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il pesco
ricerca Miglioramento genetico Alessandro Liverani
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: le foto alle pagine 16 in alto a destra (Bvdc), 78 in alto (Huan), al centro (Pinkcandy) e in basso (Teoteoteo), 79 (Amitai), 80 in basso (Miszmasz), 81 (Looby), 82 (Karcich), 86 (Yasonya), 88 in basso (Lissdoc), 96 (Hurry), 98 in alto a sinistra (Hurry), 108 in alto (Tinker) e in basso (Meengen), 408 (Matka_wariatka), 409 (Elkeflorida), 416 al centro (Uksus) e in basso (Vladacanon), 417 in alto (Icefront), 421 in basso (Robynmac), 422 in alto (Palolilo), 474 in basso (Emily2k), 479 in basso (Elenathewise) sono dell’agenzia Dreamstime.com.
ricerca Miglioramento genetico Introduzione Nel secolo appena trascorso, notevole è stato il contributo del miglioramento genetico al rinnovo della coltura del pesco, tanto che il Novecento viene definito come The golden age of peach breeding. La creazione di migliaia di varietà di pesche prima e di nettarine poi, di grosse dimensioni, molto colorate, sode, di elevata tenuta in pianta, a polpa gialla e bianca, in un sempre più ampio calendario di maturazione, sono un risultato sicuramente irripetibile. Più di recente, un nuovo impulso è stato rivolto alla diversificazione pomologica, con la variante della forma piatta, al gusto della polpa (dolce/acido o sub-acido), al colore della buccia (deantocianico) o della polpa (sanguigna). Nello sviluppo delle novità varietali viene attribuita importanza al valore sensoriale, salutistico e nutrizionale dei frutti, caratteristiche oggi desiderate da un numero sempre crescente di consumatori, che cercano nei frutti elevati e ben percettibili valori organolettici, salubrità e sicurezza alimentare. Anche il basso impatto ambientale, esigenza sia dei sistemi di coltivazione integrata sia, ancora di più, delle coltivazioni biologiche, è quanto mai attuale e importante nei moderni obiettivi del miglioramento genetico. È quindi evidente che, essendo gli obiettivi in gioco molto più complessi rispetto al passato, la sfida dei breeder è oggi certamente più impegnativa. Fortunatamente può contare su molti mezzi a disposizione, impensabili solo fino a qualche anno fa. Stanno, infatti, emergendo dalla ricerca conoscenze genetiche e biotecnologiche che possono essere opportunamente sfruttate per ottenere nuove varietà con metodi di breeding non esclusivamente tradizionali e puntare a obiettivi più facilmente raggiungibili grazie all’ingegneria genetica quali quelli di resistenza a malattie e di adattamento a condizioni avverse.
Quando è nato il miglioramento genetico?
• Quando l’uomo ha iniziato, per il suo
sostentamento, a coltivare piante e allevare animali, ha da subito capito che le caratteristiche dei genitori tendevano a passare ai loro figli e che questo accadeva per tutti gli esseri viventi, senza alcuna eccezione
Come si ottengono le nuove varietà Le metodologie maggiormente impiegate dal miglioramento genetico tradizionale per costituire nuove cultivar sono: l’incrocio intervarietale, la libera impollinazione e l’autofecondazione. Meno rilevante è stato il contributo dell’incrocio interspecifico, della mutazione naturale o indotta e della selezione clonale, utilizzata soprattutto per i portinnesti.
La cultivar di pesco Hale è stata una delle prime cultivar americane introdotte in Italia e ha avuto un grosso impatto sulla peschicoltura mondiale, non solo dal punto di vista colturale, ma perché dal suo germoplasma sono derivate molte delle cultivar oggi coltivate (Manuale di Peschicoltura, N. Breviglieri, 1950)
Libera impollinazione, autofecondazione, incrocio intervarietale Per lungo tempo la libera impollinazione, ossia l’ottenimento di piante da semi ottenuti per fecondazione naturale e la moltiplicazione di quelli provenienti dalle piante migliori, ha rappresentato 306
miglioramento genetico Rinnovo varietale di pesche e nettarine Pesche (1986-2006)
Pesche (1950-1985)
Rinnovo varietale di pesche e nettarine
1% 31% 7%
19%
Nettarine (1950-1985) 22%
29% 52% 5%
è quella che ha maggiormente contribuito al rinnovo varietale del pesco e delle nettarine, come si evince dal grafico a lato. Se è sostanzialmente invariata negli anni (confronto degli ultimi vent’anni con il periodo 1950-1985) la quota di novità varietali originate per mutazione gemmaria, selezione clonale o sconosciuta, in deciso aumento, specialmente per le nettarine, sono le cultivar costituite per incrocio a discapito della libera impollinazione
23%
5%
Nettarine (1986-2006)
• La metodica dell’incrocio controllato
33%
39%
42%
36%
4% 38%
14%
Germoplasma del pesco Incrocio
Libera impollinazione
Non nota
Selezione clonale
• Il germoplasma di pesco esistente
Mutazione
in Italia è assai vasto e comprende oltre 1900 tra cultivar ed ecotipi contraddistinti da una molteplicità di peculiari caratteristiche agropomologiche. Molto di questo materiale è conservato presso il Centro Nazionale del Germoplasma Frutticolo Italiano, curato dal Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma del CRA. Questo Centro aggiorna anche il database, consultabile on-line all’indirizzo: www.rgv-politicheagricole-cra.it, con notizie sulle singole accessioni e sulla loro ubicazione. Lo stesso Centro, in collaborazione con l’Unità di Forlì, aggiorna, per quanto possibile, il database con l’elenco e l’origine genetica di tutte le varietà costituite nel mondo, dal 1800 a oggi. I dati e le informazioni riportate nel presente articolo provengono da questo database, che conta oltre 8000 accessioni in elenco
l’approccio applicato dall’uomo per migliorare la specie. È solo all’inizio del secolo scorso, grazie alle prime scoperte dell’ereditarietà dei caratteri, che questa disciplina da casuale è diventata empirica. La selezione dei migliori individui non viene più effettuata su popolazioni ottenute da semi fecondati naturalmente, ma da semi, frutto di incroci controllati, in cui cioè i genitori vengono scelti dal breeder, con lo scopo di riunire in un unico fenotipo i caratteri agronomici e pomologici più interessanti. La prima cultivar di cui si conoscono ufficialmente i parentali è una pesca bianca nominata Spring Grove che è stata ottenuta nel 1830 in Inghilterra da T.A. Knight, uno dei fondatori della società inglese di orticoltura. Gli incroci intervarietali vengono eseguiti durante la fioritura (raccolta del polline, demasculazione, impollinazione). Nel caso si debba ricorrere all’autofecondazione, l’intera pianta o singole branche vengono isolate prima dell’antesi, mediante appositi cappucci o rete a maglia fitta. I semi ottenuti, liberati dalla polpa del frutto, sono posti a germinare con la tecnica della stratificazione e della vernalizzazione, oppure facendo ricorso all’embriocoltura se il genitore materno matura in epoca precoce. I semenzali piantati in campo vengo307
ricerca no selezionati attraverso la valutazione dei caratteri vegetativi e produttivi dell’albero e qualitativi dei frutti (Fase 1). I migliori semenzali individuati dall’insieme delle valutazioni fenotipiche e qualitative dei frutti (peso, consistenza della polpa al penetrometro, residuo secco rifrattometrico e acidità della polpa) verranno innestati e messi a confronto con le varietà (controllo) in appositi campi di confronto varietale (Fase 2). Le selezioni migliori che superano la fase 2 vengono valutate in nuovi campi di terzo livello (Fase 3), costituiti in diversi ambienti, con almeno 8-10 ripetizioni. Anche se la fase giovanile del pesco, cioè il tempo necessario alla fruttificazione della pianta derivata da seme, è molto breve, da 2 a 3 anni, dall’incrocio occorrono almeno 8-10 anni di tempo per ottenere una selezione in avanzata fase di valutazione. Le varietà commerciali di pesco derivano in maggioranza da una ristretta base genetica, sono per lo più autocompatibili e rappre-
Incrocio controllato
• Per l’esecuzione di un incrocio
controllato, si osservano le seguenti fasi, esemplificate nello schema sottostante. Dai fiori allo stadio di palloncino vengono estratte le antere (A) che, opportunamente essiccate, liberano il polline (B), il quale viene trasferito in provette e conservato in frigorifero (C). Con l’uso di apposite pinzette il fiore viene demasculato (D-E) e poi il pistillo viene impollinato (F)
Fasi per l’esecuzione dell’incrocio controllato
A
B
C
D
E
F
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miglioramento genetico Origine e diffusione del pesco Origine e diffusione del pesco
• Come mostrato dalla cartina a lato,
il pesco, originario della Cina, si è diffuso in Occidente attraverso la Persia seguendo le antiche vie del commercio; gli spagnoli introdussero la specie nel Nord America (frecce al centro). Le cultivar attualmente diffuse derivano in gran parte da semi di una sola varietà denominata Chinese Cling, originaria del Sud della Cina e spedita direttamente in USA nel 1850 (freccia in alto). Da questa si ottennero per prime le cultivar Frank, Elberta, Bella di Georgia, Hiley, J.H. Hale ed Early Rose, parentali di molte delle odierne nostre varietà, originarie degli USA, da dove si sono diffuse nelle principali aree (frecce in basso) di coltivazione della specie
sentano solo una piccola parte della diversità genetica di questa specie. Purtroppo la sempre più spinta coltivazione di varietà migliorate per i pochi caratteri di interesse agronomico-pomologico, a discapito del vecchio germoplasma portatore di peculiari caratteri di adattabilità, sta accelerando l’erosione genetica di questa specie, compromessa anche dalla deforestazione e urbanizzazione dei centri di origine.
Foto V. Bellettato
Incrocio interspecifico Una via seguita dai breeder per superare la ristretta base genetica delle varietà commerciali di pesco, in particolare per introdurre caratteri di resistenza a malattie o per ampliare l’adattabilità ambientale, fa ricorso all’incrocio interspecifico, cioè all’incrocio del pesco con altre specie comunque affini e portatrici dei caratteri di interesse. Il pesco è risultato affine a P. ferganensis, P. mira, P. davidiana, P. kansuensis e P. dulcis (mandorlo), con cui produce ibridi fertili. Sono possibili incroci interspecifici anche con ciliegio acido (P. cerasus), albicocco (P. armeniaca), susino cino-giapponese (P. salicina) ed europeo (P. domestica) e mirabolano (P. cerasifera), ma in questo caso la percentuale di allegagione è assai modesta e quasi sempre gli ibridi che si ottengono non sono fertili. Diversi significativi risultati sono stati ottenuti, con questa tecnica, nel miglioramento dei portinnesti, in alcuni casi grazie anche all’ibridazione naturale (GF 677), nell’aumentare la resistenza al freddo invernale delle cultivar (P. kansuensis) e, di recente, nell’introdurre caratteri di resistenza a oidio (P. davidiana), a bolla, ad afide verde e a sharka. 309
ricerca Mutazione Un altro importante strumento per aumentare la variabilità genetica è rappresentato dall’impiego di agenti mutageni, che permettono di incrementare la frequenza con cui compaiono le mutazioni naturali nonché di ottenere caratteri non osservati in natura. Generalmente sono stati impiegati raggi x o gamma su tessuti meristematici, generalmente gemme vegetative, a dosi variabili e tali da permettere l’ottenimento di mutanti, senza compromettere la vitalità del tessuto irraggiato. Questa tecnica, che ha contribuito notevolmente al miglioramento di alcune specie (basti pensare al carattere autofertilità nel ciliegio dolce), non ha portato all’ottenimento di apprezzabili risultati su pesco, tanto che oggi non è più impiegata. Diverse cultivar di pesco si sono, tuttavia, originate per mutazione naturale: il carattere di cui più di frequente viene rilevato il cambiamento è il colore della polpa, sia nella direzione bianco-giallo sia viceversa. La recente cultivar di nettarina a polpa gialla Cristina è una mutazione della cultivar bianca Caldesi 2000. Altre mutazioni naturali riguardano la tomentosità (pesche verso nettarine), la dimensione della foglia, la lunghezza degli internodi ecc. Non tutte le mutazioni sono stabili e trasmissibili geneticamente. Anche se è difficile avere punti di riferimento certi, va segnalata la tendenza, in questi ultimi anni, a un incremento nella comparsa di mutazioni naturali.
Mutazioni gemmarie
• Avvengono a carico dei tessuti
meristematici dell’apice della gemma, costituito da tre diversi strati cellulari: dermatogeno (L1), periblema (L2) e pleorema (L3), ciascuno dei quali origina specifici tessuti. Raramente la mutazione è totale, interessante, cioè, tutti i tessuti meristematici; più spesso è parziale e può interessare un solo strato meristematico (periclinale), un settore di questo strato (mericlinale) o un intero settore dei tre strati (settoriale). Solo le mutazioni totali e periclinali sono stabili, in quanto le cellule mutate non devono competere nella riproduzione con quelle non mutate
Numero di cultivar ottenute per mutazione naturale 80 70
Numero
60 50 40 30 20 10 0
La mutazione a bianca del colore della polpa in questa nettarina è di tipo periclinale e interessa lo strato L2 in quanto il colore giallo originale è rimasto invariato nello strato L1 da cui si origina lo spicchio di polpa in prossimità della linea di sutura. Una mutazione periclinale dello strato L2 è trasmissibile geneticamente in quanto interessa anche i gameti
1900 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 Decennio
Apporto delle biotecnologie La notevole importanza economica che riveste questa specie, la sua autocompatibilità che permette lo sviluppo di progenie per autofecondazione e la breve fase giovanile, che porta alla fruttificazione già al secondo anno dalla messa a dimora, hanno portato al suo utilizzo come modello non solo nella genetica tradizionale, ma anche nelle biotecnologie e nella genomica. Le nuove tecni310
miglioramento genetico che di biologia molecolare stanno profondamente modificando l’approccio scientifico degli studi di segregazione dei caratteri genetici in una popolazione. Le indagini, condotte con l’osservazione dei caratteri morfologici espressi dal fenotipo, potranno essere effettuate, a livello di DNA, direttamente sul genotipo superando il problema delle interazioni ambientali cui è soggetto il fenotipo e quello dell’attesa della presenza del carattere oggetto di studio, almeno tre anni nel caso del frutto. La costruzione di mappe genomiche e l’individuazione di marcatori molecolari strettamente associati a caratteri di interesse agronomico possono consentire la selezione assistita da marcatori (Marker Assisted Selection, MAS) di semenzali ottenuti da incrocio. D’altra parte, le tecniche di biologia molecolare hanno modificato anche l’approccio agli studi del metabolismo fisiologico delle piante: infatti, oltre alle indagini biochimiche effettuate, finora, sui prodotti del processo metabolico (enzimi, vitamine, proteine), è possibile svolgere indagini molecolari che consentono di individuare i singoli geni che si attivano o si disattivano in ogni singolo momento del processo metabolico. Coltura in vitro Se l’embriocoltura, cioè la coltivazione di embrioni in vitro, è largamente impiegata nel miglioramento genetico, principalmente per la coltivazione di embrioni immaturi, ottenuti da cultivar a maturazione precoce o extraprecoce, altrettanto non si può dire per le tecniche di coltura in vitro più recenti. In particolare la rigenerazione attraverso organogenesi da tessuto somatico, anche se è stata ottenuta in qualche esperimento, è ancora lontana dall’essere considerata una pratica di routine: i diversi positivi risultati segnalati, infatti, non hanno, al momento, portato alle messa a punto di una valida tecnica riproducibile di rigenerazione. La possibilità di rigenerare piante di pesco da tessuto zigotico embrionale può
L’embriocoltura, tecnica indispensabile per allevare embrioni immaturi, continua a essere allo studio per migliorarne le rese e ampliarne l’applicazione
Foto S. Monticelli e A. Gentile
Rigenerazione da sezioni di asse embrionale allungato da seme maturo di pesco Nemaguard
Germinazione tradizionale dei semi in substrato di perlite: a questo stadio è necessario eseguire il trapianto in terreno di coltura
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ricerca servire efficacemente per la messa a punto di sistemi di trasformazione genica, ma perde gran parte della propria funzionalità perché il genotipo ottenuto, derivato da cellule zigotiche, è unico e non un clone del genitore, come si vorrebbe.
Come si trasforma una pianta
• Isolamento del gene di interesse • Clonazione del gene e preparazione
Trasformazione genetica È una tecnica di miglioramento genetico recente, che può essere particolarmente utile per aumentare la resistenza agli stress biotici e abiotici e migliorare la qualità dei frutti. La trasformazione genetica include il trasferimento del gene desiderato (sequenza di DNA) in alcune cellule e la rigenerazione della pianta dalle cellule trasformate con l’impiego della coltura in vitro. L’individuo transgenico che si ottiene viene definito organismo geneticamente modificato (OGM). La possibilità di ottenere una pianta transgenica è subordinata, dunque, al successo di entrambe le fasi di trasformazione e di rigenerazione. Il pesco, come la maggior parte delle specie appartenenti al genere Prunus, è recalcitrante sia alla trasformazione sia alla rigenerazione. Al di là dei ragionevoli dubbi sull’impiego delle piante geneticamente modificate, un’efficiente metodologia di trasformazione del germoplasma del pesco potrebbe essere di grande beneficio per il miglioramento genetico di questa specie, che registra un rinnovo varietale molto spinto (una cultivar, dal punto di vista dello sfruttamento commerciale, non dura più di 10-12 anni).
del vettore di trasferimento (plasmide)
• Inserimento mediante metodo diretto
(metodo biolistico) o mediato da Agrobacterium tumefaciens del costrutto genico (DNA: gene regolatore, gene di interesse e gene marcatore) nelle cellule vegetali
• Selezione in vitro delle cellule
trasformate e rigenerazione della pianta
• Il giudizio complessivo su un clone
trasgenico non può prescindere dalla sua valutazione in serra o in pieno campo per una corretta valutazione dei possibili benefici agronomici e produttivi, nonché dei rischi biologici
Mappe genomiche Le mappe genomiche sono una rappresentazione dell’ordine dei geni lungo i singoli cromosomi e delle relative distanze tra i loci espresse come unità di ricombinazione. Queste, in quanto tali, rappresentano il punto di partenza per la localizzazione dei geni responsabili dei caratteri di interesse. Anche se le mappe prodotte per il pesco sono state molto numerose, dopo la prima del 1994, la comunità scientifica che si occupa di questa specie ha adottato quella messa a punto sulla popolazione ibrida di mandorlo (cultivar Texas) incrociata con pesco (cultivar Earlygold). La disponibilità di questa mappa di riferimento ha reso possibile la localizzazione di 22 loci che controllano caratteri monogenici (su pesco, a oggi, ne sono stati descritti più di 50) e 28 QTL (Quantitative Trait Loci), cioè regioni del DNA che controllano caratteri poligenici (epoca di fioritura e di maturazione, qualità dei frutti, resistenza a bolla, oidio, nematodi ecc.). Al fine di individuare marcatori molecolari utili per la MAS possono essere impiegate altre strategie che non richiedono la messa a punto di una mappa specifica di localizzazione del gene, ma si basano sulla Bulk segregation analysis, ossia sull’analisi molecolare di gruppi di genotipi (bulk) che si differenziano per il carattere di interesse (polpa bianca o gialla, presenza o assenza di tomento, polpa fondente o stony hard ecc). L’identificazione di marcatori associati ai geni di interesse permetterà al breeder di
Foto CSO
312
miglioramento genetico fare uno screening precoce (quando i semenzali hanno poche foglioline) nelle progenie degli incroci realizzati e scartare tutti i semenzali che non presentano i caratteri che si intende selezionare. Questo approccio permetterà di diminuire il numero di semenzali da portare a fruttificazione per la valutazione di campo e di accelerare il progresso della selezione a ogni generazione d’incrocio. Nonostante queste conoscenze, ancora pochi sono gli esempi di applicazione pratica di queste metodologie di selezione, che fanno principalmente riferimento alla resistenza ai nematodi. Questo è indubbiamente dovuto al fatto che le differenze fra i più importanti caratteri di interesse (epoca di maturazione, caratteristiche qualitative, produttività, adattabilità ambientale ecc.) sono ereditate quantitativamente e maggiori conoscenze nel numero, posizione in mappa ed effetto di questi QTL sono necessarie prima che la MAS possa essere impiegata come metodologia di routine per la selezione nei programmi di miglioramento genetico. L’esigenza che si è andata definendo in questi anni è quella di ottenere mappe ad alta risoluzione (mappe fini) sia in termini di saturazione con l’aggiunta di nuovi marcatori (AFLP, SSR, SNP) e con l’aumento della numerosità della popolazione segregante, sia in termini di definizione della distanza fisica tra marcatore e carattere di interesse. In quest’ultimo caso si parla di mappa fisica, costituita da marcatori o regioni fisicamente identificabili del DNA e costruita senza l’analisi della ricombinazione genetica. Una mappa fisica rappresenta l’intero genoma di una specie e viene ottenuta in base a precise indicazioni relative alle distanze fisiche reali dei geni sul filamento di DNA che forma il cromosoma (a differenza delle mappe genetiche o molecolari, le cui informazioni sulla localizzazione dei geni utili sono ottenute in termini probabilistici). La disponibilità di mappe fini e di mappe fisiche costituirà il punto di partenza per l’applicazione di diverse strategie per l’individuazione, il sequenziamento e il clonaggio di geni interessanti.
Analisi di segregazione
• Lo schema sottostante mostra
un’analisi di segregazione del carattere tomentosità dell’epidermide e di due ipotetici marcatori molecolari M1 ed M2 nella popolazione ottenuta per autofecondazione di un F1 di pesco x nettarina. L’analisi dei 16 individui della progenie permette di verificare che il marcatore M1 segrega in maniera indipendente dalla tomentosità dell’epidermide, mentre il marcatore M2 co-segrega con l’allele presenza di tomento della buccia (G). Il marcatore M2 permette pertanto di conoscere il frutto che produrrà il semenzale quando inizierà a fruttificare
Esempio di analisi della segregazione
× Progenie
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Tipo M1 M2
313
11
12
13
14
15
16
ricerca Controllo genetico dei principali caratteri Caratteri qualitativi Molti caratteri sono qualitativi, cioè monogenici e, pertanto, sotto controllo genetico mendeliano, tanto che tutte le leggi di Mendel potrebbero essere validamente spiegate prendendo come esempio alcuni caratteri di questa specie. Quelli più noti a dominanza completa sono la presenza della buccia tomentosa (pesca) dominante sulla glabra (nettarina), la polpa bianca dominante sulla gialla, la forma piatta dominante sulla rotonda, il sapore subacido dominante sull’acido ecc. Altri caratteri presentano dominanza incompleta, generano cioè fenotipi con caratteri intermedi rispetto ai due genitori: per esempio l’habitus assurgente si ottiene dall’incrocio dei due codominanti standard e colonnare, mentre le glandole fogliari globose si ottengono dall’incrocio di cultivar che presentano glandole reniformi con cultivar con assenza di glandole. La maggior parte di questi caratteri quantitativi è indipendente. Diverso è il caso del carattere polpa non fondente (carattere mendeliano recessivo), che si trasmette sempre associato al carattere “aderenza della polpa al nocciolo” (recessivo rispetto alla spicca). In alternativa alla teoria di associazione dei due caratteri, che si ipotizzano collocati su due locus molto vicini e quindi ereditati sempre assieme, è stata più di recente formulata la teoria per cui responsabile dei due caratteri è un unico locus con tre forme alleliche (F/f/fl). Con questo scenario la presenza dell’allele dominante F determinerà sempre varietà con polpa spicca e fondente,
Caratteri qualitativi e associazione ai linkage group cromosomici nel genoma aploide del pesco Fenotipo (genotipo)
Linkage group
Albero
Colonnare o pillar (brbr)
G2
Compatto (Ct_)
n.n.
Nano (dwdw)
G6
Piangente (plpl)
n.n.
Sempreverde (evgevg)
G1
Deficenza di antocianine (anan)
n.n.
Resistenza a malattie Nematode M. javanica (Mj1_; Mj2_)
n.n.
Nematode galligeno (Mi_)
G2
Afide verde (Rm1_)
n.n.
Foglie
Glandole: reniformi (EE), globose (Ee), assenti (ee)
G7
Colore: rosso (GrGr), ramato (Grgr), verde (grgr)
G6-G8
Forma: stretta (Nl_), ampia (nlnl)
G6
Analisi di segregazione del carattere tomentosità dell’epidermide
Fiore Tipo: campanulaceo (Sh_), rosaceo (shsh)
n.n.
Doppio (d1d1)
G2
Petali rossi (rr)
n.n.
Androsterilità (psps)
G6
Nettarina omozigote recessiva
Frutto
Polpa: bianca (Y_), gialla (yy)
G1
Tipo: pesca (G_), nettarina (gg)
G5
Forma: piatta (S_), tonda (ss)
G6
Polpa: fondente spicca (F_), fondente aderente (flfl), non fondente aderente (FlFl)
G4
Stony Hard (hdhd)
n.n.
Bassa acidità (D_)
G7
Nettarina omozigote dominante
× Frutto tomentoso
F1
F2 (autofecondazione) Frutti tomentosi
314
Frutto non tomentoso
miglioramento genetico mentre la presenza dei due alleli flfl originerà una polpa non fondente e aderente. Questa teoria, formulata da Monet nel 1989, ha ricevuto conferme anche in recenti indagini biomolecolari. Dei più importanti caratteri semplici è stata individuata la posizione sul proprio linkage group, ossia sul proprio cromosoma putativo.
Foto CSO
Caratteri quantitativi I caratteri quantitativi, cioè quelli che presentano una variabilità continua nella loro espressione (quali per es. produttività, pezzatura dei frutti, sovraccolore della buccia, contenuto zuccherino), sono tutti poligenici, cioè controllati dall’espressione di più geni a effetto additivo, pleiotropico ed epistatico e sono influenzati, nella loro espressione, dall’ambiente di coltivazione. Fino a pochi anni fa, si conoscevano solo le stime dell’ereditabilità con valori non sempre concordanti nei diversi studi intrapresi e variabili a seconda dei parentali impiegati. Il carattere più studiato è l’epoca di maturazione, per l’importanza che riveste, ma anche per la sua facilità di misurazione, a confronto per esempio con il grado di resistenza a una specifica malattia. Questo carattere è risultato, in uno studio di Hansche, quello con la più alta stima di ereditarietà (h2 = 0,84), anche se altri autori ne hanno evidenziato l’interazione con altri caratteri, quali per esempio il fabbisogno in freddo invernale, o hanno messo in evidenza una gerarchia di influenza nell’ambito dei geni coinvolti distinguendo “major e minor genes”.
