono non solo registrate, ma anche brevettate presso lo stesso CPVO. Il brevetto europeo, concesso dopo adeguata istruttoria, protegge la cultivar con la sua denominazione varietale per 30 anni su tutto il territorio dell’Unione Europea. L’innovazione più significativa apportata dall’istituzione del brevetto europeo (Reg. CE n. 2100/94 del 27 luglio 1994) è stata l’estensione della protezione fino a coprire il frutto. In questo modo l’editore può monitorare la corretta diffusione della cultivar fino alla fase commerciale. Questa impostazione ha posto le condizioni normative per la costituzione di diritti di commercializzazione in esclusiva, i cosiddetti club di filiera varietale. Il riconoscimento del brevetto consente l’imposizione di una royalty, un compenso commisurato al numero di piante o gemme vendute o a superficie impiantata e/o per quantità di frutti commercializzata, che va a ripagare i costi del miglioramento genetico e delle fasi di premoltiplicazione della cultivar (identità varietale, mantenimento dello stato sanitario ecc.). Senza il pagamento del-

Denominazioni varietali e marchio registrato

• Alla denominazione varietale è spesso

associato un marchio registrato (®) e un nome di fantasia generalmente coniato in funzione del marketing. In questi ultimi anni la denominazione corrente delle cultivar di melo segue questo modello: denominazione varietale – marchio registrato – ®, ad esempio: Nicoter Kanzi®, Gold Pink Gold Chief®, Modì® CIVG198

• I simboli: * indica una denominazione varietale protetta (brevetto europeo, giugno 2008); ® indica un marchio registrato

Modi® CIVG198

394


innovazione varietale le royalties, le attività di miglioramento genetico e di innovazione varietale si esaurirebbero. Percorsi di gestione dell’innovazione varietale: i club di filiera I tempi nei quali il singolo frutticoltore aveva la possibilità di scegliere arbitrariamente, tra le tante proposte, la varietà che riteneva più promettente sono ormai trascorsi. Breeder, vivaisti, produttori e operatori commerciali si associano per coltivare e commercializzare in esclusiva singole cultivar. Per tutti valgono le medesime regole. La riuscita di tali iniziative comporta investimenti onerosi e impegnativi per promuoverne l’immagine e generarne la domanda. Il successo di Pink Lady® ha indotto molti editori a intrapprendere un percorso simile per altre varietà. I conti non torneranno per tutte le cultivar; nel corso del prossimo decennio probabil-

Club di Filiera

• A livello mondiale sono una ventina i club varietali relativi al melo

• Obiettivo primario è spuntare prezzi più vantaggiosi ad ogni livello della filiera

Elenco delle varietà di melo diffuse in Europa con la formula protetta del club Marchio

Denominazione varietale

Numero brevetto europeo

Editore in Europa

Ambrosia®

Ambrosia

13616

Unifrutti/Rivoira

Antares

Dalinbel

10186

SNC Elaris

Cameo®/Camela®

Caudle / Cauflight

6786 / 20052054*

Cameo Europe SAS

Choupette®

Dalinette

17838

SNC Elaris

Diwa /Junami

Milwa

16779

INOVA Fruit/VariCom

Envy

Scilate

20070546*

ENZA

Greenstar®

Nicogreen

13323

GKE

www.greenstarapple.com

Honeycrunch®

Honeycrisp

7797

PomAnjou Selections

www.honeycrisp.org

Jazz

Scifresh

16188

ENZA

www.jazzapple.com

Nicoter

15369

GKE

www.kanziapple.com

Les Naturianes®

Ariane

13108

NOVADI

www.pomme-ariane.com

Modì®

CIVG198

23149

Modì Europa

www.modiapple.com

Sciros

6607

ENZA

Cripps Pink / Rosy Glow

1640 / 18127

Pink Lady Europe

www.pinklady-europe.com

Rubens®

Civni

16186

Consorzio Europeo Rubens

www.rubens-apple.com

Sonya®

Nevson

13610

Nevis Fruit Company

Sundowner®

Cripps Red

3425

Association Sundowner Europe

www.sundowner-europe.eu

Tentation®

Delblush

1641

Delbard

www.pomme-tentation.com

Wellant®

CPRO47

INOVA Fruit

www.mijn-wellant.nl

®

®

®

®

®

Kanzi

®

Pacific Rose Pink Lady

®

®

* Prove esame brevettuale in corso (giugno 2008)

395

sito club

www.cameo-europe.com

www.junami-apple.com


ricerca mente l’uno o l’altro club varietale cadrà nel dimenticatoio. Non tutte le cultivar si addicono alla costituzione di un club. Ad esempio Delblush Tentation®, molto simile a Golden Delicious, incontra difficoltà ad imporsi – perlomeno negli ambienti tradizionali di coltivazione della Golden – dal momento che le differenze estetiche sono poco evidenti. Vanno citate altresì forme di club meno restrittive, in cui la singola Organizzazione di Produttori (OP) è libera di decidere se aderire o meno a una commercializzazione del prodotto sotto un marchio registrato e pubblicizzato. Un esempio è il Kiku Pool, che sotto il marchio Kiku® commercializza frutti di prima qualità dei mutanti di Fuji Brak e Fubrax (www.kiku-apple. com). È invece in fase di scioglimento il club Red Prince® (www. red-prince.com), che si prefiggeva di commercializzare i frutti del mutante di Red Jonaprince®, mutante di Jonagold.

Foto R. Angelini

Dalla pomologia alla descrizione funzionale La descrizione delle varietà dei fruttiferi è nata come pomologia, una branca della botanica sistematica volta a classificare e distinguere le varietà esistenti. Le schede pomologiche sono oggi utilizzate per la presentazione delle nuove cultivar al momento della costituzione. Il CPVO, il citato Organismo europeo che esegue le istruttorie per la concessione dei brevetti vegetali, ha adottato una scheda descrittiva per il melo composta da 57 caratteri. Si prendono in considerazione i caratteri distintivi, dalla disposizione delle cavità carpellari, alla crenatura del margine fogliare, o alla distribuzione delle lenticelle sui germogli. Per la presentazione dei profili varietali che completano il capitolo è stata invece adottata una descrizione funzionale. Si prendono in esame le caratteristiche che interessano i consumatori, i frutticoltori, i tecnici di campo e di magazzino, gli operatori del marketing, insomma i vari attori della filiera.

Cripps Pink Pink Lady®

Golden Smoothee®

Profili varietali: il frutto Si descrive prima l’aspetto badando non tanto al giudizio sulla attrattività, quanto alla distinguibilità. L’approccio del consumatore passa attraverso l’aspetto (forma, colore ecc.) e il marketing gioca buona parte delle proprie carte sull’abbinamento aspetto-profilo gustativo. Si passa poi alle caratteristiche gustative, dalla tessitura della polpa (da fine a grossolana), alla consistenza, croccantezza e succosità, infine all’equilibrio dolce/acidulo. La descrizione per aggettivi è sostenuta dai rilievi analitici al momento della raccolta e da un sensogramma (grafico del profilo sensoriale elaborato da un panel addestrato di degustatori). Profili varietali: raccolta e presenza sul mercato Si forniscono le informazioni sul posizionamento e sulla ampiezza della finestra di raccolta, nonché sul calendario di presenza

Jonagold

396


innovazione varietale

Cultivar

Resistente

Calendario di raccolta delle diverse cultivar presso la Stazione Sperimentale di Laimburg (220 m s.l.m.)

Collina

Luglio 1

2

Agosto 3

1

2

Settembre 3

1

Gravensteiner Galmac Summerred Initial

Gala Elstar Rubens® Civni Antares® Dalinbel

Jonathan Sonya® Nevson Rubinette® Rafzubin Diwa®/Junami® Milwa Red Delicious Standard Red Boy® Frureru Red Delicious Spur Roblos® Elise Ariwa

Jonagold Greenstar® Nicogreen Pinova Mairac La Flamboyante ®

Golden Delicious Autento® Delcoros Modi® CIVG198

Kanzi® Nicoter Pilot Topaz

Golden Orange

Ambrosia Querina® Florina

Tentation Delblush ®

Harmonie® Delorina

Idared Luna

Meran

397

2

Ottobre 3

1

2

Novembre 3

1

2


Cultivar

Resistente

ricerca Luglio 1

2

Agosto 3

1

2

Settembre 3

1

2

Ottobre 3

1

2

Novembre 3

1

2

Cameo Caudle ®

Gold Chief® Gold Pink Braeburn Delfloki

Granny Smith Choupette® Dalinette

Pacific Rose Sciros ®

Staymanred Morgenduft Dallago Catarina

Fuji Morgenduft Standard Gold Rush® Coop 38

Pink Lady Cripps Pink ®

Sundowner® Cripps Red

sul mercato. L’epoca di raccolta varia in funzione dell’ambiente e dell’annata: invece di fornire un valore assoluto come la data, si è preferito indicare i giorni di differenza rispetto alla cultivar di riferimento Golden Delicious, valore più costante e affidabile. La presenza sul mercato tiene conto dell’attuale tecnologia di conservazione. Profili varietali: il percorso qualità Le caratteristiche dell’albero, le indicazioni per le pratiche agronomiche e per il post-raccolta sono letti alla luce di un “itinerario qualità”, che inizia nel meleto, passa attraverso gli impianti agro-alimentari costituiti dalle sale di lavorazione per il condizionamento dei frutti, per concludersi al punto vendita. Si tratta di informazioni integrate, che consentono di “costruire” la qualità e mantenerla fino al momento del consumo. Per il passaggio in frutteto si evidenziano il punto di equilibrio tra produttività e qualità, la sensibilità alle avversità, la finestra di raccolta ecc.; in magazzino e al punto vendita le attitudini alla conservazione e la vita di scaffale.

Questione di gusti

• Le indagini più recenti, quali quelle

svolte dal progetto europeo ISAFRUIT, pongono in evidenza un fenomeno singolare: nella popolazione di consumatori si individuano due distinte categorie del gusto. La prima, prevalente, ha una propensione per le mele dolci, la seconda per quelle acidule. Il rapporto varia in funzione delle fasce di età, della latitudine ecc.

Profili varietali Le cultivar descritte nelle schede seguenti sono da un lato le varietà di riferimento per la melicoltura italiana, dall’altro quelle in fase di diffusione che, al momento della stesura del volume, appaiono come le più promettenti per l’innovazione del paniere varietale. 398


innovazione varietale Ambrosia* Origine genetica. Semenzale di origine casuale (probabile incrocio naturale Red Delicious × Golden Delicious) individuato da W. Mennell nei pressi di Keremeos, in British Columbia, Canada, 1980. Editore. PICO - Okanagan Plant Improvement Company, Summerland – B.C., Canada. Varietà club diffusa in Europa dal gruppo Unifrutti-Rivoira. I primi impianti commerciali sono stati realizzati in Piemonte a partire dal 2004. Frutto. È una varietà bicolore di immediata riconoscibilità. Presenta forma tronco conico oblunga con umboni simili a quelli di Red Delicious. La colorazione rosa aranciata luminosa sul 50-60% della buccia dona un aspetto originale, con effetto attraente. La nota gustativa di rilievo è l’intensa dolcezza (14-15 °Brix), appena contrastata da una modesta acidità, pari a quella di Gala. La polpa è fine, mediamente soda e croccante, succosa. Raccolta e presenza sul mercato. Si raccoglie 8 giorni dopo Golden Delicious. Può essere commercializzata dalla raccolta per un periodo di 6 mesi. Percorso qualità. La produttività è medio-elevata e poco alternante. La riuscita dell’impollinazione ha evidenti effetti positivi sulla forma: simmetria e accentuazione dei rapporti diametrici. Fiorisce nell’epoca tra Gala e Golden; gli impollinatori che hanno mostrato compatibilità e copertura costante del periodo di fioritura sono Granny Smith, Braeburn e Gala. L’albero è di medio vigore e fogliazione rada che consente una buona permeabilità alla radiazione luminosa. Gli interventi di potatura richiedono mani esperte per distribuire regolarmente la fruttificazione. Il punto delicato ai fini dell’ottenimento di una qualità durevole è la stretta finestra di raccolta abbinata a una maturazione scalare. Occorre monitorare adeguatamente l’evoluzione della maturazione, secondo i parametri indicati in tabella, per effettuare una raccolta tempestiva in almeno due stacchi. Si segnala la sensibilità ai colpi di sole. La coltivazione deve essere limitata ad ambienti di altitudine, per accentuare l’attrattività del colore e ottenere una buona struttura della polpa. Dai risultati sperimentali si è passati alle prime esperienze commerciali. La conservazione in ULO fornisce buoni risultati per almeno 6 mesi. Il ricorso all’1MCP consente di superare il problema della limitata shelf life, prolungandola agevolmente fino a 18-20 giorni.

399


ricerca Annurca Foto P. Rega

Origine. Non nota. È forse più facile ricostruirne l’origine storica. È un’antica cultivar campana – Nurcula – descritta nel ‘500 da Gian Battista della Porta nel Suae Villae Pomarium (le mele che si producono a Pozzuoli sono volgarmente dette orcole). Da qui i nomi Anorcola e Annorcola utilizzati successivamente fino a giungere al 1876 quando il nome “Annurca” compare ufficialmente nel Manuale di Arboricoltura di G. A. Pasquale. Potrebbe davvero corrispondere alla Mala Orcula descritta da Plinio il Vecchio, in quanto coltivata intorno al lago Averno (Pozzuoli, NA), le cui acque erano considerate l’ingresso del mondo sotterraneo (Orco, gli Inferi). Frutti di forma simile sono identificabili negli affreschi della “Casa dei Cervi” a Ercolano. È ancor oggi la varietà più diffusa in Campania e presenta interesse per altre regioni meridionali. La cultivar originaria è in parte sostituita dalla mutazione naturale “Annurca Rossa del Sud”, individuata da Francesco Limongelli dall’allora Istituto Sperimentale per la Frutticoltura del MiPAAF – Sezione di Caserta nel 1979, dalla colorazione più estesa e vivace.

Foto P. Rega

Frutto. È di forma rotonda più o meno compressa ai poli. Il sovraccolore è appena accennato alla raccolta, almeno nella varietà originaria, mentre si estende a ricoprire l’intera superficie della buccia al termine dell’affinamento della maturazione in fruttaio. La polpa è soda, croccante ma poco succosa, con elevato contenuto in zuccheri e acidi organici e gusto equilibrato. Raccolta e presenza sul mercato. La raccolta si effettua da 10 a 20 gg dopo Golden Delicious. La maturazione richiede un affinamento in fruttaio. Un tempo le varietà come Annurca erano definite “da conservazione”, perché la struttura della polpa le rendeva idonee a una conservazione naturale fino alla tarda primavera.

Foto P. Rega

Percorso qualità. Ha un potenziale produttivo elevato, ma è alternante. L’albero è vigoroso; richiede perizia nella potatura, sia per evitare l’alternanza, sia per distribuire la fruttificazione equamente su brindilli e lamburde, evitando l’accecamento delle gemme nella parte basale delle branche. La raccolta va posizionata non a maturazione fisiologica, ma prima della cascola pre-raccolta. La maturazione fisiologica è completata su letti di paglia in melai. Oltre alla diffusione del sovraccolore, considerato come indice di completamento della maturazione, nel post-raccolta si completa la trasformazione dell’amido e la degradazione enzimatica dei tannini. A quel punto l’estetica del frutto corrisponde alla pienezza del gusto. La conservazione può poi proseguire in celle refrigerate a temperature elevate (+4 °C) per prolungarne la disponibilità commerciale. Per quanto riguarda il melo, è l’unico caso di IGP riconosciuta ad una singola cultivar, in ragione del prezioso legame con la storia e il territorio di origine. 400


innovazione varietale Ariane* Origine genetica. Incrocio complesso tra semenzali del programma di miglioramento genetico INRA.

Durezza

Costitutore. INRA, Angers, Francia. Un prodotto francese al 100%: Ariane è una promettente cultivar resistente alla ticchiolatura diffusa dal gruppo SARL Novadi che riunisce 16 vivaisti francesi. Viene per ora prodotta e commercializzata soltanto in Francia sotto il marchio Les Naturianes®.

