L’uva botanica | storia e arte | alimentazione | paesaggio coltivazione | ricerca | utilizzazione | mondo e mercato
l’uva da tavola
mondo e mercato Nel mondo
Donato Antonacci
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.
mondo e mercato Nel mondo Il consumo del frutto della vite allo stato fresco risale all’antichità. La capacità della pianta di adattarsi a situazioni pedoclimatiche molto diverse le ha consentito di conquistare areali molto vasti di coltivazione. L’importanza e la diffusione della coltivazione di uva da tavola nel mondo è testimoniata, infatti, dalla sua produzione globale, che ammonta a oltre 170 milioni di quintali, superando la soglia di 500 mila in ben 43 Paesi. L’Italia, con i suoi 13 milioni di quintali, in Europa è il paese leader della produzione e dell’esportazione, mentre a livello mondiale occupa, nell’ordine, il 4° e il 2° posto. Di seguito si riportano le tabelle redatte riorganizzando i dati statistici del settore (fonte: OIV, Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) per i principali Paesi produttori, esportatori e importatori, insieme ai dati sul consumo di uva fresca. Sono stati selezionati i Paesi dove la produzione supera i 700.000 quintali di uva da tavola. La situazione è molto differenziata: in alcuni casi la produzione è in forte crescita, destinata prevalentemente al consumo interno oppure anche all’esportazione, in altri casi la situazione è stabile, sia come produzione sia come consumo, in altri casi si osservano dati produttivi fortemente cedenti, illustranti quindi situazioni di crisi del settore. A seguire, per la maggior parte dei Paesi di maggior rilievo, volendo dare al lettore la possibilità di una visione più completa del settore con uno sguardo attento a quanto succede nei Paesi più importanti per la coltura nel mondo, si riportano analisi più approfondite, redatte da valenti esperti internazionali del terri-
Uva da tavola nel mondo
• Produzione globale: oltre 170 milioni di quintali
• In Europa, l’Italia è il Paese leader
della produzione, con i suoi 13 milioni di quintali, e dell’esportazione
• A livello mondiale, l’Italia è il quarto Paese produttore e il secondo nella classifica degli esportatori
Vendita di uva da tavola in un mercato del Guangxi, Cina
Foto R. Angelini
448
nel mondo torio di riferimento, riportanti informazioni su principali varietà coltivate, destinazione del prodotto, calendario di commercializzazione, principali tecniche colturali praticate, post-raccolta e frigo conservazione, principali avversità, aspetti innovativi della produzione di uva da tavola. La Cina è il Paese con la più forte crescita della produzione di uva da tavola; nel periodo considerato, per ogni quinquennio la produzione media annuale ha un incremento più che doppio (nell’ultimo quinquennio la produzione si è quasi triplicata rispetto al precedente periodo di riferimento). Tale andamento sembra essere legato anche a un miglioramento delle condizioni di vita e dell’alimentazione in generale, con positiva ricaduta anche sul consumo di uva da tavola. L’ingresso della Cina nel mercato internazionale dell’uva da tavola è fortemente evidenziato dal rilevante aumento delle esportazioni, prima insignificanti e poi giunte fino a oltre 1,2 milioni di quintali. Anche l’India manifesta un andamento fortemente crescente della produzione dell’uva da tavola, quadruplicatasi nel ventennio esaminato, che però nella quasi totalità viene destinata al mercato interno. Comincia, comunque, una corrente di esportazione con quantità che da modeste si sono portate verso livelli significativi, superiori ai 300.000 quintali annui. La Corea ha realizzato un aumento significativo delle proprie produzioni, soprattutto nell’ultimo decennio, raddoppiando le quantità precedenti. La produzione di uva da tavola è stata interamen-
Foto R. Angelini
La Cina è un Paese in forte crescita sia per la produzione di vino, venduto prevalentemente sfuso, sia per l’uva da tavola
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
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mondo e mercato te utilizzata per il consumo interno; infatti, non sono segnalate esportazioni in tutto il periodo esaminato. Anche il Giappone appartiene al gruppo dei Paesi con andamento produttivo in fase di contrazione e che presentano valori delle quantità di uva da tavola prodotte quasi simili a quelle consumate. Nel ventennio dal 1986 al 2005, i valori medi flettono da 3,7 milioni di quintali fino a 2,3. La produzione è sostanzialmente tutta consumata nel Paese, integrata da importazioni crescenti. L’esportazione è inesistente. L’Australia presenta una produzione con una rilevante crescita, incrementata del 70% rispetto al valore iniziale. La produzione di uva da tavola, per larga parte, è destinata all’esportazione, cresciuta di pari passo con la produzione. Il consumo interno è rimasto sostanzialmente stabile. La Turchia presenta una produzione di tutto rilievo, con leggera tendenza alla crescita, pari a circa il 15% in venti anni, che ha comunque comportato incrementi significativi in termini assoluti, pari a circa 2 milioni di quintali. La produzione di uva da tavola, tradizionalmente per larga parte destinata al mercato interno
Foto A. Scienza
Uva da tavola in Asia (migliaia di quintali) 1986-90
Vigneto di uva da tavola in Australia
1991-95
1996-2000
2001-05
CINA (compresi Macao, Hong Kong e Taiwan) Foto A. Scienza
Produzione totale di uva
8936
16.207
25.508
50.467
Produzione di uva da tavola
3238
5693
11.464
32.409
Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola
25
85
454
1224
4327
7414
12.354
33.179
INDIA Produzione totale di uva
3420
6331
9586
12.919
Produzione di uva da tavola
3094
5699
8627
11.627
Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola
46
154
181
313
3048
5546
8446
11.322
COREA Produzione totale di uva
1536
1973
4043
4003
Produzione di uva da tavola
1379
1771
3633
3593
1379
1771
3685
3688
Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola
GIAPPONE Produzione totale di uva
2919
2605
2415
2207
Produzione di uva da tavola
1629
1366
1214
1087
1705
1449
1302
1208
Esportazione di uva da tavola Vigneto di uva da tavola in Armenia
Consumo di uva da tavola Fonte: OIV
450
nel mondo Uva da tavola in Australia (migliaia di quintali) 1986-90
1991-95
1996-2000
2001-05
Produzione totale di uva
8346
8636
11.437
17.623
Produzione di uva da tavola
438
430
612
721
Esportazione di uva da tavola
132
128
290
448
Consumo di uva da tavola
306
301
322
288
Foto R. Angelini
Fonte: OIV
e solo per il 13-15% avviata all’esportazione, nell’ultimo decennio considerato ha mostrato valori medi quinquennali di uva da tavola esportati annualmente più che doppi rispetto al dato precedente, giungendo a valori di tutto rilievo, superiori a 1,1 milioni di quintali. In Iraq l’andamento produttivo è stato di contrazione, con valori delle quantità di uva da tavola prodotte identiche a quelle consumate. Nel ventennio dal 1986 al 2005, i valori medi flettono da 3,7 milioni di quintali fino a 2,3. L’esportazione è inesistente. Anche per l’Afghanistan, come per Cina e india, il trend produttivo è in crescita; si osservano, infatti, incrementi produttivi rilevanti nell’arco temporale 1986-2005. La produzione è quasi raddoppiata e le esportazioni sono più che raddoppiate. Anche il consumo interno è aumentato, però in misura meno rilevante. Per l’Uzbekistan, la produzione di uva da tavola è in crescita, aumentando di quasi il 40% nel ventennio esaminato, destinata per larga parte al mercato interno, ma con gli aumenti produttivi destinati sostanzialmente all’esportazione, inesistente all’inizio del ventennio e pari a 564.000 quintali nell’ultimo periodo. Il Turkmenistan ha realizzato un aumento delle proprie produzioni; infatti dal 1991 al 2005 il quantitativo di uva da tavola si è quasi raddoppiato. La produzione di uva da tavola è stata quasi interamente utilizzata per il consumo interno. Lo Yemen ha realizzato una tendenza all’aumento delle proprie produzioni, soprattutto nel secondo quinquennio del periodo esaminato, orientandosi intorno a 1,3 milioni di quintali. La produzione di uva da tavola è stata quasi interamente utilizzata per il consumo interno; infatti, fatto salvo il quinquennio 1996-2000, negli altri periodi le esportazioni sono state di soli 20 mila quintali/ anno.
Foto A. Scienza
Uva da tavola in Turchia (migliaia di quintali) 1986-90
1991-95
1996-2000
2001-05
Produzione totale di uva
33.160
35.500
36.000
32.502
Produzione di uva da tavola
13.140
13.819
13.686
14.946
169
205
457
1140
12.971
13.615
13.234
13.808
Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola
Vigneti in Azerbaijan
451
mondo e mercato Uva da tavola in Medio Oriente (migliaia di quintali)
Foto R. Angelini
1986-90
1991-95
1996-2000
2001-05
IRAK Produzione totale di uva
4480
3562
2932
2590
Produzione di uva da tavola
3754
3206
2639
2322
3754
3206
2639
2323
Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola
AFGHANISTAN Produzione totale di uva
3640
3370
3300
3588
Produzione di uva da tavola
1264
2080
2011
2263
Esportazione di uva da tavola
156
110
274
399
Consumo di uva da tavola
1107
1969
1737
1865
UZBEKISTAN
Foto R. Angelini
4461
4601
5443
Produzione di uva da tavola
Produzione totale di uva 0
1743
2191
2392
Esportazione di uva da tavola
0
0
273
564
1743
1918
1828
1361
1326
1700
Consumo di uva da tavola
TURKMENISTAN Produzione totale di uva Produzione di uva da tavola
0
674
665
1197
Esportazione di uva da tavola
0
0
4
13
674
660
1184
Consumo di uva da tavola YEMEN Foto R. Angelini
Produzione totale di uva
1286
1448
1430
1416
Produzione di uva da tavola
1196
1347
1329
1310
21
18
182
18
1175
1329
1148
1292
Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola
SIRIA Produzione totale di uva
4667
4100
4756
3289
Produzione di uva da tavola
3300
2515
2980
1909
14
137
225
148
Consumo di uva da tavola
3287
2378
2755
1772
Produzione totale di uva
2188
3485
1463
1143
Produzione di uva da tavola
978
761
698
714
Esportazione di uva da tavola
LIBANO
Magazzini di conservazione del prodotto
Esportazione di uva da tavola
208
177
239
254
Consumo di uva da tavola
770
584
460
461
Fonte: OIV
452
nel mondo Uva da tavola in Grecia (migliaia di quintali) Produzione totale di uva Produzione di uva da tavola
Foto R. Angelini
1986-90
1991-95
1996-2000
2001-05
13.693
12.532
12.275
10.888
2512
2558
2299
2437
Esportazione di uva da tavola
1010
1096
1004
801
Consumo di uva da tavola
1502
1465
1304
1650
Fonte: OIV
La Grecia manifesta, per l’uva da tavola, andamento produttivo quasi stabile e un andamento invece flettente, limitatamente all’ultimo quinquennio esaminato, per le quantità di uva da tavola esportate. La produzione consumata nel paese è, invece, in leggera crescita, compensando il calo delle quantità esportate. Anche la Siria presenta una contrazione delle produzioni, destinate per la maggior parte al mercato interno. Si osserva comunque un avvio delle esportazioni, che risultano però influenzate dall’andamento produttivo. Il Libano presenta un andamento diverso, in quanto durante il periodo di riferimento la produzione di uva da tavola è tendenzialmente diminuita; sono diminuiti anche i consumi interni, ma sono invece tendenzialmente aumentate le esportazioni. Anche l’Egitto mostra un andamento produttivo crescente dell’uva da tavola, più che raddoppiata nel ventennio esaminato, che nella quasi totalità viene destinata al mercato interno. Comincia, comunque, una corrente di esportazione con quantità che da modeste si sono portate verso livelli significativi, pari a circa 120.000 quintali annui. Tale andamento è continuato anche negli anni successivi. L’Algeria appartiene al gruppo dei Paesi con andamento produttivo in fase di contrazione e che presentano valori delle quantità di uva da tavola prodotte simili a quelle consumate. Nel ventennio dal 1986 al 2005, i valori medi flettono da 2,2 milioni di quintali fino a 1,6. La produzione è sostanzialmente tutta consumata nel paese. L’esportazione è inesistente. La Tunisia mostra nel lungo periodo un andamento in crescita della produzione di uva da tavola, con un picco nel secondo quinquennio. Tutta la produzione di uva da tavola, compreso il suo incremento, è stata utilizzata per il consumo interno; infatti, non sono segnalate esportazioni. Per il Marocco, la produzione di uva da tavola è in crescita moderata, aumentando di circa 1/3 nel ventennio esaminato, sostanzialmente destinata interamente al mercato interno; si coglie comunque, nell’ultimo quinquennio, un modesto avvio delle correnti di esportazione.
Souk di Assuan, Egitto. In questo Paese la produzione di uva da tavola è più che raddoppiata nell’ultimo ventennio ed è prevalentemente destinata al mercato interno Foto R. Angelini
Vendita di uva da tavola in un souk di Assuan, Egitto
453
mondo e mercato Uva da tavola in Africa (migliaia di quintali)
Foto R. Angelini
Produzione totale di uva Produzione di uva da tavola Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola Produzione totale di uva Produzione di uva da tavola Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola Produzione totale di uva Produzione di uva da tavola Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola Produzione totale di uva Produzione di uva da tavola Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola
Foto R. Angelini
1986-90 1991-95 EGITTO 5449 6715 4872 6006 1 12 4871 5996 ALGERIA 2789 2139 2214 1316
1996-2000
2001-05
9708 8695 17 8681
12.033 10.821 119 10.745
1832 1361
2653 1597
2214 1316 TUNISIA 958 1015 511 2640
1286
1600
1217 646
1185 756
2640
646
725
2391 2043 0 2043
2606 2227 7 2118
2733 2312 38 2294
511 MAROCCO 2208 1731 1 1731
Fonte: OIV
Serbia e Montenegro appartengono al gruppo dei Paesi con andamento produttivo fortemente crescente di uva da tavola. Dal 1991 al 2005, i valori medi annui sono passati da 355 mila quintali fino a 1,7 milioni di quintali/anno. La produzione non è sufficiente a soddisfare il consumo interno. L’esportazione riveste carattere episodico. La Moldavia ha realizzato un aumento delle proprie produzioni; infatti dal 1991 al 2005 il quantitativo di uva da tavola è stato raddoppiato, passando da 671 mila a 1,34 milioni di quintali di uva per anno. La produzione di uva da tavola è interamente utilizzata per il consumo interno, con un avvio delle esportazioni.
Uva da tavola in Serbia e Montenegro (migliaia di quintali) 1986-90 Produzione totale di uva Produzione di uva da tavola Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola Fonte: OIV
454
0 0
1991-95 4645 355 0 356
1996-2000 4305 363 2 427
2001-05 4151 1717 9 1810
nel mondo Uva da tavola nell’Est Europa (migliaia di quintali)
Produzione totale di uva Produzione di uva da tavola Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola Produzione totale di uva Produzione di uva da tavola Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola
1986-90 1991-95 MOLDAVIA 8143 0 671 0 146 525 ROMANIA 11.361 10.879 1437 1154 314 5 1123 1158
Foto R. Angelini
1996-2000
2001-05
5221 923 68 856
6055 1341 86 1260
11.785 1251 1 1284
9577 1293 2 1273
La Romania mostra un andamento produttivo di lungo periodo in leggera contrazione, destinando tutta la produzione al consumo interno, avendo perso la tradizione esportativa. L’esportazione, infatti, si è fortemente contratta, passando da 314 mila quintali del primo quinquennio a valori trascurabili nel periodo 1991-2005. Israele presenta una produzione di uva da tavola piuttosto stabile nel 1986-2000 e in forte crescita nell’ultimo periodo esaminato. Negli ultimi vent’anni la produzione è aumentata del 79%. L’uva è per la quasi totalità destinata al mercato interno; l’esportazione è invece rimasta costante nel tempo, intorno ai 60 mila quintali di uva. La Spagna manifesta, per l’uva da tavola, un andamento produttivo in calo: negli ultimi vent’anni la produzione nazionale è diminuita del 34,9%. Insieme al calo di produzione, si nota anche un minor consumo di prodotto fresco, compensato in parte da un aumento di esportazione del 18,4%. Inizia anche una certa importazione di uva da tavola, pari a quasi 300 mila quintali. La Francia presenta una produzione di uva da tavola che, a partire dal 1986 e fino al 2005, è diminuita del 55,4%; anche il consumo e l’esportazione sono diminuiti, seppur più lentamente, rispettivamente del 22,3% e del 28,9%. Continua a essere un importante Paese importatore.
Foto R. Angelini
Uva da tavola in Israele (migliaia di quintali) Produzione totale di uva Produzione di uva da tavola Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola
1986-90 903 638 45 593
1991-95 813 573 75 499
1996-2000 909 740 74 667
2001-05 1279 1147 58 1096
Fonte: OIV
455
mondo e mercato Uva da tavola in Europa (migliaia di quintali)
Foto G. Cortese
1986-90
1991-95
1996-2000
2001-05
54.889
44.031
55.582
63.541
SPAGNA Produzione totale di uva Produzione di uva da tavola
4861
3621
3127
3164
Esportazione di uva da tavola
940
904
954
1113
Consumo di uva da tavola
3930
2779
2139
2329
54.445
75.251
69.105
FRANCIA Produzione totale di uva
81.681
Produzione di uva da tavola
1299
830
920
579
Esportazione di uva da tavola
242
135
189
172
2407
2158
2074
1870
Consumo di uva da tavola
PORTOGALLO Produzione totale di uva Produzione di uva da tavola Esportazione di uva da tavola Consumo di uva da tavola
13.002
11.525
9.069
10.344
479
538
533
535
1
4
2
8
430
595
643
593
Fonte: OIV
Per il Portogallo, la produzione di uva da tavola è rimasta sostanzialmente costante; nel ventennio esaminato si registra un aumento del 27,5% di consumo di prodotto fresco. La produzione di uva da tavola è per la quasi totalità destinata al consumo nazionale; soltanto una minima parte è avviata all’esportazione. Per quanto riguarda i dati relativi all’importazione di uva da tavola, in tabella alla pagina seguente sono riportati solo i Paesi che superano i 250.000 quintali di uva all’anno mediamente nell’ultimo quinquennio esaminato, il 2001-05. Le importazioni di uva
Vale da Rosa, Ferreira do Alentejo, Portogallo
Foto L. Peres de Sousa
456
nel mondo Importazione di uva da tavola (in migliaia di quintali)
Foto R. Angelini
1986-90
1991-95
1996-2000
2001-05
Arabia Saudita
229
302
283
315
Austria
419
448
397
340
356
523
1344
2587
Belgio Cina (comprese Hong Kong & Taiwan)
961
Francia
1350
1463
1495
1529
Germania
3151
3633
3545
3274
Paesi Bassi
662
961
1143
1510
Pakistan
159
114
261
398
Polonia
36
300
740
809
Portogallo Regno Unito (UK)
19
130
227
261
1111
1198
1435
2074
Repubblica Ceca
0
160
290
444
Russia
0
161
588
1801
Spagna
9
62
176
278
Svizzera
380
382
382
353
Fonte: OIV Foto R. Angelini
da tavola mostrano un andamento diversificato fra i vari Paesi; infatti, alcuni presentano valori sostanzialmente stabili, altri in forte crescita e altri ancora in flessione. Bisogna considerare che, per congrua parte, il consumo dell’uva da tavola è condizionato dal tenore di vita delle popolazioni dei diversi Paesi; essa infatti è considerata un bene di lusso del quale fare a meno nelle situazioni di crisi o, comunque, di difficoltà economiche. Pertanto, nei Paesi consumatori non produttori di uva, è lecito attendersi valori delle importazioni influenzati dall’andamento delle economie di quei Paesi. I dati evidenziano, infatti, la forte crescita delle importazioni in Cina, capace all’incirca di raddoppiare ogni 5 anni le quantità importate, passate da 356.000 quintali all’anno mediamente nel 1986-90, fino a giungere a 2.587.000 quintali all’anno mediamente nel quinquennio 2001-05, diventando il secondo Paese importatore al mondo. E questo in una situazione di fortissima crescita della produzione interna, come già esaminato. In forte crescita sono anche le importazioni di Regno Unito, Russia, Paesi Bassi, Polonia e Repubblica Ceca. Fra i Paesi importatori di uva da tavola, tuttavia, la posizione di leader mondiale spetta alla Germania, con quantità stabilmente superiori ai 3 milioni di quintali nell’ultimo ventennio. Andamento simile presenta la Francia, con quantità all’incirca dimezzate rispetto alla Germania. 457
l’uva da tavola
mondo e mercato Mercato interno Tiziana Sarnari
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.
mondo e mercato Mercato interno Foto S. Somma
Introduzione Il mondo dell’uva da tavola da anni apre ogni campagna produttiva trovando sul tavolo i soliti problemi, tanto noti quanto di difficile soluzione. Costi di produzione troppo elevati, una domanda non sempre all’altezza delle aspettative e un’organizzazione che non tiene il passo con le crescenti esigenze del mercato, distribuzione organizzata in testa. Da sottolineare che uno dei problemi messi in luce da sempre è che la produzione di uva da tavola è caratterizzata, come gran parte del comparto ortofrutticolo italiano, da una forte frammentazione dell’offerta e questo sta diventando un ostacolo alla competitività del settore. Ne sono testimonianza i prezzi all’origine, che nella seconda metà del nuovo millennio sono risultati in flessione del 4% rispetto a quelli calcolati dal 2000 al 2004. Il mercato dell’uva da tavola, nella fase più a monte della filiera, presenta diverse forme di contrattazione tra il produttore e l’acquirente. Tra le tipologie più diffuse, per esempio, c’è la cosiddetta vendita “a corpo” o sulla pianta, dove la raccolta è a carico del compratore che di norma è un grossista. Tradizionalmente l’acquisto veniva formalizzato anche due mesi prima della raccolta. Si definiva una resa forfettaria stimata sulla base del numero di viti a ettaro e poi si definiva il prezzo da pagare al produttore. Ora, in un mercato sempre più difficile e competitivo, tali accordi ven-
Crimson Seedless
Foto R. Angelini
458
mercato interno gono perfezionati solo con poche settimane di anticipo rispetto alla vendemmia. C’è poi la clausola “franco magazzino produttore”, con la raccolta a carico di quest’ultimo, mentre all’acquirente spetta il trasporto fino al proprio magazzino. È inoltre frequente il contratto che prevede la determinazione del prezzo “franco magazzino acquirente” dove il produttore, oltre alla raccolta, provvede anche alla consegna del prodotto al magazzino di colui che acquista. Come segno dei tempi, inoltre, anche per l’uva da tavola negli ultimi anni si sta diffondendo la pratica degli accordi di filiera da parte delle insegne della distribuzione moderna nella veste di acquirente. Generalmente la controparte è rappresentata dai grossisti che hanno più capacità di aggregazione, riuscendo ad assicurare la cosiddetta massa critica, o da cooperative. Raramente tali accordi vengono stipulati direttamente con i produttori singoli proprio per il problema sollevato precedentemente dell’eccessiva frammentazione. Nell’accordo le insegne della distribuzione moderna richiedono il rispetto di una serie di parametri in termini di residui massimi ammessi, di grado zuccherino, di colorazione. Anche in questo caso possono esserci due tipologie di acquisto: una più concentrata sul prodotto di qualità e un’altra su un prodotto, sempre conforme a parametri minimi stabiliti, ma destinato alla vendita in promozione. Questo tipo di accordi, se da una lato garantiscono l’allocazione di volumi significativi di prodotto, dall’altro lasciano poco spazio
Foto R. Angelini
Vigneti in Puglia
Foto R. Angelini
459
mondo e mercato nella determinazione del prezzo di acquisto presso il grossista o la cooperative e di conseguenza anche per il produttore di uva il margine resta molto limitato. L’uva da tavola italiana ha un calendario di commercializzazione molto lungo che prende l’avvio con le uve precoci ottenute nelle serre del distretto di Mazzarrone, nella Sicilia occidentale, per poi continuare con quelle del territorio abruzzese. A queste si sostituiscono le uve precoci siciliane, ottenute in impianti coperti per l’anticipo della maturazione, seguite da quelle pugliesi. Tra fine luglio, agosto e la prima settimana di settembre si ha il massimo dell’offerta con le produzioni di pieno campo, mentre successivamente si torna alle varietà ottenute in impianti protetti da teloni per il ritardo della maturazione, così da arrivare agli ultimi stacchi in autunno inoltrato. Queste ultime uve, debi-
Foto R. Angelini
Calendario di commercializzazione delle principali varietà di uve da tavola italiane Varietà
Giugno I
II
Luglio III
I
II
Agosto III
I
II
Settembre III
I
II
III
Ottobre I
II
Novembre III
I
II
Italia Regina Regina dei vigneti Victoria Matilde Palieri Cardinal Alphonse Lavallée Black Magic Red Globe Sugraone Centennial Big Perlon Seedless (nera) Thompson Seedless Black Pearl Crimson Seedless Fonte: Elaborazioni Ismea
I, II, III indicano le decadi del mese Uva maturata senza copertura Uva ottenuta con l’anticipo o il prolungamento del periodo di commercializzazione grazie alle coperture Uva precoce ottenuta nelle serre siciliane e abruzzesi
460
III
Dicembre I
II
III
mercato interno tamente frigoconservate, possono essere immesse sui mercati almeno fino alle feste natalizie. Dall’analisi delle quotazioni all’origine si evince come, essendo l’uva da tavola un prodotto stagionale, i listini mostrino la ciclicità legata al calendario di maturazione, con il picco più elevato in giugno, quando ci sono solo le precoci, per poi ridiscendere nei tre mesi di massima offerta e, infine, risalire nuovamente in ottobre. Anche da un punto di vista geografico si evince una costante di fondo: le uve siciliane, in media, spuntano prezzi migliori rispetto a quelle pugliesi. Questo soprattutto in virtù del fatto che la Sicilia riesce a essere sui mercati in un periodo in cui c’è poca concorrenza sia con altre regioni italiane sia con Paesi esteri. La Puglia, invece, arriva sui mercati anche con varietà precoci quando il paniere dell’offerta comincia a essere più abbondante. Come già accennato gli ultimi anni non sono stati particolarmente favorevoli ai produttori di uva da tavola italiana. I listini all’origine, secondo rilevazioni Ismea, si sono attestati intorno a 0,58 euro al chilo, con raccolta prevalentemente a carico del produttore, e nel 2008 tale valore è sceso a 0,54, mentre agli inizi del nuovo millennio si arrivava anche a 0,65. Anche per il 2009 il mercato dell’uva da tavola italiana mostra delle criticità piuttosto preoccupanti. Da rilevazioni Ismea, infatti, risulta che nei mesi di luglio, agosto e settembre, il cuore della campagna di raccolta delle uve da mensa italiane, i listini hanno perso circa l’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A questo si aggiunga che i costi di produzione sono aumentati deprimendo ulteriormente i margini dei produttori. L’inizio della campagna, peraltro, sembrava abbastanza buono. La produzione veniva stimata in lieve calo rispetto a 1,4 milioni di tonnellate del 2008 e la stagione calda sembrava ottimale per il consumo
Foto S. Somma
Vigneto di uva Italia coperto al germogliamento
Foto S. Somma
Prezzi medi all’origine delle uve da tavola in Italia (€/kg) 2004
2005
2006
2007
2008
Italia
0,43
0,53
0,44
0,55
0,54
Victoria
0,47
0,53
0,84
0,89
0,81
Red globe
0,3
0,49
0,35
0,33
0,42
Cardinal
0,86
0,54
1,12
0,45
0,5
Matilde
0,64
1,05
0,81
0,59
0,72
Uve apirene
0,62
0,74
0,79
0,8
0,83
Media*
0,52
0,53
0,63
0,57
0,56 Germoglio con grappoli in prefioritura
*Media ponderata; prezzi con raccolta prevalentemente a carico del produttore Fonte: rete di rilevazione Ismea
461
mondo e mercato del prodotto. Il mercato dei mesi seguenti, però, non è risultato all’altezza delle aspettative. La domanda della grande distribuzione è stata sempre molto concentrata sul ribasso dei prezzi di acquisto, tanto da indurre molti produttori a non vendere. In periodo di crisi economica, del resto, il prezzo diventa una variabile fondamentale. Quotazioni delle principali varietà italiane Il panorama ampelografico italiano è forse il più ricco rispetto a quello degli altri grandi Paesi produttori di uva da tavola. Negli ul-
Principali* vitigni di uva da tavola per superficie investita (ettari) 2000
1990
Var 2000/1990 (%)
Quota 2000 (%)
Quota 1990 (%)
Totale
39.975,11
67.105,56
–0,404295114
1
1
Italia B.
21.514,91
36.900,51
–0,416948167
0,53820765
0,54988752
Victoria B.
3968,35
-
+****
0,099270521
0
Regina B.
3539,78
12.590,6
–0,718855337
0,0885496
0,187623797
Red Globe Rs.
1148,95
-
+****
0,028741634
0
Cardinal N.
1105,49
3383,13
–0,673234549
0,027654458
0,050415048
Matilde B.
888,05
-
+****
0,022215073
0
Michele Palieri N.
764,53
-
+****
0,019125151
0
Lattuario nero N.
613,33
407,44
0,505325938
0,015342797
0,006071628
Primus B.
477,88
1770,78
–0,730130225
0,011954439
0,026387977
Baresana B.
341,07
455,56
–0,25131706
0,008532059
0,006788707
Regina dei vigneti B.
289,19
6119,52
–0,952743026
0,007234252
0,091192444
Moscato d’Amburgo N.
257,56
385,32
–0,331568566
0,006443009
0,005741998
Pizzutello bianco B.
252,29
174,83
0,443058972
0,006311177
0,002605298
Sugraone B.
248,1
-
+****
0,006206362
0
Alphonse Lavallée N.
218,32
877,13
–0,751097329
0,005461398
0,013070899
Panse precoce B.
165,75
793,38
–0,791083718
0,00414633
0,011822865
Zibibbo B.
128,97
416,02
–0,689990866
0,003226258
0,006199486
Isabella N.
127,41
-
+****
0,003187233
0
Black Pearl N.
123,06
-
+****
0,003078416
0
Ruby Seedless N.
106,12
-
+****
0,002654652
0
*Vitigni con superfici superiori ai 100 ettari nel 2000; +****, la variazione percentuale è superiore al 100%. Fonte: Elaborazione Ismea su Censimenti Istat 2000 e 1990
462
mercato interno timi anni, soprattutto, si è assistito a una trasformazione varietale che ha portato ad avere molti più impianti di uve precoci, come la Victoria, o di uve senza semi. Queste ultime sono destinate essenzialmente al mercato straniero in quanto il consumatore italiano è ancora orientato verso le varietà con semi. L’uva Italia resta, comunque, la varietà più diffusa e di conseguenza quella che detta di gran lunga le tendenze del mercato. Il prezzo di vendita all’origine di questa varietà nel 2008 è stato di 0,54 euro al chilo, in leggera flessione rispetto all’anno precedente, mentre le annate peggiori sono state il 2004 e il 2006 quando si è scesi sotto la soglia di 0,45 euro al chilo. Le quotazioni più elevate sono quelle raggiunte dalle uve precoci di cui la Victoria è la principale e dalle uve senza semi. La prima ha prezzi all’origine mediamente più alti delle altre proprio per il periodo in cui è presente sui mercati. Negli ultimi anni i listini medi all’origine hanno mostrato, a differenza delle uve in generale, un trend crescente e solo in stagioni molto difficili hanno toccato valori al di sotto dei 60 centesimi al chilo. Tra il 2006 e il 2008, pur con le oscillazioni congiunturali, tale valore è stato superiore a 80 centesimi al chilo. Da tenere in considerazione che, soprattutto a esordio campagna, tale varietà spunta prezzi all’origine che superano abbondantemente 1 euro al chilo. Il 2009 è stato uno degli anni difficili per la varietà Victoria perché, per motivi legati a eventi atmosferici, l’anticipo produttivo non è avvenuto secondo il calendario consueto e il grosso dei volumi è arrivato sui mercati italiani ed esteri in concomitanza con altre produzioni e questo ne ha depresso i listini. Anche per le varietà senza semi
Foto S. Somma
Matilde
Foto R. Angelini
463
mondo e mercato si osserva nel corso del tempo una tendenza alla crescita dei listini e questo è legato essenzialmente ai mercati di destinazione, cioè quelli del Nord Europa, che hanno una domanda molto dinamica. Queste varietà, come la Victoria, a inizio campagna soprattutto riescono a ottenere prezzi alla produzione superiori a 1 euro al chilo. Mediamente, comunque, le quotazioni si stabilizzano intorno a 0,80 euro.
Foto S. Somma
Formazione del prezzo nelle tre fasi di scambio: origine, ingrosso e dettaglio L’andamento ciclico dei prezzi all’origine è traslato in modo praticamente analogo nelle due fasi successive della filiera: ingrosso e dettaglio. Naturalmente le ultime due curve si posizionano su livelli nettamente superiori. Da sottolineare che negli ultimi cinque anni a una lieve flessione dei prezzi all’origine ha fatto seguito un’altrettanto lieve caduta dei prezzi all’ingrosso a fronte di una costante crescita dei prezzi al consumo, interrotta solo nel 2008. In cinque anni i listini finali dell’uva da tavola sono cresciuti di circa il 6% annuo. Secondo dati dell’Osservatorio prezzi ortofrutta Ismea/MiPAAF si evince che il consumatore trova il prodotto a prezzi mediamente tre volte superiori rispetto a quelli che sono entrati nelle tasche dei produttori. Ragionando in termini di media annuale, se i produttori nell’ultimo quinquennio hanno avuto 0,58 euro al chilo il consumatore finale ha pagato 1,88 euro. Analizzando nel dettaglio le tre fasi di scambio e l’incidenza di ognuna di esse rispetto al prezzo finale, fatto quindi 100 quest’ultimo, si osserva come la produzione sia la fase che si aggiudica la fetta
Vigneto a Y a Castellaneta (TA) Foto S. Somma
Dinamica dei prezzi nelle tre fasi di scambio Vigneto coperto con reti antigrandine Foto S. Somma
3,5 3 2,5 2 1,5 1
Origine Giovane impianto nel Metapontino
Ingrosso
Set
Giu 2009
Set Nov Giu 2008 Ago Ott
Giu 2007
0
Lug 2004 Set Nov Lug 2005 Set Nov Giu 2006 Ago Ott
0,5
Dettaglio
Fonte: Ismea-MiPAAF/Osservatorio prezzi Ortofrutta e Infomercati/Ministero Sviluppo Economico/ Osservatorio prezzi e tariffe
464
mercato interno Incidenza di ogni fase di scambio nel prezzo al consumo Foto R. Angelini
100% 20%
22%
23%
24%
53%
44%
46%
47%
34%
31%
25%
27%
2005 Ingrosso
2006 Dettaglio
2007
2008
80% 60%
30%
44%
40% 20% 0% Origine
27% 2004
Fonte: Ismea-MiPAAF/Osservatorio prezzi Ortofrutta e Infomercati/Ministero Sviluppo Economico/ Osservatorio prezzi e tariffe
minore. Tale quota, che nell’ultimo quinquennio è stata mediamente del 31%, in alcuni anni è scesa addirittura sotto la soglia del 30%, riducendo ulteriormente il guadagno dei produttori. Nel settore dell’uva da tavola, la fase che incide maggiormente è l’ingrosso, con una quota che a volte supera il 50% e che risulta superiore al 40% registrato mediamente per l’intero comparto nazionale della frutta e degli agrumi. Le cause di queste dinamiche, senza dover parlare di fenomeni speculativi, si basano sul presupposto che nella fase all’ingrosso, in genere, si colloca tutta una serie di operazioni post-raccolta. Per la sua conformazione morfologica l’uva da tavola mal si presta a una lavorazione meccanizzata, per cui tutte le operazioni dalla selezione al confezionamento sono effettuate manualmente, con un naturale innalzamento dei costi. A questo si aggiunga il packaging, sempre più diversificato a seconda dell’acquirente finale e sempre più costoso. Negli ultimi anni, infatti, ogni insegna della GDO ha ideato una propria confezione per l’uva da tavola, per cui ogni fornitore deve attenersi alle specifiche richieste. Cassa, spugna, separatore di grappoli e il necessario corredo per l’imballaggio arrivano a incidere anche per 30 o 40 centesimi di euro ogni chilo di uva. Sono a carico del confezionatore, inoltre, anche le certificazioni secondo i diversi protocolli richiesti dalle insegne della distribuzione organizzata. Altra voce particolarmente pesante è il trasporto, voce importante visti i rincari dei carburanti soprattutto del 2008.
Foto R. Angelini
Lavorazione dell’uva da tavola
465
mondo e mercato Alla sezione ingrosso si devono inoltre imputare anche tutte le provvigioni necessarie per l’intermediazione nelle vendite fino al distributore finale. Come già evidenziato, infatti, di norma i buyer delle catene distributive chiudono i contratti direttamente con i grossisti e non con i produttori, troppi e con una non adeguata massa critica. Nel 2009, così come la fase all’origine, anche l’ingrosso e il dettaglio, secondo rilevazioni Ismea, hanno visto scendere i propri listini. Il mercato all’ingrosso è sceso del 4% su base annua, mentre al dettaglio le perdite sono state tra il 4% di luglio e il 10% di agosto.
Foto S. Somma
Consumi L’uva da tavola italiana vive ormai da tempo una situazione di stallo dei consumi. Negli ultimi anni, infatti, secondo i dati da bilancio di approvvigionamento, i volumi destinati al mercato interno sono di poco superiori alle 700 mila tonnellate su una produzione che si attesta intorno a 1,4 milioni di tonnellate. Nel 2008, peraltro, tale soglia era stata ampiamente superata e si era attestata alle 720 mila tonnellate, con un incremento del 9% su base annua. Tra i problemi sollevati dai produttori non c’è solo quindi la questione prezzi, considerati generalmente poco remunerativi, ma soprattutto la poca dinamicità della domanda interna, in uno dei Paesi leader nella produzione e commercializzazione di questo
Conegliano 199
Foto R. Angelini
466
mercato interno prodotto. Si sente quindi la necessità da parte di tutta la filiera di una maggior promozione del prodotto e una sua giusta riallocazione nel paniere della spesa degli italiani. Questa non è certo una cosa semplice perché il consumo di uva avviene in un periodo dove l’offerta, anche di altre varietà di frutta, è molto ampia.
Foto S. Somma
Consumo delle famiglie Dai dati Ismea/Nielsen, emerge che l’uva da tavola nel corso degli anni ha vissuto ben poco la destagionalizzazione dei consumi. Il massimo degli acquisti continua a registrarsi, infatti, nel periodo tra agosto e ottobre, mentre tra maggio e luglio, i mesi coperti dalle uve precoci, i volumi si presentano molto variabili e fortemente dipendenti dall’andamento climatico. Infatti il gradimento di questo prodotto sembra strettamente legato alla presenza di alte temperature. Nell’uva c’è quindi poco consumo nel periodo cosiddetto di controstagione, gennaio-aprile, e ne è testimonianza il quantitativo limitato di importazioni dai Paesi dell’emisfero australe, che producono appunto nel periodo diametralmente opposto a quello italiano e, più in generale, dai Paesi del bacino del Mediterraneo. Limitando l’analisi ai consumi delle famiglie (l’indagine, effettuata con il metodo Home-scanning, si basa su un campione di 9000 famiglie; sono esclusi, quindi, i consumi nelle seconde case, nelle comunità e nel canale Horeca), dai dati Ismea/Nielsen emerge che l’uva da tavola nel corso degli anni ha vissuto ben poco la desta-
Dawn Seedless
Foto R. Angelini
467
mondo e mercato gionalizzazione dei consumi. La famiglia tipo che acquista uva da tavola è quella formata da 2 o 3 componenti. Queste due categorie, infatti, coprono oltre il 50% dell’intero consumo domestico. Di contro si osserva come l’uva da tavola entri con minor frequenza e in minor quantità nella busta della spesa delle famiglie più numerose. Appena l’8% del consumo viene effettuato dai nuclei familiari con 5 o più persone. Analizzando i dati da un punto di vista geografico si evince che nel corso dell’ultimo quinquennio il consumo di uva da tavola non è cambiato molto. Gli acquisti sono concentrati per lo più al Sud, con una percentuale che oscilla tra il 34 e il 37%. Tale dato è del tutto naturale visto che il Sud, e più in particolare la Puglia e la Sicilia, è la zona d’elezione per la produzione di uva da tavola italiana. In quanto a consumi, seguono le regioni del Nord-Ovest della Penisola, con una quota che si attesta stabilmente al 27%. Passando dall’analisi dei volumi a quella della spesa per uva da tavola, si evidenzia la riduzione della distanza tra la prima area per consumo in volume e la seconda. Nell’Italia nord-occidentale, infatti, si spendono mediamente per uva da tavola circa 61 milioni di euro, il 29% dei 212 milioni spesi nell’intera Penisola. La quota di spesa, invece, appannaggio del Sud è del 30%. Facendo un’analisi sui dati assoluti si osserva come il consumo domestico di uva da tavola sia abbastanza irregolare e le cause possono essere svariate. Oltre all’andamento climatico, infatti, la domanda può essere condizionata dal livello dei prezzi, dalla qualità o dalla concorrenza con altra frutta di stagione. Altro aspetto da analizzare è quello relativo ai canali di acquisto dell’uva da tavola da parte dei consumatori finali. Anche nel settore dell’uva da tavola, come in tutto l’agroalimentare, la grande distribuzione sta guadagnando quote rilevanti di
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Ripartizione degli acquisti domestici in quantità per canale distributivo (2008)
6% 20%
20%
Ipermercati Supermercati Libero servizio Hard discount
18%
30% 2% 4%
Differenti modalità di confezionamento e presentazione del prodotto
Fonte: Ismea/AcNielsen
468
Mercati rionali Alimentari tradizionali Altri
mercato interno mercato diventando sempre più il punto di riferimento per chi va a fare la spesa. Nel 2008, infatti, il 49% è stato acquistato dalle famiglie in iper e supermercati, mentre solo nel 2004 tale quota era del 42%. Se a super e ipermercati si aggiungono anche gli hard discount, la fetta di mercato sale oltre il 50%. In soli cinque anni, quindi, i format di distribuzione moderna hanno fatto dei notevoli passi in avanti a discapito della distribuzione tradizionale e dei mercati rionali. Pur restando, infatti, radicata l’abitudine ad approvvigionarsi di uva presso tali canali, dal 2004 al 2008 la quota di uva venduta nei negozi tradizionali, compresi quindi i “frutta e verdura”, è passata dal 23 al 20%, mentre i mercati rionali hanno perso il 4% passando dal 22 al 18%. Spostando l’analisi dai volumi acquistati alla spesa delle famiglie, si evidenzia che nei due principali format della grande distribuzione si concentra il 51% del totale speso per l’acquisto di uva da tavola nel 2008, mentre cinque anni prima tale quota era pari al 46%. Anche in questo caso sono stati i mercati rionali e i negozi tradizionali a cedere la quota maggiore di mercato. Nel primo caso si è passati dal 18 al 16%, mentre nel secondo caso dal 20 al 18%. In flessione anche la spesa nei discount. In termini di valore medio degli acquisti, peraltro, i format della distribuzione moderna presentano livelli superiori a quelli degli altri due canali più tradizionali.
