Il Pesco - Mondo e Mercato

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Il pesco botanica | storia e arte | alimentazione | paesaggio coltivazione | ricerca | utilizzazione | mondo e mercato


il pesco

mondo e mercato Pesco nel mondo Carlo Fideghelli

www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: le foto alle pagine 16 in alto a destra (Bvdc), 78 in alto (Huan), al centro (Pinkcandy) e in basso (Teoteoteo), 79 (Amitai), 80 in basso (Miszmasz), 81 (Looby), 82 (Karcich), 86 (Yasonya), 88 in basso (Lissdoc), 96 (Hurry), 98 in alto a sinistra (Hurry), 108 in alto (Tinker) e in basso (Meengen), 408 (Matka_wariatka), 409 (Elkeflorida), 416 al centro (Uksus) e in basso (Vladacanon), 417 in alto (Icefront), 421 in basso (Robynmac), 422 in alto (Palolilo), 474 in basso (Emily2k), 479 in basso (Elenathewise) sono dell’agenzia Dreamstime.com.


mondo e mercato Pesco nel mondo Introduzione La produzione attuale di pesche e nettarine supera abbondantemente i 17 milioni di tonnellate e, negli ultimi anni, ha avuto un trend positivo molto netto, pari a +65%. L’Asia, da sola, produce più della metà (55,3%) della produzione totale, seguita dall’Europa con il 26,2%, dal continente nordamericano (7,8%), dal Sud America (5,4%), dall’Africa (4,6%) e, con una quota molto modesta (0,7%), dall’Oceania.

Diffusione della peschicoltura

• Indipendentemente dai continenti,

si possono individuare due principali centri di produzione di pesche: in Estremo Oriente (Cina, Giappone e le due Coree) e intorno al bacino del Mediterraneo (Italia, penisola Iberica, penisola Balcanica, Turchia, Medio Oriente, Nord Africa)

Produzione per continente: media del triennio 2004-2006

• Centri importanti, ma nettamente

minori rispetto ai due precedenti, sono in Nord America (USA, Messico, Canada) e in Sud America (Argentina, Brasile, Cile)

10.000 9000 8000 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000 0 Fonte: dati FAO

Pescheto nella regione di Curicó, Cile

9492

4483

1348 Asia

Europa

936

Sud Nord America America

798 Africa

122 Oceania

Foto R. Angelini

426


pesco nel mondo Principali Paesi produttori in ordine decrescente di produzione (media del triennio 2004-2006) 7462

8000

Foto R. Angelini

7000 6000 5000 4000 1689 1158 1112 868 478 447 339 360 314 261 235 211 206 174 158 157 123 113 97 91 71

3000 2000 0

Cina Italia Spagna USA Grecia Turchia Iran Francia Egitto Cile Argentina Brasile Messico Sud Corea Sud Africa India Giappone Nord Corea Australia Algeria Tunisia Pakistan

1000

Pescheti specializzati in Marocco

I Paesi asiatici sono anche quelli che hanno visto il maggior incremento complessivo (+167,8%), seguiti dai Paesi africani (+129,6%), da Sud America e Oceania con incrementi quasi uguali, rispettivamente del 29,6 e del 29,4%. Il Nord America ha visto, nello stesso periodo, un aumento della produzione dell’11,2%, mentre la produzione europea è rimasta stabile (–0,2%).

Principali Paesi produttori per continente ed evoluzione delle produzioni negli ultimi 10 anni Paese

Media 1994-96 (t) Media 2004-06 (t) Variaz. % Paese

Media 1994-96 (t)

Media 2004-06 (t) Variaz. %

Africa

347.000

797.524

+129,6 Europa

4.492.330

4.482.879

–0,2

Egitto Tunisia Algeria Sud Africa

58.670 57.330 42.000 137.670

360.312 91.450 97.675 174.413

+514,1 +59,5 +132,6 +26,7

1.722.670 784.000 1.038.000 510.330

1.689.312 1.158.017 868.101 399.138

–1,9 +47,7 –16,4 –21,8

Asia

3.555.000

9.492.298

+167,8 Nord America

1.212.330

1.348.355

+11,2

Cina

2.177.330

7.461.862

Iran

125.000

447.054

1.019.330 141.330

1.111.749 211.056

+9,1 +49,3

Turchia

375.000

478.258

722.670

936.343

+29,6

85.000

158.158

110.000

123.333

+242,7 USA Messico +257,6 Sud America +27,5 Brasile +86,1 Argentina +12,1 Cile +82,5 Oceania

135.330 200.670 266.000

235.554 261.446 313.667

+74,1 +30,3 +17,9

94.330

122.042

+29,4

81.000

113.220

+41,5

10.414.000

17.179.441

+65,0

India Nord Corea Pakistan

38.670

70.580

Sud Corea

117.000

206.017

Giappone

164.330

157.400

Italia Spagna Grecia Francia

+76,1 Australia –4,2 Mondo

Fonte: elaborazione su dati FAO

427


mondo e mercato Foto R. Angelini

Paesi minori produttori di pesche e nettarine

• Africa: Libia, Madagascar, Marocco • Asia: Azerbaijan, Israele, Giordania,

Kazakistan, Kirgistan, Libano, Nepal, Siria, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Yemen

• Europa: Albania, Armenia, Austria,

Pescheti in Bengyamina, Israele

Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Cipro, Rep. Ceca, Georgia, Ungheria, Macedonia, Moldova, Montenegro, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Serbia, Slovakia, Slovenia, Ukraina

Dei principali 22 Paesi produttori solo quattro hanno diminuito la loro produzione nell’ultimo decennio; tre di questi sono in Europa (Francia, Grecia e Italia), il quarto è il Giappone. Gli incrementi più significativi hanno riguardato l’Egitto, l’Iran, la Cina e l’Algeria, ma anche l’India, il Pakistan, la Corea del Sud, il Brasile, la Tunisia, il Messico, la Spagna e l’Australia. L’incremento delle superfici è stato inferiore rispetto alle produzioni (+10,6%), con variazioni molto diversificate da continente a continente: l’Oceania ha fatto registrare l’incremento maggiore (+45%), seguita dall’Asia (+35,2%), dal Sud America (+13,9%) e dall’Africa (+4,1%). Le superfici a pesco, in Europa, sono diminuite del 23%, nel continente nordamericano del 2,1%.

• Nord America: Canada • Sud America: Bolivia, Colombia,

Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay, Venezuela

• Oceania: Nuova Zelanda

Principali Paesi produttori per continente ed evoluzione delle superfici negli ultimi 10 anni Paese

1997 ha

2006 ha

Africa

116.975

121.770

35.635 19.700 8.800 20.000

32.000 19.275 15.913 10.358

Asia

581.997

786.732

Cina

459.949

652.700

Iran

19.474

28.861

Turchia

21.940

28.400

India

18.500

19.506

Nord Corea

14.000

16.000

4.403

15.339

Sud Corea

10.892

13.383

Giappone

10.800

10.300

Egitto Tunisia Algeria Sud Africa

Pakistan

Variazione % Paese

1997 ha

2006 ha

Variazione %

380.144

292.681

–23,0

95.121 70.500 46.500 26.700

85.812 82.000 43.266 17.056

–8,8 +16,3 –6,9 –36,1

+ 35,2 Nord America

118.466

116.008

–2,1

USA +41,9 Messico +48,2 Sud America

78.430 36.857

71.978 41.614

–8,2 +12,9

82.990

94.504

+13,9

18.309 25.284 17.900 3.800

23.794 22.623 20.500 12.094

+30,0 –10,5 +14,5 +218,3

14.300

20.731

+45,0

12.800

19.750

+54,3

1.294.872

1.432.426

+10,6

+4,1 Europa –10,3 –2,2 +80,8 –48,2

Italia Spagna Grecia Francia

+29,4 Brasile +5,4 Argentina +14,3 Cile Uruguay +248,4 Oceania +22,9 Australia –4,6 Mondo

Fonte: FAO

428


pesco nel mondo Ripartizione della superficie (anno 2006) e della produzione (media 2004-2006) mondiali di pesche e nettarine Superficie 2006 per continente

Rapporto superficie/produzione

Produzione media 2004-2006 per continente

20,5%

• La forte differenza tra i dati

di superficie e quelli di produzione tra i diversi Paesi a indirizzo peschicolo si spiega essenzialmente per due motivi: in primo luogo l’effetto delle nuove piantagioni si manifesta appieno solo dopo 4-5 anni, per cui il forte incremento della produzione in Africa e in Asia è evidentemente frutto di impianti effettuati in buona parte nel decennio precedente; in secondo luogo il miglioramento varietale e della tecnica colturale fa aumentare le produzioni unitarie, e questo spiega perché in Europa, a fronte di una diminuzione delle superfici coltivate del 23%, la produzione sia rimasta stabile e nell’America del Nord, a fronte della diminuzione delle superfici a pescheto del 2%, le produzioni siano aumentate

26,2% 8,1%

54,9% 8,5%

7,8% 5,4% 4,6% 0,7%

55,3%

6,6% 1,4%

Europa

Nord America

Sud America

Oceania

Africa

Asia

Fonte: elaborazione su dati FAO

Interessanti sono i dati relativi alle produzioni per ettaro che, anche se viziati da una certa approssimazione della statistica di diversi Paesi, evidenziano come l’innovazione varietale e il progresso delle tecniche di coltivazione e la migliore professionalità abbiano indotto un netto miglioramento delle rese unitarie soprattutto in Africa e in Asia (da 7,5 a 11,8 t/ha come media mondiale nell’ultimo decennio). Solamente l’Oceania ha visto diminuire le rese unitarie, per due ordini di fattori: il forte aumento delle superfici a pesco in Australia, in particolare in aree subtropicali dove vengono coltivate cultivar precocissime notoriamente meno produttive delle cultivar di

Foto I. Ponti

Evoluzione della produzione media per ettaro: confronto tra il triennio 1994-1996 e il triennio 2004-2006 15,2

16 14 11,2

12

12,5

12 9,7

9,2

10

8

8 6 4

4,2

11,8 10,2

5

6,9

7,5 5,5

2 0

Africa

Asia

Triennio 1994-96

Europa

Nord Sud Oceania America America Triennio 2004-06

Mondo Pesche sul mercato canadese

429


mondo e mercato tempo, e la concomitante diminuzione della peschicoltura neozelandese, basata proprio su cultivar di stagione. L’Europa è il continente con le maggiori rese produttive (superiori a 15 t/ha), seguita da Nord America (12 t/ha), Asia (11,2 t/ha), America del Sud (10,2 t/ha) e, infine, Africa (9,2 t/ha) e Oceania (5,5 t/ha). I forti incrementi unitari di Africa e Asia si possono spiegare, oltre che con il rinnovamento varietale e il miglioramento della tecnica di coltivazione, con l’entrata in produzione di importanti nuove superfici a pescheto impiantate negli anni precedenti.

Produzione media per ettaro dei principali Paesi produttori Paese

Media 1994-96 t/ha

Media 2004-06 t/ha

Variazione %

Africa Egitto Tunisia Algeria Sud Africa

9,1 2,7 4,6 11,0

11,3 4,7 6,9 14,5

+24,2 +74,1 +50,0 +31,8

Asia Cina Iran Turchia India Nord Corea Pakistan Sud Corea Giappone

4,9 10,3 16,9 4,9 7,4 11,1 12,2 14,7

11,2 15,7 18,0 8,2 7,7 4,6 14,1 15,3

+128,6 +52,4 +6,5 +67,3 +4,0 –58,6 +15,6 +4,1

Europa Italia Spagna Grecia Francia

16,5 10,9 20,1 17,4

19,3 14,5 20,0 22,2

+17,0 +33,0 –0,5 +27,6

N. America USA Messico

15,4 3,5

15,3 5,6

–0,6 +60,0

S. America Argentina Brasile Cile Uruguay

7,0 6,7 14,9 7,4

11,0 9,9 15,4 3,3

+57,1 +47,8 +3,4 –55,4

Oceania

5,9

7,0

Australia

6,4

5,8

Peschicoltura nei principali Paesi produttori Asia Il continente asiatico è dominato dalla produzione cinese che, da sola, copre quasi l’80% della produzione totale e con Turchia e Iran si arriva a poco meno del 90%. Peso minore hanno gli altri Paesi, come la Corea del Sud, l’India e il Giappone. Cina. Come è noto, il pesco, come specie botanica, è originario della Cina e la sua coltivazione è praticamente presente in tutte le province, le principali delle quali sono: Henan, Hubei, Shandong, Shanxi, Shenxi, Kiangsu, LiaoNing, Chejiang, Sinkiang, Sichuan, oltre le municipalità di Pechino e Shanghai. Le cultivar cinesi tradizionali sono classificabili nei seguenti gruppi: – varietà del Nord: sono a polpa bianca non fondente e caratterizzate da un albero a portamento assurgente, resistente alla siccità e al freddo invernale; – varietà del Sud: sono a polpa bianca fondente, con un albero a portamento espanso e un fabbisogno in freddo medio-basso (400-600 h di freddo); – varietà a polpa gialla: sono tipiche della provincia di Kansu, caratterizzate dalla polpa spicca; – varietà piatte o pan-tao: presenti, tradizionalmente, nella municipalità di Shanghai e nella provincia di Chejiang, sono a polpa bianca fondente, sensibili alla monilia e con basso fabbisogno in freddo; – nettarine: sono tradizionali del Sud della provincia autonoma del Sinkiang, caratterizzate da polpa bianca e dimensioni del frutto contenute; – varietà invernali o tung-tao: cultivar a polpa bianca, di dimensioni un po’ piccole e a maturazione molto tardiva, da ottobre a dicembre. Da una ventina di anni la Cina si è progressivamente aperta agli altri Paesi e il panorama varietale è stato arricchito da cultivar s­udcoreane, giapponesi e occidentali; in quest’ultimo caso con particolare riguardo alle nettarine californiane ed europee.

–9,4

Fonte: elaborazione su dati FAO

430


pesco nel mondo Foto R. Angelini

Peschicoltura in Cina

• L’estensione maggiore della

peschicoltura cinese si osserva nelle aree del Nord, Nord-Est e Nord-Ovest, ma la coltura è presente anche al Sud

• Dal punto di vista varietale sono

nettamente prevalenti le pesche sulle nettarine e le cultivar a polpa bianca rispetto a quelle a polpa gialla, tutte a sapore subacido

• Anche le pesche sciroppate sono in

prevalenza a polpa bianca e vengono utilizzate le varietà a polpa non fondente

Piante di pesco nel Nord-Est della Cina

I portinnesti prevalenti sono il franco di P. persica e il franco di P. davidiana che, in misura più o meno uguale, coprono l’80-90% della produzione. La forma di allevamento è il vaso, tenuto molto basso per poter eseguire le operazioni manuali da terra, sia con la tecnica della potatura sia con l’uso di fitoregolatori.

Giovane pescheto in Cina. In questo Paese, centro d’origine della specie, la peschicoltura ha avuto un eccezionale sviluppo negli ultimi 15 anni

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mondo e mercato Turchia. La peschicoltura turca ha una grande potenzialità di espansione finora non completamente sfruttata, avendo, i frutticoltori, preferito concentrarsi su altre specie come il melo, l’albicocco, il ciliegio. Le principali aree peschicole sono, in ordine di importanza, la regione Marmara sul Mar Nero, la regione Egea nell’Ovest del Paese e la regione mediterranea, lungo la riva meridionale. La regione mediterranea è caratterizzata da due sottoregioni, una precoce a livello del mare (Bursa) e una tardiva sulle montagne del Taurus a 1400 m s.l.m. Dal punto di vista varietale la peschicoltura turca è stata fortemente condizionata dal miglioramento genetico americano degli anni ’60 e ’70 e, più di recente, dagli orientamenti europei (Italia e Francia in testa). Il portinnesto tradizionale è il franco di P. persica, ma il GF 677 e anche gli altri portinnesti utilizzati in Italia e Francia come il Cadaman, l’Mr. S. 2/5 e altri si stanno rapidamente affermando. L’allevamento tradizionale è il vaso alla distanza di 5-6 x 3-6 m che, nelle aree più dinamiche, è diventato il vasetto ritardato messo a punto in Italia. Di una certa importanza è la coltivazione sotto serra fredda protetta da film plastici nella regione mediterranea per anticipare la raccolta dei frutti che inizia ai primi di maggio e si completa a settembre avanzato.

Peschicoltura in Turchia

• Le pesche a polpa gialla sono

nettamente prevalenti sulla produzione totale (80%) rispetto alle nettarine anche se, negli ultimi impianti, la presenza di nettarine è in netto aumento. Questa ultima evoluzione è motivata dalla forte presenza del vivaismo e degli imprenditori europei che stanno investendo in Turchia portando, oltre al materiale genetico, anche la tecnica di coltivazione e l’organizzazione commerciale

Iran. È il Paese asiatico che ha fatto registrare il maggiore incremento produttivo nell’ultimo decennio, superiore perfino a quello cinese, raggiungendo la produzione turca. Le principali aree produttive sono tutte concentrate nella parte orientale del Paese, e precisamente nelle province di Gorgan e Goubad, Tehran, Zanjan, Khorasan, Ghazvin e Dasht, Ardebil Mazandaran, Azarbaijan.

Il vivaismo iraniano è ancora molto poco professionale anche se, negli ultimi tempi, si osserva un grande impegno per la modernizzazione. Nella foto, un vivaio non lontano da Teheran con una suggestiva veduta delle montagne a sud del Mar Caspio

432


pesco nel mondo

Peschicoltura in Iran

• Il problema principale della

peschicoltura iraniana è l’elevata mortalità delle piante la cui vita, normalmente, non supera gli 8-9 anni. L’elevata mortalità è legata a più fattori che spesso interagiscono tra loro: danni da freddo, scarsa attenzione alla sistemazione superficiale del terreno e ai drenaggi, uso di materiale vivaistico non sano, mancanza di portinnesti selezionati ecc.