Aroma

Frutto. Frutto bicolore di un rosso brillante con lenticelle molto marcate che rendono Ariane facilmente distinguibile dalle altre cultivar bicolori. Il calibro è piccolo, non è quindi adatta alle zone di montagna. Le buone qualità organolettiche e la polpa compatta, succosa e croccante sono i suoi punti forti.

8 7 6 5 4 3 2 1

Acidità

Succosità Dolcezza

Sensogramma di Ariane*

Raccolta e presenza sul mercato. Matura alcuni giorni prima di Golden Delicious. Raccolta a settembre, è presentabile sul mercato fino a maggio. Percorso qualità. L’epoca di fioritura si colloca 3 giorni dopo Golden Delicious. L’albero è vigoroso con portamento eretto, produttivo e poco propenso all’alternanza. È resistente alla ticchiolatura e moderatamente suscettibile all’oidio. Un punto debole è rappresentato dalle difficoltà che si presentano nell’effettuazione del diradamento. Questo è anche uno dei motivi per cui, seppur resistente alla ticchiolatura, questa cultivar ha trovato finora una limitata diffusione nelle aziende a coltivazione biologica. I frutti si presentano molto omogenei sia per calibro sia per forma e sovraccolore. Sono necessari al massimo due stacchi. Tranne una moderata suscettibilità al riscaldo, non si registrano problemi significativi in conservazione.

401

Croccantezza


ricerca Gruppo Braeburn Origine genetica. Lady Hamilton liberamente impollinata (probabilmente × Cox Orange).

Durezza Aroma

8 7 6 5 4 3 2 1

Acidità

Luogo di costituzione. Waiwhero, Nelson, Nuova Zelanda 1950. Insieme a Gala, è la seconda varietà di origine neozelandese che si è diffusa in tutto il mondo. In Europa i primi alberi sono stati piantati negli anni ’80. La presenza di materiale infetto da virosi, che compromettevano le performance vegetative e qualitative, ha però frenato il primo flusso di impianti. Negli anni ’90, la disponibilità di materiale virus-esente ha rilanciato questa cultivar che è apprezzata soprattutto sui mercati del Centro e Nord Europa.

Croccantezza

Succosità Dolcezza

Frutto. I frutti sono di pezzatura leggermente inferiore a Golden Delicious, hanno un peso specifico molto elevato. La colorazione dei frutti, non sempre sufficiente, varia da 40 a 80% con una tipologia di colore rosso talvolta brunastro su fondo verde-giallo. La polpa è particolarmente compatta con un alto contenuto in zuccheri e acidità.

Sensogramma di Braeburn

Raccolta e presenza sul mercato. Matura una settimana prima di Granny Smith ed è una varietà idonea alla lunga conservazione. Percorso qualità. Mostra una vigoria mediamente debole, un habitus compatto e ben ramificato. La fioritura è medio-precoce, contemporanea a Red Delicious; per questo è utilizzata come buon impollinatore per Red Delicious, Granny Smith, Gala, Golden Delicious e Fuji. L’entrata in produzione è precoce e la produttività è regolare; per raggiungere rese elevate sono necessarie alte densità d’impianto. I frutti sono sensibili alla butteratura amara superficiale, che richiede specifici trattamenti fogliari con sali di calcio. È inoltre piuttosto suscettibile alla ticchiolatura e all’oidio. La filloptosi è molto tardiva, fatto che aumenta il rischio di danni da gelate precoci. Dalla centrale di condizionamento alla distribuzione L’atmosfera controllata va attivata solamente 2-3 settimane dopo la raccolta. Per raggiungere le ottimali qualità organolettiche, i frutti di Braeburn devono essere conservati per almeno 2 mesi. La conservabilità è molto buona per un periodo di 7-8 mesi. Occorre evitare che il colore di fondo viri al giallo: frutti troppo maturi perdono consistenza e tendono all’imbrunimento interno e alla farinosità. Se i livelli di CO2 sono elevati, si assiste alla formazione di caverne e imbrunimenti della polpa. 402


innovazione varietale Evoluzione clonale. Il primo clone virus-esente diffuso in Europa è stato Braeburn Schneider. Insieme agli altri cloni standard, deve essere raccolto in 3 o più stacchi; la sua colorazione è insufficiente per le attuali esigenze del mercato. Sono quindi stati introdotti negli ultimi anni mutanti con una migliore colorazione, che nella maggior parte dei casi sono stati scoperti nella terra di origine di questa cultivar. È opportuno citare Hidala Hillwell®, mutazione gemmaria di Braeburn individuata nell’azienda di Mister Hill in Nuova Zelanda. Presenta un sovraccolore rosso intenso, diffuso e striato, esteso su oltre il 75% della superficie. La presenza di chimere indica una suscettibilità a regressioni, che risulta però di entità tollerabile. La polpa è tendenzialmente meno acidula, la finestra di raccolta è più ristretta rispetto al clone standard. Lochbuie Red Braeburn, Braecest Braesun® e Joburn Aurora® colorano tendenzialmente meglio di Hidala; il mutante Joburn è più striato, ma tende ad un rosso brunastro. Il clone Mariri Red Aporo® ha una colorazione nettamente migliore rispetto ai mutanti sopra citati; l’unica riserva permane nel caso di coltivazione in montagna per il colore eccessivamente scuro, atipico per Braeburn. Considerazioni simili valgono per Royal Braeburn, un clone con striature più marcate. Fenwicks Braeburn anticipa la maturazione di 2-3 settimane, ma presenta una colorazione prossima al vecchio standard ed una conservabilità limitata.

Braeburn clone Mariri Red Aporo®

Braeburn è una varietà che, in Italia, ha trovato la massima diffusione in Alto Adige

Foto R. Angelini

403


ricerca Caudle Cameo®/Camela® Origine genetica. Semenzale casuale, probabilmente Golden Delicious × Red Delicious.

Durezza Aroma

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Acidità

Costitutore. D. Caudle, Washington State, USA, 1980. Caudle si è dapprima diffusa negli Stati Uniti e successivamente in Francia (Francia settentrionale, Valle della Loira, Alta Valle del Rodano e in altitudine come nell’alta valle della Durance), in Inghilterra e in Germania nella regione del lago di Costanza. Simile nell’aspetto a una Red Delicious standard, si distingue per le notevoli qualità organolettiche e l’ottima shelf life. Diffusa e commercializzata sotto forma di club con il marchio Cameo®; in Italia – per ragioni legali – tale marchio è stato sostituito con la denominazione Camela®.

Croccantezza

Succosità Dolcezza

Sensogramma di Camela®

Frutto. È di calibro medio-grosso e forma tronco-conica allungata. In pianura la colorazione è scadente, mentre è più estesa, luminosa e attraente negli ambienti montani, dove il sovraccolore rosso intenso può raggiungere valori superiori al 40%, come richiesto dal club. Su un colore di fondo giallo-verde sono presenti numerose striature molto marcate. La polpa croccante, molto densa e succosa, insieme al tasso zuccherino molto alto, sono i punti forti di Caudle. Presenta elevato contenuto zuccherino (13-14 °Brix), con acidità medio-elevata alla raccolta. Raccolta e presenza sul mercato. Matura 2 settimane dopo Golden Delicious. Raccolte tardive, obbligate per la stentata colorazione in zone a clima caldo, inducono untuosità dei frutti. Il periodo ottimale di immissione al consumo è invernale e primaverile: croccantezza e succosità della polpa si mantengono inalterate e il rapporto zuccheri/acidità è di ampio gradimento. Percorso qualità. La fioritura è contemporanea a Gala. L’albero mediamente vigoroso ha un portamento di tipo II-III. L’angolo d’inserzione dei rami è stretto ed è quindi importante aprire i rami legandoli nella fase giovanile. Il vigore è medio-elevato. Il frutto è sensibile a ticchiolatura come Red Delicious, mentre l’albero è poco sensibile all’oidio. La propensione all’alternanza richiede un’attenta regolazione del carico di produzione. I frutti sono sensibili alle scottature da sole. Caudle è adatta per la lunga conservazione, da sottolineare l’ottima shelf life. Evoluzione clonale. Il primo materiale introdotto in Europa ha mostrato problemi di regressione del colore. Si è pertanto avviata un’intensa ricerca di mutazioni più colorate e stabili. Il mutante inglese Cauflight è già stato ufficialmente integrato nel club, mentre sono ancora in fase di valutazione altri cloni, tra cui Caured. 404


innovazione varietale Dalinette Choupette® Origine genetica. Selezioni INRA X4598 × X3174. Costitutore. SNC ELARIS e INRA, Francia, 1984. Varietà resistente a ticchiolatura, di recente diffusione. Può essere commercializzata con la denominazione varietale (Dalinette) da frutticoltori biologici, o su mercati locali. Il marchio registrato Choupette® è riservato nell’ambito del club. Frutto. I frutti sono tondeggianti, leggermente compressi ai poli. Il sovraccolore è rosso vinoso su oltre l’80% dell’epicarpo. La polpa è soda, fine e succosa. La tipologia gustativa è acidula alla raccolta, anche se il contenuto zuccherino è elevato. Al consumo il gusto è equilibrato, il sapore eccellente e l’aroma intenso. Raccolta e presenza sul mercato. Matura circa tre settimane dopo Golden Delicious. È disponibile per 8-10 mesi. Percorso qualità. Ha una produttività elevata e costante. L’albero è di vigore contenuto, con portamento aperto, buona ramificazione. È resistente a ticchiolatura (Vf). Il fabbisogno in interventi tecnici qualificati è davvero limitato. Una certa attenzione dev’essere riservata alla scelta del momento ottimale di raccolta, per evitare problemi di riscaldo in conservazione. Le prime esperienze indicano una buona conservabilità in semplici celle refrigerate (fino a 5-6 mesi), aspetto interessante per filiere corte biologiche o vendita “in cascina”. In AC si conserva 8-10 mesi, con l’avvertenza di non anticipare la raccolta per evitare problemi di riscaldo.

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ricerca Coop 39 Crimson Crisp® Origine genetica. PCFW2-134 (selezione del Progetto New Jersey; tra i genitori utilizzati nei backcross figurano Rome Beauty, Melba, Golden Delicious e Edgewood) × PRI 669-205 (tra i genitori: Rome Beauty, Golden Delicious, Cranadall), selezionata come Coop 39 nel 1979.

Durezza Aroma

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Acidità

Croccantezza

Costitutore. J. Janick, J.C. Goffreda, S.S. Korban, Progetto PRI, 2006. Cultivar resistente a ticchiolatura ottenuta nell’ambito del Progetto PRI (acronimo delle Università americane Purdue, Rutgers, Illinois). Le notevoli caratteristiche qualitative, di pari livello rispetto alle cultivar standard, hanno indotto a effettuare impianti commerciali pilota in Piemonte e in Francia. I riscontri positivi ne fanno intravvedere una diffusione almeno nell’ambito della melicoltura biologica.

Succosità Dolcezza

Sensogramma di Coop 39 Crimson Crisp®

Frutto. L’aspetto si presta a una buona riconoscibilità: la forma è sferica, simmetrica, la buccia liscia con sovraccolore rosso luminoso appariscente. La polpa è fine, soda, croccante e succosa. Il sapore è equilibrato; l’aroma intenso. Il profilo gustativo è nel complesso notevole. Raccolta e presenza sul mercato. Si raccoglie poco prima (4 giorni) di Golden Delicious. Finora è stata commercializzata con successo dalla raccolta fino a tutto aprile. Percorso qualità. Ha una produttività medio-elevata, poco soggetta all’alternanza. L’albero è di medio vigore, con habitus produttivo di tipo III, tendente con gli anni al IV. La fruttificazione è ben distribuita. La fogliazione rada favorisce la permeabilità alla luce. È resistente a ticchiolatura (Vf) e poco sensibile all’oidio. Il carattere che desta maggior interesse è l’allegagione di uno – due frutti per corimbo, che consente di ridurre drasticamente il fabbisogno in diradamento dei frutticini. Mettendo insieme l’habitus produttivo, la resistenza a importanti avversità e la facilità dell’allegagione mono-corimbo si ottiene una cultivar di agevole gestione agronomica. Le prime esperienze evidenziano un buon potenziale di conservazione, sia nel mantenimento del livello qualitativo, con particolare riferimento alla consistenza e al gusto, sia nella tolleranza alle principali fisiopatie.

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innovazione varietale Gruppo Elstar Origine genetica. Ingrid Marie × Golden Delicious. Costitutore. CPRO Wageningen, Olanda, 1955. Insieme a Jonagold è tuttora la cultivar principale coltivata in Nord Europa. In altre aree melicole del mondo a clima caldo non si è mai diffusa in modo altrettanto significativo. Frutto. Presenta un frutto di pezzatura inferiore a Golden Delicious, più appiattito, con colorazione di fondo giallo e sovraccolore rosso vivo su un terzo della superficie. I frutti ombreggiati hanno problemi di colorazione. La polpa non é molto soda. Con temperature molto elevate prima della maturazione, la consistenza lascia a desiderare. Il gusto è ottimo, presenta elevate concentrazioni di zuccheri e acidi; il sapore è tendenzialmente acidulo. Raccolta e presenza sul mercato. Il frutto matura 7 giorni dopo Gala, la raccolta è da eseguire in più stacchi per la scalarità di maturazione e colorazione. Percorso qualità. L’albero è vigoroso e ben ramificato, sensibile all’oidio e ai freddi invernali a causa della tardiva maturazione del legno. Le potature estive possono aumentare i danni da scottature solari. L’aspetto critico è l’estrema tendenza all’alternanza, complicata dal fatto che il diradamento chimico dà risultati aleatori. A causa della limitata conservabilità, il periodo di commercializzazione non dovrebbe protrarsi oltre 7 mesi dalla raccolta. Evoluzione clonale. Anche per questa varietà bicolore sono stati individuati negli anni numerose mutazioni naturali. In generale, la diffusione di cloni a colorazione più intensa comporta il rischio di raccogliere frutti che fisiologicamente non sono ancora maturi. Inoltre alcuni cloni mostrano un colore di tonalità troppo scura, atipica per la varietà, oppure presentano buccia rugosa. Red Elstar è un mutante dal comportamento vegetativo identico a Elstar, colorazione dei frutti più intensa, striature ben marcate ed elevata presenza di frutti chimerici, indice di instabilità genetica. Elshoff è invece un mutante senza striature, colore diffuso uniformemente, un po’ atipico per Elstar. Elanared, individuata in Alto Adige, presenta colorazione rosso viva con striatura appena visibile sul 60-90% della superficie.