Frequenza %
La tomentosità della buccia è un esempio di carattere qualitativo a dominanza completa
18 16 14 12 10 8 6 4 2 0
6
8
10
12
14
18
16
20
RSR, % Suncrest
Big Top
Andross
Variazioni del contenuto di zuccheri misurate su tutti i frutti della pianta
Caratteri quantitativi
• I caratteri quantitativi presentano una
variabilità continua anche se misurati in una sola varietà. Le curve di frequenza del grafico riportano le variazioni del carattere quantitativo “contenuto di zuccheri” misurate su tutti i frutti di una pianta di tre distinte cultivar di pesco. Il diverso andamento delle curve a campana testimonia, a parità di media, la più ampia variabilità nel contenuto zuccherino di Big Top rispetto a Suncrest e Andross
Particolare di foglie e frutti di un mutante a foglia stretta individuato presso l’Unità di ricerca per la Frutticoltura di Forlì del CRA. La mutazione determina anche un anticipo nella maturazione dei frutti, che nello stesso momento risultano più grossi e più colorati rispetto a quelli provenienti dalla parte non mutata dell’albero
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ricerca Epoca e intensità di fioritura, dimensioni del frutto e contenuto in solidi solubili presentano, nel complesso, buona ereditarietà, mentre per gli altri caratteri la probabilità di essere trasferiti nella progenie è più bassa. Anche se, come è stato visto, di diversi caratteri quantitativi sono stati individuati marcatori QTL, maggiori conoscenze sul numero, effetto e posizione in mappa di questi sono necessarie prima che l’azione di marcatura, che questi esercitano, possa essere efficientemente impiegata e integrata nel processo di selezione. Grandi aspettative sono riposte in questi studi, perché i più importanti caratteri di interesse nel miglioramento genetico sono ereditati quantitativamente. Obiettivi del miglioramento genetico delle cultivar Tipologie del frutto Nel pesco molti programmi mirano alla differenziazione della tipologia dei frutti, con importanti risultati già acquisiti e interessanti prospettive. A fianco delle cinque categorie commerciali ormai consolidate (pesche e nettarine gialle e bianche e percoche), sono disponibili pesche e nettarine di forma piatta, pesche e nettarine di sapore subacido, di gusto miele, a polpa sanguigna, nettarine deantocianiche e pesche con polpa molto soda e buccia depigmentata (serie Ghiaccio). Sapore. Molti sono i fattori responsabili dell’espressione del sapore e degli aromi della polpa (consistenza, succosità, composti volatili), ma il contenuto in acidi organici e zuccheri e il loro rapporto possiedono certamente il peso maggiore. Nel pesco esistono ampie variabilità per questi parametri e ciò determina la possibilità di selezionare per le combinazioni desiderate. Essendo però la valutazione del sapore un carattere molto soggettivo, il risultato della selezione è legato all’operatore che la svolge, non essendo ancora oggi disponibili dei marcatori QTL per i diversi fattori che controllano l’espressione delle caratteristiche organolettiche. I tradizionali parametri analitici sono importanti, ma ovviamente la loro determinazione risulta molto costosa, soprattutto per motivi di tempo, quando la si voglia applicare, per esempio, a numerose popolazioni di semenzali. Dall’interazione fra il contenuto in acidi e zuccheri si determina il peculiare sapore dei frutti, che, sulla base del loro rapporto, viene distinto in acido, equilibrato e subacido. Le pesche e le nettarine subacide presentano bassa acidità (inferiore a 50-60 meq/l e pH uguale o superiore a 4,0); per contro, le acide presentano valori elevati di acidità (generalmente superiore ai 120 meq/l e pH inferiore a 3,5). L’ereditarietà del carattere “acidità” non è ancora pienamente chiarita; alcuni studi hanno portato alla conclusione che si tratti di un carattere qualitativo, monogenico, dove la bassa acidità è
Varietà di colori, forme e tipologie nelle nettarine
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miglioramento genetico dominante su quella alta. Autofecondando le due pesche subacide Robin e Redwing, Monet riscontrò che la bassa acidità veniva controllata da un unico gene dominante (D_), il cui effetto era la netta riduzione dell’accumulo di acido malico. Di contro, dall’incrocio di cultivar ad acidità normale, Ryugo e Davis dimostrarono che, nelle progenie, i valori di acidità del frutto variavano in maniera continua, come avviene per i caratteri quantitativi, confermando quanto precedentemente affermato da altri autori. Non c’è dubbio che, indipendentemente dalla presenza di un gene dominante, l’espressione dell’acidità del frutto sia influenzata anche da geni ad azione additiva. Va, inoltre, evidenziato che i fenotipi subacidi non sono distinguibili per l’aspetto esteriore, ma solo analiticamente o all’assaggio, per cui c’è il rischio che la pratica della mescolanza varietale (molto diffusa in commercio) porti alla formazione di partite uniformi solo esteriormente, con conseguenze negative a motivo della disomogeneità al gusto. All’interno dei molti genotipi low acid oggi disponibili, esiste una grande variabilità di qualità gustativa indotta soprattutto dal contenuto zuccherino. Da esperienze ormai consolidate pare accertato che un indice rifrattometrico di 10-12 sia il minimo accettabile, al di sotto del quale il gusto risulta inaccettabilmente insipido, mentre nel fenotipo normale un giusto rapporto acidi/zuccheri può anche far tollerare un più basso indice rifrattometrico. Polpa (colore e tipo). Il colore della polpa è uno dei più noti criteri commerciali per la classificazione delle pesche/nettarine a causa della facilità di distinzione delle uniche due categorie: bianco o giallo. Le bianche sono apprezzate per il loro peculiare aroma e sapore, anche se molte delle cultivar diffuse sono scalari nella maturazione, di scarsa tenuta in pianta, con polpa poco soda e altamente suscettibile ad ammaccature e imbrunimenti, quindi commercialmente poco competitive con le gialle. Per questo, di-
Varietà di colori, forme e tipologie nelle pesche
1 set
26 ago
20 ago
14 ago
8 ago
2 ago
27 lug
Maturazione di Diamond Ray
21 lug
15 lug
9 lug
Maturazione di Big Top
3 lug
14 12 10 8 6 4 2 0
27 giu
Semenziali %
Distribuzione per epoca di maturazione di una popolazione F1 Diamond Ray x Big Top a confronto con i genitori
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ricerca versi programmi sono finalizzati a migliorare i citati difetti tipici delle “bianche tradizionali” preservandone l’unicità gustativa. Data la natura poligenica di molti dei caratteri qualitativi da preservare (aroma, serbevolezza) e da migliorare nelle pesche bianche tradizionali, vengono generalmente impiegati schemi di selezione ricorrente utilizzando, negli incroci, i fenotipi nei quali i suddetti caratteri sono espressi al meglio. Oltre al colore, la polpa si differenzia notevolmente in base alla tessitura; si distinguono tre fenotipi principali: la polpa fondente e la non fondente, descritte già nel 1932, e la stony hard. La quasi totalità di pesche e nettarine commercializzate nel mondo per il consumo fresco è caratterizzata dalla polpa fondente. In questi frutti, il processo di intenerimento della polpa, che accompagna la maturazione, avviene in due fasi: nella prima fase, la consistenza diminuisce lentamente e progressivamente; nella seconda, molto rapidamente. Questa seconda fase è la cosidetta fase di melting (intenerimento, scioglimento), completata la quale i frutti raggiungono l’optimum qualitativo ma, essendo la loro consistenza molto bassa (≤13 N =1,3 kg circa), sono altamente suscettibili di danni fisici e si conservano per pochi giorni. Dal punto di vista biochimico è stato dimostrato che, nel corso del processo di maturazione, nei frutti avviene un incremento dell’attività delle endopoligalatturonasi, lento nella prima fase ed elevato nella fase di melting. Questi enzimi sono responsabili della rapida degradazione della parete cellulare. L’impegno del miglioramento genetico per incrementare la consistenza dei genotipi fondenti ha prodotto apprezzabili risultati e ha notevolmente prolungato il periodo di commercializzazione dei frutti. La consistenza delle recenti cultivar di pesco Rich Lady, Vistarich, Diamond Ray ecc. o della nettarina Big Top è decisamente superiore rispetto allo standard del recente passato (Redhaven, Glohaven, Independence). In quelle stesse cultivar, purtroppo, la precoce comparsa del sovraccolore, che ormai ricopre quasi interamente il frutto, e di un’idonea pezzatura inducono il frutticoltore ad anticipare eccessivamente la raccolta; questo impedisce, di fatto, l’acquisizione dei requisiti di buona qualità organolettica e gustativa al momento del consumo ed è una delle cause della disaffezione del consumatore, spesso deluso dalla mediocre qualità del prodotto acquistato. La polpa non fondente è tipica di un raggruppamento di pesche, denominate percoche, i cui frutti sono utilizzati dall’industria di trasformazione per l’ottenimento di frutta sciroppata. Poiché le endopoligalatturonasi non vengono sintetizzate durante la maturazione, le percoche non hanno la fase di melting, per cui rimangono consistenti e mantengono la loro forma anche dopo il processo di sciroppatura, che avviene ad alte temperature.
Miglioramento genetico e caratteristiche della polpa
• L’interesse dei breeder è prevalentemente rivolto a sviluppare cultivar che producono frutti con polpa non fondente. Ciò trova ragione nella possibilità di raccogliere a uno stadio ottimale di maturazione, con tutte le componenti aromatiche espresse, e mantenere un’elevata consistenza più a lungo rispetto alle tradizionali fondenti
Aliblanca
Alipersiè
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miglioramento genetico Queste differenze a livello genetico possono essere causate, a seconda della cultivar, o da una mancata formazione dell’enzima per errata traduzione dell’RNA o per mancanza del gene che ne codifica la sintesi. Sebbene alcuni mercati apprezzino le percoche per il consumo fresco, queste sono tradizionalmente coltivate per l’industria, che ha fortemente contribuito a delineare le caratteristiche da perseguire nel processo di selezione genetica di questa categoria di frutto. Esse non presentano, pertanto, pigmentazione rossa, né nella buccia né all’interno della polpa, hanno valori di acidità non molto elevata, aroma peculiare e non formano composti sgradevoli durante il processo di sciroppatura. Diversi progetti di miglioramento genetico hanno l’obiettivo di sviluppare pesche e nettarine a polpa non fondente, ma con colore, sapore, aroma tipici dei frutti per il consumo fresco. Cultivar con queste caratteristiche sono state introdotte recentemente sia da breeder privati (Bradford & Bradford, Le Grand, California), che hanno prodotto le cultivar Crown Princess e Crimson Lady, sia da istituzioni pubbliche, in particolare l’Università della Florida, che ha introdotto UFGold, UFQueen, UF2000, Gulfprince, UFO e la recente UFSun, tutte cultivar a basso fabbisogno in freddo. L’aderenza della polpa al nocciolo trasmessa alla progenie dalle percoche, presente in tutte le cultivar licenziate e in tutto il materiale in avanzata fase di valutazione, non costituisce in genere un problema commerciale di rilievo: l’assenza di spazio libero tra polpa e nocciolo, al contrario, rallenterebbe la disidratazione della polpa, ne manterrebbe la serbevolezza anche dopo prolungata frigoconservazione e contrasterebbe il fenomeno della “scatolatura”. Un possibile inconveniente di tali cultivar è che, con l’avan-
Foto CSO
Alcune cultivar di recente introduzione, come Diamond Ray, hanno ottime caratteristiche di consistenza
Colorazione delle pesche
• Indipendentemente dal colore di
base della polpa (bianca o gialla), nel pesco sono presenti fenotipi con un’estesa presenza di antocianine che conferiscono una colorazione rossa (sanguigna). L’espressione di questo carattere, che si è dimostrato recessivo, si manifesta precocemente, già 45-50 giorni dopo la fioritura, ed è associata a una riduzione di vigore dell’albero e alla formazione di foglie con la nervatura centrale rossa
Pesche con elevata presenza di antocianine nella polpa Nettarine con elevata presenza di antocianine
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ricerca zare della senescenza del frutto, possono comparire caratteri negativi come la consistenza gommosa e il retrogusto astringente, amaro, fermentato, tipico della percoca sovramatura. La terza tipologia di polpa definita stony hard, ossia consistente come un sasso, è più nuova, almeno per il consumatore occidentale, rispetto alle altre due. Il gene che controlla questo carattere è stato descritto, per la prima volta, da Yoshida nel 1976: è monogenico recessivo (hdhd) e da esso dipende la caratteristica polpa molto soda e croccante. Solo di recente questa tipologia di polpa, presente in poche accessioni, è stata oggetto di studio, con informazioni non sempre coerenti a motivo di errori di attribuzione di cultivar non stony hard a questa categoria. Non facile è, infatti, l’identificazione di un genotipo stony hard sulla base di valutazioni soggettive del fenotipo, i cui frutti sembrano differenziarsi dagli altri per l’elevato contenuto di pectine insolubili della parete cellulare e la mancata (o scarsissima) produzione, durante il processo di maturazione, di etilene, gas responsabile dell’attivazione di alcuni enzimi che concorrono al processo di rammollimento della polpa. Il limite maggiore all’impiego immediato delle varietà stony hard, attualmente in commercio, sta nelle modeste caratteristiche estetiche (dimensioni, scarso sovraccolore ecc.) e nel sapore subacido, non sempre apprezzato dal consumatore italiano ed europeo. Poiché è stato dimostrato che non esiste associazione tra questi caratteri, la possibilità di ottenere cultivar stony hard con caratteristiche estetiche e organolettiche eccellenti sembra di facile portata. A questa tipologia di polpa vanno ascritte anche le cultivar della serie Ghiaccio recentemente licenziate. I Costitutori non esplicitano la presenza di questo carattere, ma l’origine genetica (libere impollinazioni della cv stony hard Yumyeong) e le caratteristiche che accomunano le accessioni di questa serie (elevata tenuta in pianta, prolungata conservazione in frigorifero, polpa molto consistente) fanno ritenere che siano dotate del gene SH. Proponendo le pesche Ghiaccio, i Costitutori hanno dichiarato l’intento di creare una nuova linea di pesche ben distinguibile da quelle tradizionali (colore dell’epidermide bianco-crema, assenza di sovraccolore, contenuto zuccherino elevato e sapore subacido), ampliare il panorama dell’offerta e fornire al consumatore nuove possibilità di scelta.
Ghiaccio 1
Cultivar Ghiaccio 1
• Ghiaccio 1 è una recente cultivar
dal programma di miglioramento genetico del Centro di ricerca per la Frutticoltura di Roma. Caratteristiche comuni dei frutti di questa serie sono: la lunga tenuta di maturazione in pianta, anche fino a 20-25 giorni, l’elevata consistenza della polpa, il sapore subacido e la totale assenza di pigmentazione del frutto. Questi caratteri sono derivati dal genitore Yumyeong portatore sia del carattere stony hard in forma omozigote (hdhd) sia del carattere deficienza in antocianine in forma eterozigote (Anan)
Aspetto (forma e colore). È sicuramente il primo criterio che guida il consumatore nella scelta del frutto in quanto gli attributi visivi sono gli unici che lo possono guidare nella scelta. Purtroppo, tranne in pochi casi, l’aspetto del frutto non è correlato agli attributi qualitativi intrinseci; il consumatore, a differenza di quello che accade in altre specie (in melo e pero le caratteristiche organolettiche sono facilmente associabili alla varietà) non è in grado di associare il sapore all’attributo visivo. 320
miglioramento genetico Sicuramente il turnover molto rapido, che ha portato alla diffusione di cultivar di eccellenti livelli nella qualità visiva, contribuisce ad accrescere il problema. Nel lavoro di miglioramento genetico occorre un’intensa attività di selezione ricorrente per poter ottenere un’elevata espressione sia dei caratteri estetici sia di quelli intrinseci in un unico genotipo, trattandosi nella maggior parte dei casi di caratteri a ereditarietà quantitativa. La presenza di una brillante ed estesa colorazione rossa è un carattere che contribuisce in misura determinante a rendere attraenti pesche e nettarine; per questo un alto livello di sovraccolore rosso è un carattere ricercato nella maggior parte dei programmi di breeding in atto sul pesco. Diverse ricerche sono state pubblicate sull’espressione e sull’ereditarietà del sovraccolore rosso: tutte concludono che questo carattere è sotto il controllo poligenico. Recentemente (2003) è stato presentato un lavoro che illustra la presenza di un gene qualitativo che controlla la produzione di antocianine nell’epidermide dei frutti. Quando questo gene non si manifesta (omozigote recessivo), i frutti allo stadio di maturazione commerciale risultano completamente sovraccolorati di rosso, anche alla cavità peduncolare e nelle zone dei frutti ombreggiate da foglie. Benché il carattere sia ritenuto molto importante nello sviluppo di cultivar di pesco e nettarine totalmente sovraccolorate per il mercato fresco, a questa prima comunicazione non sono seguite ulteriori conferme. Oggi l’apprezzamento per una nuova cultivar tradizionale di pesco passa per una forma regolare e simmetrica, tendenzialmente rotonda o rotondo-oblata per le pesche, preferibilmente rotondo-oblunga per le nettarine, possibilmente senza la formazione di un apice appuntito (carattere legato principalmente alle cultivar a maturazione precoce provenienti dagli ambienti meridionali più caldi). Accanto a queste forme tradizionali, stanno iniziando a comparire le pesche piatte caratterizzate da un insolito aspetto del frutto, che si presenta schiacciato ai poli e di conseguenza di pratico consumo (simile al sandwich) e di facile imballaggio e trasporto. Il carattere forma piatta del frutto è monogenico e dominante su quella rotonda e deve la sua recente valorizzazione non solo al particolare aspetto, ma anche al fatto che, nel materiale attualmente diffuso, è associato a caratteristiche organolettiche particolarmente apprezzate dal consumatore. I programmi di miglioramento genetico usano spesso come parentali una serie di cultivar cinesi (Pantao) e la cultivar americana Stark Saturn a polpa bianca, che risulta eterozigote per la forma, per la presenza di tomento e per il colore della polpa.
Albero di pesco e particolare del fiore di un semenzale portatore del carattere assenza di antocianine (ww). I fiori sono completamente bianchi con ricettacolo e sepali verdi e stami gialli. I germogli rimangono verdi anche dopo la lignificazione e il frutto è giallo senza alcuna pigmentazione rossa
La forma rotonda, tendenzialmente oblata, e l’estesa sovraccolorazione rosso brillante sono caratteri particolarmente attraenti per il consumatore
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ricerca Ampliamento del calendario di maturazione. Benché non ci sia nessuna relazione tra epoca di fioritura e di maturazione, l’intertempo tra i due eventi, corrispondente al periodo di sviluppo del frutto (FDP), può essere assunto come valido indice per definire, in maniera universale, l’epoca di maturazione di una cultivar. Il miglioramento genetico ha contribuito grandemente ad ampliare il calendario di maturazione della specie. Se in origine, nei cloni selvatici, la maturazione era concentrata in un massimo di tre mesi (da 120 a 210 FDP), oggi disponiamo di cultivar che coprono un intervallo che si estende dal periodo precocissimo (55-60 FDP) fino al molto tardivo (250-270 FDP). Se, inoltre, consideriamo la possibilità di integrare le zone produttive dei due emisferi, possiamo pensare alla disponibilità e quindi al consumo continuativo di pesche per tutto l’anno e, pertanto, di aver raggiunto il traguardo di una completa destagionalizzazione della coltura. Il valore commerciale di una nuova cultivar, specialmente nel periodo precoce, ha fatto sì che l’obiettivo dell’ampliamento del calendario di maturazione fosse quello più sviluppato da tutti i programmi di breeding. Benché il periodo di sviluppo del frutto sia un carattere quantitativo, diverse ricerche hanno evidenziato anche la presenza di pochi geni con un effetto più pronunciato. Nella valutazione dell’epoca di maturazione di ampie progenie, ottenute da parentali molto distanti per questo carattere, si osservano spesso delle distribuzioni bi o trimodali, le cui curve sono comprese nell’arco di maturazione dei due genitori, ma anche con semenzali più precoci o più tardivi. Inoltre, alcuni mutanti conosciuti di cultivar commerciali sono nettamente distinti nell’epoca di maturazione dalla cultivar di origine.
Pesca piatta
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miglioramento genetico Resistenza a stress biotici Monilia. Il principale problema fitosanitario della peschicoltura, in ambienti caratterizzati da elevata umidità e piovosità in concomitanza con la maturazione (Italia settentrionale più di quella meridionale), è il marciume dei frutti causato da Monilinia spp. La diffusione, negli ambienti della Pianura Padana, di varietà a maturazione tardiva, se da un lato ha permesso di ampliare il calendario di raccolta e commercializzazione, dall’altro ha contribuito all’aumento del rischio di danni da monilia in quanto dalla seconda metà di agosto, sia per l’intensità della rugiada sia per la maggiore probabilità che si verifichino eventi piovosi, la bagnatura dell’albero risulta più prolungata. Nel germoplasma di pesco non esistono individui completamente resistenti, ma solo tolleranti, come la percoca Bolinha, e alcune varietà di origine messicana e orientale. Diversi autori italiani hanno individuato cultivar con una discreta tolleranza al patogeno e una buona attitudine combinatoria per questo carattere, che sono state utilizzate come genitori negli incroci intervarietali. Diversi meccanismi fisici e chimici sembrano coinvolti nel determinare la resistenza alla monilia: una spessa cuticola, cellule molto compatte, una fitta presenza di tricomi e un alto contenuto di polifenoli sia nella polpa sia nell’epidermide. Recenti studi effettuati sulla cultivar resistente Bolinha hanno individuato, altresì, l’importanza dell’acido clorogenico nel determinismo della resistenza; infatti, il contenuto nella polpa di questo acido è risultato correlato negativamente al diametro della lesione misurata nei frutti inoculati. Va comunque evidenziato che la concentrazione di questo polifenolo è elevata nei frutti immaturi e diminuisce nel processo Foto R. Angelini
Risultato di un test di valutazione della suscettibilità dei frutti a monilia: entrambi i cloni sono stati inoculati sull’epidermide del frutto mediante deposizione di una sospensione conidica del fungo. Il clone in alto risulta tollerante, quello in basso altamente suscettibile
La monilia si evidenzia in particolare sui frutti nella fase finale della distribuzione e a casa dei consumatori, con tacche brunastre le quali, a temperatura ambiente, si ricoprono di muffosità bianco-grigiastra
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ricerca di maturazione del frutto, che diventa più sensibile agli attacchi del fungo. Una volta note le basi genetiche di tale resistenza e avendo a disposizione parentali con un diverso grado di suscettibilità, si potrà affrontare il problema dell’individuazione delle basi molecolari di tale resistenza, al fine di una messa a punto di criteri di selezione più efficaci. La sola inoculazione in laboratorio, infatti, non ha sempre fornito risultati univoci e non sempre concordi con le valutazioni di campo. Bolla. Una tra le più gravi e ricorrenti malattie fungine del pesco è la bolla, che incide sulla produttività della pianta e deprezza fortemente il frutto malformato. Le conoscenze genetiche sulle modalità di trasmissione della resistenza a questo patogeno sono limitate e discordanti: alcuni studiosi sostengono che la resistenza sia a ereditarietà polifattoriale, mentre autori italiani hanno individuato fonti di resistenza di tipo monogenico dominante.
Diverse reazioni della lamina fogliare all’infezione da bolla (Taphrina deformans). La reazione di ipersensibilità (a sinistra) viene utilizzata nel breeding per la costituzione di germoplasma resistente
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
La proliferazione disordinata dei tessuti meristematici causa deformazioni irregolari sulle foglie, sui germogli, fino a interessare i frutti sui quali, nei casi più gravi, si formano le tipiche escrescenze
Nei programmi di miglioramento genetico italiani si è partiti dall’utilizzo di genotipi tolleranti, come la selezione “PC 408” dell’Istituto Sperimentale per la Frutticoltura di Roma, presto abbandonata per la produzione di frutti di tipo selvatico, a favore della cultivar di pesco a polpa bianca Cesarini o di progenie da essa ottenute, decisamente più interessanti sotto il profilo qualitativo. La resistenza di questo germoplasma si manifesta con una reazione di ipersensibilità, che finisce per circoscrivere la malattia a una limitatissima parte della lamina fogliare, che dissecca, isolando il patogeno. Tre selezioni, ottenute dal Dipartimento di Ortoflorofrutticoltura dell’Università di Firenze, dopo due cicli di autofecondazione di Cesarini, sono interessanti perché associano alla resistenza a bolla anche quella a batteriosi (Xanthomonas campestris pv. pruni) e a buone caratteristiche pomologiche ed elevata e costante produttività.
Il lembo fogliare colpito da bolla assume un aspetto brillante, spesso rosso, in conseguenza delle modificazioni morfologiche dei tessuti colpiti
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miglioramento genetico Oidio. Diverse sono le fonti di resistenza all’oidio disponibili per il pesco, ma nessuna è stata finora inclusa nelle cultivar commerciali, soprattutto per le insufficienti caratteristiche qualitative del germoplasma resistente. L’assenza di glandole fogliari è risultata correlata all’elevata suscettibilità, mentre la presenza di glandole reniformi è associata alla resistenza anche se incompleta: per questo la maggior parte delle cultivar oggi diffuse ha foglie con glandole (globose o reniformi). Questo carattere monogenico, non è tuttavia sufficiente a un controllo economicamente valido della malattia. Altre fonti di resistenza sono state individuate nel pesco (con controllo poligenico) e in specie affini (P. davidiana e P. ferganensis). In Italia, alcuni centri di ricerca utilizzano la percoca di origine messicana Oro A, caratterizzata da scarsissima sensibilità e che, incrociata rispettivamente con le cultivar commerciali Cresthaven e Redtop, ha fornito delle progenie con una buona tolleranza al patogeno, anche se in misura variabile. I semenzali migliori, per associazione di resistenza e qualità, vengono utilizzati in reincroci finalizzati al miglioramento delle caratteristiche pomologiche e all’inserimento di questa resistenza in cultivar di nettarine.
Foto R. Angelini
Attacco di oidio su percoca
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Attacco di oidio su pesca (a sinistra) e nettarina (a destra)
Batteriosi. Questa malattia (Xanthomonas campestris pv. pruni), la cui patogenicità è legata fondamentalmente al decorso climatico, è diventata preoccupante, da una decina d’anni a questa parte, anche in Italia. A favorirne la diffusione ha certamente contribuito il cambiamento climatico in atto (alte temperature e condizioni di elevata umidità dei mesi estivi), ma anche il continuo ricorso a cultivar californiane, che si sono spesso dimostrate altamente suscettibili. Il clima caldo e secco della California, infatti, impedisce la diffusione della malattia, per cui la selezione per la
Le foglie colpite da oidio si riconoscono per la caratteristica muffa biancastra e per l’andamento ondulato del lembo fogliare
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ricerca resistenza non rientra tra gli obiettivi perseguiti nei programmi privati e pubblici in atto in questo stato. Per contro, molte delle cultivar sviluppate negli stati ove questa malattia è molto diffusa (Stati dell’est degli USA) hanno in genere un elevato livello di resistenza. Fra questi, quello in atto a Raleigh (Nord Carolina) ha prodotto numerose cultivar resistenti quali: Biscoe, Candor, Clayton, Derby, Rubired e la recente Contender. Nei nostri ambienti queste cultivar, ottime sotto molti punti di vista, difettano in particolare di consistenza della polpa, di tenuta in pianta e presentano una colorazione insufficiente della buccia. L’alto numero di nuove cultivar introdotte, portatrici del carattere di resistenza a questa batteriosi, fanno ritenere tale carattere sotto il controllo di geni dominanti e, in alcuni casi, associati anche alla resistenza a bolla.
Foto M. Scortichini
Sharka. La sharka o Plum pox virus (PPV) (Potyviridae) è indicata da tutte le agenzie fitosanitarie internazionali come il più pericoloso agente patogeno che colpisce albicocco, susino e pesco. Nel pesco, così come per le altre drupacee, non è facile reperire fonti di resistenza, mentre sono stati individuati genotipi con variabilità di risposta sintomatica, fino alla tolleranza (il virus è in grado di infettare l’albero, di riprodursi e di diffondersi in tutti gli organi che mostrano i sintomi dell’infezione in maniera più o meno evidente, ma non causa perdite produttive quali-quantitative) anche in condizioni di forte presenza di inoculo. I risultati di questi studi, purtroppo, sono spesso contraddittori: la stessa varietà
Prove di inoculazione artificiale (in alto) e sintomi (in basso) di Xanthomonas campestris pv. pruni
Classificazione dei genotipi di pesco, inoculati con ceppo M di PPV, in funzione della gravità dei sintomi manifestati e sul responso dei test molecolari (RT-PCR) e biologici (ELISA) Sintomi severi, analisi positive
Sintomi evidenti, analisi positive
Sintomi deboli, analisi positive
Nessun sintomo, analisi negative
Pesche gialle
Suncrest, Rome Star, Fayette, Tardibelle, Red Moon, Maycrest, Kaweah, Crimson Lady, Springcrest, Rich May, July Flame, August Flame
Guglielmina, Alix
Pesca Carota, Redhaven, Red Star, Maria Marta, Royal Glory, Rich Lady, Ruby Rich
Summer Lady
Pesche bianche
Benedicte, Maria Delizia, Maria Bianca
Buco Incavato, Sanguinella
Tendresse, Bella di Cesena
Nettarine gialle
Orion, Max 7, Stark Red Gold, Amber Sister D93 1/6
Amiga, Rita Star, Venus, Maria Camilla, Big Top, California, Alexa, Velvet Sister 1-19C16
Maeba Top, Western Red, Nectaross, Guerriera, Max, Sweet Red, Rose Diamond, Diamond Bright, Spring Bright
Nettarine bianche
Silver Star, Jade
Neve, Maria Anna
Percoche
Carson, Andross
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Percoca di Romagna
Morsiani 90, Maria Dolce
miglioramento genetico è stata classificata come resistente in alcune prove e altamente suscettibile in altre, a seguito dei numerosi fattori che entrano in gioco nell’interazione virosi-albero. In un recente studio eseguito in Emilia-Romagna con l’obiettivo di valutare il grado di suscettibilità/resistenza al virus delle principali varietà di pesco, i sintomi comparsi a seguito di inoculazione artificiale, di intensità differente nei diversi genotipi, si sono manifestati in modo settoriale, a volte coinvolgendo anche una sola branca della pianta. Notevole anche l’influenza del genotipo ospite sul periodo di latenza del virus: alcune cultivar (Sweet Red e Alix) hanno manifestato i sintomi più tardivamente di altre accessioni, la prima dopo due anni, la seconda durante la fioritura del terzo anno dall’inoculo. La contemporanea presenza di altri virus, riscontrata in parte del materiale impiegato nella prova, sembra abbia rallentato la replicazione del PPV e mitigato l’estrinsecazione dei sintomi, rendendo più complessa la fase dei rilievi visivi. La mancanza di fonti di resistenza in questa specie ha indirizzato la ricerca su specie affini, con risultati incoraggianti. In Francia, è stata trovata in P. davidiana (clone P1908), resistente sia al ceppo D sia al ceppo M. La progenie (ottenuta dall’incrocio Summergrand x P1908), ha ereditato in parte il carattere di resistenza, confermata anche dalla presenza di 6 QTL di cui uno, altamente correlato con questo carattere, è comune con l’albicocco. Dopo tre generazioni d’incrocio sono stati ottenuti individui resistenti a PPV, dei quali ora si cerca di migliorare la qualità dei frutti che presentano ancora numerosi difetti, quali: scarsa pezzatura, nocciolo grosso, polpa deliquescente e suscettibilità agli imbrunimenti. Il materiale ottenuto risulta resistente anche a oidio, bolla e afidi. Un’altra fonte di resistenza impiegata da altri programmi europei è stata individuata nel mandorlo (P. dulcis), che ha dimostrato, oltre alla facilità di ibridazione per la mancanza di barriere fra le due specie, di trasmettere tale carattere alla progenie. Al momento, la resistenza è stata accertata, però, per il solo ceppo D. Il miglioramento genetico ripone grosse speranze nelle tecniche di ingegneria genetica, che consentiranno di inserire, anche nel pesco, geni utili prelevati da altri organismi. Tale strategia è stata applicata con successo sul susino europeo dove, a partire dagli anni ’90, è stato utilizzato il batterio A. tumefaciens, come vettore di un costrutto contenente il gene codificante la proteina di rivestimento del PPV nel DNA di susino. Uno dei cloni transgenici ottenuti, denominato C5 (oggi cv HoneySweet), non ha mai mostrato i sintomi della malattia, né dopo inoculazione mediante afidi, né dopo innesto a gemma con materiale infetto. La resistenza acquisita per via transgenica è stata poi trasmessa per incrocio ed è risultata a eredità monogenica dominante.