Foto S. Somma
Blush Seedless
Foto R. Angelini
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l’uva da tavola
mondo e mercato Mercato estero Giuseppe Lamacchia
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.
mondo e mercato Mercato estero Introduzione La produzione italiana di uva da tavola, come noto, oltre a soddisfare abbondantemente il fabbisogno interno, da decenni garantisce significativi flussi export. Un fenomeno, quello delle esportazioni, che rappresenta tuttora, più che una necessità, una vera e propria tradizione, legata al successo di alcune varietà storiche come Regina, prima, Italia e Victoria successivamente che, grazie alle loro caratteristiche morfologiche e organolettiche, hanno conquistato il gusto dei consumatori internazionali. A partire dagli anni ’60, il fenomeno ha conosciuto infatti una rapida evoluzione in virtù delle buone opportunità commerciali che scaturivano dalla domanda, allora in espansione, proveniente dai principali Paesi del Nord Europa, che contribuì a creare vere e proprie specializzazioni, soprattutto nelle principali regioni produttrici, in particolare in Puglia e in Sicilia. L’export, quindi, per l’uva da tavola, non è da considerarsi un fenomeno legato alla gestione delle eccedenze ma, al contrario, un fattore che ha determinato una lunga stagione di crescita degli investimenti produttivi, realizzati, specie fino agli anni ’80, di pari passo con l’evoluzione della domanda internazionale e dei consumi interni. Negli anni ’90, i volumi dell’export hanno subito fluttuazioni molto ampie, comprese tra le 450.000 t e le 650.000 t, con forti differenze tra un anno e l’altro, e conseguenti ricorrenti crisi delle vendite a tutto svantaggio delle quotazioni medie, rimaste per almeno un decennio compresse tra 0,55 e 0,80 €/kg. Un segnale evidente della graduale ma inesorabile perdita di importanza del sistema tradizionale di vendita basato sui mercati
Magazzino di lavorazione in Puglia
Evoluzione del prezzo medio (e/kg) dell’uva da tavola esportata (1991-2008)
• 2000 - 0,83 • 2001 - 0,89 • 2002 - 0,93 • 2003 - 0,92 • 2004 - 0,84 • 2005 - 0,92 • 2006 - 0,95 • 2007 - 1,15 • 2008 - 1,13
700.000.000 600.000.000 500.000.000 400.000.000 300.000.000 200.000.000 100.000.000 0
1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
• 1991 - 0,65 • 1992 - 0,59 • 1993 - 0,55 • 1994 - 0,65 • 1995 - 0,77 • 1996 - 0,61 • 1997 - 0,80 • 1998 - 0,74 • 1999 - 0,72
Evoluzione dell’export italiano di uva da tavola (1991-2008)
Valore ()
Volume (kg)
Fonte: Elaborazione su dati Istat
470
mercato estero all’ingrosso, non più in grado di gestire con profitto e continuità, come un tempo, volumi a volte notevoli di prodotto, spesso spedito senza programmazione alcuna. Tale sistema iniziava a cedere in maniera importante il passo al rapido avanzare della GDO, specie nel mercato di maggiore riferimento, il mitico mercato tedesco, dopo essersi affacciato con maggiore evidenza nei Paesi scandinavi e nord-europei. Dopo le annate record registrate nel 2000 e nel 2001, in cui si sono sfiorate le 700.000 tonnellate, a partire dal 2002, a oggi, i volumi export sembrano essersi stabilizzati su livelli quasi costanti tra le 450.000 e le 515.000 t, con oscillazioni massime, tra un anno e l’altro, di sole 50.000-60.000 t. Un dato che può essere interpretato in vari modi ma che, a giudicare dal progressivo incremento delle quotazioni unitarie, si può valutare positivamente. Si inizierebbero a raccogliere, infatti, i risultati di investimenti realizzati da produttori e operatori commerciali, volti ad assecondare le tendenze della domanda internazionale, e in particolare dalla GDO e a perseguire politiche di riduzione e razionalizzazione della produzione a favore delle zone più vocate. Elevazione degli standard qualitativi, incremento delle produzioni certificate e ottenute da produzione IGP, integrata e bio, riconversione varietale con maggiore apertura alle cultivar apirene, ampliamento del calendario di commercializzazione, diversificazione dei mercati di destinazione, organizzazione logistica, sviluppo di piattaforme distributive, packaging accurato e accattivante: queste sono alcune tra le scelte che sicuramente hanno contribuito a migliorare il livello dell’offerta. Ovviamente, con l’aumentare dei servizi annessi al prodotto, lievitano anche i costi di produzione che spesso incidono fortemente sulla redditività della coltura,
Controllo della qualità dell’uva oggetto di frigoconservazione prima della spedizione
Linea di lavorazione di uva da tavola
471
mondo e mercato tanto da rendere l’export, in molte occasioni, un falso mito. Oltre all’evoluzione tecnica e organizzativa, in una ventina di anni, molto è cambiato anche nella geografia dell’export, spinti da avvenimenti anche importanti, quali, per esempio, la caduta del muro di Berlino, l’abbattimento delle barriere intracomunitarie del 1992 e il progressivo allargamento dell’Ue da 15 membri agli attuali 27. Fattori non trascurabili che hanno inciso positivamente sulla circolazione delle merci e sulla semplificazione dei controlli sia di qualità sia fitosanitari. L’uva da tavola, come noto rientra ancora nella short list di prodotti ortofrutticoli per cui sono ancora in vigore specifiche Norme di commercializzazione, la cui applicazione ha senz’altro favorito la crescita qualitativa e la competitività sui mercati internazionali. Sin dagli anni ’60, l’applicazione delle norme di qualità ha interessato esclusivamente i flussi export che subivano severi controlli, per lungo tempo affidati all’I.C.E., Ente costituito sin dagli anni ’20 proprio per favorire l’export attraverso il miglioramento degli standard dei prodotti agricoli, in particolare ortofrutticoli. Le esportazioni attualmente riguardano circa un terzo della produzione complessiva, stimata annualmente intorno a 1,5 milioni di tonnellate. Questa importante propensione all’export, consente all’Italia di vantare una bilancia commerciale nettamente positiva, in quanto le importazioni, sia pure in costante crescita, nel 2008 sono ammontate complessivamente a sole 19.342 t, per un valore di 30,8 milioni di euro. Nel 2008, infatti, l’export italiano di uva da tavola è risultato pari a 501.757 t, per un valore complessivo di oltre 566 milioni di euro e il surplus commerciale che ne è derivato è stato pari a 524.768 milioni di euro in valore e 476.635 t in volume.
Uva senza semi di I categoria confezionata in buste per il mercato nord-europeo
Evoluzione dell’import italiano di uva da tavola (1998-2008) Evoluzione del prezzo medio (e/kg) dell’uva da tavola importata (1998-2008)
• 1998 - 1,71 • 1999 - 1,28 • 2000 - 1,34 • 2001 - 1,50 • 2002 - 1,52 • 2003 - 1,46
45.000.000 40.000.000 35.000.000 30.000.000 25.000.000 20.000.000 15.000.000 10.000.000 5.000.000 0
• 2004 - 1,36 • 2005 - 1,48 • 2006 - 1,46 • 2007 - 1,54 • 2008 - 1,65
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Valore ()
Volume (kg)
Fonte: Elaborazione su dati Istat
472
mercato estero Da notare che l’import, oltre a soddisfare la domanda interna durante l’inverno e la primavera, a causa della progressiva destagionalizzazione dei consumi, viene utilizzato in parte per fini commerciali, quale import strategico, per anticipare la campagna di commercializzazione specie nei circuiti internazionali, sin dal mese di maggio, proseguendo, a seconda delle campagne, anche fino a tutto luglio. Nell’ultimo decennio, il commercio estero dell’uva da tavola italiana è stato caratterizzato da un andamento altalenante, per quanto riguarda sia il volume sia il valore. Le cause sono sicuramente riconducibili a una serie di variabili che hanno concorso a determinare periodiche fluttuazioni, contraddistinte da incrementi o flessioni, a volte repentini e inattesi. Alla base, sicuramente le note motivazioni strutturali che fanno capo alle caratteristiche della domanda internazionale, contraddistinta da sempre maggiore concentrazione a cui si contrappone un’offerta sempre di maggiore qualità e solidità, ma ancora piuttosto frammentata. Questo aspetto rappresenta un limite importante nella gestione dei volumi di produzione che di anno in anno si rendono disponibili, specie nella annate caratterizzate da maggiore produzione o da crisi delle vendite. Da un’attenta analisi, però, tutti gli addetti ai lavori sono concordi nell’affermare che le oscillazioni dell’export, sia in volume sia in valore, dipendono strettamente, oltre che dalla disponibilità complessiva del prodotto, soprattutto dalla qualità percepita dai consumatori esteri, sempre più competenti ed esigenti. L’uva da tavola è divenuta oramai un prodotto destagionalizzato e tutti i principali Paesi non produttori sono abituati a trovarla negli scaffali tutto l’anno con caratteristiche qualitative molto standardizzate e sempre più elevate, per via della crescente concorrenza internazionale che coinvolge tutte le principali realtà produttive degli emisferi Nord e Sud. Questi aspetti sono stati percepiti dal mondo della produzione, che specie negli ultimi anni ha saputo evolversi, evitando così l’esclusione dai principali circuiti, soprattutto quelli caratterizzati da maggiore competitività e redditività. La recente forte spinta verso la diversificazione varietale, con particolare riferimento alle varietà senza semi (seedless), rappresenta uno dei segnali della capacità del nostro sistema di sapersi evolvere, non solo per soddisfare la tendenza dei gusti e degli orientamenti dei consumatori, ma anche di rispondere all’esigenza di ampliare al massimo il calendario di commercializzazione, affrontando e spesso vincendo la sfida con la concorrenza internazionale. Se la commercializzazione dell’uva da tavola italiana fosse dipesa quasi esclusivamente dal mercato interno, a nostro avviso l’offerta sarebbe rimasta tuttora ben ancorata alle varietà tradizionali con seme e non si sarebbe sviluppata sufficientemente neanche sotto il profilo della presentazione e della selezione.
Tra la frutta estiva e autunnale l’uva rappresenta il prodotto export di punta per la frutticoltura meridionale
Uva appena raccolta e pronta per le operazioni di lavorazione in magazzino
Supermercato tedesco in febbraio
473
mondo e mercato Le succitate norme di commercializzazione, benché obbligatorie in tutto il territorio comunitario, in Italia furono applicate per lungo tempo solo per l’export, e ciò contribuì a creare due vere e proprie classi di operatori commerciali: internisti ed esportatori, con filosofie distinte di lavoro. I primi erano impegnati prevalentemente a puntare su tradizione e qualità, intesa soprattutto come colorazione, maturazione e sapore accentuati, magari senza badare troppo a selezione degli acini e dei grappoli, e al packaging. I secondi, invece, impostavano la loro attività trattando grandi volumi e prodotto con caratteristiche diverse, a seconda dei mercati, in possesso di maturazione e colore generalmente poco evidenti, confezioni più accurate ed etichettate. Solo in taluni mercati esteri, tra l’altro, alcuni dei quali molto vicini se non confinanti con l’Italia, quali, per esempio, Francia e Svizzera, i gusti dei consumatori si avvicinavano a quelli italiani, così molti internisti hanno iniziato a mutare e divenire, pian piano, anche esportatori. La tendenza dei consumi nel tempo ha favorito la commercializzazione di uva più dolce grazie sia allo stimolo proveniente dalla GDO, sensibile agli orientamenti dei clienti, sia dalla modifica in tal senso intervenuta nelle Norme di Commercializzazione, le quali hanno elevato tutti i parametri minimi precedentemente previsti. Si deve inoltre proprio alla crescente domanda estera di uve apirene la significativa graduale riconversione varietale in atto, più vicina alle tendenze dei mercati nord-europei. L’uva da tavola è sicuramente da considerarsi tra i prodotti ortofrutticoli più esigenti dal punto di vista pedoclimatico, prova ne è che la sua produzione, in Italia, è concentrata in sole due regioni (Puglia, 70%, e Sicilia, 25%).
Indici minimi di maturazione previsti dalle Norme di Commercializzazione
• Il succo degli acini deve presentare
un indice di rifrazione corrispondente almeno a: – 12° Brix per le varietà Alphonse Lavallée, Cardinal e Victoria – 13° Brix per tutte le altre varietà con semi – 14° Brix per tutte le varietà senza semi
• Tutte le varietà devono inoltre
presentare un rapporto zuccheroacidità soddisfacente
Dinamica dell’export italiano di uva da tavola su base mensile (media 2006-2008) Dinamica del prezzo medio (e/kg) di uva da tavola su base mensile (media 2006-2008)
• Maggio - 1,51 • Giugno - 2,03 • Luglio - 1,43 • Agosto - 1,10 • Settembre - 0,98
140.000.000 120.000.000 100.000.000 80.000.000 60.000.000 40.000.000 20.000.000 0
• Ottobre - 1,02 • Novembre - 1,05 • Dicembre - 1,07 • Gennaio - 1,20
Mag
Giu
Lug
Ago
Valore () Volume (kg) Fonte: Elaborazione su dati Istat
474
Set
Ott
Nov
Dic
Gen
mercato estero La produzione nelle aree più tipiche consente di ottenere ottimi risultati grazie alla sapiente applicazione di tecniche di produzione volte a contrastare gli inevitabili fenomeni climatici indesiderati, prolungare il calendario di commercializzazione e a conservare più a lungo le migliori caratteristiche qualitative, salvaguardando, per quanto possibile, la freschezza. L’attuale assetto produttivo vede un calendario di commercializzazione ancora fortemente concentrato in pochi mesi, determinando ricorrenti criticità specie in settembre e ottobre. Il ripresentarsi di anomalie climatiche anche all’interno delle aree più vocate, può generare situazioni tali da creare ripercussioni che incidono sulla qualità del prodotto oltre che, in alcuni casi, sulla sua disponibilità in termini di volumi, influenzando così, direttamente o indirettamente, i flussi verso i Paesi di destinazione. In alcune annate particolari, gli effetti sull’export causati dalle eccezionali precipitazioni piovose, in regioni tradizionalmente siccitose quali, appunto, Puglia e Sicilia, possono rivelarsi particolarmente penalizzanti. Eccessi idrici e persistente umidità nei vigneti si traducono molto spesso, specie se intervenuti nella delicata fase di maturazione, in insorgenza incontrollata di fisiopatie, in particolare lesioni agli acini, che determinano declassamento qualitativo, insorgenza di patologie e conseguente riduzione della resistenza ai trasporti e della shelf-life e, conseguentemente, forte riduzione dell’export. Questi aspetti, più di altri, possono incidere in modo significativo sull’evoluzione dei flussi e sul loro valore. In queste situazioni, risulta rischioso infatti non solo affrontare spedizioni oltremare (15-21 giorni), ma anche verso il continente europeo (24-72 h), dove è diretta la quasi totalità dell’intero export nazionale (dati ultimo triennio). Annate come il 1997, 2001, 2007 e 2008, invece, per via del verificarsi di situazioni climatiche spiccatamente mediterranee, con l’estate e parte dell’autunno prevalentemente siccitosi, hanno consentito a gran parte del prodotto di raggiungere notevoli livelli qualitativi, in termini sia di sapore e colore sia di tenuta commerciale, caratteristiche queste che hanno permesso di spingere le spedizioni per buona parte dell’autunno, in molti Paesi, con esiti positivi sui consumi. In altre campagne, invece, come per esempio 1995, 1998 e 2005, in cui il verificarsi di condizioni climatiche non ideali ha inciso sulla qualità media, i flussi export sono risultati compromessi, determinando anche una riduzione nel numero dei Paesi di destinazione e contrazione delle spedizioni più remote.
Uva pugliese della varietà Victoria confezionata in imballaggio tradizionale
Evoluzione dell’export Nel campo dell’ortofrutta, grazie all’affermarsi del fenomeno della globalizzazione, i mercati internazionali sono stati sempre più caratterizzati dalla crescente pressione dell’offerta, proveniente anche da Paesi più lontani.
Black Magic rappresenta una varietà con semi, dotata di buona precocità, in grado di ampliare il calendario di commercializzazione
475
mondo e mercato I mercati tradizionali dell’Europa occidentale, come la Germania, che hanno svolto un ruolo di primo piano nei consumi e quindi nell’import, sono stati sempre più interessati dall’arrivo di volumi crescenti di prodotto spesso eccedenti la domanda. Ciò ha determinato ricorrenti cali delle quotazioni di mercato, con perdita di appeal sotto il profilo della convenienza economica, in un primo tempo per il prodotto di massa, ma in seguito anche per quello di livello qualitativo più elevato. Questo fenomeno, in atto oramai da diversi anni anche per l’uva da tavola, ha stimolato strategie commerciali tese alla diversificazione dei mercati. Il primo effetto si è reso evidente con un deciso spostamento a est del baricentro dei flussi dai mercati tradizionali dell’Europa occidentale verso i Paesi dell’Europa orientale, che hanno assunto nell’ultimo decennio un ruolo sempre più importante nel panorama commerciale, almeno sotto il profilo dei volumi. Rifornire i Paesi dell’Europa dell’Est comporta un sicuro abbattimento di onerosi costi, trattandosi in generale di mercati meno esigenti specie in fatto di qualità (spesso è accettata anche la II categoria), packaging (molti addobbi non sono richiesti) e servizi (le certificazioni sono spesso solo facoltative). Contestualmente, grazie anche al miglioramento delle tecniche di conservazione e di trasporto, si è assistito a una crescita dei flussi verso altri continenti, alla ricerca di mercati più remunerativi, accettando la sfida del maggiore rischio potenziale che implicano spedizioni via container della durata di anche 2-3 settimane. Nonostante queste tendenze in atto, il mercato di principale riferimento rimane l’Europa, dove confluisce mediamente circa il 99% dell’intero export, con una rimanente parte del solo 1% destinata al resto del mondo. Nelle annate favorevoli, però, a dimostrazione della forte influenza della qualità del prodotto sui flussi verso mete più remote, si è as-
1991
5%
1% 2%2% 2% 2% 3%
5% 6%
47% 25%
2008
22% 3% 3% 4%
25%
13% 4%
5%
5%
5%
11%
Germania
Norvegia
Francia
Polonia
Belgio e Lussemburgo
Spagna
Austria
Rep. Ceca
Svizzera
Russia
Regno Unito
Romania
Paesi Bassi
Belgio
Svezia
Altri
Evoluzione dell’export italiano di uva da tavola per area geografica: extra Ue/Ue (2006-2008) 600.000.000 500.000.000 400.000.000 300.000.000 200.000.000 100.000.000 0
Danimarca Fonte: Elaborazione su dati Istat
Evoluzione dell’export italiano di uva da tavola: quote di mercato (in volume) dei principali Paesi di destinazione
Extra UE Extra UE Valore Volume € kg 2006
UE UE Valore Volume € kg 2007
Fonte: Elaborazione su dati Istat
476
2008
Mondo Mondo Valore Volume € kg
mercato estero sistito a interessanti incrementi dell’export verso gli altri continenti, con quote anche doppie o triple rispetto alle annate sfavorevoli. Esempio emblematico il 2001, quando le stesse hanno raggiunto il 2,9% in valore e il 2% in volume, sul totale. Questi fenomeni hanno comportato una notevole spinta verso il raggiungimento di un sempre maggiore numero di Paesi esteri. Una conquista importante frutto di una precisa scelta strategica, dettata dalla necessità di decongestionare il principale mercato di riferimento, quello tedesco, che ha sempre condizionato, nel bene e nel male, l’intero mercato estero dell’ortofrutta italiana. All’inizio degli anni ’90, l’uva italiana veniva spedita in poco meno di una trentina di Paesi, prevalentemente della Comunità Europea a 15 (85%), circa la metà dell’export era destinato in Germania (47%), un quarto raggiungeva la Francia (25%), mentre la rimanente parte (28%) era diretta in altri 26 Paesi, prevalentemente dell’Ue-15 (48%); la Polonia, oggi nostro terzo partner, iniziava a incrementare gli acquisti ma era ancora al 14° posto della graduatoria dei migliori clienti, mentre erano del tutto assenti Paesi come Russia e Romania, oggi tra i primi dieci migliori partner, specie in volume. Attualmente (dati 2008), verso l’Unione europea confluisce una quota simile (86%), ma distribuita su 27 Paesi; la Germania rappresenta solo un quarto delle vendite destinate all’estero (25%), i flussi verso la Francia si sono sensibilmente ridotti (13%), tanto che, sommate, le quote relative ai due principali mercati rappresentano il 38% del volume complessivo, mentre il restante 62% viene distribuito in oltre 60 Paesi, molti dei quali extra Ue. Nel 2008 i Paesi raggiunti sono stati complessivamente 65, a dimostrazione del notevole impegno delle imprese esportatrici, nella continua ricerca di sempre nuovi mercati di sbocco. L’export italiano, negli ultimi dieci anni, ha conosciuto periodi di forte e costante crescita come nel quadriennio 1998-2001, a cui
1991
2% 1% 1% 2% 3% 4% 5% 6%
25%
2008
22%
27%
3% 3% 4%
11% 5% 5%
Evoluzione dell’export italiano di uva da tavola verso altri continenti (in volume, kg) (2006-2008) 3.000.000 2.500.000 2.000.000
9% 5%
6%
Germania
Danimarca
Francia
Norvegia
Belgio e Lussemburgo
Polonia
Austria
Spagna
Svizzera
Rep. Ceca
Regno Unito
Russia
Paesi Bassi
Belgio
Svezia
Altri
Fonte: Elaborazione su dati Istat
1.500.000 1.000.000
Evoluzione dell’export italiano di uva da tavola: quote di mercato (in valore) dei principali Paesi di destinazione
500.000 0
44%
7%
2006 Africa
2007 America
Asia
2008 Oceania
Fonte: Elaborazione su dati Istat
477
mondo e mercato sono seguiti altri caratterizzati da spiccata alternanza, a partire dal tonfo del 2002, anno in cui l’export è calato, rispetto all’anno precedente, di circa un terzo sia in volume (–32%) sia in valore (–28%). In questo arco di tempo, il minimo storico, in valore, si è toccato nel 2004, con un fatturato di soli 378,7 milioni di euro, mentre nell’annata 2006 si è raggiunto il livello più basso in termini di volumi, con un export di 451.272 tonnellate. L’ultimo triennio, invece è stato caratterizzato da un’interessante costante crescita dell’export sia in volume sia in valore, unitamente a un contestuale apprezzabile incremento del prezzo medio, salito decisamente sopra quota 1 €/kg. Solo nel 2008 si è assistito a un assestamento del prezzo medio export intorno a quota 1,13 €/kg, contro 1,15 €/kg dell’anno precedente, ma la flessione ha interessato solo l’area Ue, mentre, in ambito extra Ue, è continuata l’ascesa, fino a quota 1,27 €/kg. L’export diretto verso altri continenti, ha visto nell’ultimo triennio prevalere i flussi verso l’Asia (3 milioni di euro-2105 tonnellate) che sono risultati in aumento e hanno superato quelli diretti in America (2,4 milioni di euro-1685 tonnellate). Stabile, ma su livelli inferiori, l’export verso l’Africa (694.000 €466.000 tonnellate), mentre, sempre nel 2008, sia pur modesti, sono ripresi i flussi verso l’Oceania.
L’uva è un prodotto destagionalizzato, presente tutto l’anno negli scaffali (supermercato tedesco a febbraio)
Packaging Ruolo fondamentale nei flussi export è rappresentato dagli imballaggi, la cui evoluzione è stata contraddistinta da diverse esigenze, riguardanti il materiale utilizzato, forma, dimensione e volume contenuto. Il crescente ruolo della GDO ha comportato incrementi significativi della quota dei piccoli contenitori destinati alla vendita diretta al consumatore, dal peso netto unitario prevalentemente di 1 kg per
Evoluzione dell’export italiano di uva da tavola verso altri continenti (in valore, e) (2006-2008) 4.000.000 3.500.000 3.000.000 2.500.000 2.000.000 1.500.000 1.000.000 500.000 0
Uva bio in un supermarket specializzato inglese: il bio rappresenta un segmento innovativo e promettente che implica però rischi per la produzione in annate particolarmente sfavorevoli
2006 Africa
2007 America
Fonte: Elaborazione su dati Istat
478
Asia
2008 Oceania
mercato estero
Uva della varietà Victoria con buone caratteristiche qualitative, espressione di coltivazione in un’area, quella pugliese, particolarmente vocata
la maggior parte chiusi oppure protetti da rete al fine di salvaguardare l’igiene del prodotto e tutelare la salute dei consumatori. Per gli imballaggi classici di vendita a uno strato, si è assistito a un incremento della quota riguardante il peso netto garantito che, in genere, per il diffuso 30 × 50 si attesta intorno ai 7 oppure 8 kg netti. Le esigenze legate all’annoso problema del riciclaggio dei materiali ha sviluppato notevolmente il mercato degli imballaggi riutilizzabili tipo IFCO, STECO, CPR ecc.
Scaffali in un supermercato in Giappone, notare la cura e l’attenzione verso la qualità e il packaging
Sicurezza alimentare Negli anni, l’evoluzione del concetto di qualità si è sviluppata, specie nei circuiti internazionali, soprattutto nel senso della salvaguardia della salute del consumatore. Alcuni scandali alimentari hanno fatto maturare una maggiore attenzione alle problematiche connesse allertando le associazioni dei consumatori e le autorità preposte, specie su prodotti sensibili come l’uva da tavola. Gli operatori commerciali hanno reagito molto bene adeguando i propri sistemi produttivi, applicando spesso disciplinari di produzione che consentono di abbattere ulteriormente i severi limiti imposti dalla normativa comunitaria. Le produzioni sono sempre più certificate e in possesso di caratteristiche qualitative volte alla tutela dei consumatori. Questo atteggiamento virtuoso ben presto si è rivelato uno degli strumenti di marketing con cui i vari gruppi della GDO si affrontano. Ne sono scaturiti un’escalation di slogan tesi a garantire livelli sempre più bassi di residui e un numero sempre più limitato
Uva in Giappone: notevoli le opportunità per la produzione italiana in un mercato ancora chiuso a causa del persistere di problematiche fitosanitarie
479
mondo e mercato di principi attivi, spesso con criteri ingiustificati e/o insostenibili tecnicamente, che rendono sempre più difficile il ruolo di produttori e operatori commerciali. Lavorare con la GDO estera oggi sottintende certificarsi con ISO, GlobalGAP, BRC, IFS ecc., quale prerequisito di accesso, per poi soddisfare ulteriori protocolli oramai utilizzati non solo per offrire prodotto premium e spesso presentati con Private Label, ma anche per fornire i discount. Considerate le continue promozioni a cui sono sottoposte le produzioni, spesso basate unicamente sul prezzo di vendita, il lievitare dei costi per i servizi spesso non ha corrispondenza con il prezzo offerto. L’eccessivo ricorso a tale tecnica di marketing limita ulteriormente i margini agli operatori commerciali, specie quando non vengono compensati da incrementi dei volumi complessivi delle vendite. Per non parlare dell’impatto con le tendenze riguardanti risparmio energetico, riduzione di CO2, esaltazione dei prodotti local, che in taluni contesti di Paesi produttori di uva possono trovare ulteriori elementi di concorrenza e/o limitazione dei flussi. Promozione istituzionale L’attività di esportazione in Italia è sostenuta da iniziative nazionali e regionali volte a promuovere il prodotto sui principali mercati di riferimento e all’internazionalizzazione delle imprese del settore. Tra gli organismi pubblici impegnati in questa attività, l’ICE (Istituto Nazionale per il Commercio Estero) opera sui mercati internazionali con una propria rete di uffici e un proprio programma di iniziative avvalendosi di risorse conferite dal Ministero dello Sviluppo Economico, il quale promuove anche gli accordi di programma con le regioni e le province autonome italiane. Tra le iniziative, si segnala la partecipazione alle varie fiere internazionali del settore agroalimentare e a quelle specializzate quali Fruit Logistica (Berlino) e Macfrut (Cesena), oltre che a missioni incoming e outgoing in collaborazione con le Regioni interessate e altri Enti locali, volte ad accrescere non solo l’immagine, ma anche lo sviluppo di concrete opportunità commerciali. La promozione istituzionale si propone inoltre di rafforzare il radicamento nei mercati maturi, nonché di agevolare ulteriormente lo sviluppo dei nuovi mercati, come i Paesi dell’Europa dell’Est dove prevale la vendita tradizionale, anche se si assiste al graduale aumento del ruolo della GDO e per i quali potrebbe risultare fondamentale stimolare la creazione di specifiche piattaforme logistiche, in una logica di riduzione della produzione di CO2. Sullo sfondo, lo studio di mercati potenzialmente interessanti, ma ancora chiusi, quali per esempio Giappone e Corea del Sud, oppure solo da sviluppare mediante accordi commerciali e organizzazione logistica quali Cina, India, Penisola Araba e Nord America.
Promozione dell’uva basata sul prezzo in un supermercato di Dubai
Offerta di uva in novembre in Moldavia
480
mercato estero Evoluzione delle vendite italiane di uva fresca da tavola in Svizzera (2006-2008) (volume, valore e prezzo medio) 35.000.000 30.000.000 25.000.000 20.000.000 15.000.000 10.000.000 5.000.000 0
1,25
1,28
2006 Valore (€)
2007 Volume (kg)
1,38 2008
Prezzo medio import (€/kg)
Fonte: Elaborazione su dati Istat
Analisi dell’export su base mensile Gestire una campagna di commercializzazione di uva da tavola non è facile. Alle numerose variabili di carattere tecnico riguardanti la qualità del prodotto si somma la gestione dei mercati di destinazione, che implica conoscenze molto specifiche. Ogni mercato, oltre a rispondere a determinate caratteristiche generali, viene influenzato, mese per mese, da numerosi fattori che possono incidere in maniera anche importante sui volumi complessivi.
Giappone: è un mercato di grande interesse, dove viene apprezzato il prodotto di elevata qualità e dal packaging particolarmente curato
Export italiano di uva da tavola (media anni 2006-2008) Paese
Valore(€)
Quota(%)
€/kg
Paese
Volume(kg)
Quota(%)
Giugno 1
Germania
5.218.834
50,7%
2,05
1
Germania
2.546.544
50,1%
2
Francia
839.841
8,2%
1,54
2
Francia
545.650
10,7%
3
Belgio
753.463
7,3%
2,42
3
Belgio
310.943
6,1%
4
Paesi Bassi
459.991
4,5%
2,20
4
Paesi Bassi
208.954
4,1%
5
Polonia
431.347
4,2%
2,17
5
Polonia
198.668
3,9%
6
Austria
316.303
3,1%
2,25
6
Slovenia
143.171
2,8%
7
Slovenia
294.949
2,9%
2,06
7
Austria
140.806
2,8%
8
Repubblica Ceca
269.805
2,6%
1,98
8
Repubblica Ceca
136.168
2,7%
9
Svezia
253.583
2,5%
2,32
9
Svezia
109.493
2,2%
10
Svizzera
225.729
2,2%
2,48
10
Svizzera
91.114
1,8%
Totale
9.063.845
88,1%
Totale
4.431.510
87,3% continua
481
mondo e mercato segue
Paese
Valore (€)
Quota(%)
€/kg
Paese
Volume (kg)
Quota (%)
Germania
10.306.373
33,3%
Luglio 1
Germania
14.978.358
33,9%
1,45
1
2
Polonia
4.587.421
10,4%
1,30
2
Polonia
3.539.925
11,4%
3
Francia
3.186.453
7,2%
1,25
3
Francia
2.545.381
8,2%
4
Regno Unito
2.634.843
6,0%
1,89
4
Repubblica Ceca
1.735.370
5,6%
5
Svizzera
2.277.117
5,2%
1,76
5
Regno Unito
1.393.245
4,5%
6
Repubblica Ceca
2.169.773
4,9%
1,25
6
Paesi Bassi
1.345.962
4,4%
7
Belgio
2.110.237
4,8%
1,76
7
Svizzera
1.295.454
4,2%
8
Paesi Bassi
2.020.279
4,6%
1,50
8
Belgio
1.199.602
3,9%
9
Russia
1.340.793
3,0%
1,50
9
Russia
891.986
2,9%
10
Austria
1.284.334
2,9%
1,64
10
Lituania
851.342
2,8%
Totale
36.589.608
82,8%
Totale
25.104.640
81,2%
Germania
26.244.565
29,4%
Agosto 1
Germania
29.619.527
30,2%
1,13
1
2
Polonia
9.296.209
9,5%
0,86
2
Polonia
10.865.366
12,2%
3
Francia
9.083.969
9,3%
0,93
3
Francia
9.755.252
10,9%
4
Svizzera
7.478.445
7,6%
1,32
4
Svizzera
5.679.063
6,4%
5
Regno Unito
6.731.738
6,9%
1,92
5
Repubblica Ceca
3.925.118
4,4%
6
Paesi Bassi
4.218.116
4,3%
1,12
6
Paesi Bassi
3.761.251
4,2%
7
Belgio
4.197.717
4,3%
1,44
7
Regno Unito
3.514.348
3,9%
8
Repubblica Ceca
3.638.786
3,7%
0,93
8
Belgio
2.909.249
3,3%
9
Austria
3.145.322
3,2%
1,13
9
Danimarca
2.792.342
3,1%
10
Norvegia
2.850.366
2,9%
1,26
10
Austria
2.791.448
3,1%
Totale
80.260.195
81,8%
Totale
72.238.001
80,9%
Settembre 1
Germania
28.137.133
27,2%
1,01
1
Germania
27.855.966
26,5%
2
Francia
15.936.285
15,4%
0,87
2
Francia
18.369.351
17,5%
3
Polonia
8.020.865
7,8%
0,78
3
Polonia
10.282.358
9,8%
4
Svizzera
7.997.329
7,7%
1,26
4
Svizzera
6.342.059
6,0%
5
Belgio
6.103.474
5,9%
1,40
5
Repubblica Ceca
5.689.323
5,4%
6
Repubblica Ceca
4.657.868
4,5%
0,82
6
Belgio
4.366.697
4,2%
7
Paesi Bassi
3.826.717
3,7%
1,06
7
Paesi Bassi
3.625.264
3,4%
8
Regno Unito
3.257.528
3,2%
1,69
8
Austria
2.673.428
2,5%
9
Spagna
2.797.689
2,7%
1,31
9
Ungheria
2.328.224
2,2%
10
Austria
2.723.102
2,6%
1,02
10
Russia
2.321.965
2,2%
Totale
83.457.990
80,7%
Totale
83.854.634
79,8% continua
482
mercato estero segue
Paese
Valore (€)
Quota (%)
€/kg
Paese
Volume (kg)
Quota (%)
1
Germania
29.730.826
25,2%
Ottobre 1
Germania
31.579.207
26,1%
1,06
2
Francia
18.188.949
15,0%
0,96
2
Francia
19.024.058
16,1%
3
Polonia
11.329.538
9,4%
0,87
3
Polonia
13.037.654
11,0%
4
Svizzera
6.809.894
5,6%
1,23
4
Repubblica Ceca
5.765.277
4,9%
5
Belgio
6.417.522
5,3%
1,41
5
Svizzera
5.532.530
4,7%
6
Spagna
6.140.640
5,1%
1,25
6
Spagna
4.899.466
4,1%
7
Repubblica Ceca
4.955.693
4,1%
0,86
7
Belgio
4.544.099
3,8%
8
Russia
4.816.119
4,0%
1,06
8
Russia
4.533.301
3,8%
9
Paesi Bassi
4.013.595
3,3%
0,99
9
Paesi Bassi
4.046.843
3,4%
10
Regno Unito
3.535.653
2,9%
2,00
10
Austria
3.098.049
2,6%
Totale
97.786.810
80,8%
Totale
94.212.103
79,8%
1
Germania
16.236.572
20,2%
Novembre 1
Germania
18.312.764
21,7%
1,13
2
Francia
13.444.975
16,0%
0,95
2
Francia
14.158.739
17,6%
3
Spagna
8.886.038
10,5%
1,20
3
Polonia
7.619.974
9,5%
4
Polonia
7.190.834
8,5%
0,94
4
Spagna
7.421.865
9,2%
5
Russia
4.609.012
5,5%
1,15
5
Russia
4.008.986
5,0%
6
Belgio
4.103.083
4,9%
1,47
6
Repubblica Ceca
3.434.607
4,3%
7
Svizzera
3.171.261
3,8%
1,28
7
Romania
3.158.373
3,9%
8
Repubblica Ceca
3.131.241
3,7%
0,91
8
Belgio
2.795.929
3,5%
9
Paesi Bassi
2.378.208
2,8%
1,07
9
Svizzera
2.469.288
3,1%
10
Romania
2.140.954
2,5%
0,68
10
Paesi Bassi
2.212.818
2,8%
Totale
67.368.369
80,0%
Totale
63.517.152
79,1%
Dicembre 1
Germania
6.128.522
15,9%
1,12
1
Germania
5.495.819
15,3%
2
Francia
4.351.588
11,3%
0,97
2
Francia
4.497.772
12,5%
3
Spagna
4.284.777
11,1%
1,16
3
Polonia
3.785.330
10,5%
4
Russia
4.242.690
11,0%
1,25
4
Spagna
3.706.098
10,3%
5
Polonia
3.727.137
9,6%
0,98
5
Russia
3.382.036
9,4%
6
Belgio
1.992.756
5,2%
1,59
6
Romania
1.753.066
4,9%
7
Paesi Bassi
1.827.213
4,7%
1,12
7
Paesi Bassi
1.630.425
4,5%
8
Svizzera
1.737.210
4,5%
1,35
8
Repubblica Ceca
1.396.084
3,9%
9
Repubblica Ceca
1.390.503
3,6%
1,00
9
Svizzera
1.290.755
3,6%
10
Romania
1.258.963
3,3%
0,72
10
Belgio
1.255.058
3,5%
Totale
30.941.358
80,1%
Totale
28.192.442
78,3% continua
483
mondo e mercato segue
Paese
Valore (€)
Quota (%)
€/kg
Paese
Volume (kg)
Quota (%)
1
Russia
835.128
29,5%
Gennaio 1
Russia
1.397.022
38,7%
1,67
2
Romania
344.146
9,5%
1,00
2
Romania
343.220
12,1%
3
Slovenia
257.203
7,1%
1,81
3
Francia
200.253
7,1%
4
Germania
215.620
6,0%
1,12
4
Germania
192.120
6,8%
5
Svizzera
211.452
5,9%
1,28
5
Spagna
184.199
6,5%
6
Ungheria
207.540
5,8%
1,36
6
Svizzera
165.364
5,8%
7
Spagna
168.350
4,7%
0,91
7
Ungheria
152.839
5,4%
8
Francia
137.959
3,8%
0,69
8
Slovenia
142.288
5,0%
9
Polonia
99.704
2,8%
0,86
9
Polonia
115.936
4,1%
10
Croazia
97.366
2,7%
1,28
10
Croazia
75.966
2,7%
Totale
3.136.360
86,9%
Totale
2.407.313
85,0%
Tra questi, particolare importanza riveste la concorrenza esercitata da altri Paesi, la disponibilità o meno di tipologie/varietà richieste dal mercato, l’evoluzione climatica nei Paesi di consumo, la dinamica dei prezzi unitari di vendita, l’inatteso arrivo di altre produzioni frutticole potenzialmente concorrenti, particolari tradizioni nei consumi alimentari ecc. Analizzando l’andamento dell’export su base mensile, emergono così dati significativi che possono aiutare a comprendere meglio l’evoluzione delle vendite all’interno di una campagna di commercializzazione su ciascun mercato, con molte sorprese. Così, all’interno del gruppo dei primi 10 Paesi di destinazione, la Germania vede decrescere progressivamente la propria quota in volume dal 50,1%, detenuta in giugno, a inizio campagna, al 6,8% di fine campagna a gennaio. In quest’ultimo mese, la Germania
Chiosco di vendita tradizionale di ortofrutta in Russia Foto R. Angelini
Evoluzione delle vendite italiane di uva fresca da tavola in Russia (volume, valore e prezzo medio) 30.000.000 25.000.000 20.000.000 15.000.000 10.000.000 5.000.000 0
1,02
1,24
2006 Valore (€)
2007 Volume (kg)
Fonte: Elaborazione su dati Istat
484
1,28 2008
Prezzo medio import (€/kg)
mercato estero Evoluzione delle vendite italiane di uva fresca da tavola nel Regno Unito (2006-2008) (volume, valore e prezzo medio) 25.000.000 20.000.000 15.000.000 10.000.000 5.000.000 0
1,65
1,95
2006
2007
Valore (€)
Volume (kg)
1,95 2008
Prezzo medio import (€/kg)
Fonte: Elaborazione su dati Istat
Scaffali nella GDO inglese: notare l’elevato valore aggiunto costituito da packaging con spazio dedicato al bio ed elevata selezione e qualità del prodotto
cede il ruolo di mercato di riferimento alla Russia (29,5%) e risulta essere preceduta, in volume, anche da Romania e Francia. Altri importanti mercati, come per esempio il Regno Unito, risultano invece protagonisti negli acquisti in determinati mesi quali, nella fattispecie, luglio e agosto, a causa del maggiore gradimento e disponibilità di uve senza semi, mentre negli altri rivestono un ruolo non di primo piano. Regno Unito, Belgio e Svizzera rientrano tra i primi dieci mercati di destinazione e vantano le migliori performance in termini di prezzo medio export, anche se per diverse ragioni. Nel Regno Unito, il maggior valore è dovuto all’incidenza di uve apirene caratterizzate da un maggior valore unitario ed elevato contenuto in servizi richiesti dalla GDO. In Belgio, invece, dove resiste la vendita classica presso i mercati all’ingrosso, prevale ancora l’attenzione al prodotto dagli standard elevati di qualità in cui l’uva presenta tutte le caratteristiche di bellezza “superiore” (grappolo semi-spargolo, acini grossi, colorazione non accentuata ma evidente) e, da qualche
Linea di lavorazione dell’uva di IV gamma
Evoluzione delle vendite italiane di uva fresca da tavola in Belgio (2006-2008) (volume, valore e prezzo medio) 30.000.000 25.000.000 20.000.000 15.000.000 10.000.000 5.000.000 0
1,34
1,53
2006 Valore (€)
2007 Volume (kg)
1,52 2008
Uva destinata al mercato USA. Nel 2008 si è assistito a una ripresa dell’export verso il Nord America dopo il forte calo del 2007
Prezzo medio import (€/kg)
Fonte: Elaborazione su dati Istat
485
mondo e mercato Evoluzione delle vendite italiane di uva fresca da tavola in Germania (2006-2008) (volume, valore e prezzo medio) 160.000.000 140.000.000 120.000.000 100.000.000 80.000.000 60.000.000 40.000.000 20.000.000 0
0,99
1,19
2006 Valore (€)
2007 Volume (kg)
1,20 2008
Prezzo medio import (€/kg)
Fonte: Elaborazione su dati Istat
tempo, anche di buon sapore. In questo caso il prezzo risulta sostenuto dalla vendita presso i numerosi negozi specializzati e la ristorazione di qualità. La Svizzera rientra tra i mercati maggiormente selettivi, specie per le certificazioni imposte dai pochi gruppi della GDO che, da decenni, hanno selezionato e formato i propri fornitori, richiedendo particolare cura sin dalla fase di produzione, fornendo spesso propria assistenza tecnica, per ottenere un prodotto sano ma anche buono, in termini sia di tenore zuccherino sia di colore particolarmente deciso. La richiesta di tali servizi determina un evidente aumento dei costi che giustificano le più elevate quotazioni. Tra i principali partner commerciali, al primo posto, con una quota del 25% in volume e del 27% in valore, troviamo la Germania, che rimane mercato di riferimento in Europa ma anche nel mondo. Il mercato francese, per l’uva da tavola italiana, rappresenta il 2° mercato, sia in volume sia in valore, ed è considerato un Paese tollerante in
Egitto bicolour apirene: i Paesi concorrenti del bacino del Mediterraneo sono in grado di offrire prodotto ad alto valore innovativo e di servizi usufruendo di costi più competitivi
Evoluzione delle vendite italiane di uva fresca da tavola in Francia (2006-2008) (volume, valore e prezzo medio) 90.000.000 80.000.000 70.000.000 60.000.000 50.000.000 40.000.000 30.000.000 20.000.000 10.000.000 0
0,89 2006 Valore (€)
Asportazione degli acini difettosi per rendere a norma il prodotto
0,99 2007 Volume (kg)
Fonte: Elaborazione su dati Istat
486
0,97 2008
Prezzo medio import (€/kg)
mercato estero Evoluzione delle vendite italiane di uva fresca da tavola in Polonia (2006-2008) (volume, valore e prezzo medio) Sintesi degli obiettivi strategici di sviluppo del sistema commerciale uva da tavola in un sistema globalizzato
60.000.000 50.000.000 40.000.000 30.000.000
• Organizzare produzione e offerta
20.000.000
puntando su:
10.000.000 0
0,73
1,00
2006
2007
Valore (€)
Volume (kg)
– qualità
0,96
– calendario commercializzazione
2008 Prezzo medio import (€/kg)
– innovazione varietale
Fonte: Elaborazione su dati Istat
– sicurezza alimentare – aggregazione produttiva e commerciale con alleanze anche nell’emisfero sud
fatto di caratteristiche morfologiche esterne, che gli consente di vantare un prezzo unitario inferiore alla media export (0,97 €/ kg), ma molto esigente in fatto di maturazione, colore e sapore. Per tale ragione, gli acquisti sono concentrati da settembre a dicembre. Mercato di grande interesse, la Polonia ha conosciuto incrementi importanti, paragonabili a quelli ottenuti dalla Romania di recente. Sempre costantemente tra i primi mercati di riferimento, a partire da luglio e fino a dicembre, la Polonia rappresenta il Paese dell’Europa dell’Est verso cui confluisce il prodotto caratterizzato da maggior attenzione verso le caratteristiche qualitative. Piacevole sorpresa la Spagna, che in pochi anni da agguerrito concorrente è divenuto ottimo cliente con una quota del 5% sia in volume sia in valore, grazie ad acquisti che effettua con maggiore intensità a partire da settembre, ma che concentra in maniera importante in novembre, dicembre e fino a tutto gennaio.