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ricerca Gruppo Fuji Origine genetica. Ralls’s Janet × Red Delicious. Costitutore. National Fruit Research Station, Morioka, Giappone 1939. Fino agli anni ’70 è rimasta “dormiente” nello stesso Giappone, quando è stata riscoperta per la rispondenza ai sofisticati gusti dell’Estremo Oriente, dove anche la vitrescenza della polpa è considerata un pregio. Nei micro-frutteti giapponesi, l’applicazione di accurate tecniche artigianali (diradamento manuale, insacchettamento dei singoli frutti) consente di ottenere frutti di aspetto attraente. Le qualità della polpa unite a un elevato potenziale di conservazione hanno in seguito destato interesse a livello mondiale: Brasile, USA, Nuova Zelanda. In Europa si è diffusa a metà degli anni ’90. È diventata una varietà di riferimento per la melicoltura di pianura e per l’epoca di maturazione tardiva. Frutto. È una cultivar bicolore finora rimasta tale; il sovraccolore rosso chiaro con riflessi violacei può essere striato o sfumato. La forma è cilindrica, più o meno compressa. L’aspetto è nell’insieme “povero”, ma proprio a questo deve la immediata riconoscibilità che la collega alle particolari qualità gustative: croccantezza e succosità, sapore marcatamente dolce (14-16 °Brix), aroma delicato. Il punto critico per la qualità è rappresentato dall’ampia distribuzione dei valori del tenore zuccherino: una percentuale seppur minima di frutti non raggiunge la soglia di gradimento (11 °Brix). Privi di un contenuto zuccherino adeguato questi frutti sono del tutto insapori. Lo sconcerto del consumatore è accen-

Fuji clone Raku Raku

Fuji è diventata una varietà di riferimento per la melicoltura di pianura: azienda “Le Gallare” di Ferrara

Foto R. Angelini

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innovazione varietale tuato dall’impossibilità di riconoscerli. Per questo è urgente l’applicazione in linea di metodi di analisi non distruttivi. Raccolta e presenza sul mercato. La maturazione è tardiva: 18-22 giorni dopo Golden Delicious; negli ambienti dell’Italia settentrionale la raccolta si posiziona tra la prima e la seconda decade di ottobre. È presente sul mercato dalla raccolta fino all’inizio dell’estate successiva. Percorso qualità. Ha un elevato potenziale produttivo (55 t/ha). La criticità è rappresentata dall’alternanza di produzione, contenibile a stento anche con l’adozione di specifiche tecniche di diradamento. Il portamento dell’albero (acrotono e vigoroso, fruttificazione mal distribuita su brindilli e lamburde) non ne facilita la gestione. La qualità organolettica ne risente, sia negli anni di eccessivo carico (riduzione del tenore zuccherino), sia negli anni di scarica associati a fisiopatie (butteratura amara, imbrunimenti interni). È soggetta a “colpi di sole” e, particolarmente in altitudine, ad imbrunimenti del colore causati dalla combinazione di irradiazione/temperature elevate. Il test dell’amido non è affidabile per individuare il momento ottimale di raccolta. Occorre piuttosto monitorare la discesa dell’acidità titolabile e della consistenza della polpa. La raccolta va collocata in corrispondenza di una consistenza di 6,5-7,5 kg ed un’acidità di circa 4 meq/100 ml. La maturazione non è concentrata; per raccogliere frutti allo stadio ottimale di qualità occorre effettuare almeno 2 stacchi su alberi adulti. La polpa è sensibile alla vitrescenza, apprezzata in Giappone (la porzione centrale di polpa vitrescente è gustata come una gelatina di frutta particolarmente dolce), mentre è considerata un difetto nel resto del mondo. Con una corretta gestione delle condizioni di conservazione, la vitrescenza si riassorbe quasi del tutto. La polpa mantiene consistenza elevata fino ad 8 mesi, mentre il problema è dato dalla riduzione eccessiva (< 3,5 meq/100 ml) dell’acidità; venendo meno il già modesto contrasto, la polpa assume un sapore caramelloso che compromette il gradimento.

Fuji clone Raku Raku

Fuji clone Aztec Zhen®

Evoluzione clonale. Dalla cultivar iniziale (è ancora in vita a Morioka l’ormai settantenne semenzale originario!) sono stati selezionati in Giappone decine di cloni per una colorazione più intensa e brillante. Alcuni si differenziano anche per l’anticipo di maturazione (September Wonder Fiero®, Auvil Fuji, Yataka, Heisei Fuji Beni Shogun®). La pur intensa selezione clonale non ha prodotto finora un’evoluzione dell’aspetto pari a quanto accaduto nei casi di Gala, Red Delicious e Braeburn. Nell’ambito della tipologia striata, i cloni di riferimento sono oggi Raku Raku e Fubrax, quest’ultimo commercializzabile attraverso il club Kiku®. Tra i cloni di colorazione uniforme si differenzia nettamente Aztec Zhen® che raggiunge una colorazione relativamente intensa anche in pianura.

Fuji clone Aztec Zhen®

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ricerca Gruppo Gala Foto R. Angelini

Origine genetica. Kidds Orange Red (Cox’s Orange Pippin × Red Delicious) × Golden Delicious. Costitutore. J.H. Kidds, Nuova Zelanda, 1939. La varietà Gala domina il mercato mondiale all’interno delle varietà estive. L’immissione sul mercato avviene dal momento della raccolta fino ai sei mesi successivi: in definitiva è disponibile sul mercato da agosto a febbraio. L’interesse per il gruppo varietale ha fatto nascere una complementarietà tra i due emisferi, che assicurano una presenza continua al punto vendita. Frutto. La presentazione è tipica nella forma, tronco-conica; la colorazione è evoluta rispetto alla varietà originale, passando per cloni bicolori, fino ad arrivare ai cloni quasi-monocolore rossi attualmente diffusi. In ogni caso risulta facilmente identificabile agli occhi dei consumatori, che ne associano l’aspetto alle caratteristiche gustative. La polpa è soda, di tessitura fine, croccante e succosa. Il sapore è dolce, delicatamente aromatico. Raccolta e presenza sul mercato. La raccolta si posiziona 15 -25 giorni prima di Golden Delicious; negli ambienti dell’Italia settentrionale tra la prima decade di agosto e la prima di settembre. La raccolta è scalare: su alberi adulti sono necessari 3 stacchi.

Gala Schniga è un mutante di Royal Gala

Percorso qualità. Ha un elevato potenziale produttivo (60 t/ha), con scarsa propensione all’alternanza. La qualità dipende in larga misura dal controllo del carico produttivo, attraverso l’efficace diradamento dei frutticini. L’albero ha vigore medio-elevato, portamento aperto di tipo III, buon rivestimento: gli interventi di potatura sono alla portata di una manodopera sufficientemente addestrata. Per i programmi di protezione fitosanitaria, occorre tener conto della sensibilità a ticchiolatura, più elevata di Golden Delicious. È inoltre soggetta ai cancri da nectria e al colpo di fuoco batterico. È sensibile ai colpi di sole che ne danneggiano l’aspetto; le reti antigrandine nere oggi utilizzabili per i cloni più intensamente colorati riducono l’impatto della fisiopatia. L’impiego di 1MCP ha mostrato effetti positivi non tanto sul prolungamento della conservazione, quanto sulla qualità del prodotto in uscita dalle celle (in particolare brillantezza del colore e consistenza della polpa) e sulla shelf life. La programmazione della durata della conservazione va effettuata in ragione della qualità del prodotto in entrata. Un’umidità troppo alta in conservazione può indurre a spaccature. 410


innovazione varietale Evoluzione clonale. La diffusione del gruppo Gala è iniziata con la disponibilità delle mutazioni naturali Tenroy Royal Gala® e Mitchgla Mondial Gala® nella seconda metà degli anni ’80. Si trattava di cloni con sovraccolore striato tipicamente bicolori. Un punto di svolta per la qualità estetica è stata la diffusione di Galaxy e Obrogala Delbard® Gala. Oggi l’assetto clonale è prevalentemente basato su Baigent Brookfield®, che presenta striature ampie e marcate, e Simmons Buckeye® con colorazione prevalentemente uniforme. In entrambi i casi l’estensione del sovraccolore supera il 90% della superficie della buccia, trasformando nei fatti la presentazione di Gala da una bicolore ad una rossa. L’evoluzione è tuttora in corso: presso le aziende sperimentali si stanno valutando nuove mutazioni, sia per una colorazione più luminosa rispetto a quella di Baigent Brookfield®, sia per un’ulteriore estensione del sovraccolore. Le mutazioni naturali finora reperite hanno riguardato il colore, senza incidere in alcun modo sulle caratteristiche qualitative o sul calibro dei frutti. La recente Dalitoga è invece la prima che presenta un anticipo di maturazione di 10-15 giorni; sfortunatamente colorazione e qualità gustativa inferiori ai cloni attualmente diffusi non ne lasciano intravvedere un’ampia diffusione. Il fenomeno dell’instabilità genetica è tendenzialmente più accentuato nei cloni striati.

Gala clone Simmons Buckeye®

Le reti antigrandine nere consentono di ridurre l’impatto del colpo di sole, fisiopatia a cui sono fortemente soggetti i cloni di Gala più intensamente colorati, Ferrara

Foto R. Angelini

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ricerca Gold Pink Gold Chief® Origine genetica. Starkrimson × Golden Delicious. Durezza Aroma

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Acidità

Costitutore. S. Sansavini, CMVF – DCA, Università di Bologna, Italia, 1981. È la più interessante varietà recentemente ottenuta dal breeding pubblico italiano. I primi impianti, realizzati a partire dal 2002, hanno destato interesse per la qualità espressa in ambienti montani, in particolare Trentino e Valtellina, dove l’aspetto insieme attraente e innovativo connota una gradevole tipologia gustativa mediterranea: polpa soda e succosa, dal gusto dolce. Forma e colore delle mele sono unici e rendono la varietà facilmente riconoscibile e diversa dalle mele Golden simili.

Croccantezza

Succosità Dolcezza

Frutto. La forma tronco-conica è caratterizzata dall’accentuato rapporto altezza/larghezza, dalla sezione trasversale costoluta e da umboni pronunciati, tipici delle Red Delicious. Il colore è più vicino a Golden Delicious, con fondo verde chiaro, giallo a maturazione. La mela è bicolore con estesa sfaccettatura rosa-arancio sul 20-30% della superficie, esente da rugginosità. In ambienti e annate favorevoli l’arrossamento può superare il 40%. La polpa è compatta e succosa, dal gusto gradevole e sapore dolce-acidulo-aromatico, non inferiore a Golden Delicious.

Sensogramma di Gold Pink Gold Chief®

Raccolta e presenza sul mercato. La raccolta si posiziona intorno a 12-15 giorni dopo Golden Delicious. Si conserva bene in AC; il periodo ottimale per l’immissione sul mercato è di 6 mesi se di produzione montana (in pianura solo 4 mesi). Percorso qualità. L’albero è di medio vigore, di tipo semi-spur con moderata basitonia e portamento aperto. La fruttificazione è ben distribuita, il fabbisogno in diradamento contenuto. Nel complesso è una cultivar user friendly. La produttività è elevata e soprattutto costante. La rada densità del fogliame rende la chioma permeabile alla luce, a tutto vantaggio della colorazione dei frutti, peraltro non sensibili ai colpi di sole. La lenta evoluzione della maturazione determina un’ampia finestra di raccolta. Possiede un buon potenziale di conservazione nel medio periodo. Non è sensibile a particolari fisiopatie del post-raccolta. Se la conservazione non è protratta oltre il periodo indicato, la shelf life consente di mantenere a lungo buone caratteristiche organolettiche. La mela non raggrinzisce, grazie ad una leggera cerosità della buccia, dopo conservazione.

412


innovazione varietale Coop 38* Gold Rush Origine genetica. Coop 17 × Golden Delicious. Costitutore. Programma cooperativo di breeding PRI tra Purdue University, Rutgers University e University of Illinois, USA, 1972. GoldRush è una delle cultivar più interessanti ottenute dallo storico programma di miglioramento genetico iniziato nel lontano 1945 negli Stati Uniti. Tale iniziativa ha perseguito l’obiettivo di combinare la resistenza alla ticchiolatura, derivata da Malus floribunda 821, con le caratteristiche merceologiche di varietà di pregio, per dar vita a nuove cultivar che uniscano resistenza a ticchiolatura ed eccellenza qualitativa. La qualità pomologica è stata raggiunta solo in parte e per poche selezioni; in ogni caso il programma ha avuto il merito di mettere a disposizione i materiali genetici che costituiscono la base di tutti gli attuali programmi di miglioramento genetico. Frutto. Presenta un aspetto simile a Golden Delicious, con la particolarità delle lenticelle evidenti e rugginose. La forma è regolare, la pezzatura mediamente inferiore a Golden Delicious. La polpa è molto compatta, croccante, succosa, con profilo gustativo prevalentemente acidulo nel periodo invernale, in equilibrio con l’elevato tenore zuccherino nel periodo primaverile, quando il sapore acquista corpo e si arricchisce di aromi. Raccolta e presenza sul mercato. La maturazione è molto tardiva, concentrata in un solo stacco, da effettuarsi 30-35 giorni dopo Golden Delicious. Un problema per la determinazione dell’epoca di raccolta è il viraggio del colore dal verde chiaro al giallo oro, che impreziosisce l’aspetto del frutto. Tale viraggio non avviene tutti gli anni di pari passo con l’evoluzione della maturazione della polpa, monitorata con i test dell’amido e della durezza. Percorso qualità. L’epoca di fioritura è medio-precoce. L’albero è di scarso vigore; la vegetazione è rada e le foglie sono piccole. Presenta comunque un buon rivestimento di rami. La fruttificazione è simile a Golden Delicious, distribuita prevalentemente su brindilli. La produttività è elevata, in alcuni casi si può verificare alternanza di produzione. Non è soggetta a cascola preraccolta. La cultivar è resistente alla ticchiolatura e sensibile all’oidio. Quando si alternano periodi umidi a giornate secche i frutti tendono a screpolarsi nella zona calicina. Mantiene le ottime caratteristiche gustative anche per un periodo di conservazione prolungato.

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ricerca Golden Delicious Origine genetica. Semenzale di origine casuale. Durezza Aroma

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Acidità

Costitutore. H.A. Mullins, West Virginia (USA), 1890. Golden Delicious è l’unica rappresentante di rilievo della tipologia di mele a buccia gialla; a oggi non ci sono in tale segmento cultivar di interesse, né se ne intravedono tra quelle in sperimentazione. Nel primo dopoguerra la nuova varietà americana stentò a diffondersi in Europa per l’elevata rugginosità causata dagli agrofarmaci allora in uso. Grazie alle successive strategie di difesa meno aggressive, ha conosciuto crescente diffusione. La superficie coltivata è in declino da parecchi anni, ma si sta stabilizzando nelle aree più vocate, ovvero quelle collinari e di montagna.

Croccantezza

Succosità Dolcezza

Frutto. Il colore è giallo intenso, con lenticelle pronunciate. Giornate soleggiate e intense escursioni termiche tra giorno e notte prima della raccolta favoriscono lo sviluppo di una sfaccettatura rosa molto apprezzata. È sensibile alla rugginosità e alle ammaccature. La polpa è croccante e succosa, il gusto tendenzialmente dolce.

Sensogramma di Golden Delicious

Raccolta e presenza sul mercato. Negli ambienti pedemontani italiani la raccolta inizia da metà settembre; la naturale serbevolezza ne consente una disponibilità commerciale fino alla tarda estate. Percorso qualità. I fiori sono abbastanza resistenti alle gelate. Molto suscettibile alla ticchiolatura, si dimostra invece poco sensibile all’oidio. La pianta è di medio vigore, ha un portamento espanso e ben ramificato ed è sensibile alla filloptosi. La resa per

Leratess Pink Gold®

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innovazione varietale unità di superficie la pone ai vertici della classifica delle cultivar più produttive. I frutti sono conservabili fino a 10 mesi. Frutti provenienti da zone calde perdono più rapidamente consistenza. Evoluzione clonale. La selezione clonale ha perseguito l’obiettivo della riduzione della rugginosità e l’aumento della sfaccettatura. Golden Delicious clone B è meno rugginoso rispetto al clone standard, ha una maggiore vigoria, un colore di fondo giallo, lenticelle marcate; sviluppa la sfaccettatura solo in condizioni favorevoli. Nel fondovalle invece la qualità dei frutti del clone B è compromessa dalla sensibilità alla rugginosità e da una minore consistenza della polpa. La coltivazione di mutanti a buccia non rugginosa aumenta la percentuale di frutti di categoria superiore. Per questo Golden Smoothee e Golden Reinders hanno permesso di ottenere Golden Delicious poco rugginose anche negli ambienti di fondovalle. Golden Reinders® è un clone olandese con caratteristiche agronomiche non dissimili da quelle di clone B, ma è nettamente meno sensibile alla rugginosità e presenta un colore di fondo più verde, maturazione più rapida con rapido calo dei valori penetrometrici e finestra di raccolta più stretta. Golden Delicious Smoothee® è leggermente meno produttiva ma più tollerante alla rugginosità rispetto al B. La francese Golden Leratess Pink Gold® è mediamente soggetta alla rugginosità e tende ad un colore di fondo giallo. Offre il vantaggio di un’alta percentuale di frutti sfaccettati in rosso, che però possono imbrunire in annate sfavorevoli. Considerazioni simili valgono anche per il clone altoatesino 1400 KE Goldrosio®.

