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il pesco
botanica Morfologia e fenologia Daniele Bassi Maria Claudia Piagnani
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botanica Morfologia e fenologia Foto M. Carboni
Origine genetica La reale provenienza geografica del pesco [Prunus persica (L.) Batsch.], e cioè l’ovest della Cina, è stata accertata in epoca relativamente recente, ma per molti secoli fu erroneamente ritenuto che provenisse dalla Persia dove, invece, giunse verosimilmente solo all’inizio del secondo secolo prima di Cristo, appena prima dell’avanzata dell’esercito romano in quello che rappresenta l’attuale Iran. In accordo con quanto riportato dalla letteratura latina, il pesco fu introdotto in Italia nel corso del primo secolo, e raggiunse, indipendentemente e in modo quasi contemporaneo, la Francia attraverso la via dei Balcani e del Mar Nero. Nel Medio Evo la Francia divenne probabilmente il secondo centro di origine di questa specie, dopo la Cina. L’introduzione nel continente americano avvenne secondo due ondate distinte. La prima, nella prima metà del XVI secolo, operata dagli Spagnoli in Centro America e la seconda, molto più recente, nella metà del 1800, tramite l’importazione diretta dalla Cina negli USA. Alcuni ecotipi locali, derivati dall’introduzione spagnola, sono tutt’oggi coltivati in Centro America per il mercato fresco e rivestono importanza anche come fonte di caratteri interessanti per il miglioramento genetico, in particolare quelli per la resistenza ad alcune patologie (oidio, monilia ecc.). Inquadramento botanico L’inquadramento sistematico del pesco è stata un’operazione piuttosto complessa che, nel tempo, ha visto questa specie elencata sotto generi e specie diversi. Bailey, nel 1927, riuscì a definirne la classificazione raggruppando tutte le Rosacee che producono drupe sotto il genere Prunus. Il pesco è stato incluso nella sezione Eu-
Origine ed evoluzione
• Il pesco è un albero originario della
Cina, dove è considerato simbolo d’immortalità, e i cui fiori meravigliosi sono stati celebrati da poeti, pittori e cantanti
Sezione di un frutto di pesco
• Dall’oriente il pesco giunse, al seguito delle carovane, sino in Persia, da cui prende il nome. In Egitto, la pesca era sacra ad Arpocrate, dio del silenzio e dell’infanzia, tanto che, ancora oggi, le guance dei bambini vengono paragonate alle pesche, per la loro morbidezza e carnosità
• Il frutto arrivò a Roma nel I secolo d.C.
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morfologia e fenologia amygdalus del sottogenere Amygdalus. P. persica è una specie diploide (2n = 16), che si distingue dall’affine mandorlo (P. dulcis, con cui condividerebbe un comune progenitore), in quanto quest’ultimo è caratterizzato da un mesocarpo che a maturazione si presenta sottile e cuoioso (e che, fessurandosi, lascia uscire l’endocarpo legnoso) e da foglie lanceolate, con margine dentellato. Nel pesco il mesocarpo è, invece, polposo e le foglie hanno il margine normalmente crenato (il margine dentellato si trova associato, come carattere recessivo, all’assenza di glandole). Di seguito, si riporta la descrizione di alcune specie tassonomicamente vicine al pesco, che hanno come caratteristica comune la scarsa qualità del frutto, ma che possono essere impiegate come portinnesti ovvero rappresentare una sorgente di caratteri, in particolare per la resistenza alle malattie, utili per il miglioramento genetico. - P. davidiana: è una pianta spontanea della Cina, impiegata come portinnesto da seme per la sua resistenza alla siccità; l’albero può raggiungere i 10 m d’altezza, possiede corteccia marrone-rossiccia, foglie lanceolato-ovate, più ampie nella porzione prossimale; i fiori sono di colore bianco oppure rosa pallido, il frutto ha polpa spicca e nocciolo caratterizzato da numerosi piccoli