La peschicoltura, in Iran, è ancora molto tradizionale, basata sulla forma di allevamento a vaso con densità di 400-500 piante per ettaro

Le varietà locali o di origine americana (Elberta, Hale, Redhaven ecc.) sono prevalentemente a polpa gialla e destinate al consumo fresco. Prevalgono nettamente le pesche rispetto alle nettarine e sono tradizionalmente coltivate anche alcune varietà piatte a polpa bianca. Il portinnesto utilizzato è il franco ottenuto da noccioli di varietà coltivate localmente disponibili o anche il mandorlo utilizzato nei terreni più calcarei e siccitosi. La sola forma di allevamento è il vaso alla distanza di 5-6 x 5-6 m. Grazie anche al successo commerciale, nel Paese c’è un grande interesse per il rinnovo della coltura e si intensificano i contatti con il vivaismo europeo per poter aggiornare varietà, portinnesti e tecniche colturali.

Peschicoltura in Corea del Sud

• La principale cultivar sudcoreana

è la Yumyeong, coltivata anche in Cina e in Giappone, nota anche in Italia per essere stata utilizzata come genitore della serie Ghiaccio. Il carattere peculiare di Yumyeong è la polpa di tipo stony hard, molto soda, che rimane tale anche a completa maturazione del frutto. Molto diffuse anche le cv giapponesi Kurakata wase, Okubo e Hakuto

Corea del Sud. Il territorio coreano, che è contiguo con quello cinese, è anche Paese di origine del pesco e questa coltura è, da sempre, molto importante. Le caratteristiche della peschicoltura coreana sono molto simili a quelle cinesi: cultivar in prevalenza a polpa bianca, sia fondente sia non fondente, larga maggioranza delle pesche rispetto alle nettarine (85% le prime, 15% le seconde), tutte a sapore subacido. Il clima monsonico, soprattutto all’inizio dell’estate, crea molti problemi di marciumi e la stagione produttiva inizia tardi, tra la fine di giugno e l’inizio di luglio. La forma di allevamento è il vaso e i portinnesti utilizzati sono il franco di P. persica e il franco di P. davidiana. Diffusa è la pratica dell’insacchettamento dei frutti per proteggere gli stessi dalla pioggia e dagli attacchi parassitari.

• Le nettarine rappresentano ancora

una minoranza della produzione sudcoreana, anche se il miglioramento genetico pubblico è molto attivo per migliorare lo standard delle cultivar locali utilizzando le migliori cultivar californiane come genitori per dimensione del frutto e colorazione rossa della buccia

433


mondo e mercato Giappone. Il Giappone è un Paese a lunga tradizione peschicola e la coltivazione è diffusa su tutto il territorio nazionale, a eccezione dell’isola di Hokkaido, la più settentrionale dell’arcipelago. Le maggiori province peschicole sono: Yamanashi (la pianura intorno alla città di Kofu, non lontana da Tokio), Fukushima nell’isola di Honsu, Nagano, Yamagata e Okayama (lungo le coste che separano l’isola di Honsu dall’isola di Shikoku).

Peschicoltura in Giappone

• Il Giappone è l’unico Paese asiatico che

ha produzione in calo, a causa della scarsità di mano d’opera e dell’estremo frazionamento della proprietà che comportano elevati costi di produzione, anche perché la qualità richiesta dai mercati giapponesi è tra le più elevate al mondo

Foto R. Angelini

• Come in tutti i Paesi orientali,

prevalgono le pesche sulle nettarine e la polpa bianca sulla polpa gialla, il sapore preferito è quello subacido anche se, negli ultimi tempi, si assiste a una maggiore utilizzazione di genotipi occidentali nei programmi di miglioramento genetico, sia pubblici sia privati, questi ultimi molto attivi

Foto I. Valmori

Pianta di pesco sulle sponde di un lago asiatico

India. In India, rispetto alle dimensioni del territorio e della popolazione, il pesco ha un’importanza limitata, ma nel prossimo futuro la produzione peschicola è destinata ad aumentare nettamente, soprattutto per la disponibilità di cultivar a basso fabbisogno in freddo che consentono la coltivazione in aree subtropicali dove le vecchie cultivar danno risultati agronomici molto modesti. Le regioni più tradizionali di coltivazione, nel Nord dell’India, vanno da un’altitudine di 500 fino a 3000 m s.l.m. e sono Jammu e Kashmir, Himachal Pradesh, Uthar Pradesh, gli Stati del Nord-Est, Nilgiri Hills e le Pianure del Nord-Ovest. Più recente è l’espansione della peschicoltura nel Punjab, proprio grazie alle cultivar a basso fabbisogno in freddo della Florida e del Texas (Flordasun, Flordastar, Vallegrande, Earligrande, Tropic Sweet, Tropic Snow ecc.), che stanno sostituendo le cultivar locali. La maturazione dei frutti inizia a metà aprile nelle aree più precoci del Punjab e termina a settembre inoltrato nelle aree più settentrionali. La tecnica colturale è molto tradizionale e basata sull’uso del franco come portinnesto e dell’allevamento a vaso; spesso il pesco è in consociazione con colture orticole annuali.

Pesco in Giappone

434


pesco nel mondo Europa La peschicoltura del vecchio continente riguarda, per oltre l’80%, i Paesi che si affacciano sulla riva settentrionale del Mediterraneo: Italia, Spagna, Grecia e Francia sono di gran lunga i più importanti.

Peschicoltura in Italia

• Il Sud, con il 49,2% della superficie, ha

Italia. I 93.000 ettari attualmente impiantati a pescheto sono per il 65% pesche e per il 35% nettarine. Guardando all’esperienza californiana si può prevedere che le nettarine continueranno a crescere fino a raggiungere l’importanza delle pesche e

ormai superato il Nord (43,4%), mentre il Centro contribuisce con il rimanente 7,4%. Negli ultimi 10 anni le superfici a pesco sono diminuite in tutte le regioni tranne che in Veneto, Puglia e Sicilia. Il Veneto è in controtendenza perché, dopo le importanti estirpazioni degli anni ’90 a causa della diffusione della sharka, sta recuperando parte delle superfici perdute nelle aree più vocate per la peschicoltura a Sud e a Est del lago di Garda, in provincia di Verona. Puglia e Sicilia confermano un trend positivo di espansione della peschicoltura meridionale

Pesco allevato a Y a Policoro (Matera)

su questi valori si stabilizzeranno anche i prezzi delle due categorie commerciali. Due sono le regioni più importanti: EmiliaRomagna con il 28,8% della superficie totale e Campania con il 22,7%. Seguono, in ordine decrescente, Piemonte (7,4%), Si-

Pescheto a palmetta nella bassa ravennate

435


mondo e mercato

Produzioni medie per ettaro delle 9 regioni più importanti d’Italia Regione

q/ha

Calabria

228

Piemonte

219

Emilia-Romagna

215

Campania

203

Basilicata

188

Veneto

187

Puglia

168

Sicilia

157

Lazio

149

Peschicoltura sotto serra con allevamento delle piante a Y nella piana del Sele (Eboli)

cilia (7,2%), Veneto (5,9%), Puglia (5,1%), Basilicata e Calabria (4,0%) e Lazio (3,4%). L’Emilia-Romagna è anche la regione dove le nettarine superano nettamente le pesche (56% contro il 44%); in tre regioni (Piemonte, Veneto e Basilicata) le due tipologie di mercato si equivalgono, in tutte le altre le pesche sono prevalenti. In termini di produzione totale le differenze tra Nord e Sud sono molto meno nette per due principali ragioni: al Nord prevalgono cultivar di media stagione molto più produttive delle cultivar precoci che prevalgono al Sud, dove invece la percentuale di impianti giovani non ancora in piena produzione è superiore rispetto al Nord. Inaspettatamente la Calabria risulta la regione con la maggiore resa produttiva e ciò si giustifica con l’eccellente livello tecnico raggiunto dai peschicoltori della valle del Crati (Cosenza), all’avanguardia nella scelta delle varietà, dei portinnesti, della forma di allevamento (in buona parte a Y) e della tecnica colturale.

La piana di Sibari (Valle del Crati) è una delle più importanti realtà della peschicoltura italiana

436


pesco nel mondo

Cultivar coltivate in Italia

• Le cultivar di pesco sono per oltre

il 90% a polpa gialla; nel caso delle nettarine tale percentuale sale a oltre il 95%

• L’aggiornamento varietale della

peschicoltura italiana è molto tempestivo e i bacini di rifornimento di nuove cultivar sono, nell’ordine, la California con i breeder privati Zaiger e Bradford, l’Italia sia con le istituzioni pubbliche sia con i breeder privati, la Francia con i breeder privati

Pescheto nel Lazio con coltura di favino per il sovescio

La produzione italiana è prevalentemente destinata al consumo fresco e anche una quota importante di percoche trova sbocco su mercati al consumo dell’Italia meridionale. Il portinnesto più importante è, nonostante alcuni difetti, il GF 677, con circa il 60% del mercato, seguito dal franco (cloni selezionati) con un altro 20%, dai susini (Mr. S. 2/5, Penta, Tetra, Adesoto), dagli ibridi pesco x davidiana (Cadaman, Barrier 1) e dall’ibrido complesso Ishtara. L’Italia è la patria delle forme di allevamento; nell’ordine, le più importanti sono quelle a parete verticale (palmetta, fusetto e varianti), in volume (vasetto ritardato), a doppia parete inclinata (Y e V). Le colture sotto serra, che negli anni ’70 e ’80 avevano una certa importanza, soprattutto in Campania, sono state molto ridimensionate per la crescente concorrenza delle produzioni di aree più meridionali e più calde come l’Andalusia e il Nord Africa

Pescheti in Romagna

Foto R. Balestrazzi

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mondo e mercato Spagna. La Spagna è l’unico Paese europeo che, nell’ultimo decennio, ha visto aumentare sia le superfici coltivate sia le produzioni, e l’unico limite a un’ulteriore espansione della peschicoltura è quello dell’acqua, la cui disponibilità è oggi nettamente più critica che in Italia.

Peschicoltura in Spagna

• Dal punto di vista varietale, la Spagna è rimasta più legata alle proprie tradizioni rispetto agli altri Paesi europei, anche perché il mercato interno ha una decisa preferenza per le percoche, presenti soprattutto in Catalogna, Aragon e Murcia, con varietà di popolazioni come Marujas (Murcia e Comunità Valenciana), San Lorenzo (Catalogna), Cofrentes (Valencia). Murcia si è anche sempre caratterizzata per la produzione delle pesche piatte, localmente chiamate Paraguayos, che stanno vivendo un vero e proprio “boom”

Vivaio di pesco in Spagna

Così come in Italia, il pesco è presente praticamente in tutte le regioni, anche se le maggiori produzioni si concentrano in Catalogna (22%), Murcia (20%), Aragon (19%), Comunità Valenciana (15%), Andalusia (13%) ed Estremadura (3-4%). La forte crescita della peschicoltura spagnola è stata alimentata da una crescente esportazione verso i mercati europei, da cui è derivato il nuovo orientamento nella scelta varietale, che si è allineata con quella

Murcia è una delle regioni più importanti della peschicoltura spagnola: si è sviluppata grazie a un’intelligente opera di sistemazione del terreno e di dotazione di un’efficiente rete irrigua

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pesco nel mondo

Peschicoltura intensiva basata su cultivar a basso fabbisogno in freddo in Andalusia, nella fertile valle del Guadalquivir

dell’Italia e della Francia, basato prevalentemente su pesche e nettarine a polpa gialla di origine californiana, italiana e francese. Del tutto particolare è la peschicoltura dell’Andalusia, e in parte anche di Murcia, basata sulle cultivar precocissime a basso fabbisogno in freddo provenienti in particolare dalla Florida, che maturano in pieno campo già da metà aprile. La stagione peschicola spagnola continua poi fino a ottobre, con le percoche delle regioni settentrionali. Tra i portinnesti, il franco con le diverse selezioni (Monclar, Siberian C., GF305, Rubira ecc.) è il più diffuso, con oltre il 50% della produzione vivaistica. Al secondo posto vengono i susini, tra i quali primeggiano alcune selezioni del Pollizo di Murcia e, infine, gli ibridi pesco x mandorlo (GF 677, Adafuel ecc.). Come in Italia, sono presenti sia le forme in volume (vaso tradizionale, a 6-5 x 6-5 m, oggi sempre meno preferito al vaso basso a 6-5 x 3-4 m) sia le forme a parete verticale (il fusetto o asse centrale preferito alla palmetta) e le forme a doppia parete inclinata (Y).

Il vivaismo spagnolo si è molto sviluppato negli ultimi anni puntando sulla produzione di piante in ambiente condizionato, che consente di produrre piante innestate pronte in vaso, in 5-6 mesi

Pescheti in Murcia

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mondo e mercato Grecia. La Grecia è, dopo la Francia, il Paese che ha maggiormente ridimensionato la peschicoltura nell’ultimo decennio. Negli ultimi anni la peschicoltura greca ha fortemente diminuito la coltivazione delle percoche per l’industria e ha ripreso a investire su pesche e nettarine per il consumo fresco. La base varietale è strettamente legata all’evoluzione varietale negli altri Paesi europei, con qualche difficoltà in più di aggiornamento per l’insufficiente applicazione della protezione dei brevetti vegetali; ciò rende gli editori delle novità brevettate restii a renderle disponibili in quel Paese. Il GF677 è oggi il portinnesto più diffuso (60% e oltre) per la sua resistenza alla clorosi ferrica e per la buona vigoria che conferisce alle piante anche in caso di ristoppio. Il franco, più o meno selezionato, è il secondo portinnesto, con circa il 30% degli impianti. La forma di allevamento più diffusa è il vaso, ma anche le forme a parete verticale come la palmetta e il fusetto, importate dall’Italia, sono piuttosto diffuse.

Peschicoltura in Grecia

• Nell’ultimo decennio la Grecia ha

drasticamente ridotto la produzione a causa:

– della crisi mondiale delle pesche sciroppate (negli anni ’70 e ’80, la Grecia ne era uno dei principali produttori mondiali), dovuta ai cambiamenti della dieta delle popolazioni dei Paesi più ricchi, che privilegia la frutta fresca a scapito di quella trasformata troppo ricca di zuccheri – della diffusione del virus della sharka, favorito da un sistema di controllo sanitario del materiale vivaistico poco efficiente

Francia. La coltivazione del pesco è concentrata nella parte mediterranea del Paese, a eccezione della valle della Gironda vicino a Bordeaux dove tradizionalmente è coltivata questa specie. Le principali aree di coltivazione sono, oggi, la bassa valle del Rodano, la Provenza, il Roussillon e i Pirenei orientali. La peschicoltura francese è in continuo ridimensionamento (–22% negli ultimi 10 anni), nonostante l’alta efficienza (è il Paese con la più elevata produttività per unità di superficie) e la qualità della sua produzione. La carenza di mano d’opera e il suo costo elevato, nonché precisi limiti climatici (minore precocità rispetto a Italia e Spagna e difficoltà a produrre pesche tardive per la piovosità di fine estate), hanno progressivamente eroso la competitività della peschicoltura francese.

– della minore competitività, in termini qualitativi, della produzione greca rispetto a quella italiana e a quella spagnola – la peschicoltura greca, infine, è fortemente condizionata dall’andamento climatico della Macedonia, regione dove si concentra il 95% della produzione e dove, frequentemente, si verificano forti danni da freddo a fine inverno Peschicoltura moderna e intensiva nella bassa Valle del Rodano in terreni ricchi di scheletro

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pesco nel mondo La base varietale è del tutto simile a quella italiana ed è costituita prevalentemente da cultivar californiane di cui i vivaisti francesi sono gli esclusivisti per l’Europa, ma anche da cultivar francesi e italiane. Prevale ancora la produzione di pesche (circa il 60%) sulle nettarine. Tra le pesche, le percoche hanno un peso molto modesto e sono esclusivamente utilizzate dall’industria di trasformazione. L’incidenza delle cv a polpa bianca, sia tra le pesche sia tra le nettarine, è superiore a quella riscontrabile in Italia e Spagna e si attesta intorno al 20%. Il breeding francese, soprattutto quello privato, è fortemente cresciuto negli ultimi venti anni e oggi compete con quello americano e italiano. Il miglioramento genetico pubblico francese ha dato alla peschicoltura europea i migliori portinnesti del secondo dopoguerra: varie selezioni di franco (Montclar, GF 305, Rubira) sono le più diffuse (70%), seguite da GF 677 (15-20%), dai susini (Julior, Jaspi), dall’ibrido pesco x davidiana Cadaman e dall’ibrido complesso Ishtara. Con variazioni e interpretazioni locali, le forme di allevamento sono le stesse presenti in Italia: vaso, parete verticale (prevale il fusetto sulla palmetta) e, in misura modesta, la doppia parete inclinata.

