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Il pero botanica | storia e arte | alimentazione | paesaggio coltivazione | ricerca | utilizzazione | mondo e mercato


il pero

ricerca Miglioramento varietale Elvio Bellini Laura Natarelli

www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.


ricerca Miglioramento varietale Moderni obiettivi del miglioramento genetico Al pari delle altre specie frutticole, il miglioramento genetico del pero necessariamente deve essere orientato alla costituzione di nuove cultivar e portinnesti in grado di rispondere alle differenti e mutevoli esigenze di tutta la filiera (propagazione, produzione, condizionamento, conservazione, trasformazione industriale e commercializzazione del prodotto). Oggi più che mai, per tutti gli ambienti pedoclimatici si tende all’ottenimento di nuove cultivar rustiche e particolarmente resistenti alle avversità, soprattutto per quelle zone nelle quali incombono seri pericoli di sopravvivenza delle cultivar che costituiscono l’attuale assortimento varietale. In questi ultimi anni, infatti, si è sentita sempre più la necessità di sviluppare strategie colturali basate sul concetto di sostenibilità ambientale, volte all’ottenimento di un prodotto di qualità più salubre mediante la riduzione e la razionalizzazione degli interventi chimici (agrofarmaci e fertilizzanti). Le novità dovrebbero, quindi, possedere una spiccata adattabilità pedoclimatica, con maggiore resistenza al freddo, elevata rusticità e tolleranza alle più temibili malattie. I programmi di miglioramento per la resistenza alle malattie differiscono ovviamente nelle diverse zone di coltivazione in base alla endemicità che le avversità manifestano. In Italia, in particolar modo, è emersa l’esigenza di far fronte alle gravi epidemie causate dal colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora), che attacca tutte le pomacee. Obiettivo ampiamente perseguito dai programmi italiani è anche la resistenza alla psilla (Cacopsylla pyri), che rappresenta uno dei fitofagi più dannosi per il pero e costituisce facile veicolo del fitoplasma agente del “pear decline”, che provoca il deperimento e la morte delle giovani piante. Nell’ambito delle micosi, infine, assume molta importanza la resistenza alla ticchiolatura, malattia indotta da Venturia pyrina, le cui conoscenze sono a tutt’oggi piuttosto confuse, poiché il fungo è costituito da numerosi ecotipi, ciascuno dei quali possiede un ristretto areale di distribuzione, tanto che le cultivar che risultano resistenti alla ticchiolatura in una regione possono divenire suscettibili se coltivate in un’altra. Spesso viene confusa la resistenza con la tolleranza e questo non aiuta certamente il miglioratore nella scelta del materiale genetico da utilizzare, senza considerare che i risultati disponibili in letteratura sono spesso in contraddizione tra loro. Altre difficoltà derivano dal fatto che alcuni geni o complessi genici responsabili della resistenza sono posseduti da cultivar e/o specie del genere Pyrus di scarsa o nulla importanza commerciale, nonché dal fatto che i meccanismi di trasmissione ereditaria non sono sempre univocamente identificati, come nel caso del colpo di fuoco batterico.

Principali obiettivi del miglioramento genetico

• Resistenza agli stress biotici e abiotici

(colpo di fuoco batterico, ticchiolatura, psilla, freddo)

• Miglioramento dei caratteri agronomici e biologici dell’albero (habitus vegetativo ridotto, precoce entrata in produzione, produttività potenziale, autofertilità, ampliamento del calendario di maturazione)

• Miglioramento dei caratteri pomologici e organolettici del frutto (colore della polpa e pezzatura del frutto)

Harrow Sweet, recente cultivar di origine canadese, resistente al colpo di fuoco batterico, con frutti di grossa pezzatura e di buona qualità

Pericoltura italiana

• La pericoltura italiana occupa

il primo posto nella produzione europea, offrendo ai mercati esteri e interni uno standard varietale con ottime caratteristiche pomologiche e organolettiche

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miglioramento varietale Gli obiettivi del miglioramento genetico sono diversi per ogni soggetto della filiera. Il frutticoltore che si trova a dover fronteggiare le problematiche della messa a dimora di un nuovo pereto darà la preferenza a cultivar con elevato grado di affinità su portinnesti nanizzanti; precoce messa a frutto ed elevate rese unitarie fino dai primi anni di età della pianta; autofertili o provviste di elevata intercompatibilità con le migliori cultivar impollinatrici a epoca di fioritura contemporanea. L’epoca di maturazione delle nuove cultivar dovrebbe essere maggiormente differenziata, con particolare riguardo al periodo precocissimo e precoce, per la produzione di frutti da destinare prevalentemente al consumo fresco e all’esportazione; necessitano altresì nuove cultivar tardive e invernali per rimpiazzare la Passa Crassana, dotate di elevata attitudine alla frigoconservazione. In previsione della raccolta meccanica del prodotto, sia per il consumo fresco ma soprattutto per usi industriali, le nuove cultivar di pero dovrebbero produrre frutti di pezzatura uniforme e a maturazione contemporanea, facilmente distaccabili, con buccia alquanto resistente, idonee all’impiego delle macchine raccoglitrici per scuotimento. Anche la forma dell’albero e la resistenza meccanica del tronco e delle branche assumono particolare importanza a questo riguardo. Il commerciante è interessato soprattutto all’aspetto attraente del frutto che dovrà vendere, nonché alla resistenza alle manipolazioni e al trasporto e all’attitudine alla frigoconservazione. Gioca indubbiamente a sfavore la delicatezza dei frutti, segnatamente nelle cultivar estive, che risultano di difficile gestione durante la fase di trasporto, di conservazione e di commercializzazione. Questo fatto induce il frutticoltore a raccogliere un prodotto ancora acerbo, che giunge al consumatore di aspetto poco attraente e con qualità gustative spesso scadenti. In particolare viene richiesta una pezzatura da media a medio-grossa, che non ecceda i 5-6 frutti per chilogrammo, e una forma tendenzialmente allungata (piriforme), ma non troppo (non sono gradite le forme appiattite e poco quelle arrotondate). A maturità, la buccia dovrebbe essere di colore giallo-dorato e brillante (con o senza arrossamento), ma sono preferite anche colorazioni rosso brillanti (limitatamente ai frutti per il consumo fresco) o rugginose, purché uniformi, stabili, attraenti e senza fondo verde; la buccia deve comunque essere resistente alle manipolazioni, alla conservazione frigorifera e ai trasporti. L’industria di trasformazione utilizza come materia prima quasi esclusivamente la William, cultivar ineguagliabile per le sue caratteristiche pomologiche (forma e pezzatura) e organolettiche (polpa bianca e compatta, tessitura fine, assenza di sclereidi, sapore e aroma particolari). È sentita, pertanto, la mancanza di idonee cultivar William-simili a maturazione più precoce della William e soprattutto a maturazione più tardiva. Il carattere idoneità alla trasformazione industriale coinvolge moltissime componenti che

Problemi della pericoltura italiana

• A fronte di una stabilità produttiva

e commerciale, occorre evidenziare alcune problematiche del pero che riguardano soprattutto la resistenza a malattie, le difficoltà dei frutti alla conservazione frigorifera, il limitato assortimento varietale

Cultivar di pero tolleranti o resistenti alle manipolazioni, al trasporto e all’ammezzimento Resistenza alle manipolazioni e al trasporto Mora, Passa Crassana, Rosato, S. Giovannello, S. Nicola, Virdifatto Resistenza all’ammezzimento Porporata, Principessa di Gonzaga, Ucciardona, Zuccherina, William

Ucciardona, cultivar toscana, con frutti di buona qualità resistenti all’ammezzimento

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ricerca variano in rapporto al diverso uso industriale del frutto (sciroppati, macedonie, succhi, puree, essiccati, sidro ecc.). Il consumatore, infine, manifesta le sue preferenze del prodotto fresco soprattutto nei riguardi della forma, colore della buccia e gusto del frutto. È particolarmente gradita una polpa di colore bianco, con assenza di granulosità (sclereidi) o eventualmente limitata al solo torsolo, che è preferibile sia piccolo; con tessitura butirrosa, priva di fibre, di sapore dolce, con giusto rapporto zuccheri/acidi, aromatico e profumato. Poiché negli ultimi anni il consumatore sembra avere acquisito una maggiore conoscenza sul concetto della “qualità dei frutti”, riferita anche e soprattutto alle sue caratteristiche gustative e nutrizionali, particolare attenzione viene rivolta, nei più recenti programmi di miglioramento genetico, proprio a questo problema, con la ricerca di nuove tipologie varietali basate essenzialmente sulla qualità gustativa.

Caratteristiche delle cultivar italiane

• La situazione varietale attuale

è limitata a un numero esiguo di vecchie cultivar tradizionali, pertanto è auspicabile una diversificazione merceologica del prodotto, particolarmente nel periodo precoce e in quello invernale, ma la vera novità per il futuro è rappresentata dalle varietà resistenti al colpo di fuoco batterico

Ereditarietà dei principali caratteri Le conoscenze sul comportamento ereditario dei singoli caratteri, rivestono notevole importanza per la programmazione di appropriati programmi di miglioramento genetico, finalizzati al raggiungimento di specifici obiettivi. Chiaramente lo studio sull’ereditarietà dei caratteri deve essere condotto su piante adulte, che abbiano raggiunto la fase produttiva; nel pero questa fase non si raggiunge prima dei 10-15 anni.

Aspetti critici del miglioramento genetico

• Complessa base genetica di gran parte dei caratteri agro-pomologici, che risultano di tipo polifattoriale

• Autoincompatibilità dominante tra le cultivar del P. communis, che impedisce di fare ricorso all’autofecondazione

Resistenza a stress biotici e abiotici Resistenza al colpo di fuoco batterico. L’ereditarietà della resistenza al colpo di fuoco batterico sembra sia regolata da molteplici geni, a eccezione del P. ussuriensis nel quale secondo alcuni autori il carattere sembra essere di natura monogenica. Secondo alcuni studiosi solo meno del 50% della variabilità feno-

• Lungo periodo giovanile dei semenzali

Cultivar di pero tolleranti o resistenti al colpo di fuoco batterico Colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora) Atlantic Queen, Buona Luisa d’Avranches, Dawn, Duchessa d’Angoulême, El Dorado, Elliot, Farmingdale, Garber, Giant Seckel, Harrow Delight, Harrow Sweet, Harvest Queen, Honeysweet, Hood, Kieffer, Le Conte, Lee, Mac, Magness, Maxime, Mericourt, Monterey, Moonglow, Morgan, Old Home, Orient, Pierre Corneille, Potomac, Professor Molon, Redspire, Seckel, Star, Starking, Summercrisp, Tyson, Waite, Winter Nelis Elliot, recente cultivar statunitense, resistente al colpo di fuoco batterico

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miglioramento varietale tipica sensibile al colpo di fuoco sarebbe dovuta a fattori genetici, mentre più del 50% sarebbe determinata dalla componente ambientale, la quale sembra indurre anche sensibili effetti di interazione genotipo × ambiente. La variabilità genotipica viene attribuita per il 50% alla componente genica additiva e per il restante 50% a effetti non additivi, quali dominanza ed epistasia. Le difficoltà incontrate nella determinazione fenotipica di questo carattere sono dovute all’influenza di numerosi fattori, tra cui: età e condizioni fisiologiche della pianta, tipo di tessuto infettato, rapporto tra temperatura e umidità durante il periodo pre e post-infezione, metodologia di inoculazione (purezza e concentrazione dell’inoculo, metodo) e virulenza dei ceppi batterici impiegati. A oggi si ritiene che la resistenza dipenda essenzialmente dalla capacità della pianta di rispondere più o meno rapidamente ed energicamente all’infezione, cioè dalla velocità di reazione della pianta allo sviluppo del patogeno. Considerata l’elevata influenza della componente ambientale, la valutazione di un genitore dovrebbe avvenire non solo sulla base della espressione fenotipica, ma bensì del suo potenziale d’incrocio ricorrendo a un test su più progenie; possibilmente la strategia da adottare dovrebbe favorire il confronto fra numerose combinazioni d’incrocio piuttosto che fra un elevato numero di semenzali per progenie. Infatti, la capacità di combinazione generale per la resistenza al colpo di fuoco di alcune cultivar note (Bella di Giugno, Coscia, Dr. J. Guyot, Rosired Bartlett) è risultata migliore rispetto a quella di alcune cultivar resistenti (Morgan, Prof. Molon, Duchessa d’Angoulême). L’elevato valore d’incrocio mostrato da cultivar di ampia diffusione quali William, Kaiser, Max Red Bartlett, Coscia ecc., di qualità pregiata, ma poco resistenti alla batteriosi, può essere spiegato in base alla loro maggiore componente genetica additiva, che si traduce in una elevata percentuale di semenzali resistenti all’interno della progenie ottenuta. La valutazione della resistenza al colpo di fuoco è piuttosto complessa e la letteratura a volte riporta risultati contraddittori sulla resistenza di alcune specie e dei singoli genotipi. In effetti, è risaputo che esistono differenze di resistenza tra i tessuti del tronco, del germoglio e dei bocci fiorali all’interno di uno stesso individuo. Ciò nonostante, la maggior parte dei genotipi di P. communis e delle altre specie europee (mediterranee o euroasiatiche), sono generalmente suscettibili alla batteriosi, mentre un alto livello di resistenza viene attribuito alle specie orientali, essenzialmente P. calleryana e P. ussuriensis.

Lista dei caratteri ereditari del pero Effetto del gene

Fonte genetica

Cieco letale (b)*

Conference

Margine fogliare serrato o crenato (Cr)*

Fertility

Nanismo (D)*

Nain Vert

Nervatura fogliare aglandulare (E)*

Durondeau

Resistenza a Erwinia amylovora (Ew1, Ew2)*

P. pyrifolia, P. ussuriensis

Foglie verde pallido (g)*

Conference

Germogli estivi tomentosi (Hs)*

Beurré Hardy

Incompatibile con cotogno (Inq)*

Illinois 38

Soppressione rugginosità (Iru)*

Cultivar orientali

Embrione letale (I)*

Beurré Bedford

Polline letale (P1)*

Selvatico

Germogli estivi rossi (Rs)*

Fertility

Frutto rosso (buccia) (Rf)*

Max Red Bartlett

Foglia rossa (Rl)*

Packham’s Triumph

Rugginosità (Ru)*

Cultivar orientali

Incompatibilità (allele multiplo) (S1, S2, S3, S4, S5)*

Cultivar orientali

Antere sterili (sx1)*

Butirra d’Estate

* Simbolo dell’effetto del gene Da F.H.-Alston, 1973

Resistenza alla psilla. Il determinismo genetico della resistenza alla psilla, come in generale avviene per gli altri insetti, non segue una regola generale ed è spesso di natura poligenica. Anche quando sono coinvolti solo pochi geni non vi è correlazione fra resistenza e dominanza. I meccanismi di resistenza solo raramente sono “razza specifici”. In effetti la resistenza agli insetti

Bohème, cultivar di origine italiana, resistente al colpo di fuoco batterico, con frutti di buona qualità

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ricerca è regolata soprattutto dalle barriere fisiche, mentre quelle chimiche, seppure esistenti, non sono necessariamente indotte da una interazione specifica con l’insetto. La resistenza alla psilla è stata ritrovata nelle specie orientali P. betulaefolia, P. calleryana, P. fauriei, P. ussuriensis, P. bretschneideri, P. pyrifolia, P. pashia e negli ibridi P. ussuriensis × P. communis. La resistenza sarebbe caratterizzata sia dalla non preferenza nei confronti dell’ospite per la ovideposizione sia dalla inibizione della nutrizione, la quale si traduce in uno sviluppo ritardato e in un aumento della mortalità (antibiosi). Tuttavia, la pezzatura piccola dei frutti e l’elevata presenza di sclereidi nella polpa ne limitano il loro impiego per trasferire rapidamente la resistenza in nuove cultivar di tipo europeo con frutti di qualità. Fra le citate specie, maggiore interesse riveste il P. ussuriensis, che sembra trasmettere la resistenza al 60% della progenie senza troppo interferire sulle caratteristiche qualitative dei frutti. La resistenza è stata riportata anche in pochi genotipi di P. nivalis e in Pitoma Slanopadja presumibilmente un ibrido P. communis × P. amydaliformis. All’interno di P. communis, Spina Carpi, cultivar con scarse qualità dei frutti, ha dimostrato di possedere una moderata resistenza alla psilla, sia perchè non viene scelta dagli adulti dell’insetto per l’ovideposizione, sia per il basso rapporto ninfe/uova e per il limitato sviluppo di fumaggine sulla melata. Una certa resistenza è stata attribuita anche alle cultivar Sierra, Honeysweet e Moonglow. Ulteriori fonti di resistenza sono state individuate successivamente, all’interno del germoplasma di Pyrus di origine est-europea al fine di allargare la base genetica per la selezione.