Golden Smoothe

Golden Delicious ha trovato la migliore vocazione nelle aree collinari e di montagna, come la Val Venosta (BZ)

Foto R. Angelini

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ricerca Granny Smith Origine genetica. Semenzale casuale. Costitutore. M.A. Smith, New South Wales, Australia, 1868. Granny Smith è probabilmente una delle varietà commerciali più distinguibili per la singolare colorazione verde. Il sapore acidulo e il basso contenuto in zuccheri hanno contribuito alla sua immagine di mela dietetica. È coltivata nelle zone calde dell’emisfero meridionale e in Sud Europa. Frutto. È di grosso calibro, a forma sferoidale con colorazione della buccia verde intensa. L’esposizione al sole può causare scottature, mentre elevate differenze di temperatura tra giorno e notte possono indurre sfaccettature rosate non gradite. La buccia è spessa, la polpa dura, succosa e molto acidula. Raccolta e presenza sul mercato. Matura circa 3 settimane dopo Golden Delicious. I mercati richiedono frutti verdi con un colore di fondo possibilmente non ingiallito, di conseguenza si rischia di raccogliere troppo precocemente con lo svantaggio di commercializzare frutti fisiologicamente immaturi o di immagazzinare merce più soggetta al riscaldo. Percorso qualità. L’albero mostra una vigoria da media a forte, con un tipico habitus assurgente. L’entrata in produzione è relativamente lenta, ma negli anni la produzione si assesta su un livello molto elevato e costante. La conservabilità in termini di parametri fisico-chimici è buona, la shelf life ottima. Granny Smith è particolarmente sensibile al riscaldo. Tale fenomeno può essere ridotto con l’impiego di 1MCP o con l’applicazione della DCA (Dynamically Controlled Atmosphere). Il regime di CO2 va tenuto comunque il più basso possibile. Frutti raccolti a un valore di amido superiore a 6 non sono conservabili a lungo termine per un ingiallimento troppo marcato del frutto in cella frigorifera.

Foto R. Angelini

Evoluzione clonale. Il clone francese Dalivair Challenger® ha un comportamento molto simile al clone standard. Si differenzia unicamente per le lenticelle più marcate.

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innovazione varietale Scifresh Jazz® Origine genetica. Braeburn × Gala Tenroy. Durezza

Costitutore. A. White, HortResearch Havelock North, Nuova Zelanda, 1984. Dopo il successo di Gala e Braeburn, la Nuova Zelanda presenta un nuovo prodotto al mondo melicolo: la cultivar Jazz®. A differenza dei suoi parentali, viene gestita sotto forma di un club molto restrittivo, che prevede un unico operatore commerciale, l’ENZA. Finora la strategia di limitare fortemente le superfici coltivate (circa 2000 ha messi a dimora prevalentemente in Nuova Zelanda, USA, Australia e Francia) ha garantito ai produttori un risultato economico molto interessante.

Aroma

8 7 6 5 4 3 2 1

Acidità

Succosità Dolcezza

Sensogramma di Scifresh Jazz®

Frutto. Ha un aspetto simile a Braeburn, con forma leggermente allungata. I frutti sono mediamente più piccoli di Gala, uno svantaggio limitato ai mercati che richiedono frutti di pezzatura grossa. Non sono mai stati riscontrati problemi di rugginosità. La polpa è molto compatta, succosa e croccante. Jazz® ha un contenuto di zuccheri e acidi molto elevato ed equilibrato, accompagnato da un’aromaticità molto gradita dal consumatore. Raccolta e presenza sul mercato. Matura circa 10 giorni dopo Golden Delicious; la colorazione scalare fa sì che siano necessari almeno 3 stacchi in piena produzione, per garantire un prodotto omogeneo con il minimo del 40% di colore di copertura richiesto dalle direttive del club. Percorso qualità. Non è una cultivar di facile gestione. Si nota una certa tendenza al blind wood e in alcuni casi a necrosi fogliari, le cui cause sono tuttora sconosciute. La produttività è nettamente inferiore a Gala. È indispensabile l’utilizzo di prodotti a base di calcio per prevenire la comparsa della butteratura amara. La compattezza del frutto si mantiene per lunghissimi tempi ed è pertanto presentabile sul mercato per 10 mesi e oltre. Gli stacchi tardivi sono molto suscettibili a danni da freddo (soft scald): si raccomanda di ridurre scalarmente la temperatura in atmosfera controllata.

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Croccantezza


ricerca Gruppo Jonagold Origine genetica. Golden Delicious × Jonathan. Costitutore. New York State Agricultural Experiment Station Geneva, USA, 1953. Questa varietà americana ha avuto maggiore successo in Europa e Giappone rispetto al Paese d’origine. Le superfici coltivate sono oggi in declino e si concentrano soprattutto nel Nord Europa. Frutto. Il frutto è di grosso calibro, addirittura eccessivo in zone climatiche calde, presenta forma globosa, colore di fondo verde giallo con colore di copertura rosso vivo sul 30-60% della superficie. La polpa è morbida, croccante e succosa, dal gusto ben equilibrato e aromatico.

Jonagold

Raccolta e presenza sul mercato. Si raccoglie circa 10 giorni prima di Golden Delicious, può essere conservata anche fino a otto mesi. Percorso qualità. È una cultivar triploide ad elevata vigoria con forte ramificazione laterale, rapida messa a frutto. La produttività è elevata ma alternante. È molto sensibile a oidio e butteratura amara. La conservabilità è generalmente buona. Frutti ottenuti in ambienti caldi, non vocati alla varietà, sono però suscettibili a imbrunimenti interni e untuosità dell’epicarpo, due ragioni fra le tante per cui Jonagold è stata presa in scarsa considerazione in Italia. I frutti raccolti nella parte ombreggiata della chioma sono sensibili alle ammaccature. In generale i frutti sono caratterizzati da una breve shelf life.

Morren‘s Jonagored®

Evoluzione clonale. Anche nel caso di Jonagold sembra più opportuno parlare di un gruppo policlonale, considerato il numero elevato di mutazioni selezionate. Ci si limita a presentare quelle che attualmente rivestono una certa importanza. Novajo, una mutazione gemmaria di Jonagold standard, presenta un’estensione del sovraccolore molto più elevata dello standard (65%), colore chiaro uniforme e lenticelle poco marcate. Jonagored, con una colorazione rosso scura, striata e con lenticelle marcate, ha invece una colorazione che si estende sul 70-100% della superficie. Infine Red Jonaprince Red Prince® dà frutti di un rosso slavato su oltre il 90% della superficie.

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innovazione varietale Milwa Junami®/Diwa® Origine genetica. (Idared × Maigold) × Elstar. Durezza

Costitutore. Markus Kellerhals, Agroscope Wädenswil, Svizzera, 1982. Milwa è una varietà svizzera che in Olanda viene gestita all’interno del club Junami®. Negli ultimi anni sono state messe a dimora superfici significative. In Nord Europa è considerata una delle cultivar in grado di occupare gli spazi di mercato lasciati liberi dalle crisi di mercato di Jonagold ed Elstar, ritenute da più parti imminenti. In Svizzera il marchio commerciale registrato è invece Diwa®.

Aroma

8 7 6 5 4 3 2 1

Acidità

Frutto. Il calibro è leggermente inferiore a quello di Gala. La colorazione di copertura, che si manifesta precocemente, è rosso brillante. La colorazione di fondo, verde gialla, determina un contrasto cromatico particolarmente attraente. Le lenticelle sono numerose, chiare e di dimensioni ridotte. La forma del frutto è da arrotondata a mediamente arrotondata. Tipica è la presenza di una rugginosità stellata nella cavità peduncolare e il picciolo particolarmente corto. Il frutto è dolce e molto saporito.

Croccantezza

Succosità Dolcezza

Sensogramma di Milwa Junami®/Diwa®

Raccolta e presenza sul mercato. Lo stacco principale si effettua 7-10 giorni prima di Golden Delicious. La finestra di raccolta è superiore a 14 giorni. Alla raccolta la compattezza della polpa risulta superiore a 7,5 kg/cm2, il valore di acidità è di 6 g/l e il grado zuccherino si avvicina ai 13 °Brix. Percorso qualità. La fioritura ha inizio pochi giorni dopo quella di Golden Delicious. La costruzione e il mantenimento dell’architettura della pianta sui rami leggermente pendenti risultano di facile attuazione, la vigoria è medio-elevata. Il grado di sensibilità nei confronti della ticchiolatura è medio, alta invece la suscettibilità all’oidio. Il diradamento chimico ha un’importanza fondamentale per la varietà, dal momento che il diradamento manuale è reso difficoltoso dal picciolo corto. I frutti sono soggetti a una notevole perdita di compattezza della polpa durante il periodo di conservazione e di shelf life. Nel caso di mele raccolte precocemente e conservate in atmosfera controllata, invece, il mantenimento della consistenza del frutto è risultato ottimale. Nonostante in quel preciso momento il valore rifrattometrico sia basso, il contenuto zuccherino delle mele raccolte precocemente raggiunge, in fase di conservazione, un valore fino a 15 °Brix, che caratterizza la frutta raccolta più tardivamente. Un’ulteriore peculiarità di Milwa è rappresentata da un elevato contenuto in acidità, che facilita, anche in post-conservazione, il mantenimento di un buon rapporto zuccheri/acidi.

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ricerca Nicoter Kanzi® Origine genetica. Gala Must × Braeburn Hillwell. Durezza Aroma

8 7 6 5 4 3 2 1

Acidità

Costitutore. J. Nicolai, Belgio, 1992. Varietà club di recente introduzione, i primi impianti commerciali sono stati messi a dimora dal 2002 in poi, soprattutto in Olanda, Regno Unito, Germania, Belgio e Alto Adige.

Croccantezza

Frutto. È una varietà bicolore con forma sferico-conica e con buccia liscia. La polpa è soda, ad alto peso specifico, molto croccante e succosa. Il sapore è leggermente acidulo.

Succosità

Raccolta e presenza sul mercato. Il primo stacco si effettua intorno all’epoca di Golden Delicious. Per i problemi di colorazione questa cultivar non risulta idonea alle zone calde di pianura. La buona conservabilità permette un periodo di commercializzazione fino ai 10 mesi.

Dolcezza Sensogramma di Nicoter Kanzi®

Percorso qualità. Ha una produttività elevata e costante, simile a Golden Delicious. L’albero presenta habitus vegetativo aperto con tendenza al procombente, vigore medio e buon rivestimento, anche se si nota una certa tendenza al blind wood. È sensibile alla carenza di magnesio, cui occorre ovviare con un programma mirato di apporti per via fogliare. Nel Nord Europa infezioni di Phytophthora spp. sugli alberi rappresentano un notevole problema. Le prime esperienze mostrano che la varietà possiede un valido potenziale per la conservazione sul lungo periodo. Sembra che soprattutto la compattezza del frutto si mantenga molto bene.

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innovazione varietale La Flamboyante Mairac® Origine genetica. Gala × Maigold. Durezza

Costitutore. Charly Rapillard, presso il Centre des Fougères, Agroscope Changins, Svizzera, 1986. È stata oggetto di una prima diffusione nel Paese di origine nell’ordine di alcune decine di ettari. Impianti di prova sono presenti dal 2003 nelle più importanti aree melicole europee. Desta interesse la capacità di mantenere a lungo un eccellente profilo gustativo.

Aroma

Frutto. La presentazione è attraente, anche se non particolarmente distinguibile nell’attuale panorama di bicolori. Il sovraccolore (60%) è rosso aranciato luminoso; la forma è sferica. La polpa è molto soda, croccante e succosa. L’elevata acidità alla raccolta favorisce il mantenimento di un buon equilibrio dolce/acidulo anche dopo conservazione prolungata e shelf life. Il punto critico è la sensibilità a vitrescenza, che in annate sfavorevoli e in zone calde è visibile addirittura dall’esterno.

8 7 6 5 4 3 2 1

Acidità

Croccantezza

Succosità Dolcezza

Sensogramma di La Flamboyante Mairac®

Raccolta e presenza sul mercato. Matura insieme a Golden Delicious. Richiede un periodo di affinamento: l’immissione in commercio inizia a gennaio e si può protrarre fino alla piena estate. Percorso qualità. Presenta un buon livello produttivo, anche se inferiore a Gala ed è leggermente soggetta ad alternanza. L’habitus vegetativo è aperto, con buon rivestimento; la fruttificazione è ben distribuita. Nel complesso è di agevole gestione. Tra i punti critici, la sensibilità ai colpi di sole. L’adozione di procedure standard lungo il post-raccolta ha confermato un’eccellente conservabilità per periodi prolungati, seguiti dal mantenimento di eccellente qualità della polpa (compattezza, croccantezza, lenta riduzione dell’acidità) e della colorazione anche in shelf life.

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ricerca Modì® CIVG198 Origine genetica. Gala × Liberty. Durezza Aroma

8 7 6 5 4 3 2 1

Acidità

Costitutore. CIV – Consorzio Italiano Vivaisti, Ferrara, Italia. Varietà club di recente introduzione, i primi impianti commerciali sono stati messi a dimora a partire dal 2006, in Emilia-Romagna.

Croccantezza

Frutto. È di aspetto attraente e facilmente riconoscibile. Presenta forma tronco-conico, allungata, simmetrica e regolare; sovraccolore rosso intenso, luminoso sulla quasi totalità della superficie della buccia. La polpa è molto consistente, croccante e succosa, con sapore dolce-acidulo equilibrato.

Succosità Dolcezza

Raccolta e presenza sul mercato. Matura 4-6 giorni prima di Golden Delicious. È dotata di un’eccellente conservabilità e shelf life, tanto da essere commercializzata nell’arco di 10 mesi.

Sensogramma di Modì® CIVG198

Percorso qualità. Ha una produttività elevata e costante. L’albero è di portamento aperto, buona ramificazione, di vigore contenuto, facile da gestire. È resistente a ticchiolatura (Vf) e poco sensibile all’oidio. La colorazione è estesa anche in ambienti di pianura, dove anzi appare più luminosa e attraente. La maturazione è concentrata; la raccolta può essere effettuata in uno o due stacchi. Ha dimostrato un notevole potenziale di conservazione, mantenendo un’elevata consistenza e un’eccellente struttura della polpa. Notevole la shelf life, anche dopo un periodo prolungato di frigoconservazione.

Foto R. Angelini

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innovazione varietale Morgenduft (Imperatore) Origine genetica. Mutazione di Rome Beauty. Costitutore. H.N. Gilet, Ohio (USA), 1816. Questa cultivar molto produttiva ha vissuto i suoi momenti di gloria negli anni ’70 e si è poi ridimensionata a una varietà di nicchia, con ottima attitudine alla trasformazione industriale. Frutto. Il frutto, con colorazione da rossa non intensa a rosso scura su tutta la superficie, è striato. La forma varia da arrotondata ad appiattita, presenta dimensioni da medie a grandi. Il frutto ha una polpa fondente con aroma dolce-acidulo. Complessivamente le caratteristiche gustative sono mediocri. Raccolta e presenza sul mercato. La raccolta si colloca 25 giorni dopo Golden Delicious. La stagione di immissione sul mercato arriva fino a giugno. Percorso qualità. L’albero è mediamente vigoroso con portamento espanso. La produttività è elevata e regolare. È particolarmente sensibile a ticchiolatura. In generale la conservabilità è buona, anche se il frutto tende a sfarinare. Da segnalare una forte sensibilità al riscaldo. Evoluzione clonale. Morgenduft Dallago è una mutazione con frutti di colorazione rosso scura estesa sull’intera superficie, parzialmente striati e con lenticelle marcate. Questo clone tende alla regressione colorimetrica. È possibile anticipare la raccolta di 5 giorni, la finestra di raccolta è però più ristretta di quella di Morgenduft, i frutti sono meno compatti e la serbevolezza è inferiore.

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ricerca Cripps Pink/Rosy Glow Pink Lady® Origine genetica. Lady Williams (Granny Smith × Rokewood) × Golden Delicious.

Durezza Aroma

8 7 6 5 4 3 2 1

Acidità

Costitutore. John E.L. Cripps, Stoneville Department of Agriculture, Western Australia, 1973. È stato il primo caso di club di filiera che ha ottenuto pieno successo. L’Associazione Pink Lady® Europa gestisce la cultivar in esclusiva. Le decisioni sono assunte da tre collegi che rappresentano equamente la filiera: editore-vivaista, frutticoltori, operatori commerciali. In questo modo si controlla l’equilibrio domanda/offerta, si uniformano le tecniche colturali per ottenere un prodotto di qualità costante e si impostano le azioni promozionali. La superficie attuale è di 11.000 ha.

