di Igort
Ho seguito nel tempo l’evoluzione di questo mostro sacro del fumetto. Dagli anni Sessanta Robert Crumb si è imposto, ha colonizzato l’immaginario mondiale, pubblicando le sue storie esplicite, eccessive, nelle riviste underground che si smerciavano clandestinamente insieme alla “roba”. Ha poi proseguito superando con un battito di ciglia i limiti della categoria “generazionale”, alla quale sarebbe stato facile ascriverlo. Robert Crumb ha parlato alla sua generazione e alle tante che si sono susseguite. Impresa non da poco. Sono fiorite nuove storie ed è stato chiaro a tutti che Crumb e le sue ossessioni (erano queste il carburante inesauribile che alimentava una creatività fuori dal comune) parlavano al mondo al di là del tempo. La penna e il suo scribble scribble è stata man mano sostituita con il più morbido pennello e sono fiorite altre visioni, a tratti nostalgiche, in cui si cantava malinconicamente un’età perduta, quella del jazz delle origini, del blues (Patton, capolavoro). O della fantascienza (memorabile il ritratto del creatore dei simulacri in The Religious Experience of Philip K. Dick pubblicata sulle pagine di Weirdo). E tutto ma proprio tutto sembrava ormai detto, quando, dal nulla, sono spuntati una serie di disegni mirabolanti, ritratti dell’eterno femminino declinati nelle posizioni più bizzarre. È stato così che milioni di occhi si sono spalancati ancora una volta per la sorpresa, l’ossuto Robert ne aveva inventata una più del diavolo. Pochi anni fa vidi una sua mostra gigante a Parigi, che celebrava un lavoro certosino, milioni di segni devoti a una sola cosa: ricreare il volume, sempre sull’onda di un rappresentare fisico, quasi osceno, ebbi la certezza che si trattava di un devoto del bianco e nero. La sua arte veniva dalla stampa, chiaro, si misurava con la “grafica”, più che con la pittura antica. E la sterminata esposizione, che attraversava oltre cinquant’anni di lavoro, mostrava una coerenza maestosa e placida che si dispiegava per le pareti e nelle teche. Il suo cesellare figlio di Segar (indimenticato padre di Popeye) da cui al principio rubò anche le deformazioni anatomiche, quella enorme libertà di reinventare il corpo umano in pose non realistiche, appunto, che gli americani chiamano pure cartooning era al servizio di un talento traboccante, come le forme, quella fisicità eccessiva che i poveri abiti da lui disegnati si ostinavano invano a contenere.
Quella mostra fu un viaggio nel tempo e nella nostra cultura. Parete dopo parete, stanza dopo stanza, Per poi arrivare ai disegni che compongono questo libro. Rimasi abbacinato, li studiavo nell’illusione fatua di catturare il palpito che li aveva generati. A Parigi frequentavo un regarde moderne, la gloriosa quanto minuscola libreria a rue Git le ceour. Là parlavo con Jacques Noel, libraio erudito e raffinato, del nuovo Crumb, perché era chiaro che Crumb continuava a rinnovarsi. Cercavo quegli albi (The Complete Crumb) che periodicamente, da anni, Fantagraphics pubblicava nel tentativo folle di censire il lavoro di uno dei più prolifici autori di tutti i tempi. Per Crumb, chiuso un sipario se ne era aperto un altro, universale. Oggi poteva raccontare qualsiasi cosa, qualsiasi situazione o storia. Dai ricordi del college alle storie in costume, per arrivare al nuovo testamento. Sarò blasfemo, non me ne vogliano i puristi, ma dopo una quarantennale frequentazione, questo nuovo corso segnato da una ricerca affannosa della perfezione mi interessava perfino più delle opere classiche dei vari Mr. Natural o Fritz the Cat. Crumb, l’ossuto misantropo innamorato della sessualità forzuta ora era, nel più classico dei modi, un virtuoso. Cosa c’era di più irriverente, e iconoclasta di questo? Con l’esperienza era diventato abilissimo, ora partiva da foto, le usava come supporto per quelli che solo in apparenza potevano sembrare degli esercizi di stile. C’era una sapienza meravigliosa, degna di grandi maestri della pittura antica, eppure così americana, così moderna, in quell’osservare meticoloso, pronto a evidenziare i particolari che rendono un’immagine unica. Nel documentario di Terry Zwygoff c’era una scena, che valeva più di anni di Accademia. Robert Crumb con suo figlio, anch’esso disegnatore, scrutano una foto, è un ritratto femminile chiaro, ma contiene “il carattere” che rende unica, in un certo senso, l’immagine. Parliamo del ritratto di una donna affetta da turbe psichiche, che fissa l’obiettivo. Crumb insegna a suo figlio, non la tecnica, ma l’essenza. Insegna a guardare, a mettere in evidenza le caratteristiche di una foto, uno sguardo irregolare, o il disegno dei denti che emerge da due labbra appena schiuse. Chiudo gli occhi, li riapro. Il disegno di Crumb si è materializzato sul foglio. Spio la mano nervosa che traccia segni, rafforza linee segue, in trance, delle forme. Le ricrea. I lavori contenuti in questo libro sono anche questo, indefinibili, se non con una semplice diretta parola. Magia.
Robert Crumb Art & Beauty Illustrazioni di Robert Crumb
Collana: Sinestesie Direzione Editoriale: Claudio Curcio Cura Editoriale: Raffaele De Fazio, Emanuele Soffitto In collaborazione con: Glauco Guardigli, Lorenzo Raggioli Testi di: Robert Crumb, Igort Lettering e Impaginazione: Iris Bernárdez per Ediciones La Cúpula, S.L., Barcelona, Spagna Supervisione grafica: Doppiavù Studio Supervisione generale: Claudio Curcio Consulenza editoriale: Gisèle de Haan Redazione: Noemi Barricelli, alino, Paola alina Damiano, Alessandro Spinosa Amministrazione: Antonella Cavaliere Un particolare ringraziamento a Emilio Bernárdez e Natalia Mosquera © Robert Crumb 1996, 2003, 2016 e 2018 COMICON Edizioni 2018. via Chiaia, 41 - 80121 tel/fax: 0814238127 e-mail: edizioni@comicon.it Questo libro è stato stampato nel mese di ottobre 2018 da Arti Grafiche Lapelosa (SA) ISBN: 978-88-98049-79-0 [Edizione Regolare] ISBN: 978-88-98049-83-7 [Edizione Limitata] Per consultare il catalogo completo di COMICON Edizioni: edizioni.comicon.it