La peschicoltura della Valle del Rodano si spinge anche più a Nord, fino a Valence Il vivaismo francese è molto importante per tutta la peschicoltura europea: nella foto un vivaio di pesco franco Montclar, tra i più validi oggi disponibili

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mondo e mercato Nord America Due sono i Paesi importanti del continente nordamericano: Stati Uniti e Messico. Stati Uniti. La peschicoltura statunitense si può classificare in due principali categorie: quella californiana e quella atlantica. La produzione californiana è di gran lunga la più importante (circa il 70% del totale) e rifornisce i principali mercati di tutto il Paese, mentre la peschicoltura atlantica (Georgia, Nord e Sud Carolina,

Pescheto allevato a vaso, ancora oggi la forma più utilizzata in California

La raccolta tree ripe (maturo sull’albero) è sempre più popolare in California e viene fatta in contenitori di dimensioni limitate, portati dal campo al magazzino di selezione per la preparazione delle confezioni per il mercato

Florida, Maryland, New Jersey) è destinata ai mercati locali: spesso le pesche sono vendute lungo le strade (roadside market) o direttamente in azienda secondo la modalità del pick-your-own (raccogli tu stesso). Le differenze sono dovute a ragioni clima-

Impianto di un pescheto in California

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pesco nel mondo

Impianto di pesco allevato a vaso in California, ad inizio fioritura

tiche, ideali per il pesco in California (suoli profondi e di medio impasto, clima caldo e asciutto d’estate, non troppo freddo in inverno, grande disponibilità d’acqua), più difficili sulla costa atlantica (suoli acidi o subacidi, ritorni di freddo a fine inverno, elevata umidità estiva). In California, pesche e nettarine si equivalgono e le percoche destinate alla trasformazione industriale hanno una produzione analoga a quella complessiva di pesche e nettarine. Dal punto di vista varietale, la produzione californiana è ancora in una fase di cambiamento, iniziata negli anni ’90, rappresentata dal progressivo incremento di cultivar a polpa bianca (soprattutto nettarine) e di cultivar a sapore subacido, sia gialle sia bianche.

Decorticazione anulare sul tronco per anticipare la maturazione e migliorare la pezzatura dei frutti, tecnica molto utilizzata in California nelle cultivar precoci Pescheto intensivo (1000 piante/ha) nello stato di New York

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mondo e mercato Più di recente anche le cultivar piatte (a polpa bianca) stanno assumendo una sempre maggiore importanza. Le ragioni principali di tale cambiamento di gusto sono legate all’aumento dei consumatori di origine asiatica orientale e di quelli di origine ispanica, che notoriamente preferiscono il sapore dolce a quello dolce-acidulo. Le varietà della costa atlantica sono in prevalenza pesche a polpa gialla selezionate per la resistenza alla batteriosi da Xanthomonas pruni e alla monilia. In Florida si è affermata una peschicoltura subtropicale grazie al miglioramento genetico dell’Università dello Stato, che ha selezionato cultivar a basso fabbisogno in freddo a maturazione estremamente precoce (aprile-maggio). Il portinnesto, quasi esclusivo, utilizzato in California è il franco Nemaguard, resistente ai nematodi galligeni, mentre negli stati orientali il franco Lovell e, più recentemente, il franco Guardian, sono i più tolleranti al fenomeno denominato tree short life, che è causa di elevata mortalità per un insieme di concause (pH del suolo, nematodi, danni da freddo ecc.). Ovunque, la forma di allevamento dominante è il vaso a media o bassa densità (300-400 piante/ha), solo di recente affiancato da forme a parete verticale con densità di 500-600 piante per ettaro. Vivaio di Lovel in South Carolina, ancora oggi il più utilizzato per la sua adattabilità ai suoli sabbiosi e acidi del Sud-Est degli Stati Uniti

Pescheto in Arkansas piantato secondo le curve di livello in un terreno molto sabbioso Pescheto tradizionale a vaso in South Carolina

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pesco nel mondo Messico La peschicoltura messicana è legata, in larga parte, alle varietà portate dagli spagnoli durante la colonizzazione europea. Si tratta di varietà a polpa gialla, non fondente e aderente al nocciolo, che erano e sono le varietà preferite dagli spagnoli. Da queste varietà iniziali sono state selezionate, nei vari stati del Messico, tipologie molto simili tra loro per caratteristiche pomologiche e diverse solo per epoca di maturazione che, a seconda di latitudine e altitudine, maturano a partire da aprile fino a ottobre. Sono denominate criollos e sono state propagate per secoli per seme e pertanto con un elevato grado di omozigosi. In ordine di chilling (freddo invernale) crescente, la peschicoltura del Messico è presente nei seguenti stati: Oaxaca e Morelos da 50 a 200 ore, Puebla e Mexico DF 200-300 ore, Jalisco e Guanajuto, Tlaxcala, Zacatecas, Aguascalientes 450-650 ore, Durango e Chihuahua 600-900 ore. Chihuahua e Durango sono gli stati dove i “criollos” sono poco o nulla importanti e dove il modello (varietà e tecnica colturale) è quello californiano. I criollos, di piccola pezzatura ma di elevate caratteristiche qualitative, sono i frutti preferiti sui mercati interni, ma gradualmente sono sostituiti da varietà californiane e della Florida per il mercato di esportazione verso gli Stati Uniti. Il solo portinnesto, quando utilizzato, è il franco, ma presso i piccoli produttori delle aree interne montagnose è ancora molto diffusa la propagazione per seme, che dà buoni risultati grazie all’elevata omozigosi e all’assenza di giovanilità in questa specie. La sola forma di allevamento è il vaso.

Raccolta delle pesche in Messico

Un gruppo di frutticoltori in visita a un vivaio di criollos (le vecchie cultivar di percoche selezionate nei secoli dalle varietà portate dagli spagnoli)

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mondo e mercato Sud America Il pesco è presente in tutta l’America del Sud, ma i Paesi più rilevanti sono il Cile, l’Argentina e il Brasile.

Foto R. Angelini

Cile. La peschicoltura cilena è fortemente orientata all’esportazione, soprattutto verso gli Stati Uniti, e, più di recente, anche verso l’Europa. Per questo motivo le varietà e il modello di coltivazione sono quelli californiani, favoriti anche da un clima e da condizioni ambientali del tutto simili a quelli della valle centrale della California (clima caldo e secco d’estate, giustamente freddo d’inverno, elevata disponibilità di acqua d’irrigazione). Il pesco è prevalentemente coltivato nell’area metropolitana di Santiago e nella regione di Rancagua a sud di Santiago. Anche il vivaismo e l’organizzazione commerciale sono di primordine, a sostegno di una frutticoltura competitiva a livello internazionale. Il portinnesto dominante è il Nemaguard, e le forme di allevamento sono sia il vaso sia la parete verticale, discostandosi in ciò, in parte, dal modello californiano.

Veduta aerea di una zona peschicola cilena

Argentina. La peschicoltura argentina, che alimenta quasi esclusivamente il mercato interno, ha sofferto delle vicissitudini economiche del Paese degli ultimi 20-30 anni e solo recentemente ha avviato un processo di rinnovamento aprendosi alle varietà più moderne e a una tecnica colturale meno tradizionale. Brasile. Lo sviluppo di varietà a basso fabbisogno in freddo, sia importate (Florida e Texas) sia selezionate presso la Stazione di Pelotas nello stato di Rio Grande do Sul, hanno dato grande impulso alla peschicoltura brasiliana, che può coltivare questa specie solo nelle aree più meridionali e in altitudine. Per oltre la metà, la produzione viene dallo stato di Rio Grande do Sul, seguito da San Paolo (20%), da Santa Caterina (15-16%) e dallo stato di Paranà (10%). Oltre al basso fabbisogno in freddo (200-400 h), le cultivar brasiliane devono essere anche molto tolleranti alla monilia, a causa di un clima caratterizzato da elevata umidità estiva. Come in Messico, i mercati locali preferiscono le percoche (polpa gialla, soda, dolce) e le varietà più diffuse rispondono a questo requisito (Esmeralda, Turmolina, Precocinho, Merciel ecc.). Il periodo di raccolta, limitato rispetto al calendario italiano, va da inizio ottobre a fine dicembre. Il portinnesto utilizzato è il franco e la forma di allevamento è il vaso.

Foto R. Angelini

Frutteto a vaso in Cile

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pesco nel mondo Africa La peschicoltura africana è limitata ai Paesi mediterranei e, all’altro capo del continente, al Sud Africa, anche se nelle statistiche ufficiali cominciano a entrare Paesi nuovi, come Camerun, Kenya, Madagascar, La Réunion e Zimbabwe. I Paesi più importanti sono Egitto, Tunisia, Algeria e Sud Africa. Egitto. Lo sviluppo della peschicoltura egiziana è coinciso con l’espansione dell’irrigazione nel Delta del Nilo, dal Cairo verso Alessandria, e con la disponibilità delle nuove cultivar della Florida a basso fabbisogno in freddo. Il clima, favorevole alla estrema precocità, consente di iniziare la raccolta in piena aria già a metà aprile, e la produzione viene esportata quasi totalmente in Europa o verso i Paesi ricchi della Penisola Arabica. La peschicoltura egiziana sta creando problemi di concorrenza rispetto alla produzione spagnola dell’Andalusia, molto meno rispetto a quella italiana che, in buona parte, ne è complementare. Data la forte presenza di nematodi galligeni nei terreni sabbiosi del Delta, il Nemaguard è il portinnesto franco più diffuso; la forma di allevamento più comune è il vaso.

Peschicoltura moderna in Tunisia, irrigua, intensiva, innestata su GF 677

Tunisia. La peschicoltura tunisina ha tradizioni molto più antiche di quella egiziana ed è presente in più governatorati: a Nord nei

Vecchia peschicoltura tunisina in asciutto con piante innestate su mandorlo

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mondo e mercato governatorati di Ben Arous e Ariana (oltre il 40% della produzione), al Centro in quelli di Kairouan e Kasserine (12-13% della produzione), a Sud-Est a Monastir, Madia e Sfax (20-22% della produzione). Circa il 40% della coltura è in asciutto e in tal caso il portinnesto utilizzato è il franco di mandorlo, il 60% è in irriguo. L’irrigazione ha consentito l’impiego dei portinnesti GF 677 e GF 557, che hanno rapidamente sostituito il franco precedentemente utilizzato ma che aveva seri problemi di clorosi ferrica per la natura calcarea dei suoli. Il Cadaman è utilizzato dove ci sono problemi di nematodi. Il vivaismo tunisino ha stretti legami con quello italiano e anche con quello spagnolo e francese, ragione per la quale il panorama varietale più recente di quel Paese è molto simile a quello europeo, a partire dalle cultivar a basso fabbisogno in freddo (Flordastar, Maravilha ecc.) che, al Sud, maturano da metà aprile, fino alle cultivar più tardive di settembre.

Foto I. Valmori

Algeria. La peschicoltura algerina, che ha una tradizione legata al periodo di colonizzazione francese, è rimasta a lungo tagliata fuori dai processi di rinnovamento che hanno riguardato tutti gli altri Paesi nordafricani, a causa delle vicende politiche dell’ultimo ventennio del secolo scorso. Il pesco è presente in diversi distretti settentrionali del Paese: Tlemeen, Orono, Algeri, Tizi Auzon, Costantine e Annaba. La migliorata situazione politica sta gradualmente aprendo il Pae­ se all’Europa e, così come in Tunisia, è presente il vivaismo europeo che porta le varietà, i portinnesti e le tecniche che hanno avviato un processo di rinnovamento. L’Algeria è il Paese nordafricano con le maggiori potenzialità di sviluppo frutticolo di tutta la riva meridionale del Mediterraneo, potenzialità che, fino a oggi, sono rimaste inespresse.

Foto I. Valmori

Sud Africa. Il Sud Africa è stato, e in parte lo è ancora, un importante Paese produttore di pesche sciroppate, la cui principale varietà è Kakamas. Negli anni ’90 la crisi di questa produzione ha indotto i peschicoltori di quel Paese a riorientare la produzione verso varietà, di pesche e nettarine, per il mercato fresco, in parte per soddisfare la crescente domanda interna, in parte per alimentare il mercato d’esportazione verso il Regno Unito, ma anche verso altri Paesi africani dove le pesche non possono essere coltivate. La peschicoltura è concentrata nel territorio che va da Città del Capo a Porth Elisabeth ed è sostenuta da un buon sistema di ricerca pubblica e da un’industria vivaistica di eccellente livello tecnico. Il portinnesto utilizzato è il franco e la forma, quasi esclusiva, è il vaso.

Pescheti in Marocco

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pesco nel mondo Oceania Il pesco è coltivato sia in Australia sia in Nuova Zelanda, ma in quest’ultimo Paese la coltura è secondaria rispetto al melo e al kiwi ed è in regresso ormai da qualche anno. Australia. La peschicoltura australiana, grazie alla vastità del territorio e alla diversità dei climi, è presente in diversi stati, in prevalenza in quelli a clima temperato (Victoria, New South Wales e South Australia) ma anche a clima subtropicale (Queensland). L’area tradizionale più importante è la Valle di Goulbourn a Nord di Melbourne, mentre il Queensland ha aumentato molto il proprio peso grazie all’introduzione delle nuove cultivar a basso fabbisogno in freddo dalla Florida e dal Texas. In Queensland sono presenti, tradizionalmente, le cultivar a frutto piatto, originarie della Cina meridionale. La più importante categoria commerciale delle pesche australiane è stata, a lungo, quella delle percoche per l’industria, la cui varietà più rappresentativa è ancora oggi Golden Queen. Proprio per le percoche da industria è stato messo a punto il sistema di allevamento a doppia parete inclinata denominato Tatura trellis, dal nome della Stazione sperimentale di Tatura nello stato di Victoria. Le percoche stanno perdendo importanza e sono sostituite da cultivar di pesche e nettarine prevalentemente californiane. Il portinnesto, in larga maggioranza, è il franco, ma anche il GF 677 ha una buona diffusione, pari a circa il 20% del totale; a parte una modesta superficie a Tatura trellis, la forma di allevamento è il vaso, alla densità di 300-400 piante per ettaro.

Peschicoltura tradizionale a vaso nello stato di Victoria (sopra) a confronto con un recente impianto a Tatura trellis (sotto)

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il pesco

mondo e mercato Commercio internazionale Roberto Della Casa

www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: le foto alle pagine 16 in alto a destra (Bvdc), 78 in alto (Huan), al centro (Pinkcandy) e in basso (Teoteoteo), 79 (Amitai), 80 in basso (Miszmasz), 81 (Looby), 82 (Karcich), 86 (Yasonya), 88 in basso (Lissdoc), 96 (Hurry), 98 in alto a sinistra (Hurry), 108 in alto (Tinker) e in basso (Meengen), 408 (Matka_wariatka), 409 (Elkeflorida), 416 al centro (Uksus) e in basso (Vladacanon), 417 in alto (Icefront), 421 in basso (Robynmac), 422 in alto (Palolilo), 474 in basso (Emily2k), 479 in basso (Elenathewise) sono dell’agenzia Dreamstime.com.


mondo e mercato Commercio internazionale Mercato mondiale di pesche e nettarine fresche nel decennio 1995-2005 Negli ultimi dieci anni il comparto peschicolo ha mostrato una buona dinamicità a livello mondiale sul fronte degli scambi, segnata da una crescita media annua dei flussi di prodotto, in entrata e in uscita, tra il primo e l’ultimo anno di riferimento, nell’ordine del 6,8% (da 845.000 a 1.422.000 tonnellate). L’elaborazione dei dati disponibili, realizzata calcolando per ciascuna variabile medie triennali con l’obiettivo di minimizzare la componente congiunturale e la variabilità dei dati, ha evidenziato un’evoluzione nella quantità complessiva di pesche e nettarine annualmente esportata in tutto il mondo, da 912 migliaia del periodo ’95-’97 a 1272 migliaia del triennio ’03-’05, con un incremento di 39,6 punti percentuali. Proporzionale l’aumento a valore, +40,4%, da 893.131 a 1.254.046 migliaia di dollari americani. Fortemente concentrato, il mercato delle esportazioni risulta dominato da cinque player globali (Italia, Spagna, USA, Cile, Grecia), che, nel triennio ’03-’05, si contendevano una quota a volume dell’81,3%; il quadro delineato trova conforto nell’analisi a valore che, a fronte di una quota complessiva ad appannaggio dei primi cinque exporter pari all’85,0%, individua, come unico elemento differenziale, l’uscita della Grecia dal cluster degli operatori leader, e la parallela entrata in esso della Francia. L’esame dell’evoluzione intervenuta nell’ultimo decennio denota, però, una tendenziale perdita di competitività dei principali player

Cosa significa

• Clusters: gruppi omogenei • Export: esportazione • Exporter: esportatore • Follower: operatore, organismo o Paese dedito all’import/export

• Food Retail System: sistema di vendita al dettaglio

• Import: importazione • Importer: importatore • Market share: quota di mercato • Player: attore • Ranking: graduatoria • Retail: dettaglio (vendita al) • Supply chain: catena

di approvvigionamento • Trade: commercio • Trader: operatore, organismo o Paese di secondo piano in una data attività • Trend: tendenza • Value exporter: esportazioni a valore • Value importer: importazioni a valore

Mercato ortofrutticolo sulle Ramblas, Barcellona

Foto R. Angelini

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commercio internazionale sui mercati mondiali, comprovata da una contrazione del coefficiente di concentrazione, calcolato sui primi cinque paesi (gli stessi del triennio ’03-’05), di 6,4 punti percentuali a volume e di 4,5 punti percentuali a valore. Una simile erosione di quota è da imputare essenzialmente alla prepotente avanzata di follower come Turchia e Cina, la cui capacità commerciale si è sostanziata, nell’ultimo decennio, in una crescita dei flussi di pesche e nettarine in uscita rispettivamente pari al 283 e 626,8%. Una cifra ancora irrisoria, se paragonata alle 385 migliaia di tonnellate esportate dal maggiore trader, l’Italia, che però si pone come espressione di un andamento in controtendenza rispetto a quello palesato dal Belpaese (–5,6% l’export a volume di pesche e nettarine nel triennio ’03-’05 rispetto al triennio ’95-’97). Numerosi cambiamenti hanno interessato, nel periodo in esame, il ranking dei primi 10 esportatori a volume e a valore, attraverso entrate, uscite e variazioni di posizione, a dimostrazione, ancora una volta, della fase di sviluppo attualmente registrata dai commerci mondiali di pesche e nettarine.