Le prove di valutazione della tolleranza varietale a Plum pox virus (PPV) o sharka vengono condotte in ambiente confinato, essendo una malattia da quarantena. Sulle cultivar di pesco a fiore rosaceo è agevole l’individuazione della malattia con la comparsa delle caratteristiche screziature
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ricerca Adattabilità climatica L’adattabilità climatica di una determinata cultivar è funzione della sua resistenza al freddo invernale, del suo fabbisogno in freddo e del suo fabbisogno in caldo che regola, tra l’altro, l’epoca di fioritura e di maturazione. Questi caratteri, che possono essere selezionati singolarmente, in realtà interagiscono fra loro e con le condizioni climatiche che, nello stesso ambiente, variano frequentemente da un anno all’altro. Per questo il problema è assai complesso e spesso diverse generazioni d’incrocio sono necessarie per acclimatare il germoplasma esotico quando proveniente da ambienti molto diversi. Uno dei maggiori problemi legati alla coltivazione del pesco negli ambienti a clima temperato è l’estrema sensibilità alle fluttuazioni di temperatura alla fine dell’inverno, quando, superata la fase di dormienza, l’albero diventa sensibile alle alte temperature. Tra le cultivar diffuse commercialmente sono, generalmente, quelle costituite in California che, nelle aree peschicole dell’Italia settentrionale, sono più danneggiate dal freddo. Tra le fonti di resistenza alle minime termiche invernali, oltre a Redhaven, come genitore che associa resistenza a qualità, oggi sono disponibili diverse cultivar che hanno dimostrato un’ottima tolleranza al freddo (Fayette, Suncrest, Maria Marta, Stark Redgold, Nectaross, Maria Aurelia, Gioia, Andromeda). Queste due ultime cultivar, in particolare, hanno presentato una costanza produttiva anche in condizioni particolarmente difficili per il pesco come nel caso delle annate più fredde del decennio appena concluso. Ancora più resistenti sono diverse cultivar provenienti dal Nord dell’America o della Cina quali Reliance, Bailey, Boone County, Chui Lum Tao ecc. ma la qualità dei frutti di queste è veramente povera e la resistenza si manifesta solo quando sono allo stato dormiente; superata la dormienza diventano più suscettibili delle cultivar standard ai ritorni di freddo. Queste cultivar utilizzate in programmi di breeding in combinazioni d’incrocio con cloni di alta qualità non hanno dato risultati interessanti in F1 ed F2, poiché molti dei caratteri negativi della qualità sono dominanti e solo dopo 3 o 4 generazioni è possibile ottenere frutti qualitativamente commerciali, ma parte della rusticità presente nei genitori di origine risulta perduta. Non molto successo hanno avuto, sinora, i tentativi di creare pesche per aree fredde (per es. Centro-Nord Europa), probabilmente perché questo carattere è assai complesso, notevolmente influenzato dall’incostanza del clima e a ereditarietà quantitativa. All’opposto sono i risultati conseguiti per l’estensione della coltivazione in ambienti caldi, subtropicali con la creazione di varietà a basso fabbisogno in freddo, uno degli obiettivi più fortemente sviluppati in questi ultimi decenni.
Adattabilità climatica
• La buona e costante produttività di
una cultivar è certamente un indice attendibile della sua adattabilità all’ambiente di coltivazione. La buona integrazione di un genotipo all’ambiente di coltivazione è, infatti, funzione della sua sensibilità al freddo invernale, del suo fabbisogno in freddo e in caldo; questi ultimi, a loro volta, regolano l’epoca di fioritura e di maturazione del frutto. Questi caratteri, che possono essere selezionati singolarmente, in realtà interagiscono fra loro e con le condizioni climatiche che, nello stesso ambiente, variano frequentemente da un anno all’altro
Resistenza al freddo
Clima
Fabbisogno in caldo
Fabbisogno in freddo
Relazione tra i fattori che influenzano l’adattabilità climatica di una cultivar
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miglioramento genetico Il fabbisogno in freddo (CU), ossia l’accumulo, durante il periodo di riposo dell’albero, di ore sotto la soglia convenzionale di 7 °C, necessarie per una corretta fioritura, è stato profondamente modificato dall’attività di breeding tanto che oggi disponiamo di varietà (Florda Grande) che necessitano solo di 50 CU per completare correttamente il riposo invernale, a fronte delle 700-1000 CU per varietà tradizionali, fino a 1500 CU per quelle ad alto fabbisogno. La disponibilità di queste nuove cultivar a basso fabbisogno in freddo ha permesso l’estensione della coltura in ambienti a clima tropicale o sub-tropicale (Brasile, Bolivia, Uruguay, Ecuador, Algeria, Marocco, Egitto, Tunisia ecc.). Tali risultati sono stati possibili grazie ai primi programmi avviati agli inizi del secolo scorso in California in aree di transizione verso il basso fabbisogno in freddo (Palo Alto, Riverside). Da questi programmi sono state ottenute varietà quali Babcock, Flamingo, Springtime, Armking, Panamint, che hanno dato un sostanziale contributo ai diversi programmi successivi come germoplasma. Attualmente circa il 10% delle varietà commercializzate nel mondo è a medio-basso fabbisogno in freddo, la gran parte delle quali è costituita da pesche gialle. Notevole impulso alla costituzione di queste varietà proviene dal programma pubblico avviato a metà circa del secolo scorso, presso l’Università della Florida, non solo in termini di costituzione di nuove accessioni, ma anche grazie all’avvio di specifiche collaborazioni scientifiche con altri centri di ricerca in Brasile, Messico, Spagna, Sud Africa e Australia.
Danno da freddo su gemma
Foto C. Fideghelli
Pescheto specializzato in Brasile
Foto R. Angelini
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ricerca Habitus vegetativo La mancanza di portinnesti capaci di controllare in maniera adeguata lo sviluppo vegetativo degli alberi di pesco, così come richiesto dalla moderna frutticoltura intensiva, ha stimolato il miglioramento genetico alla ricerca di varietà a sviluppo geneticamente controllato. L’esistenza in questa specie di un’ampia variabilità di habitus vegeto-produttivi ha fatto da stimolo agli studi di caratterizzazione fenotipica, genotipica e genomica indispensabili per avviare poi specifiche azioni di breeding basate sulla conoscenza scientifica. L’habitus vegetativo tipico del pesco, caratteristico di tutte le varietà attualmente coltivate, corrisponde a un albero a forma di globo, a volte tendenzialmente assurgente, con dimensioni medie, in altezza, di 4-6 metri. Accanto a questo fenotipo, definito come standard, sono note da tempo numerose altre forme di sviluppo: quelle a controllo genetico qualitativo comprendono la nana, la colonnare, la compatta e la piangente. L’habitus nano, caratterizzato da una chioma molto folta, conseguente all’accentuata riduzione della lunghezza degli internodi e alle foglie più ampie rispetto allo standard, è controllato da un singolo gene recessivo dwdw. La taglia dell’albero, circa un quinto di quella standard, sembra, quindi, ideale per la costituzione di pescheti interamente gestibili da terra, caratteristica che consentirebbe di risparmiare in manodopera. L’habitus nano, tuttavia, presenta alcuni tratti indesiderati, legati alla formazione di una chioma molto densa e quindi insufficientemente illuminata già nella zona sottostante gli strati più esterni. Queste condizioni penalizzano le già modeste caratteristiche qualitative dei frutti, molti dei quali si accrescono in condizioni luminose sub-ottimali, tanto più quando alla chioma si lascia assumere la forma naturale a globo. Per questi difetti, non sono ancora diventati realtà commerciali impianti con questa tipologia di habitus, che, tuttavia, rimane un obiettivo del breeding, in quanto la possibilità di coltivare fino a 10.000 alberi per ettaro può offrire innovative prospettive anche in campi non strettamente legati alla coltivazione per il consumo di frutta. Fra le cultivar più recenti, con questa tipologia di habitus, ricordiamo Valley Red, Valley Gem e Valley Sun, frutto del programma di miglioramento genetico, ora chiuso, svolto a Davis, Università della California, Calipso e Circe, dell’Istituto Sperimentale, ora Centro di ricerca, per la Frutticoltura di Roma del CRA. Più recenti sono alcune varietà con habitus colonnare quali Alice-Col, la prima nettarina gialla colonnare ottenuta dall’Istituto Sperimentale, ora Unità di ricerca, per la Frutticoltura di Forlì del CRA, e Crimson Rocket, ottenuta presso la stazione dell’USDA di Kearneysville in West Virginia. Il carattere, responsabile dell’habitus colonnare (br), è monogenico e si esprime con dominanza incompleta. Nella forma brbr si ha la formazione di un albero colonnare (noto anche come pillar), caratterizzato da angoli di inserzione dei rami molto stretti (media 37°±8) con la conseguente formazione di
Habitus vegetativo
• L’habitus vegetativo può essere definito il modo di vegetare di una pianta che conferisce alla stessa una determinata forma e dimensione. Forma e dimensione dipendono dall’angolo di inserzione dei rami sulle branche, dalla loro frequenza, dalla lunghezza degli internodi, dal tipo di dominanza vegetativa (basale o basitonia, apicale o acrotonia, intermedia o mesotonia)
• Nel pesco sono state individuate
numerose tipologie di habitus vegetativo, comuni a molte altre specie arboree: nano, compatto, seminano, colonnare, piangente, standard
L’elevata densità di piantagione dei peschi nani (fino a 10.000 alberi/ha) può essere utilizzata, oltre che per fini applicativi, anche per intraprendere studi di genetica, consentendo di risparmiare sulle superfici sperimentali
330
miglioramento genetico un albero molto sviluppato in altezza (indice volumetrico, rapporto altezza e larghezza = 3,5), simile a un cipresso. Questa particolare forma rende l’albero interessante anche da un punto di vista ornamentale, specialmente se associato alla produzione di fiori doppi, generalmente sterili, come nel caso delle recenti cultivar Corinthian Pink e Corinthian Rose della Nord Carolina University. La forma eterozigote Brbr, che origina una pianta assurgente, si ottiene incrociando un genotipo standard (BrBr) con uno colonnare. Questo habitus è caratterizzato da angoli di inserzione delle branche di ampiezza intermedia fra i due genotipi (49°±6), da un inferiore indice volumetrico (2,3) e dalla conseguente formazione di una chioma meno densa rispetto alla colonnare. La recente cultivar Sweet-N-Up, licenziata sempre dall’USDA di Kearneysville, presenta questo tipo di habitus. Allele completamente diverso dal precedente, ma che controlla sempre l’angolo di inserimento delle branche, è il pl del gene Plpl che amplia l’angolo di inserzione a formare alberi piangenti con un basso indice volumetrico (0,65). Un altro locus che controlla l’habitus vegetativo del pesco è quello che, oltre a una modesta riduzione degli internodi, determina una maggiore presenza di rami laterali con la conseguente formazione di una chioma aperta assai densa, con basso indice volumetrico (0,7). L’habitus che si ottiene, definito compatto, risulta controllato da un singolo gene (Ct) dominante. Questi diversi portamenti della pianta di pesco sono, dunque, il risultato dell’azione di singoli geni e, quindi, possono essere facilmente manipolati dal breeder, anche alla ricerca di forme non presenti naturalmente: infatti, incrociati tra loro possono originare nuovi habitus vegetativi quali colonnari nani, colonnari compatti, semicompatti, globosi ecc. Tra questi l’habitus assurgente, precedentemente descritto, sembra quello più promettente per la realizzazione di impianti commerciali tradizionali.
Alice-Col, la prima nettarina al mondo a portamento colonnare, introdotta dal CRA Unità di ricerca per la Frutticoltura di Forlì
Albero di pesco nano con fiori doppi, utilizzabile a scopo ornamentale
Albero della selezione S2678, resistente all’afide verde e dal portamento piangente
331
ricerca Obiettivi del miglioramento genetico dei portinnesti Il miglioramento genetico dei portinnesti, con particolare riguardo a quelli impiegati per il pesco, è un’attività iniziata molto più di recente rispetto a quello varietale. Nell’ultimo trentennio si è assistito a un graduale cambiamento nel maggiore impiego dei portinnesti clonali, frutto di vere e proprie azioni di breeding, a scapito di quelli da seme. Questi nuovi portinnesti sono stati ottenuti principalmente con fondi pubblici per l’elevato costo e la lunghezza dell’intero processo di selezione e valutazione, anche se ultimamente l’industria privata sta contribuendo in maniera significativa al settore. Interessanti risultati sono stati raggiunti nell’ottenimento di soggetti resistenti alle malattie presenti nel terreno, ai nematodi, all’asfissia radicale e al controllo dell’attività vegetativa. Programmi più recenti sono indirizzati alla resistenza a insetti, al miglioramento della produttività e della qualità dei frutti. Al raggiungimento di questi impegnativi traguardi contribuiranno sicuramente le biotecnologie, che, con lo sviluppo della MAS, permetteranno un più rapido processo di selezione anche per più caratteri contemporaneamente.
Obiettivi ricercati nella costituzione di nuovi portinnesti
• Omogeneità di sviluppo nei soggetti propagati per seme
• Buona affinità d’innesto con pesco e nettarine
• Facilità di propagazione agamica (talea e/o micropropagazione)
• Controllo della vigoria del nesto • Induzione di precoce messa a frutto ed elevata efficienza produttiva
• Miglioramento della qualità del frutto • Presenza di caratteri di resistenza
o minore suscettibilità alle avversità biotiche (nematodi, funghi, virus e insetti) e abiotiche (asfissia radicale, salinità, siccità, ristoppio, clorosi, anomale condizioni edafiche ecc.)
Resistenza ai nematodi In molte aree peschicole la presenza nel suolo di una o più specie di nematodi ne ostacola la coltivazione, tanto che la costituzione di portinnesti resistenti rappresenta uno dei più perseguiti obiettivi nel miglioramento genetico dei portinnesti della specie. Al riguardo, i più interessanti risultati sono stati ottenuti per la resistenza ai nematodi galligeni (Meloidogyne spp.) grazie all’alta ereditarietà del carattere individuato nel germoplasma sia di pesco sia di susino. Diversi nuovi portinnesti (Adara, Adesoto 101, Bruce, Costantì, Ishtara, Garnem, Cadaman, Orotava) sono stati licenziati, in questi ultimi 10 anni, con questa resistenza. Meno successo ha avuto la ricerca di fonti di resistenza ai nematodi anulari (Mesocriconema xenoplax), diffusi in particolare negli USA, anche se il recente portinnesto Guardian si è dimostrato assai resistente al deperimento del pesco (Peach tree short life), malattia che trova nell’infezione da nematodi anulari il primo fattore di predisposizione. Anche per i nematodi da ferita (Pratylenchus spp.), ampiamente diffusi nelle aree di coltivazione del pesco, è necessario molto lavoro per lo sviluppo di soggetti resistenti. Benché alcune fonti di resistenza siano state individuate, l’ampia variabilità nella patogenicità delle specie rende difficile la costituzione di materiale altamente resistente. Notevoli progressi sono stati compiuti nella metodologia di selezione e di valutazione sia in campo sia in ambiente confinato, ma il lavoro tradizionale resta assai lungo e laborioso. Solo con la messa a punto di validi marcatori molecolari sarà possibile operare per riunire in un unico genotipo le resistenze alle diverse specie di nematodi.
Foto R. Angelini
332
miglioramento genetico Resistenza a malattie Tra le malattie che colpiscono l’apparato radicale del pesco il marciume radicale fibroso (Armillaria spp.) è sicuramente una delle più diffuse nelle zone peschicole ristoppiate, in presenza di terreni pesanti. Nonostante siano diverse le fonti di resistenza individuate per questa famiglia di funghi, pochi sono stati i progressi fino a oggi compiuti nello sviluppo di portinnesti resistenti. Ishtara e Myran, entrambi ibridi complessi di susino per pesco, hanno dimostrato di possedere una maggiore tolleranza rispetto agli altri portinnesti da seme e clonali. Fino a oggi la selezione in ambienti altamente infetti è stata la tecnica più utilizzata per la valutazione della tolleranza, ma l’uso di inoculo artificiale associato a quello naturale, sia in campo sia in ambiente controllato, ha dimostrato di accelerare l’infezione riducendo in questo modo il ciclo di valutazione. Ciononostante sono necessari diversi anni per completare la valutazione di resistenza con le tecniche attualmente disponibili. Fonti di resistenza sono disponibili per il cancro batterico sia da Agrobacterium sia da Pseudomonas, la cui suscettibilità è attualmente alta nel materiale commerciale corrente; nuovi miglioramenti sono attesi in considerazione dei progressi compiuti nelle metodologie di selezione e nell’identificazione di queste resistenze.
Il marciume radicale fibroso (Armillaria mellea) causa notevoli fallanze nei pescheti, in quanto le ife del fungo da una pianta infetta si diffondono alle altre piante limitrofe. Il miglioramento genetico è orientato alla costituzione di portinnesti resistenti a questo fungo
Adattabilità al suolo L’uso di ibridi pesco x mandorlo, di cui il GF 677 rappresenta il soggetto più utilizzato, ha permesso di coltivare con successo il pesco anche nei terreni calcarei (fino a un contenuto di calcare attivo del 12%). L’uso di questi soggetti ha consentito di rendere meno grave anche il problema del reimpianto del pesco. Attualmente il miglioramento genetico è indirizzato a combinare l’adattabilità ai terreni calcarei con la resistenza ai nematodi e al cancro radicale, molto scarsa negli attuali ibridi di pesco x mandorlo. Interessanti risultati sono stati ottenuti anche nello sviluppo di soggetti più resistenti rispetto ai portinnesti da seme all’asfissia radicale: da una recente indagine è emerso che se negli anni ’80 l’asfissia radicale era uno dei principali problemi nella coltivazione del pesco, all’inizio di questo nuovo millennio risulta uno di quelli meno sentiti. La disponibilità di soggetti più resistenti (ottenuti generalmente impiegando germoplasma di susino) ha contribuito a ridurre l’importanza dell’argomento. Non vanno tuttavia sottovalutati i cambiamenti climatici in atto, che in molti ambienti peschicoli stanno portando o a una riduzione delle precipitazioni o a un’anomala distribuzione delle stesse con conseguenti periodi siccitosi. La tolleranza allo stress idrico è, pertanto, un problema emergente che l’uso di portinnesti appropriati può in parte risolvere. Accanto ai già diffusi ibridi di pesco x mandorlo e pesco x P. davidiana, più tolleranti allo stress idrico rispetto ai portinnesti franchi da seme,
Nello sviluppo di nuove linee di portinnesti particolare attenzione viene rivolta allo studio dello sviluppo dell’apparato radicale; i minirizotroni si sono dimostrati assai efficaci allo scopo
333
ricerca il miglioramento genetico affronta questa tematica con lo studio dell’architettura dell’apparato radicale nella prospettiva di sviluppare linee in grado di sfruttare meglio la fertilità del suolo. Influenza sull’albero Tutti i portinnesti, per essere impiegati con successo, oltre ai requisiti di resistenza e adattabiltà devono favorire l’estrinsecazione delle migliori caratteristiche qualitative e produttive della cultivar innestata. Un’alta, costante e uniforme produzione di frutti di qualità superiore è, oggi, fondamentale per una buona riuscita economica di un pescheto. Il miglioramento genetico è impegnato anche sui portinnesti, oltre che sulle varietà, per lo sviluppo di soggetti capaci di influire positivamente su questi importanti caratteri. Il controllo del vigore, utile per assecondare la tendenza a un incremento nella densità di piantagione e per ridurre i costi degli interventi di potatura, diradamento e raccolta, è oggi possibile grazie all’adozione di opportuni portinnesti in grado di modulare in misura variabile lo sviluppo dell’albero. Purtroppo su pesco, a differenza di quello che capita in altre specie, la riduzione del vigore non si accompagna a un miglioramento delle caratteristiche qualitative dei frutti, perché quelli migliori sono prodotti sui rami misti di buon vigore. Nella scelta del portinnesto bisogna trovare il giusto compromesso tra controllo dell’attività vegetativa e qualità della produzione. Il portinnesto è in grado di influire sulle diverse fasi fenologiche, in particolare sull’epoca di fioritura e di maturazione, ma non in maniera così significativa come la varietà. Per questo il miglioramento genetico dei portinnesti non affronta in maniera specifica questi argomenti, le cui modificazioni sono solo il risultato ottenuto per altri obiettivi.
Campo sperimentale di portinnesti del pesco
334
miglioramento genetico Principali programmi pubblici e privati In tutti i Paesi dove il pesco è coltivato industrialmente ci sono attivi programmi di breeding a opera di Istituzioni sia pubbliche sia private. Per questo è difficile disporre di un quadro esaustivo dell’insieme dei programmi in essere. Circa il 50% delle varietà licenziate nel mondo, in questi ultimi venti anni, sono costituite negli Stati Uniti, il Paese che da sempre domina questa classifica. Seguono alcuni stati europei: Italia e Francia, che contribuiscono con quasi il 13% ciascuno e, al sesto posto, la Spagna (4%) con un’attività più recente. Se in Italia il numero delle nuove cultivar introdotte è quasi uniformemente ripartito tra il settore privato (58%) e quello pubblico (42%), altrettanto non si può dire per Stati Uniti e Francia, dove si conferma la tendenza a una progressiva e rapida diminuzione di importanza dei programmi pubblici di miglioramento genetico. Dei gloriosi programmi di costituzione varietale dell’USDA e delle Università americane è rimasto assai poco se si considera il modesto numero di nuove cultivar introdotte in questi ultimi anni dall’USDA di Fresno (California) e Byron (Georgia), che in passato hanno dato varietà come Cardinal, Dixired, Springcrest, Suncrest, Fayette, Independence ecc. che hanno fatto storia nella peschicoltura mondiale. Fa eccezione l’Università della Florida, ancora attiva nell’introduzione di varietà a basso fabbisogno in freddo. La problematica dell’eccessiva diminuzione dei programmi pubblici di miglioramento genetico, avvertita particolarmente negli USA, dove coinvolge quasi tutte le specie e non solo il pesco, è comune a molti Paesi. Due fattori principali sono alla base del declino dei programmi pubblici. I nuovi breeder, che sostituiscono il
Attitudine del breeder
• Visione: capacità di capire cosa
è necessario e cosa è raggiungibile
• Passione: la devozione giornaliera al lavoro e la capacità di lavorare per un traguardo molto distante
• Disciplina: l’abilità di eseguire
prontamente e in maniera efficiente le diverse azioni
• Rischio: disponibilità a introdurre
il proprio materiale che può essere accolto positivamente dal campo e dal mercato, ma che può anche fallire
Cultivar introdotte per Paese e tipologia di Costitutore (1986-2006) 1000 Alirosada
Pubblico Privato
Diffusione delle nuove cultivar
Totale
• La protezione delle nuove varietà
è un fenomeno in rapida crescita, nonostante gli alti costi per l’operazione, che si sta estendendo sempre più anche al settore pubblico, il quale ha la necessità di compensare la riduzione di finanziamenti pubblici con l’autofinanziamento
Australia
Sud Africa
Giappone
Spagna
Brasile
Cina
Francia
Italia
0
USA
500
335
ricerca Principali Istituzioni Pubbliche che si occupano di miglioramento genetico e numero di cultivar di pesco (P) e nettarina (N) introdotte negli ultimi venti anni (1988-2007)
Varietà di colori, forme e tipologie dei frutti di pesche e nettarine
336
Paese
Istituzioni pubbliche
Australia
N. Cv P
N
Tatura Research Station, Victoria Western Sidney University, Hawkesbury
6 5
13
Brasile
Cenargen-Embrapa, Pelotas, Rio Grande do Sul
10
Canada
Agric. and Agri-Food Can. Res. Stat. Harrow
6
Cina
Beijing Forestry and Fruit Res. Institute Fruit Ext. Centre, Quingzhou, Shandong Jiangsu Hort. Res. Institute, Nanjing Shaanxi Fruit Res. Institute Yangling Zhengzhou Fruit Res. Institute, Henan
10 14 8 9 7
14 1 1 2 4
Francia
INRA, Bordeaux e Avignon
16
3
Italia
Dip. Colture Arboree, Università di Bologna Dip. di Ortoflorofrutticoltura, Università di Firenze CRA-Frutticoltura Roma, Forlì e Caserta Dip. Colture Arboree, Università di Palermo Ist. Sperim. Fruttic. di Verona
11 6 42 4 3
1 8 17
Messico
INIFAP-CENGUA, Celaya Centro de Fruticultura, Chaping
13 7
Nuova Zelanda
HortResearch, Palmestorn, Hawke’s
8
3
Rep. Ceca
Res. and Breeding Station, Techobuzice
7
1
Romania
Res. Institute for Fruit Growing, Costanza e Baneasa
16
10
Spagna
D.G.A., Dept. Agriculture, Aragon Unidad de Fruticultura, Zaragoza
3 4
Sud Africa
ARC-Infruitec Nietvoorbij, Stellenbosch
18
12
Sud Corea
Fruit Tree Res. Institute, Suwon
7
3
Ucraina
Nikita Botanical Garden, Yalta
9
3
19 4 7 9 11 8 4 11 6
13
USA
A.E.S. Florida University, Gainesville, Florida USDA-ARS Calhoun Res. Station, Louisiana California University, Davis Dep. of Hortic., Fayetteville, Arkansas North Carolina State University, Raleigh, N.C. USDA-ARS, Byron, Georgia USDA-ARS, Fresno, California Rutgers State University, New Brunswick, New Jersey A & M Texas University
4 1 3 2
miglioramento genetico personale in pensionamento, preferiscono orientare la loro attività in ricerche di base o biomolecolari, più stimolanti, anche perché il settore privato sembra in grado, da solo, di rispondere alla richiesta di mercato per le nuove cultivar. Il secondo aspetto richiama la riduzione di finanziamenti della ricerca pubblica che non sono in grado di sostenere adeguatamente le prove di campo, favorendo di fatto l’orientamento del giovane ricercatore verso la ricerca di base. Di recente, sono state intraprese azioni per salvaguardare l’attività pubblica di miglioramento genetico, sia per continuare l’attività di breeding per obiettivi a lungo termine, che il settore privato non è in grado di sostenere, sia per mantenere una valida formazione del personale. Va ricordato che molti dei breeder privati si sono formati nelle università americane e, spesso, hanno iniziato la loro missione presso Istituzioni Pubbliche. I più importanti programmi americani sono condotti in California da Zaiger’s Genetics Inc, Bradford Genetics, Burchell Nursery Inc, e Sun World International Inc. Per rimanere competitivi, tutti questi programmi hanno sviluppato forti collaborazioni internazionali per favorire una maggiore diffusione del loro materiale e aumentare, di conseguenza, gli incassi delle royalty. Un esempio per tutti è rappresentato dalla nettarina Big Top, costituita dalla Zaiger’s Genetics, che si è diffusa solo in Europa, dove è giudicata come la più innovativa e risulta una delle più piantate in questi ultimi anni. Molto del successo di Zaiger è dovuto alla capacità di interpretare, con largo anticipo, il mercato e di essere pronto, con materiale innovativo, alle mutate esigenze commerciali. Pesche gialle molto colorate, consistenti, nettarine gialle di forma regolare, pesche e nettarine a polpa bianca, cultivar a bassa acidità, sono le caratteristiche di molte cultivar introdotte da questo gruppo. Il programma della Bradford Genetics è stato per lungo tempo orientato al settore delle nettarine, che ha dominato grazie alle innovative caratteristiche del materiale introdotto, a iniziare nel 1972 con Red Diamond. L’accresciuta competizione ha stimolato il gruppo ad ampliare i programmi, che oggi abbracciano quasi tutte le linee di ricerca qualitative (pesche e nettarine, bianche e gialle, subacide ecc.). Le nuove cultivar di pesco e nettarine a polpa gialla, subacide e di qualità organolettica superiore vengono commercializzate con la sigla Candy. A oggi, più di 40 sono le cultivar di pesco e nettarine brevettate dalla Burchell, un’azienda vivaista che ha affrontato il miglioramento genetico per essere più competitiva nel proprio settore. Altri due programmi privati statunitensi meritano di essere citati, in quanto mirano all’ottenimento di nuove varietà per gli ambienti a clima più continentale essendo sviluppati nello stato del Michigan. Circa 30 sono le nuove cultivar ottenute da Paul Friday’s a costituire la serie Flamin Fury, capace di estendere il periodo di coltivazione del pesco, nell’area del Michigan, alle 16 settimane e dotate di qualità, rusticità e tolleranza al freddo.