fori; selezioni di P. davidiana sono state ibridate con cultivar di pesco per introdurre la resistenza al virus della sharka (PPV), all’oidio, alla bolla ecc. oppure per ottenere portinnesti interspecifici al fine di migliorare l’adattabilità del pesco a diverse condizioni pedologiche e alla ‘stanchezza’ del suolo, così come la resistenza ad alcuni nematodi (Meloidogyne incognita). - P. ferghanensis: è una pianta spontanea, originaria della Cina occidentale, classificata come sottospecie di P. persica; i frutti sono caratterizzati da un’elevata variabilità (a polpa gialla o bianca, a buccia glabra, cioè nettarine ecc.); le foglie hanno venature parallele, i noccioli sono caratterizzati da scanalature parallele e i semi possono essere privi del glucoside cianogenetico che conferisce il tipico sapore amarognolo; è resistente all’oidio. - P. kansuensis: è una specie spontanea del nord-ovest della Cina, impiegata come portinnesto da seme; è un albero cespuglioso, con gemme a legno glabre, fioritura precoce (i fiori sono considerati resistenti alle gelate); le foglie sono tomentose lungo la nervatura principale in prossimità della base, con la lamina più espansa nella porzione prossimale; lo stilo è più lungo degli stami; il frutto è astringente e il nocciolo ha scanalature parallele, ma non presenta fori. - P. mira: specie spontanea dell’estremo ovest della Cina (Tibet orientale), caratterizzata da albero alto (fino a 20 m) e longevo (fino a 1000 anni); le foglie, lanceolate e arrotondate alla base, sono tomentose lungo la porzione inferiore della nervatura centrale; i fiori sono bianchi; i frutti sono molto variabili in forma, dimensione e colore; il nocciolo è liscio sebbene, in alcuni tipi, assuma le caratteristiche di quello di P. persica; viene considerata una specie ancestrale di P. persica.
Caratteristiche botaniche
• Il pesco appartiene alla famiglia delle Rosaceae, sottogenere Amygdalus, sezione Euamygdalus
• Le foglie sono lanceolate, con margine crenato o dentellato
• I fiori sono ermafroditi, comunemente costituiti da cinque petali di colore variabile dal bianco al rosso scuro
• Il frutto è una drupa, normalmente di
forma globosa o allungata. Carnoso, succoso e zuccherino, ha una polpa dolce e profumata, bianca, gialla o rossa; una buccia sottile e vellutata, oppure liscia, che va dal colore biancoverdastro al giallo e al rosso-carminio; il nocciolo legnoso può essere aderente o meno alla polpa
Foto V. Bellettato
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botanica Caratteristiche morfologiche Il pesco è una pianta basitona, considerata di media altezza, può infatti raggiungere 8 m, con medie di 4-6 m. Sono riscontrabili diverse tipologie di portamento (o habitus vegetativo), caratterizzate principalmente dall’angolo di inserzione dei rami e dalla lunghezza dell’internodo; oltre al portamento regolare (o standard), ne sono stati descritti altri: aperto, compatto, assurgente, colonnare, pendulo, spur, espanso, arcuato, ritorto (twister), ma esistono anche forme intermedie. La dimensione dell’albero è influenzata, oltre che dal vigore, soprattutto dalla dimensione degli internodi (carattere principalmente qualitativo): la taglia più singolare è sicuramente quella nana (caratterizzata da rami con internodi inferiori al centimentro), che possiamo trovare associata ai diversi portamenti. Il fusto è dritto e liscio-squamoso, con corteccia grigio-rossastra che con il tempo tende a scurirsi. Anche i rami, che sono inizialmente verdi-rossastri a un anno di età, virano successivamente al grigio. Il fusto si ramifica in 4-5 branche principali, a un’altezza variabile tra i 50 e i 100 cm. L’apparato radicale è molto ramificato, piuttosto espanso. Il colore tipico delle radici è aranciato, più chiaro in età giovanile e più scuro in quella adulta, con lenticelle ben evidenti.