– studio e sviluppo di nuovi mercati in altri continenti – strategie di marketing e promozione privata e istituzionale
Evoluzione delle vendite italiane di uva fresca da tavola in Spagna (2006-2008) (volume, valore e prezzo medio) 35.000.000 30.000.000 25.000.000 20.000.000 15.000.000 10.000.000 5.000.000 0
1,10
1,36
2006 Valore (€)
2007 Volume (kg)
1,23 Linea per la realizzazione di cestini per la GDO europea: il grado di automazione ed efficienza per servire la GDO europea ha raggiunto elevati livelli
2008 Prezzo medio import (€/kg)
Fonte: Elaborazione su dati Istat
487
l’uva da tavola
mondo e mercato Iran
Hassan Mahmoudzadeh, Mohammad Ali Nejatian, Darab Hassani
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.
mondo e mercato Iran Introduzione Dell’Iran sono originarie diverse specie del genere Vitis, per esempio V. sylvestris (a ovest) e V. labrusca (a nord), che tuttavia non sono state oggetto di coltura o allevamento. Le prime colture viticole nel Paese risalgono a 6000 anni fa: la progenie della vite si è adattata all’ambiente, dando così origine alla cultivar Kishmesh. Nel VI secolo, l’uva Sefid Bidaneh divenne famosa per l’eccellente qualità dei suoi frutti. La produzione di uva è stata avviata in tutte le regioni iraniane, da nord a sud. Le principali regioni viticole sono il Fars, la provincia di Qazvin, l’Azerbaijan orientale e occidentale e la provincia di Khorasan Razavi. Il totale della superficie coltivata in produzione supera i 293.000 ettari, distribuiti in 31 province. Della superficie totale, il 93% è rappresentato dagli impianti in produzione mentre il 7% è costituito da vigneti in allevamento. Il rapporto delle zone non irrigate sul totale è pari al 25%, raggiungendo una percentuale considerevole in alcune province, come quella di Fars, nella parte meridionale del Paese.
Produzione ed esportazione di uva e di uva passa iraniana nel 2006
• 200 mila tonnellate di uva passa • Esportazioni (2006): circa 149 mila tonnellate per un valore di circa 134 milioni di dollari
• Cultivar importanti per la produzione di uva passa: Bidaneh Sefid (bianca senza semi) e Peykami (senza semi)
• Rapporto di conversione uva/uva passa: 4 a 1
• Settimo Paese nella graduatoria
mondiale in termini di coltivazioni viticole e di quantità di uva prodotta
• Terzo Paese nella graduatoria
mondiale, in termini di produzione e di esportazione di uva passa
Realizzazione dei vigneti Preparazione del terreno. Nelle regioni asciutte con forme di allevamento tradizionale (viti piantate in fondo al solco e vegetazione orizzontale sulla zona di colmo), i terreni a vigneto hanno pendenze superiori a 25 gradi, falde acquifere sotterranee al di sotto di 1 m di profondità, lunghe ore di radiazione solare, precipitazioni medie annue di 1000 mm e, soprattutto, precipitazioni
• Principali regioni viticole: Qazvin,
Yazd, Hamedan, Azarbaijan orientale, Azarbaijan occidentale, Zanjan, Fars, Khorasan settentrionale e centrale, Yazd, Isfahan
• Paesi importatori di uva passa
iraniana: oltre un centinaio di mercati, i principali dei quali sono gli Emirati Arabi Uniti, il Regno Unito, la Germania, la Russia, l’Olanda, la Francia e il Giappone
Principali zone di produzione dell’uva da tavola in Iran
Azerbaijan Quazvin
Teheran Khorasan Razavi
Fars
488
Iran ridotte durante la stagione del raccolto. Per provvedere al drenaggio dell’acqua sotterranea (nella zona d’appoggio della vegetazione) e fornire la necessaria aerazione al suolo sono interrati lunghi tubi dotati di piccoli fori. Nei terreni in pendio è molto importante prevenire l’erosione superficiale del suolo, pertanto occorre praticare l’inerbimento con specie come il loglio. Epoche d’impianto. Esistono due epoche d’impianto, in primavera e in autunno. L’impianto primaverile avviene agli inizi di marzo, prima che cominci la crescita attiva. L’impianto autunnale, eseguito tra gli inizi di ottobre e la fine di novembre, è tuttavia considerato più importante perché consente una migliore crescita delle viti. Sesto d’impianto. Nei vigneti iraniani si fa uso dell’allevamento tradizionale, mentre il sistema di allevamento su sostegni (in genere, controspalliera a cordone speronato) è diffuso in meno del 5% dei vigneti. Talvolta si riscontra la presenza di solchi a 2 m di profondità nei vigneti Maraghah dell’Azerbaijan orientale, mentre nell’Azerbaijan occidentale, nel Takestan e nel Ghochan i solchi sono profondi meno di 1 m. È importante provvedere all’ottimale distribuzione della vegetazione dopo l’impianto, utilizzando un metodo a pergolato orizzontale di sostegno alla crescita della vite. La disposizione della chioma dipende dal tipo di cultivar, dalle tecniche di potatura, dalla fertilità del suolo, dalla qualità del materiale d’impianto (esente da virus) e dal metodo di coltivazione (come quello che inibisce l’espansione delle radici). Il sesto d’impianto standard per tutte le cultivar è di 2 × 4 m o di 2 × 3 m, ma recentemente la spaziatura corretta è stata esaminata in condizioni diverse.
Sistema di allevamento a cordone speronato
Il sistema di allevamento su sostegni (in genere, controspalliera a cordone speronato) è diffuso in meno del 5% dei vigneti
489
mondo e mercato Produzione dell’uva da tavola nelle province di coltivazione iraniane Provincia di coltivazione
Rendimento (t/ha)
Superficie coltivata (ha)
Produzione (t)
In produzione
In allevamento
Non irrigati
Irrigati
Non irrigati
Irrigati
Non irrigati
Irrigati
Non irrigati
Irrigati
Fars
3,59
14,58
163.811
248.875
45.672
17.070
2933
1530
Ghazvin
4,54
10,93
3008
357.829
662
32.729
8
2083
Khorasan Razavi
1,62
11,65
7907
247.546
4889
21.246
1423
649
Azarbaijan orientale
2,84
16,10
361
359.242
127
22.313
11
1308
Azarbaijan occidentale
4,55
10,33
27.949
167.608
6139
16.233
530
848
Hamedan
1,76
18,14
512
356.306
291
19.638
36
417
Khorasan settentrionale
4,90
7,80
28.917
92.349
5905
11.844
103
217
Zanjan
1,70
7,83
475
113.934
279
14.547
6
357
Kordestan
4,74
10,92
24.392
59.538
5151
5451
1900
213
Tehran
0
16,45
0
153.350
0
9321
0
350
Kermanshah
3,12
11,44
5921
73.314
1895
6409
640
949
Markazi
6,28
12,87
672
105.072
107
8164
5
823
Esfehan
1,50
7,62
21
61.073
14
8015
26
326
Chahar mahal va Bakhtiari
1,39
14,13
24
56.738
17
4016
8
12
Lorestan
4,82
9,01
217
34.381
45
3816
2
578
Kerman
3,00
6,84
15
26.183
5
3829
0
434
Semnan
0
18,62
0
63.140
0
3391
0
455
Kohgiloye va Boyerahmad
3,15
29,16
6317
30.413
2008
1043
330
135
Khoraan meridionale
0,77
6,51
853
12.637
1106
1942
115
302
Ardebil
4,36
6,55
218
13.535
50
2067
25
19
Yazd
0
16,17
0
27.584
0
1706
0
212
Ghom
0
12,09
0
15.960
0
1320
0
180
Sistan va Balochestan
0
4,83
0
5839
0
1209
0
191
Ilam
4,55
8,02
80
2831
18
353
3
242
Khosestan
0
7,85
0
2262
0
288
3
366
Jiroft va Kahnoj
0
5,51
0
1549
0
281
0
46
Hormozgan
4,00
4,71
480
579
120
123
0
44
Gilan
4,03
7,00
271
560
67
80
5
2
Golestan
10,00
11,09
550
77
55
7
0
2
Mazendaran
8,03
9,93
107
304
13
31
0
10
Boshehr
0,60
7,56
5
68
9
9
0
3
Media o Totale
3,66
12,32
273.082
2.690.673
74.644
218.489
8111
13.302
490
Iran Gestione dei vigneti Crescita e potatura delle piante. In quasi tutti i vigneti è presente un braccio orizzontale a contatto con il terreno, un sistema assai diffuso nelle regioni viticole iraniane che si dimostra particolarmente efficace per ridurre al minimo i danni provocati dal vento, soprattutto nella regione di Qazvin. La stagione delle piogge, tra aprile e gli inizi di giugno, coincide con il periodo di crescita degli acini o di maturazione, nelle coltivazioni in pieno campo. La diminuzione delle ore di esposizione al sole e condizioni di elevata umidità tendono a ritardare lo sviluppo degli acini e favorire l’insorgere di malattie fungine. Il fogliame disposto su un braccio orizzontale può usufruire della luce solare in modo più efficiente e consente di ridurre al minimo la diffusione di malattie. Anche la crescita dei germogli tende a risultare troppo vigorosa per garantire la presenza di buoni frutti e la crescita corretta degli acini durante la stagione delle piogge, calda e umida. Grazie a questo sistema, tuttavia, è possibile controllare facilmente la crescita dei germogli. Le operazioni di gestione della vigna, come le operazioni di potatura del grappolo (cimatura, diradamento dei racimoli), il trattamento con acido gibberellico (GA, gibberellina A3 o GA3) e il diradamento degli acini – indispensabili per produrre grappoli di alta qualità – si rivelano difficili nell’ambito di un sistema di crescita tradizionale. In anni recenti sono stati sviluppati sistemi a pergola, head training (tipo alberello) e trills systems (tipo controspalliera a cordone speronato), che permettono di regolare l’allevamento della vite in base all’altezza del lavoratore, consentendo in tal modo di risparmiare sui tempi di manodopera e migliorare l’efficienza della gestione, nel quadro delle colture protette. Esistono due metodi di potatura
Nel sistema d’allevamento tradizionale le viti crescono striscianti al suolo Sistema di allevamento tradizionale
491
mondo e mercato principali, vale a dire la cosiddetta potatura corta (con notevole riduzione delle gemme) e quella lunga. Mediante la potatura corta sul cordone vengono lasciati degli speroni di 2-4 gemme, unicamente da germogli primari. Questo metodo di potatura drastica – in uso principalmente nell’Iran occidentale – è facile da attuare per i viticoltori, che non devono ricorrere a tecniche speciali. Con la potatura lunga, invece, si eliminano i tralci sviluppati nell’anno precedente, lasciando uno o più tralci con un numero di gemme maggiore (8-15); questa tecnica di potatura è utilizzata nelle zone occidentali del Paese. Concimazione con letame e impiego di fertilizzanti. Di norma nei vigneti iraniani non si adottano pratiche di concimazione e fertilizzazione regolari, per quanto la quantità di fertilizzante impiegata dipenda in ogni caso dal tipo di terreno, dall’età delle piante e dalla cultivar. Le viti giovani di cultivar esenti da virus dovrebbero ricevere meno azoto per ridurre l’eccesso di crescita, poiché sono soggette a una crescita molto vigorosa. La maggior parte del fertilizzante viene fornito tra il mese di ottobre e gli inizi di novembre. Gestione del suolo. Nei vigneti iraniani si utilizzano tre diversi tipi di gestione del suolo: tramite l’aratura superficiale del suolo, attraverso l’inerbimento e un ultimo metodo di gestione, noto come “coltura pulita”, cui si ricorre soprattutto nei vigneti di pianura, il quale prevede l’impiego di erbicidi quali il glyphosate, l’isopropilammina e miscele di paraquat e diquat in primavera e in estate. Tuttavia la superficie del terreno che circonda il fusto deve essere ricoperta di paglia che, oltre a fornire materiali organici, evita alle piante situazioni di stress idrico e di concorrenza nutritiva. Irrigazione. Le viti richiedono un’elevata quantità d’acqua durante due momenti della loro crescita, in genere prima del germogliamento e durante lo sviluppo degli acini; di contro, la for-
Cordone speronato coperto con rete
Vigneto con allevamento tradizionale in fase vegetativa
Raccolta in un vigneto ad allevamento tradizionale
Sistema di allevamento tipo alberello
492
Iran nitura d’acqua viene limitata per migliorare la qualità dei frutti durante il periodo di maturazione. La frequenza delle irrigazioni dipende dal tipo di suolo e dalla fase di crescita della pianta: circa 30 mm d’acqua per ogni irrigazione sono sufficienti durante la stagione estiva per un vigneto su terreno argilloso. I vigneti su terreni argillosi vengono irrigati a intervalli più lunghi di quelli che vegetano su terreni sabbiosi. Problemi fitosanitari. I principali parassiti animali sono: tripidi, bostrico, cicaline, agrotidi, cocciniglie e acari. I primi due sono particolarmente pericolosi in Iran. Numerose sono poi le malattie che colpiscono i vigneti iraniani, alcune delle quali arrecano ogni anno gravi danni, mentre altre sono diffuse solo localmente. Tra le malattie fungine delle foglie e dei grappoli prevalgono l’oidio, la peronospora, l’antracnosi e la muffa grigia. L’accartocciamento fogliare (leafroll), causato dai ceppi virali GLRaV-1 e GLRaV-3, è stato individuato mediante test ELISA; entrambi i virus si propagano attraverso l’innesto. Inoltre, il ceppo GLRaV-3 si trasmette anche tramite la cocciniglia Pseudococcus comstocki. In Iran diverse cultivar mostrano infezioni latenti della virosi cosiddetta corky bark, che provoca lesioni al legno. Infine, quantunque i danni che ne derivano non siano gravi, nei vigneti di Fars sono state riscontrate necrosi degli acini provocate dal virus GINV (Grapevine berry inner necrosis virus). La vite può essere soggetta anche a diversi disturbi fisiologici tra cui: – Colatura. È un fenomeno caratterizzato dalla caduta degli acini dopo l’allegagione e può derivare da un’errata fertilizzazione, da squilibri nutrizionali o da stress fisiologici (deficit idrico o temperatura elevata). A questo disturbo sono soggette diverse cultivar, per esempio le varietà Kishmishi, Sahebi e Asgari.
Appassimento dell’uva
493
mondo e mercato –S cottature. Si tratta di un’alterazione osservata particolarmente su tutte le cultivar in condizioni di allevamento, soprattutto nelle prime due fasi della crescita degli acini. Questa alterazione si manifesta in forme diverse sulla superficie del frutto: macchie, contrazione di parte dell’acino e ustioni. Di solito questi inconvenienti sono causati dal danneggiamento dei fasci vascolari e potrebbero essere correlati al fenomeno che determina la perdita di turgore dell’acino o al disseccamento del rachide. – Crescita stentata dei tralci. È un tipo di disturbo che interessa lo sviluppo del tralcio, soprattutto in primavera, come conseguenza di danni da freddo, in combinazione con un deficit idrico. Per ovviare a tale inconveniente è necessario migliorare la resistenza al gelo sia delle cultivar sia dei portinnesti. Miglioramento della qualità dell’uva e nuovi sistemi di allevamento Induzione dell’apirenia mediante trattamenti con GA. Tenuto conto che il mercato predilige le uve apirene perché più facili da consumare, il successo nella produzione della varietà Ghezel senza semi ottenuta tramite applicazioni di acido gibberellico (GA) ha permesso d’incrementare notevolmente il consumo di questo tipo di uva. Il trattamento per immersione delle infiorescenze due settimane prima della fioritura consente di ottenere acini privi di semi, mentre quello post-fioritura stimola la crescita degli acini. Gestione della raccolta. Nei vigneti coltivati in pieno campo la raccolta comincia alla fine di luglio o agli inizi di agosto per le cultivar precoci, seguita da quella delle cultivar di mezza stagione tra la fine di agosto e la fine di ottobre, per terminare alla fine di dicembre per le cultivar tardive. La raccolta viene decisamente anticipata nelle coltivazioni in serra riscaldata; le uve commercializzate precocemente vengono vendute a prezzi più elevati. L’erogazione di riscaldamento può iniziare già agli inizi di novembre o di dicembre, e in questi casi la raccolta si svolge da aprile a maggio; per i vigneti riscaldati a partire dalla fine di gennaio o febbraio la raccolta avviene da maggio ad agosto. Lo stoccaggio a freddo dell’uva può ritardare il momento della spedizione. Per la varietà Shahrodi si può prolungare di 30-50 giorni il periodo di commercializzazione avvolgendo i grappoli in pellicole di plastica e conservandoli a 0 °C in condizioni di umidità relativa all’80%. Sfortunatamente in Iran non sono presenti impianti di conservazione a freddo adatti alla vite: tuttavia, nuovi metodi di stoccaggio sviluppati da NIFTS – con ricorso a minore ionizzazione e ozono – permettono di estendere notevolmente il periodo di conservazione, fino a oltre 70 giorni. Utilizzo di regolatori della crescita nel vigneto. L’impiego di fitoregolatori nei vigneti per controllare la crescita e la qualità dei frutti è stata studiata per molti anni. In Iran molti di questi
Appassimento dell’uva al sole
494
Iran prodotti sono noti per migliorare la produzione viticola; in particolare, l’acido gibberellico (GA) è in uso dagli anni ’40 nella coltivazione dell’uva senza semi per aumentare le dimensioni degli acini. È stato pure osservato l’effetto del GA per promuovere la maturazione degli acini e l’allungamento dei grappoli. Il GA3 liquido è stato impiegato anche per prevenire la colatura, un disturbo che provoca la caduta dei fiori. Per prevenire la caduta dei fiori è stato utilizzato anche il BA (6-N-benzilamino purina), così come il carbonato di calcio per limitare i danni da rame polverulento solubile in acqua. Il forchlorfenuron (1-(2-cloro-4piridil)-3-fenilurea, C12H10ClN3O) e il BA, l’etefon (acido 2-cloroetilfosfonico, C2H6ClO3P) e il mepiquat cloruro (1,1-dimethylpiperidinium chloride o 1,1-dimetilpiperidina) sono efficaci per prevenire la caduta dei fiori, mentre anche il composto C-MH (idrazide maleica e colina) si è rivelato utile per ridurre la crescita vegetativa del tralcio. Raccolta e rese Uno degli indicatori dell’inizio della stagione del raccolto per tutte le cultivar da tavola è il raggiungimento di un rapporto zucchero/acido di 30-40, rilevato intorno alla fine di agosto. La qualità dei frutti, inclusi l’aspetto del grappolo e il colore della buccia, è molto importante per l’uva iraniana destinata a essere trasportata. Servendosi della tabella di colori standard è possibile determinare il colore della buccia. La resa dipende dalla cultivar e dal tipo di coltura: una coltivazione di Bidaneh Sefid in pieno campo ha una resa media di 8-15 tonnellate per ettaro, con un contenuto medio di zuccheri di 19-25 gradi Brix e un contenuto di acidità titolabile (espressa in acido tartarico,
Diverse tipologie di uva passa
Foto A. Scienza
495
mondo e mercato g/100 ml di succo) pari a 0,8-0,9. Le cultivar Ghezel, Baba Rish, Rasha e Paykami sono caratterizzate, rispettivamente, da rese di 10-11, 12, 10 e 12-14 tonnellate d’uva da tavola per ettaro. La resa per ettaro è determinata dalla lunghezza media del cordone e dal numero di nuovi tralci per metro quadro. Notevoli carichi di frutti comportano un basso contenuto di zuccheri e una colorazione non accettabile per l’uva da tavola. Inoltre, le uve che presentano alterazioni della buccia non sono commercializzabili o devono essere vendute a basso prezzo. Una resa corretta risulta pertanto fondamentale per ottenere uve di alta qualità e assicurare redditi adeguati. Potenziale di sviluppo della produzione viticola La produzione iraniana ha subito notevoli cambiamenti nel corso degli ultimi vent’anni. In ogni caso la produzione di uva passa sta gradualmente aumentando in questi anni grazie ai suoi componenti funzionali, che si ritiene siano efficaci nel contrastare la senescenza. Pertanto la produzione di cultivar per uva passa di elevata qualità potrebbe svilupparsi maggiormente in futuro. Le uve da tavola devono essere sempre di qualità superiore poiché la frutta con un elevato tenore qualitativo può essere venduta a prezzi maggiori. Esiste anche un discreto potenziale per sviluppare il mercato destinato ai Paesi d’oltremare. Vincoli nello sviluppo della produzione viticola Benché la qualità delle uve da tavola e dell’uva passa sia aumentata progressivamente, negli ultimi due decenni si è registrato un continuo declino nel consumo totale non soltanto di uva, ma di tutti i tipi di frutta. I viticoltori che possiedono piccole aziende agricole non possono aumentare la superficie coltivata né la
Uva passa
• La produzione iraniana di uva viene
consumata direttamente nel corso della stagione e utilizzata per la produzione di succo d’uva, di agresto (succo d’uva acerba), succo acido, aceto e melassa. L’Iran è uno dei maggiori esportatori d’uva passa: questa voce, che insieme a pistacchi e datteri rappresenta per il Paese una delle principali esportazioni agricole, è la prima tra quelle non associate al petrolio Pergola di uva da tavola
496
Iran produzione per migliorare ulteriormente il loro reddito. Questa diminuzione dei consumi costituisce uno dei vincoli maggiori in Iran. Un secondo problema è che, con l’età, la maggior parte degli agricoltori non è più in grado di svolgere lavori impegnativi, come il diradamento degli acini e la potatura dei grappoli, due attività basilari, tra le altre, per produrre uve d’alta qualità. La necessità di garantire tanta manodopera qualificata è il motivo per cui sono pochi i giovani che desiderano intraprendere questa attività. Di conseguenza, per risolvere questi problemi occorre ricorrere a nuove tecniche volte a ottenere produzioni a basso costo e ridurre la manodopera.
Tipi di uva passa iraniana
• L’Iran produce tre tipi di uva passa: – Raisin Cookies (uva passa per dolci) – Green Raisin (uva passa bianca) – Large Raisin (Maviz, di grandi dimensioni)
• I primi due tipi vengono ottenuti
Conclusioni Nell’intento di sviluppare il settore, i viticoltori cercano di produrre uve con una resa stabile ed elevata in termini qualitativi. Ricercatori specializzati, tra cui fisiologi, genetisti, biologi molecolari e studiosi di parassiti e malattie, s’incaricano di risolvere i problemi legati alla produzione viticola, operando a livello sia nazionale sia provinciale in tutto il territorio iraniano. Oltre a questo, tuttavia, è fondamentale una maggiore cooperazione tra ricercatori, viticoltori, cooperative di produzione e operatori del settore commerciale, al fine di migliorare le strategie di produzione delle uve.
da varietà senza semi, mentre per la produzione del tipo Maviz si ricorre a cultivar con semi
• Gli elementi di cui si tiene conto
maggiormente nella valutazione della qualità dell’uva passa sono colore, dimensione, sapore, purezza e pulizia della buccia, delicatezza e compattezza degli acini
Principali cultivar iraniane Nome
Tempo di maturazione
Periodo di raccolta
Note
Bidaneh Sefid
medio
agosto-settembre
uva da tavola, uva passa, succo, sciroppo
Bidaneh Ghermez
medio
agosto-settembre
uva da tavola, uva passa, succo, sciroppo
Shahrodi
tardivo
ottobre-novembre
uva da tavola, ottima conservabilità
Yaghoti
molto precoce
giugno-luglio
uva da tavola
Preparazione dell’uva passa
Peykami Kashmar
medio
agosto-settembre
uva passa
• Tecniche di preparazione dell’uva
Askari
medio
agosto-settembre
uva da tavola, sciroppo, uva passa
Khoshnave
medio
agosto-settembre
succo
Rishbaba
medio
agosto-settembre
uva da tavola, sciroppo
Shastarous
molto tardivo
ottobre-novembre
uva da tavola, ottima conservabilità
Mishpestan
medio
agosto-settembre
uva da tavola
passa utilizzate in Iran:
– metodo con acido (Tizabi) – appassimento al sole (Sunny) – metodo californiano – in ambiente secco e all’ombra (Dry Shadow)
497
l’uva da tavola
mondo e mercato Sudafrica Pieter Raath
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.
mondo e mercato Sudafrica Foto R. Angelini
Regioni di produzione e varietà coltivate Durante l’ultima parte del secolo scorso, il settore sudafricano delle uve da tavola si è sviluppato rapidamente: nella stagione 2008-09 sono stati esportati 51 milioni di plateaux da 4,5 kg cadauno, pari a circa 230.000 tonnellate, un volume che ha reso il Sudafrica il secondo maggior Paese esportatore di uva da tavola dell’emisfero meridionale. Il primo raccolto importante in termini di esportazioni si è registrato nel 1899, nella regione del Berg River, caratterizzata da un clima mediterraneo, e ha interessato le varietà Almeria e Waltham Cross (Regina). Oggi si producono numerose varietà di uva da tavola, in cinque regioni molto diverse dal punto di vista climatico. Per questo motivo il Sudafrica vanta una delle stagioni più lunghe tra i Paesi produttori di uve da tavola del mondo: vi sono uve disponibili da ottobre a maggio, che coprono l’intera gamma di varietà di uva da tavola a bacca bianca, rossa e nera, con semi (seeded) e apirene (seedless). La Northern Province, piccola regione di produzione, potendo beneficiare di primavere calde, è la zona di raccolta più precoce: qui le viti vengono potate tra la fine di giugno e i primi di luglio, il germogliamento inizia già nella prima settimana di agosto. Tenuto conto degli inverni miti e allo scopo di garantire una maturazione precoce, tutte le varietà vengono sottoposte a trattamenti chimici per l’interruzione della dormienza. Il rischio di grandinate richiede che la coltivazione avvenga sotto reti protettive, mentre le piogge estive costringono i produttori a coprire le viti con teli di plastica durante il periodo di maturazione. Le principali cultivar di uve da tavola destinate all’esportazione della regione sono Prime Seed-
Foto R. Angelini
Regioni di produzione dell’uva da tavola in Sudafrica
Foto R. Angelini
Northern Province Pretoria
Trawal Olifants River Orange River Berg River
Johannesburg
Touwsrivier
Paarl
Hex River Worcester
Piogge stagionali Panoramiche sui vigneti in Sudafrica
498
Tutto l’anno
Estate molto avanzata
Inverno
Estate avanzata
Estate
Sudafrica less, Flame Seedless, Crimson Seedless e Red Globe. In considerazione dei prezzi elevati praticati sui mercati locali nei mesi di ottobre e novembre, buona parte delle prime uve di questa regione non viene esportata. La regione dell’Orange River, la seconda zona del Paese per dimensioni, è caratterizzata anch’essa da maturazione precoce, grazie al clima desertico molto caldo e secco. L’acqua per l’irrigazione proviene dal fiume Orange, il più grande del Paese. In origine nei terreni argillosi lungo la pianura alluvionale del fiume venivano prodotte soltanto uva passa e uve da vino. Tuttavia nel corso degli ultimi vent’anni, grazie al rapido sviluppo di coltivazioni di vitigni da tavola nei terreni ghiaiosi circostanti, questa è diventata una delle regioni di produzione più importanti del Sudafrica. Inverni con condizioni climatiche irregolari richiedono l’utilizzo di agenti chimici per l’interruzione della dormienza e assicurare un germogliamento uniforme; di contro, le gelate tardive spesso provocano perdite di raccolto importanti. Inoltre, gli occasionali temporali estivi possono portare piogge inopportune o grandine. Qui si registrano temperature estive molto elevate, il che impedisce la produzione di particolari varietà di uve da tavola a bacca rossa o nera. In questa regione vengono prodotte uve a maturazione precoce e uve di metà stagione destinate al mercato estero, che spesso arrivano in Europa prima di Natale. Le quattro principali cultivar prodotte nella regione sono Prime Seedless, Flame Seedless, Sugraone e Thompson Seedless. La regione dell’Olifants River può essere considerata come la zona intermedia tra quella dell’Orange River e la regione del Berg River, ed è classificabile come desertica o semi-arida.
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Vigneti nella regione dell’Orange River
Foto W. van Aarde
499
mondo e mercato Pur essendo una piccola zona viticola, è strategicamente importante per i tempi di maturazione, in quanto le sue uve garantiscono una fornitura costante per l’intera stagione di esportazione. Nella regione i mesi estivi sono particolarmente secchi ma non molto caldi, il che favorisce la produzione di cultivar difettose nella colorazione e con acini sensibili alle lesioni. Per queste caratteristiche climatiche è la prima regione in cui si producono notevoli quantitativi di Crimson Seedless. Altre cultivar coltivate lungo l’Olifants River sono Prime Seedless, Flame Seedless, Thompson Seedless, Red Globe, Sugraone, Midnight Beauty, Autumn Royal e Sunred Seedless. La regione del Berg River è una delle zone viticole più recenti del Paese. Il suo clima è tipicamente mediterraneo, ma le condizioni variano da relativamente asciutte e precoci nel distretto di Piketberg a più umide e tardive nel distretto di Paarl. Il motivo principale per la concentrazione di vigneti di uva da tavola nella zona costiera intorno a Paarl è la vicinanza del porto di Città del Capo (60-70 km), ma occorre tenere conto anche della tradizione di produzione viticola, introdotta fin dai primi anni della colonizzazione olandese, verso il 1660. Quest’ultimo è anche il motivo per cui nella regione si coltivano ancora vitigni molto antichi. Da un recente censimento è emerso che solo il 3% dei vigneti ha un’età inferiore ai tre anni, mentre l’11% è compreso fra tre e sei anni. Negli ultimi anni, tuttavia, la redditività dei vigneti è diminuita, e molti di essi sono stati ripiantati con varietà apirene, più popolari. Sebbene nella regione molte piantagioni di Red Globe siano state distrutte da agenti batterici (come il Mal nero della vite), oggi
Foto R. Angelini
Crimson Seedless
La Hex River Valley è posta tra due catene montuose che, in inverno, sono spesso coperte di neve
Foto G.G. van der Merwe
500
Sudafrica
% sulla produzione totale
Principali varietà di uva da tavola coltivate in Sudafrica per il mercato estero
Foto R. Angelini
12 10 8 6 4 2 0
on e on be ne ne ah e al ed lle ss ia ée ka en ur al ps Primrims Glo grao uphi ann Flam Reg unr che Cro ictoravall arlin hirte onhe Roy m S Ro m V L B at B mn o C Red Su Da n-H Th gr tu La altha onse -be Su Au n h W a p l D A
questa è ancora la varietà di maggiore produzione. Altre cultivar ampiamente diffuse nella regione del Berg River sono Crimson Seedless, Sunred Seedless, Dan-ben-Hannah, Regal Seedless e Waltham Cross. In tutti i nuovi impianti realizzati nel 2009 le vecchie cultivar, quali Alpha Red, Waltham Cross e Muscat Supreme, sono state sostituite con Crimson Seedless e Sugraone. La più grande regione viticola sudafricana è la Hex River Valley, la bellissima vallata del fiume Hex dove le uve da tavola vengono coltivate da oltre 100 anni. Molte imprese sono storiche aziende agricole a conduzione familiare, i cui proprietari coltivano uve da tavola da generazioni e ancora oggi godono dei vantaggi dei terreni fertili, dell’abbondante approvvigionamento idrico e delle stabili condizioni meteorologiche della regione. Nella vallata domina un clima mediterraneo, con inverni caratterizzati dall’umidità proveniente dall’Oceano Atlantico ed estati calde e secche, grazie alle vicine pianure semidesertiche del Karoo. Le uve vengono raccolte fino a metà maggio. Come nella regione del Berg River, qui si coltivano numerose varietà, soprattutto quelle, un po’ obsolete, Dauphine e Barlinka: per queste due cultivar si registra tuttavia un calo nella superficie coltivata. Altri vitigni importanti sono Crimson Seedless, Red Globe, Flame Seedless e La Rochelle. Nella regione, le principali cultivar piantate nel 2009 sono state Sugraone, Autumn Royal e Crimson Seedless.
Thompson Seedless (o uva sultanina)
Foto R. Angelini
Principali tecniche colturali e procedure post-raccolta In Sudafrica, per tutti i vigneti di uve da tavola il terreno viene accuratamente preparato prima della piantagione. In molte regioni il suolo è acido, pertanto di norma si esegue l’aratura per miscelare i terreni con calce. Tutti i vigneti vengono innestati, per lo più su Ramsey (Salt Creek) o 110 R (Richter). Il metodo di impianto più diffuso è il cosiddetto gable trellis system, mentre il sistema a tetto piano (parral-tendone) è diventato assai più comune negli ultimi anni, perché lo si ritiene in grado di sostenere carichi produttivi più elevati. L’impianto d’irrigazione adottato dipende dalle esigenze
Autumn Royal
501
mondo e mercato Foto R. Angelini
Aratro utilizzato per la preparazione del terreno e la miscelazione di ammendanti
Uva con acini difettosi venduta nel mercato interno
del viticoltore: sempre più spesso si sta utilizzando l’irrigazione a goccia laddove la disponibilità d’acqua può rappresentare un fattore limitante. Variano allo stesso modo anche le tecniche di fertilizzazione adottate, benché di solito si basino principalmente sulle analisi dei terreni per mantenere bassi i livelli di pH e di fosforo, calcio e magnesio. La concimazione con potassio è basata sul consumo annuale, tranne che nei terreni argillosi, dove sono richiesti quantitativi più bassi. La concimazione con azoto è legata essenzialmente alla vigoria vegetativa, i microelementi, di norma, vengono forniti mediante applicazioni fogliari. Negli ultimi anni si è prestata un’attenzione particolare alla gestione dei suoli, soprattutto in termini di mantenimento dell’attività biologica del terreno. Sono state quindi sviluppate tecniche di gestione integrata del suolo con un uso ridotto di erbicidi, che
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Viste aeree del porto di Città del Capo da dove partono i container di uva da tavola
Gable trellis system, sistema di allevamento comunemente usato in Sudafrica per la coltivazione di uve da tavola
502
Sudafrica prevedono il ricorso all’inerbimento invernale, alla pacciamatura e talvolta anche all’utilizzo di compost. Dal momento che la scarsa fertilità delle gemme è uno dei fattori che maggiormente concorrono a limitare la redditività, per la potatura i produttori preferiscono tralci semi-lunghi (a 8 gemme) o lunghi (a 12-14 gemme). Poiché la maggior parte delle zone viticole, a eccezione delle regioni del Berg River e del Hex River, ha inverni miti o caldi, l’impiego di sostanze per l’interruzione della dormienza è di vitale importanza per assicurare un germogliamento uniforme e sufficiente. Oggi, nonostante gli incrementi nei costi della manodopera, rimane ancora possibile per i produttori far eseguire manualmente molte attività di gestione del verde e di preparazione dei grappoli. In particolare tali attività sono necessarie per molte varietà apirene, per le quali è richiesto il confezionamento a mano. L’utilizzo di acido gibberellico e di CPPU (citochinina sintetica) è progressivamente aumentato anche per le varietà con semi, allo scopo di ottenere dimensioni degli acini più grandi e regolari e di aumentarne la consistenza. Il timore che l’acido gibberellico possa avere effetti negativi sulla fertilità dei vitigni Prime Seedless, Sugraone e Thompson Seedless ha indotto molti produttori a privilegiare l’immersione manuale dei grappoli, in luogo della loro irrorazione a fini dell’ingrossamento degli acini. La cocciniglia farinosa della vite è il parassita più comune della vite, e per limitarne la diffusione i produttori oggi utilizzano l’imidacloprid, un insetticida che presenta vantaggi per quanto riguarda i ridotti residui chimici sull’uva (come gli organofosfati) e l’assenza di effetti negativi sugli insetti predatori. Il clima caldo che caratterizza il periodo di maturazione, nonché un maggiore utilizzo di CPPU, richiedono l’impiego di acido 2-cloro-etil-fosfonico (ethephon) per assicurare una sufficiente invaiatura nelle varietà più coltivate: rosse con semi, rosse apirene e nere apirene. In Sudafrica le uve da tavola sono considerate pronte per il raccolto quando il tenore di zucchero, testato con un rifrattometro, supera i livelli minimi stabiliti dal South African Department of Agriculture, il Ministero dell’agricoltura locale. In alcuni casi si tiene conto anche di un rapporto minimo zucchero/acido, abbinato a un livello minimo di zucchero lievemente ridotto. I campioni di tutte le uve confezionate sono controllati dalla Perishable Product Export Control Board, l’ente responsabile per i prodotti deperibili destinati ai mercati esteri, cui spetta il compito d’impedire l’esportazione di frutti non maturi o che non soddisfano i criteri del mercato di destinazione, per quanto attiene le dimensioni e il colore degli acini, l’imballaggio e le dimensioni e la compattezza dei grappoli. Questo ha permesso al Sudafrica di guadagnarsi un’eccellente reputazione come produttore di uve da tavola di alta qualità.
Vigneti inerbiti durante il periodo invernale in Sudafrica Foto W. van Aarde
Interno di una tipica struttura di lavorazione e confezionamento in Sudafrica
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mondo e mercato I produttori di uva da tavola sudafricani dispongono di impianti d’imballaggio propri, e molti anche di impianti frigoriferi privati. Nelle regioni calde le uve vengono raccolte nelle prime ore del mattino e trasportate in apposite strutture di stoccaggio (detti pre-cooler, preraffreddatori) e di confezionamento. Qui l’uva viene mantenuta in condizioni di umidità relativa al 90-95% e alla temperatura di 15-17 °C fino al momento dell’imballaggio, che ha luogo nelle ore successive. Soltanto nelle regioni del Berg River e del Hex River la raccolta avviene durante l’intera giornata. Tradizionalmente l’uva sudafricana era confezionata in sacchetti posti all’interno di plateaux forati da 4,5 kg. Oggi spesso si utilizzano plateaux da 9 kg così come cestini di varie dimensioni, sistemati all’interno di scatole da 5 o da 9 kg. Durante l’esportazione l’uva viene conservata in celle frigorifere per un periodo minimo di tre settimane: di conseguenza, per tutta l’uva destinata ai mercati esteri si fa uso di foglietti generatori di anidride solforosa a doppia fase. Dopo il confezionamento l’uva viene trasportata il più rapidamente possibile in strutture di raffreddamento centralizzate, e portate a –0,5 °C mediante raffreddamento ad aria forzata, in un processo che richiede tra le 30 e le 36 ore. In seguito l’uva viene conservata in grandi celle frigorifere a –0,5 °C fino al momento del suo carico in nave, dove viene posta nelle stive o in container frigo. I principali fattori che incidono negativamente sulla qualità dell’uva dopo la raccolta sono la muffa grigia (Botrytis cinerea), un fungo parassita, e il post-harvest browning (imbrunimento degli acini) delle uve da tavola a bacca bianca. Un’efficace prevenzione della muffa grigia si attua intervenendo con adeguata protezione sanitaria dei vigneti prima della raccolta, ricorrendo a specifici programmi d’irrorazione, nonché mediante l’osservanza dei protocolli di raffreddamento e di mantenimento della catena del freddo. L’eccessivo manifestarsi di imbrunimento degli acini in post-raccolta per varietà come Regal Seedless, Victoria e Waltham Cross ha portato al rapido declino della loro diffusione produttiva. Pur non essendo stata trovata alcuna soluzione al problema, per affrontarlo l’industria sudafricana ha avviato un importante programma di ricerca. Si ritiene che il problema possa essere aggravato sia da un’eccessiva manipolazione dei grappoli durante l’imballaggio sia dalla sovramaturazione delle uve.
Foto R. Angelini
Attacco di muffa grigia
Foto R. Angelini
Strategie di marketing I cinque mercati più importanti per l’uva da tavola sudafricana sono il Nord Europa (Scandinavia, Germania, Belgio, Olanda), il Regno Unito, l’Estremo Oriente, il Medio Oriente e l’Asia. I Paesi del Nord Europa sono di gran lunga i maggiori consumatori di uva da tavola sudafricana. Durante la stagione 2008-09, le prime uve da tavola sono state esportate nella 44a settimana (prima settimana di novembre) del 2008, e le ultime nella 18a settimana (prima settimana di maggio)
Imbrunimento degli acini
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Sudafrica del 2009. Le uve più precoci sono in genere le varietà a bacca bianca apirene (Prime Seedless, seguita da Sugraone e da Regal Seedless) e rosse apirene (Flame Seedless, seguita da Sunred Seedless). Le varietà precoci vengono esportate prevalentemente nel Regno Unito. Via via che la stagione avanza, le varietà Thomp son Seedless e Crimson Seedless, nonché quelle con semi, iniziano a rappresentare una quota sempre più consistente delle uve esportate. Al termine della stagione delle esportazioni per i mercati esteri, vi sono soltanto le varietà Dauphine (bianca con semi) e Barlinka (nera con semi), soprattutto verso il Nord Europa. Nella tabella sotto riportata si può osservare come il Nord Europa sia il principale mercato per gran parte delle cultivar prodotte in Sudafrica, con semi e apirene. Il Regno Unito, secondo consumatore mondiale di uva sudafricana, importa esclusivamente varietà apirene; di conseguenza, le varietà con semi devono essere esportate anche in Russia, Medio Oriente ed Estremo Oriente. Dal momento che la maggior parte delle uve sudafricane viene esportata in Europa e nel Regno Unito, gli esportatori richiedono che i produttori posseggano almeno le certificazioni GlobalGAP e BRC.
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Mercati esteri principali per varietà di uva da tavola Varietà*
Mercati, in ordine d’importanza
Thompson Seedless
Nord Europa
Regno Unito
Medio Oriente
Prime Seedless
Nord Europa
Regno Unito
Medio Oriente
Crimson Seedless
Nord Europa
Regno Unito
Estremo Oriente
Red Globe
Nord Europa
Medio Oriente
Altri mercati
Sugraone
Nord Europa
Regno Unito
Estremo Oriente
Dauphine
Nord Europa
Russia
Altri mercati
Flame Seedless
Regno Unito
Nord Europa
Estremo Oriente
Regal Seedless
Nord Europa
Medio Oriente
Regno Unito
Sunred Seedless
Nord Europa
Regno Unito
Altri mercati
La Rochelle
Nord Europa
Medio Oriente
Estremo Oriente
Victoria
Nord Europa
Altri mercati
Russia
Barlinka
Nord Europa
Russia
Altri mercati
Dan Ben Hannah
Nord Europa
Russia
Altri mercati
Waltham Cross
Nord Europa
Altri mercati
Medio Oriente
Alphonse Lavallée
Nord Europa
Medio Oriente
Altri mercati
Bonheur
Nord Europa
Estremo Oriente
Altri mercati
Sugrathirteen
Nord Europa
Regno Unito
Estremo Oriente
Autumn Royal
Nord Europa
Estremo Oriente
Asia
Ralli Seedless
Regno Unito
Nord Europa
Estremo Oriente
Foto R. Angelini
Aree viticole nel Sudafrica
* Le varietà sono elencate in ordine decrescente di volumi di produzione
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l’uva da tavola
mondo e mercato Stati Uniti
Fidelibus Matthew, Jennifer Hashim-Buckey, Stephen Vasquez
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.
mondo e mercato Stati Uniti Regioni di produzione La produzione di uve da tavola negli Stati Uniti è concentrata soprattutto in California, che nel 2008 disponeva di circa 39.000 ha coltivati. Circa il 10% delle uve da tavola californiane proviene dalla regione di Coachella Valley, mentre la maggior parte è coltivata nella regione di San Joaquin Valley, in particolare nelle contee di Kern, Tulare e Fresno, che forniscono rispettivamente il 40%, il 30% e il 13% circa della superficie destinata a uva da tavola. Coachella Valley, nel sud-est della California, è delimitata da catene montuose che bloccano qualsiasi influenza marina creando un clima caldo e secco. D’estate le temperature diurne raramente scendono sotto i 40 °C, mentre quelle diurne invernali arrivano spesso fino ai 21-27 °C. Se il clima caldo limita le gelate invernali e richiede l’uso di trattamenti anti-dormienza, di contro consente di ottenere raccolte precoci e un notevole sviluppo dei grappoli. Per queste ragioni l’uva da tavola di Coachella Valley può essere commercializzata già entro la fine di maggio, circa un mese prima delle uve di San Joaquin Valley. Quest’ultima vallata, dove si coltiva la maggior parte dell’uva statunitense, è anch’essa circondata da montagne e ha un clima estivo caldo e secco ma fresco e umido d’inverno, il che assicura un adeguato raffreddamento.