Burchell Nursery Inc.
• A oggi più di 40 sono le cultivar
di pesco e nettarine brevettate dalla Burchell, un’azienda vivaista che ha affrontato il miglioramento genetico per essere più competitiva nel proprio settore. Le nuove varietà si distinguono per il prefisso Burpeach (pesche) o Burnect (nettarine), seguite da un suffisso numerico progressivo
Foto E. Bellini
Big Top
Nome di serie
• Per favorire la qualificazione del
prodotto, le varietà del gruppo Zaiger’s Genetics sono commercializzate con un nome di serie comune: – Snow, per cv di pesco a polpa bianca – Sweet, per cv a bassa acidità – Arctic, per nettarine bianche – Honey, per nettarine gialle subacide – Glo, per nettarine gialle, acide
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ricerca Principali Costitutori Privati che si occupano di miglioramento genetico e numero di cultivar di pesco (P) e nettarina (N) introdotte negli ultimi venti anni (1988-2007)
Foto R. Angelini
Paese
Costitutore Privato
N. Cv P
N
Australia
Vari
8
6
Francia
A. Maillard, Domaine del Castang, Bergerac G. Valla, Drome J.L. Escande, Saint-Vite, R. Monteaux-Caillet, Bouches-du-Rhone
47 6 8 31
49 8 11 12
Italia
A. Minguzzi, Ravenna C.I.V., Ferrara M. Sciutti, Sant’Arcangelo di Romagna (RN) P.L. Morsiani, Bagnara di Romagna (RA) V. Ossani – Fa.Vi.Fruit, Vivai Neri, Faenza (RA) G. Bubani, Faenza (RA) G. Zanzi, Ferrara
5 12 9
4 4 1 4 13 4
4
Rep. Ceca
Vari
6
Spagna
J.M.A. Lopez, Tudela - Planasa P. Bufat - PSB Produccion Vegetale S.L., Murcia
13 2
Sud Africa
Stargrow
Sud Corea
J.K. Lim, Seomyun
4
USA
Sun World Int. N.G. Bradford, Zaiger’s Inc. A. e R. Bjorge Michigan P.J. Friday, Michigan Burchell Nursery Inc. California
3 26 129 13 32 29
13 24 3 2 72 110 1 32
Foto R. Angelini
338
miglioramento genetico La serie Stellar proviene invece da un programma privato condotto direttamente da una grande azienda produttrice di pesche (Fruit Acres Farm di A. e R. Bjorge), che fa della qualità un proprio punto di forza. In Europa, tra i privati, i più attivi sono i francesi, tutti del settore vivaistico, con quattro programmi importanti (Maillard, MonteuxCaillet, Escande, Valla), che mirano a ottenere pesche e nettarine migliorate per colore, qualità, produttività, regolarità di calibro, rusticità e facilità di gestione dell’albero. Più recente è l’attività spagnola iniziata, quasi contemporaneamente, all’inizio del 1990 dalla società Planasa e da P. Buffat, PSB Produccion Vegetal. Questi programmi sono focalizzati all’ottenimento di varietà adatte al clima mite del bacino del Mediterraneo, anche a basso fabbisogno in freddo, e in genere a maturazione molto precoce. Anche in Italia significativo è il contributo del polo privato, sebbene questa attività sia più occasionale che rispondente a delle precise linee guida. Ricordiamo, in primo luogo, Bubani di Faenza, che ora ha trasferito la propria attività in California, Sciutti con la serie Maeba, Ossani per le nettarine bianche della serie Caldesi prima e Silver poi, Morsiani e Minguzzi in particolare per alcune nettarine del periodo tardivo. Il CIV è l’unico vivaista italiano con un programma di breeding non occasionale che ha come obiettivo l’introduzione di famiglie di cultivar con la stessa tipologia di frutto in un ampio calendario di raccolta (Amber: nettarine gialle, Pearl: nettarine bianche, Velvet: pesche gialle). Ma dove l’Italia si distingue è soprattutto nell’apporto del settore pubblico. Più di 100 sono le novità ottenute negli ultimi trent’anni in Italia: tra quelle più diffuse si ricordano Maria Bianca, Padana, Rome Star, Ambra, Orion, Maria Aurelia, Venus, Nectaross, Crizia, Romea. Di recente è stato presentato materiale innovativo per la tipologia del frutto, come l’assenza di sovraccolore nelle nettarine (Maria Dorata), la serie Ghiaccio con polpa stony hard e la serie UFO a frutto piatto. L’Istituto sperimentale per la Frutticoltura di Roma, Forlì e Caserta del CRA, e le Università di Firenze, Bologna e Palermo hanno sviluppato importanti programmi di miglioramento genetico sia autonomi sia coordinati, come il progetto finalizzato “Frutticoltura” del Ministero per le Politiche Agricole. Altri programmi pubblici, in Europa, sono in essere in particolare nei Paesi dell’Est (Romania, Moldavia, Lituania, Ucraina) con l’obiettivo di ottenere cultivar resistenti ai freddi invernali. In Cina, diversi Istituzioni Pubbliche sono impegnate in programmi di miglioramento genetico tesi a combinare le caratteristiche tradizionali delle vecchie cultivar cinesi (polpa bianca e subacida) con alcune caratteristiche tipiche delle cultivar occidentali (colore della buccia e consistenza della polpa). Diversi programmi pubblici vanno, infine, ricordati per la costituzione di cultivar di percoche, in atto in particolare in Sud Africa e in alcuni Paesi dell’America Meridionale (Brasile, Argentina).
Caratteristica comune alla serie Flamin Fury è quella di produrre frutti bicolori dalla brillante colorazione della buccia anche in ambienti non favorevoli
Alitop
339
il pesco
ricerca Miglioramento varietale Elvio Bellini Laura Natarelli
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: le foto alle pagine 16 in alto a destra (Bvdc), 78 in alto (Huan), al centro (Pinkcandy) e in basso (Teoteoteo), 79 (Amitai), 80 in basso (Miszmasz), 81 (Looby), 82 (Karcich), 86 (Yasonya), 88 in basso (Lissdoc), 96 (Hurry), 98 in alto a sinistra (Hurry), 108 in alto (Tinker) e in basso (Meengen), 408 (Matka_wariatka), 409 (Elkeflorida), 416 al centro (Uksus) e in basso (Vladacanon), 417 in alto (Icefront), 421 in basso (Robynmac), 422 in alto (Palolilo), 474 in basso (Emily2k), 479 in basso (Elenathewise) sono dell’agenzia Dreamstime.com.
ricerca Miglioramento varietale Foto R. Angelini
Classificazione varietale Il pesco (Prunus persica) è una specie caratterizzata da un ampio assortimento varietale, in continua evoluzione; pertanto, per poter classificare le numerose cultivar presenti sul mercato, si utilizzano principalmente alcuni caratteri pomologici del frutto, in particolare la tomentosità, il colore della buccia e della polpa, che consentono di suddividere i frutti nei seguenti 5 gruppi pomologici: pesche a polpa gialla, pesche a polpa bianca, nettarine a polpa gialla, nettarine a polpa bianca, percoche.
Classificazione pomologica dei frutti di pesco Pesche Foto R. Angelini
Tomentose (o pesche pelose)
Nettarine (o pesche noci) Nettarine
Non spicche
A polpa gialla compatta
Percoche, cotogne
A polpa succosa
Pesche comuni
Spicche
Pesche comuni
Non spicche
Nettarine o “Brugnon”
Spicche
Nettarine o “Violette”
A pasta: - biancastra - giallastra - sanguigna
Foto Conserve Italia
Le cultivar vengono inoltre classificate sulla base di: – epoca di fioritura: molto precoci, precoci, intermedie, tardive e molto tardive; – epoca di maturazione: extraprecoci, precoci, intermedie, tardive e molto tardive; – fabbisogno in freddo: molto limitato, limitato, medio, elevato, molto elevato; – tipo di utilizzo del frutto: consumo diretto o fresco, trasformazione industriale; – morfologia della pianta: portamento dell’albero (assurgente, aperto, pendulo, colonnare, compatto ecc.); taglia dell’albero (elevata, media, ridotta, nana). Inoltre nell’ambito dei peschi ornamentali le piante possono essere distinte per il fiore (dimensione, colore, numero di petali ecc.); per il fogliame (dimensione, colore, lembo ecc.). Per una descrizione dettagliata
Percoche
340
miglioramento varietale delle diverse cultivar, si fa ricorso alle “schede agro-bio-pomologiche”, che generalmente risultano suddivise in sezioni sulla base dei caratteri agronomici e biologici dell’albero, delle foglie, dei fiori e del frutto. Panorama varietale Nel nostro Paese la peschicoltura rappresenta una delle produzioni frutticole primarie, sebbene sia da registrare una costante diminuzione della superficie investita, particolarmente evidente per il pesco e più contenuta per le nettarine. Da evidenziare anche un cambiamento nella distribuzione territoriale, che ha visto espandersi la coltivazione nelle aree meridionali a fronte di una flessione non compensata nelle aree centro-settentrionali. Molto ampio risulta essere l’assortimento varietale, che copre un calendario di maturazione di oltre 6 mesi, avendo inizio alla fine di aprile con i frutti provenienti dalla coltura protetta, e termine anche in novembre con le cultivar locali siciliane. Nel Meridione si producono soprattutto pesche precoci e precocissime e la quasi totalità delle percoche, mentre al Nord sono presenti le cultivar a maturazione media e tardiva, con una netta prevalenza delle nettarine.
Distribuzione della maturazione di pesche, nettarine e percoche suddivise per decadi rispetto a Redhaven 80
Pesche
70
Oblata
Rotonda
Oblunga
Ellittica
Ovata
Forme diverse del frutto
Nettarine
60
Piatta
Percoche
50
Cavità peduncolare
40
Buccia
30 20 10 0
–41/50 –31/40 –21/30 –11/20 –0/10 +1/10 +11/20 +21/30 +31/40 +41/50 +51/60 +61/70 +71/80 Oltre 80
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto Settembre-Ottobre
L’elevato numero di novità varietali, provenienti costantemente da tutto il mondo, ha costituito indubbiamente un forte impulso nella realizzazione dei nuovi impianti dove, accanto alle tipologie standard, si ritrovano differenti tipologie pomologiche sotto il profilo gustativo, per consistenza della polpa, forma del frutto, colore della buccia e scalarità di maturazione. Le nuove introduzioni riguardano soprattutto le pesche e le nettarine a polpa gialla, mentre poche sono ancora le nuove cultivar a polpa bianca, soprattutto a causa della scarsa consistenza e resistenza alle manipolazioni dei frutti, nonostante le ottime caratteristiche gustative.
Polpa
Striature vascolari Apice
Frutto in sezione longitudinale con i principali caratteri pomologici
341
ricerca La peschicoltura italiana vive una realtà produttiva di buoni livelli quantitativi e qualitativi: le produzioni di frutti sono di elevato standard commerciale e alcune regioni italiane hanno ottenuto marchi di riconoscimento europeo di qualità. La ripartizione produttiva per regione vede al primo posto l’Emilia-Romagna, dove pesche e nettarine hanno ottenuto il marchio di Indicazione Geografica Protetta (IGP) con Regolamento UE n. 2081/92 e successive modifiche del 1997. Altre aree produttive che hanno ottenuto un riconoscimento sono la Pesca di Cuneo, Piemonte PAT (Prodotto Artigianale Tradizionale); mentre in corso di attuazione sono i riconoscimenti per la Pesca di Leonforte in Sicilia (IGP) e altre aree peschicole.
Pesche e nettarine IGP di Romagna
• I produttori di pesche e nettarine
IGP della Romagna hanno istituito il Consorzio di Tutela e Valorizzazione, per promuovere la qualità e tipicità della frutticoltura italiana
• Tale marchio di qualità è riservato
ai frutti delle cultivar di pesche e nettarine a polpa gialla e bianca coltivate in comprensori localizzati nelle province di Bologna, Ferrara, Forlì e Cesena, Ravenna e Rimini
Liste di Orientamento Varietale in Frutticoltura Il Progetto MiPAAF - Regioni, “Liste di Orientamento Varietale in Frutticoltura”, si prefigge lo scopo di fornire al frutticoltore dati oggettivi sul comportamento delle principali cultivar di pesco, nettarine e percoche, attraverso la loro valutazione in campi sperimentali dislocati nelle principali aree frutticole italiane. Annualmente sono in valutazione oltre 250 cultivar; di queste, 94 (32 di pesco a polpa gialla, 16 di pesco a polpa bianca, 28 di nettarine a polpa gialla, 9 di nettarine a polpa bianca e 9 di percoche) vengono consigliate per il 2007; 47 sono in corso di sperimentazione; ben 113 sono state valutate negativamente. Di seguito si ritiene opportuno riassumere gli orientamenti varietali scaturiti dalle 15 Unità Operative che costituiscono il Gruppo di lavoro nazionale del MiPAAF per il pesco; le caratteristiche agro-pomologiche delle cultivar ritenute più interessanti vengono riassunte in seguito nel paragrafo “Profili descrittivi”.
• Le pesche sono prodotte secondo uno
specifico disciplinare di produzione, con lo scopo di garantire i requisiti di sicurezza, qualità e gusto dei frutti. Tutti i produttori devono essere obbligatoriamente iscritti a un “Albo”, devono rispettare le regole imposte dal disciplinare ed essere controllati da un organismo di certificazione che garantisca la conformità delle produzioni. Nei punti vendita le confezioni sono contrassegnate dalla dicitura: “Pesca e/o Nettarina di Romagna IGP”, e poi dal nome della cultivar
Foto CRPV
Foto CSO
342
miglioramento varietale Cultivar di pesche a polpa gialla Le pesche gialle rappresentano il gruppo numericamente più consistente e mostrano un buon grado di adattamento alle diversificate condizioni ambientali della nostra penisola. Le cultivar in lista sono 32 e ben si adattano nelle aree meridionali; di queste, 18 sono invece state scartate al Nord e 6 al Centro. L’assortimento varietale, saggiato dal Progetto nel 2007, copre un calendario di maturazione molto esteso, che inizia nella prima metà del mese di maggio e termina ai primi di ottobre.
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Cultivar a maturazione extraprecoce e precoce. Il calendario di maturazione si apre con Rich May* (–37 giorni rispetto a Redhaven) con inizio di maturazione il 15 luglio al Centro-Nord, apprezzata soprattutto al Sud per precocità di raccolta, buona e costante produttività, adeguata colorazione ed elevata consistenza dei frutti; immediatamente dopo matura Françoise® (–35), di interesse solo negli ambienti del Centro-Sud Italia. Seguono Maycrest® (–31), cultivar notissima e ancora ampiamente diffusa per buona produttività e rusticità dell’albero; Lolita* (–30), con frutti di consistenza e caratteristiche organolettiche buone al Centro-Sud; Springcrest (–26), rustica e produttiva; Spring Lady®* (–25), scartata al Nord per produttività insufficiente; quindi Crimson Lady* (–24) e Springbelle* (–23), con buone caratteristiche pomologiche dei frutti. Dopo pochi giorni troviamo Rubirich®* (–17), che si distingue per le caratteristiche esteriori dei frutti di buona pezzatura, molto attraenti e scarsamente tomentosi. Royal Glory®* (–7), cultivar subacida di introduzione relativamente recente, si mostra interessante in modo particolare al Sud per l’elevata produttività e la qualità dei frutti. Chiude il periodo precoce Flavorcrest (–3), ancora molto apprezzata nel Centro-Sud, dove trova i suoi punti forti in produttività, pezzatura, sapore e consistenza dei frutti; mentre al Nord mostra una produttività incostante a causa della sensibilità alle gelate primaverili.
Rich May
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Maycrest
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Cultivar a maturazione intermedia. In questo periodo alla cultivar di riferimento Redhaven, diffusa per produzioni biologiche al Nord grazie alla buona produttività e rusticità dell’albero, seguono: Vistarich®* (+1), che, sebbene dotata di buoni standard pomologici, denuncia una scarsa produttività, soprattutto al Nord; Red Moon* (+3), dotata di pregevoli caratteri pomologici complessivi, ma scartata al Sud per scarsa pezzatura e presenza di scatolato; Rich Lady* (+3), apprezzata per alcuni caratteri pomologici, quali colorazione, forma, consistenza e sapore della polpa, ma con albero di difficile gestione e incostante nella produzione. Subito dopo troviamo Maria Marta* (+9) e Summer Rich* (+10), pesche tradizionali molto produttive, interessanti per il Centro-Sud, che hanno il loro punto di forza nella buona pezzatura e nel sapore dei frutti; mentre tra quelle di introduzione
Springcrest
343
ricerca più recente emerge Diamond Princess* (+11), che rivela ottime caratteristiche pomologiche e garantisce produttività costante in tutti gli ambienti. Nell’ultima parte del periodo maturano Romestar (+19) ed Elegant Lady®* (+20), che si fanno apprezzare per l’aspetto e il sapore dei frutti, anche se al Nord, talvolta, presentano produttività incostante. Contemporaneamente matura la vecchia Suncrest (+20), dimostratasi adatta per produzioni biologiche; subito dopo si inserisce Symphonie* (+22), che presenta produttività elevata e costante, buone caratteristiche pomologiche, ma richiede un diradamento preciso e tempestivo per ottenere una buona pezzatura. Infine Zee Lady®* (+25), con buone caratteristiche pomologiche, ma produttività incostante, pezzatura disforme e scarsa su rami misti deboli.
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Redhaven
Cultivar a maturazione tardiva e molto tardiva. Il gruppo di queste cultivar è ancora imperniato su poche “certezze”, essenzialmente rappresentate da Fayette, O’Henry® e Guglielmina. Fayette (+31), affidabile sul piano produttivo, rimane ancora la cultivar di riferimento, anche se l’aspetto del frutto non è più pienamente rispondente alle moderne esigenze. Segue Summer Lady®* (+34), che mostra buone caratteristiche pomologiche, ma produttività incostante e frutti di forma irregolare. Dopo circa una settimana si raccoglie O’Henry® (+42), molto produttiva e pomologicamente ancora valida soprattutto al Centro-Sud. Poco dopo maturano: Gilda Rossa* (+48), che, sebbene produttiva, è scartata al Nord dove risultano insufficienti pezzatura e sapore; Red Star* (+50), che non soddisfa pienamente nella colorazione e nella forma del frutto; Guglielmina (+51), che, nonostante la sensibilità alla monilia, viene giudicata positivamente in tutti gli ambienti per la produttività elevata e per le eccellenti e particolari caratteristiche organolettiche del frutto. Chiudono il periodo tardivo Lucie (+60) e Red Late (+63), che rimangono valide solo per il Sud; infine, Fairtime (+68), anch’essa adatta al Sud, di buona produttività e pezzatura, migliorabile nel sovraccolore con adeguate potature verdi.
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Rich Lady
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Cultivar di pesche a polpa bianca Le pesche a polpa bianca, soprattutto quelle subacide, stanno attraversando nel nostro Paese un momento di crisi. Lo scarso interesse verso questa tipologia è determinato, oltre che da un’evidente inferiorità a livello agronomico e pomologico rispetto alle pesche gialle, da una maggiore sensibilità ai patogeni e, in gran parte, dalla scarsa resistenza alle manipolazioni e ai trasporti. Nonostante negli ultimi anni siano state introdotte numerose cultivar subacide, attraenti e di buona consistenza, esse hanno avuto limitata diffusione, poiché non sempre tali novità sono portatrici di qualità organolettiche apprezzate dal consumatore. A conferma
Summer Rich
344
miglioramento varietale di ciò lo scarso numero delle cultivar in lista, solo 15 per il 2007, non riesce a coprire completamente il calendario di maturazione di questo gruppo, che si estende per circa tre mesi e mezzo, a partire dalla metà di maggio.
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Cultivar a maturazione extraprecoce e precoce. Nel periodo extraprecoce, Primerose® (–40) riesce a esprimere al Sud sufficienti caratteri pomologici; pochi giorni dopo matura White Crest® (–36), apprezzata al Centro-Sud per la produttività soddisfacente e per la buona colorazione dei frutti. Dopo circa 2 settimane si raccoglie Hermione®* (–22), scartata al Nord per qualità pomologiche insufficienti e apprezzata al Sud per produttività, pezzatura e colorazione dei frutti; analogamente, Alexandra® (–19) trova consensi solo al Sud, dove esprime buona produttività e pezzatura dei frutti; mentre la “vecchia” Iris Rosso (–10), che chiude il periodo, trova estimatori specialmente al Nord, giacché al Centro spesso evidenzia la presenza di frutti scatolati e al Sud non riesce a raggiungere una sufficiente colorazione della buccia.
Diamond Princess
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Cultivar a maturazione intermedia. Nel periodo intermedio, troviamo la notissima Maria Bianca (+6), apprezzata specialmente al Centro-Sud per produttività e caratteristiche pomologiche, anche se in alcune aree del Sud non riesce a soddisfare il fabbisogno in freddo e il sovraccolore, a volte, è insufficiente. Poco dopo matura Greta* (+10), cultivar produttiva, con frutti di buona pezzatura, ben sovraccolorati e di eccellente sapore; fa seguito Maria Rosa (+19), di produttività e pezzatura media ma costante, di buon sapore, scartata al Nord per aspetto e tenuta insufficienti. Conclude il periodo Benedicte® (+22), interessante per l’elevata produttività, ma con alcuni limiti sotto il profilo pomologico.
Symphonie
Cultivar a maturazione tardiva. In epoca tardiva, si segnalano Tendress®* (+28), valutata positivamente al Centro-Nord, e Maria Angela (+35), con frutti di ottimo sapore, pezzatura e consistenza, scartata al Nord per scarsa sovraccolorazione. Accomunate da scarso sovraccolore, seguono: Maria Delizia (+37), che riscuote giudizi positivi sia per la produttività sia per le caratteristiche organolettiche; Regina Bianca (+39), che trova consensi sia al Nord sia al Sud in virtù di una buona e costante produttività nonché favorevoli caratteri pomologici come la pezzatura e il sapore. Dopo un lungo periodo di vuoto, si inserisce Douceur®* (+52), cultivar subacida e di buon sapore, scartata al Centro; quasi contemporanee sono Gladys®* (+53) e Regina di Londa (+57), entrambe diffuse nel Centro-Sud per la buona produttività, la grossa pezzatura e le eccellenti caratteristiche organolettiche dei loro frutti.
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Fayette
345
ricerca Cultivar di nettarine a polpa gialla Il gruppo delle nettarine a polpa gialla è contraddistinto da una vasta gamma di cultivar, molte delle quali caratterizzate da eccellenti standard agro-pomologici, che hanno trovato una piena valorizzazione in diverse regioni italiane, nelle quali hanno raggiunto, e in qualche caso superato, i livelli produttivi delle pesche. L’introduzione di novità varietali appartenenti a questo gruppo ha consentito di ampliare il calendario di maturazione, portandolo a oltre 4 mesi. Al Progetto, attualmente, afferiscono 28 cultivar di nettarine a polpa gialla che maturano nell’arco di circa 120 giorni, a partire da metà maggio.
Foto CSO
Cultivar a maturazione extraprecoce e precoce. La prima cultivar di questo periodo è Gran Sun* (–31), a fioritura precoce e quindi da destinare in aree non soggette a gelate, scartata al Centro e al Nord per caratteri pomologici insufficienti; successivamente troviamo Rose Diamond (–23) e Rita Star®* (–19), interessanti per produttività e buona colorazione dei frutti. Subito dopo matura Laura* (–16), scartata al Centro e al Nord, ma di riferimento al Sud, grazie alla produttività elevata e alla buona pezzatura dei frutti; a una certa distanza si inseriscono Ambra* (–13) e Supercrimson® (–11), entrambe cultivar molto rustiche, produttive, con frutti attraenti. Dopo una settimana, matura la nota Big Top®* (–5), che presenta eccellenti caratteristiche pomologiche e buona produttività al Centro-Sud. Chiudono il periodo Spring Red® (–2) e Spring Bright* (+1), interessanti per alcuni caratteri pomologici, anche se la prima denuncia lieve presenza di scatolato, mentre la seconda pezzatura non sempre adeguata al Sud.
Laura
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Cultivar a maturazione intermedia. In questo arco di maturazione si collocano le migliori nettarine per caratteristiche produttive e pomologiche. All’inizio del periodo maturano Maria Laura (+4) e Maria Carla (+7), entrambe scartate al Nord, ma apprezzate negli altri areali per sapore e pezzatura. Tra queste si inserisce Independence (+6), vecchia cultivar ancora valida per la produttività, sebbene le caratteristiche dei frutti non siano più adatte alle attuali esigenze di commercializzazione. Tra le nuove introduzioni si distingue Diamond Ray* (+10), sia per la produttività sia per la qualità dei suoi frutti; segue Ruby Grand (+15), scartata al Nord, con buona produttività e pezzatura dei frutti, ma carente per altri caratteri pomologici. Stark RedGold® (+20), Nectaross (+22) e Maria Aurelia (+26) riconfermano ovunque le eccellenti caratteristiche agronomiche e pomologiche; chiudono il calendario Venus (+28) e Orion (+30), entrambe molto produttive, con frutti di grossa pezzatura e sapore.
Rita Star
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Maria Carla
Cultivar a maturazione tardiva. In epoca tardiva, emergono: Sweet Red® (+33), che conferma eccellenti risultati in tutti gli 346
miglioramento varietale ambienti; Maria Dolce* (+34), che si è dimostrata affidabile per l’aspetto produttivo nelle diverse aree e che fornisce frutti molto serbevoli e di grossa pezzatura dal tipico sapore “gusto miele”; Sweet Lady* (+36), interessante per i caratteri di pregio dei frutti, ma sensibile a monilia e incostante nella produzione al Nord; Lady Erica® (+46), di sapore subacido, buona consistenza e produttività. Successivamente, maturano Morsiani 90® (+52) e August Red (+55), entrambe produttive, con frutti di grosso calibro, ma di sapore e sovraccolore scarsi la prima e suscettibile a monilia la seconda. Chiudono il calendario la vecchia Fairlane (+60), produttiva solo al Sud; Max® 7* (+61), apprezzata per produttività, pezzatura e forma dei frutti; California (+64), dotata al Sud di buona produttività e pezzatura dei frutti, ma scartata al Centro e al Nord per contenuti interni insufficienti.
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Stark RedGold
Cultivar di nettarine a polpa bianca Nell’ambito del gruppo delle nettarine a polpa bianca si assiste a uno scarso interesse sia da parte dei costitutori, i quali negli ultimi anni hanno proposto pochissime novità ritenute di pregio, sia da parte dei consumatori, che non sembrano particolarmente attratti da questa tipologia di frutto. Ciò è confermato anche dal numero delle cultivar in lista nel Progetto, che sono soltanto 9, tutte caratterizzate da buoni standard pomologici esterni, ma spesso con mediocre qualità gustativa; peraltro queste cultivar occupano un arco di maturazione di appena due mesi.
Foto CSO
Cultivar a maturazione precoce. In questo periodo non si rilevano cultivar particolarmente interessanti; infatti, Early Silver* (–22) presenta produttività incostante, forma dei frutti irregolari e sapore insufficiente; Silver King®* (–15), di buona produttività al Sud, è di scarso interesse al Nord e al Centro per qualità pomologiche insufficienti. Seguono Jade®* (–8) e Caldesi 2000* (–6), entrambe produttive, sebbene la prima sia da valutare meglio per la costanza produttiva e presenti una pezzatura insufficiente, mentre la seconda sia caratterizzata da forma del frutto irregolare, presenza di scatolato e rugginosità.
Sweet Red
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Cultivar a maturazione intermedia. Il periodo si apre con Emeraude®* (+6), promettente per la buona produttività, la pezzatura, il sovraccolore e il sapore dolce dei frutti. Dopo un periodo vacante di circa 2 settimane, si inserisce Caldesi 2010* (+22), interessante per alcuni caratteri pomologici quali la grossa pezzatura, il sovraccolore brillante e l’ottimo sapore, ma di produttività incostante, nonché pezzatura e forma irregolari. Infine, dopo circa altre 2 settimane di vuoto, matura Silver Giant (+35), valida per buona pezzatura, estensione del sovraccolore, consistenza e sapore dei frutti, ma caratterizzata da produttività incostante al Nord, nonché forma allungata e asimmetrica dei frutti.