Cultivar di pero tolleranti o resistenti ai principali fitofagi Psilla (Cacopsylla pyri) Armida, Batjarka, Beurrè d’Hardenpont, Butirra Hardy, Honeysweet, Kajzerka, Karamanlika, Katman, Krupan Burnusus, Lucele, Mednik, Moonglow, Napoca, Obican Vodenac, Sierra, Spadona, Spina Carpi, Topka, Zelinka Carpocapsa (Cydia pomonella) Butirra d’Anjou, Conference, Decana del Comizio, Kaiser, Passa Crassana

Resistenza alla ticchiolatura. Il controllo ereditario della resistenza alla ticchiolatura non è ancora molto chiaro e vi è una contrapposizione tra la tesi monofattoriale dominante e quella poligenica. Sembra, tuttavia, che esistano delle correlazioni tra la resistenza alla ticchiolatura e alcune caratteristiche della foglia, quali il contenuto in idrochinone e la grandezza delle cellule epidermiche; positiva la prima in considerazione anche dell’elevata tossicità esercitata dal composto sul fungo, negativa la seconda. Opinioni contrastanti si sono succedute sulla resistenza all’interno del genere Pyrus: P. pyrifolia e P. ussuriensis var. ovoidea sarebbero per lo più resistenti, mentre altre varietà di P. ussuriensis sarebbero al contrario suscettibili alla malattia. Altri studiosi considerano suscettibili i cloni o le popolazioni di semenzali di P. caucasica, molto variabili P. pyrifolia e P. nivalis, suscettibile P. communis, e generalmente resistenti tutte le altre specie; in particolare elevata resistenza viene attribuita a P. ussuriensis. Le maggiori difficoltà nella valutazione della resistenza e le differenze spesso riportate per gli stessi genotipi possono essere probabilmente messe in relazione con l’esistenza di differenti razze del fungo, con

Armida, cultivar tedesca, a maturazione molto tardiva, resistente alla psilla e al gelo

Madernassa, vecchia cultivar resistente alla ticchiolatura, con frutti idonei alla cottura

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miglioramento varietale le diversità ambientali o con le diverse definizioni di “reazione resistente”.

Cultivar di pero tolleranti o resistenti alla ticchiolatura

Resistenza al freddo. È un carattere di natura polifattoriale, tuttavia il meccanismo ereditario non è ancora definitivamente accertato. Esso sembra coinvolgere due gruppi di geni, il primo dei quali avrebbe una azione sulla durata del riposo invernale, mentre il secondo determinerebbe la resistenza del citoplasma agli abbassamenti di temperatura. Le resistenze al freddo dello xilema e delle gemme fiorali non sono altamente correlate fra loro. Così, per esempio, la resistenza delle gemme di Passa Crassana, Packham’s Triumph e Butirra Hardy è moderatamente elevata, sebbene quella del tronco sia piuttosto bassa. I danni causati dal freddo possono variare in funzione di una serie di fattori, fra i quali: l’andamento stagionale, le parti della pianta, il livello di nutrizione minerale ecc.; pertanto una pianta che risulta resistente in certe circostanze può non esserlo in altre. Per questi motivi la classificazione dei genotipi in funzione della resistenza al freddo è piuttosto complessa e variabile a seconda dei criteri utilizzati e delle condizioni di osservazione. Lo studio più completo sulla resistenza al freddo, all’interno del genere Pyrus, ha evidenziato una variabilità nella soglia di resistenza da –16 °C in P. pashia a –33 °C in P. caucasica cv Mag-2; ma il P. ussuriensis rappresenta la specie più importante per la resistenza al freddo, grazie alla sua precoce interruzione della crescita in autunno, tanto che è stato ampiamente utilizzato nei programmi d’incrocio interspecifico con cultivar di P. communis. All’interno di P. communis le cultivar Augustparon, Hovsta, Gaspard, Moe e Bessumianka sono ritenute le più resistenti.

Ticchiolatura (Venturia pyrina) Baretta, Conference, Decana del Comizio, Dr. J. Guyot, Favorita di Clapp, Kaiser, Kieffer, Lombardo Bianco, Madernassa, Martin Bertun, Martin del Bosu, Martin della Sala, Martin Saluzzo, Martin Sec, Moru, Prusette, Tomin, Supertino, William

Martin Sec, cultivar resistente a ticchiolatura, ancora presente in mercati di nicchia, ottima per la cottura

Caratteri agronomici e biologici dell’albero Habitus vegetativo ridotto. Questo carattere deriva dalla esigenza di adattare le piante ai moderni sistemi di allevamento con alte densità di piantagione e di permettere la gestione degli alberi da terra, senza l’ausilio di piattaforme mobili, riducendo i costi della manodopera. Una fonte genetica per il carattere nanismo è stata individuata nella cultivar Nain Vert, nella quale è stato dimostrato che il carattere è sotto controllo monogenico, dominante ed eterozigote. Tale carattere può essere tuttavia considerato associato al controllo poligenico della vigoria che ne regola l’espressione. Il vigore è risultato positivamente correlato con la qualità e la pezzatura del frutto, riducendo così la possibilità di selezionare le piante per taglia ridotta senza perdere i requisiti di qualità del frutto. Allo stesso tempo il vigore è risultato associato anche con la presenza di spine e, a sua volta, la spinescenza è risultata correlata negativamente con la precoce entrata in produzione, la precoce fioritura e la precoce maturazione. Questi risultati, in definitiva, confermano la validità di considerare la spinescenza come un indice di giovanilità.

Butirra D’Hardenpont, vecchia cultivar francese, resistente alla ticchiolatura

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ricerca Precoce entrata in produzione. È un carattere ereditario influenzato da una componente additiva consistente e molto variabile. Anche l’effetto della componente genetica è alquanto maggiore di quella ambientale, così che la combinazione dei genitori esercita un effetto assai maggiore rispetto all’interazione ambientale. In altre parole, nel controllo del periodo giovanile la scelta dei genitori risulta molto più importante di ogni altra pratica agronomica; l’impiego di genitori caratterizzati da un breve periodo giovanile e con buone capacità combinanti, consente di ridurre nelle progenie la durata media di questa fase. La fase improduttiva è tipicamente correlata con la presenza di spine, con il portamento vegetativo aperto e con il margine fogliare irregolare. In generale, le cultivar di P. communis sono piuttosto lente a entrare in piena fruttificazione, mentre quelle di P. pyrifolia sono molto più precoci.

Cultivar di pero tolleranti o resistenti al cancro batterico Cancro batterico (Pseudomonas spp.) Butirra d’Anjou, Butirra Hardy, Decana del Comizio, El Dorado, Forelle, Winter Nelis

Produttività potenziale. Questo carattere non presenta una chiara ereditarietà, ma sembra esistere una certa correlazione tra la corta fase giovanile e l’entità della fruttificazione. La produttività può essere incrementata sia attraverso le caratteristiche del genotipo (per esempio elevata differenziazione, autofertilità ecc.), sia sfruttando la diversa attitudine alla fruttificazione partenocarpica. Nonostante quest’ultimo carattere sia di natura polifattoriale, esso si trasmette con una certa frequenza nelle progenie, consentendo la selezione di cultivar a fruttificazione prevalentemente partenocarpica. La manifestazione fenotipica di questo carattere, tuttavia, è notevolmente influenzata dall’ambiente. Data l’esistenza di una correlazione positiva tra il numero di semi presenti nel frutto e le caratteristiche commerciali e organolettiche della polpa, sono in genere preferiti i frutti fecondati e con molti semi.

Forelle, cultivar tedesca, resistente al cancro batterico

Autofertilità. Oltre a garantire ovvi vantaggi per la coltivazione, l’autofertilità del pero potrebbe consentire di ottenere la segregazione dei caratteri e quindi di conoscere velocemente e con certezza il comportamento ereditario dei diversi caratteri. L’autoincompatibilità è regolata da un meccanismo genetico fattoriale molto complesso di tipo gametofitico, ossia dipendente dall’interazione del genoma aploide del polline con quello diploide del pistillo. Il controllo genetico dipende da un complesso genico o locus “S” poliallelico. Le speranze di poter ottenere nuove forme autocompatibili, vengono riposte nelle moderne tecniche di manipolazione genetica, dopo i fallimenti scaturiti dall’applicazione di trattamenti mutageni sul polline. L’ottenimento di materiale tetraploide (4n) sembra aumentare la possibilità di riconoscimento dei geni e consentirebbe di superare la barriera dell’autoincompatibilità. Sono note pochissime cultivar tetraploidi tra cui: Double William, Fertility e Mirandino Rosso Mutato. Incroci mirati sono stati predisposti dal Dipartimento di Biotecnologie Agrarie e Ambientali dell’Università di Ancona

Butirra Hardy, vecchia cultivar di origine francese, resistente al cancro batterico

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miglioramento varietale (DIBIAGA-UAN) per trasferire l’autocompatibilità dal P. serotina cv Osa Nijisseiki nel P. communis, sebbene siano previsti tempi piuttosto lunghi per eliminare molti degli aspetti negativi relativi al frutto che si riscontrano negli ibridi interspecifici. Ampliamento del calendario di maturazione. È un carattere regolato da un sistema genico polifattoriale e di difficile controllo, tuttavia, la media dei genitori non sempre corrisponde alla media della progenie, con una prevalenza spesso orientata verso la precocità. Una correlazione positiva sembra esistere tra la precoce epoca di maturazione e l’ammezzimento del frutto. Caratteri pomologici e organolettici del frutto Pezzatura e forma. Questo carattere sembra essere sotto il controllo poligenico, con una dimensione media nella progenie leggermente inferiore a quella dei genitori. Il carattere pezzatura piccola sembra, inoltre, esercitare un’azione dominante su quello di pezzatura grossa. Anche la forma del frutto è un carattere molto complesso e di tipo polifattoriale. Si ritiene che le forme rotonde e obovate siano dominanti su quelle piriformi e turbinate, giacché sono state rilevate con maggiore frequenza nelle progenie.

Mirandino Rosso, vecchia cultivar italiana, a maturazione precocissima, apprezzata per i suoi frutti a buccia rossa, di ottimo sapore

Cultivar di pero tolleranti o resistenti all’oidio

Colore della buccia. Molti componenti del colore della buccia appaiono sotto il controllo di singoli geni principali. Così i componenti del colore rosso sembrano essere monogenici e dominanti nelle cultivar Piros Wilmos e Max Red Bartlett, mentre in altre cultivar come Starkrimson la mutazione di colore coinvolgerebbe solo l’epidermide e non sarebbe trasmessa alla progenie. Le altre conoscenze fino a oggi acquisite portano a considerare la dominanza dei colori verde e rugginoso nelle cultivar giapponesi e la recessività degli stessi colori nelle cultivar di pero europee; sebbene secondo altri autori il colore rugginoso-bronzato sarebbe regolato da un meccanismo genetico più complesso. Il colore giallo di fondo è con molta probabilità dominante sul verde così come sul rosso.

Oidio (Podosphaera leucotricha) Decana del Comizio, Winter Nelis

Colore e sapore della polpa. Le conoscenze sull’ereditarietà del colore della polpa sono piuttosto scarse, sebbene si ritenga che la polpa bianca eserciti un’azione dominante su quella verde e su quella di colore crema, mentre il rosso sembra dominare sul bianco. Il sapore è un carattere assai complesso, ricco di contenuti e alquanto difficoltoso da rilevare. Esso dipende da un delicato bilancio tra sostanze zuccherine, acidi, tannini e componenti aromatiche, a cui si aggiunge anche la succosità. Acidità e dolcezza sembrano essere ereditati indipendentemente, ma entrambi in maniera quantitativa, mentre la succosità è un carattere monofattoriale dominante sulla polpa asciutta. Sembra ormai accertato, tuttavia, che l’insieme dei caratteri che concor-

Decana del Comizio, varietà resistente all’oidio

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ricerca rono a determinare il sapore del frutto presenti un bassissimo livello di ereditabilità.

Cultivar di pero tolleranti o resistenti alle principali virosi

Tessitura della polpa. Tale carattere, infine, raccoglie in sé più attributi (morbidezza, butirrosità, granulosità e croccantezza) ed è tipico delle diverse specie di Pyrus. Così nel P. communis prevale la tessitura morbida e butirrosa, mentre nelle specie orientali prevale quella granulosa e croccante. Alquanto limitate e contrastate sono le conoscenze sull’ereditarietà di questo carattere. Per alcuni autori la presenza di sclereidi (granulosità) sarebbe dominante sulla loro assenza, mentre per altri la dominanza sarebbe manifestata dalla polpa senza sclereidi, sebbene in entrambi i casi sia possibile affermare che il carattere è mediamente ereditabile.