San Francisco
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Riverside
Cultivar In California si allevano decine di cultivar, ma nel 2008 le sei maggiori varietà (Thompson Seedless, Crimson Seedless, Flame Seedless, Red Globe, Autumn Royal e Sugraone) hanno da sole rappresentato l’83% dell’uva commercializzata. La varietà Thompson Seedless, fiore all’occhiello del settore viticolo californiano, è coltivata per produrre uva passa, uva da tavola, succo d’uva, vino e uva in barattolo. Rimane a tutt’oggi la cultivar più importante di uva da tavola bianca della California, seguita da Sugraone e Princess. Thompson Seedless è una delle
Principali aree di coltivazione dell’uva da tavola in California
Caratteristiche delle principali cultivar di uva da tavola coltivate in California Cultivar
Caratteristiche del frutto
Periodo di raccolta
Sistema di potatura
Applicazioni di GA3 per
Autumn Royal
Nero, apireno
Settembre-Ottobre
Sperone
Diradamento fiori
Crimson Seedless
Rosso, apireno
Agosto-Novembre
Sperone o capo lungo
Dirad. fiori e ingross. acino
Flame Seedless
Rosso, apireno
Maggio-Luglio
Sperone
Dirad. fiori e ingross. acino
Red Globe
Rosso, con semi
Luglio-Settembre
Sperone
Nessuna applicazione
Sugraone
Bianco, apireno
Maggio-Agosto
Capo lungo
Dirad. fiori e ingross. acino
Thompson Seedless
Bianco, apireno
Giugno-Settembre
Capo lungo
Dirad. fiori e ingross. acino
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Stati Uniti varietà che richiede maggior utilizzo di manodopera. La gestione del frutto inizia nella fase di pre-fioritura, con applicazioni di acido gibberellico (GA3) per allungare il rachide al fine di diradare gli acini. L’acido gibberellico viene usato anche al momento della fioritura per ridurre il carico di grappoli, e di nuovo durante la formazione degli acini per aumentarne le dimensioni. Alla raccolta i grappoli pesano generalmente 450-600 g, con acini di forma ovale allungati. Crimson Seedless è un’uva rossa di tarda stagione sviluppata dal Ministero dell’Agricoltura statunitense (United States Department of Agriculture, USDA) e disponibile dal 1989. È la seconda cultivar di uva rossa nella classifica delle varietà più coltivate in California e continua a rivelarsi popolare per la sua maturazione tardiva: i grappoli possono infatti rimanere sulla vite fino alla prima gelata (novembre). Una sola applicazione di GA3 in fase di fioritura aiuta a ridurre l’allegagione degli acini e ne migliora l’uniformità. Per le particolari condizioni climatiche della California, gli acini della varietà Crimson Seedless prendono colore con difficoltà, soprattutto in caso di viti con vegetazione eccessivamente densa e vigorosa. Il diradamento dei germogli e la defogliazione nella zona fruttifera contribuiscono a una migliore invaiatura. Alla raccolta l’uva matura ha una tonalità cremisi, con grappoli di dimensioni analoghe a quelli della varietà Thompson Seedless. Flame Seedless è la principale varietà di uva rossa da mercato coltivata in California. È un vitigno che matura precocemente, tra maggio (Coachella Valley) e luglio (San Joaquin Valley), garantisce
Foto S. Somma
Thompson Seedless Foto S. Somma
Foto R. Angelini
Crimson Seedless Red Globe
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mondo e mercato ottime raccolte in quasi tutte le condizioni climatiche, ma può assumere un colore rosso spento in caso di temperature estreme. è una delle uve preferite dai consumatori per il suo colore rosso uniforme e per gli acini duri, rotondi e croccanti. Le dimensioni dei grappoli variano tra 200 e 450 g. Red Globe, una cultivar sviluppata dalla University of California, Davis, e disponibile dal 1980, è la più importante varietà con semi della regione. Il suo successo commerciale si basa sugli acini di grandi dimensioni (che possono superare i 12 g) e sulla forte domanda di export verso l’Estremo Oriente. Le viti di Red Globe sono moderatamente vigorose ma in grado di produrre grandi quantità di raccolto, il che rende difficile mantenere un’elevata qualità di frutti e rendimenti affidabili. La ricerca ha dimostrato che per ottimizzare le dimensioni e il colore degli acini il numero totale di grappoli non deve superare i 25 per vite, distribuiti uniformemente su tutta la pianta. Il numero di grappoli lasciati dipende tuttavia dalla tecniche usate per il diradamento dei grappoli e dal numero di acini presenti sul grappolo (operazione di acinellatura del grappolo, cluster tipping). Al momento della raccolta un grappolo pesa da 800 g a 1,4 kg. Autumn Royal, sviluppata dal Ministero dell’Agricoltura statunitense e disponibile dal 1996, è diventata l’uva nera senza semi più diffusa in California, perché richiede poche lavorazioni e produce acini di grandi dimensioni compresi tra 8 e 12 g. Una sola applicazione di GA3 al momento della fioritura aiuta a diradare i grappoli, riducendo il numero di acini allegati e favorendo la loro crescita. Un’adeguata invaiatura si raggiunge tra agosto e settembre, ma il sapore migliore si sviluppa nell’uva raccolta nel mese d’ottobre, momento in cui gli acini hanno un sapore che ricorda decisamente quello della marmellata. Sugraone, una cultivar brevettata, è una delle uve bianche senza semi più precoci: matura infatti circa due settimane prima della Thompson Seedless e subito dopo la Flame Seedless. Questa cultivar è stata realizzata da John M. Garabedian di Fresno, California, ed è stata brevettata nel 1972. La varietà Sugraone produce grappoli compatti o leggermente compatti, con ali, di dimensioni medio-grandi, con acini giallo-verdi di grandi dimensioni (6-8 g), di forma leggermente ovale, buccia spessa e consistenza croccante. Gli acini hanno un netto sapore dolce e lievemente moscato, con un’acidità relativamente bassa. La varietà Sugraone è commercializzata da Sun World International, LLC con il marchio Superior Seedless.
Foto S. Somma
Autumn Royal Foto S. Somma
Gestione degli impianti e della vegetazione Per molti anni il sistema di impianto più comune in California era composto da un braccio di sostegno trasversale lungo 1 m montato in posizione orizzontale o leggermente inclinato verso sud, poggiato su paletti a un’altezza di 1,5 m. Il braccio trasversale
Sugraone
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Stati Uniti supportava da due a cinque fili equidistanti che sostenevano il fogliame, con i tralci legati ai fili centrali. Per le cultivar potate a sperone, i cordoni vengono sostenuti da un altro filo posto a circa 0,5 m sotto il braccio trasversale. Circa vent’anni fa questi impianti tradizionali hanno cominciato a essere sostituiti da sistemi a closed gable trellis e, più recentemente, da sistemi a open gable trellis. I sostegni trasversali di queste strutture (due braccia a forma di Y) si estendono generalmente su un’ampiezza di 2 m, supportando fino a tre fili per ogni braccio. Le operazioni di gestione della vegetazione includono il diradamento dei germogli (shoot thinning), la defogliazione parziale specie nelle parti centrali dei filari per l’allevamento gable trellis systems e il diradamento dei frutti, utilizzati per migliorare la qualità del raccolto. Il diradamento dei germogli si esegue quando i germogli sono lunghi circa 30-38 cm per diminuirne la concentrazione e consentire la penetrazione della luce e dell’aria in fase di maturazione del frutto. I germogli sterili sono i primi a essere selezionati per la rimozione dal momento che non aggiungono nulla al rendimento finale. Una volta completata l’operazione, si valuta nuovamente l’impalcatura per individuare le zone dove i grappoli potrebbero attorcigliarsi e risultare così difficili da raccogliere: i germogli che si trovano in queste zone dovrebbero essere oggetto di un secondo passaggio, per bilanciare il carico di uva sull’intera vite. La rimozione delle foglie basali avviene subito dopo la formazione degli acini, mentre lo sfoltimento della copertura nelle parti
Flame Seedless
Per permettere la corretta illuminazione della chioma è necessario procedere alla defogliazione della parte centrale del filare
Vigneto della cultivar Princess allevata a Y trasversale a seguito della defogliazione della parte bassa della chioma
509
mondo e mercato centrali di fila e l’eliminazione di altro fogliame possono avvenire durante il periodo di maturazione. La sfogliatura e lo sfoltimento della copertura (hedging) aumentano l’esposizione dei grappoli alla luce, migliorano la ventilazione e contribuiscono a migliorare l’efficacia delle applicazioni di prodotti agrochimici (GA3 e fungicidi). Le foglie basali vengono rimosse fino al grappolo, operazione che consente anche la manipolazione dei frutti (diradamento dei grappoli) al momento opportuno. La separazione della vegetazione tra i fili, nella zona centrale, dovrebbe avvenire anch’essa in questo periodo, per assicurare la penetrazione della luce nella zona centrale del quadrilateral cordon trained vines, per i vigneti che prevedono questa forma d’impianto. Una volta apparsi gli acini, i viticoltori possono intervenire sul grappolo (rimuovendo o cimando le ali) e migliorandone la disposizione lungo i filari. Eseguendo precocemente il diradamento degli acini in via di formazione, le bacche rimanenti hanno spazio per crescere e far produrre un grappolo pieno e uniforme. Il diradamento presenta anche il vantaggio di ridurre la compattezza dei grappoli e consente la copertura uniforme dei prodotti chimici irrorati.
Incisione anulare
• I viticoltori incidono il fusto di gran parte delle cultivar al momento dell’apparizione degli acini (dopo l’allegagione), per migliorarne la pezzatura
• Per praticare l’incisione si usano
speciali coltelli a doppia lama: è essenziale rimuovere qualsiasi traccia di floema dall’incisione, ma l’incisione praticata nel fusto non deve essere più profonda di quanto sia indispensabile per eliminare il floema, dal momento che incisioni troppo profonde potrebbero interrompere il flusso d’acqua ai germogli, una condizione potenzialmente in grado di nuocere alla vite o addirittura di ucciderla
Regolatori di crescita Nella regione di Coachella Valley, come già accennato, la temperatura invernale spesso non basta a garantire la schiusura uniforme delle gemme. Un trattamento con cianammide idrogeno (H2CN2) dopo la potatura, circa 8-10 settimane prima della schiusura delle gemme, è un efficace sostituto ai rigori dell’inverno e per questo viene ampiamente praticato. Bisogna fare attenzione a evitare applicazioni tardive del prodotto (a meno di 4 settimane prima dell’apertura delle gemme), perché potrebbero danneggiare le gemme e ridurre il germogliamento. Di contro i vigneti nella regione di San Joaquin Valley ricevono un adeguato raffreddamento, pertanto il trattamento con cianammide idrogeno viene eseguito raramente. L’acido gibberellico (GA3) serve a ridurre l’allegagione (diradamento acini) di molte cultivar californiane di uva da tavola apirene. La quantità di prodotto necessario, il volume irrorato e la tempistica di applicazione dipendono dalla cultivar, dalle condizioni ambientali in fase di fioritura, dal tipo d’impianto e dalle tecniche irrigue adottate, dalle altre pratiche colturali e dalle caratteristiche peculiari dei vigneti. Abitualmente si ricorre a dosaggi di 0,5-20 g/acro (0,2-8 g/ha) di GA3 per vitigni tra il 30 e l’80% di fioritura (cap fall), e in caso di fioritura prolungata potrebbero essere necessarie più applicazioni. I coltivatori di uve da tavola hanno selezionato varietà che richiedono minori trattamenti per produrre uve di qualità, e molte cultivar di recente disponibilità sono più sensibili a trattamenti di GA3 come effetto diradante, per cui ne richiedono in quantità decisamente minore rispetto alle varietà tradizionali.
• Le incisioni praticate in modo
corretto e al momento giusto possono incrementare le dimensioni degli acini dal 10 al 30%
Incisione anulare su cultivar Crimson Seedless
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Stati Uniti L’acido gibberellico si applica anche alla maggior parte delle cultivar di uva da tavola senza semi per aumentare le dimensioni degli acini. Come nel caso del diradamento, le dosi ottimali e la tempistica variano notevolmente tra le diverse cultivar. Di norma s’impiegano dosaggi di 10-60 g/acro (4-24 g/ha) di GA3, generalmente alla comparsa degli acini (quando questi hanno un diametro di circa 3-5 mm), sebbene alcune varietà subiscano trattamenti in momenti successivi. Da sempre i programmi viticoli locali selezionano le varietà che producono naturalmente acini di grandi dimensioni, pertanto, rispetto alle varietà più vecchie, di solito le cultivar più recenti richiedono meno GA3 per garantire dimensioni ottimali degli acini. Inoltre le uve con semi sono generalmente meno sensibili di quelle senza semi ai trattamenti con GA3, di conseguenza l’uso di questo prodotto per aumentare le dimensioni degli acini di varietà con semi non è abitualmente raccomandato. Alcuni coltivatori californiani sono soliti abbinare CPPU (forchlorfenuron), una citochinina sintetica, al GA3 in occasione della comparsa degli acini, per assicurare un accrescimento maggiore di quello ottenibile con l’impiego del solo GA3. L’utilizzo di CPPU è anche in grado di migliorare la fermezza degli acini e consente di ottenere acini di forma più rotonda rispetto a quelli non trattati con tale prodotto. Il CCPU è un ormone molto potente che si applica generalmente a dosi minime (1-3 mg/l): quantità maggiori causano ritardi nella maturazione e nell’invaiatura e incidono negativamente sul sapore. In quasi tutte le regioni viticole della California le alte temperature inibiscono l’accumulo di antocianine, impedendo così l’invaiatura per alcune cultivar rosse e nere. Per queste ragioni nella fase di inizio invaiatura gran parte dei coltivatori applica l’etephon (5-20% di acini invaiati) per renderla più rapida e uniforme. Non è raro che i viticoltori applichino questo principio attivo anche due volte in una stagione, ma occorre prestare attenzione in quanto applicazioni tardive o eccessive di etephon potrebbero dar luogo ad acini molli (soft berries) che avrebbero una durata brevissima nei punti vendita (bassa shelf-life). Nel 2009 ad alcuni produttori è stato permesso l’utilizzo sperimentale dell’acido abscissico (ABA) per migliorare il colore dei grappoli. Come nel caso dell’etephon, l’ABA applicato al momento dell’invaiatura stimola anche l’accumulo di antocianine. Si prevede che per alcune cultivar l’uso di ABA, con o senza etephon, possa diventare una pratica normale in California.
Frankliniella occidentalis Foto D. Haviland
Cicatrici superficiali a forma di stella causate da tripidi Foto D. Haviland
Gestione fotosanitaria Parassiti animali L’uva da tavola californiana è soggetta agli attacchi di numerose specie di insetti, alcuni dei quali particolarmente nefasti: il tripide occidentale delle serre (o tripide occidentale dei fiori, Frankliniella
Halo spotting su acino causato dalle punture di nutrizione dei tripidi
511
mondo e mercato occidentalis), il lepidottero della specie Harrisina brillians, la cocciniglia farinosa della vite (Planococcus ficus) e la mosca (o cicadella) della specie Homalodisca vitripennis, già nota come Homalodisca coagulata. I tripidi occidentali sono nativi del Nord America e sono la specie più comune in California. Tra gli inconvenienti più comunemente osservati sugli acini si riscontrano cicatrici superficiali “a forma di stella di mare” e halo spotting (puntinature con alone circostante). La diffusione dei tripidi dei fiori viene generalmente controllata con uno o due trattamenti di insetticidi poco prima e durante il periodo di fioritura. Gli insetti della specie Harrisina brillians, localmente noti come Skeletonizers Grapeleaf, sono lepidotteri di colore blu o verdenero con riflessi metallici, lunghi circa 1,5 cm e con un’apertura alare di 2,5-3,3 cm, che depongono uova di colore giallo chiaro o bianco a forma di capsula sulla pagina inferiore delle foglie di vite. Le larve si nutrono di questo lato della foglia, risparmiando soltanto le venature e la cuticola superiore: le foglie così affette inizialmente hanno un aspetto bianco-carta che via via scurisce fino a diventare marrone. I bruchi riducono le foglie alle sole nervature, lasciando soltanto le venature più grandi. Quando abbondanti, le larve sono in grado di distruggere il fogliame di intere viti già entro la metà dell’estate, e una volta terminate le foglie le larve continuano a nutrirsi degli acini, provocando il completo marciume dei grappoli. Inoltre l’uva ancora presente su viti defogliate rischia di essere scottata dal sole. I bruchi, peraltro, possiedono lunghi peli neri velenosi che risultano particolarmente urticanti per l’uomo. La presenza di questi lepidotteri può essere controllata mediante applicazioni di granulosis virus, di Bacillus thuringiensis o di altri insetticidi che sono efficaci anche per altri tipi di bruchi, cicaline o tripidi. Altro problema di rilievo per le viti californiane è la presenza delle cocciniglie farinose, le quali si nutrono della linfa presente nel floema, e grandi infestazioni possono ridurre la vigoria delle viti consumando i carboidrati nella linfa. L’effetto più evidente delle cocciniglie, tuttavia, è la secrezione copiosa, appiccicosa e sgradevole che può accumularsi nei grappoli fino a comprometterne la commerciabilità. Le cocciniglie sono anche vettori del virus che provoca l’accartocciamento delle foglie (leafroll), in grado di pregiudicare la maturazione degli acini. Queste infestazioni richiedono un approccio globale e costoso a base di insetticidi specifici. La mosca (o cicadella) della specie Homalodisca vitripennis è un insetto relativamente grande, di circa 1,25 cm di lunghezza, involontariamente introdotto nel sud della California dal sud-est degli Stati Uniti nei primi anni ’90 del secolo scorso, e che da allora si è diffuso in alcune zone meridionali della regione di San Joaquin Valley. Noti localmente come Glassy Winged Sharpshooters (GWSS), questi insetti si nutrono di xilema e raramente provoca-
Foto D. Haviland
Colonia di cocciniglie farinose su tralcio Foto E. Marmiroli
Foto E. Marmiroli
Fumaggini sviluppatesi su foglie (in alto) e grappoli (in basso) imbrattati dalla melata prodotta dalle cocciniglie
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Stati Uniti no danni diretti alla vite, ma sono vettori particolarmente temibili del morbo di Pierce. Purtroppo questi insetti sono grandi volatori, e popolazioni anche ridotte possono diffondere ampiamente la malattia: di conseguenza l’obiettivo primario dei viticoltori è fare in modo di eliminarli dai propri vigneti.
Foto R. Angelini
Malattie Se non curato correttamente, l’oidio (Erysiphe necator) può risultare la malattia più distruttiva di uve fresche da mercato dell’intera California. Per combatterla i coltivatori avviano programmi di prevenzione già a partire dal germogliamento, utilizzando fungicidi con diverse modalità d’azione per limitare casi di resistenza del patogeno. Le applicazioni fungicide normalmente si protraggono fino a una settimana prima della raccolta per minimizzare le infezioni sui tralci. Un approccio errato nel trattamento antioidio può contribuire anche al manifestarsi di altre patologie, come il marciume dei grappoli, e alterazioni in fase di conservazione. In origine il morbo di Pierce (Pierce’s disease, PD) era una malattia tipica della regione vinicola di Napa, in California. Tuttavia con l’introduzione della mosca (o cicadella) della specie Homalodisca vitripennis (GWSS), già nei primi mesi del 2000 sono state segnalate perdite importanti nella zona meridionale della San Joaquin Valley. Red Globe e Flame Seedless sono le cultivar più sensibili alla Xylella fastidiosa. Al momento non esistono strategie di gestione adeguate per ridurre l’impatto di questa malattia, a parte l’eradicazione delle viti infette, riducendo così il potenziale d’inoculo che può essere trasmesso da insetti vettori. Altra malattia fungina di rilievo è il mal dell’esca.
Foto R. Angelini
Raccolta La maggior parte dell’uva da tavola prodotta in California è confezionata nel vigneto. Il confezionamento in campo presenta diversi vantaggi, tra cui: un ridotto investimento di capitale rispetto a impianti di confezionamento complessi; la necessità di un solo responsabile incaricato sia di addestrare il personale addetto alla raccolta sia della supervisione della raccolta stessa, dell’imballaggio e delle operazioni di controllo qualità, in confronto all’esigenza di avere due supervisori – uno per il vigneto e uno per il confezionamento – che devono coordinare le operazioni di propria competenza; la possibilità di non dover necessariamente disporre di grandi scorte di cassette usate per il trasporto dei grappoli dal vigneto ai locali dove avviene il confezionamento. La raccolta può essere suddivisa in tre fasi distinte: la raccolta vera e propria e la pre-pulizia delle uve, l’imballaggio dei grappoli in contenitori adatti al trasporto e il trasporto dei contenitori imballati dal vigneto alla struttura di frigoconservazione. Per la
Foto R. Angelini
L’oidio rappresenta la patologia più importante per l’uva da tavola californiana
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mondo e mercato raccolta e le operazioni d’imballaggio spesso vengono incaricate piccole cooperative composte da due o tre raccoglitori, che provvedono a raccogliere l’uva secondo la qualità e il livello di maturità, e da un addetto alla stazione mobile d’imballaggio, posta lungo il percorso dei filari. I raccoglitori eseguono una pulizia pre-imballaggio dei grappoli, che consiste nel rimuovere gli acini troppo piccoli, avariati, non maturi o poco colorati e nell’eliminazione di altri difetti visibili. I grappoli sono poi trasferiti in cassette di plastica leggere, caricati su un carrello a mano e trasferiti al centro di confezionamento. L’imballaggio avviene su un apposito tavolo portatile dotato di spazio sufficiente per qualche contenitore, una bilancia, una rastrelliera per gli articoli da imballaggio e un baldacchino parasole: qui l’addetto effettua una seconda pulizia dei grappoli e confeziona i contenitori destinati alla spedizione in base alla dimensione e al colore degli acini, classificandoli secondo livelli qualitativi predeterminati (ultra-premium, premium, standard ecc.). I contenitori per la spedizione sono contrassegnati con etichette riportanti il nome del produttore, il marchio, la cultivar e il peso netto. L’imballatore è spesso la persona chiave della squadra, essendo responsabile dell’imballaggio, del controllo di qualità primario, della gestione dei materiali da imballaggio – inclusi i contenitori –, dell’apposizione delle indicazioni necessarie sui contenitori e del loro impilamento alla fine del filare. La fase finale della raccolta consiste nel trasferimento dei contenitori imballati dal vigneto: i contenitori vengono caricati a mano e pallettizzati su camion il più rapidamente possibile, per essere portati agli impianti di raffreddamento e di fumigazione.
Foto M. Poe
L’uva raccolta viene sottoposta immediatamente a una pre-pulizia Foto M. Poe
Gestione post-raccolta e conservazione L’uva da tavola è un frutto non climaterico caratterizzato da un basso tasso di attività fisiologica, che può essere conservato per oltre due mesi, se trattato e conservato in modo appropriato. Il deterioramento in fase di conservazione generalmente è dovuto a funghi. La muffa grigia, causata dal fungo Botrytis cinerea, è la malattia post-raccolta a maggiore incidenza economica per l’uva da tavola californiana: l’azione di controllo su questo fungo è particolarmente impegnativa a causa del suo rapido tasso di sviluppo e della sua capacità di diffondersi tra gli acini anche a basse temperature (–0,5 °C). Esistono anche altri agenti patogeni, quali il Rhizopus spp., l’Alternaria spp., il Cladosporium spp. e la cosiddetta muffa verde-blu, provocata dal Penicillium expansum, ma di solito sono molto meno importanti. La cultivar Red Globe, tuttavia, può essere soggetta a marciume acido associato al microrganismo Aspergillus niger, a vari tipi di lieviti e al Bacillus spp. Dal punto di vista commerciale, il controllo della Botrytis cinerea per l’uva immagazzinata oggi si realizza mediante raffreddamento rapido e fumigazione
Addetto a una stazione di confezionamento portatile mentre dispone i grappoli in un contenitore in polistirolo espanso
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Stati Uniti con anidride solforosa (diossido di zolfo o ossido solforoso, SO2). In California, la fumigazione è eseguita dapprima durante la fase di pre-raffreddamento ad aria forzata, operazione che garantisce una buona penetrazione del gas all’interno dei contenitori sui pallet usati per il trasporto: è in quest’occasione che le spore superficiali del fungo vengono uccise. Una volta terminato il raffreddamento, l’uva viene spostata in ambienti di stoccaggio in attesa del trasporto; in questo periodo si effettuano fumigazioni settimanali ripetute per contrastare la crescita del micelio del fungo presente su acini già malati. La quantità di SO2 applicata con la fumigazione dipende dal numero di contenitori presenti, dal materiale di cui sono fatti e dalla capacità del gas di penetrare nel contenitore e attraverso il materiale d’imballaggio interno. La quantità di SO2 necessaria per uccidere le spore di Botrytis cinerea o per rendere inattivo il micelio esistente varia in base alla concentrazione del fumigante e al tempo per il quale il fungo è sottoposto all’operazione. Per determinare l’esposizione di SO2 necessaria a uccidere l’organismo si adotta un valore di concentrazione cumulativa, calcolato come prodotto della concentrazione e del tempo e chiamato CT product. Un CT di almeno 100 ppm/h è il minimo necessario per uccidere le spore e il micelio di Bo-
Foto R. Angelini
Foto M. Poe Foto R. Angelini
Raccolta dell’uva da tavola
Addetti mentre dispongono i pallet su container destinati al magazzino refrigerato
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mondo e mercato trytis cinerea a 0 °C. Per monitorare l’efficacia dei programmi di fumigazione di norma si dispongono dei dosimetri a tubo in apposite scatole poste nelle posizioni soggette a minore flusso d’aria e, quindi, più difficili da fumigare: affinché l’operazione sia considerata efficace i dosimetri dovranno registrare un CT di almeno 100 ppm/h. Durante il magazzinaggio, i parametri ottimali necessari per limitare il tasso di perdita idrica dei grappoli comprendono la temperatura (che deve essere mantenuta tra –1 °C e 0 °C per l’uva matura), l’umidità relativa (al 95%) e il flusso d’aria (moderato, tra 0,6 e 1,1 m3/min per tonnellata d’uva). L’uva dovrebbe essere conservata a pulp temperature (temperatura interna dell’acino) tra –0,5 e 0 °C per tutto il periodo di post-raccolta. Per viaggi in nave superiori ai 10 giorni o per lunghi periodi di permanenza nei punti vendita, quando non sia possibile procedere alla fumigazione con SO2 si utilizzano di norma pastiglie di SO2 a lento rilascio, abbinate a contenitori in polietilene perforato. In California la tecnica a lento rilascio, combinata con contenitori a tenuta di gas, viene usata per ridurre la perdita idrica e per tenere sotto controllo le infezioni da muffa grigia, senza incrementare l’azione fitotossica dell’anidride solforosa. Le uve da tavola esportate dagli Stati Uniti possono ospitare organismi che altrove sono considerati particolarmente dannosi. Per esempio, si segnalano casi di ragni vedova nera rinvenuti in container destinati ai mercati esteri e nazionali. Malgrado la vedova nera sia comune in gran parte delle regioni calde del mondo, la scoperta di questo ragno crea sempre apprensione tra i dettaglianti e i consumatori, condizione che può influire negativamente sulla movimentazione e sulle vendite di uva. Ricerche recenti hanno dimostrato che una combinazione di trattamenti insetticidi tempestivi in campo e di fumigazione con SO2 abbinata ad anidride carbonica può rivelarsi efficace per uccidere i ragni prima dell’esportazione.
Foto R. Angelini
Economia, marketing e statistiche Gli Stati Uniti sono il quinto produttore mondiale di uva da tavola, preceduti da Cina, Turchia, Italia e Cile (dati annuali del United States Department of Agriculture, USDA). Nel 2008 la produzione totale d’uva fresca è stata stimata in 825.000 tonnellate, per un valore complessivo lordo alla produzione (valore del raccolto alla partenza dalle aziende) di 1,16 miliardi di dollari nel 2008 (Commissione californiana per le uve da tavola, California Table Grape Commission, 2008). Ma gli Stati Uniti sono anche il secondo Pae se esportatore, con mercati di prima grandezza quali il Canada, il Messico, Hong Kong, la Cina e la Malesia. Le vendite in Cina, Taiwan, Australia e Indonesia contribuiscono all’espansione del settore export. In termini di volume le esportazioni ammontano a circa il 28% del totale della produzione, mentre il valore delle
Botrite e marciume acido sono le più comuni patologie che si possono sviluppare sul grappolo in pre- e post-raccolta
516
Stati Uniti esportazioni è passato da 300 milioni di dollari verso la fine degli anni ’90 a un valore record di 440 milioni dollari nel 2008 (Commissione californiana per le uve da tavola, 2008). Quasi l’intera produzione commerciale (il 99%) d’uva da tavola degli Stati Uniti è realizzata in California e da qui esportata. Le prime cinque cultivar da tavola esportate nel 2008 sono state Crimson Seedless (177.000 t), Flame Seedless (151.000 t), Thompson Seedless (137.000 t), Red Globe (106.000 t) e Autumn Royal (48.000 t). Il flusso stagionale di uve californiane sul mercato va dai primi di maggio ai primi di febbraio, con punte settimanali che superano i 4,5 milioni di casse (da 8,6 kg cadauna) verso la metà di settembre (Commissione californiana per le uve da tavola, 2008). Per il 2008 il prezzo medio ponderato per una cassetta di uva da tavola della California è stato determinato in 11,78 dollari, corrispondenti a circa 1,37 dollari/kg (Servizio marketing agricolo del Ministero dell’Agricoltura (USDA/AMS), Western Fruit Report, Commissione californiana per le uve da tavola). Le promozioni, le campagne d’informazione sponsorizzate e l’intera gestione commerciale sono spesso supervisionate dalla Commissione californiana per le uve da tavola, il braccio promozionale pubblicitario del patronato di settore in California, che rappresenta circa 600 viticoltori. La Commissione è stata costituita nel 1968 allo scopo di mantenere ed espandere il mercato e di creare nuovi mercati intrastatali, interstatali ed esteri.
Foto R. Angelini
Il Messico è uno dei principali mercati di export dell’uva statunitense
Foto R. Angelini
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l’uva da tavola
mondo e mercato America Latina
Celso Pommer, Ricardo Bressan-Smith
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.
mondo e mercato America Latina Introduzione I Paesi dell’America Latina sono importanti produttori di uva da tavola, comprendendo anche una grande estensione territoriale in zone di clima tropicale e subtropicale. Questa condizione ha favorito l’affermazione della coltivazione di uva da tavola, essendo possibile la produzione in epoche con offerta ridotta e grande domanda nel mercato mondiale. L’Argentina, il Cile e il Brasile presentano le aree di maggiore estensione e più significative. La crescita della superficie a uva da tavola in questi Paesi negli ultimi anni è molto importante perché, anche se la produttività non aumenta, aumenta la produzione totale. Questa situazione indica che si tratta di una tendenza che continuerà. La produttività in Brasile è notevolmente maggiore di quella di altri Paesi, arrivando a più di 17 t/ha. In altri Paesi latino-americani la produttività ha una media di 15 t/ha.
San Juan Mendoza
Rio Negro
Argentina L’Argentina è di gran lunga il principale produttore di uva dell’America del Sud, con un’area totale di 226.450 ha. Nel frattempo, solo il 4,93% di questa zona (11.161 ha) viene destinato alla produzione di uva da tavola, con una produzione totale di uva che nel 2007 è stata superiore a 1 milione di tonnellate. La superficie destinata all’uva da consumo fresco è distribuita nel modo seguente, nelle principali regioni produttrici: San Juan (9099 ettari) 81,52%, Mendoza (1257 ettari) 11,26% e Río Negro (334 ettari) 2,99%. La struttura varietale è specializzata nella produzione di uva bianca senza semi, con la varietà dominante Superior Seedless
Regioni produttrici di uva da tavola in Argentina
Superficie e produzione di uva da tavola nei Paesi dell’America Latina Paese
2004
2005
2006
2007
Area (ha)
t/ha
Area (ha)
t/ha
Area (ha)
t/ha
Area (ha)
t/ha
Argentina
205.416
12,90
211.838
13,35
218.991
13,15
220.000
13,18
Bolivia
4850
6,64
4898
6,80
4942
6,78
5028
6,54
Brasile
71.637
18,02
73.203
16,83
75.354
16,68
78.273
17,52
Cile
175.000
10,85
178.000
12,64
180.000
12,77
182.000
12,91
Colombia
1328
15,17
1818
10,92
2140
14,96
2378
15,40
Messico
33.000
9,24
26.349
12,26
29.324
8,32
29.268
12,17
Perù
11.425
13,60
11.477
14,77
11.508
16,65
12.207
16,10
Uruguay
8583
17,13
8484
14,64
8576
15,18
8652
15,37
518
America Latina (Sugraone) e uva rosata con semi, in cui predomina la varietà Red Globe. Quindi, la percentuale di produzione delle principali varietà in Argentina è: Superior Seedless 36,75% del totale prodotto, Red Globe 30,45%, Cereza 5,05%, Flame Seedless 4,59%, Alfonse Lavallée 4,41%, Sultanina Bianca (Thompson Seedless) 4,27%, Victoria 2,48%, Moscatel de Alejandría 2,23%, California 2,06%, Black Seedless 1,61%, Cardinal 1,32%, Moscatel Rosado 0,99%, altre 3,79%. I principali parassiti che interessano la produzione di uva da tavola in Argentina sono la mosca della frutta o mosca del Mediterraneo (Ceratitis capitata), che è un parassita da quarantena che limita l’ingresso in alcuni mercati importatori, e la cocciniglia farinosa della vite (Planococcus ficus). La malattia denominata “hoja de malvón” (accartocciamento fogliare) è presente in alcune zone produttrici dell’Argentina e interessa tessuti legnosi della pianta. Il progresso della malattia fa sì che la pianta divenga improduttiva, arrivando alla morte finale. Gli organismi associati a questa malattia sono i funghi Inocutis jamaicensis, Phaeoacremonium aleophilum, P. parasiticum, Phaeomoniella chlamydospora, Botryodiplodia theobromae e Botryosphaeria obtusa. Altre malattie che si trovano comunemente nei vigneti sono l’oidio (Uncinula necator), la peronospora (Plasmopara viticola) e la muffa grigia (Botrytis cinerea). L’uva dell’Argentina è destinata a due mercati, uno interno con predominio di varietà tradizionali, rosate, con semi e moscate (Cereza, Moscatel de Alejandría), e uno estero con varietà senza semi bianche (Superior Seedless) e, in minor misura, nere e rosate con semi, ad acino grande, tipo Red Globe. Il periodo
334 1257
9099
San Juan Mendoza Rio Negro Superficie coltivata a uva da tavola in Argentina (ettari)
Vista di un vigneto nella zona di Agrelo, Luján de Cuyo, Argentina
519
mondo e mercato dell’anno con la maggiore produzione, vale a dire quello in cui si concentra il 70% dell’uva da tavola da esportazione, si trova tra la 52ª settimana e la 3ª dell’anno successivo. I sistemi di conduzione e potatura che predominano in Argentina sono i sistemi a pergola e le spalliere con cordoni. Così come in quasi tutti i luoghi che producono uva, anche in Argentina vengono messe in atto delle misure per rompere la dormienza delle gemme. La cianammide idrogenata al 3-5% viene applicata per avere un germogliamento più uniforme e precoce in varietà con una marcata dominanza apicale. Vengono prese alcune precauzioni alla raccolta dell’uva, come per esempio l’imballaggio sotto pergola per ridurre il tempo tra la raccolta e l’imballaggio. Successivamente viene realizzato il pre-raffreddamento in tunnel dell’uva confezionata, che viene poi conservata in celle frigorifere. In riferimento alle pratiche regionali autorizzate, in Argentina le tecniche principali per migliorare la qualità e la produttività sono: scacchiatura dei germogli sterili, diradamento dei grappoli, diradamento delle bacche e “pettinatura” dei grappoli; applicazioni di Ethephon all’inizio della maturazione delle bacche per migliorare il colore delle varietà rosse in alcuni ambienti; applicazioni di gibberelline per diradare i frutti, allungare i grappoli o aumentare la dimensione della bacca, soprattutto in alcune varietà apirene; uso di rete antigrandine; uso di coperture con teli di plastica per anticipare il raccolto ed entrare nel mercato dell’emisfero nord nel periodo di Natale, che è il periodo in cui si ottengono i prezzi migliori; produzioni di uva da tavola biologica; scaglionare la produzione di uva per abbracciare un periodo di offerta maggiore.
Rose a inizio filare come indicatore della comparsa di oidio
Varietà coltivate nella Valle del Rio São Francisco Varietà
Superficie (ha)
Festival
3789
Italia
3150
Thompson Seedless
1285
Benitaka
700
Crimson Seedless
685
Red Globe
485
Princess
230
Brasile
110
Moscato Caneli
120
Patrícia
75
Altre
720
TOTALE
11.349
Brasile La coltivazione di uva da tavola in Brasile è un’attività abbastanza specializzata e ragionevolmente localizzata. Oltre a essere stata iniziata dopo la scoperta del paese, che avvenne nel XVI secolo, più precisamente con le spedizioni di colonizzazione, la coltivazione dell’uva ha assunto caratteristiche più definite poco più di un secolo fa. Inizialmente, le varietà di origine americana si dimostrarono più adatte al clima tropicale e subtropicale, soprattutto per Niagara Rosata e Isabel. La varietà Niagara Rosata, che è una mutazione naturale verificatasi in Brasile, è stata presa come punto iniziale della viticoltura da tavola brasiliana e, a tutt’oggi, è la cultivar principale in termini di area coltivata. La viticultura brasiliana ha occupato, nell’anno 2008, un’area di 81.286 ha, con una produzione di più di 1,4 milioni di tonnellate, concentrati principalmente nelle regioni Sud e Sud-Est. La crescita maggiore nell’area coltivata si riscontra con l’uva da tavola. Nella regione Nord-Ovest la produzione si concentra nel polo Petrolina (PE)/Juazeiro (BA).
Fonte: CODEVASF (dati originali adattati dagli autori)
520
America Latina Nella regione meridionale, gli Stati di Rio Grande do Sul, Santa Catarina e Paraná svolgono un ruolo predominante nella viticoltura brasiliana, rappresentando circa il 78% della sua produzione. Lo Stato del Rio Grande do Sul spicca con il 65% della produzione brasiliana, con una viticoltura destinata quasi esclusivamente alla produzione di vini. Lo Stato di Santa Catarina ha una viticoltura simile a quella di Rio Grande do Sul, avendo come varietà importanti Isabel, Bordô, Niagara e Goethe. Lo Stato di Paraná si caratterizza per presentare due regioni vinicole, quella del Sud, destinata alla vinificazione, e quella del Nord, con predominanza di uva da tavola. Occorre notare che in questa parte dello stato l’influenza giapponese ha portato a piantare più uva da tavola, con predominanza della varietà Italia e della sua mutazione Rubi (Red Italia). Nella regione Sud-Est, il produttore principale è lo stato di São Paulo, con un’area coltivata di 10.565 ha nel 2008, che rappresenta circa il 15% della produzione nazionale. La sua viticoltura è diretta principalmente alla produzione di uva da tavola, con predominanza delle varietà americane Niagara Rosata e Niagara Bianca, che rappresentano il 73% della produzione. Le principali regioni produttrici di queste due varietà si concentrano nelle vicinanze dei comuni di Campinas e Jundiaí, distribuite in piccole
Vista di un vigneto a Y larga a Petrolina, Brasile, con la varietà Festival Seedless (Sugraone)
Regioni produttrici di uva da tavola in Brasile
Petrolina/Juazeiro
Pirapora (Minas Gerais) Jales Noroeste de São Paulo Norte de Paraná
Campinas, Jundiaí (São Paulo) São Miguel Arcanjo, Pilar do Sul (São Paulo)
521
Tropico del Capricorno
mondo e mercato Superficie coltivata a uva da tavola in Brasile Foto A. Scienza
Brasile e regione geografica
Anno 2004
2005
2006
2007
2008
Brasile
71.640
73.222
75.385
78.325
81.286
Nord
24
27
29
33
38
Nord-Est
8261
8712
9228
9970
11.558
Sud-Est
12.928
11.878
11.341
12.006
11.494
Sud
50.117
52.277
54.467
55.994
57.842
Centro-Ovest
310
328
320
322
354
Fonte: SIDRA, IBGE (2009)
proprietà con un’estensione media di 10 ha. Le varietà Italia e Rubi contribuiscono rispettivamente con il 53% e il 28% della produzione di uva fina e sono coltivate principalmente nella regione Sud dello stato, nei comuni di São Miguel Arcanjo e Pilar do Sul. La produzione in questa regione è commercializzata per lo più nel mercato interno nei periodi da dicembre a marzo dell’anno successivo. Gli Stati di Pernambuco e Bahia si trovano nella regione Nord-Est del Brasile e dispongono di una viticoltura in chiara espansione nella Valle del Rio São Francisco. Attualmente, il 95% dei vigneti è coltivato con uva da tavola e solo il 5% con uva da vino. Gli
Principali regioni produttrici di uva da tavola in Brasile, epoche di produzione e mercato di destinazione. In rosso, i picchi di raccolta Regioni Valle de São Francisco
Mercato
gen
Estero Interno
Jales (SP)
Interno
Pirapora (MG)
Interno
São Miguel/Pilar (SP)
Interno
Paraná
Interno
Porto Feliz (SP)
Interno
Louveira (SP)
Interno
Fonte: CEPEA, Esalq, USP
522
feb
mar
apr
mag
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
America Latina sforzi recenti dei produttori e le tendenze del mercato internazionale stanno aumentando la produzione dell’uva da tavola con semi e di quella apirena, come la Superior Seedless, denominata frequentemente Festival in questa regione. Le principali malattie che interessano la produzione di uva da tavola in Brasile sono peronospora (Plasmopara viticola), antracnosi (Elsinoe ampelina), oidio (Uncinula necator) e ruggine della vite (Phakopsora euvitis). Tra i parassiti animali ricordiamo margarodi (Eurhizococcus brasiliensis), fillossera (Daktulosphaira vitifoliae), cocciniglie e acari. Non va dimenticata l’importanza svolta dai nematotodi (Meloidogyne incognita, M. javanica, Xiphinema index, X. americanum, X. brasiliensis, X. Krugi) e dai virus (virus dell’accartocciamento della vite, legno riccio). Tra le tecniche colturali differenziate utilizzate nella coltivazione delle viti americane o ibride in Brasile, in regioni tropicali, le principali sono le seguenti: formazione della pianta; incremento del numero di unità produttive (gemme) per ettaro da 28.000 (spalliera) a 50.000 (pergola), condizione fondamentale per ottenere l’aumento della produttività da 25 a 30 tonnellate di uva alla raccolta; rottura della dormienza. Per potature effettuate da maggio a giugno, si raccomanda di farle su rami ben lignificati, con circa sei mesi di età, applicando cianammide idrogenata e bagnando totalmente le gemme per ridurre la mancanza di uniformità nel germogliamento. Un’altra tecnica che presenta risultati eccellenti per l’emissione e lo sviluppo di germogli di Niagara Rosata è l’applicazione di etephon (9 l/ha di prodotto commerciale, diluiti in 1000 l di acqua) 15 giorni prima della potatura. L’etephon si utilizza per promuovere la sfogliatura della vite, aumentando il rendimento dell’operazione della potatura e facilitando l’emissione dei germogli, in epoche più fredde, rendendo possibile l’ottenimento di produzioni maggiori e qualità dei grappoli migliori. In fase vegetativa si esegue anche la potatura verde, che comprende il seguente gruppo di pratiche: – scacchiatura, cioè l’eliminazione dei germogli deboli e in eccesso: normalmente si lasciano due germogli per ramo (sperone) per ottenere la produttività desiderata; – eliminazione di succhioni, foglie e femminelle per facilitare le operazioni di potatura e l’applicazione di sostanze per la difesa del vigneto e per ridurre l’ombreggiatura; – cimatura dei germogli, realizzata prima della fioritura, per aumentare l’allegagione dei fiori e migliorare la compattezza dei grappoli (evitare grappoli eccessivamente spargoli). Per aumentare il diametro dei rami, la spuntatura deve essere realizzata quando i germogli raggiungono circa 20 foglie (1,5 m di lunghezza).