Sweet Lady
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ricerca Cultivar a maturazione tardiva e molto tardiva. Essenzialmente nel periodo tardivo e molto tardivo è alquanto sentita la mancanza di valide cultivar di nettarine a polpa bianca. Infatti, le uniche due cultivar presenti in lista, Silver Moon* (+40) e Caldesi 2020* (+59), sono state scartate al Nord, in quanto non sempre garantiscono caratteristiche organolettiche sufficienti.
Foto CSO
Cultivar di percoche Il panorama varietale delle percoche è stabile da molti decenni e non s’intravede, a breve-medio termine, l’inserimento in valutazione di nuove cultivar dotate di caratteristiche complessive pienamente rispondenti alle esigenze dell’industria di trasformazione. Escludendo il Sud Italia, in cui tutte le 13 cultivar saggiate hanno riportato generalizzati consensi, anche in considerazione della loro peculiare destinazione, cioè il consumo fresco, possiamo notare che, al Centro e soprattutto al Nord Italia, la gamma varietale giudicata del tutto valida si è assottigliata fortemente.
Ambra
Foto CSO
Cultivar a maturazione precoce. A questo gruppo appartengono alcune cultivar che sono apprezzate esclusivamente nell’Italia centro-meridionale e Insulare segnatamente per il consumo fresco; si tratta di Jonia (–29), Egea (–22), Federica (–9) e Tirrenia (–2), tutte caratterizzate da buona produttività e buone caratteristiche organolettiche, ma spesso penalizzate da standard pomologici incompatibili con la trasformazione quali: pezzatura insufficiente, forma irregolare, elevata incidenza di frutti scatolati e scarsa consistenza della polpa a maturazione. Appartiene a questo gruppo Romea (0), apprezzata anche nelle aree del Nord Italia, dove si differenzia dalle altre per una maggiore regolarità e uniformità nella forma, per la migliore pezzatura del frutto, se ben diradata, e per le caratteristiche qualitative che la rendono idonea, in misura maggiore delle precedenti, alla trasformazione industriale.
Big Top
Cultivar a maturazione intermedia. Nel periodo intermedio, troviamo Villa Adriana (+3), Loadel (+5) e Villa Doria (+9), tutte scartate al Nord per caratteri pomologici insufficienti, ma interessanti nel Centro-Sud per produttività e pezzatura dei frutti, idonei al consumo fresco. Seguono: Carson (+15), apprezzata soprattutto al Sud per il buon sapore; Bowen (+26), scartata al Nord, ma valida nelle altre aree per produttività, pezzatura e consistenza della polpa; Andross (+32), unanimemente reputata come la cultivar più valida per l’industria di trasformazione, anche se al Sud viene utilizzata per il consumo fresco.
Foto CSO
Cultivar a maturazione tardiva. In epoca tardiva, si segnalano soltanto due cultivar: Jungerman (+36), che si presenta valida in quasi tutti gli ambienti, sia per l’elevata produttività e le pregevoli caratteristiche organolettiche, sia per la polpa particolarmente
Venus
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miglioramento varietale idonea alla trasformazione industriale; Babygold 9 (+43), tuttora valida per l’industria, scartata al Nord, ma apprezzata in maniera particolare al Sud dove, in genere, è destinata al consumo fresco.
Cultivar di pesche a polpa gialla di recente costituzione (1998-2008)
Cultivar di recente costituzione Nell’ultimo decennio (1998-2008) è stata costituita e diffusa una grande quantità di cultivar di pesche e nettarine, che si contraddistinguono per epoca di maturazione (da extra precoce a molto tardiva), nonché per caratteristiche bio-agronomiche e pomologiche molto differenti. I risultati più significativi, conseguiti in questi ultimi anni in Europa e nel mondo, riguardano l’ottenimento di nuove cultivar caratterizzate da elevata qualità organolettica; nuove tipologie di frutto; cultivar e selezioni resistenti a malattie; cultivar con habitus vegetativo ridotto; cultivar a basso fabbisogno in freddo. Tra le cultivar caratterizzate da elevata qualità gustativa e consistenza della polpa, ricordiamo la recente serie italiana di pesche gialle Kalòs, che si distingue per produttività elevata dell’albero, frutti con sovraccolore rosso vivo sul 100% della superficie, polpa dolce, aromatica e molto consistente. Sempre italiane le cultivar Alired, Nadia, Soleada e la recentessima Maria Silvia, di ottima qualità e con polpa molto consistente. Orientata verso il miglioramento delle qualità gustative è anche la nuova gamma di pesche gialle Royal, proveniente dagli USA e volta al miglioramento del sapore, unitamente al colore della buccia, pezzatura, tenuta e produzione. Ne fa parte Royal Majestic® Zaimajal*, che è la prima a maturare, anticipando di qualche giorno Rich Lady, della quale conserva la tipologia di frutto. Contemporanea a Rich Lady è Royal Time® Zairetop*, interessante per la facile gestione
Cultivar
Maturaz. (gg)
Caratteri particolari
Alired
+14
Produttività regolare e costante
Soleada
+18
Tollerante la monilia e resistente alla cascola
Maria Silvia
+37
Produttività molto elevata; frutto attraente, di buon sapore, polpa consistente, spicca
Nadia
+40
Frutto con polpa di elevata consistenza, buon sapore Foto CSO
Distribuzione della maturazione di pesche gialle statunitensi della serie Royal, suddivise per decadi rispetto a Redhaven Royal Majestic® Royal Time® Royal Summer® Royal Lee® Romestar* Royal Pride® Royal Estate® Royal Jim® Red Fall® Luglio
Agosto
Settembre Royal Gem
* Cultivar di confronto
349
ricerca dell’albero. Royal Summer® Zaimus* si presta a sostituire Summer Rich, rispetto alla quale risulta migliore sotto l’aspetto sia produttivo sia qualitativo. Royal Lee®Zaipela* e Royal Pride® Zaisula* si contraddistinguono per i frutti di sapore dolce; chiudono la serie Royal Estate® e Royal Jim® Zaigadi*, con frutti, rispettivamente, di sapore dolce e subacido. Sempre nella gamma dei frutti dolci ritroviamo anche le cultivar francesi Coraline® Monco* e Grenat® Monafi*, quest’ultima con produttività elevata e costante, frutti attraenti, polpa dolce e profumata, consistente, di buona tenuta. Di sapore più equilibrato sono invece i frutti delle cultivar Azurite® Monnoir*, Dialona® e Plusplus® Maillarplus. Tra le pesche bianche ricordiamo la serie italiana Ghiaccio, caratterizzata da buccia non tomentosa, polpa bianca o bianco-crema, molto consistente, tanto da consentire la raccolta in piena maturazione, tessitura simile alle percoche e contenuto zuccherino molto elevato (17-22 °Brix), sapore buono e aromatico. Sempre in Italia, sono state licenziate le cultivar Crizia e Maria Regina, entrambe di ottima qualità e con polpa molto consistente, nonché Alipersiè*, Alirosada* e Aliblanca*, tutte di sapore molto buono, dolce e aromatico. Tipologia a sé costituiscono ormai le pesche subacide, alla quale appartengono molte nuove cultivar di origine statunitense, che presentano una bassa acidità, un sapore piatto, senza contrasto tra zuccheri e acidi, anche definite “acqua e zucchero” per sottolineare la mancanza di aromi o sapori. Tra queste ha riscosso un certo interesse Kevina® Zaidaso*, soprattutto in considerazione dell’epoca di raccolta tardiva.
Foto A. Liverani
Ghiaccio
Cultivar di pesche a polpa bianca di recente costituzione in Italia (1998-2008)
Alirosada
Aliblanca
350
Cultivar
Maturaz. (gg)
Crizia
–15
Frutto di ottima consistenza e qualità
Alipersiè*
+5
Frutto molto attraente, colorazione intensa, sapore molto buono, dolce e aromatico
Rubia
+8
Frutto di buona qualità gustativa
Alirosada*
+12
Frutto grosso e uniforme, sapore molto buono, dolce e aromatico
Aliblanca*
+36
Frutto Michelini-simile, sapore molto buono, dolce e aromatico
Rubisco
+40
Rustica, molto produttiva; frutto di buona qualità gustativa
Ghiaccio-3
+45
Frutto di ottima consistenza e qualità, elevata tenuta sulla pianta
Maria Regina
+63
Produttività elevata; frutto grosso, elevata consistenza, sapore buono, polpa molto aromatica, tipo cotogna, aderente
Caratteri particolari
miglioramento varietale Da notare che negli Stati Uniti si sta assistendo a un aumento delle varietà a bassa acidità, sia di pesche sia di nettarine, che ultimamente rappresentano circa il 50% delle novità brevettate; queste sono destinate soprattutto ai mercati asiatici, mentre il mercato americano preferisce, generalmente, le varietà con un contenuto in acidi medio o elevato, anche se questa tipologia sta aumentando di popolarità sia nel mercato interno sia nel Nord Europa. Numerose anche le cultivar di pesche bianche rilasciate di recente in Francia, per la gran parte caratterizzate da frutti di buon sapore e grossa pezzatura. Per quanto riguarda le nettarine gialle, le nuove introduzioni mirano in parte alla realizzazione di cultivar simili, dal punto di vista
Cultivar di nettarine a polpa gialla di recente costituzione in Italia (1998-2008) Cultivar
Maturaz. (gg)
Caratteri particolari
Elios
–40
Produttiva e precoce
Lara
–9
Frutto di buona qualità, poco soggetto alle spaccature
Alice-Col
–5
Habitus colonnare
Guerriera
+3
Rustica, produttiva; frutti grossi, consistenti, tendenzialmente acidi
Alitop
+4
Simile a Big Top per tipologia di frutto; polpa molto consistente, dolce e subacida
Romagna® Big
+5
Molto produttiva; frutto grosso, sapore dolce, polpa consistente, spicca
Amiga
+8
Frutto con polpa aderente, consistente, buon sapore, aromatica
Romagna® Gold
+10
Frutti di grossa pezzatura e ottimo sapore
Cristina*
+11
Produttiva; frutto di pezzatura media, buon sapore, equilibrato e succoso, semiaderente
Maria Camilla
+12
Frutto di buona qualità, elevata consistenza, spicco
Alma
+25
Frutto grosso, sapore tendenzialmente equilibrato, aderente
Polaris
+28
Resistente al freddo
Maria Nicola
+55
Frutto grosso, polpa molto soda, gustosa e dolce, semispicca
Alexa®
+63
Produttiva; frutto con polpa molto consistente, polpa aderente
Max® 7
+68
Produttiva; frutto con polpa molto consistente, buon sapore
Lara
Amiga
Maria Camilla
351
ricerca estetico e qualitativo, alla Big Top® Zaitabo, considerata quale capostipite della “nuova nettarina”: forma tendenzialmente sferico-simmetrica, sovraccolore rosso esteso sull’80-100% della superficie, polpa croccante e consistente, sapore subacido e notevole tenuta di maturazione, compresa da giugno a settembre, in modo da poter ampliare e prolungare il calendario di offerta. Hanno contribuito all’ampliamento di questa gamma le cultivar della serie americana Honey e della serie francese Nectapom®. Quest’ultima comprende varietà che maturano da metà luglio a settembre, tutte caratterizzate da frutti con polpa croccante e sapore dolce. Rientrano in questo gruppo anche le californiane a maturazione precoce Early Top® (Zaibop*) e New Top® (Zaitodeu*), nonché le tardive Western Red* e August Bright*. Molto diffusa inoltre la francese Big Bang® Maillara*, con frutti di grosso calibro, piuttosto dolci, molto colorati e di elevata tenuta in pianta. Dal miglioramento genetico italiano arrivano Alitop, Romagna® Big e Romagna® Gold; i principali pregi della prima sono la produttività, la pezzatura e il sapore dei frutti; i punti forti delle ultime due sono l’ottimo sapore dolce e l’elevata pezzatura dei frutti. Di tipo tradizionale (forma rotondo-oblunga, leggermente asimmetrica, sovraccolore rosso diffuso sul 60-80% della buccia, polpa consistente, sapore tendenzialmente acido, discreta tenuta alla maturazione), invece, le recenti cultivar italiane Cristina, Guerriera, Maria Camilla, Amiga, Alma, Maria Nicola, Alexa® e Max® 7. Tra queste, la recentissima Maria Nicola si fa apprezzare per la pro-
Cultivar di percoche di recente costituzione in Italia (1998-2008) Cultivar
Maturaz. (gg)
Caratteri particolari
Egea
–16
Per consumo fresco
Bonia
–12
Interessante per precocità e aspetto del frutto
Cultivar di nettarine a polpa bianca di recente costituzione in Italia (1998-2008)
Maria Nicola
Maria Linda
352
Cultivar
Maturaz. (gg)
Caratteri particolari
Maria Lucia
–20
Frutto con buone caratteristiche agronomiche e gustative
Neve
–16
Frutto di ottima pezzatura e qualità, aderente
Romagna Red
–14
Produttiva; frutto tipo Caldesi
Maria Linda
–10
Frutto di ottimo sapore e consistenza elevata, polpa semiaderente
Maria Anna
+18
Frutto di ottimo sapore e consistenza elevata
Sweet Silver
+19
Frutto di elevata consistenza
Maria Teresa
+22
Produttività elevata e costante; frutto di buon sapore, polpa aromatica, molto consistente, spicca
Romagna 3000
+56
Frutto di buon sapore, di tipologia acida, consistente e conservabile, spicca
Romagna Bright 2000
Tardiva
Frutto con polpa di buon sapore, di tipologia acida, spicca
miglioramento varietale duttività molto elevata e la grossa pezzatura dei frutti, con polpa molto soda, zuccherina, gustosa, poco acida ma non insipida. Anche per le nettarine bianche si sta delineando un calendario di novità con frutti rotondeggianti, intensamente ed estesamente colorati, con polpa croccante a gusto dolce. Tra le nuove cultivar in sperimentazione e in corso di diffusione, molte sono di origine francese: Turquoise® Monprime*, varietà di riferimento nel periodo precoce, seguita da Garaco*, Jade® Momèe* e Garcica; Nectarmagie*, Emeraude® Monnude* e Magique® Maillarmagie*, nel periodo intermedio; Nectaperle* e molte altre nel periodo mediotardivo. Tra le cultivar licenziate nel nostro Paese, Romagna Red, della tipologia della serie Caldesi, si colloca nel periodo precoce, mentre Romagna Bright e Romagna 3000, entrambe con frutti di tipologia acida, dominano il periodo tardivo. Numerose le cultivar appartenenti alla serie fiorentina Maria, ottenute dal Dipartimento di Ortoflorofrutticoltura dell’Università di Firenze dal 1980 a oggi. In particolare nell’ultimo decennio sono state rilasciate Maria Lucia, Maria Anna, Maria Linda e la recentissima Maria Teresa, che si contraddistinguono per produttività molto elevata e costante nel tempo, frutti di consistenza elevata, sapore buono e alquanto aromatico. Una cultivar italiana molto interessante, nell’ambito delle nettarinepercoche deantocianiche, è Maria Dorata, caratterizzata da pro-
Maria Teresa
Epoche di maturazione delle cultivar di pesche e nettarine costituite presso il Dofi di Firenze (1980-2008) Epoca Giugno Cultivar*
30
Luglio 10
20
Agosto 31
10
20
Epoca
Settembre 31
10
20
30 Cultivar
Maria Lucia (–20)
Maria Camilla (+12)
Maria Emilia (–18)
Maria Rosa (+15)
Maria Cristina (–16)
Maria Anna (+18)
Maria Luisa (–11)
Maria Teresa (+22)
Maria Serena (–11)
Maria Angela (+26)
Maria Linda (–10)
Maria Aurelia (+30)
Maria Dorata (–9)
Maria Delizia (+34)
Maria Grazia (–5)
Maria Dolce (+34)
Maria Laura (+4)
Maria Silvia (+37)
Maria Bianca (+6)
Laura Dolce (+52)
Maria Elisa (+6)
Guglielmina (+53)
Maria Carla (+9)
Maria Nicola (+55)
Maria Marta (+10)
Regina di Ottobre (+56)
Pesche a polpa gialla
Pesche a polpa bianca
Percoche (pesche da industria)
Nettarine a polpa gialla
Nettarine a polpa bianca
Nettarine da industria
* Cultivar di riferimento “Redhaven”, con inizio di maturazione il 15 luglio al Centro-Nord
353
Maria Regina (+63)
ricerca duttività elevata e costante, frutto di pezzatura media, con buccia non tomentosa, di colore giallo-aranciato brillante, totale assenza di pigmentazione antocianica, polpa giallo intenso, consistenza elevata, quasi croccante, sapore ottimo (13 °Brix), profumata, aderente al nocciolo. Sempre fiorentine, le nettarine “gusto miele” Maria Dolce e Gianna Laura Dolce, con peculiari caratteristiche organolettiche, elevato tenore zuccherino (>16 °Brix) e bassa acidità. Tra le nuove pesche e nettarine caratterizzate da polpa molto dolce anche le statunitensi Golden Princess, Candy Red, Snow Gem, Snow Princess, Sweet Pearl e Candy Sweet. Interessante la tipologia di pesche piatte, sia gialle sia bianche, ben nota in Cina da lungo tempo, ma che ora sta iniziando ad arrivare anche sui mercati europei e dell’America del Nord. Dagli USA arrivano le cultivar con i nomi commerciali Galaxy e Rattray; francesi sono le cultivar Ornella, Sweet Cap, Orian e Ordigan; mentre cinese è la serie di pesche piatte a polpa bianca Ruipan. Eccellente la serie italiana “UFO” (1-9), le cui selezioni differiscono nel colore della polpa e nell’epoca di maturazione (da precoce a tardiva), caratterizzate da forma appiattita, buccia scarsamente tomentosa, polpa bianca o gialla, venata di rosso vicino al nocciolo, di buona consistenza, tessitura media, fibrosa, più o meno aderente al nocciolo, con ottime caratteristiche organolettiche e gustative. La tipologia delle piatte si arricchisce ora anche di nettarine come la serie italiana Platinet e le costituzioni francesi a polpa gialla, Mesenbrine e Oriola, alle quali si affianca Zhengyoupan, nettarina piatta a polpa bianca, ottenuta in Cina. Di recente costituzione sono le serie spagnole Plagold, Plawhite, Zincal e Viowhite, che comprendono rispettivamente cultivar di pesche gialle, pesche bianche, nettarine gialle e nettarine bianche a bassissimo fabbisogno in freddo, adatte agli areali del Sud, a maturazione da estremamente precoce a precoce, rispetto a Redhaven, anche fino a –90 giorni (Plawhite® 5 Plajanomel*). A basso fabbisogno in freddo anche diverse cultivar provenienti dai programmi di breeding in cooperazione tra l’USDA, l’Università della Georgia e l’Università della Florida. Riguardo al carattere habitus vegetativo, in Romania sono state ottenute le cultivar di pesco a polpa gialla Cecilia e Puiu e le nettarine gialle Liviu e Melania, tutte con portamento nano e con frutti di ottima pezzatura e qualità. Italiana, invece, la recente Alice-Col, nettarina gialla con portamento colonnare che produce frutti dalle caratteristiche commerciali paragonabili a quelle di una cultivar tradizionale. Fatta eccezione per due pesche gialle e due percoche provenienti dagli USA, nonché per alcune cultivar di origine rumena (Dida, Amalia, Eugen, Mihaela, Tina), non si registrano al momento risultati apprezzabili per quanto riguarda la resistenza alle principali fitopatie (monilia, bolla, oidio, afidi e sharka), poiché sino a ora sono ancora limitati all’identificazione di alcuni genotipi e selezioni resistenti.
Maria Dorata
Gianna Laura Dolce
Alice-Col
354
miglioramento varietale Germoplasma autoctono italiano In diverse regioni d’Italia esistono realtà peschicole, legate a tradizioni colturali e microambientali, dove vengono ancora valorizzati e coltivati gruppi pomologici costituiti da varietà locali, molto apprezzate in mercati di nicchia. Diverse di queste sono ancora presenti e coltivate nel territorio, altre sono conservate in collezioni di germoplasma presso Istituti di Ricerca pubblici o privati, alcune sono purtroppo scomparse. Le vecchie cultivar rappresentano un patrimonio genetico potenziale che deve essere conservato e tutelato, attraverso leggi regionali e nazionali, in quanto portatrici di caratteri agronomici e pomologici di notevole interesse. Nel caso specifico del pesco, in diverse vecchie cultivar si ritrovano caratteri di resistenza alle malattie (per es. bolla, oidio, corineo, batteriosi), caratteri pomologici e organolettici eccellenti (per es. profumi, sapori, aromi), nonché caratteri agronomici interessanti quali: elevata produttività, rusticità, elevata resistenza al freddo ecc. Al Centro-Nord meritano di essere menzionate le Burrone o Pesche delle Vigne, sottogruppo delle pesche a polpa bianca, caratterizzate essenzialmente da polpa fine, aromatica e molto profumata, spicca, a maturazione tardiva o molto tardiva. Le più famose sono: Tardivo Zuliani (+40) in Veneto; Michelini (+40) in Piemonte; Duchessa d’Este (+41) e K2 (+30) in Emilia-Romagna; Burrona di Rosano (+35), Regina di Londa (+55) e Regina di Ottobre (+65) in Toscana. A queste cultivar spesso sono dedicate feste e sagre, nelle località di coltivazione, dove possono essere valorizzate le loro elevate caratteristiche organolettiche.
Platicarpa
Alcune delle vecchie varietà di pesche legate a specifici territori Regione
Varietà
Piemonte-Liguria
Rossa di Finale, San Michele, Michelini
Emilia-Romagna
Buco Incavato, Bella di Cesena, Pesca Carota, Sant’Anna Balducci, Bonvicini, Bonfiglioli
Veneto
Maddalena Reale, Meraviglia di Verona, Moscatello, Giallona di Verona, Biancona di Verona, Lorenzini
Toscana
Maddalena Rossa, Morellone di Pisa, Moscatella di Rosano, Mora di Moriano, Burrone e Cotogne Fiorentine
Italia centro-meridionale
Pesche di Papigno, Bella di Roma
Italia meridionale e peninsulare
Cotogne di Napoli, Vernine di Napoli, Schiavone, Terzarole, Riccie, Percoche varie
Sicilia
Sbergieu, Tabacchiere, Tardive di Leonforte, Montagnole, Settembrine
Sardegna
Natalina o Pesca di Natale
Michelini
Buco incavato
355
ricerca Del Centro è anche il gruppo delle Cotogne Fiorentine, caratterizzate da buccia giallastra marezzata di rosso, polpa gialla o giallo-aranciata, venata di rosso vicino al nocciolo, soda, dolce, aromatica e profumata, aderente al nocciolo (duracina), adatte per il consumo fresco (la tradizione vuole che spicchi di polpa di pesche cotogne siano consumati dopo essere stati immersi in un buon vino rosso o rosato toscano). Le più famose sono: Cotogna Ceccarelli o Moscatella (+45), Cotogna di Rosano (+50), Cotogna del Berti (+50) e Gugliemina (+50). A questo gruppo si affianca anche Maria Regina (+63), cotogna a polpa bianca, con frutti grossi di squisito sapore, che trovano in Toscana molta considerazione. Nel Sud Italia, invece, meritano di essere ricordate: le pesche Montagnole, che racchiudono un gruppo di cultivar locali a maturazione tardiva di origine siciliana; le pesche Settembrine, anch’esse di origine siciliana, caratterizzate da buccia gialla con scarso sovraccolore rosso, polpa gialla o giallo-aranciata, mediamente soda, molto aromatica, aderente al nocciolo, apprezzate dai consumatori locali, soprattutto per il consumo fresco, ma ottime anche per la sciroppatura casalinga. Infine, le pesche Tabacchiere, coltivate a Bronte (CT), di taglia medio-piccola, con forma schiacciata, assai particolare, e dal profumo estremamente intenso; sono immediatamente riconoscibili per la forma, tanto schiacciata da sembrare appunto una tabacchiera; ottime da tavola, e utilizzate anche nell’industria dolciaria per la preparazione di granite e gelati. Vi sono poi le nettarine Sbergiu, a polpa bianca e spicca, e le pesche di Leonforte, a polpa gialla, soda e spicca, con ottime caratteristiche organolettiche (sapore e aromi), apprezzate nei mercati di nicchia in Sicilia. Tra le vecchie cultivar di percoche le più rinomate sono le Terzarole e Riccie, nel napoletano, e Puteolana in Campania; Percoco Cuccarese (a polpa bianca), presente in aree limitate della bassa Val d’Agri, Percoco di Tursi e Percoca di S. Arcangelo o Settembrina in Basilicata. Quest’ultima merita considerazione per le caratteristiche organolettiche e tecnologiche dei frutti che, oltre al mercato del consumo fresco in Basilicata, potrebbero essere destinati all’industria di trasformazione. Recentemente queste “vecchie cultivar” sono state riscoperte dai consumatori italiani e vengono valorizzate attraverso sagre e feste paesane che permettono di far conoscere e apprezzare le loro notevoli potenzialità organolettiche; inoltre, per alcune di queste (per es. Regina di Londa) è stato ottenuto il presidio Slow Food Promozione. Tale riconoscimento valorizza il lavoro dei frutticoltori rimasti nella zona di origine ed è uno strumento che rafforza l’immagine di una peschicoltura di qualità e consente di immettere sul mercato un prodotto fresco, con ottime caratteristiche gustative, molto ricercato e apprezzato, in grado di spuntare prezzi assai remunerativi.
Cotogna di Rosano
Bella di Roma
Regina di Londa
356
miglioramento varietale Peschi ornamentali Le piante da frutto a scopo ornamentale comprendono numerose specie, molto apprezzate per abbellire parchi, viali e giardini. La loro coltivazione risale ai tempi antichi, da quando cioè l’uomo ha desiderato rendere più confortevole e accogliente il luogo in cui viveva; ai giorni nostri il settore vivaistico le utilizza ampiamente nella progettazione e realizzazione del verde tradizionale e pensile, sia pubblico sia privato.
Peschi ornamentali
• Il genere Prunus ha una grande
varietà di piante ornamentali che, sia per le delicate e vistose fioriture, sia per il fogliame e per il portamento dell’albero, vengono utilizzate come alberi o siepi, nei parchi, viali, giardini, o in vaso sui terrazzi; ovvero a scopo remunerativo, per esempio per la produzione forzata e non di rami fioriti, del pesco da fiore, da impiegare per mazzi fioriti e addobbi floreali
Al Prunus persica afferiscono diverse varietà da fiore e/o ornamentali; di seguito si descrivono i principali caratteri botanici e morfologici. – Prunus persica var. florepleno, noto con il nome di pesco da fiore: è largamente utilizzato come pianta ornamentale. L’albero ha buona rusticità e può raggiungere un’altezza di 5-7 m. Presenta un portamento tendenzialmente assurgente. Le foglie, di dimensioni medie, sono di forma lanceolata, di colore verde più intenso nella pagina superiore, con margine finemente dentato. Il fiore ha polipetaloidia elevata, fino a 50-70 petali/fiore, è riunito in mazzi grandi, poco odorosi. Il colore è variabile, può essere bianco, rosa, rosso-scuro o screziato. La fioritura, come per tutti i peschi, avviene prima dell’emissione delle foglie, ed è tendenzialmente tardiva, tra marzo e aprile. Alcuni “tipi” producono frutti in quantità scarsa, a maturazione molto tardiva, spesso non riescono a maturare, hanno forma e aspetto globoso, con mucrone assai pronunciato; altri, come la Double Delight, hanno frutti a polpa gialla, di buon sapore, che maturano alla fine di luglio. – P. amygdalus var. pollardii, ibrido tra il Pesco comune e il Mandorlo: è una varietà con fioritura alquanto precoce, con grandi fiori semplici di colore rosa-carico, molto vistosi.
Foto I. Ponti
Per quanto riguarda il portamento dell’albero, esistono nel pesco i seguenti tipi: – Pesco a portamento eretto, come per esempio la cultivar Pillar o Pesco cipressino, molto curioso, simile a un piccolo cipresso. I frutti, settembrini, sono di pezzatura media, hanno polpa di colore rosso-violaceo, consistente e di ottimo sapore.