Basitonia
• Il fenomeno della basitonia è
caratterizzato dal fatto che i germogli inseriti alla base del ramo si sviluppano più di quelli posti sulla cima
• Tramite la potatura si ha un riscoppio
della vegetazione verso le parti distali dei rami, inducendo un comportamento acrotono, che deve essere corretto con interventi adeguati (tagli di ritorno), evitando in tal modo che rimanga sguarnita la parte centrale
Principali tipologie di portamento dell’albero del pesco
Normale (standard)
Colonnare
Assurgente
Compatto
Piangente
Espanso
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morfologia e fenologia
Gemme a fiore
Gemme a legno Alberi nani a confronto con alberi a taglia normale
Nel pesco si riscontrano le seguenti tipologie di ramo: - ramo misto: presenta un asse di almeno 50-100 cm di lunghezza, recante gemme a fiore e a legno lungo l’asse e solo una gemma a legno all’apice. Sono quelli più importanti nel pesco, la produttività della pianta è infatti positivamente correlata alla loro entità e vigore; la distribuzione dei fiori sul ramo (prossimale, mediana, distale) può costituire un criterio di classificazione delle cultivar; - brindillo: ramo poco vigoroso (10-25 cm) con gemme a fiore distribuite lungo l’asse e gemma a legno all’apice; tende a formare frutti di pezzatura medio-scarsa; nelle cultivar destinate alla sci-
Ramo misto
Tavola sinottica dei principali portamenti dell’albero descritti nel pesco
Portamento
Aperto
Taglia (dimensione complessiva) Ridotta
Area sezione trasversale del tronco
Ramo (di un anno)
Chioma Altezza
Angolo
Larghezza
Inserzione(1)
Esteso(2)
Internodo
cm2
m
m
°
°
mm
230 ± 18
2,7 ± 0,2
3,0 ± 0,25
65,7 ± 12
70,0 ± 19,0
23,0 ± 3,0
Assurgente
Molto elevata
183 ± 12
5,0 ± 0,4
2,5 ± 0,3
49,6 ± 6,7
41,6 ± 6,5
25,1 ± 2,9
Colonnare
Molto elevata
154 ± 16
5,0 ± 0,5
1,5 ± 0,33
36,8 ± 7,9
30,8 ± 11,5
19,1 ± 2,9
Compatto
Ridotta
170 ± 16
2,5 ± 0,3
3,8 ± 0,33
66,7 ± 9,3
71,6 ± 15,5
20,0 ± 3,0
Pendulo
Ridotta
205 ± 25
2,5 ± 0,2
4,2 ± 0,3
73,0 ± 12,0
120,0 ± 13,0
26,0 ± 0,3
Regolare (standard)
Nana Normale Semi-nana
58,9 ± 2,9 179,5 ± 3,9 76 ± 3,2
1,8 ± 0,4 3,6 ± 0,3 2,8 ± 0,1
2,7 ± 0,3 2,8 ± 0,2 2,3 ± 0,4
58,2 ± 13,8 59,4 ± 9,3 58,9 ± 8,9
60,5 ± 10,2 53,9 ± 13,8 55,2 ± 14,1
7,5 ± 0,9 28,0 ± 3,0 19,0 ± 3,0
(1) (2)
Angolo misurato tra la parte basale del ramo e la branca Angolo misurato tra l’asse di riferimento (il fusto di due anni o la branca su cui è inserito il ramo) e la linea di congiunzione tra il punto di origine del ramo e il suo apice, al termine dell’accrescimento
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botanica Foto V. Bellettato
Foto R. Angelini
Rami misti in un giovane albero
roppatura si tende a privilegiare la produzione di tali rami, mediante un’idonea potatura (la modesta dimensione dei frutti facilita il riempimento ottimale delle confezioni); - dardo o mazzetto di maggio (spur, in inglese): ramo molto corto (1-3 cm) terminante con una gemma a legno e circondato da una o più gemme a fiore; tali ramificazioni sono di minore interesse ai fini produttivi, i loro frutti sono infatti di modesta pezzatura per cui assumono una certa importanza solo nelle cultivar a frutto molto
Gemme a fiore (le due laterali) e gemma a legno (centrale) al nodo di un ramo misto
Gemma a legno
Foto V. Bellettato
Gemme a fiore
Brindillo Brindilli in prossimità della fioritura
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morfologia e fenologia Foto V. Bellettato
Gemma a legno
Gemme a fiore Dardo Dardi
Foto V. Bellettato