Croccantezza

Succosità Dolcezza

Sensogramma di Cripps Pink/Rosy Glow Pink Lady®

Frutto. Il successo è almeno in parte legato alla presentazione innovativa del frutto: forma cilindrica allungata e colorazione rosa pastello luminosa identificano immediatamente la cultivar agli occhi del consumatore più distratto. La polpa è soda, croccante e succosa; il sapore è intenso, dato da un elevato tenore zuccherino in equilibrio con una notevole componente acidula; l’aroma è delicato e originale. Raccolta e presenza sul mercato. La finestra di maturazione è compresa tra 30 e 50 giorni dopo Golden Delicious nella Pianura Padana; l’intervallo si riduce a 15 giorni negli ambienti pedemontani. Per uniformare la qualità la raccolta va effettuata in due stacchi. La predisposizione a mantenere un elevato livello qualitativo in conservazione consente di programmare un’immissione sul mercato lungo i mesi invernali fino alla piena estate. Percorso qualità. Ha un elevato potenziale produttivo (60 tonnellate/ha), con scarsa o nulla propensione all’alternanza. La fruttificazione è ben distribuita su brindilli coronati. Il portamento dell’albero è di tipo III, con buon rivestimento di rami inseriti orizzontalmente. La gestione agronomica è alla portata di una manodopera adeguatamente addestrata. Una delle poche criticità è rappresentata dalla fioritura molto precoce, che impone la scelta di adeguati impollinatori, soprattutto in relazione alla concordanza dell’epoca di fioritura. Sotto il profilo della difesa fitosanitaria, Pink Lady® è sensibile a ticchiolatura, oidio e colpo di fuoco batterico (soprattutto per la lunga durata della fioritura). 424


innovazione varietale L’andamento stagionale, con periodi caldi e afosi al momento della formazione del sovraccolore, può determinare la comparsa di colpi di sole che ne danneggiano il bell’aspetto. La cultivar presenta una serbevolezza “naturale”, ereditata probabilmente dal progenitore Rokewood, una antica varietà da conservazione in fruttaio. Le condizioni per la conservazione devono comunque attenersi alle indicazioni riportate in tabella ed aggiornate dal team tecnico del club sulla base di una costante attività di ricerca, per mantenere inalterato il potenziale qualitativo. Evoluzione clonale. La cultivar originaria Cripps Pink non ha finora mostrato una propensione alle mutazioni naturali comparabile ad altre varietà bicolori. Recentemente è stato lanciato il clone Rosy Glow, che raggiunge la colorazione ottimale con un leggero anticipo, carattere favorevole a gestire con maggior sicurezza la raccolta. In Europa a partire dal 2007 è stato diffuso dal club per sostituire completamente la cultivar originaria.

L’utilizzo di reti antigrandine permette anche di ridurre la comparsa di colpi di sole

Foto R. Angelini

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ricerca Pinova* Origine genetica. Clivia × Golden Delicious. Durezza Aroma

8 7 6 5 4 3 2 1

Acidità

Costitutore. C. + M. Fischer, J. Schmadlack, H. Murawski, Germania, 1965. Uno degli incroci più interessanti selezionati presso l’Istituto di miglioramento genetico di Dresda. I primi impianti sono stati messi a dimora negli anni ’90; allo stato attuale la varietà è presente in modo significativo in Renania, Val Venosta e negli Stati Uniti.

Croccantezza

Frutto. Calibro tendenzialmente più piccolo di Golden Delicious. La forma è tronco-conica. Il colore di copertura rosso arancio varia dal 40 al 75% su fondo giallo verde e rende il frutto molto attraente. È sensibile alla rugginosità come Golden Delicious clone B. La polpa è molto soda e compatta, un po’ grossolana ma succosa. Il sapore è buono e ben equilibrato.

Succosità Dolcezza

Sensogramma di Pinova*

Raccolta e presenza sul mercato. In alcune annate tende a rifiorire, esponendosi al colpo di fuoco batterico. La stessa lunghezza del periodo di fioritura si traduce in una scalarità alla maturazione. Matura alcuni giorni prima di Golden Delicious, con una certa scalarità che rende necessari due o più stacchi alla raccolta. Percorso qualità. L’albero, mediamente vigoroso, ha una produttività regolare ed elevata, con buona ramificazione tipo Golden Delicious. È poco suscettibile a ticchiolatura, mentre la sensibilità all’oidio è simile a Golden Delicious. La buona conservabilità si combina con un’ottima shelf life. Occorre prestare attenzione alla suscettibilità, al raggrinzimento e alle infezioni da Gloeosporium spp. Evoluzione clonale. I mutanti brevettati sono RoHo3615 Evelina®, Dalirail* e Dalinip*.

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innovazione varietale Civni Rubens® Origine genetica. Gala × Elstar. Costitutore. CIV – Consorzio Italiano Vivaisti, Ferrara, Italia 1984. Varietà club diffusa a partire dal 2003 soprattutto in Sud Tirolo, Austria, Svizzera, Olanda, Belgio, Germania, Danimarca e Inghilterra. È in corso di diffusione la nuova mutazione a frutto più intensamente colorato di rosso Civnired-S. Frutto. Aspetto attraente e distinguibile, forma tronco conica. Sovraccolore rosso-aranciato, distribuito a larghe strisce su fondo verde chiaro, giallo a maturazione. Anche le irregolarità della buccia contribuiscono alla tipicità dell’aspetto. Polpa croccante e succosa, con elevati livelli di zuccheri e di acidi, ben equilibrati; qualità gustativa eccellente e un intenso aroma. Raccolta e presenza sul mercato. Matura circa 8 giorni dopo Gala. La buona conservabilità permette un periodo di commercializzazione fino alla tarda primavera. Percorso qualità. Produttività elevata e costante, simile a Gala. Varietà rustica, tollerante al gelo primaverile. L’albero ramifica facilmente con portamento aperto e accentuata basitonia. La fruttificazione è regolarmente distribuita. La densità del fogliame consiglia un intervento di potatura verde per illuminare adeguatamente l’intera chioma. Una colorazione e una struttura della polpa adeguata agli standard individuati dal club si ottengono in ambienti pedemontani e montani. La maturazione è scalare, la raccolta dev’essere effettuata in due-tre stacchi. La finestra di raccolta è limitata; occorre effettuare stacchi tempestivi per ottimizzare l’uniformità dei frutti da avviare alla conservazione. Una buona gestione dell’AC consente di distribuire l’immissione lungo un periodo di 6-8 mesi.

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ricerca Gruppo Red Delicious Origine genetica. Semenzale di origine casuale (la vulgata riferisce di un ricaccio da un portinnesto franco) individuato in Iowa, USA, 1879. Anche se in origine era una bicolore, Red Delicious è da decenni il gruppo di cultivar rosse per antonomasia. Il venir meno dell’interesse per la polpa fondente ne ha ridotto l’importanza a livello mondiale, mentre mantiene una posizione di rilievo negli Stati nord-occidentali degli USA e in alcune regioni d’altitudine in Europa. Parte del suo spazio di mercato è stato insidiato dal gruppo Gala, dolce ma croccante, almeno nel segmento precoce. I mercati d’elezione sono i Paesi mediterranei che ne apprezzano la dolcezza e la peculiarità dell’aroma, oltre al mondo arabo e all’estremo oriente, i quali, oltre che dalla sensazione dolce, sono attratti da un aspetto estetico impeccabile nella forma e nel colore.

Durezza Aroma

8 7 6 5 4 3 2 1

Acidità

Croccantezza

Succosità Dolcezza

Red Del. STANDARD (Hapke) Red Del. SPUR (Red Chief)® Sensogramma di Hapke e Red Chief

Frutto. L’identificazione è immediata per forma e colore. La forma è tronco-conico oblunga, simmetrica e regolare. Il colore è rosso intenso vinoso, che interessa la quasi totalità della buccia sia nei cloni uniformi sia in quelli striati (le striature dei cloni più recenti sono costituite da bande di colore più scuro intervallate da un rosso meno intenso). La polpa è fondente, fine, con rischio di farinosità se non sono rispettate le condizioni dettate per la raccolta e la conservazione. Il sapore è dolce, subacido. Il gusto si differenzia tra i cloni standard e quelli spur. Questi ultimi, seppur più diffusi perché si prestano meglio alla conservazione, sono di qualità gustativa inferiore rispetto a quelli standard, generalmente più dolci e aromatici. Tale differenza si traduce in una diversificazione di mercato: destinazioni oltremare per i primi; mercato interno ed Europa mediterranea per i secondi.

Sandidge Superchief®

Raccolta e presenza sul mercato. La raccolta si colloca 8-12 giorni prima di Golden Delicious, con un leggero anticipo per le cultivar di tipo standard. La maturazione è concentrata: un unico stacco consente comunque una buona uniformità di maturazione. Le Red Delicious hanno bisogno di un periodo di affinamento per completare i processi di maturazione in cella refrigerata. L’immissione sul mercato può essere programmata da fine ottobre a tutto aprile per i frutti ottenuti in ambienti pedemontani e montani. Percorso qualità. Il potenziale produttivo è medio: si colloca intorno a 40-45 t/ha. È poco sensibile all’alternanza. Il diradamento dei frutticini ai fini della qualità costituisce uno dei passaggi critici perché le cultivar del gruppo non reagiscono al

Jéromine*

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innovazione varietale NAD e all’ANA, che anzi inducono la formazione di frutti nani. Alternative promettenti si intravedono nell’impiego della Benzil-Adenina (BA). Ai fini sia della produttività sia dell’estetica del frutto (simmetria e rapporti diametrici) è fondamentale curare l’impollinazione, con particolare riferimento all’intensificazione e alla disposizione delle cultivar impollinatrici (si è rivelata eccellente la combinazione di Granny Smith e Gala, che insieme ne coprono costantemente l’arco di fioritura). Potatura e scelta del portainnesto divergono in funzione del tipo. Per le cultivar standard la potatura di formazione e di produzione non è dissimile da quella adottata su Gala e si utilizzano portinnesti in grado di contenerne il vigore (M9 clone T337). Per i tipi spur la scelta del portainnesto risente della scarsità di soggetti di vigore medio (l’M106 è sensibile a Phytophthora spp. e in terreni fertili imprime un eccessivo vigore; interessanti i risultati sperimentali con M116 e con Pi80 Supporter4®), mentre la potatura può seguire indirizzi diversi ma dai risultati equivalenti, con il vincolo di preservare la dominanza dell’asse centrale e ampliare gli angoli di inserzione delle branche. Le Red Delicious sono sensibili alla butteratura amara, contenibile solo nell’ambito di un equilibrato carico produttivo. È inoltre più sensibile della media a ticchiolatura e oidio, oltre ai cancri da nectria. L’adozione di regimi di conservazione a ridotto contenuto di ossigeno, tipo ULO, hanno risolto la maggior parte dei problemi di conservabilità delle cultivar del gruppo. L’impiego di 1MCP ha mostrato effetti positivi sulla qualità del prodotto in uscita dalle celle (in particolare brillantezza del colore e consistenza della polpa) e rende più sicura la durata della vita di scaffale.

Sandidge Superchief® Foto R. Angelini

Evoluzione clonale. Nella storia ultracentenaria di Red Delicious, sono stati individuati e diffusi oltre 200 cloni. La varietà ha accompagnato la storia dei vivai Stark, che hanno dato nome ai più noti cloni storici: Stark Delicious, Starking, Starkrimson ecc. La svolta per i cloni spur è avvenuta con l’introduzione di Camspur Red Chief®, individuata negli USA nel 1967 ma diffusa in Europa solo all’inizio degli anni ’80. Il clone di riferimento per la tipologia spur è oggi Sandidge Superchief®, il quale presenta una distribuzione del sovraccolore striata, ma così estesa e stabile da surclassare anche le più recenti mutazioni solide. Nell’ambito dei tipi standard, Jéromine* (mutazione di Erovan Early Red One®) presenta forse il miglior compromesso tra qualità gustativa, produttività ed estensione del colore (di tipo uniforme, più esteso e luminoso della cultivar madre).

Impianto fitto di Red Chief® su M9 con sesto di impianto 2,5 × 0,4 m (10.000 piante per ettaro)

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ricerca Renetta del Canada Origine. Le Renette rappresentano una categoria pomologica in cui sono comprese, oltre la Renetta del Canada, le Reines des Reinettes, la Reinette de Champagne ecc. I primi cenni alla Reinette du Canada compaiono nelle pomologie dell’Ottocento, con ampia sinonimia (Renetta d’Inghilterra, Renetta mostruosa del Canada ecc.). I riferimenti territoriali (Inghilterra, Canada, che era a fine settecento colonia sia francese sia inglese) fanno pensare a un’origine d’oltremare, considerate le decine di Renette delle più remote regioni francesi. È diffusa in Italia soprattutto nella tipologia semi-rugginosa in ambienti montani, soprattutto in Trentino e segnatamente in Val di Non. In Val d’Aosta prevale invece il clone rugginoso (Renetta del Canada grigia). È in ogni caso una varietà da ambienti vallivi e montani. Frutto. È inconfondibile per l’aspetto e la forma: appiattita e costoluto; la buccia è verde chiaro – gialla a maturazione – con una rugginosità diffusa sul 20-40% nel tipo semi-rugginoso, fino a ricoprire l’intera superficie nella tipologia rugginosa. Tra le caratteristiche distintive, il peduncolo corto, che appena fuoriesce dalla cavità peduncolare. La polpa è fondente, poco succosa, di sapore acidulo, intensamente aromatica. La struttura della polpa, densa di fibre e pectine, “tiene” la cottura: tra le varietà oggi diffuse è la più utilizzata per gran parte delle preparazioni gastronomiche. Foto R. Angelini

Gli ambienti vallivi sono ideali per la coltivazione della Renetta del Canada

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innovazione varietale Raccolta e presenza sul mercato. Si raccoglie una decina di giorni prima di Golden Delicious. La sensibilità alle fisiopatie del post-raccolta ne consigliano una conservazione di 6-8 mesi. Percorso qualità. La produttività è media, per giunta molto sensibile all’alternanza. L’habitus di fruttificazione è di tipo II; produce prevalentemente su lamburde. Occorre indirizzare la produzione su branche fruttifere aperte, da rinnovare periodicamente. L’albero è vigoroso, poco rivestito. Nel complesso richiede una gestione agronomica di livello, da affidare a manodopera specializzata. La cultivar è triploide: si deve prevedere l’inserimento nell’impianto di due cultivar impollinatrici. È sensibile all’oidio, ma i problemi fitopatologici più impegnativi sono la butteratura amara e la monilia dei frutti. La prima è contenibile solo in un contesto di equilibrio vegetativo, che riduca la competizione per il Ca++ tra frutti e apici vegetativi; la seconda è legata alle screpolature, quando non al cracking nel clone rugginoso, che può essere contenuto con apporti di Boro in un contesto di regolare accrescimento dei frutti. Da ultimo, la cascola pre-raccolta, connessa alla dimensione del peduncolo, richiede una raccolta anticipata rispetto alla maturazione fisiologica. I problemi di fisiopatologia della polpa, che iniziano in campo, si accentuano in fase di conservazione. In particolare la butteratura amara rischia di compromettere la conservabilità in annate sfavorevoli. La trasformazione della struttura della polpa da fondente a farinosa richiede infine una gestione accorta della conservazione e in ogni caso limita la shelf life.

La Val di Non in Trentino è l’ambiente ideale per la tipologia semi-rugginosa

Foto R. Angelini

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ricerca Stayman (Winesap) Origine genetica. Semenzale di origine casuale. Costitutore. New Jersey (USA), circa 1800. Un altro buon esempio di una cultivar relativamente importante in passato che si è ridimensionata a un prodotto di nicchia, tuttora apprezzato nelle regioni del Centro Italia. Il sapore particolare viene accettato solo da un segmento ristretto di consumatori. Frutto. Il frutto è grosso, a forma tronco-conica breve, si presenta con un colore di fondo verde giallastro. Il colore di copertura è un rosso vinoso, spesso accompagnato con rugginosità soprattutto nella cavità peduncolare. La buccia è molto spessa. La polpa è fine, fondente e poco croccante. Il sapore è prevalentemente acidulo, con aroma intenso. Raccolta e presenza sul mercato. La raccolta avviene circa 20 giorni dopo Golden Delicious. Percorso qualità. L’epoca di fioritura è medio-tardiva. La cultivar è triploide, quindi non può essere utilizzata come impollinatrice. L’albero è vigoroso, tendenzialmente espanso, ha un habitus di tipo IV con fruttificazione prevalentemente su lamburde. La messa a frutto è rapida, garantisce produzioni elevate anche se è soggetto ad alternanza. Si osserva spesso cascola preraccolta. È molto sensibile alle spaccature dell’epidermide e quindi anche ad attacchi fungini quali per esempio la moniliosi. Si riscontra altresì una certa sensibilità al riscaldo. I frutti non sono sensibili alle manipolazioni. Evoluzione clonale. Superstayman è una mutazione che presenta una minore sensibilità alle spaccature dell’epidermide. La maturazione è leggermente più tardiva e si registra una scarsa cascola pre-raccolta. Il colore rosso intenso uniforme si estende sul 70-90% della superficie. Il clone Stayman Winesap Lb® 78/1 mostra invece un colore uniforme sull’85% della superficie, con striatura appena accennata.