Operazioni colturali in vigneto
Vista di un vigneto a Petrolina, Brasile, in cui si vede la sfogliatura manuale dopo l’applicazione di etephon
Vista di un vigneto allevato con sistema a pergola, a Petrolina, Brasile, con la varietà Crimson Seedless
523
mondo e mercato Per garantire la produzione di grappoli di migliore qualità, vengono eliminati i grappoli in eccesso, piccoli o malformati. In riferimento ai portinnesto, si osserva il buon comportamento di Niagara Rosata su IAC 572 Jales e IAC 766 Campinas nel sistema di allevamento a pergola. Per rendere possibile la produzione di cultivar apirene nelle principali regioni produttrici brasiliane si rende necessario adottare le seguenti pratiche. – Sistema di allevamento. Il sistema a pergola non permette una buona esposizione delle gemme, per questo esiste una tendenza alla sostituzione con il sistema a Y, abbastanza promettente per le varietà Thompson Seedless e Crimson Seedless, con produzioni superiori a 20 e 15 t/ha, rispettivamente. – Gestione della chioma. Si utilizza una potatura lunga di produzione e una potatura corta per la formazione di tralci, per facilitare le operazioni che aumentano la produttività, come sfogliatura, cimatura di tralci, applicazione di inibitori della crescita ecc., considerando che in un periodo si verifica la produzione di frutti e in un altro periodo la formazione di tralci. Inoltre, è più facile fare gli aggiustamenti affinché le fasi fenologiche più importanti della vite accadano in periodi più favorevoli. – Portinnesti. Il portinnesto IAC 766 è meno vigoroso e presenta un buon risultato per la cultivar Superior Seedless nel sistema a pergola. IAC 572 è stato utilizzato con successo con le cultivar Thompson Seedless, Crimson Seedless e Catalunha in sistema di conduzione a Y, principalmente nelle prime produzioni, in combinazione con spuntature dei tralci per ridurre il vigore delle piante. – Potature verdi. La realizzazione di potature verdi nelle cultivar di uva fina da tavola senza semi ha migliorato la fertilità delle gemme, aumentando la produzione. Nel caso della cultivar Superior Seedless è stato ottenuto un miglioramento della produzione con la conduzione di rami secondari (di femminella) originati da germogli che portano grappoli nella fase di sviluppo, poiché questa cultivar ha una buona produzione in questo tipo di ramo. In altre cultivar, come Thompson Seedless e Crimson Seedless, l’utilizzo della cimatura dei germogli a circa 1,5 m, aumenta la fertilità delle gemme. L’eliminazione dei germogli secondari e dei germogli in eccesso (diradamento) può aumentare la fertilità delle gemme perché migliora l’esposizione e il controllo fitosanitario delle piante.
Atacama
Coquimbo Valparaíso Metropolitana O’Higgins Maule
Regioni produttrici di uva da tavola in Cile
Cile Il Cile non è il maggior produttore d’uva dell’America Latina, ma ciò nonostante è il maggior esportatore mondiale di uva da tavola, avendo esportato più di 1,5 milioni di tonnellate nel 2007, ovvero tre volte di più del secondo Paese maggior esportatore, l’Italia. La specializzazione del Paese è dovuta, soprattutto, a società nor524
America Latina damericane che si sono installate in Cile per esplorare il potenziale produttivo del Paese. L’area coltivata con uva da tavola è di 53.339 ha (2008), suddivisa nelle seguenti regioni del Paese: al Nord Atacama 7753 ha e Coquimbo 9698 ha; al Centro Valparaíso 11.696 ha, Metropolitana 10.022 ha, O’Higgins 13.824 ha e Maule 342 ha. A causa della caratteristica di dirigere la produzione verso l’esportazione, le varietà più coltivate sono quelle più accettate nel mercato mondiale: al Nord Thompson Seedless, Flame Seedless, Red Globe; al Centro Thompson Seedless, Flame Seedless, Red Globe, Crimson Seedless. In Cile, i principali problemi fitosanitari della vite sono: muffa grigia (Botrytis cinerea), oidio (Uncinula necator) e tumori batterici (Agrobacterium tumefaciens) per quanto concerne le malattie; coleottero dei frutteti (Naupactus xanthographus), cocciniglia (Pseudococcus spp.), tripide della foglia (Drepanothrips reuteri), tripide californiano (Frankiniella occidentalis) e acari (Brevipalpus chilensis) per quanto riguarda i parassiti animali; nematodi (Meloidogyne, Xiphinema) e virus (virus dell’accartocciamento della vite). Una piccola parte della produzione cilena di uva da tavola è destinata al mercato interno, ma a causa della vocazione e importanza nell’esportazione, la maggior parte è destinata all’esportazione in America Latina e Nord America, come anche in Europa. Per approfittare delle finestre del mercato mondiale, la raccolta avviene normalmente in dicembre, gennaio e febbraio. Il sistema di conduzione è la pergola spagnola (parral). La potatura si fa lasciando speroni lunghi o corti, secondo la varietà e durante il riposo invernale. Per rompere la dormienza delle gemme viene fatto uso di cianammide idrogenata, ma solamente nel settore Nord, dove si trovano le maggiori coltivazioni di uva da tavola, normalmente associate alla presenza di clima subtropicale. A causa dell’esportazione, viene fatto largo uso di pratiche o trattamenti post-raccolta, come la refrigerazione per 30 giorni a bassa temperatura (circa 0 ºC) per lo stoccaggio e il trasporto in condizioni di atmosfera controllata (bassa temperatura e CO2). L’uva raccolta viene controllata completamente, come pure l’imballaggio, il trasporto e la commercializzazione. I dettagli nella coltivazione dell’uva che sono stati adottati e adattati in Cile per migliorare la qualità e la produttività sono i seguenti: uso di portinnesti, pratiche colturali come propagazione, incisione anulare, sistemazione dei grappoli, gestione del fogliame. La nutrizione minerale viene fatta secondo la gestione del suolo e con diagnosi di laboratorio. L’irrigazione è abbastanza tecnicizzata per la sua importanza nel Paese (gocciolamento, microjet). L’uso dei regolatori di crescita è comune nella viticoltura cilena: i principali sono gibberelline, auxine, citochinine, etilene e cianammide idrogenata.
1% 26%
15% 18%
19%
22%
Atacama Coquimbo Valparaíso Metropolitana O’Higgins Maule Superficie coltivata a uva da tavola in Cile
Vigneti in Cile
525
mondo e mercato
ia forn Cali Baja
Messico In Messico, l’uva da tavola è prodotta principalmente nello Stato di Sonora per la sua vicinanza agli Stati Uniti, cosa che facilita l’esportazione. In questa regione viene coltivato più del 65% dell’uva da tavola del Messico, in 26.630 ha, dei quali 10.050 ha sono di uva da tavola e 16.580 di uva per utilizzo industriale. A Sonora, il sistema di conduzione è il sistema Y larga, proposto da UC Davis, a Kearney, California. In questa zona, l’uva si produce in due regioni principali: Hermosillo, con circa 13.000 ettari e Caborca, con 5000 ettari. Nello Stato di Zacatecas si produce anche uva per consumo fresco, con il 12,9% della produzione nazionale su una superficie di 3.547 ettari distribuiti in dieci comuni (Fresnillo, Ojocaliente, Villa Hidalgo, Luis Moya, Trancoso, Villa González Ortega e Noria de Ángeles, principalmente). Il sistema di allevamento prevalente è quello a cordone laterale. In generale, la viticoltura da tavola in Messico applica tecniche che sono le stesse usate in California e Stati Uniti, visto che molte aziende sono le stesse nei due Paesi. Della superficie viticola attuale, il 31% dell’uva da tavola è occupato da Thompson Seedless, il 25% da Perlette, il 20% da Flame Seedless, l’11,9% da Sugraone Seedless e l’11,6% da Cardinal. Una volta realizzate le piantagioni che, in generale, consistono in 1750 piante per ettaro, anno dopo anno viene effettuata la preparazione dei vigneti dedicati all’uva da tavola, con il fine di ottenere e raggiungere il raccolto a partire dagli inizi del mese di maggio. Questo viene fatto per raggiungere una commercializzazione di successo delle varietà di uva che vengono raccolte secondo la maturità del frutto. A Sonora i portinnesti più utilizzati sono Harmony, Salt Creek e Dogridge. A Zacatecas viene segnalato che la filossera ha interessato il 65% dei vigneti di uva da tavola dal 1985. Di conseguenza, è suggerito l’uso di portinnesti resistenti alla filossera come Rupestris du lot, 110 Richter, 99 Richter e SO4.
Sonora
Zacatecas
Regioni produttrici di uva da tavola in Messico
1698 3555 3922
18.731
Periodi di produzione di uva da tavola in Messico Varietà Sonora
Settimane
Baja California
Maggio 1
2
3
Giugno 4
1
2
3
Luglio 4
1
2
Perlette
Zacatecas Altre
Flame Sugraone
Superficie coltivata a uva da tavola in Messico (ettari). L’area coltivata con uva da tavola è diminuita notevolmente negli ultimi 20 anni
Red Globe Fonte: Associazione Agricola Locale di Produttori di Uva da Tavola, Sonora, Messico
526
3
4
America Latina A Zacatecas la potatura è effettuata a due germogli e vengono eliminati i tralci orientati verso il terreno. Viene somministrato azoto dopo il raccolto e viene posticipata l’irrigazione in primavera, per ritardare il germogliamento e ridurre i danni delle gelate. Inoltre, questo viene fatto per prolungare al massimo l’attività fotosintetica delle foglie. Tuttavia, la temperatura svolge un ruolo importante sulla fisiologia della pianta. A Sonora è normale che venga applicata la cianammide idrogenata per rompere la dormienza delle gemme e uniformare il germogliamento. Nel corso della crescita e della produzione, vengono fatti il diradamento dei grappoli, la potatura (cimatura) e la sistemazione dei tralci per una maggiore intercettazione della luce. Dal punto di vista nutrizionale, viene praticata la fertilizzazione con azoto e potassio annuale e ogni due anni con fosforo. L’esportazione percentuale per varietà è stata la seguente negli ultimi quattro anni: Perlette 15,5%, Flame S. 39%, Sugraone 34,5%, Red Globe 6,5%, altre 4,5. Le altre varietà che iniziano a essere esportate sono Black Seedless e Summer Royal. L’uva messicana affronta la concorrenza del Cile, Paese che mantiene una grande quantità del prodotto refrigerato. I cambiamenti nel commercio mondiale e la riduzione della domanda in Asia hanno fatto sì che più uva del Cile è stata esportata negli Stati Uniti. La maggior parte dell’uva messicana viene esportata negli Stati Uniti e in Canada, lasciando il resto al mercato nazionale. L’uva raccolta viene sottoposta a imballaggio e al pre-raffreddamento fino a 0 °C; successivamente viene stoccata in celle di conservazione fino a quando non viene trasportata a destinazione. Nel caso del Regno Unito, prima del preraffreddamento si deve realizzare un processo di gassificazione della frutta per eliminare la vedova nera, requisito di sicurezza alimentare richiesto da tale mercato.
Superficie e resa di uva da tavola in Messico Stato
Superficie (ha)
Rendimento (t/ha)
Sonora
18.731
12,491
Baja California
3922
4,714
Zacatecas
3555
8,296
Altri
1698
-----
Totale
27.906
11,955
Fonte: Servizio di Informazione Agroalimentare e Pesca, Messico
Esportazione messicana di uva da tavola Milioni di cassette (di circa 10,93 kg di uva)
20 15 10 5 0
2004 Esportazioni a UE
2005 Esportazioni ad altri Paesi
2006
2007
Mercato nazionale
Fonte: Associazione Agricola Locale di Produttori di Uva da Tavola, Sonora, Messico
527
2008
mondo e mercato Diversi sono i problemi fitosanitari che interessano l’uva da tavola. La malattia di Pierce, causata dal batterio Xylella fastidiosa, è il disturbo principale, sorto in Messico nel 2002 e rilevato nei vigneti della valle di Guadalupe, Baja California. È stato implementato un sistema per il rilevamento del suo vettore, Homalodisca coagulata, per mezzo del quale non è stato rilevato nelle zone vinicole dello Stato. Altri problemi fitosanitari sono rappresentati dalla cocciniglia (Planococcus ficus) e dal controllo degli organismi da quarantena come le mosche della frutta (Anastrepha fraterculus, A. oblicua, Ceratitis capitata), Frankininiella occidentalis, Monilinia fructicola, Caliothrips fasciatus, Panonychus ulmi, Rhagoletis pomonella, Hyphantria cunea, Cydia pomonella, Quadraspidiotus perniciosus.
Foto R. Angelini
Perù La viticoltura in Perù è in crescita e quasi tutta la produzione di uva è stata destinata alla fabbricazione di Pisco. Pisco è il nome del distillato d’uva prodotto in Perù tramite la distillazione del mosto proveniente dall’uva, seguendo pratiche tradizionali stabilite inizialmente nella valle di Pisco e successivamente nelle regioni di Lima, Ica, Arequipa, Moquegua e Tacna. Negli ultimi anni, tuttavia, la produzione di uva da tavola ha raggiunto una grande importanza, quando produttori organizzati di frutta nella regione di Piura, a nord del Perù, hanno iniziato a coltivare uva da tavola. Durante il periodo coloniale, la viticoltura peruviana si è diffusa per più di 36.000 ha, cosa che ha trasformato il Perù nel principale Paese esportatore di vini del Centro e del Sud America, arrivando a competere, in qualità, con i vini prodotti in Spagna. Questa situazione è cambiata totalmente quando la famiglia reale ha impedito la produzione di vini in Perù. Oltre a ciò, difficoltà tecniche (attacco della filossera) ed economiche (di ordine tributario) hanno ridotto
Foto R. Angelini
Foto D. Salinas
Vendita di uva da tavola in un mercato messicano
Sistema a pergola di uva Sugraone nella regione di Piura, in Perù
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America Latina la coltivazione dell’uva, che è stata parzialmente abbandonata, per essere poi ripresa nuovamente negli anni ’60. La temperatura media annuale è tra 16 e 17 ºC con massime di 29-30 ºC nel mese di febbraio e minime di 1-2 ºC nei mesi di luglio e agosto. La piovosità è praticamente nulla e l’umidità relativa dell’aria quasi sempre bassa. Con una così bassa disponibilità idrica, è necessario l’uso di irrigazione per consentire la crescita e lo sviluppo adeguati. In questo tema, l’acqua utilizzata per l’irrigazione proviene dal disgelo della Cordillera delle Ande. Ci sono due principali aree di produzione di uva da tavola in Perù, che si trovano a Ica, nel Centro-Sud, e a Piura, nel Nord. A Ica, dove la latitudine è 13-14 ºS, l’area con uva da tavola è di 3000 ha. In questa zona vengono coltivate le varietà senza semi Thomp son Seedless, Flame Seedless, Crimson Seedless e Sugraone. In questa zona c’è appena una varietà con semi, la Red Globe. Il portinnesto utilizzato è il MGT 101-14. A Piura, è necessario evidenziare la rapidità con cui è stata impiantata la coltivazione dell’uva; nel 2006 c’erano appena 100 ha piantati, nel 2007 sono stati aggiunti più di 300 ha, nel 2008 altri 800 ha e nel luglio 2009 altri 550 ha, per un totale di 1750 ha. Il mercato internazionale è quello che interessa di più, al quale viene destinata la maggior parte della produzione; lo scarto va al mercato nazionale. Si può analizzare il vigore della viticoltura da tavola peruviana per l’esportazione negli ultimi anni (in milioni di dollari): 2004/05, 30; 2005/06, 38; 2006/07, 53; 2007/08, 78; 2008/09, 82. Le principali varietà sono Red Globe, Flame Seedless, Crimson Seedless, Thompson Seedless, Sugraone, ma, senza dubbio, la Red Globe è la più importante in questo momento. I principali parassiti della vite in Perù sono principalmente oidio, botrite, tripidi, acari e nematodi (Meloydogine sp.).
Piura
Ica
Regioni produttrici di uva da tavola in Perù
8%
2%1% 29%
8% 13%
Foto R. Angelini
18%
21%
Thompson Seedless Red Globe Crimson Seedless Flame Seedless Sugraone Altre Autumn Royal Black Seedless Produzione delle principali varietà di uva da tavola in Perù
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l’uva da tavola
mondo e mercato Frutta molto speciale Maurizio Sorbini
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.
mondo e mercato Frutta molto speciale Fattori di scelta del consumatore Nonostante un generale consenso sull’utilità del consumo di frutta fresca e di uva da tavola, il consumo reale ristagna da tempo e si mantiene al di sotto dei livelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della salute (WHO) e dai nutrizionisti. La differenza conferma che, nonostante i più recenti modelli interpretativi, non si comprende cosa avviene quando il consumatore sceglie la frutta fresca e l’uva da tavola. Nelle analisi di economia alimentare il consumo di uva è stato sempre incluso fra quelli di frutta fresca e non sono state mai isolate le aspettative specifiche per l’uva, considerate simili alle aspettative dei consumatori di mele e dell’altra frutta fresca. Nei modelli che spiegano la domanda di frutta fresca i fattori di scelta sono legati ai caratteri soggettivi del consumatore, alle condizioni ambientali del consumo, a quelle di mercato del momento dell’acquisto e infine alle aspettative del consumatore per quel tipo di frutta. Questa ultima sezione ha ricevuto crescenti e motivate attenzioni nel corso del tempo. Le analisi sulla maggior parte dei fattori comuni per tutti i tipi di frutta fresca hanno permesso ai produttori e ai distributori di costruire paradigmi condivisi e di adeguare le loro azioni alle esigenze dei consumatori. Quelle sulle aspettative per ciascuna tipologia di prodotto sono carenti e in genere trascurano alcuni fondamentali condizionamenti trasversali sui fattori di questa sezione. La conseguenza più immediata è la difformità di valutazione su ciascun fattore da parte degli operatori. Segue una inevitabile cacofonia di messaggi e di offerte di prodotto che rendono incerta la percezione dell’uva da tavola e confuse le aspettative e dunque ancora più complesse le analisi.
Fattori di scelta per la frutta fresca nei modelli socioeconomici
• Caratteri individuali: livello culturale,
condizioni socio-economiche, esperienze famigliari, abitudini di consumo, stile di vita, conoscenze specifiche sulla frutta fresca e interesse alle informazioni sulla frutta
• Preferenze e aspettative verso la frutta:
salubrità, piacevolezza e gusto, densità energetica, presentazione e utilizzabilità diretta, confezionamento e processi tecnologici subiti, prezzo, ruolo simbolico-sociale del consumo di frutta, caratteristiche specifiche di ciascuna frutta fresca, sistemi di produzione, qualità percepita ex ante, qualità valutata ex post, qualità attribuita, caratteri intrinseci e caratteri estrinseci
• Situazione di consumo: momento del consumo, ambiente sociale di consumo, stato d’animo
• Situazioni di mercato: disponibilità, stagionalità, orari di acquisto
Foto S. Somma
530
frutta molto speciale Condizionamenti sulle aspettative I condizionamenti trasversali sulle aspettative derivano dalla gerarchia dei valori alimentari, dalla paura del cibo, dall’asimmetria della conoscenze e infine dai residui dei messaggi usati nel marketing.
Generazioni e frutta
• La generazione Boomers (anni
45-65) rappresenta una buona fetta di consumatori di frutta ancora fortemente influenzata dal messaggio gerarchico sulla posizione della frutta e degli altri cibi
Gerarchia dei valori alimentari L’opinione e le aspettative della maggioranza dei consumatori sulla frutta ha una base storica difficilmente ignorabile. L’inizio post bellico dello sviluppo dei consumi alimentari è stato accompagnato da una sapiente comunicazione sociale sui cibi fondamentali che bisognava conquistare a ogni costo: il pane, la carne, il latte, indispensabili alla vita. Tutti gli altri erano piacevoli ma non indispensabili. Questa gerarchia è rimasta anche quando dalla scarsità la maggior parte dei consumatori è arrivata alla sazietà. Tutte le attuali generazioni di consumatori sono condizionate: i nonni e i padri sono stati coinvolti dai messaggi dell’epoca, i figli e i nipoti sono stati contaminati dalle abitudini dei padri e dei nonni. La percezione della frutta e dell’uva subisce questo condizionamento, le aspettative ne sono intrise anche se difficilmente si intravede una connessione evidente. Tutti i messaggi attuali, qualunque sia il loro scopo e la loro enfasi, dovrebbero elaborare e recepire in positivo questo residuo di criterio ideale nella percezione dell’uva.
• La generazione X (anni 31-44)
rappresenta una parte di consumatori solo lambita direttamente dal messaggio gerarchico e per lo più coinvolta con diversa intensità dall’esempio famigliare
• La generazione Millennial (anni 21-30)
è coinvolta soltanto dai messaggi sui consumi tradizionali che ripetono la gerarchia senza il forte coinvolgimento delle generazioni precedenti
Paure del cibo e ansia per le malattie Nell’esperienza dei Paesi occidentali gli inevitabili eccessi alimentari sono stati descritti come l’inizio irreversibile di un disastro e tutti i cibi come un pericolo per la salute e come un prodromo di molte malattie specifiche. Questi messaggi hanno finito per coinvolgere la frutta fresca, soprattutto per gli eventuali residui degli agrofarmaci. Tutto ciò che si mangia, di origine industriale o agricola, è guardato con apprensione per gli eventuali effetti negativi. Per riconquistare un minimo di serenità il consumatore è costretto a ricercare in via prioritaria tutto ciò che può rassicurare sulla loro assenza. I sempre più frequenti messaggi sugli aspetti salutistici positivi dell’uva e della frutta fresca finiscono per essere accantonati, nell’ansia di leggere che non ci sono effetti negativi. Quando si valuta l’efficacia dei messaggi salutistici occorre considerare anche questo tipo di condizionamento di fondo e valutare tutto ciò che può scacciare le influenze negative dalle aspettative.
Presunti residui nel piatto
• Per alcuni anni è stata enfatizzata
la sintesi delle analisi sui residui di agrofarmaci della frutta svolte dai laboratori pubblici in base alla norme di sorveglianza. Alcuni casi di inesperienza tecnica dei produttori sull’impiego dei mezzi di difesa e conservazione e la farraginosità di analisi conosciute sempre ex-post, hanno permesso di rappresentare come clamorosa e scandalosa la presenza dei residui sulla frutta. Quasi sempre viene trascurato che la stragrande maggioranza dei campioni analizzati (98,8% nel 2008) resta al di sotto dei limiti normativi
Asimmetria delle conoscenze Con il succedersi delle generazioni si attenua la conoscenza diretta della frutta fresca e dell’uva da tavola per la concentrazione 531
mondo e mercato della popolazione nelle grandi aree urbane senza più contatto visivo con le aree di produzione alimentare. Si realizza quella temuta asimmetria delle conoscenze totalmente sbilanciata a sfavore del consumatore che genera la ricerca di alimenti più semplici da comprendere. Tutto ciò che è sconosciuto, compresa la frutta, è attribuito a sistemi di produzione percepiti come inquietanti per le possibili “manipolazioni innaturali”, per le “tecnologie industriali estreme” e per la localizzazione della produzione in “Paesi più permissivi” e non rassicuranti. Tutto ciò sollecita il consumatore verso sistemi produttivi che si avvicinino alla naturalità e all’artigianalità e le aspettative si indirizzano verso ciò che sembra sia più semplice e meno lontano dal consumatore. Le informazioni dei produttori non hanno efficacia se non riescono a rappresentare l’evoluzione tecnologica come un vantaggio concreto per la qualità del cibo e per la tranquillità del consumo. Anche l’uva da tavola, come tutti gli altri cibi, deve ricercare la confidenza tecnica dei consumatori, peraltro agevolata nel caso dell’uva dalla possibilità di descrivere l’impegno e l’abilità tecnica del produttore di uva, vero artigiano nella vastità dell’industria alimentare. Il condizionamento della diffidenza tecnica, se ben compreso e attentamente gestito, può trasformare il consumatore diffidente e renderlo consapevole di tutto ciò che sta a monte del grappolo, realizzando in questo modo quella fidelizzazione ragionata al prodotto agognata da tutti i produttori di uva da tavola.
Dalla diffidenza tecnica ai criteri di scelta del consumatore
• Le inquietudini dei consumatori sulle tecniche non restano inerti e passive al loro interno
• In genere i consumatori reagiscono
inconsciamente trasformandole in criteri di scelta, cercando e acquistando solo quella tipologia di frutta fresca che presenta caratteri espliciti e percepiti tali da rassicurarli
• La paura delle manipolazioni innaturali
spinge ad adottare il criterio della naturalità, la diffidenza verso le tecnologie estreme spinge ad adottare il criterio della artigianilità, la diffidenza verso i produttori sconosciuti spinge ad adottare il criterio dell’origine e della regionalità
Conseguenze del marketing Anche per la frutta fresca e l’uva da tavola sono intervenute e sono cambiate nel tempo le azioni del marketing. Foto R. Angelini
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frutta molto speciale I produttori sono transitati dalla tecnica del marketing operativo (aiutare a vendere) a quella del marketing strategico (aiutare ad acquistare) utilizzando un mix di messaggi suggestivi, avvolgenti ed effimeri, tipici del messaggio mediatico. Solo recentemente, con l’avvento del mercato globale e la concorrenza internazionale, sono stati notati i limiti dei messaggi suggestivi e sono stati adottati i metodi del marketing sociale (aiutare a informare). L’insieme dei diversi messaggi utilizzati nel passato ha lasciato inevitabilmente alcuni residui che potrebbero essere in contrasto con i nuovi messaggi orientati alla comunicazione sociale. Gli stimoli suggestivi per la percezione dell’uva trasmessi ieri possono trasformarsi in incertezza nelle aspettative di domani. Il condizionamento dei “messaggi residui” potrebbe intervenire e limitare l’impatto della nuova comunicazione sociale.
Fasi e tecniche di marketing
• Le tecniche di marketing sono
determinate dalle condizioni della domanda e dell’offerta
• Quando la domanda è superiore
all’offerta l’orientamento dell’impresa è tipicamente rivolto al prodotto e possono essere adottate le tecniche del marketing passivo (curare la quantità di produzione e l’ampiezza della distribuzione)
• Se domanda e offerta si equivalgono
Percezioni, attitudini, preferenze e fattori di scelta Le aspettative sull’uva da tavola sono costruite sul giudizio che ciascun consumatore forma nel tempo da tanti elementi che recepisce sul prodotto. Le percezioni native e famigliari si modificano, le attese cambiano intensità e generano preferenze che possono essere aleatorie. Gli stimoli che possono arrivare al consumatore sono comunque mediati e per questo il loro governo attraverso la comunicazione può risultare strategico. La comprensione dei condizionamenti sulla percezione dell’uva da tavola potrebbe aiutare a indirizzare con i messaggi efficaci le aspettative verso la reale multiforme qualità dell’uva da tavola.
l’orientamento dell’impresa è alla vendita e sono utili le tecniche del marketing operativo (scelta su prodotto, prezzo, posizionamento e promozione)
• Se l’offerta è superiore alla domanda
l’orientamento dell’impresa è al cliente e sono utili le tecniche del marketing strategico (individuare le attese da sollecitare con messaggi suggestivi mirati) per far scegliere il prodotto
• Quando l’offerta diventa aggressiva
Foto S. Somma
l’orientamento dell’impresa si trasferisce al mercato globale e sono utili le tecniche del marketing sociale (aiutare la formazione e la diffusione delle informazioni utili)
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mondo e mercato Aspettative del consumatore secondo la filiera dell’uva da tavola Mercato globale come ecosistema di consumatori
Indagine preliminare sulle preferenze percepite La difficoltà di indagare e conoscere direttamente le tendenze complesse dei consumatori di uva da tavola è stata aggirata con una indagine fra i protagonisti della filiera produttiva dell’uva (2007). L’indagine ha raccolto le opinioni di produttori, trasformatori, commercianti, buyer ed esperti del settore. Ai singoli operatori dei diversi gruppi è stato sottoposto un questionario base con cinque sezioni di argomenti (le attese del consumatore per colore, forma e semi; per grappolo, acino e aroma; per tipo di confezionamento; per informazioni desiderabili nel sistema etichetta; per informazioni utili alla fidelizzazione del consumo). Su ciascun argomento, indicato e proposto come presunta preferenza del consumatore medio, è stato registrato il loro grado di condivisione.
• Dal 1990 il mercato per la frutta
fresca è diventato mercato globale, caratterizzato da una molteplicità interdipendente di attori (fornitori, produttori, partner, concorrenti, intermediari, distributori, buyer della GDO, clienti, consumatori finali, ricercatori, divulgatori…). Tutti influiscono anche se non intervengono nello scambio poiché ogni operatore del mercato globale, di fatto, è prima acquirente-consumatore di mezzi e servizi e poi venditore di beni, mezzi e servizi. Per questo si parla di ecosistema di consumatori
Preferenze sui caratteri biologici dell’uva. Gli operatori intervistati sono concordi circa i principali caratteri biologici dell’uva stessa (colore, acino, grappoli, aroma). In particolare ritengono che il consumatore preferisca l’acino grande, il colore giallo/verde, la polpa croccante, il gusto dolce e in generale le uve apirene. Le opinioni non sono uniformi circa le preferenze sui grappoli grandi rispetto a quelli medio-piccoli, così come sul colore rosso o nero o sull’importanza dell’aroma. La maggioranza sembra orientata a riconoscere come un valore il grappolo grande mentre alcuni produttori ritengono che quelli medi o piccoli possano compensare la ridotta dimensione con altri caratteri importanti. Tutti ritengono che i grappoli spargoli siano preferiti a quelli compatti per la facilità di scelta dei singoli acini durante il consumo. Anche gli acini allungati sono preferiti in quanto consentono un facile distacco dal graspo e una più semplice degustazione.
• Un simile mercato è dominato
di fatto da ogni attore, nella fase di acquirente-consumatore, realmente informato
• I messaggi suggestivi per
il consumatore finale, tipici del marketing strategico, non sono più sufficienti né utili per tutti gli attori del mercato globale
• Per tutti loro serve la comunicazione delle informazioni sul valore reale e differente di quel prodotto
• Si tratta di divulgare le verità
condivise al segmento di filiera che sta a valle della produzione e che influenzerà inevitabilmente il consumatore finale
Preferenze sul confezionamento. In questa sezione non si riscontra la relativa concentrazione analizzata per i caratteri biologici. Fra i produttori si percepisce chiaramente la presenza di tradizionalisti e di innovatori. Al contrario, gli esperti e i buyer della GDO sembrano in prevalenza concordi per le forme innovative. Per queste due categorie i consumatori preferiscono confezioni che consentano sia di mostrare completamente il prodotto (trasparenti) sia di rassicurare, con la robustezza del contenitore, circa l’integrità degli acini contenuti. A guidare le preferenze sembrano essere le preoccupazioni igieniche e qualitative per la frutta estiva che si utilizza direttamente (senza pelatura). La piena visibi534
frutta molto speciale lità nella confezione trasparente sembra rassicurare (oltre che sul colore e sulla dimensione) sull’integrità fisica di tutti gli acini. Con la confezione trasparente i consumatori sarebbero indirettamente rassicurati sull’impossibilità del deterioramento dell’uva per opera di altri consumatori (chi “arriva prima” per scegliere, comunque non può “toccare il prodotto”). Tuttavia, specialmente fra i produttori, resistono opinioni minoritarie ma consistenti circa la possibilità che alcuni consumatori preferiscano il prodotto sfuso in grandi casse (di 5-7 kg). Tale confezione è in effetti commercializzata in aree non metropolitane e soprattutto nei mercati locali senza particolari esigenze di livelli di presentazione.
Foto S. Somma
Preferenze sul sistema di etichettatura. Gli operatori sembrano concordi nel ritenere che il consumatore preferisca ricevere più informazioni rispetto a quelle obbligatorie per legge. Fra i produttori emerge la consapevolezza che le informazioni disponibili sull’uva da tavola siano praticamente sconosciute per la maggior parte dei consumatori. Per questo quasi tutti ritengono che il consumatore potrebbe apprezzare l’informazione sui valori nutrizionali in etichetta. Le opinioni si disperdono circa le preferenze dei consumatori sulle notizie tecniche utilizzate per trasmettere la sensazione della trasparenza dei produttori. In questo caso gli esperti sembrano consapevoli dell’utilità di alcune informazioni positive per la fidelizzazione, come per esempio le notizie sulla cura manuale e artigianale che ciascun grappolo riceve nel vigneto prima di essere predisposto per il mercato. Fra gli esperti si riconosce l’importanza crescente del consumatore consapevole che decide in base all’insieme di valori nutrizionali ed emotivi che l’uva da tavola ispira rispetto ad altri prodotti freschi alternativi. Foto R. Angelini
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mondo e mercato In definitiva, alcune opinioni sulle preferenze dei consumatori di uva da tavola sono più condivise di altre (specialmente per i caratteri oggettivi, come colore, dimensione dei grappoli e il confezionamento per singolo grappolo). Al contrario la filiera non percepisce ancora omogeneamente il valore dei diversi stimoli di acquisto (confezioni sicure e facilmente gestibili) e l’importanza dei criteri emergenti di consumo (il livello dei residui, il valore della cura manuale per ciascun grappolo). In sintesi fra gli operatori è diffusa la convinzione che i consumatori siano sensibili ai valori intrinseci che rendono l’uva da tavola un prodotto “artigianale” facilmente distinguibile dalle altre tipologia di frutta fresca. La sensazione della dispersione delle opinioni della filiera deriva dalle inevitabili vischiosità di adattamento al moderno consumatore e dalla specializzazione dei singoli segmenti.
Foto R. Angelini
Informazioni, conoscenza e cultura L’articolazione della filiera complica la vita dei produttori che vogliono comunicare il loro prodotto e destruttura il messaggio che si aspetta di sentire il consumatore. Per far comprendere lo scenario moderno dell’uva da tavola occorre perseguire un insieme di informazione, conoscenza e cultura sia all’interno, fra gli attori della filiera, sia all’esterno, fra i consumatori da fidelizzare. L’informazione serve per avere nozione del contenuto e degli effetti del prodotto, la conoscenza è indispensabile per avere un quadro delle attività svolte, degli sforzi e delle abilità impegnate a gestire una filiera lunga e complicata, infine la cultura serve per apprezzare il quadro d’insieme del mondo dell’uva come prodotto unico fra la frutta fresca, la sua evoluzione storica e le sue positive prospettive. Qualunque intervento di gestione e di sostegno per l’uva da tavola potrà avere efficacia solo se prevede un’efficace
Foto R. Angelini
Foto M. Curci
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frutta molto speciale crescita della filiera almeno nella lettura dei fenomeni di fondo che determinano le preferenze e le aspettative di lungo periodo.
Foto R. Angelini
Conclusioni Nell’immaginario collettivo l’uva da tavola occupa una posizione speciale fra la frutta fresca. Evoca con immediatezza ambienti solari, sapori dolci, aromi gradevoli. Lascia immaginare piante generose con grappoli pieni. Permette di sentirsi liberi nell’afferrare ciascun acino direttamente dal grappolo. Evita l’ansia della porzione lasciata a metà. Consente di chiudere con freschezza un pasto o di valorizzare con gusto uno snack veloce. L’esperienza da osservatore e da consumatore ci ribadisce quotidianamente che l’uva da tavola è portata al consumatore finale con molto impegno anche se gli sforzi per differenziarla dalla frutta fresca e per evidenziare l’impatto positivo e speciale al consumo sono ancora intermittenti. Aspettative, preferenze e criteri di scelta del consumatore sono ancora valutati con difficoltà, come per tutta la frutta fresca. È comprensibile che sia ancora molto difficile descrivere un modello di consumatore dal quale derivare decisioni operative. La filiera è complessa. I consumatori sono molteplici e hanno esigenze diverse. Tuttavia un settore con un prodotto speciale come l’uva da tavola merita che le aspettative dei consumatori siano analizzate a fondo, scartando le apparenti similitudini con l’altra frutta e indagando sui condizionamenti e sulla loro influenza su tutti i fattori di scelta. I benefici sarebbero immediati sia per stimolare lo sviluppo della filiera sia per intercettare le reali aspettative dei consumatori. Foto R. Angelini
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l’uva da tavola
mondo e mercato Richieste dei consumatori Daniele Tirelli
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.
mondo e mercato Richieste dei consumatori Introduzione Agli italiani l’uva da tavola indubbiamente piace. Conseguentemente essa continua a essere oggetto di attenzione crescente da parte della distribuzione moderna che, negli ultimi anni, è arrivata, non senza qualche contraddizione, a razionalizzarne l’offerta al dettaglio e a farne una voce importante del proprio assortimento. Probabilmente l’immagine e il vissuto di cui l’uva godeva in un passato lontano di decenni si sono appannati come inevitabile conseguenza della “banalizzazione” dei consumi alimentari di largo e generale consumo. Con questo termine si intende alludere all’effetto di un’ampia e ubiqua disponibilità del prodotto e alla sua standardizzazione qualitativa che ha deproblematizzato ogni processo d’acquisto. La rivoluzione commerciale ha distribuito sul territorio ogni genere di consumo prolungandone il più possibile la presenza sugli scaffali. Conseguentemente ha tolto a questo frutto come ad altri quei tratti di specialità stagionale, di piacere gustativo limitato nel tempo che ne alimentavano il desiderio. Queste caratteristiche di effimerità dei prodotti agricoli prima della rivoluzione modernizzante della logistica e dei trasporti sono oggi pressoché scomparse. Se a ciò si aggiunge la dilatazione della loro disponibilità nei punti di vendita (grazie al reperimento del prodotto nell’altro emisfero), si comprende come anche l’uva tenda a essere agli occhi di un consumatore sempre più frettoloso e smemorato una sorta di frutto perenne da acquistare senza troppe preoccupazioni. L’effetto dell’attesa nel corso dell’anno si è attenuato sin quasi a scomparire essendo l’uva da tavola reperibile da giugno a Natale e in modo progressivamente più esteso anche da marzo a maggio.
La catena Stew Leonard offre uva seedless insacchettata pronta all’uso
La rivoluzione commerciale e la dilatazione della disponibilità di prodotto nel punto vendita ha reso l’uva, agli occhi del consumatore, una sorta di frutto perenne
Foto R. Angelini
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richieste dei consumatori La standardizzazione delle migliori qualità e la scomparsa dell’autoconsumo fanno sì che anche per essa si manifesti l’“effetto banana” ovvero un’offerta immutabile di un frutto talmente perfetto e “seriale” in tutti i suoi attributi qualitativi che può essere assimilato ai prodotti confezionati d’origine industriale. Il processo d’acquisto è quindi deproblematizzato. Non richiede una specifica ricerca del giusto rapporto prezzo-qualità poiché la maggior parte del venduto nei diversi supermercati si equivale. È difficile infatti creare punti di differenza per la propria uva e questa è la pressoché generale ammissione degli operatori commerciali intervistati allo scopo. In questo contesto generale si deve citare inoltre la concorrenza che l’uva subisce sul piano della capacità di dare, grazie al suo sapore dolce, una gratificazione gustativa significativamente diversa. Il bisogno di “dolce” ha ispirato da sempre la cultura popolare degli Italiani in quanto desiderio insoddisfatto o come piacere riservato alle classi più agiate. Si tratta però di un desiderio ormai appagato da tempo. Il piacere di un grappolo d’uva oggi deve essere comunque comparato con quello ottenibile da un immenso assortimento di prodotti dolciari di ogni genere e in alternativa a essi. Diversi studi hanno mostrato come anche la popolazione infantile sembri mostrare segni di saturazione della sua naturale golosità. Il piacere del palato oggi nasce più frequentemente dalle infinite varianti degli snack salati che possono essere fruiti nelle più diverse occasioni della giornata. Ciò detto e tenuto conto del progresso goduto da ogni genere di produzione frutticola sia essa nostrana o esotica, non si deve trascurare il fatto che esiste anche una competizione sempre più accentuata tra le diverse varietà di frutta, rese anch’esse disponibili per periodi dell’anno sempre più lunghi. Certamente un elemento che le accomuna è la correlazio-
Consumare frutta aiuta a prevenire i tumori?
• Molto 51,0% 38,6% • Abbbastanza 8,8% • Poco 1,6% • Per niente Fonte: SmartResearch
L’uva fa ingrassare e va mangiata moderatamente?
• Molto 10,5% 35,7% • Abbbastanza • Poco 37,4% 16,5% • Per niente Fonte: SmartResearch
L’uva è un frutto a basso contenuto zuccherino e quindi dietetica? 3,4% • Molto • Abbastanza 16,2% • Poco 39,7% 40,6% • Per niente Fonte: SmartResearch Il confezionamento e la cura espositiva dell’uva da tavola giapponese Kyoho pronta al consumo è l’esempio estremo della valorizzazione commerciale di un prodotto destinato a un consumo selettivo e raffinato
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mondo e mercato ne ipotetica tra il consumo di frutta e i benefici per la propria salute che porta la frutta ai primi posti tra gli alimenti dieteticamente corretti. Ma è davvero buona la frutta che acquistiamo? Sì, se è di stagione (61% molto d’accordo e 34% abbastanza) e questo pur se la nozione di stagione per i diversi tipi di frutta risulta piuttosto confusa. Entrando nel merito del vissuto dell’uva da tavola, la tabella a fianco mostra come in senso astratto e attraverso la menzione spontanea del gusto più accattivante l’uva da tavola si collochi al quarto posto tra le varie tipologie di dolce. I consumatori odierni non amano cioè un dolce troppo “dolce” bensì gusti più morbidi, lievemente aciduli, fruttati appunto. Si tratta di una prima vaga indicazione di come potrà evolvere la predilezione per il dolce e di come le diverse varietà di uva potranno eventualmente accompagnare questa tendenza generale. A questo proposito gli operatori e i ricercatori di mercato discutono su qual è effettivamente il fattore vincente per una giusta offerta di prodotto: ovvero se occorra cercare l’esaltazione della massima dolcezza o se viceversa possa avere un proprio spazio anche un prodotto con minor grado zuccherino in linea con i gusti di altri Paesi. È una questione aperta la cui risposta verrà trovata operando sul campo attraverso un lavoro di innovazione e di verifica continua.