grosso o con problemi di fertilità del ramo misto, oppure in alcune percoche e nettarine; - ramo anticipato (da gemme pronte, che cioè danno luogo al germoglio nel medesimo anno della loro formazione); generalmente di scarse dimensioni, può, però, essere sfruttato per la precoce formazione dello scheletro nei primi anni di allevamento dell’albero. Le gemme si trovano a ogni nodo dei rami di un anno, generalmente in numero di 3: le due a fiore sono ai lati mentre quella centrale è vegetativa; tuttavia, il numero delle gemme a fiore per nodo può salire sino a 4-5 o più, tale condizione si manifesta in particolare nei peschi ornamentali. L’elevata carica fiorale è un carattere altamente trasmissibile alla progenie la quale, in aggiunta, tende a entrare precocemente in produzione. Le foglie presentano una colorazione verde della pagina superiore più intensa rispetto a quella inferiore e il colore della nervatura principale è associato a quello della polpa del frutto: giallognolo
Particolare della cima di un dardo in cui si nota la gemma a legno centrale circondata da due gemme a fiore Foto V. Bellettato
A ogni nodo del ramo corrispondono tre o più gemme Foglie a lamina stretta (laterali) e a lamina larga (al centro) a confronto
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botanica Glandole fogliari Glandole del picciolo fogliare
• La tipologia delle glandole può
rappresentare un marcatore morfologico per altri caratteri d’interesse; è il caso, per esempio, delle cultivar con glandole globose per le quali è stata accertata una maggiore suscettibilità all’oidio rispetto a quelle con glandole reniformi, fino al caso di quelle senza glandole la cui suscettibilità all’oidio è talmente elevata che le piante con questa caratteristica vengono eliminate durante i programmi di selezione
Reniformi
Globose
Assenti
nei frutti a polpa gialla e bianco-verdastro nei frutti a polpa bianca. Il lembo può essere liscio, oppure ondulato. Il carattere ‘lamina ondulata’ (accompagnato da margine seghettato) è recessivo e monogenico; sono stati descritti almeno due geni che influenzano la larghezza della lamina (associati a nanismo o scarso vigore dell’albero, che può presentare, però, una maggiore efficienza nell’uso dell’acqua), entrambi recessivi. Alla base del margine della foglia e/o sul picciolo sono normalmente presenti glandole (costituite da tessuto secretore), in numero variabile (da foglia a foglia) da 1 a 5-6, reniformi (allele dominante) o globose (fenotipo eterozigote, che rappresenta un caso di dominanza incompleta); lo stato omozigote recessivo si manifesta con l’assenza completa di glandole. Il carattere ‘foglia rossa’ è monogenico (a dominanza incompleta) e si manifesta anche nel colore di fondo dell’epidermide del frutto. Il pesco ha fiori ermafroditi e perigini con calice gamosepalo che cade spontanenamente all’inizio dell’ingrossamento del frutticino (allegagione). La corolla, composta da petali separati, si presenta con due fogge distinte: a petali larghi (rosacea) e a petali piccoli (campanulacea, carattere dominante), in cui le antere emergono dalla corolla ancora prima dell’antesi. Comunemente i petali sono cinque, di colore che può variare dal bianco al rosso scuro, anche se, nella maggior parte delle cultivar, il colore dominante è il rosa, in tutte le sue gradazioni. Esistono forme a fiore semi-doppio o
Fiore rosaceo
Fiore campanulaceo Peschi a foglia verde e a foglia rossa
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morfologia e fenologia doppio, in cui una parte più o meno ampia degli stami si trasforma in petali che, in tal modo, aumentano di numero. Gli stami, 20-30, recano antere rossastre, a eccezione di quelle sterili (carattere monogenico recessivo) che appaiono di un giallo pallido. Il gineceo è supero, glabro nelle nettarine; quando le temperature estive (nella stagione in cui si ha la differenziazione a fiore) sono molto elevate, può essere doppio o triplo, con la conseguenza che gli eventuali frutti doppi o tripli che ne derivano dovranno essere scartati al momento del diradamento. La specie è autofertile, l’impollinazione, entomofila, avviene nella maggior parte dei casi per auto-impollinazione, con elevati tassi di fecondazione; l’allegagione, spesso notevole, rende necessario il diradamento affinché il frutto raggiunga pezzature adeguate. L’epoca della fioritura dipende dalle ‘unità di freddo’ (chilling units: CU) necessarie a soddisfare le esigenze di ciascuna cultivar, oltre che dall’accumulo di ‘unità di caldo’ (growing degree hours: GDH). In base al ‘fabbisogno in freddo’, le cultivar di pesco vengono riunite in due categorie: non soggette a dormienza, con crescita praticamente continua (evergreen), e soggette a dormienza. Le prime non arrestano l’attività vegetativa, sono quindi tipiche dei climi tropicali o sub-tropicali, dove possono fruttificare due volte all’anno (in alcune zone del Centro-America). Nel secondo gruppo si distinguono convenzionalmente tre fasce di fabbisogno in freddo, ma con tutte le possibili varianti intermedie, trattandosi di un carattere a variabilità quantitativa: molto basso (CU < 50), molto alto (CU > 1500) e medio (600 < CU < 900): a quest’ultimo gruppo appartiene la maggior parte delle cultivar commerciali. La microsporogenesi inizia durante il riposo vegetativo, mentre la meiosi si attua in prossimità dell’ingrossamento della gemma (al risveglio vegetativo); dei due ovuli presenti nel sacco embrionale contenuto nell’ovario, normalmente, solo uno viene fecondato; lo sviluppo dell’ovario è convenzionalmente considerato suddiviso in quattro fasi: divisione cellulare (S1), indurimento del
Fiori bianchi
Fiori rossi semi-doppi Foto V. Bellettato
Sviluppo del frutto (diametro)
Stadi di sviluppo del frutto Fioritura Divisione cellulare
Espansione cellulare
Maturazione
Senescenza
Fiori rosa
Fonte: P. Tonutti, Pisa
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botanica nocciolo (S2), accrescimento (o distensione) cellulare (S3) e maturazione (S4). Nelle nettarine, in particolare in quelle di prima generazione (introdotte negli anni ’70 e ’80), è frequente il fenomeno della ‘cascola continua’, che si protrae ben oltre quella cosiddetta ‘di giugno’ (fenomeno autoregolativo che si manifesta tra le fasi S1 ed S2 e che tende a lasciare sull’albero solo una parte dei frutti, rispetto alla normalmente abbondante allegagione) e che può causare una notevole riduzione del raccolto. Non c’è alcuna relazione tra epoca di fioritura e maturazione. A seconda della cultivar, il frutto può impiegare tra i 55-60 e 270 giorni per raggiungere la maturazione (dalla piena fioritura). In Italia, il calendario di maturazione, in pieno campo, delle cultivar di maggior interesse commerciale inizia a maggio e termina a settembre. Il peduncolo resta attaccato al ramo dopo la naturale abscissione del frutto. Il frutto è una drupa globosa o allungata. Esiste però anche una forma appiattita, volgarmente nota come ‘platicarpa’, con nocciolo piccolo e appiattito alle estremità: questa forma è geneticamente dominante, anche se le cultivar con tale frutto hanno trovato finora scarsa diffusione se non a livello locale, come per esempio in alcune zone della Sicilia quelle denominate ‘tabacchiere’, in riferimento alla forma del frutto. Unica eccezione è la Spagna, dove risultano in espansione. Il peso del frutto può variare da meno di 50 g nelle piante selvatiche a 80-110 g per le cultivar precocissime, sino a quasi 700 g. L’epicarpo, sottile e più o meno aderente alla polpa, normalmente è pubescente, mentre quello glabro, tipico delle nettarine, è dovuto a una mutazione verificatasi in Cina e importata in Europa nel XIV secolo. Il colore della polpa (mesocarpo), giallo o bianco, è il più
Pesca a forma piatta, volgarmente detta platicarpa
Pesche sanguigne con diverso accumulo di antociani: totale (in basso, per gentile concessione di W.R. Okie, ARS-USDA, USA) e parziale (in alto)
Frutti di alberi a foglia rossa: il colore di fondo dell’epidermide è soffuso di rosso indipendentemente dal colore della polpa (a sinistra, una nettarina a polpa bianca; seguono una pesca a polpa bianca e una a polpa gialla)