Esportazioni mondiali a volume

• Le esportazioni a volume hanno visto

affacciarsi sulla scena internazionale la Cina, che ha bruscamente scalzato la Germania, relegandola al quindicesimo posto

• Il Cile, in terza posizione nel triennio ’95-’97, è arretrato di un posto, cedendo nel triennio ’03-’05 il passo agli USA (+38,0% le quantità complessivamente esportate)

• Analoghe le inversioni d’ordine nello

stesso periodo di Francia e Grecia (da quinto a sesto posto e viceversa) e Paesi Bassi e Turchia (da settimo a ottavo posto e viceversa)

• La capacità organizzativa della

Primi dieci esportatori a volume Triennio ’95-’97 (.000 t)

Spagna e la sua spiccata propensione a lavorare in un’ottica di sistema per far fronte alle sfide imposte dalla competizione internazionale hanno giocato una parte fondamentale nell’ultimo decennio, permettendole di consolidare il proprio ruolo di co-leader sui mercati mondiali alle spalle dell’Italia, con un market share a volume passato dal 15,3% nel primo arco temporale di riferimento al 26,6% nel secondo

Triennio ’03-’05 (.000 t)

Italia

407,76

Italia

384,92

Spagna

139,10

Spagna

339,09

Cile

87,44

USA

119,72

USA

86,79

Cile

119,05

Francia

78,80

Grecia

71,55

Grecia

42,88

Francia

70,12

Paesi Bassi

15,85

Turchia

34,56

Turchia

9,02

Paesi Bassi

19,22

Germania

6,65

Cina

17,52

Belgio-Lussemburgo

5,32

Belgio-Lussemburgo

13,03

Fonte: elaborazione dell’autore su dati FAO

Coefficiente di concentrazione esportatori Esportatori Top 5

Coefficiente Coefficiente di concentrazione di concentrazione a volume a volume 1995-1997 2003-2005 87,7%

81,3%

Variaz. %

Coefficiente Coefficiente di concentrazione di concentrazione a valore a valore 2004-2005 1995-1997

–9,7%

89,5%

Fonte: elaborazione dell’autore su dati FAO

451

85,0%

Variaz. % –4,5%


mondo e mercato Primi dieci esportatori a valore Triennio ’95-’97 (.000 dollari)

Esportazioni mondiali a valore

• Sul fronte delle esportazioni a valore

si è assistito a un cambio ai vertici del ranking, con la sostituzione della Spagna all’Italia, per via del maggior valore generato dalle variazioni nelle quantità rispettivamente commercializzate all’estero, di concerto con il superiore apprezzamento attribuito al prodotto spagnolo (1,22 dollari/kg vs. 0,84 dollari/kg)

• Anche Francia e Belgio, al pari

dell’Italia, fra il triennio ’95-’97 e il triennio ’03-’05 sono arretrati di posizione, passando rispettivamente dal terzo al quarto posto e dall’ottavo al nono; ad avanzare, per contro, USA e Turchia – nell’ordine ora terzi e ottavi –, avendo messo a segno +45,1% e +323,7%

Triennio ’03-’05 (.000 dollari)

Italia

353.649,00

Spagna

414.297,33

Spagna

185.466,46

Italia

325.120,33

Francia

114.761,67

USA

119.616,33

USA

82.423,00

Francia

114.742,65

Cile

63.218,33

Cile

91.923,80

Grecia

29.281,80

Grecia

44.285,00

Paesi Bassi

20.451,75

Paesi Bassi

24.652,33

Belgio-Lussemburgo

7304,00

Turchia

18.891,67

Germania

7187,67

Belgio-Lussemburgo

18.562,67

Turchia

4459,16

Australia

14.851,33

Fonte: elaborazione dell’autore su dati FAO

L’analisi condotta a livello mondiale sui flussi di prodotto in entrata denota un minor tasso di concentrazione sul mercato delle importazioni, caratterizzato da una capacità recettiva calcolata sui primi cinque operatori, nel triennio ’03-’05, pari al 47,5% della quantità di pesche e nettarine complessivamente scambiata, in contrazione rispetto al 55,2% registrato in corrispondenza del triennio ’95-’97 (–7,7%). Pressoché invariati, nel corso del decennio, i mercati di destino inclusi nel cluster (Germania, Francia, Regno Unito, USA), con la sola eccezione rappresentata dalla sostituzione, in tempi recenti, del Canada con la Russia. Lo stesso trend emerge calcolando il coefficiente di concentrazione a valore, con la quota ad appannaggio dei cinque principali paesi importatori (Germania, Regno Unito, Francia, USA, Canada nel primo arco temporale di riferimento; Germania, Francia, Regno Unito, Italia, USA nel secondo) andata scemando da un livello del 59,7% a uno del 53,4% (–6,3%). L’esame del saldo normalizzato, calcolato per ciascun Paese come rapporto tra il saldo commerciale (esportazioni – importazioni) e il valore complessivo degli scambi (importazioni + esportazioni)

• La Germania, uscita dal ranking

dei primi 10 esportatori a valore, nel secondo arco temporale oggetto di indagine è scesa alla dodicesima posizione, mentre l’Australia ha fatto il suo ingresso tra gli operatori maggiormente performanti, grazie a un incremento della quantità di pesche e nettarine, annualmente riversata sui mercati esteri, del 549,5%, da 2287 a 14.851 migliaia di dollari

Coefficiente di concentrazione importatori Importatori Top 5

Coefficiente Coefficiente di concentrazione di concentrazione a volume a volume 1995-1997 2003-2005 55,2%

47,5%

Variaz. % –7,7%

Fonte: elaborazione dell’autore su dati FAO

452

Coefficiente Coefficiente di concentrazione di concentrazione a valore a valore 1995-1997 2003-2005 59,7%

53,4%

Variaz. % –6,3%


commercio internazionale Primi dieci importatori a volume Triennio ’95-’97 (.000 t)

Triennio ’03-’05 (.000 t)

Germania

292,48

Germania

266,26

Regno Unito

73,53

Francia

100,28

Canada

49,32

Regno Unito

92,36

USA

43,73

Russia

76,76

Francia

38,91

USA

70,40

Paesi Bassi

38,04

Italia

65,13

Belgio-Lussemburgo

35,48

Canada

64,10

Italia

30,60

Polonia

55,36

Svizzera

29,22

Cina

47,00

Austria

27,03

Belgio-Lussemburgo

45,68

Primi 10 importatori a volume

• La Germania ha confermato il proprio

primato mondiale, assorbendo però una quota di prodotto che, se nel triennio ’95-’97 rappresentava il 32,4% dei volumi globalmente diretti ai mercati esteri (pari a 292 migliaia di tonnellate), un decennio più tardi stentava a coprirne il 21,0% (266 migliaia di tonnellate)

• Lo sviluppo economico conosciuto

nell’ultimo decennio da Russia, Polonia e Cina ha fatto di questi paesi importanti operatori, capaci di intercettare ogni anno oltre 179 migliaia di tonnellate di pesche e nettarine; l’analisi del trend evolutivo di questi mercati, nel periodo 19952005 denota una crescita dei volumi di provenienza estera rispettivamente pari al 248,7, 161,3 e 138,2%, identificando in Russia, Polonia e Cina interessanti partners su cui poter investire

Fonte: elaborazione dell’autore su dati FAO

ed espresso in forma percentuale, mostra un significativo miglioramento, nell’ultimo decennio, della performance commerciale dell’Australia, dato da una variazione dell’indice pari a 67,7 punti (31,5 il saldo normalizzato medio riferibile al periodo ’95-’97; 99,2 quello riferibile, invece, al periodo ’03-’05); sotto il profilo delle prestazioni legate all’attività di interscambio, il Paese viene dunque ad accostarsi a Cile, Turchia e Spagna che, con un saldo normalizzato, rispettivamente, pari a 100,0, 98,6 e 96,3, rappresentano attualmente i player a più elevata vocazione esportativa. Il dato trae conferma, sul piano delle quantità, dall’analisi combinata dei volumi di prodotto importati ed esportati dai singoli paesi con la dimensione della produzione interna, da cui emerge, in maniera del tutto evidente, come nel triennio ’03-’05, Cile, Spagna, Turchia e Australia abbiano prevalentemente o esclusivamente introdotto sui mercati mondiali pesche e nettarine di produzione nazionale, a fronte di quantitativi importati costantemente attestatisi su valori nulli o comunque trascurabili. Italia e Spagna, operatori leader dal punto di vista esportativo, nell’ultimo decennio hanno regolarmente destinato ai mercati europei (in riferimento cioè all’Europa a 25) la quasi totalità del prodotto scambiato, con quote variabili fra il primo e il secondo triennio di riferimento dal 91,6% al 90,1% per la prima e dal 96,3% al 100,0% per la seconda. Nello stesso periodo, per contro, solamente una quota marginale di prodotto è stata diretta dagli Stati Uniti d’America (terzo esportatore mondiale per volumi di pesche e nettarine nel triennio ’03-’05 ai Paesi dell’Europa a 25 e, benché abbia mostrato un trend in crescita, a stento ha superato, negli anni più recenti, un valore dell’1,1%.

• I più rilevanti mutamenti di posizione

nell’ultimo decennio riguardano Canada e Francia, passati rispettivamente dal terzo al settimo posto e dal quinto al secondo posto, con variazioni nelle quote di prodotto assorbite pari a –0,5% e +3,6% (da 5,5% a 5,0% e da 4,3% a 7,9%)

• Escluse dalla classifica, nel triennio ’03-’05, Svizzera e Austria, scese rispettivamente dalla nona alla tredicesima e dalla decima alla dodicesima posizione

453


mondo e mercato Primi dieci importatori a valore Triennio ’95-’97 (.000 dollari)

Primi 10 importatori a valore

• Al vertice del ranking persiste una

situazione di stabilità, con la prima posizione costantemente occupata dalla Germania, a cui fanno seguito Regno Unito e Francia, secondo un ordine gerarchico variabile in funzione del triennio indagato: negli anni 1995-1997 il Regno Unito precedeva la Francia acquistando all’estero pesche e nettarine per un valore superiore di oltre 34.500 migliaia di dollari (100.586 migliaia di dollari vs. 66.060 migliaia di dollari), mentre negli anni 2003-2005 si è determinata un’inversione di ruolo, con un differenziale a valore per le importazioni di quasi 27.560 migliaia di US$ (145.097 vs. 117.540 migliaia di dollari)

Triennio ’03-’05 (.000 dollari)

Germania

297.529,33

Germania

277.717,67

Regno Unito

100.585,84

Francia

145.097,33

Francia

66.059,77

Regno Unito

117.540,00

USA

49.667,00

Italia

97.288,00

Canada

46.278,00

USA

73.353,67

Italia

45.161,67

Canada

65.793,33

Belgio-Lussemburgo

43.935,40

Belgio-Lussemburgo

63.420,00

Paesi Bassi

40.261,81

Cina

50.368,31

Svizzera

37.197,67

Russia

44.082,93

Austria

26.311,33

Svizzera

43.980,33

Fonte: elaborazione dell’autore su dati FAO

Un’analisi del tutto speculare, condotta sul fronte delle importazioni, rivela il preminente ruolo attribuito dai principali bacini di ricezione ai Paesi europei quali controparti commerciali preferenziali delle attività di interscambio, con Germania e Francia ad assorbire esclusivamente o quasi, in entrambi i trienni oggetto di indagine, il prodotto di provenienza UE. Differente, invece, la situazione nel Regno Unito, segnata da una contrazione, nel tempo, della quota di pesche e nettarine di derivazione europea, passata da valori prossimi al 100,0% nel periodo ’95-’97 a un valore dell’89,8% nel periodo ’03-’05. Dall’analisi incrociata dei dati a valore e a volume, a livello aggregato, emerge una stabile quotazione, nel periodo in esame, del valore unitario del prodotto scambiato (0,98 dollari/kg nel triennio ’95-’97; 0,99 dollari/kg nel triennio ’03-’05), espressione di un costante apprezzamento sui mercati mondiali per pesche e nettarine. Disarticolando il risultato per Paese di provenienza, si individuano però trend opposti: mentre Italia e Spagna hanno conosciuto nell’ultimo decennio una generalizzata svalutazione del prodotto distribuito all’estero (–3,5% la prima, da 0,87 a 0,84 dollari/kg; –8,3% la seconda, da 1,33 a 1,22 dollari/kg), crescenti livelli di consenso hanno registrato pesche e nettarine di origine cilena e statunitense, con aumenti di prezzo, fra il primo e il secondo triennio di riferimento, rispettivamente pari a 6,9 e 5,3 punti percentuali (da 0,72 a 0,77 dollari/kg e da 0,95 a 1,0 dollari/kg).

• Nell’ultimo triennio, hanno fatto il

proprio ingresso nel top 10 anche Cina e Russia, sostituendosi ad Austria e Paesi Bassi, retrocessi in tredicesima e dodicesima posizione

• Ulteriori spostamenti hanno interessato

Stati Uniti, Canada e Svizzera, arretrati di una o due posizioni, e l’Italia, che ha visto per contro crescere il proprio import a valore di pesche e nettarine, tra il triennio ’95-’97 e il triennio ’03-’05, di 115,4 punti percentuali, andando a toccare le 97.288 migliaia di dollari

454


commercio internazionale Distribuzione al dettaglio e consumi di pesche e nettarine nei mercati italiano, francese, inglese, tedesco Negli ultimi sei anni le vendite al dettaglio di pesche e nettarine hanno registrato sul mercato italiano andamenti di senso differente, segnati da una progressiva contrazione, fra il 2002 e il 2005, delle quantità di pesche veicolate al consumo (da 280.403 a 225.016 tonnellate, –19,8%) e da un contestuale incremento dei volumi di nettarine ceduti (da 95.170 a 104.859 tonnellate, +10,2%). Parziale inversione di tendenza nel 2006, a seguito di una crescita nei quantitativi di pesche commercializzate, rispetto all’anno precedente, pari a 10,5 punti percentuali (per un totale di 248.678 tonnellate), che ha accompagnato l’ulteriore aumento del 2,6% conosciuto dalle vendite di nettarine (107.612 tonnellate). A valore, variazioni in entrambi i sensi hanno interessato, nel periodo in esame, sia pesche sia nettarine, generando un incremento del venduto, tra il primo e l’ultimo anno, rispettivamente pari a 16.191 migliaia di euro (+4,4%) e 19.439 migliaia di euro (+14,0%). L’analisi per singolo format denota una significativa crescita, nel quinquennio 2002-2006, delle performance commerciali della Moderna Distribuzione, sostanziatasi in un aumento delle vendite a volume e a valore, per il complesso Iper+Super+Self Service, di 11,6 e 20,8 punti percentuali in relazione al prodotto pe-

Distribuzione italiana di pesche e nettarine a volume per canale commerciale Pesche

Volumi (t)

Incidenza % sul totale

Canale commerciale

2002

2003

2004

2005

2006

2002

2003

2004

2005

2006

Iper+Super+Self S.

77.142

67.517

71.747

76.795

86.091

27,5%

26,4%

28,1%

34,1%

34,6%

Trad.+Spec.

61.397

63.565

61.288

41.585

58.899

21,9%

24,8%

24,0%

18,5%

23,7%

Discount

7990

6543

9069

10.024

12.245

2,8%

2,6%

3,5%

4,5%

4,9%

Ambulanti+Altro

131.872

116.515

111.447

94.607

89.437

47,0%

45,5%

43,6%

42,0%

36,0%

Totale

280.403

256.143

255.555

225.016

248.678

100,0%

100,0%

100,0%

100,0%

100,0%

Nettarine

Volumi (t)

Incidenza % sul totale

Canale commerciale

2002

2003

2004

2005

2006

2002

2003

2004

2005

2006

Iper+Super+Self S.

38.447

42.524

39.587

43.836

52.968

40,4%

43,3%

38,5%

41,8%

49,2%

Trad.+Spec.

16.792

14.895

22.315

22.551

19.209

17,6%

15,2%

21,7%

21,5%

17,9%

Discount

4064

6345

7790

6621

6982

4,3%

6,5%

7,6%

6,3%

6,5%

Ambulanti+Altro

33.875

32.413

31.234

29.846

26.447

35,6%

33,0%

30,3%

28,5%

24,6%

Totale

95.180

98.180

102.930

104.859

107.612

100,0%

100,0%

100,0%

100,0%

100,0%

Fonte: elaborazione dell’autore su dati Gfk – Iha

455


mondo e mercato sca (86.091 vs. 77.142 tonnellate; 144.662 vs. 119.771 migliaia di euro) e di 37,8 e 30,9 punti percentuali in relazione al prodotto nettarina (52.968 vs. 38.447 tonnellate; 84.219 vs. 64.344 migliaia di euro). Di intensità ancora superiore il trend registrato nello stesso periodo dal format del Discount: +53,3% e +95,3% le vendite di pesche in quantità e a valore (12.245 tonnellate per 17.881 migliaia di euro nel 2006 a fronte di 7990 tonnellate per 9158 migliaia di euro nel 2002); +71,8% e +75,0% quelle di nettarine (6982 tonnellate per 10.422 migliaia di euro nel 2006 contro 4064 tonnellate per 5955 migliaia di euro nel 2002). Variazioni negative a due cifre hanno riguardato invece, tra il 2002 e il 2006, i quantitativi di pesche e nettarine distribuiti dagli Ambulanti, passati, nell’ordine, da 131.872 a 89.437 tonnellate (–32,2%) e da 33.875 a 26.447 tonnellate (–21,9%), a cui hanno fatto da contraltare diminuzioni a valore, rispettivamente, pari a 21.773 e 5995 migliaia di euro (–14,8%). Andamenti di segno opposto sono stati rilevati infine in relazione al cluster Punti di Vendita Tradizionali+Specializzati: un aumento delle quantità cedute di nettarine (+14,4%) e una parallela diminuzione dei volumi venduti di pesche (–4,1%), con un passaggio, nel primo caso, da 16.792 a 19.209 tonnellate e uno,

Foto I. Ponti

Nettarine al mercato in Canada

Distribuzione italiana di pesche e nettarine a valore per canale commerciale Pesche

Valore (.000 euro)

Incidenza % sul totale

Canale commerciale

2002

2003

2004

2005

2006

2002

2003

2004

2005

2006

Iper+Super+Self S.