Particolare del fiore polipetaloide di colore rosa
Classificazione dei peschi ornamentali
Particolare del fiore polipetaloide di colore bianco
357
Carattere
Parametri
Fiore
Dimensioni, Colore, Numero dei petali
Foglia
Dimensioni, Colore, Lembo
Portamento dell’albero
Eretto o Fusiforme, Aperto, Pendulo
Vigoria
Elevata, Media, Compatta, Nana
ricerca – Pesco a portamento aperto, come la cultivar Elbertita, con rami a internodi corti, fogliame denso, verde scuro, i frutti sono a polpa gialla, molto consistente e maturano ai primi di agosto. – Pesco a portamento pendulo, come la cultivar Stribbling, con rami penduli, fiori di tipo rosaceo, di colore generalmente bianco, talora rosa, frutti a polpa gialla, di buon sapore, che maturano a metà luglio. – Pesco a portamento nano (dwarf), per esempio la cultivar Bonanza: presenta un albero di modestissime dimensioni, che quasi non supera il metro di altezza a completo sviluppo, con fabbisogno in freddo medio-basso, fioritura precoce e abbondante, fiori rosacei, frutti di media pezzatura, con buccia ben colorata di rosso, polpa gialla, di buon sapore, a maturazione intermedia. Appartengono a questa tipologia le nuove cv americane a portamento nano come Bonfire e Tom Thumb, utilizzate solo per scopo ornamentale, grazie al colore rossoscuro delle foglie, che persiste per l’intero ciclo vegetativo, all’abbondante fioritura tardiva, di colore rosa intenso, con frutti di piccole dimensioni non eduli. Sono disponibili oggi diverse cultivar di pesche e nettarine nane a duplice attitudine (ornamentali e da frutto), che coprono un vasto arco di maturazione. Tra queste si ricordano: le pesche Calypso e Circe, che producono entrambe frutti a polpa gialla; la nettarina Didone, che è possibile coltivare anche in vaso, di cui si può godere del profumo e del sapore dei frutti, che maturano tra la metà e la fine di agosto. Infine la serie di nettarine americane: Early Free (–18 Redhaven), Delicious Sweet (–5), Red Fantastic (+17), Red Prolific (+28), Summer Red (+32), Golden Free (+40), e le pesche: Royal June (–15), Southern Flame (+2), Starking Delicious (+5), Golden Jubilee (+30), Little Giant e Late Red (entrambe +57), Fingerlakes S.H. (+60), che consentono di apprezzare i frutti, di eccellente qualità e sapore, per un periodo di oltre 2 mesi.
Foto R. Angelini
Aspetto di un albero di nettarine con fiori rossi a portamento pendulo
In basso, da sinistra: pesco nano con fogliame verde scuro; albero di pesco con fiori bianchi a portamento pendulo; vistosa fioritura rosa su pesco nano
358
miglioramento varietale Profili descrittivi delle cultivar di pesche a polpa gialla Per ciascuna delle varietà consigliate nelle liste di orientamento sono indicati: l’origine, le caratteristiche dell’albero e del frutto, nonché un giudizio complessivo su vari aspetti agronomici, qualitativi e commerciali. L’indicazione (– o +) riportata a fianco di ciascuna varietà si riferisce all’epoca di maturazione in giorni rispetto a Redhaven.
Foto CRPV
Rich May (–37)* Origine: USA (Zaiger, California). Incrocio [(May Grand l.i. x Semenzale di pesco)] x [(Sam Houston l.i.) x (Tasty gold x Maycrest)]. Diffusa nel 1991. Albero: vigoria medio-elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotondo-allungata; buccia gialla, intensamente sovraccolorata di rosso; polpa gialla, molto soda, spicca, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: eccellente cultivar a maturazione precoce, adatta per i mercati che richiedono un frutto con ottime qualità pomologiche e organolettiche. Si adatta a diversi ambienti dal Nord al Sud Italia.
Rich May Foto CRPV
Maycrest (–31)* Origine: USA (Minamy, California). Mutazione gemmaria di Spring crest. Diffusa nel 1977. Albero: vigoria medio-elevata; produttività buona. Frutto: pezzatura media; forma rotondo-oblata; buccia gialla, con sovraccolore rosso brillante sul 60-80%; polpa gialla, con leggera pigmentazione rossa, di elevata consistenza, semiaderente, discrete le caratteristiche organolettiche. Giudizio complessivo: molto diffusa in tutta Italia, presenta frutti di pezzatura media, di buona qualità, resistenti alle manipolazioni e ai trasporti.
Maycrest Foto CRPV
Springcrest (–26)* Origine: USA (Dep. Agr. Hort. Field Station, Georgia). Incrocio FU 89-14 x Springtime. Diffusa nel 1969. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura media; forma rotondo-oblata; buccia gialla, con sovraccolore rosso vivo attraente sul 90%; polpa gialla, mediamente consistente, di medio sapore. Giudizio complessivo: cultivar di elevata produttività, con discreta qualità dei frutti, ancora diffusa in numerosi ambienti peschicoli, non solo italiani.
Springcrest
* Varietà protetta che non può essere liberamente moltiplicata 359
ricerca
Foto CRPV
Crimson Lady (–24)* Origine: USA (Bradford, California). Incrocio Red Diamond x Spring crest. Diffusa nel 1994. Albero: vigoria media; produttività media. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblata; buccia gialla, con sovraccolore rosso sul 90%; polpa gialla, di elevata consistenza, aderente, caratteri organolettici mediocri. Giudizio complessivo: cultivar con buone caratteristiche pomologiche, per forma, sovraccolore, pezzatura e consistenza della polpa. Presenta produttività incostante e talvolta scatolato.
Crimson Lady Foto CRPV
Springbelle (–23)* Origine: Italia (CISA M. Neri, Imola - BO). Mutazione gemmaria di Springcrest. Diffusa nel 1985. Albero: vigoria medio-elevata; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-allungata; buccia gialla, intensamente sovraccolorata di rosso sul 90%; polpa gialla, molto soda, semiaderente, di sapore acidulo. Giudizio complessivo: cultivar interessante per pezzatura e forma del frutto, sensibile alle lavorazioni post-raccolta, produttività talora incostante per fioritura precoce.
Springbelle Foto CRPV
Rubirich (–17)* Origine: USA (Zaiger, California). Genealogia non nota. Diffusa nel 1994. Albero: vigoria elevata; produttività media. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotonda; buccia gialla, con sovraccolore rosso intenso sul 90%; polpa gialla, di elevata consistenza, semi-aderente, discrete le caratteristiche organolettiche. Giudizio complessivo: molto diffusa in tutta Italia, presenta frutti di pezzatura e qualità buone, resistenti alle manipolazioni e ai trasporti.
Rubirich
360
miglioramento varietale
Royal Glory (–7)* Origine: USA (Zaiger, California). Libera impollinazione di May Grand. Diffusa nel 1988. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblata; buccia gialla, intensamente sovraccolorata di rosso vivo sul 90%; polpa gialla, soda, semiaderente, di buone caratteristiche gustative. Giudizio complessivo: cultivar interessante per pezzatura e qualità del frutto, di sapore dolce, subacido. Si adatta bene in tutti gli ambienti peschicoli italiani. È sensibile allo Xanthomonas.
Royal Glory
Vistarich (+1)* Origine: USA (Zaiger, California). Libera impollinazione di Rich Lady. Diffusa nel 1999. Albero: vigoria medio-elevata; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblata; buccia gialla, sovraccolorata di rosso vivo sul 90%; polpa gialla, soda, spicca, di buon sapore, tendenzialmente acido. Giudizio complessivo: cultivar interessante per forma, consistenza e qualità del frutto, produttività talora incostante, portamento assurgente, sensibile a monilia.
Vistarich
Rich Lady (+3)* Origine: USA (Zaiger, California). Libera impollinazione di Amparo. Diffusa nel 1990. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblunga; buccia gialla, sovraccolorata di rosso brillante sul 90%; polpa gialla, molto soda, spicca, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: cultivar interessante per pezzatura e forma molto attraenti. Si adatta bene in tutti gli ambienti peschicoli del Centro-Sud, mentre al Nord la produttività è talora incostante.
Rich Lady
361
ricerca
Foto CRPV
Maria Marta (+9)* Origine: Italia (Bellini, DO-UNIV., Firenze). Autofecondazione di Glohaven. Diffusa nel 1992. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura media; forma rotonda; buccia gialla, sovraccolorata di rosso vivo sul 70%; polpa gialla chiara, con pigmentazione rossa vicino al nocciolo, soda, spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: cultivar interessante per la colorazione e il sapore del frutto. Presenta maggiore resistenza alle minime invernali rispetto alla progenitrice Glohaven.
Maria Marta
Summer Rich (+10)* Origine: USA (Zaiger, California). Genealogia non nota. Diffusa nel 1989. Albero: vigoria media; produttività media. Frutto: pezzatura grossa; forma rotonda; buccia gialla, intensamente sovraccolorata di rosso vivo sul 90%; polpa gialla, soda, di buon sapore. Giudizio complessivo: apprezzata dai consumatori per forma e pezzatura dei frutti, buoni anche per le caratteristiche gustative; buona resistenza dell’albero ai climi freddi.
Summer Rich Foto CRPV
Romestar (+19)* Origine: Italia (Fideghelli, Della Strada, ISF, Roma). Incrocio F2 (Fayette x Stark RedGold). Diffusa nel 1995. Albero: vigoria medio-elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblata; buccia gialla, sovraccolorata di rosso brillante sul 70-90%; polpa gialla, soda, spicca, di ottima qualità. Giudizio complessivo: cultivar interessante per le ottime caratteristiche produttive e organolettiche. Si adatta ai diversi ambienti italiani.
Romestar
362
miglioramento varietale
Foto CRPV
Elegant Lady (+20)* Origine: USA (Merril, California). Incrocio Early O’Henry x July Lady. Diffusa nel 1985. Albero: vigoria media; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotonda; buccia gialla, intensamente sovraccolorata di rosso vivo sul 90%; polpa gialla, soda, spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: interessante per forma, sovraccolore, pezzatura e consistenza dei frutti. Sensibile ai ritorni di freddo, alla monilia e alle batteriosi.
Elegant Lady
Symphonie (+22)* Origine: Francia (Maillard, Bergerac). Libera impollinazione di Early O’Henry. Diffusa nel 1995. Albero: vigoria media; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotonda; buccia gialla, sovraccolorata di rosso vivo sul 70-80%; polpa gialla, soda, spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: ottima varietà molto produttiva, con frutti attraenti, di buona qualità, adatta per molte zone dal Nord al Sud Italia.
Symphonie Foto CRPV
Zee Lady (+25)* Origine: USA (Zaiger, California). Incrocio O’Henry x June Lady. Diffusa nel 2001. Albero: vigoria media; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotonda; buccia gialla, intensamente sovraccolorata di rosso vivo sul 70-90%; polpa gialla, soda, spicca, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: i suoi punti di forza sono l’aspetto, la pezzatura e l’elevata consistenza dei frutti, nonché l’ottimo sapore. Sensibile alla monilia e alle batteriosi.
Zee Lady
363
ricerca
Summer Lady (+34)* Origine: USA (Palier, California). Mutazione gemmaria di O’ Henry. Diffusa nel 1987. Albero: vigoria media; produttività media. Frutto: pezzatura grossa; forma rotonda; buccia gialla, sovraccolorata di un bellissimo rosso vivo; polpa gialla, soda, spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: buone le caratteristiche pomologiche quali pezzatura, sovraccolore, consistenza e sapore. Talora la produttività è incostante.
Summer Lady
O’ Henry (+42)* Origine: USA (Merril, California). Semenzale l.i. di Merril Bonanza x nettarina non menzionata. Diffusa nel 1968. Albero: vigoria elevata; produttività molto elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotonda; buccia gialla, sovraccolorata di un bellissimo rosso vivo; polpa gialla, soda, spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: buone le caratteristiche pomologiche. Si adatta alle regioni del Centro-Sud. Sensibile ai ritorni di freddo.
O’ Henry
Red Star (+50)* Origine: USA (Fruit Acres, Michigan). Libera impollinazione di Newhaven. Diffusa nel 1995. Albero: vigoria media; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotonda; buccia gialla, sovraccolorata di un bellissimo rosso intenso sul 90%; polpa gialla, soda, spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: buone le caratteristiche pomologiche quali pezzatura, forma e consistenza della polpa. Il sapore è buono, equilibrato ma presenta carenza di aromi.
Red Star
364
miglioramento varietale
Guglielmina (+51)* Origine: Italia (Bellini-Nencetti, DO-UNIV., Firenze). Genealogia non nota, individuata casualmente. Diffusa nel 1990. Albero: vigoria media; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotonda; buccia gialla sovraccolorata di rosso vivo sul 70%; polpa gialla, soda, semi-spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: cultivar diffusa e apprezzata per le buone caratteristiche gustative nel Centro-Sud Italia, la colorazione dei frutti è talora insufficiente al Nord.
Profili descrittivi delle cultivar di pesco a polpa bianca
Guglielmina Foto CRPV
White Crest (–36)* Origine: Italia (Granata, Caserta). Mutazione gemmaria di Maycrest. Diffusa nel 1993. Albero: vigoria media; produttività media e regolare. Frutto: pezzatura media; forma rotonda; buccia bianco-crema sovraccolorata di rosso brillante sull’80%; polpa bianca, soda, aderente, di buon sapore. Giudizio complessivo: è la prima cultivar di pesco a polpa bianca che compare nei mercati del Centro-Sud Italia, della quale vengono apprezzati il buon sapore e la resistenza alle manipolazioni e ai trasporti. White Crest Foto CRPV
Hermione (–22)* Origine: USA (Zaiger, California). Genealogia non nota. Diffusa nel 1993. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotonda; buccia bianca, sovraccolorata di rosso vivo sul 60-70%; polpa bianca, soda, aderente, di buon sapore. Giudizio complessivo: cultivar molto produttiva, apprezzata per le buone caratteristiche gustative nel Centro-Sud Italia.
Hermione
365
ricerca
Maria Bianca (+6)* Origine: Italia (Bellini, DO-UNIV., Firenze). Incrocio Honey Dew Hale x Michelini. Diffusa nel 1980. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotonda; buccia bianco-crema, soffusa di rosso chiaro sul 50-60%; polpa bianca, soda, spicca, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: è la cultivar a maturazione intermedia più diffusa nel Centro-Sud Italia, apprezzata dai consumatori per la pezzatura e il sapore dei frutti.
Maria Bianca
Greta (+10)* Origine: Italia (Nicotra-Moser, CRA-CRF, Roma). Autofecondazione di un semenzale di Stark Sunglo x IF7131649. Diffusa nel 1995. Albero: vigoria elevata; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotonda; buccia biancocrema, sovraccolorata di rosso intenso sul 60-70%; polpa bianca, molto soda, non fondente, di buon sapore. Giudizio complessivo: cultivar valida anche per le aree del Nord Italia; i frutti sono attraenti, di buon sapore, e di elevata consistenza. Greta
Benedicte (+22)* Origine: Francia (Meynaud, Noves). Genealogia non nota. Diffusa nel 1988. Albero: vigoria elevata; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotonda; buccia bianco-crema, sovraccolorata di rosso vivo sul 60-70%; polpa bianca, mediamente soda, spicca, succosa, di buon sapore. Giudizio complessivo: cultivar valida anche per le aree del Nord Italia, prosegue l’epoca di Maria Bianca; i frutti sono di buon sapore e pezzatura, ma la maturazione è scalare.
Benedicte
366
miglioramento varietale
Foto CRPV
Tendresse (+28)* Origine: Francia (Maillard, Bergerac). Genealogia non nota. Diffusa nel 1992. Albero: vigoria media; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblata; buccia biancocrema soffusa di rosso chiaro sul 50-70%; polpa bianca, soda, spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: cultivar con buona produttività, apprezzata dai consumatori per l’aspetto regolare e il buon sapore dei frutti. Resistente ai freddi primaverili.
Tendresse
Maria Angela (+35)* Origine: Italia (Bellini, DO-UNIV., Firenze). Incrocio Maria Delizia x Maria Bianca. Diffusa nel 1992. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotonda; buccia bianco-crema, sovraccolorata di rosso vivo sul 60-70%; polpa bianca, leggermente pigmentata al nocciolo, soda, spicca, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: cultivar con frutti di ottima qualità e sapore, che ricordano le vecchie burrone toscane, apprezzati nei mercati del Centro-Sud Italia. Ottime anche la tenuta sulla pianta e la frigoconservazione. Maria Angela
Maria Delizia (+37)* Origine: Italia (Bellini, DO-UNIV., Firenze). Autofecondazione di Cesarini. Diffusa nel 1984. Albero: vigoria media; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotonda; buccia biancocrema, ricoperta di rosso chiaro sul 40-60%; polpa bianca, soda, spicca, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: cultivar meritevole di più ampia diffusione per le ottime caratteristiche agronomiche e organolettiche. Si adatta anche agli ambienti settentrionali.
Maria Delizia
367
ricerca
Regina Bianca (+39)* Origine: Italia (Fideghelli, Della Strada, ISF, Roma). Incrocio Glohaven x K2. Diffusa nel 1993. Albero: vigoria media; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotonda; buccia bianco-verdastra, sovraccolorata di rosso intenso sul 70%; polpa bianco-verde chiaro, soda, spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: cultivar con frutti di ottime caratteristiche organolettiche, di elevata pezzatura, molto produttiva e rustica.
Regina Bianca
Gladys (+53)* Origine: USA (Zaiger, California). Genealogia non nota. Diffusa nel 1986. Albero: vigoria medio-elevata; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblata; buccia bianca, ricoperta di rosso sul 40-60%; polpa bianca, soda, aderente, di buon sapore. Giudizio complessivo: cultivar con buona produttività, grossa pezzatura, di buon sapore, elevata consistenza dei frutti che si conservano bene in frigo.
Profili descrittivi delle cultivar di nettarine a polpa gialla
Gladys
Gran Sun (–31)* Origine: USA (Jackson, California). Mutazione gemmaria di May Grand. Diffusa nel 1989. Albero: vigoria media; produttività elevata. Frutto: pezzatura media; forma rotondo-oblunga; buccia gialla, sovraccolorata di rosso brillante sul 100%; polpa gialla, soda, semi-spicca, succosa, di buon sapore. Giudizio complessivo: nettarina con epoca di maturazione precocissima. Scartata al Nord e al Centro per caratteri pomologici insufficienti.
Gran Sun
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miglioramento varietale
Foto CRPV
Rose Diamond (–23)* Origine: USA (Bradford, California). Incrocio Early Diamond x pesco nano. Diffusa nel 1990. Albero: vigoria medio-scarsa; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura media; forma rotondo-oblunga; buccia gialla, sovraccolorata di rosso brillante sul 70-90%; polpa gialla, soda, spicca, succosa, di buon sapore. Giudizio complessivo: nettarina caratterizzata da frutti di bell’aspetto, buona consistenza, succosità e sapore della polpa. Scarso il vigore dell’albero, di portamento espanso, la pezzatura talora è insufficiente. Rose Diamond
Rita Star (–19)* Origine: USA (Bradford, California). Libera impollinazione di Aurelio Star. Diffusa nel 1990. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotonda; buccia gialla, con sovraccolore rosso sul 90%; polpa gialla, soda, aderente, di buon sapore. Giudizio complessivo: nettarina molto diffusa in Italia, di elevata produttività, con frutti di ottimo sapore. Resiste bene alle principali avversità.
Rita Star
Ambra (–13)* Origine: Italia (DCA-UNIV., Bologna). Incrocio Stark RedGold x MayFire. Diffusa nel 1996. Albero: vigoria medio-elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotondo-oblunga; buccia gialla, sovraccolorata di rosso brillante sul 90%; polpa giallo-chiara, molto soda, semiaderente, sapore discreto. Giudizio complessivo: nettarina interessante per produttività, pezzatura e qualità organolettiche dei frutti; il sapore è, però, troppo acido.
Ambra
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ricerca
Foto CRPV
Big Top (–5)* Origine: USA (Zaiger, California). Genealogia non nota. Diffusa nel 1993. Albero: vigoria medio-elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura molto grossa; forma rotonda; buccia gialla, con sovraccolore rosso brillante sul 100%; polpa gialla, venata di rosso a maturazione, molto soda, semiaderente, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: nettarina molto diffusa in Italia, per elevata produttività, nonché ottime qualità organolettiche e commerciali. Sensibile alla ruggine e alla monilia.
Big Top Foto CRPV
Spring Bright (+1)* Origine: USA (Bradford, California). Incrocio May Diamond x semenzale ignoto. Diffusa nel 1990. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblunga; buccia gialloaranciata, sovraccolorata di rosso brillante sul 100%; polpa gialla, molto soda, aderente, di buon sapore. Giudizio complessivo: nettarina interessante per pezzatura, sovraccolore, consistenza e qualità organolettiche dei frutti. La produttività è elevata ma incostante.
Spring Bright
Maria Laura (+4)* Origine: Italia (Bellini, DOFI-UNIV., Firenze). Autoimpollinazione di Flavortop. Diffusa nel 1983. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotondo-oblunga; buccia gialla, con sovraccolore rosso scuro sul 90%; polpa gialla, di buona consistenza, spicca, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: nettarina diffusa nel Centro-Sud Italia, interessante per la pezzatura e l’elevata produttività. Scarsa la tenuta di maturazione.
Maria Laura
370
miglioramento varietale
Maria Carla (+7)* Origine: Italia (Bellini, DOFI-UNIV., Firenze). Autoimpollinazione di Flavortop. Diffusa nel 1985. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotondo-oblunga; buccia gialla, completamente ricoperta di rosso intenso brillante; polpa gialla, soda, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: nettarina coltivata soprattutto nel CentroSud Italia, interessante per i suoi frutti di aspetto attraente e con ottime caratteristiche organolettiche.
Maria Carla
Diamond Ray (+10)* Origine: USA (Bradford, California). Incrocio Red Diamond x selezione sconosciuta. Diffusa nel 1994. Albero: vigoria media; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotondo-oblunga; buccia giallo-aranciata, con sovraccolore rosso intenso sul 90%; polpa gialla, di elevata consistenza, aderente, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: nettarina interessante per l’aspetto, l’elevata consistenza e tenuta alla maturazione dei frutti. Sensibile alla monilia.
Diamond Ray Foto CRPV
Stark RedGold (+20)* Origine: USA (Anderson, California). Semenzale liberamente impollinato di Sungrand. Diffusa nel 1962. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblunga; buccia gialla, sovraccolorata di rosso sul 70-80%; polpa gialla, soda, spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: vecchia nettarina ancora molto coltivata in Italia, per l’elevata pezzatura, la consistenza e il sapore dei frutti.
Stark RedGold
371
ricerca
Nectaross (+22)* Origine: Italia (Fideghelli, Rosati, ISF, Roma). Incrocio Stark RedGold x Le Grand. Diffusa nel 1983. Albero: vigoria media; produttività molto elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotonda; buccia gialla, con sovraccolore rosso vivo sul 90%; polpa gialla, soda, spicca, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: nettarina molto diffusa in tutti gli ambienti peschicoli italiani, interessante per pezzatura, forma, consistenza e sapore. Sensibile a monilia.
Nectaross
Maria Aurelia (+26)* Origine: Italia (Bellini, DO-UNIV., Firenze). Autofecondazione di Stark RedGold. Diffusa nel 1983. Albero: vigoria medio-elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblunga; buccia gialla, sovraccolorata di rosso sul 90%; polpa gialla, venata di rosso, soda, spicca, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: nettarina valida per l’elevata e costante produttività, la grossa pezzatura, la consistenza e il sapore dei frutti. Spesso viene commercializzata sotto il nome Stark RedGold.
Maria Aurelia Foto CRPV
Orion (+30)* Origine: Italia (Fideghelli, Della Strada, ISF, Roma). Incrocio Flamekist x Stark RedGold. Diffusa nel 1989. Albero: vigoria media; produttività molto elevata. Frutto: pezzatura molto grossa; forma rotonda; buccia gialla, con sovraccolore rosso brillante sul 100%; polpa gialla, venata di rosso vicino al nocciolo, soda, spicca, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: nettarina con frutti di grossa pezzatura, molto attraenti. È diffusa in tutta Italia per la sua rusticità e la resistenza al craking e alle malattie (bolla e oidio).
Orion
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miglioramento varietale
Sweet Red (+33)* Origine: Italia (CO.VI.CO, Faenza). Libera impollinazione di Stark RedGold. Diffusa nel 1990. Albero: vigoria media; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotondo-oblunga; buccia gialla, sovraccolorata di rosso brillante sul 70-90%; polpa gialla, soda, semi-spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: nettarina valida per elevata produttività, pezzatura, consistenza e sapore dei frutti. Scarsa sensibilità a monilia.
Sweet Red
Maria Dolce (+34)* Origine: Italia (Bellini, DO-UNIV., Firenze). Incrocio Honey Gold x Red Diamond. Diffusa nel 1995. Albero: vigoria elevata; produttività molto elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotonda; buccia gialla, con sovraccolore rosso brillante sul 90%; polpa gialla, molto soda, spicca, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: nettarina con elevato valore agro-pomologico; i frutti sono attraenti e presentano un elevato grado zuccherino >16 °Brix, con spiccato aroma “gusto miele”. L’albero è molto rustico, con buona resistenza a sharka (PPV). Maria Dolce
Lady Erica (+46)* Origine: Italia (Vivai Battistini, Forlì). Genealogia non nota. Diffusa nel 1992. Albero: vigoria medio-scarsa; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblunga; buccia gialla, sovraccolorata di rosso sul 60-70%; polpa gialla, venata di rosso intorno al nocciolo, soda, semi-spicca, di buon sapore, subacida. Giudizio complessivo: nettarina valida per l’elevata produttività e pezzatura, la consistenza e il sapore dei frutti. Sensibile al craking e alla monilia. Lady Erica
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ricerca
Foto CRPV
Morsiani 90 (+52)* Origine: Italia (CISA M. Neri, Imola). Genealogia non nota. Diffusa nel 1991. Albero: vigoria medio-elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblunga; buccia gialla, con sovraccolore rosso brillante sul 60-70%; polpa gialla, soda, spicca, di sapore discreto. Giudizio complessivo: nettarina con elevata produttività e pezzatura dei frutti, che difettano nella sovraccolorazione se non ben diradata.
Morsiani 90
August Red (+55)* Origine: USA (Bradford, California). Incrocio F2 di Red Diamond x Autumn Free. Diffusa nel 1984. Albero: vigoria medio-elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblunga; buccia gialloaranciata, sovraccolorata di rosso intenso sul 60-70%; polpa gialla, venata di rosso, molto soda, semiaderente, di buon sapore. Giudizio complessivo: nettarina valida per elevate produttività e pezzatura, consistenza e sapore dei frutti. Molto sensibile alla monilia.
August Red Foto CRPV
Max 7 (+61)* Origine: Italia (Minguzzi, Ravenna). Libera impollinazione di Venus. Diffusa nel 1999. Albero: vigoria medio-elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblunga; buccia giallachiara, con sovraccolore rosso marezzato sul 40-70%; polpa gialla, venata di rosso intorno al nocciolo, molto soda, aderente, di buon sapore. Giudizio complessivo: nettarina con elevata produttività e pezzatura dei frutti, che difettano nella sovraccolorazione poco attraente. Max 7
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miglioramento varietale Profili descrittivi delle cultivar di nettarine a polpa bianca Foto CRPV
Early Silver (–22)* Origine: Italia (Ossani, Faenza). Incrocio Caldesi 2000 x Red Diamond. Diffusa nel 1996. Albero: vigoria media; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblunga; buccia biancocrema, sovraccolorata di rosso sul 70-90%; polpa bianca, mediamente soda, semi-spicca, di discreto sapore. Giudizio complessivo: nettarina valida per i frutti di buona pezzatura anche se di sapore e aroma un po’ scarsi, per la precoce epoca di maturazione.
Early Silver
Maria Linda (–10)* Origine: Italia (Bellini, DO-UNIV., Firenze). Incrocio California x Snow Queen. Diffusa nel 2003. Albero: vigoria media; produttività molto elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotondo-oblunga; buccia bianco-paglierino, ricoperta di colore rosso vivo brillante; polpa bianca, con leggera venatura rossa, molto soda, semi-aderente, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: nettarina con pregevoli caratteristiche agro-bio-pomologiche; frutti di aspetto molto attraente, di elevata consistenza e ottimo sapore. Maria Linda
Jade (–8)* Origine: Francia (Caillet, Bouches du Rhone). Genealogia non nota. Diffusa nel 1993. Albero: vigoria media; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura media; forma rotondo-oblunga; buccia biancopaglierino, con sovraccolore rosso intenso sul 70-90%; polpa bianca, con leggera venatura rossa, soda, semi-aderente, di buon sapore. Giudizio complessivo: nettarina con frutti attraenti, di elevata consistenza, polpa croccante, di buon sapore.
Jade
375
ricerca
Caldesi 2000 (–6)* Origine: Italia (Ossani, Faenza). Incrocio Stark RedGold x Snow Queen. Diffusa nel 1984. Albero: vigoria media; produttività molto-elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotondo-oblunga; buccia bianca, sovraccolorata di rosso sul 90%; polpa bianca, soda, aderente, di buon sapore. Giudizio complessivo: nettarina valida per la buona pezzatura e qualità dei frutti, sebbene di forma un po’ irregolare; talora presenta scatolato e rugginosità.