Litiasi infettiva (Virus PSPV) William Giallume delle nervature (Virus PVYV) Butirra d’Anjou, Kaiser, William, Winter Nelis

Programmi di miglioramento genetico in atto nel mondo e recenti acquisizioni Assai diversificati sono i programmi di miglioramento genetico del pero attualmente in corso nel mondo, con obiettivi spesso sostanzialmente differenti a seconda delle specifiche esigenze, strettamente legate all’ambiente pedoclimatico e ai gusti dei consumatori. Tra i molteplici obiettivi del miglioramento genetico del pero, perseguiti in Europa e nei paesi extraeuropei, l’adattamento ai fattori ambientali, inclusa la resistenza a malattie e fitofagi (soprattutto colpo di fuoco batterico, psilla, ticchiolatura e oidio), ha destato in questi ultimi anni crescente interesse poiché consente il contenimento sia dei costi di produzione che dell’inquinamento ambientale. I più importanti programmi di miglioramento genetico finalizzati alla resistenza alle malattie, segnatamente al colpo di fuoco batterico, sono iniziati negli anni ’60 nel Nord America, soprattutto in Canada e USA. In Canada il programma, nato nel 1962, è svolto prevalentemente presso l’Harrow Research Centre nell’Ontario; di tipo tradizionale, esso si basa su incroci controllati tra genitori selezionati, avente come obiettivo primario l’introduzione della resistenza al colpo di fuoco in cultivar di elevata qualità per il mercato fresco. Quale fonte di resistenza, sono state utilizzate inizialmente le selezioni P. ussuriensis “76” e P. pyrifolia “NJ-1”, ricorrendo a reincroci con William per migliorare la qualità dei frutti, e le cultivar Seckel, Waite, Maxine, Kieffer, Old Home e Farmingdale. Successivamente sono state coinvolte anche le selezioni ottenute dai precedenti programmi e gli obiettivi si sono ampliati anche con resistenza alla psilla. Le tecniche di screening sviluppate per identificare la resistenza al colpo di fuoco nella progenie prevedono lo scarto di tutti i semenzali che presentano una lesione estesa per oltre il 25% della lunghezza del germoglio, mentre in pieno campo la gravità delle

Winter Nelis, vecchia cultivar francese, rustica e dotata di multiresistenza

Favorita di Clapp, vecchia cultivar resistente all’entomosporiosi

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miglioramento varietale infezioni naturali viene valutata secondo la scala USDA (United States Department of Agriculture); la soglia minima richiesta per il passaggio alla successiva valutazione è di 8 o più. L’orientamento futuro del programma prevede l’utilizzo delle biotecnologie con l’obiettivo di identificare e trasferire geni di resistenza al colpo di fuoco e alla psilla. Dall’attività di miglioramento genetico in Canada sono emerse diverse selezioni e 5 cultivar con buoni livelli di resistenza al colpo di fuoco: Harvest Queen, Harrow Delight, Harrow Sweet, Harrow Gold e Harrow Crisp. L’obiettivo generale del programma di miglioramento genetico del pero, svolto dall’USDA presso l’Appalachian Fruit Research Station a Kearnyesville in West Virginia, è concentrato sull’ottenimento di nuove cultivar che combinino la resistenza alle malattie e ai parassiti animali con frutti di alta qualità, rese elevate e anche precoci. Gli obiettivi specifici primari sono la resistenza al colpo di fuoco e alla psilla, da tempo considerati caratteri essenziali, a cui più recentemente si sono aggiunti la resistenza all’entomosporiosi e alla ticchiolatura. Per sostenere il programma di miglioramento vengono condotti anche studi sui metodi di selezione ed ereditarietà dei maggiori caratteri di interesse bio-agronomico e mercantile. In particolare sono in fase di identificazione marker RAPD associati con la resistenza. Tra le cultivar diffuse si segnalano Elliot, Gourmet, Potomac, Blacke’s Pride e la recentessima Shenandoah, che alla resistenza al colpo di fuoco unisce la buona qualità e la lunga conservabilità dei frutti. Tornando in Europa, uno dei primi programmi di miglioramento genetico per la resistenza alle fitopatie è quello avviato dal 1961 in Germania presso l’Institut für Pflanzengenetik und Kulturpflanzenforschung Gatersleben (IPK) della Genbank Obst Dresden-Pillnitz, tra i cui obiettivi spiccano la resistenza alla ticchiolatura e al colpo di fuoco e che ha portato nel 1998 alla diffusione di svariate cultivar che non risultano suscettibili alla ticchiolatura, ma che presentano un livello variabile di suscettibilità al colpo di fuoco, tra cui: Hermann, Isolda e Tristan, tra quelle estive; Hortensia e Manon, tra quelle autunnali; David, Eckerhard e Uta, tra quelle invernali. In Francia, l’attività di ricerca ha avuto inizio presso l’INRA (Institut National de la Recherche Agronomique) di Angers per valutare la suscettibilità al colpo di fuoco di molte varietà e selezioni già presenti sul territorio in seguito alla comparsa del patogeno nel 1978 e alla decimazione degli impianti di Passa Crassana. Nel 1981 è stato avviato un programma di incroci utilizzando parentali moderatamente suscettibili; lo screening dei semenzali ottenuti prevede il trasferimento in campo per le valutazioni agronomiche dei semenzali, inoculati in serra durante la fase di attiva crescita vegetativa, con lesioni sul germoglio inferiori al 50% della lunghezza totale. Dal 1992 ha preso avvio anche un programma di ingegneria genetica nel tentativo di poter introdurre i geni di resistenza in alcune importanti cultivar europee.

Harrow Gold, cultivar canadese, a maturazione precoce, resistente al colpo di fuoco batterico

Harrow Crisp, cultivar canadese, a maturazione intermedia, resistente al colpo di fuoco batterico

Blake’s Pride, cultivar canadese, a maturazione tardiva, resistente al colpo di fuoco batterico

247


ricerca Più recentemente gli sforzi si sono concentrati anche verso la resistenza alla ticchiolatura e sono già stati messi a punto test di selezione precoce in serra che precedono le valutazioni in campo. Inoltre è stata avviata una stretta collaborazione tra l’INRA e l’Istituto Nazionale di Orticoltura (INH) di Angers per la messa a punto di test precoci di valutazione alla psilla e per la ricerca di potenziali genitori utilizzabili nel programma di miglioramento varietale. Sono in corso di valutazione con inoculi artificiali di E. amylovora oltre 10.000 semenzali e 60 selezioni tolleranti o resistenti al fuoco batterico. Tra le istituzioni italiane, la Sezione di Forlì del CRA - Istituto Sperimentale per la Frutticoltura di Roma (ISF-FO), opera sin dagli inizi degli anni ‘80 nel settore del miglioramento genetico del pero finalizzato alla resistenza al colpo di fuoco batterico e in minor misura alla psilla, fornendo un grande contributo sulle conoscenze della determinazione fenotipica della resistenza al colpo di fuoco e sulle correlazioni tra i vari caratteri ricercati per la selezione precoce dei semenzali.

Isolda, cultivar tedesca, a maturazione intermedia, resistente alla psilla, con frutti di buona qualità

Essenziali caratteristiche delle recenti cultivar resistenti o tolleranti al colpo di fuoco Cultivar e selezioni

Paese di origine

Anno di diffusione

Origine genetica

Epoca di maturaz.*

Osservazioni

Bohème

Italia

2004

Conference × Dr. J. Guyot

–35

Albero vigoroso, mediamente resistente al colpo di fuoco; frutti di media pezzatura e di buona qualità

Aida

Italia

2004

Coscia × Dr. J. Guyot

+15

Albero di vigoria media, con frutti grossi e di discreto sapore

Harrow Gold

Canada

1999

Haervest Queen × Harrow Delight

–10

Albero piuttosto vigoroso e produttivo; frutti di bell’aspetto e buona qualità

Harrow Crisp

Canada

1999

William × US56112-146

+7

Albero mediamente vigoroso e molto produttivo; frutti di pezzatura media e di buona qualità, con leggero profumo di William

Harrow Sweet

Canada

1991

William × (Old Home × Early Sweet)

+26

Albero di media vigoria, affine al cotogno; produttività elevata; frutto di bell’aspetto, pezzatura media, di buona qualità

Haydeea

Romania

1993

Butirra Hardy × Butirra Six

+25

Resistente anche alla psilla; albero molto produttivo e affine al cotogno; frutti grossi e di buona qualità

Monica

Romania

1994

Santa Maria × Principe di Gonzaga

+25

Resistente anche alla ticchiolatura; frutto di grossa pezzatura, si conserva per 90 giorni

Potomac

USA

1993

Moonglow × Butirra d’Anjou

+15

Albero di media vigoria, produttivo; frutti di media pezzatura e discreta qualità

Elliot

USA

1988

Elliot n° 4 × Vermont Beauty

+20

Albero di vigoria media; produttività e pezzatura dei frutti intermedie; buona la qualità

Blake’s Pride

USA

1998

US 446 × US 505

+21

Albero di media vigoria, assurgente, produttività medio-elevata; frutto piriforme, giallo, parzialmente rugginoso (20-30%); polpa succosa, aromatica, tessitura fine; conservazione 3 mesi

Gourmet

USA

1988

South Dakota F15 × Ewart

+25

Albero di vigoria elevata, poco affine al cotogno; produttività media; frutto di pezzatura media e di discrete qualità gustative

Shenandoah

USA

2002

Max Red Bartlett × US 56112-146

+28

Albero di vigoria media; produttività medio-elevata; frutto di grossa pezzatura; polpa aromatica; buona conservabilità (5 mesi)

* Epoca di maturazione +/– giorni da William

248


miglioramento varietale Gli studi relativi alla capacità di combinazione delle cultivar utilizzate come parentali hanno consentito di determinare una nuova strategia di miglioramento basata su incroci tra cultivar suscettibili, ma con elevata qualità dei frutti come Conference, Dr. J. Guyot, Bella di Giugno e Coscia, e su una selezione ricorrente applicata per più parametri contemporaneamente: resistenza al colpo di fuoco, qualità dei frutti e loro varianze, queste ultime per migliorare anche la stabilità dei due caratteri considerati. Anche se nessun genotipo è risultato totalmente immune alla malattia, l’ISF-FO vanta alcune selezioni molto interessanti grazie alla loro validità agronomica, scarsa suscettibilità a Erwinia amylovora e accettabili qualità organolettiche dei frutti. In particolare per due di queste, ISF. 80-104-72 (Coscia × Dr. Guyot) e ISF. 80-57-83 (Conference × Dr. Guyot), è stata avviata la loro diffusione commerciale, rispettivamente con i nomi di Aida e Bohème. Notevole anche la mole di lavoro per il trasferimento della resistenza alla psilla, che annovera 22 combinazioni d’incrocio con circa 8.200 semenzali e 13 selezioni in fase avanzata di studio. Degna di attenzione è la selezione ISF. 68-14-44-11, che risulta piuttosto tollerante alla psilla, sebbene il frutto non possegga sufficienti caratteristiche organolettiche. Presso il Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Bologna (DCA-UBO), insieme al CMVF, è in corso da oltre un decennio un programma di miglioramento volto all’ottenimento di pere resistenti al colpo di fuoco (incroci intraspecifici 1990-1993) e alla psilla (incroci intraspecifici 1992-1993) utilizzando quali genitori resistenti la selezione americana US 309 e le cultivar e selezioni canadesi Harwest Queen, Harrow Delight, HW 605 e Harrow Sweet per il colpo di fuoco, e la selezione americana Geneva 10353 per la psilla. A partire dal 1998 è stata intrapresa la strada dell’ingegneria genetica, nel tentativo di individuare, per poi clonare e trasferire su varietà commerciali, la regione del DNA implicata nella resistenza. Sono in corso ricerche di mappatura molecolare per identificare marcatori associati alla resistenza al colpo di fuoco e alla psilla. Presso il Dipartimento di Ortoflorofrutticoltura dell’Università di Firenze (DO-UFI) sono stati inizialmente effettuati incroci interspecifici tra P. communis e P. pyrifolia (Kumoi, Hakko, Hayatama, Kikusui, Hosui, Tama, Kosui, Nijisseiki) al fine di trasferire nel pero europeo la resistenza al colpo di fuoco, alla psilla e alla tichiolatura. Più recentemente, nell’ambito del progetto PRIA del MiPAAF sono stati privilegiati gli incroci tra alcune importanti cultivar di pero e selezioni resistenti o tolleranti la psilla, molte delle quali ottenute dall’ISF-FO, al fine di combinare la resistenza alla psilla con la precoce epoca di maturazione (Carmen, Tosca e William), la produttività e la qualità del frutto (Abate Fétel e William), nonché la resistenza al colpo di fuoco batterico (Harrow Crisp e Harrow

Uta, cultivar tedesca, a maturazione molto tardiva, resistente alla psilla e poco suscettibile al colpo di fuoco batterico

David, cultivar tedesca, a maturazione molto tardiva, resistente alla psilla, con frutti di elevata conservabilità

Dr Guyot, cultivar resistente a ticchiolatura, con frutti di ottima qualità gustativa

249


ricerca Essenziali caratteristiche delle recenti cultivar resistenti o tolleranti alla ticchiolatura e alla psilla Cultivar e selezioni

Paese di origine

Anno di diffusione

Origine genetica

Epoca di maturaz.*

Osservazioni

Hongxiangsu

Cina

1996

Korla’s Xiangli × Eli

+20

Molto resistente alla ticchiolatura, con frutti a buccia rossa di grande pezzatura e di buona qualità; buona anche la conservabilità

Yanshan Hongxiangsuli

Cina

1997

Non nota

+25

Resistente alla ticchiolatura, produce frutti a buccia rossa di buon sapore

Herman

Germania

1998

Non nota

–5

Non suscettibile alla ticchiolatura

Isolda

Germania

1998

Dr. J. Guyot × Colorée de Juillet

0

Albero di vigore medio-scarso, precoce nella messa a frutto, non suscettibile alla ticchiolatura e poco suscettibile al colpo di fuoco; frutti di buona qualità organolettica

Tristan

Germania

1998

Colorée de Juillet × Tongern

0

Albero di vigore medio-scarso, non suscettibile alla ticchiolatura; frutti ben colorati, con ottime caratteristiche organolettiche

Manon

Germania

1998

Non nota

+36

Albero non suscettibile alla ticchiolatura, che mostra una certa resistenza al colpo di fuoco; i frutti, bronzati, sono di grossa pezzatura ed elevate caratteristiche organolettiche

Elektra

Germania

1998

Forelle × Fav. di Clapp

+39

Albero non suscettibile alla ticchiolatura; i frutti sono a buccia rossa, attrattivi e di buona qualità

Armida

Germania

1998

Dr. J. Guyot × Vereinsdechant

+40

Albero di vigore molto scarso, molto produttivo, resistente al gelo e non suscettibile alla ticchiolatura; frutti di buona qualità

Hortensia

Germania

1998

Forelle × Favorita di Clapp

+46

Albero caratterizzato da una precoce messa a frutto e produttività elevata e costante; non suscettibile alla ticchiolatura; i frutti sono a buccia rossa, con polpa molto succosa e aromatica

Eckhard

Germania

1998

Forelle × Favorita di Clapp

+52

Albero di precoce messa a frutto, produttivo, non suscettibile alla ticchiolatura; i frutti, di grossa pezzatura, sono di buon sapore, molto aromatici e di ottima conservabilità

Agata

Germania

1998

Non nota

+56

Albero non suscettibile alla ticchiolatura

Uta

Germania

1998

Madame Verté × Imperatore Alessandro

+60

Albero di vigore medio-scarso, con produttività elevata e costante, non suscettibile alla ticchiolatura e poco suscettibile al colpo di fuoco; i frutti sono di grossa pezzatura e buona conservabilità

David

Germania

1998

Dr. J. Guyot × Vereinsdechant

+66

Albero di vigore medio-scarso, precoce nella messa a frutto, non suscettibile alla ticchiolatura; frutti di ottima conservabilità, adatti al trasporto

Delta

Repubblica Ceca

1995

Keiser × Comtesse de Paris

+56

Tollerante la ticchiolatura e resistente al freddo, precoce messa a frutto con produttività elevata e regolare; il frutto è simile a quello di Alexander Lucas, di buon sapore e conservabilità

Getica

Romania

1994

Napoca × Butirra Precoce Morettini

–5

Tollerante la psilla e il colpo di fuoco; frutto interessante per la pezzatura

Euras

Romania

1994

(P. serotina × O. de Serres) × Dec. d’Inverno

+35

Tollerante la psilla e il colpo di fuoco; frutto di media pezzatura, si conserva per 6 mesi

Krasavitsa Chernenko

Russia

1996

Doch’Blankovoi × Butirra d’Hardenpont

+45

Altamente resistente alla ticchiolatura, con frutti di buona qualità ed elevata pezzatura; buona la produttività