119.771

142.231

111.387

106.606

144.662

32,9%

29,7%

29,4%

33,3%

38,1%

Trad.+Spec.

86.111

125.688

94.155

77.180

90.457

23,7%

26,2%

24,8%

24,1%

23,8%

Discount

9158

15.195

11.962

12.937

17.881

2,5%

3,2%

3,2%

4,0%

4,7%

Ambulanti+Altro

146.907

194.315

159.417

121.759

125.134

40,4%

40,5%

42,1%

38,0%

32,9%

Totale

363.949

479.432

378.925

320.487

380.140

100,0%

100,0%

100,0%

100,0%

100,0%

Nettarine

Valore (.000 euro)

Incidenza % sul totale

Canale commerciale

2002

2003

2004

2005

2006

2002

2003

2004

2005

2006

Iper+Super+Self S.

64.344

90.361

63.428

63.870

84.219

46,4%

48,3%

42,3%

45,2%

53,3%

Trad.+Spec.

25.678

29.444

33.212

30.071

26.766

18,5%

15,8%

22,2%

21,3%

16,9%

Discount

5955

10.725

10.541

8416

10.422

4,3%

5,7%

7,0%

6,0%

6,6%

Ambulanti+Altro

40.561

54.406

40.607

36.844

34.566

29,3%

29,1%

27,1%

26,1%

21,9%

Totale

138.540

186.939

149.792

141.206

157.979

100,0%

100,0%

100,0%

100,0%

100,0%

Fonte: elaborazione dell’autore su dati Gfk – Iha

456


commercio internazionale nel secondo caso, da 61.397 a 58.899 tonnellate. Entrambe positive le variazioni a valore, con una crescita, nel 2006, del 4,2% (nettarine) e del 5,0% (pesche) rispetto alle iniziali 25.678 e 86.111 migliaia di euro del 2002. Ancora oggi primo canale in Italia per quantità di pesche veicolate al consumo e secondo per quantità di nettarine, l’ambulantato ha però conosciuto negli anni una progressiva perdita di competitività, tradottasi sul piano commerciale in una contrazione della propria quota di mercato, tra il 2002 e il 2006, da un livello del 47,0% a uno del 36,0% in relazione al prodotto pesca e da uno del 35,6% a uno del 24,6% in relazione al prodotto nettarina. Una simile erosione di quota va essenzialmente imputata al crescente ruolo ricoperto dalla GDO nella distribuzione al dettaglio di ortofrutticoli, con un market share, per le sole pesche e nettarine, cresciuto, dal 2002 al 2006, di 7,1 e 8,8 punti percentuali (34,6% vs. 27,5% e 49,2% vs. 40,4%). In espansione, nel medesimo periodo, anche la quota a volume ad appannaggio di Discount e Punti di Vendita Tradizionali+Specializzati. La stessa evoluzione del quadro competitivo si legge analizzando le quote a valore, da cui emerge un solo andamento in controtendenza rispetto a quanto delineato in relazione alle quantità di prodotto cedute: il decremento, cioè, tra il 2002 e il 2006, di 1,6 punti percentuali nella quota di nettarine distribuite dal cluster Punti di Vendita Tradizionali+Specializzati (da 18,5% a 16,9%). La dinamica dei prezzi al consumo di pesche e nettarine ha registrato negli ultimi anni un trend altalenante sul mercato italiano, segnato da una forte crescita nel 2003, a cui ha fatto seguito una doppia variazione al ribasso nel biennio 2004-2005 e un nuovo incremento nel 2006; a fronte, dunque, di un prez-

Foto I. Valmori

Pesche sul mercato orientale

Pescheti specializzati in Marocco

Foto R. Angelini

457


mondo e mercato zo medio di 1,30 euro/kg per pesche e di 1,46 euro/kg per nettarine praticato nel 2002, e raggiunto il rispettivo massimo storico di 1,87 euro/kg e di 1,90 euro/kg nel 2003, nel 2006 si è assistito a prezzi attestatisi mediamente su di un livello di 1,53 euro/kg per le prime e di 1,47 euro/kg per le seconde (+17,7% e +0,7% vs. 2002). L’analisi puntuale per format rivela andamenti che, pur di intensità differente, appaiono sostanzialmente in linea rispetto a quanto emerso in termini aggregati, con la sola parziale eccezione rappresentata dal complesso Punti di Vendita Tradizionali+Specializzati, in relazione a cui si riscontra un aumento del prezzo medio di vendita per le pesche, nel 2005, di 20,8% punti percentuali (da 1,54 a 1,86 euro/kg), seguito da una contrazione, nell’anno successivo, del 17,2% (ancora una volta a quota 1,54 euro/kg). Nel quinquennio 2002-2006 Ipermercati, Supermercati e Punti di Vendita Self Service hanno pressoché costantemente praticato i più elevati prezzi di vendita al consumo in relazione sia a pesche sia a nettarine, con differenziali, rispetto a quelli applicati dagli Ambulanti (i più bassi registrati sul mercato) andati però riducendosi nel tempo, da livelli del 39,6% e 39,2% nel 2002 a livelli del 20,0% e 21,4% nel 2006.

Prezzo medio di pesche e nettarine per canale commerciale in Italia Pesche

Prezzo medio (euro/kg)

Variazione %

Canale commerciale

2002

2003

2004

2005

2006

Iper+Super+Self S.

1,55

2,11

1,55

1,39

1,68

36,1%

–26,5%

–10,3%

20,9%

Trad.+Spec.

1,40

1,98

1,54

1,86

1,54

41,4%

–22,2%

20,8%

–17,2%

Discount

1,15

2,32

1,32

1,29

1,46

101,7%

–43,1%

–2,3%

13,2%

Ambulanti+Altro

1,11

1,67

1,43

1,29

1,40

50,5%

–14,4%

–9,8%

8,5%

Totale

1,30

1,87

1,48

1,42

1,53

43,8%

–20,9%

–4,1%

7,7%

Nettarine

’03 vs. ’02 ’04 vs. ’03 ’05 vs. ’04 ’06 vs. ’05

Prezzo medio (euro/kg)

Variazione %

Canale commerciale

2002

2003

2004

2005

2006

Iper+Super+Self S.

1,67

2,12

1,60

1,46

1,59

26,9%

–24,5%

–8,8%

8,9%

Trad.+Spec.

1,53

1,98

1,49

1,33

1,39

29,4%

–24,7%

–10,7%

4,5%

Discount

1,47

1,69

1,35

1,27

1,49

15,0%

–20,1%

–5,9%

17,3%

Ambulanti+Altro

1,20

1,68

1,30

1,23

1,31

40,0%

–22,6%

–5,4%

6,5%

Totale

1,46

1,90

1,46

1,35

1,47

30,1%

–23,2%

–7,5%

8,9%

Fonte: elaborazione dell’autore su dati Gfk – Iha

458

’03 vs. ’02 ’04 vs. ’03 ’05 vs. ’04 ’06 vs. ’05


commercio internazionale L’indagine condotta sulle famiglie italiane acquirenti denota, nel periodo in esame, una contrazione della quantità media annua di pesche acquistate presso punti di vendita al dettaglio, da 23,9 kg per nucleo familiare nel 2002 a 19,6 kg nel 2006 (–18,0%), e un parallelo, benché meno che proporzionale, aumento della quantità media annua di nettarine che, partendo dai 12,1 kg del primo anno di riferimento, risulta aver toccato quota 12,8 kg nell’ultimo (+5,8%). Tendenza discordante rispetto a quanto rilevato sul totale mercato si legge in corrispondenza del format Discount che, pur oggetto di acquisti di anno in anno variabili per entrambi i prodotti sia al rialzo sia al ribasso, tra il 2002 e il 2006 ha sperimentato una crescita della quantità media di pesche, annualmente acquistata da ogni famiglia, di 13,0 punti percentuali (11,3 vs. 10,0 kg), a fronte di una diminuzione del corrispondente quantitativo di nettarine quantificabile nella misura del 6,8% (da 7,4 a 6,9 kg). In aumento anche la dimensione dell’acquisto medio annuo di pesche per nucleo familiare sostenuto presso Punti di Vendita Tradizionali o Specializzati, passato nello stesso periodo da 13,6 a 14,8 chilogrammi (+8,8%). Durante l’ultimo decennio il mercato italiano si è contraddistinto per la significativa crescita del consumo complessivo di pesche

Consumi di pesche e nettarine

• Un’indagine condotta sugli acquisti

italiani di pesche e nettarine nel periodo 2002-2005 denota una contrazione degli acquisti medi annui di pesche e un parallelo aumento degli acquisti di nettarine. Tale trend rappresenta, con tutta probabilità, l’effetto di una progressiva sostituzione della pesca con la nettarina nelle preferenze dei consumatori nazionali: la nettarina si rovina meno durante il trasporto, si conserva maggiormente dopo l’acquisto, la polpa sgocciola in misura minore e si presta, dunque più agevolmente, anche a un consumo veloce

Acquisti medi di pesche e nettarine per canale commerciale in Italia Pesche

Prezzo medio (euro/kg)

Variazione %

Canale commerciale

2002

2003

2004

2005

2006

Iper+Super+Self S.

16,0

11,7

12,5

22,7

12,9

–26,9%

6,8%

81,6%

–43,2%

Trad.+Spec.

13,6

17,4

13,3

13,3

14,8

27,9%

–23,6%

0,0%

11,3%

Discount

10,0

7,4

9,0

12,7

11,3

–26,0%

21,6%

41,1%

–11,0%

Ambulanti+Altro

24,0

20,7

20,1

23,1

17,7

–13,8%

–2,9%

14,9%

–23,4%

Totale

23,9

20,7

18,9

24,4

19,6

–13,4%

–8,7%

29,1%

–19,7%

Nettarine

’03 vs. ’02 ’04 vs. ’03 ’05 vs. ’04 ’06 vs. ’05

Acquisto familiare medio annuo (kg)

Variazione %

Canale commerciale

2002

2003

2004

2005

2006

Iper+Super+Self S.

10,0

9,3

10,3

11,7

11,0

–7,0%

10,8%

13,6%

–6,0%

Trad.+Spec.

9,1

9,6

10,9

11,8

10,7

5,5%

13,5%

8,3%

–9,3%

Discount

7,4

7,0

6,9

14,1

6,9

–5,4%

–1,4%

104,3%

–51,1%

Ambulanti+Altro

10,6

14,5

10,3

22,8

12,2

36,8%

–29,0%

121,4%

–46,5%

Totale

12,1

11,9

12,5

15,6

12,8

–1,7%

5,0%

24,8%

–17,9%

Fonte: elaborazione dell’autore su dati Gfk – Iha

459

’03 vs. ’02 ’04 vs. ’03 ’05 vs. ’04 ’06 vs. ’05


mondo e mercato Consumi di pesche e nettarine in Italia Stima delle vendite a volume sul mercato francese

• La stima delle vendite complessive

di pesche e nettarine sul mercato al dettaglio francese è stata determinata, per ogni anno, moltiplicando la quantità media annua di prodotto acquistata per famiglia (risultante dall’elaborazione del dato di fonte TNS World Panel relativo alla dimensione dell’acquisto calcolata su 100 famiglie) per il numero di famiglie presenti in Francia; questo secondo dato, frutto anch’esso di stime, deriva dal rapporto fra il numero di persone costituenti la popolazione francese (fonte INSEE) e il numero medio di componenti, per nucleo familiare (noto essere pari a 2,31 nel 2005 e oggetto di un’evoluzione media annua, nel periodo 1975-2005, pari a –0,74% da fonte INSEE)

Media ’96-’98

Media ’04-’06

Variazione %

Consumi domestici + extradomestici (t)

837.708

1.178.440

+40,7%

Popolazione (.000.000 abitanti)

56,9

58,8

+3,3%

Consumi pro capite (kg/ab.)

14,7

20,1

+36,7%

Fonte: elaborazione dell’autore su dati USDA e Istat

e nettarine: mentre, infatti, nel triennio ’96-’98 la somma delle quantità medie di prodotto annualmente consumate in e fuori casa si era attestata sulle 837.708 tonnellate, nel triennio ’04-’06 aveva toccato quota 1.178.440 tonnellate, facendo registrare un incremento del 40,7%. Tenuta in debito conto la parallela crescita della popolazione, nello stesso lasso di tempo, da 56,9 a 58,8 milioni di abitanti, è possibile stimare un aumento del consumo pro capite di pesche e nettarine, tra il primo e il secondo triennio indagato, di 36,7 punti percentuali, da 14,7 a 20,1 kg circa. Di dimensioni, ancora oggi, nettamente inferiori rispetto a quello italiano, il mercato francese al dettaglio di pesche e nettarine ha però mostrato negli ultimi anni un andamento piuttosto dinamico, segnato da uno sviluppo a due cifre delle vendite a volume. Stime derivanti dall’analisi incrociata dei dati di fonte TNS World Panel e INSEE (Institut National de la Statistique et des Études Économiques) suggeriscono, infatti, un aumento delle quantità di prodotto complessivamente acquistate fra i mesi di maggio e settembre, nel periodo 2004-2006, dell’ordine di 17,1 punti percentuali, da 150.886 a 176.725 tonnellate (erano all’incirca 174.585 le tonnellate nel 2005).

Pescheti in Veneto

Foto V. Bellettato

460


commercio internazionale Distribuzione di pesche e nettarine in Francia Incidenza % vendite a volume per canale Canale commerciale

2005

2006

Iper+Super+Superette

59,3%

57,1%

Dett. Spec.

7,9%

9,0%

Discount

12,7%

13,5%

Ambulanti

18,2%

18,5%

Altro

1,9%

1,9%

Totale

100,0%

100,0%

Stima delle vendite a valore sul mercato francese

• La stima delle vendite a valore è stata

ottenuta, per ogni anno, moltiplicando il volume delle vendite in precedenza calcolato per il prezzo medio annuo al consumo rilevato attraverso il TNS World Panel

Fonte: elaborazione dell’autore su dati TNS World Panel

Trend identico si registra a valore, +17,1%, dalle 331.949 migliaia di euro del 2004 alle 388.795 migliaia di euro del 2006 (passando per le 342.187 migliaia di euro del 2005), in ragione di un prezzo medio di vendita al consumo per pesche e nettarine che, partendo da 2,20 euro/kg nel 2004, è sceso a 1,96 euro/kg nel 2005, per poi risalire nuovamente a 2,20 euro/kg nel 2006. Canale preferenziale per l’acquisto quello rappresentato dal complesso Iper+Super+Superette, che nel 2006 ha distribuito il 57,1% del prodotto destinato ai consumi domestici, a fronte del 59,3% ceduto invece nel 2005; seguono, in ordine di importanza, Ambulanti, Discount e Punti di Vendita Specializzati, con quote rispettivamente pari al 18,5%, 13,5% e 9,0%, in crescita rispetto all’anno precedente (nell’ordine: +0,3%, +0,8, +1,1%). L’80,6% delle famiglie francesi ha comprato pesche o nettarine almeno una volta durante la campagna 2006, quando, conoFiore di pesco campanulaceo

Mercato di pesche e nettarine in Francia 2004

2005

2006

Var. % ’06 vs. ’04

Mercato retail a volume (t)

150.886

174.585

176.725

+17,1%

Mercato retail a valore (.000 euro)

331.949

342.187

388.795

+17,1%

Prezzo medio (euro/kg)

2,20

1,96

2,20

Penetrazione (% sul tot. famiglie)

80,0%

82,0%

80,6%

+0,6%

N. atti d’acquisto per famiglia acquirente

6,8

7,1

7,1

+4,4%

Dimensione media dell’atto d’acquisto (kg)

1,0

1,1

1,1

+10,0%

Spesa media annua sostenuta dalle famiglie acquirenti (euro)

15,66

15,50

17,60

+12,4%

Fonte: elaborazione dell’autore su dati TNS World Panel e Institut National de la Statistique et des Études Économiques (INSEE)

461


mondo e mercato sciuto il minimo dell’80,0% nella campagna 2004, tale percentuale aveva raggiunto nel 2005 un livello prossimo all’82,0%. Cresciuti fra il 2004 e il 2006 gli atti d’acquisto compiuti dalle famiglie acquirenti, passata da 6,8 a 7,1 atti (+4,4%), così come la dimensione media dell’acquisto per singolo atto, da 1,0 a 1,1 kg (+10,0%). Nello stesso periodo, inoltre, anche la spesa media annua sostenuta dalle famiglie acquirenti per l’acquisto di pesche e nettarine ha mostrato una tendenza al rialzo, attestandosi sui 17,60 euro (+12,4% rispetto ai 15,66 euro del 2004). L’indagine condotta in Germania e nel Regno Unito denota scenari diametralmente opposti: un mercato, quello tedesco, dalle dimensioni interessanti, a oggi però interessato da una progressiva contrazione dei consumi di pesche e nettarine, e un altro mercato, quello inglese, che, benché di dimensioni ancora embrionali, sembra per contro mostrare positivi segnali di crescita. Se così in Germania tra il triennio ’94-’96 e il triennio ’02-’04 si è assistito a una flessione della quantità media annua di pesche consumate a livello domestico in misura pari al 13,8% – da 298.000 a 257.000 tonnellate circa –, la tendenza in atto nel Regno Unito sembra invece essersi sostanziata, nello stesso periodo, in una crescita del consumo globale di pesche nettarine – inteso come somma dei consumi in e fuori casa – di 31,8% punti percentuali circa, a raggiungere le 85.617 tonnellate. In entrambi i mercati variazioni di simile intensità sono state riscontrate anche a livello micro: una contrazione del 13,9%, in Germania, nel consumo domestico pro capite di pesche (3,1 vs. 3,6 kg) e un contestuale aumento del 29,3%, nel Regno Unito, del consumo complessivo pro capite di pesche e nettarine (1,4 vs. 1,1 kg).