Gusti preferiti dagli Italiani in materia di “dolce” (in % del totale intervistati) Media
Donne
Uomini
Ananas
53
56
49
Anguria
43
44
42
Melone
42
44
39
Uva
41
41
41
Fico
33
34
31
Miele
31
29
33
Mandorla/ Marzapane
31
31
30
Castagna
29
32
26
Caramello
27
27
27
Zucchero a velo
26
28
25
Meringa
25
27
23
Cachi
24
26
22
Dattero
22
23
20
Zucchero filato
16
16
16
Richieste e preferenze dei consumatori Le ricerche sulle preferenze dei consumatori per i prodotti deperibili non sono numerose come quelle condotte sui prodotti alimentari confezionati. Può essere interessante quindi esaminare i risultati di un’indagine ideata da chi scrive e prodotta specificamente Foto R. Angelini
Zucchero bianco raffinato
16
17
14
Carota
13
16
9
Zucchero scuro di canna
12
15
9
Glassa
10
10
11
Peperone
10
14
6
Zucca
10
13
7
Papaya
8
8
7
Cipolla
8
7
9
Fonte: SmartResearch
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richieste dei consumatori per quest’opera dalla società SmartResearch, che ha utilizzato un campione di 1267 individui con più di 18 anni, rappresentativo della struttura della popolazione italiana. In sintesi si può anticipare la conclusione che l’uva da tavola si presenta oggi come prodotto talmente ovvio da non suscitare particolari problematiche, curiosità o entusiasmi. Essa gode però di un evidente favore, come si evince dai dati che seguono. In termini di preferenze va detto immediatamente che l’uva bianca è certamente prediletta rispetto a quella nera o rossa. Il dato corrisponde quasi alla perfezione alle proporzioni del venduto rilevato da altre statistiche. Il pubblico femminile e quello più anziano accentuano questa predisposizione verso l’uva bianca così come accade nel Nord-Est dell’Italia. Ma cosa si pretende in termini di gusto dall’uva? Riesce questo frutto ad avere una propria “personalità”, una propria identità gustativa? Una propria unicità? La risposta ci è fornita dalle tabelle a lato. Verifichiamo dunque che l’uva deve avere per oltre due terzi della popolazione (senza particolari distinzioni) semplicemente il sapore di “uva”, mentre una percentuale non trascurabile apprezza un sentore di fragola che, sebbene non sia frequente da rinvenire nell’assortimento della moderna distribuzione, resiste tuttora come portato di una certa tradizione nella coltivazione della vite. Una declinazione più variata delle preferenze emerge invece dalla richiesta agli intervistati di specificare gli attributi specifici più apprezzabili. Al primo posto, com’è ben noto agli operatori del settore, si colloca la dimensione degli acini che devono essere turgidi e grandi (soprattutto per il pubblico maschile) e la succosità. Risalta in positivo anche la menzione della croccantezza che, nel caso delle donne, raggiunge il 49% delle preferenze: un dato interessante se si considera che le varietà croccanti in commercio hanno ancora uno spazio limitato. Ancor più rilevante è invece la posizione del “senza semi” che, come si vedrà, è attualmente oggetto di controversia tra i buyer della distribuzione moderna circa le sue reali prospettive di mercato. A esprimere un maggior favore per la seedless sono gli abitanti del nord che probabilmente sono stati maggiormente esposti all’offerta di prodotto di importazione con questa caratteristica, appunto. Ciò detto, la questione più importante diventa il collegamento mentale tra le caratteristiche preferite e il nome della varietà che rispecchia queste caratteristiche. La prima conclusione è, come evidenziato da altre ricerche condotte in precedenza per altri tipi di frutta, che la capacità di associare attributi a specifici nomi e di ricordarli da parte del grande pubblico risulta estremamente bassa. La spiegazione di questo fatto per alcuni sorprendente è abbastanza complessa. Basti tuttavia menzionare la constatazione che, soprattutto per i prodotti comuni della tradizione, lo sforzo di raccolta e di gestione mnemonica dell’informazione è
Sono goloso di buona uva da tavola (grado d’accordo)
• Molto 32,4% • Abbastanza 39,7% • Poco 22,4% 5,5% • Per niente Fonte: SmartResearch
Personalmente preferisco l’uva da tavola...
• Dorata 45,9% 26,9% • Verdina chiara • Nera 18,7% 5,2% • Rossa 3,3% • Rosata Fonte: SmartResearch
La mia uva da tavola preferita ha il profumo di...
• Uva 70,2% • Fragola 18,4% 5,0% • Fiori 3,0% • Miele 1,6% • Pesca 1,3% • Altro 0,5% • Rosa Fonte: SmartResearch
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mondo e mercato in genere molto basso. I consumatori ritengono di saperne abbastanza per poter operare una scelta corretta e soddisfacente di prodotti come una pera, un’arancia o l’uva e che non sia particolarmente utile concentrarsi sul ricordo di un nome e su tutto ciò che esso sottintende in termini di origine, stagionalità, modalità di coltivazione ecc. La scelta avviene d’impulso e in modo automatico in funzione dell’aspetto del prodotto, magari di un assaggio e soprattutto dell’abitudine. Dunque la classifica riportata è ben lontana dal rappresentare le quote di mercato delle diverse varietà e colpisce inoltre quel 39% di individui che non sanno dare spontaneamente un nome all’uva che consumano. Dunque, anche in questo caso il lavoro per rafforzare la cultura alimentare dei consumatori e la loro capacità di distinguere correttamente è all’inizio. Ne discende che, esplorando i riferimenti geografici che possono evocare una zona di produzione di uva eccellente, dobbiamo constatare un livello di confusione ancora maggiore. Come si può cogliere dalla tabella in basso il dato della Sicilia e della Puglia che potrebbe apparire in linea con le scelte qualitative del mercato è inficiato dall’ulteriore sequenza di risposte riferite a Toscana, Piemonte, Emilia ecc., che dimostrano come l’origine giochi in questo caso un ruolo abbastanza fittizio. Quale sia l’origine dell’uva da tavola acquistata è per la maggior parte degli italiani un mistero.
L’ uva da tavola mi piace... (massimo 3 risposte)
• Con grandi chicchi • Succosa • Croccante • Senza semi • Il più dolce possibile • Con la buccia sottile • Con i chicchi piccoli • Leggermente acidula • Altro
50,1% 43,3% 42,4% 39,8% 38,7% 37,1% 8,0% 4,2% 1,5%
Fonte: SmartResearch
La varietà che mi piace
Andamento del mercato I dati raccolti e sistematizzati da GFK-Eurisko mostrano nel 2009 una crescita moderata degli acquisti complessivi di uva da tavola da parte delle famiglie italiane. In realtà considerando che si tratta di una cosiddetta commodity, parte della più genuina tradizione alimentare italiana, un punto percentuale di crescita in un anno critico come il 2009, in cui si è parlato forse esageratamente delle difficoltà delle famiglie a mantenere il proprio standard di vita, risulta tutt’altro che trascurabile.
• Non so 38,7% • Italia 19,7% • Regina 11,3% 8,2% • Fragolina 5,4% • Altri tipi di uva 5,2% • Pizzutello 3,7% • Moscato 1,4% • Bianca 1,4% • Nera 1,3% • Baresana 1,2% • Zibibbo 1,0% • Americana 0,9% • Sultanina 0,5% • Vittoria
Secondo te, l’uva da tavola migliore dove viene coltivata? (massimo 2 risposte)
Fonte: SmartResearch
Sicilia
36,3%
Spagna
4,9%
Puglia
33,8%
Francia
3,4%
Toscana
26,0%
Grecia
3,4%
Piemonte
15,8%
California
1,5%
Emilia
10,1%
Nei Paesi dell’Africa del Nord
1,0%
Campania
8,1%
Cile
0,8%
Sardegna
6,4%
Turchia
0,2%
Fonte: SmartResearch
542
richieste dei consumatori Acquisti annui di uva da tavola per canale distributivo a settembre 2009 Canale
Quantità (t)
Share %
Totale Italia
181.791
GD-DO
91.607
50%
5,9
Discount
10.643
6%
15,3
Altro
79.542
44%
–5,4
Acquisti annui di uva da tavola per area geografica a settembre 2009
Var % 1,1
Fonte: GFK-Eurisko
Certamente alla tenuta del mercato ha contribuito la distribuzione moderna (di cui fa parte anche il canale discount) che agendo sul lato dei prezzi contenuti e sulla razionalizzazione degli acquisti è stata in grado di trasferire al consumatore tutti i vantaggi di una filiera accorciata. Possiamo constatare allo stesso tempo che l’“effetto discount” agisce attualmente più sul piano della minaccia latente che su quello di un’effettiva sostanziosa sottrazione di volumi al canale della GD-DO che continuerà ancora ad assorbire quote di spesa dal mondo variegato degli altri punti di vendita. L’acquisto annuo per famiglia sembra pressoché costante e vicino ai 10 kg annui. Allo stesso tempo la penetrazione in famiglia che è vicina all’85% mostra ancora un residuo potenziale di crescita se si considera che per il totale frutta la penetrazione è praticamente completa. Facendo riferimento alle abitudini d’acquisto relative all’uva da tavola cogliamo l’evidenza della rilevanza assunta dalla GD-DO e di come il canale discount copra tuttora solo il 16% del parco clienti potenziali. I dati presentati mostrano in estrema sintesi come le sorti future del prodotto siano nelle mani delle aziende della distribuzione moderna le cui logiche d’acquisto necessitano di essere analizzate accuratamente e comprese affinché tutta la filiera possa contribuire alla canalizzazione più efficiente e remunerativa sia possibile concepire.
Area
Quantità (t)
Var %
Totale Italia
181.791
1,1
Nord-Ovest
54.018
3,7
Nord-Est
33.372
6,0
Centro
30.469
–1,4
Sud + Isole
63.933
–2,2
Fonte: GFK-Eurisko
Acquisto medio annuo di uva da tavola per famiglia in kg Totale Italia
9,4
Nord-Ovest
9,6
Nord-Est
8,1
Centro
8,1
Sud + Isole
10,9
Fonte: GFK-Eurisko
Famiglie acquirenti di uva da tavola per canale distributivo
Logica delle catene della distribuzione al dettaglio La prima osservazione è relativa al fatto che oggi anche in Italia le maggiori catene adottano un approccio di filiera integrata indispensabile per esercitare un controllo severo e accurato della qualità di ciò che offrono. Questo principio, che si applica a quasi tutto il comparto dell’ortofrutta, è valido a maggior ragione per l’uva da tavola con tutte le sue peculiarità. L’uva copre dal 3 al 5% delle vendite di ortofrutta e dall’8 al 10% del fatturato della sola frutta nelle varie catene di super e ipermercati. Le vendite in volume, come si è visto, sono in genere in crescita, anche se in termini di valore appaiono pressoché costanti.
Canale
Famiglie acquirenti
Totale Italia
19.353.230
GD-DO
13.729.890
71%
Discount
3.079.782
16%
Altro
10.831.350
56%
Fonte: GFK-Eurisko
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Share (in %)
mondo e mercato Il problema principale da risolvere da questo punto di vista è fondamentalmente la dimensione e l’organizzazione dei fornitori di questo prodotto. Paradossalmente ci troviamo nella situazione per cui le grandi catene distributive auspicano la crescita dimensionale dei loro fornitori agricoli mentre cercano di contrastare il potere di mercato dei loro grandi fornitori industriali. La logica delle grandi catene che ormai controllano, come si è visto, oltre la metà del mercato è ispirata alla maggior semplificazione possibile del processo d’acquisto e alla standardizzazione o meglio all’omogeneità della qualità. Si tratta di un’esigenza imprescindibile per le realtà maggiormente centralizzate (come Coop, Carrefour, Esselunga ecc.) che solo in questo modo possono rendere efficaci ed efficienti i loro processi di controllo sempre più avanzati e automatici. Un seconda esigenza sempre più pressante è la ricerca di maggiore flessibilità e duttilità dell’offerta a fronte delle richieste implicite nelle campagne promozionali che stanno assumendo, anche per l’uva, maggiore frequenza e notevole importanza. I volumi richiesti per queste iniziative speciali stanno diventando in alta stagione davvero rilevanti e la loro gestione sempre più sofisticata. L’autunno 2009 risulta da questo punto di vista emblematico in funzione della grande campagna promozionale mostrata dal leader di mercato: Coop Italia. Questa cooperativa di consumo, che attualmente tratta più di 21 mila tonnellate annue di prodotto, nel 2009 ha sperimentato le proprie enormi potenzialità proprio con l’uva da tavola, veicolandone ai propri clienti 2800 tonnellate in soli 15 giorni. Si è trattato di un’inizia-
L’uva da tavola è uno dei frutti che consumo con assoluta tranquillità
• Molto 26,9% • Abbastanza 52,6% • Poco 17,1% 3,4% • Per niente Fonte: SmartResearch
Linea di confezionamento per la GDO: l’uva giunta in magazzino viene posta su un nastro trasportatore o in casse a fianco degli operai confezionatori al fine di eliminare gli acini difettosi
Foto R. Angelini
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richieste dei consumatori tiva con un forte sostegno pubblicitario di volantini e inserzioni stampa, concordata con le due regioni produttrici Puglia e Sicilia per offrire al pubblico la prima qualità al prezzo di 70 centesimi al kg garantendone, allo stesso tempo, 50 ai produttori. In ogni caso il processo di concentrazione dell’offerta per rispondere adeguatamente alle esigenze delle catene è in fase di miglioramento. Importanti restano la figura dell’intermediario di zona e le strutture cooperative che rimediano ai limiti dimensionali delle aziende produttrici. Queste realtà contribuiscono soprattutto a esercitare il controllo congiunto sulla qualità previsto da capitolati sempre più precisi e stringenti e peraltro indispensabili alle nuove strategie di certificazione. Sempre con riferimento a Coop Italia va menzionata, a questo proposito, l’iniziativa pionieristica di apporre il proprio marchio anche all’uva da tavola venduta nei negozi dell’insegna. In ogni caso va sottolineato che in un mercato divenuto molto concorrenziale e nervoso a causa della “grande paura” della recessione del 2009, a prevalere, e in modo molto pesante, sono state le logiche di basso prezzo volte a sostenere l’immagine di convenienza grazie a un prodotto che ha un peso non trascurabile nella percezione psicologica del “risparmio” offerto. Veniamo a questo punto al raffronto tra il percepito delle esigenze della clientela da parte dei maggiori retailer italiani e quello che le ricerche sullo shopper mettono in luce. La premessa è che stiamo parlando di un prodotto che appartiene alla tradizione e alla cultura popolare del nostro Paese, sebbene si tratti in realtà di un consumo molto più “giovane” di quel che si suppone. La grande distribuzione attualmente articola la propria offerta secondo linee fondate sull’essenzialità e una forte coerenza con alcuni principi basilari. Il primo riguarda la ripartizione dell’assortimento in base al colore. Dunque l’offerta si struttura per l’80% nell’offerta di uva bianca, dai grandi grappoli ben conformati e possibilmente dai grandi acini giallo-oro. Totalmente bandita è l’uva dai grappoli stretti (o “pinati” come si dice in gergo), da cui discende la difficoltà oggettiva di riproporre varietà locali o di vecchia tradizione che non si attengano a questi presupposti. Un secondo aspetto determinante riguarda la ricerca dell’omogeneità qualitativa intesa come grado zuccherino e di maturazione. Diversi buyer della distribuzione moderna sottolineano come questa costanza qualitativa dipenda essenzialmente dal controllo della raccolta eseguito sul campo. Data l’odierna natura dei processi produttivi un’efficiente raccolta selettiva del prodotto che matura lungo un arco temporale prolungato risulta determinante. Ovviamente gli eventi straordinari legati all’imprevedibilità della domanda, alle sollecitazioni delle promozioni o ad altri fenomeni esogeni possono rendere questa problematica abbastanza delicata. La lavorazione del prodotto, come il confezionamento delle cassettine e dei cestini, viene eseguita sul
Foto S. Somma
Early Red
Foto S. Somma
Moscatel
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mondo e mercato campo e diversi operatori intervistati hanno rimarcato che un’esecuzione non perfetta può sottintendere differenze avvertibili, se non immediatamente all’occhio del consumatore, certamente a quello dell’esperto. Dunque i buyer della grande distribuzione dichiarano tutti il proprio forte impegno per assicurare che la calibratura e la perfetta maturazione siano rigorosamente coerenti con il prezzo richiesto. Generalmente la costanza qualitativa è meglio rispettata nel prodotto sfuso da cui si serve direttamente il cliente dell’ipermercato. Il terzo punto riguarda la scelta varietale da proporre alla clientela. A questo proposito il parere converge con pochissime eccezioni sulla constatazione della dominanza di poche varietà, frutto di un processo selettivo che si è sviluppato in modo pressoché irreversibile nel tempo. Dunque la questione si concentra sui tempi della comparsa sugli scaffali dei negozi in funzione della loro maggiore o minore precocità. La sequenza prevede dunque l’offerta di Vittoria precoce coltivata in tunnel, e successivamente di Regina e Italia sino al prolungamento tardo-autunnale e l’importante fase finale natalizia. A esse si affiancano altre varietà in logica di nicchia e principalmente, per l’uva bianca, la Pizzutello (conosciuta e venduta nel nostro Paese con vari nomi locali) e le apirene bianche seedless (nelle diverse varietà). Sulle possibilità espansive di queste nicchie le opinioni divergono anche se sembrano prevalere le visioni più ottimistiche. Da segnalare qualche “caveat” relativo a qualche infrazione alla correttezza presentando per Pizzutello certi tipi di Regina: pratiche condannabili che frastornano il pubblico più esigente e selezionato. Molto più dibattuto è anche il futuro delle apirene, varietà che suscitano entusiasmo e scetticismo al-
Foto R. Angelini
Uva Regina pronta per essere raccolta
Foto R. Angelini
L’uva nera è meno dolce di quella bianca 7,1% • Molto • Abbastanza 31,5% • Poco 41,7% 19,6% • Per niente Fonte: SmartResearch Uva Italia alla maturazione
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richieste dei consumatori lo stesso tempo. Tra gli aspetti che suscitano dubbi a proposito di una loro larga accettazione vi sono gli acini piccoli e il colore verde cristallino assieme al minor grado zuccherino. Per quanto riguarda l’uva nera va detto che il suo consumo è generalmente limitato all’alta stagione. Tra le varietà che si trovano in commercio e che sono considerate come non effimere dai buyer troviamo il moscato nero d’Amburgo e la Michele Palieri (medio-precoce). Sempre più presente è ovviamente la tardiva Red Globe di produzione nazionale e in contro stagione di importazione. Questa varietà, in genere ritenuta meno dolce, è compensata dai grandi, spettacolari acini rotondi leggermente pruinosi con un colore da rosato a violaceo e dalla grande dimensione del grappolo alato. La Red Globe ha risolto egregiamente il problema del prolungamento della stagione e grazie all’offerta in controstagione di produzioni dell’altro emisfero sta entrando nelle abitudini di consumo dei consumatori più giovani. Da segnalare la comparsa sul mercato, nel 2009, in forma di test (giudicato peraltro molto soddisfacente) di un’apirene rossa seedless a opera di Coop Italia. In genere quest’uva, molto più apprezzata nei Paesi nord-europei in cui viene esportata in virtù anche della sua precocità, sembra offrire un elemento di innovazione in un panorama oltremodo statico. Infine da segnalare il referenziamento abbastanza sporadico da parte di alcune catene della cosiddetta “uva fragola” e della Isabella nera che per le loro caratteristiche molto selettive restano comunque una supernicchia. Opinioni discordanti si rilevano a proposito dell’interesse a sviluppare l’offerta in contro-stagione. Sebbene gli operatori della distri-
L’uva nera è più salutare di quella bianca 6,0% • Molto • Abbastanza 25,2% • Poco 47,2% 21,6% • Per niente Fonte: SmartResearch
L’uva nera è più ricca di antiossidanti
• Molto 16,7% • Abbastanza 43,3% • Poco 34,4% 5,6% • Per niente Fonte: SmartResearch
Michele Palieri
Foto R. Angelini
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mondo e mercato buzione riconoscano che la percezione del ciclo stagionale da parte dei nuovi consumatori che sono vissuti lontani dal mondo agricolo è estremamente confusa, l’opinione della maggioranza di loro è che il periodo primaverile difficilmente riuscirà a sviluppare fatturati interessanti. Tuttavia non manca chi sta concretamente lavorando per sviluppare le vendite anche in questi mesi. Nel periodo controstagionale l’offerta viene assicurata principalmente da tre multinazionali che grazie all’adozione di tecniche ad atmosfera modificata sempre più sofisticate assicurano sin d’ora standard qualitativi adeguati. Non manca tuttavia chi fa rilevare come la complessità del processo di conservazione e di trasporto susciti comunque dubbi sui livelli residuali dei trattamenti chimici ammissibili. In secondo luogo si mette in luce la difficoltà di mantenere prezzi al di sotto di un 30-40% in più rispetto al prezzo regolare in stagione, che risulterebbero comunque scoraggianti per molti clienti. Tornando alle produzioni italiane, gli operatori della grande distribuzione riconoscono pressoché all’unanimità la difficoltà di riconoscere al settore agricolo prezzi adeguati per un’indispensabile politica di investimento e di miglioramento delle coltivazioni. L’enorme pressione concorrenziale che negli ultimi anni ha imposto di focalizzarsi sempre e comunque sui prezzi d’acquisto lascia poco spazio ai tentativi di innovazione. Tuttavia, si riconosce la necessità di sviluppare e diffondere una cultura professionale e una capacità di sfruttare al meglio i terreni naturalmente vocati a queste coltivazioni. Tra gli inviti raccolti vi è quello di migliorare la scelta varietale con piante a minor fogliame che rendano più facile armonizzare tempi e modalità di maturazione così da rispondere più efficientemente alla pianificazione degli acquisti. In questo senso il supporto sperimentale di strutture tecnico-scientifiche può aiutare a operare scelte di impianto non facili e di lungo periodo. Da parte sua la grande distribuzione può assicurare la continuità di una domanda concentrata e continua nel tempo e una preferenza per imprese dinamiche e di dimensione crescente atte a rispondere alle sfide della modernizzazione della filiera. Ben chiara a tutti è la situazione dell’agricoltura italiana, specie meridionale, che soffre cronicamente di una scarsa robustezza finanziaria. Venendo alle politiche assortimentali il criterio unanimemente condiviso si fonda sull’offerta di 3-4 tipologie per i supermercati e di 5-7 per gli ipermercati (a seconda della loro dimensione e della loro collocazione). L’uva si colloca in questo modo al 4° posto in termini di fatturato dopo agrumi, banane, mele, un quarto posto condiviso con le pesche. Esiste dunque uno spazio per prevedibili innovazioni? Vale il principio che l’offerta può creare la domanda. La risposta però tende generalmente al negativo anche se non mancano come si è visto importanti innovazioni. Si può menzionare per esempio l’uva sgrappolata e senza semi che, in Paesi come gli Stati Uniti, fa parte della gamma delle fruit salad
Foto G. Cortese
Foto G. Cortese
Foto R. Angelini
Differenti modalità di presentazione del prodotto
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richieste dei consumatori o del prodotto freschissimo confezionato in vaschette destinate allo snack. L’opinione largamente prevalente è che i tempi non siano maturi. Certamente questo genere di lavorazioni non può essere espletato dalle strutture dei distributori senza aggravi di prezzo insostenibili. Il compito è demandato eventualmente a qualche componente della filiera. La grande distribuzione e il discount coprono, si è detto, quasi il 60% delle vendite. Qual è allora, collateralmente ai canali specializzati nell’ortofrutta, la rilevanza dell’ambulantato irregolare? Mentre nel Nord e nel Centro Italia il fenomeno è marginale, nel Meridione esso ha una certa rilevanza soprattutto dal punto di vista dei prezzi al dettaglio. L’assenza di controllo sulla sicurezza del prodotto, la deroga ai contratti di lavoro, l’evasione fiscale ingenerano infatti percezioni dei prezzi della grande distribuzione distorte e fuorvianti. Infine una questione cruciale riguarda lo stato dell’arte in tema di sicurezza. Come si è detto il controllo molto severo della filiera richiesto dal rispetto dei capitolati induce giudizi abbastanza rassicuranti. Insegne come Coop escludono per definizione ogni tipo di trattamento post-raccolta e ogni tipo di conservante anche nel periodo ponte che conduce al Natale. D’altra parte la catena logistica è ormai così perfezionata da permettere l’acquisto in negozio del prodotto raccolto il giorno prima o al massimo due giorni dopo nel caso di grandi distanze dai luoghi di coltivazione. Grazie all’organizzazione delle piattaforme centralizzate è possibile esercitare il controllo della qualità e produrre flussi di ordini coordinati per le cooperative agricole e i produttori associati in rete.
Foto G. Cortese
Foto G. Cortese
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l’uva da tavola
mondo e mercato Produzione e mercato
Giacomo Suglia, Giuseppe Sicuro, Vincenzo Patruno, Piero Turroni, Roberto De Petro, Saverio Di Palma, Franco Di Donna, Domenico Liturri, Pietro Giacovelli, Nicola Giuliano, Alfio Messina, Vito Difruscolo, Giampiero Reggidori, Nicola Giuliano, Luigi Peviani, Franco Pignataro, Giovanni Raniolo, Pietro Grassi, Giuseppe Accetta, Francesco Santamaria, Donato Fanelli
www.colturaecultura.it Diritti di sfruttamento economico: Bayer CropScience S.r.l. Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.r.l. I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite da agenzie fotografiche.
mondo e mercato Produzione e mercato APEO Associazione Produttori Esportatori Ortofrutticoli ha sede a Bari dal 1980 e dal 2001 è presieduta da Giacomo Suglia. È un’asso ciazione senza fini di lucro e raggruppa 76 organizzazioni ortofrut ticole tra le più importanti della Puglia, tutte altamente specializ zate e dotate di strutture moderne e certificate con standard tec nologici tra i più avanzati. Si occupa delle problematiche inerenti la produzione e l’esportazione dei prodotti ortofrutticoli. Il lavoro dell’associazione è teso a sensibilizzare e sollecitare tutti i poteri decisionali dello Stato, nell’ottica di un’azione strategica per la valorizzazione e la tutela del comparto agricolo, di così vita le importanza per l’economia del Paese. Nella sua attività di autorevole rappresentante degli operatori or tofrutticoli, l’associazione APEO: – aderisce all’organizzazione nazionale Fruitimprese e collabora con Enti e Istituzioni, quale organo consultivo e propositivo nella definizione di accordi commerciali internazionali; – raccoglie, informatizza ed elabora tutti i dati relativi all’attività esercitata dai propri associati; – studia e perfeziona gli accordi di lavoro, i contratti, le convenzio ni nel settore assicurativo e bancario; – designa i propri rappresentanti in congressi, comitati e organi per i quali sia richiesta la partecipazione di esponenti delle ca tegorie di settore; – promuove le colture industriali e alimentari di nuova introduzio ne e colture alternative.
In sintesi
• Aziende associate: 76 • Zona di produzione: Puglia • Superficie coltivata a uva da tavola: 3500 ettari circa
• Quantità prodotta e commercializzata: 1.000.000 tonnellate
• Offerta varietale di uva da tavola: Black Magic, Regina, Pizzutello, Victoria, Palieri, Italia, Red Globe, Black Pearl e varietà di uve apirene
• Marchi di commercializzazione: singoli per ogni azienda
• Principali mercati: tutti i mercati
nazionali, europei ed extra-europei
• Iniziative di valorizzazione: – Fruit Logistica di Berlino – World Food di Mosca – Foodex di Tokyo
Foto G. Cortese
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APEO Soci APEO Agricoper s.r.l. di G. Liturri - Noicàttaro (BA)
2 Erre s.r.l. - Polignano a Mare (BA)
Orto Milella s.r.l. - Bitonto (BA)
Agrimediterranea s.r.l. - Polignano a Mare (BA)
Europa Frucht s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Petruzzi Pietro & C. s.r.l. - Bisceglie (BA)
Agrinatura s.r.l. - Andria (BA)
Extrafrutta s.r.l. - Bisceglie (BA)
Peviani s.p.a. - Ginosa (TA)
Annalisa Azienda Agricola S.A.S. Polignano a Mare (BA)
Facciolla F.lli s.n.c. - Polignano a Mare (BA)
Pignataro Dr. Franco s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Annapiu’ di De Laurentis C. - Polignano a Mare (BA)
Fosi dei F.lli Altamura & C. s.r.l. - Corato (BA)
Pinto Domenico Azienda Agricola - Mola Di Bari (BA)
Ap Apirene Puglia - Pulsano (TA)
Fra.Va. s.r.l. Delizie Mediterranee - Rutigliano (BA)
Polimnia s.r.l. - Polignano a Mare (BA)
Apulia Sun s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Frudis s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Puglia Trade Azienda Agricola s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Azienda Agricola Anastasia di S. Vitto Polignano a Mare (BA)
Frutta Italia di Vito Montalbò s.r.l. Polignano a Mare (BA)
Racemus Azienda Agricola - Rutigliano (BA)
Battaglio s.p.a. - Orbassano (TO)
Galluzzi s.r.l. - Locorotondo (BA)
Rescina F.lli & Co. s.n.c. - Noicàttaro (BA)
British s.r.l. - Conversano (BA)
Giacovelli s.r.l. - Locorotondo (BA)
Rivizzigno Giuseppe & C. s.a.s. - Monopoli (BA)
Bellipario Antonio - Polignano a Mare (BA)
Giuliano s.r.l. - Turi (BA)
Rubino s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Calabrese Francesco & Figli di De Vito s.n.c. Ceglie Del Campo (BA)
Kikau s.p.a. - Massafra (TA)
Sabatelli Vito Antonio - Triggianello (BA)
Calcare Azienda Agricola s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Lamanna Domenico Azienda Agricola Polignano a Mare (BA)
Sant’Ambrogio s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Caputo Nicola e Figli s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Laporta Soc. Agr. A R.L. - Barletta (BA)
Sapor Fruit & C. s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Ci.Va. s.r.l. Unipersonale - Noicàttaro (BA)
La Pernice s.n.c. di Pernice V. & C. - Turi (BA)
Scardino F.lli s.r.l. - Conversano (BA)
Coniglio Dr. Nicola s.r.l. Unipersonale - Adelfia (BA)
Lilla Silvestro & C. s.r.l. - Polignano a Mare (BA)
Schiavone Group s.r.l. - Palagiano (TA)
D.P.M. Export s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Lozupone Natale - Rutigliano (BA)
Scianatico Dott. Giovanni Azienda Agricola Rutigliano (BA)
Diamond s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Lupo Vincenzo - Francavilla Fontana (BR)
Secondulfo F.lli s.p.a. - Somma Vesuviana (NA)
Di Donna Trade s.r.l. - Rutigliano (BA)
Medfruit s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Settanni Vito & Figli s.n.c. - Noicàttaro (BA)
Didonna Michele e F.lli s.r.l. (Supreme) Noicàttaro (BA)
Messina Francesco s.r.l. - Rutigliano (BA)
Simone s.r.l. - Turi (BA)
Di Palma Angelo & C. s.n.c. - Polignano a Mare (BA)
Orchidea Frutta s.r.l. - Rutigliano (BA)
Soc. Agr. Milella s.r.l. - Bari
Di Palma Donato & Figli s.n.c. - Conversano (BA)
Ortocoop s.r.l. Import - Export - Noicàttaro (BA)
Sop s.r.l. - Polignano a Mare (BA)
Eon s.r.l. - Noicàttaro (BA)
O.P. Gruppo Tarulli - Noicàttaro (BA)
Speranza & C. s.n.c. - Noicàttaro (BA)
Eredi Michele Facchino s.n.c. - Bitritto (BA)
O.P. Ortofrutticola Jonica - Ginosa Marina (TA)
Terrafino Pietro s.r.l. - Noicàttaro (BA)
Ermes s.n.c. di Giacomo Suglia & F.lli Noicàttaro (BA)
Ortofrutta Meridionale s.r.l. - Corato (BA)
Vitti s.r.l. - Monopoli (BA)
Errefruit s.r.l. di Vito Romagno & C. - Rutigliano (BA)
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mondo e mercato Oggi l’APEO può vantare diversi successi, tra i quali aver dato origine al Consozio IGP per la Valorizzazione e Tutela dell’Uva da Tavola di Puglia; aver partecipato, insieme all’Istituto Sperimentale di Viticoltura, a un progetto sull’uva da tavola per la ricerca di nuo ve varietà apirene e con semi. Fa parte, inoltre, della Commissione Tecnica INPS, presso il Ministero del Tesoro. Tra le iniziative di formazione, di promozione e di valorizzazione per i propri associati, l’APEO partecipa a importanti fiere a carat tere internazionale quali Fruit Logistica di Berlino, World Food di Mosca, Foodex di Tokyo e numerosi viaggi in Paesi interessati alla produzione e commercializzazione dell’uva da tavola. Tra le attivi tà di aggiornamento varietale, sono stati visitati gli impianti di pro duzione spagnola ospitati dall’Istituto Sperimentale della Murcia, regione all’avanguardia nella ricerca e messa a punto delle più importanti cultivar di uve apirene. Tra le iniziative promozionali e di scambi commerciali, sono stati organizzati viaggi in Arabia Saudita, Egitto, Argentina, Cile e Brasile.
Foto S. Somma
COMAO Costituito alcuni mesi or sono a Bari, il COMAO, Consorzio Mediterraneo Agroalimentare Ortofrutticolo, promosso da Conf cooperative Puglia, ha inteso rispondere all’attuale momento di crisi economica e di calo dei consumi e anche alla prospettiva dell’apertura di un’area di libero scambio nel Mediterraneo. Alcune aziende di prestigio hanno ritenuto infatti di dover utilizza re questi momenti difficili per riorganizzare le presenze sui mer cati nazionali ed esteri, facendo prevalere il valore del Made in Puglia. Per raggiungere i mercati internazionali, COMAO ha avviato un’al leanza strategica con Unifrutti, uno dei maggiori gruppi ortofrut ticoli del mondo, detentore di marchi prestigiosi, di una flotta di navi frigorifere fra le più numerose del mondo e in grado di rag giungere qualunque mercato dal punto di vista logistico. Il fatturato dell’azienda Unifrutti, fondata dalla famiglia italiana De Nadai, quest’anno dovrebbe superare i 150 milioni di dollari, con esportazioni per oltre 15 milioni di casse, pari a una crescita del 5% rispetto allo scorso anno. Ciò che differenzia Unifrutti da altre aziende è la capacità di pro seguire nello sviluppo e di fare investimenti: Unifrutti ha investito infatti oltre 10 milioni di dollari in nuovi impianti al fine di migliorare la tecnologia e ridurre i costi. Sono state riconvertite le vecchie piantagioni che non offrivano più profitto, come le uve, rimpiaz zate con altre varietà e con impianti di nuova generazione che ci consentono rese produttive maggiori. La sede principale di Unifrutti si trova in Cile, dove venne fondata circa 25 anni fa. Il 50% della produzione è realizzata su terreni propri (5000 ettari), mentre il resto è affidato a produttori esterni.
Sugrasixteen
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COMAO I prodotti maggiormente esportati sono uva e mele. Inoltre Unifrutti produce kiwi, drupacee e agrumi. Circa il 40% della frutta viene esportato verso il mercato statuni tense. Il secondo mercato è l’Europa, seguita dall’America Latina, il Medio Oriente e l’Asia, e negli ultimi tre anni sono stati fatti in vestimenti per oltre 20 milioni di dollari per migliorare i campi e le tecniche colturali. COMAO, da parte sua, ha messo insieme alcune delle maggiori realtà produttive in diversi settori, in particolare quello dell’orto frutta di qualità, che rappresenta la parte più importante. Quando il sistema distributivo sarà a regime, sicuramente riusci remo a essere presenti sui mercati più interessanti del Centro e Nord Europa e di quelli emergenti. Guardiamo infatti con atten zione alla Russia, all’Est europeo, ai Paesi del vicino Oriente per ché siamo convinti che, con le moderne tecniche di trasporto, sia possibile anche raggiungere mercati lontani dal punto di vista geografico con un prodotto fresco e di qualità. L’alleanza con Unifrutti fornisce a COMAO, infatti, anche una base di sicurezza economica sulla quale lavorare con continuità. Una volta partita la merce, a prescindere dal puntuale e corretto pa gamento da parte del committente dei prodotti, vi è la garanzia di Unifrutti sull’onorabilità delle fatture. Ci sono, quindi, tutte le con dizioni di tranquillità per i nostri operatori, che da parte loro sono in grado di garantire qualità e tracciabilità a prezzi competitivi. E uno fra i primi mercati contattati da COMAO con Unifrutti è stato quello dell’Arabia Saudita, dove sono stati inviati, e risul tati molto apprezzati, alcuni container di pregiata uva da tavola pugliese.
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
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mondo e mercato Accetta L’azienda Accetta è una delle più antiche e rinomate nel pano rama dell’uva da tavola siciliana e in particolar modo dell’uva da tavola di Mazzarrone. L’azienda nasce agli inizi degli anni ’70 per mano del suo fonda tore, il Sig. Salvatore Accetta. L’attività svolta, inizialmente nella zona di Canicattì, era quella del commercio dell’uva da tavola, che all’epoca consisteva nell’acquisto del frutto pendente con il sistema cosiddetto “a blocco”. Il prodotto acquistato veniva rac colto e confezionato in appositi contenitori già nel campo e dal campo stesso veniva caricato su camion che portavano il pro dotto a destinazione. In quegli anni i mercati usuali erano quelli siciliani e solo qualcuno inviava il prodotto al Nord Italia; la ditta Accetta inviava già il proprio prodotto al mercato ortofrutticolo di Bologna. Per oltre dieci anni quest’attività venne svolta nella patria dell’uva da tavola siciliana e cioè Canicattì. Mazzarrone era ancora un borgo dove vi erano solo pochi produttori di uva da tavola. Agli inizi degli anni ’80 la produzione di uva da tavola a Mazzarrone crebbe notevolmente, per cui l’attività si sdoppiò, svolgendosi contemporaneamente a Canicattì e a Mazzarrone. Negli stessi anni l’azienda acquistò dei terreni nell’area di Mazzarrone e af fiancò alla predominante attività di commercializzazione quella della produzione. Oggi la struttura aziendale è molto più complessa in quanto si è modificata e adattata ai numerosi cambiamenti che il mercato ha subito. I sistemi di lavorazione, i luoghi di confezionamento, i mer cati, i flussi finanziari, tutto deve stare al passo con i tempi.
In sintesi
• Zona di produzione: Canicattì e Mazzarrone, Sicilia
• Superficie: oltre 350 ettari di cui 50 in proprietà
• Mercati di esportazione: Spagna,
Germania, Belgio, Francia, Russia, Arabia Saudita, Svizzera, Inghilterra
Foto R. Angelini
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Accetta Foto M. Curci
Uva Italia splendente al sole di ottobre
L’azienda Accetta oggi conta oltre 300 ha di uva da tavola, di cui 50 ha di produzione propria. Dispone di un magazzino per il con fezionamento e la conservazione del prodotto di oltre 3000 mq attrezzato con celle frigo, macchinari per la pesatura, per il tra sporto e quanto altro serve per una corretta gestione di un pro dotto delicato qual è l’uva da tavola. L’azienda Accetta si presenta come un’impresa di medie di mensioni, dinamica e pronta a nuove sfide sia di innovazione sia di mercato, ed è particolarmente orientata all’esportazione, infatti l’80% del proprio fatturato è costituito da vendite verso Paesi esteri. Oggi i prodotti della ditta Accetta sono esportati in Spagna, Germania, Belgio, Francia, Russia, Arabia Saudita, Svizzera e Inghilterra.
Foto G. Cortese
Uva Italia prodotta e commercializzata dall’azienda Accetta
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mondo e mercato Agricoper Risale al 1938 l’antica tradizione dell’azienda Agricoper, quando il suo fondatore Giuseppe Liturri si dedicò alla coltivazione dei primi vigneti. Noicàttaro, poco distante dal mare, un territorio fertile grazie a un clima particolarmente favorevole, rappresenta la culla per la pro duzione di un’uva da tavola dal sapore ineguagliabile. Negli anni l’azienda crebbe costantemente e nel 1972 Gianni Liturri, figlio del fondatore, intraprese una delle sfide più audaci per il suo tempo: l’esportazione di uva da tavola verso i più impor tanti mercati europei. Costanza e impegno verranno ampiamente ricompensati perché gli eccellenti risultati consentirono nel 1990 la costruzione di un nuovo e moderno complesso produttivo si tuato a soli 3 km dal mare e con una capacità produttiva di 10.000 tonnellate annue. Questo moderno impianto oggi si estende su una superficie di 20.000 mq ed è attrezzato con le più moderne tecnologie tra cui diverse celle per l’abbattimento della temperatura. Esse permet tono un incremento di tempi di conservazione e un aumento della shelf-life del prodotto, consentendone una conservazione tale da garantirne freschezza e bontà come se l’uva fosse appena raccolta. Oggi Agricoper è un’azienda condotta con dinamismo e abilità da Gianni Liturri e dai suoi tre figli Domenico, Vito e Giuseppe, ognu no con competenze specifiche nei vari settori: area commerciale, di produzione e amministrativa. L’Azienda Agricola Il Visone, un gruppo selezionato e ormai da tempo consolidato di produttori fidelizzati, rappresenta il vero cuore produttivo della coltivazione dell’uva da tavola.
In sintesi
• Zona di produzione: Noicàttaro, Bari • Superficie: 300 ettari • Quantità: 12.000 tonnellate di uva da tavola
• Varietà senza semi: Sugraone, Princess, Crimson
• Varietà con semi: Victoria, Italia, Red Globe, Palieri
• Marchi di commercializzazione:
Agricoper, Il Visone, Grappoloro, Paradiso, Dolce Vita, Orovitis
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Agricoper La diversificata posizione geografica, tale da estendersi su tutto il territorio pugliese su una superficie di circa 300 ha e la vocazione produttiva delle aziende agricole della filiera consentono di offrire un eccellente mix di prodotti lungo tutta la stagione che va da luglio a dicembre. Le varietà di uva commercializzate si distinguono ognuna per la sua unicità nella forma, nel colore e soprattutto nel gusto: – Victoria, dall’acino grosso e la polpa soda; – Palieri con la buccia pruinosa e il suo sapore dolce; – Red Globe, polpa succosa e grappoli grandi, particolarmente richiesta dai maggiori mercati internazionali; – Italia, una delle più apprezzate per i grappoli grandi di un bel colore giallo dorato e il suo gradevole sapore moscato; – Sugraone, bianca senza semi, precoce e dalla polpa croc cante; Melissa, bianca senza semi, che si distingue per l’acinatura – grossa, la dolcezza, la croccantezza e il sapore moscato; – Crimson, dal colore rosso brillante e la dolcezza nel gusto. Tutte le aziende produttive coinvolte nella filiera applicano i prin cipi della lotta integrata e puntano a ottimizzare l’impiego dei mezzi tecnici in un’ottica di un approccio sostenibile applicando idonei disciplinari di produzione. In questo modo si garantisco no la salvaguardia dell’ambiente, le esigenze della produzione agricola e la tutela della salute dei consumatori. Dopo un’atten ta selezione, mani esperte raccolgono l’uva giunta a matura zione e subito pronta per essere confezionata direttamente sul campo. La costante osservazione del processo di maturazione del frutto consente aggiornamenti in tempo reale e la presenza di una strut tura molto flessibile ed efficiente permette di evadere ordini anche in meno di 24 ore. Tempestività nell’evasione degli ordini, rapidità nel carico e nella consegna e continuità di fornitura e servizio so no i punti di forza dell’azienda. All’interno di Agricoper operano figure di alta professionalità che sottopongono ad analisi e controlli costanti tutto il processo, dal la crescita della pianta alla maturazione del frutto fino alla sua raccolta, tutti segmenti della filiera certificati con gli standard GlobalGAP. Seguite con altrettanta cura sono le fasi di conservazione e spe dizione del prodotto nel rispetto dei requisiti igienico-sanitari e sicurezza degli operatori sul luogo di lavoro, secondo gli standard previsti nei disciplinari di confezionamento e commercializzazio ne. L’attenta applicazione di procedure operative, unitamente a un avanzato sistema informatico, permette la complessiva trac ciabilità di ciascun lotto di uva da tavola, garantendo la possibilità di risalire dal cliente finale al campo di origine. La grande esperienza della famiglia Liturri, la passione e la de dizione con cui l’uva viene coltivata, il territorio favorevole dal
Foto S. Somma
Foto S. Somma
Italia (sopra) e Sugraone (sotto) sono solo alcune delle varietà commercializzate da Agricoper
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mondo e mercato punto di vista sia climatico sia ambientale, garantiscono la pro duzione di uva da tavola dalla bontà unica. La strategia organizzativa perseguita negli anni ha portato l’azienda a essere oggi uno dei più grandi produttori ed espor tatori di uva a livello europeo e grazie a una forte politica di mar ca si rivolge a diversi target, infatti è presente in oltre 30 Paesi distribuiti tra Europa, Central Europe e Oversas. Agricoper, sempre attenta alle esigenze dei consumatori, sod disfa le richieste più specifiche e particolari grazie anche a un packaging per ogni mercato. Sono diversi i fattori che inter vengono nella scelta ed elaborazione delle diverse confezioni, tra cui la massimizzazione della shelf-life e della lunghezza dei tempi di trasporto. A sole 4/5 ore dalla raccolta il prodotto viene caricato su auto treni refrigerati per raggiungere entro le successive 48 ore tutte le destinazioni del Nord Europa, garantendo il gusto, la croc cantezza e la freschezza di ogni singolo grappolo come appena colto. Per rivolgersi a un mercato in costante evoluzione, Agricoper ha tra i suoi obiettivi quello di selezionare costantemente nuo ve varietà di uve seedless. Per questo si avvale della collabo razione di breeders di livello internazionale dai quali acquista, in esclusiva, quelle selezioni varietali di maggior interesse per l’azienda. Investire nella qualità e nella genuinità del prodotto continua a essere la mossa vincente per mantenere un ruolo rilevante a livello internazionale.