* Epoca di maturazione +/– giorni da William

250


miglioramento varietale Gold). Tra i semenzali analizzati, sono state individuate 10 selezioni resistenti in campo a psilla, le quali, pur non presentando ancora caratteri pomologici pienamente soddisfacenti, possono essere impiegate come parentali in ulteriori incroci giacché portatrici di caratteri interessanti. Studi di analisi genetica e molecolare dell’interazione Pyrus-Cacopsylla pyri sono in fase di sviluppo nel tentativo di identificare i geni coinvolti nella risposta del pero all’attacco da parte della psilla. Infine, presso il Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Torino (DCA-UTO), si ricercano nuove cultivar resistenti all’oidio. Di grande portata anche l’attività di miglioramento svolto in Romania presso le istituzioni Fruit Research Station di Voinesti e Cluj, nonché il Research Institute for Fruit Growing di Pitesti-Maracineni, che già da molti anni punta soprattutto alla resistenza al colpo di fuoco, alla psilla e alla ticchiolatura mediante incroci interspecifici tra P. serotina e varietà di P. communis. Tra gli ottenimenti rumeni, spiccano le cultivar Haydeea, Monica, Euras e Getica. Altre selezioni, considerate immuni al fuoco batterico, sono state utilizzate in reincroci. Sempre in Europa dal 1986, Inghilterra (HRI East Malling) e Svizzera [Federal Research Institute di Wadenswil (FAW) e Research Institute di Changins (Fougeres Centre)] collaborano a un programma di miglioramento genetico per l’ottenimento di varietà di elevata qualità con alta resistenza a malattie, soprattutto alla ticchiolatura e oidio. Altri programmi si sono sviluppati in Scandinavia (Norvegia e Svezia, soprattutto) sulla resistenza alla ticchiolatura e a vari insetti fitofagi; in Bulgaria (Fruit Growing Research Institute di Plovdiv), dove sono stati prodotti interessanti ibridi fra P. ussuriensis e P. communis; in Russia (All-Russian Institute of Fruit Crop Genetics and Breeding, Michurinsk) dove si punta soprattutto sulla resistenza alla ticchiolatura. In Australia è stato avviato, agli inizi degli anni ’90, un programma di miglioramento genetico che coinvolge un consorzio di ricercatori di tutti gli Stati temperati del Paese e l’AAPGA (Australian Apple and Pear Growers Association), il cui obiettivo primario è volto essenzialmente all’ottenimento di cultivar per il mercato di esportazione europeo resistenti alla ticchiolatura con uguali o migliori qualità gustative rispetto alla Packham’s Triumph. Oltre a ciò è prevista la ricerca della resistenza al colpo di fuoco (sebbene non ancora presente in Australia), mediante scambio di polline con miglioratori d’oltreoceano. In Nuova Zelanda la ricerca sul pero, iniziata nel 1983 e condotta presso il Horticulture and Food Research Institute (o più semplicemente HortResearch), con due centri di ricerca, uno a Havelock North e l’altro a Motueka, punta oltre che sulla bassa suscettibilità alla ticchiolatura, anche all’oidio, al colpo di fuoco e al cancro batterico. Il programma, imperniato essenzialmente sulla ibridazione interspecifica tra il P. communis e il P. pyrifolia (e in minor misura il

Harrow Deligh, recente cultivar di origine canadese, resistente al colpo di fuoco batterico, con frutti di buona qualità

Monica, cultivar rumena, con duplice resistenza: al colpo di fuoco batterico e alla ticchiolatura

Spina Carpi, vecchia cultivar italiana, resistente alla ticchiolatura, con frutti di buona qualità, molto impiegata nei programmi di miglioramento genetico

251


ricerca P. bretschneideri), vanta alcune interessanti selezioni in avanzata fase di valutazione e 4 cultivar di cui però non è nota la suscettibilità a E. amylovora. In Giappone gli obiettivi principali dei programmi includono la resistenza a malattie quali principalmente la maculatura batterica e la ticchiolatura, ma anche ad altri patogeni meno importanti quali: Alternaria alternata, Venturia nashicola, Gymnosporangium asiaticum, Rosellinia necatrix, Phomopsis fukushi e virus. In generale, nei Paesi asiatici sono numerosi i centri di ricerca che si occupano del miglioramento genetico del pero volto alla resistenza alle malattie basato prevalentemente su ibridazioni interspecifiche tra il pero europeo e altri Pyrus di origine orientale (P. ussuriensis, P. bretschneideri, P. pyrifolia ecc.). Riguardo all’adattamento del pero ai fattori climatici, alcuni Paesi (Norvegia, Russia, Cina, Canada, Polonia e anche Italia presso il DCA-UTO) hanno puntato da tempo alla costituzione di cultivar resistenti al freddo invernale e pertanto adattabili anche ad areali limite settentrionali per le produzioni frutticole. Tra i risultati più recenti, oltre a numerose cultivar resistenti al freddo di origine russa, vi sono Erika e Delta, di origine ceca; nonché Cinnamon, ottenuta negli Stati Uniti. La Nuova Zelanda, in particolare, è alla ricerca di nuove cultivar di pero giapponese, cinese ed europeo con ampia adattabilità alle condizioni pedoclimatiche del Paese. Della modificazione genetica dell’habitus della pianta verso forme più compatte, si occupano programmi in atto in Italia, Francia, Germania, Canada e Australia. In Italia è da segnalare quello svolto presso l’Istituto di Ecofisiologia delle Piante Arboree da Frutto (ISTEA) del CNR di Bologna, avente come obiettivi primari l’ottenimento mediante mutagenesi di nuove cultivar di pero a portamento compatto e di rapida messa a frutto con livelli elevati di qualità del frutto. Dal lavoro iniziato nel 1984, in collaborazione con l’ERSO (ora CRPV) di Cesena (FC), sono stati ottenuti oltre 7000 mutanti; tra quelli che associano taglia ridotta e buona produzione, rivestono particolare interesse: Abate Light (selezione 2-2-76 da Abate Fétel) e Conference Light (selezione 3-15-46 da Conference), rilasciate nel 1998; nonché le due selezioni 3-25-108 e 3-24-34 ottenute da William. Queste mutazioni mostrano una riduzione dell’altezza rispetto ai genitori tra il 20 e 40%, oltre a branche più corte e internodi raccorciati. La costituzione di nuove cultivar ad habitus vegetativo compatto rappresenta anche uno degli obiettivi primari del programma di miglioramento svolto presso l’ISF-FO. Dagli incroci di Abate Fétel × una selezione nana francese (ottenuta da Decourtie), sono scaturite 4 selezioni a taglia ridotta ancora in fase di sperimentazione. Un importante progetto sulla trasformazione genetica del pero è in atto presso il DCA-UBO al fine di trasferire mediante

Concorde, cultivar di origine straniera, molto resistente al freddo

Duchessa D’Angôuleme, vecchia cultivar francese, resistente all’entomosporiosi

Buona Luisa D’Avranches, vecchia cultivar resistente al colpo di fuoco batterico e all’entomosporiosi

252


miglioramento varietale Agrobacterium tumefaciens geni rol o del fitocromo A per produrre utili modificazioni del metabolismo ormonale e del fotocomportamento e quindi in definitiva dell’habitus vegetativo. In Francia la modificazione dell’architettura dell’albero punterà l’attenzione, nel prossimo futuro, sul portamento, ramificazione, tipo di fruttificazione e dislocazione dei frutti, per una conduzione moderna del pereto, con scarso impiego di manodopera e prodotto di alta qualità. Il controllo della vigoria dell’albero è incluso anche tra gli obiettivi del miglioramento genetico in atto in Germania; in Nord America (USA e Canada), dove si punta sull’ottenimento di peri transgenici (cosiddetti OGM); e in Australia. Altro carattere di importanza sempre maggiore è l’ampliamento del calendario di maturazione, di cui si occupano numerose istituzioni di ricerca sia europee che extraeuropee. Per quanto riguarda l’Italia, ricordiamo il DO-UFI, che da oltre un ventennio svolge un programma di miglioramento per la costituzione di nuove cultivar con caratteristiche qualitative e produttive di pregio a maturazione precoce; l’ISF-FO, anch’esso finalizzato all’ottenimento di nuove cultivar precoci; il DCA-UBO, il cui programma è invece rivolto all’ottenimento di cultivar William-simili a diversa epoca di maturazione o comunque pere di qualità a maturazione media e tardiva; il DCA-UTO, che include l’ampliamento del calendario di maturazione soprattutto verso la tardività. Numerose le cultivar ottenute in quest’ultimo decennio che ampliano il calendario verso l’epoca precoce, alla quale associano spesso pregevoli caratteri pomologici del frutto. Dal DO-UFI arrivano le cultivar Etrusca e Sabina, rispettivamente a maturazione precoce e medio-precoce; dall’ISF-FO le cultivar Tosca, Turandot, Norma e Carmen. In Francia si ricercano in particolar modo nuove cultivar a maturazione tardiva, poiché gli ibridi e le cultivar scaturite dai programmi degli USA e Canada, selezionate per la loro scarsa sensibilità al colpo di fuoco, sono a maturità piuttosto precoce.

Confronto fra varietà di pere Conference e Abate Fétel con il tipo mutato ad habitus contenuto

Essenziali caratteristiche delle recenti cultivar ad habitus contenuto Cultivar e selezioni

Paese di origine

Anno di diffusione

Origine genetica

Epoca di maturaz.*

Osservazioni

Conference Light

Italia

1998

Mutante indotto di Conference

+20

Albero a taglia ridotta di circa il 20%, lunghezza dei rami ridotta del 40%; frutto leggermente più piccolo, qualità e produttività comparabili a quelle del genitore

Abate Light

Italia

1998

Mutante indotto di Abate Fétel

+25

Albero di altezza ridotta del 40%; caratteristiche produttive e pomologiche simili ad Abate Fétel

Garden Pearl

Francia

1993

President Drouard × Nain Vert

+15

Albero nano, con fioritura abbondante; autofertile; i frutti sono arrotondati e grossi, con buccia verdastra; per usi ornamentali

* Epoca di maturazione +/– giorni da William

253


ricerca In particolare il programma è indirizzato verso nuove cultivar a maturazione autunnale, tipo Conference, e a maturazione tardiva, tipo Passa Crassana. Il programma è di tipo tradizionale e in questi ultimi tre anni è stato attuato un piano d’incrocio fattoriale. Numerose le novità tardive francesi, quali per esempio Delbuena, per le ottime qualità di conservazione, Angélys e Bauroutard per la colorazione bronzata dei frutti unita alla buona conservabilità, e Bronstar, per la qualità e l’aroma dei frutti; ma anche quelle tedesche, diverse delle quali mostrano elevata tolleranza alla ticchiolatura e al freddo. Il miglioramento della qualità e della serbevolezza del frutto sono perseguiti spesso con metodologie di miglioramento più avanzate, come per esempio la mutagenesi applicata o meno alle colture in vitro. Della conservabilità e dei danni post-raccolta si occupa con molta attenzione, oltre all’Italia, la ricerca svolta in Germania, Norvegia, Romania, Polonia, Serbia, USA, Nuova Zelanda e Australia.

Gentile, vecchia cultivar toscana, impiegata in alcuni programmi di miglioramento genetico

Essenziali caratteristiche delle recenti cultivar a maturazione precoce (non incluse nei gruppi precedenti) Cultivar e selezioni

Paese di origine

Anno di diffusione

Origine genetica

Epoca di maturaz.*

Osservazioni

Etrusca

Italia

1991

Coscia × Gentile

–37

Albero di buon vigore, molto produttivo, entra subito in fruttificazione; frutto di media pezzatura e di bell’aspetto

Turandot

Italia

1999

Dr. J. Guyot × Bella di Giugno

–35

Albero poco vigoroso, assurgente e produttivo; frutto di elevata pezzatura e colorazione attraente; ottima la conservazione frigorifera e la resistenza alle manipolazioni

Norma

Italia

1999

Dr. J. Guyot × Bella di Giugno

–25

Albero di vigore contenuto e produttivo; frutto di pezzatura media e sapore buono, non ammezzisce

Tosca

Italia

1993

Coscia × William

–23

Ritenuta migliore della Coscia per pezzatura e precocità; frutto di media pezzatura e buona qualità

Carmen

Italia

1999

Dr. J. Guyot × Bella di Giugno

–18

Albero con portamento a candelabro naturale e produttività costante; frutto di grossa pezzatura, molto attraente, con polpa croccante, di buona qualità; ottima la conservazione frigorifera

Sabina

Italia

1999

Santa Maria M. × Decana del Comizio

–2

Il frutto ricorda per forma e pezzatura Decana del Comizio, ma ha buccia più colorata di rosso e anticipa la raccolta di oltre un mese

Delmire

Francia

1995

Mac × Delfrap

–15

Albero di rapida messa a frutto; frutti piriforme-allungati, giallo-arrossati; sostituisce Delbard Premiere (Delfrap)

Crispie

Nuova Zelanda

1999

Nijisseiki × Max Red Bartlett

–8

Albero di buon vigore; frutto giallo, William-simile, di grossa pezzatura, con polpa molto croccante, succosa e dolce

Daciana

Romania

1989

Napoca × Butirra Precoce Morettini

–30

Albero parzialmente autofertile; frutto di pezzatura piuttosto grossa, non ammezzisce

Carpica

Romania

1989

Napoca × Butirra Precoce Morettini

–10

Frutto di pezzatura piuttosto grossa, con sovraccolore rosso sul 50% della superficie

Rosemarie

Sud Africa

1990

William Rossa × Forelle

–10

Tipica cultivar precoce con buone caratteristiche agronomiche e commerciali

* Epoca di maturazione +/– giorni da William

254


miglioramento varietale La Nuova Zelanda, in particolare, mira, attraverso una serie di incroci interspecifici, alla costituzione di una gamma di nuove cultivar distintive e uniche (per combinazione di forma e colore della buccia; tessitura, colore e sapore della polpa) al fine di incrementare le esportazioni sui mercati europei. Particolare attenzione merita il gruppo pomologico delle pere rosse, per lo più ottenute da mutazione gemmaria di William, che costituisce uno degli obiettivi primari sia di programmi italiani che autraliani. Purtroppo, i risultati finora ottenuti non sono stati incoraggianti per instabilità del carattere mutato, che può regredire verso forme molto meno attrattive. Nuove speranze vengono poste nelle novità ottenute di recente da incrocio intervarietale, le quali presentano indubbiamente una maggiore stabilità genetica del carattere buccia rossa. In Italia, un programma d’incrocio specifico mirato all’ottenimento di pere rosse di qualità è in corso dal 1990 presso il DCA-UBO e ha utilizzato come genitori principali le cultivar Max Red Bartlett, Rosired, California, Canal Red e Cascade.

Pera Mora, vecchia cultivar italiana, apprezzata per l’elevata produttività, con frutti di buon sapore

Essenziali caratteristiche delle recenti cultivar a maturazione tardiva (non incluse nei gruppi precedenti) Cultivar e selezioni

Paese di origine

Anno di diffusione

Origine genetica

Epoca di maturaz.*

Osservazioni

Bingo

Australia

1993

Mutazione di Pack. Triumph

+35

Frutto molto simile a Packham’s Triumph, con forma oblungo-ovata, buccia giallo intensa con presenza di rugginosità

Sophia’s Pride

Australia

1993

Mutazione di William

+40

Albero a fioritura precoce; frutti tendenzialmente allungati, con buccia di colore verde alla raccolta e giallo-aranciati a maturazione; la conservabilità può raggiungere i 200 giorni

+40

Albero di medio vigore; produttività buona; frutto di grossa pezzatura, bronzato al 75-100% della superficie, leggermente rugginoso e sfaccettato di rosso nella parte esposta al sole; buona conservabilità

Angélys

Francia

1999

Decana di Inverno × Decana del Comizio

Bronstar

Francia

1997

Mutazione di Passa Crassana

+40

Interessante per i frutti di qualità e aroma superiori rispetto alla genitrice

Delarex

Francia

1995

Jeanne d’Arc × Delmoip

+40

Albero assurgente; frutti piriforme-troncati, giallo-bronzati; polpa fondente, profumata, un po’ granulosa al cuore

Delbuena (Peradel)

Francia

1989

Semenzale di Passa Crassana

+40

Albero di vigore debole; i frutti si conservano fino a marzo

Delsanne

Francia

1992

Delbias × Passa Crassana

+40

È ritenuta una Passa Crassana precoce

Bauroutard (Dairain)

Francia

1988

Passa Crassana × Mad. Baltet

+50

Pera invernale, interamente bronzea; si conserva bene per sei mesi

Erika

Repubblica Ceca

1995

Keiser × President Drouard

+58

Albero caratterizzato da una messa a frutto molto precoce con produttività elevata e regolare; resistente al freddo; frutto simile a President Drouard di buon sapore e ottime qualità di conservazione

* Epoca di maturazione +/– giorni da William

255


ricerca Successivamente è stato avviato un altro programma di miglioramento varietale rivolto alla creazione di diversità mediante l’ibridazione tra Pyrus communis e P. pyrifolia, con l’obiettivo di ottenere cultivar a buccia rossa, di forma nuova, caratterizzate da produttività elevata, possibilmente autofertili, in ogni caso dotate di minore suscettibilità alle fitopatie. Pure il programma in atto presso l’ISF-FO prevede tra gli obiettivi primari la ricerca del colore rosso della buccia nel tentativo di diversificare la produzione di pere; anche in questo caso la principale fonte genetica è rappresentata dalla cultivar Max Red Bartlett. Tra le pere di questo gruppo si citano le statunitensi Rubia, Red Satin, Red Silk e Zaired; le tedesche Hortensia e Elektra, entrambe di buone caratteristiche qualitative, peraltro resistenti a ticchiolatura e psilla; le cinesi Hongxiangsu e Yanshan Hongxiangsuli, anch’esse resistenti alla ticchiolatura. Numerose sono anche le nuove cultivar di tipo tradizionale che non afferiscono agli specifici programmi fin qui esposti e che complessivamente migliorano il valore qualitativo del frutto. A questo riguardo si ricordano alcuni tra i risultati più interessanti ottenuti: le francesi Delferco, Delsavour, Delwini e Bautomne, l’inglese Concorde e l’italiana Giolù, tutte caratterizzate da buone caratteristiche pomologiche e buona o discreta conservazione frigorifera.