Stima delle vendite sul mercato inglese

• L’indisponibilità, per il Regno Unito,

di dati derivanti da fonti ufficiali ha indotto a stimare la dimensione complessiva dei consumi di pesche e nettarine (domestici + extradomestici) attraverso l’ausilio del bilancio di autoapprovvigionamento. A tal fine sono stati impiegati dati di produzione, import ed export, di fonte FAO, applicando ai primi e ai secondi un correttivo per tenere conto delle ordinarie perdite di prodotto che abitualmente vengono a generarsi lungo la supply chain (nelle fasi di trasporto e magazzinaggio) (–14,0% da fonte FAO)

Consumi di pesche e nettarine in Germania Media ’94-’96

Media ’02-’04

Variazione %

Consumi domestici (t)

298.000

257.000

–13,8%

Consumi pro capite (kg/ab.)

3,6

3,1

–13,9%

Fonte: elaborazione dell’autore su dati ZMP

Consumi di pesche e nettarine nel Regno Unito Media ’94-’96

Media ’02-’04

Variazione %

Consumi domestici + extradomestici (t)

64.981

85.617

+31,8%

Consumi pro capite (kg/ab.)

1,1

1,4

+29,3%

Fonte: elaborazione dell’autore su dati FAO

462


commercio internazionale Pesche italiane tutelate da protezione comunitaria A oggi si conta in Europa un numero estremamente esiguo di pesche e nettarine salvaguardate da protezione comunitaria. Assie-

Foto: CSO

me alla italianissima Pesca e Nettarina di Romagna IGP, fra i più importanti prodotti peschicoli di qualità certificata ricordiamo la Melocotón de Calanda DOP, di provenienza spagnola, e la Pêssego da Cova da Beira IGP, di origine invece portoghese. Prodotte in una zona estesa a numerosi comuni siti nelle province di Bologna, Forlì-Cesena, Ferrara e Ravenna, la Pesca e la Nettarina di Romagna IGP godono del tipico clima di pianura che, in virtù della quasi totale assenza di gelate primaverili dovuta all’azione mitigatrice del vicino Mar Adriatico, preserva l’integrità e dunque le caratteristiche estetiche e organolettiche dei frutti. Nel 2006 sono state 1500 le imprese agricole interessate alla produzione di tale Indicazione Geografica e 10 le strutture industriali coinvolte; 10, nello stesso anno, anche le aziende con prodotto certificato – tutte aderenti al consorzio di tutela – per un volume complessivo di pesche e nettarine distribuite a marchio IGP pari a 3700 tonnellate circa (+3,5% vs. 2005). Sia nel 2005 sia nel 2006 il prodotto è stato interamente destinato al mercato interno, attraverso strutture della Moderna Distribuzione (66% delle vendite complessive a valore nel primo anno, 61% nel secondo) e Punti Vendita del Dettaglio Tradizionale (34% la quota di mercato nel 2005, 39% nel 2006). Il prezzo prevalente registrato alla produzione in relazione al prodotto finito di calibro AA franco-partenza dal centro di condizionamento ha conosciuto una significativa crescita nel 2006 rispetto al 2005, da 0,95 euro/kg per pesche e 0,90 euro/kg per nettarine a 1,50 euro/kg per entrambe, portando il turnover generato alla produzione a 5.400.000 euro (+62,4%). In aumento anche gli investimenti in comunicazione sostenuti dal consorzio di tutela, passati nello stesso periodo da 120.000 a 150.000 euro (+25,0%). Un’altra nota pesca italiana risulta attualmente in attesa di certificazione come Indicazione Geografica Protetta, la Pesca di Verona, in regime di protezione transitoria dal mese di dicembre 2006; le prime concrete testimonianze documentali relative al prodotto si fanno risalire alla fine del 1500.

Territorio di coltivazione di pesche e nettarine di Romagna IGP

Foto CSO

Le più importanti pesche e nettarine tutelate da protezione comunitaria Denominazione

Tipologia di protezione

Paese

Melocotón de Calanda

DOP

Spagna

Pêssego da Cova da Beira

IGP

Portogallo

Pesca e Nettarina di Romagna

IGP

Italia

Pesche e nettarine di Romagna IGP

Fonte: Fondazione Qualivita

463


il pesco

mondo e mercato Mercato italiano Carlo Pirazzoli

www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: le foto alle pagine 16 in alto a destra (Bvdc), 78 in alto (Huan), al centro (Pinkcandy) e in basso (Teoteoteo), 79 (Amitai), 80 in basso (Miszmasz), 81 (Looby), 82 (Karcich), 86 (Yasonya), 88 in basso (Lissdoc), 96 (Hurry), 98 in alto a sinistra (Hurry), 108 in alto (Tinker) e in basso (Meengen), 408 (Matka_wariatka), 409 (Elkeflorida), 416 al centro (Uksus) e in basso (Vladacanon), 417 in alto (Icefront), 421 in basso (Robynmac), 422 in alto (Palolilo), 474 in basso (Emily2k), 479 in basso (Elenathewise) sono dell’agenzia Dreamstime.com.


mondo e mercato Mercato italiano Offerta produttiva La coltivazione del pesco è diffusa, in Italia, su una superficie di poco superiore a 93 mila ettari (dati 2007), di cui circa 60 mila investiti a pesche comuni e i rimanenti 33 mila a nettarine. Nel corso dell’ultimo quinquennio le superfici a pesco hanno conosciuto, nel complesso, una flessione di quasi 4500 ettari, concentrata soprattutto nel triennio 2005-2007. Nello specifico è tuttavia rilevabile come tale diminuzione sia imputabile solamente alle pesche comuni, che hanno perso circa 4300 ettari, mentre le nettarine si sono mantenute pressoché stabili.

Trend delle superfici a pesche e nettarine

• Nel Sud Italia le superfici a pesco

sono aumentate fino al 2005, per poi subire una leggera flessione nell’ultimo biennio: nel complesso del periodo 2002-2007 si rileva, tuttavia, un saldo positivo di quasi 1000 ettari. Le regioni del Nord e del Centro Italia, al contrario, hanno progressivamente ridotto gli investimenti, perdendo così 4700 ettari

Superfici investite in Italia

• Il Nord Italia mantiene il primato della

120.000

superficie a nettarine, sebbene, con trend in calo del 2% annuo, abbia subito una perdita di circa 650 ettari coltivati. Al Sud si è, invece, registrato un aumento della superficie coltivata di circa 1700 ettari negli ultimi 5 anni

100.000

Ettari

80.000 60.000 40.000 20.000 -

2003

2004

2005

2006

2007

Anni Pesche

Peschicoltura intensiva nella Piana di Sibari (Calabria)

Nettarine

Totale Foto R. Angelini

464


mercato italiano A livello territoriale è apprezzabile un progressivo spostamento delle pesche verso le regioni meridionali, dove attualmente si concentra quasi la metà degli investimenti complessivi. È da rilevare, tuttavia, che la progressiva concentrazione, nelle aree del Mezzogiorno d’Italia, delle pesche comuni si è andata determinando non tanto da una sua specifica capacità di crescita quanto piuttosto dagli effetti conseguenti ai continui espianti verificatisi nel Centro e nel Nord del Paese (–3500 ettari negli ultimi cinque anni). In riferimento al 2007, nelle regioni meridionali si possono così rilevare oltre 35 mila ettari, pari a quasi il 60% delle superfici complessivamente investite, mentre nelle regioni settentrionali si contano meno di 20 mila ettari. Per le nettarine, viceversa, è ancora marcata la prevalenza delle regioni del Nord Italia, dove si concentrano oltre 21.000 ettari investiti, pari al 65% del totale nazionale. Nel Settentrione va tuttavia evidenziato un trend decrescente anche per le nettarine (a un tasso del 2% annuo), mentre nel Sud Italia sono stati registrati aumenti di oltre 1700 ettari negli ultimi cinque anni. La diminuzione degli investimenti, rilevata a livello complessivo, non ha, tuttavia, intaccato in maniera significativa il potenziale produttivo del nostro Paese, tanto che il volume di offerta, a eccezione del 2003 quando il clima eccezionalmente siccitoso condizionò fortemente i raccolti, è rimasto sostanzialmente inalterato, oscillando tra 1,65 e 1,73 milioni di tonnellate. A livello assoluto, l’Emilia-Romagna è la principale regione produttrice, con un’offerta pari al 30% di quella complessiva, seguita dalla Campania, il cui contributo oscilla attorno al 23-24% del totale nazionale.

Foto CSO

.000 tonnellate

Produzione italiana di pesche e nettarine 2000 1800 1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0

Offerta di pesche e nettarine

• Nonostante la differente dinamica degli

2003

2004

2005

2006

investimenti, il rapporto tra l’offerta di pesche comuni e quella di nettarine è risultato pressoché immutato: dal 2000 al 2004 la produzione di pesche comuni si è mantenuta stabile su entità di poco superiori a 1 milione di tonnellate annue, mentre l’offerta di nettarine è oscillata entro una forbice compresa tra le 600 e le 650 mila tonnellate annue

2007

Anni Pesche

Nettarine

Totale

465


mondo e mercato Produzione di pesche per regione (dati in .000 di tonnellate) Produzione di pesche

• La produzione nazionale di pesche

nel 2007 è stata di 1054 mila tonnellate, di cui il 34% prodotta al Nord, l’8% al Centro e il 58% al Sud Italia

• La Campania risulta la prima regione

produttrice, con un’offerta che, nel 2007, ha quasi toccato le 313 mila tonnellate, seguita dall’Emilia-Romagna con circa 218 mila tonnellate

• Nelle suddette regioni si concentra

oramai una larga parte dell’offerta complessiva di pesche comuni, superiore talvolta anche al 50% della produzione nazionale

2003

2004

2005

2006

2007

TAV (%)*

Piemonte

74,19

74,42

77,06

78,52

76,79

1,23

Veneto

39,78

55,64

50,52

48,54

52,09

4,11

Emilia-Romagna

212,06

271,48

243,55

237,93

217,45

–0,81

Altre Nord Italia

16,80

22,61

11,95

18,27

17,42

–1,40

Totale Nord Italia

342,84

424,15

383,08

383,26

363,75

0,17

Lazio

21,96

43,41

43,81

34,66

38,97

9,65

Abruzzo

23,38

27,51

25,85

25,11

24,89

0,34

Altre Centro Italia

4,78

8,97

4,04

18,65

18,39

40,87

Totale Centro Italia

50,13

79,90

73,71

78,42

82,25

10,21

Campania

105,70

294,52

309,54

299,77

312,91

24,46

Puglia

51,87

67,59

69,82

72,96

69,01

6,69

Basilicata

22,48

21,56

46,76

40,00

35,26

16,39

Calabria

54,50

55,29

57,13

54,78

54,40

–0,13

Sicilia

78,44

81,88

82,70

89,48

85,46

2,64

Altre Sud Italia

59,71

58,34

31,32

51,12

50,71

–4,49

Totale Sud Italia

372,70

579,18

597,27

608,11

607,74

10,81

Italia

765,66

1083,23

1075,52

1069,80

1053,74

6,46

* TAV = tasso annuo di variazione Fonte: Istat

Forma di allevamento a Y trasversale

Foto R. Angelini

466


mercato italiano Produzione di nettarine per regione (dati in .000 di tonnellate) 2003

2004

2005

2006

2007

TAV (%)*

Piemonte

63,63

63,84

63,77

78,95

78,70

6,58

Veneto

34,01

48,53

43,27

39,40

42,01

2,16

Emilia-Romagna

225,35

341,06

318,15

307,05

273,21

2,84

Altre Nord Italia

4,02

4,55

5,78

4,78

3,97

0,23

Totale Nord Italia

327,01

457,98

430,97

430,17

397,89

3,35

Lazio

6,12

10,72

10,26

8,62

8,81

5,25

Abruzzo

7,11

8,71

8,87

7,52

7,44

–0,55

Altre Centro Italia

0,50

1,30

2,04

3,48

3,58

63,65

Totale Centro Italia

13,73

20,72

21,17

19,63

19,83

7,05

Campania

30,54

77,95

78,76

77,62

79,10

20,91

Puglia

6,62

9,12

8,57

9,12

8,51

5,15

Basilicata

8,04

40,78

38,69

34,16

36,01

32,60

Calabria

22,17

22,82

22,69

22,54

33,70

8,60

Sicilia

8,27

9,15

10,02

10,60

11,67

8,71

Altre Sud Italia

9,43

13,35

17,59

10,07

9,92

–1,81

Totale Sud Italia

85,08

173,17

176,32

164,12

178,91

15,41

Italia

425,82

651,87

628,46

613,92

596,62

6,34

Produzione di nettarine

• La produzione nazionale di nettarine,

nel 2007, è stata di 597 mila tonnellate, di cui il 67% prodotta al Nord, il 3% al Centro e il 30% al Sud Italia

• Per le nettarine, alle spalle dell’Emilia-

Romagna, la cui capacità produttiva consente alla stessa di realizzare poco meno della metà dell’offerta italiana, sono da rilevare incrementi produttivi in diverse regioni sia del Nord sia del Sud, fra cui spiccano quelli registrati in Piemonte e in Campania

* TAV = tasso annuo di variazione Fonte: Istat

Pescheto a caduta foglie

Foto R. Angelini

467


mondo e mercato Poiché pesche e nettarine sono prodotti stagionali che non godono di lunga conservabilità, è strategico, per una migliore regolazione del mercato, conoscerne il calendario d’offerta, il quale è diretta espressione delle scelte varietali compiute dai frutticoltori e delle condizioni climatiche di ogni annata. Mediando i dati di quattro annate (dal 2002 al 2005), si rileva come, nel mese di agosto, si concentri ben oltre 1/3 dell’offerta totale, seguito da luglio, in cui si raccoglie una quota di poco inferiore al 27%, giugno (20%) e settembre (14%).

Calendario dell’offerta di pesche e nettarine

• Le pesche comuni presentano

un calendario di raccolta piuttosto omogeneo, pur con una tendenziale prevalenza di volumi disponibili nel mese di luglio, poco meno del 30% del totale, mentre in giugno e in agosto è possibile rilevare una quota d’offerta, per ciascuno dei due mesi, intorno al 22-24% del totale. Da segnalare anche una minima, ma crescente, coda di produzione nei mesi di settembre e di ottobre, per una quota complessiva di circa il 20%

.000 tonnellate

Pesche e nettarine da consumo fresco: calendario di raccolta (media 2002-2005)

• Diversa è la situazione per le nettarine, poiché i nuovi impianti hanno determinato una forte concentrazione dell’offerta nel periodo centrale del calendario, cioè luglio e agosto e, in particolar modo, in quest’ultimo mese i volumi raccolti superano addirittura il 43% del totale. Una tale concentrazione d’offerta, se non ben sostenuta da mirate politiche di esportazione, determina, di riflesso, un inevitabile effetto deprimente sui prezzi al consumo sul mercato interno, come peraltro testimoniato negli ultimi anni quando le quotazioni di nettarine, anche se di poco, sono risultate costantemente inferiori a quelle riconosciute alle pesche comuni

150 140 130 120 110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0

Maggio

Giugno

Luglio

Agosto

2,9%

19,7%

26,8%

35,8%

Settembre Ottobre

13,9%

0,9%

20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 Settimane Pesche e nettarine da consumo fresco Fonte: elaborazione su dati CSO

Pesche e nettarine da consumo fresco: calendario di raccolta per tipologia (media 2002-2005) 90

Maggio

Giugno

2,0%

14,6%

80

.000 tonnellate

70 60

Agosto

40 30 10 0

Settembre Ottobre

30,7% 43,7%

50

20

468

Luglio

8,2%

0,8%

14,7%

5,5%

3,8% 29,6%

22,0%

24,4%

20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 Settimane Fonte: elaborazione su dati CSO Pesche Nettarine


mercato italiano Economia della produzione agricola Per la determinazione degli aspetti economici della coltivazione del pesco si è fatto riferimento all’Emilia-Romagna e, più specificatamente, alle province di Forlì-Cesena e di Ravenna, due aree in cui la specie è fortemente diffusa, con particolare riferimento alle pesche comuni nel primo caso e alle nettarine nel secondo. La struttura aziendale tipica di queste zone è l’impresa agricola familiare, in cui gli apporti di lavoro e di capitali sono in larga misura immessi dallo stesso imprenditore: in ragione di ciò, anche per una più opportuna valutazione e comparabilità dei risultati, sono stati considerati distintamente i costi direttamente o indirettamente sostenuti dall’impresa frutticola (desumibili dai bilanci aziendali), dalla cui somma si declinano il costo pieno all’impresa e i costi figurativi, ovvero gli oneri opportunamente calcolati a fronte degli impieghi dei fattori produttivi apportati direttamente dall’imprenditore, che, sommati ai precedenti, originano il costo totale di produzione. Va sottolineato che i dati di costo sono stati riferiti ai prezzi dei fattori del 2007 e che le rese considerate sono da interpretare come valori medi, in relazione alle tipologie aziendali, alle peculiarità degli impianti e alle tecniche considerate. Il costo complessivo, per la coltivazione di un ettaro di pesche a media maturazione, è risultato di circa 10.300 euro, mentre per le nettarine si è registrato un costo complessivo, per unità di superficie, di quasi 12.400 euro e di poco di più di 12.700 euro, rispettivamente per le cultivar medio-precoci e per quelle mediotardive. In termini di costo pieno all’impresa (nell’accezione che i due terzi delle ore impiegate per la raccolta siano soddisfatte da lavoratori a tempo determinato e dunque da personale esterno all’azienda agricola), i valori di cui sopra si riducono sensibilmen-

Foto V. Bellettato

Peschicoltura specializzata nel veronese (sopra) e nel cuneese (sotto)

Foto R. Angelini

469


mondo e mercato te: nello specifico, per le pesche comuni a media maturazione il costo pieno all’impresa ammonta a circa 4600 euro/ha, mentre per le nettarine si rilevano valori pari a circa 6500 e a circa 6800 euro/ha, rispettivamente per i gruppi varietali medio-precoci e medio-tardivi. La resa produttiva media degli impianti può essere stimata in 21 t/ha nel caso delle pesche a media maturazione, mentre per le nettarine i volumi raccolti possono arrivare, rispettivamente, a 25 e a 30 t/ha in rapporto alla precocità considerata; il costo per unità di prodotto che ne consegue, considerando la remunerazione di tutti i fattori, risulta di circa 49 eurocent/kg, sia per le pesche a media maturazione sia per le nettarine medio-precoci, mentre per quelle medio-tardive il costo totale di produzione scende a 42,5 eurocent/kg. Per quanto concerne le diverse voci di spesa, il lavoro è certamente quella preponderante: considerando anche l’incidenza della manodopera familiare, la sua incidenza oscilla dal 45 al 52% dell’onere complessivo.