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innovazione varietale Topaz* Origine genetica. Rubin × Vanda. Costitutore. J. Tupy, Istituto Botanico Praga, Repubblica Ceca, 1984. È tuttora una delle poche cultivar ticchiolatura-resistenti, dotate di aspetto e qualità gustative distinguibili; elementi che avrebbero giustificato una diffusione in esclusiva quale cultivar-filiera riservata eventualmente al circuito biologico. Le zone vocate si trovano in ambienti in quota. Frutto. L’aspetto è tipicamente rustico e distinguibile: la forma è appiattita, quanto o più di Renetta del Canada; negli ambienti d’altitudine il colore assume tonalità rosso brillanti-aranciate sul 60-80% della superficie, con striature su fondo verde chiaro. In pianura l’estensione e la luminosità del colore stentano a raggiungere livelli soddisfacenti. Il mutante Red Topaz ha più sovraccolore, che però si presenta slavato. Presenta una caratteristica rugginosità dorata disposta a stella intorno alla cavità peduncolare. La polpa è gialla, fine, soda, croccante e succosa alla raccolta. Il sapore è prevalentemente acidulo, con un importante e tipico sviluppo aromatico. Tale peculiarità polarizza i consumatori, ovvero si registra da un lato una forte affezione e in altri casi un rifiuto del gusto molto particolare. Raccolta e presenza sul mercato. L’epoca di maturazione è scalare, a partire da 5 giorni dopo Golden Delicious. Visti i limiti nella conservazione, l’immissione sul mercato deve essere programmata entro 5 mesi. Percorso qualità. L’epoca di fioritura è precoce. L’albero è mediamente vigoroso e molto sensibile al marciume del colletto. Tale problema può essere ridotto con innesti intermedi (per esempio Summerred). Presenta basitonia e branche assurgenti. Il portamento è simile a una cultivar di tipo spur, mentre le branche si rivestono di corti brindilli. La produttività è elevata e costante. È resistente alla ticchiolatura (Vf) e moderatamente sensibile all’oidio. La conservabilità limitata rappresenta il punto critico di questa varietà. È sensibile al riscaldo e si osserva una consistente perdita in durezza, fino al disfacimento farinoso della polpa. Le raccolte tardive predispongono all’untuosità dei frutti. * Denominazione varietale protetta (Brevetto Europeo, giugno 2008). Aggiornamenti: www.cpvo.eu 433


il melo

ricerca Portinnesti Reinhold Stainer

www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.


ricerca Portinnesti Introduzione A causa della scarsa capacità rizogena del melo non è possibile ottenere piante autoradicate da talea e le piante autoradicate in vitro hanno caratteri di giovanilità tali (per es. ritardo nella fruttificazione) che le rendono poco adatte per i frutteti moderni. Inoltre, la moltiplicazione per seme non offre la possibilità di produrre piante con le stesse caratteristiche della pianta madre. È quindi da molto tempo (più di 2000 anni) che si ricorre alla combinazione di due bionti avvalendosi della tecnica dell’innesto. Con questo metodo si unisce la varietà prescelta (detta nesto, cioè la porzione aerea della pianta) alla parte sotterranea al livello del colletto (portinnesto, cioè l’apparato radicale). La maggior parte di portinnesti proveniva dal seme, e soltanto dopo l’inizio del 1900 sono stati selezionati diversi semenzali dal “Paradiso giallo” e dalle varietà “Metz” e “Dolcino” originariamente coltivati nei giardini delle abbazie francesi. Presso la Stazione Sperimentale di East Malling in Inghilterra è stata selezionata una serie di portinnesti facili alla radicazione e con differenti livelli di vigorie, contrassegnati con la sigla EM (East Malling) seguita da un numero romano di selezione da I a XXVII. A partire dagli anni ’70 la nomenclatura è cambiata in quanto si iniziò a usare la M (per Malus) seguita sempre da un numero in arabo. Così è stata creata una serie di portinnesti, moltiplicabili per via agamica, in cui tutte le piante discendenti sono identiche all’unica pianta di partenza. Alcuni di questi portinnesti si sono diffusi in

Giovane pianta di M26 micropropagata e messa a dimora per l’allestimento di una ceppaia

Graduatoria della crescita delle piante innestate su portinnesti diversi

Indice di vigore (M9T337 = 100)

>350

200-250 160-185 125-135 100-120 60-90

M27 P22 P60 CG65

M9 T337 Pajam 1 M9EMLA Pajam 2

CG3041 Mark Pi80 M26

M7 M106 M4 MM111

434

M11 M25

Franco


portinnesti tutto il mondo in base al loro adattamento a svariate condizioni pedo-climatiche. Nel mondo sono in corso diversi programmi di miglioramento genetico per trovare i portinnesti più adatti alle nuove esigenze di produzione sostenibile.

Portinnesto M9

Caratteristiche del portinnesto

• La frutticoltura moderna esige

che la pianta ideale non vegeti eccessivamente, abbia un volume contenuto per facilitare e ridurre l’impiego di manodopera, non richieda troppi interventi di potatura e garantisca in breve tempo elevate produzioni di frutti pregiati ogni anno. Con il portinnesto M9, il più diffuso nelle aree frutticole europee, nella maggior parte dei casi si ottiene questo risultato. Nonostante l’esito sia soddisfacente vi sono esigenze particolari dovute alle diverse condizioni climatiche, del terreno, delle malattie e del tipo di tecnica colturale, dove si cerca un comportamento diverso rispetto a quello offerto da M9

Controllo del vigore della chioma Scegliendo il tipo di portinnesto è possibile avere a disposizione un ampio spettro di dimensione della chioma, rapporto da 1:8, confrontando il portinnesto più debole (M27) con quello più forte (franco). I due bionti, parte radicale e marza, possono differire geneticamente anche in maniera molto evidente e quindi dall’interazione reciproca risultano livelli di vigore variabili. Le cause dell’influenza sul vigore finora non sono state studiate a fondo ma possono essere riassunte nelle seguenti ipotesi: – il volume ridotto delle radici (per es. M27, M9) produce anche un minor livello di sostanze ormonali le quali regolano la vigoria della chioma. Meno radici hanno anche minor capacità di assorbire acqua e sali minerali che servono per la nutrizione della chioma. L’apparato radicale superficiale riesce a esplorare una quantità più limitata di terreno e quindi la pianta è più sensibile a periodi di siccità. L’effetto di un volume radicale ridotto è, infatti, sfruttato

Caratteristiche del portinnesto

• Controllo del vigore della chioma • Precocità d’entrata in produzione, alternanza e qualità della frutta

• Radicazione e affinità • Emissione di abbozzi e polloni radicali • Resistenza o tolleranza a malattie e insetti

• Adattabilità al clima e al terreno

Pianta di Golden Delicious su M9 T337. Il punto d’innesto a livello del suolo comporta maggiore rischio di affrancamento e conseguente aumento del vigore eccessivo e indesiderato

435


ricerca in frutticoltura impiegando la cosiddetta “potatura radicale” per controllare l’eccessivo vigore di un frutteto: – i portinnesti nanizzanti inibiscono sia la produzione che il trasporto di auxine verso le radici; – il punto d’innesto rappresenta una barriera alla continuità dei vasi, allo scambio del flusso di sostanze ormonali, di assimilati e di sali minerali. Inserendo un terzo bionte con l’innesto intermedio l’effetto si accentua. L’altezza del punto d’innesto e la lunghezza dell’intermedio incidono notevolmente sul vigore della pianta. Più sono lunghi il tronco del portinnesto o l’intermedio, minore sarà il volume della chioma; – a livello del colletto sono presenti sostanze inibitrici della crescita, che bloccano la trasmissione degli ormoni; è possibile osservare questo fenomeno in maniera più evidente quando sul colletto sono presenti abbozzi radicali; Il materiale “vf” (virus free) risanato da virosi e fitoplasmosi – generalmente esprime un vigore mediamente superiore di un 10-15% rispetto a materiale infetto. Precocità d’entrata in produzione, alternanza e qualità della frutta I portinnesti nanizzanti (M27, M9, M26) favoriscono la differenziazione di gemme a fiore. L’equilibrio fisiologico, punto cardine per ottenere una fruttificazione elevata e regolare, è raggiunto già

L’altezza del punto d’innesto può influenzare il vigore della pianta ovvero più è alto, più si riduce il vigore. Con l’altezza aumenta anche il numero di abbozzi radicali nei portinnesti sensibili quali l’M26

Comportamento di alcuni “subcloni” di M9 “subclone” di M9

Grado di giovanilitá

Barbatelle/m

Spinescenza

Fiori su barbatelle

Tipo di foglia

Forma foglia

Bordo della foglia

T338

adulto

15

––

++

verde cupo lucente

tondeggiante

dentellata

T337

adulto

17

+

verde cupo lucente

tondeggiante

dentellata

Burgmer 984

ad/giov

19

–+

–+

verde cupo lucente

tondeggiante

dentellata

Pajam1

ad/giov

22

+

–+

verde chiaro tomentosa

appuntita

dent/seghettata

RN (Nic)19

ad/giov

25

+

verde chiaro tomentosa

appuntita

dent/seghettata

FL56

giovanile

25

–+

verde chiaro tomentosa

appuntita

dent/seghettata

Pajam2

giovanile

30

++

––

verde chiaro tomentosa

appuntita

seghettata

EMLA

giovanile

25

+

––

verde chiaro tomentosa

appuntita

seghettata

RN (Nic)29

giovanile

30

++

––

verde chiaro tomentosa

appuntita

seghettata

436


portinnesti

M9 RN(Nic) 29 è un clone con caratteristiche di elevata giovanilità, come rami filanti, foglie tomentose di color verde più chiaro, più strette, bordo seghettato e spinosità sulle barbatelle

La lunghezza dell’intermedio influisce sull’accrescimento della cultivar, più è lungo più si riduce il vigore

al secondo-terzo anno d’impianto. Per i portinnesti medi o forti (M7, MM111, M25, Franco) l’equilibrio è raggiunto solamente dopo 6-10 anni dall’impianto. Il forte vigore dei rami di un anno inibisce la messa a fiore delle gemme. Gran parte degli assimilati è utilizzata per la formazione della chioma e dei rami grossi, quindi non sono più disponibili per la produzione di frutti. La proporzione di parti della chioma più o meno esposte al sole varia con l’aumento del volume totale della pianta, quindi aumenta anche la tendenza all’alternanza. I frutti cresciuti all’ombra sono di qualità inferiore. Direttamente correlata alla scelta del portinnesto è la scelta della densità dell’impianto, fattore estremamente importante per il successo economico di un frutteto. Con i portinnesti di vigore simile a M9 è possibile allestire impianti ad alta densità, ovvero 2500-4000 piante per ettaro. Gli impianti fitti necessitano di pochi interventi di potatura e il volume produttivo ombreggiato risulta minimo; ciò garantisce ogni anno la produzione di frutti esposti al sole, di alta qualità. Radicazione e affinità Uno dei criteri di selezione dei portinnesti è la loro attitudine alla riproduzione con le tecniche comunemente utilizzate: per via gamica per i franchi ottenuti da seme e attraverso la tecnica della margotta di ceppaia oppure mediante propaggine di trincea per i portinnesti clonali. Franco: i semi danno origine a piantine particolarmente eterogenee; è possibile ridurre l’eterogeneità usando come donatori di semi piante madri selezionate, per es. Grahams Jubiläumsap-

Innesto intermedio (M9/M27/Jonagold) con forte effetto nanizzante

437


ricerca fel o Bittenfelder Sämling, che producono piantine relativamente omogenee e uniformi. 60-80 kg di semi stratificati producono ca. 360.000 franchi per ettaro. La domanda per il franco è drasticamente scesa perché esso è utilizzato solamente per piante ornamentali e per i centri di moltiplicazione di marze per innesti. Il franco garantisce il maggior grado d’affinità. Portinnesti clonali: al giorno d’oggi quasi il 100% dei portinnesti deriva dalla moltiplicazione vegetativa. La produzione di talee radicate avviene in una ceppaia per propaggine di trincea la quale richiede una distanza d’impianto di 1,20-1,40 m × 0,25 -0,30 m con un investimento di 18.000-25.000 piantine per ettaro. La capacità rizogena è legata al tipo di portinnesto e può variare notevolmente tra i diversi “subcloni”. Questa differenza, nella maggior parte dei casi, non è legata alla diversità genetica, ma spesso è dovuta al differente grado di giovanilità la quale si conserva lungo tutta la vita di una ceppaia perché ogni anno le barbatelle ripartono dalla pianta madre in prossimità della radice, sede della giovanilità. Il criterio di selezione predominante per il vivaista è la resa sia in ceppaia sia in vivaio. Così sono nati i vari “subcloni” di M9, con comportamento giovanile ovvero con capacità rizogena maggiore, vigore più elevato e caratteristiche nettamente distinguibili. Oltre che per la resa di barbatelle, i portinnesti differiscono anche per la fragilità delle radici, che è correlata al vigore. M27 produce le radici più fragili che rendono difficoltoso il lavoro d’estirpazione e la cernita delle barbatelle. Si dovrà fare attenzione al grado di lignificazione delle radici, mentre per i portinnesti di vigore medio come per esempio M7 non si riscontrano problemi di questo tipo.

Innesti a tavolo su M9 T337, uniformi e lisci al colletto. Il diserbo rigoroso evita le condizioni favorevoli (umidità e ombreggiamento) alla formazione degli abbozzi radicali

Tecnica di moltiplicazione del melo Talea radicata

Propaggine di trincea

Margotta di ceppaia

438


portinnesti Resa della ceppaia di alcuni portinnesti di talee radicate commercializzabili Soggetto

Barbatelle/ metro lineare

Metri lineari /ha

Barbatelle /ha

M27- M9

15-30*

6300-7300

100.000-200.000

M26- M7- M106

25-40

6300-7300

160.000-290.000

* solamente con cloni d’elevata giovanilità

Cloni con maggior giovanilità producono un elevato numero di barbatelle con laterali spinosi, la cui eliminazione richiede maggiore manodopera in ceppaia. Le ferite procurate alla barbatella aumentano il rischio di disseccamento durante la conservazione. La compatibilità tra i due bionti può variare a seconda del tipo di portinnesto. M9 e i suoi “subcloni” danno segni d’incompatibilità molto evidenti al punto d’innesto, formando ingrossamenti ben visibili senza però creare ulteriori inconvenienti, sono quindi tollerabili. L’incompatibilità di M26 invece si esprime in una scarsa saldatura dell’unione e, sotto sforzo meccanico, con rotture del punto d’innesto; questo fenomeno si osserva in frutteti di Golden Delicious, Elstar e Imperatore. La compatibilità può essere migliorata sia attraverso la tecnica dell’innesto a scudetto “chip budding”, sia con l’impiego di materiale risanato “vf”.