Angelica, di origine italiana, è molto rustica, dotata di grossa pezzatura e buona qualità

Panorama varietale L’assortimento varietale del pero è definito da poche e ben distinte cultivar, molto diffuse e coltivate in Italia: Coscia, Santa Maria, William e William Rossa, a maturazione estiva; Conference, Abate Fétel, Decana del Comizio, Kaiser e Passa Crassana, a maturazione autunno-invernale. La pericoltura è concentrata per oltre il 75% nella pianura padano-veneta, in tre regioni particolarmente vocate (Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia), per condizioni pedoclimatiche e per la presenza di strutture e servizi idonei alla conservazione e commercializzazione dei frutti. La regione con la maggiore produzione pericola ha ottenuto un importante riconoscimento europeo (IGP) nel 1998, dall’Unione Europea, che valorizza e tutela la qualità del prodotto locale, contraddistinto dal marchio “Pera IGP dell’Emilia-Romagna”. Il calendario di raccolta del prodotto fresco è abbastanza ristretto e ripartito in 2 mesi per le cultivar estive (da metà giugno-inizio luglio per Coscia, ad agosto per William) e in ulteriori 2 mesi per quelle autunno-invernali (1-10 settembre, per la raccolta di Conference e Abate Fétel, 15-20 settembre per Decana e Kaiser e inizio di ottobre per Passa Crassana). Il periodo di frigo-conservazione, riservato alle sole cultivar autunno-invernali, risulta invece più ampio, articolandosi in 5-6 mesi (da ottobre a marzo-aprile).

William rossa, mutazione gemmaria di William, con frutto a polpa rossa, di ottimo sapore

Red Silk, cultivar americana, con frutti di grossa pezzatura a buccia rossa

256


miglioramento varietale Pertanto, si attendono risposte efficaci dal miglioramento genetico affinchè le nuove varietà immesse sul mercato siano effettivamente in grado di uguagliare o superare le cultivar classiche, e possano trovare spazio soprattutto nel periodo precoce e tardivo che risulta ancora carente di eccellenti cultivar commerciali. Liste di Orientamento Varietale in Frutticoltura Un valido strumento per orientare le scelte dei comparti vivaistico e produttivo viene offerto dal Progetto MiPAAF – Regioni “Liste di Orientamento Varietale in Frutticoltura”, che ha il compito di fornire al frutticoltore dati oggettivi sul comportamento delle principali cultivar di diverse specie da frutto, attraverso la loro valutazione in campi sperimentali dislocati nelle principali aree frutticole italiane. A tale scopo per il pero 9 Unità Operative, distribuite nelle tre grandi aree geografiche (Nord, Centro, Sud e Isole), provvedono alla valutazione delle cultivar più diffuse e di

Homored, cultivar francese, a maturazione intermedia, con frutti di pezzatura media, a buccia rossa

Essenziali caratteristiche delle recenti cultivar a buccia rossa Cultivar e selezioni

Paese di origine

Anno di diffusione

Origine genetica

Epoca di maturaz.*

Osservazioni

Red Princess

Australia

1998

Mutazione spontanea di William Bon Chretien

+25

Simile alla genitrice, con frutti di colore attraente e consistenza elevata

Homored

Francia

1988

Talea di radice indotta di William Rossa

+4

Albero di media vigoria; produttività medio-elevata; buona conservabilità (2-3 mesi)

Maxie

Nuova Zelanda

1999

Nijisseiki × Max Red Bartlett

+5

Albero di buon vigore; frutto rotondo, con polpa croccante e succosa, che può essere mangiato alla raccolta

Anne’s Favourite

Sud Africa

1992

Mutazione di Favorita di Clapp

+43

Albero di vigoria elevata e produttività media; frutto di colore rosso vivo e pezzatura medio-grossa; conservabilità di 1 mese

Piros Wilmos

Ungheria

-

Probabile clone di William

+15

Albero di media vigoria e produttività elevata; frutto di pezzatura media e buccia di colore rosso scuro

Bilou Red Bartlett

USA

1989

Mutazione di William Rossa

0

Buccia con sovraccolore rosso vivo

Red Satin

USA

1995

Max Red Bartlett × Decana del Comizio

0

Albero debole, assurgente, poco ramificato; produttività medio-elevata; conservabilità di 2-3 mesi

Rubia

USA

1989

Mut. di William Rossa

0

Buccia con sovraccolore rosso vivo

Red Jewel

USA

-

Max Red Bartlett × Dr. J. Guyot

+7

Frutto piriforme, parzialmente rosso

Red Spot

USA

1989

William Rossa × Butirra Hardy

+9

Albero di vigoria elevata, produttività medio-elevata; frutto di pezzatura media; conservabilità di 2-3 mesi

Red Silk

USA

1997

William Rossa × Butirra d’Anjou

+25

Albero con scarsa vigoria; molto produttivo; frutto di grossa pezzatura con buccia di colore rosso scuro

Zaired

USA

1997

William Rossa × Starkrimson-

+

Albero di vigoria elevata, affinità media con i cotogni; produttività media; frutto di grossa pezzatura con sovraccolore rosso vivo, brillante; qualità gustative intermedie; conservabilità di 1-2 mesi

* Epoca di maturazione +/– giorni da William

257


ricerca quelle di recente costituzione e introduzione, fornendo dati oggettivi ed esprimendo giudizi comparativi attendibili. Attualmente sono 21 le cultivar di pero consigliate per la coltivazione in Italia, le cui caratteristiche agro-pomologiche vengono riassunte nei profili descrittivi riportati in seguito.

Varietà di pere perdute

• Nel ‘600 il bolognese Vincenzo Tanara,

nel suo testo L’economia del cittadino in villa riporta un lungo elenco di varietà coltivate in quell’epoca: “… le moscatelle, così dette dall’odore, le giugne e le augustane così chiamate per il maturare in quei mesi”. Altre varietà riportano nomi simpatici come: ghiacciole, favarole, zofobone, zuccheramanna, batocchie, rabbiose, buone cristiane, spinose, fiorentine, francesi, granelle, ruzzine, zambrofine, bergamotte ecc.

Varietà estive-precoci Comprendono le pere a maturazione precocissima, destinate in prevalenza agli areali del Sud, assumono uno scarso peso nella pericoltura italiana, perché qualitativamente spesso mediocri, di limitata serbevolezza, talora vanno soggette all’ammezzimento; inoltre alcune sono caratterizzate da basse rese produttive, con maturazione scalare dei frutti. Il calendario di maturazione di questo gruppo si apre da metà giugno-primi di luglio con tre cultivar: Precoce di Fiorano (–38 William), di buon sapore e produttività, di pezzatura medio-piccola, è idonea per le aree meridionali; Turandot (–35), di recente introduzione, che si caratterizza per una buona produttività anche al Nord, il frutto è attraente, buona la tenuta in pianta e la conservabilità, il sapore è mediocre; Etrusca (–34), con produttività elevata e frutti di bell’aspetto, presenta qualità mediocre e va soggetta ad ammezzimento. Dopo circa 10 giorni maturano Norma (–25) con frutti attraenti, di pezzatura medio-grossa e buona qualità gusta-

Periodo di raccolta e conservazione delle principali cultivar di pero diffuse in Italia Decadi

gen

feb

mar

apr

mag

giu

Varietà Cultivar estive precoci Coscia Santa Maria Cultivar estive William William rossa Cultivar autunnali Conference Abate Fétèl Decana del Comizio Kaiser Cultivar invernali Passa Crassana epoca di raccolta (espressa in decadi)

periodo di conservazione frigorifera

258

lug

ago

set

ott

nov

dic


miglioramento varietale tiva ma di limitata conservabilità; e Tosca (–23), interessante per l’aspetto del frutto e le buone qualità organolettiche, ma la produzione non è sempre soddisfaciente al Nord. Si giunge quindi al periodo della Coscia (–21), che continua a essere la cultivar estiva più coltivata per la sua buona produttività, per il suo sapore caratterizzato da succosità, dolcezza e aromaticità; segue la cultivar Carmen (–20), di recente introduzione, con elevata produttività in tutti gli ambienti, i cui frutti presentano buone caratteristiche organolettiche e di conservabilità. Valida anche Spadona estiva (–16), per sufficiente produttività e qualità dei frutti soprattutto al Sud. Chiude il periodo Santa Maria (–15), che può essere favorevolmente coltivata anche al Nord, presenta produttività elevata e grossa pezzatura dei frutti, ma le loro qualità gustative non sempre risultano apprezzate.

Evoluzione varietale

• Le cultivar conosciute ai tempi di Catone erano 6

• Due secoli più tardi, Plinio ne menziona •

circa 40 Attualmente le varietà conosciute e descritte sono circa 5000

Varietà estive Il gruppo è rappresentato essenzialmente da William, con frutti di ottima qualità e conservabilità, idonei anche alla trasformazione industriale; nonché dai suoi mutanti rossi Sensation (+9), con frutti di forma e sapore simili a William e Max Red Bartlett (+10), di buona qualità. Entrambi presentano limitata produttività al Sud e talora instabilità e regressione della colorazione rossa dei frutti. Varietà autunno-invernali Le pere autunnali e invernali costituiscono la parte più importante della produzione del Nord Italia e quindi nazionale. Le prime del gruppo a maturare sono: Rosada (+11), antica cultivar del germoplasma italiano rivalutata per i suoi frutti di bell’aspetto, sfumati di rosso; Cascade (+16), con ottime qualità organolettiche, ma con produttività incostante al Nord; Highland (+18), di aspetto simile a William, ma con buccia tendente al rugginoso. Seguono le cultivar di gran lunga più diffuse e richieste dai mercati: Conference (+19), con produttività elevata in tutti gli areali e buone qualità organolettiche; Abate Fétel (+24), in genere produttività elevata, con frutti di aspetto e forma attraenti, di ottime qualità gustative e conservabilità; Decana del Comizio (+26), frutti di grossa pezzatura e ottima qualità, presenta produttività alternante e lenta messa a frutto; infine Kaiser (+31), con frutti rugginosi di bell’aspetto, ottimo sapore, buona conservabilità, presenta alternanza produttiva. Non riesce invece ancora ad affermarsi Harrow Sweet (+26), pur essendo tollerante al colpo di fuoco batterico, frutti con discrete qualità organolettiche e buona conservabilità. Infine, chiude il calendario Passa Crassana (+51), ancora presente al Nord, ma in via di ulteriore riduzione a causa della forte sensibilità al fuoco batterico e della difficoltà di conservazione frigorifera; è molto attesa una nuova valida cultivar a maturazione tardiva che la possa rimpiazzare.

Butirra Hardy, vecchia cultivar di origine francese, resistente al cancro batterico

Butirra D’Anjou, vecchia cultivar di origine francese, resistente al cancro batterico e al virus del giallume delle nervature

259


ricerca Conservazione e potenzialità del germoplasma Le specie arboree da frutto, e con esse il pero, non sfuggono alla minacciata riduzione della variabilità genetica, dovuta all’abbandono di ecotipi locali, comunque portatori di caratteri particolari. Questa drastica erosione è favorita dall’uso pressante delle sole cultivar “migliorate”, quasi sempre imparentate tra loro, e quindi utilizzando nella propagazione un ristretto segmento dell’ampia variabilità genetica della specie. È ragionevole pensare che le “vecchie varietà di pero” siano portatrici di caratteri di spiccata resistenza e rusticità, giacchè selezionate molto prima della massiccia espansione dei prodotti chimici (soprattutto antiparassitari), che hanno contribuito nelle nuove cultivar a mascherare l’eventuale presenza di questi importanti caratteri. Fortunatamente, il germoplasma di pero esistente in Italia è ancora molto vasto e comprende oltre 800 tra cultivar ed ecotipi contraddistinti da una molteplicità di caratteristiche agro-bio-pomologiche diverse e peculiari. Il compito di conservare e mantenere il patrimonio genetico in campi-catalogo compete a istituzioni pubbliche, ma contribuiscono a questo scopo anche aziende amatoriali private. Dopo diversi tentativi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di costituire a livello nazionale un centro per la conservazione del germoplasma frutticolo, finalmente il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAAF) è riuscito nell’intento. Nel Parco Verde dell’Appia Antica in Roma il MiPAAF ha acquistato 30 ha di terreno per costituirvi il Centro Nazionale del Germoplasma Frutticolo Italiano, affidando la sua realizzazione al CRA - Istituto Sperimentale per la Frutticoltura di Roma. Allo stato attuale il Centro (inaugurato nell’ottobre 2006) già ospita a dimora circa 5000 accessioni delle principali specie da frutto, di cui 770 di pero, con in programma di completare la raccolta nei prossimi anni, raggiungendo il numero di 14.000 accessioni. Le potenzialità offerte dalle antiche cultivar di pero, sono ricercate dai genetisti per la realizzazione dei programmi di miglioramento genetico volti all’ottenimento di nuove cultivar, e precisamente: a) cultivar con caratteri pomologici innovativi per il consumatore (caratteristiche organolettiche e nutrizionali, genuinità e salubrità); b) cultivar con caratteri agronomici innovativi per il produttore (elevata produttività della pianta, grossa pezzatura dei frutti ed elevata resistenza alle manipolazioni e ai trasporti); c) cultivar tolleranti o resistenti alle avversità (elevata rusticità e resistenza alle avversità biotiche e abiotiche).

Santa Lucia, vecchia cultivar italiana, con elevata produttività, frutti di bell’aspetto e buon sapore

Germoplasma di pero

•L’elenco del germoplasma di pero

conservato in vivo presso le Istituzioni Italiane può essere consultato sul sito www.dofi.unifi.it

Pera Volpina, cultivar di origine italiana, si ritrova in mercati di nicchia, idonea per la cottura

260


miglioramento varietale Potenzialità di mercato delle vecchie cultivar In Italia la commercializzazione di cultivar locali non è mai scomparsa: attraverso sagre e feste paesane ancora oggi sopravvivono diverse varietà di fruttiferi come per esempio le pere Broccolina, Volpina, Brutta e Buona, Briaca, Luglia, S. Giovanni, Martin Secco. Le mele Limoncella, Gelata, Annurca, Abbondanza non sono mai state dimenticate, così come le pesche Cotogne, Regina di Londra, Bella di Cesena e tante altre varietà sono presenti ancora oggi in produzioni di nicchia: mercatini locali, boutique ortofrutticole per buongustai, agriturismi, aziende a conduzione biologica che vendono direttamente la loro produzione (fresca e trasformata) nei mercati locali o a una ristretta cerchia di clienti affezionati. Spesso i consumatori, che si avvicinano per la prima volta a questi “frutti dimenticati”, non conoscono le potenzialità organolettiche delle “vecchie varietà”, che possono essere consumate allo stato fresco, oppure cotte (cultivar idonee per la cottura: Bella Angevina, Brutta e Buona, Buon Cristiano d’Inverno, Curato, Lauro, Madernassa, Martinone, Moscatella Rossa, Pera Broccolina, Pera del Sangue, Martin Sec, Pera Volpina), o trasformate in mostarde, composte dal gusto particolare, o per la preparazione di distillati e infusi. Di queste trasformazioni solo in pochi (soprattutto massaie e nonne), conoscono oggi le ricette che un tempo consentivano di conservare i frutti per tutto l’anno.