Analisi dei costi in fase di piena produzione (anno 2007) Tipologia di impresa Provincia Varietà Forma di allevamento Densità Anni piena produzione Produzione (t/ha) Resa alla raccolta (kg/ora)

Familiare con salariati Forlì-Cesena Pesca a media maturazione Vasetto 454 10 21 100

Familiare con salariati Ravenna Nettarina medio-precoce Palmetta 925 10 25 100

Familiare con salariati Ravenna Nettarina medio-tardiva Palmetta 1400 10 30 110

Voci di costo

Euro/ha

Euro/kg

%

Euro/ha

Euro/kg

%

Euro/ha

Euro/kg

%

Materie prime

646,8

0,031

6,3

1588,6

0,064

12,8

1828,6

0,061

14,3

Manodopera esterna raccolta

850,0 850,0

0,040 0,040

8,2 8,2

1105,0 1105,0

0,044 0,044

8,9 8,9

1275,0 1275,0

0,043 0,043

10,0 10,0

Quota di ammortamento

1265,1

0,060

12,3

1315,9

0,053

10,6

1256,5

0,042

9,9

Altri costi diretti

481,50

0,023

4,7

488,84

0,020

4,0

488,84

0,016

3,8

Costi indiretti

1351,1

0,064

13,1

1940,5

0,078

15,7

1940,5

0,065

15,2

Costo pieno all’impresa

4594,5

0,219

44,5

6438,7

0,258

52,0

6789,3

0,226

53,3

Costi figurativi

5727,4

0,273

55,5

5933,0

0,237

48,0

5954,6

0,198

46,7

Manodopera familiare* (potatura, diradamento, altre oper. ante-raccolta e parte della raccolta)

4539,3

0,216

44,0

4526,2

0,181

36,6

4526,2

0,151

35,5

Altri costi figurativi*

1188,1

0,057

11,5

1406,8

0,056

11,4

1428,4

0,048

11,2

Costo totale di produzione

10.321,9

0,492

100,0

12.371,7

0,495

100,0

12.744,0

0,425

100,0

* computati rispettivamente ai vigenti prezzi di mercato

470


mercato italiano Di un certo rilievo è anche il peso della quota di ammortamento (variabile dal 10 al 12%), nonché quello per le materie prime, che incide fino al 14% nel caso di nettarine medio-tardive. I prezzi alla produzione sono risultati estremamente variabili nel corso delle ultime campagne di commercializzazione, poiché la scarsa programmazione dell’offerta e un’insufficiente aggregazione della stessa rende la filiera estremamente vulnerabile alle fluttuazioni del delicato equilibrio tra domanda e offerta, non solo a livello nazionale, ma anche europeo. Nello specifico, uno dei parametri decisivi per la formazione del prezzo alla produzione è rappresentato dal volume di offerta realizzato non solo nel nostro Paese, ma anche negli altri grandi produttori europei, in primo luogo Spagna e, a seguire, Grecia e Francia. Le recenti dinamiche sembrano indicare in un livello prossimo alle 390 mila tonnellate la soglia produttiva dei suddetti Paesi al di sopra della quale è altamente probabile il rischio di forti crisi di mercato, con conseguenti ripercussioni sui prezzi riconosciuti ai produttori. In relazione a queste entità si può osservare come la sostenibilità economica della coltura sia garantita solo nelle annate caratterizzate da un’offerta in equilibrio con la domanda, poiché negli anni di crisi l’impresa agricola fatica a coprire perfino i soli costi espliciti di coltivazione.

Foto CSO

Andamento dei prezzi alla produzione nel periodo 2003-2007

• Nell’ultimo quinquennio i prezzi medi,

Confronto tra prezzi alla produzione di pesche e nettarine* e volumi di offerta nei principali Paesi produttori Ue (Italia, Spagna, Grecia e Francia) 4500

0,70

4000

0,60 0,50

3000 2500

0,40

2000

0,30

1500

0,20

1000

0,10

500 -

euro/kg

.000 tonnellate

3500

spuntati dal prodotto di prima categoria, sono oscillati da un minimo di 29-31 eurocent/kg nel 2004 e nel 2005, due annate caratterizzate da abbondanti offerte soprattutto nel nostro Paese, fino a un massimo di 66 eurocent/kg nel 2003, annata caratterizzata, invece, da un forte deficit produttivo. Negli ultimi due anni, infine, i prezzi si sono mantenuti attorno ai 50 eurocent/kg, per effetto di una produzione elevata ma non eccezionale, sia in Italia sia a livello europeo. Va segnalato, inoltre, come le quotazioni delle pesche comuni siano risultate leggermente superiori rispetto alle nettarine, che evidentemente scontano un incremento dei volumi prodotti e, soprattutto, l’eccessiva concentrazione dell’offerta, come precedentemente rilevato

2003

2004

2005

2006

2007

0,00

Anni Produzione totale

Prezzo alla produzione

* Prezzo medio prodotto di 1ª categoria Fonte: Eurostat e Cooperative ortofrutticole dell’Emilia Romagna

471


mondo e mercato Catena del valore della filiera Negli ultimi quattro anni, secondo le rilevazioni Ismea, la catena del valore di pesche e nettarine, in Italia, ha ricaricato il prodotto, dalla produzione al dettaglio, da poco più di 2 volte e mezzo fino a oltre 3,3 volte. La quotazione iniziale del prodotto è indubbiamente uno dei principali fattori influenzanti l’entità dei ricarichi lungo la filiera: come rilevabile, nel 2004 e nel 2005, annate caratterizzate da bassi prezzi alla produzione, fatto 100 il valore iniziale, gli indici del valore sono risultati rispettivamente pari a 239 e a 248 nella fase all’ingrosso e a 289 e a 335 in quella al dettaglio. Negli anni 2006 e 2007, quando il prezzo alla produzione è stato mediamente più elevato, si sono rilevati indici di valore molto più contenuti, pari rispettivamente a 180 e 190 nella fase all’ingrosso e a 254 e 262 in quella al dettaglio.

Catena del valore

• Il progressivo aumento della catena

del valore di pesche e nettarine trova la sua principale giustificazione nei costi di filiera, che rappresentano un’entità fissa che le imprese ai vari livelli devono comunque sostenere, ma il cui peso percentuale assume una valenza diversa in funzione della quotazione iniziale del prodotto. Un’ulteriore spiegazione è legata al fatto che nelle annate caratterizzate da una scarsità d’offerta e conseguentemente da prezzi alla produzione elevati, le quotazioni al consumo non possono spingersi oltre certi livelli, perché potrebbero provocare preoccupanti cadute della domanda; in tali momenti i ricarichi previsti per le diverse fasi devono, di conseguenza, essere percentualmente più contenuti. Negli anni in cui, viceversa, le produzioni sono abbondanti e le quotazioni all’impresa agricola sono basse, è facile assistere a una fase al dettaglio che, ugualmente, tende a mantenere le quotazioni di vendita a livelli sostenuti, determinando un innalzamento dei relativi ricarichi

Pesche e nettarine: ricarichi medi di filiera (prezzo alla produzione = 100) 2004

2005

2006

2007

TAV (%) *

Produzione

100

100

100

100

-

Ingrosso

239

248

180

190

–9,60

Dettaglio

289

335

254

262

–5,49

* TAV = tasso annuo di variazione Fonte: Ismea

La dinamica del ricarico, ai diversi livelli di mercato, trova spesso una buona spiegazione quando viene espressa in valori assoluti (monetari) e non di percentuale o di moltiplicatore: in quest’ottica, una rilevazione più puntuale della catena del valore può essere condotta delimitando il campo di osservazione non alla specie nel suo complesso, ma a due precise referenze. Nei grafici che seguono è stata ricostruita, per l’anno 2007 e distintamente per mese di raccolta e per fase commerciale, la catena del valore per le pesche comuni e per le nettarine di origine emiliano-romagnola, transitanti per il mercato all’ingrosso di Bologna e vendute al dettaglio (piccola e grande distribuzione) nei comuni di Bologna, Ravenna e Forlì. In entrambi i casi i prezzi si riferiscono a un prodotto di 1a categoria, confezionato in pla­ teaux, e a un mix di pezzature ponderato a seconda del momento stagionale. Per entrambe le referenze considerate, i valori non si distaccano in maniera apprezzabile, fatto salvo un tendenziale rialzo nei mesi iniziali e finali della stagione produttiva per le nettarine, come peraltro è intuibile alla luce della forte concentrazione delle stesse nei mesi centrali di vendita.

Foto R. Angelini

472


mercato italiano Catena del valore di pesche e nettarine in Emilia-Romagna (anno 2007) Analisi della catena del valore al dettaglio

euro/kg

PESCHE 3,50 3,25 3,00 2,75 2,50 2,25 2,00 1,75 1,50 1,25 1,00 0,75 0,50 0,25 0,00

• Da un’analisi sulla catena del valore

Giugno

Luglio

Agosto

Settembre

Agosto

Settembre

di pesche e nettarine, per la vendita al dettaglio nei tre comuni di Bologna, Ravenna e Forlì per l’anno 2007, è emerso quanto segue: mediamente i valori al produttore hanno oscillato tra 0,40 e 0,60 euro/kg, mentre nella fase all’ingrosso le quotazioni hanno variato da 1,00 a 1,27 euro/kg per le pesche e da 1,10 a 1,45 per le nettarine. Al dettaglio, mediando i tre comuni esaminati, si rilevano quotazioni di partenza piuttosto sostenute (rispettivamente 2,72 euro/kg per le pesche e 3,30 euro/kg per le nettarine nel mese di giugno) e, successivamente, valori più lineari, compresi per entrambe le referenze tra 2,12 e 2,29 euro/kg. Va considerato che si può stimare un costo di circa 0,30-0,33 euro/kg per il condizionamento sostenuto dal prodotto prima di transitare per i mercati all’ingrosso, mentre, nella fase al dettaglio, i costi di gestione di una rivendita fissa specializzata (negozio di ortofrutta), di media dimensione (volume annuo di ortofrutta commercializzato di circa 100-110 mila tonnellate), posta nei comuni considerati, possono essere valutati in circa 0,55-0,65 euro/kg, comprendendo anche l’onere figurativo della manodopera del gestore, ma escludendo i costi dell’eventuale invenduto (da smaltire o da rivendere a prezzo ribassato)

Mesi

euro/kg

NETTARINE 3,50 3,25 3,00 2,75 2,50 2,25 2,00 1,75 1,50 1,25 1,00 0,75 0,50 0,25 0,00

Giugno

Luglio Mesi

Dettaglio

Ingrosso

Produzione

* Prodotto di 1ª categoria, di varie pezzature, origine “Emilia-Romagna” Fonte: elaborazione su dati Cooperative ortofrutticole dell’Emilia-Romagna, Infomercati, Osservatorio prezzi dei comuni di Bologna, Ravenna e Forlì

473


mondo e mercato In conclusione, è interessante osservare l’effetto del clima sui quantitativi consumati di pesche e nettarine e, conseguentemente, sui livelli di prezzo al dettaglio: analizzando i dati dell’ultimo triennio si registra, infatti, una forte correlazione tra la temperatura, le condizioni meteorologiche generali (nuvolosità e numero di giorni di pioggia in primo luogo) e le quotazioni al dettaglio del prodotto.

Foto I. Ponti

Influenza del clima sui consumi di pesche e nettarine

• Un clima piovoso e non particolarmente

caldo non solo deprime nel consumatore la voglia di acquistare frutta estiva, ma peggiora anche la qualità e la conservabilità del prodotto: nel 2005 gli effetti combinati del clima e del forte surplus produttivo sono apparsi ben evidenti a tutti gli operatori

30 29 28 27 26 25 24 23 22 21 20

2005

2006

2007

4,00 3,50 3,00 2,50 2,00 1,50

8 2

1,00

10

7 1

1

9 3

3

2

Giu Lug Ago Set Giu Lug Ago Set Giu Lug Ago Set (15-30) (1-15) (15-30) (1-15) (15-30) (1-15) Mesi Temperatura media diurna Giorni di pioggia

474

Prezzo medio al dettaglio (pesche e nettarine)

0,50 0,00

euro/kg

T (°C)

Livelli di prezzo al dettaglio e andamento climatico (comune di Bologna)


mercato italiano Dinamica dei consumi Le pesche e le nettarine, nel complesso, rappresentano il 7,5% circa del mercato della frutta al dettaglio in termini di quantità e il 9% in termini di valore (dati IHA). Nel 2007, gli acquisti al dettaglio sono stimabili in 357 mila tonnellate, per un valore di oltre 537 milioni di euro: le pesche comuni rappresentano il 70% circa dei consumi totali. I volumi di acquisto al dettaglio di pesche e nettarine hanno attraversato una fase di costante diminuzione dal 2000 al 2005, passando da oltre 377 mila tonnellate fino a poco più di 340 mila, mentre nell’ultimo biennio è rilevabile una leggera ripresa, pur mantenendosi ancora lontani dai livelli raggiunti all’inizio del millennio. In termini di valore degli acquisti, si registra una sostanziale stabilità, sebbene caratterizzata da apprezzabili oscillazioni: in particolare, per le pesche comuni, la dinamica del periodo esaminato si contraddistingue per una perdita dello 0,82% annuo, mentre per le nettarine il valore degli acquisti è cresciuto a un ritmo di poco inferiore al 2% annuo. È interessante rilevare come le due annate che hanno registrato i minori quantitativi acquistati, cioè il 2003 e il 2005, siano esattamente agli opposti in termini di valore del prodotto acquistato: nel 2003, infatti, si rileva il picco massimo del valore degli acquisti di pesche e nettarine (oltre 660 milioni di euro), mentre il 2005 è l’anno in cui tale valore è minimo (457 milioni di euro). Ciò conferma, anche alla luce di quanto preceden-

Dinamica dei consumi

• Il trend del periodo 2000-2007 registra un

calo di poco superiore all’1% annuo; sono solamente le pesche comuni a essere responsabili di tale negativa congiuntura (–2,32% annuo), mentre per le nettarine i dati evidenziano, al contrario, un aumento modesto ma costante dei consumi (da 90 mila a oltre 105 mila tonnellate annue (+2,5% su base annua). Per le pesche comuni il 2003 e il 2005 sono state le annate più difficili, rispettivamente, a seguito di una scarsa offerta e di un andamento climatico non favorevole

• L’indice di penetrazione, ovvero

la percentuale di famiglie che hanno acquistato il prodotto almeno una volta nel corso dell’anno, segue tendenzialmente la medesima direzione: per le pesche è sceso dall’87 al 77%, mentre per le nettarine è aumentato fino al 60%

Acquisti al dettaglio di pesche e nettarine in Italia 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

TAV (%)*

07/00 (%)

Acquisti in volume (.000 t) Pesche

287,4

277,2

278,8

254,3

253,9

239,8

246,7

251,4

–2,32

–12,54

Nettarine

90,2

92,1

93,4

96,3

101,0

101,1

105,4

105,7

2,49

17,16

Totale

377,7

369,4

372,2

350,6

354,9

340,9

352,0

357,1

–1,05

–5,44

Acquisti in valore (.000 euro) Pesche

371.949

399.636

362.495

477.642

377.309

318.790

378.129

383.094

–0,82

3,00

Nettarine

126.880

142.760

136.784

185.221

147.866

139.098

155.547

154.512

1,96

21,78

Totale

498.829

542.396

499.279

662.863

525.175

457.888

533.676

537.606

–0,06

7,77

Prezzo medio (euro/kg) Pesche

1,29

1,44

1,30

1,88

1,49

1,33

1,53

1,52

1,54

17,76

Nettarine

1,41

1,55

1,47

1,92

1,46

1,38

1,48

1,46

–0,51

3,94

Totale

1,32

1,47

1,34

1,89

1,48

1,34

1,52

1,51

1,00

13,98

* TAV = Tasso annuo di variazione Fonti: CSO-IHA

475


mondo e mercato temente considerato, come il prezzo, sebbene importante, non sia certamente l’unica variabile decisiva per gli acquisti di pesche e nettarine. Nello specifico, per quanto riguarda i prezzi medi di acquisto, la dinamica del periodo considerato rileva solo un leggero incremento, pari all’1% annuo, decisamente inferiore al livello di inflazione generale e, nel caso delle nettarine, il prezzo medio è, addirittura, tendenzialmente in diminuzione (–0,51% annuo). Un ulteriore aspetto utile per una più completa conoscenza del mercato al dettaglio di pesche e nettarine si può ricavare dall’analisi dei canali commerciali. Anche per questa specie si assiste al graduale incremento delle quote di vendita della grande distribuzione organizzata (super e ipermercati), a scapito del dettaglio di tipo tradizionale e ambulante, anche se queste forme distributive conservano tuttora un peso decisamente importante, addirittura superiore, nel loro complesso, a quello della GDO. Nello specifico, infatti, considerando pesche e nettarine nell’insieme, la quota in volume, commercializzata in super e ipermercati, ammonta a 1/3 del totale, cui si somma un modesto 5% registrato dai discount, mentre le rivendite specializzate e gli ambulanti assommano fra loro il 57% dei volumi acquistati (dati 2005). Di riflesso, alla differente distribuzione geografica degli acquisti, anche a livello distribuivo si rilevano sensibili differenze fra le pesche comuni e le nettarine.