Ceppaia di M9 Pajam2 alla seconda foglia con spinosità. Le spine dovranno essere eliminate possibilmente allo stato erbaceo per non creare ferite troppo grosse, che provocano il disseccamento delle piante durante la fase fuori terra. La formazione delle radici è migliore di altri cloni

Foto R. Angelini

Innesto intermedio. Con la scelta dell’intermedio è possibile ovviare ai casi di disaffinità e agli attacchi di malattie come il marciume del colletto; inoltre tale innesto esercita un’azione frenante sul vigore della cultivar

Cancro rameale

439


ricerca Emissione di abbozzi (burrknots) e polloni radicali I portinnesti di facile radicazione (per es. M7, MM111, M9 RN29, Pajam2) garantiscono un elevato numero di barbatelle per metro lineare in ceppaia, ma spesso questa attitudine positiva si traduce in emissioni di polloni radicali originati dal colletto o dalle radici superficiali nel frutteto, fenomeno fastidioso e non gradito dato che l’eliminazione dei polloni richiede molta manodopera. Se non vengono eliminati, possono essere delle porte d’ingresso per Erwinia amylovora, o siti di insediamento di colonie d’afide lanigero. Foto R. Angelini

Clone adulto di M9 T337 alla 4a foglia: da notare l’assenza di abbozzi e di polloni radicali

Come ridurre o evitare abbozzi radicali È consigliabile:

• scegliere il portinnesto o subclone

meno suscettibile (T337, Burgmer 984, Pajam1, RN (Nic)19)

• evitare cloni micropropagati

Colonia di afide lanigero: l’attacco a carico delle radici può causare il blocco della crescita della pianta

(riscontrabili con P22, Pi80, M9)

• evitare infestazioni di malerbe sia

Inoltre, questi portinnesti sono più soggetti all’emissione di abbozzi radicali. Gli abbozzi radicali (burrknots) sono emissioni di radici a livello del colletto del portinnesto. Possono assumere dimensioni tali da coprire anche il 100% della superficie del colletto. Impediscono il flusso regolare della linfa nel floema e portano

in ceppaia sia in vivaio e in frutteto (riducendo così le condizioni favorevoli alla formazione, quali l’elevata umidità e l’ombreggiamento)

• aumentare le distanze in ceppaia (aumenta il fattore luce)

Foto R. Angelini

• non eccedere con l’altezza dell’innesto (<20 cm)

• evitare la messa in tagliola con

copertura di terra fino al punto d’innesto per periodi prolungati

• ridurre i periodi di conservazione in

cella frigorifera prima della messa a dimora dell’impianto nuovo

• piantare a maggiore profondità (non sempre auspicabile per il rischio d’aumento del vigore)

Attacco di sesia

440


portinnesti a una crescita molto irregolare e difforme del frutteto, compromettendone la resa. Le piante affette sono anche più sensibili alle rigide temperature invernali. Gli abbozzi radicali rappresentano inoltre delle porte d’entrata per malattie (per es. Nectria galligena) e insetti dannosi (Sesia myopaeformis) che possono causare deperimento o moria delle piante. Attraverso gli abbozzi radicali sono assorbibili anche i principi attivi dei diserbanti che danneggiano le piante. Le forme adulte (per es. M9 T338) non ravvisano questo problema ma stentano a radicare in ceppaia. Si ottiene un compromesso accettabile utilizzando cloni intermedi (T337, Burgmer 984, RN (Nic)19 e Pajam1). Resistenza-tolleranza a malattie e insetti Una frutticoltura sostenibile richiede piante meno sensibili a malattie e/o insetti dannosi. Il marciume al colletto (Phytophthora cactorum) e il colpo di fuoco (Erwinia amylovora) rappresentano seri problemi che possono compromettere la sopravvivenza della pianta o addirittura del frutteto. Fra i portinnesti più usati M9 mostra una buona resistenza alla Phytophthora cactorum, mentre M26 e M106 sono talmente sensibili da potere essere coltivati solamente in ambienti poco favorevoli alla malattia (bassa umidità, terreni asciutti e ben drenati). La particolare suscettibilità di M106 è stata la causa della sua scomparsa dalle ceppaie in Italia. M7 e MM111 sono meno sensibili e possono essere coltivati accompagnandoli con adeguati trattamenti fungicidi. Il colpo di fuoco può provocare grosse perdite, anche di piante intere, dove il portinnesto sensibile viene infettato attraverso una cultivar particolarmente sensibile come Gala, Braeburn e Cripps Pink. L’infezione può avvenire anche attraverso i polloni radicali. I por-

M26 senza abbozzi radicali, proveniente da cloni meno sensibili al fenomeno, osservati sia nella provenienza del NakT (NL) sia in quella dell’Università di Bologna (I)

M26 è un portinnesto particolarmente sensibile alla formazione di abbozzi radicali. La crescita molto irregolare del frutteto è una delle conseguenze e pertanto, per appianare il problema, è opportuno piantare il più profondo possibile (ca. 10 cm dal punto d’innesto)

Vivaio in piena fase di vegetazione nelle ottime condizioni pedoclimatiche della Pianura Padana

441


ricerca

Attacco molto evidente di Agrobacterium tumefaciens su M9 vf. Il materiale proveniente dalla termoterapia e da micropropagazione, appare più sensibile in fase di prima premoltiplicazione

Sintomi su indicatore legnoso della virosi latente “ASGV” (Apple stem growing virus), la quale si trasmette per contatto diretto, per innesto e contatto radicale. In combinazione con altre virosi può influenzare negativamente la crescita, in maniera anche molto evidente

tinnesti maggiormente utilizzati nelle nostre aree frutticole, M9 e M26, sono purtroppo molto sensibili, quindi il rischio di perdere le piante può diventare insostenibile in combinazione con le cultivar sensibili. Pertanto saranno richiesti portinnesti tolleranti o resistenti alla malattia. In circostanze particolari, l’agrobatterio (Agrobacterium tumefaciens) può creare problemi a livello di vivaio con formazioni di tumori che deprimono la crescita dell’astone. Non esistono portinnesti resistenti al patogeno: M9 reagisce con tumori di elevate dimensioni (3-8 cm di diametro) che deprimono la crescita anche del 30% mentre M7 produce

La trasmissione di malattie da virus o virussimili da una pianta all’altra può avvenire, in ceppaia, attraverso il fenomeno del contatto radicale (anastomosi), dove una pianta madre s’intreccia con la vicina

442


portinnesti tumori piccolissimi del diametro di alcuni millimetri senza influenza visibile sulla crescita. La virulenza variabile dei diversi ceppi di agrobatterio permette una convivenza accettabile. Se il materiale derivato da micropropagazione o da termoterapia viene a contatto per la prima volta con A. tumefaciens la reazione sarà più energica e compromettente. Nell’emisfero sud con condizioni pedoclimatiche favorevoli quali elevate temperature, terreni secchi e inverni miti, l’afide lanigero (Eriosoma lanigerum) può causare danni seri a livello delle radici, bloccando la crescita della pianta. Per questo motivo l’M9, particolarmente sensibile, non si è diffuso in queste zone climatiche. Mancano tuttora portinnesti nanizzanti adatti a queste particolari condizioni. Adattabilità al clima e al terreno I portinnesti maggiormente diffusi sono stati selezionati in Inghilterra dove le condizioni climatiche sono influenzate dalla corrente del golfo e quindi caratterizzate da temperature invernali piuttosto

Certificazione dei portinnesti del melo Rottura al punto d’innesto, segno di disaffinità tra M26 ed Elstar

Conservazione in screenhouse

Certificazione del materiale di moltiplicazione

Prima premoltiplicazione

• La propagazione agamica attraverso

la ceppaia e l’innesto in vivaio porta in sé un grosso rischio di contaminazione e diffusione di malattie, sia d’origine virale sia fitoplasmatica, per le quali non esistono mezzi di lotta diretta. L’unica garanzia per il mantenimento in sanità e per la rispondenza genetica del materiale è l’applicazione di sistemi di controllo attraverso la certificazione delle piante da frutto

Seconda premoltiplicazione

Ceppaie di moltiplicazione

Barbatelle di base per il vivaista

443


ricerca miti. M9 può subire gravi danni in territori a clima continentale, come per esempio l’Est europeo e alcune zone alpine, con temperature particolarmente basse in assenza di uno strato nevoso protettivo e inverni estremamente rigidi. Danni causati da temperature basse possono verificarsi anche quando il mese di febbraio è particolarmente mite e la parte del tronco esposta a sud-ovest è riscaldata da forti irradiazioni solari, perché M9, P22 e M27 tendono al risveglio vegetativo anticipato. Se, di seguito, le temperature si abbassano nuovamente, la corteccia si spacca lungo il tronco, danneggiando irreversibilmente tratti del cambio. M26 non risente del risveglio anticipato. La resistenza al freddo invernale dei portinnesti è l’obiettivo di molti programmi di miglioramento genetico nei Paesi con inverni rigidi (Polonia, Russia, Canada). Sia i portinnesti della serie P (Skierniewice, PL) sia quelli Bud (Budagowskij, Russia) si sono rivelati altamente resistenti al freddo invernale dei climi continentali. Trasferite in climi mediterranei alcune di queste selezioni, quali P22, P16, Bud9, in presenza di temperature elevate durante l’autunno, rimangono in vegetazione, subendo gravi danni dovuti alle prime gelate. Il danno si verifica a livello della chioma con rami avvizziti e, di seguito, schiusura stentata o moria completa della pianta durante la primavera successiva. M26 e Mark non risentono di questi fenomeni. Particolarmente sensibili a periodi di siccità prolungata sono i portinnesti nanizzanti M27, P22, M9 e Mark, mentre M25 e il franco sono particolarmente resistenti alla siccità. Il vigore di un portinnesto può variare da troppo debole a troppo forte a seconda del tipo di terreno. La tessitura, la capacità drenante, la profondità, il pH e la disponibilità di sali minerali in-

Lacerazioni sulla parte sud-ovest del tronco di Gala su M9 T337 causate da forti insolazioni durante il periodo invernale, e dal successivo abbassamento della temperatura prima della primavera

Campo alla seconda pre-moltiplicazione delle ceppaie di M9 T337 presso il centro “Zeewolle” del NakT, Olanda

444


portinnesti fluiscono notevolmente sulla crescita e lo sviluppo dell’apparato radicale. Terreni compatti, soggetti a ristagni d’acqua provocano asfissia radicale alla quale M9 è estremamente sensibile. Anche il complesso di fenomeni di reimpianto incidono negativamente sulla crescita delle piante, anche qui M9 risulta più sensibile rispetto a M26. La scelta di un clone più vigoroso (Pajam2 o RN29) può ovviare, in parte, a questo inconveniente.

Requisiti richiesti a un nuovo portinnesto per una moderna frutticoltura sostenibile

• Vigore collocato tra M27 e M26 • Facile radicazione senza spinosità

Nuove condizioni creano nuove esigenze per il portinnesto

(ceppaia o taleaggio)

• Resistenze multiple (Erwinia

Condizioni climatiche modificate L’aumento del periodo di vegetazione (di circa 1-2 settimane, rispetto a 30 anni fa), la mancanza di periodi di transizione sia primaverili sia autunnali danno origine a un eccessivo accrescimento dei frutti non sempre desiderato. Il risultato è un’elevata produzione di frutti di sopramisura, invendibili, soprattutto usando portinnesti nanizzanti (M9) in combinazione con cultivar a frutto grosso (per es. Fuji, Jonagold). La comparsa di autunni con temperature quasi estive è sempre più frequente e per alcuni portinnesti (M9, P22, M27) questo comporta una stentata entrata in dormienza, di conseguenza le piante possono essere colpite da gelate precoci, dato il legno immaturo, e quindi essere sensibili ai danni da freddo della chioma. L’aumento di eventi temporaleschi con grandinate più frequenti costringono all’uso di reti antigrandine. Questo comporta il reimpianto sullo stesso filare aumentando i problemi di stanchezza del terreno. Venti di burrasca più frequenti e intensi richiedono una affinità e un ancoraggio migliori del portinnesto, periodi di siccità sempre più lunghi richiedono irrigazioni di soccorso sempre più intense.

amylovora, Phytophthora cactorum, scopazzi del melo, afide lanigero, topi e lepri)

• Resistenza al freddo sia precoce sia invernale

• Elevata adattabilità a diverse condizioni di terreno e clima

• Tolleranza alla stanchezza del terreno • Tolleranza alla concorrenza delle erbe infestanti

• Resistenza alla siccità e ai ristagni d’acqua

• Buona affinità con il punto d’innesto ben saldato

• Ancoraggio solido • Assenza di emissioni di abbozzi e polloni radicali

Vivai F.lli Mazzoni, Ferrara

Foto R. Angelini

445


ricerca Nuovi sistemi di produzione per una frutticoltura sostenibile Una frutticoltura sostenibile con gestione organica prevede un minore impiego di agrochimici, quindi i portinnesti saranno esposti a maggiore concorrenza con le erbe infestanti e dovranno sopportare le lavorazioni del terreno per l’eliminazione meccanica delle malerbe. Nella produzione organica o biologica emerge anche il problema dei danni provocati da insediamenti di topi.

Nuovi portinnesti

• Nonostante svariati lavori intrapresi,

si può constatare che M9 è ancora uno dei portinnesti più validi, con la migliore adattabilità alle esigenze di una frutticoltura moderna dove i vantaggi superano di gran lunga i punti deboli del soggetto. Per il momento non esistono alternative consolidate, avallate da esperienze pluriennali e sperimentate in condizioni diverse

Comparsa di malattie epidemiche Le malattie quali marciume del colletto (Phythophthora cactorum), cancro rameale (Nectria galligena), colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora) e scopazzi (Apple Proliferation) possono compromettere la coltura se non vengono attentamente prevenute. Alcuni programmi di miglioramento genetico hanno come obiettivo la creazione di portinnesti tolleranti o resistenti a questi agenti biotici. Prospettive Molte industrie private e istituzioni (per es. università, centri di ricerca) sono coinvolte in programmi di miglioramento genetico del portinnesto del melo. L’obiettivo varia secondo l’esigenza particolare di una determinata zona frutticola. Si rende ben difficile riunire tutte le esigenze in un unico soggetto. Ottime prospettive esistono per i nuovi portinnesti con resistenza alle malattie e alla stanchezza

In M9 T337 rari casi d’emissioni di polloni radicali possono verificarsi se il materiale proviene dalla prima produzione di una ceppaia

446


portinnesti del terreno quali quelli rappresentati nella serie G o CG di Geneva (USA), mentre adattabilità pedo-climatiche molto buone si segnalano nelle ultime selezioni di East Malling (siglate AR). La nuova serie di Skiernewice (P60 a P67) riunisce efficienza produttiva con buon ancoraggio, rusticità e resistenza al freddo. I programmi di miglioramento genetico del CIV Italia (FG e G) puntano su un ottimo comportamento sia in vivaio sia nel frutteto in funzione della qualità della frutta. Un altro programma promettente che impiega selezioni con portinnesti apomittici, che offrono resistenza o tolleranza agli scopazzi, è condotto ad Ahrensburg/Neustadt (GER)

M9 e suoi “subcloni” (Origine: “Paradiso giallo di Metz” East Malling, GB) Nome

Indice vigore

Origine

Comportamento

M9 Fl 56

85

“Subclone” vf di M9 selezionato da Henry Fleuren (NL)

Vigore decisamente più debole rispetto a tutti i cloni M9 vf, è un clone con caratteristiche giovanili quali la foglia appuntita, dentellatura seghettata e tomentosa. Resa in ceppaia e affinità d’innesto molto buone

M9 T338

90

“Subclone” vf di M9 NAK-T (NL)

Clone con caratteristiche di adulto, con foglia larga, tondeggiante, lucente, verde cupo; barbatelle non spinescenti, ma resa insufficiente in ceppaia

“Subclone” vf di M9 NAK-T (NL)

Vigore debole, pertanto necessita di sostegni, elevate produttività e precocità, elevata adattabilità alle diverse condizioni pedo-climatiche, sensibile alla stanchezza del terreno, calibro del frutto grosso, colorazione della frutta discreta, da scarsa a discreta radicazione in ceppaia, senza spinescenza, sensibile all’asfissia radicale, alla siccità, alla concorrenza delle erbe infestanti, ai freddi invernali e ai roditori. È sensibile a Erwinia amylovora, tollerante a Phytophthora cactorum. Scarsa emissione di abbozzi radicali e di polloni radicali, è un portinnesto largamente diffuso

M9 T337

100

M9 Pajam 1 (Lancep)

110

“Subclone” di M9 INRA (F)

Clone intermedio tra adulto e giovanile, leggermente più vigoroso di M9 T337, ha una più facile radicazione in ceppaia

M9, RN (Nic) 19

110

“Subclone” di M9 René Nicolai Alken (B)

Clone a comportamento molto simile a Pajam1

M9 EMLA

115

“Subclone” di vf M9 East Malling (GB)

Clone più vigoroso di M9 T337, di crescita uniforme, buona resa in ceppaia. La fruttificazione è ritardata rispetto a M9 T337 e il calibro del frutto è grosso

M9 Burgmer 984

115

“Subclone” di vf M9, Burgmer Straelen (GER)

Vigore simile a M9 Emla, con buona resa in ceppaia, senza spinescenza e con pochi abbozzi radicali. Produttività e precocità simili a T337

M9, RN (Nic) 29

120

“Subclone” di M9 René Nicolai Alken (B)

Clone giovanile, a foglia stretta e appuntita con bordo seghettato, tomentosa; è uno dei cloni di M9 più vigorosi nei primi anni dall’impianto, con produzione leggermente ritardata. Elevata resa in ceppaia, con barbatelle sottili, spinescenti, emissioni di polloni e di abbozzi radicali in frutteto, è adatto per i reimpianti e per terreni meno fertili

M9, Pajam 2 Cepiland

120

“Subclone” di M9 INRA (F)

Clone giovanile, con caratteristiche simili a M9 RN(Nic)29

447


ricerca con prospettive positive per la resistenza alla fitoplasmosi ma con comportamento agronomico ancora incerto. In Giappone, il miglioramento genetico (JM 1 e JM 7, derivati da incroci con Malus prunifolia) mira a ottenere resistenza all’afide lanigero e al marciume del colletto, a ottime prestazioni produttive collegate a una facile propagazione anche per talea. Dai vari programmi europei sono stati licenziati ben 10 portinnesti nel periodo 2000-2004. Descrizione di alcuni portinnesti di melo più diffusi e promettenti M27 (Indice di vigore = 60). Vigore decisamente debole, crescita non regolare e uniforme, ancoraggio scarso, sensibile alla siccità, radici molto friabili, affinità mediocre, facile rottura al punto d’innesto, pochi abbozzi radicali, sensibile ai freddi invernali in vivaio, suscettibile a Erwinia amylovora e Nectria galligena, tollerante a Phytophthora cactorum, produttività elevata, migliore colorazione dei frutti, calibro inferiore di M9. Adatto per impianti fitti con cultivar a frutto grosso su terreni fertili.