Dislocazione dei campi di conservazione del germoplasma di pero in Italia AS TN DCA TO VB CN

DPV MI

ERSA UD

DAAPV PD IF PC DV RA DCA BO CNR FI DO FI VBE FI

CNR SS

ISF FO CRPV FO DBAA AN

ISF RM DPV VT DABPV NA ISF CE CEDA CZ DCA PA

DO CT

Legenda: ERSA UD = ERSA Servizio Sperimentale Agricolo, Udine AS TN = Associazione Spadona, Trento DPV MI = Dipartimento di Produzioni Vegetali, Università di Milano DCA TO = Dipartimento di Colture Arboree, Università di Torino VB CN = Vivai Bassi, Cuneo DAAPV PD = Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali, Università di Padova IF PC = Istituto di Fruttiviticoltura, Università di Piacenza DCA BO = Dipartimento di Colture Arboree, Università di Bologna DV RA = Dalmonte Vivai, Ravenna ISF FO = Istituto Sperimentale per la Frutticoltura, Sez. di Forlì CRPV FO = Centro Ricerche Produzione Vegetale, Forlì CNR FI = Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree, Firenze DO FI = Dipartimento di Ortoflorofrutticoltura, Università di Firenze VBE FI = Vivai Belfiore, Firenze DIBIAGA AN = Dipartimento di Biotecnologie Agrarie ed Ambientali, Università di Ancona ISF RM = Istituto Sperimentale per la Frutticoltura, Roma DPV VT = Dipartimento di Produzione Vegetale, Università di Viterbo DABPV NA = Dipartimento di Arboricoltura, Botanica, e Patologia Vegetale, Università di Napoli ISF CE = Istituto Sperimentale per la Frutticoltura, Sez. di Caserta CEDA CZ = Ce.D.A., Catanzaro DCA PA = Dipartimento di Colture Arboree, Università di Palermo DO CT = Dipartimento di Ortoflorofrutticoltura, Università di Catania CNR SS = Istituto per la Fisiologia della Maturazione e Conservazione del Frutto delle Specie Arboree Mediterranee, Sassari

Antiche cultivar di pero con diversificate potenzialità Caratteri bio-agronomici per il produttore Allora, Angelica, Angelica Pesarese, Angelico, Bergamotta, Bergamotta Esperen, Butirra Clairgeau, Butirra Rosata, Cedrata Romana, Cipolla, Coscia Invernale, Del Carabiniere, Direttore Hardy, Iazzolo Bianco, Imperiale Moscatella, Limone, Madernassa, Margherita Marillat, Martini, Mora, Mora di Faenza, Olivier de Serres, Passatutto, Pettorale, Precoce di Cassano, Presidente Drouard, Re Carlo, Reale, S. Anna, San Giovanni, San Martino, Settembrinu Caratteri pomologici per il consumatore Banana, Bella Angevina, Bella del Giardino, Bella di Giugno, Bianchetto, Briaca, Brutta e Buona, Buon Cristiana d’inverno, Buona Luisa d’Avranchès, Butirra d’Anjou, Butirra Hardy, Butirra precoce Morettini, Curato, Dell’Auzzana, Duchessa d’Angoulême, Farinaccia, Gnocco, Lattazzero, Martin del Bosu, Martin della Sala, Martin Sec, Pera volpina, Pere piatte, Pero Lauro, Rose e Fiori, Scipiona, Spadona, Spadona Invernale, Spadoncina, Supertino, Trionfo di Vienne, Zuccherina

261


ricerca Il crescente aumento di domanda di prodotti biologici degli ultimi anni ha aperto nuovi sbocchi commerciali: oltre ai mercati di nicchia, dove alcune cultivar locali vengono vendute spuntando ottimi prezzi. Una regione particolarmente attiva nella tutela e valorizzazione della frutta antica è l’Emilia-Romagna, che ha sostenuto e incrementato la vendita di vecchie cultivar locali attraverso manifestazioni e marchi di qualità, a garanzia della salubrità e genuinità di questi frutti. Il prodotto fresco, viene altresì distribuito in mense scolastiche e aziendali di alcune regioni italiane; nell’ultimo decennio infine, alcune industrie alimentari hanno immesso sul mercato prodotti trasformati (per esempio frutti cotti, sciroppati, al liquore, marmellate ecc.), secondo le antiche ricette di un tempo, utilizzando le moderne tecnologie di trasformazione, che stanno riscuotendo un discreto successo nelle piccola e media distribuzione.

Pera Broccolina, vecchia cultivar adatta alla cottura

Scipiona, di origine straniera, è cultivar ancora apprezzata per la rusticità e le buone qualità pomologiche

Curato, vecchia cultivar molto rustica, idonea alla cottura

Abate Fétel, cultivar di origine francese, dalla caratteristica forma allungata (calebassiforme), di ottimo sapore

262


miglioramento varietale Profili descrittivi delle cultivar consigliate Per ciascuna delle varietà consigliate nelle liste di orientamento sono indicati: l’origine, le caratteristiche dell’albero e del frutto, nonché un giudizio complessivo su vari aspetti agronomici, qualitativi e commerciali. L’indicazione (– o +) riportata a fianco di ciascuna varietà si riferisce all’epoca di maturazione in giorni rispetto alla William. Precoce di Fiorano (–38)* Origine: Italia (Istituto Sperimentale per la Frutticoltura, Sezione di Forlì). Incrocio Butirra Giffard × Coscia. Diffusa nel 1978. Albero: vigoria elevata e ottima affinità con il cotogno; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura medio-piccola, piriforme; buccia di colore verde-paglierino con lieve arrossamento per insolazione; polpa bianco-crema, di buon sapore. Giudizio complessivo: valida negli areali del Sud per precocità, buone caratteristiche organolettiche e produttività. I frutti sono però soggetti all’ammezzimento e di limitata conservabilità.

Precoce di Fiorano

Turandot (–35)* Origine: Italia (Istituto Sperimentale per la Frutticoltura, Sezione di Forlì). Incrocio Dr Guyot × Bella di Giugno. Diffusa nel 2000. Albero: vigoria intermedia e buona affinità con il cotogno; produttività elevata e costante. Frutto: pezzatura media, piriforme allungata; buccia con colore di fondo giallo-verde, sovraccolore rosso brillante sul 10% della superficie; polpa medio-fine, succosa e leggermente aromatica. Giudizio complessivo: interessante per l’epoca di maturazione e produttività; resistente alle manipolazioni e di buona conservabilità. Buona adattabilità anche al Nord.

Turandot

Etrusca (–34)* Origine: Italia (Dipartimento di Ortoflorofrutticoltura, Università di Firenze). Incrocio Coscia × Gentile. Diffusa nel 1991. Albero: vigoria elevata e ottima affinità con il cotogno; produttività elevata e costante. Frutto: pezzatura media, piriforme-allungata; buccia con colore di fondo verde-giallastro e sovraccolore rosso sul 30% della superficie, rugginosità assente; polpa bianca, fine, succosa e fondente, di buon sapore. Giudizio complessivo: interessante per l’epoca di maturazione precocissima, adatta agli ambienti di coltivazione meridionali dove viene esaltata la precocità; la raccolta deve essere un po’ anticipata per limitare l’ammezzimento

Etrusca

263


ricerca

Norma (–25)* Origine: Italia (Istituto Sperimentale per la Frutticoltura, Sezione di Forlì). Incrocio Dr Guyot × Bella di Giugno. Diffusa nel 1999. Albero: vigoria medio-scarsa e mediocre affinità con il cotogno; produttività media. Frutto: pezzatura grossa, piriforme-allungata; buccia di colore giallo-verde con lieve sovraccolore rosato (5-10%); polpa mediofine, succosa, aromatica e di buon sapore; resistente all’ammezzimento. Giudizio complessivo: il frutto è interessante per pezzatura, aspetto e qualità organolettiche, sebbene abbia una limitata tenuta alla conservazione. Norma

Tosca (–23)* Origine: Italia (Istituto Sperimentale per la Frutticoltura, Roma). Incrocio Coscia × William. Diffusa nel 1994. Albero: vigoria media e buona affinità con il cotogno; produttività elevata. Frutto: pezzatura media, piriforme-troncata; buccia liscia, di colore giallo-verde leggermente arrossata per insolazione; polpa bianca, di tessitura medio-fine, con buone caratteristiche organolettiche. Giudizio complessivo: interessante per precocità, ritenuta migliore di Coscia per pezzatura e conservabilità del frutto; discreta resistenza all’ammezzimento. Tosca

Coscia (–21)* Sinonimi: Coscia di Firenze, S. Cristoforo, S. Domenico, Ercolini in Spagna. Origine: Italia, da genealogia non nota. Diffusa nel 1800. Albero: vigoria elevata e buona affinità con il cotogno; produttività elevata e costante. Frutto: pezzatura media, piriforme; buccia con colore di fondo giallo intenso e lievemente arrossata al sole, rugginosità assente; polpa bianca, fine, succosa, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: interessante per produttività e caratteristiche organolettiche, adatta per gli ambienti di coltivazione meridionali. Coscia

264


miglioramento varietale

Carmen (–20)* Origine: Italia (Istituto Sperimentale per la Frutticoltura, Sezione di Forlì). Incrocio Dr Guyot × Bella di Giugno. Diffusa nel 1999. Albero: vigoria elevata e buona affinità con il cotogno; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa, calebassiforme; buccia liscia, di colore giallo-verde con sovraccolore rosso al 20-30%; polpa bianca, di tessitura medio-fine, succosa e aromatica. Giudizio complessivo: interessante per la precoce messa a frutto e l’elevata produttività. I frutti sono molto attraenti e di ottima qualità anche dopo conservazione. Carmen

Spadona Estiva (–16)* Sinonimi: Spadona d’estate, Spadona, Spadona d’Italia, Spada, Espadomie. Origine: Italia, da genealogia non nota. Diffusa nel 1700. Albero: vigoria medio-elevata e buona affinità con il cotogno; produttività elevata. Frutto: pezzatura media, piriforme o ovale-allungata; buccia con colore di fondo verde chiaro sfumato di rosso al sole; sapore discreto. Giudizio complessivo: interessante per la buona produttività e qualità dei frutti, adatta per gli ambienti del Centro-Sud. Spadona Estiva

Santa Maria (–15)* Sinonimi: Santa Maria Morettini. Origine: Italia (Alessandro Morettini). Incrocio William × Coscia. Diffusa nel 1951. Albero: vigoria elevata e ottima affinità con il cotogno; produttività molto elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa, piriforme o piriforme-troncata; buccia di colore giallo chiaro leggermente arrossata per insolazione; polpa di elevata consistenza e resistenza all’ammezzimento, di sapore discreto. Giudizio complessivo: diffusa in Emilia-Romagna e valida per il Sud, per la buona produttivià, grossa pezzatura dei frutti di bell’aspetto. Santa Maria

265


ricerca

William (0)* Sinonimi: Bartlett, Beurrè William, William Bon-Chrètien, Clara Durieux, David William’s, Delavault, Guillaume, Doyennè Clèment, Poire d’Angleterre ecc. Origine: Inghilterra, da genealogia non nota. Diffusa nel 1765. Albero: vigoria media e scarsa affinità con il cotogno; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa, cidoniforme o piriforme; buccia liscia, di colore giallo, talora arrossata al sole; polpa bianca, fine, molto succosa e fondente, con aroma moscato caratteristico, di ottimo sapore; elevate la consistenza e la resistenza all’ammezzimento Giudizio complessivo: di ottima qualità e buona conservabilità, adatta anche alla trasformazione industriale per la preparazione di sciroppi e succhi.

William

Sensation (+9)* Origine: Australia. Mutazione chimerica di William. Diffusa nel 1994. Albero: vigoria medio-scarsa e scarsa affinità con il cotogno; produttività media. Frutto: pezzatura medio-grossa, piriforme; buccia sottile, di colore giallo-verde con sovraccolore rosso brillante sul 40-80% della superficie; polpa bianca, di tessitura fine, mediamente succosa, di buon sapore. Giudizio complessivo: soggetta a possibili regressioni con scomparsa del colore rosso. I frutti sono simili a William per forma e qualità. Sensation

Max Red Bartlett (+10)* Sinonimi: William rossa, Red Bartlett. Origine: USA. Mutazione gemmaria di William. Diffusa nel 1945. Albero: vigoria media e scarsa affinità con il cotogno; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura media, cidoniforme; buccia di colore giallo con sovraccolore rosso mattone sul 50-60% della superficie; polpa bianca, fine, succosa di buone qualità gustative. Giudizio complessivo: soggetta a possibili regressioni con scomparsa del colore rosso. I frutti sono di colore rosso, simili a William, ma meno conservabili. Max Red Bartlett

266


miglioramento varietale

Rosada (+11)* Origine: Italia. Clone di Dell’Auzzana. Diffusa nel 1985. Albero: vigoria media e buona affinità con il cotogno; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa, doliforme; buccia di colore verde con sovraccolore rosato esteso sul 30-40% della superficie; polpa fine, fondente, di modeste caratteristiche organolettiche. Giudizio complessivo: frutti di bell’aspetto, sfumati di rosso, valida per produttività e conservabilità del frutto, che mancano però di qualità gustative.

Rosada

Cascade (+16)* Origine: USA. Incrocio Max Red Bartlett × Decana del Comizio. Diffusa nel 1986. Albero: vigoria media e buona affinità con il cotogno; produttività media. Frutto: pezzatura grossa, doliforme breve; buccia di colore giallo e sovraccolore rosso cupo sul 70% della superficie; polpa bianca, fine, succosa, di buon sapore. Giudizio complessivo: interessante per le buone caratteristiche organolettiche del frutto unite a una discreta conservabilità. Il colore rosso cupo e la forma del frutto spesso irregolare ne limitano l’interesse mercantile. Cascade

Highland (+18)* Origine: USA. Incrocio William × Decana del Comizio. Diffusa nel 1974. Albero: vigoria media e buona affinità con il cotogno; produttività media. Frutto: pezzatura grossa, piriforme-troncata; buccia di colore giallo-verde con macchie rugginose sul 30-40% della superficie; polpa di media consistenza, sapore discreto. Giudizio complessivo: si è dimostrata adatta soprattutto alle zone insulari (per esempio Sardegna).

Highland

267


ricerca

Conference (+19)* Origine: Inghilterra. Libera impollinazione di Lèon Leclerc de Laval. Diffusa nel 1885. Albero: vigoria medio-scarsa e discreta affinità con il cotogno; produttività elevata. Frutto: pezzatura media, piriforme; buccia di colore verde-giallastro, rugginosa; polpa bianco-giallastra, succosa, fondente, dolce e aromatica, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: interessante per le sue ottime qualità organolettiche e per l’elevata conservabilità (180-210 giorni). È inoltre abbastanza resistente alla ticchiolatura. Conference

Abate Fétel (+24)* Origine: Francia, da genealogia non nota. Diffusa nel 1876. Albero: vigoria media e scarsa affinità con il cotogno; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa, calebassiforme; buccia di colore verde-giallastro con zone rugginose; polpa bianca, fondente, molto succosa, zuccherina e aromatica, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: è la cultivar più apprezzata non solo in Italia ma anche in Europa per pezzatura, qualità organolettiche e conservabilità del frutto.