Caldesi 2000 Foto CRPV
Emeraude (+6)* Origine: Francia (Caillet, Bouches du Rhone). Genealogia non nota. Diffusa nel 2003. Albero: vigoria media; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotondo-oblunga; buccia bianca, con sovraccolore rosso brillante sul 60-80%; polpa bianca, leggermente venata di rosso, mediamente soda, spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: nettarina con elevata produttività e pezzatura media dei frutti, di sapore subacido.
Emeraude
Maria Anna (+18)* Origine: Italia (Bellini, DO-UNIV., Firenze). Incrocio California x Snow Queen. Diffusa nel 2001. Albero: vigoria medio-elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblunga; buccia biancocrema, con sovraccolore rosso brillante sul 70-80%; polpa bianca, con leggera venatura rossa, soda, spicca, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: nettarina con frutti di grossa pezzatura, di aspetto attraente, con ottime caratteristiche organolettiche.
Maria Anna
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miglioramento varietale
Caldesi 2010 (+22)* Origine: Italia (Ossani, Faenza). Incrocio Stark RedGold x Snow Queen. Diffusa nel 1984. Albero: vigoria elevata; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-oblunga; buccia biancoverdastra, sovraccolorata di rosso brillante sul 70-90%; polpa bianca, con rosso sotto la buccia e vicino al nocciolo, soda, semispicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: nettarina mediamente interessante rispetto a Caldesi 2000, per aspetto, resistenza e qualità organolettiche del frutto. Caldesi 2010
Silver Giant (+35)* Origine: Italia (Ossani, Faenza). Incrocio Caldesi 2000 x Spring Red. Diffusa nel 1997. Albero: vigoria medio-elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotondo-oblunga; buccia bianca, con sovraccolore rosso sul 50-70%; polpa bianca, soda, spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: nettarina interessante per produttività, pezzatura, estensione del sovraccolore e sapore buono del frutto. Difetta un po’ nella forma, allungata e asimmetrica.
Silver Giant Foto CRPV
Silver Moon (+40)* Origine: Italia (Ossani, Faenza). Incrocio Stark RedGold x Snow Queen. Diffusa nel 1993. Albero: vigoria media; produttività medio-elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotondo-ellissoidale; buccia giallo-verdastra, sovraccolorata di rosso striato sul 60%; polpa bianca, venata di rosso vicino al nocciolo, soda, spicca, di buon sapore. Giudizio complessivo: nettarina valida per le aree del Centro-Sud Italia, con frutti di bell’aspetto, buone caratteristiche organolettiche e di resistenza alle malattie. Silver Moon
377
ricerca
Caldesi 2020 (+59)* Origine: Italia (Ossani, Faenza). Incrocio Stark RedGold x Snow Queen. Diffusa nel 1984. Albero: vigoria medio-elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotondo-oblunga; buccia bianco-verdastra, con sovraccolore rosso sul 90%; polpa bianca, molto soda, spicca, di ottimo sapore. Giudizio complessivo: nettarina con elevata produttività e buona pezzatura dei frutti, che risultano di ottima qualità organolettica, con elevato grado zuccherino, bassa acidità resistenti alle manipolazioni e ai trasporti. Profili descrittivi delle cultivar di percoche
Caldesi 2020
Romea (+0)* Origine: USA (Rutgers University, New Jersey). Libera impollinazione di Caterina. Diffusa dall’ISF di Roma, nel 1987. Albero: vigoria medio-elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotonda; buccia gialla, sovraccolorata di rosso sul 20-40%; polpa giallo-aranciata, con pigmentazione rossa vicino al nocciolo, mediamente soda, di tessitura medio-fine, di buon sapore. Giudizio complessivo: diffusa in tutta Italia, è utilizzata prevalentemente per uso industriale, idonea anche per il consumo fresco. Presenta lieve tendenza a produrre frutti scatolati. Romea
Carson (+15)* Origine: USA (Wright, USDA-California). Incrocio Maxime x Leader. Diffusa nel 1943. Albero: vigoria media; produttività elevata. Frutto: pezzatura medio-grossa; forma rotonda; buccia giallachiara, con sovraccolore rosso sul 30-40%; polpa giallo-aranciata, non pigmentata, soda, di medio sapore. Giudizio complessivo: diffusa in tutta Italia, è utilizzata prevalentemente per uso industriale mediamente resistente alle manipolazioni.
Carson
378
miglioramento varietale
Andross (+32)* Origine: USA (Davis, California). Incrocio [(Paloro x Round Tuscan) x (Orange Cling Seeding x Australian Muir) x Fortuna]. Diffusa nel 1964. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotonda; buccia giallo-chiara, sovraccolorata di rosso sul 20-30%; polpa giallo-aranciata, non pigmentata, molto soda, di buon sapore. Giudizio complessivo: è la migliore cultivar della sua epoca di maturazione, coltivata in tutta Italia. È utilizzata prevalentemente per uso industriale, grazie all’elevata consistenza della polpa. Andross
Jungerman (+36)* Origine: USA (Davis, California). Incrocio Dixon 22A5 x Dixon1. Diffusa nel 1964. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotonda; buccia giallo-arancio, con sovraccolore rosso sul 40%; polpa giallo-aranciata chiara, molto soda, di buon sapore. Giudizio complessivo: cultivar valida, che segue Andross, coltivata in tutta Italia, utilizzata prevalentemente per uso industriale. È molto resistente alle manipolazioni.
Jungerman
Baby Gold 9 (+43)* Origine: USA (Brunswich, New Jersey). Incrocio P.I. 35201 x UPTTO-DATE P.I. 43137. Diffusa nel 1961. Albero: vigoria elevata; produttività elevata. Frutto: pezzatura grossa; forma rotonda; buccia giallo-arancio, con sovraccolore rosso sul 50%; polpa giallo-aranciata chiara, molto soda, di buon sapore. Giudizio complessivo: cultivar ancora valida e diffusa in Italia, utilizzata prevalentemente per usi industriali, sciroppati in particolare.
Baby Gold 9
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il pesco
ricerca Portinnesti Filiberto Loreti
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: le foto alle pagine 16 in alto a destra (Bvdc), 78 in alto (Huan), al centro (Pinkcandy) e in basso (Teoteoteo), 79 (Amitai), 80 in basso (Miszmasz), 81 (Looby), 82 (Karcich), 86 (Yasonya), 88 in basso (Lissdoc), 96 (Hurry), 98 in alto a sinistra (Hurry), 108 in alto (Tinker) e in basso (Meengen), 408 (Matka_wariatka), 409 (Elkeflorida), 416 al centro (Uksus) e in basso (Vladacanon), 417 in alto (Icefront), 421 in basso (Robynmac), 422 in alto (Palolilo), 474 in basso (Emily2k), 479 in basso (Elenathewise) sono dell’agenzia Dreamstime.com.
ricerca Portinnesti Introduzione L’uso del portinnesto è una pratica molto antica e risale all’epoca in cui è stata applicata la tecnica dell’innesto. Gli obiettivi perseguibili con l’impiego del portinnesto sono molteplici, tra i quali rivestono particolare importanza il controllo dello sviluppo vegeto-produttivo degli alberi e la resistenza agli stress biotici e abiotici. Le caratteristiche richieste a un buon portinnesto sono diverse anche se, per ovvi motivi, non si possono riscontrare tutte in un medesimo soggetto. Premesso quindi che non esiste un portinnesto “ideale”, che possa cioè soddisfare le molteplici esigenze richieste da una moderna frutticoltura, è necessario orientarsi verso quei soggetti che possono esprimere al meglio le loro caratteristiche. Notevoli progressi sono stati raggiunti grazie al lavoro di miglioramento genetico svolto da diverse istituzioni scientifiche che, attraverso complessi programmi di incrocio e selezione, o più semplicemente mediante selezione clonale, o con avanzate tecniche di mutagenesi, si sono posti sempre l’obiettivo di ottenere materiale genetico che rispondesse ai requisiti richiesti da una moderna frutticoltura. La ormai maturata convinzione dei vantaggi conseguibili dal punto di vista tecnico-economico con l’uso di appropriati soggetti, selezionati sotto il profilo sia genetico sia sanitario, ha fatto sì che la loro richiesta aumentasse non solo considerevolmente, ma si orientasse su materiale con caratteristiche sempre più pregevoli. La gamma dei portinnesti del pesco, piuttosto limitata fino a qualche decennio fa, è attualmente aumentata sensibilmente grazie anche alle moderne tecniche di propagazione, quali soprattutto le
Principali requisiti dei portinnesti
• Omogenità genetica • Facilità di propagazione per via vegetativa
• Affinità con la maggior parte delle cultivar di interesse commerciale
• Adattabilità alle condizioni
pedoclimatiche dell’area di diffusione delle colture
• Capacità di imprimere nel nesto
quel grado di vigoria compatibile con una precoce messa a frutto, una soddisfacente fruttificazione e con uno sviluppo degli alberi tale da consentire un’economica esecuzione delle principali operazioni colturali
• Immunità o possesso di un buon grado di resistenza alle principali fitopatie
Vivaio di semenzali di pesco franco
380
portinnesti colture in vitro. Pertanto, considerata l’ampia disponibilità di soggetti sul mercato vivaistico internazionale, è divenuta indispensabile la conoscenza delle caratteristiche bioagronomiche di ciascuno di essi in modo da agevolare tecnici e frutticoltori nel sempre non facile compito di effettuare una loro appropriata scelta. Allo scopo di facilitare tale scelta, si ritiene opportuno riportare la descrizione dei portinnesti più conosciuti o per lo meno di quelli che, attraverso la recente sperimentazione, hanno fornito i risultati più interessanti. Principali portinnesti Franco Ottenuto da cultivar prevalentemente destinate all’industria di trasformazione, dà origine a piante eterogenee. Spesso vengono preferiti i semenzali ottenuti da Persica sylvestris, detti anche “franco jugoslavo”, di origine balcanica e caratterizzati da una minore eterogeneità e da noccioli più piccoli. Presentano, però, un tasso di infezione virale del 5-10%. Il franco possiede una germinabilità dei semi variabile dal 60% all’80%, preferendo terreni fertili, freschi e ben drenati, nei quali sviluppa un apparato radicale esteso e profondo. Induce una buona vigoria e precoce messa a frutto. La produttività risulta da media a elevata anche sui terreni siccitosi, sebbene non tolleri quelli umidi, pesanti e calcarei (massimo 6-8% di calcare attivo). Tale portinnesto viene sempre meno utilizzato per nuovi impianti, cedendo il posto alle più recenti selezioni che, oltre a essere geneticamente omogenee, presentano caratteristiche più interessanti.
Principali portinnesti da seme attualmente disponibili per il pesco Portinnesto
Origine genetica
Paese di origine
Semenzali
Prunus persica
Da pesche da industria o altre cultivar di vari paesi
Pesco jugoslavo
Persica sylvestris
Ex Jugoslavia Area Balcanica
GF 305, Rubirà , Higama, ® Montclar Chanturge
Prunus persica
INRA - Francia
P.S. A5, A6, A7, B2
Prunus persica
DCDSL - Pisa - Italia
Guardian Brand BY520-9
Prunus persica
Dept. Hortic. Clemson Univ., S. Carolina (USA)
Siberian C Harrow Blood
Prunus persica
Exp. Sta. Harrow Ontario (Canada)
Nemaguard
P. persica x P. davidiana
USDA - Georgia (USA)
Nemared
P. persica x (P. persica x P. davidiana)
USDA - Georgia (USA)
®
Rappresentazione dell’innesto a occhio (sopra) e a spacco (sotto) da Giardino di Agricoltura di Marco Bussato da Ravenna, in Venetia MDCXII
381
ricerca Selezioni del franco Comprendono soggetti che si differenziano tra di loro per diverse caratteristiche bioagronomiche e grado di suscettibilità a differenti fitopatie. Di queste alcune vengono sempre meno utilizzate, come il GF 305, altre, invece, si stanno sempre più diffondendo come alcune della serie P.S. dell’Università di Pisa e altre recentemente costituite in Francia, come il Montclar®. GF 305. È un portinnesto vigoroso, caratterizzato da un’elevata omogeneità di sviluppo delle piantine in vivaio. È affine con tutte le varietà di pesco e nettarine, sulle quali induce un’elevata vigoria. A causa dell’eccessiva sensibilità ad Agrobacterium, Phythophthora, nematodi galligeni e alle virosi, anche in Francia viene, attualmente, sempre meno utilizzato. Serie P.S. È stata costituita dal Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose “G. Scaramuzzi” dell’Università di Pisa, attraverso la selezione di oltre 1300 semenzali di peschi spontanei provenienti da varie regioni italiane e da altri Paesi. Le selezioni più interessanti, per le loro caratteristiche bioagronomiche, sono P.S. A5, P.S. A6, P.S. A7 e P.S. B2, selezionati principalmente per la loro omogeneità e per la diversa vigoria indotta sul nesto, risultando il P.S. A6 il più vigoroso (simile al franco slavo), mentre il P.S. B2, il P.S. A7 e il P.S. A5 sono rispettivamente del 10-15%, 15-20% e del 20-25% meno vigorosi del P.S. A6 e per i quali si ritiene opportuno riportare qui di seguito una sintetica descrizione.
Flavorcrest su P.S. A5
Scala di vigoria dei portinnesti costituiti presso il Dip. C.D.S.L. “G. Scaramuzzi” di Pisa rispetto al GF 677
Sirio
Castore
Mr.S2/5
Polluce
P.S. A5
382
P.S. A7
P.S. B2
P.S. A6
GF 677
portinnesti P.S. A5. Caratterizzato da un’elevata uniformità dei semenzali, presenta un buon sviluppo dell’apparato radicale e un rapido accrescimento in vivaio. È compatibile con tutte le varietà di pesco, nettarine e percoche e ha mostrato un buon comportamento anche con l’albicocco. Induce una vigoria inferiore del 20-25% rispetto al franco comune e al P.S. A6, uno sviluppo molto uniforme, un’elevata produttività e un’ottima efficienza produttiva. Inoltre anticipa l’entrata in produzione delle piante, migliorando la qualità dei frutti, sia come contenuto zuccherino e pezzatura sia come colorazione. Rispetto al franco è leggermente più resistente all’asfissia radicale, mentre presenta la medesima tolleranza al calcare ed è resistente anche alle tracheomicosi. In definitiva, si può affermare che il P.S. A5 rappresenta un ottimo portinnesto per il pesco, da preferire per i terreni fertili e cultivar anche vigorose e/o precoci, per costituire impianti con densità medio-elevate. P.S. A6. Dotato di un’elevata uniformità genetica, manifesta una rapida crescita in vivaio. Induce una vigoria elevata che, nei terreni dotati di scarsa fertilità, è risultata leggermente inferiore al GF 677. Fornisce un’elevata produttività, risultata soddisfacente anche in terreni poveri o in assenza di irrigazione, grazie allo sviluppo dell’apparato radicale che possiede un ottimo ancoraggio. Selezione di pesco franco P.S. A5
P.S. A7. Anche questa selezione si contraddistingue per un’elevata uniformità dei semenzali che hanno mostrato un rapido accrescimento in vivaio. Come gli altri franchi teme i terreni umidi, pesanti e non drenati, mentre è adatto per quelli freschi, di media o elevata fertilità. Induce una vigoria di circa il 15-20% inferiore rispetto al franco comune, una buona produttività, associata a una soddisfacente qualità dei frutti. Per la media vigoria indotta nel nesto, il P.S. A7 potrebbe consentire l’adozione di sesti di impianto leggermente più ridotti anche in terreni freschi e fertili o con cultivar vigorose.
Selezione di pesco franco P.S. A6 Selezione di pesco franco P.S. A7
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ricerca P.S. B2. Soggetto che ha mostrato un buon accrescimento in vivaio, ma anche una certa sensibilità all’oidio. L’apparato radicale è ben sviluppato e possiede un ottimo ancoraggio. Si propaga anche per talea legnosa mediante la tecnica del riscaldamento basale, previo trattamento con IBA a 1000 ppm. Con la micropropagazione, i migliori risultati (90% di radicazione) sono stati ottenuti con il substrato MS per l’allungamento e WPM per la radicazione. Sensibile all’asfissia radicale e al calcare come gli altri peschi franchi, ha mostrato di risentire meno della stanchezza del terreno, probabilmente per la maggiore resistenza al Pratylenchus vulnus. È adatto anche per i terreni compatti, purché non siano soggetti a ristagni idrici. Induce una vigoria medio-elevata, comunque inferiore del 10-15% rispetto al franco jugoslavo. Anche la produttività è risultata elevata, anticipando di qualche giorno la maturazione dei frutti, che sono risultati di ottima qualità. Rubirà. Semenzale di Prunus persica, così denominato per il colore rosso delle foglie che consentono di distinguere facilmente le fallanze in vivaio. Le piante madri sono molto produttive. I semenzali sono molto omogenei, vigorosi, con un rapido sviluppo in vivaio; sono leggermente sensibili all’oidio, ma resistenti all’afide Myzus persicae. Induce una vigoria inferiore di circa il 15-20% rispetto al GF 305, una precoce messa a frutto e una buona produttività. Per tali motivi, viene consigliato per cultivar vigorose che entrano in produzione più tardi, nonché per aumentare le densità di piantagione. Questo soggetto, rispetto agli altri franchi, ha mostrato una minore sensibilità all’Agrobacterium tumefaciens e al Pratylenchus vulnus, è risultato sensibile, invece, ai nematodi Meloidogyne incognita e arenaria. Inoltre, su tale soggetto, è stata segnalata, sia in Francia sia in Italia, una moria di piante che si manifesta già al 3°-4° anno dall’impianto.
Selezione di pesco franco P.S. B2 in vivaio
Selezione di Prunus persica Rubirà Moria di piante della cv Royal Gem innestate su Rubirà nel veronese
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portinnesti Higama. Soggetto selezionato da una popolazione di semenzali introdotti dal Giappone nel 1960 e caratterizzato da piante madri molto produttive (fino a 500 kg di noccioli/ha). Induce una elevata vigoria e viene ritenuto adatto per cultivar precoci caratterizzate da un’elevata produttività. Manifesta una spiccata sensibilità alla clorosi e all’Agrobacterium tumefaciens, mentre risulta piuttosto tollerante ai nematodi Meloidogyne javanica e incognita. Montclar® Chanturge. Anche questo soggetto presenta caratteristiche simili al precedente per l’elevata produttività delle piante madri, per l’omogeneità e il vigore dei semenzali in vivaio, nonché per l’elevata vigoria indotta sulle piante innestate. Si differenzia dall’Higama per la maggiore resistenza alla clorosi e alle carenze di Fe e Mg nel terreno. È il portinnesto maggiormente usato, in Francia, per i nuovi impianti di pesco.
Piante madri di Damaschino C, portinnesto derivante dal susino
Siberian C. Soggetto caratterizzato da semenzali molto omogenei che manifestano un’elevata resistenza al freddo, indotta anche sulle piante innestate. Induce una vigoria media o medio-scarsa e una rapida entrata in produzione. Anche la produttività e l’efficienza produttiva sono risultate soddisfacenti. Induce, inoltre, un leggero anticipo di maturazione dei frutti e una minore sensibilità delle piante al cancro da C. leucostoma. Soggetti derivanti dal susino e sue selezioni Appartiene a questo gruppo una vasta gamma di soggetti, tuttavia relativamente pochi sono quelli che hanno trovato una larga diffusione commerciale. In generale, rispetto al franco, offrono il vantaggio di essere più resistenti all’asfissia radicale, alla clorosi da calcare, ai terreni affetti da stanchezza, nonché ad alcuni
Selezioni di Montclar® Chanturge in vegetazione e in fioritura
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ricerca patogeni. D’altra parte, bisogna sottolineare che questi soggetti sono spesso più esigenti dal punto di vista nutrizionale, manifestano uno sviluppo più irregolare, una più o meno accentuata attività pollonifera e una frequente disaffinità di innesto. Queste caratteristiche negative, presenti in misura più o meno accentuata in quelli che possiamo definire soggetti “storici”, come Akerman, Brussel, Common Plum, Common Mussel, Pershore ecc., con l’intenso lavoro di miglioramento genetico, sono quasi completamente scomparse. Pertanto, nell’ambito di questo gruppo, verranno presi in considerazione i soggetti più conosciuti e quelli che possiedono caratteristiche di un certo interesse. San Giuliano A. Anche se con il termine di San Giuliano si comprende una popolazione di susini riferibili alla specie P. insititia, nell’ambito della stessa si riscontrano genotipi che, per caratteri morfologici, sono più assimilabili al P. domestica. Si tratta di popolazioni geneticamente complesse, probabilmente derivate da incroci naturali di varie specie. Motivo, questo, della grande variabilità dei semenzali che si ripercuote negativamente sull’eterogeneità di sviluppo indotta sul nesto, nonché sull’affinità di innesto. Per questo motivo presso la ex Stazione Sperimentale di East Malling sono stati selezionati diversi cloni (A, B, C, G, J, K), tra i quali il più interessante e quello che ha trovato maggiore diffusione è il San Giuliano A. Questo clone si moltiplica piuttosto bene per propaggine di trincea, ma anche per talea in pieno campo, dando una soddisfacente percentuale di radicazione. Manifesta un buon sviluppo in vivaio ed è affine con le principali cultivar di pesco. Per la sensibilità ai terreni clorosanti, alle basse temperature e a diversi parassiti attualmente viene utilizzato poco.
Portinnesto San Giuliano A
San Giuliano GF 655/2. Si propaga per propaggine di trincea e per talea legnosa (fino all’80% di radicazione); buoni risultati sono stati ottenuti anche con la micropropagazione. Possiede un apparato radicale piuttosto superficiale e pertanto poco idoneo per i terreni siccitosi; tollera abbastanza bene i terreni calcarei, pesanti, asfittici e stanchi, ma in minor misura rispetto al GF 1869. Prove sperimentali, condotte su terreni reimpiantati con pesco, hanno dimostrato che il GF 655/2 presenta una mortalità sensibilmente inferiore a quella del GF 677 e del franco. Induce una vigoria media-bassa, una precoce fruttificazione e una produttività ed efficienza produttiva soddisfacenti. Per tali caratteristiche, questo soggetto risulta idoneo per costitui re impianti a densità medio-elevata anche in terreni caratterizzati da un’alta fertilità. L’attività pollonifera è inferiore a quella del GF 1869 e si può contenere senza difficoltà con il diserbo chimico lungo il filare. Questo soggetto è risultato piuttosto resistente ad Agrobacterium tumefaciens e a Stereum purpureum.
San Giuliano GF 655/2
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portinnesti GF 43. Portinnesto clonale che si propaga bene in vitro mentre per margotta di ceppaia e talea legnosa ha dato risultati poco soddisfacenti (circa 40-50% di radicazione). Dotato di un apparato radicale profondo ed espanso, questo soggetto manifesta una buona tolleranza ai terreni leggermente calcarei, umidi e pesanti e pertanto anche all’asfissia radicale, sostituendo, in tali condizioni, efficacemente il franco. Induce un’elevata vigoria (paragonabile al franco) e un’ottima affinità con tutte le cultivar saggiate. Tuttavia è stata rilevata una più lenta entrata in produzione, una maturazione dei frutti
Principali portinnesti clonali disponibili per il pesco Portinnesto
Origine genetica
Paese di origine
GF 677
P. persica x P. amygdalus
INRA - Francia
Titan
P. persica x P. amygdalus
Hansen 2168®, Hansen 536® Felinem (GxN22), Garnem (GxN15), Monegro (GxN9)
P. amygdalus x P. persica
Univ. California - USA
P. amygdalus x P. persica
SIA - DGA, Zaragoza, Spagna
Barrier 1®
P. davidiana x P. persica
IPSL - CNR - Firenze, Italia
Cadaman® Avimag
P. persica x P. davidiana
Adafuel, Adarcias
P. persica x P. amygdalus
Sirio®, Castore, Polluce
P. persica x P.amygdalus
Mr.S. 2/5, Mr.S. 2/8
Ibrido nat. di P. cerasifera
Penta, Tetra
P. domestica
GF 1869
P. domestica x P. spinosa
GF 43
P. domestica
GF 655/2
P. insititia
Julior® Ferdor Ishtara® Ferciana Myran® Yumir
Stark RedGold su GF 655/2 allevata a fusetto
INRA - Francia; Ist. Frut. Budapest - Ungheria Staz. Exp. Aula Dei Zaragoza - Spagna DCDSL - Pisa - Italia Ist. Sper. Frut. Roma - Italia
P. insititia x P. domestica (P. cerasifera x P. salicina) x (P. cerasifera x P. persica) (P. cerasifera x P. salicina) x P. persica
INRA - Francia
Myrabi®
Ibrido di P. cerasifera
Jaspi® Fereley
P. salicina x P. spinosa
Adesoto 101, Montizo, Montpol
P. insititia
Staz. Exp. Aula Dei Zaragoza - Spagna
Citation® Zaipime
P. persica x P. salicina
California - USA
Portinnesto clonale GF 43
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ricerca piuttosto scalare e un’efficienza produttiva degli alberi spesso insoddisfacente. Rispetto agli altri cloni di susino (GF 1869 e GF 655/2), è quello che manifesta la minore attività pollonifera, che risulta molto limitata. Questo soggetto ha manifestato di essere relativamente sensibile alla stanchezza del terreno e piuttosto suscettibile al chlorotic leaf spot (CLSV), che può determinare disaffinità di innesto. È indispensabile, pertanto, usare materiale esente da virus. Tetra. È un Prunus domestica ottenuto per libera impollinazione della cultivar Regina Claudia Verde. Si propaga facilmente sia in vitro sia per talea legnosa con trattamenti a base di IBA a 2000 ppm. Le piante in vivaio sono vigorose, omogenee e facilmente innestabili sia a gemma sia a marza. L’apparato radicale, uniformemente distribuito, garantisce un ottimo ancoraggio; si adatta a ogni tipo di terreno ed è resistente sia al calcare, nella stessa misura del GF 677, sia all’asfissia radicale. È un portinnesto perfettamente affine con pesco, nettarine, albicocco e susino; prove sperimentali hanno dimostrato una perfetta affinità anche con il mandorlo e un ritardo nella fioritura di 5-6 giorni rispetto al GF 677. Non presenta attività pollonifera. Sul pesco e sulle nettarine induce uno sviluppo della pianta del 15-20% in meno del GF 677; sull’albicocco e sul susino induce dimensioni simili al Mirabolano 29C. Migliora la colorazione della buccia dei frutti di pesco e nettarine, specialmente sulle cultivar a maturazione precoce, e un anticipo di maturazione di 3-4 giorni; l’efficienza produttiva è uguale a quella del GF 677 o a quella di un pesco franco. Questo soggetto è risultato tollerante ai nematodi galligeni (Meloidogyne ssp.); inoltre, dalle prime indagini sperimentali, è risultato resistente a Phytophthora cinnamomi e tollerante ad Armillaria mellea.
Selezione Tetra
Penta. Come il precedente, è un Prunus domestica ottenuto, però, per libera impollinazione della cultivar Imperial Epineuse. Presenta le stesse caratteristiche del Tetra, ma differisce da quest’ultimo per la capacità di indurre una vigoria leggermente superiore, simile al GF 677, e di non anticipare la maturazione dei frutti. Come Tetra è tollerante a Meloidogyne ssp. e resistente a Phytophthora ssp.; inoltre è risultato resistente anche a Verticillium dahliae. Pumiselect® (Rhenus 2). Selezionato in Germania dal Prunus pumila. È un portinnesto compatibile con la maggior parte delle cultivar di pesco. È resistente a Meloidogyne javanica, tollerante ai terreni sabbiosi e siccitosi, mentre è suscettibile a quelli umidi, clorosanti e ad Armillaria tabescens. La pezzatura dei frutti tende a essere più piccola rispetto ad altri portinnesti del pesco.
Selezione Penta
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portinnesti Adesoto 101. Deriva da una popolazione ottenuta per libera impollinazione del Pollizo de Murcia (Prunus insititia). È un portinnesto clonale usato per pesco, susino e mandorlo, avendo mostrato una buona compatibilità con circa 30 varietà di pesche e nettarine, nonché con diverse varietà di mandorlo, susino europeo e cino-giapponese. Si propaga bene per talea legnosa, soprattutto quando il materiale viene prelevato all’inizio dell’autunno, e mediante micropropagazione. Si adatta bene ai terreni calcarei (fino al 10-11% di calcare attivo), compatti e asfittici. Induce una vigoria inferiore al pesco franco o al GF 1869 e un anticipo dell’epoca di maturazione da 3 a 7 giorni. Anche l’efficienza produttiva e la pezzatura dei frutti è risultata uguale o superiore rispetto ai suddetti portinnesti. Adesoto 101 è risultato resistente a Meloidogyne arenaria, Meloidogyne incognita e Meloidogyne javanica. È moderatamente tollerante a Pratylencus vulnus. Per le sue positive caratteristiche è uno dei soggetti che si sta maggiormente diffondendo in Spagna. Monpol (Albinia 6) e Montizo (Albinia 8). Derivano da una popolazione di semenzali del susino Pollizo de Murcia (Prunus insititia). Si propagano bene per talea legnosa prelevando il materiale nel mese di novembre. L’innesto in vivaio deve essere eseguito precocemente. Sulle varietà innestate Montizo induce una vigoria media, mentre Monpol è leggermente più vigoroso; entrambi conferiscono una buona produttività e una precoce entrata in produzione. Sono due soggetti polivalenti poiché sono risultati compatibili con pesco, mandorlo e albicocco. Presentano un apparato radicale piuttosto superficiale e hanno, finora, mostrato una ridotta attività pollonifera. Attualmente non si dispone in Italia di una sufficiente esperienza sul loro comportamento ed è pertanto difficile esprimere un giudizio più preciso.