Foto G. Cortese
Foto G. Cortese
Calendario di maturazione delle principali varietà coltivate Varietà White Seedless
Luglio 1
2
3
Agosto 4
1
2
3
Settembre 4
Sugraone Princess Red Seedless Crimson White Seeded Victoria Italia Red Seeded Red Globe Black Seeded Palieri
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1
2
3
Ottobre 4
1
2
3
Novembre 4
1
2
3
Dicembre 4
1
2
3
4
Apofruit Apofruit Apofruit Italia è un gruppo e un sistema aziendale cooperativo di primo livello sulla scena nazionale ed europea con un’espe rienza di quasi 50 anni che opera con proprie strutture e soci produttori dal Nord al Sud Italia. Una crescita costante con la mission di acquisire la massima specializzazione sui principali prodotti ortofrutticoli italiani. Specializzazione che si concretizza nella qualità e nella differenziazione dell’offerta; nell’intensa atti vità volta al rinnovamento varietale; nell’innovazione di prodotto e di processo; nei servizi a misura dei moderni canali di vendita; nell’efficienza organizzativa e gestionale dell’impresa. Per garantire un altissimo livello di qualità dei suoi prodotti, Apofruit applica severe procedure per il controllo dei processi produttivi e di lavorazione, disciplinari di produzione integrata, certificazioni di qualità di processo e di prodotto. Le scelte produttive e la politica commerciale di Apofruit sono incentrate sulla specializzazione di prodotto e sull’introduzione delle innovazioni, e in questo contesto l’azienda presenta sul mercato linee commerciali volte a valorizzare le produzioni in una strategia di differenziazione dell’offerta. Le attività sul versante delle innovazioni si concretizzano con l’introduzione di nuove confezioni e di sistemi di lavorazione ad alta tecnologia per assicurare la qualità e con lo sviluppo di nuove varietà e di nuovi prodotti. Apofruit Italia partecipa ai più significativi progetti di valorizzazione oggi sviluppati in Italia: Made in Blu, Solarelli, Mele Pink Lady, Mele Mela Più, Mele Modì, Patate al selenio Selenella, il kiwi giallo Zespri Gold,
In sintesi
• 290.000 tonnellate di prodotto conferito • Volume di affari di 260 milioni di euro • 4300 produttori associati • 12 stabilimenti di lavorazione suddivisi tra Nord e Sud Italia
• 6 strutture per il ritiro e lo stoccaggio dei prodotti
• Linee di lavorazione specializzate
per la produzione di qualità e linee di confezionamento diversificate e innovative
• Sviluppo delle produzioni biologiche • Staff di tecnici specialisti per l’assistenza tecnica alle aziende
• Impegno e investimenti finalizzati al risparmio energetico
Midnight Beauty
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mondo e mercato il minicocomero seedless, il pomodorino Dunnè e, ovviamente, le uve apirene. Con il marchio Solarelli si identifica la linea di alta qualità delle pro duzioni dei soci di Apofruit; con il marchio Made in Blu si identifica la linea di prodotti di alta qualità destinati al mercato estero; con il marchio Apofruit si identificano quelle produzioni che si caratte rizzano per un livello di qualità medio-alto, per l’applicazione dei disciplinari di produzione integrata e delle procedure che assicu rano il controllo della filiera. Completa il panorama commerciale Canova s.r.l., società con trollata di Apofruit che commercializza il prodotto biologico del la cooperativa a marchio Almaverde Bio che, grazie alla politica di qualità e innovazione e anche alle campagne pubblicitarie sui principali media nazionali, è leader di mercato in Italia per le pro duzioni biologiche. Per quanto riguarda la produzione di uva da tavola, la maggiore attenzione dei mercati verso un prodotto di più facile consumo quali le uve apirene e di conseguenza un progressivo ridimensio namento del consumo di varietà tradizionali con semi hanno spin to Apofruit, già da un decennio, ad attuare un impegnativo e deci so programma di riconversione varietale alle uve apirene. A partire dai primi anni del 2000 Apofruit ha avviato un progetto di sviluppo e diffusione delle migliori cultivar presso i propri associati, in colla borazione con i maggiori breeder nazionali e internazionali. Apofruit Italia sta affiancando alle uve apirene tradizionali nuove varietà di uve apirene su cui puntare per arrivare a una più alta va
Varietà principali
• Midnight Beauty®, nera con acini
grossi, grappolo molto grande e sapore dolce e gustoso, molto produttiva, dotata di ottima conservabilità sia sulla pianta sia in cella, matura dalla fine di luglio
• Scarlotta Seedless®, colore rosso
pieno, tardiva (matura da settembre in avanti), con acini grandi ed elevata produttività
• Sofia®, a bacca bianca, acini e grappoli di ottime dimensioni, molto produttiva, matura dalla metà di agosto, ottimo sapore di moscato
Foto R. Angelini
Uva di Apofruit Italia
• Zone di produzione: Puglia, Basilicata e Sicilia
• Superficie degli associati (anno
2009): 100 ha dei quali 40 in fase di allevamento e 25 ha di vigneti bio
• Quantità lavorata: 500 tonnellate
di uva seedless e 300 di uva con semi e apirene biologica. Si punta a una produzione di 5000 tonnellate di seedless
• Varietà: Superior Seedless, Crimson,
Sofia, Midnight Beauty, Scarlotta, Italia, Victoria, Pizzutello, Palieri e altre
• Marchi di commercializzazione: Solarelli, Apofruit, Made in Blù, Almaverde Bio
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Apofruit lorizzazione del prodotto sul mercato e garantire così un’adegua ta remuneratività ai soci produttori: si tratta di varietà innovative, a bacca bianca, rossa e nera, particolarmente interessanti per le caratteristiche organolettiche, la produttività, la facilità di gestione, l’epoca di maturazione. Le novità riguardano anche la modalità di gestione delle nuove uve quali la diffusione di varietà in esclusi va o a livello di club. Alcune varietà, quali quelle sviluppate dal breeder californiano Sun World, sono già in produzione presso le aziende associate: Scarlotta Seedless®, con un bel colore rosso pieno, tardiva (matura da settembre in avanti), con acini grandi ed elevata produttività; Midnight Beauty®, nera precoce con acini grossi, grappolo molto grande e sapore dolce e gustoso, molto produttiva, dotata di ottima conservabilità sia sulla pianta sia in cella. Molto interessante anche la varietà Sofia® a bacca bianca, con un ottimo sapore di moscato, acini e grappoli di notevoli di mensioni, molto produttiva e con ottime prospettive commerciali sul mercato italiano. Apofruit e i suoi viticoltori associati programmano i nuovi impianti in base alle aspettative commerciali e sono seguiti dai tecnici del la cooperativa in tutte le fasi della coltivazione: dalla scelta della varietà più idonea sino al momento del taglio del prodotto. L’uva, con la supervisione di personale specializzato, viene rac colta dalle aziende associate e viene lavorata da operatrici spe cializzate in campagna o in magazzino, a seconda della qualità e delle specifiche commerciali, in buste da 400 g e 800 g e cestini da 400 e 500 g.
Magazzino di lavorazione dell’uva da tavola
Packaging Made in Blu con la cultivar Scarlotta Sofia
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mondo e mercato La strategia adottata dal punto di vista commerciale è quella di valorizzare al meglio il prodotto, consolidando le proprie posizio ni commerciali sui mercati anglosassoni e del Nord Europa, già occupati da Apofruit anche con gli altri prodotti ortofrutticoli ed esplorando nuovi mercati emergenti nel consumo di uve seed less. All’estero, presso la GDO o i mercati generali sono sfruttati i marchi di alta qualità quale il marchio Made in Blu oppure la mar ca privata del retailer. In Italia, dove il consumo delle uve apirene è in lenta ma in continua crescita, si proporranno varietà di uva apirene particolarmente gustose e saporite sotto il brand top di gamma di Apofruit Italia, Solarelli. Molto importante per Apofruit è anche l’uva da tavola da agri coltura biologica, con semi e senza. Anche questo progetto è stato avviato da circa un decennio con la conversione produttiva al metodo dell’agricoltura biologica di diverse aziende agricole. Notevoli sono le difficoltà tecniche del metodo ma l’impegno e la perseveranza degli addetti al settore e l’attenzione del mercato a questo genere di prodotto consente di ottenere una lenta ma gra duale crescita anche di questo comparto nel paniere dei prodotti targati Almaverde Bio. L’obiettivo aziendale per le uve senza semi è di raggiungere le 5000 tonnellate di uve seedless con raccolta dalla fine di giugno alla fine di dicembre grazie a una gamma più ampia di cultivar e sfruttando la vocazionalità delle migliori zone viticole pugliesi, lucane e siciliane.
Foto R. Angelini
Foto M. Curci
Packaging Solarelli con la cultivar Sofia
Packaging Solarelli con la cultivar Midnight Beauty Red Globe e Italia
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CE.CO.BA. CE.CO.BA. La Centrale Consortile Ortofrutticola di Bari ha sede a Bisceglie e nasce nel 1958 per iniziativa dell’Ente Regionale di Sviluppo Agricolo che, in tale periodo, aveva promosso la realizzazione in Puglia di altre 5 strutture simili. Allo stato attuale è l’unica centrale ortofrutticola, delle 6 realizzate in Puglia, ancora operativa ed esistente. La struttura consta di complessivi 4500 metri quadri di cui 1500 coperti dalla struttura per la lavorazione e conservazione di pro dotti ortofrutticoli, 400 coperti dalla palazzina uffici e i restanti 2600 costituenti la zona scoperta per la logistica relativa alla mo vimentazione delle merci. Nel 2005, con un notevole apporto di capitale e di risorse, l’opi ficio è stato oggetto di un intenso piano di ristrutturazione che lo ha adeguato alle più moderne esigenze delle strutture che lavo rano l’ortofrutta. Una ristrutturazione che ha interessato pavimen tazione, celle frigorifero, uffici, fino a creare una sala lavorazione completamente refrigerata per avere il controllo della catena del freddo. Nell’ambito della ristrutturazione l’investimento di maggiore im portanza ha però riguardato l’apporto tecnologico attraverso l’acquisto di macchinari e attrezzature che hanno sensibilmente elevato il grado di adeguatezza del prodotto fresco lavorato e se milavorato. Gli ambienti si presentano con la migliore predispo sizione all’igiene, alla tutela ambientale e alle norme generali che interessano il settore: la struttura è stata certificata per la norma UNI ENI ISO 14001 e per il GlobalGAP. Anche la logistica relativa ai flussi delle merci in entrata e in uscita ha subito un deciso riassestamento e la movimentazione delle merci avviene in modo rapido e continuo.
In sintesi
• Zona di produzione: Bisceglie-Trani, Puglia
• Superficie: 130 ettari • Quantità: 3200 tonnellate di uva da tavola
• Varietà con semi: Victoria, Palieri, Italia, Red Globe, Regina e Pizzutello
• Varietà senza semi: Early Gold,
Centennial, Early Red, Dawn, Muscatell e Perlon Foto R. Angelini
Uva apirena con acino sezionato
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mondo e mercato Un punto di forza della Centrale Consortile Ortofrutticola è rap presentato dalla lavorazione e commercializzazione dell’uva da tavola. Le favorevoli zone di produzione delle uve prodotte dai soci, che ricadono quasi tutte nella famosa zona di Trani, danno alla Centrale la possibilità di commercializzare un’ottima uva qualita tivamente superlativa. Queste zone sono state rese famose per la produzione di uve gialle, sinonimo di pura dolcezza e sapori infiniti. Sono zone che hanno la possibilità di offrire delle uve molto pre coci vista la favorevole posizione geografica che consente, con l’uso di appropriate coperture, di sfruttare al massimo le poten zialità dei terreni stessi anticipando decisamente la maturazione stessa dell’uva senza alterarne le qualità organolettiche. Da qualche anno si è diffusa la tecnica di coprire i vigneti per poter conservare uva sulla pianta ottenendo ottimi risultati e al lungando i tempi di offerta. Inoltre, anche grazie all’uso delle moderne tecniche di prerefri gerazione e refrigerazione, si riesce a conservare uva per tempi molto più lunghi rispetto alla norma. La forza produttiva si basa su circa 130 ettari di vigneti dei propri soci che conferiscono per il confezionamento e la commercializ zazione circa 20.000 q di uva convenzionale, delle varietà Victoria, Palieri, Italia, Regina e Pizzutello, circa 10.000 q di uva senza semi delle varietà Early Gold, Centennial, Early Red, Dawn, Muscatell e Perlon e circa 2000 q di uva biologica di diverse varietà. Questo ampio ventaglio di varietà e l’uso delle diverse tecnologie innovative ci hanno permesso di coprire totalmente il calendario di produzione di cominciare la commercializzazione ai primissimi giorni di luglio prolungandola fino alla metà di gennaio grazie alla frigoconservazione di prodotto confezionato alla fine di novembre.
Esempi di packaging del prodotto
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Didonna Didonna Il gruppo Didonna, azienda a carattere familiare con sede a Rutigliano (BA), ha una lunghissima tradizione di viticoltori alle spalle della quale trae la sua forza e il suo successo. L’attività ini zia a Rutigliano nel 1930 a opera del capostipite Pietro Di Donna per valorizzare e diffondere l’uva da tavola sul mercato euro peo. Nel 1965 i suoi figli, Domenico, Nicola, Enrico e Francesco, costituiscono l’Azienda Eredi Didonna per dare risposta al cre scente riscontro ricevuto in ambito internazionale incrementan do la produzione e la commercializzazione dell’uva da tavola. Nel 1999 si costituisce l’OP Eredi Pietro Didonna grazie alla quale si avrà un ulteriore ampliamento della base produttiva e delle quote di mercato. L’ultima nata di questo lungo processo è la Didonna Trade, costituita nel 2001, che attualmente vede coinvolta anche la terza generazione della famiglia Di Donna, Pietro, Piervito e Raffaella. La filosofia dell’azienda si basa su alcuni punti di forza che ne definiscono l’identità come la vo cazionalità delle zone di produzione, lo sviluppo di un’efficien te organizzazione, l’utilizzo della tecnologia più avanzata nelle strutture produttive e di commercializzazione, soprattutto l’aver anticipato l’inserimento sul territorio di varietà apirene iniziando una graduale conversione varietale delle produzioni da varietà con semi a varietà senza semi, avvalendosi della collaborazione di prestigiosi istituti scientifici per ottimizzare il processo produt tivo e la selezione di nuove cultivar.
In sintesi
• Zone di produzione: Rutigliano, Brindisi, Metaponto (MT), Grottaglie (TA)
• Superficie: 350 ettari • Quantità: 9000 tonnellate di uva • Varietà: Italia, Red Globe, Victoria,
Superior, Thompson, Flame, Crimson, Mistery, Midnight Beauty
• Marchi di commercializzazione: Didonna Trade, Didonna Bio
Foto R. Angelini
565
mondo e mercato Gli insediamenti produttivi sono costituiti da 350 ettari coltiva ti nelle aree storicamente vocate alla viticoltura da tavola nelle province di Matera, Brindisi, Bari e Taranto. In tutte le aziende di proprietà, certificate GlobalGAP, vengono adottati i più restritti vi standard di produzione all’interno di contratti di filiera con la GDO italiana ed estera che regolano e controllano l’intero trac ciato della filiera produttiva dell’uva. In un’ottica di miglioramento continuo e in linea con le nuove esigenze di mercato, il gruppo Didonna si avvale della colla borazione di uno staff di agronomi del gruppo Agriproject di Rutigliano. Di recente parte delle superfici coltivate in Agro di Metaponto sono state convertite al metodo di produzione bio logico. Il prodotto viene confezionato a Rutigliano nell’opifi cio del gruppo ampliato di recente e condizionato secondo gli standard del BRC, al fine di offrire un ambiente più gradevole al personale con una superficie complessiva coperta di 4000 mq e scoperta di 14.000 mq, con impianti frigoriferi di 2000 mq. L’intero processo di condizionamento del prodotto, dal taglio in campagna alla refrigerazione, dura al massimo 8 ore. Il circuito interno, totalmente refrigerato, evita escursioni termiche al pro dotto durante le diverse fasi, garantendo condizioni ottimali per la distribuzione. Il ciclo di commercializzazione dell’uva da tavo la incomincia a metà maggio e si chiude a dicembre. Vengono commercializzate circa 9000 tonnellate di prodotto ogni anno per le maggiori catene distributive europee: Inghilterra, Italia, Francia, Olanda, Belgio, Germania, Spagna, Paesi Scandinavi e mercati d’oltremare.
Uva per tradizione e per passione
• A sigillo della lunga tradizione e
professionalità acquisita, l’OP Didonna viene insignita nel 1999 del 1° Premio Internazionale Grappolo D’Argento per aver introdotto le tecnologie più innovative che la ricerca ha proposto: il sistema di irrigazione a goccia, il sistema Puglia a doppio impalco, il film plastico per la copertura sia di ritardo sia per l’anticipo e l’utilizzo delle reti di protezione
• Nell’ottica di un cammino
di qualità già intrapreso nel rispetto dell’ambiente, della tutela della salute degli operatori e al fine di offrire ai consumatori prodotti alimentari assolutamente sicuri, continua l’impegno del gruppo Didonna nella ricerca e nell’innovazione
Foto G. Cortese
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Di Palma Di Palma L’azienda Di Palma Donato & Figli snc è nata negli anni ’80. Sempre attenta alle esigenze di mercato e alle richieste del con sumatore, l’azienda vanta un’eccellente organizzazione lavorati va, dislocata su due unità site entrambe nel Sud-Est barese nel comune della cittadina di Conversano. Fiore all’occhiello e punto di forza dell’azienda è sicuramente la nuova struttura operativa, sviluppata su una superficie totale di circa 18.000 mq. Inaugurata nel 2004, la struttura è attrezza ta con macchinari all’avanguardia che permettono una lavora zione funzionale alle esigenze stesse del mercato. Essa vanta un’area di 6000 mq dedicati alla lavorazione del prodotto e di al tri 2000 mq destinati allo stoccaggio della merce in ambienti ad atmosfera controllata. Tutti i comparti sono studiati per garantire il massimo dell’efficienza nel rispetto delle normative vigenti in materia di stoccaggio e refrigerazione. All’interno della nuova ed efficientissima struttura avviene la lavorazione dei prodotti ciliegie, uva da tavola, agrumi e verdure. Tutta la merce lavorata e commercializzata dall’azienda Di Palma Donato & Figli snc è in possesso del certificato GlobalGAP; qualsiasi prodotto, prima di essere acquistato e dunque lavorato, viene preventivamente analizzato al fine di garantirne la sua totale salubrità a tutela del consumatore finale. A coronamento dell’iter lavorativo e punta di diamante dell’or ganizzazione è l’efficientissimo e funzionale sistema di rintrac ciabilità di filiera, che permette di seguire il prodotto dalla sua raccolta in campo fino all’arrivo sulle tavole dei consumatori finali. L’azienda è in possesso delle certificazioni UNI EN ISO 9001:2000 e UNI EN ISO 14001:2004 a testimonianza dell’atten zione che i vertici e l’organizzazione tutta pongono nel rispetto degli standard qualitativi di lavorazione e negli aspetti ambientali coinvolti.
Foto R. Angelini
Linea di lavorazione dell’uva da tavola
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mondo e mercato
Vista aerea dell’opificio
L’organizzazione utilizza come marchio di commercializzazio ne soltanto Di Palma Donato & Figli. La lavorazione dell’uva da tavola inizia nel mese di luglio con la varietà Victoria. Successivamente la lavorazione viene incrementata con la la vorazione delle varietà apirene senza semi per poi continuare e concludersi nel mese di novembre con la varietà Italia. I princi pali mercati di riferimento per l’esportazione dei prodotti sono le piattaforme della grande distribuzione LIDL/OGL presenti in tutta Europa (Germania, Repubblica Ceca, Polonia, Inghilterra, Austria). Anche per quanto concerne i mercati nazionali i prin cipali riferimenti sono sempre le piattaforme LIDL/OGL pre senti in Italia. Negli ultimi anni l’azienda ha deciso di punta re e investire nella coltivazione e commercializzazione delle varietà senza semi, e in particolare sulle apirene Sugraone e Thompson. Le principali tipologie di imballaggio utilizzate per la commercializzazione del prodotto sono: cestini 1 kg, cartone 2 kg, cassette di legno 7,5 e 8 kg, buste con zip da 1 kg, car tone alla rinfusa da 4,5 e 5 kg netti.
Grappolo di uva Italia
Grappoli di uve apirene
Calendario di maturazione delle principali varietà coltivate gen
feb
mar
apr
Victoria Apirena Italia Palieri Red Globe
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mag
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
Elios Group Elios Group Elios Group è un’organizzazione che si occupa di importazione ed esportazione di frutta e ortaggi principalmente pugliesi. Si costituisce nel 2008 per volontà di un gruppo di imprenditori storici del settore agroalimentare che decidono di condividere risorse, energie ed esperienza per dare vita a una gamma di prodotti in grado di soddisfare totalmente le esigenze dei ca nali distributivi e garantire livelli qualitativi elevati. Qualità per Elios Group significa garanzia delle migliori performance, tanto nelle caratteristiche merceologiche (calibro, grado zuccherino, pezzatura) quanto nella sicurezza per il con sumatore finale, ma con un valore aggiunto: tutto il processo produttivo avviene nel pieno rispetto di valori etici, sociali e ambientali. La lavorazione dei prodotti è affidata a due moderne struttu re di confezionamento e stoccaggio gestite direttamente dal gruppo. Tutto il prodotto proviene da aziende agricole accuratamente selezionate e, in particolare, da una superficie agricola di 300 ettari gestita direttamente dal gruppo. I segni distintivi di Elios Group sono qualità e controllo della qualità, assicurati per tutti i prodotti e per tutti i tipi di lavora zione adottati.
In sintesi
• Areale di produzione: Noicàttaro, Sud-Est barese (Puglia)
• Sedi operative: due strutture
di ricevimento, confezionamento e stoccaggio uva
• Superficie: 300 ettari • Quantità: 15.000 t di uva da tavola • Varietà: Italia, Victoria, Palieri, Red Globe, varietà senza semi
Foto R. Angelini
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mondo e mercato Il rispetto delle prescrizioni igienico-sanitarie è garantito in tut te le fasi del ciclo produttivo, dalla produzione in campo alla raccolta, dalla lavorazione al trasporto, oltre alla possibilità di verificare in qualsiasi momento e per ogni singolo imballaggio posizione, provenienza e destinazione finale attraverso un si stema di rintracciabilità del prodotto online. Il controllo della qualità dei prodotti è il tratto caratteristico che contraddistingue i produttori che fanno parte del gruppo. Elios Group svolge continuamente attività di monitoraggio lun go tutto il processo produttivo, a tutela e garanzia del consu matore finale e degli operatori della GDO (grande distribuzione organizzata). I fornitori interni sono tutti certificati GlobalGAP. La restante percentuale di materia prima proviene da fornitori esterni, va lutati dall’ufficio qualità di Elios Group che coordina un team di agronomi che operano direttamente nelle due strutture di lavo razione del prodotto, controlla e valuta i fornitori di materia pri ma secondo parametri stabiliti a monte, come per esempio gli agrofarmaci utilizzati nella difesa dalle avversità e in particolare se questi sono ammessi nel mercato di destinazione, l’effet tuazione delle registrazioni dei trattamenti di campagna, aspetti relativi alle buone pratiche agricole, la formazione degli agricol tori, il ricorso a consulenze tecniche, la presenza di eventuali certificazioni di qualità. Solo nel caso avvenga il superamento di un determinato pun teggio l’azienda può diventare fornitrice di materia prima per Elios Group. A conferma di quanto stabilito da questa pre-valutazione, in fa se di pre-raccolta vengono effettuate delle analisi multiresiduali su campioni di prodotto per verificare o meno la conformità alle specifiche del cliente. Una volta acquisito il fornitore, due agronomi seguono costan temente il prodotto sino alla raccolta. Con l’approssimarsi del la raccolta, si effettuano delle visite in campo per verificare la conformità ai parametri merceologici richiesti dal cliente, come colore, grado zuccherino e pezzatura. Elios Group dunque è in grado di controllare interamente tutto il processo produttivo. Poter intervenire in qualsiasi punto della filiera consente di adeguare il prodotto a tutte le richieste del mercato. Elios Group ha come interlocutore privilegiato la grande distri buzione con le sue piattaforme. In particolare, i mercati principali di riferimento sono Germania, Penisola Scandinava, Austria, Svizzera, Italia, Canada e Stati Uniti. Ogni Paese ha dei parametri di valutazione del prodotto diversi. È cura di Elios modellare il controllo della qualità in base alle ca ratteristiche del mercato di destinazione del singolo prodotto.
Foto R. Angelini
Foto G. Cortese
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Ermes Ermes Il legame della famiglia Suglia con l’uva da tavola risale a molti an ni addietro, così come tante altre famiglie dell’agro di Noicàttaro (in provincia di Bari) che grazie all’uva, questo magico frutto, hanno fatto crescere l’economia, un tempo poverissima, di que sto territorio. Pur continuando a fare i produttori, Giacomo Suglia e suoi fra telli dal 1985 fondano “Ermes”, un’azienda commerciale basata sull’entusiasmo e l’intraprendenza per un percorso imprendito riale di grande competitività. Specializzata nella produzione e commercializzazione di uva da tavola con e senza semi, l’azienda è situata a Noicàttaro, in un territorio dove i filari dei “tendoni” di uva da tavola sembrano non finire mai... Ma non solo uva, perché l’azienda Ermes, diversificando il proprio business, da anni fornisce l’intera gamma di frutta esotica prove niente da vari Paesi del mondo, oltre a prodotti nazionali e fuori stagione, che distribuisce a grossisti, dettaglianti e ristoratori. Da poco più di un anno Ermes ha una nuova struttura di refri gerazione, lavorazione e confezionamento, costruita con criteri avanzati nelle strutture e nel design architettonico. Si sviluppa su un’area complessiva di circa 12.000 mq, di cui 3000 coperti, risponde alle richieste dei clienti, garantendo l’assoluta qualità dei propri prodotti, nel pieno rispetto delle norme igienicosanitarie, della sicurezza alimentare e della rintracciabilità. Le buone regole di produzione dell’azienda agricola di famiglia (certificata GlobalGAP), il rispetto del disciplinare di produzio ne integrata della Regione Puglia e di quelli proposti da alcuni
In sintesi
• Zona di produzione: Puglia • Superficie coltivata: 25 ettari circa • Quantità prodotta e commercializzata: 7200 tonnellate
• Offerta varietale: Black Magic, Victoria, Palieri, Italia, Red Globe, Black Pearl e alcune varietà di uve apirene
• Marchi di commercializzazione: Ermes • Principali mercati: Italia, Comunità Europea, Stati Uniti d’America, Emirati Arabi e Arabia Saudita
Opificio Ermes
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mondo e mercato clienti stranieri, l’attenzione posta durante la raccolta e il con fezionamento in campo, garantiscono una produzione di uva di elevata qualità e conforme alle restrittive richieste della Grande Distribuzione internazionale. Le diverse tecniche di copertura dei “tendoni”, che diventano dei veri e propri tunnel, permettono di produrre uve molto precoci come la cv. Victoria e altre o, al contrario, di esaltare il posticipo della raccolta che può arrivare fino a novembre avanzato con le cv. Italia e Red Globe. Ermes riconosce all’innovazione un ruolo importante per il suc cesso dell’azienda. Così il percorso di progetti aziendali, attra verso l’interazione di tecniche non improvvisate ma sperimentate e vagliate con dovuta attenzione e integrate da sapiente e intel ligente tradizione, tende a quell’obiettivo di qualità che richiede l’uva: non solo bella nell’aspetto esteriore, ma anche buona e gratificante al palato, condizioni oggi necessarie per raggiunge re una clientela sempre più attenta, esigente e preparata. Essere certi di trovare varietà apirene adatte al nostro territo rio è diventato un bisogno imprescindibile, che mette in gioco il futuro della nostra storica presenza sui mercati internazionali. Perseguendo questa convinzione Ermes collabora a progetti di ricerca e sperimentazione per prove in campo di nuove varietà di uve senza semi e di nuove tecniche di produzione per uve tradizionali. Tutto il team di Ermes mira al miglioramento continuo, per una reale soddisfazione della sua clientela, attraverso i tre pilastri della propria mission aziendale: logistica puntuale ed efficiente, sicurezza alimentare e qualità eccellente dei propri prodotti.
572
Dr. Franco Pignataro Dr. Franco Pignataro Nel settore della lavorazione dell’ortofrutta, il nome Pignataro è da decenni sinonimo di esperienza, serietà e specifica prepara zione tecnica e commerciale. La nostra azienda affonda le sue radici negli anni ’40, quando Pasquale Pignataro, uno dei pionieri dell’esportazione dell’uva da tavola, fondò la sua azienda con sede in Noicàttaro (BA), ter ritorio particolarmente vocato alla coltivazione di questo frutto. Sulla base dell’esperienza maturata in anni di collaborazione con il padre, Franco Pignataro prende nelle sue mani le redini dell’azienda con il cuore verso il passato e lo sguardo rivolto al futuro, dando vita all’azienda Franco Pignataro srl, dedita dal 1988 alla produzione, trasformazione, conservazione e commer cializzazione di prodotti ortofrutticoli, di cui l’uva da tavola è il prodotto di punta. Franco Pignataro, socio di maggioranza e amministratore uni co, si avvale di un team efficiente e dinamico, composto dalla moglie, Alberta Magno, responsabile commerciale, e da quattro soci, ognuno con specifiche competenze, dalla produzione alla raccolta, dallo stoccaggio al confezionamento. La sinergia che si crea fra l’ufficio commerciale e di marketing, i responsabili qualità, l’ufficio amministrativo e del persona le garantisce ai clienti tempestività nell’evasione degli ordini, rapidità nel carico e nella consegna e continuità di fornitura e
In sintesi
• Zone di produzione: Noicàttaro (BA), Rutigliano (BA), Casamassima (BA), Castellaneta (TA), Palagiano (TA)
• Superficie coltivata a uva da tavola: 300 ettari
• Quantità prodotta e commercializzata: 130.000 quintali commercializzati, di cui 80.000 di produzione propria
• Varietà con semi: Black Magic, Victoria, Regina, Palieri, Italia, Black Pearl, Red Globe
• Varietà senza semi: Sublime, Sugraone, Centennial, Summer Royal, Thompson, Crimson, Apulia Roses, Autumn Royal
• Marchi di commercializzazione:
Pignataro, Ponterosa, Verfrutta, Agripuglia, La più bella…sono io!
Foto R. Angelini
Vecchio opificio di lavorazione dell’uva da tavola della Dr. Franco Pignataro srl
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mondo e mercato servizio. L’intuizione imprenditoriale è stata quella di applicare all’attività di trasformazione dei prodotti ortofrutticoli di tradi zione pugliese, quali uva da tavola, ciliegie, angurie, cavolfiori, broccoli, kiwi, le più moderne tecnologie di prerefrigerazione e di conservazione. L’azienda copre un’area di 30.000 mq, di cui 8000 occupati da linee di lavorazione per l’uva e le verdure, una calibratrice per le ciliegie e una per le angurie, un’idro-cooling, 15 celle frigorifere di cui 4 pressure cooling. Grazie a queste avanzate tecnologie di sistemi di refrigerazio ne e sistemi automatici di controllo delle temperature, la nostra azienda è in grado di assicurare il mantenimento della catena del freddo e garantire al consumatore finale un’uva dalle carat teristiche organolettiche e nutritive pressoché inalterate, sempre sana e fresca. L’azienda è certificata BRC e IFS e ha ottenuto anche la certifi cazione ISO 14001:2004 a testimonianza dell’impegno concreto nel ridurre al minimo l’impatto ambientale dei processi di trasfor mazione e commercializzazione. Uno dei punti di forza della Dr. Franco Pignataro srl è la produ zione che avviene in aziende agricole associate e di proprietà che si estendono per oltre 300 ettari coltivati a coltura intensiva, con sistemi di lotta integrata per soddisfare la crescente doman da di qualità del mercato sempre in crescita. Inoltre tutte le nostre aziende agricole sono certificate GlobalGAP per garantire al consumatore finale un prodotto controllato e sicuro. I 300 ettari, di cui circa 200/250 sempre in produzione e i restanti a rotazione a riposo, sono dislocati in diverse zone della nostra regione, una terra ricca di sole e di mare con un clima mite adat to alla coltivazione dell’uva da tavola. Ciò permette alla nostra azienda di portare sulle tavole dei consumatori uva da tavola da luglio a dicembre, con varietà precoci e tardive.
Marchi di commercializzazione dell’azienda Dr. Franco Pignataro srl
Calendario di produzione di uva da tavola con semi gen
feb
mar
apr
Black Magic (Nera) Victoria (bianca) Regina (Bianca) Palieri (nera) Italia (bianca) Black Pearl (nera) Red Globe (rossa)
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mag
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
Dr. Franco Pignataro L’uva da tavola della Dr. Franco Pignataro srl viene coltivata seguendo un disciplinare di lotta integrata, per mezzo del quale i parassiti vengono controllati in maniera mirata mediante l’in sediamento nelle vigne dei loro nemici naturali. In particolare le aziende agricole adottano per tutti i vigneti la tecnica della confusione sessuale per il controllo della tignoletta (Lobesia botrana). Seguire la filiera dalla coltivazione alla raccolta, dalla selezione al confezionamento, permette di garantire la totale tracciabilità dell’uva sino al produttore. Le varietà di uva da tavola coltivate sono costituite dalle uve con semi tradizionalmente commercializzate unitamente alle uve senza semi, le quali aprono la strada sia all’introduzione di nuove varietà sia alla ricerca di nuovi mercati. L’80% della produzione è destinato al mercato estero. I princi pali Paesi in cui viene esportata l’uva da tavola sono Svizzera, Germania, Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Russia ed Emirati Arabi. Ognuno di questi Paesi ha esigenze diverse sia per le caratteristiche del prodotto (grappolatura, co lore, acinatura) sia per il confezionamento. Grazie alla grande produzione e all’estensione dei vigneti, la nostra azienda riesce a soddisfare tutte le esigenze dei propri clienti appartenenti so prattutto alla Grande Distribuzione. Inoltre, al fine di far fronte alle diverse richieste di packaging, l’azienda dispone di diverse linee di confezionamento per confezionare l’uva in diverse tipo logie di cestini con o senza coperchio, con film o con rete, e in carry-bags. Puntare a nuovi mercati per esportare non solo uva da tavo la ma anche l’amore, la passione e la dedizione per la nostra terra e il nostro lavoro è uno degli obiettivi della Dr. Franco Pignataro srl.
Linea di lavorazione dell’uva da tavola
Calendario di maturazione delle principali varietà coltivate senza semi gen
feb
mar
apr
mag
giu
lug
Sublime (bianca) Sugraone (bianca) Centennial (bianca) Summer Royal (nera) Thompson (bianca) Crimson (rossa) Apulia Roses (rossa) Autumn Royal (nera)
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ago
set
ott
nov
dic
mondo e mercato Giacovelli Giacovelli srl è nata nel 1986, per commercializzare ortaggi e frutta di produzione pugliese e metapontina, ma il fondatore Vito Giacovelli era già impegnato nella lavorazione e commercializzazione di questi prodotti, già dal 1954. Negli anni l’azienda è diventata un riferimento per le produzioni tipiche di Puglia e Basilicata (uva da tavola, agrumi, pesche, angurie), sviluppando solidi rapporti commerciali sia in Italia sia in diversi Paesi europei. Inoltre negli ultimi anni ha allargato il proprio bacino di forniture di prodotti da Paesi esteri quali Egitto, Turchia e Spagna. Al fondatore Vito Giacovelli si sono affiancati negli anni i figli Piero e Raffaele, che hanno dato ulteriore impulso allo sviluppo dell’azienda, facendola diventare un importante riferimento nell’economia e nello sviluppo del settore per il Sud. La superficie coperta complessiva dell’impianto di Locorotondo è di 6000 mq. La struttura viene utilizzata come centro di stoccaggio e lavorazione per i prodotti aziendali e deposito per materiali e mezzi utilizzati per la coltivazione. L’azienda è infatti anche direttamente impegnata per la coltivazione di una parte dei prodotti che vende, altri vengono acquistati come frutto pendente e raccolti da personale aziendale. Gli impianti compendono celle frigorifere moderne per la conservazione dell’uva da tavola e dei prodotti aziendali in genere, grazie alle 6 celle frigorifere per una capacità totale di 900 t e 3 celle ad
In sintesi
• Superficie: 100 ettari • Quantità: 15.300 t di uva da tavola • Verietà con semi: Italia, Victoria, Black Magic, Palieri, Red Globe
• Varietà senza semi:
Sublime, Sugraone, Thompson, Crimson, King Ruby
Foto R. Angelini
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Giacovelli abbattimento rapido della capacità di 120 t (156 pallets) che permettono di abbassare la temperatura dei prodotti da +35 a +5 °C in sole 4 ore. Il sito di lavorazione di Locorotondo è certificato in conformità allo standard BRC, IFS, ISO 9001 ed è anche certificato per la lavorazione dei prodotti BIO. L’azienda è da sempre impegnata per costruire rapporti forti e costruttivi con la produzione. La Giacovelli srl fin dalla nascita considera un obiettivo prioritario la valorizzazione delle produzioni ortofrutticole delle aree pugliese e metapontina. In queste zone il clima favorevole, la fertilità dei suoli, la disponibilità di acqua rappresentano ottime premesse per la produzione di derrate ortofrutticole di qualità superiore, qualità che si esprime al massimo grazie all’esperienza e alla competenza dei suoi tecnici. In questa armonia tra natura e tecnica sta la chiave del successo che i prodotti della Giacovelli srl incontrano sul mercato. Per ottenere questi risultati l’azienda ha sviluppato una politica di approvvigionamento che si fonda su: – rapporti duraturi con produttori fidelizzati; – pianificazione degli approvvigionamenti e degli interventi colturali; – applicazione di disciplinari di coltivazione molto rigorosi, in grado di coniugare salvaguardia dell’ambiente, salubrità e qualità dei prodotti;
Periodi di commercializzazione delle principali varietà coltivate Referenza Victoria Italia Uve con semi
Black Magic Palieri Red Globe
Uve senza semi (seedless)
Zona
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Puglia Basilicata Puglia Basilicata Puglia Basilicata Puglia Basilicata Puglia Basilicata Egitto Puglia Basilicata
577
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
mondo e mercato –a ssistenza tecnica e controlli sistematici alle colture; – esecuzione diretta della raccolta dei prodotti, così da assicurare la migliore qualità. I controlli previsti in coltivazione si articolano in verifiche periodiche per valutare lo sviluppo e lo stato sanitario delle colture e il rispetto dei disciplinari di produzione e controlli in pre raccolta (parametri organolettici per definire il momento ottimale per la raccolta e analisi dei residui dei prodotti fitosanitari per garantire la salubrità dei prodotti). Questa politica ha portato allo sviluppo di una filiera di prodotti ottenuti con tecniche di produzione integrata, che l’azienda destina alla fornitura di prodotti a marchio GDO. Parallelamente l’azienda ha sviluppato un sistema di controlli in grado di dare le più ampie garanzie per tutti i prodotti che non seguono il percorso della filiera a produzione integrata. Fondamentale è certamente anche la quota di produzione che la famiglia Giacovelli controlla direttamente attraverso le sue aziende agricole. In queste aziende, coltivate ad agrumi (50 ettari) e uva da tavola (100 ettari), si adottano le più moderne tecniche di coltivazione, si sperimentano le varietà più innovative. L’innovazione tecnica è ovviamente sviluppata con grande attenzione all’ambiente e alla sicurezza dei prodotti, attenzione che è stata riconosciuta con la certificazione GlobalGAP e Tesco Nature’s Choice. L’organizzazione aziendale è impegnata per garantire un elevato standard qualitativo del prodotto. In ogni fase del processo di produzione questo impegno si traduce in azioni concrete, che danno al cliente e al consumatore le massime garanzie:
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Caratteristiche delle principali varietà di uve prodotte Cat. commerc.
Calibro
Zuccheri (°Brix min.)
Prod. annua (t)
Italia
–
15
9000
Victoria
–
15
2000
Black Magic
15
500
Palieri
15
1000
15
1000
15
1500
15
300
Varietà Uva bianca con semi Uva nera con semi
Red Globe
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Uva seedless bianca
Sublime, Sugraone, Thompson
Uva seedless nera
Crimson, King Ruby
Extra, Prima
Giacovelli – nelle fasi di coltivazione, con la presenza continua dei propri tecnici sia per l’assistenza sia per i controlli; – nella fase di conservazione, grazie a impianti frigoriferi all’avanguardia per capacità di raffreddamento rapido del prodotto in arrivo dalla campagna e mantenimento delle condizioni ottimali per il prodotto; – nella fase di selezione, lavorazione e confezionamento, grazie all’utilizzo di impianti di lavorazione moderni ed efficienti e con l’impegno di personale di elevata professionalità e competenza. La competenza e il coinvolgimento degli operatori rappresentano per l’azienda condizioni indispensabili per preservare e migliorare la qualità ottenuta in campagna; – con il mantenimento della catena del freddo, che consente di mantenere il prodotto a bassa temperatura anche durante le operazioni di carico e poi, grazie all’impiego di vettori qualificati e affidabili, fino all’arrivo della merce a destinazione. Nella gestione dell’uva da tavola, che nel comparto ortofrutticolo è senza dubbio uno dei prodotti maggiormente delicati e difficili, l’azienda ha accumulato un patrimonio di esperienza che le consente oggi di affrontare spedizioni di prodotto verso mercati lontani, non solo del Nord Europa ma anche “oltremare” (Nuova Zelanda, Estremo Oriente, Stati Uniti e Canada). I marchi di commercializzazione sono Giacovelli, Raphael e Zilfrut.