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morfologia e fenologia comune criterio di classificazione commerciale delle cultivar. Esiste anche un carattere ‘polpa sanguigna’, mendeliano dominante, caratterizzato dall’abbondante accumulo di antociani nel mesocarpo (fenomeno che possiamo trovare associato in entrambe le tipologie, bianca e gialla); tale carattere non riveste attualmente alcun rilievo a livello commerciale, se non in mercati di nicchia. Dal punto di vista della struttura della polpa si distinguono almeno tre differenti fenotipi: fondente (Melting: M), duracino (Non Melting: NM) e Stony Hard (SH). Il fenotipo NM, a differenza del tipo M, conserva una polpa consistente anche a piena maturità, subendo solo un lieve intenerimento. Il tipo SH è molto consistente e croccante ma, nella pratica, non facilmente distinguibile dal tipo NM; la reale differenza finora riscontrata è di tipo biochimico, poiché il frutto SH, a differenza del NM, non produce etilene. Le cultivar SH non rivestono, al momento, una particolare importanza commerciale. Le cultivar destinate al consumo fresco sono normalmente di tipologia M e i loro frutti, a maturazione fisiologica, si presentano molli, ricchi di succo e, per tale motivo, vengono appunto definiti ‘fondenti’; nell’ambito di tale fenotipo esiste una variabilità molto ampia rispetto alla velocità e/o all’entità con cui avviene l’intenerimento, tanto che le cultivar di maggior interesse commerciale vengono definite ‘molto sode’. Tali differenze varietali sono però di natura quantitativa e la discriminazione tra genotipi a consistenza e/o velocità differenziate di rammollimento del frutto non risulta molto semplice. Le cultivar NM, chiamate anche percoche, sono destinate alla sciroppatura, ma in diverse regioni del mondo sono destinate anche al consumo fresco (Spagna, Centro e Sud America, Italia meridionale ecc). La qualità gustativa della polpa è
Pesca duracina tradizionale
Pesca duracina selezionata per il mercato fresco: notare l’estesa colorazione dell’epidermide
Foto V. Bellettato
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botanica fortemente condizionata, oltre che dalla componente aromatica, dal contenuto in zuccheri solubili (non è presente amido): fruttosio, glucosio e sorbitolo, ma soprattutto saccarosio (il contenuto zuccherino, espresso come valore rifrattometrico, può superare anche il 20%, ma nelle cultivar in commercio oscilla tra il 10 e il 15%) e dal contenuto in acidi carbossilici (malico, oltre il 50%, citrico, quinico e succinico), che possono variare in totale dallo 0,9 a oltre l’1,6% in peso fresco. L’acido ascorbico è normalmente basso, circa 10 mg su 100 g di polpa, ma può arrivare anche a 30-40 mg. Il sapore è, però, fortemente influenzato, oltre che dal contenuto assoluto in acidi e zuccheri, dal loro rapporto reciproco. A questo proposito occorre considerare il carattere ‘sub-acido’, monogenico dominante, che comporta una riduzione di oltre il 50% dell’acidità totale, in particolare a carico di citrico e malico, fino allo 0,4%, con conseguente pH superiore a 4, mentre nella tipologia ad acidità normale è inferiore a 3,9. Siccome il contenuto zuccherino non viene modificato (anche se con tendenza a una maggiore presenza di saccarosio), tali pesche risultano molto più dolci di quelle ad acidità normale. Le pesche sub-acide più apprezzate hanno un’acidità totale attorno allo 0,8% e un valore rifrattometrico superiore a 12. L’endocarpo è legnoso e incide nella misura del 5-8% circa sul peso dell’intero frutto. A maturazione, la polpa può restare aderente all’endocarpo, oppure distaccarsene con facilità (cultivar spiccagnole). Dopo stratificazione, i semi germinano facilmente, a eccezione dei genotipi precoci per i quali si rende necessaria la coltura in vitro degli embrioni, considerato che il seme e il relativo embrione si presentano immaturi al momento della maturazione fisiologica del mesocarpo. La presenza del glucoside amigdalina, carattere monogenico dominante, determina il sapore amaro e la tossicità dei cotiledoni (se ingeriti in quantità).