Abate Fétel

Harrow Sweet (+26)* Origine: Canada. Incrocio di William × Purdue 80-51. Diffusa nel 1991. Albero: vigoria media e buona affinità con il cotogno; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa, piriforme; buccia di colore di fondo verde chiaro, leggermente rugginosa, con sovraccolore rossoaranciato; polpa fine, di medio sapore. Giudizio complessivo: frutto del tipo William-simile, interessante per la grossa pezzatura, di lunga conservabilità; resistente al colpo di fuoco batterico, ma stenta ad affermarsi. Harrow Sweet

268


miglioramento varietale

Decana del Comizio (+26)* Sinonimi: Comice, Fondante du Comice, Beurrè Robert, Vereins Dechantsbirne ecc. Origine: Francia, da genealogia non nota. Diffusa nel 1849. Albero: vigoria molto elevata e discreta affinità con il cotogno; produttività media e alternante. Frutto: pezzatura grossa, turbinata o doliforme; buccia di colore giallo-verdastro leggermente arrossata per insolazione; polpa di media consistenza e ottimo sapore. Giudizio complessivo: valida in tutti gli ambienti italiani, interessante per pezzatura e qualità organolettiche, di lunga conservabilità. Decana del Comizio

Kaiser (+31)* Sinonimi: Imperatore Alessandro, Kaiser Alessandro, Beurrè Bosc, Beurrè Rose, Beurrè de Humbold, Cannelle, Carafon de Bosc, Kaiserkrone, Paradise d’Automne, Butirra d’Apremont ecc. Origine: Francia, da genealogia non nota. Diffusa nel 1830. Albero: vigoria elevata e scarsa affinità con il cotogno; produttività elevata, talora alternante. Frutto: pezzatura grossa, calebassiforme e piriforme; buccia di colore bronzeo-rugginosa su fondo giallastro; polpa di media consistenza e di ottimo sapore. Giudizio complessivo: interessante per qualità, aspetto e conservabilità dei frutti. È resistente alla ticchiolatura, molto diffusa nel Nord Italia. Kaiser

Passa Crassana (+51)* Sinonimi: Edel Crassane, Passe Crassane Boisbunel. Origine: Francia, genealogia non nota. Diffusa nel 1885. Albero: vigoria medio-elevata e ottima affinità con il cotogno; produttività molto elevata e costante. Frutto: pezzatura grossa, maliforme o doliforme; buccia di colore verde-giallognolo; polpa di consistenza elevata a tessitura granulosa, con buone caratteristiche organolettiche, ma scarsamente conservabile in frigo. Giudizio complessivo: ancora interessante per produttività, pezzatura e qualità gustative, adatta per la trasformazione industriale, coltivata al Nord Italia. Molto sensibile al colpo di fuoco batterico. (*) = Epoca di maturazione in +/– giorni rispetto a William che matura di norma il 25 luglio nelle Isole (Sicilia e Sardegna), il 12 agosto nel Centro (Bologna e Forlì), il 20 agosto nel Nord- e nel Sud-Italia (Piemonte, Basilicata).

Passa Crassana

269


il pero

ricerca Portinnesti Silviero Sansavini

www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.


ricerca Portinnesti Introduzione La moderna pericoltura intensiva ha trovato nel cotogno (Cydonia oblonga) il principale portinnesto che ha aperto la strada agli impianti a media e alta densità (> 2000-3000/alberi/ha); ha ridotto la taglia degli alberi (< 3,0-4,0 m di altezza), ne ha favorito la precocità di messa a frutto e ha migliorato la qualità delle pere rispetto ai vari franchi (P. communis e P. betulifolia), precedentemente diffusi in Italia. Grazie alla selezione di alcuni cloni di cotogno, avvenuta principalmente in Inghilterra (East Malling) e Francia (INRA, Angers), sono oggi disponibili numerose linee clonali dotate di requisiti che li rendono di volta in volta adattabili a svariate condizioni ambientali, oppure idonei per varie tipologie di impianto e finalità di coltivazione. Ciononostante, e pur disponendo ormai di una rilevante casistica sperimentale sul comportamento dei singoli cloni in varie combinazioni di innesto, si è ancora alla ricerca di soluzioni oggettivamente più favorevoli di quelle attualmente realizzabili, sia per rendere idonea la coltivazione del pero in terreni subcalcarei, clorosanti e pesanti, sia per indurre una maggiore nanizzazione dell’albero, superiore o almeno uguale a quella del cotogno MC (il più debole di quelli diffusi), sia per mantenere nel tempo un’elevata costanza produttiva, sia per evitare le conseguenze della disaffinità di innesto, e infine per adattare la coltura a densità alte o altissime (> 3000-5000 alberi/ha). In passato, un elemento discriminante era dato anche dalla suscettibilità dei vari cloni a virosi e fitoplasmi (a esempio il clone BA29 si è rivelato più suscettibile del Sydo) e poi era anche importante la predisposizione al taleaggio (ora abbandonato) e la capacità di rizogenesi, tanto che l’orientamento ormai generalizzato dei vivaisti è a favore del metodo della margotta di ceppaia (stool bed).

Effetti del portinnesto Il portinnesto influenza molte caratteristiche della pianta:

• adattabilità a diversi ambienti e terreni di coltivazione

• vigoria e sviluppo • costanza di produzione • sistema di allevamento e densità di impianto

• suscettibilità ad alcune avversità biotiche e abiotiche

Nella figura sono riportati sette portinnesti clonali (sei cotogni e il pero Fox 11) e uno da seme (pero franco). Lo schema rappresenta la vigoria indotta dai vari portinnesti ponendo come riferimento il cotogno MA

140

70

75

80

Cotogno MC

Sydo

Adams

90

CtS 212

110

110

Fox 11

Cotogno BA 29

100

Cotogno MA

270

Franco


portinnesti Questa tecnica, in tutto il mondo, è la più conveniente via di propagazione sia sul piano economico, sia tecnico, garantendo la migliore sicurezza sanitaria con i relativi controlli. Non interessa perciò nemmeno la micropropagazione del cotogno, che si rende invece necessaria per la propagazione di alcuni portinnesti ibridi di franco a scarsa capacità rizogena (vedi serie OHxF). La micropropagazione, d’altra parte, è utilizzata anche per moltiplicare in vitro alcune varietà di pero, quindi senza portinnesto, al fine di adattare la coltura a particolari condizioni avverse del suolo. Dunque, la pericoltura intensiva è ancora alla ricerca del portinnesto ideale, di fronte al quale sta un’offerta commerciale piuttosto ampia: nel tentativo di coprire le numerose variabili della domanda dei frutticoltori, mirate a una più soddisfacente scelta connessa alle condizioni degli impianti (varietà e portinnesti, disaffinità di innesto, interazione pianta/suolo/ambiente). Poiché l’Emilia-Romagna è la regione a maggiore diffusione del pero e quella il cui vivaismo copre oltre l’80% del fabbisogno annuo nazionale di piante di pero, riportiamo i dati aggiornati del Servizio Fitosanitario Regionale relativi sia al numero degli astoni di pero certificati per stato sanitario e rispondenza genetica, sia ai portinnesti utilizzati annualmente.

Foto I. Masotti

Vivaio di astoni di pero certificati sotto il controllo del Servizio fitosanitario dell’Emilia-Romagna

Portinnesti certificati di pero prodotti in Emilia-Romagna per le annate 2004/2005 e 2005/2006 2004/2005

2005/2006

Numero

%

Numero

%

BA 29

1.098.250

36,9

1.089.000

33,9

SYDO

962.538

32,3

885.000

27,6

MC

0

781.000

24,3

EM H* (QR 193-16)

0

125.000

3,9

83.000

2,6

54.000

1,7

FAROLD® 40 DAYGON*

147.360

4,6

FAROLD® 69 DAYNIR*

46.380

1,4

3.210.740

100

®

MA

627.498

21,1

CtS 212

750

0

PERO FRANCO

193.154

6,5

Altri

94.200

3,2

Totale

2.976.390

100

Totale cotogni

2.783.236

2.963.000

92,3

Totale franchi

193.154

247.740

7,7

Portinnesti certificati prodotti in Emilia-Romagna (2005/06)

• I cloni prevalentemente impiegati nei nuovi impianti (70% della domanda) sono: Sydo, BA29 e MC

• L’incidenza degli altri portinnesti

clonali è molto modesta, segno che la maggior parte degli impianti trova posto in terreni idonei

* Varietà brevettate Rielaborazione dati forniti dal Servizio fitosanitario regionale dell’Emilia-Romagna, ottobre 2006

271


ricerca Astoni certificati di pero prodotti in Emilia-Romagna (2005/06) divisi per portinnesto e varietà Combinazioni d’innesto

Abate Fetel (%)

Conference (%)

William e Max Red Bartlett (%)

SYDO®

34,9

29,7

BA29

22,9

30,8

MC

24,7

33,9

Butirra Hardy/BA 29

0,4

19,5

Butirra Hardy/SYDO®

0,2

Curato/BA29

1,2

Butirra Hardy/MC

3,7

MA

3,0

N° astoni

%

16,5

605.347

27,5

66,2

52,4

454.329

20,6

4,5

10,2

451.249

20,5

20,3

84.914

3,9

6,3

37,2

76.716

3,5

10,0

10,6

59.800

2,7

57.374

2,6

53.164

2,4

EM-H*

3,3

52.700

2,4

Altri intermedi/BA29 (1)

0,2

15.400

0,7

Farold 40 Daygon*

3,7

Farold 69 Daynir*

0,7

Kaiser (%)

Totale

Carmen* (%)

1,5

Decana del Comizio (%)

29,3 3,1 4,2

1,1

0,8

21,0

3,8

6,6

119.252

5,4

0,2

1,7

9,0

4,1

6,1

37.672

1,7

Altri franchi (clonali e da seme)(3)

0,1

0,8

26,0

19,7

5,0

98.974

4,5

Varietà di pero autoradicate (2)

1,4

1,6

2,6

3,2

36.650

1,7

Totale (%)

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

Totale (n° astoni)

1.558.879

174.980

239.210

15.491

158.611

57.470

®

®

100,0 2.204.641

* Varietà brevettate (1) Altre varietà utilizzate come intermedio: Conference, Passacrassana, Decana del Comizio; (2) comprende anche varietà di pero micropropagate e poi utilizzate come portinnesto; (3) nell’ordine Franco da seme (4.3%) e Fox11 (0.2%). Fonte: Servizio fitosanitario dell’Emilia-Romagna, ottobre 2006

Cotogni Il miglioramento genetico a livello del cotogno ha avuto due principali protagonisti: la stazione inglese di East Malling (ora Hort. Res. Int.) che ha lungamente selezionato i cotogni, licenziando prima il clone MA, poi l’MC e infine l’MH, e la Stazione INRA di Angers che, all’interno del cotogno di Angers ha selezionato il clone Sydo e dal cotogno di Provenza il clone BA29. Una citazione merita l’Istituto di Coltivazioni Arboree di Pisa che selezionò negli anni ’60, per merito di F. Scaramuzzi, la serie CtS (clone 212 e altri). Come è ben noto, nel loro insieme i cotogni incidono sulla pericoltura italiana per circa il 92%; anche negli altri Paesi europei prevale largamente l’utilizzo del cotogno, a differenza del Nord America, dove prevalgono cloni di pero ibridi e il franco stesso di P. communis e altre specie orientali (per esempio P. calleryana). La ragione sta negli impianti, che sono di tipo intensivo in Europa (per i quali il cotogno è assai più indicato) rispetto a quelli semintensivi o a bassa densità della California e dell’Oregon.

Portinnesti più utilizzati sugli astoni certificati in Emilia-Romagna (2005/06)

• Per Abate Fétel: Sydo, MC e BA29 • Per Conference: MC, BA29 e Sydo • Per Decana del Comizio: BA29 ed MA • Per William: franchi clonali OHxF

(Farold 40 e 69) e BA29 con intermedio di Butirra Hardy e Curato

• Per Kaiser: Sydo (o BA29) con

intermedio Butirra Hardy, o, senza intermedio, ibridi di pero franco OHxF40 o OHxF69 e infine franco da seme

272


portinnesti Sul piano applicativo i cloni di cotogno che hanno avuto maggiore successo in Italia, come documentano i dati della certificazione vivaistica, sono soltanto quattro (Sydo, BA29, MA, MC), tutti noti da molti anni e scelti in funzione del diverso gradiente di nanizzazione (rispetto al franco) e per un grado di affinità di innesto con le varietà coltivate, variabile ma compatibile con le densità scelte. A questi soggetti, la cui affermazione è suffragata da un’ampia casistica sperimentale, si è recentemente aggiunto il clone inglese MH (sperimentato come clone QR 193-16), le cui performance non sembrano però superiori a quelle di Sydo e MC. Il profilo dei cotogni più diffusi è riportato di seguito.

Portinnesti di cotogno

• Sono impiegati prevalentemente in

Europa dove è maggiore la diffusione di impianti intensivi

• In Italia incidono per il 92% • I cloni di cotogno più impiegati sono: Sydo, BA29, MA, MC

MA. È il clone più vecchio di East Malling (selezione dell’anteguerra, migliorativa all’interno della popolazione del cotogno di Angers). Pur essendo facile da propagare per margotta di ceppaia, di fatto, è stato superato da Sydo (con cui si equivale per la riduzione di vigoria indotta nel nesto), che gli è stato preferito nella scelta degli impianti di pero nel Sud Europa (Italia, Francia, Spagna). Piuttosto rapida è la messa a frutto, ma risulta piuttosto sensibile ai freddi invernali e al pear decline.

Foto V. Ancarani

Sydo. È il clone di cotogno di Angers più diffuso in Europa. Ha una migliore resa rispetto a MA nella propagazione per margotta di ceppaia e sembra anche meno suscettibile ai fitoplasmi. È invece suscettibile come gli altri cotogni al fireblight. In prove estere su alcune varietà, Sydo non si è dimostrato superiore a MA; ma accertamenti condotti in Italia, Francia e Belgio ne confermano invece la bontà e ne giustificano la preferenza. Nelle

Cotogno MA

MA

• È facile da propagare • Consente una rapida messa a frutto • È sensibile al freddo e al pear decline Confronto della cultivar William su franco (a sinistra) e su cotogno MA (a destra). Si noti la riduzione di sviluppo indotta dal cotogno

273


ricerca

Sydo

• È il clone di cotogno più diffuso in Europa • È suscettibile al colpo di fuoco batterico ma meno ai fitoplasmi rispetto ad MA

• Sopporta elevate densità di impianto Foto V. Ancarani

Sensation, clone rosso di William, innestato su pero Sydo (a sinistra) e su Adams (due piante a destra) alla 5a foglia, presso il Centro sperimentale agrario di Cadriano, Università di Bologna

zone colpite da pear decline il Sydo viene preferito al cotogno BA29. Anche ai fini dei sesti di impianto il Sydo sopporta densità superiori a quelle del BA29, cioè minori distanze sulla fila (inferiori a 1-1,5 m). BA29. Questa selezione francese (INRA) di cotogno di Provenza (la sigla si rifà all’azienda sperimentale “Bois l’Abbé” a BeaucouzéAngers), introdotto alla fine degli anni ’60, ha avuto un grande successo in Italia negli anni ’80-’90, perché si è rivelato di facile propagazione, ha dimostrato di essere il cotogno con maggiore capacità di adattamento ai suoli, anche non ideali per fertilità, pesantezza (terreni argillosi) e per insufficiente freschezza; e in più, BA29 ha rivelato minore suscettibilità a clorosi (è un cotogno che tollera un contesto relativamente alto di calcare). In Francia, gli alberi di pero delle principali varietà su BA29 si sono dimostrati più vigorosi (+10-20%) rispetto a Sydo ed MA (ma non sempre in Italia) e relativamente più produttivi (anche per l’assenza di sintomi di disaffinità di innesto); il punto debole del BA29, oltre alla vigoria degli alberi, eccessiva nei terreni molto fertili, è la scarsa tolleranza nei confronti delle malattie infettive come fitoplasmi e virus. Negli anni ’90 gli attacchi più gravi di deperimento dei pereti intensivi in Emilia-Romagna (dove fu colpito il 30% degli impianti) furono quelli su BA29. Il BA29 si è rivelato il cotogno più adatto nei climi più caldi del Sud Europa, specie laddove il cotogno MC va in sofferenza. È moderatamente suscettibile al fireblight.