Adesoto 101
Soggetti ottenuti per ibridazione tra varie specie di Prunus I soggetti più importanti appartenenti a questo gruppo sono gli ibridi rappresentati da pesco x mandorlo e pesco x davidiana, che hanno contribuito a risolvere i gravi problemi dovuti alle infestazioni di nematodi, alla clorosi ferrica, purtroppo molto frequente in numerose zone peschicole europee, nonché a tutti gli aspetti legati a varie anomalie del terreno, come per esempio eccessi o carenze di acqua, salinità, stanchezza o, infine, per la loro minore suscettibilità ad alcuni patogeni. Tra questi il soggetto che finora ha trovato la maggiore diffusione nei paesi peschicoli europei è l’ibrido pesco x mandorlo GF 677, mentre in quelli americani, sia del Nord sia del Sud America, è l’ibrido pesco x davidiana Nemaguard. Interessanti
Ibrido pesco x mandorlo GF 677
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ricerca risultati sono stati prospettati da numerosi ibridi costitutiti recentemente, per alcuni dei quali si conosce già il comportamento bioagronomico; per altri, invece, sono in corso prove di valutazione. GF 677. Ibrido naturale di Prunus persica x Prunus amygdalus selezionato in Francia presso la stazione INRA di Bordeaux. Si moltiplica bene per talea erbacea (con la nebulizzazione) e per talea legnosa autunnale, ma, attualmente, viene propagato esclusivamente in vitro (con la micropropagazione). Portinnesto molto vigoroso (superiore al franco del 10-15%), è provvisto di un apparato radicale dotato di un ottimo ancoraggio che si adatta a terreni poco fertili e siccitosi, purché permeabili. Presenta un’elevata resistenza alla clorosi, fornendo buoni risultati produttivi anche in terreni con calcare attivo superiore all’8-10%. Grazie alla sua elevata vigoria, consente di superare abbastanza bene i problemi legati alla stanchezza del terreno. Per le suddette caratteristiche e per la buona affinità mostrata con tutte le cultivar di pesco e nettarine coltivate commercialmente, è il portinnesto che in Italia, ma anche in altri paesi del bacino del Mediterraneo, ha trovato la maggiore diffusione dopo il franco e le sue selezioni. Nonostante questi pregi non bisogna dimenticare, però, i numerosi difetti che esso presenta, tra i quali l’eccessiva vigoria indotta sulle piante innestate, la ritardata entrata in fruttificazione, la negativa influenza sulla produttività (spesso inferiore a quella del franco) e sulle caratteristiche qualitative dei frutti (minor pezzatura e scarsa colorazione). Questi difetti tendono a scomparire quando le piante hanno raggiunto l’equilibrio vegeto-produttivo e sono entrate in piena produzione. Per tali motivi, questo portinnesto è da sconsigliare in terreni molto fertili e per impianti a elevata densità. Altri inconvenienti sono rappresentati dal fatto che il GF 677 non tollera i terreni argilloso-limosi e soggetti a ristagni idrici, in quanto è sensibile all’asfissia radicale. Inoltre la sua suscettibilità ad Armillaria mellea, ad Agrobacterium tumefaciens, a Phytophthora cactorum e a Stereum purpereum è risultata piuttosto elevata, mentre intermedia, tra quella del mandorlo e del pesco, è la sensibilità al Verticillium albo-atrum. Serie I.S. Si tratta di una serie di cloni che derivano da semenzali ottenuti per libera impollinazione dell’ibrido pesco x mandorlo GF 577, selezionati dal Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose “G. Scaramuzzi” dell’Università di Pisa. Presentano molte caratteristiche comuni tra di loro e al GF 677, ma si differenziano, soprattutto, per il diverso grado di vigoria indotto sul nesto. I cloni più interessanti sono, in ordine crescente di vigoria, Sirio, Castore e Polluce.
Fasi di sviluppo di piantine micropropagate di GF 677 nella serra di indurimento
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portinnesti Sirio. Clone selezionato con la sigla I.S. 5/22, è dotato di scarso potere rizogeno, si propaga difficilmente mediante margotta di ceppaia e propaggine per trincea, mentre ha fornito discreti risultati con la moltiplicazione per talea in pieno campo previo trattamento rizogeno con IBA a 2000 ppm. Si propaga, invece, bene in vitro con la micropropagazione. Dotato di un buon apparato radicale, si adatta ai terreni fertili e permeabili, dove si ottiene un buon controllo dello sviluppo vegetativo dando luogo a piante ben equilibrate. Presenta una buona resistenza alla clorosi, risultata leggermente inferiore al GF 677. Rispetto a quest’ultimo le piante innestate su Sirio hanno mostrato una vigoria ridotta di circa il 40%, un anticipo nell’entrata in produzione, una più elevata efficienza produttiva, una maggiore pezzatura e migliore colorazione dei frutti. È affine con le principali cultivar di pesco, nettarine e percoche commercialmente coltivate. Per la ridotta vigoria indotta sul nesto e per la resistenza al calcare è idoneo per costituire impianti a elevate densità anche nei terreni fertili e clorosanti, dove non è possibile adottare il GF 677, con il quale si ottengono piante molto vigorose che richiedono pertanto sesti di impianto più larghi. Non è idoneo per i terreni “stanchi”. Castore. Clone selezionato con la sigla I.S. 5/19, è dotato di un basso potere rizogeno, dando risultati insoddifacenti con la propagazione per talea (inferiori al 50% di radicazione) e negativi con la propaggine per trincea. Buoni risultati sono stati ottenuti, invece, con la micropropagazione. Preferisce i terreni fertili e freschi, mentre non è idoneo per quelli pesanti e soggetti a ristagni idrici per i quali è necessario effettuare un buon drenaggio. Questo soggetto consente di ottenere un buon controllo della vigoria che, rispetto al GF 677, è risultata inferiore di circa il 30%. Induce una buona produttività e un’elevata efficienza produttiva, calcolata come rapporto della produzione cumulata, sia con la sezione del tronco, sia del legno asportato, con la potatura verde e invernale. Positiva risulta anche l’influenza sulla qualità dei frutti, che ha mostrato un elevato contenuto in solidi solubili, un buon rapporto zuccheri/acidi, ed una intensa colorazione antocianica. Inoltre, si adatta bene anche in condizioni di terreno poco fertile, dove ha mostrato un buon accrescimento vegetativo e un’efficienza produttiva simile a quella del GF 677. Pertanto, si può affermare che questo portinnesto rappresenta una valida alternativa al GF 677 e al pesco franco in terreni molto fertili dove l’elevato sviluppo indotto da questi soggetti non consente di aumentare le densità di impianto e l’adozione di forme di allevamento gestibili dal suolo.
Piante madri della serie I.S. costituita dal Dip. C.D.S.L. “G. Scaramuzzi” dell’Università di Pisa
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ricerca Polluce. Selezionato con la sigla I.S. 5/8, anche questo clone, per il limitato potere rizogeno, si propaga diffìcilmente per talea legnosa, poiché da varie prove eseguite con la tecnica del riscaldamento basale e trattamenti con acido indol butirrico (IBA) a varie concentrazioni è stata ottenuta una radicazione inferiore al 30%. Risultati negativi si sono avuti, poi, con la propaggine per trincea, mentre, con la micropropagazione, sia la proliferazione sia la radicazione sono stati soddisfacenti. Analogamente agli altri ibridi pesco x mandorlo, non è idoneo per i terreni umidi, pesanti e non ben drenati, mentre è adatto per quelli freschi, di media o elevata fertilità. Induce, sul nesto, una vigoria inferiore di circa il 20% rispetto al GF 677, una buona produttività e un’elevata efficienza produttiva. Anche le caratteristiche qualitative dei frutti sono influenzate positivamente, determinando una buona colorazione epidermica e un più elevato rapporto zuccheri/acidi. In definitiva, questo soggetto, per la minore vigoria indotta rispetto al GF 677, consente di raggiungere precocemente un buon equilibrio vegetativo delle piante, le quali hanno mostrato una buona produttività, una maggiore efficienza produttiva e ottime caratteristiche qualitative dei frutti. Anche questo portinnesto potrebbe rappresentare, pertanto, una valida alternativa al GF 677, soprattutto in terreni dotati di media-elevata fertilità dove, rispetto a quest’ultimo soggetto, potrebbe consentire una riduzione dei sesti di impianto e degli interventi di potatura, effettuati prevalentemente da terra. In terreni dotati di scarsa fertilità ha indotto una sensibile riduzione dell’accrescimento pur mantenendo buoni livelli produttivi.
Sirio
Hansen 2168 e Hansen 536. Cloni selezionati nell’ambito di una popolazione di semenzali ottenuti dall’incrocio del pesco x mandorlo. Si propagano per talea legnosa nel periodo autunnale, ma hanno dato buoni risultati anche con la micropropagazione. Soggetti di notevole vigore, superiore a quello del GF 677, inducono una produttività analoga a quella del franco e dello stesso GF 677. Presentano entrambi un’elevata resistenza al calcare e sono immuni ai nematodi Meloidogyne incognita, varietà acrita e M. javanica. L’Hansen 2168 è, inoltre, moderatamente tollerante nei confronti della Phytophthora. Ambedue risultano, invece, sensibili ad Agrobacterium tumefaciens che, dalle prime osservazioni, sembra attaccare maggiormente Hansen 536. La recente introduzione in Italia di questi soggetti non consente di poter formulare ancora un giudizio definitivo sul loro comportamento, anche se dalle prime osservazioni non sembrano essere molto promettenti. Adafuel. È un ibrido mandorlo x pesco, selezionato da una popolazione di semenzali ottenuti per libera impollinazione della cultivar di mandorlo Marcona. Si propaga facilmente per talea legnosa,
Castore
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portinnesti dando percentuali di radicazione superiori al GF 677. Le piante madri sono vigorose, con un accrescimento semi-eretto. I germogli manifestano un’elevata dominanza apicale, con pochissimi rami anticipati, consentendo così una facile esecuzione dell’innesto in vivaio. È un soggetto molto vigoroso, adatto per terreni calcarei purché leggeri e ben drenati. Ha mostrato una buona affinità con le più comuni cultivar di pesco e di mandorlo diffuse commercialmente, inducendo sulle piante innestate uno sviluppo e un’efficienza produttiva simile a quelle su GF 677. Saggi effettuati in vivaio hanno messo in evidenza che Adafuel è resistente a Sphaeroteca pannosa, Tranzschelia pruni-spinosae e a Corineum beijerinckii; è molto sensibile ad Agrobacterium tumefaciens e ai nematodi Meloidogyne spp. Adarcias. Come il precedente, è un ibrido mandorlo x pesco selezionato da una popolazione di semenzali liberamente impollinati. Si propaga facilmente per talea legnosa, ma anche in vitro con la tecnica della micropropagazione. Le piante madri sono mediamente vigorose e presentano un portamento assurgente. Si adatta bene ai terreni calcarei purché siano sciolti e ben drenati. Adarcias induce una vigoria inferiore rispetto ad Adafuel e a GF 677, ma una maggiore efficienza produttiva e una migliore qualità dei frutti. Risulta, pertanto, idoneo per ridurre l’eccessivo sviluppo delle piante e di conseguenza i costi per la loro gestione. Consente, inoltre, di aumentare le densità di piantagione.
Polluce
Veduta del campo sperimentale di Pisa per la valutazione dei portinnesti del pesco
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ricerca Ha mostrato una buona affinità con numerose cultivar di pesche e nettarine e con le cultivar di susine cino-giapponesi finora saggiate. Prove condotte in vivaio hanno evidenziato che Adarcias è resistente a Corineum beijerinckii e a Tranzschelia pruni-spinosae.
Foto S. Sansavini
Nemaguard e Nemared. Tra i soggetti selezionati per la resistenza ai nematodi, il Nemaguard è senza dubbio quello che ha trovato maggiore diffusione sia nel Nord sia nel Sud America. Si tratta di un presunto ibrido naturale tra Prunus persica x Prunus davidiana. Oltre che per seme, si moltiplica bene anche per margotta di ceppaia. I semenzali sono piuttosto omogenei e presentano un buon accrescimento in vivaio. Ha mostrato una buona affinità con tutte le cultivar di pesco e nettarine saggiate. Le piante innestate su questo soggetto hanno manifestato una buona vigoria, ma la produttività è risultata, almeno in Italia, inferiore a quella ottenuta con altri soggetti franchi. Manifesta una buona resistenza a Meloidogyne javanica e M. arenaria, anche se recentemente è stato accertato che un nuovo biotipo di M. javanica può proliferare sulle radici del Nemaguard. La resistenza a M. incognita var. acrita è eterozigotica per cui il 25% dei semenzali può presentare lesioni radicali. È risultato sensibile ai danni da freddo, al Pratylenchus vulnus, al marciume radicale, al Verticillium, alla clorosi e all’asfissia radicale. Tra i soggetti fin qui descritti, è quello che ha mostrato di essere il più tollerante ad Agrobacterium tumefaciens. Questo portinnesto può essere utilmente impiegato nei terreni coltivati precedentemente a pesco, dando luogo a piante più vigorose del franco comune. Per i numerosi difetti che questo soggetto manifesta, si può ritenere valido soltanto per i terreni che presentano forti infestazioni da nematodi galligeni e ha trovato una scarsa diffusione sia in Italia sia in altri paesi europei. Il Nemared, invece, è stato selezionato dall’USDA, a Fresno in California, da piante provenienti da incroci della terza generazione di Nemaguard x semenzali di pesco a foglia rossa. Questo portinnesto, rispetto al Nemaguard, induce una vigoria leggermente superiore e una maggiore tolleranza a Meloidogyne incognita e javanica. Le foglie di colore rosso rendono facilmente distinguibili le fallanze in vivaio. I semenzali sono molto uniformi e provvisti di un minor numero di rami anticipati che facilitano le operazioni di innesto.
Parziale veduta dei soggetti Nemared (sopra) e Nemaguard (sotto) in vivaio
Guardian® BY520. Messo in commercio nel 1993, Guardian è un portinnesto che presenta molte caratteristiche simili al Nemaguard. Le principali differenze sono rappresentate da una minore germinazione dei noccioli, una minore resistenza ai nematodi galligeni (M. incognita, M. javanica, M. arenaria), una maggiore tolleranza a Mesocriconema xenoplax, al cancro batterico e a 394
portinnesti Peach tree short life. Queste ultime caratteristiche lo hanno reso popolare nel sud-est degli USA, dove viene largamente impiegato. Cadaman® Avimag. È un portinnesto ottenuto in Ungheria per ibridazione interspecifica di Prunus persica x Prunus davidiana e introdotto in Francia dall’INRA. Si propaga facilmente per talea erbacea o semi-legnosa. Induce una vigoria simile al GF 677, che tende a diminuire a partire dal 4°-5° anno di età. Anche la produttività è equivalente o superiore a quella ottenuta dalle piante innestate sul GF 677, rispetto al quale, però, anticipa leggermente l’entrata in produzione, dando frutti di maggiore pezzatura. È stato rilevato, tuttavia, che, rispetto al GF 305 e a Julior® Ferdor, ritarda la maturazione dei frutti rispettivamente di 1-2 o 3-5 giorni. Ha manifestato una buona resistenza ai terreni asfittici ed è tollerante alla clorosi e alla stanchezza del terreno. È resistente a Meloidogyne incognita, ma sensibile a Meloidogyne javanica. In definitiva, Cadaman® Avimag, rispetto al GF 677, presenta diverse caratteristiche positive, quali: rapida formazione della struttura dell’albero, buon comportamento al reimpianto, buona tolleranza alla clorosi e soprattutto all’asfissia radicale. Per l’elevata vigoria indotta sulle piante innestate non si presta per l’intensificazione delle distanze di impianto, che restano quelle adottate per il GF 677.
Flavorcrest innestata su Cadaman® Avimag allevata a fusetto
Barrier 1. Ibrido interspecifico di Prunus davidiana x Prunus persica, induce una vigoria pari o superiore al GF 677, con un apparato radicale molto espanso e profondo, dotato di ottimo ancoraggio. Si propaga bene sia per talea legnosa nel periodo autunnale sia mediante la tecnica della micropropagazione. Si adatta bene a vari tipi di terreno, compresi quelli clorosanti, asfìttici e affetti da stanchezza. Ha manifestato una buona resistenza anche ai nematodi galligeni. Inoltre, induce una produttività e pezzatura dei frutti superiori al GF 677. Pertanto questo soggetto può essere utilmente impiegato in terreni che avevano precedentemente ospitato il pesco dove, per problemi di asfissia radicale, non è possibile utilizzare gli ibridi pesco x mandorlo. Mr.S. 2/5 e Mr.S. 2/8. Questi soggetti sono stati selezionati nell’ambito di una popolazione di mirabolano liberamente impollinato. L’origine dell’Mr.S. 2/5 è incerta in quanto si tratta di un ibrido pentaploide (2n = 40) spontaneo, probabilmente riferibile al Prunus cerasifera x Prunus spinosa. I due cloni presentano molte caratteristiche in comune come: la facile propagazione per propaggine di trincea, per talea legnosa in campo e in vitro (micropropagazione), metodo, quest’ultimo, con il quale ambedue i cloni vengono propagati commercialmente. Per ot-
Piante madri di Cadaman® Avimag
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ricerca tenere un elevato attecchimento delle piante innestate a occhio dormiente, rispetto ad altri soggetti, è necessario anticipare l’esecuzione degli innesti di 10-15 giorni, in quanto le barbatelle cessano di vegetare piuttosto precocemente; in caso contrario la percentuale di attecchimento può essere sensibilmente compromessa. Inoltre, i semenzali hanno mostrato di essere sensibili alla ruggine. L’affinità di innesto è risultata ottima con le cultivar di pesco e nettarine finora saggiate; la vigoria indotta sulle piante innestate è risultata del 10-15% inferiore al franco e del 25-30% inferiore al GF 677; l’attività pollonifera è molto modesta. Entrambi i soggetti hanno manifestato, inoltre, di indurre un’elevata produttività ed efficienza produttiva, un’ottima pezzatura e un’intensa colorazione dei frutti che, nelle piante innestate con Mr.S. 2/5, hanno mostrato di anticipare la maturazione di alcuni giorni. Le differenze riscontrate tra i due cloni consistono soprattutto nel fatto che l’Mr.S. 2/5 ha manifestato una maggiore resistenza ad Agrobacterium tumefaciens, al calcare e all’asfissia radicale, potendo vegetare bene in prolungate condizioni di ridotta disponibilità di ossigeno nel terreno. Ciò sembrerebbe legato, oltre che alla resistenza genetica, anche alla possibilità di emettere facilmente radici avventizie dal colletto che vanno a sostituire quelle sottostanti, risultate eventualmente danneggiate. Infine, questo soggetto ha manifestato una buona attitudine a essere utilizzato nei terreni affetti da stanchezza, in quanto riesce a indurre una buona attività vegetativa anche nei primi anni dopo l’impianto.
Sviluppo delle piante madri di Barrier 1 Campo sperimentale per la valutazione dei portinnesti. In primo piano cultivar Flavorcrest su Mr.S. 2/5
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portinnesti Myran® Yumir. È un ibrido interspecifico di Prunus cerasifera x Prunus salicina. Si propaga bene per talea legnosa e semilegnosa in autunno. Le varietà di pesco e mandorlo innestate su questo soggetto hanno mostrato una buona affinità e a esse conferisce una vigoria medio-elevata, soprattutto durante i primi anni di vegetazione. Il grado di vigoria definitivo, su piante in piena produzione, è superiore al Damasco 1869 ma inferiore al GF 305. Anche la produttività delle piante, a partire dal 4°-5° anno, è risultata superiore al Damasco 1869, ma inferiore al GF 305. L’epoca di maturazione, la pezzatura e la colorazione dei frutti sono del tutto simili a quelle ottenute da piante innestate su franco comune. Questo soggetto non è pollonifero; è sensibile alla clorosi calcarea, ma tollerante all’asfissia radicale, alle infezioni di Armillaria mellea, nonché ai nematodi del genere Meloidogyne. Citation® Zaipime. È stato ottenuto per libera impollinazione della cultivar di susino Red Beaut. Si tratta di un ibrido interspecifico di Prunus salicina x Prunus persica. Soggetto clonale a foglia rossa, si propaga facilmente per talea erbacea e legnosa, nonché per micropropagazione. Da recenti prove, condotte in diverse aree peschicole italiane, sembra essere disaffine con il pesco, se non altro con la cultivar Springcrest. Questo potrebbe essere il motivo della minore vigoria indotta sulle piante innestate con tale soggetto, risultata inferiore del 40-50% rispetto al franco e del 15% rispetto al GF 655/2. Induce, inoltre, una precoce maturazione del legno e un’anticipata caduta delle foglie. Non è pollonifero, sembra resistente all’asfissia radicale e tollerante verso i marciumi. Ha, inoltre, mostrato fenomeni di disaffinità con la cultivar Mirabelle. Per i vistosi fiori rosa, generalmente gimnosterili, e per la colorazione rossa delle foglie, viene utilizzato anche come pianta ornamentale. È un soggetto polivalente che ha fornito, invece, buoni risultati con il susino.
Habitus vegetativo dei cloni di Mirabolano Mr.S. 2/5
Isthara® Ferciana. È un ibrido interspecifico complesso (Prunus cerasifera x Prunus salicina) x (Prunus cerasifera x Prunus persica). È un soggetto polivalente di media vigoria, che può essere usato per pesco, albicocco e susino. Con il pesco ha mostrato una buona affinità d’innesto e una ridotta attitudine pollonifera. Si adatta bene alle diverse situazioni pedoclimatiche pur mostrando di essere sensibile sia ai terreni asfittici sia a quelli clorosanti. Nei terreni freschi e fertili dà i migliori risultati, contribuendo a ridurre la taglia degli alberi e a migliorare la qualità dei frutti, soprattutto sulle cultivar precoci. Questo soggetto, da una pluriennale sperimentazione, tuttora in corso in varie regioni peschicole italiane, ha fornito risultati molto interessanti, sia sotto il profilo produttivo sia qualitativo dei frutti. È, inoltre, opportuno mettere in evidenza che ritarda di 4-7 giorni l’epoca di fioritura e di maturazione, almeno sulla cultivar Suncrest.
Habitus vegetativo dei cloni di Mirabolano Mr.S. 2/8
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ricerca Julior® Ferdor. Ibrido interspecifico di Prunus insititia x Prunus domestica, è affine con pesco, susino e albicocco. Si propaga bene per talea legnosa o per micropropagazione. È un soggetto di media vigoria, superiore al GF 655-2, in grado di contenere lo sviluppo delle piante anche in terreni molto fertili. Presenta una buona resistenza all’asfissia radicale, ma è sensibile alla clorosi calcarea già a un pH 8,2. Ha mostrato un’elevata eterogeneità di comportamento nei diversi ambienti pedoclimatici, una lenta entrata in produzione delle piante e un’elevata attività pollonifera sin dai primi anni d’impianto. Jaspi® Fereley. Soggetto ottenuto dall’incrocio di Prunus salicina x Prunus spinosa. È un portinnesto polivalente, ma più indicato per albicocco e susino che per il pesco. Induce una vigoria inferiore del 20% rispetto al franco. Si adatta, però, ai terreni difficili, grazie alla resistenza mostrata per quelli asfittici, calcarei e affetti da stanchezza. Pur mostrando questi caratteri interessanti, Jaspi® Fereley è un portinnesto da sconsigliare per i gravi problemi di disaffinità mostrati con le cultivar di pesco. Nuovi portinnesti L’intenso lavoro di miglioramento genetico dei portinnesti degli alberi da frutto, intrapreso in questi ultimi anni da varie istituzioni scientifiche e/o da breeder privati a livello mondiale, ha sensibilmente aumentato il numero delle accessioni che potranno presto rendersi disponibili per vivaisti e frutticoltori. Anche per il pesco, i portinnesti che sono stati recentemente segnalati sono piuttosto numerosi: una parte è in fase avanzata di selezione, mentre di altri non si conosce neppure il comportamento. Tra le novità, alcuni soggetti di origine spagnola sembrano sollevare un certo interesse. Si tratta dei cloni mandorlo x pesco Monegro, Garnem e Felinem della Unidad de Frutticoltura SIADGA di Saragoza ottenuti dall’incrocio di Mandorlo Garfi x Nemared. Questi soggetti, a foglia rossa, presentano una buona attitudine rizogena, elevata vigoria (superiore al GF 677), resistenza al calcare e ai nematodi galligeni. Dal Centro de Investigation y Desarollo Agroalimentario della Murcia, invece, è stato licenziato il Mayor, ibrido mandorlo x pesco di elevata vigoria, idoneo per terreni poveri, calcarei e siccitosi, ma molto suscettibile ai nematodi galligeni. Dalla Romania è stata segnalata una serie di soggetti selezionati quasi tutti dal Prunus persica che si differenziano tra di loro, fondamentalmente, per il grado di vigoria indotto sul nesto, come Tomis 1, Tomis 79, T 16, P1, Oradea 1, De Baltic. Anche presso la Krymsk Breeding Station di Krasnodar (Russia) è stata selezionata dal Prunus spp. una serie di soggetti caratterizzati da un diverso grado di vigoria, facile propagazione
Piante madri dei soggetti Isthara® Ferciana
Aspetto dello sviluppo di Julior® Ferdor
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portinnesti per talea e una buona adattabilità a varie condizioni pedoclimatiche, come Adaptil e Misofer. Inoltre, dalla stessa Stazione Sperimentale, le selezioni VVA-1, VSV-1 e Kubah 86 sono state licenziate rispettivamente con il nome Krymsk® 1, Krymsk® 2 e Krymsk® 86. Anche in Cina è stata iniziata la selezione dei portinnesti per la resistenza a varie malattie, in diverse zone geografiche, senza però essere state, finora, licenziate in altri paesi. Il miglioramento genetico dei portinnesti del pesco per il controllo della vigoria è stato recentemente affrontato anche in California, sia attraverso la libera impollinazione di Prunus bessey x Prunus salicina, sia mediante l’incrocio di Prunus salicina x Prunus dulcis. Nel Sud Carolina, invece, è stata posta notevole attenzione verso la selezione di soggetti resistenti alla sindrome del Peach tree short life (PTSL), che rimane ancora uno dei problemi non completamente risolti per la peschicoltura delle regioni calde del Sud-Est degli Stati Uniti. Di questi e altri soggetti, posti recentemente all’attenzione degli sperimentatori, non si dispone, però, di sufficienti informazioni.
Pianta madre di Jaspi® Fereley
Portinnesti ottenuti dal programma di miglioramento genetico condotto da alcuni paesi Europei e del Nord America Portinnesto
Origine genetica
Mayor®
P. persica x P. amygdalus
PollizoV4
P. insititia
Hiawatha
P. besseyi x P. salicina
K-146-43, K-146-44, P-30-135
P. salicina x P. persica
K-119-50
P. salicina x P. dulcis
VSV-1, VVA-1, Druzba, Kuban-86, Evrica
Prunus hybrids
Krymsk Breed. Stat., Krasnodar, Russia
PG1, PG3
P. persica
Università di Craiova, Romania
T16, Tomis 1, Tomis 79
P. persica
Fruit Res. Stat. Constanta, Romania
Oradea 1, De Balc
P. persica
Fruit Res. Stat. Bihor, Romania
P1s
Prunus persica.
Adaptabil
Prunus besseyi
Miroper
P. cerasifera x P. persica
Evoluzione dei portinnesti del pesco
• Il panorama disponibile dei portinnesti
Paese di origine
del pesco è sensibilmente aumentato: accanto ai soggetti tradizionali quali il franco e le sue selezioni, nuovi soggetti sono stati selezionati nell’ambito del susino, consentendo un maggiore adattamento alle condizioni pedologiche e una minore suscettibilità ad alcune fitopatie. Grande impulso al settore è stato dato dall’ibridazione interspecifica
CIDA, Murcia, Spagna.
Dept. Pomology, Fresno, California (USA)
• L’ampliamento della gamma dei
portinnesti, se da un lato ha arricchito il panorama vivaistico, dall’altro ha reso più complessa la scelta che presuppone un’esatta conoscenza del comportamento bioagronomico di ciascuno di essi. Soltanto attraverso tale conoscenza è possibile offrire la garanzia necessaria affinché i frutticoltori possano effettuare una scelta mirata e responsabile
Fruit Res. Inst. Pitesti-Maracineni, Romania
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