Semi in germinazione
Aderenza del nocciolo e tipologia della polpa
• Il carattere che influenza
contemporaneamente l’aderenza del nocciolo e la tipologia della polpa fondente è monogenico, regolato però da quattro alleli (il fondente è dominante sul duracino). Il carattere spiccagnolo è associato all’allele dominante; la tipologia duracina è sempre a polpa aderente
• Il carattere Stony Hard è regolato da
un gene diverso ed è recessivo rispetto al fondente, ma con effetto epistatico su di esso
Forme dei noccioli
Piatta (cv Platicarpa) Globosa (cv Gloria)
Noccioli: si noti il differente sviluppo del mucrone in due cultivar diverse
Allungata (cv Golden Jubilee)
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Slargata (cv Missour)
morfologia e fenologia Evoluzione varietale La valorizzazione varietale del pesco in Italia ebbe avvio in Toscana verso la fine del XVI secolo con un culmine all’inizio del XVII allorquando pomologi e pittori iniziarono a descrivere le cultivar introdotte nei pomari delle ville gentilizie fiorentine. Ma è sicuramente il secolo appena trascorso quello che ha avuto il ruolo di protagonista nel miglioramento genetico con la costituzione di migliaia di varietà. I due obiettivi principalmente perseguiti, oltre al miglioramento dei caratteri estetici e commerciali del frutto, sono stati l’allungamento del calendario di maturazione e il basso fabbisogno in freddo, che ha consentito di allargare la coltura in fasce climatiche sempre più ampie, dal Canada alle zone sub-tropicali. Minore attenzione è stata riservata alla qualità gustativa.
Principali criteri di classificazione varietale nel pesco Criterio
Carattere
Tipologia varietale
Commerciale
Impiego dell’albero
1. Produzione di frutti 2. Ornamentale (chioma e fiore)
Commerciale
Epidermide del frutto
1. Pubescente (pesca) 2. Glabra (nettarina)
Commerciale
Utilizzazione del frutto
1. Consumo fresco 2. Industria (sciroppatura, succo)
Morfologico
Forma del frutto
1. Tonda/oblunga 2. Piatta (“platicarpa”)
Morfologico
Colore della polpa
1. Bianco 2. Giallo
Morfologico
Tipo di polpa
1. Fondente 2. Duracina 3. Stony Hard
Morfologico
Acidità della polpa
1. Normale (pH < 3,9) 2. Bassa (sub-acida: pH > 4,0)
Epoca di fioritura
1. Molto precoce 2. Precoce 3. Intermedia 4. Tardiva 5. Molto tardiva
Fenologico
Epoca di maturazione
1. Extra precoce 2. Precocissima 3. Precoce 4. Intermedia 5. Tardiva 6. Molto tardiva
Fisiologico
Fabbisogno in freddo (per il superamento della dormienza)
1. Nullo (a crescita continua: evergreen) 2. Molto basso (CU* < 50) 3. Medio (650 < CU < 900) 4. Alto (CU > 1500)
Fenologico
Alcune delle possibili combinazioni ottenibili sfruttando la segregazione della pigmentazione antocianica nella buccia e nella polpa: assenza completa in frutto a polpa gialla (in alto); epidermide completamente rossa, con presenza di colorazione antocianica anche nella polpa (al centro); tradizionale frutto bicolore, con presenza di antociani prevalentemente nella buccia (in basso)
* CU = Cilling Unit (fabbisogno in freddo). Somma del numero di ore trascorse al di sotto di una soglia termica, necessaria per l’avvio del germogliamento e della fioritura
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botanica Principali stadi fenologici secondo Baggiolini Stadi fenologici secondo Baggiolini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
• Gemma d’inverno • Gemma rigonfia • Calice visibile • Bottoni rosa • Inizio fioritura • Piena fioritura • Caduta petali • Allegagione • Frutto in accrescimento • Frutti maturi
Gemma d’inverno
Gemma rigonfia
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morfologia e fenologia Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Calice visibile
Bottoni rosa
Campanulaceo
Rosaceo Inizio fioritura
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botanica
Foto R. Angelini
Fiore campanulaceo. Piena fioritura
Fiore rosaceo. Piena fioritura Foto R. Angelini
Caduta petali
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morfologia e fenologia Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Allegagione
Frutto in accrescimento
Frutti maturi
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