Sydo

BA29

• È facile da propagare • Dotato di buona adattabilità ai suoli anomali, leggermente cloranti

• Provoca eccessiva vigoria nei terreni fertili

• Moderatamente sensibile al colpo di fuoco batterico

274


portinnesti

Foto V. Ancarani

BA29 Mutante rosso di William, Sensation, innestato su Cotogno BA29 con intermedio di Butirra Hardy (tre piante a sinistra) e direttamente su BA29 (due piante a destra) con minore vigoria e sintomi di parziale disaffinità di innesto

MC

• È il clone di cotogno più nanizzante • Presenta un apparato radicale

MC. È il cotogno più nanizzante, fra quelli in commercio, e perciò idoneo a costituire pereti a elevata densità (oltre 3000-4000 alberi/ha). Facile da propagare, contiene la vigoria degli alberi per un 20-40% in più rispetto a MA, tanto che gli alberi crescono meno e hanno una taglia non superiore a 2-2,2 m. La disaffinità di innesto è tollerata come quella dell’MA, ma i sintomi possono apparire più facilmente se le piante sono colpite da malattie infettive o si coltivano in terreni clorosanti. È generalmente preferito nel Nord Europa per gli impianti ad alta densità (ma teme i freddi invernali più degli altri cotogni), mentre nel Sud Europa, specie nell’Italia centro-meridionale, teme le alte temperature che riscaldano il suolo oltre misura e possono bloccare l’attività radicale e di conseguenza quella vegetativa. Anche per questo richiede un’accuratissima gestione del suolo, preferibilmente la fertirrigazione. L’apparato radicale è molto superficiale e teme perciò qualsiasi tipo di lavorazione del suolo. L’MC ha un’alta efficienza produttiva (cioè consente rese molto alte, ma a scapito della pezzatura delle pere, che si riduce spesso se lo stato dell’albero non è perfetto). Su varietà tipo Conference e su alberi avanti in età, il rischio di conseguire pezzature ridotte e irregolari è alto, mentre su Decana del Comizio (a frutti molto grossi) questo inconveniente può diventare un vantaggio. Il tentativo di inserire un intermedio vigoroso non sempre si è rivelato sufficiente a riportare gli alberi a una costanza di equilibrio vegeto-produttivo. L’albero

superficiale temendo sia le lavorazioni del suolo che le temperature eccessivamente calde o fredde

• Ha un’elevata efficienza produttiva ma minore longevità

Foto V. Ancarani

Cotogno MC

275


ricerca

Peri Conference su cotogno MC allevati a bandiera al 3° anno dall’impianto (a sinistra). Decana del Comizio innestata su MC alla 6° foglia con ottima fruttificazione (a destra)

su cotogno MC ha una carriera più breve rispetto a BA29 e Sydo, arriva presto alla senescenza, per cui occorre mettere in conto una durata economica più breve (per esempio 15 anni invece di 20-25). I vantaggi del cotogno MC sono ben evidenziati nella gestione del pereto, che costa molto meno di quella abituale, data la ridotta dimensione dei filari e la facilità di governo. Varietà tipo William e Kaiser, con alta disaffinità di innesto, è bene in ogni caso che abbiano l’intermedio, mentre Abate Fétel, Conference e Decana del Comizio danno ottima risposta con innesto diretto, purché siano collocati in terreni fertili, freschi, con buona struttura fisica. Le prove dell’Università di Bologna, al DCA di Cadriano, ne hanno dimostrato la convenienza fino a densità di oltre 4000 alberi/ha, con impianti a “V” e a fusetto. Adams. Questo cotogno, che porta il nome di un vivaista belga che lo selezionò negli anni ’70, si è molto affermato in Olanda oltre che in Belgio, ma non in Italia, nonostante gli ottimi risultati sperimentali conseguiti dalle prove dell’Università di Bologna, fin dagli anni ’80. È considerato un cotogno a vigoria intermedia fra MC e Sydo o MA. Normalmente l’efficienza produttiva è elevata o superiore a quella di MA. In passato risulta essere stato erroneamente confuso con l’MC. In Olanda si sostiene che l’Adams sia il cotogno che esalta più di tutti la pezzatura dei frutti e l’attecchimento dell’albero dopo trapianto. Subisce come l’MC i danni da basse temperature invernali. È accertato che l’affinità di innesto non è buona su Williams. Si propaga bene come l’MA per margotta di ceppaia. Un clone francese dell’Adams risanato è stato siglato C332.

Conference su cotogno MC allevata ad as­se verticale (cordone) in alta densità di piantagione (3,3 × 0,3 m) al 2° anno di impianto, con radici e rincalzatura sopra terra

Adams

• È diffuso soprattutto in Olanda e Belgio • Induce vigoria intermedia tra MC e Sydo o MA

• Elevata efficienza produttiva • Risente dei danni da freddo • È poco affine a William 276


portinnesti t/ha 201 100 90 188 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Densità/ 3516 2250 forma aV Fusetto (alb/ha) intensivo P.I. MC MC Prod/ha

198

Peso frutto (g) 179

184

191 192

2056 aV

1714 Fuso

MC

MC

kg/alb 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0

Foto V. Ancarani

1714 1469 1371 Fusetto Fuso Fusetto alato a taglio lungo Adams Adams MA

Prod/alb

Fonte: Vercammen, 1999

Cv. Conference: produzione cumulata per ettaro e per albero al 5° anno e peso medio del frutto. Prove condotte in Belgio

Cotogno CtS 212. Questo clone oggetto di ripetute prove sperimentali è il più interessante fra una serie di cloni selezionati all’Università di Pisa e derivati da probabile incrocio fra un cotogno da frutto e MA. Si propaga bene sia per margotta di ceppaia sia per talea. Sopporta elevati contenuti di calcare attivo, fino a oltre l’8%. È molto suscettibile al fireblight. C’è contraddizione sull’effetto nanizzante: per alcuni è fra i cloni più vigorosi di cotogno (ragione per cui non sarebbe stato diffuso), per altri è incluso nella vigoria intermedia dei cotogni, subito al di sotto di MA. Induce precoce fruttificazione ed elevata produttività. Manifesta disaffinità di innesto con Abate Fétel, William e Kaiser. È considerato idoneo per terreni freschi, fertili, non siccitosi, anche subcalcarei, poco tollerante verso le situazioni di reimpianto di peri. Suscettibile alle malattie infettive. A oltre 20 anni dalla sua introduzione, non risulta inserito fra i soggetti della certificazione vivaistica.

50

Adams

CtS 212

• È facile da propagare • È tollerante nei confronti di terreni calcarei

• Risulta molto sensibile al colpo di fuoco batterico

• Induce una fruttificazione precoce, buona ma incostante produttività

Foto V. Ancarani

Prod. cumulata (kg/albero) (fino al 6° anno) WL/Micropropagata WL/Adams WL/MA

40 20

WL/MC 30

40 Area tronco (cm2) (6° anno)

50

60

Confronto fra William su vari cotogni e micropropagata (Università di Bologna) fino al 6° anno. I cloni di cotogno sono MA, MC e Adams (Centro Sperimentale Agrario, Cadriano; Sansavini, 1991)

CtS 212

277


ricerca

MH

• Induce una vigoria compresa tra MC ed MA

• Sembra determinare una più lenta messa a frutto rispetto a MC

Foto V. Ancarani

Cultivar Cascade innestata su Ba29 (tre piante a sinistra) e su CtS212, pianta più vigorosa a destra, al 5° anno dall’impianto

MH. Cotogno selezionato a East Malling come QR 193-16, perché nelle prove inglesi aveva migliorato la pezzatura dei frutti rispetto a MC, mentre sembra indurre una vigoria compresa fra MC e MA. Induce una messa a frutto più lenta rispetto a MC, ma una buona efficienza produttiva. Non si hanno dati sperimentali italiani. Ciò nonostante il clone è stato immesso nella linea commerciale per la certificazione vivaistica del nostro Paese. Franchi clonali I franchi clonali di maggiore successo nel mondo sono stati gli ibridi americani OHxF (Old Home x Farmingdale), i più noti dei quali sono i cloni OHF 40, 69 e 87; poi vi è la serie sudafricana BP diffusa negli anni 70 (BP1, 2, 3), che hanno fallito in Italia e in Europa. Un’altra serie BP è stata selezionata in Svezia, dove è

Cotogno MH Impianto ad alta densità (portinnesto Sydo)

Foto R. Angelini

278


portinnesti

5° anno 4° anno 3° anno 2° anno

kg 30

250

25

200

20 150

15

100

10

50

5

0

0 AST (cm2)

OHxF 87

Fox 11

OHxF 40

Fox 16

OHxF 69

OHxF 282

Franco

C 106

62,4 a

56,7 a

55,7 a

62,1 a

62,7 a

59,8 a

56,1 a

54,9 a

Cultivar Abate Fétel – 1° gruppo di portinnesti (franchi clonali). Rapporto fra produzione cumulata dal 2° al 5° anno e peso medio dei frutti al 4° anno e area sezione tronchi al 6° anno (Sansavini et al., 1997)

utilizzata per la resistenza al freddo. Più recentemente l’Università di Bologna (DCA) ha licenziato due franchi, Fox 11 e Fox 16, mentre a Geisenheim (in Germania) è stato ottenuto Pyrodwarf (Old Home x B. Luisa di Avranches, che è ancora in fase di lancio). In Europa, il programma più importante di breeding, per la verità, l’aveva condotto l’INRA di Angers, che negli anni ’60-’70 aveva preannunciato numerose selezioni clonali di franchi ottenute dal lavoro di Brossier e poi continuato da Michelesi; cloni molto interessanti erano la serie RV e la serie Rétuzière per l’alto livello di nanizzazione, ma, sembra a causa del loro stato sanitario (originariamente insoddisfacente), furono poi – dopo risanamento – nuovamente riselezionati fino a essere in gran parte abbandonati. Solo il clone diffuso col nome Pyriam, risulta essere ora commercializzato in Francia. Non conosciamo ancora dati sperimentali italiani. Serie OHxF. L’ Oregon State University (USA), dopo un lungo lavoro selettivo a opera di M.N. Westwood, lanciò negli anni ’60-’70 una serie di franchi clonali ottenuti da incroci delle cultivar Hold Home × Farmingdale, varietà coltivate nell’anteguerra e piuttosto resistenti al fireblight. In Italia, dopo avere scartato i cloni nanizzanti OHxF51 e 333 (per le loro scarse performance), l’attività commerciale si è orientata su alcuni cloni seminanizzanti, più vigorosi del cotogno BA29, soprattutto il Farold® 40 che, pur essendo meno produttivo ed efficiente di MC, si è affermato per la coltivazione di William (avendo anche buona affinità di innesto) in suoli clorosanti ma freschi, per impianti a densità medie o relativamente basse, ha dato buoni risultati produttivi anche per la pezzatura delle pere, che in altre varietà è apparsa invece leggermente ridotta rispetto al cotogno.

Franchi clonali

• I portinnesti franchi clonali più diffusi

sono gli ibridi ottenuti per incrocio tra le cultivar Old Home e Farmingdale, perciò detti OhxF

• Dalla selezione realizzata presso

l’Università di Bologna sono sorti due franchi della serie Fox

• In Francia è diffuso il clone Pyriam

279

g


ricerca Come soggetto, ne viene confermata la positiva influenza indotta sulla resistenza al fireblight nel nesto. Altro clone della serie OHxF è il Farol 69, vigoroso quasi come il franco, con ottima resistenza ai freddi invernali, al fireblight e sembra anche ai fitoplasmi, ma con efficienza produttiva inferiore rispetto al cotogno o allo stesso pero franco. Un terzo clone, Farol 87, invece, è meno vigoroso del franco, rispetto al quale, con la cultivar William, induce una migliore efficienza produttiva, ed è affine per l’innesto con tutte le cultivar provate. Induce precocità di messa a frutto e resistenza al fireblight. Il clone OHxF 87 è preferito per William e altre varietà coltivate negli Stati americani del nord-ovest. Si propaga non facilmente, sia per talea erbacea sia per micropropagazione, come gli altri due cloni OHxF.

Foto V. Ancarani

Serie Fox. L’Università di Bologna (D. Bassi, B. Marangoni e M. Tagliavini), ha selezionato negli anni ’80 due cloni, Fox 11 e Fox 16, ottenuti da semenzali della vecchia pera da cuocere Volpina e moltiplicabili solo per micropropagazione. Entrambi non sono portinnesti nanizzanti e hanno vigoria di poco inferiore a quella del franco; sono stati proposti in alternativa al cotogno, dove questo fornisce mediocri risultati. Secondo le osservazioni finora condotte sulla cultivar William, in vari frutteti del ravennate (a densità di circa 800-1000 alberi/ha) il Fox 11, più del Fox 16 si comporta bene e si mette a frutto

OHF69

Serie OhxF

• Sono portinnesti derivati dagli incroci

tra le cultivar Old Home e Farmingdale

• Si caratterizzano per la buon vigoria e l’elevata tolleranza al colpo di fuoco

• I cloni più rappresentativi sono

kg 35

Farold 40, Farold 69 e Farold 87 (micropropagati)

250

30 Foto V. Ancarani

200

25

150

20 15

100

10 50

5 0 AST (cm2)

MC

Sydo

BA 29

OHxF 51 OHxF 333 RV 113

31,6 c

44,5 b

53,4 a

45,4 ab 51,5 ab

5° anno

4° anno

3° anno

2° anno

31,0 c

BP 1

0

34,7 b g

Cultivar Abate Fétel – 2° gruppo di portinnesti (cotogni e franchi clonali). Rapporto fra produzione cumulata dal 2° al 5° anno e peso medio dei frutti al 4° anno e area sezione tronchi al 6° anno (Prove Università di Bologna; Sansavini et al., 1997)

OHF40

280


portinnesti relativamente presto, inducendo ottima fruttificazione (anche per la forma delle pere); con altre varietà invece (per esempio Kaiser) la messa a frutto sarebbe più lenta che con William. Il Fox 11, ed eventualmente il Fox 16, rimangono dunque, al pari dei Farold, portinnesti idonei per le varietà di pero disaffini al cotogno e per terreni inadatti ai cotogni. Attualmente vi sono altri cloni Fox in osservazione al DCA (Bologna), che saranno licenziati non appena completata la sperimentazione.

Serie Fox

• Sono portinnesti selezionati

dall’Università di Bologna da semenzali di una vecchia varietà di pera da cuocere (Volpina)

• Sono tutti dotati di vigoria simile

Pyrodwarf. È un portinnesto tedesco relativamente recente, ottenuto negli anni ’80 da incrocio delle cultivar Old Home e B. Luise d’Avranches. Come indica il nome, è stato selezionato per la sua capacità nanizzante, che si colloca fra MC e Sydo. Si moltiplica bene per talea e micropropagazione ed è adatto per l’alta densità di impianto. Attualmente alcuni vivaisti se ne contendono la propagazione nel Nord Europa, ma in Italia dopo le prime osservazioni condotte dal CIV di Ferrara ne hanno rivelato alcuni aspetti negativi (elevata emissione di polloni e irregolarità nella fruttificazione). Occorrerà perciò attendere altri risultati per suggerirne o meno la diffusione.

al franco

• I cloni più importanti sono Fox 11 e Fox 16 (da micropropagazione)

Foto V. Ancarani

Fox 11

Pyrodwarf

• Portinnesto ottenuto dall’incrocio

tra le cultivar Old Home e B. Luise d’Avranches

• È dotato di buona capacità nanizzante • Induce un’elevata emissione di polloni e irregolarità di produzione

Vista panoramica di un vivaio di peri

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