Stagionalità degli acquisti

• Pesche e nettarine sono frutti tipicamente estivi e, di conseguenza, presentano una forte concentrazione dei consumi nel terzo trimestre dell’anno (lugliosettembre): va tuttavia evidenziata una tendenza all’incremento degli acquisti anche nel trimestre successivo e, specificamente, nel mese di ottobre

• La quota di prodotto acquistato al

dettaglio nel trimestre estivo rispetto al totale dell’anno è progressivamente diminuita negli ultimi anni dai 3/4 a poco più dei 2/3, mentre nell’ultimo trimestre è cresciuta del 10% circa, sfiorando ormai il 25% dei volumi annui acquistati

Distribuzione geografica degli acquisti

• Esiste un’apprezzabile difformità degli

acquisti di pesche comuni e nettarine nelle diverse aree del nostro Paese: il consumo delle prime è fortemente concentrato nelle regioni del Sud (44% circa del totale), seguite dal Nord-Ovest (27%), dal Centro (18%) e dal Nord-Est (11%), mentre per le nettarine i dati indicano una maggiore omogeneità territoriale. Mediando i dati degli ultimi anni, il Nord-Ovest ha assorbito il 29% circa del totale nazionale, il Sud il 28%, il Nord-Est il 25% e, infine, il Centro il 18%. Da evidenziare come, soprattutto a partire dal 2002, gli acquisti di nettarine siano fortemente aumentati nel Sud Italia e nelle isole e, al contrario, sensibilmente diminuiti nel Nord-Est, che nel 2000 risultava il principale bacino di consumo per le nettarine in Italia, mentre oggi è addirittura l’ultimo in ordine di importanza

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mercato italiano Pesche: acquisti al dettaglio per canale commerciale (quantità %) 9

7

7

7

7

5

Distribuzione degli acquisti per canale commerciale

17

22

19

22

22

22

• Per le pesche comuni il dettaglio

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44

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20%

3 5

3 6

3 6

3 6

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2000

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2005

100% 90% 80%

ambulante rimane il principale canale commerciale, nonostante un trend fortemente negativo che colloca la quota di prodotto che transita per questo canale al di sotto del 40%. In parallelo, aumenta a oltre il 30% la quota commercializzata dalla GDO; in crescita risulta anche il dettaglio specializzato, che rappresenta il 22% circa dei volumi distribuiti. Nel caso delle nettarine, la distribuzione organizzata è già da tempo il principale canale commerciale, con una quota complessiva superiore al 45%; il dettaglio ambulante detiene una quota compresa tra il 25 e il 30%, mentre il dettaglio specializzato si colloca su valori piuttosto altalenanti, ma comunque prossimi al 20%

70% 60% 50%

39

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Anni Supermercati

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Dett. ambulante

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Altri canali

Fonte: elaborazione su dati CSO e IHA

Nettarine: acquisti al dettaglio per canale commerciale (quantità %) 100% 90% 80%

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33

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Anni Supermercati

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Discount

Dett. ambulante

Dett. specializzato

Altri canali

Fonte: elaborazione su dati CSO e IHA

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mondo e mercato In conclusione, un aspetto di rilievo per l’influenza esercitata sui consumi è rappresentato dagli scambi commerciali con l’estero che, per il pesco, coinvolgono rilevanti percentuali dei volumi prodotti in ciascuno dei principali Paesi produttori. In particolare, l’Italia si configura come un netto esportatore di pesche e nettarine, sebbene anche le importazioni vadano assumendo quote progressivamente più rilevanti, con un picco, registrato nel 2003, di 115 mila tonnellate. Principale fornitore del nostro Paese è la Spagna, con percentuali oscillanti tra l’80 e l’85% dei volumi complessivamente importati.

Import di pesche e nettarine

• Dal punto di vista stagionale, l’import

italiano di pesche e nettarine è prevalentemente concentrato nei mesi di avvio della campagna produttiva e, in particolare, nel mese di giugno: va tuttavia rilevato un certo apprezzamento dei quantitativi importati anche nei rimanenti mesi estivi, nonché nei periodi estremi della stagione produttiva o, addirittura, fuori stagione, come nel caso del 2004, dove l’import del periodo ottobre-maggio sfiorò il 50% del totale

Italia: saldo commerciale di pesche e nettarine 450 400

.000 tonnellate

350 300 250 200 150 100

Foto R. Angelini

50 0

2000

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Anni Import

Export

Saldo

Fonte: ISTAT

Considerazioni conclusive Alla luce delle considerazioni riportate, il mercato delle pesche e delle nettarine in Italia risulta essere in una situazione apparentemente delicata, con alternanza di annate positive e di altre di grave crisi. In particolare, la specie, data la sua stagionalità e limitata conservabilità, è particolarmente esposta alle mutevoli dinamiche della domanda, condizionata da numerosi fattori, fra i quali spiccano la disponibilità e la qualità di prodotto e il clima, ma anche la progressiva concentrazione della domanda, in conseguenza del crescente potere della grande distribuzione, non solo in Italia, ma anche nei principali Paesi importatori, in primo luogo Germania e Regno Unito. In realtà, il sistema non ha, finora, saputo realizzare la necessaria coesione, ma, al contrario, i volumi di offerta continuano a essere trattati in maniera ampiamente disaggregata e, soprattutto, senza o, comunque, con un’insufficiente programmazione, come testi478


mercato italiano moniato dall’eccessiva concentrazione d’offerta che si è creata per le nettarine. La conseguenza di tale situazione è il costante rischio di crollo dei prezzi a livelli economicamente insostenibili, come avvenuto nel 2004 e nel 2005, due annate da dimenticare, nonostante i discreti risultati delle due campagne seguenti, dovuti perlopiù a motivi congiunturali e non strutturali. Il principale obiettivo, ma al contempo la sfida più difficile, è sicuramente costituito dalla ricerca di un riequilibrio della filiera, dalla produzione al consumo, che sia in grado di offrire adeguate remunerazioni ai crescenti costi che si registrano a tutti i livelli, pur nel rispetto delle esigenze dei consumatori di accedere a un prodotto di qualità a prezzi ragionevoli. In questa direzione si muove peraltro la riforma dell’OCM ortofrutta, che prevede, fra i suoi pilastri, la concentrazione e l’organizzazione dell’offerta, al fine di confrontarsi più equamente con una distribuzione fortemente aggregata. Strutture concentrate e razionalmente guidate sono, inoltre, in grado di interpretare meglio gusti e preferenze dei consumatori, differenziando l’offerta in relazione ai mercati di destinazione. Non vanno poi dimenticate qualità, valorizzazione e differenziazione delle produzioni, tre azioni da condurre attraverso un serrato gioco di squadra tra gli operatori della filiera: difatti, se la qualità è un fondamentale pre-requisito per l’apprezzamento del prodotto, gli altri la devono integrare, fino a farla percepire al consumatore finale. Idonei mezzi per il raggiungimento dello scopo sono i marchi di qualità, magari specifici per l’estero, e le campagne promozionali volte a incrementare il consumo di frutta, evidenziandone i benefici effetti sulla salute umana.

Foto R. Angelini

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il pesco

mondo e mercato Aspetti commerciali Roberto Piazza

www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche. Crediti: le foto alle pagine 16 in alto a destra (Bvdc), 78 in alto (Huan), al centro (Pinkcandy) e in basso (Teoteoteo), 79 (Amitai), 80 in basso (Miszmasz), 81 (Looby), 82 (Karcich), 86 (Yasonya), 88 in basso (Lissdoc), 96 (Hurry), 98 in alto a sinistra (Hurry), 108 in alto (Tinker) e in basso (Meengen), 408 (Matka_wariatka), 409 (Elkeflorida), 416 al centro (Uksus) e in basso (Vladacanon), 417 in alto (Icefront), 421 in basso (Robynmac), 422 in alto (Palolilo), 474 in basso (Emily2k), 479 in basso (Elenathewise) sono dell’agenzia Dreamstime.com.


mondo e mercato Aspetti commerciali Norme comuni di commercializzazione Le norme indicate dalla Commissione Europea, che si occupa delle regole relative alla commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli freschi, si riferiscono sia alle indicazioni che devono essere riportate sugli imballaggi, sia ai sistemi di selezione e di confezionamento delle pesche, sia agli indici minimi di maturazione per soddisfare le esigenze del consumo. Come è ovvio, dalla raccolta alla vendita finale, le norme coinvolgono tutti gli attori della filiera.

Globalizzazione e destagionalizzazione

• Da quando la globalizzazione dei

mercati ha provocato anche la destagionalizzazione dei prodotti, grandi masse di consumatori hanno in buona parte tagliato il cordone ombelicale con la cultura contadina e faticano a riconoscere i frutti di stagione o le stagioni con i loro frutti. Se a questi fenomeni si aggiunge la creazione di varietà o cloni a maturazione più precoce o più ritardata, ben si comprende come la presenza delle nostre pesche sui mercati non occupi più un periodo di cinquanta o sessanta giorni (luglioagosto), bensì un arco di tempo di almeno centoottanta giorni (tre volte tanto, da maggio a ottobre)

Disposizioni relative alle etichette. Ogni imballaggio deve obbligatoriamente riportare, nelle testate o nelle fiancate, l’etichetta riportante le seguenti informazioni: – ragione sociale dell’imballatore e/o speditore o suo codice rilasciato o riconosciuto da un servizio ufficiale; – termine “pesche” o “nettarine” se il prodotto non è visibile; – indicazione del colore della polpa; – il nome della varietà o il tipo di riferimento (facoltativo); – origine del prodotto: nazione di produzione, es. Italia, e, facoltativo ma consigliato, il nome della regione, della provincia o della località; – categoria merceologica: “extra”, o “prima”, o “seconda”; – il calibro espresso dai valori minimi e massimi del diametro o della circonferenza o dal codice di identificazione (questo è valido per tutte le categorie merceologiche: Ex – I° – II°); – numero riferito al registro della Banca Nazionale Dati Operatori Ortofrutticoli (BNDOO).

• Con queste premesse il mercato è in

continuo affanno per presentare tutta la gamma merceologica di specie orticole o frutticole che maturano a sud o a nord di un Paese come l’Italia, ma anche dell’Europa o del mondo

Calibrazione. È determinata dal calibro massimo della sezione normale all’asse del frutto o dalla circonferenza e deve essere riportata sulla confezione.

Il prodotto proveniente dall’altro emisfero è competitivo sia in termini di qualità sia di prezzo Catena di lavorazione e confezionamento

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aspetti commerciali Caratteristiche minime dei frutti. La normativa definisce le caratteristiche qualitative minime che i frutti devono possedere per potere essere commercializzati: – le pesche devono essere intere, sane, pulite ed esenti da parassiti, odori e/o sapori strani nonché da umidità esterna anomala; – l’indice rifrattometrico della polpa, misurato al centro, deve essere uguale o superiore a 8 gradi Brix; – la consistenza della polpa, misurata al centro del frutto, con penetrometro a puntale del diametro di 8 mm (0,5 cm2), deve essere inferiore a 6,5 kg; – il calibro minimo ammesso per la categoria “extra” è di 56 mm (diametro) e 17,5 cm (circonferenza); – la calibrazione è obbligatoria per tutte le categorie; – il calibro “D” non è ammesso nel periodo che va dal 1° luglio al 31 ottobre; – l’omogeneità è obbligatoria per tutte le categorie e per le stesse è tollerato il 10% in numero o in peso di calibro immediatamente inferiore, ma non oltre i 3 mm rispetto a quello indicato sull’imballaggio. Presentazione consentita. Per la normativa è possibile commercializzare le pesche solamente nelle seguenti presentazioni: – in piccoli imballaggi (cestini ecc.); – in un unico strato per la categoria extra, e ogni frutto deve essere isolato dai frutti vicini; – in uno o due strati per le cat. I° e II°, o fino a 4 strati per le cat. I° e II°, su vassoi alveolari rigidi, in modo che il peso non gravi sui frutti dello strato inferiore.

Le pesche francesi si fanno apprezzare anche per la loro uniformità

Le pesche spagnole sono in aperta concorrenza con quelle di casa nostra

Pur con quantità modeste, anche la Grecia è presente sui nostri mercati

Le pesche egiziane riportano simboli dell’antico Egitto per essere facilmente identificate

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mondo e mercato Tolleranze. Per ogni categoria le tolleranze massime ammesse nei difetti del frutto sono: – categoria extra, priva di difetti; – categoria I°, lievi difetti superficiali, max 1 cm se di forma allungata, altrimenti max 0,5 cm2 di superficie; – categoria II°, lievi difetti superficiali, max 2 cm se di forma allungata, altrimenti max 1,5 cm2 di superficie. I parametri fissati dall’Unione Europea non sono difficili da raggiungere, anzi, per la piena soddisfazione del consumatore, occorre superarli almeno nei termini relativi al contenuto zuccherino, leggi gradi Brix. È il giusto rapporto fra questi elementi che porta il consumatore a percepire la qualità organolettica del prodotto in maniera oggettiva e permanente: infatti, un contenuto zuccherino superiore a 10 gradi Brix e un indice di acidità compreso fra 7 e 9 meq/100 ml, oltre a un valore rilevato al penetrometro di 8 mm, inferiore almeno a 6 kg, sono i parametri che influiranno sulle decisioni dei consumatori. In pratica, gli stessi decideranno se continuare a consumare quelle pesche, o abbandonare quella marca, o addirittura consumare altri frutti. Un colore intenso, un buon profumo e una polpa matura, ma contemporaneamente sufficientemente soda e croccante tanto da non essere deliquescente, unitamente a una pezzatura che non dovrebbe essere inferiore ai calibri “A” e ancor meglio a “AA” (calibro, o diametro minimo di 67 o 73 mm), tutto ciò porterà alla fedeltà del consumatore e alla soddisfazione del produttore oltre che del mondo del commercio. Per ottenere questi parametri, come sempre, nel settore agroalimentare si parte dal campo per arrivare al magazzino di selezione e confezionamento: in pratica, in campo occorre procedere con almeno 4 o 5 raccolte e in magazzino si dovranno curare al massimo grado la selezione, la calibratura e il confezionamento delle diverse partite. Effettuare più raccolte consentirà di portare i frutti al giusto grado di maturazione e al raggiungimento degli indici di qualità sopra descritti. Il lavoro di magazzino sarà fondamentale, affinché la percezione visiva induca il consumatore a scegliere bene e non venga tradita dalla percezione gustativa, che nel caso di una sola o due raccolte (come a volte accade) fornisce risultati di scarsa apprezzabilità.

Il prodotto italiano non teme confronti per la sua qualità complessiva

Marketing e zone di produzione Come per l’ottenimento di un buon vino è indispensabile partire dalla raccolta di ottime uve, ma è di seguito fondamentale l’azione di un sapiente cantiniere e quindi l’azione di un bravo professionista commerciale che sappia vendere bene e comunicare meglio, così le regole della qualità e del marketing non

I grandi marchi di qualità sono in genere più apprezzati dai consumatori

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aspetti commerciali sono diverse per le pesche: buon prodotto, raccolto al momento giusto, selezione, calibratura e confezionamento che mettano in risalto la qualità intrinseca dello stesso ancor prima di assaggiarlo e che enfatizzino le caratteristiche di pregio e di qualità delle zone di produzione. Citiamo come esempi la Sicilia, più precisamente la provincia di Agrigento e l’ormai noto comprensorio di Riesi, per passare a un altro ricco di storia quale è il Metapontino, e poi all’incredibile zona di Paestum, di Latina, per arrivare alla gaudente e famosa Romagna, alla tecnologica provincia di Modena, per finire con le ottime pesche dei comprensori di Verona e di Cuneo. Non c’è distretto peschicolo, in Italia, che non possa vantarsi di possedere elementi di altissima fama e qualità da aggiungere alla qualità intrinseca o apparente delle pesche. Perché esse soddisfino i desideri dei consumatori più o meno sofisticati, sia italiani sia europei, hanno bisogno di essere rappresentate da un buon prodotto, che abbia in sé le caratteristiche dell’essere buono, ma anche bello e sano, arricchito di servizi, ben comunicato, in modo che si possano “vendere”, oltre ai frutti, anche il produttore (che opera in un’azienda possibilmente certificata), il territorio di produzione e di appartenenza, la sicurezza alimentare, e infine, perché no, anche un “sogno”, in quanto la componente sogno, nell’attuale momento storico e socioeconomico, è, per la stragrande maggioranza dei consumatori, importante per fare decidere all’acquisto il nostro miglior cliente. Foto R. Angelini

La personalizzazione di un ottimo prodotto veicola l’immagine aziendale fino a casa del consumatore

Tanto belle quanto anonime, converrebbe lavorare di più sull’imballaggio e sulle immagini della zona di produzione

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