Foto G. Cortese
Foto R. Angelini
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mondo e mercato Giuliano La Giuliano Srl nasce nell’anno 2000 con l’intento di proseguire e sviluppare l’impegno dei fratelli Giuliano nel settore ortofrutticolo, che in passato aveva in Puglia Fruit il riferimento societario e commerciale. L’azienda è ubicata in Agro di Turi, un territorio rinomato per la sua vocazione ortofrutticola. Lo stabilimento produttivo si sviluppa su una superficie complessiva di circa 70.000 mq, dove sono concentrate tutte le più recenti tecnologie, che consentono ai migliori prodotti della terra di restare giovani e freschi a lungo e di conservare con vigore le proprie qualità nutrizionali. La struttura manageriale è composta da un qualificato team di soci, tecnici e funzionari, cui si aggiungono numerosi operatori per la struttura produttiva. A garanzia della qualità dei prodotti immessi sul mercato, la produzione e il successivo confezionamento avvengono nel rigoroso rispetto di tutte le normative alimentari, selezionando accuratamente i prodotti attraverso severi criteri qualitativi. Parte della produzione commercializzata proviene dalle aziende agricole di famiglia, dislocate in aree vocate e strategiche della Puglia che consentono di avere disponibilità di prodotti a maturazione precoce e tardiva. Quasi 600 ettari di uva da tavola, pesche, ciliegie, albicocche e agrumi certificati secondo gli standard delle buone pratiche agricole GlobalGAP e Tesco Nature’s Choice. La Giuliano Srl è un’azienda leader nella distribuzione di frutta e ortaggi di qualità, tra cui: – ciliegie: da maggio a luglio; – pesche, nettarine e percoche: da giugno a settembre;
In sintesi
• Zona di produzione: province di Bari e di Taranto
• Superficie: 600 ettari • Quantità: 28.000 tonnellate di uva • Varietà con semi: Victoria, Italia, Pizzutello, Palieri, Red Globe
• Varietà senza semi: bianche e rosse • Certificazioni: BRC, IFS, GlobalGAP, ISO 14001, EMAS
Brand di commercializzazione
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Giuliano –u va da tavola: da luglio a dicembre; – agrumi: da ottobre a gennaio; – carciofi: da ottobre ad aprile. La mission è quella di portare al consumatore un prodotto ortofrutticolo freschissimo e di qualità superiore. Controllo diretto dei frutteti, severa selezione del prodotto, tecnologia avanzata, alta formazione degli operatori, affidabilità, rispetto delle persone che lavorano con noi, dialogo costante con clienti e fornitori, rispetto della terra, che ci dona buoni frutti e fa crescere l’entusiasmo e la passione per quello che facciamo, sono gli strumenti che ci consentono di raggiungerla. A garanzia della qualità dei prodotti commercializzati la produzione avviene nel rigoroso rispetto di tutte le normative alimentari, selezionando accuratamente i prodotti attraverso severi criteri di selezione; il prodotto è confezionato fresco, entro massimo 5 ore dalla raccolta. Il controllo diretto dei frutteti consente all’azienda di: – razionalizzare l’uso degli agrofarmaci; – offrire il prodotto che più soddisfa le esigenze del mercato; – programmare in anticipo i prezzi e bloccarli anche per lunghissimi periodi; – offrire sempre la tipologia di prodotto richiesta; – garantire realmente la qualità del prodotto. Ciascuna partita di merce acquistata dalla Giuliano Srl viene seguita in ogni fase della crescita dallo staff tecnico aziendale. Inoltre, prima del confezionamento in magazzino, viene sottoposta ad analisi multiresiduale al fine di verificare il rispetto del RMA europeo e la conformità alle specifiche dei clienti per i prodotti a marchio del distributore.
Volumi commercializzati
• Percentuale produzione diretta sul commercializzato: 25%
• Quota di biologico: 1% (riferita alle sole ciliegie)
• Quota destinata all’industria: 1% • Quota di export 2009: 50% • Fatturato 2007: € 62.000.000 • Fatturato 2008: € 70.500.000 • Fatturato 2009: € 60.000.000
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mondo e mercato I frutti vengono raccolti solo quando raggiungono la giusta maturazione espressa in colore, rapporto tra zuccheri e acidità, calibro e consistenza. All’arrivo del prodotto in azienda, viene compilata una scheda di controllo del prodotto in ingresso. Se il controllo ha esito favorevole il prodotto viene stoccato e destinato a lavorazione, alla fine della quale subirà un ulteriore controllo per autorizzarne la commercializzazione. È possibile, altresì, grazie alla “rintracciabilità” conoscere per ogni prodotto e confezione il produttore, la località di raccolta e persino il singolo operatore che ha effettuato la lavorazione. Giornalmente vengono valutati i seguenti aspetti: grado Brix, marcescenze, temperatura del prodotto, etichettatura, ammaccature, aspetto e muffe, calibro, peso e acidità. L’approvvigionamento per la maggior parte dei prodotti avviene nella regione Puglia, una piccola percentuale è di origine estera (Egitto, Argentina, Turchia, Spagna) al fine di garantire al mercato una continuità dei prodotti nelle varie stagioni. I principali mercati attualmente serviti sono: Italia, UE, USA, Canada, Russia. I prodotti commercializzati vengono confezionati secondo le richieste dei nostri clienti, anche in confezioni prepesate con uso di codice a barre. Per il confezionamento l’azienda si avvale dei migliori e avanzati sistemi di calibrazione e selezione che consentono la fornitura di un prodotto sempre sano, di massima qualità e correttamente scelto. La Giuliano Srl fa parte, come socio fondatore, del Consorzio spagnolo “SanLucar Group” avente lo scopo di promuovere e commercializzare i prodotti ortofrutticoli, effettuare ricerche di mercato e pubblicizzare i prodotti commercializzati in Paesi nuovi. La Giuliano Srl è altresì associata, dall’anno 2002, al Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici di Bologna.
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Paesi di esportazione dei prodotti di Giuliano Srl
Volumi commercializzati (tonnellate)
Centro aziendale
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2007
2008
2009
Uva da tavola
27.000
33.000
28.000
Ciliegie
3400
4000
3500
Pesche
3400
4000
4000
Nettarine
3500
4500
4500
Percoche
900
1500
1500
Carciofi
900
1000
1000
Agrumi
1300
3000
6000
Totale
40.400
51.000
48.500
Il Castello e Co.Ra. Il Castello e Co.Ra. L’azienda agricola Il Castello si trova a Mazzarrone, piccolo centro posto a sud dell’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, ai piedi dei monti Iblei, e occupa una superficie di 270 ha circa fra dolcissime colline e verdi valli. Le condizioni climatiche, il caldo sole di Sicilia, i generosi terreni ricchi di particolari sostanze, la grande e ostinata fiducia nella propria terra ci hanno stimolato a lavorare con tenacia e impegno per raggiungere traguardi importanti nel settore dell’uva da tavola. Nata negli anni ’60 dall’intuizione del fondatore Consoli Biagio da pochi ettari di terra, dopo 50 anni di lavoro e di proficua esperienza dedicata alla ricerca, sperimentazione e processi di selezione naturale, coltivando con cura e adottando le migliori tecniche innovative, con l’inserimento negli anni ’80 del genero Raniolo Giovanni e del figlio Consoli Salvatore negli anni ’90, oggi siamo in grado di offrire un prodotto controllato e certificato GlobalGAP con tecniche di coltivazione come lotta integrata e biologica per tutte le varietà di uva da tavola da noi coltivate. La Società Commerciale Co.Ra. S.r.l., fondata nel 2002 da Consoli Salvatore e Raniolo Giovanni, la Co.Ra. S.r.l., si occupa della commercializzazione di tutta la produzione propria e di fornitori associati, per arrivare a commercializzare circa 10.000.000 di kg di uva l’anno. L’attività si svolge in un magazzino di circa 11.000 mq di cui 2600 coperti, situato in Mazzarrone. Il periodo di raccolta comincia nei primi giorni di giugno per finire a dicembre e impiega giornalmente circa 200 unità lavorative coordinate da responsabili tecnici e amministrativi. Co.Ra. S.r.l. si avvale di uno staff di agronomi che si occupano del controllo delle aziende della qualità del prodotto della direzione
In sintesi
• Zona di produzione: Mazzarrone (CT) • Superficie: 270 ettari • Quantità prodotta: 6.000.000 kg uva • Varietà: Victoria, Red Globe, Seedless, Black Pearl, Black Magic, Italia
• Marchi di commercializzazione:
Il Castello, Cora, Aurora, Daniela
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mondo e mercato
delle operazioni colturali della qualità del prodotto al fine di rispettare un sistema di gestione delle Buone Pratiche Agricole che rientrino nel protocollo GlobalGAP. La raccolta dell’uva viene effettuata a mano, il confezionamento in cassette di legno, cartone o plastica viene effettuato direttamente in campagna, il trasporto viene garantito mediante nostri camion frigoriferi fino allo stabilimento dove viene pesata controllata ed etichettata secondo le norme di tracciabilità del prodotto. Le lavorazioni particolari quali cestino e carry-bags vengono effettuate direttamente in magazzino. Tra i clienti della Co.Ra. S.r.l. ci sono importanti gruppi di distribuzione nazionali ed esteri. La nostra uva raggiunge i mercati di Francia, Belgio, Olanda, Germania, Spagna, Paesi Scandinavi, Paesi dell’Est Europa, Canada ed Emirati Arabi.
Tipologie di confezioni commercializzate dall’azienda Il Castello
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Messina Francesco Messina Francesco La Puglia, terra antichissima, vanta una tradizione per la coltivazione di uva da tavola. Già i greci, qui, coltivavano la vite. Ancora oggi, si coltiva la vite a Rutigliano, a sud di Bari. In questa terra solare, dai colori e sapori forti e decisi, da oltre 50 anni opera la Messina Francesco srl, azienda a conduzione familiare. La Messina Francesco srl inizia l’attività nel 1950 con la commercializzazione nei Paesi del Nord Europa dell’uva Zibibbo da Pantelleria e di patate dalla zona del Catanese. Negli anni 1953 e 1954 inizia la commercializzazione della varietà Regina; il 1962 è l’anno zero per la coltivazione della varietà Italia. Nel 1980 l’uva da tavola commercializzata raggiunge il milione e 800 mila kg. Due anni dopo l’azienda inizia la commercializzazione di uve da tavola apirene verso i mercati inglesi ai quali si aggiungono, nel 1995, quelli USA. A oggi si commercializzano circa 70.000 q di uva senza semi, che rappresentano oltre il 50% di tutta l’uva commercializzata dall’azienda. Le varietà apirene nascono da un incrocio di varietà senza semi quali la Sultanina di Corinto e coprono tutti i periodi dell’anno: estivi, autunnali, invernali. L’azienda è costantemente alla ricerca di nuove varietà di uva da tavola senza semi e alla sperimentazione di nuove tecniche colturali. Attualmente le varietà più note sono la Superior (bianca), la Thompson (bianca), la Crimson (rossa), l’Autumn Royal (nera). Inoltre l’impegno dell’azienda non si limita solo alla produzione ma continua con la sperimentazione di nuove tecniche di frigoconservazione al fine di garantire ai clienti un prodotto di qualità.
In sintesi
• Zona di produzione: Rutigliano (BA) e Castellaneta (TA)
• Superficie: 250 ettari • Quantità commercializzata: 17.000 t • Varietà con semi: Palieri, Italia, Victoria, Red Globe
• Varietà senza semi: Big Perlon,
Sublime, Superior, Centennial, Summer Royal, Thompson, Pink Muscat, King Ruby, Crimson, Autumn Royal
• Marchi di commercializzazione: Messina Francesco srl, FRAME
• Mercati di riferimento: GDO estera • Paesi di destinazione: Inghilterra,
Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Germania, Austria, Paesi dell’Est
Prodotti trasformati da uve da tavola senza semi
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mondo e mercato L’azienda, operando da sempre con i mercati del Nord Europa, è stata sempre sensibile alle innovazioni e alle necessità di questi mercati. La direzione di Messina Francesco srl, nell’ottica del miglioramento continuo, ha attuato un programma di interventi per migliorare ulteriormente il proprio sistema aziendale secondo quanto previsto dalla normativa UNI EN ISO 9001:2008 e secondo lo standard internazionale IFS (International Food Standard) Versione 5, agosto 2007, e BRC versione 5, gennaio 2008. Inoltre opera secondo un Piano di autocontrollo attento a prevenire tutti i rischi inerenti la lavorazione di prodotto fresco, secondo l’HACCP (Hazard Analysis and Critical Point). Le attività rientrano in un progetto unico inerente lo sviluppo della cultura della qualità e del rispetto dell’ambiente, non solo all’interno della struttura aziendale ma anche e soprattutto all’esterno, in modo da coinvolgere sempre più i clienti e i fornitori/produttori che interagiscono con lo stabilimento. Prioritario è il coinvolgimento dei produttori nel perseguimento di obiettivi comuni, quali l’applicazione nelle aziende agricole di “buone pratiche agricole”, utilizzando metodi di produzione a minore impatto ambientale, cercando di mantenere il rispetto pieno della natura e del territorio e la conformità secondo il protocollo GlobalGAP. Contemporaneamente, l’attenzione deve essere sempre focalizzata ai requisiti del prodotto, al fine di garantire la sicurezza degli stessi, la qualità, il rispetto dei requisiti legali, l’attuazione di processi di lavorazione atti a garantire il rispetto delle specifiche degli stessi. L’azienda si impegna nei confronti dei clienti al fine di offrire prodotti conformi alle specifiche richieste, legali e sicuri.
IX Congresso Nazionale Uva da Tavola. 5a Edizione Internazionale
• Nel 2006 all’azienda Messina
Francesco srl è stato consegnato il Premio Internazionale “Grappolo d’argento città di Rutigliano” per essere azienda leader del settore, tra le prime a introdurre nei vigneti di proprietà la coltivazione delle varietà di uva da tavola apirene (senza semi) e a diffonderle presso altri viticoltori. Si è specializzata nella commercializzazione di queste uve, inizialmente richieste soltanto dai consumatori inglesi e successivamente anche dagli altri Paesi consumatori di uva
Centro aziendale
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Messina Francesco In Europa la sicurezza alimentare ha una priorità assoluta, ed è questa la nuova frontiera produttiva e commerciale. La sensibilità dei consumatori è enormemente cresciuta nei confronti di questa problematica. Per questo l’azienda, al fine di assicurare ulteriori garanzie, ha implementato un sistema di qualità aziendale che permette di seguire il prodotto in qualsiasi momento del processo, dal produttore alla tavola. Questo sistema di gestione aziendale le ha permesso di ottenere la certificazione secondo gli standard BRC (nel 2001 è stata la prima azienda del settore ortofrutticolo a essere certificata secondo questo standard) e IFS. La Direzione continua costantemente a perseguire l’approfondimento di aspetti aziendali particolarmente complessi e delicati quali la gestione delle lavorazioni e la qualifica delle produzioni, al fine di eliminare il verificarsi di non conformità di sistema o di risolvere con prontezza ed efficacia le eventuali problematiche. La struttura produttiva aziendale è gestita in maniera razionale, le funzioni sono sottoposte a sessioni di un programma di addestramento e attente alle problematiche qualitative e igieniche. I fornitori aziendali sono qualificati in ottemperanza a quanto previsto dalla UNI EN ISO 9001:2008 e dagli standard internazionali e secondo requisiti specifici per tipologie di prodotti/servizi forniti. Gli obiettivi aziendali sono: – soddisfazione dei clienti, in termini sia di miglioramento del servizio offerto sia di aumento/consolidamento delle quantità di prodotto venduto; – soddisfazione dei fornitori/produttori e quindi collaborazione nella coltura dei prodotti e miglioramento dei rapporti commerciali; – operare in conformità alle vigenti disposizioni di legge e ai regolamenti ambientali applicabili – a livello comunitario, nazionale, regionale, locale – e alle normative volontarie sottoscritte, nonché mantenere attive procedure documentate per il costante aggiornamento legislativo; – eliminare ove possibile, minimizzare, gestire e comunicare ogni potenziale rischio relativo ai propri prodotti e attività; – prevenire ogni tipo di pressione sull’ambiente e razionalizzare i consumi di risorse naturali; – mantenere elevati in ogni collaboratore i livelli di attenzione, motivazione, formazione e professionalità sulle tematiche ambientali, sulla gestione dei sistemi di qualità, sulle problematiche inerenti la sicurezza alimentare, l’igiene e la sicurezza sul lavoro; – monitorare il raggiungimento degli obiettivi e delle prestazioni aziendali; – condurre tutte le attività secondo modalità che proteggano e salvaguardino l’ambiente;
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mondo e mercato – assicurare che ogni dipendente sia consapevole delle proprie responsabilità ambientali e sicurezza alimentare e ne tenga conto nello svolgimento dell’attività lavorativa giornaliera. I prodotti commercializzati sono uva da tavola con semi e senza semi, albicocche, ciliegie, kiwi giallo, agrumi. Questi prodotti derivano da coltivazioni ottenute con l’applicazione di tecniche di produzione di lotta integrata e biologica. L’azienda ha la certificazione per la trasformazione e la lavorazione di prodotti biologici. Confeziona il prodotto in varie tipologie di imballaggio, secondo le richieste dei clienti esclusivamente in magazzino avvalendosi di operatrici specializzate, assicurando anche attraverso un severo controllo la qualità del prodotto commercializzato. Per questo si avvale di un team di tecnici operanti in campo e di tecnici specializzati in qualità intesa come capacità di soddisfare esigenze di tipo materiale e morale, economico e sociale. La realizzazione della qualità consiste nel conferire – ai prodotti e servizi di una determinata organizzazione e, più in generale, alle attività socio-economiche proprie di un determinato contesto – la capacità di soddisfare i bisogni/requisiti correlati. Oggi l’azienda sta cercando di creare ulteriore valore aggiunto alle proprie produzioni affiancando alla produzione di uva senza semi fresca la trasformazione della stessa in confettura. La confettura di uva senza semi ha la particolarità di poter trovare al suo interno il chicco di uva intero senza dover togliere i vinaccioli. L’azienda Messina Francesco srl, come riconoscimento per il suo impegno nell’uva da tavola, ha ricevuto il Grappolo d’argento nel corso della IX edizione del Congresso Internazionale dell’uva da tavola.
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Noacoop Noacoop La Cooperativa Noacoop opera in Noicàttaro (BA) nel centro di un’area viticola storicamente famosa e particolarmente vocata per le varietà di uva da tavola. Si è costituita nel 1996 per iniziativa di un congruo gruppo di espertissimi viticoltori dediti alla più qualificata produzione viticola, che si effettua su oltre 220 ettari dislocati in un ambiente pianeggiante congeniale negli aspetti climatici e pedologici. La sede operativa è dislocata su una superficie di 23.000 mq, con un moderno magazzino di lavorazione composto da aree di confezionamento, stoccaggio e refrigerazione che impegna una superficie di 3200 mq. Costante è l’attenzione prestata dalla direzione amministrativa nello sviluppo e nell’attuazione delle più moderne tecniche di coltivazione sia su nuove varietà seedless sia su varietà commercialmente affermate. Tutto l’impegno profuso dalla cooperativa è finalizzato essenzialmente alla salvaguardia e al benessere del consumatore, esaltando gli aspetti organolettici e quelli della razionalizzazione delle difese fitosanitarie. L’intero percorso produttivo, di confezionamento e refrigerazione è seguito costantemente da un qualificato team di agronomi, nel pieno rispetto delle vigenti normative sulla rintracciabilità (Reg. 178/2002) delle produzioni. Innovazione tecnologica e agronomico-colturale, rispetto del l’ambiente e salvaguardia del benessere del consumatore costituiscono elementi base dell’attività della Noacoop, sempre finalizzata a un pieno soddisfacimento delle esigenze commerciali dei clienti.
In sintesi
• Zona di produzione: Noicàttaro, Bari • Superficie: 150 ettari • Quantità: 50.000 quintali di uva da tavola
• Varietà: Italia, Palieri, Red Globe,
Victoria e altre varietà senza semi
• Marchi di commercializzazione: Naturitalia, Noacoop
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mondo e mercato Orchidea frutta Orchidea frutta s.r.l. sorge a Rutigliano a circa 15 km dal capoluogo pugliese nel comprensorio maggiormente vocato alla produzione di uva da tavola. Infatti è proprio in questa zona che il caldo sole del Mezzogiorno, i terreni sciolti e la decennale esperienza degli agricoltori permettono a ogni grappolo di sviluppare le proprie caratteristiche specifiche in modo da ottenere produzioni superiori per bellezza, profumi, qualità organolettiche e ricchezza in contenuti nutrizionali. Fondata nel 1984 dai fratelli Vitantonio e Nicola Giuliano, Orchidea frutta è in grado attualmente di lavorare circa 35.000 tonnellate di uva l’anno. L’attività si svolge in un opificio di circa 3000 mq realizzato su un lotto di 8000 mq, ubicato a Rutigliano. Lo sviluppo esponenziale avutosi durante gli ultimi anni ha portato a dotarsi di nuovi strumenti tecnologici per la gestione della centrale ortofrutticola dotandola di moderne linee di lavorazione e confezionamento e di altrettanto moderne celle frigorifere che permettessero una buona capacità di stoccaggio e un abbattimento rapido delle temperature, favorendo il mantenimento delle proprietà organolettiche, morfologiche e di freschezza del prodotto. Per far fronte alla crescita continua, è in programma la costruzione di un opificio di circa 14.000 mq coperti di cui 4000 destinati a celle frigo. La politica aziendale costituisce una precisa strategia riguardante scelte, linee di sviluppo, politiche di vendita, politiche degli investimenti, organizzazione e controllo gestionale: l’obiettivo primario dell’azienda è perseguire e garantire nel tempo che i prodotti e i servizi siano di massima soddisfazione del cliente (customer satisfaction) e che le proprie attività vengano condotte nel rispetto della legislazione cogente del settore e dell’ambiente, attraverso controlli sui fornitori di prodotto e durante le lavorazioni. Il management aziendale è basato, quindi, su una politica ambientale e della qualità. Per far tutto ciò la società si avvale di una struttura
In sintesi
• Zona di produzione: Rutigliano, Bari • Superficie: 150 ettari • Quantità: 35.000 tonnellate di uva • Varietà: Italia, Palieri, Red Globe e alcune varietà senza semi
• Marchi di commercializzazione:
Orchidea frutta, Naturalmente Orchidea frutta, Orchidea frutta Bio
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Orchidea frutta operativa di circa 15 unità fra tecnici e impiegati amministrativi, con ampia esperienza nel settore ortofrutticolo. Per il settore della produzione l’azienda si avvale di una capacità lavorativa di circa 600 unità stagionali. Orchidea frutta predilige fornitori e operatori locali, per il senso di radicamento nel territorio consolidato negli anni, facendo crescere in questo modo l’indotto dell’ortofrutta in generale e dell’uva da tavola in particolare (che rappresenta la fetta più importante dell’economia territoriale). Orchidea frutta possiede tre aziende agricole di proprietà che si estendono su di una superficie produttiva di circa 150 ha e nelle quali viene prodotta uva da tavola delle varietà Italia, Palieri, Red Globe e alcune varietà senza semi. Le aziende sono tenute sotto controllo secondo un sistema di gestione delle Buone Pratiche Agricole conforme al protocollo GlobalGAP. Una certificazione il cui protocollo non prevede requisiti relativi al prodotto finito, ma piuttosto l’adozione di buone pratiche agricole (cioè per la gestione dell’azienda) e prende in considerazione molti aspetti: produzione delle colture, raccolta e trasporto del prodotto, stoccaggio, lavaggio, trattamento postraccolta (qualora applicabile), tutela dell’ambiente e dei lavoratori, sicurezza e salubrità del prodotto, gestione della rintracciabilità ecc. I fornitori di prodotto sono selezionati accuratamente per garantire la massima qualità da ogni punto di vista. Le aziende fornitrici di prodotto devono avvalersi di assistenza tecnica, per la gestione completa di tutte le attività agricole. In particolar modo per l’uva da tavola, che è acquistata sulla pianta molto tempo prima della maturazione, Orchidea frutta si avvale di due agronomi che si occupano della qualità e della supervisione delle aziende fornitrici dal momento dell’acquisto del prodotto. Con una frequenza di 1-2 volte a settimana (nella piena fase vegeto-produttiva), i tecnici si recano nelle aziende per verificare il corretto operato del produttore e del tecnico in accordo con le esigenze del commerciale e del disciplinare di Orchidea frutta. Al termine di ogni verifica il tecnico acquisisce i dati sulle operazioni colturali effettuate fino a quella data. Nel corso dell’ultima verifica, quando il prodotto è potenzialmente pronto per la raccolta, viene eseguito il campionamento per l’effettuazione dell’analisi multiresiduale. Al ricevimento del risultato dell’analisi il tecnico verifica che i residui di agrofarmaci presenti sulla partita di uva in esame siano al di sotto del RMA (residuo massimo ammesso) previsto per legge o che siano conformi alle esigenze del cliente e acconsente allo sblocco per il taglio. La raccolta viene effettuata a mano solo quando i grappoli presentano tutte le caratteristiche varietali e hanno raggiunto la giusta maturazione. Il confezionamento in cassette di legno viene effettuato direttamente in campagna da personale altamente specializzato che con diligenza e passione seleziona i grappoli migliori e scevri da qualsiasi imperfezione. Per
Mission
• Il nostro lavoro è volto a trasmettere
alla popolazione globale il buono della nostra terra e il sapore che conferisce a ogni singolo grappolo, il profumo del sole che ride negli occhi degli agricoltori e allieta il palato dei consumatori. Vogliamo portare sulle vostre tavole non dei grappoli comuni, ma dei grappoli che abbiano una storia, la storia della gente semplice che con lavoro e passione riesce a esaltare i profumi e i sapori degli ottimi frutti della natura
11° Congresso Nazionale Uva da tavola – 7a Edizione Internazionale
• Nel 2008 Orchidea frutta s.r.l. vince
il Concorso Premio Internazionale Grappolo d’argento Città di Rutigliano – 10a edizione con la seguente motivazione: “Si ritiene l’azienda meritevole del Premio Internazionale Grappolo d’argento per l’ultraventennale esperienza maturata nella produzione e commercializzazione dell’Uva da Tavola. Nella sua attività produttiva l’Azienda ha sempre privilegiato e ricercato la massima qualità del prodotto, garantita dalle diverse certificazioni richieste dalla grande distribuzione. Inoltre l’assistenza continua di tecnici qualificati durante il processo produttivo ha consentito di ottenere prodotti sicuri per il consumatore. Con la sua attività ha inoltre contribuito alla promozione dell’Uva da Tavola di Rutigliano sui mercati nazionali e internazionali”
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mondo e mercato assicurare la catena del freddo e allungare la shelf-life del prodotto, Orchidea frutta dispone di una flotta di camion refrigerati, che utilizza per il trasporto dell’uva presso lo stabilimento dove il prodotto viene controllato nuovamente dai tecnici e apposti i bollini di tracciabilità secondo le normative vigenti. Le lavorazioni in cestino e carry-bag vengono effettuate in magazzino da operatrici specializzate che, affiancate dal responsabile della produzione, confezionano l’uva in confezioni da 250 g a 1000 g in base alle richieste del cliente. Successivamente, l’uva viene portata in celle frigorifere e la temperatura abbattuta fino a 0 °C. Il prodotto è ora pronto per il suo viaggio fino ai clienti finali, che avviene tramite vettori. Orchidea frutta esercita le sue attività con un Sistema Integrato di Gestione Qualità, conforme alle norme UNI EN ISO 9001:2008 e BRC. Inoltre è in atto un piano di autocontrollo dell’igiene e dei rischi per il consumatore, che individua le più idonee procedure di prevenzione secondo l’HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Point). Nell’anno 2007 l’azienda ha ottenuto anche la certificazione per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti biologici. Orchidea frutta rifornisce numerose e importanti GDO nazionali ed estere con prodotto convenzionale o con il prodotto a marchio ottenuto con l’applicazione di tecniche di produzione di lotta integrata e seguendo specifici disciplinari. Tra i mercati esteri figurano clienti in Olanda, Belgio, Francia, Germania, Spagna, Polonia, Paesi Scandinavi, Russia, Canada, Sry Lanka, Emirati Arabi.
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Peviani Peviani Il Gruppo Peviani inizia la sua attività di trading nel settore ortofrutticolo nella Milano dei primi del Novecento. Il primo salto di qualità dell’Azienda avviene a partire dalla seconda metà del secolo scorso allorché, attraverso la stazione merci milanese di Porta Vittoria, allora grande piattaforma logistica di smistamento sulla direttrice dei commerci Nord-Sud e tra la Penisola e l’Europa, Peviani inizia a costruire una fitta rete di relazioni e alleanze a livello internazionale. A partire dagli anni ’60, le attività di trading vengono affiancate dalla produzione ortofrutticola, con la realizzazione delle relative infrastrutture. In breve tempo vengono aperte sedi produttive in Veneto, Marche, Puglia e Sicilia che consentono all’azienda di soddisfare tutto l’anno la domanda di prodotto fresco (uva, ortaggi di serra e di campo aperto, meloni, angurie ecc.). Nel 1980 viene costituita la Peviani frutta Srl, che si occupa della gestione dei magazzini di Veneto, Abruzzo e Sicilia. Nel 1998 viene aperta la nuova sede produttiva in Puglia per assecondare le esigenze sempre crescenti della clientela e per gestire al meglio i flussi della produzione. Nel 2001 la sede operativa e commerciale della Peviani SpA viene trasferita da Milano a Siziano (PV), andandosi a insediare in una moderna ed efficiente piattaforma climatizzata attrezzata con celle di refrigerazione e di maturazione per le banane. Da qui rifornisce i clienti dell’Italia settentrionale ed europei, garantendo un apprezzato servizio just in time.
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mondo e mercato Il Gruppo Peviani di Milano riunisce in sé le competenze del produttore ortofrutticolo e quelle di chi si occupa da più di un secolo di commercializzazione all’ingrosso e di import-export di frutta e verdura: due momenti della filiera agroalimentare, un tempo rigidamente distinti e quasi contrapposti, oggi sempre più strettamente interdipendenti e coesi. Questa duplice expertise consente al Gruppo Peviani una visione d’insieme del mercato e una sensibilità particolare nel selezionare il prodotto in termini sia strettamente qualitativi e di sicurezza alimentare, sia di congruenza con l’evoluzione della domanda. I punti di forza del Gruppo Peviani sono la spiccata vocazione per la qualità e la costante attenzione per la sicurezza alimentare. Sin dagli anni ’70 sono stati introdotti nella coltivazione i principi di lotta integrata. L’azienda è accreditata delle principali certificazioni: ISO 9001:2000, BRC, IFS. Inoltre, le pianificazioni colturali avvengono in collaborazione con aziende agricole certificate secondo gli standard EurepGAP. I due assi che guidano le attività del Gruppo sono un’accurata analisi del mercato e una progettualità che si pone in sinergia con il mondo agricolo, curando l’efficienza di servizi necessari a soddisfare l’esigenza della clientela quali l’introduzione di prodotti innovativi in un’ottica di miglioramento e la logistica. Il Gruppo, inoltre, è fortemente impegnato nelle attività di Ricerca & Sviluppo finalizzate all’aggiornamento e affinamento delle tecniche di coltivazione, di condizionamento e di trasporto, così da offrire ai clienti un prodotto di alta qualità e affidabilità con continuità.
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UNACOA UNACOA Nel 1891 Luigi Salvi, nonno dell’omonimo attuale presidente di UNACOA S.p.A., raccoglieva la frutta dai contadini della campagna bergamasca e, con un carro trascinato da un cavallo, la portava al mercato di Bergamo per la vendita. Nel 1953 l’azienda familiare assume una diversa direzione e Luigi, nipote del fondatore, si trasferisce a Ferrara, baricentro di una frutticoltura in grande espansione, dove avvia una fiorente attività. Il 1968 è un anno di svolta: l’azienda Salvi inizia a produrre direttamente la frutta non solo allo scopo di completare l’approvvigionamento ma, soprattutto, per introdurre nella zona le più avanzate tecniche di coltivazione. Negli anni ’70 il modello organizzativo sperimentato nel Ferrarese, basato sullo sviluppo della commercializzazione assieme alla produzione, viene replicato con successo a Battipaglia e, in seguito, anche a Scanzano Jonico nel Metapontino. Sempre nel ’70 viene avviato il Vivaio con la convinzione che il prodotto di qualità può essere ottenuto solo curando l’intera filiera produttiva, dalla scelta varietale fino alla consegna del prodotto sul punto vendita. Nel 2000, con la convinzione che la qualità della frutta si fa in campagna e nasce da una stretta collaborazione tra chi produce e chi commercializza, l’azienda Salvi si è evoluta in vera e propria società consortile, UNACOA S.p.A., dove gli agricoltori non sono più semplici fornitori ma soci di un grande gruppo. Nell’ultimo decennio, lo sviluppo dell’azienda UNACOA S.p.A. si è concretizzato attraverso un sistema certificato di qualità
In sintesi
• Zona di produzione: Rutigliano,
Conversano, Noicàttaro (sud-est di Bari)
• Superficie coltivata: 120 ettari • Quantità prodotta: circa 5000 tonnellate
• Quantità commercializzata: circa 10.000 tonnellate
• Principali varietà: Victoria, Italia, Palieri, Red Globe, Black Pearl e altre uve apirene
• Marchi commercializzati privati: Salvi e Amica Frutta
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mondo e mercato secondo le norme UNI EN ISO 9001:2000 e attraverso la formazione di due organizzazioni di produttori che dispongono di magazzini anch’essi operanti secondo le norme di qualità e nel rispetto delle certificazioni IFS e GSFS (ex BRC). Tali associazioni sono Associazione Frutticoltori Estense al Nord e Consorzio Jonico Ortofrutticolo al Sud (CJO). Il CJO è l’associazione che opera anche nel comprensorio del Sud-Est barese (Rutigliano, Conversano, Noicàttaro) ed è qui che si è fondata la Cooperativa P.A.P. con sede a Rutigliano. I produttori soci coprono una superficie a uva da tavola di circa 120 ettari con diverse varietà fra le quali Victoria, Italia, Palieri, Red Globe, Black Pearl e altre varietà apirene. I terreni di questo comprensorio sono composti da calcari del Cretaceo e argille. La fertilità del suolo e la presenza delle lame (letti alluvionali) spiegano l’ottima attitudine di queste terre alla coltivazione dei vigneti. La zona del Barese presenta, per le diverse fasi fenologiche, delle temperature minime e massime che favoriscono lo sviluppo della pianta. La siccità estiva di queste zone collinari esalta, inoltre, le peculiari caratteristiche organolettiche dell’uva. La produzione di uva da tavola viene ottenuta seguendo rigorosamente lo standard GlobalGAP; una certificazione di prodotto che impone rigide regole in merito non solo alle tecniche di produzione ma anche relativamente alla gestione di tutta l’azienda agricola, con particolare riferimento all’igiene del prodotto e delle attrezzature adibite a ogni tipo di lavorazione, alla gestione degli agrofarmaci e allo smaltimento dei contenitori degli stessi e delle eventuali eccedenze di prodotto. Lo stesso standard impone anche rigide regole in merito alla gestione del personale, con particolare riferimento alla sicurezza e alla salute dei lavoratori. Il tutto viene seguito da un’équipe di tecnici e consulenti che garantisce il livello più alto di specializzazione in ogni fase della produzione. Particolare attenzione viene posta alla problematica dei residui di principi attivi sul frutto, e proprio per questo, in accordo con l’ufficio commerciale di UNACOA S.p.A., vengono determinate le strategie di difesa al fine di soddisfare le esigenze delle principali catene di distribuzione italiane ed estere. Per il raggiungimento di tale obiettivo viene sviluppato un sistema di monitoraggio e controllo degli agrofarmaci che si concretizza con le analisi di laboratorio che consentono di arrivare alla certezza della salubrità del prodotto conformemente alle richieste del cliente. UNACOA ha adottato un Piano di Autocontrollo, comune a tutte le aziende associate, che prevede l’applicazione di procedure di sicurezza dei prodotti alimentari basate sul sistema HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points). Ogni azienda deve individuare le fasi in corrispondenza delle quali può determinarsi un pericolo di tipo fisico, chimico o bio-
Foto S. Somma
Black Pearl
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Crimson Seedless
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UNACOA logico in grado di compromettere la qualità igienico-sanitaria del prodotto. La raccolta è eseguita in periodi diversi secondo la tecnica impiegata e tenendo conto della varietà coltivata. La raccolta è effettuata tagliando la base del grappolo con apposite forbici. Reciso il grappolo, questo è, nella maggior parte dei casi, confezionato direttamente in campo, riponendolo in plateaux, oppure è raccolto in casse e poi successivamente lavorato in magazzini su appositi bancali. Viene privilegiato il confezionamento diretto in campo in quanto questo riduce al minimo i danni da manipolazione ed esalta la freschezza del prodotto. Una volta immagazzinata, la merce viene immediatamente refrigerata in modo da portare la temperatura a un livello ottimale ai fini del corretto trasporto fino al cliente finale mantenendo comunque inalterata la catena del freddo. Tutto il processo finora descritto viene eseguito mantenendo la perfetta rintracciabilità a partire dal cliente finale fino al produttore iniziale. Il gruppo Salvi UNACOA privilegia un rapporto diretto con la Grande Distribuzione, e la filosofia che lo guida è volta a rendere l’offerta più aderente alle esigenze del consumatore. La commercializzazione del prodotto si concretizza, oltre che attraverso i marchi della Grande Distribuzione, anche attraverso il marchio “Salvi” conosciuto e apprezzato in tutto il mondo non solo per l’uva da tavola ma anche per altri prodotti quali pere, mele, pesche e nettarine, albicocche, susine, kiwi (Hayward e Hort 16 A Zespri Gold), agrumi, fragole e altri frutti minori. L’uva da tavola commercializzata con il marchio “Salvi” è un fiore all’occhiello presso la grande distribuzione dei Paesi del Nord, specialmente presso la GDO norvegese, dove il nostro marchio è apprezzato e conosciuto da diversi anni e dove abbiamo intrapreso un cammino qualitativo che ci ha portato a essere tra i leader di un mercato in forte crescita. Negli ultimi anni, anche il mercato iberico ha assunto rilevante importanza, specialmente nel periodo che coincide con la fase terminale della loro produzione, e ci ha permesso di sviluppare una notevole mole di lavoro soprattutto con le cultivar tardive (Italia e Red Globe). Anche nei mercati dell’Est europeo siamo particolarmente presenti e in modo significativo in Russia, dove negli ultimi anni abbiamo avuto un incremento esponenziale. Germania e Olanda rappresentano altri fondamentali mercati per una referenza che assume all’interno del gruppo una notevole importanza. Lo sviluppo e la commercializzazione di questo articolo fanno ormai parte della tradizione di un’impresa dinamica e sempre attenta alle esigenze del consumatore che negli ultimi anni si sono fatte sempre più pressanti.
Foto R. Angelini
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mondo e mercato Produzione di valori Donato Fanelli, produttore di uva da tavola, vice-presidente del Consiglio Europeo Giovani Agricoltori (CEJA) e membro del Board della Federazione mondiale dei produttori agricoli dell’area euro-mediterranea. La mia azienda si estende su una superficie di 20 ettari nel territorio di Conversano e produciamo uva da tavola delle varietà Italia, Victoria, Red Globe. Io rappresento la terza generazione di viticoltori della mia famiglia, che è partita con mio nonno Donato nel territorio di San Severo in provincia di Foggia, si è sviluppata con mio padre Luigi a Castellaneta e Ginosa in provincia di Taranto e poi con me si è consolidata a Converano in provincia di Bari. Mi piace sottolineare questo passaggio generazionale nel quale è pure racchiusa la sintesi dei territori in cui si produce la magnifica uva da tavola di Puglia. Come vice presidente del Ceja invece rappresento un gruppo di un milione e mezzo di giovani agricoltori di tutta Europa con l’obiettivo di difendere i loro interessi, i loro bisogni, le loro esigenze di futuri e attuali imprenditori nel settore agricolo e agroalimentare. La nostra azione come Ceja è soprattutto nei confronti delle istituzioni europee come il Parlamento e la Commissione europea dove si decidono ormai le sorti della nostra agricoltura. Le deleghe che mi sono state assegnate afferiscono alle politiche euromediterranee, allo sviluppo rurale, all’innovazione e alle politiche sulla qualità alimentare. In Puglia produciamo circa l’80% dell’uva da tavola nazionale, siamo i primi produttori d’Europa e terzi o quarti nel mondo, ma
Foto R. Angelini
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produzione di valori dietro questi numeri si nascondono il lavoro, i sacrifici, la passione di oltre 35.000 produttori che dal 1° gennaio al 31 dicembre quotidianamente e con altissima professionalità si dedicano allo sviluppo di questa coltura. Ogni grappolo è il risultato di meticolose fasi di potatura invernale, a cui seguono poi le prime operazioni sul verde in primavera, le lavorazioni estive tra le quali la famosissima “acinellatura”, cioè il diradamento degli acini più piccoli, fino ad arrivare alla raccolta che, a seconda della varietà, inizia a fine giugno e termina a fine dicembre. Per gli imprenditori pugliesi produrre uva non significa fare un prodotto agricolo ma creare una vera e propria opera d’arte, ricca di valori, di storia che riesce a legare la tradizione con l’innovazione. Infatti accanto a processi, lavorazioni e segreti tramandatici dai nostri nonni ci sono innovazioni importantissime come la copertura dei nostri vigneti con i teli che ci permettono sia di anticipare il raccolto sia di posticiparlo e quindi poter raccogliere l’uva a Natale. L’uva da tavola pugliese produce una serie di valori che non sono solo economici, come può essere il fatturato annuo che realizza, pari a circa 600 milioni di euro, ma anche valori sociali rappresentati dal milione e mezzo di giornate lavorative che sviluppa, compreso l’indotto in un territorio in cui il tasso di disoccupazione si avvicina al 15%. Sono infatti 150 le giornate per ettaro che necessitano per la sola produzione dell’uva, a cui vanno sommate le giornate per la raccolta, il confezionamento e quelle legate all’indotto che, assommate, fanno 400-500 giornate per ettaro. L’uva da tavola permea quindi intere comunità dalla provincia di Foggia, passando per quella di Bari per fini-
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mondo e mercato re in quella di Taranto, ma senza molte volte comunicarlo, cioè tutto quello che è il suo patrimonio valoriale di storia e tradizioni, innovazione, ripercussioni economiche, sociali e ambientali che si porta dietro non è mai stato comunicato al consumatore che paradossalmente, proprio a causa di un assordante silenzio comunicativo sull’uva da tavola pugliese, non riesce a riconoscerla. Per esempio il consumatore italiano ed estero non sa che l’uva Italia, la varietà che si produce per l’80% in Puglia, la facciamo solo noi e solo noi la possiamo fare con quelle caratteristiche organolettiche e di gusto. Da ricerche e sondaggi effettuati da autorevoli istituti, infatti, l’uva viene associata a regioni come il Piemonte o la Toscana e quasi mai alla Puglia. Questo è il risultato per l’appunto di una completa assenza di campagne promozionali che hanno invece portato alla ribalta altri prodotti ortofrutticoli come per esempio la mela del Trentino. Alla fine la debolezza e l’elevatissima frammentarietà delle aziende di produzione e commercializzazione hanno contribuito all’assordante silenzio che negli anni d’oro è stato nascosto da prezzi raggianti ma che negli ultimi 10 anni si è fatto sentire portando il comparto in uno stato comatoso dal quale gli operatori pugliesi vogliono uscire. La filiera dell’uva da tavola, presa dal meticoloso lavoro di produzione e commercializzazione, ha completamente lasciato scoperto il fianco sulla comunicazione dove altri Paesi invece hanno investito. Per cui paradossalmente la maggior parte di uva sul mercato prende il nome di uva Italia quando invece è di
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Foto M. Curci
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produzione di valori un’altra varietà o addirittura proviene da un altro Paese. L’uva Italia porta un nome, a differenza delle neonate uve apirene, che in sé comunica l’identità nazionale, la qualità intrinseca del Made in Italy e che mai siamo riusciti a trasmettere al consumatore. Così come non siamo mai riusciti a trasmettere le proprietà nutrizionali e salutistiche di questo prodotto alla base di una sana e corretta dieta mediterranea. Territorio, proprietà nutrizionali e salutistiche, identità, origine, tradizioni, occupazione, sviluppo possono essere i tanti modi di dire uva da tavola in Puglia, che vengono però mortificati in un mercato globalizzato in cui la grande distribuzione ha preso il sopravvento, tanto da dire ai produttori pugliesi come devono fare l’uva in Puglia (attraverso le certificazioni come GlobalGAP, IFS, BRC ecc.). È per questo che oggi più che mai l’intero comparto dell’uva da tavola pugliese ha il dovere di alzare la testa e impegnarsi a realizzare una filiera agricola tutta italiana e firmata dagli stessi agricoltori che devono trasferire le vere passioni ed emozioni direttamente al consumatore, che è sempre più attento a ciò che compra. Il lavoro è molto ma è anche entusiasmante, in quanto solo in questo modo non ci saranno speculazioni e i sacrifici e la passione del lavoro nei vigneti trasmessi direttamente al consumatore potranno fare emergere i “valori” e i “territori” dell’uva da tavola pugliese.
Foto R. Angelini
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