M9 T337 alla 4ª foglia con abbozzi radicali. La comparsa di questa anomalia può essere collegata non solamente al grado di giovanilità del portinnesto, ma può essere provocata e favorita da diverse tecniche colturali lungo il percorso di produzione delle piante in ceppaia e nella conservazione delle barbatelle sia in vivaio sia in frutteto

AR 6 72-1 (Indice di vigore = 60). Vigore simile a M27, calibro e produttività migliore, potrebbe sostituire M27, mancano esperienze sulla resistenza al freddo e sull’adattabilità ai diversi tipi di terreno. P22, Last Minute® (Indice di vigore = 70). Vigore debole, calibro inferiore a M9, produttività elevata, particolarmente sensibile alla siccità, emette polloni radicali, radici friabili e sensibili al disseccamento se fuori terra, crescita pendente in vivaio e ceppaia, sensibile a Erwinia amylovora, tollerante a Phytophthora cactorum e Nectria galligena e ai freddi invernali in vivaio, adatto per impianti fitti su terreni fertili, senescenza dell’impianto dopo 7-8 anni (cloni derivati da micropropagazione hanno un comportamento molto differente, con meno precocità d’entrata in produzione e maggiori emissioni di polloni radicali). G89 (Indice di vigore = 75). Vigore decisamente inferiore a M9, elevata capacità rizogena, precocità e capacità produttiva elevate, calibro leggermente inferiore a M9, da verificare l’adattamento alle diverse realtà pedoclimatiche. P16 Lizzy® (Indice di vigore = 85). Vigore tra M27 e M9, molto variabile in base alla natura del terreno, buona resa in ceppaia, emissioni di polloni radicali, privo di abbozzi radicali, affinità buona, produttività elevata, calibro dei frutti migliore di M27 e P22, colorazione buona, sensibile a Phytophthora cactorum e a Erwinia amylovora, necessita terreni fertili. Non si evidenziano vantaggi rispetto a M9.

Ceppaia di M9 T337 alla 2a foglia senza spinosità sulle barbatelle. Ciò facilita i lavori di raccolta, cernita e conservazione

448


portinnesti Alcuni portinnesti diffusi e promettenti Foto R. Angelini

Nome

Indice vigore*

Origine

M27

60

M13 × M9 East Malling (GB)

AR 6 72-1

60

M9 × 3426 East Malling (GB)

P22, Last Minute®

70

M9 × Antonovka Skierniewice (PL)

G89

75

Gala × Liberty CIV (I)

P16 Lizzy®

85

Longfield × M11 Skierniewice (PL)

P60

90

A2 × B9 Skierniewice (PL)

G 65

95

M27 × Beauty Crab, Geneva (USA)

M9 T337

100

“Paradiso giallo di Metz” East Malling (GB) *(“Subclone” di M9 NAK-T, NL)

AR 680-2

100

M26 × M27 East Malling (GB)

J-OH-A

110

Omomue-Holice (CZ)

G16

120

Ottawa 3 × M. floribunda Geneva (USA)

CG 3041 (G41)

120

M27 × Robusta 5 Geneva (USA)

J9

120

Libera impollinazione di M9 Jork (GER)

Mark®

125

Libera impollinazione di M9 Michigan State University (USA)

G11

125

M26 × Robusta 5 Geneva (USA)

B9 Budagovskij

125

M8 × Red Standard (Russia)

FG35

130

Gala × Braeburn CIV (I)

Pi80, Supporter 4

130

M9 × M4 Pillnitz (GER)

M26

135

M16 × M9 East Malling (GB)

G202

140

M26 × Robusta 5 Geneva (USA)

G30

155

Robusta 5 Geneva (USA) × M9

M7

160

Parentela ignota East Malling (GB)

MM 106

170

Northern Spy × M1 Malling Merton (GB)

MM111

185

Northern Spy × Merton793 Malling Merton (GB)

M25

250

Northern Spy × M2 Malling Merton (GB)

Franco Grahams Jubiläumsapfel

400

Semenzale da pianta madre selezionata

* indice di vigore in percentuale M9T337 = 100

P60 (Indice di vigore = 90). Vigore e produttività leggermente inferiore a M9, precocità e calibro identico a M9, resistente al freddo invernale nei climi continentali, tollerante ai periodi siccitosi. L’emissione di abbozzi radicali e polloni è un grosso limite per un impiego in frutteti industriali.

Vivai di moltiplicazione del melo

449


ricerca G 65 (Indice di vigore = 95).Vigore leggermente inferiore o uguale a M9 a seconda del tipo di terreno, tollerante alla stanchezza del terreno e al freddo invernale, abbozzi radicali, radicazione difficile in ceppaia, produttività simile a M9, ma calibro del frutto inferiore, elevata resistenza a Erwinia amylovora e Phytophthora cactorum. È ancora in fase di sperimentazione, ma per la bassa resa in ceppaia non offre buone prospettive. M9 T337 (Indice di vigore = 100).Vigore debole, necessita di sostegni, elevata produttività e precocità, elevata adattabilità alle diverse condizioni pedoclimatiche, sensibile alla stanchezza del terreno, calibro del frutto maggiore, frutti con discreta colorazione, scarsa radicazione in ceppaia, assenza di spine, sensibile all’asfissia radicale, alla siccità e alla concorrenza delle erbe infestanti, ai freddi invernali e ai roditori, sensibile a Erwinia amylovora, tollerante a Phytophthora cactorum. Scarsa emissione di abbozzi e polloni radicali. Portinnesto largamente diffuso. Clone adulto di M9 T337. L’aspetto delle foglie è verde scuro con la superficie fogliare lucente e la dentellatura tonda sul bordo; barbatelle a vegetazione compatta senza spinosità

AR 680-2 (Indice di vigore = 100). Vigore simile o leggermente inferiore a M9; produttività, precocità e calibro del frutto superiore, più promettente della nuova serie di EM, ma mancano informazioni su resistenze e comportamento nei diversi ambienti. J-OH-A (Indice di vigore = 110). Vigore leggermente più forte di M9 T337, elevata resa in ceppaia, emissioni di polloni radicali, sfogliatura della corteccia al colletto, buona resa produttiva, vigoria irregolare nel frutteto. G16 (Indice di vigore = 120). Vigore simile a M9 Pajam2, elevata resa in ceppaia, buon comportamento in vivaio, senza emissioni di polloni e abbozzi radicali, produttività e precocità simile a M9, resistente a Erwinia amylovora e Phytophthora cactorum. Buona prospettiva come alternativa a M9 in zone problematiche per stanchezza del terreno e colpo di fuoco batterico, sensibile alle virosi latenti. CG 3041 (G41) (Indice di vigore = 120). Vigore simile a M9 Pajam2, moltiplicazione e radicazione in ceppaia difficile, elevata produttività e maggiore calibro del frutto, angolo d’inserzione aperto, affinità buona, resistente ai freddi invernali, non sensibile alla stanchezza del terreno, senza abbozzi e polloni radicali, affinità problematica con Gala, resistenza elevata a Erwinia amylovora e Phytophthora cactorum, potrà sostituire M9 in zone problematiche per il colpo di fuoco batterico se viene migliorata la tecnica di moltiplicazione.

Punto d’innesto del nuovo soggetto CG 3041 all’8a foglia, senza emissioni di abbozzi e polloni radicali, nel frutteto mostra ottima affinità ed elevata adattabilità alle differenti condizioni pedoclimatiche

J9 (Indice di vigore = 120). Vigore maggiore di M9 T337 nei primi 3-4 anni d’impianto, successivamente simile a M9, affinità buona, 450


portinnesti meno sensibile alla siccità, produttività e calibro dei frutti simile a M9, colorazione dei frutti inferiore a M9, emissione di molti abbozzi radicali, molto sensibile a Erwinia amylovora, nel complesso non sufficiente per sostituire l’M9. Mark® (Indice di vigore = 125).Vigore tendenzialmente maggiore di M9, molto variabile a seconda del tipo di terreno, buona resa in ceppaia, precocità e produttività buone e simili a M9, maturazione del legno anticipata, maggiore colorazione dei frutti; dopo 5-6 anni si verificano depressioni di crescita del frutteto, con viraggio delle foglie verso il giallo dovuto a una proliferazione incontrollata di radici in prossimità del colletto, sotto terra, per cause sconosciute che portano a una strozzatura, impedendo così lo scambio regolare delle sostanze nutritive; ciò è causa dell’abbandono di questo portinnesto. G11 (Indice di vigore = 125). Vigore tendenzialmente maggiore di M9, produttività e calibro simili a M26, buona resa in ceppaia, qualche emissione di abbozzi e polloni radicali, tollerante a Erwinia amylovora similmente a M7, resistenza elevata a Phytophthora cactorum, sensibile alla stanchezza del terreno. Buona alternativa a M26 per cultivar con crescita compatta e in zone problematiche per il colpo di fuoco batterico.

Supporter 4 ( Pi80) proveniente da moltiplicazione in ceppaia tradizionale, senza abbozzi e polloni radicali

B9 Budagovskij (Indice di vigore = 125). Vigore tra M9 e M26, moltiplicazione e radicazione in ceppaia difficili, elevata produttività, buon ancoraggio, sensibile ai danni da freddo in vivaio, nei climi mediterranei insufficiente maturazione del legno. FG35 (Indice di vigore = 130). Vigore maggiore di M9 con angolo d’inserzione delle branche aperto, con elevata produttività e calibro del frutto uguale a M9, adatta per cultivar con portamento compatto; da verificare l’adattamento alle diverse realtà pedoclimatiche. Pi80, Supporter 4 (Indice di vigore = 130). Vigore leggermente inferiore a M26, regolare, buona resa in ceppaia, assenza di spine, senza polloni e abbozzi radicali (non vale per i ceppi provenienti da micropropagazione), resistente ai freddi invernali, buona produttività e uniformità d’impianto, calibro del frutto migliore di M26, ottima affinità, buona alternativa per le varietà di tipo spur. M26 (Indice di vigore = 135). Buona resa in ceppaia, crescita irregolare per l’emissione di molti abbozzi radicali (quasi assente nelle linee di moltiplicazione NAK-T e LASPAVE), problemi di affinità d’attecchimento della gemma e facile spaccatura al punto d’innesto a seconda della cultivar, maturazione del legno più precoce, buona resistenza ai freddi invernali, crescita stentata in terreni compatti, particolarmente sensibile alla stanchezza del ter-

Supporter 4 (Pi80) con emissione di molti abbozzi e polloni radicali. Il materiale deriva da ceppaia allestita con materiale micropropagato

451


ricerca

Frutteto alla 4a foglia innestato su Pi80; assieme alle buone capacità produttive si nota la regolarità dell’impianto Il portinnesto Mark è soggetto alla formazione di un ingrossamento sotto il punto d’innesto (soil-line swelling) causato da una proliferazione delle radici. Si crea così una strozzatura che provoca rallentamento e deperimento della crescita della pianta dopo la 6a-8a foglia. Per questa anomalia tale portinnesto, peraltro promettente, non è più diffuso

reno, con vigoria inferiore anche a M9 EMLA, sensibile a Erwinia amylovora. I frutti maturano in anticipo e sono di colorazione buona, calibro buono e forma regolare con produttività elevata. È un portinnesto troppo vigoroso per impianti fitti. G202 (Indice di vigore = 140). Vigore superiore a M26, elevata capacità produttiva superiore a M26, resiste alla stanchezza del terreno, resistente a Erwinia amylovora e Phytophthora cactorum, resistente anche all’afide lanigero. Una valida alternativa a M26 per le zone con problemi di questo tipo. G30 (Indice di vigore = 155). Vigore simile a M7, produttività elevata e calibro grosso, buona adattabilità al terreno e al clima, resistente a Erwinia amylovora, tollerante ai freddi invernali, resiste bene alla stanchezza del terreno, affinità problematica con la cultivar Gala. Data la spinescenza eccessiva sulle barbatelle, la moltiplicazione in ceppaia risulta difficoltosa e costosa. M7 (Indice di vigore = 160). Vigore medio, pari a circa il 40% di quello del franco, produttività e precocità buone nel segmento dei portinnesti con medio vigore, ottima resa in ceppaia, molto pollonifero in frutteto, tollerante a Erwinia amylovora e Phytophthora cactorum, buona adattabilità ai terreni più sensibili ai freddi invernali rispetto a M9, ancoraggio al terreno buono, adatto per impianti meno intensivi e nella produzione biologica.

La resa dell’M7 in ceppaia è una delle più elevate; la sua capacità rizogena favorisce anche una forte emissione di polloni radicali la cui l’eliminazione nel frutteto richiede molta mano d’opera

MM 106 (Indice di vigore = 170). Vigore medio, pari al 40-45% rispetto al franco, ottima resa in ceppaia, non pollonifero in frutteto, produttività e precocità maggiore di M7, forma del frutto allun452


portinnesti gata, calibro del frutto inferiore a M9, largamente utilizzato per la combinazione con varietà di tipo spur. In terreni poco drenati dà grossi problemi, inoltre l’elevata suscettibilità al marciume del colletto (Phythophthora cactorum) non ne permette più l’impiego.

Foto R. Angelini

MM111 (Indice di vigore = 185). Vigore sensibilmente maggiore di M106, di precocità inferiore ma buona produttività quando la pianta è adulta, buona radicazione ed efficienza in ceppaia, buon ancoraggio al terreno, emissione di polloni e abbozzi radicali, buona resistenza al freddo invernale. M25 (Indice di vigore = 250). Vigore molto elevato e leggermente inferiore al franco, buona resa in ceppaia, produttività elevata, particolarmente tollerante alla siccità, buon ancoraggio al terreno, pertanto non necessita di sostegni per l’impianto. Franco Grahams Jubiläumsapfel (Indice di vigore = 400). Vigore elevato, stentata e lenta entrata in produzione, volume della chioma molto elevato, parte ombreggiata all’interno della chioma elevata, con frutti meno colorati e sviluppati, calibro del frutto decisamente più piccolo dei parametri clonali, esente da virosi, di facile radicazione, affinità buona, ancoraggio buono, non richiede sostegni d’impianto, resistente al freddo invernale, buona adattabilità alle diverse condizioni pedoclimatiche.

Operazioni in vivaio

Foto R. Angelini

Melicoltura intensiva nel Ferrarese

453


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